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AUTO AIUTO Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo- namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2010 VOLONTARIATO ESTIVO PER GIOVANI GRUPPO DI AUTO AIUTO PER GENITORI DI GIOVANI CON PROBLEMI PSICHICI

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Giornale - Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

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Auto Aiuto

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Poste italiane Spa - Spedizione in abbo-namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2010

VolontariatoestiVo pergioVani

gruppodiautoaiuto pergenitoridigioVani conproblemipsichici

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Auto Aiuto

Indice

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pagina 14

pagina 15

pagina 15

pagina 16

Editoriale Inno alla vita

La nostra Associazione al Mercatino di Natale della Solidarietà

Natale, la forza dei simboli

La pianticella della vita

I valori della famiglia

E alla fine della vita?

Guardando indietro...

L’angolo della riflessione e dell’ascolto È natale

Parliamone insieme Ritrovare il senso della vita

Sistemazioni abitative mirate a seconda del bisogno

Uno sguardo al mondo delle malattie mentali Volontariato estivo per giovani

Giornata Mondiale per la Salute Mentale

Nuovo! Gruppo di auto aiuto per genitori di giovani con problemi psichici

Nuove elezione degli organi collegiali nel 2011

Quota associativa 2011

iMPRESSuM

opuscolo informativo quadrime-strale dell‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Registrato al tribunale di Bolza-no: Nr. 17/95 R.St. del 3.7.1995

Editore:Associazione Parenti ed Amici di Malati PsichiciVia G. Galilei, 4/a39100 Bolzanotel. 0471 260 303 Fax 0471 408 [email protected]

Responsabile:Prof.ssa Carla Leverato

Redazione:Martin Achmüller, Lorena Gavil-lucci, Margot Gojer, Laura Kob, Evelina Leandro, Carla Leverato

traduzione:Martin Achmüller, Margot Gojer, Carla Leverato

Foto:Archivio, Martin Achmüller, Mar-got Gojer, Reinhilde Mair, Carmen Premstaller

impostazione e veste grafica:Carmen Premstaller

Stampa:Karo Druck, Frangarto

La redazione ringrazia per la preziosa collaborazione tutti co-loro che hanno contribuito alla pubblicazione di quest‘edizione. Si riserva il diritto di effettuare abbreviazioni ai testi.

Con il sostegnodella Città di Bolzano

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EDitoRiALE

Cari lettori!Carla Leverato

innoallavita

epensare che la prima idea che ci era venuta era stata quella di par-

lare di chi non ama più la vita al pun-to da tentare, ed a volte purtroppo di riuscirci, di annullarla.Proprio a Natale?Proprio quando dal buio più profon-do della notte si va verso la luce, che è e da la vita?

Proprio quando si ricorda e si festeggia una nascita?Così abbiamo deciso invece di dedi-care questa rivista alla vita, di prova-re a cantare un inno alla vita: senza romanticismi, ma con realismo, con-vinti che vale sempre la pena di viverla fino all‘ultimo, ma anche consapevoli che a volte è difficile, e per qualcuno lo è molto più che per gli altri.Certamente non siamo noi a stabilire gli eventi della vita, siamo però noi che le diamo un senso, quello che ci permette di elevarci dalla pur neces-saria materialità per giungere ad una spiritualità densa di significato.E‘ anche certo che la vita, quella degli uomini e quella delle altre crea-ture della terra, siano esse animali e piante, ha bisogno di cure. Abbiamo tutti sempre bisogno degli altri: ab-biamo bisogno che gli altri ci diano amore, riconoscimento, stima.il Natale con i suoi simboli ci ricorda la vita che continuamente si trasfor-ma, proprio quando sembra che tut-to sia perduto. Ci richiama al valore dell‘accoglienza, al rispetto per gli altri, all‘amore per la vita in tutte le sue

forme, al valore della famiglia, degli affetti, delle relazioni fra le persone.Sta a noi non perderci nel consumismo, nell‘affanno di dover fare chissà che cosa, nel falso buo-nismo verso tutto e verso tutti, negli stereotipi delle immagini che non di-cono più niente, per salvare invece il piacere e la gioia di fare qualcosa di gradito a qualcuno, di ritrovare la spe-ranza se l‘abbiamo persa, di rifugiarci nell‘accoglienza di chi ci vuol bene, di cantare un inno alla vita che continua-mente si trasforma e si rinnova...

Buon Natale amici, ricordatevi, come farò io, che ci sono intorno a noi tan-ti angeli senza ali, angeli che non si mettono in mostra, ma che si fanno trovare quando ne abbiamo bisogno. Si tratta di quelle persone (ne baste-rebbe una sola!) che durante il cam-mino della vita ci passano accanto e lasciano per sempre nei nostri cuori una traccia della loro presenza.E magari proviamo anche noi ad es-sere per qualcuno un angelo senza ali che riesce a lasciare le sue indelebili impronte.

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La nostra Associazione al Mercatino di Natale della Solidarietà7 dicembre 2010

Calore nel nido

Sciolto dai giornial sicuroin un caldo nidodi gioia e felicità...spazi infiniti...un attimodi beatitudine...

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Natale, la forza dei simboliLuce

perché (nella nostra cultura) il Nata-le rappresenta per tutti, credenti e

non, un momento così particolare?Perché tendiamo a collocarlo quasi istintivamente, o sarebbe forse più corretto dire intuitivamente, in una dimensione che oscilla tra sacralità e magia?Anna Maria Finotti („il mito del Natale“) afferma: “al di là del significa-to storico, che la cristianità attribuisce al Natale (…) questa festa continua a coinvolgerci probabilmente per-ché ha radici profonde, che evocano dimensioni dimenticate e parla un linguaggio, di cui abbiamo smarrito l’alfabeto, ma di cui la nostra anima conserva ancora qualche eco.”in effetti nel Natale confluiscono e si riassumono molti degli archetipi e simboli più significativi per l’umanità.in primo luogo l’evento coinci-de sostanzialmente con il solstizio d’inverno, con il momento in cui, cioè, le tenebre cessano di avanzare e la

luce del sole si riafferma; per il piane-ta alla paura del buio si sostituisce la speranza della luce, la percezione del ciclo che si rinnova. Pensiamo ai nostri progenitori, quan-do ancora non conoscevano l’uso del fuoco, a quando i giorni si facevano sempre più brevi, le notti sempre più lunghe e non sempre rischiarate dal-la fredda luce della mutevole luna o di stelle lontane, la terra non offriva più cibo e l’acqua ghiacciava, la vita sembrava spegnersi e poi ecco che un timido raggio di sole si sofferma un po’ di più nel cielo, la notte arretra di qualche attimo, non avanza più, la morte ha perso la sua battaglia contro la vita. Questa esperienza così naturale e così intensa, che sintetizza i ritmi cosmici, si è sedimentata nel nostro inconscio e nel nostro Dna: la rinascita del sole è celebrata nei più antichi riti di cui ab-biamo conoscenza.Ma dove e quando rinasce il sole? Nel-la notte più profonda, nel momento

più buio, nella grotta più oscura. Dice ancora Finotti “nelle te-

nebre è in gestazione la luce, nelle tenebre

fermenta il dive-nire, nelle tene-

bre germina la vita”.

La grot-ta, altro

simbolo natalizio, è riparo, rifugio, ventre della madre terra, da cui dob-biamo uscire per “venire alla luce”.Fino dagli albori dell’umanità la grot-ta è per eccellenza luogo iniziatico, ne abbiamo ad esempio testimonianza nelle incisioni e nelle pitture, che risal-gono a decine e decine di migliaia di anni fa, che si ritrovano per la maggior parte proprio nelle parti più profonde delle grotte, spesso sulla parete di fon-do a centinaia di metri dall’ingresso: il rito si compie nella zona più oscura e recondita, nel punto di contatto tra l’al di qua e l’al di là, tra la dimensione materiale e quella spirituale.

il “venire alla luce” è un percorso, un viaggio, come un viaggio è quello che compiono i Re Magi, i maghi del-l’oriente, per assistere alla manifesta-zione della divinità, guidati da una stella: le stelle si vedono con il buio e con lo sguardo rivolto al cielo, in altre parole la consapevolezza della condizione di buio e la ricerca, il vol-gere lo sguardo “oltre”, verso un’altra situazione ed il mettersi in cammino per raggiungerla, anche se incerta e sconosciuta.Anche il viaggio è un simbolo impor-tante della condizione umana, me-tafora stessa dell’esistenza e del suo incessante divenire.Attorno al sole, simbolo divino, nel-le orbite dei pianeti si compiono le infinite trasformazioni della notte in giorno, del buio in luce, dell’alternarsi delle stagioni, la primavera ritorna e non sarà la stessa dell’anno preceden-te o di quello successivo, ma sempre un’esperienza nuova, diversa e ricca di nuove possibilità.

il ghiaccio diventa ruscello e alimen-ta la nuova fioritura della terra, forse riusciamo ancora dentro di noi a per-cepire questo processo naturale e semplice della vita come un dono ed a riconoscerne l’assoluta gratuità: il Natale è anche la gioia, l’emozione del dono, il ricordo ancestrale del dono racchiuso nel mistero della vita.

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Auto Aiuto

Q uesta mattina ho ammirato le piante del mio balcone. Ce n‘è

una che a me sembra straordinaria: riesce a crescere e si propaga con il minimo di cure. Si accontenta del-l‘umidità dell‘aria, riesce a vivere sia all‘ombra che al sole. La pianta di la-vanda invece ha bisogno di essere innaffiata tutti i giorni, altrimenti si secca e muore. il ciclamino richiede ombra e umidità.Ci sono piante che sanno sopravvi-vere in condizioni estremamente di-sagiate e proprio per questo sanno poi affrontare ogni difficoltà, quelle che sanno rendere fertile il terreno nel quale crescono, come fa l‘ortica, quelle superconcimate e supernutrite e supersfruttate, che hanno vita bre-vissima e muoiono alle prime intem-perie... ci sono piante che vivono nel bosco, nel prato… libere nella natura e quelle che si sono adattate a vivere nei nostri appartamenti o nelle serre.Nessuno pretende che i fiori del prato siano tutti uguali, dello stesso colore, tutti perfetti. Li amiamo così come sono. in natura ci sono piante forti e piante deboli, piante dritte e piante storte, piante rare e piante comuni.Ricordo con nostalgia gli stupendi prati d‘alta montagna ricchi di fiori allora rari, oggi scomparsi, distrutti anche loro in nome del profitto. Bisognava ren-derli tutti uguali, concimarli con prodotti chimici per-chè rendessero molto.Chi ha il cosidetto “pol-lice verde” sa sempre di che cosa abbiano bisogno le piante. Si accorge se manca l‘acqua, se soffrono per troppa o trop-po poca luce, se abbisognano di nutrimento... dico-no che sanno an-che parlare con le piante, sanno che gli eccessi fanno sempre male. E le

piante curate da loro sono splendide e vivono a lungo.E cosi per ogni creatura vivente, per ogni forma di vita, per tutti gli esseri umani.Per nascere, crescere, vivere e mori-re abbiamo tutti bisogno di cure, di quelle essenziali, soffriamo se ci man-cano, soffriamo se sono in eccesso o inutili.il dott. Abraham Maslow, uno psicolo-go americano, ha elaborato una clas-sificazione dei bisogni fondamentali dell‘uomo, considerati come i motori che dinamizzano la personalità e per-mettono lo sviluppo dell‘individuo.Si parte da quelli indispensabili per la sopravvivenza, come il respirare, bere, mangiare, dormire, riposare. C‘è poi il bisogno di sicurezza che si esprime nella ricerca di pro-tezione che è quella che il bambino trova nelle braccia della mamma, quello di dare e ricevere amore, di sentirsi “a casa”, il bisogno di essere considerati e stimati, ed in-fine quello di sentirsi rea-lizzati, di riuscire cioè ad

La pianticella della vitaEvelina Leandro

essere quello che ci si sente chiamati ad essere.Quanti di questi bisogni, mi sono chiesta, sono aiutati a soddisfare i no-stri familiari od amici che soffrono di un disturbo psichico?Hanno da mangiare, ma tutto il resto? Si sentono amati, considerati, stimati? Hanno un luogo dove sentirsi “a casa”? Come realizzano le loro potenzialità?Ricordiamoci che sono loro le pianti-celle più fragili che hanno bisogno di tante cure, ma anche che non voglio-no vivere “in serra”, ma libere.Buon Natale amici, vi auguro di trova-re tante persone con il “pollice verde” che vi diano tutte le attenzioni, l‘af-fetto e le cure di cui avete bisogno

e che queste durino ben più a lungo della giornata del 25

dicembre.

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F orse perchè il Natale nella nostra parte di mondo viene al culmine

della stagione invernale, nella nostra memoria evoca immagini e sensazio-ni da focolare: l‘intimità della nostra casa – grande o piccola, bella o meno accogliente non fa molta differenza -, il sogno condiviso dell‘avere a dispo-sizione „divano e copertina„ alla fine di giorni che non ci regalano molto tempo per noi stessi e per chi amia-mo. Di fatto, il quadro che ci viene spontaneamente in mente è ricco di calore, fuoco e affetti, di un contral-tare al freddo e al buio esterni che dovrebbe far parte della vita di ognu-no, perfino della luce delle decora-zioni natalizie, anche se non condivi-diamo la passione per quella parte di festa troppo materialistica.La fiamma della candela rappresenta bene sentimenti atavici: è qualcosa di dolce e di sicuro, è un clima di gioia, è

I valori della famigliaLorena Gavillucci

intimistica, è una preghiera. Resiste nel tempo al kitsch di importazione, in fin dei conti le corone dell‘Avvento le ab-biamo accolte e tramandate noi, odo-rose di resina anticipano la tradizione più vera del presepe e dell‘abete.

Ma questa cornice di pace domestica può essere anche un involucro il cui contenuto all‘improvviso implode, devastante. E‘ una quotidianità che non ci interroga più, registra passiva il corso delle cose, l‘appiattirsi delle sensazioni o il reprimere le proprie umane reazioni, e alla fine scavalca gli argini che ci siamo imposti e tracima come un fiume inarrestabile, una sor-gente che non si secca mai, sia che ali-menti conflitti fra le persone, sia che si irrobustisca nella nostra solitudine.E‘ facile immaginare che, come le liti fra vicini che scoppiano per i cosid-detti ‚futili motivi‘ apparentemente

incomprensibili, nelle situazioni di crisi domestica manchi la possibilità dello ‚staccare‘, del decantare le pro-prie emozioni. Manca quella banale ma importante possibilità che invece abbiamo di fronte ad ogni problema esterno al nostro nucleo familiare, di tornare a casa e chiuderci la porta alle spalle.

Quindi ricordiamoci che, quando ser-ve, abbiamo sempre l‘opportunità di confrontarci sul nostro disagio, così come di condividere con gli altri i momenti felici. La serenità è un‘arte, restiamo consapevoli del fatto che vi è sempre qualche cosa che dipende anche da noi ed è condizionata dalle nostre scelte e dalle nostre azioni. An-che per un Natale sereno a misura di ciascuno di noi, con l‘esperienza di un anno di vita di più. Dire e dirsi buon Natale non è una banalità..

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E alla fine della vita?Riflessioni di una volontaria del servizio Hospice.

u na sola cosa è certa: la nostra vita terrena ha un inizio con la nasci-

ta ed ha una fine con la morte. Succe-de proprio a tutti.Quanti tabù però, quante paure ac-compagnano il pensiero della morte!A me piace pensare che la morte sia il momento culminante, il più impor-tante di tutta la vita e che la miglior preparazione alla morte sia vivere.

Sono una dei tanti volontari che han-no scelto di accompagnare i malati terminali nell‘ultima fase della loro vita. il commento della maggior parte del-le persone alle quali mi capita di par-lare di questo servizio è quasi sempre: “Ma come fai a stare con le persone che muoiono!”Ma la morte è un istante, l‘istante del passaggio, quando il fiume della vita al termine del suo percorso si mesco-la con le acque dell‘oceano. Prima di

quel momento tutti siamo vivi. Sono le persone vive che accompagno, non quelle morte. Sono persone con le quali è possibile instaurare un rappor-to comunicativo di grande autentici-tà. Si accorgono subito se sai ascolta-re oppure no, se sei lì con tutta la tua presenza, se sei in atteggiamento di autentica accoglienza di quello che ti dicono con le parole o con lo sguardo e con l‘atteggiamento del corpo, in at-teggiamento di accoglienza delle loro emozioni, di tutto quello che succede. Allora ti ricambiano con altrettanta autenticità.Parlano della morte le persone al ter-mine della vita? Come tutte le altre persone.C‘è chi crede che non parlandone la si esorcizza, chi pensa che sia qualcosa che non lo riguardi, non al momento comunque.Qualcuno invece ne parla, ma solo se ha la certezza che lo ascolterai, che

non ti rifugerai dietro le frasi fatte, che servono a nascondere la tua pau-ra, frasi del tipo: ma va, non pensarci; perchè ci pensi che sei tanto forte...

in realtà chi è alla fine della vita non è detto che abbia paura di morire. Qual-cuno anzi desidera morire, qualcuno si lascia andare serenamente apprez-zando in modo straordinario tutte le piccole gioie della vita (e che altro è la felicità se non un seguito di piccole gioie?), qualcuno è troppo attaccato alle cose materiali di questo mondo e non vorrebbe distaccarsene... Forse abbiamo tutti piuttosto paura della sofferenza arrecata dalla malattia, ab-biamo paura del dolore che gli altri proveranno alla nostra partenza. Ma la conclusione di questa vita, bella o brutta che sia stata, arriva... e speria-mo allora che... come la notte precede sempre l‘aurora, così la morte preceda la nostra trasformazione.

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I ricordi della tua malattia psichica…?...sono molto brutti: una vita senza sen-so, senza gioia...

Per quanto tempo?Per tanti anni!

E ora? Nei sei fuori?Direi in grandissima parte. Mi sono ri-masti una certa malinconia, nostalgia e il ricordo di difficili tristi esperienze.

Come hai fatto ad uscirne?Con una mescolanza, per lungo tempo, tra psicoterapia, psicofarmaci, occhi aperti sulla mia situazione, sui miei bisogni, sui miei limiti, ma anche sui pericoli e sulle spine... e con tantissima pazienza.

Come si fa a combinare e gestire una così vasta gamma di interventi? Sem-bra impossibile!Infatti, ho impiegato anni per capire tutto quello di cui avevo bisogno, per cambiare comportamenti, per provare e riprovare, per gestire la mia vulne-rabilità, accettare le mie debolezze, le ombre, le delusioni..., in una parola per accettare me stesso.

Quali risorse hai avuto? Dove hai trova-to appoggio, sostegno, aiuto?Quello che più mi è stato utile è stato il coraggio di aprire “il bagaglio” della mia vita, esaminarne il contenuto, but-tare via tante cose inutili e pesanti, tan-te ”scorie”, ma anche accettare quello che rimaneva.

Che cosa era, è rimasto?Direi due tipi di cose: quelle negative che sono soprattutto ricordi tristi di anni persi, di forze insufficienti, di incapacità - ferite profonde ma guarite. Dall’altra

parte le cose positive che sono l’espe-rienza che mi permette di affrontare i momenti “a rischio”. So cioè come rico-noscerli, come evitarli se possibile, o per lo meno come ridurrli per scongiurare la possibilità di eventuali ricadute...

Allora le ricadute arrivano?Spesso possono essere non proprio “ri-cadute”, ma periodi di peggioramento, di rischio. Ovviamente possono ve-

rificarsi anche delle ricadute – ma in questi casi è più facile reagire in tempo in una maniera adeguata e ricorrere all’aiuto necessario. Importantissimo è non considerare questi periodi come un fallimento personale, come difetto della persona, ma come fasi di vita che possono capitare a tutti – con la sicu-rezza data dall‘aver già superato altre fasi simili...

In queste situazioni quale aiuto cerchi e da chi?Cerco di riconoscere gli eventuali mo-menti a rischio, scatenanti, di capire la loro importanza (spesso minore di quanto si pensi). A volte devo ridurre alcune delle mie attività, a volte devo cercare più riposo. A volte riesco a tro-vare qualcuno con cui posso parlare, che mi ascolti. Tanti trovano questa op-portunità nei gruppi di auto-aiuto. Nei casi più “gravi” o “pesanti” ho bisogno di un contatto più “personale”, cioè non nel gruppo, ma più individuale. Ognu-no comunque ha il suo modo di agire e reagire, di comportarsi, ognuno ha par-ticolari bisogni personali. Ci sono stati degli episodi in cui sono ricorso nuova-mente alla psicoterapia oppure ad un aumento degli psicofarmaci - che sto prendendo ormai da più di dieci anni senza interruzione.

Fanno ormai parte della tua vita?E sì, per il momento senz’altro. A tale proposito non ho minimamente nè pre-giudizi nè paura. Cerco di valutare la situazione da un anno all‘altro, non per periodi più brevi. Forse oramai si tratta più che altro di un trattamento profilat-tico della mia vulnerabilità piuttosto che di un trattamento puramente an-tidepressivo. Ma a me importa il fatto di poter dire con assoluta certezza di ave-re una qualità di vita non più parago-nabile a quella degli anni della malat-tia vera e propria. E cerco di far passare questo messaggio, questa speranza a tante persone che hanno da confron-tarsi con la malattia psichica.

Grazie per l’intervista!

La vita può essere a volte molto difficile. Specialmente per chi soffre di un disagio psichico.L‘intervista che segue ci insegna che, anche se non possiamo cambiare certe situazioni, possiamo però sempre non farci travolgere da esse, e a volte addi-rittura usarle per crescere come persone, per apprezzare comunque quanto la vita ancora ci concede.

Guardando indietro...Intervista di Martin Achmüller

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Auto Aiuto

Martin Achmüller

Parliamone insieme...Ritrovare il senso della vita

c he senso ha per noi il Natale? Lo cerchiamo nella materialità o nel-

la spiritualità?A Natale siamo tutti più buoni. tutti si vogliono bene. tutti sono felici. Le fami-glie sono unite. Nessuno è solo.Queste frasi fatte, questi stereotipi sono lo zucchero con il quale cospargiamo il

nostro albero di Natale.Ma è proprio così?Risulta invece che per molte persone il Natale può essere il giorno più triste dell‘anno, proprio per queste illusioni, questi stereotipi, che continuiamo a tramandare, nei quali continuiamo a far finta di credere.E se provassimo noi a dare un senso al nostro Natale? Proviamoci se siamo soli o se siamo in compagnia, se siamo malati o se siamo sani, se abbiamo una famiglia o se non l‘abbiamo, se siamo ricchi o se siamo poveri…Per qualcuno a Natale si festeggia il compleanno di un Bambino, che diven-tato grande ha cercato con le parole, ma soprattutto con l‘esempio, di insegnare agli uomini ad amarsi.Per altri è comunque un occasione nella quale ricordarsi delle persone care con

le quali durante l‘anno non hanno tro-vato il tempo di incontrarsi, per riallac-ciare amicizie, per dimenticare rancori... oppure possiamo pensare, o cercare di convincerci, che in fondo si tratta di una giornata come un‘altra...Può succedere invece che semplice-mente ci rallegriamo perchè le giornate ricominciano ad allungarsi, per il ritorno della luce: si tratterà di un messaggio pagano, o cristiano... o perchè no, sol-tanto umano?Natale è anche l‘occasione per spende-re la tredicesima, per chi ce l‘ha, e per i commercianti l‘occasione per aumenta-re i prezzi...in ogni caso la scelta fra le varie soluzio-ni tocca a noi. Siamo noi e soltanto noi che possiamo dare un senso alla nostra vita. E non soltanto a Natale. Anche in tutte le altre occasioni.

Carla Leverato

L’angolo della riflessione e dell’ascoltoÈ natale

Come si fa a ritrovare il senso della vita?Non è facile, se lo si è perso, ma è possi-bile. A una condizione.

Sarebbe?Siamo noi che dobbiamo metterci a cer-carlo: da solo non si ripresenta. E inoltre è molto impegnativo e faticoso. Può essere anche in vari modi estenuante. E poi ci vuole anche molta pazienza e, per lo meno all‘inizio, quasi sempre un

aiuto di qualche tipo.

Vuol dire che uno non ce la può fare da solo?Chi non trova più il senso della vita non ha più nemmeno le energie e la forza che sono i presupposti per una così dif-ficile impresa.

E dove la prendiamo questa energia?Se si è arrivati allo sfinimento bisogna anzitutto riprendersi: con un periodo di riposo o per lo meno con un “rallenta-mento“. Inoltre se ne devono considera-re e affrontare le cause. In caso di ma-lattia ciò significa la relativa cura: per malattie mentali farmaci, psicoterapia e un ulteriore accompagnamento mira-to, come può essere un tipo di „training di vita“ fatto da persone competenti, o un gruppo di auto aiuto, o ancora…

Quanto tempo ci vuole?L‘ essenziale è avere costanza e pazien-

za nel cercare, insieme con l‘aiuto di chi ci è vicino, in particolare della famiglia (che purtroppo però talvolta non ne è capace). Le persone esaurite e spompa-te hanno bisogno di più accompagna-mento.

Significa che si tratta sempre di stan-chezza, cioè di mancanza di energie?No, non in questo senso. Perdere il senso della vita significa molto di più di essere stressati. Chi ha l‘impressione di essere diventato nient‘altro che un robot ha bisogno di un ben più forte sostegno.

Ancora una volta dunque: da solo non ce la puoi fare.Se si è già sperimentato che cosa signifi-chi il senso della vita, o ancor meglio, se lo si è cercato e trovato, allora è senz‘al-tro più facile, perchè si conoscono gli strumenti adatti, si avrà più fiducia in se stessi e sarà più facile mettersi all‘opera. Ma rimane comunque molto faticoso.

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Sistemazioni abitative mirate a seconda del bisogno

a lcuni mesi fa si è presentato un nostro socio che ha portato alla

nostra attenzione la seguente pro-blematica: in Alto Adige vivono nu-merose persone per le quali è stato dichiarato che hanno completato il percorso di riabilitazione, ma che in realtà non sono in grado di vivere au-tonomamente.Per questi utenti esistono soluzioni transitorie, ma non la possibilità di una sistemazione mirata a seconda del bisogno. Al momento essi hanno dovuto essere ospitati in una casa di riposo. A questo punto il problema non è soltanto chiederci se malati psichici riescano ad integrarsi in una struttura del genere, ma anche consi-

derare per loro le case di riposo molto spesso non sono l‘ideale, data anche l‘età media delle persone ricoverate in tali strutture.Al fine di ottenere un quadro com-pleto circa l‘effettivo bisogno di posti di assistenza, l‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici ha svolto un‘indagine a livello provinciale. Dalle risposte avute risulta un fabbisogno di 200 posti.„Ciò di cui c‘è bisogno sono soluzioni individuali corrispondenti ai differenti bisogni delle singole persone“, così si è espresso il Direttivo dell‘Associazio-ne Parenti ed Amici di Malati Psichici.Ci preoccuperemo perciò di presen-tare i bisogni, i desideri e le proposte

espressi ed indicati dagli utenti stessi e dalle loro famiglie, che, come diretti interessati li conoscono sicuramente meglio di qualsiasi organizzazione.in ogni caso la casa di riposo non può certamente essere la prima soluzione per persone che soffrono di una mala-tia psichica, poichè ne mancano tutte le premesse personali e strutturali.Nel frattempo è stato formato un gruppo di lavoro, che continuerà ad occuparsi di questa problematica. Esso è composto da rappresentanti delle Case di Riposo, dei Distretti So-ciali, dell‘ufficio Soggetti portatori di handicap ed invalidi civili, l‘ufficio Di-stretti sanitari, i Comprensori sanitari e la nostra Associazione.

Congratulazione!

Il 19 settembre 2010 è stata conferita alla Signora Edith Crocchiola Bertol l‘onorificenza della Croce del Tirolo,

che ha voluto generosamente dedicare all’Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici.

Ringraziandola per l‘impegno dedicato al miglioramento delle condizioni di vita

delle persone con un disagio psichico e dei loro familiari, quale Presidente dell‘Associazione

negli anni dei difficili inizi, ci rallegriamo con lei per

il meritato importante riconoscimento.

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Uno sguardo al mondo delle malattie mentali

d a maggio ad agosto di quest‘an-no, sono stata tirocinante volon-

taria preso l‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici.Ho scelto di fare questo stage per sva-riati motivi, uno dei quali era il fatto di immergermi in un ambito della medi-cina che per gran parte è poco valo-rizzato: la psichiatria.Ho riflettuto molto sulla parola “ma-lato psichico” e più ci penso e più mi viene in mente che se io avessi questo genere di problemi, non apprezzerei affatto di essere sempre etichettata come tale.Per prima cosa loro sono persone; semplici persone che stanno attraver-sando qualcosa di sgradevole!Eppure c‘è tantissima gente che ste-reotipa il malato psichico, riconducen-dolo alla persona sempre aggressiva e pericolosa. Anche se non è così.Ho imparato molte cose in questo

tirocinio; per esempio ho capito che uno dei migliori aiuti (a livello umano) che si può dare ad un utente è l‘ascol-to, fargli capire che si è pronti ad aiu-tarlo.Molto interessanti sono state le visi-te di strutture psichiatriche. “L‘Arca di Noè” presso il Centro di Salute Menta-le di Bolzano mi è piaciuta particolar-mente. una signora che tra l‘altro era anche un utente, ci ha accompagnato a fare un breve giro della struttura, spiegandoci le attività che vengono svolte all‘interno di essa e devo dire che le ho trovate belle.La seconda visita è stata alla “Casa Ba-saglia”, è stata pure quella molto inte-ressante. il luogo mi ha colpito molto, era veramente bello. Ma ho trovato molto rilevante il fatto che la struttura fosse gestita non solo dall‘Azienda Sa-nitaria ma anche da cooperative A e B. Questo mi è parso più in linea con il

concetto di inclusione sociale.Ho avuto modo di partecipare a qual-che attività al Centro riabilitativo “Gel-mini” a Salorno, nel “Biberclub” (Club del tempo libero). Anche se vedo mol-ta partecipazione sia degli utenti e sia dei volontari, questo club non mi ha colpito particolarmente.Nonostante il grande interesse che suscita in me questo ambito della ria-bilitazione, so che non sarà l‘area della quale mi vorrò occupare in futuro.La cosa che comunque mi colpirà sempre è il coraggio degli utenti psi-chici che ho fin‘ora incontrato, nel-l‘ammettere di avere bisogno di cure e di aiuto, affrontando l‘opinione pub-blica e non lasciandosi schiacciare o abbattere dallo stigma del pregiudi-zio, attori in prima persona della loro dignità e libertà di esistere.

Giulia Monauni

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d urante il mio percorso di volon-tariato ho potuto conoscere un

po’ meglio il mondo della psichiatria, attraverso dei pomeriggi passati al Centro Riabilitativo “Gelmini” di Salor-no nel quale ho assistito a una riunio-ne del “Biberclub” ovvero un gruppo di persone che si occupa, al interno del Centro, di organizzare delle attivi-tà nel tempo libero per e con utenti psichiatrici. Personalmente ho par-tecipato a due pomeriggi. Nel primo abbiamo visto il film “Quel treno per Pechino”. Raccontarlo a parole sareb-be banale, consiglio a chiunque non l’avesse ancora fatto di vederlo. Ci sono varie motivazioni, ad esempio si può comprendere che le persone con un disagio psichico sono persone e in quanto tali hanno bisogno di vivere, hanno bisogno di essere trattate come persone. È vero, hanno le loro difficol-tà, i loro capricci, forse non ti diranno

mai grazie, difficilmente prenderanno l’iniziativa, forse dopo tutta la pazien-za chi li mostri alcuni ti prenderanno anche a parolacce. Ma sono quelle stesse persone che dopo mezzora ti fanno una carezza, ti abbracciano e ti dicono che ti vogliono bene anche se li conosci da due minuti. Grazie a questo film si comprende soprattutto che con la loro compagnia si posso-no condividere tante belle emozioni come il viaggio in treno fino a Pechi-no. Quindi, guardatelo.Durante l’ultimo giorno del mio vo-lontariato ho partecipato alla passeg-giata con gli utenti, alcuni familiari, operatori e vari volontari da Salorno a Pochi. il pomeriggio è stato davvero bello, inizialmente mi ci è voluto un po’ per sciogliere il ghiaccio perché non mi trovavo con la mia operatri-ce di riferimento Alessandra Masiero che quel pomeriggio era di turno in struttura. Durante il tragitto ho avuto modo di parlare con qualche utente. Mi preoccupavo perché non sapevo di cosa si potesse parlare con una perso-na con un disagio psichico, ma dopo poco mi sono accorta che mi stavo fa-cendo troppi problemi perché abbia-mo parlato di tutto, da che scuola ho frequentato, a quale è la mia musica preferita. È stato davvero piacevole per non parlare dell’ospitalità mostra-taci da una famiglia di Pochi che ha cucinato per tutti.Durante il percorso di volontariato mi è stata data la possibilità di visitare la struttura “Arca di Noè”. È una struttu-ra che offre l’opportunità di svolgere varie attività creative per occupare in maniera costruttiva il tempo libero. in questa struttura le persone sono libe-re di arrivare quando più preferisco-no. Abbiamo parlato con gli operatori, l’infermiere e la psichiatra. Da questa visita ho capito che lavorare con que-ste persone comporta comunque un grande dispendio di energie e che non tutti sono portati. L’ultima visita è sta-ta fatta alla Casa Basaglia di Sinigo. La struttura più o meno funziona come il Centro Riabilitativo “Gelmini” di Sa-

lorno. Gli utenti vengono coinvolti in molte attività come il giardinaggio, la falegnameria, il cucito ecc…Durante le ore passate all’Associazio-ne Parenti ed Amici di Malati Psichici con il Dott. Martin Achmüller io e Giu-lia abbiamo cercato di comprendere meglio cosa può accadere nella men-te di una persona con un disagio psi-chico, cosa può pensare, quali sono i suoi bisogni, cosa gli si può dire, come lo si dovrebbe trattare, come bisogna considerare la sua malattia e molto al-tro. Ho capito che per quante nozioni di teoria si possono avere alla fine non si può più di tanto imparare cosa dire a una persona depressa, a una perso-na che vuole tentare il suicidio, però si può imparare cosa non bisogna di certo dire.

Annabel Oliveri

„allascopertadinuoveesperienze“è il titolo del progetto che durante l‘estate ha coinvolto un gruppo di giovani in attività di volontariato con la partecipazione della nostra Associazione e del Servizio per il Vo-lontariato Sociale della Federazione per il Sociale e la Sanità. Due giovani ragazze hanno così potuto fare una concreta esperienza nel campo psi-chiatrico e conoscere da vicino la realtà del volontariato.

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Giornata Mondiale per la Salute Mentale

Guarire - Campagna di sensibilizzazione (1 - 10 ottobre 2010)

l ‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici dedica da sempre

la Giornata Mondiale della Salute Mentale del 10 ottobre ad iniziative rivolte ad informare e sensibilizzare la popolazione ed a richiamare l‘atten-zione sui bisogni dei malati psichici, perchè essi possano essere sempre più rispettati ed accettati.Questa giornata mette in tutto il mon-do al centro dell‘interesse 450 milioni di malati e le loro famiglie e vuole ri-cordare che almeno una persona su quattro durante la sua vita soffre di una malattia psichica: depressione, alcolismo, ansia, disturbo bipolare e schizofrenia sono a livello mondiale le malattie più diffuse. Gli esperti le con-siderano da tempo malattie sociali, ma soltanto negli ultimi anni questo problema è stato preso in considera-zione, liberato dai tabù, e sempre più apertamente affrontato.

La campagna di sensibilizzazione di quest‘anno condotta dalla nostra Associazione in Alto Adige ha perse-guito infatti lo scopo di comunicare il messaggio della „Recovery“, cioè del GuARiRE da una malattia psichica, col desiderio che questo venga divulga-to fino ad essere parte integrante del sistema sanitario della nostra provin-cia. “Recovery” è un progetto di cura che ridà senso alla vita. Esso rappre-senta la non identificazione del mala-to con la malattia: egli viene condotto ad essere in grado di condurre una vita produttiva, attiva e proiettata verso il futuro, nonostante i suoi pro-blemi psichici.

Dalla Giornata Europea della Depres-sione (1 ottobre) fino alla Giornata Mondiale della Salute Mentale (10 ottobre) lo sguardo è stato rivolto ai dieci passi fondamentali del percorso della “Recovery”, che rappresentano anche l‘imprescindibile nesso fra ani-ma e corpo. Essi sono: autodiretto, individualizzato e centrato sulla per-sona, empowerment, olistico, non

lineare, basato sui punti di forza, sup-porto tra pari, rispetto responsabilità, e speranza.

A Bolzano la Giornata Mondiale è sta-ta celebrata insieme dalle istituzioni pubbliche e private dell‘ambito sani-tario e sociale.

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Auto Aiuto

l ‘attività dell‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici consi-

ste in contatti e rappresentanze a li-vello politico, pub- blico e privato e

Vi invitiamo a candidarvi per il Direttivo dell’AssociazioneNuove elezione degli organi collegiali nel 2011

nella consulenza e sostegno dei mala-ti psichici e dei loro familiari.Ne fa parte anche la collaborazione e il lavoro in rete con operatori del settore, comitati politici, istituzioni

e organizzazioni che operano in campo psichiatrico e

sociale, come pure la sensibilizzazione

e l‘informazione rivolta alla popo-lazione al fine di

abbattere i pre-giudizi e gli

i n t e r v e n t i volti a mi-

gliorare l a

prestazione dei

servizi psico-sociali.Nei gruppi di Auto Aiuto, nelle

conferenze e negli incontri e nelle

pubblicazioni si tengono sempre pre-senti gli obiettivi formativi per i fami-liari.Vi interessano le problematiche dei familiari di malati psichici? Conoscete qualcuno che vorrebbe impegnarsi in loro favore?Cerchiamo per le nuove elezioni del 2011 persone disponibili ad operare come volontari nella nostra Associa-zione.oltre agli ambiti su descritti nel l‘Associazione si possono mettere in gioco le proprie competenze e risor-se personali. Ciascuno può dedicare all‘Associazione tempo e impegno conformemente ai propri interessi, può trovare ampio spazio per le pro-prie idee.

Le riunioni di tutti membri del Diretti-vo avvengono una volta al mese.

contattateci!

Le collaboratrici dell‘ufficio sono a vostra disposizione per ogni altra informazione. tel. 0471 260 303 o e-mail [email protected]

Gruppo di auto aiuto per genitori di giovani con problemi psichici

i n gennaio parte a Bolzano un nuovo gruppo di auto aiuto

per genitori di giovani con problemi psichici.Vorremmo confrontarci sulla difficile

situazione che si crea all‘interno di una famiglia con figli giovani malati psichici, scambiarci esperienze, im-parare l‘uno dall‘altro, trovare il modo per convivere con questa realtà, so-stenendoci ed incoraggiandoci a vi-cenda.Nel gruppo è possibile affrontare qualsiasi argomento, esprimere emo-zioni e sentimenti quali paura e dispe-razione, senso di solitudine e senso di

colpa, stress, speranza, rassegnazio-ne... trovando comprensione ed aiuto in persone che vivono la medesima situazione e stanno attraversando la medesima esperienza.

NUOVO!Chi fosse interessato ad avere ulteriori informazioni o a partecipa-re agli incontri del gruppo può tele-fonarci al nr 0471 260 303 nelle ore d‘ufficio.

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Auto Aiuto

Quota associativa 2011

Quota associativa 2011: 15,00 EuroCassa Rurale di Bolzano, Ag. GriesIBAN: IT 21 O 08081 11601 000301075802Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Grazie per la fiducia!Sono sempre più numerose le persone che aderiscono all‘Associazione Parenti ed Ami-ci di Malati Psichici, perchè hanno a cuore il futuro e il benessere delle persone con pro-blemi psichici.

Contribuite a rafforzare l‘Associazione! So-stenete il suo impegno! La vostra adesione è importante.

Anche voi potete• trasformare il futuro • portare nuove idee • assumervi qualche responsabilità • contribuire nelle decisioni • par-tecipare alle manifestazioni • attivarvi concretamente •

Vi offriamo• condizioni favorevoli per Consulenza e accompagna-mento individuale al Punto di Sostegno • condizioni favo-revoli per partecipazione a seminari per familiari e gruppi di auto aiuto • condizioni favorevoli per i soggiorni di va-canza per malati psichici • la rivista di informazione socio psichiatrica „Auto Aiuto“ • possibilità di avere informazio-ni specialistiche e di attualità sulla salute mentale attra-verso la partecipazione a conferenze e il prestito di libri della nostra biblioteca interna • il bollettino settimanale e- mail “Verbandskurier” con informazioni sulle attività as-sociative quali manifestazioni, convegni ecc. • rappresen-tanza a livello politico • diritto di intervento e di voto •

Persone che a causa di una malattia psichica propria o di un familiare si trovano in situazione di sofferenza o di stress ricevono informa-zioni, accompagnamento, mediazione, consulenza professionale individuale.

Potete chiamare per un primo contatto:

da lunedì a venerdì dalle ore 10 alle 11, chiamando il numero 0471 262 262

o martedì e giovedì dalle ore 10 alle 11, chiamando il numero 335 6267 260

e-mail: [email protected]

Punto di Sostegno

nei momenti difficili della vitaConsulenza & informazione

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici, Bolzano - www.auto-aiuto.it