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1 BALLO DI CORTE NELLA SALA DELLE CARIATIDI di Roberta Skerl 2013

Ballo di corte - Commedie Italiane · Cattivo. Il Signore la punirà. Lisetta scoppia in lacrime. WILLIAM Il Signore mi ha già punito! Non lo vedi che mi ha già punito?! Mi ha messo

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BALLO DI CORTE

NELLA SALA DELLE CARIATIDI

di

Roberta Skerl

2013

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PERSONAGGI I degenti di un grande ospedale milanese: LISETTA, ADA e OLGA - tre ottuagenarie MIRIAM - una giovane donna in coma WILLIAM - un senzatetto d’età matura NUNZIO E PONCHO: due infermieri (il primo siciliano, il secondo peruviano. Parlano entrambi con forte accento) SANDRO: Un volontario dell’AVO (Associazione Volontari negli Ospedali) NOTE: LISETTA è una dolcissima vecchietta milanese che vive di pensione sociale ed è sola al mondo, afflitta da uno stato depressivo che la fa spesso piangere. ADA potrebbe essere meridionale o comunque non meneghina, anche se vive da sempre a Milano. È la meno lucida delle tre anziane e ripete continuamente le stesse cose. OLGA è una triestina, anche lei trapiantata da decenni a Milano; una donna forte e combattiva. WILLIAM è un senzatetto ricoverato in psichiatria ma momentaneamente trasferito a medicina generale per accertamenti. Indossa quasi sempre uno di quei camici forniti dagli ospedali, che gli lascia il lato posteriore per lo più scoperto, oppure un improbabile pigiama anni Settanta. E un paio di ciabatte sfondate. Cammina zoppicando vistosamente. La presenza di William e delle tre ottuagenarie, sorde e non più del tutto presenti a se stesse, rende l’atmosfera piuttosto sconclusionata. SCENA

• La stanza a quattro letti di un grande ospedale milanese: due letti sulla parete sinistra e due di fronte. Un televisore in un angolo. La porta di accesso e, appesa alla parete, una stampa dell’800.

• Il pianerottolo della scala antincendio dove si esce a fumare. L’azione si svolge nel periodo natalizio e quindi, da qualche parte, lampeggiano le luci intermittenti di un albero di Natale.

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A sipario chiuso, si sente la voce di Lisetta che ripete come un mantra una sorta di lamento, un lagnoso cantilenare espressione della sua perenne malinconia. LISETTA: Basta Signur, ne podi pù... Vienimi a prendere, voglio morire... Mi fa male tutto... Sun nanca pù bòna de mangià... Aiutami, Signore... Ven giò e portum via. Non ne posso più, Signore. Basta... Vienimi a prendere... Voglio morire... Il sipario si apre sulla stanza dell’ospedale. Miriam è morente nel suo letto, intubata e in coma. Ada gira tremolante per la stanza, incerta sulle gambe. Olga è in poltrona, ha la flebo attaccata a una braccio e con la mano libera mangia una banana. Anche Lisetta è in poltrona, ha nel naso le cannule dell’ossigeno e continua il suo piagnucolio. LISETTA Cosa sto qui a fare ancora, Signore? Sun pù bòna nanca de stà in pè. Vienimi a prendere... Guarda giò per piasè... Voglio morire… Ne podi pù... Prendimi, Signore... Voglio morire... voglio morire... voglio morire... La porta si spalanca e William entra urlando. WILLIAM E allora muori, Cristo d’una Madòna! Muori! OLGA (Gli tira la buccia della banana) Bastardo! WILLIAM (A Lisetta) Fallo una buona volta! Muori muori muori! ADA Cattivo. Il Signore la punirà. Lisetta scoppia in lacrime. WILLIAM Il Signore mi ha già punito! Non lo vedi che mi ha già punito?! Mi ha messo nella stanza di fianco a questa qui! La regina dello strazio, l’accademica del lagno, la papessa del supplizio, sua maestà due maroni che non mi fa chiudere occhio da una settimana! LISETTA Scüsa... Son depressa... Scusate tutti... Scüsi... OLGA (A William) Vai fuori! Non puoi stare qui tu! Questa è una stanza di donne! WILLIAM (A Lisetta) Non ti prende il Signore a te, perché ha paura! Ogni volta che gli dicono che deve venire a prenderti ha gli attacchi di panico il Signore! “No, quella lì no!

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Quella no, per piasè!” Sono io che non ne posso più, hai capito?! Devo dormire! Sto male, io! OLGA Vai fuori t’ho detto! Esci! ADA Scostumato! Non si parla così alle persone anziane! Non si fa! Il Signore la punirà! WILLIAM (A Lisetta) È una settimana che non mi fai dormire! E io devo dormire! Devo riposare sennò ci vado io dal Signore, e io non ci voglio andare ancora, hai capito?! LISETTA Ha ragione. Scüsa. Scüsi. Son depressa... OLGA Vai fuori, bastardo! Vai fuori o mi alzo io! WILLIAM Oh, che paüra. Me caghi adoss! LISETTA Ha ragione lui, son cativa. ADA (A William) Lei non ci può stare qui. Torni nella sua stanza. Entrano Nunzio e Poncho. NUNZIO Allora! Che succede qua dentro? Siamo in un ospedale se non ve lo ricordate. ADA Lo dica a questo scostumato. WILLIAM Non mi fa dormire quella lì. Giorno e notte “voglio morire, voglio morire, voglio morire”. È una settimana che va avanti! PONCHO Fuera de aquì, William! Àndale. WILLIAM Esco se voi le togliete l’ossigeno. NUNZIO Esci adesso perché tu non puoi stare in questa stanza, te l’ho detto mille volte. Né in questa né in nessun’altra che non sia la tua.

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Poncho prende William per un braccio. PONCHO Forsa, William. Fai el bravo. WILLIAM Fai il bravo te, Perù. Tieni giù le mani. PONCHO Dài, William. Forsa, camìna. WILLIAM Tieni giù le mani, che se mi fai girare le balle ti rimando al tuo paese senza nemmeno passare dall’aeroporto. ADA Siamo tutti figli di Dio, tutti uguali. Italiani, Albanesi, negri. Non si dicono certe cose. Il Signore la punirà. LISETTA Mi dispiace. Son depressa. OLGA (Indicando William) Fategli una puntura a quello lì. Siamo in tanti, se sparisce non se ne accorge nessuno. PONCHO William esbrigate! WILLIAM Ten giò i man, tu dì. E non mi dare ordini. Esco da solo ma voi fatela stare zitta, sennò ci penso io. Poncho e William escono. Nunzio va da Lisetta, che continua a piangere. Mentre Ada ripete tra sé. ADA Tutti uguali siamo, bianchi, neri, gialli, blu. Tutti figli di Dio. NUNZIO Lascialo perdere a quello, Lisetta, che non sta bene, sragiona. LISETTA (Piagnucolando) No, c’ha ragione, invece. Son cativa. Piango sempre, come i bambini. Non so più neanche camminare. È per questo che voglio morire. NUNZIO Ma quale morire! Stai qui con noi, che tra poco si mangia.

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LISETTA Ma sun minga bòna de mangià. Mi trema la mano e mi sbrodolo tutta. Lo vedi come tremo? NUNZIO Ma ti aiuto io, non l’ho sempre fatto? Ti aiuto io a mangiare. LISETTA Grazie, stella d’oro. Sei un angelo te, un angelo del paradiso. Gioia bella. ADA Verdi, rossi, a pois, a strisce, tutti figli del Signore. Rientra Poncho, che va da Olga. PONCHO Olga, hai fatto la pipì? OLGA Adesso me lo chiedi? A mezzogiorno meno venti?! Sono piena di pipì! Sto facendo windsurf! ADA Non fa differenze il Signore, non guarda ai colori. Bianchi, gialli, verdi, rossi, siamo tutti suoi figli. Per lui è uguale. LISETTA È che son depressa. NUNZIO No, non devi Lisetta. Perché sei depressa? PONCHO (A Olga) Cinque minuti e facciamo el giro. Quando che facciamo el giro ve cambiamo. LISETTA (A Nunzio) Stella d’oro. Sei un angelo te. NUNZIO Ada, vai a letto. Non puoi camminare senza il girello. ADA Lo so. NUNZIO E allora perché lo fai? ADA Perché non ce l’ho più il girello. Era qui ma qualcuno lo ha preso.

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NUNZIO Ora te lo riporto. ADA Son caduta, in cucina. Non so come ho fatto. Un freddo. Son caduta e son rimasta lì tutta la notte. Poi mi ha trovato mio figlio. Un freddo. OLGA (A Poncho) Diglielo stasera, quando viene mia figlia, che domani esco. PONCHO Chi l’ha detto che esci? OLGA La signorina. PONCHO Quale segnorina? OLGA La signorina della notte. LISETTA Son depressa, non so perché. È carattere, son sempre stata così. Anche da piscinina. ADA Un freddo. Non so come ho fatto. Ero in piedi e poi ero per terra. Tutta la notte. Poi è venuto mio figlio e mi ha trovato. PONCHO (A Nunzio) Fai la mattina domani? NUNZIO Mattina e pomeriggio. Ho il doppio. OLGA Non quella del pomeriggio, quella della notte! La signorina della notte mi ha detto che esco! PONCHO (A Olga) Non parliamo con te, Olga. OLGA Sì ma tu diglielo a mia figlia, stasera, quando viene. PONCHO Va bene glielo dico.

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NUNZIO (A Poncho) È la terza volta in una settimana che devo fare il doppio. E la prossima sarà lo stesso. LISETTA (A Nunzio) Gioia bella. Sei un angelo del paradiso. ADA Non si parla così alle persone anziane. È proprio uno scostumato quello lì. LISETTA Passerà, vero? ADA Certo che passa. Stai tranquilla, passa tutto. È passato anche Napoleone. PONCHO Fate le brave, ahora. Cinque minuti e veniamo a lavarve. LISETTA Come i bambini. Siam più buone neanche di lavarci. NUNZIO Ada, stai ferma che ti porto il girello. Poncho e Nunzio escono. OLGA (Grida) Diglielo a mia figlia stasera, hai capito? ADA Non so come ho fatto. Ero in piedi e poi ero giù per terra. Ho detto “muoio”, ma invece è arrivato mio figlio. Però un freddo... un freddo... Son stata lì tutta la notte. Rientra William. Ha una ciabatta sola. OLGA Ancora qui?! WILLIAM Ho perso una ciabatta. ADA Scostumato! WILLIAM Cosa c’entra adesso? Scostumato perché ho perso una ciabatta? Lo vede che parla per niente.

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OLGA Menomale che domani vado a casa. William cerca la ciabatta sotto i letti. LISETTA Scüsi, son cativa. WILLIAM Silenzio lei! ADA Non si guarda sotto i letti. WILLIAM Ho perso una ciabatta. OLGA Non l’hai persa qui, non fare il furbo. Cosa pensi, che te l’abbiamo rubata noi? Ce le abbiamo le ciabatte! Non abbiamo mica bisogno delle tue, sporche, luride, che te le ha date la Caritas. Barbone! LISETTA Io voglio morire... Scusate. Scusatemi tutti. ADA Sono andata giù come un sacco di patate. E son rimasta lì tutta la notte. Un freddo. Mamma che freddo. WILLIAM Non c’è la mia ciabatta. OLGA Certo che non c’è. Te l’ho detto! Ada ha un cedimento delle gambe e rischia di cadere. ADA Oddio! Ancora, vedi? Vedi come succede? Son su e in un secondo vado giù, come un sacco di patate. Adesso come ci arrivo al letto? OLGA (A William) Aiutala, stronzo! WILLIAM Io?! OLGA Falla sedere sul letto. Aiutala.

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ADA No, per carità! Faccio da sola. Non lo voglio l’aiuto di quello lì. LISETTA La aiuti per piacere, sia buono. WILLIAM Sia buono, sia buono. E te quand’è che sei buona, eh? Quand’è che mi fai dormire? William si avvicina ad Ada per aiutarla ma lei lo allontana. ADA Faccio da sola. Non mi tocchi. OLGA Aiutala, bastardo! WILLIAM Come faccio ad aiutarla se non la posso toccare?! Rientra Nunzio con il girello per Ada. NUNZIO William, ti ho detto di non entrare in questa stanza. WILLIAM Ho perso una ciabatta. NUNZIO Non c’è la tua ciabatta qui. Vai in camera tua. WILLIAM Mi hanno detto di aiutare questa qui che cade. NUNZIO Ci penso io. Tu vai nella tua stanza. WILLIAM Io la mollo, eh. Se poi cade sono affari tuoi. E comunque devo cercare la ciabatta. William si rimette a guardare sotto i letti. OLGA (A Nunzio) Gliel’hai detto a mia figlia che esco domani? Io ho il cellulare qui, se vuoi chiamarla. NUNZIO Dopo lo faccio.

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ADA Vado giù come un sacco di patate. LISETTA (A William) Mi dispiace che ha perso la ciabatta. NUNZIO Ada, ti avevo detto di non camminare senza girello. ADA Eh sì, perché vado giù come un sacco di patate. LISETTA (A William) L’ha trovata? NUNZIO William, vai nella tua stanza! Suona il cellulare di Olga. OLGA Eccola. Questa è mia figlia. (A Nunzio) Rispondo e te la passo. NUNZIO Non posso ora. Ada, fai piano. ADA Sì perché se no vado giù come un sacco di patate. Un freddo. Tutta la notte son rimasta lì. Poi è venuto mio figlio. William cerca sotto il letto di Miriam. LISETTA Non può essere lì la sua ciabatta. OLGA (Al cellulare con la figlia) Elena, esco domani. Me l’ha detto la signorina della notte. Adesso ti passo l’infermiere e te lo dice lui. (Tende il cellulare a Nunzio) Ecco, parla. WILLIAM (Guarda Miriam) È morta questa qui. LISETTA (Piangendo) Stellina… ADA Poveretta. Però ha raggiunto la casa del Signore e perciò starà bene adesso.

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NUNZIO William torna nella tua stanza! WILLIAM Va’ che è morta questa qui. LISETTA Stella d’ora. Stellina. È diventata una stellina. OLGA (Agitando il cellulare verso Nunzio) C’è mia figlia al telefono. Tieni. Diglielo che esco domani. ADA Non so come ho fatto. Sono andata giù così, come un sacco di patate. WILLIAM (A Nunzio) Te capì o no che non respira più questa qui?! NUNZIO Minchia, William!! Vai nella tua stanza! WILLIAM Ho perso una ciabatta. ADA Un freddo. Tutta la notte son rimasta lì. OLGA (A Nunzio) Allora! Ci parli o no con mia figlia?! Non può mica stare qui tutto il giorno ad aspettarti. Costa, il cellulare! ADA Poi è venuto mio figlio. LISETTA Stellina… WILLIAM Comunque questa è morta. NUNZIO (Esasperato) Matri mea! (Grida verso la porta) Poncho, aiuto!

BUIO La situazione si è calmata. Nella stanza ci sono solo le quattro donne. Miriam è sempre in coma, immobile nel letto. Olga e Lisetta hanno davanti i vassoi con il pranzo e stanno mangiando. Ada cerca di raggiungere il suo letto, vacillando insicura sulle gambe.

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Entra Sandro, che indossa il camice bianco dei volontari dell’AVO. È allegro e disponibile. SANDRO Buongiorno, belle signore! OLGA Belle. Belle come il culo delle padelle. ADA Io vado giù come un sacco di patate. SANDRO Io sono Sandro, sono un volontario dell’AVO e sono qui per aiutarvi se vi serve. LISETTA Bravo, stella. Che bravo che è. ADA Il signore vi sarà riconoscente per tutto quello che fate. Il Signore è sempre riconoscente con le anime buone. SANDRO Come state, come va? OLGA A un passo dalla tomba stiamo. SANDRO Ma no! Cosa dice? OLGA Sì caro, siamo a un passo. Almeno io, ce l’ho lì che mi guarda tutto il giorno. Ma par mi la pole anca spetàr, sa? SANDRO Come si chiama lei? OLGA Olga Coslovich. SANDRO Coslovich. Non è italiana. OLGA Certo che sono italiana! Triestina! Scherza? Io ho combattuto per essere italiana, sa? Quando lei non era ancora nato, quando la jera la guèra. SANDRO Triestina! Mio papà era di Trieste!

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OLGA Ecco, jera italiano el so papà, no? SANDRO Certo! OLGA Dunque, anch’io sono italiana. D’origine controllata. De Opcina, caro mio. Non i xè tanti italiani come me. SANDRO (In un milanese improbabile) E cosa fa chì a Milàn con stu caldu?! OLGA Cosa? SANDRO È una battuta che dice Alberto Sordi in un film. Lui è un romano che incontra un signore milanese e gli dice: «Ueh, ma cosa fa chì a Milàn con stu caldu?» Lo conosce Alberto Sordi? OLGA Sì, ma non me piase. Roma è bella ma i Romani non mi piacciono. Brutta gente. LISETTA (Ridendo intimidita, a Sandro) Non si dice così, stellina. Non si dice così in milanese. SANDRO Lo so, ma io non lo so parlare il milanese. Me lo dica lei come si dice. LISETTA (Vergognosa) No. SANDRO Sì, dai. Me lo dica, così imparo. Come si dice? LISETTA Si dice: “Se la fa’ chì a Milan cun quèl càld chì?” SANDRO Ma è quello che ho detto io! LISETTA (Ridendo) No. SANDRO Non è mica tanto diverso da quello che ho detto io.

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LISETTA È diverso, è diverso… SANDRO (A Lisetta) Lei è di Milano, quindi. Come si chiama? LISETTA Lisa. Ma mi chiamano tutti Lisetta, da sempre, perché s’eri piscinina. Ero piccola io. Son sempre stata piscinina. SANDRO Che begli occhi che ha, Lisetta. LISETTA Grazie, stella. Sei gentile, gioia. SANDRO (Ad Ada) E lei, come si chiama? ADA Nardi Ada vedova Morrone, per servirla. SANDRO Ada, che bel nome. ADA Sì ma io non mi chiamo Ada. Mi chiamo Adamante ma per fare in fretta tutti mi hanno sempre chiamato Ada. Perché c’è fretta a questo mondo. Hanno tutti fretta. Perché, poi, non si sa. SANDRO Adamante! Che nome importante! ADA L’ha voluto mia mamma, perché diceva che ero il suo diamante. Adamante vuol dire diamante. SANDRO Lo so. Le serve aiuto, Ada? ADA Grazie. Devo solo stendermi un momento perché, quando sto in piedi, mi gira la testa e c’è il rischio che cado. Sandro l’aiuta a stendersi. SANDRO Come mai le gira la testa?

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ADA Non lo so. È cominciato la settimana scorsa. Ero in cucina che facevo da mangiare e, a un certo punto, sono andata giù come un sacco di patate. Son stata lì tutta la notte. SANDRO Oh mamma mia. ADA Poi la mattina è venuto mio figlio e mi ha tirato su. SANDRO Sarà la pressione. ADA Non so, può darsi. Adesso mi stanno facendo gli esami ma non trovano niente. Non si sa cos’è, perché è tutto a posto. Non lo so io, non lo sanno i medici, lo saprà il Signore. SANDRO Adesso lo capiranno. Ci vuole un po’ di pazienza. William entra come fosse a casa sua, prende una sedia e si piazza davanti alla televisione, che accende su una corsa automobilistica. OLGA Ancora! Non puoi stare qui, testòn! ADA Sempre qui viene, ma non lo può fare. Non è mica questa la sua stanza. SANDRO Che fastidio vi dà? Guarda la televisione. (A William) Piacere, io sono Sandro. WILLIAM Non ho bisogno di niente io. OLGA Ti ha solo salutato, cafone! SANDRO Non fa niente, non si preoccupi. Sandro si sposta da Lisetta, che sta tentando di mangiare ma le trema la mano. SANDRO Posso aiutarla?

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LISETTA Grazie, gioia. Mi trema la mano, mi sbrodolo tutta se faccio da sola. (Ricominciando a piangere) Una volta mi aiutava l’infermiere ma adesso non viene più, non so perché non viene più. WILLIAM Oh Madòna, ancamò?! Gne, gne, gne, gne… Posso vedere la televisione, per favore?! OLGA È nostra la televisione! La paghiamo noi, bestia! SANDRO (A Lisetta) Hanno tanto da fare gli infermieri, lo sa com’è. LISETTA È vero, ha ragione, lavorano tanto. Stelline… SANDRO Ci sono tanti pazienti e pochi infermieri, perciò i pochi che ci sono devono correre da tutti. LISETTA Lo so, lo so. Gioie belle. SANDRO (Riferendosi a Miriam) E quella signora, che cos’ha quella signora così giovane? WILLIAM È morta quella lì. OLGA Non è morta, stronzo! ADA (A William) Il signore la punirà! WILLIAM È morta. Non la vedi? OLGA Non è ancora morta! Non si muore finché non si è morti! WILLIAM Questo lo dice lei. LISETTA Sta male, poverina. Però è tanto buona, non si lamenta mai.

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WILLIAM Come fa a lamentarsi? È morta. ADA Scostumato. WILLIAM Io sono scostumato ma quella lì è morta! ADA Finché è qui, il Signore non l’ha presa ancora. WILLIAM Perché c’ha da fare. OLGA Bastardo. Entrano Poncho e Nunzio. PONCHO William, ancora aquì sei?! WILLIAM Non faccio niente. C’è una corsa di macchine. LISETTA Gliela lasci vedere, almeno passa un po’ il tempo. Non passa mai il tempo qui. NUNZIO Almeno ringrazia, William. WILLIAM Grazie. Se state zitti, però, è meglio. PONCHO (A Sandro) Buongiorno. SANDRO Buongiorno. Piacere, sono Sandro. PONCHO Yo me chiamo Poncho. Veramente me chiamo Julio, ma sono peruviano y tutti me chiamano Poncho. Lui è Nunsio. NUNZIO Piacere. È nuovo? Non l’ho mai vista. SANDRO Sì, ho cominciato oggi. È il mio primo giorno.

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PONCHO Non te hanno dato un piano facile. SANDRO Sono io che l’ho voluto. Un mese fa c’era mia mamma qui, nella stanza 23. Non so se si ricorda? Si chiamava Lidia Borlenghi. PONCHO Ne passano tanti. Recordarseli tutti es difficile. SANDRO Certo, lo so. C’è stata due settimane e poi, purtroppo, è morta. Nei giorni in cui sono stato qui ad assisterla ho visto quello che facevano i volontari e ho deciso che dovevo farlo anch’io. LISETTA Bravo, stella. È una bella cosa, gioia d’oro. ADA La accoglierà a braccia aperte il Signore nel suo Regno. OLGA Il più tardi possibile però. SANDRO (Indica Miriam) La signora ha mosso un pochino la mano poco fa. WILLIAM Eh, ti stava salutando. NUNZIO Sono spasmi. Succede. SANDRO Soffre molto? PONCHO No. È sedata. WILLIAM Beata lei. PONCHO Olga, sei ancora bagnata? OLGA Io sono sempre bagnata, sennò avevo vent’anni ed ero a casa mia, ti pare?

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NUNZIO (Uscendo) William, quando finisce la corsa vai nella tua stanza. WILLIAM Sì, papà. PONCHO (A Olga) Vado a prendere el pannolone y torno a cambiarte. OLGA Sì ma non andare a prenderlo in Cina come hai fatto l’ultima volta, che poi torni fra quindici giorni. Poncho esce. Sandro si avvicina a Miriam. SANDRO Sapete come si chiama? LISETTA Miriam, stellina. Si chiama Miriam. È arrivata ieri. WILLIAM E se n’è già andata. OLGA Bestia. Sandro guarda Miriam e le accarezza la fronte. Poi si siede accanto a lei e assume una posizione meditativa: la schiena ben dritta, gli occhi chiusi, il palmo della mano destra appoggiato su quello della mano sinistra, con i due pollici che si toccano. Si concentra e libera la mente con profondi respiri. Gli altri lo guardano incuriositi. LISETTA Prega… Che stella. Sta pregando. ADA Bravo. Il Signore l’ascolterà. LISETTA È tanto buona quella signora lì. Sta male poverina, ma è tanto buona. WILLIAM Cos’è che sta facendo? ADA Sta pregando. WILLIAM No che non sta pregando. Cos’è che fa?

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OLGA Stai zitto un momento, bestia! Tutti tacciono e osservano Sandro che, a un certo punto, comincia a praticare una sorta di guarigione su Miriam, muovendo le mani sul suo corpo e sfiorandolo, senza mai toccarlo. Dopo qualche attimo, Miriam fa un lamento. MIRIAM Ohhh… OLGA (A William) Hai visto che non è morta! (Gli fa un gestaccio) Toh, ciàpa! ADA Il signore l’ha sentito! LISETTA Stella d’oro… Entra Poncho col pannolone per Olga. OLGA Ha parlato! La signora ha parlato! WILLIAM Non ha parlato! OLGA Sì che ha parlato! LISETTA Stellina… OLGA Ha detto «ohhh». WILLIAM Eh, è parlare quello lì? ADA Bisogna credere alle preghiere, il Signore le ascolta. PONCHO (A Sandro) Cos’è successo? SANDRO Si è lamentata.

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WILLIAM Ecco, visto? Si è lamentata. Parlare è un’altra cosa. Parlare è quando dici «Buonasera, ero in coma ma adesso son sveglia», questo è parlare. «Ohhh» non è parlare. SANDRO (A Poncho) È giovane questa signora. PONCHO Sì, ma està muy mal, pobrecita. SANDRO Non si risveglia più? PONCHO Non credo che passa la notte, purtroppo. William urla guardando un incidente appena avvenuto nella corsa automobilistica. WILLIAM Òsti, che botta! Te vist? È andato in pieno contro il guard rail! Va’ che roba. Se l’è minga mort l’è un miràcol! PONCHO Non gridare William. WILLIAM Vacca Eva, che sberla che la ciapà. E l’è ancamò lì, si è fatto niente. Tel lì ch’el ven föra come se niente fosse. Ragazzi… te vist?! OLGA (A William) Basta adesso, che comincia la Barbara D’Urso e io la voglio vedere! WILLIAM Mancano tre giri. OLGA Non m’interessa. Tre due uno, qui c’è una cosa sola che gira e sono le mie balle ogni volta che ti vedo! PONCHO William, vai nella tua estansa adesso. WILLIAM (Alzandosi, seccato) Vado vado…jena maledetta. (Si ferma davanti alla stampa appesa alla parete). Guarda qui, poi dicono che il Comune non ha senso dell’umorismo. Guarda che stampa gli hanno messo in camera a queste qui: (Legge) “da un’incisione di Antonio Bonamore. Palazzo Reale, 1875. Ballo di corte nella Sala delle Cariatidi”!

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OLGA Crepa! WILLIAM Prima te!

BUIO È notte. Sandro è sulla scala antincendio a fumarsi una sigaretta e sta piangendo. Arriva William. WILLIAM Cosa fai, piangi? Alla tua età? SANDRO Perché, c’è un’età per piangere? WILLIAM Certo che c’è! Si piange fino ai tre anni poi basta. SANDRO Non sono d’accordo. WILLIAM Lo vedo. Cosa ti è successo? SANDRO Stavo pensando a mia mamma, che è morta qui un mese fa. WILLIAM Quanti anni aveva? SANDRO 91. WILLIAM Ciumbia! L’ha seppellita la balia! Devi esser contento che è vissuta fino a quell’età lì. SANDRO Lo sono. WILLIAM E alùra! SANDRO Mi manca.

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WILLIAM Eh ti manca…Vero che la mamma è sempre la mamma, però poi si va avanti, no? Si supera. Hai una sigaretta? SANDRO Può fumare? WILLIAM Certo che posso. Non ho niente io! Sandro gli dà una sigaretta. SANDRO E allora perché è qui? WILLIAM Revisione, come le macchine. Ogni tot anni, un bel tagliando e vai via così. SANDRO Mi racconti di lei. È sposato, ha figli? WILLIAM Sei un finocchio? SANDRO No, era solo per parlare. Ma se non le va… WILLIAM Mai sposato, mai accoppiato, mai incastrato. Libero come un fringuello. SANDRO Neanch’io. Diciamo che non ho mai trovato quella giusta. WILLIAM Eh, ti ho inquadrato io a te. Non l’hai trovata perché avevi la mamma. Te sei uno di quelli che sta tutta la vita con la mamma. SANDRO Non credo proprio, ha capito male. L’ultima che ho avuto era una modella di Armani. Solo che quando si arriva al dunque, io sto bene da solo. WILLIAM Bravo. Come me. Meglio soli che male accompagnati. SANDRO Forse. Però anche stare sempre soli non è il massimo. Magari una famiglia è meglio averla.

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WILLIAM Per fa’ che roba? Perché se sei in ospedale qualcuno ti viene a trovare? Minga vera, non è così. Tanto guarda, è uguale: se c’hai i soldi ti vengono a trovare per quelli, e se non ce li hai vengono per vedere quando muori perché sei solo una rottura di maroni. Arrivano Poncho e Nunzio. Nunzio toglie subito la sigaretta a William e la spegne. WILLIAM Ma no! NUNZIO Sai quanto gli piace questa al tumore? SANDRO Mi ha detto che non aveva niente. NUNZIO Sì, come no. Non ha più i polmoni. WILLIAM Ma cosa te ne frega a te? Mi vuoi salvare? Se te sèt, Gesù? PONCHO Vai a dormire, William. WILLIAM Vacci te, Perù dell’ostia. NUNZIO (A Sandro) È mezzanotte. Non va a casa? SANDRO Mi fermo ancora un po’. WILLIAM (Ironico) Gli manca la mamma, pòra stela. NUNZIO (Nostalgico) Ti capisco. La mia, oggi, compie 61 anni. Volevo andare a Palermo a trovarla ma non ce l’ho fatta e allora le ho mandato una pianta con l’Interflora, bedduzza mia. PONCHO (Altrettanto malinconico) Io, la mia, non la vedo da tre anni. Speravo de andare a casa per Natale ma no è stato posìble. Quando possiamo parliamo al telefono, però non es la misma cosa. Non è come poterla abbracciare, darle un beso. NUNZIO La mamma è importante.

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PONCHO Es la persona che te conosce meglio de tutti; un rapporto che non hai con nessun altro para toda la vida. WILLIAM Oh Madòna, che banda de froci. SANDRO Ho cercato tanto di aiutare la mia, ma non ci sono riuscito. NUNZIO Non potevi. SANDRO Invece è questo che mi fa stare più male. Io posso aiutare le persone, certe volte sono capace anche di guarirle da malattie gravi. Ma con mia mamma non ci sono riuscito, e questa cosa mi spezza il cuore. NUNZIO Che vuol dire che guarisci le persone? SANDRO Niente, lascia perdere. NUNZIO No, dimmi. Mi interessa, sul serio. SANDRO Bè io… ho un dono. NUNZIO Cioè? SANDRO Riesco a vedere delle cose… dentro le persone… la loro anima… WILLIAM È arrivato lo sciamano. PONCHO William o stai sitto o vai a dormire! WILLIAM Sto sitto perché voglio sentire di che pirlata si tratta. SANDRO (A William) Perché zoppica così tanto? WILLIAM Perché me fa mal un pè.

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SANDRO Posso vedere? WILLIAM Che cosa? SANDRO Non la tocco. La sfioro soltanto un momento. NUNZIO William dagli il piede. WILLIAM Daglielo te! PONCHO Dagli il piede e non rompere. Cosa vuoi che te fa? SANDRO Non voglio vedere il piede. Mi serve solo di sfiorarla un momento. Non posso certo farle male se non la tocco, no? Nunzio spinge di forza William verso Sandro che, come ha fatto con Miriam, si concentra e poi comincia a sfiorare il corpo di William con le mani. William sottostà irrigidito. WILLIAM (Dopo un momento) È una cosa lunga? NUNZIO Stai fermo, William! SANDRO Ok. Ho finito. Provi a camminare. William non si muove, e Poncho lo sollecita con una manata. PONCHO Camìna! Vamos! William cammina e non zoppica più. Poncho e Nunzio lo osservano sbalorditi. PONCHO Hey! Eso es genial! NUNZIO Non zoppichi più, William. WILLIAM Non zoppicavo mica tanto neanche prima.

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NUNZIO Miiii, ma se sembravi il gobbo di Notredame! PONCHO (A Sandro) Come hai fatto? SANDRO Te l’ho detto, a volte riesco a fare del bene. NUNZIO Sì, ma come hai fatto? SANDRO …Noi non siamo solo corpo. Abbiamo vene, muscoli, ossa, ma siamo soprattutto anima e energia. Per stare bene bisogna che quest’energia scorra liberamente dentro di noi, senza incontrare ostacoli. Perché se ne trova uno, se nel suo scorrere incontra un impedimento, l’energia si ferma e, lì dove s’è fermata, forma come una specie di grumo. Quel grumo produce dolore in qualche parte del nostro corpo ma è un grumo dell’anima, non del fisico. Bisogna scioglierlo perché il dolore scompaia. WILLIAM Quindi, secondo te, a mì me fà mal el pè perché l’energia ha fatto il grumo? SANDRO Esatto. WILLIAM Ma va’ da’ via al cü. SANDRO (Sorride) Non è tenuto a crederci. Si sente un campanello di chiamata provenire dalla corsia e Nunzio e Poncho si alzano per rispondere. NUNZIO (A Sandro) Chiamano noi. Però lo riprendiamo questo discorso, perché a me interessa moltissimo. Dopo ti spiego perché. PONCHO Io credo a este cose. Nella mia terra sono conosciute fin dai tempi antichi. WILLIAM Perciò andate ancora in giro col sombrero. NUNZIO (Uscendo, a Sandro) Non andare via. Aspettaci qui. Poncho e Nunzio se ne vanno.

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WILLIAM A me invece non me ne frega niente perchè io non credo agli stregoni. Quindi, vado a dormire. Si avvia senza zoppicare. SANDRO Però non zoppica più. WILLIAM Ho l’alluce valgo, pistola! Se smette di piovere non mi fa più male, infatti il cielo è pieno di stelle. Te capì, Merlino?!

BUIO

Da questo momento, William non zoppica più È notte. La stanza dell’ospedale è illuminata solo dalle luci notturne sopra ai letti. Le pazienti dormono, anche se Lisetta e Ada parlano nel sonno. LISETTA Voglio morire… ne podi pù… vienimi a prendere, Signore. ADA Non lo so perché, ero su e in un momento ero giù come un sacco di patate. Una luce surreale illumina il letto di Miriam. Sandro è seduto accanto a lei e medita. Poi, come in una sorta di trance, parla con la donna morente. SANDRO …Io lo vedo dove sei, stai correndo lungo un fiume. È una bella giornata di sole e tu corri, Miriam. Giochi con il tuo bambino… È bello il tuo bambino, e ride mentre scappa da te che lo rincorri. “Ti prendo, sai? Adesso ti prendo”…Non so come si chiama. Forse Luca… Luca sì. Lo stai chiamando… ti sento. Correte tu e Luca, e ridete, ridete forte… ridete. (Una breve pausa e poi il tono si fa drammatico e crescente) Ecco cos’è successo. È caduto Luca, è scivolato. Per guardarti è inciampato ed è caduto in acqua… E tu non sai nuotare, Miriam… Non è colpa tua, ma non sai nuotare. Gridi forte ma non c’è nessuno che ti sente! Vi siete allontanati e non ti sentono mentre gridi aiuto. Nessuno ti può aiutare. E l’acqua è fonda, piena di vortici, fa paura! Ti fa paura, Miriam! Non puoi prenderlo, non puoi buttarti, è troppo fonda l’acqua! Non ce la fai, non ci riesci, e Luca va sotto e torna su, più volte… Finché scompare, scompare sotto l’acqua! Il fiume lo ha preso! Ecco cos’è successo… il tuo bambino se n’è andato… Ecco qual è il tuo male, Miriam… Tu vuoi andare da lui. Sandro riemerge sfinito dalla trance. Accanto a lui compare William. WILLIAM Io chiamo la sicurezza.

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SANDRO Non c’è la sicurezza. A quest’ora non c’è anima viva in questo ospedale. William ci pensa un istante. WILLIAM E comunque, a me che me ne frega? SANDRO Appunto. Silenzio. WILLIAM È vero? SANDRO Cosa? WILLIAM Che gli è morto il bambino? SANDRO Sì. WILLIAM Per questo sta così male? SANDRO Sì. WILLIAM E te puoi fare qualcosa? SANDRO ...Non lo so. Vedremo. WILLIAM Ma chi sei tu? SANDRO Un volontario dell’AVO. WILLIAM Leggi nel pensiero? SANDRO …Sento delle cose.

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WILLIAM Non ci credo. SANDRO Invece è così. Per esempio, di te, sento che sei solo da quando eri piccolo. Tuo padre non c’era in casa. C’era solo tua mamma che faceva le pulizie in un grande palazzo… (Torna in uno stato di trance) Piangeva molto tua mamma, vedo tante lacrime… Tu sei cresciuto nelle lacrime… Poi anche lei se n’è andata e tu non hai avuto più nessuno. … C’è una stanza molto grande… la camerata di un collegio… No… È un orfanotrofio, pieno di bambini, e tu stai con loro. Siete tanti, tanti bambini tutti soli… E tu piangi, William… non fai che piangere… Mi dispiace per te. Mi dispiace tanto. William è come paralizzato. Poi grida, pieno di rabbia. WILLIAM Va’ da’ via al cü! Va’ da’ via al cü te e la magia, hai capito?! Va’ da’ via al cü! William esce, furioso.

BUIO

Sul buio, si sentono il campanello di chiamata suonare ripetutamente e la flebile voce di Miriam. MIRIAM Ho fame… Per favore, ho tanta fame… Ho fame!

Nella stanza dell’ospedale, la porta si spalanca ed entrano Nunzio, Poncho e William, che rimangono sbalorditi nel vedere Miriam seduta sul letto, ritornata in vita. Ha il campanello in mano e ripete ansiosa.

Per favore, ho tanta fame. Posso avere qualcosa da mangiare? Ho tanta fame. Vi prego… Ada, Olga e Lisetta la fissano entusiaste. OLGA Si è svegliata! LISETTA Stella d’oro. ADA Il signore ci guarda! WILLIAM (Stupefatto) …Porca troia!

FINE PRIMO ATTO

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SECONDO ATTO

Miriam è seduta al tavolo e mangia con gusto una pastina. Poncho e Sandro la guardano allibiti. Ada, Olga e Lisetta sorridono contente. William osserva silenzioso, in disparte. LISETTA Stella, gioia d’oro. Chissà suo marito, quando viene stasera. Chissà che cosa dice? Stellina. OLGA I medici non capiscono niente. Han detto “è morta, non passa la notte, non ce la fa”. Ti sembra una che non passa la notte questa qui? Prendi su e porta a casa! Menagrami de l’ostrega! ADA È il Signore che la ama. Ha guardato giù e ha detto ”tu no, non ancora”. Miriam ha finito di mangiare. MIRIAM (A Nunzio) Grazie, era molto buona. LISETTA (A Miriam) Come stai, stellina bella? Ti senti meglio? MIRIAM (Confusa) Sì, grazie. Ma non so cos’è successo. Dove sono? LISETTA Al San Paolo, stellina. Sei in ospedale. Stavi tanto male ma adesso stai bene, guarda come stai bene gioia bella. OLGA Si è ripresa! ADA Il Signore le ha fatto la grazia. NUNZIO (A Miriam) Ora vengono i dottori a visitarla. Dovranno farle degli esami. PONCHO (A Sandro, incredulo) Non es posible. Estava morendo. NUNZIO È incredibile.

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PONCHO Non ha più fèvre. Y le pulsasioni sono a posto. (Mostrando il catetere) Y l’urina! Mira el color de l’urina! Es clara come quella de un niño. NUNZIO Vai a chiamare la dottoressa. Dille di muoversi. Poncho esce di corsa, ma sulla porta si scontra con Sandro che sta entrando, agitatissimo. SANDRO Sì è svegliata?! PONCHO Y tu cómo lo sabes? ADA Il signore l’ha salvata! WILLIAM Basta con questo Signore! Non è stato lui, non è mai lui! C’ha sempre altro da fare il Signore quando serve! Sandro si blocca davanti a Miriam, che lo guarda turbata. MIRIAM …Chi è lei? SANDRO Sono Sandro. Io sono Sandro. MIRIAM Io la conosco… Dove l’ho conosciuta? Improvvisamente, Sandro ha un violento attacco di panico. Nunzio e Poncho corrono a sorreggerlo. SANDRO Mi sento male! Aiutatemi, non respiro! Aiutatemi! Mi sento male. Non respiro! Non respiro più! NUNZIO Stai calmo! SANDRO È un attacco di panico! Soffro di attacchi di panico! Non respiro! Aiutatemi, per favore. PONCHO Siediti, stai calmo. Non te agitare.

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SANDRO Oh Dio, mi sento male! Ho bisogno d’aria. Non respiro! Fate qualcosa, aiutatemi. Non respiro! (Strappa a Lisetta le cannule dell’ossigeno e se le mette) Mi scusi. Solo un momento, mi scusi. LISETTA Si figuri, gioia bella. SANDRO (A sé stesso) Stai calmo Sandro, calmo. Respira, ciccio, su. Lo sai che cos’è, non è niente. Adesso ti passa. Un minuto e passa. WILLIAM Questo qui non è un volontario dell’AVO. Questo qui è uno del nono, te lo dico io. Viene giù dritto da psichiatria. OLGA Tu lo sai perché ci vivi al nono, vero? ADA (A William) Il signore la punirà. NUNZIO Respira profondamente. Calmati e respira profondamente. SANDRO Sì, ecco… Adesso sì… Respiro… PONCHO Va meglio? SANDRO Sì, sta passando… Sta finendo… Ecco, sta finendo… NUNZIO (A Sandro) Ma che è stato? WILLIAM L’energia che s’è bloccata, è stata. Ha fatto il grumo! PONCHO William, fuèra de aquì! SANDRO (Ancora con l’affanno) Scusatemi. Purtroppo soffro di attacchi di panico. Il più delle volte li controllo ma oggi, vedendo la signora che si è ripresa così… MIRIAM Io la conosco.

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WILLIAM Certo che lo conosce! È il mago Merlino! Poncho dà una pedata a William. MIRIAM (A Sandro) La conosco ma non so dove l’ho vista. Sandro sorride dolcemente. SANDRO Chissà, forse ci siamo incontrati un giorno. Ma non è importante. NUNZIO (A Miriam) Venga signora, ora deve tornare a letto. Si sente meglio ma non deve esagerare. (A Poncho) Vai a chiamare la dottoressa! Poncho esce di corsa e Nunzio rimette a letto Miriam. OLGA Si è ripresa. LISETTA Stellina d’oro… Ada apre bocca per dire l’ennesimo ringraziamento al Signore ma William la precede e le urla. WILLIAM Non è stato il Signore! Nunzio va deciso da Sandro. NUNZIO Come facevi a sapere che s’è svegliata? SANDRO Non lo sapevo. NUNZIO Sì che lo sapevi. Hai spalancato la porta e, prima ancora di vederla, hai detto “s’è svegliata”! Perciò lo sapevi. SANDRO Ti dico di no. NUNZIO Senti… come hai detto che ti chiami?

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OLGA Si chiama Sandro. NUNZIO Ascolta Sandro, tu puoi parlare con me. Se hai guarito la signora me lo puoi dire perché io ci credo a queste cose. Faccio l’infermiere ma io sono aperto. Io le studio queste cose. Non c’entra niente ma, per dirti, io faccio yoga. Ogni mattina, prima di venire qui, io faccio il saluto al sole. WILLIAM E lui ti risponde? NUNZIO (A Sandro) Ti dico una cosa: io mi occupo di astrologia. WILLIAM Ma va’ da’ via al cü. NUNZIO (A Sandro) Ma non l’astrologia quella cretina che leggi sui giornaletti. Io ho un diploma triennale in astrologia karmica! Perché sono convinto, come te, che noi non siamo solo corpo. Siamo prima di tutto spirito. WILLIAM Ma porca eva, poi ci mettono me in psichiatria! NUNZIO William te ne vai in camera tua, per favore? WILLIAM No. A me mi piace il cinema. NUNZIO (A Sandro) Non devi avere paura di parlare con me. Voglio dire che non stai parlando con uno ottuso che si mette a ridere. Io so capire quello che fai e mi interessa molto approfondire. SANDRO Non ho fatto niente. Si spalanca la porta ed entra Poncho. PONCHO Sta arrivando el professore. NUNZIO (A Sandro) Non andare via. Non andare via, hai capito? Io ti devo assolutamente parlare. Non andartene!

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OLGA Io sono bagnata! ADA È il Signore che ha detto “no, non ancora”.

BUIO William è sulla scala antincendio e fuma. Poncho e Nunzio lo raggiungono e gli spengono la sigaretta. NUNZIO Dov’è? WILLIAM Merlino? Se n’è andato. NUNZIO Gli avevo detto di aspettarmi. PONCHO Tanto retorna. Prima o poi vuelve. NUNZIO Io sono sicuro che è stato lui. WILLIAM (Sarcastico) Sì sì… PONCHO Non me sorprenderìa. Te l’ho detto, nella cultura peruviana esistono da sempre este cose. L’espiridualidad es muy sentita. WILLIAM Te capì! La “cultura” peruviana. PONCHO Està un villaggio in Perù, se chiama Imka Q’ero, dove vivono degli ansiani chi sono delle especie de divinidàd. Li chiamano Curanderos, curatori. Loro guariscono lo espirito delle persone porque conoscono i segreti più antichi e nascosti della Pachamama, La Tierra Madre. WILLIAM Ma va’ da’ a via al cü. Nunzio agguanta William per il collo. NUNZIO Uora m’hai veramente scassato la minchia! Adesso scrivo sulla tua cartella che stai bene e ti rimando in psichiatria.

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WILLIAM No no no! Di sopra no! Al nono no, per favore! Se mi lasci ti dico cos’è successo alla signora morta! Io c’ero! L’ho visto! NUNZIO …Che cosa hai visto? WILLIAM Lasciami andare. NUNZIO Prima dimmi che cos’hai visto?! WILLIAM Tu lasciami andare. NUNZIO Miii, William, ti rumpu i corna! Giuro su Dio che ti mando di sopra e non scendi più! WILLIAM È stato Merlino! Stanotte. Era seduto vicino alla signora e l’ha sfiorata con le mani, come ha fatto con me. Nunzio molla William, che cade. NUNZIO (A Poncho) Te l’ho detto, lo sapevo che era stato lui. Quello che non capisco è perché non vuole parlarne. PONCHO Quando dici este cose nessuno te crede, passi sempre per estupido porque esto mondo ormai es così material, apegados solo a las cosas concretas. Nessuno pensa più che esiste altro fuera de noi. Chi esiste Dio, lo espirito, la fede… WILLIAM (Uscendo) No, la filosofia alle 7 e 20 del mattino ghe la fù no. Nunzio lo blocca. NUNZIO Dimmi cosa ha fatto esattamente. WILLIAM Oh Madòna, te l’ù dì: era seduto, ha passato le mani, ha detto due cose e poi l’è sciupà. PONCHO Che vuol dire ciupà?

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WILLIAM Ha avuto un crollo, come uno che ha corso. NUNZIO Che cosa ha detto alla signora? William ci pensa un secondo e decide di tacere. WILLIAM Non ho sentito. PONCHO Niente? WILLIAM Parlava piano. Ha blaterato qualcosa ma non ho sentito. Devo andare al bagno. William esce. NUNZIO Io devo capire. Appena torna lo fermo Sandro e mi deve spiegare. Io voglio sapere tutto di quell’uomo.

BUIO Nella stanza dell’ospedale Ada cammina appoggiata al girello, Olga e Lisetta sono in poltrona e Miriam è seduta sul letto con le spalle appoggiate ai cuscini. Entra William. WILLIAM Cariatidi, i miei ossequi. Posso vedere un po’ di televisione? OLGA È rotta! LISETTA No che non è rotta, su. Fate i bravi, stelline. È appena passato Natale. William si siede e accende la TV. WILLIAM Grazie. ADA Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”, ���ma io vi dico “se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. Così ha detto il Signore. WILLIAM Uhmmm… Ma quand’è che la va in coma questa qui? Prendila, Signore! Prendila!

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OLGA Bastardo. Entra Nunzio e controlla se nella stanza c’è Sandro. WILLIAM Non c’è. Non viene più, te l’ho detto. Ormai è una settimana. Non viene più il tuo Merlino. OLGA Sono bagnata io! MIRIAM (A Nunzio, agitata) Mi scusi. Io devo parlare con qualcuno. Ho bisogno di capire perché io non sento più quello che sentivo prima. Entra anche Poncho. NUNZIO Cos’è che sentiva, signora? MIRIAM È successo qualcosa! NUNZIO Che cosa? MIRIAM (Toccandosi il petto) È successo qualcosa, qui dentro…Io non sento più quel male… Dov’è quell’uomo? Chi era? NUNZIO Un volontario, signora. Uno di quelli che assistono i malati soli. MIRIAM Non è un volontario… Io l’ho visto, era con me sul fiume! PONCHO Donde? MIRIAM (Angosciata) Era con me e il mio bambino. Lui lo sa che non l’ho fatto apposta. È caduto Luca, ma io non so nuotare. (Piangendo) Non potevo prenderlo! Non è stata colpa mia! Lui l’ha visto, lo sa! Ho fatto di tutto per aiutarlo ma io non so nuotare! Non so nuotare… Si apre la porta ed entra Sandro. Tutti si voltano a guardalo, ammutoliti, avanzare verso Miriam, abbracciarla e stringerla a sé. Mentre la donna si lascia andare a un pianto liberatorio.

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SANDRO Stai tranquilla, Miriam. Tranquilla… Così… Fai uscire tutto… Liberati, tesoro… Non puoi tenertelo dentro, devi tornare a vivere. Hai un’altra figlia da crescere, non puoi lasciarla, è piccola… Devi insegnarle che si può sorridere. LISETTA (Piangendo) Stellina… MIRIAM Ma lei come lo sa che ho un’altra figlia? SANDRO Non è importante questo. Ma tu non puoi lasciarla. Non è giusto. ADA (A Sandro, visionaria) Tu sei Gesù! WILLIAM Oh Cristo d’una Madòna, uccidetela! SANDRO Sono venuto a farvi gli auguri di una buona fine d’anno e di un buon inizio. (A Poncho e Nunzio) Ma non pensavo di trovare anche voi, pensavo che almeno la notte di Capodanno ve l’avrebbero data. NUNZIO Non ci danno mai niente a noi. Sicilia e Perù, i peggio turni li fai tu. PONCHO Abbiamo fatto anche el giorno de Natale. NUNZIO È una settimana che non ti si vede. Dove sei stato? SANDRO Ho dovuto pensare. WILLIAM Sèm a pòst. PONCHO A che cosa? SANDRO A tante cose. (Si avvicina a William e lo accarezza) Come stai William? WILLIAM (Ritraendosi) Tèn giò i màn.

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OLGA Bestia! SANDRO E tu Ada… Come stai? ADA (Sognante) Tu sei Gesù…? WILLIAM Dag à drè con stò Gesù. Non è Gesù! È un pirla! SANDRO No, Ada. Non sono Gesù. Però so che tuo figlio ti vuole bene. Lavora tanto, è stanco e abita lontano ma ti vuole bene e sta pensando a come fare per non lasciarti più sola. ADA (Commossa) Non può il mio Gianni. Come fa? Sta a Paullo, lui e la moglie, in una casa piccola. Non può prendermi con lui. SANDRO Sta pensando a come fare. Dagli solo un po’ di tempo. Vedrai che la trova una soluzione, forse ce l’ha già. LISETTA (Piagnucolando) Gioia d’oro, beata te. Io non c’ho nessuno. SANDRO Tu hai me, Lisetta. Vengo io a trovarti e a darti da mangiare. LISETTA Stella cara, grazie. Sun pù bòna de mangià, mi sbrodolo tutta. WILLIAM Ma se ti ha detto che ti aiuta lui, cosa frigni?! SANDRO E tu, William… Basta con tutta questa rabbia… basta. William lo fissa senza rispondere. Poi, esplode. WILLIAM Basta un corno, sciamano delle mie balle! Stacci te come sto io. Lo sai te cos’è venir su da soli? Lo sai cos’è mangiar merda per tutta la vita?! Lo sai cos’è prender botte sempre e sentirti anche dire che te le cerchi? Che non sei capace, che te sèt bun de fà niènt?! È che a me mi fa male la testa! (Picchiandosi la testa) C’è un treno qua dentro, una macchina che fa un rumore giorno e notte e non si ferma mai! Mi ghel dìsi de stà quieta, glielo dico: un minuto, lasciami un minuto solo.

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Ma lei la pìca tüt el dì, la bastarda. Dum Dum Dum! E mi fa male! È per questo che non posso lavorare! Ma le so fare io le cose, se voglio! Le so fare, hai capito?! Nunzio e Poncho corrono a calmare William, che ha una crisi e grida contro “la macchina” che ha nel cervello. NUNZIO Datti una calmata William. WILLIAM Stà zitta! Basta un corno! Stacci te come sto io! PONCHO Fermo! WILLIAM Le so fare! Se voglio le so fare le cose, ma mi fa male la testa! Hai capito?! Poncho e Nunzio lo portano fuori di forza, mentre William continua a dimenarsi e a gridare. Rimasto solo con le donne, Sandro ha un altro attacco di panico. SANDRO Mi sento male… Chiamate qualcuno, mi sento male! Non respiro. Mi sento male… Aiutatemi! Lisetta si toglie le cannule dell’ossigeno e gliele porge. LISETTA Tenga. Senza complimenti. MIRIAM Si sieda. Venga qui, si sieda! Olga suona il campanello di chiamata. OLGA Signorina! Signorina! Guarda se rispondono. Infermieri de l’ostrega, non ci sono mai! ADA Lo sa il Signore dove sono. OLGA Signorina!

BUIO Sulle scale antincendio, Sandro, Poncho e Nunzio sono seduti in silenzio.

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SANDRO Mi vengono sempre quando provo delle emozioni forti. Non so perché, ma è così. Fin da quando ero piccolo. NUNZIO Esistono delle cure, però. Oggi si può fare molto per gli attacchi di panico. SANDRO Ho fatto tutto. Sono stato in analisi, ho fatto ipnosi, prendo pastiglie. Ma non passano. PONCHO Yo credo che es el esforso che fai. Tu hai un dono, vedi dentro le persone e le cose. Esto è bello ma, ne lo mismo tiempo, es muy pesante. Tu non sei il Signore però, como lui, hai sulle spalle el peso del mundo. Infatti, Nostro Signore es muerto sulla croce. Tu non mueri ma ogni tanto stai male. NUNZIO Ha ragione. Vedere dentro le persone, spesso vuol dire vedere il dolore, e tutto questo incide sul tuo sistema emotivo. SANDRO Sì, dev’essere così. NUNZIO Comunque, se mi dai la tua ora e data di nascita, io ti posso fare l’oroscopo karmico. Forse capiamo qualcosa. Si spalanca la porta ed entra William. WILLIAM (A Nunzio) Non mi dovevi mandare su al nono, bastardo. NUNZIO Hai dato i numeri. WILLIAM Un minuto solo. Potevi anche lasciar perdere. PONCHO Abbiamo lasciato perdere. Te abbiamo portato de sopra ma abbiamo detto ai colleghi de rimandarte giù appena te eri calmato. WILLIAM Sì sì, adesso fate San Pietro e Paolo. Teste di cazzo. SANDRO Mi dispiace, William.

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WILLIAM Te va’ da’ via al cü. SANDRO Come stai? WILLIAM Non mi piacciono quelli come te. Fanno male. SANDRO Non volevo ricordarti brutte cose. WILLIAM Perché, secondo te, devi venire tu a ricordarmele? Secondo te, non le so da solo? Certo che le so in de per mì. Tutte me le ricordo, una per una. Quel postaccio brutto, de merda… Con tutti quei bambini… Sèrum in cinquanta là dènter… Forse cento. Su nò. (Pausa) È vero che il papà non ce l’ho mai avuto… e la mamma, anche lei, dopo un po’ è andata. Di stanchezza è morta. Poi è stato tutto un rotolare giù, come i copertoni che da ragazzi facevamo ruzzolare nei fossi. Tutta in discesa, la mia vita. Poi sun pù stà bun de turnà sù. Va’ da’ via al cü. PONCHO (Nostalgico) Yo pure lo facevo quel gioco, coi copertoni. A San Juarì, el villaggio donde soy nato. WILLIAM C’avete i copertoni in Perù? Da quando? NUNZIO Quel gioco lo fanno tutti i bambini. Anche noi, a Palermo, ci divertivamo un sacco, pomeriggi interi, a giocare con una ruota rotta…Va’ da’ via al cü. Suona con insistenza il campanello di chiamata, e si sente la voce di Olga che grida. VFS OLGA Signorina! Signorina! Infermiere! Aiuto! Aiuto! Escono tutti e quattro di corsa.

BUIO Nella stanza, Lisetta sta male e la altre gridano spaventate. Entrano di corsa Nunzio, Poncho, Sandro e William. OLGA Alla buon’ora! Finito il sonnellino? ADA Il Signore è mia luce e mia salvezza…

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WILLIAM Zitta! NUNZIO Cos’è successo? MIRIAM Si è sentita male di colpo. Ha detto che ha aveva un dolore al petto e ha perso i sensi. Nunzio e Poncho cominciano a darsi freneticamente da fare intorno a Lisetta. NUNZIO Via! Via! Andate a letto. Lasciateci lavorare! Lisetta si riprende per un istante. LISETTA (Si lamenta) Ah… PONCHO Tranquilla, Lisetta. No te preocupe, non è niente. LISETTA (Terrorizzata) …Oddio, muoio! Muoio! (Sviene di nuovo). WILLIAM Non è quello che volevi? SANDRO William! WILLIAM “Prendimi, Signore. Prendimi”. Adesso che il Signore la prende, ha cambiato idea. OLGA Bastardo! NUNZIO (A Poncho) Vai a chiamare la dottoressa. Poncho esce di corsa. ADA Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre… WILLIAM (A Ada) Chiudi quella ciabatta!

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NUNZIO Sandro, per favore, passami quel cuscino. Sandro resta immobile, sgomento. MIRIAM Sta morendo! Fate qualcosa! NUNZIO Sandro, il cuscino! Sandro è pietrificato. MIRIAM Oddio, non fatela morire! Vi prego! OLGA Ma dov’è il dottore? (Grida) Signorina! NUNZIO Sandro, il cuscino! William prende il cuscino e lo dà a Nunzio, che lo appoggia dietro le spalle di Lisetta per sollevarla. Sandro ha un attacco di panico. SANDRO Mi sento male. Ho un attacco di panico, non respiro! NUNZIO Mii, proprio uora! William sorregge Sandro che sta per svenire. WILLIAM Respira, Merlino! Fa minga el pirla! Respira! SANDRO Non ce la faccio. Non ci riesco. Aiutatemi! OLGA (Urla) Signorina! ADA Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo con lo Spirito santo nella gloria di Dio Padre… NUNZIO Lisetta! Lisetta, rispondimi bella, su! Lisa, stai con noi. Non te ne andare proprio adesso. Fammi questo piacere.

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MIRIAM Oddio. Faccia qualcosa! Faccia qualcosa! NUNZIO La sto facendo! SANDRO (A William) Aiutami, ti prego. Mi sento male. Aiutami. WILLIAM Ma porca di quella Eva… NUNZIO Lisetta! Lisa, stai con noi! Guarda se questa non muore proprio la notte di Capodanno, mannaggia la miseria! Olga tira qualcosa a Sandro. OLGA Faccia qualcosa, lei! Macaco de l’ostrega! Non la pole sentirsi male proprio ora! ADA Misericordia di Dio, che ispiri speranza contro ogni speranza, confidiamo in Te.��� Agnello di Dio… SANDRO Aiutatemi! Non ce la faccio! Non respiro! Aiutatemi! William molla improvvisamente un ceffone a Sandro. WILLIAM Piantala, Cristo d’una Madòna! Basta adesso!

Lo choc sconvolge Sandro che, incredibilmente, supera l’attacco di panico e torna in sé.

Ascoltami bene, Merlino: è la notte di Capodanno. Su tutto il piano c’è un solo dottore che non verrà mai perché vorrebbe essere al veglione ed è incazzato nero, e due infermieri inscì pirla che al concorso dei pirla arrivano secondi. Perciò fai qualcosa! Mucàla di frignare e fai qualcosa per quella donna! Tutti ammutoliscono. Sandro, come in trance, va verso Lisetta. Medita qualche secondo e, poi, comincia a sfiorarla con le mani. Pochi momenti e Lisetta riprende coscienza. LISETTA …Voglio morire… WILLIAM Ma va’ da’ via al cü.

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LISETTA Signore, perché non mi hai preso? Sun pù bòna de fa niènt. Su nanca stà in pè. Signore, dovevi prendermi. ADA Ti ringrazio, o Signore santo, Padre onnipotente, eterno Dio… OLGA Ci voleva tanto?! Ecco, s’è ripresa! Poncho rientra affannato. PONCHO Non lo trovo! Non trovo il dottore! Non riesco a… (Si blocca basito davanti a Lisetta, che è viva e vegeta) Està bien? OLGA Si è ripresa! ADA Ringraziamo il Signore per… WILLIAM (Fuori di sé, ad Ada) Senti, lei s’è salvata ma tu non lo so! Sandro scoppia a piangere. LISETTA Gioia bella, stellina. Perché piangi? NUNZIO L’hai salvata. È viva per merito tuo. LISETTA Anche se io volevo morire. WILLIAM Non è vero! LISETTA Sì, invece. SANDRO Scusate. Scusatemi tutti… Scusate… Sandro esce di corsa.

BUIO Sono tutti nella stanza. Lisetta a letto, Olga sulla sua poltrona e Ada e Miriam sedute sui rispettivi letti. William è davanti alla televisione, sintonizzato su un

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veglione di capodanno. Sandro è seduto in un angolo, avvilito. Poncho e Nunzio seduti in un altro, altrettanto depressi. In lontananza si sente qualche botto e fuoco d’artificio. L’atmosfera è terribilmente malinconica. ADA Io ci credo al Signore, gli voglio tanto bene. Però, certe volte, non lo capisco. Che senso ha? Ci tiene qui così: io che non so neanche più chi sono, (indica Olga e Lisetta) loro tutto il giorno a letto o sulla sedia, (indica William) questo qui che non c’è con la testa… WILLIAM Ha parlato la sciura Alzheimer. ADA (A Miriam) E la signora… col suo bambino… (la abbraccia) Mi dispiace tanto, cara. Tanto tanto… LISETTA Stellina… PONCHO (Pensieroso) Ha ragione Ada. Porque es tutto così difficile? Sandro, tu devi averla una resposta. Tu che sei così especiale, dicci porque Dio vuole così tanto da noi? SANDRO Io non sono speciale. E quindi non ce l’ho una risposta da darti. NUNZIO Non ci credo. SANDRO È così, invece. Non ne ho di risposte. Nessuno le ha. Siamo qui e poi non ci siamo più. WILLIAM Che genio. SANDRO Però penso che mentre siamo qui, siamo. Mentre siamo qui dobbiamo essere… OLGA Giusto. WILLIAM Ma se non ha neanche capito cosa vuole dire. OLGA Si che ho capito, barbone!

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WILLIAM Cosa voleva dire? OLGA Che finché siamo vivi bisogna vivere! Che chi mori el mondo lassa e chi vivi se la spassa, che le ciàcole non fa frìtole, che tutti ‘sti bla bla bla non servono a un bel niente perché un giorno sei giovane e fai l’amore e il giorno dopo te xè vecia e bagnata. L’è così e non xè niente da fàr. Perciò ciàpa tutto quel che xè nel mezzo perché l’è molto meglio riderse doso che pisarse! WILLIAM Vi presento la figlia di Platone! OLGA Perché, xè un altro modo di veder le cose, secondo te? C’è qualcosa di più di quello che ho detto? Non xè niente, caro mio. (A Lisetta) Ho ragione o no? LISETTA (Piagnucolando) Io non lo so… Non son buona di capire quello che dite. Voglio morire… ADA “Io sono venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza”, ha detto il Signore. WILLIAM Ma cosa c’entra?! ADA C’entra, c’entra. Il Signore c’entra sempre. WILLIAM Eh, è quello lì il suo problema. MIRIAM La mia vita ce l’aveva un senso… era Luca… LISETTA Gioia bella... Cala un silenzio di commozione. Miriam – che è vicina a William – lentamente si piega verso di lui e cerca conforto abbracciandolo. William, disabituato ai contatti fisici, s’irrigidisce. Ma Poncho e Sandro, emozionati come tutti gli altri, lo incitano a gesti a rispondere all’abbraccio e William lo fa. Goffamente, stringe tra le braccia Miriam e l’accarezza con tenerezza. Fuori dall’ospedale esplodono i botti della mezzanotte. NUNZIO (Sull’orlo delle lacrime) Che minchia di Capodanno. Che Capodanno di minchia…

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Mi viene da piangere. PONCHO (Piangendo) Veramente. Anche a me… Es el capodanno mas triste de mi vida. Tutti si fanno contagiare dalla tristezza. Ma dopo un lungo momento, Sandro si alza e reagisce. SANDRO Non è vero. Non c’è niente da piangere. Siamo qui, siamo vivi, siamo insieme! Non bisogna piangere! Balliamo invece.

Tutti lo guardano straniti, mentre Sandro accenna qualche passo di danza.

Balliamo, ragazzi! C’è anche la musica! La sentite la musica? Impera il silenzio, rotto solo dai botti di Capodanno. WILLIAM Vado su al nono a dirgli di venire a prenderlo? SANDRO Non la sentite? Sì che la sentite! Come fate a non sentirla? E un cha cha cha! Dai! Ballate! Balliamo! Dopo un momento, sebbene esitanti e confusi, Poncho e Nunzio cominciano a muoversi al suono di un’immaginaria musica e ballano con Sandro. SANDRO Ada, Olga, Miriam! Dài Lisetta, la senti la musica?! Lentamente, sale e cresce sempre più la musica di un celebre cha cha cha degli anni Cinquanta “Corazòn de Melòn”. Tutti, chi a letto, chi in poltrona, chi nel mezzo della stanza, cominciano a seguirne il ritmo. SANDRO Balliamo! Balliamo! Balla William! Balla con noi! WILLIAM Ma va’ da’ via al cü. Sandro prende William per un braccio. William resiste ma senza convinzione. SANDRO S’è fermata la macchina! Lo senti che non c’è più la macchina nella testa! Balla, William! Balla! Siamo noi il senso! Siamo noi! Balla, William! Travolto dalla follia generale, anche William comincia lentamente a ballare. Ridicolo, buffo, goffissimo, balla Corazòn de Melòn e finalmente, ride per la prima

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volta. WILLIAM Ballo di corte nella sala delle Cariatidi!

FINE