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il personaggio del mese

giampaolo letta

il personaggio del mese

giampaolo letta

SPECCHIECONOMICO

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5SPECCHIOECONOMICO

punto in cui siamoarrivati, in previsionedelle elezioni politi-

che fissate per il 24 e 25 feb-braio prossimo, se nella te-sta della gente, sia pure fra-stornata e inebetita da inu-tili trasmissioni televisivedi politica-spettacolo, è ri-masta una minima capacitàdi ragionamento e di rifles-sione, c’è da porsi una soladomanda: ma perché farle,queste elezioni? Detto in al-tre parole: perché distur-barsi tanto? Perché spende-re cospicui capitali pubbli-ci, ma anche privati, in questa duracongiuntura economica?

La risposta a questa domanda, for-nita dalla fine del regime fascista adoggi quindi scontatissima, consisten-te nell’inviare al governo del Paese irappresentanti del popolo, non è piùvalida, non è più vera, costituisce unmacroscopico falso, una gigantescaturlupinatura in danno della massaingenua che ancora insiste a creder-vi, o fa finta di credervi. Questo nonè più vero già da qualche anno, ma siconferma soprattutto in questa occa-sione elettorale.

Paradossalmente la verità è unasola: il nuovo Parlamento, quello chedovrebbe nascere appunto il 24 e 25febbraio, è stato già eletto, i nuoviparlamentari stanno preparando levalige per Roma, anzi qualcuno, an-ziché affannarsi a raccogliere voti co-me facevano un tempo i candidati, sene va al mare. Non a Porto Rotondo,tanto più che stavolta le elezioni sisvolgono in pieno inverno mentresolitamente si facevano in giugno oal massimo a fine maggio, ma perchében più attraenti, caldi e confortevolilidi tropicali garantiscono loro perfi-no la riservatezza.

Due o tre elezioni fa, un mese pri-ma dell’apertura dei seggi elettorali,un candidato uscente di mia cono-scenza partì per un soggiorno diventi giorni nei Caraibi; tornò ab-bronzatissimo, appena in tempo pervotare. Delle elezioni, dei voti, dellecene elettorali, dei raduni in grandicinematografi, delle parrocchie, del-le borgate non si curò affatto: il suoleader ne aveva inserito il nome inbuona posizione nella lista elettoralee, in base ai precedenti risultati e aivoti che tale lista verosimilmenteavrebbe riportato anche nella nuovaconsultazione, il mio amico sarebbestato sicuramente eletto.

Oggi, con la vigente e ormai impe-ritura legge elettorale, la situazione èla stessa: già si conoscono il numero

dei voti che le varie liste otterranno,il numero dei seggi che ognuna con-quisterà, i candidati il cui nome figu-ra in quei primi posti; non c’è biso-gno di essere scienziati della politica,tecnici elettorali, super Cencelli o in-dovini: un qualunque cittadino dota-to di pazienza, curiosità e tempo daperdere, potrebbe annunciare già lacomposizione del nuovo Parlamen-to, per almeno i due terzi degli elettise non per i tre quarti.

Certamente un margine di incer-tezza può esservi, sorprese possonosempre verificarsi. Ad esempio, ri-spetto al passato potrebbe entrare inParlamento una discreta rappresen-tanza di cosiddetti «grillini». Co-munque un Paese di oltre 56 milionidi abitanti va alle urne con immanesforzo fisico ed economico-finanzia-rio solo per inserire una piccola par-te di parlamentari effettivamenteeletti dal popolo.

Ci si potrebbe allora domandare:perché, da chi sono eletti gli altri?Torniamo alla questione cruciale: so-no gli stessi di prima, che si sono au-toconfermati ed hanno cooptatoqualcun altro, organico e funzionalea loro. Obiettivamente dobbiamoammettere che anche questo potreb-be essere uno dei tanti sistemi eletto-rali praticati nel mondo e che i nostripolitici tentano sempre di scopiazza-re, parzialmente o totalmente, comese il nostro sistema politico-istituzio-

nale, o meglio la nostra Co-stituzione, sia la peggioreesistente. Possibile che inquesto campo gli eredi de-gli inventori del diritto ro-mano abbiano, per elimi-nare la possibilità di nuovedittature, architettato unaCostituzione che ci stareb-be riportando proprio alladittatura, se non auspicatacertamente favorita daqualche leader maximustanto acclamato? In realtà la Costituzione,dinanzi alla quale ipocrita-mente si inchinano tutti -

tranne l’attuale presidente della Re-pubblica che ne è uno strenuo, co-sciente e sincero difensore - viene datutti sbeffeggiata. In essa non c’èscritto che il popolo elegge il capodel Governo, ma che lo nomina il Ca-po dello Stato sentite le indicazionidei Gruppi parlamentari. Adesso ad-dirittura il capo del Governo vieneindicato con una singolare procedu-ra scopiazzata male da altri Paesi, le«elezioni primarie», approssimativa-mente gestite dai partiti quando pro-prio questi, in 65 anni, non hanno ot-temperato alle prescrizioni della Co-stituzione stessa sugli aspetti princi-pali della loro vita interna, come i bi-lanci finanziari ed altro.

La verità è che, soprattutto in que-sti ultimi decenni, gli italiani nonhanno più una Costituzione maun’Incostituzione, anche se, con sot-tili sofismi, i professori in materia, icostituzionalisti, distinguono tra Co-stituzione formale e Costituzionemateriale. Ma se la Costituzione ma-teriale, attuata, giustificata, prevalein tutti gli atti dello Stato e della vitadei cittadini, se quindi è di fatto le-gittima, allora l’altra, quella vera, èillegittima, è un simulacro, è un fan-tasma, non ha alcuna rilevanza e va-lore reale, pratico.

Ma i sostenitori di quella materialenon hanno il coraggio e forse la forzae il consenso popolare per modificar-la; però a un presidente del Consi-glio passato, in carica o in pectore,non dovrebbe essere permesso di at-taccare la Costituzione formale, nécon discorsi né con gesti e comporta-menti ufficiali. Solo i semplici citta-dini hanno il diritto di discuterne,quanto meno con un referendum, co-me quando essa fu istituita. Purtrop-po la legittimità non alberga più nel-la testa dei politici interessati, né inquella della gente disinteressata madisinformata o meglio addiritturafrastornata, influenzata, ingannatada certe televisioni. n

AlAlELEZIONI INUTILI,

IL FUTUROPARLAMENTO GIÀ

C’È, È STATO ELETTOSULLA CARTA

d i V I C T O R C I U F FA

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F Giancarlo ArmatiF Ernesto Auci F Giorgio BenvenutoF Ettore BernabeiF Giorgio BerniniF Pier Luigi BersaniF Leonzio BoreaF Luca BorgomeoF Umberto Cairo F Gildo Campesato F Fausto Capalbo F Sergio M. CarboneF Salvatore CardinaleF Nazzareno CardinaliF Elio CataniaF Marcello ClarichF Claudio ClaudianiF Cesare CursiF Massimo D’Alema F Sergio D’AntoniF Dario De MarchiF Cesare De PiccoliF Maurizio de TillaF Antonio Di PietroF Massimiliano DonaF Piero FassinoF Cosimo Maria Ferri F Domenico Fisichella F Ilario Floresta F Silvio Garattini F Lucio Ghia F Pier F. GuarguagliniF Cesare ImbrianiF Pietro LarizzaF Luigi LocatelliF Alessandro Luciano

F Antonio MariniF Antonio MartuscielloF Antonio MarzanoF Giulio MazzocchiF Luigi Mazzella F Alberto Mazzuca F Vittorio MeleF Andrea MonorchioF Mario MorconeF Alberto Mucci F Nerio NesiF Michele NonesF Ubaldo PacellaF Giancarlo Pagliarini F Claudio PetruccioliF Nicoletta PicchioF Fabio PiccioliniFSerena PurarelliF Silvano Rizza F Pierfilippo Roggero F Anneli RukkoF Stefano SalettiF Carlo SalvatoriF Enrico SantoroF Angelo SanzaF Enzo SavareseF Luigi ScimìaF Luigi TivelliF Tiziano TreuF Lanfranco TurciF Adolfo UrsoF Domenico B.ValentiniF Mario ValducciF Francesco VerderamiF Gustavo VisentiniF Vincenzo Vita

HANNO SCRITTO PERSPECCHIO ECONOMICO

6 specchioeconomico

ANNA MARIA CIUFFAAmministratore unico

Direttore editoriale

Consulenza fotografica Maurizio Riccardi

Direzione e redazione,amministrazione e pubblicità:Roma: Via Rasella 139, 00187Tel. (06) 482.11.50 - 482.11.52Telefax (06) 485.964e-mail: [email protected]://www.specchioeconomico.comhttp://www.victorciuffa.com

VICTOR CIUFFAEditoreDirettore responsabile

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L’ITALIAALLO SPECCHIOdi Victor Ciuffa

GIAMPAOLO LETTA: I MIEI PRIMI 10 ANNI DI CINEMA TRA QUALITÀ, IMPEGNO E RISULTATIintervista all’amministratore delegato della Medusa spa

TASSE OGGI E DOMANI. L’EQUILIBRIO NELLO SCACCHIERE FISCALE INTERNAZIONALEdel prof. Enrico Santoro

TECNICA E POLITICA. VA RIATTIVATO IL DIALOGO CON LE PARTI SOCIALIdi Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Buozzi

TERRORISMO. LA MAPPA DEI PAESIPIÙ COLPITI. L’ITALIA È AL 67ESIMO POSTOdi Antonio Marini

ADELCHI D’IPPOLITO: QUELLA GIUSTIZIACHE OCCORRE PER SUPERARE LA CRISIintervista al vicecapo dell’Ufficio legislativo del Tesoro

BERNARDINO REGAZZONI: SVIZZERA E ITALIA,MOLTO IMPORTANTI L’UNA PER L’ALTRAintervista all’ambasciatore svizzero presso il Quirinale

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CONTRO I NUOVI DEBITI PIÙ SOVRANITÀALL’EUROPA, MENO POTERI ALLE REGIONIdel prof. Marcello Clarich

TRASPORTI IN EUROPA. OCCORREINVESTIRE NELLE RETI PER ANTICIPARE LA RIPRESAdi Ubaldo Pacella

CLAUDIO GIACOBAZZI: LA CRISI SPINGESEMPRE PIÙ A CERCARE SICUREZZA NEI DIAMANTIintervista all’amministratore dell’Intermarket Diamond

FABRIZIO GIULIANINI PRESENTA SELEX ES: TECNOLOGIE E COMPETENZE ALL’AVANGUARDIAintervista all’amministratore delegato

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La recente legge costituzionale obbliga Regioni,Provincie e Comuni ad assicurare l’equilibrio dei bilancie a rispettare i vincoli finanziari posti dall’UE. È tornataquindi la competenza legislativa esclusiva dello Stato

IMPRESE GIUNTE SULL’ORLO DELFALLIMENTO: COME FAVORIRNE LA «RIPARTENZA»di Lucio Ghia

IMPUGNAZIONI: NON FUNZIONERÀ IL FILTRO DIINAMMISSIBILITÀ. UNA PROPOSTA RAGIONEVOLEdi Maurizio De Tilla, presidente dell’Associazione Avvocati

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GIAMPAOLO DI PAOLA: UNO STRUMENTO MILITA-RE PIÙ VALIDO E FINANZIARIAMENTE SOSTENIBILEintervista al ministro della Difesa del Governo Monti

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Mensile di economia,politica e attualità

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a N N o X X X i i

febbraio 2013

7specchioeconomico

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Per il capoluogo piemontese il 2013 costituisceun anno di festeggiamenti e di ricorrenze: ha compiutoinfatti trent’anni il Torino Film Festival ed ha raggiuntoi primi cinque anni di vita il TorinoFilmLab

Il problema può essere affrontato solo ampliandola ricettività degli istituti di pena, adeguando glistandard detentivi alle condizioni europee, limitandole entrate, considerando la detenzione l’extrema ratio

Il programma del nuovo Governo dovrebbe includereiniziative volte a dissuadere il reiterarsi di certescorrettezze; andrebbero condannate a fare pubblicaammenda le imprese che diffondono spot ingannevoli

CIUFFA EDITORE

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AFFARI & CULTURA.MOSTRE, PRESENTAZIONI, AVVENIMENTIpiccolo viaggio tra opere d’arte in tutta Italia

LE PROFESSIONI PER L’ITALIA.ANTIPOLITICA, CORRUZIONE, PRECARIATOsecondo il nuovo Movimento il punto più alto è l’assenza di etica

SAVINA NEIROTTI: TORINO FUCINADI IDEE E PROGETTI PER IL CINEMAintervista al direttore del TorinoFilmLab

CORSERA STORY. EQUO COMPENSO,MA ANCHE EQUO NUMERO DI GIORNALISTIl’opinione del Corrierista

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VIASAT, UTILISSIMA IN TEMPI DI CRISIMA L’INNOVAZIONE È RIMASTA NEL CASSETTOle cause del fermo nel settore degli antifurti satellitari

MAGISTRATURA. LE MIE SOLUZIONIAL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERIdi Cosimo Ferri, segretario di Magistratura Indipen.

SENTIRE L’AMBIENTE. IL GOTHA SI RIUNISCEPER ACCOGLIERE LA RIVOLUZIONE ENERGETICAdue giorni di dibattiti e sondaggi sul pensiero degli italiani

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IDILIO CIUFFARELLA: LED ED ALTRENOVITÀ PER RISPARMIARE ELETTRICITÀintervista all’amministratore delegato di Delta Italia

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ENRICO GARACI: ISS, COMESTA CAMBIANDO IL CONCETTO DI SANITÀintervista al presidente dell’Istituto Superiore di Sanità

GIANLUCA ORICCHIO: QUANTI DANTEE LEONARDO NON NATI PER LA DENATALITÀintervista al direttore del Campus Bio Medico di Roma

IN ATTESA DEL 2014. UNA RICETTAIN 12 PUNTI PER ACCELERARE LA RIPRESAdi Stefano di Tommaso

PASSA PER TWITTER LA LOTTA DELL’UNCCONTRO LA PUBBLICITÀ INGANNEVOLE di Massimiliano Dona, segretario dell’UNC

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ato a Torre Annunziata ed entratonell’Accademia Navale nel 1963, l’at-tuale ministro della Difesa del Gover-no Monti - rimasto in carica, dopo ledimissioni dello scorso dicembre, so-

lo per il disbrigo degli affari correnti -, fu nomi-nato Guardiamarina nel 1966, quindi in rapidasuccessione promosso Sottotenente di Vascel-lo, Tenente di Vascello, Capitano di Corvetta,Capitano di Fregata, Capitano di Vascello,Contrammiraglio, Ammiraglio di Divisionefinché il primo gennaio 1999 è giunto al gradodi Ammiraglio di Squadra. Dopo la specializ-zazione nella Scuola Sommergibili, dal 1968 al1974 ha prestato servizio con vari incarichi abordo dei sommergibili convenzionali Gazza-na e Piomata, ha comandato il Cappellini e ilSauro, la Fregata Grecale; dopo la promozionea Capitano di Vascello ha prestato servizio co-me Comandante a bordo dell’incrociatore por-taerei Garibaldi. Ha frequentato il Nato Defen-ce College a Roma, ha prestato servizio in Usaa Saclant nella Virginia, come Ufficiale di guer-ra antisommergibile e addetto al programmadi guerra subacquea. Ha svolto vari incarichinello Stato Maggiore della Marina, è stato Ca-po di Gabinetto del ministro della Difesa, Se-gretario generale della Difesa-Direttore nazio-nale degli Armamenti. Dal 10 marzo 2004 al 12febbraio 2008 è stato Capo di Stato Maggioredella Difesa e dal giugno 2008 al 17 novembre2011 presidente del Comitato militare dellaNato.

Domanda. Nell’ambito del suo mandato diministro della Difesa nel passato GovernoMonti, quali iniziative più significative ha rea-lizzato, e quali altre avrebbe avviato se lo stes-so Esecutivo fosse rimasto in carica?

Risposta. Il traguardo che, sin dall’inizio delmio incarico, ho sempre definito più importan-te e che, grazie al Parlamento, sono riuscito araggiungere è stata la riforma dello strumentomilitare. In Italia si era creata una dicotomia trale risorse finanziarie che il Parlamento nel tem-po ha messo a disposizione della funzione Di-fesa e la dimensione dello stesso strumento.Una dicotomia insanabile, per cui bisognava ri-trovare una coerenza tra le risorse, le strutturee la dimensione di queste. Per cui il disegno dilegge delega, che adesso è diventato legge per-ché è stato approvato dalle Camere, è l’atto cuiho dedicato la parte maggiore delle mie ener-gie e che, grazie all’intelligenza e alla sensibi-

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giaMPaOLO Di PaOLa: unO struMentOMiLitare PiÙ vaLiDOe FinanZiariaMente sOsteniBiLe

giaMPaOLO Di PaOLa: unO struMentOMiLitare PiÙ vaLiDOe FinanZiariaMente sOsteniBiLe

L’AmmiraglioGiampaolo Di Paola,ministro della Difesanel Governo Monti

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lità del Parlamento, è potuto diven-tare legge con un’amplissima mag-gioranza al Senato, formata da tutti iGruppi politici ad eccezione di unosolo; parimente, ha avuto una gran-de maggioranza anche alla Camera.Un apprezzamento politico così am-pio è motivo di soddisfazione e diplauso non per me ma per il Parla-mento, che ha compreso l’importan-za della riforma, come spero che l’ab-biano compresa anche gli italiani

D. Che può dire oggi sul contesta-to acquisto degli aerei da caccia F35,e su chi sosteneva che si potevano fi-nanziare interventi più utili?

R. Il problema non è «F35 sì o F35no», come ho ripetuto in Parlamentosia nelle audizioni, sia durante la di-scussione del disegno di legge dele-ga sulla riforma dello strumento mi-litare, sia nelle risposte alle specifi-che interrogazioni postemi. Il proble-ma è se, nell’ambito delle risorse fi-nanziarie messe a disposizione, si ri-tiene che debbano figurare ancheForze armate di qualità. A crearequesta qualità concorre la compo-nente aerotattica dell’Aeronautica,che va rinnovata perché possiede ae-rei che si avviano verso la fine dellavita operativa. Il rinnovamento di al-cune linee non avviene in un giornoo in un anno, ma nel lungo periodo;quel programma era stato impostato10 anni fa dai Governi che mi aveva-no preceduto, ed era stato continua-mente confermato in Parlamento. Ioho ritenuto giusta e corretta quellascelta, nella quale l’Italia ha investitomolto, anche sul piano industriale.

D. In cosa è consistita, in particola-re, la sua azione?

R. Ho ricondotto quella scelta inun quadro di sostenibilità finanziariarispetto alle risorse disponibili, ridu-cendo il quantitativo dei velivoli chel’Italia intende acquistare, assicuran-do la coerenza tra risorse e capacità;e ciò vale non solo per gli F35, ma perqualunque programma di investi-mento che la Difesa compie. Il quesi-to da porci è se devono farsi investi-menti per la Difesa o no; ma se leForze armate devono costituire unostrumento utile per il Paese, occorro-no investimenti. Attraverso la rifor-ma ho ridimensionato lo strumentomilitare, cosa che, anzi, a volte mi èstata rimproverata perché, essendoun ex militare e un ex Capo di StatoMaggiore, sono stato accusato di ri-durre lo strumento militare per ri-spettare la coerenza tra le risorse e lecapacità.

D. Qual’è la sua idea sulla funzio-ne e sulla dimensione che debbonoavere le Forze Armate?

R. L’essenziale è avere Forze Ar-mate di qualità. La loro dimensioneè quella resa possibile con le risorse

disponibili, e in questo quadro hasenso l’investimento negli aerei F35come in altre capacità militari. Per-chè, se le Forze Armate devono co-stituire un valore e quindi essereutili, devono anche avere delle ca-pacità. Esse esistono in tutti i Paesieuropei, anzi in ogni Paese del mon-do. E che siano di qualità ci vienechiesto anche dall’Unione Europea

e dalle altre alleanze, in primis laNato, di cui facciamo parte.

D. In che modo gli investimentinelle Forze armate possono essereutili anche per il futuro e per la cre-scita del Paese?

R. Questa domanda mette in luceun aspetto fondamentale che do-vrebbe essere noto, ma che è benesottolineare. Il rinnovamento delleForze armate e lo sviluppo delle ca-pacità militari richiede investimenti,in innovazione e in tecnologia in va-ri settori della sicurezza, che fannocrescere l’industria nazionale anchein ambiti non strettamente militari.La ricerca scientifica e l’innovazionetecnologica generate dagli investi-menti militari hanno una notevolericaduta in tutti i settori, sviluppanol’industria e accrescono il prodottointerno. Tra l’altro l’industria dellaDifesa ha uno dei più vantaggiosi ri-torni; se si investe 10, si ricava 20, 30,a volte anche 40. È uno dei settori dipunta in cui si registra un alto valoreaggiunto e quindi un elevato ritornoeconomico e di crescita per il Paese.

D. In una occasione lei ha dettoche «nell’aria c’è un furore e un pre-giudizio ideologico contro le Forzearmate». Da parte di chi?

R. Alcune componenti della nostrasocietà mostrano chiaramente unpregiudizio ideologico nei confrontidella struttura militare e invitano afare a meno delle Forze Armate. Perfortuna non sono componenti mag-gioritarie della società, tanto che ilParlamento, che rappresenta la so-cietà italiana, ha ritenuto di doverapprovare il disegno di legge chepunta a dare allo strumento militarecapacità e qualità, sia pure in una di-

9specchioeconomico

Da sinistra: iI Capo dello Stato Giorgio Napolitano con il ministro Di Paola

«Il quesito da porciè se devono farsiinvestimenti per la Difesa o no; ma se le Forzearmate devono costituireun valido strumento peril Paese, occorre investire.Con la riforma le abbiamoridimensionate, cosache talvolta mi è statarimproverata perché,come ex Capo di Stato Maggiore della Difesa,sono stato accusatodi ridurre lo strumentomilitare per rispettarela coerenza trale risorse e le capacità»

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mensione ridotta.D. Nell’Agenda Monti

figurano anche le dismis-sioni di immobili militari.In che cosa consistono?Sarà facile venderli? Ed èopportuna la vendita diquesti ingenti patrimoni?

R. L’Italia ha il grandeproblema del debito pub-blico, quindi ha bisognodi misure che portino alsuo abbattimento. Misurenon di breve periodo, esulla cui adozione abbia-mo assunto impegni for-mali con l’Unione Euro-pea quando, in tema di fi-scal compact, ci siamoimpegnati a ridurre il de-bito eccedente. Condivi-do quanto ha ricordato ilpresidente del ConsiglioMario Monti, cioè chenon c’è crescita sana enon si creano sviluppo elavoro se non esiste un’e-conomia sana. E che non può definir-si sana un’economia caratterizzatada un forte indebitamento. Ovvia-mente il debito pubblico non si ab-batte soltanto attraverso la dismis-sione degli immobili; occorre soprat-tutto invertire la tendenza che haportato in questi anni a una riduzio-ne del prodotto interno e quindi aduna crescita del peso del debito pub-blico.

D. Che ruolo possono avere, per-tanto, le dismissioni di tali beni?

R. Per far sì che il rapporto tra il de-bito pubblico e il prodotto interno siinverta, oltre ai due fattori consistentidella riduzione della spesa e dell’in-cremento della crescita, contribuisceun altro elemento che è rappresenta-to appunto dalle dismissioni. Pertan-to occorre dismettere una parte delpatrimonio nazionale che non serve onon è più utilizzabile, utilizzandoquesto stock di risorse finanziarie perconcorrere ad abbattere il debito pub-blico. È una misura complementare,ma in una situazione in cui va ade-guatamente ridimensionato il debitopubblico, le dismissioni finalizzate atale scopo aiutano.

D. Con quali criteri si intende di-smettere tali beni?

R. Le dismissioni del patrimoniomilitare devono avere una logica.Prima di tutto, si dismette quantonon serve più alle esigenze della Di-fesa, per cui è bene valorizzarlo met-tendolo nel mercato. In secondo luo-go perché, alienando infrastruttureche non servono, si riducono le esi-genze quindi la spesa che quel patri-monio richiede. La Difesa non dovràpiù affrontare costi per la gestione ela manutenzione di beni che non ser-

vono più, conseguendo in tal modoun doppio risultato: contribuire al-l’abbattimento del debito pubblico eridurre la spesa militare. Quindi so-no assolutamente favorevole a que-sto programma, che tuttavia non è difacile realizzazione. In una fase in cuil’economia non tira e la domanda èdebole, mettere sul mercato un patri-monio consistente, che richiede com-pratori disposti a investire centinaiadi milioni di euro, è un’operazionenon facile.

D. Se si riuscirà a vendere tale pa-trimonio militare ad entità straniere,cosa resterà allo Stato italiano delsuo contenuto storico e artisticospesso stupendo?

R. Non si parla certamente di ven-dere il Colosseo, ma quelle struttureche non sono più utilizzabili. Non sochi le acquisterà, ma quelle esistentinell’ambito di contesti urbani do-vranno rientrare nei piani urbanisticidei relativi Comuni e delle Ammini-strazioni locali. Comunque dovrà es-sere esercitato un controllo sull’usodi questi beni. Non è rilevante da chisia posseduto il bene, ma la condizio-ne che il suo impiego rientri in unquadro di valorizzazione del conte-sto urbanistico ed ambientale. Maquesto rientrerà nella competenzadei Comuni.

D. Come rimpiazzate i mezzi mili-tari giunti al termine della vita ope-rativa? Si possono vendere a Paesistranieri?

R. In alcuni casi esistono Paesi in-teressati all’acquisto di mezzi nonpiù rispondenti alle nostre esigenze;in questo caso si possono cedere, equesto è avvenuto in particolar mo-do nel settore navale nell’ambito del

quale destiniamoalla dismissione no-stre unità quandociò rientra negli ac-cordi di coopera-zione con Paesiamici. Giudico que-sta una forma an-che intelligente didismissioni, perchési elimina un beneormai non più utilericavandone nellostesso tempo unutile finanziario. Inaltri casi questapossibilità non c’è,e i mezzi vengonodestinati a fine vitaoperativa, e dopoun certo tempovengono distrutticon processi di rot-tamazione eseguitida industrie specia-lizzate.

D. È fiducioso nellaCorte Suprema indiana per quantoriguarda il processo ai due marò ita-liani, i fucilieri della Marina MilitareItaliana coinvolti nell’azione anti-pi-rateria nell’Oceano Indiano?

R. Sono molto fiducioso che la Cor-te Suprema indiana applicherà il di-ritto internazionale e riconoscerà cheappartiene all’Italia la giurisdizionesul caso dei due fucilieri della nostraMarina. E sono anche convinto chequesto avverrà in tempi brevi. Dopole festività di fine anno i due fucilierisono rientrati in India, in attesa delgiudizio della Corte Suprema che sa-prà riconoscere il diritto a giudicarlidella Magistratura italiana.

D. C’è qualcosa di significativo chea lei fa piacere dire?

R. Non dobbiamo dimenticare chel’Italia, al di là dei propri travagli edelle difficoltà economiche e politi-che, è un grande Paese, una grandedemocrazia europea e atlantica. Eche noi facciamo parte di queste duegrandi famiglie e, come tali, dobbia-mo svolgere il nostro ruolo nel cam-po della politica estera e della sicu-rezza. Dobbiamo concorrere a co-struire un’organizzazione europeapiù integrata anche nel settore delladifesa, e questa prospettiva è funzio-nale anche a un rafforzamento delrapporto con la Nato. Gli Stati Unitistanno ripetutamente chiedendo anoi europei di non lasciare solo a lo-ro il peso della sicurezza di questaalleanza, e di acquisire pertantomaggiore responsabilità anche nelsettore della sicurezza e della difesa.Credo che una risposta a questacomprensibile e legittima richiestadegli Stati Uniti possa passare attra-verso una maggiore integrazione eu-

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L’Ammiraglio Di Paola in una visita al contingente

militare italiano in Afghanistan

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GIAMPAOLO LETTA: I MIEI PRIMI10 ANNI DI CINEMATRA QUALITÀ, IMPEGNO E RISULTATI

olo 46 anni, segno zodiacaleAriete, una passione sportivaper il canottaggio e la corsa,

entrambi praticati a buoni livelli, unesordio in terra americana nelle pub-bliche relazioni della Ferrari, poistesso incarico, nella seconda metàdegli anni 90, nella Medusa; oggi, in-fine, manager di vaglia che governabuona parte delle sorti del cinema,non solo italiano, nei vari «rivoli» traproduzione, distribuzione ed eserci-zio. Si presenta così Giampaolo Let-ta, vicepresidente e amministratoredelegato della Medusa spa, la piùblasonata major italiana facente capo

al Gruppo Mediaset, nonché vicepre-sidente vicario dell’Anica, associa-zione nazionale dell’industria del ci-nema e dell’audiovisivo, e vicepresi-dente, con delega all’«Industria crea-tiva, cultura e turismo» dell’Unindu-stria Lazio, l’associazione territorialedi imprenditori aderente alla Confin-dustria.

Pacato nei toni, Letta ha da pochis-simo tagliato il traguardo dei diecianni trascorsi nella carica di ammini-stratore delegato della Medusa. Nel-la storia dell’italica cinematografiatale marchio venne acquisito dalGruppo Fininvest nel 1986. Accanto-

nato poi temporaneamente in favoredella Pentafilm, joint venture con lafamiglia Cecchi Gori, è tornato nel1995 a pieno regime sotto la presi-denza di Carlo Bernasconi, indimen-ticato manager prematuramentescomparso che Letta considera il pro-prio maestro. Dalla seconda metà de-gli anni 90 in poi, l’apporto al cinemaitaliano della Medusa ha seguitoun’ascendente parabola qualitativa,sostanziale e vincente: l’azienda hachiuso il 2012 con una quota di mer-cato intorno al 19 per cento dei ricavitotali del comparto. Negli ultimi 10anni, sotto la guida di Giampaolo

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Giampaolo Letta,amministratore

delegatodella Medusa spa

Al compimentodel suo primo decenniodi attività nel settore,l’amministratoredelegato della Medusa,la più blasonataCasa di produzionecinematograficaitaliana, tracciaun bilanciodei risultati raggiunti

a cura di

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GIAMPAOLO LETTA: I MIEI PRIMI10 ANNI DI CINEMATRA QUALITÀ, IMPEGNO E RISULTATI

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spettatori molto più vasto di oggi. Ilcambiamento è avvenuto con l’av-vento della televisione, in particolarequella commerciale, perché è cam-biato il modello di attività e le azien-de del settore hanno dovuto ade-guarsi. Nel panorama imprenditoria-le odierno, ad esempio, esistono duesocietà cinematografiche che fannocapo a due grandi gruppi televisivi,la Medusa a Mediaset e Raicinemaalla Rai, entrambe guidate da mana-ger. Poi vi sono una serie di societàprivate, anche queste gestite con cri-teri molto meno «one man com-pany» di allora. Un lato positivo delvecchio modello era l’artigianalità,che nel cinema è sempre stata basila-re essendo i film dei prototipi, unodiverso dall’altro. Anche i sistemiproduttivi sono notevolmente cam-biati: gli stessi grandi gruppi che co-prono la maggior parte del mercatolavorano insieme a un gruppo di gio-vani produttori indipendenti, pre-senti nel mercato da 10-15 anni, che

costituiscono un valido strumentoper individuare meglio le richieste ei gusti degli spettatori. Peraltro, è unmodello più vicino ai sistemi seguitidalle major in America con i singoliproduttori.

D. Quali i risultati del 2012?R. I risultati della Medusa sono

stati di assoluta qualità: primo postoal box office con un incasso comples-sivo di circa 120 milioni di euro, 19per cento di quota distributiva, pri-ma posizione nella Top Ten Cinetel,ossia l’Auditel del cinema, dei filmpiù visti con «Benvenuti al Nord» diLuca Miniero; il Premio «Bigliettod’oro» per gli ingressi venduti con ilsuddetto film e con «Immaturi-Ilviaggio» di Paolo Genovese; infinel’ottima presenza nel box office euro-peo Top 50 del film «Benvenuti alNord», che risulta in vetta ai film ita-liani e 17esimo tra quelli più visti inEuropa, con un incasso totale di circa30 milioni di euro.

D. Come commenta questi dati chepremiano la sua gestione operativa?

R. Al di là delle classifiche, emergeun dato che vede anco-ra una volta la Medusaprotagonista. Negli ul-timi 10 anni siamo statiregolarmente o primi osecondi. E l’aspettopiù significativo consi-ste nel fatto che unafetta maggioritaria diquesti risultati è stataottenuta grazie al cine-ma italiano, sia coo-merciale che d’autore.

D. Nelle GiornateProfessionali del Cine-ma di Sorrento delloscorso novembre leiha confermato che i

prossimi listini della Medusa saran-no più snelli e meno internazionali.Una dieta mediterranea per il cine-ma?

R. Una scelta obbligata di frontealla grave crisi economica che il Pae-se sta attraversando. La Medusa si è«tarata» per i prossimi anni su listinipiù snelli, più leggeri, passando da18-19 film a 10-12 a stagione, privile-giando il cinema italiano, quindi ral-lentando o sospendendo, almeno peril momento, le acquisizioni estere,cercando di fare meno film ma conun peso specifico più rilevante.

D. Perché il terzo film americanodi Gabriele Muccino, «Quello che sosull’amore», quando è stato presen-tato in America è stato osteggiatodalla critica locale mentre, uscitosuccessivamente in Italia, ha avutoun’accoglienza positiva?

R. Non è un film tipicamente ameri-cano, come i classici blockbuster ama-ti da quel pubblico, ma una commedia

Letta, ha sempre conquistato il pri-mo o il secondo posto nei risultatioperativi di mercato distributivo. Trai film più significativi prodotti e di-stribuiti figurano: «Il Signore degliAnelli», «Benvenuti al Nord» e «Ben-venuti al Sud», «Pinocchio» con Ro-berto Benigni, «Baarìa» di GiuseppeTornatore, «Immaturi», «Venuto almondo» di Sergio Castellitto, «ToRome with love» di Woody Allen;inoltre i grandi successi di Aldo, Gio-vanni e Giacomo, cinematografica-mente nati con la Medusa nel 1998,quelli di Leonardo Pieraccioni, deiregisti Paolo Sorrentino, BernardoBertolucci, Dario Argento, GabrieleMuccino.

In questa intervista Letta traccia, inesclusiva, un bilancio dei suoi primidue lustri cinematografici. «Neglianni 2000 l’azienda ha potuto dispie-gare in pieno tutto il proprio poten-ziale–afferma Letta–, raccogliendo irisultati di anni di lavoro cominciatonel 1995-1996, e avviando la nuovafase con la presenza nella distribu-zione, nell’esercizio mediante il cir-cuito di sale e multiplex Cinema 5 enella produzione. La diversità deinostri artisti e delle opere da noi pro-dotte, chiarisce la linea editoriale del-la Medusa, quella di offrire sempreuna larga varietà di generi per tutti itipi di pubblico».

Domanda. Quali sono le maggioridifficoltà del suo lavoro ?

Risposta. Questo è un mestiere dif-ficilissimo perché richiede caratteri-stiche peculiari, sia dal punto di vistaeditoriale, perché occorre prevederein anticipo i gusti del pubblico, sia daquello economico-finanziario, per-ché comporta ingenti investimenti icui profitti si registrano solo nel tem-po. Dall’ideazione di un film alla suauscita nelle sale trascorrono media-mente tra un anno e un anno e mez-zo. Il ciclo dello «sfruttamento» sisvolge prima nella sala cinematogra-fica, poi nell’home video e quindinella televisione, sia quella a paga-mento che quella generalista. Unaprima parte, pertanto, si realizza nel-l’arco di 4 o 5 anni, ma in realtà il ci-clo non si esaurisce, perché la vitamedia di un film è molto lunga: tra itempi della programmazione cine-matografica e quelli della program-mazione televisiva e dei nuovi mediasi crea una forbice di tempo che puòestendersi anche fino a 40 anni.

D. Con quali criteri svolge la suaattività? Quali sono le differenze coni produttori di ieri, ad esempio CarloPonti e Dino De Laurentiis?

R. Quei nomi appartengono aun’epoca in cui si faceva il cinema inuna maniera diversa, perché il mer-cato era diverso e sulla sala cinema-tografica gravitava un bacino di

13specchioeconomico

«Il cinema rappresentaun mestiere difficilissimoperché richiedecaratteristiche peculiaridal punto di vista siaeditoriale, perchéoccorre prevederein anticipo i gustidel pubblico, siadal punto di vistaeconomico-finanziario,perché comportaingenti investimentii cui ritorni si registranosolo nel tempo»

La locandina di un film prodotto dalla Medusa

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con un gusto europeo. Che la criticaamericana l’abbia accolto con diffi-denza non mi ha sorpreso. A mio giu-dizio è un film molto buono e Mucci-no, autore pieno di idee e creatività, hala piena fiducia della Medusa.

D. Che cosa pensa del film da voiscelto per Natale, «I 2 soliti idioti»,nuovo record di incassi dopo quelloregistrato nella scorsa stagione con11 milioni di euro al box office?

R. La «Famiglia De Ceglie», ossia ibravi Fabrizio Biggio e FrancescoMandelli, sono stati una delle sorpre-se dell’anno passato, non solo per ilrisultato economico ma anche perchéhanno introdotto una satira socialesotto forma di una comicità graffian-te, irridente, ironica e surreale. Al dilà della brutalità del linguaggio, in-quadrano però, magari estremizzan-doli, vari tipi di persone e personag-gi che si incontrano nella vita di tuttii giorni. È una coppia comica cheavrà ancora futuro nel cinema.

D. Quali sono le differenze cultu-rali e commerciali tra il Festival diVenezia e quello di Roma ?

R. È difficile fare un paragone. Ve-nezia ha una grande tradizione e unpeso specifico che le deriva dallapropria storia; Roma si è imposta co-me un festival di rilievo, che avevabisogno di trovare una propria fisio-nomia. L’edizione diretta da MarcoMüller, lo scorso novembre, ha in-contrato due difficoltà: il poco tempoa disposizione per preparare il pro-gramma e la mancanza obiettiva diproduzioni. Molti film non erano an-cora disponibili o erano già usciti su-gli schermi. E poi gli americani sistanno orientando sempre più a pre-sentare i film al Festival di Toronto.Per tale ragione anche l’ultima edi-zione di Venezia ha visto latitare lemajor americane.

D. Considerato dagli addetti ai la-vori una corsia preferenziale per gliOscar, nel 2012 anche la Medusa hascelto il Festival di Toronto dove hapresentato l’applauditissimo «Venu-to al Mondo» di Castellitto. Perchéquesta scelta?

R. La rassegna di Toronto è strate-gica perché è diventata un validomercato internazionale, collocandosiall’inizio della stagione cinematogra-fica, nella prima metà di settembre ecostituendo negli ultimi 4 anni un ap-puntamento ormai imperdibile pergli operatori di tutto il mondo.

D. La tax credit introdotta tre annifa, che consente di fare ricorso alcredito di imposta facilitando così leimprese nell’investire nel cinema,sembra aver dato ossigeno al setto-re. E per il futuro?

R. Gli effetti che ha avuto sono no-tevolissimi. Questo incentivo, rivoltosoprattutto agli investitori esterni al

di più. Abbiamo chiesto, ri-manendo inascoltati, di in-serire il cinema come mate-ria, anche collaterale, di in-segnamento nelle scuole.Una grande novità perché igiovani, studiando alcunifilm che hanno fatto la sto-ria del cinema italiano, po-trebbero capire e discuteremeglio il passato di questoPaese.

D. Il 4 dicembre 1999 laMedusa aprì a Bologna laprima multisala investen-do 30 miliardi di lire. Oggiha una consistente parteci-pazione nel circuito «TheSpace Cinema». Che cosaaccadrà quando, entro dueanni, si completerà la digi-talizzazione delle quasi 5mila sale italiane?

R. Il processo che ci haportato a creare un grandegruppo come The SpaceCinema era ineludibile. La

Medusa aveva costruito un circuito di10 cinema con 100 schermi, dimensio-ne intermedia che, però, richiedevamaggiore sviluppo. Insieme alla 21Investimenti del Gruppo Benetton èstato costituito The Space Cinemache, attraverso ulteriori acquisizioni,ha dato vita alla maggiore catena dimultisale in Italia con una quota dimercato del 21 per cento; un progettoindustriale cui Mediaset partecipacon il 49 per cento. Sono convinto cheil rinnovamento tecnologico e la digi-talizzazione siano una robusta spintaper lo sviluppo del mercato, per l’ab-battimento dei costi e per una mag-giore flessibilità nella programmazio-ne delle sale.

D. La Medusa ha posto i proprifilm in prima visione sui treni Italodell’NTV. Le proteste di alcune orga-nizzazioni di esercenti vi ha costrettiperò a fermare l’iniziativa. Come si èarrivati a ciò?

R. La loro è una polemica sterile,basata su argomenti risibili: non c’èconcorrenza tra la visione in treno equella in una sala cinematografica e,soprattutto, non c’è stata nessuna in-tenzione da parte nostra di scalfire lasacralità della sala. La carrozza cine-ma non rappresenta una visione al-ternativa: è considerata dal viaggia-tore un’offerta complementare alviaggio mentre, per noi, è stata un’i-niziativa sperimentale con l’NTV, laquale ha puntato sul cinema per au-mentare la clientela. E poiché nonvogliamo perdere questo loro inte-resse per il cinema, collaboreremoancora. Per ora abbiamo sospeso le«contemporanee» che hanno suscita-to indignazione e un’inaudita minac-cia di ritorsioni. n

settore, ha fatto affluire nel compartorisorse private fresche che prima nonesistevano. Auspichiamo che talenormativa venga rinnovata.

D. Il recente 17esimo congressodell’Agiscuola ha cercato un puntodi incontro tra scuola e spettacoli ar-tistici. Avrebbe qualche proposta peril mondo dell’istruzione?

R. L’Agiscuola è un motore di ini-ziative e progetti per avvicinare ra-gazzi e docenti all’audiovisivo e inparticolare al cinema. Si potrebbe fare

«Di fronte alla gravecrisi economicala Medusa prevede peri prossimi anni listini piùsnelli, passando da 18-19a 10-12 film a stagione,privilegiando il cinemaitaliano, rallentando o sospendendoalmeno per il momentole acquisizioni estere,cercando di fare menofilm ma con un pesospecifico più rilevante»

Una locandina del film «Benvenuti al Nord»

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ADELCHI D’IPPOLITO: QUELLAGIUSTIZIA CHE OCCORRE PERSUPERARE LA CRISI ECONOMICA

ADELCHI D’IPPOLITO: QUELLAGIUSTIZIA CHE OCCORRE PERSUPERARE LA CRISI ECONOMICA

ccorciare i tempi dei processiȏ un proposito o piuttosto unleitmotiv negli interventi e nelle

relazioni svolte in solenni occasioni daun magistrato di lunga esperienza nellagiustizia italiana, e in particolare in quel-la penale, Adelchi D’Ippolito, che haoperato per anni in prima linea nelle Pro-cure della Repubblica in Calabria e suc-cessivamente di Roma. Consigliere diCassazione, relatore «d’eccellenza» inCorsi socio-politici, professore a contrat-to per molti anni nella Facoltà di Giuri-sprudenza, esperto anche di reati controla Pubblica Amministrazione dei quali siè occupato durante i suoi molti anni dipermanenza presso le Procure di Catan-zaro e di Roma, Adelchi D’Ippolito, do-po avere profuso un fortissimo impegnonell’applicazione delle leggi in inchiestee procedimenti giudiziari di risonanzanazionale per alcuni dei quali è stato an-che esposto a rischi e minacce di attenta-ti da parte di cosche mafiose, ha «trasfe-rito» il proprio impegno e la propria cul-tura giuridica nel campo della PubblicaAmministrazione: ha infatti trascorsoquesti ultimi 5 anni di attività nell’Uffi-cio legislativo del Ministero dell’Econo-mia e Finanze, occupandosi della predi-sposizione dei provvedimenti governati-vi in materia di reati sia contro la Pubbli-ca Amministrazione come corruzione econcussione, sia contro i privati come ri-ciclaggio, usura, falsificazione di moneteed altro; tutti reati che, oltre che avereun’evidente rilevanza sul piano stretta-mente criminale, hanno un effetto «fre-nante» per l’economia del Paese. Stre-nuo difensore dell’indipendenza dellaMagistratura dalla politica, in questa in-tervista Adelchi D’Ippolito fa il punto

sulla situazione e sulle prospettive dellaGiustizia al termine di una lunga fase ditensione fra due tra i massimi poteri co-stituzionali dello Stato, quelli appuntoEsecutivo e Giudiziario, e in attesa diuna possibile, nuova era, proficua per icittadini e per l’economia.

Domanda. Che cosa l’ha portato ascegliere questa professione?

Risposta. Lavoro da moltissimi anninelle istituzioni, ho sempre lavorato dal-la parte dello Stato, quindi dalla parte ditutti. Ho scelto di fare il magistrato an-che se nella mia famiglia non ve ne era-

no; mio padre e mio nonno erano medici.Fare il magistrato mi sembrava stare dal-la parte di tutti, tutelare gli interessi deipiù deboli. Ho sentito questa spinta daquando ero bambino, non ho mai pensatodi fare il calciatore, il pilota di Formula 1o l’astronauta. Una professione quindidifficile, delicata e impegnativa. Unavolta diventato magistrato a 25 anni, do-po tre anni trascorsi in Tribunale in Lom-bardia, fui nominato responsabile dellaDirezione distrettuale antimafia in Cala-bria, un compito difficile in un territoriodi ‘ndrangheta, mafia, criminalità orga-

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a cura di ANNA MARIA

BRANCA

Adelchi D’Ippolito,vicecapo dell’Ufficiolegislativo del Ministerodell’Economia e Finanze

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nizzata; dove sono rimasto per 10 anni.D. Quali ricordi ha di quegli anni?R. Ho ricevuto numerose minacce di

morte che per molti anni hanno costrettome e i miei familiari a vivere sotto scor-ta. Per dare un’idea della difficoltà chevivevo con la mia famiglia in quegli an-ni, racconto sempre che i miei figli, cheallora frequentavano le Elementari, era-no costretti a recarsi a scuola sempre ac-compagnati da due carabinieri armati.Sono rimasto in Calabria fino a 37-38anni, per poi trasferirmi alla Procura del-la Repubblica di Roma, dove mi sonooccupato in particolare di reati contro laPubblica Amministrazione, quindi dicorruzione e concussione. Ho seguito laprima fase dell’inchiesta sulla tangento-poli romana, durante la quale sono statitratti in arresto vari imprenditori e fac-cendieri, lavorando anche, in relazionead alcuni processi di particolare gravità,in collegamento con magistrati di altreProcure di Italia, in particolare con quel-li di Milano. Fu un periodo lungo e im-pegnativo della mia vita, ma anche riccodi soddisfazioni. Certamente durante lafase delle indagini il momento «più diffi-cile» era quello in cui si dovevano adot-tare provvedimenti restrittivi della li-bertà personale.Ciò doveva comportareuna fortissima assunzione di responsabi-lità nella consapevolezza della invasivitàdi una misura tanto grave ed estrema.

D. Non è un compito previsto dalleleggi e dai comportamenti delle persone?

R. Sì certo, ma è una misura che si de-ve adottare come estrema ratio e quandoogni altra appare non sufficiente, comun-que mai un provvedimento da adottare acuor leggero, neanche nei confronti diveri criminali, per cui si deve operare nelpiù rigoroso rispetto della legge, con unavalutazione serena, responsabile, privadi pregiudizi e aderente alle risultanzeprocessuali. Perché sbagliare è possibile,considerato che il magistrato è un essereumano e, come tale, può appunto sba-gliare. Ma l’errore non deve essere dovu-to a superficialità o disattenzione. In mo-menti tanto delicati, in relazione a deci-sioni che vanno così fortemente, alcunevolte in modo addirittura irreversibile, adincidere sulla vita dei cittadini, si devesempre scrupolosamente adoperare ilmassimo dell’impegno.

D. Non può accadere talvolta comun-que di sbagliare?

R. Può accadere che talvolta i prov-vedimenti adottati non siano confermatinei successivi gradi di giurisdizione, maquesto attiene alla fisiologia del proces-so, articolato in diversi gradi proprioper cercare di ridurre al massimo l’erro-re umano. Il magistrato deve sempre es-sere ed apparire autonomo ed indipen-dente. Davanti a lui tutti sono e devonoessere uguali.

D. Quale episodio ricorda con mag-giore gratificazione?

R. Oltre alla scoperta degli autori di

nistrazione della Rai, sulla cosiddetta«mafia dei colletti bianchi», sulla colpaprofessionale, in particolare quella medi-ca, per accertare se da tali imperizie onegligenze fossero derivate disabilità ocomunque danni ai pazienti.

D. Com’è avvenuto che, dopotrent’anni, ha cambiato lavoro?

R. Mi è stato proposto, dall’allora mi-nistro dell’Economia e delle FinanzeGiulio Tremonti, di passare all’Ufficiolegislativo del Ministero stesso; mi sonosentito onorato trattandosi di un Ufficiod’élite, ho riflettuto molto e ho accettatoritenendo di poter così arricchire la miaesperienza professionale. La propostaera culturalmente stimolante, avrei svol-to un ruolo tecnico, da giurista, adatto al-la mia storia e formazione professionale.Trattasi di un ruolo prettamente tecnicoche naturalmente non ha interferenzecon le scelte politiche di esclusiva com-petenza e responsabilità del ministro. In-fatti l’Ufficio legislativo fornisce glistrumenti tecnici per realizzare un pro-getto politico le cui responsabilità e scel-te sono del ministro.

D. Niente più a che fare con il campopenale allora?

R. Sono il vicecapo dell’Ufficio legi-slativo che si occupa in particolare diquelle materie che hanno contiguità conil penale. Il Ministero dell’Economia haun ruolo centrale nella Pubblica Ammi-nistrazione, passa da esso ogni legge perla necessaria copertura finanziaria. Variematerie hanno poi una diretta rilevanzapenale. Si pensi al riciclaggio di denaro,alla corruzione, ai reati societari e allamateria fallimentare; e poi ai rapporticon la Polizia giudiziaria e con la Guar-dia di Finanza, che dipende funzional-mente dal ministro dell’Economia.

D. Vi è rimasto anche durante il Go-verno Monti?

R. Dopo Tremonti, ministro dell’Eco-nomia ad interim è stato lo stesso presi-dente del Consiglio Mario Monti, e poi ilprof. Vittorio Grilli. In base alla leggeBassanini sullo spoil’s system, sono statoconfermato sia da Monti che da Grilli.

D. Che cosa farà in futuro?R. È difficile fare delle previsioni: cer-

to, io sono molto legato al mio lavoro dimagistrato e rispetto ad esso conservoancora un grandissimo entusiasmo eduna forte motivazione: non posso perònon riconoscere quanto sia ricca, impor-tante e formativa l’esperienza che stomaturando presso l’Ufficio legislativodel Ministero.

D. Com’è la Magistratura di oggi, ri-spetto a quella di quando ha cominciato?

R. Come ogni categoria, anche la Ma-gistratura è fatta da uomini, alcuni digrande valore, altri meno. Nel comples-so, però, va evidenziato che la Magistra-tura ha sempre svolto un fondamentaleruolo di garanzia nella vita civile del no-stro Paese, pur se non può negarsi che incomportamenti di singoli magistrati ci

alcuni efferati omicidi, in Calabria sgo-minammo una banda di taglieggiatoriche pretendeva denaro da tutti i commer-cianti di un paese, danneggiandone l’e-conomia; con una serie di rischi, anchepersonali, riuscimmo ad arrestarli e a re-stituire la serenità a quella collettività. ARoma mi sono occupato di procedure re-lative a concorsi universitari per variecattedre; numerosi professori sono statiprocessati perché l’indagine accertò che,attraverso il concorso, non si seleziona-vano i più bravi e meritevoli, ma si «re-stituivano favori» magari ricevuti in con-corsi precedenti. L’inchiesta ha avutouna tale risonanza da indurre il legislato-re ad intervenire sulla normativa concor-suale, modificandola significativamente.In un’altra indagine abbiamo fatto unasensazionale scoperta: l’uccisione dibambini per alimentare il traffico di or-gani umani.

D. Come siete giunti a tale scoperta?R. L’indagine partì casualmente da un

Paese africano nel quale l’autopsia su al-cuni bambini deceduti rivelò che eranoprivi di organi interni. Si scoprì che l’Ita-lia era un punto di passaggio e di snododi quell’orribile traffico internazionale.Scoprimmo addirittura l’esistenza di lo-cali adattati a pseudo cliniche in cui siprelevavano organi da cadaveri da tra-piantare in persone paganti; un traffico diproporzioni enormi se si pensa alle moltemigliaia di bambini che scompaionoogni anno nel mondo. In Italia è statoistituito presso la Polizia un registro incui figurano i nomi di persone misterio-samente scomparse, in particolar modobambini, che in alcuni casi si ha ragionedi ritenere siano finiti in questo tremen-do mercato di traffico di organi.

D. Altri casi meno raccapriccianti?R. Le indagini sul Consiglio di ammi-

­«Leggi­che­non­siamoriusciti­a­completare,ma­che­sono­avviate,potrebbero­costituireuna­svolta­nel­Paesee­incidere­direttamentesull’economia.­Sono­leggiaccennate,­fattetimidamente,­che­sperosiano­portate­avanticon­maggiore­forza;sono­ostacolateda­interessi­oppostidi­categorie­professionali,lobbies­e­poteri­vari»

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siano stati eccessi e sbavature. E neppu-re, però, può negarsi come la Magistratu-ra abbia rappresentato un insormontabilebaluardo a difesa della collettività controgravissimi e dolorosissimi fenomeniquali il terrorismo. Una problematicamolto delicata è rappresentata dal magi-strato che entra in politica. Certamente ilmagistrato ha tutti i diritti di ogni cittadi-no, quindi anche quello di partecipare at-tivamente alla vita politica del Paese. Mariterrei che questa scelta, per come si èdetto pur totalmente legittima, debba es-sere irreversibile, nel senso che il magi-strato, una volta schieratosi in politica,non dovrebbe più tornare a svolgere fun-zioni giudiziarie. Infatti, partecipare atti-vamente all’agone politico significaschierarsi da una parte, e questo, per ilmagistrato, viene ad intaccare la sua po-sizione di super partes che deve necessa-riamente caratterizzare l’esercizio dellafunzione giurisdizionale. Al riguardonon può non notarsi come il giudice, ol-tre a dover essere terzo ed imparziale,debba come tale essere percepito daiconsociati, per cui il giudice che si schie-ra perde di fatto e immediatamente unelemento fondamentale per l’eserciziodella giurisdizione, quello appunto del-l’autonomia e dell’indipendenza. Va an-che considerato, per completezza di ar-gomentazione, che dietro ogni magistra-to che «entra» in politica c’è una forzapolitica che richiede il suo impegno.

D. I magistrati hanno mai chiesto unalegge che impedisse al magistrato di ri-tornare a svolgere le funzioni giudiziarieterminato il mandato politico?

R. È un argomento delicato sul qualeesistono posizioni diverse, ed ognuna diessa è sostenuta da argomentazioni diuna qualche validità; ad esempio moltimagistrati sostengono che avere gli stes-si diritti di ogni cittadino significhi poterfare politica e poi tornare a svolgere ilproprio lavoro come accade agli inge-gneri, agli avvocati, ai medici ecc. C’èchi, invece, ci vede, in ragione della spe-cificità delle funzioni giurisdizionali,l’impossibilità di continuare ad esercitar-le per i motivi sopra ampiamente descrit-ti, dopo lo svolgimento di un mandatoelettorale. Queste diverse posizioni han-no impedito che un disegno di legge inquesto senso andasse avanti e potesse or-dinare in modo organico questa com-plessa e difficile materia. Io, per esem-pio, sarei anche dell’idea che un magi-strato non debba svolgere la propria atti-vità politica nel luogo in cui ha svolto leproprie funzioni.

D. Visto che esistono posizioni diver-se, ritiene giusto che questa diversità diposizioni possa essere di ostacolo ad unabuona legge?

R. La legge nasce sempre dal dibattitoe dal confronto tra idee diverse, quindinon sempre è agevole raggiungere unaposizione totalmente unitaria, specie inrelazione ai punti più delicati. Comun-

sia più ricco e può por-tare a risultati migliori.La degenerazione può,in ipotesi, esservi quan-do l’associazionismoscade in difesa di pic-coli interessi di bottega.È innegabile, però, chela Magistratura associa-ta costituisca un pas-saggio decisivo nelladifesa della propria au-tonomia e indipenden-za, necessario presup-posto per lo svolgimen-to di una funzione giu-risdizionale che garan-tisca i cittadini e li ren-da tutti uguali davantialla legge.

D. Non è stata datatroppa rilevanza alla Magistratura dalmondo dell’informazione?

R. In effetti, alcune volte si è trovatasovraesposta perché ha dovuto svolgeredei ruoli di supplenza in relazione a deglispazi non colmati dal potere politico. Perdovere e per responsabilità istituzionale,essa ha dovuto esercitare un controllo dilegalità su ogni potere dello Stato, anchesulla politica. Nello svolgere tale dove-rosa funzione innegabilmente si sono ve-rificati momenti di forte tensione chehanno alimentato lo «scontro» con gli al-tri poteri dello Stato.

D. Come mai una volta tutto questonon accadeva?

R. Sono cambiati il mondo e il sistemadi comunicazione. Una volta si avevanotizia di un avviso di garanzia dopo tremesi, adesso lo si sa in tempo reale su in-ternet. Questo non va bene se provienedal magistrato, ma l’esistenza di un avvi-so di garanzia o di un provvedimentocautelare è a conoscenza di più soggetti,da ognuno dei quali può provenirel’informazione.

D. Come cambierebbe il mondo dellaGiustizia?

R. La lunghezza dei processi incideanche sull’economia del Paese perchénessun investitore straniero investe in unPaese in cui la giustizia non funziona. Ioimpegnerei tutte le risorse per abbreviarela durata dei processi incidendo sulletante procedure che costituiscono trap-pole formali e non presidio di valori so-stanziali. Adotterei un sistema di notifi-cazioni completamente telematico perevitare che, dopo 10 udienze, un vizio dinotifica costringa a ricominciare. Depe-nalizzerei un folto numero di piccoli rea-ti sanzionandoli con una pena ammini-strativa. Rifletterei sull’utilità dei tre gra-di di giudizio. Affronterei la tragica si-tuazione delle carceri introducendo mi-sure alternative favorendo la detenzionedomiciliare. Infine attuerei un sistema didrastica semplificazione delle troppeleggi esistenti. Lascerei solo poche nor-me chiare e comprensibili per tutti. n

Roma. Scorcio del Ministero dell’Economia e Finanze

que la valutazione senza pregiudizi dellediverse posizioni porta a maturare posi-zioni di sintesi tra le diverse esigenze. Inquesto settore, per esempio, alcuni im-portanti passi avanti sono stati compiuticome quello per cui il magistrato che ab-bia svolto incarichi politici non possatornare a svolgere le proprie funzioninella stessa sede.

D. Qual è il bilancio di questi suoi an-ni al Ministero?

R. Un bilancio sicuramente molto po-sitivo; ho avuto l’opportunità di lavorarein un Ufficio legislativo di un grande Mi-nistero, accanto a dei colleghi di grandevalore dai quali ho imparato molte cose esoprattutto la possibilità di conoscere,per così dire dall’interno, alcune proble-matiche legate all’attività legislativa eamministrativa, rispetto alle quali avevonel passato avuto un diverso tipo di ap-proccio. In definitiva, sono convinto chequesta esperienza abbia arricchito il miobagaglio professionale e che mi sarà disicura utilità quando tornerò a svolgerele funzioni giurisdizionali.

D. Quali leggi di questi 5 anni ritienepiù valide?

R. Ho guardato sempre con molto in-teresse le leggi sulle liberalizzazioni per-ché sono convinto che esse possono fa-vorire ed incentivare il crescere dell’oc-cupazione giovanile e quindi della ric-chezza del Paese.

D. Un Governo non dovrebbe avere ilpotere di decidere quale legge fare?

R. Alcune volte le leggi sono frutto dimediazioni tra varie parti politiche; ilGoverno è titolare del potere esecutivo,ma le leggi sono approvare dal Parla-mento, nel quale convivono varie posi-zioni, tra le quali molte volte è difficiletrovare un punto di convergenza.

D. Nella Magistratura non vi sonotroppe associazioni ?

R. Esistono varie correnti e una plura-lità di pensiero ma di per sé ciò può rap-presentare una ricchezza. È noto che undibattito che abbia a svilupparsi tra piùidee, magari anche tra loro confliggenti,

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BERNARDINO REGAZZONI: SVIZZERAE ITALIA, MOLTOIMPORTANTI L’UNA PER L’ALTRA

ato a Lugano, dopo la laurea inFilosofia, Bernardino Regazzo-ni nel 1988 entrò nel Diparti-

mento federale degli Affari esteri dellaConfederazione Elvetica. Dopo uno sta-ge compiuto nell’Ufficio Integrazioneeuropea e nell’Ambasciata svizzera adAbidjan, capitale della Costa D’Avorio,nel 1990 fu trasferito a Kinshasa, capita-le del Congo ex belga, con l’incarico diprimo collaboratore del capomissionesvizzero in questo Paese. Rientrato aBerna nel 1993 per assumere la funzionedi capo del Servizio Francofonia dellaDivisione per l’Europa e il Nord-Ameri-ca, nel 1996 fu nominato capo aggiuntodella stessa per le relazioni politiche bi-laterali con le suddette aree. Quindi si

18 specchioeconomico

N

BERNARDINO REGAZZONI: SVIZZERAE ITALIA, MOLTOIMPORTANTI L’UNA PER L’ALTRA

Bernardino Regazzoni,ambasciatoredella Svizzera

presso il Quirinale

sono susseguiti una serie di incarichi:consigliere del capo del Dipartimentofederale degli Affari esteri per gli affaridiplomatici; ambasciatore nella Repub-blica socialista democratica dello SriLanka e nella Repubblica delle Maldive,con residenza a Colombo; ambasciatorenella Repubblica di Indonesia, nella Re-pubblica democratica di Timor Est epresso l’Asean, Associazione delle Na-zioni del Sud-Est asiatico, con residenzaa Giacarta. Finché nel dicembre del2009 è stato nominato ambasciatore aRoma presso il Quirinale. In questa in-tervista illustra aspetti delle passate e at-tuali relazioni tra la Svizzera e l’Italia,poco note ma utilissime per la conoscen-za reciproca.

Domanda. Cosa ha trovato al suo arri-vo in Italia, e che cosa ha attuato del suoprogramma?

Risposta. I mandati diplomatici nondurano più di cinque anni, quindi, essen-do io da tre anni in Italia, sono in una fa-se matura. Il programma della mia mis-sione deriva dall’intenso e definito par-tenariato esistente tra Svizzera e Italia;in questo quadro possiamo stabilire del-le priorità. Si tratta di due Paesi, dalpunto di vista economico, molto impor-tanti l’uno per l’altro. Mi piace sottoli-neare i dati economici perché sono fatto-ri concreti, per cui parto sempre da unriferimento economico. Nell’interscam-bio l’Italia è il secondo partner in asso-luto della Svizzera in campo mondiale,

a cura diANNA MARIA

BRANCA

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monta a un miliardo di franchi per gior-no lavorativo, cioè ogni giorno lavorati-vo Svizzera e Unione Europea si scam-biamo merci per tale importo. Dopo gliStati Uniti, la Svizzera è il secondo mer-cato in assoluto per l’Unione Europea;tra l’8 e il 9 per cento delle importazionio esportazioni dell’Unione Europea sisvolgono dalla o verso la Svizzera. Que-sti dati danno la misura dell’intercon-nessione esistente; e abbiamo in comu-ne anche altri aspetti.

D. Cos’altro accomuna la Svizzera aipartner dell’Unione?

R. Il tessuto giuridico è estremamenteomogeneo: sulla base di accordi bilate-rali con l’Unione Europea abbiamoadottato la libera circolazione della for-za lavoro, un accordo di libero scambioesiste dal 1972, facciamo parte dello«spazio Schengen», abbiamo accordiper il trasporto terrestre e aereo, quindilo stesso tipo di legislazione vigentenell’Unione Europea. L’opinione di chici considera «fuori dall’Europa» è com-pletamente errata, non vale né per l’U-nione Europea né per le relazioni bilate-rali tra Svizzera e Italia.

D. Possiamo ritornare sul tema dei tra-sporti?

R. Nel settore dei trasporti, che mi stamolto a cuore, l’Ambasciata e l’Asso-ciazione per lo sviluppo sostenibile han-no realizzato recentemente uno studiosul corridoio 24 Genova-Rotterdam,lungo il quale transitano il 25 per cento

delle esportazioni italiane, per un impor-to di circa 180-190 miliardi di euro, di-rette verso i 4 Paesi attraversati, Svizze-ra, Germania, Francia e Benelux.

D. In che consiste il corridoio?R. In un’infrastruttura necessaria per

lo smaltimento delle merci, di importan-za prioritaria se consideriamo che finoratutto passa su strada, anche se questa staarrivando ai limiti della capienza. LaSvizzera ha compiuto una scelta decisivaper il loro trasferimento dalla gomma al-la rotaia; ha investito consistenti capitalinella costruzione della galleria di basedel San Gottardo che, pronta nel 2016,funzionerà a pieno regime nel 2019; la-vori ai quali partecipano massicciamenteimprese italiane.

D. Chi se ne avvantaggerà?R. Non si tratta di un investimento so-

lo per la Svizzera, ma di un contributoalla soluzione dei problemi di viabilità inEuropa per almeno 4 decenni, in una vi-sione comune ed europea, e che si con-creta sul piano bilaterale dei rapporti traItalia e Svizzera. Un recente memoran-dum firmato a Berna tra i ministri DorisLeuthard e Corrado Passera prevede lacreazione di interporti merci, il potenzia-mento delle linee esistenti, la previsionedelle linee a venire, la possibilità di cofi-nanziamenti o pre-finanziamenti di in-frastrutture attraverso la frontiera; è unaspetto ancora poco conosciuto, mentrela costruzione della galleria è un fattopiù spettacolare.

D. Quanto questa sarà lunga?R. 57 chilometri. Permetterà il passag-

gio delle Alpi in pianura, a 500 metri dialtitudine. Creerà anche rapporti di natu-ra diversa di avvicinamento e quasi dipendolarismo. Un effetto del generel’abbiamo avuto con l’apertura della gal-leria del Lötschberg, lunga 37 chilome-tri, tra il Vallese e il Canton Berna, graziealla quale città prima per definizionelontane, sono diventate una la periferiadell’altra. Il rapporto fra Zurigo e Milanosi evolverà in maniera sorprendente an-che in coincidenza con l’Expo del 2015,alla quale parteciperemo. Rispetto allecirca 4 ore odierne, si impiegheranno 2ore e 40 minuti per arrivare da Zurigo aMilano, città che potrà diventare così ungrande hub ferroviario europeo.

D. E la collaborazione nel settore del-l’energia?

R. In questo settore l’aspetto più cono-sciuto del partenariato tra Svizzera e Ita-lia è l’importazione di energia elettricada parte dell’Italia, alla quale forniamo il40 per cento circa delle sue importazioni.Meno conosciuta è la produzione dienergia con capitale svizzero in Italia,dove le 4 principali società di produzio-ne energetica svizzere sono presenti confiliali, con una quarantina di centrali tratermiche, idroelettriche, eoliche o solaricon un investimento complessivo di cir-ca 4 miliardi di euro. Inoltre si prospettala costruzione della Tap, Trans Adriatic

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ma anche per l’Italia la Svizzera è unpartner significativo, tra il quinto e ilsettimo secondo gli anni. La presenza diimprese svizzere è altissima in Italia,dove siamo il sesto investitore in assolu-to, praticamente in tutti i settori econo-mici; gli investimenti ammontano a cir-ca 20 miliardi di euro. Queste impreseimpiegano circa 80 mila persone. Alcu-ne di esse, per esempio nel settore far-maceutico, svolgono anche attività di ri-cerca in Italia. Poi c’è il dato geografico,essendo Paesi vicini. L’Italia è un’ap-pendice meridionale del continente eu-ropeo, il 25 per cento circa delle sueesportazioni attraversano la Svizzera,quindi anche per il transito delle mercisono Paesi di grande rilievo l’uno perl’altro. Il mio compito consiste nel cura-re le relazioni economiche, nello svilup-pare gli accordi atti a creare le condizio-ni migliori nei settori dei trasporti e del-l’energia, perché ciò che vale per le mer-ci vale anche per l’energia, per esempioper il nuovo gasdotto Tap. Altro aspettodi rilievo nel mio mandato è la comuni-cazione, perché le attività economichesono poco conosciute sia in Italia che inSvizzera, e si sottovaluta l’importanzadi questo partenariato.

D. Che cosa può fare, pertanto, lei?R. Impegnarmi con i limiti e i vantag-

gi che ho in quanto rappresentante di unGoverno amico, per cui ho creduto utilediffondere anche in un pubblico più va-sto degli addetti ai lavori una conoscenzapiù approfondita delle attività svolte inquesto partenariato. Un argomento di cuispesso si parla, invece, è la questione fi-scale che mi ha occupato non poco primae durante i negoziati in corso; nella faseattuale l’argomento assume un particola-re rilievo, ma è uno dei tanti delle nostrerelazioni economiche. Il punto che piùmi sta a cuore è lo squilibrio tra la realtàdel nostro partenariato economico e lascarsa percezione che se ne ha. La man-canza di conoscenza reciproca è dannosaperché, nel momento in cui sorge un pro-blema, si rischia di adottare soluzioniinadeguate.

D. A quanto ammontano gli scambicommerciali?

R. Complessivamente, nelle due dire-zioni, nel 2011 sono ammontati a 32 mi-liardi di euro, importo ragguardevole nelquale ha notevole rilievo l’export italia-no, rilevante in questo momento; inquell’anno la Svizzera è stata la quartadestinazione di tale export. In questitempi si sottolinea il ruolo svolto daiPaesi emergenti; avendo trascorso nellamia carriera 8 anni in tali Paesi, sonoconvinto della loro importanza, ma nelmercato svizzero l’export italiano è da-vanti a quello di qualunque Paese emer-gente, e questo vale anche in campo eu-ropeo. La Svizzera non fa parte dell’U-nione Europea, ma per il grado di inte-grazione economica è come se ne faces-se parte. L’interscambio tra esse am-

specchioeconomico

Svizzera e Italia sonoeconomicamentemolto importantil’una per l’altra.Nell’interscambiol’Italia è il secondopartner in assolutodella Svizzera, maanche per l’Italiala Svizzera è un partnersignificativo, trail quinto e il settimo,secondo gli anni.La presenza di impresesvizzere in Italiaè altissima, siamoil sesto investitore,praticamente in tuttii settori economici;vi abbiamo investito20 miliardi di euro»

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Pipeline, corridoio transa-driatico del quale il Gover-no italiano è un convintosostenitore, e che dovreb-be unire Grecia e Albaniacon la Puglia trasportandogas proveniente dall’Azer-baijan. Il consorzio di ge-stione per il 42 per cento èsvizzero e norvegese, peril resto è tedesco.

D. Il capitale italianonon c’entra?

R. Per il momento no,ma la compagine azionariaè aperta. È essenziale co-munque che con questogasdotto possa crearsi inItalia un hub del trasportodi gas nel Mediterraneo ein Europa. Esiste da de-cenni il Transitgas, gasdot-to che trasporta gas dal Mare del Nordverso l’Italia attraverso la Svizzera; ilTap potrebbe servire anche a condurregas dall’Adriatico al Nord delle Alpi.

D. Cosa fare per la comunicazione?R. La Confederazione svizzera con-

trolla il 51 per cento della Swisscom, cheè presente in Italia con il 94 per cento delcapitale della Fastweb. Intendo la comu-nicazione, tuttavia, anche al di là dell’a-spetto settoriale. Come ho detto, mi sonoprefisso di contribuire a spiegare il mioPaese in Italia. Prossimamente si svol-gerà a Roma il primo Forum per il dialo-go Italia-Svizzera, iniziativa che ho lan-ciato con la rivista di geopolitica «Li-mes» per riunire per la prima volta gli at-tori dei due Paesi, oltre che governativi,anche provenienti dall’economia, daimedia e dal mondo della cultura.

D. Quali differenze ha notato tra i Go-verni Berlusconi e Monti?

R. Nella prima parte del mio mandatola ricchezza delle relazioni tra i due Pae-si è stata messa in ombra dalla questionefiscale che ha finito per occupare tutto lospazio con argomenti polemici e toninon necessari tra Paesi amici. Questi to-ni si sono in seguito smorzati; nel 2012finalmente è cominciato un negoziatocostruttivo ancora in corso. Nei settoridelle infrastrutture e dei trasporti i rap-porti hanno continuato a svilupparsi, an-che perché richiedono un arco temporaledi decenni, con momenti di accelerazio-ne o di stallo, fenomeni normali.

D. In campo fiscale su che cosa statenegoziando?

R. Su 6 temi. È il negoziato fiscale piùvasto e articolato avuto con i Paesi vici-ni. Il primo riguarda un possibile accor-do sul famoso «Rubik», un’imposta sulcapitale per il pregresso che non èun’amnistia, lo sarebbe se si trattasse diuna frazione del dovuto, che viene cal-colato con tre parametri fondamentali: ilperiodo dal quale il denaro è depositatosu un conto estero, il periodo dopo ilquale sarebbe stato oggetto di prescri-

zione e quanto avrebbe reso nel Paesed’origine. Il secondo tema è l’accesso almercato, la possibilità per le banche deidue Paesi di offrire servizi finanziari at-traverso la frontiera, ma non di aprirebanche universali in Italia. Il terzo è l’a-deguamento allo standard Ocse dell’ac-cordo di doppia imposizione, in vigoredagli anni 70. È paradossale che abbia-mo adeguato ad esso negli ultimi tre an-ni gli accordi con decine di Paesi, tranneche con l’Italia.

D. Perché questo non è avvenuto?R. E questo è il quarto tema: la condi-

zione per adeguare lo scambio di infor-mazioni è escludere la Svizzera da ogni«black list» di Paesi creata in Italiaquando le loro informazioni sono giudi-cate insufficienti; adeguando l’accordoallo standard Ocse, è logico per noi es-sere tolti da tali liste. Quinto è l’adegua-mento dell’accordo sulla fiscalità dei la-voratori frontalieri, secondo il quale il38 per cento dell’imposta prelevata allafonte viene versata dal fisco dei Cantonilimitrofi a quello italiano per i Comuniitaliani di frontiera. Sesto punto, il trat-tamento fiscale di Campione d’Italia,enclave italiana in territorio svizzero. Ilnegoziato su questi 6 temi attraversa unmomento positivo di discussioni ap-profondite. Nella conferenza stampa difine 2012 il presidente del ConsiglioMario Monti ha accennato a questi ne-goziati che ci auguriamo continuino a li-vello tecnico anche nella fase in cui re-sta in carica il Governo dimissionario.

D. In che modo la Svizzera affronta lacrisi economica mondiale?

R. Rispetto al debito pubblico ci sia-mo dotati nello scorso decennio di stru-menti efficaci equivalenti al pareggio inbilancio, come il «freno all’indebita-mento» inserito nella Costituzione nel2001. In periodi di alta congiuntura eco-nomica esso impone di destinare le ec-cedenze di bilancio alla riduzione deldebito, in periodi di bassa congiunturaesso consente invece di creare deficit

che servono a non depri-mere l’economia. Questoci ha messo al riparo dal-l’aumento del deficit e ingrado di abbattere i debitistrutturali; il problema deldebito pubblico è così sottocontrollo. La crisi del debi-to nell’area dell’euro haprovocato un forte apprez-zamento della nostra mo-neta, arrivata nel 2011 alpareggio con l’euro, men-tre un anno prima si cam-biava ancora a 1,50 franchiper un euro. Per la nostraindustria che vive di espor-tazioni (circa il 50 per cen-to del prodotto interno) untale rapporto di cambio co-stituiva una grandissimaipoteca, ragione per la qua-

le la Banca Nazionale Svizzera ha stabi-lito, il 6 settembre 2011, una soglia mas-sima di 1,20 franchi per euro, sotto laquale non si scende. L’obiettivo è statoraggiunto con l’acquisto massiccio dieuro sul mercato. Quello del «francoforte» è l’aspetto principale che la crisieconomica assume in Svizzera. Abbia-mo un grande interesse per un quadro fi-nanziario e politico stabile in Europa, eabbiamo fiducia nell’Europa e nell’Ita-lia circa la capacità di adottare misure dirisanamento e di rilancio dell’economia.

D. Quali i progetti per la partecipazio-ne svizzera all’Expo 2015?

R. L’evento è un’occasione di svilup-po delle relazioni tra Svizzera e Italia.Avrà luogo a qualche decina di chilome-tri dalla frontiera. Siamo stati il primoPaese a presentare un progetto di padi-glione, molto originale perché il tema èlo sviluppo sostenibile. Sarà costituitoda cibo destinato a essere consumato eche finirà prima o poi, nel periodo del-l’Expo; se i visitatori consumeranno su-bito, o meno, tutto ciò di cui è fatto, saràl’esempio del rapporto fra l’umanità, ilpianeta Terra e le generazioni future. Perla partecipazione, il Parlamento svizzeroha concesso al Governo un credito di 15milioni di franchi più 8 milioni prove-nienti da imprese private.

D. In poche parole come descrivereb-be la Svizzera?

R. Quello che ci si aspetta dalla naturae dalle montagne: paesaggi bellissimi.Ma anche tutto ciò che non ci si aspetta:città come Berna dove tutto il Centrostorico è patrimonio dell’Unesco, cittàdove si contempla e si crea l’arte con-temporanea come a Zurigo e Basilea, do-ve in giugno si svolge Art Basel, la fierad’arte più grande del mondo. In Svizzerasi investe enormemente in ricerca e svi-luppo, i Politecnici sono centri di eccel-lenza per la ricerca scientifica, vi opera-no migliaia di ricercatori italiani e nonsolo. Arte e scienza sono gli aspetti menoconosciuti della Svizzera. n

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Roma. La sede dell’Ambasciata svizzera presso il Quirinale

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nanziarie a titolo di penalità fino allo0,1 per cento del prodotto internolordo. In definitiva, la libertà di azio-ne degli Stati membri è sempre piùlimitata e il controllo reciproco traStati, con arbitro ultimo la Corte diGiustizia, rafforza quello della Com-missione europea.

L’Italia si è adeguata al Trattatomodificando anzitutto la Costituzio-ne. La legge costituzionale 20 aprile2012 numero 1, che condizionerà giàla manovra finanziaria del 2013, hariscritto l’articolo 81 della Costituzio-ne che già disciplinava il bilanciodello Stato e imponeva l’obbligo dicopertura finanziaria delle leggi dispesa. Ha anche integrato l’articolo97 della Costituzione con una normasecondo la quale le Pubbliche Ammi-nistrazioni, in coerenza con l’ordina-mento dell’Unione europea, «assicu-rano l’equilibrio dei bilanci e la soste-nibilità del debito pubblico».

La legge costituzionale ha messo ilgiogo anche alle Regioni, Province eComuni. Oltre ad assicurare l’equili-brio dei rispettivi bilanci, esse «con-corrono ad assicurare l’osservanzadei vincoli economici e finanziari de-rivanti dall’ordinamento dell’Unioneeuropea». Gli enti territoriali posso-no ricorrere all’indebitamento per fi-nanziare spese di investimento, masolo «con la contestuale definizionedi piani di ammortamento e a condi-zione che per il complesso degli Entidi ciascuna Regione sia rispettato l’e-quilibrio di bilancio».

La legge costituzionale ripristinainoltre la competenza legislativaesclusiva dello Stato in materia di«armonizzazione dei bilanci pubbli-ci», in precedenza rientrante nellacompetenza legislativa concorrentedello Stato e delle Regioni. Insomma,il sistema dei vincoli europei si pro-paga dallo Stato, che è il responsabileultimo degli equilibri di finanza pub-blica nei confronti dell’Europa, viavia alle Regioni, alle Province, ai Co-muni. In attuazione della legge costi-tuzionale, come già ricordato, il Par-lamento ha approvato una leggequadro di contabilità volta a stabilirei criteri per assicurare l’equilibrio trale spese dei bilanci e la sostenibilitàdel debito del complesso delle Pub-bliche Amministrazioni.

La legge contiene molte novità: ve-rifiche preventive e consuntive sugliandamenti di finanza pubblica; ac-certamento delle cause degli scosta-menti rispetto alle previsioni e limitimassimi dei medesimi; definizionepiù precisa delle gravi recessioni eco-nomiche, delle crisi finanziarie e del-le gravi calamità che consentono il ri-corso all’indebitamento; istituzionepresso le Camere di un organismoindipendente con funzioni di analisi

2013 si apre con una cessio-ne di sovranità a favore del-l’Unione europea che, al dilà dell’esito delle elezioni

politiche, ci costringerà a essere vir-tuosi. Proprio alla vigilia dello scio-glimento delle Camere, il Parlamen-to ha infatti approvato in via definiti-va la legge che attua il Trattato sullastabilità, sul coordinamento e sullagovernance nell’Unione economica emonetaria sottoscritto dai Paesi del-l’area euro il 2 marzo 2012, cosiddet-to Fiscal Compact. Per salvare la mo-neta unica ed evitare la fuoriuscita diPaesi come la Grecia, la Spagna e l’I-talia, 25 Stati europei, incalzati dallapressione dei mercati finanziari, han-no accettato così di sottoporsi a unadisciplina rigorosa in materia di fi-nanza pubblica.

In primo luogo il Trattato richiedel’introduzione, di preferenza a livel-lo di Costituzione, del vincolo di pa-reggio di bilancio. Il Trattato imponeanche altri obblighi. Infatti, gli Statifirmatari dovranno attivare meccani-smi automatici di correzione nel casodi deviazioni significative dagliobiettivi di medio termine concorda-ti a livello europeo. In caso di supe-ramento del rapporto tra il debitopubblico e il prodotto interno lordodel 60 per cento, scatterà l’obbligo diridurre il disavanzo a un ritmo me-dio di un ventesimo all’anno. Gli Sta-ti dovranno comunicare al Consigliodell’Unione europea e alla Commis-sione europea i piani di emissionedel debito pubblico, e sostenere leproposte o le raccomandazioni dellaCommissione europea nel caso in cuiquesta ritenga che uno Stato membroabbia violato il criterio del disavan-zo. Dovranno istituire un organismoindipendente di sorveglianza, re-sponsabile a livello nazionale del ri-spetto dei vincoli comunitari.

Il Trattato concede agli Stati mem-bri alcuni margini di flessibilità inpresenza di circostanze eccezionali.Prevede che, nel caso in cui uno Statosi trovi in una situazione di disavan-zo eccessivo, esso debba predisporreun programma di partenariato eco-nomico e di bilancio, con una descri-zione dettagliata delle riforme strut-turali da definire e attuare per unacorrezione effettiva e duratura deldisavanzo. Il programma in questio-ne è approvato dal Consiglio dell’U-nione europea e dalla Commissioneeuropea, ed è assoggettato a un mo-nitoraggio nella fase attuativa. In ca-so di non ottemperanza agli impegnida parte di uno Stato, gli altri Statipossono adire la Corte di giustiziache emana una sentenza vincolante.

Ove quest’ultima resta inattuata, laCorte, adita da parte di uno Statomembro, può comminare sanzioni fi-

DI MARCELLO CLARICHORDINARIO DI DIRITTO AMMINISTRATIVO

ALLA LUISS-GUIDO CARLI DI ROMA

PIÙ SOVRANITÀALL’EUROPAE MINORI POTERIALLE REGIONI

IILL PER IMPEDIRE NUOVI DEBITI

La recente leggecostituzionale obbligaRegioni, Provincee Comuni ad assicurarel’equilibrio dei bilancie a rispettare i vincolieconomici e finanziariimposti dall’Unioneeuropea: quindi debitiper investimenti soloaccompagnati da pianidi ammortamento,esclusiva competenzalegislativa dello Statoin materia di bilancipubblici e, finalmente,minori poteri alle Regioni

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e di verifica dell’andamento finan-ziario; facoltà e limiti entro i quali leRegioni, le Province e i Comuni pos-sono ricorrere all’indebitamento esono obbligati a concorrere alla so-stenibilità del debito del complessodelle Pubbliche Amministrazioni; lemodalità attraverso le quali lo Stato,anche nelle fasi avverse del ciclo eco-nomico, concorre al finanziamentodei livelli essenziali delle prestazionie delle funzioni fondamentali ineren-ti ai diritti civili e sociali.

Al di là dei molti tecnicismi, all’esi-to di tutto questo processo riformato-re il Governo italiano, a prescindereda ogni colore e inclinazione politica,ha ormai spazi di manovra molto li-mitati. E ciò in considerazione di duefattori: la pressione fiscale ha ormairaggiunto livelli fin troppo elevati;l’equilibrio di bilancio può essere ga-rantito soprattutto con tagli alla spe-sa pubblica. Non solo. Ma tutto vanegoziato a livello europeo, già apartire dalle prossime settimane. In-fatti, gran parte della manovra di bi-lancio per il prossimo anno che verràconcepita con il Documento di eco-nomia e finanza, il DEF, che il Gover-no dovrà presentare alle Camere en-tro il 10 aprile di ogni anno, andrà di-scussa in quella sede.

Ciò vale per due sezioni del DEF.La prima riguarda lo schema delProgramma di stabilità, che contienele informazioni richieste dalla nor-mativa dell’Unione europea in attua-zione del patto di stabilità e crescita,in particolare con riferimento agliobiettivi da conseguire per la ridu-zione del debito pubblico e che indi-ca gli obiettivi programmatici di po-litica economica e il quadro delleprevisioni di finanza pubblica per al-meno il triennio successivo.

La seconda sezione si riferisce alloschema del Programma nazionale diriforma, anch’esso contenente leinformazioni richieste dalla normati-va europea, in particolare riguardan-ti lo stato di avanzamento delle rifor-me avviate con priorità, tempisticheecc., i fattori macroeconomici nazio-nali che incidono sulla competitività,i prevedibili effetti delle riforme intermini di crescita dell’economia, dirafforzamento della competitivitàdel sistema economico e di aumentodell’occupazione.

Entrambi gli schemi dovranno es-sere presentati al Consiglio dell’U-nione europea e alla Commissioneeuropea nell’ambito del cosiddettosemestre europeo, cioè il periodo ini-ziale di ciascun anno nel quale avvie-ne un confronto e un coordinamentoex ante a livello europeo relativo allepolitiche economiche e alla program-mazione economico-finanziaria chesi traduce anche in linee guida di po-

23specchioeconomico

litica economica e di bilancio elabo-rate dal Consiglio europeo, dellequali devono tener conto i Governi ei Parlamenti nazionali.

In definitiva, come accadde a Ulis-se che si fece legare all’albero dellanave per non cedere alle tentazionidelle sirene, la legislatura ora chiusaha posto sotto la tutela dell’Europa lanostra politica finanziaria e di bilan-cio. Di tutto questo si è parlato pocodurante l’attuale campagna elettora-le. E sarà certo difficile per qualsiasiGoverno sottrarsi a questo patto disangue con gli altri Stati dell’area eu-

ro, ed è illusorio immaginare di po-ter rinegoziare prossimamente i con-tenuti del Fiscal Compact. Semmai, èall’orizzonte un’ulteriore cessione disovranità, ormai concordata a livelloeuropeo, e costituita dalla creazionedella cosiddetta Unione bancaria cheattribuirà alla Banca Centrale Euro-pea la vigilanza sulle maggiori ban-che italiane. Ma questo è un altro ar-gomento, anch’esso potenzialmentedirompente, che pone ancor più inprimo piano la questione del deficitdi democraticità delle istituzioni co-munitarie. n

TAJANI: RITIRO IMMEDIATO DEIPRODOTTI CONTRAFFATTI. Il 13febbraio la Commissione euro-pea presenterà un Regola-mento, applicabile in tutti gliStati membri, che rafforzerà icontrolli sui prodotti e consen-tirà alle autorità di ritirare im-mediatamente dal commercioquelli non conformi alla legge epericolosi. L’ha annunciato ilvicepresidente della Commis-sione Europea Antonio Tajani,in un colloquio con il Coman-dante Generale della Guardia di Finanza Gen. Saverio Capolupo, ringra-ziandolo per l’impegno e i risultati operativi della stessa nella lotta allacontraffazione di prodotti industriali dell’Unione europea. La Commissio-ne Europea, ha affermato Tajani, continuerà a offrire ogni possibile so-stegno alla Guardia di Finanza; la contraffazione costa posti di lavoro ecomporta rischi per la salute e la sicurezza; molti si lasciano tentare daciò che può sembrare un buon affare, ma la merce contraffatta può di-ventare non solo velocemente inutilizzabile e inefficace, ma anche peri-colosa perché generalmente prodotta senza rispettare norme e standardeuropee per salute e sicurezza». Il mercato della contraffazione vale 450miliardi di euro a livello mondiale e raddoppierà entro il 2015. In Italia va-le circa 7 miliardi di euro causando la perdita di 110 mila posti di lavoro.

GRUPPO SELEX CRESCIUTO DEL 16 PER CENTO NEL 2012. Crescita del 16per cento e incremento della quota di mercato in tutti i reparti, con tassidi sviluppo superiori alla media nei prodotti freschi, bevande e dolciario,con un fatturato di oltre 600 milioni di euro: è il risultato senza preceden-ti delle marche commerciali del Gruppo distributivo Selex nel 2012. L’of-ferta comprende oltre 2.800 prodotti a marchio Selex cui si affiancanocirca mille Vale e 500 Sù e Vanto.Completano l’assortimento 300prodotti con marchi di fantasia. Al-la base della crescita, spiega Lu-ca Vaccaro, direttore delle Marchecommerciali, il rilancio delle cate-gorie più importanti, il migliora-mento della qualità, l’assortimen-to, le nuove linee specialistichecome biologica, salutistica, pri-missima infanzia, articoli per l’igie-ne. «Massima attenzione allaqualità dei prodotti e al cambia-mento delle abitudini di consumo», precisa Maniele Tasca, direttore ge-nerale. Attivo nella grande distribuzione con 19 Imprese regionali chegestiscono 2.900 punti di vendita in Italia, con oltre 30 mila addetti, unfatturato 2012 di 8.720 milioni di euro, una quota di mercato del 10,1 percento, il Gruppo Selex è il terzo operatore nazionale. Fa capo alla Cen-trale ESD Italia, ai primi posti tra le Centrali d’acquisto.

La sede del Gruppo Selex a Milano

L’on. Antonio Tajani e il GeneraleSaverio Capolupo

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sistema integrato delle retifondamentali dei traspor-ti, dell’energia e delle tele-comunicazioni costituisce

la spina dorsale del complesso pro-duttivo europeo. Occorre superare lavisione novecentesca di servizi al cit-tadino e all’impresa e concentrarel’attenzione su questi tre grandi si-stemi a rete nei quali si coagulano, difatto, tutte le principali attività eco-nomiche e sociali espressione diun’avanzata civiltà post-industrialecome quella europea. È facile com-prendere come il ruolo decisivo perla scelta delle strategie di svilupposia ormai saldamente nelle mani del-l’Unione Europea.

I grandi indirizzi strategici sonoindicati a Bruxelles dalla Commissio-ne e approvati dal Parlamento Euro-peo. Il ruolo degli Stati non è margi-nale, ma dichiaratamente seconda-rio, capace di integrare e sosteneregli orizzonti di crescita decisi in Eu-

24 specchioeconomico

il

TRASPORTI IN EUROPA,INVESTIRE NELLE RETIPER ANTICIPARE LA RIPRESA

ropa, ma è bene comprendere chel’incidenza degli ambiti nazionali èin costante diminuzione. Gli assettinazionali e la qualità dei servizi ditrasporto, energia e telecomunicazio-ni sono direttamente proporzionalialle capacità di crescita sociale e in-dustriale, di compatibilità ambienta-le, di qualità e facilità di accesso aiservizi. Oggi si decidono in Europale linee programmatiche fondamen-tali, il resto è demandato ai singoliStati; domani questi avranno un pesodecrescente, mentre si rafforzerà ul-teriormente il ruolo comunitario. Ec-co perché vanno analizzate con at-tenzione le recentissime scelte com-piute a Bruxelles alla fine dello scor-so novembre in tema di trasporto,per capire e sapere quali saranno leconseguenze per l’Italia.

La recente euroconferenza sulle re-ti Ten-T, Trans-European TransportNetwork, promossa dalla Commis-sione Europea, ha registrato una

grande partecipazione sia delle isti-tuzioni nazionali sia degli interessatialle politiche di mobilità e al finan-ziamento dei progetti di infrastruttu-re e tecnologie necessarie allo svilup-po delle reti Ten-T. L’attenzione si èconcentrata sui progetti di innova-zione e sulle più moderne tecnologieper ciò che riguarda l’alta velocitàferroviaria, il trasporto aereo, quellomarittimo e le «autostrade del ma-re», nonché le nuove tecnologie ap-plicate alla gestione e alla sicurezzadelle autostrade.

La conferenza è stata finalizzata adun duplice obiettivo. Il primo ha ri-guardato l’aggiornamento delle poli-tiche europee delle reti di trasportoarticolate nei due livelli strategico eregionale, e la proposta del nuovoRegolamento finanziario CEF ossiaConnecting Europe Facility, per ac-celerare il completamento delle retiTEN-T agli orizzonti 2030-2050. Il se-condo è stato rivolto ai soggetti pub-

a cura di

UBALDO

PACELLATRASPORTI IN EUROPA,INVESTIRE NELLE RETIPER ANTICIPARE LA RIPRESA

Manifestazioni in Val di Susacontro la TAV Lione-Torino

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rio. Una prima analisi può così sinte-tizzare i punti di forza e di debolezzadelle politiche europee per le retiTen-T. È positivo il nuovo planningche ha individuato nei dieci Corridoiprioritari la vera rete Ten-T e che do-vrà rendere efficiente il nuovo stru-mento finanziario europeo destinatoa portare, dagli attuali 8 ai 50 miliar-di di euro del bilancio 2014-2020, ilfondo di dotazione per le reti di tra-sporti, energia e telecomunicazioni.

Una fragilità delle decisioni adot-tate sembra invece costituita da unamancata visione di integrazione mo-dale; le decisioni europee, infatti, so-no articolate per settori modali chedovranno integrarsi nei nodi urbanicon le reti di competenza metropoli-tana e regionale; oltre a ciò sono in-sufficienti i fondi stanziati che, postia confronto con i fabbisogni, stimatiper la rete principale dei trasporti in250 miliardi di euro, rappresentanoun contributo di poco superiore al 10per cento degli investimenti: la quotaindicata per i trasporti è pari a 31,7miliardi.

Il nuovo scenario delle reti di tra-sporto europee Ten-T «Core-Com-prensive Network» rappresenta unagrande opportunità per lo sviluppodell’economia e per l’attuazione delprogramma di grandi infrastrutturenazionali. Infatti il valore aggiuntodel settore trasporti contribuisce allaformazione del prodotto interno del-l’Unione Europea per oltre il 4 percento; tale valore appare sottostima-to in quanto, secondo i dati dell’Eu-rostat, il 30 per cento dei flussi di

merci comunitari, generati dal mer-cato interno, possono essere ricon-dotti alla liberalizzazione dei servizie allo sviluppo, anche se insufficien-te, delle reti transeuropee Ten-T.

Questa rete costituisce infatti unsostegno non solo per il mercato in-terno, ma soprattutto per l’import-export comunitario attraverso le por-te di accesso al territorio costituitedai sistemi portuali e aeroportuali:pari per le merci ad oltre il 60 percento dei flussi, e per i viaggiatori adoltre il 70 per cento. La mancata at-tuazione delle reti Ten-T ha generatouna perdita di competitività del si-stema economico e produttivo stima-ta intorno al 3 per cento del prodottointerno europeo, pari a circa 30 mi-liardi di euro.

L’impegno europeo, proposto conil fondo Connecting Europe Facility,pari a 50 miliardi di euro solo per ilbilancio 2013-2020, punta a realizza-re la rete principale e i 10 Corridoiprioritari per un fabbisogno stimatoin 250 miliardi di euro entro il 2030, edi realizzare l’intera rete per un fab-bisogno di 500 miliardi di euro entroil 2050. È opinione comune in Europache, stante l’attuale patto di stabilità,questi traguardi non possano realiz-zarsi senza l’apporto di nuovi stru-menti finanziari in grado di attrarredal mercato capitali privati; ci si rife-risce allo sviluppo di eurobond eprojects bond, in merito al quale peròla decisione politica è ancora aperta.

Ciò è confermato dal dibattito incorso nel Consiglio e nel Parlamentoeuropeo, e in sede finanziaria pressol’Ecofin, la Bei, l’Ifi, sotto l’ombrellodella Bce. In sintesi il bilancio 2007-2013 dei fondi dell’Unione Europeaper finanziare i progetti Ten-T haprevisto, esclusi i fondi Bei, 52 mi-liardi di euro, di cui 8 miliardi delfondo Ten-T e 44 miliardi dei fondiFers e Coesione, cui si aggiungono 53miliardi di euro di prestiti Bei.

L’investimento totale riguardantecontributi e prestiti dell’Unione Eu-ropea è pari a 105 miliardi di euro difronte ai 285 miliardi di spesa pub-blica dei 27 Stati membri dell’UnioneEuropea. Si tratta di 390 miliardi dieuro di investimenti nel periodo2007-2013, il 73 per cento dei quali acarico del bilancio pubblico dei 27Paesi dell’Unione, mentre il restante27 per cento è a carico dei fondi del-l’Unione stessa.

In termini qualitativi la spesa inconto capitale con fondi dell’Unionedirettamente erogati è stata inferioreal 14 per cento del totale, se si esclu-dono i prestiti Bei, mentre il resto èstato finanziato con le risorse pubbli-che degli Stati membri. Ne conse-guono un forte ritardo nell’attuazio-ne di progetti di rete Ten-T di inte-

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blici e privati che intendono presen-tare progetti da ammettere ai contri-buti su bandi di gara che chiudono ilbilancio Ten-T per il 2007-2014.

La Conferenza ha avuto come pre-messa una pubblica consultazionedei rappresentanti delle grandi im-prese pubbliche e private e dei sog-getti istituzionali, che hanno espres-so il loro giudizio sulle politiche dimobilità dell’Unione Europea, vale adire sul nuovo planning europeodelle TEN-T e sui relativi strumentifinanziari per la creazione dei Corri-doi prioritari facenti parte della reteprincipale comunitaria.

Slim Kallas, commissario ai Tra-sporti e vicepresidente della Com-missione Europea, ha sottolineato ilruolo delle reti Ten-T che, nel loroprocesso ventennale di formazione,dal 1992 ad oggi, hanno contribuitoalla formazione del mercato internoe a soddisfare la mobilità dei cittadi-ni e degli operatori economici. I ritar-di nell’attuazione della rete Ten-Tsono dovuti a problemi di bilanciodell’Unione Europea oltreché, di re-cente, anche ai problemi di finanzapubblica dei singoli Stati.

L’obiettivo dell’Unione, da conse-guire attraverso le reti, è assicurare lasostenibilità «decarbonizzando» e ri-ducendo le emissioni di gas serra, ela competitività del sistema econo-mico attraverso migliori connessioniinterne e con il resto del mondo. Laproposta della Commissione di de-stinare più risorse nel prossimo bi-lancio multi-annuale 2014-2020 ri-sponde all’esigenza di realizzare unarete efficiente in grado di favorire lacrescita economica e la competitivitàe di migliorare l’accessibilità e la coe-sione del territorio comunitario.

Le nuove Ten-T promuovono losviluppo tecnologico nel settore deitrasporti e ciò implica un coinvolgi-mento degli Stati nel pianificare e au-mentare le reti nazionali in strettocollegamento con le reti di interesseeuropeo. In questo scenario si inqua-drano i dieci Corridoi prioritari che,nell’attuazione dei progetti, implica-no uno stretto coordinamento delleazioni con le Regioni e con le Auto-rità locali. Nella prospettiva di mi-gliorare la coesione del territorio, laCommissione mette a disposizioneper i progetti in grado di migliorarel’accessibilità del territorio regionale10 miliardi di euro, già inclusi nelRegolamento Connecting Facility.

Le recenti decisioni di Bruxellesprevedono nuovi finanziamenti per50 miliardi di euro. Si delinea un’am-pia gamma di possibili strumenti fi-nanziari che potranno assicurare co-perture per gli investimenti pubblicie di partenariato, secondo le opzioniindicate nel Regolamento finanzia-

specchioeconomico

L’euroconferenzasulle reti di trasportopromossa dallaCommissione Europeaha registrato grandepartecipazionedi soggetti interessatial finanziamentodi infrastrutture etecnologie necessarie;ma con i tempi previstiforse potrannovederle, dopo il 2050,i nipoti degli attualipolitici europei

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resse comunitario, e quindi un inde-bitamento degli Stati per realizzarele infrastrutture. Lo studio mette aconfronto gli investimenti 2007-2013e i relativi strumenti finanziari pro-grammati dall’Unione Europea conla proposta di finanziamenti e presti-ti per il periodo 2014-2020.

Le politiche europee per le reti ditrasporto adottano modelli di svilup-po improntati decisamente a unamobilità sostenibile ed ecoambienta-le. Due gli scenari individuati: i Cor-ridoi prioritari e le integrazioni na-zionali e regionali. Fino agli anni 90,a norma del Trattato europeo, le retitranseuropee di Trasporti, Energia eTelecomunicazioni erano considera-te settori esclusi dalla concorrenza,essendo considerati i servizi offertidalle reti di pubblica utilità sociale.

Il processo di liberalizzazione dellereti si è iniziato nelle telecomunica-zioni e nell’energia, separando le in-frastrutture dai servizi sulle reti. Nelsettore dei trasporti il processo di li-beralizzazione ha avuto inizio nelcomparto aereo, soggetto alle regoledella concorrenza internazionale,dalla Convenzione di Chicago all’at-tuale single sky; così pure nel com-parto marittimo soggetto al Codicedella Navigazione, mentre la libera-lizzazione dei servizi portuali è dipiù recente attuazione. Per la libera-lizzazione dei servizi sulle reti ferro-viarie il processo è cominciato con laseparazione societaria e di bilanciotra infrastrutture e servizi in rete, inanalogia al comparto energetico.

In sintesi, l’ammissibilità ai contri-buti comunitari per le infrastrutturea rete è attualmente riservata a quel-le di trasporto in base all’articolo 126del Trattato, che finalizza l’interven-to dell’Unione Europea agli obiettividi coesione del territorio, al mercatointerno e, in ultima analisi, alla liberacircolazioni di merci e persone nelterritorio comunitario. Le reti dienergia e telecomunicazione in regi-me di concorrenza e di liberalizza-zione dei servizi sono escluse daicontributi dell’Unione Europea di-retti ad investimenti in infrastruttu-re, mentre sono ammesse ai fondi Beirelativamente ai progetti di interessecomunitario.

È ormai obiettivo condiviso che,per realizzare un modello di svilup-po sostenibile, sia necessario innova-re profondamente le infrastrutture ei mezzi di trasporto attraverso il ri-corso alle nuove tecnologie, che con-sentono di ridurre il livello delleemissioni e quindi l’impatto sullaqualità dei servizi e sul clima. Leanalisi condotte dalla CommissioneEuropea nel Libro Bianco 2001 e nelsuo recente aggiornamento confer-mano il ruolo che il sistema delle in-

frastrutture e della logistica puòsvolgere a servizio delle imprese permigliorarne la competitività attra-verso la riduzione dell’incidenza deicosti di trasporto sul valore finale deiprodotti destinati sia al mercato in-terno che all’esportazione nei merca-ti internazionali. Le reti transeuropeedi trasporto giocano un ruolo fonda-mentale, non soltanto come elementodi coesione del territorio comunita-rio, ma anche ai fini della competiti-vità e dell’occupazione, in attuazionedella cosiddetta Strategia di Lisbonavarata dai Governi dei Paesi comuni-tari agli inizi del 2000.

L’obiettivo di fondo è quello di ri-lanciare, mediante una politica co-munitaria, investimenti mirati ad ac-crescere la competitività del sistemadelle imprese europee mediante ilsostegno sia alle piccole e medie im-prese per finanziare la ricerca e l’in-novazione, sia ai progetti di infra-strutture delle reti Ten-T per miglio-rare l’efficienza dei trasporti. Sottoquesto profilo è quindi opportunoottimizzare l’uso delle capacità infra-strutturali esistenti, integrando traloro le componenti modali e i serviziper migliorarne la qualità e ridurreper quanto possibile gli investimentinon necessari.

Dal punto di vista finanziario i fon-di di bilancio europei destinati allosviluppo delle reti transeuropee ditrasporto Ten-T costituiscono una ri-levante opportunità per innovare il

sistema delle infrastrutture italianemobilitando tutte le risorse nazionalida impiegare nel co-finanziamentodelle opere, in aggiunta ai fondi del-l’Unione Europea. Si può quindi af-fermare che i fondi Ten-T possonofungere da cinghia di trasmissioneper la realizzazione delle reti ferro-viarie ad Alta Velocità, ma anche perlo sviluppo delle tecnologie di co-mando e di controllo per le ferrovieAV e i sistemi di gestione del trafficoITS e satellitare.

Le risorse finanziarie per le retiTen-T provengono da diverse fonticomunitarie; alle infrastrutture loca-lizzate nelle regioni italiane del Mez-zogiorno sono destinati i fondi strut-turali di coesione, mentre quelle lo-calizzate nelle regioni del Centro-Nord vengono finanziate con i fondidi bilancio destinati alla realizzazio-ne dei Progetti prioritari europei, trai quali per l’Italia i tunnel ferroviaritransalpini del Frejus e del Brennero,appartenenti ai due Corridoi Lione-Torino-Budapest e Berlino-Palermo.

La politica dei trasporti europea èincentrata sui 10 Corridoi prioritariche costituiranno la struttura dellarete principale sulla quale si concen-treranno gli interventi finanziari del-l’Unione Europea mediante fondi delConnecting Europe Facility. Si trattadegli assi plurimodali Lione-Torino-Trieste-Budapest, del nuovo tunneldel Frejus, dell’asse Helsinki-La Val-letta, dell’asse Berlino-Palermo, delleAutostrade del Mare del Mediterra-neo, del corridoio intermodale per lemerci Genova-Rotterdam.

Le politiche delle reti Ten-T sonoin rapida definizione presso la Com-missione e il Consiglio Europeo. Esseindicano investimenti e qualità deiservizi degli attuali e dei futuri Cor-ridoi transeuropei verso il Mediter-raneo, sotto la spinta della forte cre-scita del traffico marittimo nelle Au-tostrade del mare e dei flussi di traf-fico container provenienti dall’OltreSuez, in gran parte movimentati neiporti italiani del Mezzogiorno, dellaSpagna, a Porto Said e nei porti delMagreb. Questa revisione delle retiTen-T è articolata su due livelli: ilprimo è la rete di infrastrutture co-munitarie di prevalente interesse na-zionale; il secondo individua la retedelle infrastrutture strategiche per losviluppo del mercato interno, e sullaquale si concentrerà la massa criticadei finanziamenti comunitari.

L’obiettivo è quello di promuovereuna politica euromediterranea nelcampo delle infrastrutture con il pie-no sostegno dell’Unione Europea,prendendo spunto dalla strategia diLisbona e in coerenza con il PianoDelors per la crescita, l’innovazione el’occupazione nei Paesi europei pro-

specchioeconomico

Slim Kassal, commissario europeoai Trasporti

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muovendo il sostegno e la garanziadell’Unione Europea con l’apportodegli istituti finanziari internazionalie del capitale privato. È necessariomassimizzare l’impatto del finanzia-mento europeo tramite la mobilita-zione, l’aggregazione e l’impiego dirisorse pubbliche e private per le in-frastrutture e i grandi progetti di in-teresse europeo. Sarà necessario che,sulla base delle esperienze maturatenell’impiego di strumenti di garan-zia dei prestiti per i progetti di tra-sporto, strumenti diretti a coprire ilrischio nei primi anni di avvio, e suanaloghi sistemi finanziari adottatiper le politiche di coesione, l’Unioneintroduca misure innovative perestendere i meccanismi finanziari.

Per il valore fondamentale delle re-ti Ten-T il Parlamento europeo hadeciso un aumento dei fondi pari a8,13 miliardi di euro per il periodo2007-2013. La Commissione Europeanel 2010, per rendere competitivo ilsistema dei trasporti, ha proposto 10obiettivi in grado di ridurre del 60per cento le emissioni nel medio enel lungo periodo, e per promuoverel’innovazione, lo sviluppo delle tec-nologie per la sicurezza, la sostenibi-lità e il completamento delle reti Ten-T secondo orizzonti differenziati finoal 2030-2050.

Questi interventi prevedono unadecisiva accelerazione nell’adozionedelle nuove tecnologie per l’intero si-stema multimodale di trasporto, unapiena funzionalità delle reti di servi-zi ad alta velocità e qualità, il com-pletamento della rete ad alta velocitàferroviaria, con l’obiettivo di tripli-carne la lunghezza nel 2030 e di tra-sferirvi nel 2050 la maggior parte de-gli spostamenti dei passeggeri dellemedie percorrenze, facendo del siste-ma ferroviario integrato europeo ilcardine del trasporto su terra.

Si aggiungono a questi obiettivi iltrasferimento del 30 per cento deltraffico stradale verso le ferrovie; peril traffico marittimo l’intero collega-mento tra porti, aeroporti e linee fer-roviari al 2050, con una corrispon-dente riduzione delle emissioni in-quinanti per aerei e navi pari al 40per cento. Infine una costante ridu-zione dell’incidentalità stradale conl’obiettivo di puntare a mortalità ze-ro entro il 2050, in modo da assicura-re all’Europa il primato assoluto nel-la sicurezza in tutti i singoli sistemidi trasporto.

L’Italia risulta molto ben posizio-nata nella strategia di integrazione esviluppo delle reti di trasporto.Quattro sono i Corridoi italiani tra idieci definitivi approvati in Europa:l’Helsinky-Palermo-La Valletta,compreso il nuovo tunnel del Bren-nero; il Corridoio mediterraneo Ma-

opportunità di finanziamento deiCorridoi prioritari usando sia i fondiTen-T che i Fondi strutturali delprossimo bilancio 2014-2020. Per ilMezzogiorno il miglioramento del-l’accessibilità territoriale potrà essereassicurato con la realizzazione deiCorridoi appena descritti. Il nuovoCorridoio Helsinki-Valletta, che so-stituisce il progetto prioritario Berli-no-Palermo, include un nuovo trattoferroviario Alta Velocità-Alta Capa-cità Napoli-Bari, che potrà collegarealla rete principale dei trasporti eu-ropei la Campania meridionale, laBasilicata e la Calabria mediante iltratto Bari-Taranto-Metaponto-Siba-ri-Cosenza-Paola, verso il porto ditranshipment di Gioia Tauro, poten-

ziando la piastra logistica portuale.Quanto al nuovo corridoio baltico-

adriatico che connette i porti di Dan-zica, Tallin e Helsinky con quelliadriatici di Venezia e Trieste fino aRavenna e Ancona, sarebbe opportu-no completarlo fino a Bari-Brindisi,connettendolo con il Corridoio VIIIversi i Balcani. I Corridoi Ten-T po-tranno connettersi con le Autostradedel Mare estendendo verso il Medi-terraneo la rete principale europea fi-no ai porti e aeroporti nazionali, ac-centuando il processo di coesionedelle regioni italiane del Mezzogior-no. L’Europa ha deciso ogni soluzio-ne, ma non convincono i tempi pre-visti, secondo i quali forse solo i ni-poti degli attuali commissari, politicie burocrati europei potranno veder-ne la realizzazione. Dalle istituzionieuropee ci si aspetterebbe piuttostol’immediata immissione di ingenticapitali nella costruzione delle infra-strutture anche e soprattutto peruscire dalla crisi, avviare la ripresaeconomica, la domanda, la produzio-ne, l’occupazione, i consumi. n

27specchioeconomico

Se la realizzazionedelle reti europeedi trasporto fossesubito avviata,gli ingenti capitalinecessari potrebberoriattivare la domandadi beni, la produzione,l’occupazione,i consumi, anticipandol’uscita dall’attualeprolungatafase di stagnazionee di recessione

drid- Barcellona-Lione-Torino-Buda-pest; il Corridoio Genova-Rotterdamper il quale si passa da un costo sti-mato in 22,7 miliardi di euro nel 2004a 23,2 miliardi del 2008, con un incre-mento medio del 2,5 per cento, valorimolto inferiori alle medie europee; ilCorridoio baltico-adriatico Danzica-Vienna-Venezia-Ravenna-Ancona,per il quale il Parlamento europeochiede il prolungamento fino a Bari-Brindisi; inoltre quello marittimoAutostrade del Mare con due ramimediterranei, verso ovest e verso est.

Per migliorare il processo di coe-sione delle regioni italiane del Mez-zogiorno occorre collegare i territoriestendendo al Sud il sistema europeodei trasporti, al fine di offrire nuove

Il porto di Napoli, hub essenziale per i trasporti marittimi e terrestri

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28 specchioeconomico

Leader nel campo delle tec-nologie elettroniche e infor-matiche applicate ai sistemidi difesa, all’aerospazio, alla

sicurezza e alla protezione delleinformazioni, delle infrastrutture edel territorio, nonché alla realizza-zione di soluzioni smart». Così Fabri-zio Giulianini descrive Selex ES, la

F I N M E C C A N I C A

«nuova società di cui è Amministrato-re Delegato, nata il primo gennaioscorso dalla fusione tra le tre Selex(Elsag, Galileo, Sistemi Integrati), dicui eredita le eccellenze nei rispettivisettori di riferimento.

Domanda. Ingegner Giulianini,perché è stata costituita Selex ES?

Risposta. In un mercato globale,

dove i confini fra le tecnologie civilie militari sono sempre più sfumati ela competizione sui mercati sia delladifesa sia della sicurezza è semprepiù accesa, è necessario avere la giu-sta massa critica. Con questa opera-zione Selex ES è in grado di compe-tere con i «big» del settore, potendocontare su un ventaglio di compe-

Fabrizio Giulianini,Amministratore Delegato

della nuova società Selex ES(Elsag, Galileo, Sistemi Integrati)

FABRIZIO GIULIANINI PRESENTA SELEX ES: TECNOLOGIE E COMPETENZE ALL’AVANGUARDIA

FABRIZIO GIULIANINI PRESENTASELEX ES: TECNOLOGIEE COMPETENZE ALL’AVANGUARDIA

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tenze e di tecnologie che ci consentedi partecipare, con buone possibilitàdi successo, alle grandi gare interna-zionali. Alcuni dati della nuova so-cietà: ricavi superiori a 3,5 miliardidi euro, investimenti in ricerca e svi-luppo pari a circa il 15 per cento deiricavi (il cui 5 per cento è autofinan-ziato), 17.900 persone che operanosu 5 continenti. Con questi numeriSelex ES diventa, per dimensioni emercati, la seconda realtà del grup-po Finmeccanica, ponendosi all’otta-vo posto in un’ipotetica classificadelle aziende occidentali che opera-no nel settore dell’elettronica per ladifesa e per la sicurezza.

D. Su quali pilastri poggia la nuo-va struttura aziendale e come saràarticolata?

R. Abbiamo scelto di organizzarela struttura in modo da essere il piùvicino possibile al cliente, con tre di-visioni - Airborne & Space Systems,Land & Naval Systems, Security &Smart Systems - che hanno l’obietti-vo di focalizzarsi su mercati e clienticon esigenze e caratteristiche diffe-renti, ma che utilizzano tecnologie,prodotti e soluzioni sistemistiche so-stanzialmente convergenti. Significaquindi fare leva sul know how tecno-logico di cui disponiamo, e creare si-nergie trasversali a tutte le nostrearee di business. Più nel dettaglio: laDivisione Air & Space Systems com-prende le attività relative a radar esensori avionici, sistemi di guerraelettronica, equipaggiamenti avioni-ci, sistemi integrati di missione e disorveglianza aerea,velivoli senza pilotadi tipo tattico e aero-bersagli, sistemi di si-mulazione, sensoried equipaggiamentiper applicazioni spa-ziali. La DivisioneLand & Naval Sy-stems comprende isistemi integrati dicomando e controlloper applicazioni ter-restri e navali, i siste-mi radar navali e ter-restri, i sensori elet-tro-ottici e i sistemi eapparati di comuni-cazione tattici, i siste-mi e gli equipaggia-menti per la protezio-ne del campo di bat-taglia. Infine la Divi-sione Security &Smart Systems com-prende le architettu-

29specchioeconomico

neati. Su quali attività punterete nelmedio-lungo periodo?

R. Attualmente il 70 per cento delfatturato è rappresentato da attivitànel settore Difesa e il 30 per cento nelcivile. Per assorbire meglio la cicli-cità del settore difesa, stiamo lavo-rando ad un bilanciamento del no-stro fatturato tra i due comparti en-tro i prossimi 5 anni, consapevoli delruolo sempre più cruciale e trasver-sale che riveste l’«information supe-riority», cioè la capacità di raccoglie-re, gestire, analizzare e distribuireinformazioni. Siamo focalizzati pro-prio su questo aspetto, avendo giàsviluppato soluzioni molto sofistica-te per applicazioni «smart» e cyber.Alcuni numeri indicano delle ten-denze precise e dove vogliamo diconseguenza centrare il nostro obiet-tivo: oggi il mercato civile dellesmart & integrated solutions è valu-tato a circa 30,9 miliardi di euro conuna crescita annua del 5,4 per centofra il 2012 e il 2021. Questo è il nostrofuturo prossimo.

D. Parliamo del comparto civile.Quali sono ad oggi i progetti più si-gnificativi?

R. Selex ES metterà a disposizioneuna piattaforma integrata per le esi-genze di sicurezza legate ad EXPO2015, il più grande evento italiano diquesto secolo. L’azienda svilupperàsoluzioni «smart» che gestiranno lasorveglianza e la protezione dellamanifestazione milanese e degli oltre20 milioni di visitatori attesi. Centi-naia di terminali TETRA in dotazio-

re di sistemi per la sicurezza e la pro-tezione del territorio e delle infra-strutture critiche, i sistemi di comu-nicazioni sicure, Information Tech-nology, e gestione delle informazio-ni, i sistemi di automazione, i sistemiaeroportuali di controllo e di gestio-ne del traffico aereo e marittimo.

D. Dalle competenze delle tre Se-lex ad una nuova realtà aziendale in-tegrata con interessi e obiettivi deli-

«Selex ES è ingrado di competerecon i big del settore, potendo contaresu un ventagliodi competenzee di tecnologieche ci consentedi partecipare, conbuone possibilitàdi successo,alle grandi gareinternazionali»

Un Radar Captor E installato a bordo di un velivolo Eurofighter

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ne alle Forze dell’Ordine ela relativa infrastruttura direte garantiranno poi comu-nicazioni sicure, protette edefficaci per gestire eventualiemergenze. In tema di ge-stione della sicurezza digrandi eventi, voglio poi ri-cordare che siamo in giocoper la ventesima edizionedei Commonwealth Gamesdi Glasgow 2014, dopo avergià registrato come SELEXSystems Integration UK unrisultato rilevante nell’am-bito delle Olimpiadi londi-nesi dell’estate scorsa, nellequali ci classificammo se-condi nella selezione dei«prime contractor» per la si-curezza. Non va inoltre di-menticato il Vessel TrafficManagement InformationSystem (VTMIS), il sistemadi monitoraggio marittimoche consente il controllodegli oltre 7.500 chilometridi costa italiana, impiegatoanche all’estero. Siamoinoltre impegnati in GranBretagna nel programmache consentirà di rendere inostri radar per il controllo del traf-fico aereo immuni dalle interferenzedegli apparati cellulari di quarta ge-nerazione. La leadership tecnologi-ca di Selex ES nel settore Air TrafficManagement è poi testimoniata dalprogetto per un grande sistema ae-roportuale a Doha, in Qatar, dovesiamo impegnati. Infine abbiamo unruolo di primissimo piano nell’am-bito del progetto europeo SESARper realizzare un sistema interope-rabile di gestione del traffico aereo.

D. La sicurezza costituisce un temacentrale nelle agende di Governi eistituzioni. Un esempio virtuoso è ilcontratto vinto con la NATO, ne pos-siamo parlare?

R. Circa un anno fa SELEX Elsag,in collaborazione con NorthropGrumman, si è aggiudicata una com-messa dall’Agenzia NATO NC3A(Consultation, Command and Con-trol) per lo sviluppo, l’implementa-zione e la gestione del programmaNCIRC (Computer Incident Respon-se Capability) - Full Operating Capa-bility (FOC). Il contratto prevedel’implementazione e la gestione diun servizio completo che garantirà lasicurezza delle informazioni a più di50 tra comandi e sedi della NATO in28 Paesi. È un successo significativonel campo della cyber defence, altraarea in cui pensiamo di crescere in

maniera significativa.D. TETRA e SISTRI: altridue importanti programmiin ambito civile che peròhanno subito alcune battu-te d’arresto. Qual’è la situa-zione?R. Si tratta di due progettiessenziali per il nostroPaese. Il Programma Inter-polizie TETRA per le co-municazioni sicure delleForze dell’Ordine è uffi-cialmente ripartito al di-cembre 2012: il Governoha assicurato un finanzia-mento di 10 milioni di eu-ro per il 2013 e di 50 milio-ni per il 2014 per altre 4 re-gioni italiane. Così è statagarantita una prima tran-che di finanziamenti ne-cessari per far proseguireil progetto su base nazio-nale. Per quanto riguardail SISTRI, il sistema per latracciabilità dei rifiuti, ladecisione è nelle mani delMinistero dell’Ambiente.Da parte nostra c’è la pie-na convinzione che la solu-zione proposta sia real-

mente all’avanguardia dal punto divista tecnologico e che questa situa-zione si risolverà in modo positivo.

D. Nel settore militare, l’Eurofigh-ter continua ad essere per voi un pro-gramma fondamentale?

R. Certamente. L’ordine di 12 veli-voli da parte dell’Oman, con il qualesi è chiuso il 2012, ha confermato chel’Eurofighter è il caccia operativo dinuova generazione più avanzato almondo. L’impatto finanziario e in-dustriale di questo contratto è parti-colarmente significativo per Selex ESche è responsabile di circa il 65 percento della componente elettronica eavionica incluso, attraverso la pro-pria controllata italiana Sirio Panel, ipannelli di controllo e i sistemi di il-luminazione del cockpit. Si è in que-sto modo ulteriormente rafforzata lanostra convinzione che le potenzia-lità di export del velivolo continue-ranno a crescere: in primis nell’Areadel Golfo, dove Emirati Arabi eKuwait hanno di recente manifestatoun forte interesse, insieme ad altriPaesi, tra cui la Malesia. Nello stessotempo, quello dell’Eurofighter, cheresterà in linea di volo per i prossimi30 anni, rimane un mercato fonda-mentale anche dal punto di vista delsupporto logistico integrato e dell’in-troduzione di nuove tecnologie e ca-pacità di missione. n

30 specchioeconomico

«Attualmenteil 70 per cento delfatturato deriva daattività militari e il 30per cento da civili.Per assorbire megliola ciclicità del settore difesa, lavoriamoad un bilanciamento tra i due comparti entro5 anni, consapevoli delruolo sempre più cruciale dell’informationsuperiority, la capacitàdi raccogliere, gestire,analizzare e distribuireinformazioni»

I sistemi ATC di Selex ES in Gran Bretagna saranno dotatidi un filtro contro le interferenze

causate dalla tecnologia 4G

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CLAUDIO GIACOBAZZI: ANCORAUNA VOLTA LA CRISI SPINGEA CERCARE SICUREZZA NEI DIAMANTI

CLAUDIO GIACOBAZZI: ANCORAUNA VOLTA LA CRISI SPINGEA CERCARE SICUREZZA NEI DIAMANTI

e i suoi clienti salvarono solo quellacomponente dal crack. Antinea ebbecosì modo di constatare quanto veropotesse essere il binomio «bene rifu-gio-diamante». Non fu, tuttavia, uncammino semplice, perché, volendooperare esclusivamente con l'appog-gio del settore bancario, dovette con-quistarsi la fiducia degli istituti, all'e-poca ben poco aperti a nuove forme

d'investimento. Ora l’IDB collaborastabilmente con i maggiori gruppibancari italiani condividendo decinedi migliaia di clienti. Inoltre l'annoscorso è stata aperta una controllatain Slovenia, progetto pilota per un'e-spansione nei mercati internazionali.D. Qual è il motivo per il quale i

metalli e le pietre preziose, nonché levalute pregiate, si sono dimostrati

31specchioeconomico

econdo i geologi, i diamanti sisarebbero formati, dentro laTerra, un miliardo e mezzo di

anni fa. Ed anche se le conoscenzesono scarsissime, è quasi certo chequelle pietre soddisfacevano la va-nità delle preistoriche nobildonne di6 mila anni fa. Grazie alla loro durez-za, nell’antica Roma servivano ancheper incidere i metalli. Nel 1961,quando Leopoldo III del Belgio con-cesse l’indipendenza al Congo, Moi-sé Ciombé, presidente della provin-cia del Kathanga, per evitare chequesta, ricca di miniere di diamantidell’Union Minière, finisse in manoal Governo filosovietico, invitò a Eli-sabethville il primo ministro PatriceLumumba e lo fece trucidare in ae-reo; fissò poi un appuntamento, pertrattare, allo svedese Dag Ham-markioeld, segretario generale delleNazioni Unite, ma, prima che l’aereoatterrasse, lo fece abbattere a Ndola.

Oggi, ogni volta che si verifica unacrisi economica, i diamanti vengonoscoperti o riscoperti da tanta genteche li ritiene il bene rifugio per eccel-lenza. Più dell’oro. Questo stesso fe-nomeno si è verificato anche nellapresente crisi economica mondiale.Illustra l’affascinante ma misteriosomondo dei diamanti Claudio Giaco-bazzi, che nell’Intermarket DiamondBusiness di Milano ha dedicato unacarriera per soddisfare legittima-mente le aspirazioni di chi cerca, inquelle pietre, la certezza del domaniper sé e per la propria famiglia.Domanda. Quando è nata l’Inter-

market Diamond Business?Risposta. La società è stata fondata

da Antinea de Rico nel 1976. La bril-lante imprenditrice ebbe l'idea neiprimi anni 70 quando, lavorando co-me operatrice di borsa per l'AmincorBank di Zurigo, assistette al rovinosofallimento dell'Istituto. La banca trat-tava anche diamanti da investimento

S

Claudio Giacobazzi,amministratore delegato

della IntermarketDiamond Business

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beni ad elevato rendimento anche intempi di elevata inflazione, di crisi edi recessione?R. La risposta è semplice: non solo

tutti i beni fisici mantengono il lorovalore indipendentemente dalla sva-lutazione della moneta, ma è proprioin momenti di elevata tensione, cau-sata da crisi o da recessione, che si re-gistra l'aumento della domanda econseguentemente anche un incre-mento del loro valore. Nel caso deldiamante da investimento, a tuttiquesti fattori bisogna aggiungerne unaltro, e cioè che si tratta di un benegià effettivamente raro e, per di più,in via di continua ulteriore rarefazio-ne. Proprio per questo esso svolge ot-timamente la propria funzione di be-ne rifugio, procurando all'investitoremaggiori soddisfazioni rispetto ad al-tre forme di investimento.D. Per lunghissimo tempo, in pas-

sato, bene rifugio per eccellenza eraconsiderato l’oro. Adesso non è piùcosì, e per quali motivi?R. È vero, che, quando si parla di

beni rifugio, anche oggi molti pensa-no subito soprattutto all'oro. Tutta-via bisogna fare qualche concretaconsiderazione. La prima consistenel fatto che esso è presente in naturain quantità rilevanti; in secondo luo-go che la sua quotazione è soggetta aforti influenze sia politiche sia valu-tarie; e infine che è oggetto di conti-nue speculazioni che espongono ilcliente a consistenti rischi di instabi-lità. Pure il platino ha ripreso ulti-mamente a destare interesse; e daquando è impiegato anche nella co-struzione delle marmitte catalitiche,la sua domanda è diventata rilevan-te. Tuttavia, non è possibile fare pre-visioni a lungo termine, perché sa-rebbe sufficiente l’invenzione di unatecnologia che impieghi materialipiù economici di esso per riportarnela quotazione a livelli de-cisamente più bassi.D. I quadri, le sculture,

le monete antiche e i fran-cobolli rappresentanoun'altra grande categoriadi beni rifugio. Quali ca-ratteristiche possiedono equali garanzie offrono?R. Tutte queste forme di

investimento hanno ilvantaggio di coinvolgereemotivamente l'investito-re e di appagarlo soprat-tutto dal punto di vistaestetico. Potremmo inqua-drarle più nell'ambito delcollezionismo che degliinvestimenti. Presuppon-gono, per contro, unagrande competenza nellamateria specifica da partedell'investitore, perché di-

da grande incertezza, si riscontra unincremento della domanda di beni ri-fugio in generale?R. Sicuramente sì, ma l’Inter-

market Diamond Business ne ha re-gistrato una crescita rilevante anchedurante le fasi di espansione dell'e-conomia, fattore quest’ultimo dovu-to sicuramente alla maggiore pro-pensione degli investitori alla diver-sificazione del proprio portafoglio.In ogni fase comunque, anche la va-lutazione della pressione fiscale ren-de questo tipo di investimento diparticolare interesse, stante il fattoche la rivendita dei beni così acqui-stati e posseduti è immune da ognitassazione. Va sottolineato che oggiil panorama dei nostri investitori si èmolto ampliato, coinvolgendo anchesoggetti di non elevata capacità pa-trimoniale, indice questo di unamaggiore attenzione e comprensionedelle caratteristiche vincenti del no-stro prodotto da parte di una plateaestremamente allargata. D. In base alla sua ricca esperienza,

quanta parte del proprio patrimonioconsiglierebbe di destinare a questibeni di investimento?R. Sembra opportuno suggerire in-

vestimenti che riguardino solo unapiccola porzione della disponibilitàfinanziaria complessiva. Questo per-ché si tratta di operazioni a medio ea lungo periodo, e di non immediataliquidabilità. Diciamo che possiamopartire da un minimo del 10 per cen-to fino ad arrivare a un massimo del20 per cento del patrimonio, da ri-partire in misura inversamente pro-porzionale alla propensione al ri-schio dell'investimento.D.Quali caratteristiche è consiglia-

bile che un diamante da investimen-to possegga? R. I diamanti da investimento de-

vono appartenere qualitativamentealle fasce alte, ma de-vono essere anche fa-cilmente rivendibili,quindi non devonopossedere un valoreunitario troppo ele-vato. Come «colore»,si fa riferimento aidiamanti di colore D,E, F, G, H, I. Per la«purezza» consiglia-mo esclusivamentepietre IF ossia Inter-nally Flawless, cioèpure, relegando allagioielleria quelle chepossiedono inclusio-ni anche minime. Il«taglio» deve essereunicamente rotondo,a brillante, con sim-metria e con propor-zioni «good» o «very

versamente questi andrebbe incontroa forti delusioni. Una competenzaspecifica non è necessaria, invece,per chi investe in diamanti affidan-dosi a una società che offra le garan-zie indispensabili di serietà e di tra-sparenza. Inoltre, per alcuni dei benicitati, soprattutto se di valore medio-alto, il «disinvestimento» non è affat-to immediato, anzi può diventareproblematico.D. Nell’attuale fase contrassegnata

32 specchioeconomico

Il fascino luminoso del brillante

­«Proprio­in­periodidi­elevata­tensione,causata­da­crisio­recessione,­aumentala­domanda­e­quindiil­valore­del­diamante;a­questi­fattori­bisognaaggiungere­che­si­trattadi­un­bene­raroe­in­continua,­ulteriorerarefazione.Per­questo­svolgeottimamente­la­propriafunzione­di­bene­rifugio,procurandoall'investitore­maggiorisoddisfazioni­rispettoad­altre­formedi­investimento»

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good», in quanto anche la minimaimprecisione di taglio comprometteil valore del diamante. Il «peso» deveessere compreso tra 0,50 carati e 1,50carati, per avere pietre più facilmen-te commerciabili. Per finire, la «fluo-rescenza» deve essere o debole o as-sente. D. Come si fa a stabilire, e quindi a

garantire, che tutte queste caratteri-stiche sono presenti in una pietra?R. Tutte queste caratteristiche de-

vono essere certificate da Istitutigemmologici riconosciuti internazio-nalmente, come il GIA, l'HRD o l'In-ternational Gemmological Institutedi Anversa e di New York, e le pietredevono essere sigillate. È quindi pre-feribile affidarsi a società come l’In-termarket Diamond Business spa,che è accreditata ad operare con il si-stema bancario e fornisce così all'in-vestitore tutte le garanzie di serietà eprofessionalità necessarie.D. Il possesso di diamanti può es-

sere assicurato presso primarie im-prese di assicurazione?R. L’Intermarket Diamond Busi-

ness accompagna ogni investimentoin diamanti con una polizza assicu-rativa per la copertura dei rischi difurto, rapina e incendio, della duratadi un anno, stipulata con compagnieprimarie che ne riconoscano il valored'acquisto senza compiere una loroperizia. Si tratta di un’ulteriore, vali-da garanzia per i nostri clienti. La no-stra società si occupa, inoltre, di unaspetto determinante per un investi-mento: il disinvestimento. Garanti-sce, infatti, il ricollocamento dei dia-manti in tempi reali di mercato e aprezzi trasparenti, pubblicati trime-stralmente dal Sole 24 Ore. Questemodalità gestionali ci hanno permes-so, in quasi quarant’anni di attività,di soddisfare decine di migliaia diclienti senza nessun problema sulprodotto e, soprattutto, sul servizio. D. Gli scenari di crisi tipici che in-

ducono a ricorrere a beni rifugio so-no attuali, almeno nei Paesi occiden-tali. Per quale motivo sarebbe oppor-tuno oggi affidarsi a questi beni d'in-vestimento?R. Ancora una volta la risposta è

semplice: bisogna affidarsi a un inve-stimento che nel tempo abbia dimo-strato di far fronte ai momenti diffici-li e di crisi, ma che abbia una sicurarivalutazione anche nei momenti diprosperità. L'ultimo decennio è statocaratterizzato sia da una forte cresci-ta economica, sia da una crisi genera-lizzata a livello mondiale e, se osser-viamo l'andamento delle quotazionidei diamanti, possiamo affermarecon certezza che si tratta di un inve-stimento che premia in qualsiasi con-dizione di mercato. n

CNR. CALORE ANZICHÉ ELETTRICITÀ PER TRASMETTERE INFORMAZIONI. Duericercatori dell'Istituto nanoscienze del Consiglio Nazionale delle Ricer-che, Francesco Giazotto e Maria José Martìnez-Pérez, hanno sperimen-tato per la prima volta un effetto quantistico pre-detto quasi 50 anni fa. Lo studio potrebbe porta-re a dispositivi elettronici alimentati dal caloreanziché dall’elettricità. I due hanno dimostratoche, grazie a un campo magnetico, è possibilecontrollare il passaggio di calore da un corpo aun altro. L'esperimento potrebbe condurre allosviluppo di dispositivi elettronici totalmente nuo-vi, che usano il calore anziché l’elettricità per tra-sportare informazioni. «Alla base c'è l'effetto Jo-sephson secondo il quale una corrente elettricapuò fluire tra due superconduttori anche se se-parati da un materiale isolante», spiega Giazotto.In un anello di materiale superconduttore hannoinserito due interruzioni costituite da un sottilestrato isolante; scaldata un’estremità dell'anelloe misurata la temperatura all'altra, hanno vistoche, variando il campo magnetico perpendicolare all'anello, la quantità dicalore che fluisce attraverso il dispositivo subisce una variazione.

SI ALLEANO LE ORGANIZZAZIONI DEGLIOPERATORI DELL’AGRICOLTURA. Le orga-nizzazioni di operatori agricoli Cia, Con-fagricoltura e Alleanza delle Cooperativeche a sua volta comprende Agci-Agrital,Fedagri-Confcooperative e LegacoopAgroalimentare, hanno sottoscritto unaccordo interassociativo e hanno datovita ad Agrinsieme, organismo di coordi-namento che rappresenterà le aziende ele cooperative del settore nello svolgi-mento di un’azione decisa e unitaria indifesa delle categorie dell’agricoltura.Giuseppe Politi, presidente della Cia, èstato nominato coordinatore. Agrinsiemelavorerà per la diffusione di strumenti dicollaborazione tra le imprese agricole e tra i diversi soggetti della filieraagroalimentare, agroindustriale e della distribuzione. Il programma eco-nomico annunciato contiene quattro punti: Politiche di rafforzamento del-l’impresa; Sistematica azione di semplificazione burocratica; Politiche dicorretta gestione delle risorse naturali; Aggiornamento del quadro nor-mativo di riferimento in campo europeo, nazionale e regionale.  

ACCORDO VODAFONE ITALIA BANCA ITB PER DISTRIBUIRE RICARICHE TRAMI-TE I TABACCAI. La ITB, prima banca dedicata ai tabaccai italiani secondoun progetto modellato sulle esigenze dei rivenditori di generi di Monopo-lio, grazie a un terminale dedicato e a servizi online permetterà ai tabac-cai di ampliare i servizi con soluzioni innovative. Distribuendo le ricaricheattraverso il terminale connesso atale banca, Vodafone sarà in gra-do di stabilire una relazione diret-ta e senza intermediari con i ta-baccai, garantendo loro maggioriopportunità e guadagni rispetto alpassato. Le ricariche rappresen-tano il primo passo di una colla-borazione che permetterà diestendere i servizi più innovatividi Vodafone Italia, come l’attiva-zione e la ricarica di VodafoneSmart Pass. L’accordo con laBanca si inserisce in un program-ma che vede la Vodafone Italia impegnata nel compiere investimenti perpotenziare la propria rete distributiva, con progetti di rilievo come Vodafo-ne In-Store e il recente restyling di oltre mille punti-vendita nel Paese.

Giuseppe Politi

Roma. La sede del CNR

Milano. La nuova sede della Vodafone Italia

specchioeconomico

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esplicitamente o implicitamente, auna coalizione politica che difende ecerca di potenziare quelle istituzioni.Sei un liberal, che tu ne sia consape-vole o no, se sei convinto che gli StatiUniti dovrebbero avere un sistema diassistenza sanitaria per tutti. Sei unprogressista se partecipi agli sforziper far nascere questo sistema».

Pochi liberal e pochi progressisticircolano in Italia. Ha ragione lo sto-rico Massimo Salvadori quando af-ferma che nella nostra dinamica poli-tica le figure che evoca Krugman nonhanno trovato realizzazione. La sini-stra italiana è ancora dominata da di-visioni ormai lontane: massimalisti eriformisti, comunisti e anarchici. Si èveramente occidentali se riesce a di-ventare forza di governo autosuffi-ciente. Invece si è propositivi quandosi è all’opposizione, ma quando si vaal Governo si gestiscono contraddit-torie e improponibili alleanze.

Un tale comportamento non lo tro-viamo in Portogallo, in Francia, inSpagna, in Germania, in Grecia, inInghilterra. In Italia, invece, per vin-cere occorre associarsi a qualcuno,con la conseguenza che le scelte diGoverno risultano inevitabilmenteannacquate. Il fatto è che a noi èmancato qualcosa. È mancata BadGodesberg, è mancata Epinay surSeine, sono mancate le riflessioni diFelipe Gonzalez. Per essere di sini-stra si deve credere in quello che si fae che si propone. Per crederci real-mente la sinistra deve avere la capa-cità di governare.

Valter Veltroni in qualche manieraal Lingotto aveva provato a battere lastrada dell’autosufficienza, ma poiha dovuto costruire un’alleanza conAntonio Di Pietro. Il fatto è che allachiarezza delle posizioni si sostitui-sce l’opportunismo delle coalizioni.Sono convinto che i partiti abbianoun grande avvenire, che il mondoabbia bisogno di buona politica per-ché il peso dell’ingiustizia sta diven-tando insopportabile. Si deve discu-tere sulle cose da fare, non solo sullealleanze da realizzare. È il compitodi chi governa: riuscire a intravederequel che gli altri non vedono, sem-mai anche con l’aiuto dell’immagina-zione. L’immaginazione al potere,residuo di un tempo in cui, se nontutto, molto è apparso possibile.

Bisogna dare alla gente la visionedel futuro. È la passione il motoredella sinistra, ed è quello che dovreb-be guidare i liberal e i progressisti.Purtroppo prevale l’opportunismo.La sinistra si annichilisce da sola par-lando di alleanze. Peccato che la di-scussione aperta da Bettino Craxi al-la fine degli anni 70 su Proudhonnon abbia avuto un seguito perché ciavrebbe aiutato a uscire da questa

uando è stata fatta l’Unitàd’Italia il grande problemaerano il latifondo, le grandiproprietà agricole, la cultura

estensiva preferita a quella intensiva.L’unità doveva servire anche per ab-battere questa struttura sociale che sibasava sul privilegio, sull’ignoranza,sull’immobilismo. Riuscì a prevalerequella filosofia magnificamente illu-strata da Tomasi di Lampedusa inuna frase del Gattopardo: «Cambiaretutto per non cambiare niente».

Nel secondo dopoguerra, però, ilcambiamento è arrivato, frutto di lot-te durissime. Ora corriamo il rischiodi regredire, di tornare a quegli annidell’Ottocento: gli agrari, i latifondi-sti non ci sono più, sono stati sosti-tuiti dai «privilegiati» che hanno ac-cumulato straordinarie ricchezze at-traverso la finanza. Dovrebbe nasce-re un nuovo Cavour o un nuovo Ga-ribaldi, insomma qualcuno che ciconsenta di costruire una nuovaunità più o meno come si fece allora,sconfiggendo i Borboni.

Il Paese è oggi, nel confronto conquelli più avanzati, in una condizio-ne di minorità, non abbiamo in casa iBorboni ma abbiamo una Italia divi-sa e a sovranità limitata: una cosa èperdere un pezzo di sovranità per-ché viene ceduta all’Europa, altra co-sa, del tutto diversa, è perderla per-ché altri impongono le politiche cheritengono più giuste e opportune.Abbiamo affrontato nella nostra sto-ria unitaria tanti problemi, tantidrammi. A volte ne siamo venutifuori brillantemente.

Carlo Azeglio Ciampi si rese contodella debolezza del Parlamento e deipartiti. Si appoggiò alle forze sociali,chiese sacrifici ma indicò una pro-spettiva positiva e creò le condizioniper entrare in Europa. Ora corriamoil pericolo di consegnare il governodel Paese alla finanza, di creare unasocietà con ristrette classi privilegia-te. Il ceto medio moderato può dive-nire una massa di manovra anti-par-lamentare. Il Governo dei tecnici,sprecando una grande occasione, haaffrontato i problemi economici e so-ciali con atteggiamenti didattici,mentre avrebbe potuto stimolare legrandi potenzialità che in Italia ci so-no, anche se a volte sonnecchiano.

La storia ha insegnato che nei mo-menti più difficili gli italiani sono ca-paci di dare il meglio di sé. Tanti an-ni, invece, di questa politica il Paesenon è in grado di reggerli, perché èsfibrato, è debole, è impaurito. Ladifferenza in Italia non è solo tra chiè ricco e chi non lo è, ma è anche trachi paga le tasse e chi evade, tra chirispetta le regole e chi le viola. Si do-veva essere coerenti con le dichiara-zioni di principio. Ha scritto il Pre-

QQva riattivato

il dialogo

con le parti

sociali

DI GIORGIO BENVENUTO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE

BRUNO BUOZZI

mio Nobel dell’Economia Usa PaulKrugman, sempre con l’occhio rivol-to al proprio Paese, gli Stati Uniti: «Iliberal sono coloro i quali credono inistituzioni che limitino le disugua-glianze e l’ingiustizia. I progressistisono coloro i quali partecipano,

Alla chiarezza delleposizioni si sostituiscel’opportunismo delle

coalizioni. I partiti hannoun grande avvenire,il mondo ha bisogno

di buona politica perchéil peso dell’ingiustizia è

diventato insopportabile.Si deve discutere sullecose da fare, non sullealleanze da realizzare

TECNICA E POLITICA

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sorta di recinto storico, forse ciavrebbe fatto nuotare nel mare aper-to delle forze progressiste occidenta-li. Per tornare a Krugman: no, liberalproprio non ne vedo. Questo è unPaese di micro-corporazioni, sostan-zialmente immobile come diceva To-masi di Lampedusa; quel che si fa, disolito lo si fa per sostituire ai vecchimonopoli dei nuovi monopoli.

Penso che l’unica maniera sia quel-la di mettere insieme le forze, di dar-si un obiettivo comune in un quadrodi partecipazione. Ma per fare que-sto bisogna riattivare il dialogo conle parti sociali. È l’unica strada perriuscire a mettere a punto soluzioniche reggano al controllo delle tantegiurisdizioni di questo Paese. Non cisono alternative alla concertazione:solo attraverso quello strumento sipuò pensare di contrapporsi al pesodelle caste, delle lobby, solo per quel-la strada si può evitare la ripetizionedegli errori clamorosi commessi nel-la vicenda degli «esodati».

La crisi ha accentuato le disugua-glianze (il 10 per cento degli italianidetiene il 45,9 per cento della ric-chezza, un altro dieci per cento, quel-lo in fondo alla scala, non arriva al9,4), aumentato la povertà (ormai treitaliani su dieci corrono su quella so-glia di rischio): sono segnali di debo-lezza, ma sembra quasi che tuttoquesto non interessi. Oggettivamenteil Governo dei tecnici è apparso indif-ferente rispetto ai problemi reali dellepersone. La stessa «leggerezza» conla quale l’argomento delle pensioni èstato trattato lo dimostra e oggi sonoproprio i pensionati a correre il ri-schio di scendere sotto la soglia dellapovertà. Le pensioni in questi annisono state letteralmente massacrate.Prima è stata abolita la rivalutazionelegata alle dinamiche contrattuali, unintervento che risale al 1992. Poi si èprovveduto a sospendere l’80 percento dell’aggiornamento maturatoper via dell’inflazione, un’indicizza-zione che ha retto solo per le pensionipiù basse, quelle sociali.

Quindi le pensioni sono state sot-toposte a un sistema di tassazioneestremamente elevato, decisamentepiù alto di quello che incombe suiguadagni finanziari. Tutte le soluzio-ni di alleggerimento fiscale escludo-no i pensionati. Gravano su di loro leimposte legate alla proprietà, le ad-dizionali Irpef, quelle sui beni di con-sumo, ossia l’incremento dell’Iva.L’Imu per i pensionati ha avuto l’ef-fetto di un vero e proprio salasso.Possiamo stupirci se tanti pensionatisono progressivamente scivolati ver-so la soglia di povertà e alcuni l’han-no pure varcata? Qual’è la conse-guenza di questa situazione? Perpuntellare in qualche maniera bilanci

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familiari traballanti i pensionati la-vorano. In nero. Risultato: i giovanitrovano solo occupazioni precarie dibassa qualità, gli anziani dotati diesperienza lavorano senza pagare letasse. Una quadratura del cerchiopiù imperfetta non potrebbe esistere.

I tecnici sono importanti per la po-litica, per il sindacato. Non si puòconsegnare tutto nelle loro mani, nonpossono essere i destinatari di unadelega senza limiti. Se un Paese sipotesse governare solo attraverso itecnici, si potrebbe fare a meno deipartiti, dei sindacati, di tutte le forzesociali, in una sola parola: della de-mocrazia. Il tecnico vede i numeri, ilpolitico deve vedere le persone. Lastoria degli «esodati» è emblematica.Non è il numero che fa il problema,ma la gravità delle conseguenzeumane. Molti lavoratori con accordiprecisi avevano concordato la lorouscita dal posto di lavoro. Non l’ave-vano chiesta loro, non avevano in

maniera illegittima conquistato undiritto, non avevano estorto qualco-sa, minacciato qualcuno a mano ar-mata. Era una soluzione concordata,realizzata in base a norme vigenti. Èstata improvvisamente cancellata. IlGoverno dei tecnici aveva creatomolte aspettative. Ha operato beneall’inizio. Via via ha imboccato unastrada sbagliata. Molto autolesioni-smo. È scomparsa dall’Agenda l’e-quità, si è rinviato lo sviluppo, il risa-namento rischia di essere effimero.

«La persona istruita è fiera dellasua conoscenza di nomi e di date,non quella di uomini e cose. Nonpensa e non si interessa ai propri vi-cini di casa, ma è al corrente degli usie dei costumi della tribù e delle castedegli indù e dei tartari calmucchi.Riesce appena a trovare la via vicinaalla propria, benché conosca le di-mensioni esatte di Costantinopoli edi Pechino. Non è ancora riuscita acapire se il suo più vecchio conoscen-te è un mascalzone o uno sciocco, masa tenere una pomposa conferenzasu tutti i principali personaggi dellastoria. Non sa dire se un soggetto ènero o bianco, tondo o quadrato, masa a menadito le leggi dell’ottica e leregole della prospettiva. Conosce lecose di cui parla, come un cieco i co-lori». Parole profetiche che WilliamHazlitt scriveva nel suo libro «Sull’i-gnoranza delle persone colte» e altrisaggi. Giudizi che ben si adattano adescrivere alcuni dei componenti delGoverno tecnico che ha diretto ilPaese in questo scorcio di legislatura.

Giudizi che fanno riflettere. L’au-spicio è che la politica, la buona poli-tica, torni, con l’ausilio dei tecnici econ la collaborazione delle forze eco-nomiche e sociali (la concertazione),a realizzare riforme capaci di ricrearele condizioni dello sviluppo raffor-zando con l’equità la coesione di tut-te le istituzioni. n

I tecnici sono importanti per la politica,per il sindacato, ma non si può consegnaretutto nelle loro mani, non possono essere

i destinatari di una delega senza limiti.Se un Paese si potesse governare solo attraverso

i tecnici, si potrebbe fare a meno dei partiti,dei sindacati, di tutte le forze sociali,in una sola parola: della democrazia.

Il tecnico vede i numeri, il politico deve vederele persone. La storia degli «esodati» è emblematica.

Il Premio Nobel dell’Economia UsaPaul Krugman

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penserebbe il deficit commerciale. Il dol-laro invece deve restare appetibile per icapitali asiatici. E l’Unione europea deverestare subalterna.

Ma Washington teme di non farcela.Se entro marzo il Congresso non alzerà iltetto del debito, ossia se i repubblicaninon accetteranno accordi in tal senso, ga-rantiti da significativi tagli alla spesapubblica che però non piacciono ai de-mocratici, gli Usa potrebbero andare inbancarotta. Il che sarebbe davvero apo-calittico, tanto che nell’attesa di un ac-cordo si è ipotizzato persino l’escamota-ge del conio, da parte del Tesoro ameri-cano, di monete di platino, metallo piùprezioso dell’oro, in quantità e valore ca-paci di coprire il debito.

La creatività e gli stratagemmi metto-no in palese evidenza la fragilità statuni-tense dovuta a una spesa sociale struttu-ralmente pari al 7 per cento del reddito, eche non accenna ad essere intaccata nellasostanza. Tale situazione di squilibrioimpensierisce l’Europa, timorosa di su-bire come uno tsunami i contraccolpi diun eventuale tracollo americano. Il presi-dente della Banca Centrale Europea, Ma-rio Draghi, per garantire stabilità all’U-nione ha esortato i Governi al risana-mento finanziario, che nel breve deter-mina recessione ma alla lunga divienepremiante.

Se spostiamo lo sguardo sulla parteeuropea dello scacchiere, vediamo chel’export di Spagna, Irlanda, Portogallo eItalia aumentano - rispettivamente del27, 14, 22 e 21 per cento - rivelando chea fine 2013 potrebbe gradualmente riaf-facciarsi un embrione di ripresa. Timidisegnali di ripresa e di ottimismo si av-vertono persino in Grecia, dove solo anovembre c’è stato un rientro di capitaliper 650 miliardi di euro e, da giugno inpoi, addirittura 5 miliardi di euro sonoriaffluiti nelle banche.

Ma non bisogna farsi illusioni, poichéin questo scenario globalizzato emergo-no nuovi spread capaci alla lunga di met-tere in ginocchio le economie del Vec-chio Continente. Il riferimento è, adesempio, al costo del lavoro: in Europa èmediamente più alto rispetto ai Paesi«poveri» e, tenendo conto di una diffu-sione sempre più omogenea della tecno-logia nel mondo, diventa fattore di pena-lizzazione, causando investimenti alter-nativi e indirettamente nuova disoccupa-zione e minore offerta di lavoro.

L’Europa nel suo insieme appare pri-gioniera di antiche pastoie, di una cre-scente burocratizzazione del suo appara-to politico istituzionale, di scelte operatedal peso crescente di grandi gruppi mul-tinazionali che la snobbano a vantaggiodei Paesi oggi emergenti, ma anche an-dando a produrre in Albania, Croazia,Serbia. Forse è solo una curiosità, manella classifica dei Paesi in cui varrebbela pena nascere, Australia, Singapore,

«fattore di suspense» hacontraddistinto i giorni a ca-vallo tra il vecchio e il nuovo

anno: è stato, sotto il profilo economico,il problema del fiscal cliff dell’economiastatunitense, ossia del baratro vicino alquale essa si trova avendo raggiunto unindebitamento di 16.394 miliardi di dol-lari che equivalgono al 103 per cento delprodotto interno. L’accordo raggiunto inextremis tra repubblicani e democratici,e pubblicizzato con grande enfasi, haevitato che il 2013 cominciasse per lagrande maggioranza degli americani conun aumento delle tasse. Ma non c’è dastare tranquilli. Il bello deve ancora veni-re. Il grosso del lavoro, per stessa am-missione del presidente Barack Obama,deve cominciare. Il Fondo monetario hagiudicato insufficiente l’intesa, e senza ildebt ceiling, ossia senza aumentare il tet-to del debito pubblico consentito, il pro-blema dell’insolvenza americana si ri-proporrà nel giro di poche settimane. Leagenzie di rating, per quanto di matriceanglosassone, non hanno fatto misterodella loro intenzione di abbassare i votiall’economia americana, a meno di uncambiamento concreto di prospettive.

Lo scacchiere fiscale internazionale vaosservato nel suo insieme, come unpuzzle composto di numerosi tasselli,mettendo insieme i quali si scoprono zo-ne di luce che pongono in ombra un Oc-cidente martoriato dalla crisi del debito escosso dagli effetti provocati da quellaspeculazione finanziaria che da questacrisi ha cercato di trarre il massimo deivantaggi, senza curarsi minimamentedelle conseguenze che stava generandosull’economia della produzione, sulleimprese e sui lavoratori.

Lo scenario che emerge in seguito allarielezione di Obama - come autorevol-mente specificato in un’analisi condottaall’Assemblea dell’Institut d’etudes poli-tiques - deve tener conto di alcuni capi-saldi. Quello essenziale vede gli Usa chepossono giocare ancora da protagonistinel confronto con Cina, India, Brasile eRussia, ed hanno necessità di un’Europacollaborativa ma incanalata nel loro sol-co di strategia economica. Altrimenti so-no pronti a farne a meno.

Gli americani, e in particolare i superricchi là residenti, paiono oggi destinati apagar caro il lungo periodo di assurditànella gestione dei conti pubblici comin-ciata negli anni 80. In presenza di cre-scenti impegni di spesa - per l’assistenzasanitaria ma anche per le scelte militari edi politica estera e per i salvataggi digrandi istituti bancari -, non c’è stato unrientro adeguato. Come avvenne dopo lacrisi borsistica degli anni 30, attraversol’allargamento della base imponibile cherinsaldò le casse statali.

In questa logica sarà giocoforza perObama tenere la spesa pubblica al 22 percento del prodotto interno e tagliare la

uunn TASSE OGGI E DOMANI

Controllare le spesecon il redditometro,entrare con calcolipresuntivi nei conti deicittadini, assegnandoloro l’onere della prova,è un metodo medievaleche agita gli onestima lascia indifferentiquanti hanno capitaliall’estero o vivonodi proventi criminali

l’equilibrio nelloscacchiere fiscale

internazionale

DI ENRICO SANTORO PROFESSORE, AVVOCATO

spesa militare del 4,6 per cento. Percompensare questa apparente debolezzagli Usa creeranno un multilateralismogeopolitico forte facendo concorrenza aiPaesi europei nei confronti dei Briccountries. In questa prospettiva l’eurodeve restare sotto controllo. Se fossetroppo forte attirerebbe capitali da inve-stimento, se fosse troppo debole scom-

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Nuova Zelanda superano e precedonoUsa e gli Stati (divisi) d’Europa.

Le soluzioni per sanare lo squilibriofra gli Stati Uniti e l’Unione europeacreato dalla crisi del 2007, dopo la riele-zione di Obama, non paiono lungimiran-ti sotto il profilo tributario. In ambedue ilati dell’Atlantico si è consolidato un ac-canimento verso i Paperoni che, lungidal creare le premesse per la soluzionedei problemi, ha soltanto creato confu-sione accelerando la fuga dei numerosibenestanti, come l’attore Gérard Depar-dieu, verso i nuovi paradisi fiscali, de-pauperando in un sol colpo casse pubbli-che e base imponibile complessiva.

Come se non bastasse, il primo gen-naio 2013 è scattato nell’Unione Euro-pea il fiscal compact, voluto dal presi-dente della Banca Centrale Draghi, che,con l’inserimento della clausola nellaCostituzione, obbliga al pareggio di bi-lancio e alla riduzione del debito com-plessivo di almeno un ventesimo ognianno, e prevede sanzioni severe per chinon lo rispetta, corrisposte con versa-menti al Fondo salva Stati. Cioè altri sa-crifici. Secondo la classifica del Worldgold council, l’Italia è il terzo Paese nelmondo per riserve auree pro capite, con40 grammi ossia 1.650 euro a cittadino -più di Francia, Usa, Singapore - ma an-che con 30 mila euro di debito pubblico atesta. Come si colloca nello scacchiere?Le richieste poste dall’Europa un anno fahanno accelerato le brutte notizie per gliitaliani, le scelte compiute dal GovernoMonti ne hanno esasperato gli effetti. IlPaese è sfiduciato.

La mini patrimoniale sugli investi-menti finanziari, pari all’uno per milledel loro valore di mercato, l’imposizionesui contratti finanziari derivati e l’intro-duzione della Tobin tax - in base allaquale le compravendite di titoli azionarisui mercati regolamentati soggiacciono aun’imposizione dello 0,12 per cento chesale allo 0,22 per le transazioni over thecounter, acquistano crescente centralità eprobabilmente condizioneranno le scelteelettorali degli italiani.

I quali non potranno fare a meno dichiedere conto a chi ha governato per-ché, anziché agire sulle entrate e discet-tare su entità e forme di ulteriore tassa-zione, non hanno esercitato un pur mini-mo controllo delle uscite, magari quelledeterminate dai costi dell’apparato istitu-zionale ossia Province, Regioni, miniMunicipi, o di quello amministrativocioè i Ministeri e la pletora di aziendemunicipalizzate, di Comunità montane edi enti collegati, che drenano risorsepubbliche a volontà. Servizi pubblici co-stosissimi che non vengono gestiti con ladiligenza del buon padre di famiglia maall’insegna di sprechi inusitati. Gas, Cas-sa depositi e prestiti, aziende sanitarie,ricerca, potrebbero essere spostati verso iprivati. Inchieste hanno provato che ne-

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gli ospedali sono state acquistate sirin-ghe non utilizzabili o apparecchiatureelettromedicali a costi multipli rispetto aquelli di mercato. Una superficialità chelo Stato italiano non può permettersi.

E invece? In un anno, se si toglie l’in-troduzione dell’Imu e la riforma dellepensioni, poco è cambiato. Si considera-no seconde case quelle concesse dai ge-nitori ai figli che non hanno lavoro permantenerle. Non c’è Catasto aggiornatoche attribuisca il giusto valore tassabile aimmobili pregiati. Ad iniquità si aggiun-ge iniquità: le tasse sul lavoro raggiun-gono il 42,6 per cento rispetto alla mediaeuropea del 38,1; il carico fiscale sulleimprese è del 27,4 per cento dinanzi al20,6; le tasse sui consumi sono al 16,8per cento rispetto al 19,2.

Controllare le spese con il redditome-tro, entrare con calcoli presuntivi neiconti e nelle spese dei cittadini assegnan-do loro l’onere della prova è un metodomedievale che mette in agitazione le per-sone oneste lasciando indifferenti quantihanno già portato i capitali all’estero, ovivono di proventi criminali, o sono sco-nosciuti al fisco. Un sondaggio Swg perla Coldiretti rivela che il 48 per cento

delle famiglie vede nero per il 2013.Lo Stato assorbe metà del prodotto in-

terno per i conti pubblici. Ma nulla è sta-to fatto per ridurre il numero dei parla-mentari, per impedire che a capo delleaziende pubbliche finissero ex parlamen-tari riciclati a fine mandato, per attuarel’articolo 49 della Costituzione in base alquale i partiti devono avere natura giuri-dica e conti controllabili. Stupisce che ilfamigerato spread sia ritornato ad antichilivelli. Ha ragione chi lo considerava unfatto solo speculativo?

È stato osservato come gli «hedgefund» siano in grado di muovere guerra ainteri Paesi. Non solo con gli investi-menti, ma chiedendo la restituzione discommesse finanziarie mal riuscite suderivati e prodotti finanziari simili. Ilfondo Elliot Associates ha chiesto a ungiudice di New York di condannare l’Ar-gentina a rimborsare il 100 per cento del-le obbligazioni che Buenos Aires volevaconsiderare in default. La speculazione èil vero pericolo? Con ogni probabilità sì.Metà dei nostri problemi nasce fuori daiconfini, per una globalizzazione econo-mica e una circolazione dei capitali ca-paci di mettere in crisi, per mole e rapi-dità di azione, qualsiasi economia. Unesempio: mentre le piccole imprese ita-liane sono sottoposte a una pressione fi-scale complessiva del 68,6 per cento, lemultinazionali versano al fisco cifre irri-sorie. Google dovrebbe al fisco 170 mi-lioni di euro in più, Apple dichiara perdi-te per 1,8 milioni. Difficile competere atali condizioni.

Sarebbe giusto consentire alle grandiaziende di svolgere una competizionecorretta, con regole certe, sistema econo-mico più aperto, fisco non punitivo, pro-tezione del diritto d’autore. E smettere diesagerare il ruolo di imprese minori cheper sopravvivere hanno dovuto seguirecomportamenti scorretti: evasione, maz-zette, mancata innovazione e formazio-ne. Occorre una seria politica industriale.È giusto combattere l’elusione fiscale,ma tutti gli imprenditori devono compe-tere ad armi pari. Le singole economievanno protette dalla pirateria finanziariae dagli algoritmi che regolano gli acqui-sti azionari ignorando gli effetti che pos-sono derivare da quelle decisioni auto-matizzate.

Oltreché dagli errori delle classi diri-genti, siamo stati penalizzati dalla man-cata attenzione verso i mutamenti inter-venuti nello scenario economico interna-zionale. In Italia, ad esempio, nessunprogramma elettorale indica come rag-giungere gli obiettivi imposti dall’agen-da europea decisa a Francoforte. L’Occi-dente deve reimpostare meccanismi percompetere seriamente con i Paesi emer-genti. Altrimenti la sfiducia stroncheràl’ottimismo di facciata in cui sembra chesi vogliano far confluire i problemi crea-ti dalla crisi. n

Uno scorcio di Singapore e, sotto,di Melbourne, ove oggi varrebbe

la pena di nascere

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el congresso di Bari dello scor-so novembre i rappresentantidell’Avvocatura italiana hanno

contestato quelli che alcuni hanno defini-to «iniziative legislative di rottamazionedei diritti dei cittadini» e «provvedimentiammazza giustizia», relativi all’appellocassatorio e ai tagli al ricorso perCassazione classificati per di più comeincostituzionali per violazione degli arti-coli 3, 24, 97 e 111 della Costituzione. Sitratta in particolare del nuovo articolo348 bis del Codice di procedura civi-le sbrigativamente indicato come «fil-tro» per la funzione che le è stataattribuita. Si tratta di una norma dinotevole effetto che introduce,appunto, un «filtro» per la proposi-zione dell’appello, legato al requisito,assolutamente incerto e caratterizza-to da eccessiva e non controllabilediscrezionalità, della non «ragione-vole probabilità di accoglimento».

La novità ha incontrato un dissensogeneralizzato, non soltanto da partedel ceto forense ma anche dalla mas-sima parte dei processualisti italiani,i quali hanno sottolineato sia le per-plessità che una norma di tal fattasuscita sul piano del corretto contem-peramento fra la garanzia di un giu-dizio di impugnazione giusto e ade-guato alle aspettative dei cittadini el’interesse ad accelerare la definizio-ne dei procedimenti, sia e soprattuttol’inidoneità, se non addirittura ladannosità, dello strumento sceltorispetto al fine di accelerazionesopraindicato.

La principale critica che vienemossa alla norma è quella di attribui-re una conseguenza di tipo procedu-rale, quale la declaratoria di inam-missibilità del gravame, a un control-lo per giunta prognostico, che ineffetti riguarda il merito dell’appello.La delibazione sulla ragionevole pro-babilità di accoglimento, che il giudi-ce di appello è chiamato ad eseguire,lungi dal riguardare i profili diammissibilità che normalmentehanno per oggetto i vizi procedimen-tali, attiene evidentemente allo stret-to merito dell’appello.

Altro più rilevante problema che lanorma pone è quello dell’assenza dilimiti verificabili alla discrezionalitàche caratterizza l’esame delegato algiudice di appello, e dell’ancora piùgrave assenza di un successivo con-trollo. Il nostro fine, tuttavia, non èsoltanto quello di segnalare le lacunedella norma, quanto e soprattuttoquello di evidenziarne la sua inutili-tà, se non la sua irragionevolezza,rispetto allo scopo che il Legislatoresi è prefisso, cioè quello di accelerareil giudizio di appello, di sfrondarlo inradice di quella notevole percentuale,che il Ministero della Giustizia stimanel 62 per cento circa dei casi, di

C O R T E D ’ A P P E L L ONN

tutta Italia, in massima parte giàaggredite da un arretrato di propor-zioni enormi, saranno costrette, aseconda della sensibilità dei rispettivimagistrati, a rinviare la delibazionedel requisito di cui all’articolo 348 bisa un momento successivo.

Potrebbero semmai ricorrere allaformula impropria, ma non scono-sciuta alla prassi giudiziaria, del«differimento» o «slittamento» del-l’udienza di prima trattazione rac-cordando in tal caso questo momen-to decisorio con il proprio calendariogià scandito da decisioni di appellisoggetti al rito previgente; ovveroeseguire un controllo molto superfi-ciale che condurrà, nella miglioredelle ipotesi, ad annacquarne i con-tenuti e gli esiti con la conseguenzache il problema della scrematuradelle impugnazioni sarà nuovamen-te rinviato al momento finale; infine,nella peggiore delle ipotesi, sipotrebbe assistere a un’ecatombe diimpugnazioni.

Ma neppure quest’ultima soluzio-ne, per quanto aberrante, risolvereb-be il problema, in quanto potrebbecondurre addirittura a conseguenzeancor più gravi. L’articolo 348 bis,come visto, prevede che, in caso diordinanza di declaratoria dell’inam-missibilità dell’appello per difettodella ragionevole probabilità di suc-cesso, contro la sentenza di primogrado si potrebbe fare ricorso diretta-mente in Cassazione. Ma non diver-samente dalle Corti di Appello, anchei ruoli della Suprema Corte sonoattualmente sommersi da un numeroimponente di ricorsi: le statisticheparlano di un arretrato di poco menodi 100 mila alla fine del 2011.

È pure noto che la maggior partedelle condanne dello Stato per viola-zione della legge Pinto, che prevede ilrisarcimento dei danni provocati dalritardo della giustizia, derivano pro-prio dalla lunghezza dei giudizi disecondo e terzo grado, anche in con-siderazione dell’ambizioso, macostantemente disatteso, limite mas-simo - rispettivamente di due e di unanno - di durata che la novella dellasuddetta legge Pinto ha definitiva-mente codificato, sulla scorta delle

impugnazioni destinate al futurorigetto.

Come si è detto, la nuova normaimpone al giudice di Appello unesame del fascicolo di secondo gradoche, proprio perché attiene stretta-mente al merito, a dispetto dell’errataterminologia usata, non potrà cheessere accurato e approfondito. È faci-le prevedere che le Corti d’Appello di

DI MAURIZIO DE TILLAPRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE

NAZIONALE AVVOCATI ITALIANI

IMPUGNAZIONI: NON FUNZIONERÀIL FILTRO DI INAMMISSIBILITÀ.UNA PROPOSTA RAGIONEVOLE

Per quanto aberrante,neppure un’ecatombedi impugnazionirisolverebbe il problema;anzi potrebbecondurre a conseguenzeancor più gravi: controla sentenza di primogrado si potrebbe farericorso direttamentein Cassazione, ma anchequesta è attualmentesommersa da un numeroimponente di ricorsi

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potrà essere succinta, mentre la sen-tenza dovrà rispettare i canoni gene-rali di cui all’articolo 111 dellaCostituzione e all’articolo 132 delCodice di procedura penale.

La sentenza così emessa sarebbesoggetta ai normali rimedi - ricorsoper Cassazione per soli motivi dilegittimità, fatto salvo il numero 5dell’articolo 360 -, e alle garanzie perle parti ripristinate. Conseguente-mente, l’articolo 350 dovrebbe essereriformato, prevedendosi che il giudi-ce di Appello inviti le parti a precisa-

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decisioni della Corte di Cassazione edella Corte di Giustizia europea.

Il che significa che, per effetto del«saltum» sancito dall’articolo 348 bis,in caso di pronuncia di inammissibi-lità dell’appello la pioggia di ricorsiche potrebbe abbattersi sullaSuprema Corte rischierebbe davverodi paralizzarne in modo addiritturatotale il funzionamento. Ricorre quin-di il serio rischio che la scelta delLegislatore di «filtrare», con facili de-claratorie di inammissibilità, gliappelli, potrebbe spostare sulla Cortedi Cassazione la maggior parte delleimpugnazioni, sconvolgendo le fun-zioni della medesima.

La più agevole soluzione che, senzaalterare gli equilibri processuali e legaranzie dei cittadini, potrebbe seria-mente ridurre i tempi di svolgimentodel giudizio di Appello, soprattuttose accompagnata da un programmadi smaltimento dell’arretrato serio eadeguatamente sostenuto sul pianofinanziario, è quella di anticipare allaprima e unica udienza di trattazionenon tanto l’esame di ammissibilitàdell’appello sotto il profilo della suaprobabilità di accoglimento, che altronon è che manifesta infondatezza,quanto la decisione nel merito sotto ilprofilo della fondatezza o meno del-l’appello.

Se al giudice di Appello ilLegislatore ha chiesto il sacrificio diesaminare approfonditamente il gra-vame ai fini di delibarne l’ammissibi-lità ex articolo 348 bis - e abbiamochiarito innanzi quanto serio e appro-fondito dovrà essere tale esame,sostanzialmente di merito -, non sivede la ragione per cui questo nonpossa condurre alla definitiva deci-sione della sentenza con l’emanazio-ne di una sentenza di merito; primadella decisione, il giudice potrebbeassegnare alle parti costituite un ter-mine di 30 giorni per il deposito dimemorie, e ulteriori 20 giorni pereventuali repliche.

E ciò soprattutto in considerazionedel fatto che, sin dalla costituzionedelle parti in giudizio, il «thema deci-dendum» è definitivamente delineatoe, fatte salve rare e residuali ipotesi disvolgimento di attività istruttorie insecondo grado, non è richiesta nessu-na ulteriore attività difensiva, salvequello che possano derivare dal-l’eventuale proposizione di impu-gnazioni incidentali.

A ben guardare, dando per sconta-te la serietà e la profondità dell’esamerichiesto per l’emanazione dell’ordi-nanza ex articolo 348 bis, l’unica dif-ferenza fra i due tipi di decisione -sempre che non se ne voglia drastica-mente ridurre l’efficacia annacquan-done i contenuti -, riguarda la moti-vazione che soltanto per l’ordinanza

NTV: DA GIUGNO ALTA VELOCITÀANCHE SULLA VIA ADRIATICA.Milano-Ancona in 3 ore, con fer-mate a Bologna, Forlì, Rimini ePesaro. L’NTV progetta di impie-gare il proprio treno Italo anchesulla tratta Milano-Ancona: trecoppie di treni per sei viaggi algiorno. L’attivazione amplierà larete servita da NTV da 9 città con

12 stazioni a 13 città con 16 stazioni. I treni Italo percorreranno da Anconafino a Bologna la tradizionale linea adriatica per immettersi nel nodo emi-liano sulla nuova linea ad Alta Velocità. Il tempo di viaggio da Milano adAncona si ridurrà a tre ore. «Terminata la fase di avvio del servizio sullarete AV–spiega l’amministratore delegato di NTV Giuseppe Sciarrone–NTV avvia, con questa prima iniziativa lo sviluppo su altre direttrici, riser-vandoci di valutare la possibilità di portare Italo anche più a Sud».

re le conclusioni al termine dellaprima udienza di trattazione, senzaulteriori inutili differimenti, con laconcessione di termini per il depositodi memorie e repliche, salva semprel’ipotesi, del tutto residuale, di richie-sta di una delle parti di discutereoralmente la causa in base al secondocomma dell’articolo 352 . Tale modi-fica renderebbe del tutto inutili lenovelle introdotte con gli articoli 342e 348 bis del decreto «Crescitalia»,che dovrebbero essere conseguente-mente abrogate. n

La «livrea» di Italo

MACERATA: UN QUARTIERE MODELLO NELL’EX CERAMICA ADRIATICA. Grazieal recupero dell’ex area industriale della Ceramica Adriatica a ridosso delmare, un progetto immobiliare eco-sostenibile trasformerà un intero quar-tiere della città di Porto Potenza Picena in provincia di Macerata. Il proget-to, definito «Ecocittà», prevede la riconversione della zona tramite la rea-lizzazione di edifici sia residenziali che com-merciali in classe energetica A e A+, affianca-ti da 10 mila metri quadrati di verde pubblico,parcheggi, una piazza, piste ciclabili e servi-zi. L’investimento, che supera i 100 milioni dieuro, è opera del Fondo Immobiliare Ecocittàcostituito da investitori italiani e stranieri egestito dalla società Namira. Sono stati giàabbattuti fabbricati ed è cominciata la bonifi-ca di 60 mila metri quadrati da parte delladitta specializzata Fratelli Baraldi; sarannocostruite oltre 500 abitazioni, pari il 51 per cento dei volumi precedenti.

CONTRATTI DELLA SELEX SISTEMI INTEGRATI CON LA NATO E CON L’AREA DELGOLFO PERSICO. Per un importo di 3,4 milioni di euro la SELEX SistemiIntegrati, della Finmeccanica, fornirà per due anni all’Agenzia Netma dellaNato che gestisce gli aerei Tornado, assistenza basata sul sistema di pia-nificazione delle missioni di volo usatodall’Aeronautica Militare Italiana. Questosistema consente una pianificazione com-pleta per vari tipi di aerei e di missioni, e peril dispiegamento di missili come lo StormShadow; impiegato dall’Aeronautica MilitareItaliana dalla metà degli anni Novanta, èstato progettato per essere usato principal-mente per i Tornado e gli AM-X, oltre per iC130J, MB339, C27J e per l’elicottero tatti-co da trasporto NH90. Tramite la joint ven-ture Abu Dhabi Systems Integration, la SELEX Sistemi Integrati ha inoltresottoscritto un accordo per la fornitura, nell’area del Golfo Persico, di ser-vizi per la difesa aerea e per il controllo del traffico aereo e marittimo.

Porto Potenza Picena

L’elicottero tattico NH90

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trittico, in realtà tre bozzetti, dame dedicato alla nuova legisla-zione concorsuale italiana in

progressiva formazione dal2005 si conclude con una riflessione sul-l’ultimo «quadro» dedicato al debitorecivile, all’imprenditore «sotto soglia», alconsumatore, alla famiglia sovraindebita-ta. Nello Specchio Economico di dicem-bre 2012 ho offerto una rappresentazionedei modelli concorsuali che ci provengo-no dall’esperienza e dalle «best practi-ces» statunitensi; nel numero di gennaio2013, ho sottolineato l’importanza dellenuove procedure, e dei procedimenti diristrutturazione che il legislatore ha offer-to alle imprese per uscire da fasi critichee sottrarsi a prospettive d’insolvenza irre-versibile, sottolineate dalle oltre 35dichiarazioni di fallimento al giorno.

Gli imprenditori che giungono al suici-dio perché non riescono a far fronte alleobbligazioni assunte, provano che siamoin un periodo estremamente critico erecessivo per l’economia. In tempi comequesti, gli strumenti a disposizione delgrande debitore e ancor più del piccolosono elementi di valutazione preziosa permigliorare le sorti di debitori individualie di imprese in difficoltà, per individuarelegittime vie d’uscita dalla crisi e salvareil proprio futuro e l’impresa.

Abbiamo esaminato, sia pure senzapretese di esaustività, le innovazioniintrodotte dal legislatore dal 2005 in poi,quasi prevedendo le difficoltà in cui sisarebbero trovate le imprese italiane,ponendo a disposizione dei debitorinumerosi strumenti per uscire dalla crisi,per far sì che il fallimento non sia neces-sariamente dietro l’angolo e che l’impre-sa in difficoltà possa alleggerirsi di partedei debiti diluendoli nel tempo, o propo-nendo un pagamento parziale ai creditori,ovvero offrendo agli stessi la partecipa-zione all’impresa e «ripartire».

Al riguardo, non appare più condivisi-bile l’osservazione di taluni studiosi ame-ricani, che vedono nel fallimento delleimprese indebitate una liberatoria«distruzione creativa», come l’incendionella foresta. Gli alberi sopravvissuti cre-sceranno più forti; ma quando l’incendiodivampa così violentemente e investe lagran parte dei settori produttivi, se non sipone mano a interventi concreti di conte-nimento e superamento della crisi, sirischia di distruggere quell’indispensabi-le tessuto connettivo fatto di finanza, ser-vizi, istituzioni, fornitori e clienti, senza iquali è difficile «ripartire». Si procede,allora, in una drammatica spirale cheabbiamo già visto affiorare in struttureindustriali anche più rilevanti dellenostre: fallimenti, disoccupazione, chiu-sura di fabbriche, minori entrate fiscali,abbassamento della qualità della vita.

Ecco perché le misure messe a puntodal Governo già con la legge n. 3 del 27gennaio 2012 e di recente integrate conl’ultimo «decreto Sviluppo» sono estre-

mamente significative. Ammoniscel’esperienza americana: «Non è dramma-tico cadere, ma è importante quantotempo impieghi per rimetterti in piedi».Questa pragmatica constatazione è tantopiù calzante e realistica se pensiamo alledifficoltà in cui si dibattevano, primadella disciplina in esame, il piccoloimprenditore, la famiglia e il consumato-re indebitato: fino a un anno fa, dopo lariforma della legge fallimentare, erano daconsiderare come cittadini «dimezzati»,per dirla con Italo Calvino.

Infatti il debitore sopra la soglia previ-sta dall’articolo 1 della nuova disciplina

IMPRESE GIUNTE SULL’ORLODEL FALLIMENTO: COMEFAVORIRNE LA «RIPARTENZA»

della Legge fallimentare, ovvero condebiti non ancora scaduti per 500 milaeuro, assets patrimoniali e investimentiper 200 mila euro e 300 mila euro diincassi medi nell’ultimo triennio, poteva-no ottenere, dopo la liquidazione falli-mentare, l’eliminazione dei debiti nonpagati, ovvero l’«esdebitazione». I debi-tori piccoli o «sotto soglia» non avevanola possibilità di accedere alle procedureconcorsuali: erano sottoposti all’azioneesecutiva individuale, al pignoramentodei beni, alla vendita all’asta giudiziaria.

Il ricavato veniva distribuito tra i credi-tori i quali per la parte rimasta impagatapotevano continuare a «perseguire» illoro debitore, fino all’integrale soddisfa-cimento dei crediti. Questa discrasia, chepresentava anche profili di grave incosti-tuzionalità per la disparità di trattamentoriservata dalla legge alla categoria deidebitori «sotto soglia», proprio sotto ilprofilo «esdebitatorio», ovvero dellaliberazione dai debiti residui, è stata col-mata dalla legge del 27 gennaio 2012 n.3, così come rivista e migliorata con gliinnesti inseriti nel «decreto Sviluppo».

Vediamo ora quale sia la definizione,che la legge fornisce, di famiglie,imprenditore e consumatore sovraindebi-tati. L’articolo 6 descrive il sovraindebi-tamento assoggettabile alle vigenti proce-dure concorsuali come una situazione diperdurante squilibrio tra le obbligazioniassunte e il patrimonio prontamenteliquidabile per farvi fronte; e nella defini-tiva incapacità del debitore di adempiereregolarmente le proprie obbligazioni,ovvero nella tradizionale definizione del-l’insolvenza. La soluzione sistematica sirivela, pertanto, flessibile ed ampia inclu-dendo situazioni di crisi anche prospetti-che e non solo già acclarate, o peggioirreversibili. Fatta questa premessa, riten-go che l’approfondimento delle possibili-tà offerte per risolvere questi gravi pro-blemi debitori costituisce un’occasioneda non perdere per dare un contributo intermini di conoscenza, fornire speranzeai debitori di superare periodi critici,guardare al futuro proprio e della propriafamiglia con maggiore ottimismo.

Chi si trovi in una situazione che rien-tri nei parametri sovra descritti può pro-porre un accordo di ristrutturazione deidebiti sulla base di un piano che assicuri:a) il regolare pagamento dei creditori

di lucio gHia

non è condivisibilel’opinione di studiosiamericani che vedononel fallimento delleimprese indebitateuna liberatoria«distruzione creativa»,come l’incendio nellaforesta dopo il qualegli alberi sopravvissuticresceranno più forti

40 specchioeconomico

legislazione concorsualeIIll

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estranei dell’accordo stesso; b)l’integrale pagamento dei tito-lari di crediti privilegiati aiquali gli stessi non abbianorinunciato neppure parzialmen-te; la legge disegna una solu-zione basata sul negoziato esull’accordo tra il debitore e lamaggior parte dei suoi credito-ri; c) almeno il 60 per cento deicreditori dovrà accettare ilpiano, che sarà omologato dalTribunale.

Un’ulteriore novità il legisla-tore ha introdotto, sulla scortadi esperienze anche più antiche in Paesianglosassoni: la previsione di un organi-smo specifico creato per il superamentodella crisi da sovraindebitamento. Vieneintrodotto nel nostro sistema concorsualeuna sorta di «London approach» qualeentità terza che deve accompagnare, con-sigliare e coadiuvare il debitore nell’at-tuare il piano e l’accordo con i creditori.Questo compito, in attesa che la materiavenga regolamentata dal Ministero dellaGiustizia e vengano forniti gli elenchidegli organismi deputati a tale attività, èstato dalla legge demandato a professio-nisti, prevalentemente notai ed avvocati.

Il loro compenso sarà particolarmentecontenuto per non aggravare la crisi deldebitore. In questa prima fase il legislato-re ha così posto in risalto sia il particola-re valore aggiunto tecnico e professiona-le, sia il più generale obbligo di solidarie-tà sociale ai sensi dell’articolo 2 dellaCostituzione, che caratterizza tale attivi-tà. Ma come si inizia un procedimentodel genere? Il debitore che si trova nellecondizioni previste dalla legge può pre-sentare un accordo di ristrutturazione eun piano per il superamento della crisi alTribunale competente; questo nomineràun giudice delegato che fisserà un’udien-za in contraddittorio tra debitore e credi-tori; se il piano sarà approvato dalla mag-gioranza del 60 per cento dei creditori, ilgiudice omologherà l’accordo.

Ma con la presentazione dell’accordo edel piano in Tribunale il debitore potràchiedere un provvedimento inibitorio peri creditori di procedere ad atti esecutivisui suoi beni, per 120 giorni. In questoperiodo nessun creditore potrà agire ese-cutivamente nei confronti del debitore,né potranno essere eseguite ipoteche,pegni, pignoramenti. La sua situazionepatrimoniale resterà congelata, per nondepauperare il residuo patrimonio cheegli mette a disposizione dei creditori erispettare la loro par condicio.

Se viene raggiunta la maggioranza pre-vista per legge, il piano di composizionedella crisi verrà attuato nei tempi e allecondizioni approvate. Anche i creditoriestranei all’accordo potranno esserepagati, se il piano lo prevede, con unanno di moratoria. Questa disposizionepotrebbe sollevare qualche dubbio dicostituzionalità. L’organismo della com-

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Quando l’incendio ècosì violento e investetutti i settori produttivi,se non si pone manoa interventi concretidi superamentodella crisi, si rischiadi distruggere finanza,servizi, istituzioni,fornitori e clienti

posizione della crisi prescelto dal debito-re dovrà vigilare sull’esecuzione delpiano e dell’accordo. Nel caso in cui que-sto non venisse rispettato o si manifestas-sero comportamenti fraudolenti del debi-tore, esso sarà revocato o annullato.

Questa sintetica rappresentazione delnuovo istituto giuridico che il legislatoreha inteso offrire al debitore per consentir-gli di superare la propria crisi, va guarda-to con favore, perché si tratta di strumen-ti che possono fornire effettivamente unaspinta verso il raggiungimento di traguar-di che ordinamenti concorrenti hanno datempo già conseguito. La crisi economicae finanziaria del debitore viene conside-rata dalla legge e da creditori e debitorinon come il risultato di comportamentiillegittimi, ma come l’esito negativo diuna fase ciclica che fa parte della vita del-l’impresa, come di ciascuno di noi. Agirepreventivamente per il superamento dellecrisi significa non aggravarla e non ren-derla irreversibile. Porre più strumenti adisposizione dei più deboli, dei menoinformati, dei più esposti ai problemifinanziari significa aumentare il livello diciviltà giuridica del Paese; penso a colo-ro che non riescono a pagare le rate delmutuo, le carte di debito, le rate di rim-borso dei prestiti al consumo, ai protago-nisti di piccoli dissesti. L’iniziativa legi-slativa in esame, quindi, è lodevole, mapotrebbe non dare i risultati sperati.

Cosa non funziona? Possiamo impara-re da altre legislazioni. In primis il tempo

specchioeconomico

necessario per uscire dallacrisi. Oggi, con la normativavigente, questi piccoli con-cordati producono l’effettodella liberazione dei debitisolo nel momento in cuivengono compiutamenteeseguiti. Se per eseguirlioccorrono anni, il debitoreresterà segnato da un’eti-chetta di inaffidabilità chedifficilmente lo restituiràalla pienezza di iniziativelavorative ed economiche. Il«new fresh start» americano

non si realizzerà e più tempo passa, più èdifficile che si realizzi.

Questo può costituire un ostacolo allatempistica emersione dallo stato di crisi.Vedrei bene una risposta normativacoraggiosa e anticipatoria: ad esempio,all’omologazione del piano consegue daparte del Tribunale l’esdebitazione,ovvero la liberazione dai debiti che nonsaranno pagati. Dopo l’accordo e l’omo-logazione si aprirà una fase liquidatoriaed esecutiva che andrà controllata dal-l’organismo di composizione della crisi;mentre in caso di comportamenti scorret-ti o di gravi inadempimenti del debitorel’esdebitazione potrà essere semprerevocata dal Tribunale.

Riterrei opportuno inoltre, specie perle famiglie sovraindebitate e il consuma-tore ma anche per l’imprenditore sottosoglia, condizionare l’esdebitazione alcompimento di corsi di educazione eco-nomica e finanziaria, come l’esperienzaanglosassone e statunitense insegna. Noncomprendo inoltre perché, una voltacostituito, ideato, e accettato il funziona-mento degli organismi di composizionedelle crisi da sovraindebitamento, non sipossa considerare questo organismoresponsabile anche della fase che oggi lanorma affida al Tribunale. Non si com-prende, ad esempio, perché sia necessa-ria un’udienza della quale debbano esse-re avvisati tutti i creditori, con immagi-nabili difficoltà per chi non abbia un’am-ministrazione e una contabilità adeguata;penso alle famiglie sovraindebitate e alconsumatore, né comprendo perché nonsi possa affidare all’organismo stesso lapienezza dei rapporti con i creditori, lastessa fase di formazione della maggio-ranza e l’approvazione del piano.

Manca una cornice di fondo che tutelila necessità del debitore di non risultarediscriminato rispetto a quella di reperiremezzi finanziari proprio per dar vita anuove iniziative. Fin quando non visaranno, in seguito a tali misure legislati-ve, soggetti competitivi dotati di culturaspecifica e necessaria per favorire le«ripartenze» o il «new fresh start», avre-mo buoni propositi legislativi ma anchestrumenti zoppicanti che non rappresen-teranno la soluzione definitiva e globale,efficace e stimolante per il debitore, lasua famiglia, i creditori e i terzi. n

Il Tribunale civile di Roma

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Istituto per l’Economia e laPace-IEP ha pubblicato, allafine dello scorso anno, un

rapporto nel quale viene analizzatol’impatto del terrorismo in 158 Paesi,tra cui l’Italia, stilando una specialemappa dei Paesi più colpiti dopo gliattacchi terroristici dell’11 settembre2001 negli Stati Uniti, nel decennio2002 - 2011, valutandone anche la di-mensione economica e sociale. L’Isti-tuto per l’Economia e la Pace è un’or-ganizzazione internazionale indi-pendente, apartitica, senza scopo dilucro, con sede a Sydney e a NewYork, dedita alla ricerca e all’analisidi tutti quei fattori culturali, econo-mici e politici che favoriscono la pacenel mondo e, conseguentemente, del-le cause che l’ostacolano o la mettonoin pericolo, come il terrorismo inter-nazionale.

Come ha spiegato il suo presidenteesecutivo Steve Killea, durante laconferenza stampa svoltasi a Londrail 4 dicembre del 2012, l’obiettivodella ricerca è stato quello di analiz-zare in modo sistematico l’impattodel terrorismo internazionale, esami-nandone le tendenze e valutandonele conseguenze economiche e socialiin vista di più concrete e adeguate ri-sposte politiche. Gli ha fatto eco ilparlamentare inglese Khalid Maho-mood, presidente dell’All Part-Group britannico, organismo che halo scopo di esaminare, valutare e svi-luppare le politiche in materia di ter-rorismo; Mahomood ha affermatoche il rapporto presentato dall’Istitu-to per l’Economia e la Pace costitui-sce uno strumento indubbiamenteutile per monitorare e combattere ilterrorismo a livello internazionale.

Il rapporto si basa sui dati raccoltidal GTD ovvero Global TerrorismDatabase, ed elaborati dal Consorzionazionale per lo studio del terrori-smo istituito presso l’Università delMaryland negli Stati Uniti. Tali datisono stati sottoposti a un’attenta ana-lisi tenendo conto delle mutevoli ten-denze del terrorismo nel tempo, del-le sue diverse caratteristiche e di-mensioni geo-politiche, dei metodidi attacco e del contesto nazionale einternazionale in cui si sviluppa.

Per misurare l’impatto del terrori-smo in ogni singolo Paese sono statiusati quattro indicatori: il numerodegli episodi criminosi, il numerodei morti, il numero delle vittime e ladimensione dei danni materiali. Taliindicatori sono stati poi impiegatiper creare una media ponderata, cin-que anni per ciascun Paese, che ha te-nuto conto degli effetti duraturi delterrorismo. Il punteggio assegnato aciascun Paese indica quindi l’impat-to di un attacco terroristico anche intermini di paura, e la successiva ri-

42 specchioeconomico

TERRORISMO

L’IMPATTO NEL MONDO:LA MAPPA DEI PAESI PIÙ COLPITI

L’ITALIA AL 67ESIMO POSTO

Il numero degli attacchiterroristici è aumentatocostantemente dal 2002al 2011, anche sele vittime sono diminuitedel 25 per cento dal piccodel 2007. In questoperiodo vi è statoun aumento del 460per cento degli attacchi,del 195 dei morti e del224 per cento dei feriti

di ANTONIO MARINI

LÕLÕ

aumento del 460 per cento degli at-tacchi, del 195 per cento dei morti edel 224 per cento dei feriti. Il periodopeggiore si è registrato tra il 2005 e il2007, quando l’indice globale è statospinto verso i livelli massimi dall’in-tensificarsi degli attacchi in Iraq, cheè divenuto l’epicentro dell’ondataterroristica seguita dagli attentatidell’11 settembre 2001 alle Torri ge-melle di New York e ad altri obiettivinegli negli Stati Uniti.

Solo nel 2011 sono stati compiuti4.500 attacchi in tutto il mondo, con7.453 morti e quasi 14 mila feriti.L’attacco con il bilancio più pesante èavvenuto nel Nepal dove nel 2004 so-no morte 518 persone e 216 sono ri-maste ferite. A guidare la graduato-ria dei Paesi più colpiti c’è propriol’Iraq, con un terzo delle vittime tota-li nell’arco del decennio preso in esa-me. I sette Paesi che hanno subito ilmaggior numero di vittime rappre-sentano quasi tre quarti dei morti neldecennio, con gli irakeni natural-mente tra i primi della lista.

L’Iraq rimane anche il Paese piùesposto a rischio terrorismo. E infatti,su un massimo di 10, risulta avere unindice di terrorismo pari a 9,56. Se-guono il Pakistan, con un indice paria 9,05, l’Afghanistan con l’8,67 e l’In-dia con l’8,15, che sono diventatearee fortemente a rischio. Nel Sud-Est asiatico il Paese più «caldo» è laThailandia con un indice pari a 7,09;in Europa la Russia con il 7,07; inAfrica, la Somalia il 7,24, seguita dal-la Nigeria con il 7,14. Fra i primi die-ci posti di questa ingloriosa classificarisultano anche lo Yemen con un in-dice di terrorismo pari a 7,31 e le Fi-lippine con 6,80.

L’Italia si piazza al 67esimo postocon un indice di 2,44. Tuttavia nel2011 la situazione è leggermente peg-giorata, perché il nostro Paese è salitoalla 57esima posizione. Ciò è statodeterminato dall’intensificarsi dellaviolenza anarco-insurrezionalista,caratterizzata dall’invio di plichi epacchi esplosivi, secondo il modusoperandi della F.A.I., la FederazioneAnarchica Informale.

Al riguardo, vale la pena ricordareche la F.A.I. ha fatto la propria com-

sposta di sicurezza. Significative so-no le correlazioni tra l’indice di cor-ruzione, la disoccupazione giovanile,la ricchezza, la forma di Governo e ilterrorismo.

Il primo dato di rilievo che si rilevadal rapporto è che il numero degli at-tacchi terroristici è aumentato co-stantemente dal 2002 al 2011, anchese le vittime sono diminuite del 25per cento dal picco registratosi nel2007. In questo decennio vi è stato un

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parsa nel dicembre del 2003 quando,in concomitanza con l’invio di unaserie di pacchi-bomba a rappresen-tanti e a istituzioni dell’Unione Euro-pea, tra cui Romano Prodi, fu divul-gato il suo manifesto programmaticoa firma di gruppi terroristici già inprecedenza attivi nel panoramaeversivo italiano, ai quali si unironoin seguito altri gruppi dell’area anar-co-insurrezionalista che negli annisuccessivi hanno compiuto una tren-tina di attentati rivendicati per contodi tale associazione.

Ma il principale fattore di rischioper l’Italia, anche nel 2011, è rimastoil terrorismo di matrice jihadista.Numerose sono state le operazioniantiterrorismo compiute dalle Forzedell’ordine nel corso dell’anno, chehanno portato alla neutralizzazionedi cellule e ad arresti di soggettipronti a compiere attentati controobiettivi diversificati nel territorionazionale, spesso usato come retro-via logistico-finanziaria e bacino direclutamento per il sostegno di AlJihad nei teatri di crisi.

Contrariamente a quanto si puòpensare, il Nord America è risultatola regione meno colpita dal terrori-smo, con un tasso di morta-lità 19 volte inferiore a quellodell’Europa occidentale. Do-po gli attentati dell’11 set-tembre 2001, gli Stati Unitisono passati dal primo al41esimo posto della classifi-ca, con un totale di 23 vitti-me in dieci anni. È interes-sante notare che i Paesi abasso reddito sono stati me-no colpiti di quelli a medioreddito. Ciò dimostra che lapovertà non è la causa prin-cipale del terrorismo.

Gli obiettivi più comunisono stati i privati cittadini ele proprietà, mentre solo il 4per cento degli attacchi sono

stati rivolti verso obiettivi militari,anche se la maggior parte di essi sisono verificati in una situazione diconflitto più ampio in aree di guerra.

Quanto alla matrice terroristica, ilrapporto ne individua tre diverse:ideologico-religiosa, politica e nazio-nalista-separatista. Va specificato chenon si tratta di una divisione netta,dal momento che i vari gruppi legatial terrorismo tendono ad abbracciaretutte e tre le ideologie ponendo in es-

sere una strategia che ha, come effet-to, quello di allargare la base degliaffiliati. Predominante è la matricefondamentalista islamica, mentre lamatrice politica sembra riguadagna-re terreno rispetto al passato recente.

Ma il dato più interessante, e nellostesso tempo più allarmante, rimanel’aumento del rischio di attentati, unrischio che diventa sempre più realee concreto, per cui appare difficileprevedere dove il terrorismo potreb-be colpire. Non a caso il 3 gennaioscorso il presidente di turno del Con-siglio di Sicurezza dell’Onu, il pachi-stano Masood Kan, si è premurato diaffermare che i punti principali dellavoro del Consiglio di Sicurezza diquest’anno riguarderanno la ricercadi una strategia sinergica per com-battere il terrorismo globale, pro-muovendo la cooperazione interna-zionale a tutti i livelli.

Masood Kan ha aggiunto che i la-vori del Consiglio di Sicurezza siconcentreranno anche sulle opera-zioni di peacekeeping guidate dal-l’Onu. La piaga del terrorismo resta,dunque, uno dei maggiori problemida risolvere in campo mondiale. An-che il Papa ne è consapevole: nell’o-melia della messa di Capodanno nonha mancato di accennare alle «diver-se forme di terrorismo» che costitui-scono un serio ostacolo al manteni-mento della pace nel mondo.

Già qualche mese prima, nell’u-dienza concessa ai rappresentantidegli organismi di polizia e di sicu-rezza dei 190 Stati tra i quali dal 2008si annovera anche lo Stato della Cittàdel Vaticano, che hanno partecipatoall’81esima Assemblea generale del-l’Interpol svoltasi a Roma nel no-vembre 2012, aveva avuto modo didefinire il terrorismo «una delle for-me più brutali della violenza», che«semina odio, morte e desiderio divendetta». Un fenomeno che «la stra-tegia sovversiva tipica di alcune or-ganizzazioni estremistiche, finalizza-ta alla distruzione delle case e all’uc-

cisione delle persone, si ètrasformata in una reteoscura di complicità politi-che, utilizzando anche so-fisticati mezzi tecnici, in-genti risorse finanziarie edelaborando progetti su va-sta scala». In questo contesto non vi èdubbio che lo studio svoltodall’Istituto per l’Econo-mia e la Pace rappresen-terà uno strumento estre-mamente utile per ridefini-re le strategie di lotta con-tro il terrorismo, contri-buendo nello stesso tempoa spostare l’attenzione delmondo verso la pace. n

43specchioeconomico

Obiettivi della ricerca:analizzare in modosistematico gli effetti delterrorismo internazionale,esaminarne le tendenze evalutarne le conseguenzeeconomiche e sociali ai finidi più adeguate e concrete risposte politiche

L’Index globale del terrorismo pone l’Italia nel 67esimo posto

La mappa mondiale del terrorismo secondo l’Istituto per l’Economia e la Pace

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a questione del sovraffollamentocarcerario, per le dimensionidrammatiche che ha assunto, esi-ge soluzioni rapide. In questa

prospettiva riformatrice è opportuno, an-zi necessario, aprirsi a un confronto contutti gli interlocutori: la politica, il mon-do delle associazioni e del volontariato, irappresentanti dell’Amministrazione pe-nitenziaria e delle Forze dell’ordine, lerappresentanze dell’Avvocatura. La que-stione carceraria e la sua funzione in unordinamento moderno non possono esse-re affrontate concependo il carcere comeuna «discarica sociale», espressione risa-lente agli anni 70, né con strumenti ispi-rati da considerazioni di tipo sociologi-co. Le «vecchie» impostazioni non pos-sono che condurre alle «vecchie» solu-zioni, che hanno contribuito ad aggrava-re il degrado della situazione carceraria.

Il problema del sovraffollamento hamolteplici cause e non può essere affron-tato se non intervenendo nella conver-gente direzione di ampliare la ricettivitàdegli istituti di pena, ma soprattutto dielevare gli standard detentivi a livellodelle raccomandazioni europee, e di li-mitare il flusso in entrata, sottolineandoil ruolo di extrema ratio dello strumentodetentivo. È utile riproporre una seria ri-flessione sui seguenti temi.

il piAnO dEllE MiSuRE CAutElARi

Occorre ripensare il sistema delle mi-sure cautelari, assegnando alla custodiacautelare in carcere la funzione di neu-tralizzare una pericolosità non altrimentifronteggiabile, affiancando all’attualeventaglio di misure forme di cautela ul-teriori, quali la cauzione o misure inter-dittive.

il piAnO dEllA SAnziOnE pEnAlE

Occorre recuperare il concetto che lapena detentiva, e soprattutto la penascontata in carcere deve costituire l’ex-trema ratio in un sistema che avrà sem-pre meno risorse per gestire e concludereun processo penale (giudici, cancellieri,ecc.); e per assicurare condizioni di de-tenzione conformi al senso di umanità.Ciò non comporta il depotenziamentodel deterrente costituito dalla pena, per-ché in tal caso lo Stato abdicherebbe aduna funzione essenziale che è quella digarantire la sicurezza e la tranquillità deicittadini. Ciò si traduce concretamentenell’esigenza che la pena detentiva sia ri-servata ai casi più gravi, ai delitti di al-larme sociale. Ma occorre sviluppare, ol-tre a un massiccio sfoltimento delle fatti-specie di rilievo penale come i reati di in-giuria o minaccia di natura bagatellare ilricorso ampio a pene pecuniarie per ireati di scarso allarme sociale come av-viene in Germania, affidando agli entilocali la competenza ai fini dell’esazionedelle pene e assegnando loro il ricavato.

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tità; e ripensare il ruolo della magistratu-ra di sorveglianza, liberandola da tutti iresidui compiti amministrativi che la im-pegnano, per rafforzarne il ruolo di giu-dice dei diritti in posizione di terzietà neiconfronti dei detenuti e dell’Ammini-strazione penitenziaria, ed accrescernel’efficacia sui tempi delle decisioni sullemisure alternative alla detenzione.

È inoltre necessario intervenire per ilrafforzamento dello status professionaledella magistratura di sorveglianza. L’at-tività di questa, a differenza della giuri-sdizione di cognizione che si incentra inprimo luogo sulla ricostruzione del fatto,è caratterizzata principalmente dalla va-lutazione prognostica della futura con-dotta del condannato. Del resto, in un si-stema in cui poco più di 150 giudici, suoltre 9 mila in organico, debbono occu-parsi dell’esecuzione (in corso o sospe-sa) del cento per cento delle infinitamen-te numerose sentenze penali, oltreché dinumerosissime altre competenze, è au-spicabile un miglioramento dell’organiz-zazione strutturale (ferma nel tempo)che permetta alla magistratura di sorve-glianza di meglio fare fronte ai propri,esponenzialmente aumentati impegnianche attraverso un rafforzamento degliorganici e la copertura delle attuali va-canze nelle piante organiche.

il piAnO dEllE COndiziOni

dEtEntivE E di ESECuziOnE di pEnA

È necessario che il Consiglio Superio-re della Magistratura promuova, ancheattraverso circolari, la diffusione di«buone prassi» organizzative per asseve-rare la legittimità di alcune soluzioni giàadottate in alcuni Uffici di sorveglianza(ad esempio in materia di rateizzazionedella pena pecuniaria o di remissione deldebito); come l’attivazione di prassi or-ganizzative e processuali volte all’ag-gancio dell’imputato, condannato tossi-codipendente, da parte del Ser.T., così dafavorire l’eventuale applicazione di unamisura cautelare domiciliare presso co-munità terapeutiche o strutture sanitarie,propiziando l’esecuzione dell’eventualepena nelle forme dell’affidamento tera-peutico (art. 94 del Dpr n. 309/90).

Occorre promuovere lo sviluppo delvolontariato da parte dei detenuti (adesempio in occasione di calamità natu-rali ma anche per lo svolgimento di pro-getti di tutela ambientale o dei beni cul-turali), quale forma privilegiata di siste-ma rieducativo e agevolativo dell’acces-so alle misure alternative alla detenzio-ne; e assicurare la pronta ottemperanzadelle decisioni della magistratura di sor-veglianza da parte dell’Amministrazio-ne penitenziaria; è quindi necessario as-sicurare l’adeguatezza degli organici delpersonale di quest’ultima (Corpo di Po-lizia penitenziaria e personale dell’areaeducativa) e delle loro condizioni di im-piego. n

M A G I S T R A T U R A

È necessario sviluppare anche lo stru-mento dell’espulsione: il problema delsovraffollamento è legato soprattutto al-l’alta percentuale di detenuti stranieriche non hanno risorse e quindi non pos-sono fruire di misure alternative; non hasenso intervenire con la pena detentivasu soggetti per i quali non è facile ipotiz-zare un reinserimento sociale.

Il ricorso alla detenzione domiciliare oagli arresti domiciliari è anch’esso utopi-stico se guardato come la soluzione alsovraffollamento: presuppone infatti as-senza di pericolosità e prima di tutto ladisponibilità di un domicilio effettivo eidoneo. Quanti detenuti stranieri, quantitossicodipendenti possono contare suuna soluzione abitativa esterna? In taleprospettiva dovrebbe essere rafforzatol’istituto dell’espulsione a titolo di san-zione alternativa al carcere, rafforzandoaltresì i meccanismi di raccordo tra leDirezioni penitenziarie e gli organi diPubblica sicurezza incaricati degli accer-tamenti e dell’esecuzione della misura.

il piAnO dEll’ESECuziOnE pEnAlE

E dEllE MiSuRE AltERnAtivE

L’obiettivo della riduzione della popo-lazione carceraria può essere perseguitoattraverso la de-burocratizzazione dellafase dell’esecuzione penale e penitenzia-ria. In tale prospettiva è opportuno ripen-sare il sistema di preclusioni normative,che limita la possibilità del giudice di va-lutare nel merito la possibilità di ammet-tere il detenuto a forme di espiazionedella pena esterne al carcere, coniugandoesigenze di sicurezza dei cittadini e fina-lità deflattive. È altresì utile rafforzare lepossibilità di applicazione delle misurealternative da parte del giudice monocra-tico, sia all’esito del procedimento dimerito sia in sede di esecuzione penale,in relazione a condanne di limitata en-

di COSiMO

MARiA

FERRi

SEgREtARiO

gEnERAlE di

MAgiStRAtuRA

indipEndEntE

LLLE MIE SOLUZIONI ALSOVRAFFOLLAMENTO

DELLE CARCERI

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specchioeconomico

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A Roma due giorni di dibattiti e sondaggi

hanno rilevato un datofondamentale: gli italiani

hanno coscienza della «rivoluzione verde». Per il

65,2 per cento essa èstrategica per superare la crisi; il 56,3 per cento

ritiene la «green economy»fattibile in Italia; nelle scelte

ideali delle fonti di energiail nucleare è passato dal

42,4 per cento del 2011al 5,2 per cento, mentre

sono in calo coloro che si esprimono

in favore del petrolio

«QUALENERGIA»? IL GOTHA ISTITUZIONALE,INTELLETTUALE E MANAGERIALE SI RIUNISCEPER ACCOGLIERE LA RIVOLUZIONE ENERGETICA

a rivoluzione energetica in atto el’opportunità che l’economia ver-de può offrire come volano della

crisi dominano la scena e gli italiani ne so-no maggiormente coscienti. Se ne è ragio-nato al V Forum «QualEnergia?» organiz-zato a Roma da Legambiente, EditorialeLa nuova Ecologia e Kyoto Club, due gior-ni di dibattiti, case history e sondaggi perfotografare questa rivoluzione tanto auspi-cata e ormai inarrestabile.

Il colore del futuro è «green», e non è piùsolo il sogno delle associazioni a tutela del-l’ambiente. Lo dicono le istituzioni, lo di-cono le aziende, lo ribadisce il mercato chein questo settore registra solo segni positi-vi. Il sondaggio condotto da Lorien Con-sulting, presentato nel corso dei lavori, sot-tolinea come il «green» sia entrato prepo-tentemente nelle conoscenze e nel paradig-ma culturale degli italiani: il termine«green economy» è noto al 54,4 per centodel campione intervistato; il 56,3 per centoritiene la green economy fattibile in Italia eben il 65,2 per cento la considera comestrategica per superare la crisi.

La sensibilità degli italiani rispecchia ilnuovo orientamento anche per quanto at-tiene le scelte ideali delle fonti energetiche:il nucleare è passato dal 42,4 per cento del-lo scorso anno al 5,2 per cento del 2012. Incalo anche la percentuale di italiani che siesprimono a favore del petrolio: dal 17,5per cento al 12 per cento. Per il carbone sipassa dal 7,5 del 2011 a un secco 3 per cen-to. Tendenza naturalmente al rialzo per ilsolare - che passa in un anno dal 43,7 al51,2 per cento - e per il fotovoltaico che dal16,7 per cento cresce al 20,3 per cento.

Dopo il problema dell’occupazione(92,2 per cento), sono i temi ambientali apreoccupare di più gli italiani con un 64,2per cento del campione intervistato. Inqui-

namento, spreco delle risorse e mutamenticlimatici - con gli eventi estremi ad essiconnessi - preoccupano più del rischio ter-rorismo. Nel sondaggio sulle preoccupa-zioni degli italiani quest’ultimo scende dal21,1 per cento del 2011 al 10 per cento diquest’anno.

La due giorni «QualEnergia?» ha regi-strato la partecipazione del gotha istituzio-nale, intellettuale e manageriale in ambito«green»: Sara Romano della DirezioneGenerale Energia del Ministero dello Svi-luppo Economico; Ermete Realacci presi-dente onorario di Legambiente e dellaFondazione Symbola, Edo Ronchi presi-dente della Fondazione Sviluppo Sosteni-bile; il senatore Francesco Ferrante vice-presidente del Kyoto Club, Vittorio Co-gliati Dezza e Stefano Ciafani rispettiva-mente presidente e vicepresidente di Le-gambiente. Presenti i rappresentanti diEnel, Sorgenia, Terna, Greenutility e mol-tissime altre aziende operanti nei settoridella ricerca e della produzione di energia.Presenti i Consorzi deputati alla raccolta eal riciclo dei rifiuti: Conai, Coou, Eco-pneus e naturalmente Cobat.

Proprio al Cobat il Forum ha voluto de-dicare il case history dell’anno: «25 anni diCobat, da Consorzio obbligatorio a Siste-ma multifiliera». Dopo un video emozio-nale sull’onda di note wagneriane, EnricoFontan, direttore del Nuovo Paese Sera, haintervistato Giancarlo Morandi, MicheleZilla e Claudio De Persio, rispettivamentedirettore generale e direttore operativo, percomprendere il segreto del successo Cobat.Una storia di eccellenza italiana che ha sa-puto rinnovarsi e confermarsi pur nei mu-tevoli e più incerti scenari imposti dallanormativa di liberalizzazione del mercato.Ampie interviste e approfondimenti sonodisponibili sul sito www.cobat.tv. n

LL’AMBIENTE

SENTIRE

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nuove soluzioni personalizzate per iclienti, quali le polizze «pay per use»(premio in base ai chilometri percor-si) o alle più evolute polizze «pay asyou drive» (premio in base allo stiledi guida specifico del cliente), chepermetteranno evidenti vantaggisulla polizza.

Infine la Scatola Nera è un vantag-gio anche sul fronte della sicurezza,perché permette un intervento im-mediato, in caso di incidente, graziealla rilevazione della posizione at-traverso sistema Gps; fa parte diquelle applicazioni dell’elettronica edel rilevamento satellitare che pos-sono migliorare sensibilmente l’at-teggiamento dei guidatori e costitui-re un forte deterrente nei confrontidi comportamenti pericolosi sullastrada, senza per questo incideresulla privacy del singolo. Il progettodi una Scatola Nera applicabile alle

VIASAT, UTILISSIMA IN QUESTITEMPI DI CRISI MA L’INNOVAZIONEÈ RIMASTA NEL CASSETTO

La legge 27 del 24 marzo 2012, inmateria di liberalizzazioni delmercato, rappresenta certamen-

te una grande opportunità per il no-stro Paese e un’occasione unica perfar emergere e per premiare i cittadi-ni virtuosi. Il discorso vale certa-mente per la parte in cui si incentival’installazione delle «Scatole Nere»sulle auto per contrastare le frodi neiconfronti delle assicurazioni e degliautomobilisti onesti, per ridurre i co-sti dell’Rca e per innalzare il livellodella sicurezza stradale.

Più che di cambiamento, sarebbe ilcaso di parlare di una vera e propriarivoluzione se pensiamo che il no-stro è il Paese in cui circolano 3,5 mi-lioni di auto senza assicurazione (il15 per cento dell’intero parco), e chein Italia i costi dei sinistri risultanosensibilmente maggiori rispetto aquelli della maggior parte dei Paesieuropei a causa di fenomeni fraudo-lenti, che finiscono inevitabilmentecon l’incidere sull’ammontare deipremi assicurativi, penalizzandotutti i consumatori onesti e virtuosi.

Più che un cambiamento è una ri-voluzione. Questo perché l’abbatti-mento dei costi per le compagnie as-sicurative dovranno tradursi (cosìdice la norma) in «significative ridu-zioni» del costo della polizza per gliautomobilisti che decideranno di in-stallare la Scatola Nera sulla propriaauto. Da una parte, quindi, il dispo-sitivo è uno strumento concreto peril contrasto alle frodi: registrando ciòche avviene durante un incidente,diventa molto più facile comprende-re la reale entità del danno e limitarele truffe. Inoltre le Scatole Nere dedi-cate alle compagnie, oltre al miglio-ramento dei processi di gestione deisinistri, permettono anche di creare

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auto rappresenta anche una tappa indirezione del sistema eCall per lachiamata automatica di emergenzaal 112, previsto dall’Unione Europeaper l’adozione da parte di tutte leauto dal 2015.

In virtù di tutto quanto detto, iprincipi e le indicazioni contenutenel Decreto sono state, in generale,accolte con favore ed entusiasmo,ma l’incertezza che deriva da alcunidubbi interpretativi sulla norma, lamancanza di garanzie sull’emana-zione dei provvedimenti attuativi el’atteggiamento «attendista» delleIstituzioni, hanno generato una pa-ralisi nel settore, per cui lo slancioiniziale del Decreto rischia di per-dersi definitivamente se non si inter-viene subito.

Alcune compagnie, che già adotta-vano la Scatola Nera, ne hanno ral-lentato o sospeso la diffusione, ed al-tre imprese, che stavano avviandonuove iniziative, sono in attesa diconoscere le disposizioni attuative eperentorie per procedere. Le tropperiflessioni stanno rallentando il pro-cesso di lotta alle frodi a beneficiodei malavitosi, ritardando l’oppor-tunità e l’esigenza della riduzionedei costi tariffari, penalizzando iconsumatori, i trasportatori e la filie-ra delle imprese che operano con ec-cellenza nel settore dei Servizi diprotezione, sicurezza e assistenza, inun momento economico particolar-mente difficile.

Dal momento che le sperimenta-zioni sono state compiute da anni,sia a livello istituzionale sia tramiteiniziative private, con pubblicazio-ne di dati oggettivi ed inconfutabilisulla riduzione dei costi dei sinistrie delle frodi laddove è installato undispositivo satellitare, occorre a

VIASAT, UTILISSIMA IN QUESTI TEMPI DI CRISI MA L’INNOVAZIONE È RIMASTA NEL CASSETTO

a cura di

AnnA MAriA

BrAncA

specchioeconomico

«L’incertezza derivatada dubbi interpretativi sulla Legge 27 del 2012, la mancanza di garanziesull’emanazione dei provvedimenti attuativi el’attendismo delleIstituzioni, hanno generatouna paralisi nel settoree lo slancio iniziale rischiadi perdersi definitivamentese non si interviene»

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che propongono al mercato prodottiall’avanguardia e performanti, crean-do occupazione e crescita economica.Tutto questo, chiaramente, in un’otti-ca tesa sempre alla tutela del liberomercato e della sana concorrenza, chevede nel mercato della telematica edei dispositivi satellitari alcuni opera-tori storici che hanno fatto, della tute-la degli interessi economici e della si-curezza del consumatore, il loro prin-cipale asset».

Così prosegue Marco Petrone: «Lasperanza di tutti, associazioni, istitu-zioni, società private e consumatorivirtuosi, deve essere quella che lalegge e i decreti attuativi relativi alla«scatola nera» non rimangano un di-scorso tra addetti ai lavori, ma un te-ma aperto, pubblico, trasparente,etico; una reale possibilità di svilup-po e di innovazione per il nostroPaese, una spinta per la crescita mo-rale, tecnologica ed economica».

A detta del presidente della TSPAssociation, aziende storiche comeViasat Group o Cobra Telematics,per esempio, nell’interesse non solodella filiera di tutte le imprese coin-volte ma soprattutto della colletti-vità, «hanno ritenuto doveroso, nelcorso di quest’anno, mettere al servi-zio delle Istituzioni e dell’opinione

pubblica la propria espe-rienza fornendo il pro-prio contributo affinchési porti a termine con co-raggio ed energia questaopportuna e preziosa ini-ziativa del Legislatore».Per questo, concludeMarco Petrone, «si sonofatti promotori e arteficidella nascita della TSPcon l’obiettivo di valoriz-zare la telematica e l’in-novazione tecnologicacome fattori essenzialidella qualità della vitadegli automobilisti, del-l’economia dei trasporti edei servizi, promuoven-do una più ampia e ap-profondita conoscenzadei benefici dei servizi te-lematici, sia per il consu-matore che per l’indu-

stria automobilistica e assicurativa,anche grazie al prezioso contributodi altre società quali Way, eccellenzatutta made in Italy, o Transics, filialeitaliana di un gruppo dalla dimen-sione internazionale».

Tale iniziativa rappresenta senzadubbio un elemento di forte novità econsente di porsi come interlocutoreprivilegiato per le istituzioni, glioperatori di settore, le associazionidi consumatori, in contrapposizionea una spirale negativa fatta di inte-ressi di parte e opportunismo. n

47specchioeconomico

La Scatola Blu di Viasat

questo punto stabilire la metodolo-gia e i valori della riduzione dei co-sti delle polizze, e non inventarsinuove specifiche tecniche della Sca-tola Nera, ad uso e consumo dei so-liti noti, rimandando l’uso a vantag-gio degli stessi.

Questa fase di stallo sta generandoun danno all’intera filieradel settore telematico, masoprattutto un rallenta-mento alla modernizza-zione del Paese e unosvantaggio per i cittadinionesti. Considerando an-che la drammaticità con-giunturale, e al fine di evi-tare ulteriori penalizza-zioni e perdite occupazio-nali, è urgente definire ilrelativo provvedimentoattuativo e rendere final-mente operativa la legge.

È assolutamente oppor-tuno che ulteriori solleci-tazioni siano fatte veloce-mente da tutti glistakeholders del settore,dai consumatori virtuosi,dagli esponenti istituzio-nali, autorità, Fondazionie associazioni prepostenel far rispettare leggi e codici esi-stenti, usando strumenti e tecnologiedisponibili, ancor prima d’inventar-ne di nuove e sprecare ulteriore tem-po e risorse economiche.

Non solo. Oggi l’attenzione sem-bra si stia spostando, dai concretivantaggi per consumatori e compa-gnie assicurative contenuti nel De-creto, al business. Troppi operatorioccasionali - e non - tentano di entra-re nel settore attratti da quello chepotrebbe essere il boom delle ScatoleNere. In alcuni casi pare anche forte

il rischio di «conflitto di interesse» dialcuni grandi nomi dell’imprendito-ria entrati recentemente nel control-lo di una delle società leader.

Marco Petrone, presidente dellaneonata TSP Association (TelematicsServices Providers), che riunisce leimprese italiane ed estere che erogano

servizi telematici di tipo LSB (Loca-tion Based Service), operanti in Italia,afferma: «L’attuale dibattito elettoralenon può e non deve essere motivo diulteriori ritardi o addirittura di ab-bandono di un provvedimento neces-sario. Anzi, il confronto delle forzepolitiche e sociali che è in atto può es-sere un’occasione, da un lato, perpensare a regole e controlli più atten-ti, dall’altro, per supportare l’attivitàdi quelle aziende che fanno dell’inno-vazione tecnologica, della ricerca edello sviluppo il loro punto di forza, e

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iliale italiana della multinaziona-le Delta Electronics Taiwan cheha sede appunto a Taiwan con un

fatturato di circa 7 miliardi di dollari,70 mila dipendenti in tutto il mondo etra le prime società asiatiche, la DeltaItalia, già Ascom Energy System, è con-trollata dalla Delta Switzerland che asua volta fa capo alla suddetta holdingtaiwanese. Delta Italia dispone di unostaff di professionisti ed ha sede legalee operativa a Roma, da circa un anno inPiazza Grazioli. La società ha esterna-lizzato tutte le funzioni non strategiche,come magazzino e parte di amministra-zione e di ufficio legale, mantenendouna struttura dedicata alla commercia-lizzazione dei prodotti e all’assistenza

post vendita necessaria che alcuni ri-chiedono. Illustra l’attività, i risultati ele prospettive della Delta Italia l’ammi-nistratore delegato Idilio Ciuffarella.

Domanda. Quando e perché è nata lavostra società?

Risposta. È presente in Italia da oltre20 anni. Inizialmente aveva la sede a Bo-logna, ma l’abbiamo spostata a Roma inconsiderazione della nostra clientela edel valore strategico del tessuto connetti-vo generale romano. Il campo di azionedel Gruppo è quello che in inglese sichiama «power supply», consistente nel-la conversione di energia elettrica peralimentare computer, portatili, server,stazioni di telecomunicazione ecc. Setto-re nel quale la Delta è la numero uno nel

mondo. Circa il 70 per cento di tutti glialimentatori di laptop, ossia di tali ogget-ti, di tutto il mondo sono realizzati dalnostro Gruppo, in molti casi in modalitàOem, vale a dire rimarchiati da nomi bla-sonati del settore informatico e delle co-municazioni.

D. Chi sono i vostri clienti?R. Tutti gli operatori di telecomunica-

zione del mondo, quindi Vodafone, Te-lecom Italia, France Telecom, Telefoni-ca, Swiss Telecom ed altri, ma anche iprincipali vendor. Siamo presenti inol-tre anche nel settore delle tecnologieinformatiche; i Gruppi Cisco e Lenovosono fra i nostri clienti maggiori. Nono-stante la crisi finanziaria in atto, l’Italiaper noi è un mercato primario. Vodafo-

48 specchioeconomico

F

IDILIO CIUFFARELLA: LEDED ALTRE NOVITÀ PERRISPARMIARE ELETTRICITÀ

IDILIO CIUFFARELLA: LED ED ALTRE NOVITÀ PERRISPARMIARE ELETTRICITÀ

Idilio Ciuffarella,amministratore delegatodi Delta Italia

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ne è il primo cliente, con unarelazione consolidata a livellomondiale. Tutto questo grazieall’esperienza, alla qualità deiprodotti, all’efficienza, checonsentono ai clienti un rispar-mio nelle spese di gestione.

D. Quali sono gli ultimi svi-luppi della vostra attività?

R. Dal 2009 abbiamo intra-preso un’evoluzione, unendoal settore dell’alimentazioneelettrica per telecomunicazioniil comparto fotovoltaico pervia della Del Solar, produttoredi celle e di moduli fotovoltai-ci e degli inverter prodotti dal-la nostra sede tedesca. Abbia-mo lanciato il nuovo brand DelSolar in Italia e raggiunto note-voli risultati. Abbiamo chiusol’esercizio 2012 con un forteincremento dei volumi in me-gawatt dei moduli fotovoltaicie ampliando la base dei clienti.Sia inverter che moduli di no-stra produzione sono usati nel-la progettazione dei nostri si-stemi chiavi in mano.

D. In cosa consiste la vostra offerta at-tuale? E quali quelle per il futuro?

R. Progetti completi per impianti resi-denziali, compresi lo studio di fattibilitàcon il profitto sull’investimento, l’analisipreliminare, la progettazione esecutiva, icomponenti principali e l’installazione;quest’ultima tramite partner accurata-mente selezionati in tutto il territorio ita-liano. Il 2013 sarà però l’anno della svol-ta. Lo sviluppo del settore fotovoltaicova infatti rallentando a causa della ridu-zione degli incentivi. Per questo abbia-mo cercato nuove aree di attività riguar-danti l’efficienza energetica, in partico-lare l’illuminazione a led che consenteagevolmente risparmi fino al 50 per cen-to rispetto alle lampade tradizionali. LaDelta produce infatti lampade ad uso do-mestico e industriale, bulbi, tubi che so-stituiscono i neon e «street lights», cioèluci da esterno per parcheggi, autostrade,ferrovie.

D. Quale tipo di garanzie offrono i vo-stri prodotti?

R. La Delta offre prodotti non solo dialta qualità, ma precorre i tempi. I nostriled sono infatti conformi agli standardche nel comparto dell’illuminazione en-treranno in vigore nel 2014, quindi conuna grande differenza rispetto ai tradi-zionali prodotti cinesi che si trovano nelmercato, e che producono lampade a leddi scarsa qualità. Oltre agli standard qua-litativi Iso 9001, Iso 14001 e Ohsas1801, la Delta ha una certificazione rara,l’Iso 50001, ultima nata nell’energy ma-nagement. È stata infatti la prima societànel mondo nel power electronics, cioènel suo settore di competenza, a ricever-la. I nostri prodotti nascono da idee equalsiasi iniziativa viene sempre svilup-

solare al posto di quella tradi-zionale. Tuttavia la soluzionemigliore è quella mista eolico-fotovoltaica, che abbiamo giàsviluppato in alcuni Paesi eu-ropei come la Svizzera. Comesempre, sperimentiamo le nuo-ve soluzioni nelle nostre sedi,prima di proporle ai clienti, inmodo da guadagnare la loro fi-ducia. Ovviamente tali impian-ti sono condizionati dalla forzadel vento, per cui in Italia learee interessate sono prevalen-temente quelle nel Centro-Sude nelle Isole.

D. Come hanno ottenuto lacertificazione europea i moduliprodotti in Asia presentati dallaDelta?

R. Il Quarto Conto Energiaerogava incentivi per i pannellieuropei allo scopo di difendereil mercato europeo dall'invasio-ne cinese. La Delta è stata laprima a costruire un prodottoeuropeo con componenti prepa-rati in Germania ma assemblatiin Asia. Questo ha consentito di

ottenere la certificazione e quindi un in-centivo maggiore.

D. Come la Delta considera gli incen-tivi del Quinto Conto Energia?

R. Paradossalmente il nuovo Contoconsente di sfruttare in toto le nostrecompetenze. Fin dall'inizio ci siamo con-centrati sulla realizzazione di impianti dipiccola-media taglia su edifici, e non suigrandi impianti che comportavano pro-blemi e rischi finanziari notevoli; ed èoggi proprio il settore residenziale (lanostra specializzazione) l'unico ad essereincentivato.

D. Producete anche le miniturbine eo-liche? Secondariamente, ci sono altriprodotti innovativi?

R. Le nostre turbine da uno a tre chi-lowatt di potenza sono destinate a fami-glie, condominii e piccole industrie.Un’altra linea di prodotti che vogliamosviluppare è quella dei display, cioè vi-deo, basati su pannelli led-lcd da internoo esterno, di due categorie, ledwall e vi-deowall. Sono il futuro della comunica-zione di massa e della pubblicità, che og-gi usa ancora l’arcaico sistema dei car-telloni pubblicitari. Si tratta di mega-schermi in luoghi strategici, in prossi-mità di aeroporti, stadi, sedi di concerti,sui tetti di edifici e ovunque sia necessa-rio diffondere in alta qualità informazio-ni provenienti da un computer remoto,centralizzate e modificabili in qualsiasimomento.

D. Che intendete per prodotti energeti-ci innovativi e per sostenibilità socialedella vostra azienda?

R. Intendiamo prodotti dotati di effi-cienza superiore a quella standard e checonsente all’utente risparmi sempremaggiori. L’efficienza del power elec-

pata attraverso standard qualitativi dieccellenza, ed è questa la differenza ri-spetto alla concorrenza tradizionale.

D. In quali altri campi operate?R. Oltre ai led produciamo stazioni di

ricarica per veicoli elettrici, prodottiemergenti per ridurre l’inquinamento e icosti del carburante, ai quali lavorano so-cietà come l’Enel e l’Acea; la mobilitàelettrica è però consentita da appositicomponenti installati all’interno dellenuove auto. Operiamo quindi a due livel-li: nella componentistica tramite accordicon fabbriche di auto elettriche di rilievomondiale, e nell’infrastruttura di ricari-ca, necessaria per via della limitata auto-nomia delle auto elettriche attuali.

D. In quali aree avete avviato i primiprogetti?

R. Il mercato è in grande sviluppo, noisiamo tra i pochi produttori nel mondoad offrire stazioni di ricarica di piccola,media e grande taglia; ne abbiamo giàvendute in Norvegia, Paese abbastanzaall’avanguardia ed abbiamo iniziativenotevoli in Italia. Ma, oltre ai led e allestazioni di ricarica, puntiamo anche ai si-stemi definiti ibridi, basati su una tecno-logia mista fotovoltaico-eolica diretta alrisparmio e al bilanciamento energetico.Nonostante la riduzione degli incentivi,intendiamo continuare a lavorare nel set-tore del fotovoltaico; riteniamo che sistia arrivando alla «grid parity», ossia almomento in cui il costo dell’energia fo-tovoltaica e quello dell’energia tradizio-nale saranno equivalenti. È in atto, infat-ti, una consistente riduzione del costo deicomponenti chiave, in special modo deipannelli fotovoltaici, per cui prevediamoche gli incentivi non saranno più vinco-lanti nella scelta di una fonte energetica

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Miniturbina per piccolo impianto eolico e pannellofotovoltaico prodotti dalla Delta Italia

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tronics è aumentata in generale di oltreil 90 per cento; nelle telecomunicazioniil 97 per cento, nel fotovoltaico il 98,6per cento. Pertanto stiamo raggiungen-do soglie che, fino a poco tempo fa, siritenevano praticamente impossibili.Quanto alla sostenibilità, per noi è ilpunto di partenza di tutte le attività, nonesiste profitto se non accompagnato daessa. Abbiamo cominciato a realizzarlaprima nei nostri edifici, uffici e campus,per ridurre i consumi energetici e leemissioni inquinanti. Ed ora offriamo lestesse soluzioni ai nostri clienti. Soste-nibilità non solo ambientale, ma anchesociale per la salute delle persone, comela linea Delbio: glucometri portatili permisurare il tasso glicemico del sangue,e ossimetri, per misurare la saturazionedell’ossigeno, affiancati da componentiper la trasmissione e gestione remotadei dati.

D. Oltre alla parte puramente commer-ciale, di quali attività vi occupate?

R. Svolgiamo funzioni interne dedica-te all’amministrazione, alla logistica e aiservizi. La parte commerciale non avreb-be la stessa efficacia se non fosse assisti-ta da servizi che sono essenziali e imme-diati ai nostri prodotti: se un inverter fo-tovoltaico non produce più energia, ilcliente finale perde l’incentivo dello Sta-to, per cui bisogna intervenire immedia-tamente. Analogamente nel settore delletelecomunicazioni.

D. Quali sono gli obiettivi della DeltaItalia per il 2013?

R. Oggi siamo i numeri uno nelle sta-zioni di energia, pertanto in primo luogoconsolidare il primato nelle telecomuni-cazioni ed erodere quote della concor-renza; ciò è ancora possibile operando inprodotti collaterali e con clienti che ri-chiedono personalizzazione di vendita.Un secondo obiettivo è mantenere buonivolumi sia nei moduli che negli inverter,contrastando la riduzione del mercato. Ilterzo è spingere il consumo di altri pro-dotti, in particolare dei led. Il fattorechiave del successo, oltre all'analisi ap-profondita e dinamica del mercato e del-la concorrenza, consiste nella velocità enella competenza della struttura com-merciale che va aggiornata su nuovi pro-dotti poiché il venditore deve sapersiorientare in modo rapido e versatile ver-so settori diversi. In particolare stiamooperando un'attività di cross-selling contutti i clienti attuali che dispongono di unnumero consistente di edifici sia per lasostituzione dei vecchi neon con i più ef-ficienti led che nella creazione di infra-strutture di ricarica per coloro che neces-sitano di convertire parchi auto tradizio-nali in auto elettriche per limitare i costidel carburante.

D. Come la Delta Italia realizza im-pianti fotovoltaici con gli incentivi delQuinto Conto Energia?

R. Paradossalmente questo aumenta lenostre capacità, e fin dall’inizio li abbia-

2012 ha colpito in modo particolare ilsettore fotovoltaico. Sono fallite moltis-sime aziende, mentre noi abbiamo chiu-so il 2012 con un fatturato superiore ri-spetto all’anno precedente.

D. Cosa spera che faccia il prossimoGoverno?

R. Gli operatori del settore criticano idecreti del Governo riguardanti il mondofotovoltaico italiano che usufruiva di in-centivi altissimi. Ma in Italia si è svilup-pata una grande speculazione di fondistranieri che hanno investito nei pannellifotovoltaici, mentre le banche italiane re-stringevano il credito. Comprendo la ri-duzione degli incentivi decisa dal Gover-no, ma noi auspichiamo un’ulteriore,grande attenzione verso il risparmioenergetico in generale, e ci aspettiamo,da un Governo illuminato, un possibileSesto Conto Energia o comunque un aiu-to al mercato per il raggiungimento dellagrid parity.

D. Chi sono i vostri concorrenti? Ave-te molti prodotti, non è meglio puntareall’eccellenza anziché al numero?

R. Grandi concorrenti sono il GruppoEmerson americano, che produce pro-dotti simili ai nostri, o la Suntech, in am-bito solare, che fabbrica moduli fotovol-taici. Ma la Delta è diversa se non unica.Anche producendo vari tipi di prodotti,noi seguiamo sempre un filo conduttore,l'elettronica per l'alimentazione con altaefficienza, fattore presente in tutti i setto-ri che sviluppiamo e sul quale siamo lea-der mondiali. La nostra forza consistenell'applicare le competenze del powerelectronics ad un ventaglio sempre mag-giore di applicazioni lap top, telecomuni-cazioni, energie rinnovabili, white goodselettronica per elettrodomestici ecc. n talmodo possiamo controbilanciare even-tuali e fisiologici decrementi di alcunisettori.

D. La Delta è basata a Taiwan ma hanumerose fabbriche in Cina. Qual è ilvostro parere sulla concorrenza cinese?

R. Ha invaso l'Europa con prodottilow cost ma anche low quality e senzasupporto o presenza in Italia. Comunica-re in modo efficace con fornitori cinesi èoggi ancora un problema. I nostri prodot-ti sono fabbricati in tutto il mondo, Slo-vacchia, Cina, India, Taiwan, Brasile,sempre con processi e standard all'inse-gna della stessa qualità ed eccellenza deinostri Centri di Ricerca e Sviluppo.

D. Quali sono le ultime novità Deltanel settore fotovoltaico?

R. La nostra consociata Del Solar hastretto recentemente un'alleanza con laNeo Solar Power, che sta portando allaformazione del maggior gruppo diTaiwan in termini di produzione e vendi-ta di celle fotovoltaiche. In un settore incui molte aziende falliscono, la Deltacontiua ad operare con successo, semprenell'ottica del suo scopo: ideare soluzioniinnovative e intelligenti per il risparmioenergetico e un mondo migliore n

mo realizzati su edifici, e non su terreni,con problemi e rischi finanziari notevoli;abbiamo scelto il campo residenziale, deipiccoli impianti, oggi unici incentivati.Siamo specializzati proprio in essi.

D. Cosa sono i moduli prodotti in Asiapresentati dalla Delta, che hanno avuto lacertificazione europea?

R. Il Quarto Conto Energia erogavaincentivi per i pannelli europei allo sco-po di difendere il mercato europeo dal-l’invasione cinese. Delta è stata la primaa costruire un prodotto in Europa concomponenti preparati in Germania, maassemblati in Asia. Questo ha consentitodi ottenere un incentivo maggiore.

D. A quali clienti vi rivolgete?R. Per quanto riguarda i led, si aprono

il settore dell'illuminazione stradale conclienti come le Autostrade o le Ferrovie,totalmente inediti per noi; il mondo logi-stico e quello immobiliare per risparmia-re nell'illuminazione; l'ambiente religio-so nel quale abbiamo già realizzato mol-ti impianti fotovoltaici e dove vogliamocontinuare a crescere. Il nostro mercatodi riferimento oggi è l’Italia, dove all’in-terno del Gruppo abbiamo raggiunto ri-sultati eccezionali che possono consenti-re di allargare ulteriormente la nostrasfera. Vedi Romania, Grecia e Bulgaria,dove si sta sviluppando il fotovoltaico.

D. Quanto incide sulla vostra attivitàla crisi economica?

R. Fortunatamente non vi sono stateripercussioni sulla nostra crescita. Nel2010 abbiamo compiuto un salto incredi-bile, quintuplicando da 5 a 25 milionicirca di euro il fatturato, livello mantenu-to nonostante la crisi che nel 2011 e nel

«Lo sviluppo delsettore fotovoltaicorallenta a causa dellariduzione degli incentivi;per questo cerchiamonuove aree riguardantil’efficienza energeticacome l’illuminazione a ledche consente risparmifino al 50 per centorispetto alle lampadetradizionali. La Deltaproduce tali lampade,bulbi, tubi al posto deineon, luci per parcheggi,autostrade, ferrovie»

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Sanità: quali Saranno i cambiamenti? Più Sanità Pubblica o Privata?coSa ci Si deve aSPettare?SPecchio economico cerca di dare riSPoSte «Sincere» a tutto ciò

specchio economico

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aureatosi in Medicina e Chirurgianell’Università Sapienza di Romanel 1966, dieci anni dopo EnricoGaraci fu nominato professore ordi-nario di Microbiologia nella stessa

Università, dalla quale poi nel 1982 pas-sò, con l’incarico di rettore, nella secondaUniversità di Roma, quella di Tor Verga-ta, inaugurata proprio in quell’anno. Vi ri-mase fino al 1993, quando ricevé un altroimportante incarico di rilevanza naziona-le, quello di presidente del Consiglio Na-zionale delle Ricerche, nel quale operòper quattro anni.

Nel 2001 fu quindi nominato presiden-te dell’Istituto Superiore di Sanità, incari-

co che ha ricoperto fino ad ora. Presiden-te anche dell’Associazione AlleanzaContro il Cancro, il prof. Garaci è autoredi oltre 200 pubblicazioni scientifiche.Ha diretto le proprie ricerche prevalente-mente sugli effetti che i fattori immunita-ri specifici e aspecifici hanno sulle neo-plasie, sulle malattie infettive, soprattuttosu quelle virali, e sulle relazioni esistentitra il «nerve growth factor», ossia il fatto-re di crescita nervoso, la proteina coin-volta nello sviluppo del sistema nervosonei vertebrati, il sistema immunitario e leinfezioni virali. Nel 1997 fu nominatopresidente della Società Italiana di Mi-crobiologia ed è membro dell’Accademia

dei Quaranta. Per i suoi meriti nel 2006 èstato insignito della laurea ad honoremdalla George Mason University della Vir-ginia, negli Stati Uniti. Dal 2009 presie-de il Consiglio Superiore di Sanità. Havinto la nona edizione del Premio Inter-nazionale Giuseppe Sciacca. In questaintervista fa il punto sull’evoluzione del-la sanità in Italia dalla seconda metà delsecolo scorso ad oggi, sui nuovi fenome-ni nel settore, nuove abitudini, nuovemalattie, nuovi sistemi per combatterle.

Domanda. Quali sono le differenze dalpunto di vista finanziario, organizzativo escientifico, tra la sanità degli ultimi de-cenni del secolo passato e quella attuale?

Risposta. Certamente c’è, c’è stato econtinua un rilevante cambiamento lega-to al progresso scientifico e tecnologico,che ha offerto la possibilità di miglioraremolto la diagnostica. Le apparecchiatureoggi esistenti nel campo della tomografiaassiale computerizzata, di quella ademissione di positroni, della diagnosticaper immagini ecc. permettono di esami-nare nel dettaglio il corpo umano. Graziealla prevenzione sia primaria che secon-daria, a nuove terapie, a nuovi protocolliterapeutici oggi è possibile eliminare ri-schi di malattie e di intervenire precoce-mente. Direi che ha contribuito al cam-biamento anche il diverso atteggiamentodel paziente il quale, soprattutto in que-st’ultimo periodo, si è trasformato da ri-cevitore passivo di farmaci o di tratta-menti terapeutici in soggetto attivo chechiede attenzione e considerazione.Quindi si manifesta, nel momento attua-le, un conflitto perché, dove questa esi-genza del paziente non viene adeguata-

L

Il prof. Enrico Garaci,presidente dell’Istituto

Superiore di Sanità

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ENRICO GARACI: ISS,COME STA CAMBIANDOIL CONCETTO DI SANITÀ

ENRICO GARACI: ISS,COME STA CAMBIANDOIL CONCETTO DI SANITÀ

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sorse finanziarie, ricoveri ospedalieri,farmaci, promuovendo nello stesso tem-po la salute. Credo che questa sia la solu-zione nell’ambito per di più dell’attualepolitica di «spending review», perché ilproblema da affrontare è la conciliazionedelle risorse esistenti con il diritto alla sa-lute. Bisogna evitare quella deriva eco-nomicistica secondo la quale è l’econo-mia che detta le condizioni. Prima di arri-vare ai tagli lineari delle spese, credo chepossano ridursi le malattie attuando unmodello di medicina basato sulla preven-zione, sulla riduzione delle malattie, sul-la ricerca di nuovi farmaci.

D. Può fare esempi concreti?R. Potrei ricordare l’epidemia di Aids

prima che intervenissero quei farmacigrazie ai quali, se non ancora di guarigio-ne, oggi si può parlare di cura di quellamalattia. Il Governo italiano di allora in-vestì miliardi di lire per costruire unospedale per il ricovero di quei malati;dopo 8 o 9 anni, con l’introduzione di po-tenti farmaci antivirali, si è dimostratoche non c’era più bisogno di ospedali madi terapie che potevano essere seguite dalpaziente anche direttamente in casa. Laricerca porta a superare le malattie; maquando noi parliamo di Sistema SanitarioNazionale, pensiamo solo ai costi corre-lati ai servizi da esso erogati. Mentre contutta la rete di ospedali il Sistema Sanita-rio Nazionale potrebbe determinare nellostesso tempo consistenti effetti positivi incampo produttivo, economico e sociale.

D. In quale modo, per esempio?R. In Italia si compiono poche speri-

mentazioni cliniche. È il sesto mercatofarmaceutico del mondo, ma le big farm,

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mente considerata, sorge un contenzioso.Ed è a questo punto che spunta la «medi-cina difensiva», ossia l’insieme di atteg-giamenti con i quali il medico cerca dicautelarsi, rispetto a possibili accuse delpaziente, con una serie di analisi e inda-gini eccessive, superiori a quelle neces-sarie, che fanno lievitare i costi delle as-sicurazioni e quindi la spesa per la salute.

D. Come si possono affrontare questinuovi problemi?

R. Dobbiamo confrontarci con questomutamento che ha fatto aumentare mol-tissimo la domanda sanitaria. Questospiega perché poi, nonostante i consi-stenti investimenti sanitari, rimangonosempre un gap e una lacuna da colmare.Quindi la prima considerazione da fare, eche vale per molti Paesi occidentali, ri-guarda il consistente aumento dell’aspet-tativa di vita e della popolazione anziana.Attualmente gli ultra 65enni sono circa il20 per cento, e aumenteranno ancora finoal 25-30 per cento in un periodo di temponon esteso. Questo comporta la compar-sa di malattie croniche degenerative chegià costituiscono un problema grave,perché sono patologie cardiovascolari,malattie neurodegenerative, diabete, sin-drome metabolica ecc. Se non si provve-de a tamponare questa situazione, è faci-le prevedere la bancarotta del sistema sa-nitario.

D. Ma si possono far regredire questifenomeni?

R. Intanto si deve intervenire cam-biando il modello stesso della medicina,perché oggi è ancora basata su metodi te-rapeutici e su curriculum universitari po-co attenti al tema della prevenzione, so-prattutto a quella legata agli stili di vita,all’educazione sanitaria. Per cui la medi-cina tuttora interviene quando il pazientesta male, quando si è già sviluppata lamalattia. Con i propri studi l’Istituto Su-periore di Sanità ha contribuito al supe-ramento di questo concetto, e a sviluppa-re quella che io chiamerei la «medicinadei sani», nella quale lo stato di salute vadefinito non tanto come assenza di ma-lattia, ma come uno stato di benesserepsicofisico. È necessario promuoverequesta cultura della salute, diffondere ilconcetto di un servizio sanitario che noninterviene solo quando nell’età anzianasi manifesta una malattia.

D. A quale età bisogna cominciare laprevenzione?

R. Va attuata sin dalla nascita, con l’a-dozione di stili adeguati, alimentazionecorretta, attività fisica, assenza di fumo,uso moderato di alcol, tutti fattori chepermettono di prevenire le malattie cro-nico-degenerative, e di gestire il SistemaSanitario Nazionale con risparmio di ri-

ossia le industrie farmaceutiche, si avval-gono di sperimentazioni cliniche esegui-te in altri Paesi. Per cui l’Italia paga perutilizzare tali sperimentazioni, ma noncontribuisce alla ricerca. Mentre com-pierle in Italia significherebbe mettere adisposizione del paziente, anche nella fa-se sperimentale, farmaci innovativi, at-trarre risorse dall’estero e ridurre i costidel Servizio Sanitario Nazionale. Defini-sco «olistica» la politica che dovremmoattuare nella sanità, in quanto dovrebbecoinvolgere varie istituzioni, non solo ilMinistero della Salute, le Regioni e leaziende sanitarie. Ma anche i Ministeridell’Istruzione, dell’Ambiente, delloSport, dello Sviluppo economico, il qua-le ultimo dispone delle risorse per finan-ziare i progetti di sviluppo di nuovi far-maci, e potrebbe affrontare razionalmen-te il problema. Probabilmente da un nuo-vo assetto istituzionale potrebbero deri-vare un ridimensionamento della spesa eun miglioramento della salute dei cittadi-ni italiani.

D. Nella seconda parte del 1900 l’as-sistenza sanitaria non era estesa a tuttala popolazione e le risorse finanziarieerano ancora più limitate. Negli annisono aumentati i redditi familiari, maquali miglioramenti si sono verificatinella sanità?

R. È aumentata moltissimo l’aspettati-va di vita, che ne è l’indicatore. Si condu-ce una vita meno esposta ai rischi, più sa-na, e nello stesso tempo c’è un sistemasanitario più in grado di offrire terapie.Ovviamente è un sistema da migliorareancora; oggi parliamo di aspettativa divita in salute, perché un’aspettativa di vi-ta elevata ma con disabilità non è l’idea-le. Dobbiamo auspicare e realizzare unallungamento della vita in salute, senzadisabilità. La ricerca è uno strumento perridurre le malattie, per fare prevenzione,per migliorare le diagnosi; è proprio l’at-tività che ha svolto e sta svolgendo l’Isti-tuto Superiore di Sanità. Una ricerca«traslazionale», cioè non fine a se stessama applicata per migliorare le diagnosi,le terapie, la qualità della vita.

D. Se alcuni tipi di malattie vengonocombattuti ed eliminati, altri sorgono o siespandono. Dipende dall’allungamentodella vita?

R. Certo, e questo si può vedere nei tu-mori, per i quali da un lato è aumentata lacapacità di diagnosi, che in passato nep-pure si faceva; dall’altro, l’aumento del-l’aspettativa di vita comporta l’insorgen-za di un maggior numero di casi. Vi sonotuttora malattie non debellabili con i si-stemi ormai acquisiti, come i vaccini; so-no le malattie cronico-degenerative, in

«Va cambiatoil modello stesso della

medicina, ancorabasata su metodi

terapeuticie su curriculum

universitari pocoattenti al tema

della prevenzione,soprattutto a quella

legata agli stili di vitae all’educazione

sanitaria»

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tifico eccezionale, a risorse umane e ri-cercatori molto bravi e qualificati. Haconseguito un grande successo l’accordoItalia-Usa che ha prodotto una quarantinadi brevetti, oltre 300 pubblicazioni scien-tifiche e nuovi trial investigativi, e haformato molti giovani che grazie ad essosono andati negli Stati Uniti. È un pro-gramma che continua e ha ottenuto moltirisultati nella lotta contro i tumori. Lecellule staminali tumorali sono state sco-perte in questo Istituto grazie a un ricer-catore operante nelle malattie neurodege-nerative, nelle patologie croniche, nellacreazione di reti epidemiologiche direttea monitorarle e a controllarle.

D. Quali rapporti avete con il ServizioSanitario Nazionale?

R. Svolgiamo per esso un’attività diservizio riguardante l’ambiente e l’ali-mentazione, e una serie di controlli in oc-casione di emergenze. Ricordo la «muc-ca pazza», la Sars, l’influenza aviaria,l’epidemia di escherichia coli, la cui dia-gnosi è stata compiuta da noi mentre inGermania non vi sono riusciti. Grazie al-la ricerca scientifica l’Istituto è sempre ingrado di rispondere alle esigenze della si-curezza. La ricerca comporta una qualitàdel Servizio Sanitario che diversamentenon vi sarebbe; i controlli sui vaccini esui farmaci non potrebbero essere com-piuti con accuratezza e impegno. Svol-giamo anche un’azione internazionalesoprattutto nei Paesi del Sud del mondo,fornendo assistenza per elaborare pianisanitari e per la formazione.

D. A che punto è lo studio sulle cellulestaminali?

R. Si sta facendo molto, perché posso-no risolvere molte patologie; il 98 percento di esse è sensibile ai farmaci, il 2per cento sono tumorali, resistono alle

cure e formano successiva-mente un altro tumore. Vannoisolate e studiate in vitro perscoprire a quale farmaco ocombinazione di farmaci ometodo sono sensibili. È untraguardo raggiungibile, è lanuova frontiera alla quale col-labora il dottor Ruggero DeMaria, oggi direttore scientifi-co dell’ospedale Regina Elenadi Roma, che ha lavorato finoa poco tempo fa nell’Istituto eha individuato, per primo, lecellule staminali tumorali neltumore del colon. n

costante aumento. La ricerca scientificava avanti, anche se occorrono anni. Nelcampo dei tumori sono stati compiutiprogressi enormi, così pure per il diabe-te; c’è tutto il campo della prevenzionecon i vaccini, che sono armi molto effi-caci; ci sono gli antibiotici. Si può direperò che si registra, a livello mondiale,una diminuzione dei nuovi farmaci. Peresempio non si producono più nuovi an-tibiotici, e questo costituisce un’emer-genza sanitaria in aumento. Non si pro-ducono più nuovi farmaci perché aumen-tano sempre di più i costi della ricerca eperché, per giungere alla novità, occorreaffrontare un processo regolatorio moltolungo, calcolato in 10-15 anni dal mo-mento della scoperta al momento del-l’applicazione. A mio parere le regole an-drebbero snellite e meglio regolate.

D. Ci fu tanto allarme per l’Aids, maperché dopo non se ne è parlato più?

R. Non è così. È diminuita la percezio-ne ma la malattia c’è ancora. Nei Paesidel Sud del mondo l’Aids uccide 5 milio-ni di persone l’anno, l’80-85 per centodelle infezioni si registrano in tale area.L’introduzione di potenti farmaci antire-trovirali, come gli inibitori della proteasi,permettono di controllare la malattia, manon è la soluzione perché quando si smet-te la terapia ritorna il virus. L’Istituto Su-periore di Sanità si è molto impegnatonella lotta contro l’Aids sia nel monito-raggio, nella prevenzione, nell’assistenzacol telefono verde ed altro, sia parteci-pando ai grandi trial clinici che hannoportato all’uso di questi farmaci e di unvaccino che, sviluppato dalla dottoressaBarbara Ensoli, ha superato la fase clinicae ha dato risultati positivi. Quindi la fase2 è finita ma le ricerche conti-nuano su un nuovo vaccinopreventivo.

D. Il ritardo della ricerca suinuovi antibiotici causato dallacrisi economica determinerà losviluppo di malattie?

R. Certo. Diminuisce l’usodi questi farmaci anche per-ché il loro costo aumentasempre. Si calcola che dalmomento della scoperta, perintrodurre un nuovo farmaconella terapia occorra un mi-liardo di dollari. Oltre a que-sto, il sistema regolatorio èeccessivamente garantista, ri-chiede molti anni. Se EdwardJenner, scopritore del vaccinoantivaiolo, l’avesse adottato,non avrebbe visto nella suavita gli effetti benefici della

sua scoperta. La sicurezza va garantita,ma occorre un maggiore equilibrio tra ilrischio e il beneficio per evitare che,mentre si aumenta la sicurezza, moltipazienti muoiano per mancanza di far-maci.

D. L’eccesso di regole non potrebbe es-sere uno strumento per condizionare l’in-dustria farmaceutica?

R. La realtà è che si è costruito un si-stema autorizzatorio in modo molto sofi-sticato, perdendo la visione generale ma-gari per introdurre ulteriori elementi emigliorarlo. Ma secondo un proverbio,spesso il meglio è nemico del bene. Sa-rebbe opportuno accorciare i tempi e va-lutare le esigenze. Se un nuovo farmaco èdestinato a curare una malattia per la qua-le ve ne sono altri, è giustificato sottopor-lo a tutti i controlli possibili, ma dove ilfarmaco non c’è e i pazienti muoiono, ac-corciare l’iter va a loro beneficio.

D. Quale funzione svolge oggi l’Iss?R. Quando sono stato nominato presi-

dente, l’ho riordinato sulla base di unnuovo ordinamento per cui ora svolgeuna doppia funzione, nella ricerca biome-dica ma anche sanitaria perché destinataal paziente, grazie a un patrimonio scien-

Elias Zerhouni, direttore degli Istituti di Sanità degli Stati Uniti, con il prof. Enrico Garaci dopo la firma dell’accordotra l’ISS e gli Istituti americani

«Si è costruitoun sistema autorizzatorio

in modo sofisticato,così perdendo la visionegenerale. Un proverbio

dice: spesso il meglio è nemico del bene»

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omposta prevalentemente da sa-nità, invalidità, pensioni di anzia-nità e sussidi di disoccupazione,la spesa sociale rappresenta la

cultura di un Paese, un vanto civile, maanche il maggior indice di spesa perogni Stato occidentale. Nello scorso di-cembre la cancelliera tedesca AngelaMerkel ha affermato che l’Unione Euro-pea rappresenta l’8 per cento della po-polazione mondiale, il 25 per cento delprodotto mondiale e un altissimo 52 percento della spesa sociale mondiale. IPaesi a più lungo periodo di benesserehanno sviluppato una maggiore atten-zione verso la tutela della salute e laspesa sanitaria. Tuttavia in un mondo adalta globalizzazione e competizione in-

ternazionale, gli elevati costi della spesasociale in Europa, ivi compresa l’assi-stenza sanitaria, nonostante rappresenti-no una grande conquista di democrazia,indeboliscono le capacità di competizio-ne rispetto a Paesi a bassa spesa socialee sanitaria, come l’India e la Cina.

Negli Stati Uniti il costo della sanità èsostenuto principalmente dalle contribu-zioni private, con l’assicurazione sanita-ria legata al posto di lavoro o alla liberaassicurazione del cittadino. Ciò dà alpaziente la prerogativa di scegliersi ilmedico e la struttura, e quindi costitui-sce un enorme propulsore per i centrid’eccellenza. Tuttavia il disagio perso-nale e familiare e i costi sociali che nederivano possono essere enormi quando

specchioeconomico

Il prof. Gianluca Oricchio, direttore del Policlinico Universitario

Campus Bio Medico di Roma

il cittadino non è più in grado di contri-buire all’assicurazione.

Con l’eccezione della Svizzera, in Eu-ropa la sanità è pubblica e garantita dal-lo Stato a tutti i cittadini, senza però ildiritto di scegliersi il medico, prerogati-va del settore privato. Questo favorisceun livello medio adeguato, ma non lacrescita di strutture d’eccellenza e di ri-ferimento. La sicurezza dell’assistenzanon legata alla capacità contributivaviene finanziata dall’imposizione fisca-le, che in Italia ad esempio a fine 2012ha superato il 45 per cento del prodottointerno. Una proporzione che frena losviluppo economico e stimola un mec-canismo depressivo.

Un grande problema per Paesi comel’Italia, con la riduzione della natalità,quella dei contributi versati, l’invec-chiamento della popolazione e l’au-mento conseguente dei costi dell’assi-stenza sanitaria, sarà mantenere glistandard precedenti dei servizi sanitari.Il disavanzo complessivo sanitario na-zionale nel 2010 è stato di 2,3 miliardidi euro. Il Centro studi European HouseAmbrosetti prevede una crescita in Ita-lia del 150 per cento in termini assolutidella spesa sanitaria pubblica nei pros-simi quaranta anni, passando così da112,7 miliardi nel 2012 a 261 miliardinel 2050, con un rapporto tra la spesa eil prodotto interno pari al 9,7 per cento,di fronte all’attuale 7,1 per cento. Que-sto aumento nei costi sanitari sarà so-stenibile solo se affiancato da una cre-scita economica, che è mancata nell’ul-timo decennio. Infatti, dal 2000 al 2010le spese sanitarie sono cresciute del 45per cento, mentre il prodotto interno haregistrato un aumento solo del 3,8 per

a cura di EMANUELE SALVINELLI

GIANLUCA ORICCHIO: QUANTI DANTE E LEONARDONON NATI PER LA DENATALITÀ

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GIANLUCA ORICCHIO: QUANTI DANTE E LEONARDONON NATI PER LA DENATALITÀ

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cento. Questa condizione non è sosteni-bile in futuro: le crescenti spese sanita-rie o si affiancheranno a una crescitaeconomica o si taglieranno. In assenzadi crescita, lo Stato italiano e le Regionihanno intrapreso un’azione di tagli pro-gressivi per ridurre la spesa sanitaria,come previsto dalla spending reviewdel 2012.

Parte delle spese sanitarie potrebberoessere finanziate da fonti private alter-native, facilitate da sgravi fiscali, e ifondi pubblici concentrati in centri d’ec-cellenza come stimolo per aumentarel’efficienza e diminuire gli sprechi. Tut-tavia la salute è un bene primario, nonassimilabile ad un ragionamento pura-mente economico, e l’assistenza sanita-ria pubblica è un diritto di ogni cittadinoitaliano. Aiuta a comprendere meglio lasituazione attuale e le possibili soluzio-ni il professor Gianluca Oricchio, chesvolge attività di ricerca nel campo del-la Biologia aziendale e della Finanzacomportamentale per il Moody’s Analy-tics, braccio di consulenza dellaMoody’s Investor Services, Agenzia chemisura lo «stato di salute» delle impresee degli Stati.

Dopo la laurea in Economia, nel 1990ha cominciato le attività di ricerca e di-dattica in Economia aziendale nell’Uni-versità Sapienza di Roma, per poi orien-tarsi nel mondo bancario e finanziario.Parallelamente alle attività accade-miche, diventa responsabile del Ca-pital management nella Capitalia,entra nel Consiglio di amministra-zione della Bipop-Carire e, succes-sivamente, diventa responsabile delCredit Treasury dell’Unicredit. Lesue conoscenze spaziano dal settorefinanziario, con particolare riguar-do ai rating e ai derivati, al sistemasanitario.

Nel 2009 Gianluca Oricchio as-sume la direzione del PoliclinicoUniversitario Campus Bio Medicoe coltiva la propria passione per laricerca e la didattica. In un periododi crisi economica in cui si chiudo-no le strutture sanitarie e diminui-scono i servizi offerti, la nascita diuna nuova Università che ha affron-tato negli ultimi anni i cospicui co-sti della costruzione di una strutturadi assistenza, di didattica e di ricer-ca all’avanguardia, finanziata daiprivati ma dedita al servizio pubbli-co, rappresenta un grande atto di fi-ducia nel futuro e una grande re-sponsabilità gestionale. Per questoè doveroso intervistare la persona

circa del totale e assorbe praticamentemetà della spesa sanitaria. L’attualestruttura demografica italiana è una sor-ta di rombo, nel quale la maggioranzadella popolazione è compresa fra i 40 e i45 anni. In via inerziale, cosa accadrànei prossimi decenni? Semplicementequesto: la percentuale della popolazionesopra i 65 anni supererà il 30 per centodella popolazione totale e la spesa sani-taria pubblica, in rapporto al prodottointerno, potrebbe passare dal 7 al 10 percento in assenza di ulteriori crisi econo-miche.

D. Sembra condividere quanto ha det-to il Fondo Monetario Internazionale inmerito al Longevity Risk?

R. Spero di non essere frainteso. I da-ti e la fotografia che ho appena espostosono un’immagine che riflette quantosta accadendo e accadrà. È fuori luogoparlare di aumento della vita media intermini di «risk»; al contrario, è unagrande conquista basata su una maggio-re consapevolezza del peso degli stili divita sani e della prevenzione. Se propriovogliamo vedere un «risk», esso sta piùnella denatalità, che inevitabilmente im-poverirà il capitale umano dell’Italia.Pensiamo a quanti Leonardo da Vinci oDante Alighieri stiamo oggi potenzial-mente rinunciando. Senz’altro il temadella natalità e delle condizioni per mi-gliorare il livello di vita delle famiglie

dovrà essere prioritario nei prossi-mi anni.D. Che fare se l’aumento della vitamedia è una conquista ma il siste-ma sanitario potrebbe non reggere?R. Se assumiamo che il prodotto in-terno nei prossimi anni non cre-scerà con il ritmo necessario percompensare la maggiore spesa sa-nitaria legata alla struttura demo-grafica, e che lo stock di debitopubblico è tale da non poter essereaumentato, occorre lavorare sodoper mettere a punto modalità alter-native di finanziamento della sud-detta spesa.D. Si può pensare a una sanità pri-vata o privatizzabile?R. La sanità pubblica è una conqui-sta sociale e va valorizzata. Bastalavorare in un ospedale per capireperché è essenziale e racchiude insé un alto valore civile. Tuttavia è

che, alla guida del Policlinico Universi-tario Campus Bio Medico, ha vissutouna fase di grande crescita, in una situa-zione generale di decremento del pro-dotto interno e di instabilità politica edeconomica.

Domanda. Come giudica l’attuale,difficile situazione della spesa sanitarianel nostro Paese?

Risposta. È indubbiamente uno deiproblemi più impegnativi che stiamo vi-vendo. I cambiamenti demografici lega-ti al contemporaneo aumento della vitamedia e alla progressiva denatalità han-no messo sotto pressione il sistema sani-tario. Inoltre, il rapporto tra il debitopubblico e il prodotto interno in Italia ètale che non è immaginabile un incre-mento dei finanziamenti per la spesa sa-nitaria ricorrendo ad emissioni di titolisovrani. Il volume della stessa cresce aun ritmo superiore allo sviluppo del pro-dotto interno, e questa tendenza è desti-nata a peggiorare nei prossimi anni. Esi-stono spazi considerevoli per ridurre icosti legati a sprechi e inefficienze nelsistema sanitario, ma dobbiamo averpresente anche il quadro generale all’in-terno del quale queste azioni di recuperovanno a collocarsi.

D. Come fa ad essere così sicuro di unulteriore peggioramento del rapporto trala spesa sanitaria e il prodotto interno?

R. Semplicemente guardando i dati adisposizione. Già oggi la popolazionesopra i 65 anni di età è il 20 per cento

Roma. Uno scorcio della facciataprincipale del PoliclinicoUniversitario CampusBio Medico in località Trigoria

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specchioeconomico

altrettanto vero che, di fronte alla cre-scente richiesta di cura correlata anche aun maggiore uso della tecnologia, l’Ita-lia non può continuare a indebitarsi. Lerisorse vanno trovate agendo su più di-rettrici: cambiando il mix della spesapubblica il cui peso in Italia sul totale èinferiore rispetto a Francia e Germania;riformulando l’offerta sanitaria pubbli-ca, valorizzando e differenziando lespecialità e le intensità di cura; ricorren-do a fondi integrativi addizionali per fi-nanziare anche la sanità pubblica.

D. E relativamente alla dirigenza?R. Certamente proverei a puntare

l’attenzione non solo sul tipo di Servi-zio Sanitario Nazionale erogato dastrutture pubbliche o convenzionate, maanche sulla managerialità con la qualetali strutture sono dirette e sulle finalitàper le quali sono dirette. Più manageria-lità significa più efficienza e minori co-sti per i contribuenti; una struttura chereinveste i propri margini reddituali nel-l’attività sanitaria e non distribuisce di-videndi compie un servizio alla società.

D. Come realizzare questo?R. È evidente che occorre un serio

processo di meritocrazia per valorizzarele strutture che erogano prestazioni sani-tarie con efficienza, costano meno aicontribuenti rispetto ad altre dalle pre-stazioni inefficienti, reinvestono i sur-plus finanziari nelle stesse attività sani-tarie, migliorano i servizi offerti ai citta-dini. Non esistono alternative rispetto al-la valorizzazione e alla conseguente de-stinazione delle risorse in chiave merito-cratica fra le varie strutture che parteci-pano al Sistema Sanitario Nazionale.

D. Che cosa sta accadendo nelle Re-gioni soggette a Piano di rientro?

R. Mi attendo che nel breve terminela morsa della riduzione della spesa si

faccia sentire ancora di più sui cittadini.Se una struttura può erogare 100 presta-zioni in un anno, non sembra meritorioimporre tetti di erogazione, ad esempiodi 80, in maniera indifferenziata frastruttura e struttura. Questo «taglio oriz-zontale» penalizza le strutture più vir-tuose, costrette ad erogare solo 80 pre-stazioni e a respingere tutti gli altri citta-dini che le hanno scelte liberamente. Laconseguenza pratica per tali strutture èun allungamento significativo di tutte leliste di attesa e una percezione, da partedel pubblico, di inefficienza non merita-ta. Questa situazione iniqua apre anchela porta allo sviluppo di attività sanitarieal di fuori del Sistema Sanitario Nazio-nale. Queste «nuove prestazioni» posso-no essere erogate a prezzi elevati o, nelmigliore dei casi, non dissimili dalle ta-riffe pubbliche per andare incontro allerichieste dei cittadini, ma comunque in-cidendo sulle loro tasche in maniera ag-giuntiva rispetto al peso tributario.

D. Come risolvere i problemi finan-ziari delle strutture sanitarie?

R. Per le strutture sanitarie meritevoliè assolutamente necessario soddisfare ibisogni di risparmio e di salute dei citta-dini over 50 con strumenti finanziari cheuniscano la raccolta del risparmio a for-me di assicurazione sanitaria. In questaprospettiva le aziende sanitarie potreb-bero essere autorizzate ad emettere spe-ciali obbligazioni a lungo termine che,invece di distribuire interessi a tassi dimercato, offrano un minimo garantitoinsieme a «pacchetti» di diagnostica,prevenzione, telemedicina. In casi di ri-coveri e di interventi chirurgici, i lorocosti potrebbero essere detratti dalla quo-

ta di capitale dell’obbligazione stessa.D. Quali sarebbero i vantaggi?R. L’assistito verrebbe seguito, per

vari anni, a 360 gradi, da una struttura difiducia, evitando i problemi che a voltesi verificano con forme di polizze sani-tarie tendenti ad escludere, per una datapatologia, il rimborso di ulteriori presta-zioni rispetto alla prima. Evidenti sonoanche i vantaggi per l’azienda, che ot-terrebbe un «cheap funding» a lungotermine con la probabilità, statistica-mente abbastanza elevata sulla base deidati epidemiologici, che il debito obbli-gazionario possa convertirsi nel tempoin fatturato. Tecnicamente si tratta di«bonds long dated, contingent converti-ble in sales».

D. In sostanza sarebbe un altro rap-porto tra Sanità e Finanza?

R. La Finanza è diventata pervasiva ela Sanità riguarda la salute: i loro puntidi contatto sono moltissimi. Ma esisteanche un’altra area di contatto, magaripiù accademica ma non meno valida.Gli studi sul «credit rating» misurano laprobabilità di fallimento di un’impresa;ma letti al contrario indicano anche leprobabilità di sopravvivenza. Se questesono studiate per il lungo termine, attra-verso più cicli economici, possono evi-denziare probabilità di successo dellastessa impresa. La biologia delle impre-se tende a rappresentarle come organi-smi viventi analizzandone nel tempo leprobabilità di successo. La destinazionedel credito su base meritocratica con-sente un più robusto sviluppo del tessutoeconomico.

D. I manager in sostanza sarebbero imedici della stessa sanità?

R. La biologia delle imprese aiuta acomprendere meglio la fisiologia e lapatologia delle stesse. Lo studio azien-dale presenta molti punti di contatto conl’epidemiologia, l’anatomia e la patolo-gia. La responsabilità di un manager neiconfronti dell’azienda che dirige è, infondo, molto simile alla responsabilitàdel medico nei confronti del paziente: inentrambi i casi è necessaria, o almeno èauspicabile, una forte relazione di fidu-cia professionale e di reciproco rispetto.La sostanza del giuramento di Ippocratee gli obblighi etici e deontologici che nediscendono dovrebbero essere parte del-la natura di ogni manager in generale, edei dirigenti di un ospedale in particola-re. Anche per questa via si mobilitano lerisorse di creatività, professionalità ecorrettezza per contribuire a affrontare erisolvere i problemi di un settore così vi-tale per il Paese. n

L’interno del Policlinico Universitario Campus Bio Medico

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Cosa succederà dal 2014? Per moltiaspetti congiunturali - esaurirsi dellescorte, necessità tecniche di investimentidi ripristino, maggiore efficienza deglioperatori economici ecc. - un barlume diripresa prima o poi potrebbe vedersi,quantomeno per il fatto che per moltotempo avremo sofferto una profondarecessione e qualcosa alla fine i Governidovranno fare per stimolare l’economia epromuovere gli investimenti. Ma questonon potrà avvenire senza che l’Italia rial-linei alternativamente i salari verso undeciso ribasso, o la produttività del lavo-ro verso un deciso rialzo, quantomenoper pareggiare la media europea. Nelprimo caso assisteremmo a una socializ-zazione dei danni, nel secondo a una nettadisparità tra chi il lavoro ancora l’ha e chiinvece l’ha già perso.

Come è successo per l’agricoltura nelsecolo scorso, in molti settori industrialisuccederà che con l’incremento della pro-duttività per addetto, a determinati volu-mi di produzione non corrisponderà lamedesima necessità di risorse umane, maun numero molto inferiore. Anche il sala-rio medio ne risentirà necessariamente, eil processo potrà essere compensato solocon la creazione di nuovi posti di lavoroin nuovi settori, caratterizzati da forteinnovazione e da elevato livello di servi-zio immateriale.

A causa della riduzione dei posti dilavoro disponibili e del calo del redditomedio da essi generato, rischiamo neiprossimi mesi di vedere molte manifesta-zioni di piazza. A nulla varrebbe la con-certazione che una probabile vittoria delPartito Democratico può favorire: non sidialoga con la pancia vuota. La disoccu-pazione non potrà più contare sui genero-si ammortizzatori sociali sinora elargiti,esasperando le tensioni interne nel nostroe negli altri Paesi nella stessa condizione.La stabilità politica sarà un lontano ricor-do e l’ordine pubblico sarà meno certoper un tempo che è difficile stimare.

Questi elementi non potranno che ulte-riormente allontanare gli investitori inter-nazionali, e con essi il miraggio di nuoviposti di lavoro. Un contesto a tinte foschecome quello descritto, spesso nella Storiaè sfociato in conflitti, rivoluzioni o sem-plice imbarbarimento. C’è il rischio cheuna ciliegia tiri l’altra. La Ricetta, in 12punti, suggerita dal nostro staff agliimprenditori italiani è la seguente:

1. Avere il coraggio di cambiare ciò chenon migliora; spesso le situazioni si tra-scinano avanti per pigrizia, non perchéuna revisione critica dei risultati suggeri-sce di proseguire in tale direzione. Ciòproduce inefficienza e consuma gli sforzidi chi è valido e di chi lavora: il lavoro ènecessario, e tanto, dati i tempi oscuri,ma è inutile se non è ben indirizzato.

2. Nonostante tutto, il futuro si costrui-sce con l’entusiasmo e la motivazionedella gente. La migliore programmazionefinanziaria, la riduzione degli investi-

menti a rischio,l’emersione el’eliminazione diogni sacca di inef-ficienza, le allean-ze internazionali eintersettoriali percreare canali dicomunicazione ereti interpersonaliatte a supplire allaminor competitivi-tà del sistemaindustriale, sono

le azioni che indichiamo, ma che sarannoinutili se non sono motivati e incentivatinon solo l’imprenditore, ma quanti con laloro iniziativa devono mandare avantil’impresa.

3. Se non è possibile incrementare iprezzi di vendita o ridurre i costi operati-vi, occorre tentare di ridurre il capitaleinvestito e i costi di produzione per otte-nere un miglioramento dei margini azien-dali e della redditività dell’investimento.

4. Incrementare - per chi può farlofinanziariamente - l’integrazione vertica-le dei fattori di produzione o la coopera-zione e gli accordi di fornitura a monte ea valle, controllare meglio la catena dellaproduzione, la redditività delle vendite,l’efficienza energetica (sarà un fattorescarso) e il consumo di materie prime.

5. Diversificare i canali e i mercati disbocco; sebbene questo possa apparirel’opposto di quanto sancito in tutti i testidi management, l’inefficienza che ladiversificazione potrebbe dare rischia diessere più che ricompensata dal mettersial riparo dal crollo imprevedibile di talu-na clientela, soprattutto quella di vecchiadata, sulla quale si potrà contare sempremeno a causa della turbolenza generale.

6. Ridurre le spese generali e di conse-guenza l’uso di assets fisici come grandiuffici, mezzi di trasporto privati, magaz-zini di materie prime e prodotti semilavo-rati; ridurre l’uso del denaro contante. Inmolti casi sono gli unici modi per farscendere il livello di capitale investito ecreare maggiore efficienza.

7. Reperire in tempo le risorse finan-ziarie necessarie ai propri piani, sapendoche, nonostante le crisi, i capitali sonosempre a disposizione di aziende di suc-

cesso, con buona capacità di programma-zione e ottime prospettive, che spessodiventano appena decenti alla luce deinumerosi imprevisti in cui si può incorre-re in tempi di crisi; forse la valutazione dipiù di uno scenario di mercato può aiuta-re a delineare correttamente il rischio.

8. Se, anche per la grande imprevedi-bilità che deriva dalla turbolenza econo-mica, i piani aziendali non rivelano pro-spettive buone o ottime, se ottime previ-sioni potrebbero trasformarsi in risultatiappena soddisfacenti e mediocri aspetta-tive in un disastro, essi andranno rivisti ecorretti molto in anticipo, per individua-re nuove direzioni operative per la crea-zione di valore nel più breve tempo pos-sibile; questo perché in un economiarecessiva è difficile che i risultati arrivi-no nel lungo termine.

9. Una volta disponibili piani aziendalidettagliati, alla luce dei risultati che essirivelano rivedere criticamente i fattori diproduzione, sia per la ricerca dellamigliore efficienza e produttività sia pervalutarne l’impatto ambientale; nono-stante la crisi, infatti, il commercio inter-nazionale non è in crisi - ed è quello chepuò salvare molti imprenditori italiani -, enormative più stringenti sull’eco-sosteni-bilità saranno all’ordine del giorno.

10. I fattori di produzione sono tra l’al-tro sempre forieri di messaggi occulti espesso importanti; attraverso una revisio-ne critica di tutto ciò che è tradizione eabitudine si può generare valore, rinnova-re la tecnologia, migliorare la propriaposizione competitiva, svecchiare la pro-duzione nonché la catena logistica. Èattraverso di essi che il sangue dell’im-presa si rinnova.

11. Ragionare seriamente sul ticketminimo dimensionale da dover raggiun-gere affinché l’impresa non risulti, soloper questo fatto, più a rischio e meno effi-ciente della sua concorrente diretta didimensioni superiori; la dimensione spes-so conta, permette più libertà di manovrae consente un miglior controllo dellacatena del valore.

12. Ipotizzare non soltanto alleanze,networking e collaborazioni operative,bensì fusioni o confluenze di due o piùaziende in un unica entità economica, peroperare sui costi, sulla dimensione inter-nazionale oggi divenuta fondamentale, esull’innovazione di prodotto e di proces-so; meglio fondersi che perdere soldi, echiudere. In Italia chiudono ogni giornopiù di 1.600 imprese, gran parte dellequali poteva evitarlo stringendo alleanzecon clienti, fornitori, concorrenti.

Potremmo continuare, ma l’idea chequelle 1.600 chiusure, moltiplicate per i366 giorni dello scorso anno, potevanoevitarsi o ridurre assilla: bisogna fermareil declino. E la finanza aziendale, di que-sti tempi, tende a riprendersi il posto chele spetta da sempre: quello di cartina datornasole della strategia. Quella vera,ovviamente. n

di STEFANO L. DI TOMMASOamministratore delegatode La Compagnia Finanziaria

UNA RICETTAIN 12 PUNTI

PER ACCELERARELA RIPRESA

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Lanna ha confermato l’impegno aconsolidare la collaborazione con tut-to il Sistema Italia preposto all’inter-nazionalizzazione: «Lavoreremo percreare un Desk Brasile, al fine di co-struire una vera e propria infrastruttu-ra di sistema a cui potranno rivolgersisia gli imprenditori italiani, sia quellaparte del Brasile che guarda all’Italia».Giancarlo Lanna è il nuovo presi-

dente della Brazil Planet, l’agenzia ita-lo-brasiliana di industria e commercionata per sviluppare e intensificare lerelazioni economiche, gli scambi com-merciali e culturali tra il Brasile, l’Ita-lia e i Paesi dell’Unione Europea. Glialtri: vicepresidente Domenico Cala-bria rappresentante del Governo delMato Grosso do Sul in Italia, EuniceCappelletti segretario generale, Gia-como Guarnera rappresentante dellaBrazil Planet in Brasile. All’uscentepresidente Rosario Alessandrello l’in-carico di presiedere il comitato scien-tifico in corso di riorganizzazione.

Brazil Planet, un nuovopresidente e un DeskBrasile per l’Italia

Giancarlo Lanna ed Eunice Cappelletti

i n f o@ r i o m a . b r . c o m

Il partenopeo Raffaele Trombetta èil nuovo ambasciatore d’Italia a Brasi-lia, subentrato allo stimato GherardoLa Francesca, già intervistato da Spec-chio Economico. Trombetta entra nel-la carriera diplomatica nel 1985 e lasua prima assegnazione è il Diparti-mento per la Cooperazione allo Svi-luppo. Segretario commerciale a Bo-gotà, a Londra con funzioni di Conso-le, alla Farnesina con funzioni di CapoSegreteria della Direzione generaleper gli Affari economici, poi al Gabi-netto del ministro come Consigliere,quindi assegnato alla Rappresentanzapermanente d’Italia presso l’UE aBruxelles, poi Pechino. Ed ora Brasile.

Affermata nei collegamenti europeiverso il Brasile attraverso l’hub di Li-sbona, la compagnia aerea portogheseTap ha registrato dati positivi: nel tri-mestre luglio-settembre 2012 l’incre-mento dei flight coupon volati dall’I-talia verso il Brasile e venduti nel no-stro Paese è stato dell’11,51 per cento.«Il Brasile è un mercato molto impor-tante ed è nostro primario obiettivocontinuare a mantenervi una saldaposizione–ha dichiarato Araci Coim-bra, direttore generale della Tap Por-tugal in Italia e Grecia–. Già nel 2011abbiamo registrato oltre 1,5 milioni dipasseggeri trasportati dall’Italia, 7,3per cento in più rispetto al 2010».

Le auto vendute nel 2012 hanno se-gnato un nuovo record: i 3,8 milioni diauto acquistate dai brasiliani segnanoun aumento del 4,65 per cento rispettoal 2011, che a sua volta aveva segnatoun record. La marca torinese è la pri-ma, con una quota del 23,1 per cento,seguita da Volkswagen (21,1), GM(17,7) e Ford (8,9). Gli incentivi fiscalisono stati «stimolanti»: l’Ipi, impostasui prodotti industriali, ridotta o an-nullata, le sue scadenze più volte rin-novate. Anche le condizioni di finan-ziamento sono più accomodanti, conl’abbassamento dei tassi operato dallapolitica monetaria e promozioni variea tassi ancor più favorevoli.

Raffaele TrombettaL’automobile Kia presentata al Salão

do Automóvel de São Paulo 2011 Un aereo Tap in pista a Porto Alegre

c i r c u i t o d i v u l g a t i v o d i c u l t u r a b r a s i l i a n a a c u r a d i r o m i n a c i u f f a

RetRospecchio

Cambio di poltronaa Brasilia: è Trombettail nuovo ambasciatore

67specchioeconomico

L’Imesa spa, azienda del GruppoSchiavoni, realizzerà la rete elettricadel nuovo cantiere Saipem in costru-zione nei pressi di Guaruja, nello Statodi San Paolo in Brasile, con una com-messa da 3 milioni di euro. La reteelettrica comprenderà 12 sottostazionidi media e bassa tensione e soddisferàle necessità di un’area che si estendeper 35 ettari. L’Imesa opera dal 1972nelle costruzioni elettromeccaniche edè inclusa nell’elenco fornitori delle piùsolide aziende italiane ed estere, ope-ranti in diversi settori. Nel 2006 ha ri-levato l’intero pacchetto della Tecnosi-stemi Fz, avente sede a Dubai.

San Paolo: l’Imesaper la rete elettricadel cantiere Saipem

Gli italiani fuggonoverso lidi verde-oro, la Tap guadagna

Le auto sfreccianoin Brasile grazieagli stimoli fiscali

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assicurare una migliore qualità e op-portunità di istruzione ai bambini piùsvantaggiati delle due megalopoli,San Paolo e Rio de Janeiro, coinvol-gendo l’intera comunità nella ricercadelle soluzioni ideali per i problemiesistenti. Dal luglio del 2009 gli ospitidi tutte le navi della flotta MSC Cro-ciere sono stati invitati a partecipare alprogetto con una piccola donazione; 3mila bambini e adolescenti possonooggi frequentare la scuola con regola-rità; oltre 130 mila frequentano l’asilonido e altri mille hanno avuto la possi-bilità di terminare l’istruzione prima-ria nei tempi previsti dall’inizio delprogetto. Il programma ha lo scopo di

rendere queste comunità meno vulne-rabili, interessando direttamente piùdi 3.400 bambini e adolescenti, 3.400leader dei 127 villaggi coinvolti in ve-ste di ambasciatori. Sono più di 60 gli«action plan» e le attività svolte dallecollettività che partecipano al proget-to, e le scuole operano attualmente insinergia con le Ong, i genitori e i servi-zi sanitari; i leader delle comunità par-tecipano attivamente alla preparazio-ne dei piani educativi comunali. Il nu-mero di persone che hanno ricevutoassistenza giornaliera a Rio è cresciutodal 22,6 per cento del 2008 al 62,3 cen-to nel 2010, mentre la percentuale didonne che ha ricevuto assistenza pre-natale a San Paolo è passata dal 73 percento nel 2008 al 77 per cento nel 2011;il numero dei centri sociali comunitaridi San Paolo è salito dai 31 esistentinel 2008 ai 46 nel 2011. La partnershipcontinua nel 2013: riconoscendo lepriorità sociali dei bambini, delle fa-miglie e l’importanza dell’educazione,la compagnia di crociera ha in pro-gramma di individuare insieme all’U-nicef un nuovo progetto sul quale sen-sibilizzare gli ospiti a bordo. La nuovainiziativa verrà annunciata nel corsodell’anno.

Due milioni di euro a favore deibambini di San Paolo e Rio de Janeiro.È la cifra raccolta dalla Msc Crociere edall’Unicef, dopo tre anni e mezzo dipartnership, grazie al progetto «Geton Board for Children», nato per com-battere la povertà e la disuguaglianzadi bambini brasiliani meno fortunati,e garantire loro la possibilità di un’i-struzione di qualità. Il Brasile ètra gli 11 Paesi più poveri delmondo. La condizione è peg-giore nelle favelas. Dal 2008,proprio in Brasile, la MSC Cro-ciere occupa una rilevante posi-zione di mercato e presta il pro-prio impegno a favore delle co-munità locali attraverso il pro-getto con l’Unicef. La «Platformfor Urban Centres», sostenutada questa intesa, si concentraproprio nella lotta contro le di-seguaglianze, con l’obiettivo di

Pirelli è verdeoro dal Calendario 2014alla Formula Uno

Lo dichiarava di recente MarcoTronchetti Provera, in occasione del-la presentazione di «The Cal 2013», laquarantesima edizione del noto ca-lendario della casa di pneumatici mi-lanese: «Il Brasile è l’assoluto prota-gonista del calendario 2013 pubblica-to da Pirelli, ma è anche il Paese nelquale si concentreranno numerosi in-vestimenti dell’azienda da qui aiprossimi decenni». La presenza di Pi-relli in Brasile è destinata quindi apotenziarsi ancora di più: ad aumen-tare saranno sia gli stabilimenti e oc-cupazione. Dei primi attualmente sicontano 5 dei 22 tyre del Gruppo Pi-relli dislocati in tutto il mondo e de-stinati alla produzione di pneumaticiper auto, ma anche veicoli industria-li, moto e mezzi agricoli e da cantie-re; quanto all’occupazione, oggi i di-pendenti dell’azienda in Brasile sono11 mila, la maggioranza dei 14 milaattivi in tutto il Sud America. «Ri-marremo qui per decenni–prosegui-va il presidente–. Rio per noi è un po-sto molto speciale. Il Sud Americarappresenta circa un terzo del nostro

fatturato, qui abbiamo un passatomeraviglioso e possiamo immaginareun futuro spettacolare. Questo è ilBrasile, paese di bellezza e di impe-gno sociale, la nazione del futuro». LaPirelli intanto nel 2012 si è confermataper il nono anno di seguito il marchiodi pneumatici più famoso del Brasile;al riconoscimento si aggiunge il pre-mio Top of Mind nella categoria TopMale, per essere il marchio più nototra le imprese di tutti i segmenti. La ri-cerca è stata realizzata dall’Istituto Da-ta Folha in tutto il Paese; gli intervista-ti, uomini, hanno risposto a domandequali: «Qual’è la prima marca che leviene in mente quando si parla di...?Qual’è la prima marca che le viene inmente in generale?» E ancora buonenotizie: la Pirelli sarà il principale for-nitore di pneumatici per le competi-zioni automobilistiche sudamericanee il fornitore esclusivo di pneumatici

Msc Crociere-Unicef,quando si dice: «Unabarca di solidarietà»

68 specchioeconomico

Una nave dell’Msc Crociere ormeggiata a Rio

per la Stock Car Brasile, principalecompetizione di automobilismo na-zionale, per i campionati dal 2013 al2016, nei quali servirà i pneumatici dacompetizione PZero in versioneasciutto, e Cinturato in versione piog-gia, prodotti a Izmit in Turchia. Laproduzione motorsport dello stabili-mento turco è destinata a circa 130competizioni automobilistiche inter-nazionali su strada e pista, nelle qualila Pirelli è impegnata come fornitoreesclusivo (tra cui Formula 1, GP2 eGP3), oltreché ai più prestigiosi cam-pionati monomarca quali FerrariChallenge, Lamborghini Super Trofeoe Maserati Trofeo. La mescola usataper la produzione degli pneumaticidella Stock Car sarà prodotta nel polotecnologico di Settimo Torinese in Ita-lia, stabilimento del Gruppo milanese,nel quale vengono prodotte anche lemescole della Formula 1.

i l B r a s i l e a p o r t a t a d i r i o m a n o

circuito divulgativo di cultura brasiliana a cura di romina ciuffa

Le modelle del Calendario Pirelli 2013 con il fotografo Steve McCurrye, a destra, il nome Pirelli presente nel circuito brasiliano di Interlagos

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di oltre tremila detenuti, che sarà ge-stito dalla Gestores Prisionais Associa-dos: 300 dipendenti pubblici si occu-peranno della parte criminale e disci-plinare, e 800 dipendenti privati si oc-cuperanno del resto. Nel medesimoStato operano anche gli Apac, «carceridolci» che in Brasile esistono da benquarant’anni. Quando è nata all’inter-no di un’esperienza di pastorale carce-raria, la sigla significava «Amando ilprossimo amerai Cristo»; oggi è l’As-sociazione per la protezione e l’assi-stenza ai condannati, che si prodiga informe di detenzione ad alto contenutorieducativo, sul principio che «entral’uomo, il reato resta fuori»: costanomeno, si pranza con posate di metalloe nessuno tenta di scappare, «perchénon si fugge da chi ti vuole bene».

La Camera di Commercio italo-bra-siliana di Milano, con uffici di rappre-sentanza in Liguria, Friuli, Emilia Ro-magna e Lazio, specializzata nel favo-rire e mediare i contatti e lo sviluppodelle grandi e medie imprese italianein territorio brasiliano, dona a tutti isoci e partner un annullo dell’esclusi-vo francobollo dedicato a «MomentoItalia–Brasile 2011/2012», l’iniziativache ha riunito italiani e brasiliani incentinaia di eventi di architettura e de-sign, arte e cultura, cinema, enogastro-nomia, feste e fiere, valorizzando l’in-fluenza degli immigrati italiani nellastoria e nella società brasiliana, e cosìsancendo una nuova partnership fra idue Paesi. Si tratta di un’emissionespeciale appartenente alla serie «Rela-zioni diplomatiche», tirata in 300 milaesemplari. La stampa di questo fran-cobollo utilizza il logo del «MomentoItalia-Brasile», creato dal pubblicitarioWashington Olivetto.

Quattro giorni di carcere in menoper ogni libro letto: è la formula chehanno assunto quattro penitenziaribrasiliani per contrastare il sovraffol-lamento delle carceri e la scarsezza difondi. Non è l’unico esperimento. Nelcarcere di Santa Rita do Sapucai, perogni tre giorni di pedalate sotto il con-trollo di guardie armate, la pena si ri-duce di un giorno: ciò è finalizzato al-la produzione di energia elettrica, im-magazzinata in batterie e usata di seraper illuminare la passeggiata lungo ilfiume, zona al buio e abbandonata da-gli abitanti. Eppure il ministro dellaGiustizia José Eduardo Cardozo hadichiarato che preferirebbe morirepiuttosto che finire in una prigionebrasiliana. Ma i privati si fanno avanti,come nelle iniziative di rieducazione:nello Stato di Minas Gerais è in corsodi costruzione un penitenziario PPP,ovvero Public Private Partnership, ilRibeirão das Neves, con una capacità

Carceri dolci, letture,pedalate rieducative:Brasile dietro le sbarre

Ecco il francobollo per commemorare un lungo «Momento»

Un centro Apac

Gli investitori nonpossono prescindereormai dal Brasile

La Fenice Investimenti - società digestione indipendente che ha lanciato«Brazil Real Estate Fund», primo Fon-do che investe in uno dei maggioriprogrammi di Housing Sociale incampo internazionale - ha pubblicatoil proprio studio «Outlook 2013» con iseguenti dati: innanzitutto il Brasileha chiuso il 2012 come settima econo-mia del mondo e si prepara a raggiun-

timo è in continua espansione, soste-nuto da programmi di sviluppo go-vernativi, ad esempio «Minha Casa» e«Minha Vida», volti a ridurre il gapabitativo esistente di prime case, sti-mato in circa 8 milioni di unità; non-ché da investimenti diretti privati con-centrati nelle aree che presentano tassidi crescita superiori alla media nazio-nale. Alla serie di riforme attese nelsettore fiscale e lavorativo dovrebberoaffiancarsi novità infrastrutturali, pia-nificate in vista dei Mondiali di calciodel 2014 e delle Olimpiadi del 2016.Secondo gli esperti della Fenice Inve-stimenti, il Brasile non faticherà a ri-spettare il piano di sviluppo previstoper i prossimi anni.

gere il quinto posto nel corso del 2013.Per la Banca Centrale brasiliana, ilPaese crescerà del 4 per cento e il fattoche Francia e Gran Bretagna rimarran-no ferme darà allo stesso la possibilitàdi entrare a pieno diritto tra i cinquegrandi dell’economia mondiale. Gliinvestitori devono ormai tenere inconsiderazione il Brasile nella destina-zione dei propri capitali. L’AgenziaMoody’s, società con sede a New Yorkche esegue ricerche finanziarie e anali-si sulle attività di imprese commercia-li e statali, ha confermato per il Brasileil rating «Baa 2». Il mercato azionario equello immobiliare, soprattutto nelNord-Est brasiliano, rappresentanoopportunità di investimento; quest’ul-

Le tipiche case della città di Olinda, nello Stato nordestino del Pernambuco, dove il mercato immobiliare è in totale esplosione

i l B r a s i l e a p o r t a t a d i r i o m a n o

circuito divulgativo di cultura brasiliana a cura di romina ciuffa

69specchioeconomico

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nno di festeggiamenti e com-pleanni cinematografici è sta-to il 2012 per il capoluogo sa-

baudo: trent’anni di vita del TorinoFilm Festival e un lustro per il Tori-noFilmLab. Nato nel 2008 come labo-ratorio internazionale a frequenzaannuale, quest’ultimo assiste i talentiemergenti del panorama internazio-nale nel loro primo o secondo lungo-metraggio grazie ad attività di trai-ning, development e funding. Costo-la del Torino Film Festival, è pro-mosso dal Museo Nazionale del Ci-nema e dalla Film Commission Tori-no Piemonte, ed è partito con unbudget annuo di un milione di euroversato da Regione Piemonte, Comu-

ne di Torino e Ministero per i Beni ele Attività Culturali. I programmi ditraining e development si svolgonoin parallelo durante l’anno e si con-cludono con il Meeting Event, du-rante il quale vengono assegnati iDevelopment Awards che permette-ranno ai filmmakers premiati di con-tinuare a sviluppare i progetti nel-l’anno successivo. Dei 20 progettipremiati in cinque anni, 13 sono giàusciti nelle sale cinematografiche osono entrati in produzione. Illustral’attività e le prospettive del Torino-FilmLab il direttore Savina Neirotti.Domanda. Chi ha voluto la nascita

del TorinoFilmLab e perché?Risposta. Dal 1999 al 2001 diretto-

re della Mostra internazionale d’artecinematografica di Venezia, dal 2004direttore del Museo Nazionale delCinema di Torino e poi nuovamentea fine 2011 direttore della Mostra diVenezia, durante gli anni della suaprima direzione di quest’ultima Al-berto Barbera aveva osservato il na-scere, nel resto d’Europa, di iniziati-ve che si occupavano della fase pre-cedente ai Festival, che riguardavanosoprattutto lo sviluppo di sceneggia-ture. Quando si presentano progetti,la formula di maggior successo perprodurre film in Europa è la co-pro-duzione. All’epoca le eccellenze nellacooperazione erano il co-productionmarket dell’International Film Festi-

70 specchioeconomico

A

Savina Neirotti,direttoredel TorinoFilmLab

Per il capoluogopiemontese il 2013costituisce un annodi festeggiamentie di ricorrenze: hacompiuto infattitrent’anniil Torino Festivale ha raggiuntoi primi cinque annidi età il TorinoFilmLab

a cura di

ROSSELLA

GAUDENZI

SAVINA NEIROTTI: TORINO FUCINADI IDEE E PROGETTI PER IL CINEMAITALIANO E INTERNAZIONALE

SAVINA NEIROTTI: TORINO FUCINADI IDEE E PROGETTI PER IL CINEMAITALIANO E INTERNAZIONALE

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val di Rotterdam, Cinemart, ele operazioni legate maggior-mente alla formazione, pro-prie della Cinéfondation diCannes. Barbera era consape-vole dell’esistenza, negli altriPaesi, di cospicui fondi regio-nali che finanziavano il cine-ma; aveva il desiderio di farpropria una simile esperien-za. L’iniziativa di Torino nac-que pertanto da un nostro in-contro fortunato.D. Che ruolo svolgeva lei?R. Provenivo dalla Scuola

di narrazione Holden e mi oc-cupavo di formazione. Nel2005, volendo aprire i corsi alresto d’Europa, avevo ideatolo Script&Pitch, per la forma-zione di sceneggiatori profes-sionisti, primo passo verso il Torino-FilmLab. Avevo vinto un bando del-l’Unione Europea e all’interno dellaScuola avevo cominciato a dirigere,con risultati più che discreti, questolaboratorio di durata annuale. Il pro-getto aveva un problema di finanzia-mento non tanto all'estero quanto inItalia, e per questo ne parlai con Al-berto Barbera.D. Che cosa avvenne allora?R. Da uno scambio di pareri nac-

que il TorinoFilmLab; un’idea origi-nale non in sé, ma per il modo in cuisi sono messi insieme gli elementiper «l’assemblaggio dei pezzi». Il la-boratorio ha infatti come sottotitolo itermini «training, development, fun-ding». La finalità era quella di passa-re da una fase di lavoro all’altra e dicreare una fucina in cui fosse possibi-le rimanere e crescere, per poi usciread incontrare il mercato. I tempi diquesta fase nel cinema sono tra i piùlunghi; è normale che i primi risulta-ti siano palpabili oggi, dopo cinqueanni di fatiche.D. In questo quinto anno del Tori-

noFilmLab cominciano a raccogliersii frutti, tra cui la distribuzione in Ita-lia dei film «Buon anno Sarajevo» e«La bicicletta verde». Come lavorere-te in futuro nella distribuzione?R. Da un anno TorinoFilmLab la-

vora ad allacciare rapporti privile-giati con operatori video-on-de-mand di qualità, come la franceseUnivers Ciné con la quale siamo en-trati in partnership, e che riunisce ot-to Paesi europei: si permetterà a unpiù vasto pubblico di vedere il me-glio del cinema indipendente daglischermi di casa, con arricchimenti dicontenuti e notizie sui festival. È dif-ficile che questi film vengano im-messi nel mondo video-on-demand,poiché occorre aspettare tempi legatialla distribuzione; vogliamo invececreare un’area curata da noi, unospazio di qualità. Inizieremo con 4 o

71specchioeconomico

5 opere che nel tempo aumenteran-no: non solo film che finanziamo coni fondi di produzione e che sarannoprodotti, ma anche opere come «Labicicletta verde», sviluppata all’in-terno di Interchange, il nostro corsolegato al mondo arabo, e che non hapartecipato al Meeting Event né vin-to alcun fondo di produzione. È unfilm ben sviluppato e che riconoscia-mo come nostro.D. Quante sono e di che si occupa-

no le sezioni del Laboratorio?R. Sono sei. Script&Pitch è il corso

iniziale, dedicato allo sviluppo dellesceneggiature per professionisti; essoparte da idee allo stato embrionale distesura, ed ospita 16 progetti da pre-sentare al Meeting Event. I progettimigliori hanno la possibilità di inse-rimento nel FrameWork, programmadedicato a quelli in sviluppo, basatosu formule di co-produzione e di fi-nanziamento, un workshop aperto aregisti e produttori; i lavori sonoscelti da Script&Pitch ed eccezional-mente c’è la possibilità di accedervida altre vie.D. che cosa è invece Interchange?R. È un progetto voluto dal Dubai

International Film Festival, nella cuico-produzione il mondo arabo in-contra l’Europa. In quel mondo nonesiste un’industria cinematograficama risorse finanziarie e storie. Percui i Paesi arabi hanno deciso di met-tere le loro forze in comune con l’Eu-ropa e, anziché agli Stati Uniti, si so-no rivolti al TorinoFilmLab. Noisvolgiamo corsi in loco ai quali chia-miamo registi e produttori sebbenenon ne esistano di veri e propri; visono però figure factotum di regista,produttore, direttore della fotogra-fia. Cerchiamo di farli lavorare inteam e presentiamo le loro realizza-zioni nella Sezione del Festival diDubai specializzata per progetti atti-nenti al mondo arabo.D. Le altre sezioni del Laboratorio

cinematografico tori-nese?R. Writer’s Room è

un particolare pro-gramma transmedialerivolto a produttori,story architects, gamedesigner, scrittori, re-gisti, pensato per esse-re fruito su piattafor-me multiple: cinema,televisione, libri, fu-metti, videogiochi, in-ternet, social network.È un’opera complessache rappresenta il fu-turo perché si espan-de in più media. Inte-ressante è la selezionedi un autore all’anno,gestita da professioni-

sti di diversi campi che lavorano ingruppo al progetto. Dello staff diquest’anno fanno parte un informati-co inglese, una sceneggiatrice india-na, una ballerina esperta nel linguag-gio del corpo. D. Ed Audience Design?R. È dedicata all’elaborazione di si-

stemi di audience engagement: è unprogramma minimo, di 4 persone se-lezionate all’anno per lavorare in pa-rallelo con Script&Pitch. AudienceDesign affronta il tema del rapportoda raggiungere con un pubblico. Par-lando di audience, solitamente sipensa a quella della massa, per cui ilfilmmaker di qualità non vuole scen-dere a compromessi. Ma esiste ancheun’audience di nicchia che può esse-re interessata al progetto e va rag-giunta; è un’analisi che va fatta nonquando il film è completato, ma all’i-nizio. I quesiti sono: come costruireuna community?; a chi rivolgersi sesi sta realizzando un determinatofilm? Si parte da un dialogo tra ilfilmmaker ed esperti appassionati disocial network, di transmedia, di ci-nema, interessati ad operare con losceneggiatore.D. E l’ultima sezione? R. È AdaptLab, ultima arrivata,

inaugurata quest’anno, realizzata incollaborazione con l’InternationalBook Forum del Salone Internazio-nale del Libro di Torino. È il labora-torio dedicato all’adattamento cine-matografico delle opere letterarie.Siamo partiti con otto libri italiani,selezionando sceneggiatori di tuttaEuropa interessati a un corso sull’a-dattamento e a lavorare su commis-sione. Abbiamo ricevuto proposte datutto il mondo; abbiamo accoppiatogli otto libri ad otto sceneggiatori diPaesi diversi, che li hanno adattati, eche abbiamo fatto incontrare conproduttori ed editori. Stiamo a guar-dare cosa accade; pare che gli sce-neggiatori si siano appassionati a

Un Meeting Event organizzato dal TorinoFilmLab

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due o tre progetti, ne stanno discu-tendo e hanno contattato dei produt-tori. Ciò che volevamo creare era unospazio di dialogo di qualità.D. A quanto ammonta il budget fi-

nanziario annuo del TorinoFilmLab? R. Eravamo partiti con un budget

iniziale di circa 1.140.000 euro cosìstanziati: un milione dalla RegionePiemonte e dal Comune di Torino,circa 900 mila dalla prima, il restodal Comune; circa 40 mila dal Mini-stero per i Beni e le Attività Cultura-li; 100 mila dal programma Mediadell’Unione Europea per Script&Pit-ch. Dopo cinque anni la situazione èquesta: 750 mila euro da RegionePiemonte e Comune di Torino, 30-35 mila dal Ministero e tutto il restodall’Unione Europea e da partnersstranieri, per un totale che è intornoa 1.400.000 euro l’anno. Quindi sia-mo passati da un finanziamento to-talmente locale ad uno per il 50 percento italiano, per il 30 per centodell’Unione Europea avendo vinto 6bandi su programmi incrociati, eper il 20 per cento di partners esteri,di provenienza ogni volta diversaperché ogni volta svolgiamo work-shops in Paesi diversi.D. La legge di stabilità per il 2013

ha previsto un taglio di 11,5 milionial Fondo Unico per lo Spettacolo. Nerisentirà il TorinoFilmLab?R. Il milione di euro della Regione

Piemonte è sceso a 650 mila euro inquesti cinque anni, ma il taglio mag-giore è avvenuto nel 2012. I fondi eu-ropei sono stati tutti confermati per il2013 e per il 2014, e già conosco ipartners dei prossimi due anni. Pe-raltro il TorinoFilmLab è un progettodel Museo nazionale del Cinema eFondazione Maria Adriana Prolo,che comprende museo, cineteca, fo-toteca, fonoteca, bibliomediateca, sa-le cinematografiche e i tre festival diTorino Film Festival, cioè Torino-Filmlab, GLBT Film Festival e Cine-mAmbiente.D. Come vengono gestiti i finan-

ziamenti ricevuti?R. Vanno al Museo che li ripartisce

tra le varie componenti. Localmentechi tratta per tutti è il Museo nazio-nale del Cinema. Il mio progetto pre-vede l’indizione di bandi per ottene-re il 50 per cento delle risorse man-canti al TorinoFilmLab. Abbiamo la-vorato molto con i bandi dell’UnioneEuropea e con le partnership, ed orasarà forse più semplice ottenere fon-di perché ci siamo costruiti un’iden-tità. I nostri corsi svolti in Paesi stra-nieri ci fanno conoscere e sostenereall’estero: offriamo vantaggi al Paeseospitante che sostiene i costi delworkshop. Parlo di circa il 20 percento dei costi; il lavoro di ricerca deifondi è estenuante perché ogni part-

meWork, ad ognuna di queste com-ponenti corrisponde un bando diconcorso. Per la gestione di Fra-meWork, invece, non abbiamo maiideato un bando perché in questosettore lasciamo la totale libertà. Sia-mo arrivati a questa situazione: perScript&Pitch arrivano ogni anno 100domande dall’Europa e 100 dal restodel mondo; in base alle regole stabili-te nei bandi, se ne possono accogliere10-12 dall’Europa e solo 5 da Paesiextraeuropei. Dove è che non possia-mo accettare condizioni? Sul pro-gramma che dà direttamente accessoalla giuria e rende il massimo onoreal merito, ossia il FrameWork.D. In quali termini si può parlare

di crisi economica e di ritorno finan-ziario per il TorinoFilmLab?R. Essendo l’iniziativa per il 50 per

cento dei costi ancora sostenuta fi-nanziariamente, mi sento di poter af-fermare che, quando si parla di crisi,è crisi per tutti: si taglia nella culturae si taglia nel Torino Festival, quindile difficoltà sono pari a quelle di tut-ti. I fondi stanziati nel 2012 sono sce-si del 35 per cento; per il 2013 non cisi può ancora pronunciare. Però mai,come nel 2012, abbiamo ottenuto ifondi dall’estero e il budget è rimastocomplessivamente intatto. La crisi siè sentita indubbiamente, ma con unteam funzionante si riesce a farvifronte, lavorando di più, in manieraeccellente e senza sprechi. D. Quale progetto preferisce?R. È difficile rispondere perché

ognuno ha un significato profondo:Script&Pitch è stato il primo labora-torio grazie al quale ho capito cosadoveva essere il Torino Festival, unluogo di sperimentazione e una fuci-na di idee. Interchange ha prestoconquistato un brand per il Festival;per mia natura mi avvicino all’Adap-tLab che mette insieme molti mondie assorbe molte mie energie. Ogniazione rappresenta bisogni e sfaccet-tature diverse, ed è sempre più diffi-cile mantenere l’equilibrio generale.Nel 2008 si sperava di lanciare unprogetto che man mano si consoli-dasse e concedesse attimi di riposo: èaccaduto il contrario. Non si può ab-bassare la guardia, si deve fare sem-pre di più con minori risorse.D. Non sono troppi tre Festival di

cinema, Venezia, Torino, Roma?R. Trattandosi di manifestazioni

culturali, non giudico a priori. Il pro-blema è come sono realizzati, conquali collaborazioni e identità; è que-stione non di quantità ma di qualità.Inutile fare doppioni. Il TorinoFilm-Lab opera invece secondo un’otticadiversa, non è un festival, è un labo-ratorio che si radica nel territorio maha un respiro e una riconoscibilità in-ternazionali. n

ner non può erogare più di tanto: ot-tenere anche 10 mila o 15 mila euro èun’estrema fatica.D. Quali somme richiede ogni sin-

golo progetto?R. Oltreché nei sei corsi esaminati,

le attività del TorinoFilmLab consi-stono nell’annuale Meeting Event enei fondi di produzione, ossia nellanostra quota di coproduzione deifilm. Premesso che il fondo mediodel corso Script&Pitch copre il 50 percento dei costi, il costo annuo deiworkshop di Script & Pitch, Writer’sRoom e Audience Design è di 300mila euro. Il 50 per cento di questasomma, pari a 150 mila euro, provie-ne dall’Unione Europea ed è destina-ta in parte a coprire i costi del perso-nale e le spese generali, che non pos-sono superare il 25 per cento dei costitotali. Nell’impiego dei fondi il Tori-noFilmLab è estremamente oculato:ha solo due project manager e un uf-ficio ospitalità fissi, 12 collaboratoriesterni in gran parte stranieri e unagestione agile e dinamica, il che con-sente bassissimi costi di ufficio.D. E le altre iniziative?R. Interchange ha un costo di circa

200 mila euro, Adapt Lab di altret-tanto, somme provenienti dai fondidell’Unione Europea, dall’Internatio-nal Book Forum e da partners vari.FrameWork non ha alcun finanzia-mento e costa da solo 100 mila euro;il Meeting Event circa 200 mila, infi-ne 350 mila-400 mila euro vanno aifondi di produzione. Tranne Fra-

«Poiché si trattadi manifestazioni culturali,non giudico a priorise i tre Festival del cinemadi Venezia, Torino e Romasiano troppi; il problemaè come sono realizzati,con quali collaborazioni e identità; è questione nondi quantità ma di qualità.Inutile fare doppioni.Il TorinoFilmLab operasecondo un’ottica diversa,non è un festival,è un laboratorio chesi radica nel territorioma ha un respiroe una riconoscibilitàinternazionali»

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specchioeconomico

SegretAriO geNerALe

deLL’uNiONe NAziONALe

cONSuMAtOri

73

Su Twitter(#cose da non credere)

l’UNC proseguela battaglia contro

gli abusi. Di recenteha segnalato

una promozionecompiuta attraverso

cartelloni nei qualisi chiedeva ironicamentese con 95 euro al mese

si potesse davverocomprare una city car.

Grazie a#cose da non credere

alcune aziendeinteressate hanno

interrotto o almenomodificato i propri spot

di MASSiMiLiANO dONA

Sarebbe auspicabile che nel programma del nuovo Governo fossero incluse iniziative vol-te a dissuadere il reiterarsi di certe scorrettezze: abbiamo proposto di rendere più seve-re le sanzioni, di condannare a fare pubblica ammenda le imprese che diffondono spot in-gannevoli, e andrebbe rilanciata l’azione di classe per consentire, a tutti quelli che hannocreduto a uno spot giudicato ingannevole, di chiedere il risarcimento del danno subìto

#COSE DA NON CREDERE: LA LOTTADELL’UNC CONTRO LA PUBBLICITÀINGANNEVOLE PASSA PER TWITTER

#COSE DA NON CREDERE: LA LOTTADELL’UNC CONTRO LA PUBBLICITÀINGANNEVOLE PASSA PER TWITTER

i parla spesso (e tanto più in unperiodo di vivace campagnaelettorale come l’attuale) di con-

sumi, concorrenza e liberalizzazioni co-me interventi che dovrebbero semplifi-care la vita dei consumatori, salvaguar-darne i diritti e contenere i costi per l’ac-quisto di beni e servizi. Tuttavia nontutti ricordano che, affinché questiobiettivi possano realizzarsi concreta-mente, è necessario che il consumatoresia messo nelle condizioni di approfitta-re delle opportunità del mercato, ope-rando scelte consapevoli. E non è unapartita da poco se riflettiamo sul fattoche non può esserci sviluppo senza cul-tura nei consumatori.

Mi spiego: in tempo di crisi siamopurtroppo testimoni di una crescenteaggressività del marketing che tende aconquistare i consumatori a suon di spotingannevoli, ma anche semplicementeopachi, nei quali si omettono informa-zioni rilevanti o le si inseriscono con ca-ratteri microscopici, mettendo in evi-denza solo gli aspetti più accattivanti.

Da parte nostra abbiamo intensificatole segnalazioni all’Autorità Garante del-la Concorrenza e del Mercato, ma lecondanne - che pure confermano, se cene fosse bisogno, l’ingannevolezza dimessaggi diffusi da operatori anchemolto conosciuti dal pubblico - giungo-no con alcuni mesi di ritardo, quando lecampagne hanno già sortito il proprioeffetto perverso, convincendo i clienti ascelte che, altrimenti, non avrebberocompiuto.

È eclatante il caso dello spot Fiat «1euro al litro» che lo scorso luglio denun-ciammo all’Antitrust: cinque mesi dopola fine della campagna l’Autorità hamultato l’azienda del Lingotto per 200mila euro. Se la sanzione fosse arrivataprima, probabilmente molti consumato-ri avrebbero capito per tempo che lapromozione non proponeva, come si di-ceva nello spot, il blocco del prezzo del-la benzina per tre anni, ma solo unamanciata di litri presso i distributoriconvenzionati.

Per contrastare questa situazione, giàda dicembre, abbiamo lanciato uno spe-ciale servizio di contro-informazioneper spiegare ai consumatori cosa c’è divero dietro la pubblicità. La campagna,

diffusa tramite Twitter e Youtube, sichiama «#cosedanoncredere». Questo èl’hashtag che identifica su Twitter la di-scussione. Il «cancelletto» è usato perindicare, tra gli utenti del socialnetwork Twitter, un dibattito, e si svi-luppa attraverso alcuni brevi video chespiegano gli inganni degli spot. «Coseda non credere» sono, infatti, tutte quel-le raccontate da alcune réclame che in-gannano i consumatori, informando inmodo incompleto o descrivendo oppor-tunità che esistono solo sulla carta: agi-scono come un’esca per i potenzialiclienti che si accorgono delle reali con-dizioni dell’offerta soltanto una voltascelto il prodotto o il servizio, nella con-vinzione di fare un affare.

Solo per fare alcuni esempi, oltre la giàcitata campagna Fiat di cui abbiamo rac-contato l’esito, abbiamo segnalato unapromozione compiuta attraverso cartel-loni pubblicitari nei quali si chiedevaironicamente se davvero erano suffi-cienti 95 euro al mese per acquistare unacity car. Vedremo cosa deciderà l’Anti-trust, ma intanto, proprio grazie a #coseda non credere, un eccellente risultato loabbiamo già ottenuto: alcune aziende in-teressate ci hanno già comunicato diaver interrotto o modificato gli spot.

Certo sarebbe auspicabile che, nelprogramma del nuovo Governo fosseinclusa qualche iniziativa volta a dis-suadere il reiterarsi di certe scorrettez-ze: abbiamo proposto di rendere più se-vere le sanzioni, di includere tra i poteridell’Autorità Garante della Concorren-za e del Mercato anche quello di con-dannare l’impresa che ha diffuso lo spotingannevole a fare pubblica ammenda.Ed ancora: dovrebbe essere rilanciatal’azione giudiziaria di classe per con-sentire a tutti quelli che hanno credutoad uno spot giudicato ingannevole di ri-chiedere il risarcimento del danno subì-to, come è avvenuto negli Stati Uniti perdue case automobilistiche che sono sta-te condannate a risarcire i consumatoriche avevano creduto alla loro fallacepubblicità sui consumi di carburante. Secosì avvenisse, in un prossimo futuro,anche in Italia, molte big company cipenserebbero su prima di incaricare untestimonial di raccontare «cose da noncredere». n

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L E P R O F E S S I O N I P E R L ’ I T A L I A

74 specchioeconomico

˙LÕassenza di etica è il punto piùalto della nostra denuncia»:lo proclama il nuovo Movi-

mento «Le Professioni per l’Italia» gui-dato dal presidente Maurizio De Tilla,dal vicepresidente vicario Anna MariaCiuffa e dal vicepresidente DomenicoPetrone, nato formalmente a Roma perpresentare elaborati e proposte alle for-ze politiche impegnate nella prossimatornata elettorale, e dichiaratamente in-dirizzato al ceto medio che, «proprioperché medio, è anche il gruppo pù po-poloso», come dichiara De Tilla. Secon-do i dati dell’Adepp, l’Associazione de-gli Enti previdenziali privati, le catego-rie professionali italiane negli ultimicinque anni hanno visto una contrazio-ne del 20 per cento dei loro redditi.

«Per risolvere i problemi della politicabisogna cambiare musica, spartito, vec-chi musicisti e direttore di orchestra», hadichiarato il vicepresidente Petrone. Unaltro aspetto è rilevato da Anna MariaCiuffa, vicepresidente vicario del Movi-mento: «I soggetti maggiormente a ri-schio sono i giovani. Per loro non si fanulla. Molti giovani professionisti sonodisoccupati. Fortemente critica, poi, è lasituazione delle donne. Nella realtà, nonsi portano avanti politiche serie per lepari opportunità nel mondo del lavoro».

I «mercatisti» sostengono che l’ideadel libero mercato è stata inquinata, senon sequestrata, dall’affarismo che ha al-terato l’equilibrio della democrazia. Imoralisti affermano che la corruzione e ilclientelismo hanno derubato l’Italia digran parte delle sue potenzialità di cre-scita economica e dei grandi benefici chepuò ricavarne, sottraendo ai cittadini lemotivazioni per impegnarsi nel lavoro.

Ancora più aggressive le accuse del-l’antipolitica che denuncia una serie difattori regressivi: il deterioramento diun’etica collettiva, la desertificazione diogni panorama di valori, la proliferazio-ne di una classe dirigente rapace e diso-nesta. A ciò si aggiunga la diffusa denun-cia di comportamenti spregiudicati e in-differenti rispetto al bene comune da par-te di coloro che, con arroganza e incon-sapevolezza, si schermano dietro un pen-siero che assumono vincente. Sotto undiverso aspetto si argomenta, però, che

ANTIPOLITICA,CORRUZIONE,PRECARIATO

cultura imprenditoriale: gli italiani regi-strano tale fenomeno sempre in misuramaggiore di 15-20 punti percentuali ri-spetto alla media europea.

E non si tratta solo di percezioni: il 46per cento degli italiani, contro il 29 percento della media europea, afferma di es-sere personalmente colpito dalla corru-zione nella vita quotidiana; il dato si ridi-mensiona molto, ma prende anche piùansiogena concretezza quando, alla do-manda «Negli ultimi 12 mesi qualcunole ha chiesto o si aspettava da lei che pa-gasse una tangente per i servizi resi?», ri-sponde affermativamente il 12 per centoin Italia rispetto all’8 per cento nei 27Paesi europei. Andando ad approfondireulteriormente i dati, emerge un risultatoancora peggiore: la corruzione è legataalla criminalità organizzata per quasil’80 per cento degli italiani rispetto al 57per cento della media europea.

Ora, a parte le indicate percentuali, lacorruzione è uno dei principali mali delPaese e si intreccia con problemi socialiche riflettono la disoccupazione e la pre-carietà del lavoro. Da una parte c’è chiruba e profitta del denaro pubblico; dal-l’altro lato c’è chi soffre e si danna per lapropria povertà. Al centro c’è la societàcivile che è, in gran parte, onesta ed ope-rosa. De Guy Standing, docente di Eco-nomic Security nell’Università di Bath,in Inghilterra, nel proprio libro «Precari.La nuova classe esplosiva», fa rilevareche al precariato mancano sia le libertàche le tutele più elementari.

Come scrive Soren Kierkegard, la li-bertà si accompagna sempre a un senti-mento di angoscia. Tutto ciò rischia ditramutarsi nella predisposizione a ognitipo di paura incontrollata e nell’incapa-cità di attenersi a un pensiero ragionevo-le che tende a sviluppare una narrazionecoerente riguardo alla propria esistenza ealla propria identità. La situazione ango-sciosa del precario viene ad intensificarsiin presenza di fenomeni di «mala ge-stio», di degrado morale e ambientale, diaffarismo, di clientelismo, di corruzione.

Il lavoratore precario è animato dasentimenti di rabbia e di amarezza laddo-ve vede Governi salvare banche, e am-ministratori delegati responsabili delcrack economico. Tanto più se il precarioè tale anche se ha una laurea che vedevanificata dalle cattive regole del merca-to del lavoro. Un precariato intellettuale,una disoccupazione intellettuale che pro-testa a viva voce per le coltivate aspira-zioni non realizzate per colpa di un siste-ma che tende a penalizzare i bravi e glionesti. E ciò, nonostante le prediche alta-mente istituzionali di coloro che, pur nonfacendo nulla per cambiare il sistema,ammoniscono il potere e la politica dicambiare ed assumere comportamentietici ed ugualitari. n

non sono esenti da precise responsabilitàcoloro che accettano di collaborare ecompartecipare per pura convenienzaagli interessi di politici non stimati, attra-verso affari di dubbia committenza e ilpagamento di tangenti per ottenere favo-ri. È questo un quadro di valutazioneesagerato o è la pura verità?

Certamente si presenta inarrestabile ladisonestà e la corruzione nel nostro Pae-se. Fenomeno diffuso anche in Europa.Sono clamorosi i dati dell’eurobarome-tro che ha raccolto le opinioni a questoproposito di un campione di 26.856 per-sone nei 27 Paesi dell’Unione europea. Irisultati sono di agghiacciante durezza:la maggioranza degli europei è convintache la corruzione sia un grande problemanel proprio Paese, lo dichiara il 74 percento degli intervistati, dato che per l’I-talia sale all’87 per cento.

Circa la metà dei cittadini europei ri-tiene che la corruzione negli ultimi treanni sia aumentata del 47 per cento, maper l’Italia tale percezione sale al 56 percento. Il dato fa ancora più riflettere se sipensa che nella media dell’Unione euro-pea a 27 Paesi, ve ne sono anche alcuniin cui il processo di sviluppo è stato sto-ricamente rallentato da varie forme dicorruzione e di ridotta democrazia. Lacorruzione è vista come una piovra - lametafora è abusata, ma non casuale - cheallunga i tentacoli in tutti gli interstizidel settore sociale, nelle istituzioni na-zionali, in quelle regionali e locali, nella

IL NOSTRO È UN PAESE GIUSTO?

Cooperazione,efficienza, innovazione,creativià e parsimonia:i cinque principi su cuisi fonda il Movimento«Le Professioni per l’Italia», che mette al centro della politicail ceto medio e i suoiprofessionisti

maurizio de tilla e anna maria ciuffa

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aziende e persone aziende e persone aziende e persone

aziende e persone aziende e persone aziende e pe

75specchioeconomico

Carlo Purassanta é ilnuovo amministratoredelegato della MicrosoftItalia, azienda informati-ca operante nel settoredei prodotti software, neiservizi e nelle tecnologieinternet per la gestionedelle informazioni relati-ve alle persone e alle aziende.

Dave Hansen è statonominato presidente eamministratore delegatodella SafeNet, aziendastatunitense fondata nel1983 che opera nelcampo della sicurezzainformatica, proteggendoi dati sensibili di molteaziende a livello mondiale.

È andato a dirigere laDigos presso la Questuradi Lucca il commissariocapo Simone Scalzo, giàcapo della SquadraVolante apuana poi diri-gente della Digos diMassa Carrara, legato aPatrick Pampaloni, direcente trasferito alla Digos di Firenze.

La Puro, società ope-rante nella ricerca disoluzioni di design per ilmercato dell’elettronicadi consumo, ha affidato aSilvia Ballarini l’incari-co di direttore marketingcon la responsabilità disviluppare nuove iniziati-ve promozionali e comunicative.

Umberto Solimeno èil nuovo direttore delladivisione territoriale ita-liana della compagniaa e r e a c a n a d e s e A i rCanada, che con 1.300voli giornalieri verso 175destinazioni trasportac o m p l e s s i v a m e n t eoltre 33 milioni di passeggeri ogni anno.

Riccardo Pastore è stato nominatodirettore per l’Europa meridionale dellaLowendalmasaï Italia, società di consu-lenza che ha come obiettivo quello diaiutare le aziende a controllare i costiper migliorare le proprie capacità pre-servando il capitale umano.

Roberto RomaninJacur è stato nominatopresidente di CartaSi,società che ha contribuitoalla diffusione in Italiadella moneta elettronica,e che avrà il compito diassicurare l’adeguamentodell’offerta alle esigenzedelle banche e della clientela.

Dario Corbetta haassunto la carica di vice-direttore di Acimall, l’as-sociazione rappresentati-va di 220 imprese italianeche propongono tecnolo-gia, automazioni, mac-ch ine , u t ens i l i eaccessori per la trasfor-mazione del legno e dei suoi derivati.

Agostino Santoni è ilnuovo amministratoredelegato del la CiscoItalia, azienda operantenella fornitura di apparatiper il networking, in par-ticolare di router, firewallper la sicurezza informa-tica, telefonia e archivia-zione di dati.

Laurent Caparros è ilnuovo dirigente del setto-r e c o m m e r c i a l e d iEconocom Italia, gruppoeuropeo indipendentenella gestione delle infra-strutture informatiche edi telecomunicazione conun portafoglio clienticostituito da oltre 20 mila aziende.

L’attuale presidentedell’Automobile Clubd’Italia, Angelo SticchiDamiani, è stato nomi-nato vicepresidente dellaFede raz ione interna-zionale dell’automobile(Fia), che riunisce 230organizzazioni sportive emotoristiche di 134 Paesi.

Massimiliano Pogliani è il nuovoresponsabile mondiale del marketing edella comunicazione della società anglo-svedese di telefonia mobile Vertu, produt-trice di telefoni cellulari di lusso caratte-rizzati da una struttura in materiali pregia-ti come oro e pietre preziose.

Renato Cavallari è ilnuovo direttore generaledi Confidi ProvinceLombarde, intermediariofinanziario vigilatodalla Banca d’Italia, cheaffianca le piccole impre-se nel rapporto quotidianocon il sistema bancario enel settore della garanzia al credito.

Luca Bacherotti è ilnuovo direttore commer-ciale di Asics Italia, azien-da giapponese fondata nel1949 e attiva nella produ-zione di articoli sportivi ecalzature per calcio, ten-nis, arti marziali, cricket,golf, atletica leggera, pal-lavolo e altre discipline sportive.

Stella Goulet è statanominata direttore mar-keting della Avenade,società fondata nel 2000come joint venture traAccenture e Microsoftper fornire servizi di con-sulenza basati su tecnolo-gia Microsoft, ed oggidetenuta in maggioranza dall’Accenture.

A Pierpaolo Zollo èstato affidato l’incaricodi direttore commercialedella Kelkoo, società dicommercio elettronicopresente in 10 Paesi cheoffre un servizio per loshopping onl ine conun’offerta di oltre 50mila prodotti.

Fabio Oggioni è statonominato responsabiledella direzione svilupposistemi applicativi dellaCedacri, società operantenella produzione di solu-zioni e servizi esternaliz-zati per banche, istituzio-ni finanziarie e aziendeindustriali.

È stato assegnato a Giovanni Rana,industriale veronese della pasta fresca,il premio Nicolis 2012, riconoscimentoche rende omaggio a figure del mondoimprenditoriale veneto che si sonodistinte contribuendo alla crescita eco-nomica del Paese.

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iccola guida a libri di cultura

specchioeconomico

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Si negozia sempre di Daniele Cesana -FrancoAngeli Editore - 23 euro. Ogni no-stro scambio comunicativo istituisce una

situazione negoziale nella quale ognuno de-gli attori in gioco cercherà di ottenere unqualche vantaggio per sé. In questa condi-zione esistenziale, in cui ogni gesto, ogni pa-rola, ogni sguardo, assumono un peso chepotrà facilitare od ostacolare la ricerca diun’intesa e di una soluzione negoziale, il piùdelle volte gli attori negoziali si dimostranoscarsamente consapevoli del proprio modo di agire in una trat-tativa. In tal senso, il libro si propone di accompagnare il lettorein un processo di esplorazione sistematica e approfondita di tut-to quanto incide sulla bontà degli esiti di una negoziazione.

Green Italy di Ermete Realacci - Chiare-lettere Editore - 15 euro. Possiamo bat-tere la crisi solo se sapremo guardare l’I-

talia con occhi diversi da quelli delle agenziedi rating, con l’affetto e la curiosità necessa-ri a cogliere i nostri talenti. L’autore prova afarlo e racconta storie di un’alleanza tra im-prese e comunità, tra ambiente e nuovi mo-di di vivere che possono traghettarci versoun Paese più competitivo dove la green eco-nomy sposa le vocazioni nazionali. Punta suqualità, ricerca e conoscenza per produrre un’economia più so-stenibile e innovativa. Si apre ai mercati globali e rinsalda i lega-mi con il territorio facendosi forte della coesione sociale e del ca-pitale umano; è la via di un patriottismo che può cambiare l’Italia.

Enrico Mattei. Scritti e discorsi 1945-1962 - Rizzoli Editore - 29 euro. Le pa-role di Mattei hanno sempre mantenuto

una dimensione che superava l’individuo riu-scendo a coinvolgere un pubblico molto am-pio e diversificato. Questa raccolta riunisceper la prima volta oltre 200 discorsi, alcuniinediti, grazie al contributo dell’archivio stori-co dell’Eni e svela la complessità di un uomocapace di vivere con la stessa passione lapolitica e il mondo dell’industria. Enrico Mat-tei ha compiuto scelte diverse da quelle di quasi tutti i suoi con-temporanei trasformandosi nel simbolo di un modo nuovo dipensare l’Italia ancora oggi attualissimo per la capacità di visio-ne strategica e per la volontà permanente di innovazione.

Tra il dire e il welfare di Francesca Painie Giulio Sensi - Altreconomia Editore -12,50 euro. Come salvarci dal «welfare

west»? La cura è il welfare di relazione, dicui sono protagonisti insieme Comuni,aziende, terzo settore, cittadini. Lo Stato so-ciale è da smantellare perché mancano isoldi ma nessuno però spiega con chiarez-za quanto costa davvero, come funziona equali tagli sta subendo il welfare. Questo li-bro avvicina con semplicità il lettore al siste-ma di welfare italiano e scopre che esistono buone prassi chevedono insieme protagonisti enti pubblici, aziende, mondo noprofit e i cittadini stessi. Un welfare solidale, che non guarda allasingola prestazione ma al benessere di tutta la società.

Sos Italia di Ferdinando Adornato - Rub-bettino Editore - 15 euro. La politica ita-liana è davanti al suo Ground Zero. Le

torri dei partiti sono crollate. Qual’è la male-dizione italiana? Mentre L’Europa traballa ilPaese rischia il default. Con un pamphletche attraversa storia e filosofia, l’autorepassa al setaccio protagonisti, miti e illusio-ni dell’ultimo ventennio e cerca di individua-re la strada del riscatto fin dalle prossimeelezioni. Non l’antipolitica, che è sempre un

inganno, ma un reale mutamento degli esempi della classe diri-gente. Questo lavoro è una sorta di «lamento civile» di chi, aven-do dedicato la propria vita alla politica, oggi non riesce più a rico-noscerla nella «notte dei valori» che essa stessa ha creato.

Il banchiere di Oz di Giacomo Brizielli -Lindau Editore - 14,50 euro. La crisi cheha investito l’economia mondiale ha una

data di nascita e una causa scatenante: ilfallito tentativo di salvataggio della societàfinanziaria Lehman Brothers nel 2008.Quali uomini, quali affari, quali ambizioni sicelano dietro le lussuose e anonime sedidelle banche d’affari internazionali? Lo sve-la questo romanzo attraverso le avventuredi un giovane in cerca di successo ma non

ancora travolto dalla vertigine del potere. Metà romanzo di for-mazione e metà racconto della più grande crisi finanziaria ditutti i tempi, «Il banchiere di Oz» è il primo romanzo italiano sulcaos che stiamo vivendo e che non sembra finire mai.

Crescere si può di France-sco Daveri - Il Mulino Edi-tore - 10 euro. Sono due i

modelli di crescita presenti inquesto volume: la crescitahard, basata sugli investimen-ti, e la crescita soft, basata sul-le innovazioni e le idee. Parlan-do dell’Italia l’autore perora lacausa della crescita soft, spie-gando che per la nostra eco-nomia, ferma al palo da quasidue decenni, sarebbe il solomodo per tornare a crescere.Questo perché ormai l’Italia èdiventato un Paese VERDE, va-le a dire VEcchio, Ricco e DEn-samente popolato.

Guida alla spesa responsa-bile a cura del CollettivoFataLista - Altreconomia

Editore - 9 euro. A buon mer-cato non è più un modo di dire;questa guida spiega come edove fare una spesa «buona».Per l’ambiente, per la salute,per l’economia. Gruppi d’acqui-sto solidali, mercati contadini,empori dell’economia solidale,botteghe del commercio equo,negozi dell’usato, idee di auto-produzione. Una selezione distraordinarie opportunità permettere nella sporta solo cosebuone e sviluppare l’economiasolidale che le produce.

A C U R A D I R O M I N A C I U F FA P

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specchioeconomico77

Louis Godart, archeologo, studiosouniversitario e consigliere dal feb-braio 2002 del presidente della Re-

pubblica per il patrimonio artistico, escecon un nuovo libro colto, l’ennesimo dellasua profonda carriera che Specchio Eco-nomico segue da sempre con attenzio-ne. Va, questa volta, sulle tracce di Leo-nardo attraverso lo straordinario ritrova-mento della «Tavola Doria», il dipinto raffi-gurante una scena della battaglia di An-ghiari, da alcuni attribuito al grande ge-nio italiano, da altri a un pittore toscanodel Cinquecento. L’opera è stata ritrova-ta in una stanza blindata di Ginevra nelmaggio 2012, al termine di una lunga ecomplessa ricerca. Al di là dell’inestima-bile valore artistico della stessa, il suorientro in Italia è prezioso perché con-sentirà di approfondire lo studio di unadelle pagine più controverse della storiadell’arte del Cinquecento, quella relativaalla commessa che Pier Soderini, gonfa-loniere della Repubblica fiorentina, fece aLeonardo da Vinci del 1503. La Signoriadi Firenze, infatti, aveva deciso di affidarea lui e a Michelangelo il compito di illu-strare due degli episodi più gloriosi dellapropria storia: le vittorie conseguite sulletruppe di Filippo Maria Visconti guidatedal condottiero Niccolò Piccinino ad An-ghiari il 29 giugno 1440, e sui pisani aCascina il 28 luglio 1364.

Godart avanza l’ipotesi, suffragata dauna minuziosa analisi iconografica, che la«Tavola Doria» sia l’episodio centrale delcartone preparatorio di cui parlano lefonti cinquecentesche, eseguito da Leo-nardo e da alcuni collaboratori nella Saladel Papa di Santa Maria Novella, prima ditrasferirsi nel Salone dei Cinquecento diPalazzo Vecchio per realizzare l’affresco.Il 6 giugno 1505 Leonardo mise manoall’opera ma subito, come ricorda Vasari,abbandonò il progetto: l’intonaco usato sirivelò inadatto alla parete del Salone e«colò» tutto irrimediabilmente. Così la«Tavola Doria» resta l’unica testimonian-za giunta a noi del grandioso progettoleonardesco. Vi sono, per l’autore, ottimimotivi per supporre che nulla della leg-gendaria «Battaglia di Anghiari» sia so-

pravvissuto sotto l’affresco vasariano raf-figurante la «Battaglia di Scannagallo»,che oggi ricopre la parete orientale delgrande salone, contrariamente a quantoaffermano alcuni ricercatori che privile-giano le «moderne tecnologie» rispettoalle ricerche filologiche.

Questo prezioso ritrovamento, resopossibile grazie al lavoro investigativo delComando Carabinieri per la Tutela del pa-

trimonio culturale, e al tempestivo inter-vento della magistratura e del Ministeroper i Beni e le Attività culturali, offre a Go-dart lo spunto per ricostruire non solo lanascita e le vicissitudini di un capolavoro,ma anche le vite di quanti sono stati coin-volti nel suo lungo e avventuroso viaggioattraverso i secoli, restituendoci il fasci-no senza tempo della ricerca artisticache li ha accompagnati. n

SCOPERtE D’ARtE

Quando potrò andare in pen-sione? Quanto percepirò?Quando arriverà l’assegno? A

chi devo rivolgere la domanda? Inche tempi? Contributivo o retributi-vo? Questo libro, scritto da un gior-nalista esperto di lavoro e pensioni,conduce il lettore nei meandri delnuovo sistema previdenziale, spie-gando le diverse situazioni in manie-ra precisa e documentata, con unlinguaggio semplice e senza «arzi-gogolature» in «burocratese». Sitratta di una guida ricca di tabelle edesemplificazioni concrete, indispen-sabile per gli operatori del settore eutile per chiunque, considerato chela riforma riguarda il futuro, se non ilpresente, di tutti. Capitolo dopo ca-

pitolo si potràscoprire comefunzionano gli in-granaggi delnuovo sistemaprevidenziale.Angelo RaffaeleMarmo, giornali-sta, esperto dilavoro e previ-denza, già re-sponsabile della

redazione romana del «Quotidianonazionale», è attualmente direttoregenerale della Comunicazione delMinistero del Lavoro e delle Politi-che Sociali. Angelo Raffaele Mar-mo, «Le nuove pensioni», OscarMondadori, 12 euro. n

Il testo ripropone in forma sintetica quanto scritto dal-l’autrice in «Il complesso dei Santi Quattro Coronati»,ed è un piccolo testo riproposto dalla Banca Dexia

Crediop con le edizioni Skira. Un piccolo e prezioso vo-lume che offre una rilettura efficace dell’intero apparatoartistico e pittorico di cui al titolo, che comprende ancheuna parte ancora non del tutto fruibile al pubblico. Conla realizzazione di quest’operetta, la Banca Dexia Cre-diop ha inteso contribuire concretamente alla diffusionedella conoscenza di un tesoro d’arte noto finora solo a

una stretta cerchia di specialisti. Andreina Draghi, «Il Palazzo cardinaliziodei Santi Quattro a Roma. I dipinti duecenteschi», Skira e Dexia Crediop. n

L E n u O v E P E n S I O n I

IL PALAzzO CARDInALIzIODEI SAntI quAttRO A ROMA

Scritto niente poco di meno che alla memoria diGiovanni Paolo II («la cui particolare benedizionemi ha miracolosamente dettato queste pagine»),

il libro di Roberto Tumbarello vuole fornire la chiave dilettura «di molti avvenimenti che riguardano la vita e ilfuturo dei nostri figli». Si tratta di un saggio sulla «ma-gia della comunicazione» che afferma: «Sono sincera-mente convinto che questo tipo di saggio si dovrebbeadottare come libro di testo nelle scuole medie», moti-vando che «la comunicazione è una disciplina indi-

spensabile», che «i genitori debbono imparare per inculcarla ai figli, comepure gli insegnanti agli allievi» e così via. È indispensabile «come l’igienee il far di conto». Sono queste le idee dell’autore. Roberto Tumbarello, «Sisalvi chi può. Magia della comunicazione», Edizioni Radici, 12 euro. n

SI SALvI ChI PuòMAGIA DELLA COMunICAzIOnE

Louis Godart, La TavolaDoria

Mondadorieuro 17,50

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78 specchioeconomico

AffariAffari && CulturaCulturaa cura di

Romina Ciuffa

«Se Ingres ha posto ordine alla quiete, io vorrei, al di là del pathos, porre ordine al movimento» (Paul Klee)

scampati alle Due Guerre monDiali

pittura, scultura, mobili e Gioielli

Da botticelli a matisse, i volti e le fiGure Dei GranDi

Giacomo Balla, «Celeste metallico aeroplano (Balbo e Trasvolatori italiani)». A destra: Cagnaccio di San Pietro, «Donna allo specchio»

razie alla sensibilità de-gli sponsor Bank ofAmerican Merrill Lynch

e Finmeccanica, il Museodel Novecento di Milano ospita,fino al 3 marzo, «Collezionare ilNovecento. Claudia Gian Ferra-ri», primo appuntamento di unciclo di mostre dedicate a colle-zioni e collezionisti milanesi chehanno al centro delle loro raccol-te opere dell’arte del XX secolo;e «Programmare l’arte. Olivetti ele neoavanguardie cinetiche»,dopo la tappa veneziana allesti-ta presso il Negozio Olivetti diproprietà del FAI, per rifletteresulle possibilità di ricerca chel’Arte programmata e cinetica haaperto nel dopoguerra.

Forlì torna il Novecento in «Arte e vita in Ita-lia tra le due guerre», esposizione che dal 2febbraio al 16 giugno è ospitata nei Musei

San Domenico per approfondire un’epocache ha lasciato una forte impronta, soprattutto dalpunto di vista urbanistico e architettonico, in molticentri della Romagna. La mostra prende avvio dalprimo dopoguerra per inoltrarsi fino all’epilogo tragi-co del secondo conflitto mondiale e del fatidico1943. Lo scrittore Massimo Bontempelli nel 1926,dando vita alla rivista «900», dichiarava: «Il Nove-cento ci ha messo molto a spuntare. L’Ottocentonon poté finire che nel 1914. Il Novecento non co-mincia che poco dopo la guerra». Nei Musei SanDomenico si rievoca un clima che ha visto non soloarchitetti, pittori e scultori, ma anche designer, grafi-ci, pubblicitari, ebanisti, orafi, creatori di moda, ci-mentarsi in un grande progetto comune che, attra-verso i maggiori protagonisti, rispondeva alle istan-ze del cosiddetto «Ritorno all’ordine»: pittori comeSeverini, Casorati, Carrà, De Chirico, Balla, Depe-ro, Oppi, Cagnaccio di San Pietro, Donghi, Dudre-ville, Dottori, Funi, Sironi, Campigli, Conti, Guidi,Ferrazzi, Prampolini, Sbisà, Soffici, Maccari, Rosai,Guttuso; scultori come Martini, Andreotti, Biancini,Baroni, Thayaht, Messina, Manzù, Rambelli; autoridi mobili e di altri oggetti di arredo come Piacentini,Cambellotti, Pagano, Montalcini, Muzio, Gio Ponti;e di gioielli come Alfredo Ravasco.

a

Antonello da Messina, «Crocifissione»; Hans Memling, «Ritratto di unuomo che legge»; Jan van Eyck, «Ritratto d’uomo con copricapo azzurro»

collezioni, cinetica

finmeccanica ecc.

Tullio Crali, «Incuneandosi nell’abitato»A destra: Gerardo Dottori, «Aurora sul golfo»

G

al 2 febbraio, nel Palazzo della Gran Guardia diVerona, è riaperta la mostra «Da Botticelli a Ma-tisse. Volti e figure», già ospitata nella Basilica

Palladiana di Vicenza. Oggi con l’aggiunta di un nucleodi capolavori provenienti dal Muzeum NationalBrukenthal di Sibiu, antichissima città della Transilvania,già capitale europea della Cultura. Dal museo rumenogiungono 4 opere quattrocentesche su tavola: tre sonocapolavori tra i maggiori dell’arte fiamminga, il quarto èun rarissimo Antonello da Messina, la «Crocefissione»del 1460. Le opere fiamminghe sono di Hans Memling -il dittico con un «Ritratto di uomo che legge» e un «Ri-tratto di donna in preghiera» del 1490 -, e di Jan vanEyck: il suo «Ritratto d’uomo con copricapo azzurro» del1429 è l’immagine ufficiale della mostra. In 4 sezioni te-matiche sono mostrati i volti e le figure di Botticelli, BeatoAngelico, Mantegna, Bellini, Bramantino, Lippi, Cranach,Pontormo e poi Rubens, Caravaggio, Van Dyck, Rem-brandt, Velázquez, El Greco, Goya, Tiepolo, giungendoagli impressionisti da Manet a Monet, da Cézanne e Gau-guin a Van Gogh e ai grandi pittori del XX secolo, Munch,Picasso, Matisse e Modigliani, Giacometti e Bacon.

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Cagnaccio di San Pietro, «Primo denaro»; Claudio Parmiggiani,

«Contrabbasso con farfalle»

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specchioeconomico

l’arte Delle centrali

al 16 febbraio al 2 giugno,nelle sedi espositive dellaGalleria civica di Modena,

Palazzo Santa Margherita ePalazzina dei Giardini, si svolge lamostra «Nam June Paik in Italia»,sulla presenza e sull’influenza del-l’artista coreano in Italia a vent’anniesatti dalla vittoria del Leone d’Oroalla Biennale di Venezia del 1993.Una significativa selezione di opere -oltre cento lavori provenienti da pre-gevoli collezioni italiane - che si pro-pone di ricostruire il rapporto di NamJune Paik con il Paese di cui è statoospite assiduo, dagli anni Settanta atutti gli anni Novanta, da solo o conaltri artisti della galassia Fluxus, im-pegnato in performance, mostre,scambi e dialoghi con critici, colle-zionisti, istituzioni. Il nucleo principa-le della mostra è costituito da lavoriappartenuti ad Antonina Zaru, checon l’artista coreano aveva intratte-nuto un rapporto duraturo e fecondo.

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Immagini dell’impatto architettonicodelle centrali idroelettriche in Valtellina

radicale di termini quali «artedei folli» e «arte psicopatologi-ca». Nel 1912 Paul Klee avevaindividuato nelle culture primiti-ve, nei disegni infantili e in quel-li dei malati mentali le fonti del-l’attività creativa. Nel 1922 lopsichiatra tedesco Hans

Prinzhorn pubblicò «L’attività plasticadei malati di mente», che segnò la finedello sguardo positivista sulle produ-zioni artistiche nate negli ospedali psi-chiatrici. Nel 1945 Jean Dubuffet coniòla nozione di «Art Brut». Oggi il termi-ne «borderline» individua una condi-zione critica della modernità: la mostraesplora l’esperienza artistica al di là dicategorie stabilite nel corso del XX se-colo, individuando un’area di artisti uf-ficiali, ma anche di «outsiders».

arte e borDerline

I quadranti degli orologi di Ray Smith

Borderline. Artisti tra normalitàe follia. Da Bosch all’Art brut,da Ligabue a Basquiat» è il ti-

tolo della mostra a Ravenna,nel Museo d’Arte Mar, dal 17 febbraioal 16 giugno. Nella cultura europeadel XX secolo vari protagonisti diavanguardie e psichiatri innovatoriguardarono in luce nuova le espe-rienze artistiche nate nei luoghi di cu-ra per malati mentali. Le ricerche diquegli anni avviarono una revisione

«

Salvador Dalì, «Mostro molle in un paesaggio angelico». A destra: Karel Appel, «Senza titolo»

Torino la galleria Ric-cardo Costantini Con-temporary espone dal

22 febbraio al 13 aprile,nella mostra di Ray Smith «It’stime to change», la produzionepiù recente dell’artista ameri-cano. Sono una trentina diopere su tela che hanno comesoggetto quadranti di orologi. Ilprogetto è nato per caso da un’altra mostra dall’artistarealizzata con le immagini di alcune automobili distorteusando un programma di cartografia informatizzata pro-gettato dalla Nasa per rendere piatte le immagini dell’uni-verso: quando si applica al quadrante di un orologio, que-st’ultimo si trasforma e si realizza così una sorta di distor-sione della dimensione temporale mettendo in dubbio lanostra stessa nozione convenzionale di tempo. Da unpunto di vista concettuale, la serie degliorologi è l’ideale prosecuzione delprogetto Empire, nato subito do-po l’attentato alle Torri Gemel-le: un’ampia riflessione sull’e-sercizio del potere al tempodella globalizzazione e sullenuove forme di imperialismonell’era contemporanea.

a

chi ha tempo...

Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura

n Valtellina, come in granparte dei territori alpini italia-ni, le centrali idroelettriche e

le installazioni che intorno adesse ruotano hanno un ruolo archi-tettonico rilevante: è il tema dellamostra «I luoghi dell’acqua. Architet-ture e paesaggi delle centrali elettri-che in Valtellina», nella Galleria Cre-dito Valtellinese di Sondrio dall’8 feb-braio al 30 marzo. Strade ferrate, iti-

nerari e personesono i soggetti utilia riunire le Alpi suitemi dell’architettu-

ra alpina e delleferrovie tra Sviz-zera e Valtellina.

quel fluxus coreano

Alcune opere di Nam June Paik Jean Dubuffet, «Arabe

au palmier»

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g l a s a i r

specchioeconomico

dal mondo dei motori

m a s e r a t i

superbo superbus

L’autobus del futuro è una limou-sine lunga15 metri, con 16 portieredall’apertura ad ali di gabbiano econ una capienza massima di 23passeggeri. Il progetto è nato dallaricerca dell’olandese Delft Univer-sity of Technology ed è stato ideatoda un ex astronauta, Wubbo Ockels,mentre lo stile e l’aerodinamica so-no italiani, frutto del lavoro della de-signer aerospaziale Antonia Terzi. Ilmezzo è realizzato in carbonio e fi-bra di vetro e, grazie alla leggerezzadei materiali, è in grado di raggiun-gere una velocità di 250 chilometriorari. Il comfort a bordo è elevatograzie ai gadget a disposizione deglioccupanti: si va dagli schermi al pla-sma ai lettori Mp3, fino ad arrivarealla connessione wireless.

L’ultraleggero turboelica Glasair III

il velivolo ultraleggero Glasair III monta un motore turboelica Walter 601che eroga una potenza di 750 cavalli; questo modello è stato completa-mente autocostruito e l’artefice della realizzazione è l’americano Mike

Manary il quale ha impiegato, per la costruzione, sei mesi di lavoro. Il velivo-lo raggiunge una velocità di 480 chilometri orari e riesce ad avere un rateo disalita di 3.030 metri al minuto. Sono prestazioni eccezionali per un ultralight,ma essendo troppo pochi i 288 litri contenuti nei serbatoi per il consumo delmotore a turbina, sono stati aggiunti due serbatoi supplementari agganciabilialle ali, ognuno dei quali può contenere 193 litri. Nel panorama degli aerei ul-traleggeri tale macchina mostra tutte le potenzialità che gli ultraleggeri pos-siedono nelle prestazioni in velocità, grazie soprattutto al loro peso contenutodi base. Volando con un tale velivolo si possono provare le sensazioni di volodi un piccolo jet, grazie anche al motore turboelica installato.

La sesta generazione della Maserati Quattroporte

obiettivo 50 mila vetture all’anno entro il 2015. È questo l’ambizioso pia-no della Maserati che comincia a realizzarsi con la sesta generazionedella Quattroporte. Più larga e più lunga della precedente, la nuova

ammiraglia modenese è anche la più potente della storia. È in arrivo infatti laversione di punta, la V8 con un motore biturbo a iniezione diretta di 3,8 litri da530 cavalli. L’otto cilindri sviluppato dalla Maserati e prodotto a Maranello èuno dei punti forti della vettura. Il cofano lungo, il padiglione arretrato dell’a-bitacolo e il tetto spiovente hanno contribuito a dare slancio allo stile che, da-vanti, è caratterizzato dalla caratteristica presa d’aria avanzata. L’auto vuolefregiarsi del titolo di berlina più veloce del mondo con i suoi 307 chilometriorari di velocità. Nell’accelerazione da 0 a 100 chilometri orari bastano 4,7 se-condi grazie al lavoro e alla gestione del cambio automatico a 8 marce, che sipossono inserire manualmente tramite i paddles sul volante.

a cura di roMina ciuFFa

il sole nelle vele

Non solo la spinta del vento nellevele, bensì anche quella del sole: l’a-zienda australiana Solar Sailor realiz-za imbarcazioni ad alimentazione ibri-da, che sfruttano la spinta eolica condelle speciali ali a tecnologia solare.Esse fungono da vele adattabili a unavasta gamma di applicazioni navali ead ogni tipologia di imbarcazione.

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p e u g e o t

specchioeconomico

lungo 13,50 metri e largo 4, il motoscafo Zeelander monta una coppia dimotori Volvo Penta common rail da 600 cavalli, con la quale raggiungeuna velocità di punta di 40 nodi e un’autonomia a velocità di crociera che

sfiora le 500 miglia nautiche. La comodità dell’imbarcazione è assicurata daun’ampia plancia balneare, mentre il pozzetto è dotato di un ampio prendiso-le con divano e tavolino a scomparsa. Sotto la tuga, dotata di un tettuccio apri-bile elettricamente, si trova una spaziosa dinette con divano a C, un grande ta-volo e sgabelli in pelle, mentre a prua c’è la timoneria con una poltrona regola-bile per il pilota. La cucina, pur essendo a scomparsa, è dotata di tutto il neces-sario; per quanto riguarda gli interni, vi sono due ampie cabine con letto, cia-scuna con il proprio bagno. Lo scafo ha una verniciatura a specchio metallizza-ta color oro, ottenuta attraverso sette strati di pittura con materiali derivati daquelli aeronautici, resistenti all’abrasione e ai raggi ultravioletti.

Comandare uno smartphone senzaneppure toccarlo mentre si è alla gui-da della propria moto? Ci ha pensatoun’azienda americana che sta per av-viare la produzione di guanti Beartekda moto, normalissimi ma con dei sen-sori posti fra le dita e facilmente rag-giungibili dal pollice. Servono per invia-re, tramite bluetooth, al propriosmartphone alcuni comandi. Il modulobluetooth inserito nei guanti è alimen-tato da una batteria a ioni di litio, cheassicura un’autonomia di 80 ore. Perindossarli occorrono 160 euro.

Il piccolo superyacht del cantiere olandese Zeelander

dotata di una motorizzazione ibrida, la propulsione di questo motoscoo-ter è affidata a un motore monocilindrico termico di 400 cavalli abbina-to ad uno elettrico per muovere la ruota posteriore, per una potenza to-

tale di 45 chilowatt e 61 cavalli; in fase di decelerazione avviene il recupero dienergia, immagazzinata in un pacco di batterie agli ioni di litio. Il consumo dicarburante si attesta sui 50 chilometri al litro; il motoscooter può raggiungere i150 chilometri orari e, volendo, può procedere nella sola modalità elettrica conun’autonomia di 500 chilometri. L’Onyx Scooter Concept non si ferma solo allostatus di scooter a tre ruote: con due posizioni di guida, a scelta, rivela una nuo-va forma di mobilità individuale che può esprimersi in modalità sportiva o ur-bana: braccia protese in avanti e piedi all’indietro per garantire una migliore ae-rodinamica nella configurazione sportiva, testa alta e piedi in avanti per affron-tare nel modo migliore il traffico urbano nella modalità cittadina.

...due guanti sono sMart

z e e l a n d e r

Il mercato delle bici elettriche si staespandendo in tutta Europa, il prezzodei carburanti alle stelle e il trafficosempre più congestionato hannocausato il tracollo della qualità della vi-ta urbana, rendendo necessari mezzialternativi. La Smart e-bike sembre-rebbe uno di questi. Dotata di unabatteria al litio che può garantireun’autonomia di 100 chilometri e chesi ricarica durante le decelerazioni ocollegandola a una presa elettrica, labici ha un pulsante nel manubrio conil quale scegliere i livelli di potenza delmotore elettrico da 25 watt, montatosulla ruota posteriore a tre rapportidi cambio. La velocità massima è di25 chilometri orari, si guida senza ca-sco e non ha bisogno di assicurazio-ne. Ma la vera innovazione è nella pre-senza di una presa Usb sotto il fanale,che consente di collegare la bici allosmartphone mentre un display sulmanubrio fornisce le informazioni sul-lo stato della batteria, e non solo.

due ruote sono sMart...

Il Peugeot Onyx Scooter Concept

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on grande entusiasmo gli organisindacali rappresentativi dei gior-nalisti, compresi quelli istituzionali

come gli Ordini, hanno esultato perl’approvazione di una legge nazionaleche fissa il cosiddetto «equo compen-so» per le prestazioni dei giornalisticosiddetti freelance, ossia autonomi, eprecari, non legati ad aziende editorialida contratti di lavoro subordinato. Sesi conosce quanto alcuni, anche grandi,giornali nazionali pagano le collabora-zioni a questa categoria di liberi pro-fessionisti c’è da restare esterrefatti,ma al di là di ogni considerazione e diogni giusta rivendicazione, c’è da me-ravigliarsi non tanto dell’esultanza dif-fusasi, quanto della mancanza di ognivisione e riflessione pratica sia sulleconseguenze di questa legge, sia suiveri scopi di chi l’ha fatta approvare.

E pensare che rappresentanti sinda-cali dei giornalisti si sono mobilitatiperfino per spingere il Capo dello Sta-to a promulgare il prima possibilequella legge, una volta approvata dalParlamento, coinvolgendo la sua emi-nente figura in una frenesia irriflessi-va, dalle conseguenze negative proprioper la categoria che si intendeva difen-dere, appunto quella dei freelance. Per-ché nessuno contesta che sia in attouno sfruttamento iniquo e odioso, maparimente nessuno può negare l’effettodi tre fattori rilevantissimi, venuti adaggravare la posizione e le retribuzionidei giornalisti autonomi.

Il primo è costituito dalla crisi eco-nomica mondiale che ha ridotto i con-sumi delle masse, compreso quellodella stampa, per cui si vendono menogiornali e periodici, magari a vantag-gio di una pletora di tv che, tramite lapubblicità televisiva, traggono cospi-cui redditi proprio grazie alla presenzadi telespettatori. Il secondo fattore ècostituito dalla ritirata degli editoridalla trincea della carta stampata, nel-l’illusorio miraggio e nella vana aspet-tativa di maggiore diffusione nel web,di consistenti incassi pubblicitari, di ri-duzione dei costi.

Il terzo fattore, forse il più grave, delquale sindacati e istituzioni dei giorna-listi fingono di essersi dimenticati mache non possono averlo dimenticato,consiste nell’entrata in vigore, proprioall’inizio del 2013, di un’altra leggeche ha drasticamente ridotto le provvi-denze per l’editoria, per cui si assotti-gliano le entrate delle aziende editoria-li e conseguentemente le risorse desti-nate al pagamento delle prestazionigiornalistiche ai suddetti freelance.

Per cui, se i tagli apportati dal Go-verno Monti, nella generale politicadel risparmio, alle provvidenze costi-

tuiscono la «padella», la successivaistituzione del cosiddetto equo com-penso è venuta a costituire la brace.Più che profondersi in entusiastiche di-chiarazioni di lotta e di vittoria, in slo-gan tipo «Giustizia per tanti giornalistiprecari», sindacati e Ordini dovrebbe-ro rinfrescare le proprie nozioni di eco-nomia, se mai le hanno studiate.

Perché da una parte la riduzione del-le «provvidenze» per tanti giornali eperiodici, dall’altro l’obbligo per tuttigli editori di corrispondere l’equo com-penso, ridurranno ulteriormente la con-venienza a svolgere attività editoriale,con il risultato della scomparsa di mol-te pubblicazioni, di una minore richie-sta di prestazioni giornalistiche, di unassottigliamento dei già grami budgetdestinati non solo alla carta stampata,ma alle stesse iniziative digitali.

Sono questi i risultati cui tendevanoquesti difensori della categoria? Eppu-re sanno che non mancano agli editori isistemi sia per ridurre ulteriormente icompensi, sia addirittura per eliminar-li: basta ricorrere in maggior misura al-le agenzie, attingere a fonti straniere,acquistare notizie da pool e cooperati-ve. Hanno il coltello dalla parte delmanico, diverranno più accaniti nellasvalutazione del lavoro giornalistico,più insensibili verso la diffusione dellacultura, più arroganti verso i deboli.

E sono favoriti nell’erogazione dicompensi inadeguati dal continuo af-flusso sul mercato di nuovi giornalisti,provenienti da università, scuole, orga-

nismi, associazioni, partiti, Regioniecc. Qualche anno fa perfino un’orga-nizzazione di farmacisti istituì un cor-so di giornalismo.

Anziché scomodare il Capo delloStato, in questi momenti impegnato adifendere ben altri e superiori interessiper i quali gli italiani hanno combattu-to una guerra, abbattuto un regime, in-staurato una perfetta Costituzione oggiminata da ignoranza, insipienza e affa-rismo, sindacati e istituzioni dei gior-nalisti dovrebbero riscoprire, o scopri-re, l’esistenza e la validità di un paio dielementari leggi di economia, quelladella domanda e dell’offerta e, l’altra,dell’utilità marginale. La cui cono-scenza e osservanza garantirebbe piùposti di lavoro dipendente e maggioricompensi per i prestatori d’opera indi-pendenti.

Si è inneggiato e si inneggia tuttoraal libero mercato, alla libertà economi-ca, ai diritti dei singoli; poi questi stes-si principi vengono clamorosamentecalpestati con leggi particolari, corpo-rative, destinate a favorire sparute nic-chie di lavoratori e di operatori. Lostesso scopo, del resto, ha ad esempiola nuova legge sulle provvidenze all’e-ditoria, destinate d’ora in poi a forag-giare gli organi di informazione piùgrandi e finanziariamente più ricchi, ead eliminare dalla circolazione una mi-riade di iniziative editoriali che dannolavoro a migliaia di freelance.

Ma come si è potuto, nell’ambitodella politica economica liberista e dimercato del Governo Monti, vararedue leggi così contrastanti, finalizzatel’una ad eliminare o limitare gli aiuti diStato alle aziende editoriali e quindi adaumentare la disoccupazione e l’inoc-cupazione, l’altra a costringerle ad au-mentare i costi, a sconvolgere i bilanci,a ritirarsi dal mercato? A questo puntosorge il sospetto di un altro più sottilee subdolo fine, che si riconnette ai varitentativi compiuti negli anni passatiper impedire, ad esempio, ai giudici diricorrere al più grande, infallibile, mi-racoloso strumento di indagini giudi-ziarie, le intercettazioni telefoniche.

Compiuto negli ultimi mesi, il tenta-tivo di imbavagliare l’informazione di-rettamente con il carcere non è riusci-to. Potrebbe riuscire invece ora con la«forbice» economica strozza-stampa:da una parte l’erogazione solo ai gran-di giornali in attivo delle provvidenzeper l’editoria; dall’altra l’obbligo pertutti gli editori di spendere molto di piùper i tanti che praticano il giornalismoper hobby, anziché per passione e biso-gno. Non sarebbe preferibile che i free-lance venissero pagati direttamentedallo Stato? Victor Ciuffa

CC Corsera Story

Equo compenso,ma anche equo

numerodi giornalisti

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L’opinione del Corrierista

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