76
n.9 – ottobre 2012 la Biblioteca di via Senato Milano mensile, anno iv UTOPIA L’occulta magia di Cornelio Agrippa di gianluca montinaro FONDO ANTICO Il console inglese amico di Canaletto di annette popel pozzo OTTOCENTO La rosa di Barbèra infiamma l’800 di beatrice porchera FONDO IMPRESA I sogni si avverano a Cinecittà di giacomo corvaglia NOVECENTO Vittorini-Guttuso oltre i confini della realtà di laura mariani conti e matteo noja

Biblioteca via Senato Ottobre 2012

  • Upload
    dedo100

  • View
    57

  • Download
    7

Embed Size (px)

DESCRIPTION

biblioteca

Citation preview

Page 1: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

n.9 – ottobre 2012

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno iv

UTOPIAL’occulta magiadi CornelioAgrippadi gianluca montinaro

FONDO ANTICOIl consoleinglese amico di Canalettodi annette popel pozzo

OTTOCENTOLa rosa di Barbèrainfiamma l’800di beatrice porchera

FONDO IMPRESAI sognisi avveranoa Cinecittàdi giacomo corvaglia

NOVECENTOVittorini-Guttusooltre i confinidella realtàdi laura mariani contie matteo noja

Page 2: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 3: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

Sommario4

11

18

29

46

L’Utopia: prìncipi e princìpiL’OCCULTA MAGIA DI CORNELIO AGRIPPAdi Gianluca Montinaro

BvS: il Fondo AnticoJOSEPH SMITH, CONSOLEINGLESE A VENEZIA di Annette Popel Pozzo

BvS: il Fondo De MicheliVITTORINI, GUTTUSO E IL PROBLEMA DEL REALISMOdi Laura Mariani Conti e Matteo Noja

IN SEDICESIMO - Le rubricheITALIA GASTRONOMICA –SPIGOLATURE – CATALOGHIANTICHI E MODERNI –RECENSIONI – MOSTRE –ASTE E FIERE

BvS: Fondo Edizioni di pregio“SMENS PAGINE & FIGURE”DI UNA RIVISTA ARTIGIANALEdi Arianna Calò

51

55

60

65

69

72

BvS: l’OttocentoGASPERO BARBÈRA(1818-1880): UN EDITORERISORGIMENTALEdi Beatrice Porchera

BvS: EmerotecaIL DON PIRLONE GIORNALEDI CARICATURE POLITICHEdi Valentina Conti

BvS: il Fondo di FantascienzaCAPITAN SALGARI AL TIMONE DI UNPERIODICO GENOVESEdi Paola Maria Farina

BvS: il Fondo ImpresaCINECITTÀ: LA FABBRICADEI SOGNI COMPIE 75 ANNIdi Giacomo Corvaglia

BvS: nuove schedeRECENTI ACQUISIZIONIDELLA BIBLIOTECA DI VIA SENATO

BvS: il ristoro del buon lettoreGLI INCANTESIMI DI LORENZO

M E N S I L E D I B I B L I O F I L I A – A N N O I V – N . 9 / 3 5 – M I L A N O , O T T O B R E 2 0 1 2

la Biblioteca di via Senato - Milano

Page 4: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

Consiglio di amministrazione dellaFondazione Biblioteca di via SenatoMarcello Dell’Utri (presidente)Giuliano Adreani, Carlo Carena, Fedele Confalonieri, Maurizio Costa,Ennio Doris, Fabio Pierotti Cei,Fulvio Pravadelli, Miranda Ratti,Carlo Tognoli

Segretario GeneraleAngelo De Tomasi

Collegio dei Revisori dei contiAchille Frattini (presidente)Gianfranco Polerani,Francesco Antonio Giampaolo

Fondazione Biblioteca di via SenatoElena Bellini segreteria mostreArianna Calò sala CampanellaValentina Conti studio bibliograficoSonia Corain segreteria teatroGiacomo Corvaglia sala consultazioneMargherita Dell’Utri sala consultazionePaola Maria Farina studio bibliograficoClaudio Ferri direttoreLaura Mariani Conti archivioMalaparteMatteo Noja responsabile dell’archivio e del fondo modernoDonatella Oggioni responsabile teatro e ufficio stampaAnnette Popel Pozzo responsabile del fondo anticoGaudio Saracino servizi generali

Direttore responsabileMatteo Noja

Progetto grafico e impaginazioneElena Buffa

Coordinamento pubblicitàMargherita Savarese

Fotolito e stampaGalli Thierry, Milano

L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali diritti perimmagini o testi di cui non sia statopossibile reperire la fonte

Immagine in copertina: Disegno di Federico Fellini perLa Dolce Vita, Marcello Mastroianni

Organizzazione Mostra del Libro Anticoe del Salone del Libro UsatoInes LattuadaMargherita SavareseUfficio StampaEx Libris Comunicazione

Direzione e redazioneVia Senato, 14 – 20121 MilanoTel. 02 76215318Fax 02 782387segreteria@bibliotecadiviasenato.itwww.bibliotecadiviasenato.it

Bollettino mensile della Biblioteca di via Senato Milano distribuito gratuitamente

Stampato in Italia© 2012 – Biblioteca di via SenatoEdizioni – Tutti i diritti riservati

Questo periodico è associato allaUnione Stampa Periodica Italiana

Reg. Trib. di Milano n. 104 del11/03/2009

Page 5: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

Un tempo, era d’estate,era a quel fuoco, a quegli ardori,che si destava la mia fantasia.Inclino adesso all’autunnodal colore che inebria,amo la stanca stagioneche ha già vendemmiato.Niente più mi somiglia,

nulla più mi consola,di quest’aria che odoradi mosto e di vino,di questo vecchio sole ottobrinoche splende sulle vigne saccheggiate.

da: Vincenzo Cardarelli, Poesie, Edizioni di Novissima, Roma 1936

Ottobre

Page 6: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 7: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 5

L’Utopia: prìncipi e princìpi�

dell’esperienza gnoseologica, l’uo-mo deve quindi sforzarsi di com-prendere non solo con la mente maanche con i sensi. Il codice, sia essocomposto da lettere o numeri, non vaquindi inteso in senso “euclideo” ma“emozionale”, attraverso le similitu-dini, le corrispondenze e i rimandi.

�La philosophie occulte, è un’opera

divisa in due tomi, stampati in 8vo.Impressa all’Aja da Rutgert Albertsnel 1727, è la traduzione in linguafrancese di un testo originariamentescritto in latino: il De occulta philoso-

phia, la cui prima edizione risale al 1533 (Colonia, senzaindicazione dell’editore). Dell’autore, Enrico CornelioAgrippa (1486-1535), storiografo di Carlo V e medicopersonale di Luisa di Savoia, si conoscono molti datibiografici. Nato a Colonia, ricevette il soprannome diAgrippa dal padre, che lo aveva derivato dall’antico no-me latino della città: Colonia Agrippina. Col tempo En-rico latinizzò poi il proprio cognome in Cornelius e,vantando dubbie origini nobiliari, aggiunse il predicato“von Nettesheim”, dal nome di un villaggio pressoNeuss, non lontano da Colonia. Fu il padre a trasmet-tergli le prime nozioni di astrologia, parallelamente aglistudi scolastici che lo portarono a diplomarsi maestro diarti nel 1502. Intorno ai vent’anni andò a Parigi per fre-quentare la Sorbona. Qui entrò a far parte di un circolodi studenti, fondato da un italiano di nome Landolfo.Questo gruppo si dedicava allo studio delle scienze er-

L’OCCULTA MAGIA DI CORNELIO AGRIPPA

Un testo “maledetto” nella Biblioteca di via Senato

La Biblioteca di via Senato,nelle sue sale, conserva moltilibri preziosi. Molti libri rari.

Molti libri introvabili. Ma conservaanche libri “maledetti”, giudicati pe-ricolosi nei secoli passati, e guardatiancora oggi con un misto di sospettoe timore. Nel Fondo Antico, fra i vo-lumi del Canone dell’Utopia, ve n’èuno con un titolo che suona sinistro:La philosophie occulte, di CornelioAgrippa di Nettesheim. Un senso dispaesamento coglie chi ne scorre lepagine, sbirciandone le tavole e le il-lustrazioni. Strani disegni e incom-prensibili diagrammi alternano il te-sto. Formule alchemiche e frasi in lingue sconosciute sal-tano dai fogli. Ma da essi promana anche una conoscenzaarcana, affascinante proprio perché non intellegibile.Sbaglierebbe a giudicare (come molti) colui che, con gliocchi del presente, volesse penetrare queste pagine. Im-pregnati di scientismo, fatichiamo ad ammettere che pos-sano esistere “modi” differenti per percepire e conosce-re. I mondi (animale, vegetale, terreno, ultraterreno…) egli elementi, benché diversi fra loro, comunicano costan-temente, parlando linguaggi metaforici e sincretici che lascienza non è in grado di cogliere. Posto da Dio al centro

GIANLUCA MONTINARO

Nella pagina accanto: frontespizio de La philosophie occultedi Cornelio Agrippa, stampato all’Aja da Alberts nel 1727Sopra: ritratto dell’autore, tratto dal frontespiziodell’edizione del De occulta philosophia del 1551

Page 8: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

6 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

metiche e Cornelio Agrippa, per la sua grande erudizio-ne, vi divenne presto il principale punto di riferimento.Nel 1508, insieme a Landolfo, andò in Spagna, metten-dosi al servizio del re Ferdinando: dopo qualche mese,guadagnato per i suoi meriti (così almeno egli diceva) iltitolo di cavaliere, s’imbarcò da Valencia per approdare,dopo un viaggio avventuroso, in Francia, stabilendosiad Avignone. Viaggiò poi fra la Borgogna e i Paesi Bassi,conoscendo Margherita d’Asburgo al quale dedicò il Denobilitate et praeecelentia foeminei sexus (Nobiltà e premi-nenza del sesso femminile). In questo trattatello CornelioAgrippa sostenne la superiorità della donna rispetto al-l’uomo dal momento che già il nome della prima donna,Eva, che significherebbe ‘vita’, è più nobile di quello diAdamo, che vorrebbe dire ‘terra’. E anche l’esser statacreata dopo l’uomo sarebbe motivo di maggior perfe-zione. In più il corpo femminile galleggierebbe in acquapiù facilmente. Infine la donna sarebbe più eloquente epiù giudiziosa tanto che «filosofi, matematici e dialetti-ci, nelle loro divinazioni e precognizioni sono spesso in-feriori alle donne di campagna e molte volte una sempli-ce vecchietta ne sa più di un medico».

Nel 1509, fu invitato dall’università di Dole acommentare il De verbo mirifico di Johannes Reuchlin(1455-1522) nel quale l’umanista di Pforzheim univa,secondo gli insegnamenti ricevuti a Firenze, la tradi-zione cabalistica al neoplatonismo cristiano. L’interes-se suscitato dalle lezioni di Cornelio Agrippa giunse al-le orecchie del frate francescano Jean Catilenet che,durante la Quaresima del 1510, lo accusò di diffondereeresie giudaizzanti. Cornelio Agrippa lasciò veloce-mente il continente per l’Inghilterra, ove fu ospitato, aOxford, da John Colet, un allievo di Marsilio Ficino.Qui scrisse la sua risposta a Catilenet, l’Henrici CorneliiAgrippae expostulatio super expositione sua in libro De verbomirifico (che vide la stampa solo nel 1529), accusando ilfrate di non conoscere la scienza ebraica, e di aver man-cato di confrontarsi direttamente e «cristianamente»con lui. Iniziò a lavorare sistematicamente al De occultaphilosophia, di cui aveva già inviato un abbozzo dei primicapitoli al grande Giovanni Tritemio (1462-1516),abate e uomo di fede ma anche esoterista, crittografo eoccultista, unitamente a una lettera nella quale chiede-va perché mai la magia

Da sinistra: illustrazioni da La philosophie occulte, le tavole dei pianeti, la proporzione e la misura dei corpi umani

Page 9: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 7

così altamente stimata dai filosofi antichi, veneratanell’antichità da sapienti e poeti, era divenuta nei pri-mi tempi della religione sospetta e odiosa ai Padri dellaChiesa ed era stata ben presto respinta dai teologi,condannata dai sacri canoni e proscritta dalle leggi [ ...] l’unica causa è stata la depravazione dei tempi e degliuomini, grazie alla quale pseudo-filosofi, maghi inde-gni di questo nome, poterono introdurre esecrabili su-perstizioni e riti funesti [ ... ]e infine pubblicare quellaquantità di libri che da per tutto circola e che va con-dannata, indegna del molto rispettabile titolo di magia[ ... ] così, ho ritenuto che sarebbe stata opera lodevolerestaurare l’antica magia, la dottrina dei sapienti, dopoaverla purgata degli errori di empietà e averla costitui-ta su solide fondamenta.

�Nel 1511, nel pieno delle guerre che vedevano con-

trapposti gli Asburgo ai reali di Francia, e che si combat-tevano in buona parte sul suolo italiano, Cornelio Agrip-pa raggiunse la Penisola, con un misterioso incarico daparte dell’imperatore Massimiliano. Si fermò a Pavia perproseguire i suoi studi esoterici. Qui, nonostante le nu-merose assenze dovute a viaggi (non motivati e mai chia-riti), si sposò, ebbe un figlio e venne nominato professore.Tenne un corso sul Pimandro, un testo esoterico attribui-to a Ermete Trismegisto, scoperto cento anni prima inMacedonia dal domenicano Leonardo da Pistoia e tra-dotto in latino da Marsilio Ficino nel 1463. La guerra lospinse a trasferirsi a Casale, sotto la protezione del mar-chese Guglielmo IX del Monferrato, ove scrisse il Dialo-gus de homine qui Dei imago est e il De triplice ratione cogno-scendi Deum. In questi testi sostenne il valore della Cabala,attraverso la quale si può risalire alla completa conoscen-za di tutte le cose, sia naturali che divine.

Di nuovo in viaggio, raggiunse la Lorena. Qui fucoinvolto in un caso di stregoneria. Nel paese di Woippyuna donna era stata fatta imprigionare con l’accusa di es-sere una maga. E’ lo stesso Agrippa a narrare la vicenda, inalcune sue lettere.

Al principio dell’affare, un branco ignobile di contadi-ni congiurati contro di lei ne invase la casa nel mezzodella notte. Questi depravati ubriachi di vino e di con-cupiscenza s’impadronirono della sventurata e di loroprivata autorità, senza alcun diritto, senza mandatogiudiziario, la gettarono nelle segrete di una loro casa.

Ciononostante i signori del capitolo la fecero condur-re a Metz e la consegnarono nelle mani del loro giudi-ce ordinario, l’ufficiale della curia episcopale. Vennestabilito un termine entro cui i contadini motivasserole loro azioni e queste canaglie ebbero l’audacia di de-nunciarla. In soli due giorni tanto poté prevalere l’ini-quità degli inquisitori e della banda di poco di buonoche l’ufficiale che l’aveva in custodia la consegnò peralcuni fiorini nelle mani dei suoi accusatori, la denun-cia di quattro dei quali era già stata respinta in quantonoti delinquenti. La poveretta fu allora trasferita conl’aggiunta di insulti e bastonate, come si poté provarecon testimoni. Così, detenuta in un carcere più che in-giusto, prostrata dalle molte ingiurie, non trascorse

Sopra: illustrazione da La philosophie occulte, Dio e l’uomo

Page 10: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

8 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

neppure una notte tranquilla, con gli accusatori liberidi godersela col vino e nell’orgia.

Agrippa prese le difese della donna, finendo lui stes-so però accusato di eresia. L’improvvisa morte dell’inqui-sitore (fatto che attirò ulteriori sospetti su Agrippa) e unadichiarazione d’innocenza giurata da parte dell’ufficialedella curia posero fine al processo. La cattiva nomea peròlo spinse a rimettersi in viaggio: Colonia, Ginevra, Fri-burgo… e infine, nel 1524, Lione. Qui risiedeva France-sco I con tutta la corte, e qui Cornelio Agrippa riuscì a di-

ventare medico della regina madre, Luisa di Savoia. Ladonna era ossessionata dall’astrologia (scienza verso laquale Agrippa era invece piuttosto scettico) e ripetuta-mente chiese oroscopi al suo archiatra. Agrippa si rifiutò,scorgendo seri pericoli nel caso le previsioni non si fosse-ro avverate. Licenziato, raggiunse Anversa nel 1528, ovecontinuò a esercitare la professione medica. Nel 1529scoppiò una epidemia di peste, e Agrippa si prodigò nellacura dei malati (diversamente dalla maggior parte deglialtri medici che si erano allontanati alle prime avvisagliedel morbo). Finita l’epidemia i dottori fuggiti tornarono eaccusarono un certo Jean Thibault di aver esercitato abu-sivamente la professione. Agrippa lo difese: «Si sono vistiquesti dottori scappare e abbandonare la popolazionesenza curarsi dei giuramenti prestati nelle mani dei magi-strati e degli obblighi contratti ricevendo lo stipendio del-lo Stato, mentre Jean Thibault e alcuni altri si prodigava-no coraggiosamente per la salvezza della città. E ora que-sti medici scolastici, questi dottori sesquipedali, vorreb-bero ingarbugliare con i loro sofismi, disputando sulla no-stra salute e la nostra vita a forza di sillogismi cornuti».

L’anno successivo, ormai in rotta coi colleghi, ac-cettò il prestigioso incarico, offertogli da Margheritad’Asburgo, di consigliere, archivista e storiografo del-l’imperatore, trasferendosi a Malines. Munito del privi-legio imperiale, al riparo da attacchi e censure, iniziò a da-re alle stampe numerose opere, fra cui la Caroli V corona-tionis historia, il De incertitudine et vanitate scientiarum etartium. Quest’ultimo, che conteneva numerosi attacchi amonaci e teologi scolastici, gli valse una proposizione dicondanna dalla Sorbona la quale organizzò un pubblicorogo delle sue opere. Contro di lui fu sollecitato l’inter-vento dell’imperatore e Agrippa, non ricevendo da tem-po il suo stipendio, finì in prigione per debiti. Liberato,sfuggì ai creditori tornando a Colonia ove scrisse, per di-fendersi, l’Apologia adversus calumniase la Querela super ca-lumnia. Riprese a viaggiare, finendo a Lione ancora inprigione, e morendo a Grenoble, assistito solo dal suogiovane discepolo Johann Weyer.

Del De occulta philosophia circolavano numerose co-pie manoscritte, più o meno distorte. Era stato lo stessoCornelio Agrippa a farlo conoscere per raccogliere parerie idee. Nel 1531, appena ricevuta la nomina a storiografoimperiale, diede alle stampe il primo libro dell’opera,contemporaneamente ad Anversa e a Parigi, con una pre-fazione quantomeno curiosa. In essa Agrippa, discono-scendo il suo lavoro, ne giustificava la pubblicazione per-

Sopra: illustrazioni da La philosophie occulte, i nomi di Dio,la loro potenza e virtù

Page 11: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 9

ché «circolando copie corrotte [ ... ] e prevenendo alcuniche (non so se più impazienti che impudenti) volesserostampare un libro così informe ho deciso di pubblicarlo iostesso. Sarebbe stato un delitto non lasciar morire questofrutto della mia giovinezza». Due anni più tardi, nel 1533,consegnò all’editore Hetorpio e al tipografo di ColoniaJean Soter i due libri mancanti che mai erano circolati inprecedenza. Nel 1559, a Marburgo, comparve una quartaparte del De occulta philosophia: il De Caerimoniis Magicis(conosciuto anche come Libro del comando) trattato di ma-gia cerimoniale ed evocazione degli spiriti, che JohannWeyer riconobbe come un apocrifo e che come tale èconsiderato tuttora. La fama del testo di Cornelio Agrip-pa sopravvisse al suo autore, con molte edizioni e ristam-pe dell’opera (fra cui quella, preziosa, conservata presso laBiblioteca di via Senato).

Non diversamente da altri (come Gerolamo Car-dano e Tommaso Campanella), nel De occulta philosophiaAgrippa distinse la magia nera o demoniaca da quella na-turale, che anticiperebbe quel che la natura produrrebbeda sola. Il mago sarebbe una sorta di acceleratore, chebatte la natura sui tempi perché conosce l’ordine dellecose e sa congiungere quelle superiori con le inferiori, leattive con le passive, coniugare gli opposti, annullare le

distanze. In quanto forma di conoscenza attiva, la magiaè per Cornelio Agrippa «sommamente potente, piena dialtissimi misteri, abbraccia la profondissima contempla-zione delle cose più nascoste, la natura, la potenza, laqualità, la sostanza e la forza, nonché la conoscenza ditutta la natura». E poiché il suo sguardo non è parziale,ma pretende di abbracciare la totalità, è «l’assoluto com-pimento di tutta la nobilissima filosofia». Per CornelioAgrippa la chiave di tutte le operazioni magiche è la «di-gnificazione dell’uomo ad una virtù e potestà sublime»costituita dal puro intelletto, vertice dell’anima. PerCornelio Agrippa esistono tre mondi: l’Elementare, ilCeleste e l’Intellettuale, investigati rispettivamente datre scienze, la Fisica (o magia naturale) - che svela l’es-senza delle cose terrene – la Matematica (o magia cele-ste) - che fa comprendere il moto dei corpi celesti - e laTeologia (o magia cerimoniale) - che fa comprendere«Dio, la mente, gli angeli, le intelligenze, i demoni, l’a-nima, il pensiero, la religione, i sacramenti, le cerimo-nie, i templi, le feste e i misteri». La Magia racchiudequeste tre scienze traducendole in atto. Essa è «la verascienza, la filosofia più elevata e perfetta il compimentodi tutte le scienze»: è la scienza integrale della natura,tanto fisica che metafisica.

Da sinistra: la proporzione del corpo umano; segni e caratteri per evocare gli spiriti; lettere e caratteri dei pianeti

Page 12: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

10 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

Coloro che vorranno dedicarsiallo studio della Magia, dovran-no conoscere a fondo la Fisica,che rivela la proprietà delle cosee le loro virtù occulte; dovrannoessere dotti in Matematica, perscrutare gli aspetti e le immagi-ni degli astri, da cui traggonoorigine le proprietà e le virtùdelle cose più elevate; e infinedovranno intendere bene laTeologia, che dà la conoscenzadelle sostanze immateriali chegovernano tutte queste cose.Perché non vi può essere alcunaopera perfetta di Magia, e neppure di vera Magia,che non racchiuda queste tre facoltà.

Alla base di tutto sono i quattro elementi che costi-tuiscono tanto il mondo materiale che quello spirituale.Essi si trovano «anche nei cieli, nelle stelle, nei demoni,negli angeli e in Dio stesso, che è il creatore e l’animatoredi tutte le cose», con la differenza di «essere allo stato dipurezza e in tutta la loro potenza». Secondo CornelioAgrippa ogni elemento ha delle peculiarità proprie. Al-cune di esse sono note, altre non sono immediatamenteconosciute se non addirittura segrete come, per esem-pio, il potere di «neutralizzare l’effetto di un veleno, dicombattere gli antraci, di attirare il ferro». Tali peculia-rità sono chiamate «occulte» perché «le loro cause cisfuggono e lo spirito umano non può penetrarle. Perciòsolo i filosofi hanno potuto, per lunga esperienza più cheper ragionamento, acquistarne una parziale conoscen-za». Esempi di poteri occulti sono il potere della Fenicedi rinascere dalle sue ceneri, i pesci che vivono sottoter-ra, menzionati da Aristotele, le pietre che cantano, de-scritte da Pausania o le salamandre che vivono nel fuoco.I poteri occulti derivano alle cose dalle idee (platonica-

BibliografiaHeinrich Cornelius Agrippa von Nettes-

heim, La philosophie occulte de Henr. Corn.Agrippa, conseiller et historiographee del’empereur Charles V. Divisée en trois livres, ettraduite du latin. Tome premier [-second]. A la

Haye, chez R. Chr. Alberts, 1727.2 voll.; 8vo; pp. [22], 427, [1]; [2], 317, [1].Volume I: 1 tavola incisa su rame fuori te-

sto; 23 tavole incise nel testo; 10 illustrazioniincise su rame nel testo. Volume II: 10 tavoleincise su rame fuori testo, 2 tavole incise a

piena pagina nel testo; 4 illustrazioni incisenel testo; 2 vignette incise su rame sui fronte-spizi.

Nota di possesso in fine al II volume: LeC[om]te de Merle-Lagorce.

Legatura coeva in piena pelle marrone.

mente intese come forme pure edeterne) che vengono infuse dall’Ani-ma del Mondo (ovvero Dio). La vir-tù divina si promana, in generale co-munione, cosicché «tutte le qualitàocculte si diffondono sulle erbe, sul-le pietre, sui metalli e sugli animaliattraverso il sole, la luna, i pianeti e lestelle che sono superiori ai pianeti. Etale spirito ci sarà tanto più utile,quanto più sapremo separarlo daglialtri elementi e quanto meglio sa-premo servirci delle cose in cui saràpenetrato più abbondantemente».E’ l’operazione tentata dagli alchi-

misti, che cercano di estrarre dall’oro il suo spirito perinfonderlo agli altri metalli, «come noi abbiamo fatto eabbiamo visto fare, pur non potendo produrre una quan-tità maggiore di oro da quella originaria». Le cose infe-riori sono sottoposte alle superiori in un modo particola-re, che fa sì che esse si ritrovino nel cielo «in un modo ce-leste», e quelle celesti si trovino in terra, «in un modoterrestre». Ciò che è in terra - pietre, piante ed animali -riceve le sue proprietà dai pianeti e dalle stelle; così, nel-l’uomo, anche gli organi sono variamente influenzati daicorpi celesti: il cervello e il cuore dal Sole e dall’Ariete,gli arti e la bocca da Mercurio, il fegato e il ventre da Gio-ve, i genitali da Venere e dallo Scorpione. Anche i carat-teri e gli umori sono influenzati: la tristezza da Saturno,l’ira da Marte, la gioia da Giove, la sensualità da Venere.Gli influssi dei corpi celesti possono essere attratti me-scolando opportunamente le cose naturali che possegga-no le qualità di quei corpi, dal momento che una sola co-sa non può comprendere tutti i poteri di un astro. La me-scolanza sarà perfetta quando la riunione e il dosaggiosiano fatti in «concordanza col cielo sotto una data co-stellazione» e in modo da ottenere un composto non fa-cilmente scindibile, simile alle pietre.

Sopra: i pianeti e le linee della mano

Page 13: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

JOSEPH SMITH, CONSOLEINGLESE A VENEZIA

Tra dipinti e libri: un contributo per la bibliofilia del Settecento

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 11

tico collezionista di manoscritti elibri preziosi. Spesso agisce anchecome agente d’arte organizzandoacquisizioni per conto di altri. Nel1717 tratta l’acquisto dei codici me-dievali dei canonici regolari di SanGiovanni di Verdara a Padova perconto del giovane Thomas Coke,Conte di Leicester, per 4.779 lireveneziane, compresa la sua media-zione per la compravendita. Ber-nardino Trevisani riceve nello stes-so anno 2.358 lire per preziosi libriveneziani, ricordati da Montfauconnel Diarium Italicum, e nel 1721Smith riesce addirittura di assicura-re al Conte di Leicester i famosi co-dici di Giulio Giustiniani.1

�Per quanto riguarda l’arte è

noto che l’incontro tra Smith e ilvedutista e pittore veneziano Cana-letto (1697-1768) fu decisivo per lacarriera dell’ultimo. Mentre il con-sole inizialmente fu un cliente diCanaletto (tra l’altro commissiona

una serie di dodici vedute del Canal Grande), diventa inseguito il principale intermediario tra Canaletto e i col-lezionisti britannici, raggiungendo il culmine nella se-conda metà degli anni trenta quando importanti nobilicome il Conte di Fitzwilliam, il Duca di Bedford, il Du-

BvS: il Fondo Antico�

Ricostruire la biografia delconsole Joseph Smith (ca.1674-1770) – benché sia

universalmente noto in quantoproprietario di una stupenda e cele-bre raccolta di quadri, disegni, ma-noscritti e libri – non è compito fa-cile in mancanza di molti dettagli.Le poche informazioni sicure ci di-cono che studia a Londra alla West-minster School, dove pare abbia ri-cevuto un’ottima educazione, e chearriva poi a Venezia attorno all’an-no 1700 come socio giovane delbanchiere di fama internazionaleThomas Williams. La loro dittacommercia carni e pesci da Amster-dam, mentre la loro banca, scelta damolti nobiluomini inglesi come“casa finanziaria in Venezia“ sostie-ne anche case reali, tra i quali adesempio il principe Eugenio di Sa-voia, che ricevette la considerevolesomma di 250.000 sterline destina-ta a pagare le sue truppe.

�Smith, che il Conte Horace Walpole chiamava

non senza ragione The Merchant of Venice, non soltantocon chiara allusione alla commedia shakespeariana maanche alla sua intelligenzia mercantile, dà prova di no-tevoli capacità come intenditore d’arte e diventa frene-

Frontespizio del Catalogus librorumrarissimorum (Venezia, Pasquali, ca.1755?), contenente 248 incunaboliprovenienti dalla biblioteca di Smith

ANNETTE POPEL POZZO

Page 14: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 15: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 13

ca di Leeds e il Conte di Carlisle iniziano a richiedere iquadri e le vedute del pittore veneziano.

�Non meno celebri le attività di Smith nell’ambito

bibliofilo. Ebbe un debole per le aldine. Infatti vieneconsiderato il primo collezionista (molto prima di Re-nouard) che abbia riunito sistematicamente le celebriedizioni decorate dall’ancora con il delfino uscite daitorchi del tipografo veneziano. Presso il nostro FondoAntico si conserva per esempio una copia della Rhetori-ca ad Herennium di Cicerone, stampata da Aldo nel

1551, recante l’ex libris con lo stemma del console alcontropiatto.

Troviamo il suo nome anche in diverse impreseeditoriali. “Smith fondò una casa editrice prendendocome socio e stampatore un giovane correttore di boz-ze di ottima cultura classica, Giovanni Battista Pasqua-li, il cui nome venne dato alla ditta per fornirle la neces-saria connotazione italiana. Ma le lettere del modenesePietr’Ercole Gherardi a L. A. Muratori, e lo scambio dicorrispondenza tra il letterato fiorentino Anton Fran-cesco Gori e lo stesso Smith dimostrano inequivocabil-mente che era proprio quest’ultimo a finanziare la casa

Nella pagina accanto: frontespizio della contraffazione de I quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, realizzatasempre su commissione di Smith da Pasquali nel 1768 circa. Sopra da sinistra: le illustrazioni nella contraffazione di Palladio furono incise su rame, mentre quelle originali del 1570 sono xilografie; a destra: la Basilica Palladiana aVicenza, un tempo sede delle magistrature pubbliche

Page 16: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

editrice, nonché a dirigere e controllare la vita dell’im-presa nei minimi particolari.”2 Eretta attorno al 1730,la stamperia raggiunge in meno di quindici anni gli al-tissimi livelli di grandi editori come Albrizzi e Zatta,celebri anche per le loro opere dotate di un ricco appa-rato illustrativo. Del resto, anche l’impresa editorialedi Smith e Pasquali presenta edizioni illustrate, dandoincarico al pittore e incisore Antonio Visentini (1688-1782) – noto prevalentemente per le sue vedute incisedai quadri di Canaletto – di decorare molti dei suoi vo-lumi. A testimonianza di questo impegno si sono con-servati alcuni disegni, come per esempio quelli per letestate del Dizionario Universale delle Arti e delle Scienzedi Ephraim Chambers, uscito in nove volumi nel 1748-1749. Anche la marca tipografica con al centro la figuradi Minerva (dea della saggezza) che tiene un libro nella

mano destra e appoggia la sinistra a uno scudo, con ilmotto “Litterarum felicitas”, cioè “La felicità delle let-tere” è opera di Visentini. Il motto italiano serve inoltreda prestanome per l’omonima libreria che Smith apreaccanto alla stamperia in campo San Bartolomeo vicinoa Rialto.3

�La gamma di pubblicazioni dell’editoria di Smith

e Pasquali va da testi classici dell’antichità e della lette-ratura italiana attraverso opere di architettura, di reli-gione, di filosofia e di storia fino a volumi di letteraturamoderna. Nel Fondo Antico della nostra biblioteca siconservano esempi come i famosi Annali d’Italia in do-dici tomi di Ludovico Antonio Muratori, stampati dal1744 al 1749, come del resto Della Istoria d’Italia in due

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201214

Da sinistra: dettaglio dell’olio su tela di Canaletto Venezia: il Molo verso ovest, con la colonna di San Teodoro a destra;dettaglio dell’olio su tela di Canaletto Venezia: la Riva degli Schiavoni verso est, entrambi commissionati da Joseph Smith

Page 17: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 15

che con incisioni su rame. Tra gli altri, fu Johann Wolf-gang von Goethe a comprarla, che durante il suo Viag-gio in Italia, annotava nel diario al giorno 27 settembredel 1786: “Finalmente sono venuto in possesso delleopere del Palladio: non dell’edizione originale, quellacon le tavole incise su legno, che ho vista a Venezia, madi una copia esatta, anzi un facsimile su rame, curato daun uomo egregio, l’ex console inglese a Venezia, Smith.Bisogna riconoscere agl’inglesi il merito d’aver saputoapprezzare da tempo le cose belle e di saperle diffonde-re con eccellenza di mezzi.“6 Nel mese successivo, re-candosi a Venezia, Goethe davanti alla tomba di Smithdichiara ancora: „Al Lido, non lontano dal mare, sonosepolti gl’inglesi […] ho trovato la tomba del valoroso

tomi di Francesco Guicciardini, stampati dal 1738 al1739, e sempre recanti le illustrazioni di Visentini.Smith e Pasquali erano anche i più grandi importatoridi libri stranieri a Venezia, spesso con testi – come peresempio nel caso di Voltaire – ufficialmente vietati inquel periodo nella Repubblica veneziana. La loro libre-ria divenne così promotore, punto di ritrovo e riferi-mento agli studiosi delle idee illuministiche.4 Nel 1739Pasquali stampa per Smith la Lettera d’un fisico, sopra lafilosofia neutoniana, accomodata all’intendimento di tuttidal signor di Voltaire di Noël Regnault, e nel 1762 Il Ce-sare e il Maometto tragedie del signor di Voltaire trasportatein versi italiani con alcuni ragionamenti del traduttore a cu-ra di Melchiorre Cesarotti.

�Sono soprattutto due i progetti di Smith – o vo-

gliamo chiamarli capricci di bibliofilia – che sono pas-sati alla storia del libro. Per prima cosa, prepara unacontraffazione del Decamerone di Boccaccio nell’edi-zione del 1527, stampata dagli eredi di Filippo Giunta,che in realtà però fatta nel 1729 dal veneziano StefanoOrlandelli, è diventata quasi più celebre dell’originale.Soltanto avendo entrambi versioni a confronto, comenel fortunato caso delle due copie del nostro FondoAntico, una distinzione diventa abbastanza ovvia. Al-berto Bacchi della Lega specifica nella Serie delle edizio-ni delle opere di Giovanni Boccaccio: “Questa ristampa pe-rò non imita talmente l’edizione originale che non sipossa riconoscere di primo tratto per diverse ragioni, ecioè: che gli a, che hanno la testa a punta acuta nella pri-ma edizione, l’hanno rotonda nella ristampa; che il ca-rattere, usato nella edizione originale, è nuovo nella ri-stampa; che i ff. 42 e 108 nella ediz. originale sono nu-mer. 24 e 168 e i ff. 101, 103 e 104 sono numer. sempre102; errori corretti nella ristampa; che lo stemmaGiuntino che in quest’ultima è della medesima dimen-sione sì nel principio che nel fine, nell’ediz. originale ènel frontespizio di forma più grande ecc.”5

�Il secondo capriccio bibliofilo riguarda invece la

celebre prima edizione de I quattro libri dell’architetturadi Andrea Palladio del 1570, che Smith prepara in unacontraffazione nel 1768 circa, stampata da Pasquali, mamantenendo tutte le caratteristiche dell’originale conla sola differenza di scambiare le illustrazioni xilografi-

Lo stemma del console, realizzato in penna, inchiostrobruno e colori ad acqua, e pensato per l’album dei disegni

Page 18: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

16 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

console Smith e della sua primamoglie; essendogli debitore del mioprimo esemplare del Palladio, glie-ne resi grazie sulla sua tomba nonconsacrata.“7

�Smith usa la propria stampe-

ria anche per la diffusione dei suoicataloghi di libri rari. Mentre unaprima edizione degli incunabolicontenente 227 esemplari esce an-cora a Padova dalla tipografia Volpi-Comininana nel1724 in 50 copie, già la seconda versione ampliata del1755 circa, sempre stampata in poche copie, e conte-nente 248 incunaboli, viene preparata da Pasquali. Sfo-gliando le pagine della copia conservata presso la no-stra biblioteca si revelano le preziosità appartenute alconsole, come la mitica princeps a stampa della Divina

Commedia dantesca nell’edizione diFoligno del 1472, per citarne sol-tanto un caso. Nel 1755 finalmenteil console pubblica sempre da Pas-quali la sua Bibliotheca Smithiana,che essendo una prima edizionecompleta in due volumi, compren-de più di 12.000 titoli di libri a stam-pa, ma anche i manoscritti (talvoltaminiati) e i volumi d’arte grafica.

�Proprio in quel periodo, però,

gli affari iniziano ad andare male.La guerra di successione austriaca(1740-1748) e la guerra dei Setteanni (1756-1763) hanno gravi con-seguenze sul commercio europeo.Smith inoltre dispone di crediti

presso aziende all’estero che cominciano a fallire. Gliviene risparmiato di vendere la stamperia, ma deve se-pararsi da “tutto lo stock e il contenuto della libreria edel magazzino, ceduti per 95.000 ducati (da pagarsi arate) ai librai Giacomo Caramboli e Domenico Pom-peati.“8 In questa fase iniziano anche le trattative per lapensata vendita della raccolta di libri, disegni, dipinti e

Sopra: Antonio Visentini, disegno per il Dizionario Universaledi Ephraim Chambers. A destra: frontespizio dellacontraffazione del Decamerone

Page 19: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 17

gemme a Giorgio III d’Inghilterra – un progetto che vain porto nel 1762, pagando a Smith la somma di 20.805sterline.9 Mentre i dipinti raggiungono Windsor Cast-le, dove fino a oggi formano il nucleo della Royal Col-lection nel “Print Room“, i libri e manoscritti vengonodonati da Giorgio IV alla British Library.

�Smith muore neanche dieci anni dopo nel 1770 a

Venezia. La sua seconda moglie Elizabeth Murray (so-rella del residente di Venezia), dalla biblioteca della

quale si conserva presso il nostro Fondo Antico una co-pia del Goffredo, ovvero Gerusalemme liberata di TorquatoTasso del 1760-1761, vende il palazzo dei Santi Apostolie ritorna definitivamente in Inghilterra.

Ancora durante il Settecento si registrano varievendite e aste con libri, stampe, disegni e quadri prove-nienti dalla raccolta Smith.

Nonostante l’enorme dispersione (abbastanzausuale per raccolte private), le tracce si Smith si snoda-no attraverso le biblioteche mondiali intuendo la gran-deur di una volta.

Marca tipografica della stamperia Pasquali (ca. 1740): disegno a penna e inchiostro bruno, realizzato da Antonio Visentini

NOTEFRANCES VIVIAN, Da Raffaello a Canaletto.

La Collezione del Console Smith, Milano,Electa (Mostra Fondazione Giorgio Cini, 15settembre – 18 novembre 1990), 1989, p. 14.

2 FRANCES VIVIAN, 1989, pp. 15-16.3 Cfr. FRANCES VIVIAN, 1989, p. 16.

4 FRANCES VIVIAN, 1989, p. 16.5 ALBERTO BACCHI DELLA LEGA, Serie delle

edizioni delle opere di Giovanni Boccaccio,Bologna, 1875, p. 36.

6 JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, Viaggio inItalia, Milano, Mondadori, 1983 (I Meridia-ni), p. 61.

7 JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, 1983, pp.96-97.

8 ASV, Notarile, Atti, notaio FerdinandoUccelli, 26 settembre 1761, b. 13449, cc.1331v-32.

9 FRANCES VIVIAN, 1989, p. 51.

Page 20: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 21: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 19

cenzi, e delle incisioni non se ne fecepoi nulla, sino al 1986.

�Che Vittorini fosse attratto

dalle arti figurative e ne parlasse congrande competenza, risulta evidentesin da uno dei suoi primi scritti,comparso su “L’Italia Letteraria”nel 1932 e dedicato ad Arturo Marti-ni. Dell’arte Vittorini parlò semprecon estrema sensibilità e con chiaraconoscenza critica. D’altronde eranipote di un grande scultore siracu-sano che si era trasferito con le suestatue a Firenze: Pasquale Sgandur-ra3. Nel capoluogo toscano Sgan-durra aveva poi ospitato il giovanescrittore, con la moglie Rosa Quasi-modo4, nel 1930. Ma l’importanzadello zio non si risolse nell’offrire untetto alla coppia che, accompagnatadal figlioletto Giusto5, era appenagiunta da Gorizia. Sgandurra fu so-prattutto l’uomo che introdusseVittorini nell’ambiente di “Solaria”

(dove Elio divenne segretario di redazione) e che gli fececonoscere, tra gli altri, Eugenio Montale. Con quest’ul-timo il ventiduenne scrittore siciliano strinse un’affet-tuosa e duratura amicizia che li vide sui tavolini delleGiubbe Rosse o del Paszkowski avidamente leggere etradurre gli scrittori stranieri per poter guadagnare

BvS: il Fondo De Micheli�

Illustrando il nostro fondo DeMicheli, abbiamo più volte par-lato di realismo nell’arte, come

espressione tra le più significativedel pensiero culturale e artistico nel-l’Europa del primo Novecento. Ri-ponendo sugli scaffali un testo con-sultato da un nostro utente nei gior-ni scorsi1, ci siamo imbattuti nelpensiero di Elio Vittorini riguardoal realismo nell’arte sua contempo-ranea, in Guttuso e nella letteraturache egli frequentava. Soprattuttocon riferimento a un suo testo dallastoria travagliata, che trovò l’edizio-ne definitiva nel 1953, Conversazionein Sicilia. Il romanzo venne pubbli-cato per la prima volta a puntate sul-la rivista “Letteratura’’ tra il 1938 e il392. Con altro titolo comparve a Fi-renze nel 1941 (Nome e lagrime, Fi-renze, Parenti, Collezione di Lette-ratura. Romanzi e racconti, edizio-ne di 350 copie per bibliofili); sem-pre nello stesso anno Bompiani lopubblicò a Milano. Sequestato nel1943, ebbe una sua circolazione clandestina, divenendopunto di riferimento per molti intellettuali antifascisti eun esempio per il neorealismo. Nel dopoguerra dovevaessere ristampato accompagnato da un servizio fotogra-fico di Luigi Crocenzi e da illustrazioni di Guttuso. Nel53 uscì solo con la “collaborazione fotografica” di Cro-

A sinistra: Vittorini e Montalea Firenze negli anni Trenta;sopra: copertina dell’edizione Rizzolidel 1986 della Conversazione

VITTORINI, GUTTUSO E ILPROBLEMA DEL REALISMO

In Conversazione in Sicilia il nuovo senso della realtà

LAURA MARIANI CONTI E MATTEO NOJA

Page 22: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

20 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

qualche soldo6 e li vide pure, nei momenti di svago, ap-passionati spettatori dei gangster-movies di moda neglianni 307, tanto che, nelle fotografie dove sono ritratti in-sieme, i due sembrano atteggiarsi, nelle pose e nei vesti-ti, agli eroi impersonati da Edward G. Robinson, Dou-glas Fairbanks Jr., James Cagney, George Raft e PaulMuni. Fu in quel periodo che Vittorini chiamò a sé an-che il cognato poeta Salvatore Quasimodo, presentan-dolo a tutti i nuovi amici. Evidentemente lo zio PasqualeSgandurra gli aveva trasmesso quella sensibilità artisticache Vittorini mise in mostra in tutta la sua opera critica.Probabilmente gli insegnò a guardare le opere d’arte di-rettamente, senza lo schermo di false ideologie, diversa-mente dai molti che in quegli anni scrivevano nel setto-re. Sicuramente, per Vittorini, l’arte fu una passione for-

te, (cresciuta accanto a quella per la letteratura), che ar-rivò anche a condizionarne la scrittura creativa.

�«Nel 1912 la Sicilia faceva parte dell’Italia da cin-

quantadue anni, e le sue bande municipali suonavanonelle piazze Tripoli bel suol d’amore invece dell’Inno di Ga-ribaldi, i suoi contadini andati soldato tornavano in li-cenza con la faccia spersa sotto il casco coloniale dellaguerra di Libia. Bagheria, a venti chilometri circa da Pa-lermo sulla strada di Messina, era ancora una borgataborbonica di alcune migliaia di casupole e di nove o diecigrandiose ville di prìncipi tra gli aranceti della sua pianain declivio verso il mare: ancora senza fognatura, ancorasenz’acqua potabile, ancora senza luce elettrica. Era aBagheria che nasceva, in una casa con balconcino d’unavia dal fondo non lastricato, Renato Guttuso. Ed era aBagheria che Guttuso passava l’infanzia. Era tra Baghe-ria e Palermo che Guttuso passava l’adolescenza»8.

Così, in Storia di Renato Guttuso e nota congiunta sul-la pittura contemporanea lo scrittore racconta della nasci-ta dell’amico pittore. Siciliani entrambi, si conobberoperò all’ombra della Madonnina, a Milano, incontran-dosi nelle riunioni del gruppo dei giovani artisti e intel-lettuali che si riconosceva nelle pagine di “Corrente”. Inun’intervista del 1971, Guttuso ricordava così quel pe-riodo: «A Milano conobbi Vittorini e abitammo per duestagioni nella stessa pensioncina a Bocca di Magra: lui,allora, era un corriere del PCI, viaggiava con la valigettapiena di manifesti e di stampa clandestina, correva l’Ita-lia e scriveva Conversazione in Sicilia. Fu sulla scia di quellibro rivoluzionario e riecheggiandone il titolo, che di-pinsi la mia Fucilazione in campagna, dedicata alla mortedi Garcia Lorca, ucciso in quegli anni dai fascisti spa-gnoli»9.

Storia di Renato Guttuso fa parte della seconda seriedei “Pittori italiani contemporanei” curata dalla celebreGalleria milanese del Milione. Vittorini aveva già dedi-cato ai disegni di Guttuso, un testo, in collaborazionecon Duilio Morosini, edito dalle Edizioni di Correntenel 1942; testo che verrà poi ripreso in Diario in pubblico e

A sinistra: R. Guttuso, illustrazione per il IV capitolo dellaConversazione, 1943; a destra: R. Guttuso, Uomo che legge ilgiornale, 1958, olio su tela

Page 23: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 21

commentato da una breve nota. Il libro del 1960 ha piùrespiro rispetto a quello del ’42 e prende a pretesto lacronistoria dell’amico, puntuale e precisa, per parlare dicome nell’arte contemporanea si stia superando il reali-smo, anche in relazione al percorso compiuto da Picas-so, vero e proprio nume tutelare della loro generazione.

�«Ma gli anni ’39 e ’40 erano quelli della seconda

ondata delle leggi razziali fasciste, della caduta di Bar-cellona e di Madrid, del patto di Ribbentrop con Molo-tov, dell’invasione tedesca della Polonia, dello sbarco te-desco in Norvegia, della guerra lampo tedesca attraver-so la Francia, dell’Italia che entrava nel polverone solle-vato dai tedeschi, dei bombardamenti tedeschi di Lon-dra, e dei richiamati italiani mandati a fare i tedeschi sul-

le piste del deserto libico e su per i cocuzzoli delle “reni”della Grecia. Dipingere, scrivere, il pensare stesso eranoattività sostanzialmente clandestine di fronte a questecose. Chi vi impegnava tutto il proprio essere non pote-va non rendersi conto che il fatto della loro coesistenzacon queste cose le rendeva straordinarie: delle attivitàstraordinariamente clandestine e clandestinamentestraordinarie. Non erano in molti, in effetti, a renderse-ne conto. Non sono mai in molti gli artisti e gli uomini dicultura che impegnano tutto il proprio essere nel pensa-re, nello scrivere, nel dipingere. Ma Guttuso non si limi-tava a lasciarlo vedere nei suoi studi, nei suoi disegni, neisuoi nudi di donna, nelle sue nature morte. Egli si spin-geva fino a dirlo in parole povere. “Le condizioni oggi”,scriveva nel “Selvaggio” del novembre ’39, “sono stori-camente privilegiate, sempre che si abbia la forza e la li-

Page 24: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

22 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

ducia in me ed in una situazione, il riflesso autobiografi-co, il senso di esperienza vissuta e vivente che ci coinvol-ge. E di questo io ti sono molto grato, in profondo. E saiperché»11. E, prima dei saluti, conclude: «Ti ripeto cheper me il tuo saggio è una bellissima e commossa impre-sa. Una testimonianza di cultura, nel senso più vero, me-no parziale, della parola. Che io ne sia oggetto, mi dà unacrisi di coscienza, e anche una profonda gioia; è un aiutoal mio lavoro, al chiarimento che cerco sempre di più»12.

Ma Storia di Renato Guttuso è qualcosa di più che unomaggio a un amico: è in sostanza una dichiarazione dipoetica che si collega a ciò che lo scrittore siracusano ri-teneva di aver raggiunto con uno dei suoi libri più cono-sciuti, cioè Conversazione in Sicilia, icona di una genera-zione intera, libro fondamentale nella sua propria storiadi intellettuale, che, scritto durante la crisi susseguente

bertà interna necessarie in tempi così pericolosi. Se iopotessi, per una attenzione del Padreterno, scegliere unmomento nella storia e un mestiere, sceglierei questotempo e il mestiere del pittore”»10.

�L’amicizia tra Guttuso e Vittorini sarà sempre te-

stimoniata dalle parole dell’uno nei confronti dell’altroe viceversa. In Mestiere di pittore, Guttuso riporta alcunelettere all’amico. Una riguarda la monografia del Milio-ne e comincia con queste parole: «Carissimo Elio, anco-ra con più commozione della prima volta, ho riletto, nel-le bozze, il testo della monografia… È un discorso sullapittura e sul modo d’essere (e d’essere stato) di un artistaonesto, in questi anni… Ma quel che più conta nel tuoscritto […] è il caldo che vi circola dell’amicizia e della fi-

Sopra: R. Guttuso, Natura morta con lampada (Natura morta con bucranio e lampada), 1940-41, olio su tela. A destra: due illustrazioni di Guttuso per la Conversazione, 1943

Page 25: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 23

al dramma della guerra di Spagna, ha segnato profonda-mente tutte le successive esperienze dello scrittore. Li-bro che, nell’amicizia dei due intellettuali siciliani, rap-presenta anche una sorta di giallo.

�Dichiarazione di poetica perché quando Vittorini

racconta in Storia di Guttuso lo sviluppo dell’arte dell’a-mico, lo fa pensando a come si possa – dopo una guerrache ha cambiato drammaticamente il mondo fin dentrola natura delle cose – rappresentare ancora, con pittura escrittura, la realtà. Il realismo ottocentesco, il verismodei suoi conterranei (ma anche di tutta quella pletora diintellettuali più o meno importanti che avevano popola-to le cronache italiane del primo Novecento) non è piùvalido. Si sente insoddisfatto del linguaggio che lettera-tura e arte esprimono; soprattutto quello dei suoi ro-manzi precedenti, e lo scrive a chiare lettere nella prefa-zione all’edizione in volume del Garofano rosso, doveconfrontandolo con Conversazione in Sicilia scrive:«[quello del Garofano rosso] era un linguaggio che sem-brava obbligatorio imparare per scrivere romanzi. Co-stituiva una tradizione di un secolo che si aggiornava piùo meno ad ogni nuovo romanziere, in Italia e fuori. […]Ottimo per raccogliere i dati espliciti di una realtà, e percollegarli esplicitamente tra loro, per mostrarli esplicita-mente nei conflitti loro, risulta oggi inadeguato per un ti-po di rappresentazione nel quale si voglia esprimere unsentimento complessivo o un’idea complessiva, un’ideariassuntiva di speranze o insofferenze degli uomini in ge-nerale, tanto più se segrete. […] Cioè non riesce ad esse-re musica e ad afferrare la realtà come insieme anche diparti e di elementi in via di formazione. […] È come seormai fosse un linguaggio ideografico. Non rispondepiù, vale a dire, al compito proprio di un linguaggio poe-tico: il quale è di conoscere e di lavorare per conoscerequanto, della verità, non si arriva a conoscere col lin-guaggio dei concetti»13. E oltre, parlando di Conversazio-ne, dichiara: «… avevo bisogno di essere, anche scriven-do, “quello ch’ero diventato”, e avevo bisogno di direuna certa cosa che solo a dirla come dice le cose la musica,e come le dice il melodramma, come le dice la poesia, sipoteva arrischiare, nel regno fascista d’Italia, di dirla infaccia al pubblico, e in faccia al re, in faccia al duce…»14.

Secondo Vittorini, quindi, per cogliere la profon-da realtà delle cose bisogna interrogarla con un linguag-gio poetico che sappia coglierla nella sua essenza. E que-

Page 26: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 27: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 25

sto, dopo vari tentativi, egli riuscì a compierlo in Conver-sazione in Sicilia, trasformando il linguaggio realistico inallegorico: «Ad evitare equivoci o fraintendimenti av-verto che, come il protagonista di questa Conversazionenon è autobiografico, così la Sicilia che lo inquadra e ac-compagna è solo per avventura Sicilia; solo perché il no-me Sicilia mi suonava meglio del nome Persia o Vene-zuela. Del resto immagino che tutti i manoscritti venga-no trovati in una bottiglia»15. Egli sente ogni discorsonaturalistico, verista o realista sorpassato, ormai inade-guato a esprimere una situazione umana che è irreversi-bilmente cambiata, e che è nel suo divenire non ancoraconclusa. Per lui è la trasfigurazione del reale nell’alle-goria che rende ogni descrizione plausibile, utile a com-prendere, criticare e trasformare il tempo presente. Perlui all’origine del romanzo è la poesia16 e solo la poesia, lamusicalità della parola, è ciò che permette di esprimerequel qualcosa in più che contraddistingue la realtà. Il lin-guaggio intellettualistico dei romanzi ottocenteschi che

Vittorini non sente assolutamente più suo, ha generatosolo «… recensioni di personaggi, invece di personaggi,recensioni di sentimenti, invece di sentimenti, e recen-sioni di realtà, invece di vita…»17. L’allegoria quindi, chesi approssima al mito e al simbolo, permette alla vitastessa di essere rappresentate. Cosa che ottiene nellaConversazione, dove il linguaggio allusivo e simbolico –che si potrebbe definire “classico” nel suo risultato rivo-luzionario e innovativo, e che ricorda, per certi versi, illinguaggio di Malaparte – gli permette di “giungere dal-la descrizione all’invenzione, dalla cronaca alla poesia”.Cosa che ritrova nell’arte contemporanea.

In Storia di Guttuso, poco più di dieci anni dopo, nel1960, lo scrittore torna infatti sull’argomento del supe-ramento della realtà attraverso la poesia del gesto artisti-co e letterario e lo fa parlando del percorso intrapreso daGuttuso nella sua opera: «La liberazione dal complessodi colpa che Guttuso covava nei riguardi delle propriedoti tradizionali, liberazione ottenuta attraverso una

A sinistra: Guttuso negli anni Sessanta; sopra: copertina del saggio di Vittorini edito dal Milione; R. Guttuso, Oggetti nellostudio (Natura morta con barattoli), 1957, olio su tela

Page 28: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

26 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

piena adesione a tali doti, è stata così feconda da riaccen-dere in sede di sostanzialità globale le grandi possibilitàdi pittore moderno che Guttuso aveva sempre impiega-to entro i limiti delle sostanzialità particolari. Egli orapuò raccogliere degli elementi tutti naturalistici, le fo-glie e le arance di un aranceto, o le gambe, le mani, gli oc-chi, i capelli, gli sguardi e i gesti di una folla, per formareun insieme che non è la descrizione di un aranceto o d’u-na folla (e tanto meno di sensazioni, di sentimenti o diidee riferibili a un aranceto o a una folla), ma una nuovaprova di avvicinamento a quella raffigurazione spaziale

che l’arte contemporanea va costruendo da parecchi de-cenni, in corrispondenza dei nuovi concetti e giudizi (sicapisce anche psichici) sull’universo di cui la civiltà mo-derna ha avviato e non ancora concluso (poiché continuaa mutare di livello tecnico e sociale) l’elaborazione: unanuova prova individuale, dico, di raffigurare plastica-mente un modo “comune” di sviluppo d’un pensiero,una nuova e felice prova fatta in un particolare dell’uni-verso stesso quale un aranceto o un movimento di follache perciò non si fissa sul quadro come un luogo aned-dotico o sentimentale e vi assume piuttosto la funzione

Sopra: R. Guttuso, Tramonto sul lago di Varese, 1956, olio su tela; a destra: R. Guttuso, Tavolo da lavoro (Natura morta),1958, olio su tela; a p. 28: copertine delle prime edizioni in volume delle opere di Vittorini (Il garofano rosso, 1948;Conversazione…, 1941)

Page 29: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 27

zione né si ricorda nulla. Neanche Bompiani, che neglianni 50 pubblicò il testo corredato solo dalle fotografiedi Crocenzi. Nella Nota 1953 che viene apposta in calcealla nuova edizione, Vittorini spiega così le foto: «È sta-to nel 1950, tredici anni dopo la comparsa della primapuntata di Conversazione sulla rivista “Letteratura” di

di “luogo di emergenza”, di luogo di trasformazione, diluogo che basta ancora poco e acquista la precisione e laforza significante di una “metafora”».

�Conversazione in Sicilia rappresenta però anche

una sorta di piccolo mistero nel rapporto più che ami-chevole tra i due. Il romanzo aveva colpito molto il pit-tore siciliano, tanto da pensare di poterlo tradurre inimmagini. Vittorini, dalla sua parte, aveva apprezzatol’amico anche nel ruolo di illustratore. Nella nota dicommento alle illustrazioni guttusiane di Addio alle ar-mi di Hemingway, nel numero 29 di “Il Politecnico”,annunciandone l’edizione italiana presso Mondadori,infatti scrive: «Esistono due buoni modi di illustrare unlibro: corrispondere al suo linguaggio, al suo stile, o in-terpretare il fondo con un istinto di rabdomante chetrova ciò che lo scrittore stesso non poteva sapere d’a-ver detto. Nell’illustrare Addio alle armi di Hemingway,Renato Guttuso ha seguito questo secondo modo e ilrisultato ci sembra bellissimo».

Vittorini aveva piena fiducia nelle immagini, fo-tografie o disegni che fossero, nella loro resa della poe-ticità del testo. Tanto che sin dal 1941 aveva avviato unprogetto con Guttuso per un’edizione illustrata del ro-manzo. Tale progetto era stato portato avanti sino al1943. Poi, misteriosamente e silenziosamente, piùniente. E ciò che colpisce è che nessuno ne fa più men-

NOTE1 Si tratta di Storia di Renato Guttuso e

nota congiunta sulla pitturacontemporanea, Milano, Edizioni del Milio-ne, 1960.

2 Fu pubblicato nei seguenti fascicoli del-la rivista diretta da Alessandro Bonsanti: n. 2,aprile 1938, p. 67; n. 3, luglio 1938, p. 81; n. 4,ottobre 1938, p. 23; n. 1, gennaio 1939, p. 42;n. 2, aprile 1939, p. 97.

3 Sgandurra (1882-1956) era figlio diDon Salvatore, barbiere assai popolare alloraa Siracusa, e all’occorrenza anche un corag-gioso cerusico. Alto, biondo e con gli occhiazzurri come un antico normanno, Salvatoreispirò uno dei personaggi immortali della

narrativa vittoriniana: il “Gran Lombardo” diConversazione in Sicilia (Edmondo De Amicis,che nel 1906 entrò nella sua bottega nellaMastrarua, ne rimase affascinato e scrisse di«non aver mai incontrato nella sua vita unbarbiere così colto»). Pasquale fu invece rino-mato scultore e sue opere sono conservate inimportanti musei e nelle chiese di Siracusa,Firenze, Torino, Montreal in Canada. Nel suoatelier si raccolsero numerosi artisti siciliani:Adorno, Majorca, Alfonso Ricca e molti altri.Tra questi, un giovane poeta, Sebastiano Vit-torini (1883-1972, padre di Elio). Con luiSgandurra darà vita a una lunga amicizia,tanto che poi Sebastiano ne sposerà la sorellaLucia.

4 Elio e Rosa si sposarono nel 1927, dopouna finta fuga con matrimonio “riparatore”.Lo scrittore era però già “scappato” dalla Sici-lia e a quel tempo risiedeva vicino a Gorizia,dove aveva trovato impiego prima come con-tabile e poi come assistente in una impresaedile. Dall’unione con la sorella di Quasimo-do, nacque un primo figlio che, in onore diMalaparte, grande amico e promotore, vennechiamato Giusto Curzio.

5 Rosa Quasimodo, ricorda il soggiorno aFirenze col marito e col figlio Giusto nellostudio di Via Faentina: «… A Firenze ci restam-mo. Era il 1930. Dormimmo per un po’ nellostudio dello zio di Elio, Pasquale Sgandurra,scultore. Era pieno di statue. Dalle vetrate, la

Page 30: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

28 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

Firenze, che sono tornato in Sicilia a fotografare, conl’aiuto non solo tecnico del mio amico Luigi Crocenzi,gran parte degli elementi di cui il libro si intesse».

Nel 1986, Sergio Pautasso curò per Rizzoli l’edi-zione che riuniva il testo a quei disegni di Guttuso chenessuno aveva mai visto. La sua nota terminava così:«Questa nuova edizione di Conversazione in Sicilia ren-de omaggio a Vittorini vent’anni dopo la morte e recu-pera un significativo momento dell’opera di Guttuso

notte, entrava il chiarore della luna, e le sta-tue così bianche ci facevano paura. Di giornoil piccolo Giusto offriva caramelle per ingra-ziarsi le statue, e le lasciava sui loro basamen-ti».

6 In realtà, è noto come i due (oltre a Gad-da, Sbarbaro e molti altri scrittori e poeti) perle loro traduzioni si avvalessero, con spregiu-dicatezza e cinismo, dell’opera di una fasci-nosa e raffinata ebrea triestina nata Morpur-go e imparentata con i Michelstaedter e i La-bò, moglie del pittore Paolo Rodocanachi. Lasignora Lucia Rodocanachi «fu appunto uti-lizzata dagli illustri amici nelle sue qualità dilettrice e traduttrice poliglotta, e spesso ri-dotta in questo al livello di anonimo negro»

(G.C. Ferretti, L’editore Vittorini, Torino, Ei-naudi, 1992).

7 Nel 1932 Montale dedicherà un suo li-bro (La casa dei doganieri e altri versi, Firenze,Vallecchi, vincitore del Premio Antico Fattore1931) “al dolce gangster Elio”.

8 E. Vittorini, Storia di Guttuso…, cit.; p. V.9 Intervista a Mario Farinella, pubblicata

su “L’Ora” di Palermo l’11 febbraio 1971.10 E. Vittorini, Storia di Guttuso…, cit.; p. X.11 R. Guttuso, Mestiere di pittore. Scritti

sull’arte e la società, Bari, De Donato, 1972; p.401.

12 Ibid., p. 403.13 E. Vittorini, Il garofano rosso, [Milano],

Arnoldo Mondadori Editore, 1948; pp. 16-17.

14 Ibid., p. 27.15 E. Vittorini, Conversazione in Sicilia

(Nome e lagrime), Milano, Bompiani, 1941; p.273.

16 Riecheggiano le parole dell’amicoMontale: «Nessuno scriverebbe versi se ilproblema della poesia fosse quello di farsicapire. Il problema è di far capire quel quid alquale le parole da sole non arrivano» (cit. inMasselli-Cibotto, Antologia popolare di poetidel Novecento, Firenze, Vallecchi, 1964, I, p.237.

17 E. Vittorini, Il garofano rosso, cit.; p. 18 E. Vittorini, Conversazione in Sicilia. Il-

lustrazioni di Renato Guttuso. Nota di SergioPautasso, Milano, Rizzoli, 1986; p. 236-7.

che altrimenti sarebbe rimastoignorato. I disegni per Conversazio-ne, benché provvisori, precedonodi poco il famoso Gott mit uns, ma seli osserviamo nel loro insieme pos-siamo constatare che costituisconoanch’essi un ciclo disegnativo dinon trascurabile portata nell’arcodella sua produzione in quegli an-ni. Non credo che Crispolti e DeMicheli, Marchiori e Trombadorise li sarebbero lasciati sfuggire neiloro saggi: l’occasione avrebbeconsentito loro di ribadire il carat-tere culturale e l’importanza diGuttuso nella pittura italiana deglianni Quaranta; soprattutto di sot-tolineare ulteriormente la straor-dinaria capacità di rappresentazio-ne per temi che impone la sua arte

dal punto di vista della presenza sia qualitativa chequantitativa»18.

Pur avendo solo sfiorato l’argomento, pensiamodi avere, come era nostra intenzione, suggerito dei per-corsi, da pagina a pagina, da libro a libro, da scaffale ascaffale. I volumi citati, in nota e nel testo, sono infattitutti presenti nei nostri Fondi, accanto ai molti altri “die su” Vittorini e “di e su” Guttuso, in attesa che qualcu-no voglia sfogliarli e studiarli.

Page 31: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 29

ITALIA GASTRONOMICA – SPIGOLATURE – CATALOGHI ANTICHIE MODERNI – RECENSIONI – MOSTRE – ASTE E FIERE

inSEDICESIMO

da Michele Tramezzino nel 1570, consistenel fatto di presentare “le figure chefanno bisogno nella cucina & allireverendissimi nel conclave”. Sono proprioqueste 28 tavole che costituiscono unadocumentazione preziosa dell’artegastronomica cinquecentesca, con i suoiattrezzi e utensili. Il trattato contiene piùdi mille ricette, includendo le famose“paste all’italiana, ottenute della sfogliacasalinga, di cui Bartolomeo Scappi […]fornisce un elenco completo, dagli‘annolini’ alle tagliatelle.” (VoceGastronomia nella Treccani,www.treccani.it).

Sugli aspetti teorici di un’eticaconviviale e cortigiana, nonché agli usi eai costumi ideali del perfetto cortigiano,si fermano invece Il libro del Cortegianodel conte Baldesar Castiglione (1478-1529), che era in Mostra nella famosaprinceps di Aldo Manuzio del 1528,presentandosi inoltre in una bellissimacopia con risguardi in pergamena e unpedigree di numerosi proprietari bibliofili,documentati attraverso i loro ex libris, e IlGalatheo, overo Trattato de’ costumi emodi che si debbono tenere o schifarenella comune conversazione di GiovanniDella Casa (1503-1556), che parlando

Una choix di titoli rari diagricoltura, arte culinaria ecostumi in onore di un’Italia

gastronomica – tutti titoli provenientidalla Fondazione Biblioteca di viaSenato – era in visione dal 10 al 12ottobre presso il MiCo, MilanoCongressi, in occasione dell’evento“IPM 2012 - InternationalParticipants Meeting”, che organizzatoda Expo 2015 Spa presentava il temascelto (Nutrire il pianeta, Energia perla vita) ai 105 Paesi che hanno giàdato la loro adesione.

La Mostra si è aperta con dueimportanti testi cinquecenteschi digastronomia, che avvicinano il visitatoreal gusto di ricette rinascimentali.Domenico Romoli detto il Panunto (fl. 1560) svolse mansioni di scalco perdiverse case signorili, tra le quali anchePapa Giulio III (1550-1555). Il suo trattatoLa singolare dottrina di M. DomenicoRomoli, sopranominato Panunto,dell’ufficio dello Scalco (pubblicato inprinceps nel 1560) è una sorta dienciclopedia dell’arte gastronomica chedescrive i compiti e i doveri dello scalco eperò si ferma anche sulla natura e laqualità dei cibi, proponendo consigli di

dietetica pratica, per la preparazione dimenù tanto di ogni giorno come dibanchetti. Il contemporaneo BartolomeoScappi (1500-1577) fu invece il cuocosegreto (cioè privato) di Papa Pio V(1566-1572). E fu certamente tra i cuochiscelti di preparare i cibi per i cardinalidurante il Conclave del 1549-1550, nelquale venne eletto il già citato PapaGiulio III. Una novità significativa dellasua Opera, pubblicata per la prima volta

“DIVINUS ALITUS TERRAE” CON LE PAROLE DI PLINIO IL VECCHIOAgricoltura, Arte culinaria e Costumi in Mostra per l’Incontro Internazionale dei Partecipanti dell’Expo 2015di annette popel pozzo

Page 32: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201230

delle buone maniere a tavola consiglia tral’altro di non grattarsi mangiando, di nonriempirsi troppo la bocca, e peraltrosconsiglia di offrire da bere, consideratauna “malattia d’oltrealpe”, per fortunanon ancora radicata in Italia.

In Mostra c’erano anche rarità piùesotiche come il trattato Archidipno,overo dell’insalata, e dell’uso di essa diSalvatore Massonio (1554-1624), nellaprima edizione del 1627, la prima operainteramente dedicata all’insalata a cura

dell’Autore marchigiano, che non descrivesoltanto numerose varietà di insalata, mapropone anche condimenti e ricette disua invenzione. Altro testo affascinante esingolare sono I pomi d’oro di GiovanFrancesco Angelita, stampati da AntonioBraida nel 1607 a Recanati. Questa primae unica edizione, composta volutamentetra realtà e finzione, tratta i vari aspettidei fichi e dei meloni che vanno dallacoltivazione attraverso la conservazionefino all’uso nelle varie ricette di cucina.

A sinistra: la cucina nel Rinascimento

(Opera di Scappi, 1570).

Sopra dall’alto: L’economia del

cittadino in villa di Vincenzo Tanara

(1644); i Pomi d’oro di Giovan Francesco

Angelita (1607).

Nella pagina accanto: tavola

nell’Opera di Scappi (sopra); illustrazione

nella Pirotechnia di Biringucci (sotto

a sinistra); illustrazione botanica nel

Museo di piante rare di Paolo Boccone

(sotto a destra)

Page 33: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 31

Illustrata con curiose vignette, quasid’impronta emblematica, Angelitaaggiunge in fine anche un capitolo sullelumache. L’edizione è tra l’altro una delleprime se non la prima opera ad esserestampata a Recanati, città natale diGiacomo Leopardi. La Zucca di AntonFrancesco Doni (1513-1574), nella primaedizione del 1551-1552, che contieneanche i Cicalamenti, i Fiori, le Foglie e iFrutti, presenta numerose vignettecuriose, ad esempio l’immagine di ungiullare che cavalca un’aragosta.

Vannoccio Biringucci (1480-ca.1539), nella sua Pirotechnia del 1540,non fornisce soltanto al lettore il primolibro dedicato interamente allametallurgia, ma descrive e illustra anchel’arte della distillazione. Questa tecnica fuintrodotta nell’Europa medievaleattraverso diversi testi arabi di chimica,ma ebbe maggiore diffusione grazie alLiber de arte distillandi del 1512, a curadell’alchimista tedesco HieronymusBrunschwig. Anche Giovan Battista DellaPorta (ca. 1535-1615) nella sua Magianaturalis (in Mostra la prima edizionevolgare De i miracoli et maravigliosi effettidalla natura prodotti del 1560) considerala distillazione dell’acquavite, assieme alle

maniere di conservare gli alimenti conparticolare attenzione alla panificazionedel grano e alla qualità del pane. Duesecoli più tardi, il fiorentino BartolomeoIntieri (1677-1757), anch’egli assaicompetente sui procedimenti per lamacina del grano e la sua conservazione,progetta addirittura dei cassoni che negarantiscono la preservazione. Le suericerche si trovano pubblicate nel trattatoDella perfetta conservazione del grano del1754 e vengono illustrate grazie a

stupende tavole ripiegate. In Mostra non manca ovviamente

La scienza in cucina e l’arte di mangiarbene di Pellegrino Artusi (1820-1911),nella prima edizione del 1891, descrittadall’Autore come la “Storia di un libro cheassomiglia alla storia della Cenerentola”,perché venne in effetti rifiutata danumerosi editori e ciononostante divenneil best-seller della cucina italiana, con piùdi 60 ristampe. Oltre a un ricco ricettario,il testo si rivela importante “in particolareper la storia del costume, poiché l’A. haseguito la tradizione romana, italiana epaesana, avvalorandola in guisa che laben curata cucina, privilegio di corti ericchi, potesse diventare la tipica cucinaborghese e popolare” (DBI 4, p. 368). LaMostra si è chiusa con uno sfolgorantecimelio della gastronomia italianad’avanguardia: La cucina futurista diFilippo Tommaso Marinetti (1876-1944) eFillia (pseud. per Luigi Enrico Colombo,1904-1936) nella mitica princeps del1932, che si presenta in brossuraoriginale di color giallo zafferano contitoli in rosso. Le ricette futuriste, permolti versi derivate da creazionirinascimentali, sono in verità la base perla Nouvelle Cuisine italiana.

Page 34: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

32 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

atteggiamenti d’avanguardia. […] Nei mieiracconti – dove non c’è certo la ricercaaurea di un Gadda – c’è una strutturatenuta nei limiti della correttezza. Laparola è il messaggio stesso. Parlandoporto il messaggio. Oggi nessuno parla,tutti si muovono, tutti si comportano,tutti gestiscono.

� Ogni successo in fondo è unmalinteso Se tento di capirci di più, pensoche la nostra epoca è caratterizzataproprio dal Successo. Invidio sinceramentechi lo cerca e, soprattutto, coloro che,avendolo ottenuto, non rinunciano aniente pur di alimentarlo. Li invidio perchéla loro giusta preoccupazione è il segno diun profondo amore per il loro pubblico,oltre che per se stessi. Due amori che nonriesco a nutrire. Forse invidio i pregiudizidella mia generazione post-dannunziana,che rifiutava di proposito il successo, sene teneva anzi lontano, per noncoinvolgere in un unico giudizio la propriavita e le proprie opere. E anche perché adecretarlo allora erano i male informati.

� Difficoltà di scrivere Ho scritto unlibro. Quel che un amico mi rimprovera,con dolcezza ed anche simpatia, è che ildettato sia chiaro. Si capisce tutto. “Nondevi aver faticato molto” mi dice conindulgenza. Rispondo che, al contrario, hofaticato moltissimo, che ho scritto eriscritto pagine infinite volte, poiché seavessi dato ascolto alla mia natura, tuttosarebbe rimasto nel vago e nell’oscuro.

� Sono italiano? 1 Mi telefona un taleper dirmi che sta facendo una piccola

ET AB HIC ET AB HOCMorire è un atto indecente. Quaranta annidopo, lo spirito di Flaiano è sempre attuale

inchiesta e vorrebbe che gli rispondessi aquesta domanda: di che nazionalità vorreiessere se non fossi italiano.[…] Che io siaitaliano potrebbe essere innegabile: infattimi piace dormire, evitare le noie, lavorarepoco, scherzare, e ho un pessimocarattere, perlomeno nei miei riguardi.Bene, se non fossi italiano, a questopunto, non saprei che farci.Probabilmente, non sarei niente e questodimostra, in fondo, che sono proprioitaliano. Allora? La sua domanda è senzarisposta. Si consoli pensando che per moltil’italiana non è una nazionalità, ma unaprofessione.

� Sono italiano? 2 Leggo libri di autoriitaliani, classici e moderni, e ammiro inostri artisti; e qui potrei dirmi americano.Adoro il sole, il mare caldo, l’Etruria e laCampania; e in questo potrei riconoscermitedesco. Se visito un museo non parlo adalta voce e se vado in una biblioteca nontento di portarmi via un libro o le sueillustrazioni. Sono forse svedese?

� Poeti e scrittori Si sa benissimo chegli scrittori più felici sono quelli chenascono da famiglie ricche. Il poeta puònascere povero: nella sua vita lascerà unvolume, che avrà scritto sul marmo d’untavolo di caffè, nelle soffitte, nella fame,nella miseria. Comunque la linfa della suapoesia resta. Ma lo scrittore no, deve avertempo, deve mangiare, deve avere unamacchina da scrivere o un tavolo, deveavere qualcosa di suo.

� Leggere Leggere è niente, difficile èdimenticare ciò che si è letto.

Il prossimo 20 novembre ricorre il 40°anniversario dalla morte di EnnioFlaiano. Nato il 5 marzo 1910, è statouno dei più arguti intellettuali italianidel Novecento. Scrittore ecommediografo, sceneggiatore esoggettista, giornalista, critico teatralee di cinema, fu, dopo Leo Longanesi econ Marcello Marchesi, uno dei più“micidiali” creatori di aforismi. Di lui,la nostra Biblioteca conserva la primaedizione delle opere più importanti, dacui sono tratti i seguenti brani.

� Intellettuali da caffè Quest’accusami è stata rivolta spesso anche per lettera.Senza turbarmi, troppo, perché nascondeuna certa verità cronistica. Le più belleserate per anni le ho trascorse nei caffècon persone la cui amicizia era già ungiudizio, Cardarelli, Barilli, Longanesi. Mi èrimasto il debole di preferire il caffè alsalotto, al club e all’anticamera. E ilpiacere di decidere un po’ dei miei gusti,anche teatrali.

� Pannunzio e Il Mondo Un particolarecurioso, che non spiega tuttavia la ragionedei nostri ripetuti incontri, sempre nellestesse posizioni, lui di direttore, io diredattore, è forse questo: di essere nati lostesso giorno, nello stesso mese, nellostesso anno. La cosa ci faceva ridere. E’chiaro – diceva Pannunzio – che io sononato un’ora prima e il posto di direttore ètoccato a me.

� Importanza della parola Io credosoltanto nella parola. Tutto il resto – ilgesto, il silenzio – fa parte di

di laura mariani conti e matteo noja

Page 35: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 36: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201234

IL CATALOGODEGLI ANTICHILibri da leggere per comprare libri

GRAZER BUCH- UND KUNSTANTIQUARIATWOLFGANG FRIEBESLista 112: libri dal Quattro al Seicento

Numerosi i titoli d’argomentoItalica nel catalogo del libraio antiquarioaustriaco. In offerta la rarissima primaedizione delle Opere poetiche del poetanapoletano barocco Giovanni BattistaBasile (Mantova, per Aurelio e LodovicoOsanni, 1613). Contenente Delli madrialiet ode, La venere addolorata, Leavventurose disavventure, Il pianto dellaVergine, l’opera che è sconosciuta allaLibreria Vinciana viene attualmentecensita in Italia soltanto nella BibliotecaMarciana (€ 6.000). Curioso anche ilDistinto raguaglio dell’origine, e statopresente dell’ottava meraviglia delmondo, o sia della gran Metropolitanadell’Insubria, volgarmente detta ilDuomo di Milano di Giovanni GiacomoBesozzo nella prima edizione di Milano,Carlo Federico Gagliardi, 1694 (€ 400 inlegatura coeva di cartonato xilografato).

Lo scritto contiene in fine uninteressante Catalogo di tutti liPersonaggi, che hanno Dignita, o Ufficionella admiranda, & insigneMetropolitana di Milano (pp. 217-231).Abbastanza inusuale anche il testo diBonaventura Pellegrini Secretinobilissimi dell’arte profumatoria(Venezia, Curti, 1678) che contiene piùdi 250 ricette per la produzione diprofumi. L’attualità del testo si individuaanche nel fatto che fu ancoraristampato nel 1968 e 1993rispettivamente.

Antiquariat Wolfgang FriebesMünzgrabenstraße 7 – A-8010 Grazwww.friebes.at

LIBRERIA ANTIQUARIA PAOLO BONGIORNOLista Ottobre 2012

I titoli offerti dal libraioantiquario modenese nel suo ultimocatalogo per il mese di ottobre sonod’argomento vario: troviamo tra l’altrol’edizione di 36 progetti di ville diarchitetti italiani a cura dell’EsposizioneTriennale internazionale delle artidecorative industriali moderne alla VillaReale di Monza che contiene progetti diGio Ponti, Alberto Sartoris e GiuseppePagano (Milano-Roma, Bestetti eTuminelli, 1930). L’opera illustrata da 31tavole a colori è in vendita per € 480.Fondamentale per l’architetturafunzionale è l’edizione di Alberto

Sartoris, Gli elementi dell’architetturafunzionale. Collaudo di F.T. Marinetti,stampata nel 1941 da Hoepli.Presentandosi in legatura originale in telaverde stampata, questa terza edizioneviene considerata la più completa (€ 1350). In legatura editoriale incartonato rigido arancione si presentanoinvece le Poesie di Anacreonte recate inversi italiani da Eritisco Pilenejo (pseud. diGiuseppe Maria Pagnini), stampate aParma con i tipi Bodoniani nel 1793 (unadi 200 copie; Brooks 488; € 700).Curioso è invece un manoscritto di 105pagine numerate di un ricettariocarpigiano dell’Ottocento. Tra le variericette descritte troviamo la Pasta per lespongate, l’Aranciata, la Mostarda

Carpigiana, le Spezie finissime, l’Aloepolverizzazione, il Lucido da Scarpe, loSciroppo Alchermes e quello di accodio edi rattania, l’Acquavite Aniciata, la Tinturadi Anici Romagna, il Rinfresco dimandorle amare, le Pillole Blanchard, laTintura di China, l’Unguento rosato,l’Estratto di Belladonna, il Cerotto di S.Caterina, le Polvere del Frassoni,l’Unguento di Ginepro, l’Unguentoegiziano, il Vino di china composto, iCioccolatini purgativi, e lo Sciroppo dicicoria e rabarbaro (€ 280).

Libreria antiquaria Paolo BongiornoVia Lana 71 – 41124 Modena(www.bongiornolibri.it/Libreria_Paolo_Bongiorno/LIbreria_Bongiorno.html)

di annette popel pozzo

Page 37: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 35

IL CATALOGODEI MODERNILibri da leggere per comprare libri

GIRO D’ITALIA IN 500 LIBRI(CIRCA)

La rete ha questo vantaggio: che siparte cercando una cosa e si torna conun’altra. Cercavamo infatti cataloghi di libridel Novecento e invece torniamo con un ca-talogo di storia locale che in gran parte ha li-bri usciti a cavallo tra Otto e Novecento. Manon ce ne voglia nessuno: la storia locale èuna passione difficile da sopire.

Regione per regione il catalogo dal ti-tolo Italiamia racconta, anche se somma-riamente, 467 libri e 16 incisioni, rigorosa-mente divisi per regione, e all’interno dellaregione per località. Vale la pena di scorrer-ne le pagine: sicuramente ognuno troveràquanto gli serve per appagare le sue curiosi-tà sopra la propria città o regione.

Citiamo solo il primo numero del ca-talogo anche perché ci permette di ricorda-re un bibliografo molto noto, Alberto Bacchidella Lega (1848-1924). Riguarda l’impor-tante Bibliografia dei vocabolari ne’ dialettiitaliani raccolti e posseduti da Gaetano Ro-magnoli, edito a Bologna dal Romagnolistesso nel 1876 (in 8º, p. 96; € 185).

Bacchi della Lega, personaggio dellaBologna di fine Ottocento, fu amico intimoe assiduo collaboratore di Carducci (ancheper la Collezione di opere inedite o rare deiprimi tre secoli, edita dal Romagnoli), chestorpiandogli il nome, lo chiamava Bacchili-de, e amicissimo di Olindo Guerrini che lo fe-ce bersaglio di molte delle sue numerose e, avolte, crudeli burle. Negli Aneddoti bolo-gnesi, a cura di Alfredo Testoni e OresteTrebbi (Formiggini, 1929; presente in Biblio-

teca), viene narrato di quando Guerrini,dovendo partecipare a una tournée conuna compagnia drammatica, si fece pre-stare il vestito da cerimonia dal Bacchi. Es-sendo di lui molto più magro, lo fece acco-modare da un sarto. Finita la tournée lo re-stituì all’amico senza far menzione dellacorrezione. Quando vi furono le feste perl’VIII centenario dell’Università di Bologna,a cui presenziava il re, Bacchi pensò bene diindossare il suo vestito elegante, ma si ac-corse troppo tardi che era tanto stretto, e«fu costretto ad assistere all’arrivo del So-vrano con un abito così lontano dalle rego-le dell’etichetta che gli rese più acerbo ilcruccio per la burla patita».

Studio Bibliografico SCRIPTORIUMVia Valsesia, 4 46100 Mantova (Italy) Tel./Fax +39 0376 363774 [email protected]

FERDINANDO ONGANIA,EDITORE VENEZIANO

Il sito di una libreria veneziana, li-nead’acqua, preannunciandoci uncatalogo che non c’è, ci induceperò a parlare di colui che èstato forse il più grande edi-tore veneziano tra Otto eNovecento: Ferdinando On-gania (1842-1911). La suafigura, pressoché scono-sciuta al di fuori di un ristret-to gruppo di bibliofili e studiosi,è stata solo recentemente studia-

ta in maniera approfondita da MariachiaraMazzariol (Ferdinando Ongania 1842-1911 editore in Venezia. Catalogo, stampa-to nella città lagunare proprio da lineadac-qua edizioni con la Fondazione Querini-Stampalia, nel 2011).

Il nome di Ongania è senza dubbiolegato all’importante opera La Basilica diSan Marco in Venezia (1877-1888), «primogrande censimento iconografico del mo-numento marciano realizzato attraverso il“nuovo” mezzo fotografico, di cui egli fucoraggioso “mecenate”». Come pure colpi-scono i suoi due album fotografici, Calli ecanali in Venezia e Calli, canali e isole dellalaguna, pubblicati nel 1891 e nel 1893,straordinario documento della città di fineOttocento (la libreria ricorda una propriaedizione in facsimile del 2010, in tiratura li-mitata di 250 copie, stampata con la tecni-ca del retino stocastico).

Ongania iniziò la sua attività rile-vando nel 1871 la ditta Hermann Frederiche M. Münster, il cui negozio in piazza SanMarco, sotto le Procuratie ai numeri 72-74, era annoverato fra le più importanti efornite librerie d’arte veneziane.

Il suo catalogo era ricco di numerosialtri titoli, la maggior parte dei quali eccel-lenti prodotti dell’arte tipografica, omag-gio alle molteplici glorie della SerenissimaRepubblica. L’impegno e il coraggio im-prenditoriale di quest’uomo, che non esitòa dissestare le proprie finanze pur di porta-re a termine i suoi ambiziosissimi progetti,non trovò allora e non ha trovato a lungo ilgiusto riconoscimento.

linea d’acqua libreria antiquaria

Calle della Mandola - SanMarco 3717/d30124 Veneziatel. +39 041 5232571(retail)

fax. +39 041 2413550www.lineadacqua.it

[email protected]

di matteo noja

Page 38: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

36 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

Page 39: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 37

reziosi.it

look!l olollook!

reziosi.itrgruppopreziosi.it

Tutti

i di

ritti

sono

rise

rvat

i ai r

ispet

tivi p

ropr

ieta

ri.

Un mondo di divertimento.

Color your look!

i.art

ieop

rop

rtti

vi p

risp

eat

i ai r

vise

ritt

i son

o r

utti

i dir

lor yColor yo

utti

i dir

T

l oyour lolyour look!

timenter .otimentuppoprgr eziosi.ituppopr

Page 40: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201238

PAGINE CHE PARLANO DI LIBRIDall’utopia della poesia alla poesia degli archivi culturali: viaggio in due libri

IL DELIRIO RAGIONATODI UN POETA MANAGER

«Non smettete di delirare,questo è il momentodell’utopia»

Per Antonio Porta, al secolo Leo Paolazzi,tutta la vita fu il momento dell’utopia.Non smise mai di delirare nel senso cheper lui la letteratura, la poesiasoprattutto, era il luogo del delirio. Undelirio ragionato, apassionato, amoroso.Ne è testimonianza questo libro,«Mettersi a bottega» Antonio Porta e Imestieri della letteratura, edito dallemeritevoli Edizioni di Storia eLetteratura e che raccoglie gli atti di unconvegno a cura dell’Università degliStudi di Milano, tenuto il 10 dicembre2009.

Per meglio delirare si era trovatouno pseudonimo che lo riportava allocharmant Carline per poter scrivereliberamente e che, al contempo, glipermetteva con il suo nome di applicarsiseriamente all’editoria e al giornalismo.In questo, seguendo il padre Pietro che,con Edilio Rusconi, aveva fondato nellaseconda metà degli anni Cinquanta aMilano la casa editrice Rusconi ePaolazzi. Lavorando con testate comeGente, Eva, Rakam, persino il Corrieredello Sport – che riuscì personalmente aresuscitare e a salvare dalla chiusura –Leo/Antonio diede grande prova di dotimanageriali. Fino ad arrivare alladirezione editoriale della Bompianiprima e della Feltrinelli poi. Dotimanageriali che in pari misura applicavaalla letteratura nel promuovere

generosamente, a volte addiritturacreare, giovani autori, lanciandoli nellepatrie lettere. Tutto senza perdere divista la ricerca – che in letteratura e inpoesia ha valore scientifico tantoquanto nella fisica nucleare – e leavanguardie, operando come segretariodi redazione de “Il Verri” di LucianoAnceschi e entrando nel manipolo dipoeti che sconvolgeranno la nostraletteratura con un libro edito propriodalla Rusconi e Paolazzi, dal titoloapocalittico, I Novissimi. Di Apocalisse inApocalisse, questo sarà un libretto checon la sua diffusione e successoprovocherà nel convegno all’hotelZagarella di Palermo la nascita delGruppo ’63, una delle ultime valideespressioni dell’avanguardia in Italia.

I saggi di «Mettersi a bottega», acura di Alessandro Terreni e GianniTurchetta, permettono oggi diaddentrarsi nella poesia e nelle attivitàdi Antonio/Leo con maggiore cognizionedi causa. Da Umberto Eco che ci illustrala tecnica delle liste e il conseguenteritmo musicale che esse provocano nellapoesia in generale da Omero in poi e, inparticolare, nei versi dell’amico Antonio,a Enrico Testa che spiega come la fortetensione espressionistica che si puòravvisare nella poesia portiana derivimolto spesso dalla scelta di avvalersi diun “lessico comune non letterario”, dalsuo “codice di comunicazione usuale”;da Niva Lorenzini che spiegal’insorgente neccesità per Antonio Portadi usare una ancora più marcatacolloquialità per giungere alla fine auna poesia come diario, a Paolo

Giovannetti che ci ricorda quanto siastata importante per un’interagenerazione l’antologia Poesia degli anniSettanta, dalla quale emersero moltegiovani voci che altrimenti avrebberofaticato a trovare spazio. Non fu certoquello l’unico luogo, essendo quelperiodo – il “decennio lungo del secolobreve” – fecondo di antologie poetiche,ma fu senza dubbio tra i piùsignificativi. Maria Carla Papini eStefano Raimondi, da diversi punti, siintroducono in profondità nei versi enelle opere di Porta, così come Terreni siinterroga circa la retorica portiana.Giancarlo Majorino, sodale di tanti annie di tante battaglie poetiche, affronta illibro più ricco della sterminataproduzione portiana, quel Quanto ho dadirvi che nel 1977 raccoglieva la primaparte dell’opera di Porta, edita e inedita.Infine Carlo Formenti narradell’avventura di “Alfabeta”, rivistasimbolo della letteratura degli anniOttanta, alla quale Porta partecipòattivamente accanto a Mario Spinella,Paolo Volponi, Gianni Sassi, Gino diMaggio, Nanni Balestrini, Leonetti, PierAldo Rovatti; e Maurizio Cucchi, chenella sua amicizia non ha mai potutofare distinzioni tra Leo e Antonio,defindendolo uomo di “straordinariacoerenza”, lo ricorda come uno degliultimi esempi di manager editoriale,dove le due accezioni messe accanto –quella di manager e quella di editoriale– non stridono come ora, che i manager“non distinguono la marmellata dailibri”. In chiusura un saluto, pocheparole, di una persona che fu compagna

di matteo noja

Page 41: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 39

anch’essi”»); tutto ciò fa sì che sia difficilespiegarli e illustrarli.

Da questa difficoltà l’esigenza, daparte dei curatori, di dedicare questoQuaderno ad alcune importantibiblioteche presenti in Apice – Archividella Parola, dell’Immagine e dellaComunicazione Editoriale, emanazionedell’Università Statale di Milano – neltentativo non solo di farli conoscerenella loro consistenza, ma anche diinserirli in un progetto scientifico cheora appare più chiaro e riconoscibile.

Il primo degli otto saggi checompongo il Quaderno, è di AndreaCarlino e riguarda Il mondo delle donnenella biblioteca del ginecologo EmilioAlfieri. Tra bibliofilia e bibliomania. Breveexcursus di una delle prime bibliotecheacquistate dall’Università Statale e chebene può documentare le variemotivazioni che hanno spinto il celebreostetrico e ginecologo Emilio Alfieri(1874-1949) a comporre la sua raccolta:l’accumulazione per uso professionale,la bibliofilia e la bibliomania. Il secondoe il terzo saggio sono dedicati adAntonello Gerbi (1904-1976) e alla suabiblioteca, nella sua particolarepredilezione per ciò che riguardava ilSud America (a cura di Emilia Perassi) enella sua interezza (a cura del figlio diAntonello, Sergio Gerbi). Valga a ricordodi questa biblioteca – ma forse di tutte– il ricordo affettuoso che ne lasciòRaffaele Mattioli (che dei libri e dellaconseguente follia se ne intendeva): «Lasua biblioteca privata, sempre indisordine, sia perché continuamenteriordinata e rimaneggiata, sia perché ilibri arrivavano a ondate, in serie, incollane intere, era prima e più che unostrumento di lavoro, un baluardo controil mondo e le miserie del mondo. Che ilibri raccolti fossero 20, 30 o 50 mila,com’è stato scritto, non importa niente.Chi ama i libri non li conta. Un opuscolodi otto pagine e la corrispondenza di

Voltaire in cento e tanti volumi, hannolo stesso valore ideale. Ogni “pezzo” hail valore, ed è il riassunto emblematicodi tutta la biblioteca. Ognunorappresenta un desiderio, un attimo divita, un proposito di nuove fatiche».

I saggi di Edoardo Esposito edElisa Gambaro ci introducono a unadelle più belle raccolte conosciute diprime edizioni del ’900, che nei suoi1700 volumi circa delinea una sorte dicanone estetico, soprattutto per quelloche riguarda la prosa, della nostraletteratura tra le due guerre. MartaSironi ci accompagna invece in unmondo immaginifico, fatto delle figureche hanno illustrato le testate dellecinquecento riviste che ha raccoltoPiero Marengo e che oggi sonocustodite in Apice: dalla figura legnosae smilza del primo Pinocchio nel“Giornale per i Bambini” del 1882 allaparodia che il “Bertoldo” fecedell’“Omnibus” longanesiano,imitandone la prima pagina etitolandola “Autobus”. Il penultimosaggio, di Nicoletta Vallorani, riguardainfine la magnifica raccolta di libri perbambini che mise insieme Peter A. Wick,bibliotecario all’università di Harvard.

Da ultimo, mentre i precedentisaggi sono stati tutti rivolti verso ilpassato, narrando di collezioni di librigià editi nei tempo che furono, quello diGoffredo Haus ci informa invece condovizia di particolari di quanto offranole nuove tecnologie per conservaremeglio e meglio tramandare quelpatrimonio che abbiamo la fortuna dicustodire e quale sia il panorama che sidelinea nel futuro per i nostri archivi ebiblioteche.

“Collezionismo librario e biblioteched’autore. Viaggio negli archiviculturali.” A cura di Lodovica Braidae Alberto Cadioli.Skira, Milano 2012, p.109, € 25,00

di Antonio Porta, Rosemary Liedl Porta:è soprattutto grazie a lei che la figura diquest’uomo gentile e generoso, diquesto intellettuale onesto e rigoroso,non è stata dimenticata o, peggio,stereotipata in luoghi comuni.

“«Mettersi a bottega». Antonio Portae i mestieri della letteratura”. A cura di Alessandro Terreni e Gianni Turchetta. Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2012, p.128, € 23,00

L’APPASSIONANTE MONDODEGLI ARCHIVI CULTURALI

Molto spesso, nelle biblioteche, sicerca di parlare dei libri che cicircondano, delle carte che ci

avviluppano nelle loro volute, deidocumenti che ci attraggono per la lorofinta oggettività; molto spessosperimentiamo la difficoltà di farlo, ancheperché, le raccolte stesse che inglobanoun dato fondo specifico, lo perdonodentro di sé, cambiandone la natura, inun gioco infinito di specchi, diventando aogni passo una cosa diversa da quella cheera poco prima. Comprendiamo quindil’imbarazzo di Lodovica Braida e AlbertoCadioli nel presentare questo quintoQuaderno di Apice, intitolatoCollezionismo librario e biblioteched’autore. Viaggio negli archivi culturali. Lamancanza di omogeneità degli archiviche raccolgono documenti estremamentediversi tra loro; la presenza al loro internodi libri che diventano altro da sé inrelazione a chi li ha collezionati e inqualche modo li ha alterati anche solocon la propria scelta (come ebbe a direLuigi Crocetti «per il solo fatto diappartenere a una biblioteca personale –che sia di uno scrittore, di uncollezionista o di un homme de lettres – ilibri cambiano status, “da pubblicazioni adocumenti personali anch’essi, carte

Page 42: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

LA TUA TV. SEMP

Page 43: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

PRE PIÙ GRANDE.

Page 44: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

42

CARLO NANGERONI A BERGAMO

Q uando torna da New York,dove è nato nel 1922, CarloNangeroni è un pittore

informale, entrato in contatto con laScuola del Pacifico prima ancora che sicominciasse a parlarne anche in Europa.Presto, però, la sua ricerca si sarebbespostata in direzione di una sintesi

cromo-luministica organizzata secondoschemi geometrici fissi ma di infinitavariazione.

Ne dà conto la mostra pressoColleoni proposte d'arte di Bergamo (dal7 novembre al 22 dicembre), che riaprein spazi rinnovati con una nutritapersonale del maestro.

Attraverso una quarantina diopere scelte, infatti, viene offerta unsuggestivo assieme delle ricerche delpittore intorno al tema del cerchio e

CARLO NANGERONI

COLLEONI PROPOSTE D’ARTEVIA C. BAIONI 19, BERGAMO

8 NOVEMBRE – 20 DICEMBRE 2012TUTTI I GIORNI, ORARI: 9-12 e 15-19INFO: TEL. +39 035 [email protected]@colleoniroberto.it

ANDANDO PER MOSTRESpazi, moduli e figure: dall’ambiente primario alla geometria e alla lucedi luca pietro nicoletti

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

della sua raffigurazione. Il disco e ilcerchio sono gli elementi base di unagrammatica di variazioni infinita, entrola quale si enucleano precise serie dilavori che si interrogano, di volta involta, su alcuni temi e schemi di basecui Nangeroni darà una continua erinnovata vitalità, risolvendo di volta involta i problemi della luce e delmovimento (e della percezione visiva diconseguenza) all’interno di unastruttura fissa, ma non inerte.

Se nelle ricerche degli anniSessanta il movimento a scorrimentoera dato da raggruppamenti di dischidel medesimo colore secondo unpercorso che si snoda sulla tela perindicazioni tonali (e vi ritornerà, con unnuovo approccio, dalla metà degli anniNovanta), negli anni Settanta e Ottantail movimento dei dischi e delle righeverticali che percorrono la telalongitudinalmente come un fittoincannucciato, scorrendo le une sullealtre, sarà non solo sul piano ma anchein profondità, con effetti diavanzamento e arretramento dellesingole sfere a seconda del tono e dellascansione, ma anche per il suointersecarsi con il motivo verticale.

Nel prosieguo Nangeroni torneràsu un lavoro di tinte piatte e colori piùaccesi, lavorando su una tavolozzatimbrica e con schemi più liberi,preoccupandosi meno del problemaseriale.

I dischi rimarranno ancora legatia uno schema di disposizioneortogonale, ma senza la necessità didipingere materialmente tutta la serieper intero come in una vera e propriacatena di montaggio: i dischi, ora,sembrano affiorare dal fondo inmaniera polifonica, simultanea, comeilluminazioni galleggianti ancorate in unpunto preciso del quadro, ma chemanifestano la loro presenza solo conuna improvvisa apparizione.

Sopra da sinistra: Carlo Nangeroni,

Composizione, anni '80, acrilico su tela;

Composizione, anni '90, acrilico su tela

Page 45: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 43

IL CEMENTO DI MAURO STACCIOLI

Mara Coccia ArteContemporanea di Romapropone fino al 3 novembre

una mostra di quindici opere in ferro ecemento dello scultore Mauro Staccioli,prendendo spunto dal recente volumededicato da Bruno Corà all’artista eintitolato Gli anni di cemento 1968-1982(Edizioni il Ponte, Firenze). In questo arcodi tempo, l’opera di Staccioli segue unaevoluzione tematica di progressivachiarificazione di intenti e motivi. Nellamateria dura e ruvida del cemento (ma didocile risposta alla colata in forme),infatti, l’artista ha messo a fuoco ilproprio repertorio di forme primarie

votate, quasi per natura, a un rapportodialettico con l’ambiente. «Pensare di farescultura» annota Staccioli stesso,«significa costruirsi una forma: lavorareper costruire un linguaggio esplicito delpensiero organizzato e trasformarequesta pratica in una forma tattile.Tattilità che deve sapersi sviluppare inuna prassi riconoscibile; questa è stata lamia traccia, il mio modo per darmi unaragione esplicita del fare». E questaragione esplicita, disadorna dicompiacimenti formalistici e di tentazioniarchitettoniche, si chiarifica in rapporto

allo spazio e all’intervento specifico sulluogo-ambiente. Nella loro arcaica,impenetrabile e solenne semplicitàgeometrica, infatti, le sue sculturemarcano dei limiti nello spazio, dellesoglie da superare, e creano dei percorsidel fruitore nell’ambiente circostante: nonpossono essere attraversate, anzipongono dei limiti, come nel famoso“muro” per la Biennale di Venezia del1978, o esaltano la sospensione delvuoto, come nel monumentale anello cheaccoglie oggi i visitatori della GalleriaNazionale Arte Moderna di Roma. Sonooperazioni concettuali attraverso la formasolida nel contesto. Ma anche in formatipiù contenuti, adatti agli spazi chiusi, isuoi ispidi cubi armati di aculei richiedonoaria e silenzio: sono mute, dogmatiche eincombenti presenze pronte allo scontro.

N el centenario dellanascita, la fonda-zione “Corrente”

di Milano propone fino al30 ottobre, a cura di AnnaMaria Bianconi e NicolettaColombo, un selezionatogruppo di opere di BrunoCassinari (1912-1992), fra

le anime dell’omonimogruppo e figura emblema-tica del picassismo del se-condo dopoguerra. Vi sipossono apprezzare undicidipinti e quattordici dise-gni provenienti da collezio-ni private, accompagnatida una scelta di documenti

d’archivio che evocano lastoria del pittore, della suaadesione al movimento edei suoi rapporti con Enr-nesto Treccani, che a lui de-dicherà alcune toccanti pa-role, in uno scritto del1940: «Nei quadri di Cassi-nari la goccia di sangue vie-ne alla luce. Nei quadri diCassinari la goccia di san-gue della sua terra si allar-ga, e già oggi ma sempre dipiù col tempo uomini di-versi di molti paesi sarannoaiutati a comprendere lapropria fatica e a viveremeglio. Ora Cassinari lavo-ra perché il suo cielo sispacchi, e non pesi più cosìforte sulla sua vita, come ilcielo di Gropparello pesasui vivi e sui morti del pic-colo paese. In questo loaiuteranno gli uomini, ne-mici e fratelli».

CENTENARIO DI BRUNO CASSINARI DA CORRENTE

A sinistra: Mauro Staccioli, CondizioneBarriera, 1971, ferro verniciato nero.

Sotto: vista della mostra di Mauro Staccioli

presso Mara Coccia a Roma

Sotto: Bruno Cassinari, La pesca con le lampare, 1953,

cm 75x90, collezione privata

Page 46: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201244

� WERTVOLLE BÜCHER UND HANDSCHRIFTEN,GEOGRAPHIE, REISEN,ATLANTEN, CHINA UNDJAPAN, ALTE UND NEUEKUNSTAsta dal 30 ottobre al 2 novembreKönigstein im Taunuswww.reiss-sohn.de Scegliere qualche titolo nei cinque

cataloghi dell’asta autunnale di Reiss &Sohn per una breve presentazione inquesta sede non è compito facile,considerando la ricchezza delle opereofferte. Particolarmente importante èl’Etymologicum magnum Graecum, uscitodai torchi di Zaccaria Calliergi a Roma il 8luglio del 1499, battuto in asta l’ultimavolta vent’anni fa. Si tratta della primaedizione del primo dizionariocompletamente stampato in caratterigreci e primo libro uscito dall’officina diCalliergi. La copia in asta (lotto 1393), apieni margini (425x295 mm) in unalegatura in piena pergamenacinquecentesca, parte con una stima di €10.000. Un catalogo a sé forma lacollezione asiatica sulla Cina e sulGiappone contenente quasi cento lotti.Particolarmente rara è la princeps delleRelationi della venuta degli ambasciatorigiaponesi à Roma, sino alla partita diLisbona di Guido Gualtieri del 1586 (lotto2818, stima €12.000 in legatura modernain pergamena). “L’incontro con la giovaneambasceria nipponica offre al G. il destroper ripercorrere la storia delle relazioniintrattenute dai pontefici romani, tramitel’Ordine gesuitico, con l’Estremo Oriente e

soprattutto di superare un punto di vistaesclusivamente occidentale anche se nonesente da una certa idealizzazione” (DBI60, p. 208).

� VENTE LIVRES ANCIENS ET DU XIXÈME SIÈCLEAsta del 31 ottobreParigi www.alde.frTra i 325 lotti segnaliamo la prima

edizione postuma del trattatogastronomico Il Trinciante di VincenzoCervio (Venezia, Tramezzino, 1581).Contiene tra l’altro “Il modo che si devetenere in ricevere un Papa, un Re, eogn’altro gran Principe tanto dalleComunità, quanto dalli Signoriparticolari” con particolare attenzione aun protocollo da seguire (lotto 38, stima€ 1.500-2.000).

� WERTVOLLE BÜCHER,MANUSKRIPTE,AUTOGRAPHEN, GRAPHIKAsta dal 5 al 7 novembreMonaco di Bavierawww.hartung-hartung.de In asta la seconda rarissima edizione

di Tycho Brahes, Astronomiaeinstavratae progymnasmata del 1603,censita al mondo in soltanto setteesemplari (lotto 239, stima € 80.000).La copia in offerta reca numeroseannotazioni manoscritte in mano similea quella di Giovanni Keplero.

� ASTA 60: HANDSCHRIFTEN& BÜCHERAsta dal 7 al 9 novembreMonaco di Baviera

ASTE, FIERE E MOSTRE-MERCATOLe aste autunnali con numerosi appuntamentitra Italia, Francia, Germania e Inghilterra

www.zisska.de Da Zisska la prima edizione del

cimelio della teologia mistica medievalecon il trattato Sermones super Canticacanticorum di Bernardo di Chiaravalle(Rostock, Fratres Domus Horti Viridis ad S. Michaelem, 1481; lotto 84, stima € 18.000). Attualmente nessuna copiaviene censita in Italia.

� TRAVEL, ATLASES, MAPS & NATURAL HISTORYAsta del 15 novembreLondra www.sothebys.com

� LIBRI & STAMPE DAL XVIAL XXI SECOLOAsta dal 15 al 17 novembreFirenze www.gonnelli.it

� WERTVOLLE BÜCHERAsta dal 19 al 20 novembreAmburgowww.kettererkunst.deSegnaliamo la prima edizione

completa in 3 volumi della rivista Geniusa cura di Heise e Mardersteig, pubblicatadal 1919 al 1921 a Monaco di Baviera daWolff (lotto 411100056, stima € 1.200).“Genius became one of the mostscholarly and attractive art journals ofthe time” (Reed). In asta inoltre l’edizionedell’Opera di Lattanzio nella stimatapubblicazione di Vindelino da Spira del1472 (lotto 411200708, stima € 18.000).L’esemplare (325x235 mm) contenentenove iniziali miniate in rosso, blu, verde e giallo e una rubricazione in rosso e blu,si presenta in legatura ottocentescaproveniente da Ampleforth Abbey.

di annette popel pozzo

Page 47: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

giu- 45

laB

iblio

teca

di v

ia S

enat

oM

ilan

o

consento che i miei dati personali siano trasmessi ad altre aziende di vostra fiducia per inviarmi vantaggiose offertecommerciali (Legge 675/96) � Barri la casella se intende rinunciare a queste opportunità

la Biblioteca di via SenatoMilano

MODALITÀ DI PAGAMENTO:• Inviare la scheda di abbonamento sottostante, unitamente

a un assegno bancario intestato a “Fondazione Biblioteca di via Senato” • Pagamento in contanti presso la nostra sede:

Fondazione Biblioteca di via Senato, via Senato 14, Milano

Nome

Cognome

indirizzo a cui si intende ricevere la rivista

telefono

mail

firma

Questo “bollettino” mensile è distribuitogratuitamente presso la sede della Bibliotecain via Senato 14 a Milano.

Chi volesse riceverlo al proprio domicilio, può farne richiestarimborsando solamente le spese postali di 20 europer l’invio dei 10 numeri

Page 48: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

46 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

“Smens pagine & figure” di una rivista artigianale

La Nuova Xilografia di Verna e Schialvino tra semen e mens

BvS: Fondo Edizioni di pregio�

“Smens pagine & figure”,semestrale di Nuova Xilografia;undici numeri stampati su torchia braccia Fag e Saroglia concaratteri Garamond e Garaldus(nn. III e IV su carta GardaPat13 prodotta dalle Cartiere delGarda, nn. V-XI su carta dicotone delle cartiere Magnani diPescia). Esemplare n. 234/270;XI volume: esemplare 51/100.

«Smens? Non è un acroni-mo, ma una parola checorteggia la “S”. La cor-

teggia per amore della linea curva,sensuale nel significato di dar sensoalla vita, e perché ricorda il lavoro disgorbia sopra le tavolette di bosso edi pero. Forse è anche un verbo con ilsolo tempo presente, che accetta tut-te le persone (io smens, tu smens…noi, voi, loro smens)».

Sotto l’egida di una gazza ladrabianca e nera, monogama e ciarliera,“Smens” usciva con il suo primo nu-mero nell’agosto del 1997, licenziataa Rivarolo Torinese dal torchio abraccia di Gianni Verna (n. 1942) eGianfranco Schialvino (n. 1948), ar-tisti xilografi fondatori nel 1987 del-l’associazione Nuova Xilografia.Contro la prassi consolidata dellaproduzione editoriale, “Smens” si

de essere SMENS: temi liberamentesvolti da critici, filosofi, poeti, scien-ziati, scrittori, studiosi, illustrati configure incise su matrici di legno e ri-condotti, senza limiti di fantasia, nelsolo ambito, concluso, dell’esteticadella pagina»; autori e artisti sonostati chiamati a raccolta da Verna eSchialvino (“operativo cenacolo adue”, li chiamava Angelo Dragone) adibattere sull’incontro tra due valoriopposti, scelti a definizione di ognisingola uscita: bianco e nero, bene emale, verità e menzogna, sacro eprofano e così via.

I primi numeri, raccontano iprotagonisti, sono dettati dallo stu-pore per l’invito a partecipare aun’idea visionaria e bizzarra; poi,allo stupore si sostituisce l’entusia-smo e la lista dei collaboratori cheaderiscono a “Smens” si allunga eaccresce per quantità e prestigio.Le xilografie, dapprima a caricoquasi esclusivo di Verna e Schialvi-no, sono firmate dai più abili inci-sori di tutto il mondo, così come dialta levatura è la lista degli scrittoriche contribuiscono inviando i pro-pri brani originali e inediti. Con ilrodaggio dei primi numeri, la qua-lità di questa rivista artigianale ini-ziava a perfezionarsi: a partire dalterzo numero si decise per l’inseri-

proponeva una missione program-maticamente donchisciottesca, maorgogliosa: combattere il lento ab-bandono dell’uso della xilografiaproponendola in un ritorno all’anti-ca funzione originaria, quella che lavoleva a corredo iconografico del te-sto scritto, a supporto ed esemplifi-cazione della parola. «Questo inten-

ARIANNA CALÒ

Sopra: xilografia di Francesco Francoper il componimento di Nico Orengo,“Smens” VI. Nella pagina accanto:Incontro al destino, xilografia diGarrick Palmer in “Smens” VIII

Page 49: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 47

mento della tinta rosso minio, usatadai tipografi rinascimentali perspezzare il rigore della pagina mo-nocromatica, poi l’apertura al colo-re è totale: nel numero che inaugu-rava il terzo anno di attività si an-nunciavano novità importanti, co-me le tinte personalizzate per ogniincisione, o l’uso, su consiglio diEnrico Tallone, di due varianti diinchiostro nero per il testo e le figu-re, o ancora l’introduzione dellapiù nobile carta a mano delle cartie-re Magnani di Pescia.

Nel 2002, dopo cinque anni diattività, mostre e presentazioni inEuropa, richieste di adesioni da varipaesi nel mondo, il decimo numerosemestrale si apriva con la dichiara-zione di nuovi e rinnovati progetti:cadeva il tema degli opposti, sostitui-to da argomenti monografici di va-lenza universale; le uscite program-mate a cadenza annuale. Fu raddop-piato il numero delle pagine ma ri-dotta la tiratura da 270 a 100 esem-plari, e bene fece la BibliothèqueNationale de France a richiedere larivista per catalogarla nella sezionedei libri rari. Al piano quinquennalefece seguito un solo e ultimo nume-ro, l’undicesimo, dedicato alla Fol-lia, stampato nel 2004 con l’espres-so ringraziamento al Signore peraver finito. Finiva “Smens”, e conessa il visionario esperimento che,diceva Schialvino, aveva «riunitoun grande numero di artisti, quasiun centinaio, e fatti cimentare conla xilografia, arte meravigliosa e an-tica, semplice e attuale, classica e ri-voluzionaria. Insieme nella volontàdi essere artisti, di parlare libera-mente di poesia, mirare al bello,cercare un ideale da realizzare, e vi-vere con la consapevolezza di poter-lo raggiungere». Esperimento che

però era riuscito in tempi di avan-guardie virtuali e digitali a creareuna rivista che «odora di nerofumo,di piombo, di legno di bosso e di pe-ro» (“Smens”, I). Don Chisciotteogni tanto vince.

SPOGLIO RIVISTAI. Bianco e Nero (finito di stampare il

25 agosto 1997, ultimo quarto di Luna): Il ri-gore dei valori, Angelo Dragone; Eppure nera,di Guido Ceronetti; Triste, solitario y final diNico Orengo; Candidus, albus, niger, ater di

Page 50: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

48 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

Federico Zeri; Monte Bianco, Monte Nero diRenato Romanelli; Il buio e il miele di BrunoQuaranta; Commento di Corrado Collin allaGazza di Puskin; Al di là della verità unica diRemo Palmirani; Tra luce ed ombra di MarioBaudino; Scacchiera, di Ferruccio Pezzuto;Giocare alla guerra, di Roberto Carretta. Co-pertina di Schialvino, pubblicità della FilaturaBotto Poala, Biella, incisa da Verna. Nei risvol-ti di copertina xilografie di Remo Wolf su le-gni di filo, e di Jean-Marcel Bertrand su legnodi testa.

II. Bene e Male (finito di stampare il25 febbraio 1998, mercoledì delle Ceneri):Una stessa radice, di Angelo Dragone; Un be-ne amorale di Guido Ceronetti; Il corno oppo-sto, Renato Romanelli; Il mistero del male, diGianfranco Ravasi; Una momentanea imper-fezione, di Vittorio Sgarbi; Il vertice supremo,

di Elémire Zolla; E poi dall’ombra, di NicoOrengo; Una giustizia troppo lontana, di Ele-na Loewenthal; Malgrado quelle talpe, Ro-berto Sanesi; La via massonica, Remo Palmi-rani; Un matricidio, Roberto Carretta. In co-pertina xilografia di Verna; pubblicità del Ma-glificio Boglietti, Ponderano (Biella) incisa da

Da sinistra: xilografia di GianniVerna per La Mantide, di PaolaPallottino, “Smens” V; Triste, solitario y final, xilografia di Gianni Verna a corredo del testodi Nico Orengo, “Smens” I; a destra: Discordia, xilografia di Gian Luigi Uboldi in “Smens” IX

Schialvino; nei risvolti di copertina xilografiedi Francesco Tabusso e Roy Wood.

III. Verità e menzogna (finito distampare il 2 agosto 1998, nel mezzo delcammin di nostra vita): Sì se sì, se no sì di Gior-gio Calcagno; Monssù Nietsche di Guido Ce-ronetti; Falsi d’Autore di Angelo Dragone;Danza con ventagli di Igor Man; Ego sum Ve-ritas di Enzo Bianchi; Proiettati nella finzionedi Bruno Quaranta; I Pinocchi degli archivi diKeith Botsford; Il postino G. di Paolo Bellini;Costruirsi il vero di Remo Palmirani; Darsela abere di Renzo Barsacchi; Il campione di Rena-to Romanelli. Copertina di Schialvino; pub-blicità di IB Italcart, Torino, incisa da Verna;nei risvolti di copertina: xilografia su legni ditesta di Eugenij Bortnikov e linoleumgrafia diGiacomo Soffiantino.

IV. Natura e cultura (finito di stam-pare il 21 marzo 1999 mentre lieve arriva laprimavera): Una natura culturale di AdrianaZarri; Percezione ed espressione di AngeloDragone; Philastroca Bagnae Caudae di Gui-do Ceronetti; Un eroe di terza classe di RemoPalmirani; Danza con ventagli di Igor Man(seconda parte); Il mito dei boschi di Mario Ri-goni Stern; Troppa luce di Piero Biannucci;Coriandoli di Silvie Turner; Alla luna, Giaco-mo Leopardi con il Commento di Lorenzo

Page 51: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 49

Mondo; Artificio e Natura di Nico Orengo;Una storia pelosa di Renato Romanelli. Co-pertina di Gianni Verna, Pubblicità di SATIZspa incisa da Schialvino. Nei risvolti di coper-tina xilografie su legno di testa di Simon Brette Francesco Franco.

V. Sacro e profano (finito di stampareil 10 agosto 1999 mentre dal cielo cadono lestelle): Le misure del tempo di Elena Loewen-thal; Campane, Nico Orengo; Santi senza Dio,Gianfranco Ravasi; A turiboli spenti di GuidoCeronetti; Il boccone del prete di Paolo Bruna-ti; Per specula in aenigmatedi Michele Soven-te; Con il falcetto d’oro di Mario Rigoni Stern;Girotondo di Bruno Quaranta; La mantide diPaola Pallottino; Lucri bonus odor di RemoPalmirani; Il senso dell’esistere di Angelo Mi-strangelo; Una festa proibita di Roberto Car-retta. Un disegno di Gianni Chiostri, copertinadi Gianfranco Schialvino; xilografie di Leo-nard Baskin, Fernando Eandi, Francesco Fran-co, Marcello Guasti, Suzanne Reid, Piero Rug-geri, Gianfranco Schialvino, Gianni Verna.

VI. Panem et circenses (finito distampare l’11 febbraio 2000 sotto il volubilesegno dell’Acquario): Almeno… di Alberto Si-

nigaglia; The harbors of the moon di NormanMailer, con traduzione di Nico Orengo; Nel-l’aria di Nico Orengo; Quiero di Pierre Louys;Musica lenta di Manuel Scorza; Il progettoErode di Remo Palmirani; Nei giornali, GuidoCeronetti; A little red apple di Keith Botsford;La palla di Nausicaa, Bruno Quaranta; Ed-ward mani di forbice di Luca Ragagnin. Co-pertina di Verna; xilografie di Sergio Agosti,Marina Bindella, Costante Costantini, Fran-cesco Franco, Lea Gyarmati, Osvaldo Jalil,Raffaello Margheri, Giulia Napoleone, GianniVerna, Elisabetta Viarengo Miniotti; pubblici-tà di Oasi Zegna incisa da Gianni Verna.

VII. Sogno e realtà (finito di stampareil 29 settembre 2000 mentre nei tini canave-sani fermenta l’erbaluce): Vogliono farci so-gnare, Alberto Sinigaglia; Per non dormire,Bruno Quaranta; They call it «Grumus Mer-dae», Alan Dugan; Pecore e Camomilla, RemoPalmirani; Cerchi concentrici di Adriana Zarri;La fabbrica del senso, Luca Ragagnin; Abboz-zo, Mehmet Gayuk; Distanza, Stefano Del-prete; Fu un sogno, Nico Orengo; L’anima dicartone, Paolo Brunati; Intridere le memorie,Vincenzo Gatti; Fantasmi, Roberto Carretta;

Rossetto e Zainetto di Piero Soria. Xilografiedi Mauro Baudino, Marina Bindella, France-sco Franco, Ugo Giletta, Ezio Gribaudo, PeterLazarov, Bruno Missieri, Giulia Napoleone,Guido Navaretti, Alberto Rocco, Verna,Schialvino e Elisabetta Viarengo Miniotti; co-pertina di Schialvino, pubblicità di RegionePiemonte incisa da Gianni Verna.

VIII. Volontà e destino (finito distampare l’8 aprile 2001, domenica delle pal-me e di passione): La forza del destino, Alber-to Sinigaglia; I dadi che corrono, Bruno Qua-ranta; Destino, Nico Orengo; 18 giugno 1815(Ultimi versi su Napoleone) di Guido Ceronet-ti; La poetessa, Elena Varvello; Ubi Eva atzoraidi Janus (tratto da Le repos du Diable, 1960);Fine di Marek, Giorgio Luzzi; La fin des tempsdi Paul Chanel Malenfant; Voluptas di IrvingFeldman; Correre a Samarcanda, AngeloDragone; Togetherness di Norman Mailer,Utz, Remo Palmirani. Vetrina della silografiastorica italiana: Un linoleum di Felice Casora-ti, di Paolo Bellini. Xilografie di Nino Aimone,Jacques Benoit, Eugenij Bortnikov, CostanteCostantini, Francesco Franco, Renato Galbu-sera, Garrick Palmer, Mario Gosso, Ezio Gri-

Da sinistra: DNA, xilografia su legno di testa di Simon Brett, “Smens” IV; Gianfranco Schialvino sul testo MonssùNietzsche di Guido Ceronetti, “Smens” IV

Page 52: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201250

baudo, Peter Lazarov, Guido Navaretti, LucioPasserini, Suzanne Reid, Schialvino, GiacomoSoffiantino, Gianni Verna. Copertina di Verna,pubblicità Regione Piemonte incisa daSchialvino.

IX. Verba-Res (finito di stampare il 4ottobre 2001, giorno dedicato a San France-sco che visse povero): Segnali di fumo, BrunoQuaranta; In memoriam: Donald Mark fall diAlan Dugan; Una sera a Badalucco, NicoOrengo; A birthday present, John Whitwort;Gli archetipi e la poesia: il silenzio come matri-ce di Elémire Zolla; Davar, Elena Loewenthal;Corsivi assassini, Alberto Sinigaglia; Et ver-bum caro factum est, Gianfranco Ravasi;Schermale, Guido Ceronetti; Parler, PhilippeJaccottet, Scivola la canoa, Mario Luzi. Xilo-grafie di Marina Bindella, Eugenij Bortnikov,Francesco Casorati, Claudia Cipollini, Raul DalTio, Patrice Favreau, Gerard Gaudaen, Penelo-pe Jencks, Ugo Maffi, Guido Navaretti, UgoNespolo, Andrea Ruja, Gianfranco Schialvino,Gian Luigi Uboldi, Remo Wolf. Contiene un in-serto ideato, composto a mano e licenziatodai torchi di Tallone Editore in occasione del

quinto centenario dei tipi corsivi.X. Alfa e Omega (finito di stampare il

13 dicembre 2002 con un anno di ritardo ecosì sia): La fine, Elena Loewenthal; Ottobre,Marco de Carolis; Aurora, Nico Orengo; Cour-ting song: Attack! Attack! Attack! di Alan Du-gan; Il graffito e lo sfregio, Bruno Quaranta;L’alfa e l’omega di un’arte di Enrico Tallone;Ideale, Guido Ceronetti; Ma resiste la speran-za, Alberto Sinigaglia; Il ciglio dei ricordi, Ser-gio Pent; Marcel Proust e la fine del mondo diAnna Giubertoni; Melancholia di Pino Man-tovani; Ulisse di Flavio Russo; Vetrina della si-lografia storica italiana: Una figura isolata inse stessa, di Gianfranco Schialvino. Xilografiedi Eva Aulmann, Bortnikov, Felice Casorati,Girolamo Ciulla, Raul Dal Tio, Renato Galbu-sera, Ugo Giletta, Carlo Giuliano, Mario Gos-so, Emanuele Luzzati, Raffaello Margheri,Barry Moser, Guido Navaretti, Schialvino, To-go, Gianni Verna; copertina di Verna.

XI. La follia (finito di stampare il 31agosto 2004 ringraziando il Signore di averfinalmente finito): Folies-Bergeres, BrunoQuaranta; Zigomo, Luca Ragagnin; L’amico,

Vasco Are; Little do I understand di Ann Bond;La tredicesima moglie, Piero Soria; Helmholt-z’s rhymes, variante inedita di Aldous Huxley;The voice, Robert Penn Warren; Fu un lampo,Nico Orengo; Unruhe, Roberto Carretta; Inuna stanza silenziosa, Alessandro Defilippi;Storie di ordinaria pazzia torinese, varianteinedita di Massimo Mila; Sul ritrovamento diun atlante disegnato da un folle o sia XXIstanze e una parentesi circa il rapporto di co-stui con il segno e la parola di Paolo Brunati;Vetrina della xilografia storica italiana: xilo-grafie di Fortunato Depero e Lorenzo Viani;Pastelli russi, di Alberto Sinigaglia; La folliafuori testo: xilografie di Claudia Cipollini,Marcello Guasti e Guido Giordano. Copertinadi Fortunato Depero e xilografie di Ugo Ne-spolo, Simon Brett, Barry Moser, EugenijBortnikov, Suzanne Reid, Guido Navaretti,Elettra Metallinò, Costante Costantini, Rena-to Galbusera, Giacomo Soffiantino, France-sco Tabusso, Carlo Giuliano, Francesco Caso-rati, Girolamo Ciulla, Riccardo Cordero, Gian-sisto Gasparini, Vladimir Nasedkin, Piero Fer-roglia, Lorenzo Viani.

Sopra: xilografia di GianfrancoSchialvino a piena pagina a corredodi Danza con ventagli di Igor Man,“Smens” III.A sinistra: Renato Galbusera, Eroe, in “Smens” IV

Page 53: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 51

Gaspero Barbèra (1818-1880):un editore risorgimentale

L’impresa di Barbèra attraverso gli esemplari della BvS1

BvS: l’Ottocento

«Mio Padre fu edito-re per vocazione;cominciò come

fattorino di una bottega di tessuti,viaggiò per conto di una fabbrica dipanni, ma dopo un breve impegnoin una libreria di Torino, impegnoche può considerarsi una vigiliad’armi, venuto a Firenze presso uneditore, volle che la sua vita fossequella del produttore di libri, e inessa concentrò tutta la sua energia,non cercando guadagni al di fuoridi essa, non distraendosene in mo-do alcuno, lasciandosi da essa inte-ramente assorbire […]»,2 così il fi-glio Piero riassunse gli esordi del-l’attività dell’editore risorgimenta-le Gaspero Barbèra (1818-1880).

�Nato a Torino il 12 gennaio

1818 da Pietro e Rosa Guerra, mer-canti di stoffe, Gaspero ricevetteuna discreta istruzione. A quindicianni cominciò a lavorare in un ne-gozio di tessuti, ma continuò a col-tivare il proprio amore per la lettu-ra. Lasciata la città natale si recò aMagadino, nel Canton Ticino, do-ve fu impiegato come commessoper uno spedizioniere. Rientrato aTorino si avvicinò al mondo della

quali cominciò a frequentare il Ga-binetto Vieusseux.

�Dopo un’altra breve parente-

si lavorativa a servizio del bibliofiloMalagoli-Vecchi, nell’autunno del1841 Barbèra fu assunto dall’edito-re Felice Le Monnier. Collaboròcon quest’ultimo per ben quattor-dici anni durante i quali accrebbe lapropria cultura, strinse rapporticon molti importanti letterati deltempo e fece propria la concezionedi libro maturata da Le Monnier:non oggetto di lusso, ma bene dipubblica utilità destinato ai cetimedi e alle classi popolari.3

Nel 1854 il sogno di Gasperodi aprire una propria stamperia di-venne realtà: entrò in società nellatipografia dei fratelli Beniamino eCelestino Bianchi, sull’orlo del fal-limento, e diede vita alla “Barbèra,Bianchi e Comp. tipografi editori”che fin da subito si propose di con-tribuire con la propria attività al«decoro delle italiane Lettere».4

�Il primo volume pubblicato

dalla casa editrice fu Il supplizio d’unItaliano in Corfù di Niccolò Tom-

produzione libraria lavorandopresso il libraio Fiore. In seguito sitrasferì a Firenze dove, grazie al-l’interessamento di GiuseppePomba, ottenne un posto pressol’editore milanese Paolo Fumagal-li, stabilitosi nella città toscana dauna decina d’anni. Rimase da Fu-magalli per pochi mesi, durante i

Ritratto di Gasparo Barbèraall’antiporta del volume Memorie di un editore pubblicate dai figli,Firenze, Barbèra, 1883

BEATRICE PORCHERA

Page 54: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

Da sinistra: frontespizio del Supplizio d’un italiano in Corfù di Niccolò Tommaseo, prima opera pubblicata dalla Barbèra,Bianchi e Comp. tipografi editori nel 1855; frontespizio dell’opera Spagna di Edmondo De Amicis (Barbèra, 1873) giuntanel 1904 alla dodicesima edizione. Nella pagina accanto, da sinistra: frontespizio dell’opuscolo Toscana e Austria stampatoda Barbèra nel 1859, costatogli un sequestro e una perquisizione della stamperia; brossura originale dei Poeti erotici delsecolo XVIII, opera curata nel 1868 da Giosue Carducci per la “Collezione diamante”

maseo. Uscito nel 1855, il libro re-cava l’impresa della rosa con l’ape eil motto petrarchesco “non bramoaltr’esca”, divenuti da quel mo-mento in poi identificativi delleedizioni Barbèra. Il loro significatovenne spiegato dal tipografo stessocosì: «L’ape che si avvicina alla rosaindica abbastanza il mio propositodi trascegliere, nelle mie pubblica-

zioni, le opere più pregiate e nonandare a casaccio».5 Il testo di Tom-maseo fu fatto precedere da unaprefazione di Gaspero in cui si af-fermava la volontà di dare inizio,con quel volume, a «una Collezio-ne di opere belle e utili».6 L’operainaugurò la fortunata “Collezionegialla” che arrivò a pubblicare 170titoli di classici e di scrittori risorgi-

mentali.L’anno successivo nacque in-

vece la “Collezione diamante” dicui Barbèra scrisse: «Partii per Pa-rigi nell’aprile dell’anno 1856.Strada facendo ebbi agio di intrat-tenermi con un libraio di Torino, ilquale mi suggerì di ristampare iquattro Poeti nell’edizioncina pic-cola del Passigli, che non si trovava-

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201252

Page 55: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

no più, ed il Passigli non era più ti-pografo, condotto disgraziatamen-te in rovina dai suoi nipoti scialac-quatori. Accettai il suggerimentodel libraio di Torino, e lo estesi nonsolo ai quattro Poeti, ma ai più fa-mosi Prosatori e Poeti antichi edanche moderni. Così nacque la Col-lezione Diamante, che mi fruttòmolti elogî e in pari tempo moltiguadagni. Gli elogî si riferivano al-la scelta delle opere stampate inquella, ed al modo col quale veniva-no stampate».7 “Diamante” era ilnome impiegato per indicare unodei più piccoli caratteri tipograficie fu così utilizzato per identificare,per estensione, un formato estre-mamente piccolo. La collana fuinaugurata dalla Divina commediadi Dante Alighieri, cui fecero se-guito nel 1857 le Rime di FrancescoPetrarca e La Gerusalemme liberatadi Torquato Tasso.8 Un ruolo pre-minente nell’affermazione dell’im-presa ebbe Giosue Carducci, chefece il suo esordio proprio curandoper la “Diamante” le Satire e poesieminori di Vittorio Alfieri (1858).Numerosi furono i volumi dellafortunata collana affidati «al giovi-ne oscuro predestinato allagloria»,9 tra i quali quelli di Monti,Parini, Tassoni, Lorenzo de’ Medi-ci, Salvator Rosa, Gabriele Rossettie Cino da Pistoia.10 Per tutta la suadurata la “Collezione diamante” sipropose di «restituire alla culturaitaliana fondamento e tradizione,diffondendo quegli autori sui qualisi intendeva solidamente basareuna cultura nazionale autorevole eunitaria».11 Le entrate finanziariegarantite dal successo della collanapermisero a Barbèra, sempre allaricerca di miglioramenti tecnici, dirinnovare la propria ditta dal punto

sequestro e una perquisizione dellastamperia nella notte del 17 marzo.

�Il 30 aprile 1860 la società di

Gaspero Barbèra con i fratelliBianchi si sciolse e la stamperia as-sunse la denominazione “Ditta G.Barbèra”.

La linea editoriale tenuta finoa quel momento proseguì. Tra le si-gnificative pubblicazioni del perio-do conservate presso la Bibliotecadi via Senato l’opuscolo La Camor-ra. Notizie storiche raccolte e docu-mentate di Marc Monnier (1862) eAgli elettori. Lettera di MassimoD’Azeglio (1865), «un vero e pro-prio catechismo del cittadino elet-tore in uno Stato costituzionale, epiù specialmente in uno Stato in re-centissima formazione, com’era al-lora il Regno d’Italia».13

Accanto ai testi di caratterepolitico e letterario, continuaronoa trovare spazio quelli scolastici:

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 53

di vista tecnologico.Tra il 1858 e il 1859 la tipo-

grafia fiorentina pubblicò la “Bi-blioteca civile dell’Italiano”, colle-zione di cui si fecero editori Cosi-mo Ridolfi, Bettino Ricasoli, Ubal-dino Peruzzi, Tommaso Corsi,Leopoldo Cempini e CelestinoBianchi, e che ospitò al suo internol’opuscolo Toscana e Austria: «Erascritto da Celestino Bianchi, maispirato dagli uomini suddetti, iquali sottoscrissero l’opuscolo, a fi-ne di rendersi solidali tutti quantidirimpetto alla legge sulla stampa,nel caso che il Governo volesse per-seguitare un libro, che altro scoponon aveva che di propugnare l’indi-pendenza dello Stato, e di mostrareappunto i danni, che a questa indi-pendenza erano provenuti per lapreponderanza dell’Austria in Ita-lia e per la occupazione austriaca intoscana nel 1849 e negli anni suc-cessivi».12 Il libretto uscì il 22 mar-zo 1859, nonostante un precedente

Page 56: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

54

vocabolari, traduzioni, libri di sto-ria, di geografia e non solo. All’in-terno della “Collezione scolastica”,nata nel 1856, fu ad esempio editaLa divina commedia di Dante Ali-ghieri col comento di Raffaele Andreoli(1870), definito «il più bel com-mento moderno che si avesse»;14

mentre nella “Nuova collezionescolastica”, iniziata nel 1867, usci-rono nel 1868 le Prose scelte di Gali-leo Galilei a mostrare il metodo di lui,la dottrina, lo stile; ordinate e annotatead uso delle scuole dal professore Augu-sto Conti deputato.

�Tra le pubblicazioni di mag-

gior successo degli anni Settanta èinvece da ricordare Spagna di Ed-mondo De Amicis che, uscita nel1873, giunse nel 1904 alla dodicesi-

NOTE1 Ho ripercorso la storia dell’attività di

Gaspero Barbèra basandomi su alcuni deinumerosi esemplari, recanti l’impresa dellarosa con l’ape, conservati sugli scaffali dellaBvS. Seppur passibile di integrazioni, la co-spicua presenza dei lavori del tipografo tori-nese presso la nostra Biblioteca sottolinea ilruolo di primo piano ricoperto da Barbèranella storia dell’editoria italiana.

2 P. BARBÈRA, Quaderni di memorie stam-pati «ad usum Delphini», Firenze, Barbèra,1921, p. 401.

3 Cfr. DBI 6, pp. 153-155.4 G. BARBÈRA, Memorie di un editore

1818-1880, Firenze, Barbèra, 1954, p. 103.5 Ibi, p. 114.6 N. TOMMASEO, Il supplizio d’un Italiano in

Corfù, Firenze, Barbèra, Bianchi e Comp. ti-pografi editori, 1855, p. V.

7 G. BARBÈRA, Memorie di un editore1818-1880, p. 127.

8 La “Collezione diamante” è conservataper intero presso la BvS. Cfr. M. PARENTI, Unacelebre collezioncina minuscola, in ID., Rari-tà bibliografiche dell’Ottocento. Materiali epretesti per una storia della tipografia ita-liana nel secolo decimonono, vol. I, Firenze,Sansoni antiquariato, 1953, pp. 37-62.

9 Annali bibliografici e catalogo ragio-

nato delle edizioni Barbèra, Bianchi e C., e diG. Barbèra; con elenco di libri, opuscoli e pe-riodici stampati per commissione (1854-1880), Firenze, Barbèra, 1904, p. 26.

10 Cfr. M.M. CAPPELLINI, A. CECCONI, P.F. IA-CUZZI, La rosa dei Barbèra. Editori a Firenzedal Risorgimento ai Codici di Leonardo, a cu-ra di C.I. Salviati, Firenze, Giunti, 2012, pp.36-43.

11 Ibi, p. 37.12 G. BARBÈRA, Memorie di un editore

1818-1880, p. 152.13 Annali bibliografici…, p. 182.14 Ibi , p. 301.

ma edizione con circa 30.000 copievendute.

Nello stesso 1873 iniziò perGaspero Barbèra, colpito da parali-si progressiva, un lento declino.Sempre più ostacolato nel propriolavoro dalla malattia e sempre piùpessimista nei confronti della situa-zione culturale ed editoriale italia-na, il tenace tipografo torinese sispense a Firenze il 13 marzo 1880.L’eredità paterna venne raccoltadai figli Piero e Luigi che, alla mor-te di Gaspero, assunsero la direzio-ne della casa editrice.

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

Ritratto di Ludovico Ariostoall’antiporta dell’Orlando furiosoapparso nel 1858 nella “Collezionediamante”

Page 57: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 55

Il Don Pirlone giornaledi caricature politiche

La satira come libera manifestazione del pensiero nel 1848-49

BvS: Emeroteca

«Presentandomi la pri-ma volta a voi, lettoricarissimi quanti siete

e sarete, uomini e donne, d’ognicondizione, d’ogni età, d’ogni ca-pacità, d’ogni colore, è troppo giu-sto che io vi dica come sono venutoal mondo giornalistico, perché michiami così, come la pensi. Sonovenuto in luce perché m’hannostampato, m’hanno stampato per-ché, dopo avermi scritto, m’hannomesso in torchio, m’hanno scrittoperché ne hanno avuto voglia. Lalibertà individuale è garantita! (Ve-di lo Statuto Fondamentale)».1

Così “Il Don Pirlone” si pre-sentò ai suoi lettori venerdì 1 set-tembre 1848.

Si trattava di un giornale sati-rico stampato quotidianamente,eccetto le feste, formato da 4 paginecon numerazione progressiva dal

Tra il 1847 e il 1849 ci fu unnotevole sviluppo del libero gior-nalismo d’opinione anche grazieallo Statuto Fondamentale, con-cesso da Pio IX il 14 marzo 1848,che concedeva a qualsiasi cittadinola possibilità di pubblicare, purchéin possesso di determinati requisitie soggetto alla supervisione di undirettore responsabile. Nacquerocosì diverse testate umoristico-sa-tiriche, tra le quali una delle più fa-mose fu proprio “Il Don Pirlone”,

primo numero in poi e venduto aPalazzo Bonaccorsi a Roma al costodi 2 bajocchi durante il periodo del-la rivoluzione del 1848-49.

In quegli anni l’Europa erascossa da lotte liberali e nazionali enella penisola italica l’elezione di PioIX al soglio pontificio, datata 16 giu-gno 1846, aveva scatenato un grandeentusiasmo tra i sudditi che videronel nuovo Papa un loro possibile al-leato nelle rivendicazioni democrati-che, speranza che presto risultò vana.

VALENTINA CONTI

Caricatura apparsa su “Il DonPirlone” del 14 dicembre 1848. Il Papa è ironicamente rappresentatocon sembianze di un pappagallo in gabbia che ripete ciò che dicePulcinella. Sul fondo è presente un rivoluzionario, riconoscibile dalberretto frigio, che regge un orologioe il fuoco per accendere un cannone

Page 58: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 59: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 57

presentato da Michelangelo Pinto(1818-1910), fondatore e direttoredella testata, con queste parole:«Videro gli uomini coscienziosi eassennati la gravezza del male, e av-visarono prontamente al rimedio[…] un giornale di caricature poli-tiche, che per antinomia si chiamò“Il Don Pirlone”, surse all’uopo;stimatizzò colla sferza del ridicolo ivolti simulati e bugiardi, e la ma-schera cadde. Fu breve lotta e mor-tale. Squarciato il misterioso velo,vide la plebe per la prima volta l’i-dolo senza la tunica protettrice, nescorse i piedi d’argilla e coll’alito lorovesciò dal piedistallo gemmato: ifulmini che scagliavano cadendo, sispuntarono contro il freddo sarca-smo, sì ch’ei restò senza prestigio esenz’armi. Sotto i ripetuti colpi delridicolo caddero così gl’inveteratiabusi, gli esosi privilegi, le falsedottrine. […] E perché edotti dallaesperienza sappiamo qual profondatraccia lascino nell’anima umanagl’incancellabili colpi del ridicolo,prendemmo col titolo di “Don Pir-lone” il pensiero e lo spirito dellacaricatura politica onde lovossi a

popolare celebrità il giornale cheportò in Roma un tal nome. Mentreper altro, secondati dall’opera divalenti artisti, miriamo nelle inci-sioni a percuotere con l’ironia e colsarcasmo il vizio, l’ipocrisia, lamenzogna, la viltà, il tradimento,imprendiamo con gravi parola asvolgere le cause e gli effetti cheprovocarono e seguirono le sciagu-re e le glorie avvicendatesi in breveora in Italia. Fedeli saranno semprei racconti, dolorose spesso le rifles-sioni, severi talvolta i giudizi, in-giusti mai».2

La testata fu realizzata dallepenne dei giornalisti più liberali delquotidiano “L’Epoca” e divenne fa-mosa sia per la sua satira dissacran-te, sia per le grandi tavole silografa-te, presenti in ogni numero, cheironizzavano sui personaggi dell’e-poca e sull’indecisione politica deiregnanti, sempre accompagnate daintollerante spirito anticlericale.

A metà dell’Ottocento la cari-catura divenne uno strumento dilotta politica; ma in Italia non èpossibile annoverare nomi di gran-di disegnatori come Daumier,

Grandville e Cham «non già per-ché mancassero nobili artisti inquell’epoca, ma perché la societàitaliana non aveva forma e costumicosì definiti e propri da poter gene-rare un artista che quei costumi ri-provasse e dileggiasse».3

Il titolo “Il Don Pirlone”, chein romanesco significa “perdigior-no”, “scioperato piantagrane”, fuscelto per estrazione casuale, comespiegato nel primo numero del quo-tidiano: «scriva ciascuno in unascheda il nome, che vuole imporre alneopartorito: si pongano le schedeentro un cappello (è inutile avvertache non v’era un’urna) la prima sche-da partorita deciderà». Fu così che ilnuovo quotidiano prese il nome dauna maschera ideata nel 1711 dalloscrittore satirico Girolamo Gigli(1660-1772) a Siena come personifi-cazione dell’ottuso benpensante,raffigurato quasi completamentenascosto da un cappello con la faldalarga e da un lungo mantello gonfia-to dal vento, il cui motto era “inten-demi chi può, ch’i m’intend’io”.

Il quotidiano a Roma ebbeun’enorme diffusione, raggiungen-

Nella pagina accanto: “Il Don Pirlonegiornale di caricature politiche”, Anno 1 N. 1. Logo del quotidiano dal1 settembre 1848 al 21 marzo 1849.Qui a destra dall’alto: caricatura del 23febbraio 1849 in cui è particolarmenteevidente lo spirito anticlericale del giornale. Il Papa, con un cavolo al posto della testa, riscrive il Vangeloal contrario, mentre altri canonicigiocano a palla col suo cranio. In ogni illustrazione riferita a Pio IXappare la scritta Gaeta per ricordare la fuga del Pontefice.

Page 60: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

58 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

do i 1200 abbonati, ma nonostante ilsuccesso ottenuto, gli autori degliarticoli e delle grandi caricature re-starono sempre anonimi per timoredi ripercussioni.

Uno dei più acerrimi opposi-tori del giornale fu Pellegrino Rossi,ministro dell’Interno del governopontificio, che tentò più volte di far-lo chiudere; in particolare il 3 otto-bre 1848 provò a censurarlo invian-do una notificazione al Consiglio.Ne scaturì un clima di tensioni e po-lemica che si placò solo con l’assassi-nio del ministro avvenuto il 15 no-vembre dello stesso anno. “L’Epo-ca” diede notizia dell’omicidio, nongiustificandolo, ma ricordando tra lecolpe del defunto il suo accanimentocontro “Il Don Pirlone” e svelandocome avesse corrotto «i giudici per-chè si pronunziassero contro quellodi un’assurda condanna a schiacciareil coraggio sommo civile addimo-strato e si ponea la prima pietra dischiavitù sulla libera manifestazionedel pensiero».

Il 22 marzo del 1849 “Il Don

Pirlone” mutò la sua veste grafica,al posto del borghese con cappelloe mantello, apparve un rivoluzio-nario seduto alla scrivania con inmano una penna d’oca, con la carti-na dell’Italia appesa al muro e undiavolo nero che gli sussurrava al-

l’orecchio i fatti che sarebbero av-venuti: «Ecco ho finalmente gitta-to il mantello, e vedete là per terra ilmio ampio cappellaccio. Ora ètempo di svestire gli abiti antichi elogori, ora è tempo di porsi sul capoil frigio berretto.4 […] La guerradell’Austria è dichiarata e D. Pirlo-ne quantunque prima gli paresseaver tutto il coraggio tuttavia sentein questo momento che ne ha piùancora di prima». Tale cambia-mento avvenne dopo la fuga del Pa-pa a Gaeta, ospite di Ferdinando II,evento che fu motivo di sberlefforicorrente nelle pagine e nelle illu-strazioni del giornale, e in seguitoalla nascita della Repubblica Ro-mana (9 febbraio 1849).

Solo pochi mesi dopo, il 2 lu-glio 1849, “Il Don Pirlone” pubbli-cò il suo ultimo numero, in conco-mitanza con l’arrivo delle truppefrancesi a Roma, ma il suo successofu tale che, a distanza di anni dallasua chiusura, ispirò due nuove te-state: “Il Don Pirlone figlio: verotribuno del popolo”5 del 1870 e il“Don Pirloncino” del 1872.

Presso la Biblioteca di via Se-nato è presente una raccolta com-pleta dei fascicoli del quotidiano “IlDon Pirlone” dal numero 1 del 1settembre 1848 al numero 234 da-tato 2 luglio 1849.

Ogni pubblicazione si aprivacon un intervento di Don Pirloneche, parlando in prima persona,spiegava gli ultimi accadimenti ine-renti alla storia di un’Italia in dive-nire. Continuava in seconda paginacon articoli di cronaca, solitamenteriguardanti l’Austria e la Germa-nia, letti sempre in chiave ironica e,dopo la pagina dedicata alla carica-tura, si chiudeva il giornale con ipo-tetici interventi di personaggi reali

Nuova illustrazione della testata delquotidiano a partire dal 22 marzo 1849

Page 61: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 59

o inventati, oppure in alternativa,con una puntata di un romanzo sto-rico. Spesso sull’ultima carta si leg-geva anche la spiegazione dell’illu-strazione. Nell’ultimo numero del“Don Pirlone” non c’erano cenni al-la sua chiusura, anzi il romanzo sto-rico prevedeva una continuazione.

In tutte le pubblicazioni lospirito sagace e satirico del quoti-diano non risparmiò mai nessuno, aprescindere dalla carica che rico-prisse; il giornale rappresentò unimportante esempio di libertà distampa e di pensiero rispettandosempre la filosofia che si impose nelprimo numero: «Vi debbo dir oracome la pensi. Vi sbrigo in tre paro-le: come mi pare».

Nella pagina accanto: illustrazioneironica della presa di Malghera «la presa non fu colle armi, ma col Dagherrotipo». Qui a destra dall’alto: «Cara Italianon è tempo di dormire. Svegliatisollevati in massa. Non dare ascoltoalle arti della diplomazia che ti siedeaccanto mascherata, e che si studiacolla sua diabolica melodia di fartiproseguire nel sonno in cui sei stataimmersa finora», “Il Don Pirlone” 2 aprile 1849. «Con Alberto che fugge perseguitatodai spettri sacrificati nelle treinfamissime ere dei suoi tradimentinel 1821 nel 1831 e nel 1848», “Il Don Pirlone” 1 giugno 1849

NOTE1 Lo Statuto Fondamentale fu concesso

da Pio IX il 14 marzo 1848 per regolamenta-re la legge sulla stampa.

2 MICHELANGELO PINTO, Don Pirlone a Ro-ma. Memorie di un Italiano dal 1 settembre1848 al 31 dicembre 1849, Torino, Stabili-

mento Tip. Di Alessandro Fontana, 1850, p.IX.

3 LUIGI LONGANESI, in A. BATOLI, Roma in sel-ci, Roma, L’Italiano Editore, 1934.

4 Copricapo a cui si attribuisce significa-to di libertà e rivoluzione.

5 “Scialbo settimanale di propaganda

elettorale pubblicato dai fratelli Catufi. Ilgiornale divenne un foglio satirico forte-mente anticlericale teoricamente legato al-la sinistra ma portato a colpire le personepiuttosto che le idee. Sovente molto scan-dalistico”. DBI XXIV, p.391.

Page 62: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

60 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

Page 63: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 61

«Scrivere è viaggiare sen-za la seccatura dei ba-gagli». Questo soste-

neva il “capitano” Emilio Salgari(Verona, 21 agosto 1862 – Torino,25 aprile 1911) che tanti lettori hafatto volare con la fantasia attraver-so racconti dalle ambientazioniesotiche e dalle trame avventurose;proprio lui che, nonostante l’appel-lativo che si diede, durante la sua vi-ta non fu gran viaggiatore, ma si li-mitò a sognare e inventare storie interre lontane coltivando così lapropria passione per il mare.1

Salgari diede testimonianzadel suo amore per l’avventura anchetramite la sua attività di giornalista eredattore, dapprima, tra il 1884 e il1893,2 per il quotidiano veneto “L’A-rena” e successivamente sulle paginedel settimanale “Per Terra e per Ma-re”, edito a Genova da Anton Do-nath tra il 1904 e il 1906 sotto la dire-zione dello stesso Autore veronese(la rivista si conserva presso la Bi-blioteca di via Senato).

La presenza di Emilio Salgarinella città ligure è attestata stabil-mente dal 1898,3 quando lo scrittoreprese alloggio con la famiglia a Sam-pierdarena presso Casa Rebora in viaVittorio Emanuele n. 29, consoli-dando così i rapporti d’affari con l’e-

ditore genovese, che diede alle stam-pe in quell’anno Il Corsaro Nero, pri-mo romanzo del ciclo antillano.

Nato a Berlino nel 1857, Do-nath ha costituito per lungo tempo

un’incognita per gli studiosi a causadella scarsità di documenti che ne at-testino i dati biografici.4 Fu attivo inItalia sin dal 1886 circa, editore e li-braio a Genova in via Luccoli, conuna predilezione verso la letteraturaper ragazzi;5 pubblicò, tra l’altro, unadelle prime traduzioni di Viaggio inItalia di Goethe e, oltre a distribuiretesti in lingua inglese e traduzionisoprattutto dal tedesco, «vendevagrammatiche, dizionari, guide per iviaggiatori, classici, romanzi moder-ni e […] quei libri d’avventura che in-trigavano i ragazzi, le giovani signo-re e gli adulti che amavano le lettured’evasione».6

�Donath fu, di fatto, il primo a

comprendere le potenzialità di Sal-gari e dei suoi personaggi tanto chearrivò a firmare con il romanziereun contratto in esclusiva con cui sigarantiva il lavoro continuativodello scrittore in cambio di uno sti-pendio mensile fisso.7 Con tale edi-tore Salgari pubblicò più di trentaromanzi e, dal 1899, curò la collana“Biblioteca Economica Illustrataper la Gioventù”, ma soprattuttodiresse, anche dopo il rientro a To-rino, il settimanale “Per Terra e perMare” (1904-1906), pattuendo un

BvS: il Fondo di Fantascienza�

Nella pagina accanto: “Per Terrae per Mare”, Anno II, n. 17:il numero contiene il raccontoI Giganti dell’America del Sudche Emilio Salgari firmò con unopseudonimo (S. Romero).Sopra: pagina che presenta la rubricadedicata alle biografie di importantiviaggiatori (Anno II, n. 9)

PAOLA MARIA FARINA

Capitan Salgari al timone di un periodico genovese

Il maestro dell’avventura e la rivista “Per Terra e per Mare”

Page 64: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

62 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

aumento del compenso pari a millelire annue.

�La testata diretta dall’Autore

si inseriva all’interno di quella nuo-va tendenza culturale tale per cui intutto il Paese gli editori andavanocercando proposte letterarie inno-vative che guardassero soprattuttoalle produzioni francesi e inglesi acarattere avventuroso; tale genere,

infatti, iniziava proprio allora a de-stare un nascente interesse anchetra i giovani italiani, destinatari pri-vilegiati dei molti nuovi periodicipopolari.8

Il primo numero di “Per Terrae per Mare. Giornale di avventure edi viaggi” uscì all’inizio del 1904 epresentava otto pagine con il testodistribuito su colonne e accompa-gnato da immagini in bianco e ne-ro, al costo di dieci centesimi a co-

pia. Il nome della testata apparivasulla prima pagina a grandi letterein stile Art Nouveau e al di sotto eraben leggibile la dicitura “diretto dalCapitano Cavaliere Emilio Salga-ri”. A partire dal numero 19 il titolovenne modificato in “Per Terra eper Mare. Avventure e viaggi illu-strati. Scienza popolare e lettureamene”, seguito dall’indicazione“giornale per tutti” scritta con ca-ratteri quasi urlanti.

A sinistra: la rivista di Salgari nonmanca di un certo spirito umoristico,che viene talvolta espresso attraversocuriose vignette; l’illustratore GuidoPetrai tratteggia ironicamente la figura del moderno cavaliere (Anno II, n. 2).Sopra: un articolo illustrato su un particolare tipo di farfalla: tra gli argomenti cui sono dedicatemolte pagine del settimanale vi sono,infatti, quelli a carattere scientificosugli animali (Anno II, n. 34)

Page 65: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 63

Fin dal numero 1, in cui ben seidelle otto pagine erano occupatedalla prima puntata di un romanzodi Salgari (Jolanda, la figlia del Corsa-ro Nero), fu chiara l’anima autentica-mente avventurosa del periodico;del resto, i fascicoli successivi, stam-pati dai Fratelli Armanino, non fe-cero che confermare, sia grafica-mente sia contenutisticamente,l’impostazione del numero d’esor-dio. Salgari «estendeva la sua pre-

senza a quasi tutte le pagine del pe-riodico»9 con articoli, bozzetti e rac-conti, sia lunghi sia brevi, che spessofirmava con pseudonimi che i ricer-catori hanno cercato di svelare: Feli-ce Pozzo afferma che «sulla base diriscontri precisi è […] possibile at-tribuire a Salgari gli pseudonimi diH. Barry, W. Churchill, CapitanoWeill, Cap. J. Wilson, Massa, R.Hornill e Cap. G. Wattling».10

Alla luce di questi dati, tra i

pezzi apparsi su “Per Terra e perMare” tra il 1904 e il 1905, sono ri-conducibili alla penna salgariana:La pesca dei tonni (Anno I, n. 11), Inmezzo all’Atlantico (Anno I, n. 16),Un tragico naufragio (Anno I, n. 18),I banditi della Manciuria (Anno I, n.23), I pescatori dello stretto di Behe-ring (Anno I, n. 24), Gli orrori dellafame nell’India (Anno I, n. 26), Nellapampa (Anno I, nn. 27-28), Le gran-di emigrazioni delle cavallette (Anno

Sopra: grande fotografia che accompagna la descrizione della nave “Sardegna” (Anno II, n. 46): molti sono gli articoli di “Per Terra e per Mare” dedicati a flotte navali, imbarcazioni, sia civili sia militari, e armi da guerra.A destra: due illustrazioni a corredodi un lungo articolo sui pesci (Anno II, n. 39)

Page 66: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

64 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

I, n. 31), I giganti dell’America delSud (Anno II, n. 17), Il castello deglispiriti (Anno II, n. 25), I lottatorigiapponesi (Anno II, n. 31), L’intelli-genza dei pappagalli (Anno II, n. 34),Un dramma nell’arcipelago greco(Anno II, n. 40) e La costruzione dellepiramidi (Anno III, n. 3).11

�È evidente quanto impegna-

tivo potesse essere in questa im-presa editoriale il compito affidatoa Salgari, il quale, in qualità di di-rettore, si doveva occupare anchedella revisione e correzione dei te-sti, oltre che della coordinazionedei vari redattori.

Accanto ai testi narrativi d’av-ventura, di fantascienza e polizie-schi, il periodico proponeva ai suoilettori anche rubriche a caratterescientifico, naturalistico e geogra-fico, con notizie e curiosità (nellasezione “Varietas”) che arricchiva-no e completavano le pagine, fa-cendo da supporto ai racconti. Aperfezionare l’identità della rivistacontribuivano, dunque, in manierasostanziale, anche i numerosi arti-coli sulla pesca, il mare, le armi, le

NOTE1 L’unica esperienza marinara docu-

mentata fu un viaggio di tre mesi su un mer-cantile lungo la rotta Venezia - Brindisi.

2 Gli articoli salgariani per il quotidianoveronese sono raccolti in EMILIO SALGARI, Unatigre in redazione. Le pagine sconosciute diun giornalista d’eccezione, a cura di SilvinoGonzato, Roma, Minimum Fax, 2011.

3 Vi rimase per due anni, fino al 1900.4 FELICE POZZO, L’editore Anton Donath.

Aggiornamento delle scoperte, in “La Berio”,n. 2-luglio/dicembre 2010, p. 56.

5 MATTEO LO PRESTI, Salgàri a Genova, in

“Arte e Cultura”, n. 4-2011, p. 27 (versioneonline http://www.gruppocarige.it/grup-p o / h t m l / i t a / a r t e - c u l t u r a / l a - c a s a -na/2011_4/pdf/26-29.pdf; controllato il 4-10-2012).

6 CLAUDIO GALLO, Le avventure immagina-rie di Emilio Salgari, in EMILIO SALGARI, Per ter-ra e per mare. Avventure immaginarie, Tori-no, Nino Aragno editore, 2004, p. 10.

7 Ibi, pp. 56-58; vedi anche PIER LUIGI

GARDELLA, La fortuna di Salgari e l’editore ge-novese, in “Il Giornale”, 9-08-2011 (versioneonline http://www.ilgiornale.it/news/fortu-na-salgari-e-l-editore-genovese.html;

controllato il 4-10-2012).8 C. GALLO, Le avventure immaginarie di

Emilio Salgari, p. 12.9 Ibi, p. 16.10 Ibi, p. 20.11 Ibi, pp. 26-28 e, per uno spoglio com-

pleto della rivista, pp. 299-315.12 ALBERTO CADIOLI, Montagne d’acqua e

meduse trasparenti, in Amici di carta. Viag-gio nella letteratura per i ragazzi, a cura diLudovica Braida, Alberto Cadioli, AntonelloNegri, Giovanna Rosa, Milano, Universitàdegli Studi di Milano-Skira, 2007, p. 80.

13 Ibi, p. 17.

navi, i sottomarini, insieme agli ap-profondimenti biografici sui piùgrandi viaggiatori della storia.

Da quanto emerge, si può os-servare come il forte elemento unifi-catore, simbolo riassuntivo dellastoria della testata, possa essere con-siderato il mare, che, da una parte,svolgeva una funzione narrativafondamentale nei testi e, dall’altra,fu oggetto dei moltissimi articoli diapprofondimento. Attraverso Sal-gari e i suoi racconti esotici «il mare,agitato o calmo che sia, entra nel-l’immaginario dei giovani lettori»,12

offrendo lo scenario perfetto per av-venture e peripezie in luoghi lontanie sconosciuti.

Se il ruolo dei lettori era piut-tosto marginale (raramente, infatti,ne venivano pubblicate le lettere),ben più rilevante era il ruolo degliillustratori e dei fotografi che colla-boravano con la testata; gli articoli,infatti, erano accompagnati da nu-merose immagini e vignette inbianco e nero che occupavano unposto importante sulle pagine dellarivista. Tra i disegnatori chiamati aillustrare i racconti di “Per Terra eper Mare” c’erano Alberto della

Valle (soprattutto per i testi salga-riani), Arnaldo Tanghetti, CarloTallone, Yambo e Guido Petrai; ac-canto ai loro disegni, le fotografieerano utilizzate per integrare «i te-sti di carattere geografico e scienti-fico e quelli che presentavano le na-vi delle varie marine nazionali».13

Nel giugno del 1906 Salgari,dopo aver firmato un contratto conl’editore fiorentino Bemporad, la-sciò la direzione del settimanale ge-novese che, senza il suo principaleispiratore, sopravvisse solo pochinumeri per poi chiudere definitiva-mente le pubblicazioni.

�Questa esperienza giornali-

stica di un autore come Emilio Sal-gari, sebbene breve e poco cono-sciuta, rappresenta un tassello pre-zioso per completare il ritratto del-l’iniziatore del genere avventurosonel nostro Paese; grazie alle sue pa-role sulle pagine di un periodicopopolare, giovani e meno giovani,da Nord a Sud, hanno sognato diviaggiare “Per Terra e per Mare”guidati da un Capitano davverospeciale.

Page 67: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 65

Sono trascorsi settantacinqueanni dal primo film prodottoa Cinecittà. Dopo una serie

di lungometraggi che avevano fattoconoscere la cinematografia italia-na nel mondo, negli anni venti l’in-dustria cinematografica italianaentrò in crisi venendo messa in om-bra sia dalla cinematografia ameri-cana che da quella tedesca. Così nel1931 il regime, che sosteneva forte-mente l’importanza del cinema co-me strumento di propaganda, varòuna legge tendente a penalizzare leimportazioni e a stimolare la pro-duzione nazionale.

A raccontare questo periodostorico è il libro scritto da France-sco Savio, curato da Tullio Kezich eedito nel 1979 in tre volumi da Bul-zoni Editore Cinecittà anni trenta.Parlano 116 protagonisti del secondocinema italiano. Così recita la notadi copertina: «Nei tre volumi di Ci-necittà anni trenta sono raccolte le116 interviste che Francesco Saviorealizzò fra il ’73 e il ’74 con altret-tanti protagonisti del cinema italia-no sotto il fascismo. Nella fedelissi-

A destra: mappa propagandistica di Cinecittà. Sopra: copertina di Almanacco Bompiani 1980

Cinecittà: la fabbrica dei sognicompie 75 anni

Storia del più importante centro di produzione cinematografica

BvS: il Fondo Impresa

GIACOMO CORVAGLIA

ma trascrizione dai nastri, ne è usci-ta una vera e propria commediaumana dove attraverso testimo-nianze di prima mano si evocanosplendori e miserie di un periodosempre al centro dell’interesse de-gli storici. Per l’importanza, la va-stità e l’originalità dei suoi contri-buti all’analisi del ventennio, Cine-città anni trenta si colloca come unlibro indispensabile nell’ambitodegli studi cinematografici, una ve-ra e propria pietra miliare. Ma è an-che un libro che si può leggere co-me il grande romanzo di un’epoca,

Page 68: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

66 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

scritto in presa diretta da un anima-tore incuriosito e partecipe, ironi-co e stimolante».

�Nel 1934 Luigi Freddi venne

incaricato di costituire una “Dire-zione generale della cinematogra-fia”, finalizzata al controllo ideolo-gico, ma anche alla promozione delmezzo. Freddi, che in occasione diun viaggio negli Stati Uniti d’Ame-rica si era appassionato agli aspettiproduttivi della cinematografiaamericana, si impegnò nella pro-mozione del cinema nazionale. Frale iniziative della Direzione della

cinematografia ci fu la costituzionedell’Ente Nazionale Industrie Ci-nematografiche (ENIC), nel cuiambito nacque Cinecittà, i cui studidovevano rappresentare l’industriapropagandistica e cinematograficadel paese. Venne individuata lungola via Tuscolana un’area di circa500.000 metri quadrati dove realiz-zare la nuova città del cinema. I la-vori ebbero inizio il 26 gennaio1936 con la posa della prima pietrae dopo soli quindici mesi, il 28 apri-le 1937, Mussolini inaugurò i nuovistabilimenti. Oltre ad essi venneprevista la creazione di un centroindustriale cinematografico inte-

grato che comprendeva stabili-menti di sviluppo, stampa e mon-taggio, la nuova sede dell’IstitutoLuce e quella del Centro Speri-mentale di Cinematografia.

�Nel 1937 vi furono prodotti

19 film fra i quali Il feroce saladino diMario Bonnard, ispirato all’omo-nimo e famosissimo concorso di fi-gurine bandito dalla Perugina. Nel1940 furono girati 48 film, nel 194259 film, nel 1943 la produzione dipellicole crollò a 25 a causa dellaguerra e dal settembre del ‘43 il ci-nema fascista si trasferì a Venezia

Sopra da sinistra: disegno di Federico Fellini per La strada, Giulietta Masina; disegno di Federico Fellini per La Dolcevita, Anita Ekberg

Page 69: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 67

giornale ho sentito per la primavolta quel nome: Cinecittà. Cheanno era? Il 1936? Il 1937? Nelleimmagini in bianco e nero si vedevaMussolini attraversare un terrenoche pareva un cantiere, tutto disse-minato da baracche grandi comehangars, e capannoni più alti diquelli dei mercati generali. Proce-deva a passo energico, remigandocon le braccia, lungo viali desolati

seguito da un codazzo di gerarchifascisti in divisa, che facevano a ga-ra nel fingere di stentare a tenerglidietro: “Il duce ha inaugurato glistabilimenti cinematografici di Ci-necittà. L’Italia ha finalmente unproprio complesso per la realizza-zione di film…”, recitava stentoreala voce dello speacher» e prosegueraccontando la prima volta a Cine-città: «La prima volta che entrai a

nei padiglioni della Biennale. Negliultimi due anni di guerra, gli stabi-limenti di Cinecittà vennero primaoccupati dai nazisti che li utilizza-rono come luogo di concentramen-to di civili rastrellati nei dintorni diRoma, poi, dopo la liberazione del-la città, furono adibiti a ricoveroper gli sfollati. Questo periodo sto-rico ci viene raccontato nel volumeCinecittà 1. Industria e mercato nel ci-nema italiano tra le due guerre a curadi Riccardo Redi e Claudio Came-rini ed edito da Marsilio Editorenel 1985 in occasione della IV Ras-segna Internazionale Retrospettivatenuta ad Ancona nel 1985. Nel1947 venne girato nei suoi studi ilprimo film del dopoguerra: Cuoredi Duilio Coletti ma è negli annicinquanta, con le produzioni ame-ricane, i cosidetti kolossal, come Quovadis? e Ben Hur che avvenne l’e-splosione di Cinecittà. Tale boomebbe origine dalla competitivitàeconomica degli studi romani,chiamati in seguito anche “laHollywood sul Tevere”.

�Il successo delle produzioni

americane introdusse nella societàromana degli anni ‘50 nuovi feno-meni di costume quali il divismo el’avvento dei fotografi invadentipiù noti con il termine di “paparaz-zi”. La dolce vita è il film simbolo diquesto periodo. Cinecittà divennein quegli anni un mito, un Eldoradoper belle ragazze e giovani attori incerca di popolarità. Interessante inquesto contesto il volume edito daArnoldo Mondadori Editore nel1988, Un regista a Cinecittà di Fede-rico Fellini. Il regista racconta lasua prima volta in cui sentì parlaredi Cinecittà: «Proprio in un cine-

Disegno di Federico Fellini per La Dolce vita, Marcello Mastroianni

Page 70: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

68 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

Cinecittà, che anno era? Il 1938, Il1939? Facevo il giornalista e il di-rettore del giornale, che era un sar-to e teneva sempre degli aghi fra identi anche quando parlava ed eratutto intrico di fili, di nastri, di spil-li, voleva un’ intervista con l’attoreOsvaldo Valenti. Così quella matti-na andai a Cinecittà. Fingevo unagran disinvoltura, come Fred Mac-Murray nei film dove faceva il gior-nalista, ma in realtà ero molto inti-midito e rimasi sotto il sole a guar-dare a bocca aperta le torri, gli spal-ti, i cavalli, le torve palandrane, i ca-valieri imbottiti di ferro e le elichedi aeroplani in funzione che solle-vavano ovunque nuvoloni di polve-re; richiami, grida, trilli di fischiet-to, il frastuono di enormi ruote incorsa, clamore di lance, spande,Osvaldo Valenti in piedi su una spe-cie di biga dalle cui ruote spuntava-no affilatissime lame e le urla terro-

rizzate di una gran massa di com-parse, un caos tenebroso, soffocan-te… ma, al di sopra di tutta quellaconfusione, una voce potente, me-tallica, tuonava ordini che pareva-no verdetti: “Luce rossa gruppo Aattacchi sulla sinistra! Luce biancagruppo barbari retroceda in fuga!Luce verde cavalieri e elefanti im-pennarsi e caricare! Gruppo E egruppo F rovinare al suolo! IM-ME-DIA-TA-MEN-TE!!!”».

�L’industria cinematografica

ebbe in quegli anni una discreta ri-levanza economica per la città ge-nerando un ampio indotto legatosia alle produzioni che alla com-mercializzazione dei film, fatto dicomparse, artigiani, operai, tecnicie impiegati, ma anche di impresari,imprenditori, produttori e artisti acaccia di occasioni.

Dalla fine degli anni ‘60, conla crescita della televisione, la finedelle produzioni kolossal di carat-tere storico e la parallela crisi del-l’industria cinematografica italia-na, Cinecittà perse lentamente, perpiù di una ventina d’anni, il primatotecnico e produttivo che l’aveva re-sa mitica.

Negli ultimi anni la privatiz-zazione degli stabili, gestiti da Ci-necittà Studios SpA, e l’apertura diun settore interamente dedicato al-le lavorazioni in digitale hanno resogli studi particolarmente competi-tivi e i teatri di Cinecittà hannoospitato i set di alcune grosse pro-duzioni. Con la fusione fra Cinecit-tà Holding e Istituto Luce, nelmaggio 2009 ha preso corpo lanuova realtà Cinecittà Luce, in cuisi sintetizza il legame tra le profon-de radici che risalgono al 1924, datadi fondazione dell’originario Isti-tuto Luce. La storia di Cinecittàviene così riassunta nell’AlmanaccoBompiani 1980. Era Cinecittà. Vita,morte e miracoli di una fabbrica di filma cura di Oreste Del Buono e LiettaTornabuoni.

Nell’introduzione, chiamataIstruzioni per l’uso viene scritto «Ifascisti, gli americani, Fellini. Sonoloro, più che il cinema italiano, iprotagonisti veri dei quarantadueanni di Cinecittà. Nata comeHollywood fascista, sogno d’imita-zione d’un paese povero e megalo-mane; distrutta dalla guerra; rinatacome una Hollywood coloniale peri kolossal americani; abbandonatadagli occupanti; conquistata daFellini che vi gira tutti i suoi film,Cinecittà resta il più importante edefficiente centro di produzione ci-nematografico europeo, ma rischiadi sparire».

Sopra da sinistra: copertina di Cinecittà anni trenta. Parlano 116 protagonisti delsecondo cinema italiano; copertina di Cinecittà 1. Industria e mercato nel cinemaitaliano tra le due guerre

Page 71: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 69

Audi Tradition (a cura di).I quattro anelli. La storia della

Audi. Ingolstadt, Auto UnionGmbH, 2009.

Il volume ripercorre, attra-verso numerose immagini e testo,la storia della famosa casa automo-bilistica tedesca. Si parte dagliesordi del 1899 quando fu fondatala August Horch & C.ie, la futuraAudi, e la sua prima automobile del1901, la Horch, sino ad arrivare aisuccessi dei modelli di oggi, sinoni-mo di lusso e alta qualità. (G.C.)

�Baretti, Giuseppe Marco An-

tonio (1719-1789); [Johnson, Sa-muel (1709-1794)].

An introduction to the Italianlanguage containing specimens both ofprose and verse [...] with a literaltranslation and grammatical notes,for the use of those who being alreadyacquainted with grammar, attempt tolearn it without a master. Londra,Andrew Millar, 1755.

Rarissima prima edizione diquest’opera scritta da Baretti dopoaver lasciato l’Italia per l’Inghilter-ra a seguito di alcune controversie

letterarie (un Cicalamento scagliatocontro Giuseppe Bartoli) e di unacerta insoddisfazione verso l’am-biente chiuso del proprio Paese. InInghilterra fu subito accolto neicircoli di Samuel Johnson e HenryThrale; nello stesso anno in cuiJohnson pubblicava il suo presti-gioso dizionario, Baretti dava allestampe questa selezione di estrattida 37 autori italiani (tra cui Casti-glione, Machiavelli, Boccaccio,Ariosto, Tasso, Michelangelo, Pe-trarca e altri sino ad allora scono-sciuti al pubblico inglese) con rela-tiva traduzione a fronte. Johnsoncontribuì al testo scrivendo partedella Preface e due corpose note.

Courtney & Smith, p. 73.Chapman & Hazen, p. 139. Flee-man I, pp. 483-485. Hazen, Prefa-ces, pp. 12-15. (A.C.)

�Basile, Giambattista (1575-

1632).Il Pentamerone del cavalier Gio-

van Battista Basile, overo Lo cunto deli cunte trattenemiento de li peccerilledi Gian Alesio Abbattutis. Napoli,Antonio Bulifon & Luca Antonio

Di Fusco, 1674.Prima edizione con il titolo di

Pentamerone e prima recante il no-me dell’Autore sul frontespizio. LoCunto de li Cunti che è apparso po-stumo rappresenta il capolavoro diBasile. “Si tratta di una raccolta difiabe di origine popolare, stese indialetto napoletano. Dal punto divista strutturale il B. vi riprendeuno schema boccaccesco, che perònella sostanza, si può far risalire alpiù antico modello del Libro deisette savi […] La narrazione è divisain cinque giornate (da qui l’altro ti-tolo, successivamente imposto al-l’opera, di Pentamerone), ognunadelle quali comprende dieci fiabe.Tra una giornata e l’altra sono inse-rite composizioni dialogate, sul ti-po delle egloghe, di cui sono prota-gonisti servi, cuochi e dispensieridel palazzo principesco (anche inquesto il riferimento al Decamero-ne è evidente). Al posto dell’ultimafiaba c’è la Scompetura de lo Cunto deli Cunti, pe chiudeturade la ‘ntrodut-tione de li Trattenemiente (Fine dellaFiaba delle Fiabe e la Conclusionealla introduzione dei trattenimen-

Recenti acquisizioni dellaBiblioteca di via Senato

Novità per bibliofili arricchiscono i fondi antico e moderno

Arianna Calò, Valentina Conti,Giacomo Corvaglia, Paola Maria

Farina, Annette Popel Pozzo e Beatrice Porchera

BvS: nuove schede

Page 72: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

70 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2012

ti). La maggior parte delle fiabe ha,come si è detto, origine popolare: latradizione letteraria (visibilissimadal punto di vista strutturale e stili-stico) è minima dal punto di vistatematico. Il B. non inventa spuntifavolistici nuovi, riservandosi dicompiere la sua parte di originalecreatore artistico attraverso la ri-elaborazione formale” (DBI 7, pp.78-79).

Vinciana 3550. (A.P.P.)

�Breve descrizione dei bombarda-

menti delle principali piazze maritti-me del Regno di Tunisi eseguiti dallasquadra veneta, comandata dall’am-miraglio Emo. [S.l.], [s.n.], [dopo il1786].

Un’unica copia censita in Ita-lia presso la Biblioteca nazionaleMarciana; edizione assente daiprincipali cataloghi internazionali.Si tratta del resoconto dettagliatodelle operazioni di guerra condottein Tunisia dalla flotta venezianaguidata dall’ammiraglio AngeloEmo (1731-1792) con i bombarda-menti della Goletta (1795), diFachs, di Biserta, di Susa (1796).

Su Angelo Emo, DBI 42, pp.623-625: “Il 6 marzo 1784 fu nomi-nato capitano straordinario dellaflotta inviata contro Tunisi, cheaveva dichiarato guerra alla Repub-blica per la bruciatura di una naveveneziana carica di merci barbare-sche, infetta di peste, ad opera dellaReggenza di Malta: il 5 ottobre at-taccò Susa, nell’aprile 1785 ripetél’assalto per tre notti consecutive,dal 15 al 17 agosto bombardò Sfax epoi, nei giorni 1, 3, 5, 9 ottobre, av-valendosi inoltre delle famose bat-terie galleggianti di sua invenzione,anche La Goletta; dopo nuovi fu-riosi bombardamenti su Sfax, del 6,

18, 22 marzo, 30 aprile e 4 maggio1786, la flotta veneziana dal 30maggio al 10 agosto attaccò Bisertae, per la terza volta, dal 26 settem-bre al 6 ottobre, Susa, con gravissi-mi danni al porto e alle abitazionicivili”. (A.C.)

�Cadelli, Lucia.I Mantica e Pordenone. Porde-

none, Editrice Euro ‘92, [2006].Si tratta di uno studio sulla

storia della famiglia Montereale-Mantica, di cui si descrive anche ilPalazzo in Pordenone restauratonel corso degli anni ‘80 del XX se-colo; i Mantica, di origini coma-sche, si stabilirono a Pordenoneagli inizi del Quattrocento e si im-parentarono in seguito con i Mon-tereale, divenendo protagonisti diuna delle stagioni di maggiorsplendore della città. Arricchitisigrazie al commercio di stoffe e spe-zie in Europa, i Mantica furonograndi mecenati e promossero l’ar-te e la letteratura in tutta la regione,rendendo la propria residenza luo-go di incontro di artisti rinomati.Cuore della cultura pordenonese, ilpalazzo, che è stato testimone nonsolo dei fasti della famiglia, ma an-che di tristi avvenimenti bellici, èstato riportato alla sua originariabellezza, custode della storia loca-le. (P.M.F.)

�Cotton, Charlotte.La fotografia come arte contem-

poranea. Torino, Einaudi, 2010(Piccola Biblioteca Einaudi. Map-pe 24).

Attraverso 238 riproduzionifotografiche a colori l’Autrice delsaggio analizza l’uso della fotogra-fia come strumento per la creazio-ne artistica e come forma d’arte

contemporanea in se stessa, daglianni ‘80 del secolo scorso a oggi. Ilpercorso si articola per singole te-matiche e ogni capitolo è arricchitoda illustrazioni, spesso corredate dadidascalie molto dettagliate, chehanno la funzione di far megliocomprendere la sensibilità esteticae artistica che si vuole comunicare;sono più di 170 gli artisti presenta-ti, tra i quali compaiono non solonomi famosi a livello internaziona-le, ma anche giovani esordienti.(P.M.F.)

�Della Porta, Antonio Maria.Saggio di osservazioni e memo-

rie sopra le principali malattie di Comonel 1780. Pavia, Monastero SanSalvatore, [s.d. ma 1781].

Edizione originale estrema-mente rara, censita dall’ICCU insole due copie conservate presso laBiblioteca nazionale Braidense e laBiblioteca comunale centrale diMilano. Nel Saggio, dedicato alconte Carlo di Firmian, l’Autorelariano descrive la storia delle ma-lattie che l’anno precedente aveva-no travagliato la sua patria e nespiega i rimedi, scegliendoli traquelli da lui considerati più efficacinella guarigione degli ammalati.(B.P.)

�Halard, François.Hettabretz. 50th out of ordi-

nary. Bologna, Hettabretz, 2011.In occasione del 50esimo an-

niversario dalla fondazione si è vo-luto celebrare la storia del marchiooffrendo allo sguardo di FrançoisHalard l’azienda, gli archivi e leopere d’arte che arredano gli am-bienti di lavoro. Ne è nato così unlibro che racconta le creazioni esvela i luoghi di lavoro. Di questo

Page 73: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

ottobre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 71

volume sono state tirate 1313 copienumerate. (G.C.)

�Longoni, Alberto (1921-1991).Beppe il pescatore. [Milano],

Giorgio Lucini, 1967 (stampa 1968).Esemplare n. 163/250 di un’e-

dizione limitata con contenitore acartelletta fuori commercio dise-gnata appositamente da AlbertoLongoni per gli amici di GiorgioLucini.

La narrazione è una favolaambientata nei dintorni del piccolopaese piemontese di Crodo, intera-mente raccontata attraverso imma-gini: l’edizione contiene [13] cartedi tavola contenenti altrettanti di-segni dell’eclettico artista AlbertoLongoni. (V.C.)

�Maggiali, Giuseppe.Ragguaglio delle nozze delle

maestà di Filippo Quinto, e di Elisa-betta Farnese nata principessa di Par-ma re cattolici delle Spagne solenne-mente celebrate in Parma l’anno1714., ed ivi benedette dall’eminentis-simo sig. cardinale di S. Chiesa UlisseGiuseppe Gozzadini Legato a lateredel sommo pontefice Clemente Undeci-mo. Parma, Stamperia di S.A.S. diParma, 1717.

Antiporta allegorica incisa daGiovanni Battista Sintes su disegnodi Ilario Spolverini (datata 1718) e5 tavole ripiegate tra l’altro raffigu-ranti “L’entrata della processionetrionfale” incisa da Theodor Ver-kruys (fl. 1707-1739), e datata1716, su disegno di Ilario Spolveri-ni (640x995 mm). Il disegno origi-nale di Spolverini è conservatopresso il British Museum. Primaedizione di un rinomato “festivalbook” del barocco italiano. L’edi-zione, nota per il suo apparato illu-

strativo, descrive le nozze di Filip-po V (1683-1746), re di Spagna,con Elisabetta Farnese (1692-1766), celebrate nel 1714 nella cat-tedrale di Parma. “This was theculminating event for the Farnesefamily’s dynastic ambitions, and itscommemoration was ensured notonly by this illustrated book, but al-so by the three series of narrativepaintings that Duke FrancescoFarnese commissioned from thelocal painter Ilario Spolverini”(Millard, Italian and Spanish Archi-tectural Books, p. 341).

Melzi II, 403. Vinet 567. Lip-perheide 2755. Berlin Katalog3060. Cicognara 1491. Ruggieri837. Millard 109. (A.P.P.)

�Rock, Michael.Prada. Milano, Progetto Pra-

da arte, 2009.Seconda edizione. Il volume,

dopo un breve racconto della storiadel marchio, illustra attraverso la fo-tografia tutto l’universo Prada. Nel-l’introduzione Miuccia Prada e Pa-trizio Bertelli scrivono: “Questo li-bro vuole ripercorrere e illustrare imolteplici aspetti attraverso i qualiPrada si esprime: dalla moda alla co-municazione, dalla ricerca dell’ec-cellenza allo sviluppo tecnologico,dall’architettura all’arte”. (G.C.)

�Rolli, Paolo (1687-1785).Disamina del parere di M.r de

Voltaire sulla poesia epica. Opera delSig. Paolo Rolli tradotta dall’inglese initaliano da Pleuronio Misio pastore ar-cade. Napoli, presso il Porsile,1779.

Rara edizione, non censitadall’ICCU, della traduzione italia-na dell’opera Remarks upon M. Vol-taire’s Essay on the Epick Poetry of the

European Nations pubblicata per laprima volta in inglese nel 1728. Èdatata 1779 anche un’altra edizionedel testo stampata a Berlino. PaoloRolli fu poeta, librettista e tradut-tore; visse a Londra dal 1716 al1744 dove fu precettore dei figli diGiorgio II e poeta ufficiale dellaRoyal Academy of Music. (B.P.)

�Vegezzi Ruscalla, Giovenale

(1799-1885).Note filologiche sovra VII voca-

boli dinotanti uficio o dignità di perso-na nell’Asia che leggonsi nell’OrlandoFurioso. Torino, Pomba, 1832.

Raro opuscoletto contenente“poche illustrazioni etimo-filolo-giche intorno a sette vocaboli signi-ficanti uficio o degnità di personain quella parte dell’Asia che noichiamiamo Levante”. Si tratta deitermini Amostante, Argaliffa, Ar-gariffa, Calife, Cadì, Cane, Dio-darro, Papasso, Talacimanno.Manca a Bottasso. (A.C.)

�Veronelli, Luigi (1926-2004).Breviario libertino. Con tre ac-

queforti di Alberto Manfredi. [S.l.],[s.n.], (stampa 1984) (Le edizioni diMonte Vertine 4).

Esemplare n. XXXIV diun’edizione limitata come scrittoal colophon: “Stampato coi tipidella Tipografia Giuntina in Fi-renze, su carta «acquerello», nel-l’ottobre 1984. Di questa edizionesono state tirate n. 50 copie nume-rate da 1 a 50 e 40 copie numerateda I a XL fuori commercio, conte-nenti tre incisioni originali. Inol-tre n. 2000 copie numerate da 51 a2050 senza le incisioni originali”.Tutte e tre le acqueforti sono fir-mate dall’artista Alberto Manfredi(1930-2001). (V.C.)

Page 74: Biblioteca via Senato Ottobre 2012

la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 201272

Einfine si approda. E’ il magicovolere a cui nessuno sfugge.Si approda sempre, dalle fati-

che della vita e dai tormenti dell’ani-mo. Spinti dalla forza del vento, so-praffatti dalle cime bagnate che sfug-gono le mani lacerando la pelle, scos-si dal «fischio del capitano», scon-volti dall’uragano scatenato… E’ ilmagico volere, che spinge a cercarsalvezza sulle coste di un’isola ina-spettata. Non segnata sulle carte manon disabitata, anzi. E’ il destino chesi compie. Là, in mezzo al Mediter-raneo è l’isola di Prospero, lo spode-stato duca di Milano protagonistadella Tempesta di William Shake-speare (di cui la Biblioteca di via Se-nato possiede una preziosa edizionenumerata, stampata a Lugano dal-l’Officina Bodoni nel 1924). Qui, aipiedi delle bianche Apuane, è l’isoladi Lorenzo, incontrastato signoredella Versilia. Allegria di naufragi.Camminando sull’isola, varcando lasoglia del ristorante, lo si incontra.Lui, Lorenzo Viani, col suo charmesenza tempo. Lui, pronipote di “quelViani” (non mente la linea del san-gue), felice prigioniero della suastessa isola. Chiuso nel suo fortinoversigliese, è dotato, come Prospero,di arcani poteri: costruisce magie eincantesimi per il piacere dei suoiospiti. E come Prospero non temeconfronti. Sulla sua isola al di fuoridel tempo, ancorata ai piedi delle

tarsi nel fuoco e cavalcare sulla cre-sta delle ricciute nuvole grazie alleloro magiche facoltà». Ma, entità ta-lattica, l’isola di Lorenzo, come l’i-sola di Prospero, vive un mondoparallelo a quello del quotidiano:qui «c’è qualche cosa di più di quan-to accade in natura». Equoree geo-metrie non euclidee si dispieganonella lunga teoria gustativa dei piat-ti. Può quindi accadere che le sep-pioline di fondale gratinate al fornoal profumo di aglio gentile sorrida-no alle capesante su millefoglie diverdure con purea di patate e trucio-li di tartufo. E che le storiche bavettesul pesce cedano il passo agli straor-dinari scampi dell’ultima cala apertiin forno, in un tripudio di aromi egusti che rimane impresso, indele-bile, nella mente. E commuove ilcuore. Un Mersault di Jean-Fran-çois Coche Dury, in evoluzione dialmeno dieci anni, sarà dolce com-pagno di naufragio, in un’armoniaperfetta di sapidità e acidità, profu-mo e struttura. «Magico potered’incantesimi»; malia del luogo ove«ognun ritrova se stesso dopo cheognun se stesso avea smarrito». Equando Lorenzo, come Prospero, sileverà il suo mantello, nulla rimarrà.Né cucina, né teatro, né letteratura,né arte, né vita. Tutto svaporirà, co-me nebbia mattutina. E dell’isola, aipiedi delle bianche Apuane, non ri-marrà che sogno, sogno di un sogno.

Bvs: il ristoro del buon lettore�

Gli incantesimi di LorenzoShakespeariane tempeste di gusto a Forte dei Marmi

bianche Apuane, testimonia in cor-pore vivo l’arte del vivere, la sapienzadel ricevere, la maestria dell’alta cu-cina. Anche Lorenzo, come Prospe-ro, abita la sua isola con l’amata fi-glia, Chiara, ragazza di dolce bellez-za, che ogni Ferdinando, «se il suocuore non è volto altrove», vorrebbefare «regina di Napoli». E con lorosono i fidi Libero Musetti, somme-lier di rara competenza che, amandoscrutare il mondo attraverso l’oc-chio fotografico, ne coglie bellezza econsunzione, dolore e beatitudine, eGioacchino Pontrelli, talentuosochef di lungo corso, entrambi capacicome Ariel di «volare, nuotare, but-

GIANLUCA MONTINARO

Ristorante LorenzoVia Carducci, 61Forte dei Marmi (Lu)Tel. 0584/89671

Page 75: Biblioteca via Senato Ottobre 2012
Page 76: Biblioteca via Senato Ottobre 2012