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Roberta Cavallo

Regole Express!

Come trovare il giusto equilibrio tra fermezza e amore anche se tuo figlio non ti

ascolta, è oppositivo e trasgredisce

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Indice

Tanto per cominciare: un mondo senza regole non può esistere ............................... 4

Regola d’oro n°1: Vivere in un clima rilassato ............................................................ 8

Regola d’oro n°2: Stare bene e divertirsi durante il tempo che trascorre con te ...... 15

Regola d’oro n°3: Funzionano le buone abitudini condivise e non il “devi fare così” 24

Regola d’oro n°4: Apprendere l’arte del saper dire di NO ........................................ 30

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Tanto per cominciare: un mondo senza regole

non può esistere

Un mondo senza regole non può esistere.

Cosa succederebbe se non ci fossero semafori, strisce bianche in autostrada, costituzioni, orari di

apertura e chiusura, regole per tutelare gli altri da noi stessi e noi stessi dagli altri?

Sarebbe un grande caos!

Lo sanno bene i vigili, gli avvocati, i giudici, gli operatori dell’agenzia delle entrate, i funzionari

dell’inps, gli insegnanti, i preti (quanti vivono con il terrore di aver sbagliato e di finire abbrustoliti

tra gli inferi?).

E lo sanno molto ma molto bene anche i genitori: hanno ben chiaro che anche il mondo familiare

funziona grazie alle regole, che i figli si educano e si gestiscono grazie alle regole e che i figli

crescono beneducati grazie alle regole.

Le regole in famiglia servono anche per sopravvivere.

Come un semaforo o una striscia continua che possono evitarti un incidente mortale, anche le

regole che i tuoi figli devono rispettare sono dei “salvavita”:

“non mettere le dita nella presa della corrente”

“non si attraversa la strada senza dare la mano a mamma o papà”

“non si corre dove passano le macchine”

“non si gioca con i coltelli della cucina”

“non si infila la testa nel forno acceso”

“non ci si appende al lampadario per poi lasciarsi dondolare”

“non si scalano gli armadi e soprattutto non ci si butta giù dall’armadio dopo averlo scalato”

“non si urla” (il vicino potrebbe suonare alla tua porta e ucciderti per la frustrazione o potresti

morire tu di vergogna al parco mentre tutte le altre mamme ti guardano con quella faccia che

forse conosci bene e che vuol dire “nemmeno capace di non far urlare un bambino… ma che

madre sei?!”)

“non si mangiano più di 2 caramelle al giorno e più di 1 merendina al cioccolato al giorno” (di

diabete si muore… e anche di invidia, perché tuo figlio ne può mangiare anche 700 senza mettere

su un grammo di grasso!)

E potremmo continuare di questo passo per pagine e pagine perché riuscire a regolamentare

perfettamente la vita dei nostri figli così che ci ascoltino, non ci complichino la vita e diventino dei

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bravi bambini richiede impegno, forza, capacità di ripetere e ripetere 1000 volte le cose, astuzia

nel trovare cavilli, comma e postille da aggiungere per ogni contraddizione, sfumatura,

trasgressione che i nostri figli mettono in campo o ci fanno notare.

Eppure, nonostante questa consapevolezza e tutto questo impegno non sempre (o quasi mai) le

cose vanno come previsto:

- figli che si arrampicano sugli armadi e si lanciano impavidi verso il pavimento

- ti scappano dalle mani e si buttano in mezzo alla strada non curanti del traffico

- si riempiono le tasche di caramelle e tu ritrovi poi le carte vuote sotto il cuscino, tra le

lenzuola, per terra in bagno, nel portapenne

- ti dicono che stanno studiando e invece stanno giocando ai videogiochi

C’è qualcosa che non va!

Perché ci sono così tante cose da regolamentare? Perché è così difficile (a volte) dare e far

rispettare le regole? Perché i nostri figli arrivano (ogni tanto) a dirci che non ci vogliono bene

proprio a causa delle regole che siamo costretti a dare? Perché le trasgrediscono o arrivano a dire

bugie pur di fare quello che vogliono loro?

Sì, in effetti, qualcosa non funziona e adesso ti dirò perché e cosa puoi fare invece per invertire

questo inesorabile destino…

Facciamo di tutto per essere dei buoni genitori, facciamo di tutto per essere amati dai nostri figli e

farli sentire amati da noi e quello che voglio fare per te oggi è:

1. Svelarti quali sono le basi (che probabilmente non avresti mai immaginato) che tengono in

piedi le regole in famiglia

2. I principali errori (involontari) che fai e che compromettono il rispetto delle regole

3. Come superarli e rimediare subito in modo facile

Ti sembra impossibile? Hai ragione! È normale che sembri impossibile riuscire a stare in piedi

sull’ago della bilancia e non cadere tra:

rispetto delle regole da una parte e buonumore dall’altra

dover dire di sì o di no da una parte e non essere considerata/o un vigile dall’altra

vedere i tuoi figli che sottostanno alle regole da una parte e non dover ricorrere a punizioni

o manipolazioni dall’altra

vedere i tuoi figli che rispettano i tuoi sì e i tuoi no da una parte e vederli anche spontanei

dall’altra

dare le giuste regole da una parte e non doverti sgolare o frustrare dall’altra

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Tutto questo non è impossibile, a patto che tu metta in pratica quello che sto per dirti, ovvero, le

nostre 4 regole d’oro.

Il punto della situazione fra Amore e Autorevolezza…

Prima di svelartele, facciamo insieme il punto della situazione. Probabilmente:

a) Credi che dare delle regole ai tuoi figli sia un punto fondamentale della loro educazione (ed è

sicuramente vero).

b) Ti hanno fatto credere che solo con l’autorità, la forza, la durezza si ottiene il rispetto delle

regole da parte dei bambini (e questo non è vero).

c) Ti hanno dimostrato, quando eri bambino, che nella maggior parte dei casi se non ubbidisci devi

essere punito, privato delle cose che ti piacciono, sgridato o picchiato. E forse ti capita ancora oggi,

quando proprio non si più che fare, di ripetere lo stesso metodo, anche se non ti piaceva (sembra

necessario ma non lo è).

d) La pratica ti ha portato alla conclusione che far rispettare le regole ai tuoi figli è difficile, faticoso

e snervante e che il ricatto e la manipolazione a volte sono più che necessari (a volte è inevitabile

ma invece non è affatto necessario).

Grazie alle 4 regole d’oro che trovi qui riassunte, alla fine, dopo che le avrai comprese dentro di te

e applicate con pazienza e perseveranza, la penseremo allo stesso modo. E anche se non la

penseremo allo stesso modo sono certa che le tue giornate saranno meno faticose, potrai

smettere di urlare, di ripetere mille volte le cose e smetterete di giocare a guardie e ladri.

E te lo sto scrivendo io che di regole (te lo assicuro) ne so qualcosa!

Devi sapere che quello che scrivo nei libri o che racconto nei videocorsi o illustro durante i corsi

live, nonostante l’efficacia incontestabile e disarmante (della serie… “non fa proprio una piega!”),

viene spesso contestato e criticato.

Vuoi perché siamo molto lontani per cultura e abitudine dall’abbracciare i veri bisogni dei bambini

e adattare il modello educativo alla loro natura, vuoi perché (sempre per cultura) siamo portati a

credere che uno stile amorevole, dolce e comprensivo non possa convivere con l’autorevolezza, la

fermezza, la capacità di dire di NO e di non cedere quando serve, alcuni adulti si arrabbiano o si

infastidiscono e mi accusano di essere un cattivo esempio perché crescere i bambini secondo la

loro natura fa crescere nuove generazioni di viziati, teppisti, sregolati, maleducati e molluschi.

Niente di più lontano dal vero e dal reale.

Insegnare le regole con Amore senza perdere mi la tua autorevolezza

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Per quanto possa sembrarti difficile, infatti, AMORE e AUTOREVOLEZZA non solo possono (e

devono) convivere in perfetta armonia, ma sono le due facce di una stessa medaglia, non possono

esistere l’una senza l’altra.

Ma come si fa ad amalgamare due ingredienti così (apparentemente) differenti tra di loro? Questa

è la vera difficoltà che incontriamo noi adulti.

Abituati a rilegare tutto in cassetti, in scomparti sigillati, avvezzi a suddividere, catalogare e

etichettare, siamo convinti che sia impossibile dare le regole ai bambini senza passare per dittatori

e che sia impossibile riempirli di coccole senza perdere la nostra naturale autorevolezza

necessaria.

Le 4 regole d’oro ti serviranno anche per integrare questi due aspetti del tuo ruolo di genitore

senza che tu debba fare grandi sforzi. Adesso passiamo subito al sodo e iniziamo con la prima

regola d’oro.

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Regola d’oro n°1: Vivere in un clima rilassato

Perché è importante

Devi sapere che con i primi bambini in affido, mi ero subito resa conto che inserirli in un ambiente

rilassato, già di per sé faceva una grande differenza.

Senza che io facessi nulla, soltanto meno rumore, più sorrisi e meno litigate, adulti che ben

organizzati facevano le cose con un po’ più di calma, apprensione ridotta, più pazienza di guardarli

negli occhi quando parlavano o di rispondere quando ti chiamavano, contribuiva fin da subito a

vederli più calmi, rassicurati, disponibili, sorridenti.

Addirittura ricordo che durante le prime settimane dormivano moltissimo (avevano bisogno di

rilassarsi e di scaricare attraverso il sonno tutta la tensione accumulata in famiglia), sembrava

quasi che si spegnessero.

In verità, grazie al clima rilassata, si concedevano di cedere anche loro le redini, di abbassare la

soglia di performance, di non sentirsi per forza obbligati a sottostare a ritmi o standard non

consoni alla loro natura e si riprendevano il tempo perduto, recuperando proprio quel clima

ovattato tipico della fase egocentrica che purtroppo per vari motivi non avevano vissuto.

Potresti forse pensare che la cosa riguarda soltanto i bambini che arrivano da famiglie “difficili,

bambini “con difficoltà” e che i bambini “più fortunati” che vivono in famiglie non problematiche

non hanno bisogno di vivere in un clima più rilassato rispetto a quello in cui già vivono.

Anche io mi sono posta la domanda e ho ricevuto la risposta che già immaginavo. Infatti, seguendo

le famiglie in consulenza, frequentando famiglie di amici o, in alcuni casi, recandomi nelle famiglie

conosciute durante i corsi o le consulenze, mi accorsi che valeva lo stesso discorso.

Di certo nelle loro case non dovevo fare chissà che cosa rispetto all’impegno dei bambini in affido,

ma mi accorsi che fin da subito il muoversi con calma per la casa, sorridere, guardarli sempre negli

occhi, mostrarsi paziente e disponibile, accarezzarli mentre parlavo, cercare un gioco con calma e

con calma riordinare il resto (“abbiamo tutto il tempo del mondo per giocare”), aiutava i bambini a

rasserenarsi.

In automatico, il fatto che fossero più sereni, che percepissero rilassatezza intorno a loro, faceva sì

che spontaneamente avessero più voglia di venirmi dietro e di ascoltarmi.

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Ecco perché ti ribadisco che un CLIMA RILASSATO in famiglia sia un ingrediente

fondamentale per riuscire a dare le giuste regole e a farle rispettare.

Se metti in pratica…

Se inizi a osservare i vostri ritmi familiari e, perché no, anche i tuoi ritmi interiori, puoi renderti

conto di alcuni momenti o situazioni in cui il ritmo andrebbe rallentato.

Se inizi a rallentare (tra poco troverai qualche suggerimento per farlo) vedrai accadere nel tempo

alcune cose:

Potresti innervosirti! Lo so, è un paradosso: allo stress e alla tensione nervosa ci siamo così tanto

abituati che nel momento in cui ci concediamo di fare le cose con più calma o di essere più “dolci”,

restiamo infastiditi, ci irritiamo.

Per fortuna questa è solo una fase iniziale (neppure tappa obbligata da attraversare per forza) e i

benefici non tardano ad arrivare:

1. Tuo figlio all’inizio potrebbe “sfogarsi” e grazie alla situazione di relax concedersi

finalmente di essere se stesso e quindi correre un po’ di più se di solito si sentiva inibito,

parlare più forte, osare e magari avere tutti quegli atteggiamenti che noi adulti di solito

etichettiamo come “sciocchi” (anche questa fase, se vissuta, passa).

2. In ogni caso, subito o dopo il punto 1, anche tuo figlio si tranquillizza.

3. Tu ti senti più calma e quindi più serena e quindi più disponibile e paziente, anche perché,

paradossalmente, ti sembrerà anche a volte di avere più tempo a disposizione, cosa che

aumenterà la tua serenità

4. Tuo figlio se ne accorge, lo sente, e di conseguenza ha più voglia di stare con te, di seguirti,

di parlarti, di dirti la verità (se sei più calma diminuiscono le sgridate e quindi lui non ha

nulla da temere nell’esprimere quello che fa, vuole o pensa)

5. Tuo figlio ti stima di più e quindi ha più voglia di essere collaborativo anche per quanto

riguarda ascoltare le regole

Se non metti in pratica…

Se per vari motivi questo in famiglia non accade, ecco che non solo si irrigidisce il clima familiare,

ma si irrigidiscono anche i rapporti tra i familiari e quindi anche tra te e tuo figlio.

In più accade una cosa particolare. Mentre noi adulti (in teoria) dovremmo essere in grado di

osservare e analizzare le situazioni esterne prendendone eventualmente le distanze, questo non

avviene per i bambini.

I bambini (e così dev’essere perché crescano e imparino al meglio), si immergono nelle situazioni,

si coinvolgono totalmente e solo successivamente sapranno (se lo hanno imparato osservando e

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imitando mamma e papà) disidentificarsi, ascoltarsi e gestire le proprie emozioni e le proprie

tensioni.

Per adesso, se il clima in famiglia è tumultuoso e se lo sono anche i tuoi umori, tuo figlio

assorbe completamente queste sensazioni e le manifesta: è più nervoso, piange “per

niente”, ti risponde male, non riesce a dormire, dice di no a tutto, litiga con i fratelli/le

sorelle, è scontroso, ecc.

E sai meglio di me quanto tutto questo non sia affatto di aiuto nel momento in cui devi dare una

regola e tuo figlio, imporre un orario o dirgli cosa deve fare! Ma non c’è solo questo, purtroppo.

C’è un’altra conseguenza triste che un ambiente familiare nervoso porta con se e riguarda la

fiducia.

Infatti, se mamma e papà sono nervosi, poco rilassati e disponibili, il bambino (che lo sente) inizia

a fidarsi sempre meno. Che c’entra la fiducia con il clima poco rilassato? C’entra eccome, per 3

motivi ben precisi:

a) tuo figlio percepisce la tua tensione, la tua preoccupazione e la legge come una non

possibilità di aiutarlo, sostenerlo e comprenderlo in caso di bisogno: “In queste

condizioni non puoi proteggermi e sostenermi e quindi devo affidarmi a me stesso o a

qualcun altro”

Questa condizione è piuttosto dolorosa per il bambino perché per lui si tratta di perdere

per natura i suoi due riferimenti più importanti in assoluto, mamma e papà con la

conseguenza di sentirsi disorientato, di avere paura, di perdere i suoi cardini essendo, di

conseguenza, anche lui più nervoso.

b) Tuo figlio si arrabbia con te (non lo fa apposta, non prendertela anche tu con lui per

questo): “Ma come?! Tu dovresti aiutarmi, stare bene con me e sostenermi senza essere

fragile! E adesso io come faccio senza la tua forza e il tuo equilibrio?”.

Di conseguenza è meno disposto a collaborare perché proprio con la sua opposizione

vuole attirare la tua attenzione sul suo dolore così che tu possa fare qualcosa.

c) Per natura, tutti i bambini in fase egocentrica, proprio perché immersi nella loro realtà

che considera se stessi prima di tutto e fa sì che si percepiscano come soli al centro del

loro universo da cui tutto parte e a cui tutto torna, credono (anche se del tutto

erroneamente) che la responsabilità del nervosismo di mamma e papà e delle tensioni

familiari siano loro.

Questo li fa sentire dei bambini “sbagliati”, “inadeguati”, cosa che fa perdere loro la

sensazione invece di valere, e di valere molto. Anche in quest’ultimo caso, la

frustrazione che si genera di conseguenza può renderli irascibili e nervosi.

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Come ultima osservazione di questo punto, va da sé che se sei più nervosa/o ha mooolta meno

pazienza di stare con tuo figlio, di ascoltare le sue richieste e le sue motivazioni, di giocare con lui,

di mediare in caso di difficoltà, cosa che ti rende ancora più nervosa/o e ti intrappola in un circolo

vizioso che ti fa spesso sentire di non avere via d’uscita.

Come passare dalla teoria alla pratica (in 3 passi)

Se senti che in effetti la tua vita manca di calma, relax e serenità, puoi iniziare a seguire uno o

qualcuno di questi suggerimenti:

1. Concediti piccoli momenti di relax

Dato che, come tutti, avrai pochissimo tempo, per non precluderti questa via, evita di pensare di

dover ricavare chissà quante ore o giorni di riposo e svago per riprenderti perché di fatto non

serve.

Sarà sufficiente ricavare qua e là durante la tua giornata qualche minuto in più che, se vissuto con

la presenza, ti aiuterà a recuperare nuove energie e la calma perduta. Adesso ti faccio qualche

esempio che indipendentemente dai tuoi impegni o dal tuo grado di stress, se messo in pratica ti

aiuterà per forza a migliorare la tua quotidianità (anche se non ci credi o pensi che sia impossibile

da mettere in pratica):

Da 1 a 3 minuti in più sotto la doccia senza pensare a cosa dovrai fare dopo, cosa

non hai fatto prima, a quanto sei stanca/o, a quanto devi fare in fretta, ma trascorsi

ascoltando l’acqua calda che scorre e ti massaggia il collo e la schiena, ti rilassa e ti

dà un momento di piacere

Da 1 a 3 minuti spesi prima di rientrare da lavoro per ascoltare della musica

rilassante sul tuo mp3 o alla radio della tua auto, oppure per fare un giro più lungo

dell’isolato mentre stacchi la mente dalle preoccupazioni del lavoro e ti prendi uno

spazio di vuoto prima di arrivare a casa, oppure per fermarti una volta parcheggiata

l’auto e spento il motore per chiudere gli occhi, fare qualche respiro profondo,

cercare di fare un po’ di vuoto mentale e magari immaginare una cascata di luce

bianca o dorata (o del tuo colore preferito) che ti ricarica e ti rilassa.

Da 1 a 3 minuti prima di dormire quando già sei a letto e a luci spente, per

coccolarti: respira con calma e profondamente, visualizza un ambiente naturale

rilassante e rigenerante in cui sei immersa/o, ringraziati per tutto quello che hai

fatto durante la giornata e se tendi a giudicarti, perdonati se qualcosa è andato

storto, augurati la buona notte, godi del silenzio che la notte e il buio portano con

sé.

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A volte per riposarsi davvero non serve molto tempo ma sono sufficienti un po’ di consapevolezza

e dei presenza. Ecco gli altri passi:

2. Migliora la tua organizzazione giornaliera e settimanale

Anche in questo caso a volte non è questione di quanto tempo hai ma di come usi le 24 ore che

tutti abbiamo a disposizione (e puoi sempre ottimizzarle).

Anche se richiede un po’ di sforzo all’inizio: creati una tabella di marcia dettagliata da seguire,

prenditi uno spazio giornaliero o settimanale per stilare un elenco dettagliato di tutto quello che

devi fare e non dimenticare in modo da non dover andare cento volte a far la spesa per prendere

due pezzi alla volta, per non dover fare troppe lavatrici, per non dover stare troppo tempo ai

fornelli, per non dover tornare indietro a prendere qualcosa che hai dimenticato, ecc.

Se ti sembra difficile o impossibile, puoi trovare maggiori dettagli e suggerimenti all’interno del

videocorso “Adesso non ho tempo!”.

3. Aiutati a gestire e ascoltare meglio le tue emozioni

Gran parte della tensione e del nervosismo che accumuli non è per colpa degli altri o del poco

tempo che hai a disposizione:

la causa della tensione e del nervosismo si annida nella scarsa capacità che abbiamo di osservarci,

ascoltare come ci sentiamo e accogliere senza giudizio i nostri stati d’animo e le nostre emozioni.

Come in teoria dovremmo fare con i nostri figli, allo stesso modo dobbiamo agire con il nostro

Bambino Interiore e quindi domandarci spesso come stiamo, cosa stiamo provando, come stiamo

vivendo una determinata situazione e ACCOGLIERCI sempre senza bacchettarci o sgridarci.

Per esempio, invece di dirti “non sono capace, non valgo, sono disorganizzato, non c’è tempo per il

riposo, gli altri sono più fortunati, ecc.”

puoi dirti

“va bene, la prossima volta farò meglio, adesso ho capito come non si fa, grazie a questo errore ho

imparato tante cose, non ho avuto la promozione perché forse non è tempo o magari potevo fare

meglio, bene, adesso mi organizzo per raggiungere questo obiettivo un passo alla volta perché se

lo voglio veramente posso raggiungerlo, è vero ho poco tempo e adesso vediamo con calma come

posso gestirlo meglio, sono stanca/o e dato che ho proprio bisogno di riposare adesso valuto a chi

posso chiedere aiuto o vedo quello che posso rimandare per potermi sedere un attimo”.

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La carica delle resistenze: supera i tuoi ostacoli interiori

“Con me non funziona!”

“Ma lo faccio già!”

“Tutto qui?”

Tutte le volte in cui prendiamo in considerazione di migliorare la nostra esistenza, inevitabilmente

scattano delle resistenze dentro la nostra testa e si accendono ancora più luminose tutte quelle

luci che fino ad ora ci hanno illuminato il tragitto, anche se era quello sbagliato. Quindi, se per

esempio:

1. Pensi di essere già molto organizzata/o e nonostante questo sei stressata/o lo stesso:

chiediti se nella tua giornata hai “organizzato” anche minuti di relax (sono fondamentali e

c’è sempre il modo di inserirli), chiediti se anche l’organizzazione la vivi con il peso della

performance e della corsa contro il tempo (così ti stanchi troppo… tranquilla/o… se hai

tutto scritto e pianificato non puoi fare male o dimenticare o ritardare).

2. Pensi di non avere proprio tempo a disposizione: per quanto possa essere doloroso, non

sei diversa/o dagli altri e anche tu hai le canoniche 24 ore giornaliere e i canonici 7 giorni

settimanali e anche per te valgono le regole e anche le possibilità che valgono per tutti gli

altri.

Quindi anche tu, sei vuoi, puoi gestire meglio il tempo che hai a disposizioni non per averne

di più ma per usare meglio quello che hai, anche tu puoi valutare di sospendere il lamento

e accendere un po’ di ottimismo e di buona volontà, anche tu puoi iniziare a gioire un po’

di più (aumenta la calma e il buonumore) perché indipendentemente dalla tua situazione

attuale ci sono sempre almeno mille cose per cui puoi ringraziare e essere felice (l’unico

ostacolo è che non sei abituata/o a farlo).

3. Pensi che davvero non è colpa tua se sei arrabbiata/o o nervosa/o: anche in questo caso,

per quanto possa essere doloroso (e soprattutto… scomodo), abbiamo sempre una fetta

abbondante di responsabilità in quello che ci accade o verso come ci sentiamo.

Per fortuna, siamo anche totalmente responsabili delle soluzioni e quindi anche tu puoi in

ogni momento fare qualcosa per riuscire a gestire i momenti di rabbia e di nervosismo. La

chiave iniziale che puoi utilizzare è questa: quando c’è qualcosa che non va, invece di dire

“è colpa di…”, fermati, fai un lungo respiro e domandati

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“come mai mi sento in questo modo? Perché mi sento così offesa/o? Da dove arriva questa

voglia di spaccare tutto? Perché sto vivendo così male questo momento? Come mai non

riesco a reagire? Qual è la ferita aperta che questa situazione mi fa sanguinare ancora di

più?

Da ricordare (per ottenere risultati immediati e duraturi)

AMORE e AUTOREVOLEZZA non solo possono (e devono) convivere in perfetta armonia,

ma sono le due facce di una stessa medaglia, non possono esistere l’una senza l’altra.

Un CLIMA RILASSATO in famiglia è un ingrediente fondamentale per riuscire a dare le

giuste regole e a farle rispettare.

Concediti piccoli momenti di relax per recuperare nuove energie e la calma perduta. Più sei

nervosa e stanca è più sarà difficile essere empatica e paziente con tuo figlio!

Migliora la tua organizzazione giornaliera e settimanale: creati una tabella di marcia

dettagliata con carta e penna e diventa un samurai nell'eseguire e portare a termine i tuoi

impegni quotidiani evitando dimenticanze e perdite di tempo.

Aiutati a gestire e ascoltare meglio le tue emozioni: mettere le mani in pasta nel tuo

mondo interiore è una parte inevitabile se vuoi veramente ritrovare la serenità e la felicità

ed essere il miglior esempio per tuo figlio.

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Regola d’oro n°2: Stare bene e divertirsi durante il

tempo che trascorre con te

Perché è importante…

Mi sono sempre chiesta, a partire da quando ero bambina e la mia quotidianità non era delle

migliori, quale fosse il modo migliore per far star bene un bambino e per rendere il rapporto tra

genitori e figli migliore.

E già lo avevo compreso per esempio sentendo quanto mi sentivo meglio, appagata e di

buonumore non solo quando i miei genitori erano sereni, ma anche quando avevano del tempo

per stare con me a giocare, quando erano attenti e interessati a quello che facevo, quando

avevano voglia di rispondere con profondità e pazienza alle mie domande, quando si impegnavano

per capirmi e soddisfare le mie richieste (non intendo in particolare quelle materiali, che sono alla

fine solo una conseguenza).

Con i bambini in affido, e quindi le iniziative per andare d’accordo con loro, per far sbocciare il loro

innato spirito di collaborazione, per far sì che accettassero alcune regole dovevano essere davvero

efficaci, l’ho capito ancora meglio.

Senza il bisogno di fare il giudice o il vigile, se solo dedicavo un po’ di tempo di qualità (molto

meno di quello che stai immaginando in questo momento) a ciascuno di loro per:

1. Giocare secondo la loro fantasia

2. Chiacchierare con loro

3. Raccontare storie

4. Rispondere ai loro perché

5. Ascoltare le loro richieste e i loro bisogni

6. Accettare le loro motivazioni

7. Gestire la loro frustrazione

Ecco che non avevo bisogno di insistere, premiare o punire, ripetere mille volte, spiegare il

perché, quando volevo che loro facessero qualcosa o lo facessero in un certo modo.

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Anzi! Anche se ti sembra incredibile, il tutto veniva addirittura anticipato da loro:

“Vuoi che ti aiuto?” oppure se mi vedevano apparecchiare la tavola con i piatti in mano prendevano le posate e mi davano una mano, non facevano storie per lavarsi i denti o per fare la doccia, ecc.

Quando i bambini suonano la campanella

Ancora oggi succede con V. (13 anni, il bambino che ho in affido).

Per esempio lo scorso anno mia madre aveva avuto qualche problema di salute che ha tenuto me e lei dentro e fuori dagli ospedali per alcuni mesi, avevo dovuto modificare tutti gli impegni lavorativi, mi ero trasferita da lei per accudirla e nello stesso tempo dovevo mantenere fede alle scadenze sul lavoro e le tensioni erano così dense a volte da poter essere tagliate con il coltello.

V. lo sentiva e un giorno non esitò a esplicitarmelo: “In questo periodo non sei come ti ho conosciuta, avevi più pazienza e eri più dolce”.

Oltre a queste parole, già da qualche giorno me lo segnalava con il suo comportamento: non era più collaborativo, alzava la voce e mi rispondeva in malo modo, tutto quello che avevamo costruito negli anni sembrava essere stato spazzato via.

Per me furono due segnali impossibili da non ascoltare, lo ringrazia per avermelo fatto notare e decisi subito di cambiare direzioni e rimettermi sulla giusta carreggiata nonostante il periodo difficile.

Devi sapere che non appena mi rimisi a dare un po’ di priorità in più alle cose che davvero contano (anche a costo di rinunciare a momenti di sonno o di riorganizzare ancora meglio tutte le incombenze) immediatamente il rapporto con lui tornò come quello di prima.

Non tornai a fare nulla di speciale, semplicemente:

1. Ogni volta in cui mi chiedeva qualcosa aspettavo qualche secondo prima di rispondergli e dentro di me cercavo quello spazio (che io chiamo “di reset”) per chiudermi in una sorta di bolla e dimenticarmi della stanchezza o del nervosismo e riuscire a rispondergli in quel momento con dolcezza e calma.

2. Ricominciai a mettere in pratica la Danza del Sì e il concetto di Abbondanza (se ancora non li conosci trovi tutto spiegano nel dettaglio nel libro Smettila di fare i capricci).

3. Tornai a mostrarmi propositiva e a mostrargli che lui era al centro dei miei pensieri: gli domandavo se si stesse divertendo e mi incuriosivo davanti ai suoi giochi prima che fosse lui a dirmi “vieni a guardare cosa faccio”.

4. Aumentavo i sorrisi, gli sguardi e le volte in cui gli dicevo che gli volevo bene e che lui per me era un bambino davvero speciale.

5. Mi ricordavo di dirgli grazie per qualsiasi cosa fosse necessario.

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6. Mi ricordavo di chiedergli per favore ogni volta che volevo qualcosa da lui.

Il semplice fatto di “resettarmi” nella mia bolla invisibile e di mettere in pratica queste piccole azioni (se vuoi puoi farlo davvero anche nelle situazioni più complicate) riportò l’equilibrio completo nell’arco di qualche giorno con grande soddisfazione da parte di entrambi.

Se metti in pratica…

I bambini (tutti, anche i tuoi figli) sono disponibili, collaborativi e gentili per natura.

Loro, rispetto a noi adulti, sono i veri maestri quando si tratta di amore incondizionato, aiuto

reciproco, dare senza necessariamente ricevere (anche se ti sembra un’idea marziana).

Se non esprimono questo modo di essere e sono scontrosi, aggressivi e oppositivi, per forza c’è

qualcosa che non ha funzionato per il verso giusto.

Quindi, in verità, l’unica cosa da fare sarebbe seguire i loro principi di natura innata per vederli

manifestare spontaneamente queste caratteristiche.

Infatti, se vorrai praticare anche tu in maniera un pochino più abbondante una sorta di amore

incondizionato verso i tuoi figli, che significa non partire prevenuti, dare prima di ricevere, dare

senza pretendere nulla in cambio, dare per il gusto di dare e non per impartire insegnamenti,

vedrai succedere meraviglie.

Comportarsi in questo modo con i figli non vuol dire essere genitori deboli, zerbini, molli.

È una questione di modo di essere, di motivazione e senso per cui si fanno le cose, dalle coccole

alle regole, dai sì ai no, e i bambini se ne accorgono.

Sentirti bene mentre sei con loro, dimostrare loro tanto amore e disponibilità, divertirti e

coinvolgerti nel fare cose (come giocare!) che a loro piacciono è utile non solo perché

semplicemente va fatto ma anche perché ci fa ottenere un sacco di benefici (anche se non mi

piace parlare del ruolo genitoriale in termini di benefici che si ottengono):

Se stai bene con tuo figlio, lui avrà la sensazione (sempre per via della sua fase egocentrica)

di essere l’artefice di questo benessere, della tua felicità. E dato che lui vive per farti felice

e perché tu sia contenta/o di come lui è, in questo modo mantiene alta la stima che ha di

se stesso.

Se mantiene alta la stima di sé e se sente che questa sensazione si fortifica quando sta con

te, stai pur certa/o che non esiterà un solo secondo ad assecondare spontaneamente il suo

istinto che lo invita per natura alla collaborazione, alla comprensione e all’altruismo e

quindi sarà sempre più propenso ad ascoltarti e aiutarti.

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Ricordati sempre che per natura tuo figlio spontaneamente e senza sforzo ti imita. Quindi,

se con lui sei amorevole, altruista, comprensiva/o, disponibile lui non potrà fare altro che

esserlo altrettanto.

Se non metti in pratica…

Se invece credi che questa seconda regola sia del tutto superflua, oppure addirittura

controproducente e scegli di non praticarla, le conseguenze potrebbero essere queste:

Prima conseguenza: il legame forte e complice non si crea come dovrebbe

Non c’è nulla da fare, possiamo girarci intorno quanto vogliamo ma alla fine arriviamo sempre lì: i

bambini, se vuoi crescerli nel migliore dei modi, devi mettere in campo AMORE e ALTRUISMO.

Solo se i bambini si sentono amati e ascoltati sono in grado di essere se stessi e di esprimere la

loro vera natura fatta anche lei di bontà e altruismo.

Se continuiamo a comportarci secondo parametri molto radicati ma inutili (ti picchio solo per farti

capire, ti punisco solo perché così impari, urlo perché altrimenti non capisci, ecc.), non creiamo

alcun legame d’amore sincero, di stima e di fiducia con i nostri figli.

Loro ci ascolteranno solo per paura, inizieranno ben presto a mentire e a sfogare la loro

frustrazione dicendo di no a tutto quello che chiediamo, trasgredendo alle regole, rinnegando le

abitudini familiari e cercando modelli esterni da imitare.

Seconda conseguenza: le alternative… non piacevoli

Si innescano le alternative: tuo figlio ti deve rispettare perché sei sua madre o suo padre, ti deve

ascoltare perché tu sei più grande, ti deve obbedire perché tu non puoi impazzire e questo oltre a

rendervi molto distanti e affievolire il feeling, fa sì che tuo figlio non riesca a percepire la tua

vicinanza, la tua empatia e quindi per attirare la tua attenzione sul suo malessere e per dirti a

modo suo che qualcosa deve cambiare diventa oppositivo.

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Come passare dalla teoria alla pratica (in 3 passi)

Sai qual è adesso il vero problema?

Il vero problema di noi adulti è che non siamo per niente abituati a tutto questo amore. In fondo in

fondo siamo noi i primi a non averlo ricevuto come avremmo voluto quando eravamo piccoli

(nonostante tutte le buone intenzioni dei nostri genitori).

Se una cosa non ce l’hai perché non hai avuto la possibilità di svilupparla, farai una certa fatica a

praticarla.

E anche se nella tua vita diventi genitore dovresti vivere come un bicchiere sempre traboccante di

acqua per chi ha sete (tuo figlio), va a finire che il tuo bicchiere non si è mai riempito abbastanza e

non solo non ce n’è abbastanza per chi ha sete ma anche tu in verità (anche se non te ne rendi

sempre conto) vai in cerca di amore, di qualcuno che riempia quel bicchiere.

Proprio per questo, anche se non ne siamo consapevoli, abbiamo difficoltà a dare in maniera

incondizionata ai più piccoli proprio perché siamo noi i primi che vorremmo attenzioni e amore.

A volte arriviamo addirittura a discutere, litigare con i nostri figli perché ci impuntiamo e

prendiamo posizione come se loro fossero nostri coetanei che ci rubano il giocattolo.

È sempre bene almeno all’inizio fare una riflessione su questo aspetto, osservarci e ascoltare che

cosa ci muove dentro per poi iniziare a fare qualcosa nella pratica.

Infatti, non dobbiamo restare con il bicchiere vuoto da un lato e dall’altro non possiamo

permetterci per questo motivo di rovinare la relazione con i nostri figli. E allora, anche se i primi

passi potranno essere difficili e faticosi, adesso è sempre il momento perfetto per iniziare a

integrare questa importante fetta dei doni che ci sarebbero spettati di diritto e che di diritto

spettano ai nostri figli.

Anche se non sai come fare, inizia a mettere in pratica quanto segue e il resto verrà da sé:

1. Quando sei a casa con i tuoi figli, chiudi con l’esterno

Fai in modo di organizzare bene il tuo lavoro, le tue uscite, le cose da fare fuori casa, così che

quando rientri per stare in famiglia i tuoi pensieri si possono concentrare su di loro, anche se ci

sono le faccende di casa da fare e il giorno dopo da organizzare.

Anche se hai dei problemi che ti preoccupano: prenditi uno spazio per disperarti o per pensare a

come risolverli e per il resto, se sei con i tuoi figli, dedica i tuoi pensieri e le tue attenzioni a loro.

Scegli anche di rispondere meno al telefono, di accendere meno radio o tv, di usare meno i social

quando sei a casa con i tuoi figli.

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2. Prova per qualche giorno a invertire le tue priorità

Di solito arriviamo a casa, salutiamo velocemente i bambini, verifichiamo i compiti da fare, un po’

distrattamente li ascoltiamo mentre ci corrono dietro tra le stanze delle casa e iniziamo a dire loro

di capire che non abbiamo tempo perché dobbiamo stendere la lavatrice, andare in bagno,

cambiarci, iniziare a mettere su la cena, sentire la nonna, riordinare la roba asciutta, dare una

pulita al bagno, annaffiare le piante, fare una nuova lavatrice, ecc.

Una volta fatte queste cose chiederemo per favore loro di giocare da soli, di fare i bravi, di stare

fermi, di avere pazienza perché dobbiamo controllare la cottura della pasta, la torta salata in forno

che non si bruci, andare a fare la doccia, lavare i capelli, vogliamo riuscire a stirare almeno qualche

cosa perché la montagna di roba sta toccando il soffitto, vogliamo dare una piccola lavata al

pavimento, ascoltare il notiziario, chiamare l’altra nonna, ecc.

E magari, se proprio siamo buoni, diciamo loro tutto questo promettendo che a fine serata o in un

generico tempo del “dopo” staremo con loro e giocheremo insieme.

A questo punto la loro delusione e la loro perdita di fiducia nei nostri confronti sono serviti su un

piatto d’argento. La soluzione è invertire le priorità.

Non è difficile e si tratta in fondo solo di modificare la nostra prospettiva interiore senza

necessariamente dover perdere del tempo prezioso (anche se si tratta dei nostri figli e dovremmo

essere molto felici di poterlo “perdere” per loro). Ecco cosa ti suggerisco di fare:

rientra a casa e con sincerità sii felice di dedicare i primi momenti solo ai tuoi figli (accoglili,

chiedi loro come stanno, dì loro che sei felice di rivederli, dì loro che vuoi stare con loro,

cucinare insieme, fare una partita a carte, annaffiare le piante, guardali negli occhi).

Ricorda che se spendi questi dieci minuti o questa mezz’ora con calma, nella presenza e

con coinvolgimento i tuoi figli si sentiranno amati, appagati e molto soddisfatti di te. Da qui

il passaggio alla voglia di stare con te ad aiutarti mentre vi divertite è davvero breve.

Anche se ti stai occupando delle faccende domestiche, parla con loro, sorridi, spendi

qualche secondo per interessarti a quello che stanno facendo, fai sentire loro che anche se

stai cucinando il tuo cuore è con loro, coinvolgili in quello che stai facendo non per essere

aiutata, per fare prima o perché loro imparino ma semplicemente perché ti piace stare con

loro e vuoi che la loro presenza allieti la tua serata.

Sii esplicita e conferma tutto questo anche con le parole: “peccato che adesso devo fare

questa lavatrice, vorrei stare qui con te… mannaggia… vado e torno veloce veloce! Vuoi

venire con me?”

Prenditi del tempo, anche poco se non riesci a ricavarne a sufficienza, per giocare con loro.

Solo per giocare con loro, il che vuol dire senza rispondere al telefono, senza tenere il

telefono in mano, senza andare su facebook, senza guardare con un occhio il tabellone del

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gioco di società e con l’altro il programma alla tv, senza annoiarti, senza fare finta che ti

stai divertendo, ecc. Gioca per il puro gusto di giocare, di rilassarti, di divertirti.

Anche se ti sembra paradossale, più dai la priorità a giocare con loro, più si sentiranno

soddisfatti, più saranno collaborativi e più tempo ti rimarrà per le faccende di casa, la

doccia, le telefonate, ecc.

3. Porta anche il tuo Bambino interiore a giocare

Eh sì, è difficile giocare con i tuoi figli se tu hai scordato la spensieratezza, la libertà dei momenti

senza tempo, l’energia che dà il poter vivere la propria creatività e la propria fantasia o se non le

hai mai vissute.

Quindi è bene iniziare a sperimentare tutto questo in prima persona, come se fosse una

prescrizione del medico, una di quelle cose da fare per forza (non hai idea di quante scuse si

trovano pur di rimanere seri, pur di continuare a essere dei soldatini tristi):

se non inizi a giocare anche tu per ridare vita alla tua parte bambina, difficilmente riuscirai a

immedesimarti con i bisogni naturali di tuo figlio e a soddisfarli, sarà più complicato dedicare del

tempo di qualità al gioco con i tuoi figli e prendere la cosa con la “serietà” che merita.

All’inizio, se non sei abituata/o (credi a me), potrebbe essere molto difficile iniziare e perseverare:

non avrai tempo, ti sentirai ridicola/o, non ti divertirai, ti annoierai e ti sembrerà di fare cose

inutili.

Sono tutte resistenze e quindi, non arrabbiarti e persevera.

Come puoi iniziare a giocare? Per esempio:

Fruga tra le tue passioni nascoste, togli la polvere che hanno sopra e ritorna o inizia a

praticarle: la lettura, il decoupage, la pittura, uno sport, ecc.

Inserisci nella tua agenda anche uno spazio per convincere familiari o amici a lasciarsi

coinvolgere in una tombolata, in una partita a carte o a Monopoli.

Fai un giro in bicicletta non per smaltire chili di troppo, non per restare in forma ma per il

semplice gusto di pedalare, di sentire l’aria che ti accarezza la faccia, di goderti il paesaggio.

Ogni tanto immagina di superare le difficoltà come se vivessi in un videogioco: con

leggerezza, strategia sì ma senza troppa identificazione, responsabilità senza troppo

coinvolgimento emotivo, premiati sia quando “vinci” e sia quando “perdi”, non punirti e

semplicemente, ogni volta, ricomincia la partita.

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La carica delle resistenze: supera i tuoi ostacoli interiori

Anche qui è molto probabile che, proprio trattandosi di gioco e di stessa/o, le resistenze e le

difficoltà abbonderanno: “non ho tempo per giocare e per pensare a me stessa/o”, “non so quali

giochi fare con i miei figli”, “non riesco proprio a divertirmi”.

Lo so, lasciare le proprie certezze e le proprie corazze, anche se sono dei veri e propri ostacoli, a

volte è molto difficile.

Serve un po’ di coraggio ma tutti ce la possiamo fare, un passo alla volta ce la possiamo fare.

Anche se ormai siamo adulti, ricorda che la vera benzina del nostro motore rimane sempre la gioia

che si esprime al meglio proprio se ci concediamo di fare anche volentieri cose che ci divertono, ci

fanno sorridere, rilassare e svagare.

E anche in questo caso: il tempo, se vuoi, lo trovi sempre.

A proposito di questa regola numero due, potrebbe anche accadere che giochi con i tuoi figli, sai

divertirti, dedichi loro tanto tempo e tante attenzioni, fai tutto quanto elencato poco sopra e

nonostante questo non vedi risultati:

i tuoi figli non ti ascoltano, non sopportano le regole, non le vogliono e quelle che ci sono le

trasgrediscono.

Se anche tu ti trovi in questa situazione, puoi farti una domanda: è possibile che quando dedichi

del tempo di qualità ai tuoi figli, quando dai loro la priorità, quando li coinvolgi nelle attività

domestiche con divertimento, quando giochi con loro, in verità lo fai solo perché speri che

funzioni? Perché speri che poi ricambino e ti diano una mano o siano più buoni?

Questo modo di fare, anche se ci mette in una posizione scomoda, è più frequente di quanto tu

possa pensare. Non lo facciamo apposta ma è così, cresciuti anche noi tra punizioni, ricatti e

manipolazioni, senza rendercene conto, facciamo lo stesso e ci comportiamo con i nostri figli un

certo modo per ottenere innanzitutto qualcosa in cambio da loro.

Se è così, dunque, puoi iniziare come primo passo ad osservarlo e a diventarne sempre più

consapevole. Come secondo passo inizia a sperimentare di tanto in tanto a stare con i tuoi figli

senza pretendere nulla, come se non ci fosse un dopo, come se non dovessi “educarli”.

Come terzo e ultimo passo… aumenta giorno dopo giorno il numero di secondi passi .

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Da ricordare (per ottenere risultati immediati e duraturi)

I bambini (tutti, anche i tuoi figli) sono disponibili, collaborativi e gentili per natura

Per natura tuo figlio spontaneamente e senza sforzo ti imita. Quindi, se con lui sei

amorevole, altruista, comprensiva/o, disponibile lui non potrà fare altro che esserlo

altrettanto.

Solo se i bambini si sentono amati e ascoltati sono in grado di essere se stessi e di

esprimere la loro vera natura fatta anche lei di bontà e altruismo.

Il vero problema di noi adulti è che non siamo per niente abituati a tutto questo amore. In

fondo in fondo siamo noi i primi a non averlo ricevuto come avremmo voluto quando

eravamo piccoli (nonostante tutte le buone intenzioni dei nostri genitori).

Quando sei a casa con i tuoi figli, chiudi con l’esterno dedica loro il 100% di te (meglio un

tempo più ridotto di ESTREMA qualità, ATTENZIONI ed EMPATIA rispetto a un giorno di

urla, rabbia e impazienza!)

Passo paradossale e super efficace per mamme e papà senza tempo: inverti le tue priorità,

quando ritorni a casa prima dedicati a tuo figlio. Se fa subito il pieno di attenzioni e di

coccole sarà molto meno richiedente per il resto della giornata! Più dai la priorità a giocare

con loro, più si sentiranno soddisfatti, più saranno collaborativi e più tempo ti rimarrà per

le faccende di casa, la doccia, le telefonate, ecc.

Se non inizi a giocare anche tu per ridare vita alla tua parte bambina, difficilmente riuscirai

a immedesimarti con i bisogni naturali di tuo figlio e a soddisfarli, sarà più complicato

dedicare del tempo di qualità al gioco con i tuoi figli e prendere la cosa con la “serietà” che

merita.

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Regola d’oro n°3: Funzionano le buone abitudini

condivise e non il “devi fare così”

Perché è importante…

Con la terza regola d’oro ci addentriamo in concetti e regole più semplici e allo stesso tempo

fondamentali e efficaci.

In particolare, per quanto riguarda questa terza regola d’oro, devi sapere che prima che diventasse

una regola (e soprattutto d’oro) si trattava di un aspetto che continuava a passarmi sotto gli occhi

e mi stupiva talmente tanto da pensare che fosse solo un caso, una combinazione.

Insomma, non era possibile che funzionasse davvero così (e così facilmente) e non era possibile

che fosse il frutto del mio comportamento con i bambini. Troppo bello e semplice per essere vero!

Alla fine, dopo aver osservato questa “combinazione” per tante e tante volte, mi sono convinta:

non si trattava di una combinazione ma di una conseguenza reale e costante che si verificava ogni

volta che mettevo in pratica tutte queste regole d’oro.

Inutile ribellarsi… funzionava e funziona proprio così:

i bambini rispettano le regole che non sono vengono imposte, bensì diventano per tutti i

componenti della famiglia delle buone abitudini che tutti condividono e che sono parte

integrante dei ritmi quotidiani e del modo di essere di mamma e papà.

Per me è bellissimo osservarlo nella pratica. Se mi predispongo nella giusta modalità, se dimentico

tutto quello che gli adulti hanno fatto con me (anche a me a volte viene ancora automatico

“imporre” e “comandare” se non mi osservo in tempo), tutto fila morbido e liscio.

Le mie giornate sono molto meno faticose da quando mi lascio imitare di più dai bambini, da

quando faccio più cose con loro in modo che vedano concretamente quali sono le buone abitudini

di una famiglia e le regole di buon comportamento verso gli altri, da quando sono io per prima a

ringraziare sempre e a chiedere per favore (senza nessuna pretesa di impartire loro una lezione e

senza aspettative), da quando chiedo collaborazione con un sorriso domandando semplicemente

“io prendo questa borsa, tu prendi quella e le portiamo in casa insieme, grazie!”, ecc.

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Se metti in pratica…

Prendendo la sana abitudine di condividere modi di essere con i propri figli anziché diventare dei

vigili o dei giudici, sono tanti i benefici che si ottengono, ma ammetto che non è sempre facile.

Prima di mettere in pratica, infatti, bisogna entrare nella giusta ottica e allenarsi a trattare i nostri

figli come se fossero degli esseri umani e non dei soldatini robot o dei personal computer

programmabili e ammaestrabili.

Potrebbe dunque passare un po’ di tempo prima che questo modo di essere entri a far parte delle

tue corde completamente, così tanto da essere spontaneo, ma quando accadrà la tua quotidianità

migliorerà e il rapporto con i tuoi figli farà un grosso balzo in avanti.

I 5 benefici immediati delle buone abitudini condivise

1. I bambini non percepiscono durezza e opposizione

2. Sentono che lo stai facendo davvero per loro e non per ottenere qualcosa da loro (fosse

anche un buon comportamento). Sentono che lo stai facendo davvero per agevolarli (le

regole dovrebbero sempre avere un senso a favore del bambino)

3. Sentono che lo stai facendo per dare loro un’informazione utile (le regole dovrebbero

sempre essere condivise per essere utili e non per semplice partito preso o per avere il

coltello dalla parte del manico)

4. Sentono che lo stai facendo con amore e sincerità per insegnargli a vivere e lo accettano

volentieri (desiderano tantissimo che qualche adulto con le giuste modalità e con amore

mostri loro come stare nel mondo)

Tutto questo funziona anche quando dobbiamo dire che una cosa non si fa, che dobbiamo

smettere di giocare per tornare a casa, spegnere la tv per andare a cenare, chiudere il videogioco

per andare a dormire, mettere queste scarpe piuttosto che le altre, ecc.

Se non metti in pratica…

Quando scegliamo invece di percorrere altre strade, quando restiamo convinti che le regole (se

non tutte, almeno alcune) vanno imposte perché la condivisione e l’esempio non funziona, quando

non riusciamo a non urlare, quando crediamo che puntare il dito con una mano e mettere l’altra

sul fianco sia l’atteggiamento ideale per farsi rispettare, quando riteniamo che le minacce, la

manipolazione, le punizioni siano l’unica via possibile, il quadro che otterremo non sarà altrettanto

armonico.

Questo modo di fare che è molto radicato nelle nostre coscienze ha alcune conseguenze naturali,

tra cui:

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4 difficoltà che arrivano quando “imponi le regole con la forza”

Tuo figlio ti percepisce lontana/o da lui.

La durezza, l’aspettativa, le prese di posizione, il tono non empatico, non c’è dubbio, vi

allontanano invece di unirvi. Senza essere troppo rivoluzionari ma, davvero, il classico concetto di

autorità che si deve imporre a muso duro, che deve raddrizzare, che si deve imporre come

genitore non funziona proprio più.

Se consideriamo anche che (è un dato di fatto) i bambini di oggi, è vero, sono molto più decisi e

sfrontati ma sono anche molto più sensibili e sensitivi, abbiamo bisogno di amore e dolcezza anche

quando si tratta di dare le regole. Dato che farlo è possibile, perché non scegliere questa strada?

Altra riflessione: tu da piccolo come ti sentivi quando ti imponevano le cose con sguardi di

ghiaccio, musi duri e durezza?

Sente durezza e tensione che sono controproducenti

Se vogliamo costruire un rapporto armonico con i nostri figli e far sì che ci permettano di essere

loro di esempio e ci permettano di crescerli mostrando loro le buone abitudini e modi di fare che

rispettino gli altri e se stessi (questi sono ottimi principi di base da considerare nel momento in cui

ti accingi a dare una regola), dobbiamo evitare durezza e tensione.

Dobbiamo farlo per forza perché con questi due ingredienti i bambini si mettono inevitabilmente

sulla difensiva e poco disponibili a comprendere e ascoltare. Non solo.

Quando noi siamo tesi e duri i bambini (anche se reagiscono) provano paura da un lato perché ci

sentono distaccati e quindi non in grado di capirli, di mediare e di accoglierli, dall’altro perché è

facile che si sentano i primi responsabili del tuo nervosismo, della tua rabbia e del tuo malumore.

Aumenta l’istinto di trasgredire e di dirti di no

Come ti ho appena accennato, poiché un atteggiamento duro e scontroso non funziona, i bambini

si mettono istintivamente sulla difensiva e per controbilanciare il loro disorientamento, la paura e

per lanciarti un segnale di allarme, trasgrediscono, non ti ascoltano, diventano aggressivi, fanno

l’opposto di quello che tu vorresti da loro.

Si genera un conflitto verso il concetto di autorità

Le conseguenze negative non hanno solo dei riscontri immediati che ti mettono i bastoni tra le

ruote oggi. Dato che il ruolo del genitore è sempre un investimento a lungo termine, quello che fai

oggi costruisce il futuro di tuo figlio, forma il suo domani.

Essere autoritari e non riuscire a trovare il giusto equilibrio tra fermezza e empatia contribuisce a

creare una sorta di “allergia”, di ribellione, del bambino nei confronti sia dell’autorità esteriore

(genitore, maestra, professore, regole di vita, ecc.), sia nei confronti della propria autorità

interiore (disciplina, organizzazione, sapersi dire di no, perseverare nella vita, rispettare le norme

che diamo a noi stessi, ecc.).

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Come passare dalla teoria alla pratica (in 5 passi)

Per noi adulti, se vogliamo dirla tutta, è davvero difficile a volte sganciarci dal modello appreso e

assorbito durante la nostra infanzia, il cui quadro classico prevede un genitore che si sa imporre

ricorrendo anche a punizioni, ricatti, privazioni, umiliazioni, scappellotti o sberle, e un figlio che

deve ubbidire, rispettare, eseguire e, perché no, anche subire.

Questo modello prevede anche un genitore che usa la forza e l’imposizione “perché devi

imparare”, “perché lo fa per il tuo bene” e un figlio che sembra essere un ameba da formare e

programmare, come se il bambino fosse una piccola bestiola senza sentimenti, senza diritti e senza

un’anima.

Ancora oggi le persone mi scrivono con sicurezza e cognizione di causa dicendomi che da quando il

mondo è mondo “mazzate e panelle fanno i figli belli”.

Quindi, se avrai difficoltà a coltivare in casa tua questa terza regola che ti permette di crescere tuo

figlio dando i giusti insegnamenti ma tenendo conto dei suoi bisogni e della sua sensibilità, ti

capisco.

Ti capisco anche se non dovessi invece capire (perdonami il gioco di parole) il mio punto di vista.

Dato che comunque ci sono passata e so che è possibile anche in situazioni difficili adottare questo

modo di essere naturale e in sintonia con le leggi di natura che dal mio punto di vista regolano non

solo il rapporto tra genitori e figli ma in generale il rapporto tra gli uomini, vorrei che continuassi a

leggere.

Eccome come ti suggerisco di iniziare:

1) Dedicati per un po’ di tempo a coltivare la regola d’oro numero 1 e la regola d’oro

numero 2 (la perseveranza è uno degli ingredienti fondamentali per ottenere risultati

nella vita in qualsiasi campo!)

2) Aspetta che queste nuove abitudini siano ben consolidate (o almeno abbastanza)

dentro di te perché se metti troppa carne al fuoco e fuori tanto e subito alla fine ne

uscirà un gran pasticcio e ti sentirai stanca/o e frustrata/o.

3) Adesso inizia a sperimentare con te stessa/o. Solo se lo vivi in prima persona riuscirai

davvero a sentire la differenza e quindi a sentire anche quello che proverà tuo figlio.

Cosa vuol dire in pratica?

Inizia a chiederti le cose che devi fare con calma, chiediti spesso come stai e se hai

voglia di fare quello che ti tocca (anche se la risposta è no e poi devi farlo lo stesso

comunque), accogliti quando non hai voglia o sei stanca/o, chiediti perché è necessario

fare determinate cose e risponditi trovando il senso dietro a quello che fai

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Per esempio: non ti piace fare le pulizie ma ti piace vivere nell’ordine e nel pulito, ecco

che curare il tuo ambiente di casa può diventare piacevole, un obiettivo che realizzi per

te. Oppure: non vuoi alzarti per andare a lavorare perché non ti piace, ma ti piace avere

dei soldini a fine mese mentre nel frattempo coltivi i tuoi sogni o costruisci il lavoro che

davvero ti piace, ecco che andare al lavora diventa un momento per cui dire grazie

comunque.

4) Anche se all’inizio ti sembrerà sciocco, ringraziati per come hai fatto andare la tua

giornata (nel bene e nel male), chiediti per piacere con amore quando hai necessità di

fare qualcosa di scomodo o che non hai proprio voglia di fare. Gratificati sempre, sia

quando le cose vanno bene che quando vanno meno bene.

Non premiarti solo dopo aver ottenuto un buon risultato (ho stirato tutta la montagna

in meno di un’ora), ma premiati anche prima di iniziare (ricordati che gli obiettivi si

raggiungono proprio grazie all’intenzione e quel primo passo).

5) Dopo averci preso la mano, adesso sei pronta/o per farlo anche con i tuoi figli. È

probabile che addirittura inizierai a farlo anche con loro senza neppure rendertene

conto. Chiudere questo cerchio regalando questo modo di essere anche ai tuoi figli ti

permetterà di osservarti meglio dall’esterno e comprendere se ci saranno aspetti che

potrai migliorare o modificare.

La carica delle resistenze: supera i tuoi ostacoli interiori

A questo punto potresti essere in netto disaccordo con le cose che ti ho scritto e soprattutto con

questa ultima regola d’oro.

Forse hai paura che in questo modo tuo figlio non ti rispetterà, forse ci hai già provato ma senza

minacce proprio non ti ascolta, o forse ancora hai provato e con rammarico ti sembra di non

riuscire a mostrare del tutto il tuo cuore e a essere più amorevole.

Non ti preoccupare, è normale. Non ti giudicare e non ti scoraggiare. Se temi che senza minacce e

senza durezza tuo figlio non ti rispetterà, oltre a mettere in pratica per il tempo necessario (a volte

più di quello che ti aspetti) quanto suggerito qui, sarà utile osservarti e comprendere fino in fondo

quale sia la radice di queste tue credenze.

Riflessioni utili:

A monte c’è una paura: di non essere rispettata/o, di non essere riconosciuta/o, di non farcela, di

non essere accettata/o, di non essere capace, di non essere all’altezza, ecc.

A monte ci sono le credenze che anche i tuoi genitori avevano ereditato e che ti hanno trasmesso:

anche tuo padre era rigido e autoritario, anche tua mamma faceva scenate isteriche, anche tuo

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padre ricorreva alle punizioni, anche tua madre ti manipolava e ti ricattava quando voleva che

eseguissi le sue regole, ecc.

Essere consapevoli delle nostre origini, della pasta che ha dato sostanza hai nostri modi di fare

attuali, delle fragilità che ci portano ad agire in modi che non sempre vorremmo, è un ottimo

primo passo per radicare delle nuove abitudini e delle nuove credenze.

Da ricordare (per ottenere risultati immediati e duraturi)

I bambini rispettano le regole che non sono vengono imposte, bensì diventano per tutti i

componenti della famiglia delle buone abitudini che tutti condividono e che sono parte

integrante dei ritmi quotidiani e del modo di essere di mamma e papà.

Essere autoritari e non riuscire a trovare il giusto equilibrio tra fermezza e empatia

contribuisce a creare una sorta di “allergia”, di ribellione, del bambino nei confronti sia

dell’autorità esteriore (genitore, maestra, professore, regole di vita, ecc.), sia nei confronti

della propria autorità interiore (disciplina, organizzazione, sapersi dire di no, perseverare

nella vita, rispettare le norme che diamo a noi stessi, ecc.).

Minacce, manipolazione e punizioni non sono l’unica via possibile per insegnare le regole

(anzi rendono il mestiere del genitore veramente pesante e impossibile!).

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Regola d’oro n°4: Apprendere l’arte del saper

dire di NO

Perché è importante…

Un genitore che si sente sicuro di quello che fa e di quello che dice è una garanzia per il bambino.

Mostrarsi sicuri delle proprie scelte, anche quando dobbiamo dire di no a un bambino non è segno

di durezza o di cattiveria, bensì è sinonimo di fermezza. E la fermezza è fondamentale.

Devi sapere che anche io ho passato un periodo (breve per mia fortuna) in cui ero convinta che ad

un certo punto l’adulto dovesse per forza di cose diventare rigido e impositivo con un bambino e

che dovesse farlo ogni volta in cui era necessario far rispettare una regola, definire un orario,

smettere di fare qualcosa per farne un’altra, ecc.

Ci ho provato ma ogni volta qualcosa non funzionava:

la regola veniva puntualmente trasgredita, la regola veniva rispettata ma negli occhi dei bambini

leggevo paura o costrizione o “furbizia” e manipolazione, arrivavano capricci, pianti e ribellioni

oppure malessere generale, malcontento o aggressività che veniva fuori a ore o giorni di distanza

(apparentemente senza motivo).

Così non andava bene.

Non sono per natura il tipo che ritiene che i bambini siano vasi vuoti da riempire, animaletti da

ammaestrare, piantine fragili da raddrizzare o semplicemente creature umane che più sono

piccole e meno sentono, meno “se ne accorgono”, meno capiscono.

Sono per natura una persona che sa che i bambini, a modo loro, hanno una intelligenza emotiva e

psichica molto sviluppata, capiscono tutto e ti sanno comunicare tutto.

Infatti è stata proprio l’osservazione del loro comportamento, dei loro sguardi a farmi capire che

non ero sulla strada giusta e che nonostante anche io avessi sempre imparato a fare così, la cosa

non poteva funzionare e non poteva essere di beneficio.

Scelsi dunque (anche in quella occasione) di “fregarmene” delle convenzioni e di seguire la via

della natura del bambino che, sì, ha assoluto bisogno di regole, di fermezza, ma che questa deve

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essere manifestata nei rispetto dell’individuo e dei suoi sentimenti, anche se questo individuo ha

sei mesi, due o quattro anni.

Ecco che ho iniziato a:

1) Non avere paura di dire di NO

2) Essere ferma sulle mie posizioni: se è no è no

3) Non perdere mai il sorriso è l’empatia anche mentre ti sto dicendo di No

4) Non perdere mai la volontà e la pazienza di accoglierti, di ascoltare le tue motivazioni e

di mediare con i tuoi sentimenti

Da quel momento non più avuto difficoltà a condividere regole e abitudini e a farmi ascoltare e

ricevere la stima di un bambino.

Se metti in pratica…

Se coltivi la fermezza autentica, anche per te inizierà a essere più semplice. Ma che cos’è la

fermezza autentica? Vediamone le caratteristiche principali:

Non cambiare idea

Se hai scelto di dire un no a tuo figlio o di stabilire un orario da rispettare o un vestito da

indossare, “cascasse il mondo”, la scelta è quella e non va cambiata. Se lui piange o si ribella, vorrà

dire che con amore e empatia accoglierai sinceramente i suoi sentimenti, ma la scelta resta quella.

Se ti penti perché pensi che in fondo potevi dire di sì o modificare l’orario o far scegliere a lui il

vestito, va bene, la prossima volta conterai fino a 10 o ci penserai due volte prima di parlare, ma

adesso la scelta resta quella.

Mostrare sicurezza

I bambini si sentono rassicurati da adulti che sono sicuri di quello che dicono e di quello che fanno,

che sanno quali sono le scelte corrette da fare in qualsiasi momento e che sono ben organizzati. La

diretta conseguenza è di avere bambini più sereni e disponibili che riconoscono in questo modo il

nostro ruolo di guida, di persona saggia e quindi non hanno esitazioni quando devono fidarsi di

quello che noi diciamo e seguire le nostre abitudini e i nostri consigli.

Non essere in tensione

Per quanto ti possa sembrare la strano, la tensione interiore, la rabbia e la durezza non sono mai

sinonimo di forza e di autorevolezza, anzi, sono sempre sinonimo di profonda debolezza.

E i bambini lo sentono.

Se quando definisci delle regole in famiglia sei in ansia per farle rispettare, ti arrabbi e urli quando

non ti ascoltano, vai in stress se senti che il tuo ruolo non è riconosciuto, tuo figlio sente questa

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fragilità ma non è in grado di compatirti perché lui non è un adulto che alla pari con te può

immedesimarsi nei tuoi problemi e nelle tue difficoltà.

Tuo figlio è un bambino e come tale (anche se a noi adulti questa cosa non piace) ha bisogno di un

solido punto di riferimento, di sapere che sai come gestire la tua e la sua vita, che noi hai dubbi e

che sai quali sono le scelte giuste da fare e che nello stesso tempo lo rispettino. Così si sente

davvero amato e impara ad affrontare la vita!

Disidentificazione

È una parola un po’ complicata che porta con se un contenuto semplice: non immedesimarti nelle

situazioni, restane testimone e guardale dall’alto. Altrimenti cosa succede? Succede che inizierai a

pensare che tutti ce l’abbiano con te, che nessuno ti rispetti, che la tua vita faccia schifo, che tu sia

un incapace.

Invece magari sta solo succedendo che tuo figlio è stanco, che non gliel’hai detto nel modo giusto,

che non sei stata/o abbastanza paziente in quell’occasione (non vuol dire che non sei capace o che

non hai pazienza in generale o che non puoi coltivarla).

Empatia

Anche davanti a un no, non devi mai dimenticare che restare in contatto con i sentimenti che sta

provando tuo figlio e con le motivazioni del suo agire è fondamentali. Senza empatia non resti in

ascolto e quindi non riesci ad attivare tutte le risorse necessarie per mediare, per trovare nuove

soluzioni, per gestire il suo dissenso con amore e comprensione.

Senso

Le abitudini che vuoi impartire a tuo figlio, le regole, il modo di comportarsi (ricordalo) devono

sempre avere un senso e non essere date per partito preso o solo perché tu non hai tempo, vuoi

importi, dici di no per abitudine, perché non si può sempre dire di sì.

Prima di dire un no, di dare una regola, di gestire una sua obiezione sulla base delle sue

motivazioni, domandati sempre se serve davvero, se ha senso, se rispetta i bisogni di tuo figlio,

ecc.

Se non metti in pratica…

Anche in questo caso, cambiano le strade ma il luogo dove andiamo a finire è sempre lo stesso (e

non è dei migliori…). Ecco le conseguenze:

La stima che ha nei tuoi confronti diminuisce, perde fiducia, anche se non lo sa esprimere

percepisce un impulso a non ascoltarti (siamo pur sempre mammiferi, è una questione di

sopravvivenza… se non riesci a essere leader del branco devo tenere le distanze da te e diventare

diffidente).

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Si sente umiliato (come ti senti tu quando sul lavoro ti urlano dietro, non ti ascoltano, non ti

lasciano spiegare, non ti capiscono?).

L’umiliazione e il fatto di non sentirsi capito (difficilmente qualcuno gli domanda con calma e

sincerità “amore, come mai non vuoi farlo? Dimmi ti ascolto e se possiamo troviamo una

soluzione”) da un lato alimenta la sua scontrosità (un meccanismo per difendersi) e il suo bisogno

di essere oppositivo (lo fa per chiederti aiuto, per attirare la tua attenzione sul suo disagio –

ricordati che non è un adulto, non te lo sa analizzare a parole e imparerà da solo con il tuo

esempio solo più tardi).

Anche la sua autostima ne soffre. Ti ricordo che durante la sua fase egocentrica, tuo figlio si sente

non solo al centro della tua attenzione ma anche al centro delle tensioni e dei malesseri della

famiglia.

Se tu sei insofferente, ti arrabbi, ti stressi lui crede di essere il diretto responsabile (non è mai così

nemmeno quando non vuole mangiare, andare dormire, vestirsi, ecc.). Come tale si svaluta e si

sminuisce iniziando a pensare di essere un bambino “sbagliato”.

Come passare dalla teoria alla pratica (in 2 passi)

Se vuoi iniziare a praticare anche questa quarta e ultima regola d’oro, ti suggerisco di iniziare così:

1. Misura e analizza per bene i no che gli dai durante la giornata

Scoprirai che la maggior parte dei no possono essere detti in un altro modo (più sereno) e che

molti no possono diventare dei sì se aggiungi delle accortezze. Per esempio nel primo caso non è

detto che non possiate fermarvi ancora un pochino al parco o che non si possa evitare di mangiare

gli spinaci.

Nel secondo caso non è detto che non si possa vivere la curiosità di gestire un coltello appuntito o

di stare vicino al forno mentre la torta cuoce o attraversare la strada da solo. Possiamo scegliere

una strada poco trafficata, fargli vedere come si fa e quando non ci sono auto fargli vivere

l’ebrezza di attraversare da solo e dargli conferma che, sì, ce la può fare!

Se il coltello taglia possiamo farglielo vedere con una mela e lasciargli intuire che se ci fosse il suo

dito… (non serve la minaccia e tuo figlio non è stupido, lo capisce).

2. Per imparare a essere ferma/o e a non cambiare idea, inizia allenandoti con

te stessa/o

Se hai deciso di fare una cosa falla, non rimandare neppure le cose noiose o faticose, se puoi fare

una cosa falla subito anche se non hai voglia.

Poi, se hai difficoltà a scegliere nella vita, osservati, riconoscilo e ogni volta in cui devi prendere

una decisione dì: “è vero non so cosa fare. Ok, l’importante è andare avanti e sia che io scelga

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destra o che scelga sinistra sarà la cosa giusta, imparerò da un errore, porterò a casa un

insegnamento e la prossima volta saprò essere più sicura/o”.

L’incertezza si vive uscendo dal mezzo, agendo velocemente, andando avanti e eventualmente

rimediando se la decisione presa non era quella ideale. Anche per noi adulti vale come per i

bambini: con l’esperienza nel tempo si impara… semplicemente… facendo.

La carica delle resistenze: supera i tuoi ostacoli interiori

Se è difficile per te essere amorevole…

Anche in questo caso potrebbero presentarsi davanti a te delle difficoltà e all’inizio potrebbe

essere difficile riuscire a non perdere la pazienza, ragionare su un no prima di darlo o considerare

anche lo stato d’animo di tuo figlio e uscire dal tuo egocentrismo.

Per aiutarti, dato che siamo alla fine di questo percorso, voglio lasciarti una riflessione generica

che potrai utilizzare non solo in questa situazione ma anche in molte altre.

Qualche giorno fa stavo parlando ad una mamma e le ho suggerito di fare una cosa che per lei era

davvero difficile. Spontaneamente le ho lasciato queste parole:

“Capisco che sia davvero difficile per te essere amorevole con questo bambino che è così

scontroso, arrabbiato, maleducato. Sappi però che alla fine gli unici ad essere in debito

siamo noi adulti perché i bambini ci sono per essere uno specchio e esistono in qualità di

“facilitatori”. Ti mettono a contatto per forza di cose con le tue debolezze, che le lezioni che

devi imparare e con le prove che devi superare e integrare. Nella loro completa innocenza

ma grazie alla loro spontanea saggezza ti guidano verso la luce, verso la persona migliore

che in fondo ogni giorno scegli di diventare. Domani guardalo negli occhi, sorridigli e

ringrazialo per la sua pazienza, la sua devozione e il suo grande aiuto”.

Se sempre più adulti riusciranno a riconoscere questa dote e questo merito nei bambini allora

potremo finalmente convivere in pace e armonia, nel rispetto dei propri ruoli e potremo garantirci

adulti migliori.

Da ricordare (per ottenere risultati immediati e duraturi)

Un genitore che si sente sicuro di quello che fa e di quello che dice è una garanzia per il

bambino. Mostrarsi sicuri delle proprie scelte, anche quando dobbiamo dire di no a un

bambino non è segno di durezza o di cattiveria, bensì è sinonimo di fermezza. E la fermezza

è fondamentale e si applica senza rabbia, rancore, urla e “imposizioni di forza”!

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Per quanto ti possa sembrare la strano, la tensione interiore, la rabbia e la durezza non

sono mai sinonimo di forza e di autorevolezza, anzi, sono sempre sinonimo di profonda

debolezza da parte dell’adulto che non sa gestire le sue emozioni e si mette allo stesso

livello del figlio invece che restare neutrale ed essere un vero esempio di calma, risolutezza

e pazienza.

Prima di dire un no, di dare una regola, di gestire una sua obiezione sulla base delle sue

motivazioni, domandati sempre se serve davvero, se ha senso, se rispetta i bisogni di tuo

figlio, ecc. Riflessione: in media un adolescente ha sentito la frase “No, non puoi!” circa

150.000 volte mentre a sentito la frase “Si, puoi” circa 5.000 volte! I no che diciamo ai

nostri figli sono sempre autentici e utili o a volte sono prese di posizioni inutili dettate dai

meccanismi ereditati dai nostri genitori?

Appendi in un posto per te facilmente visibile questa frase e leggila ogni giorno:

“Capisco che sia davvero difficile per te essere amorevole con questo bambino che è così

scontroso, arrabbiato, maleducato. Sappi però che alla fine gli unici ad essere in debito

siamo noi adulti perché i bambini ci sono per essere uno specchio e esistono in qualità di

“facilitatori”. Ti mettono a contatto per forza di cose con le tue debolezze, che le lezioni che

devi imparare e con le prove che devi superare e integrare. Nella loro completa innocenza

ma grazie alla loro spontanea saggezza ti guidano verso la luce, verso la persona migliore

che in fondo ogni giorno scegli di diventare. Domani guardalo negli occhi, sorridigli e

ringrazialo per la sua pazienza, la sua devozione e il suo grande aiuto”.

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L’autrice Roberta Cavallo è l’autrice più letta in Italia degli ultimi anni del settore infanzia. Diffondendo la

“Crescita Secondo Natura da 0 a 21 anni”, che rispetta i bisogni emotivi dei bambini e dei ragazzi e

semplifica di gran lunga la vita dei genitori, ha già conquistato 100.000 famiglie italiane che hanno

scelto i suoi libri.

Ha scritto 5 libri Best Seller che hanno raggiunto il 1° posto in classifica su Amazon – Ibs –

Macrolibrarsi – Ilgiardinodeilibri.

Le soluzioni controverse eppure così efficaci della “Crescita Secondo Natura da 0 a 21 anni”, come

ribadito dai lettori on-line e dai di genitori che l’hanno applicata, hanno attirato l’attenzione dei

media: è stata intervistata da Uno Mattina, TG5, Gioia, Repubblica, Starbene, Radio 24, Radio

Deejay, Radio Rai 1, Huffington Post.

Scrittrice, Formatrice specializzata nell’infanzia secondo natura da 0 a 21 anni, Consulente

genitoriale.