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Blog | ANARCOTRAFFICO - ABRUZZI...Comitato scientifico: Antonello Biagini, Gaetano Bonetta, Jean Dominique Durand, Agostino Giovagnoli, Roberto Morozzo della Rocca, Predrag Matvejevic,

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  • ABRUZZI EstOvestcollana di civiltà adriatiche e mediterranee

    diretta daStefano Trinchese

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  • Comitato scientifico:

    Antonello Biagini, Gaetano Bonetta, Jean Dominique Durand, Agostino Giovagnoli,Roberto Morozzo della Rocca, Predrag Matvejevic, Andrea Riccardi, Luciano Tosi.

  • Edoardo Puglielli

    Il movimento anarchico abruzzese1907-1957

    prefazione diMaurizio Antonioli

    Textus

  • Realizzazione editorialeTextus s.r.l.

    Consulenza editorialeStefania De Nardis

    Progetto graficoAndrea Padovani

    © Copyright 2010 Textus s.r.l. Casa editriceL’Aquila, via Rosso Guelfaglione, 35

    Stampato da Publish Pre&stampa di San Giovanni Teatino (CH)www.textusedizioni.it

    I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e di adattamento ancheparziale, effettuato con qualsiasi mezzo compresi i microfilm e le copie foto-statiche sono riservati

    ISBN 978-88-87132-62-5

  • Indice generale

    Prefazione di Maurizio Antonioli 9

    Capitolo I: Anni di guerra 15Premessa 15La settimana rossa 23Contro l’intervento 39

    Capitolo II: Il biennio rosso 49L’Unione comunista-anarchica italiana 79Il 1919 52La barricata unica 55Il quotidiano degli anarchici italiani 62Il «contegno degli anarchici» 65Il coordinamento anarchico regionale 70«Vittime della regia mitraglia» 73Nasce la Federazione anarchica abruzzese 77L’attivazione dei gruppi 82Nella Federazione anarchica meridionale 84Le mobilitazioni antimilitariste 85Il II congresso dell’Uai 87Il II convegno della Faa 91L’organizzazione libertaria in Molise 95Propaganda 96Occupazione di terre e officine 102L’offensiva del governo 110

    Capitolo III: Controrivoluzione 117Il clima del 1921 117La linea della Faa 121Gli Arditi del Popolo 126

  • «Per la vita di Sacco e Vanzetti!» 132Il III convegno della Faa 137La Casa del Popolo di Raiano 140Il III congresso dell’Uai 143«L’Annunciatore» 146L’Alleanza del lavoro 152Il IV convegno della Faa 162Lo sciopero di agosto 165Clandestinità 173

    Capitolo IV: «Sparpagliati per il mondo» 183Lotta per la libertà 183Nella rivoluzione spagnola 192

    Capitolo V: Liberazione 197Memoria resistente 197Editori, memorialisti e sindaci anarchici 208Riorganizzazione 210Quirino Perfetto 216Al posto di una conclusione 222

    Appendice 227«Il Pensiero» di Di Sciullo 227I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 230Lettera di Umberto Postiglione ai genitori 238

    Indice dei nomi 241Indice dei luoghi 247Indice dei periodici 251Tavola delle abbreviazioni 253

    8 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

  • Prefazione

    Il lavoro che Edoardo Puglielli ha condotto per ricostruire le vicende delmovimento anarchico abruzzese durante un arco di tempo cinquantennale èstato generoso e accurato. Non sempre uno studioso generoso e dedito al-l’argomento che va affrontando riesce a combinare l’accuratezza e la pazienzadella ricerca dei dettagli, rinvenendoli dalle pieghe della storia in cui si è av-venturato. Quando vi riesce, però, il risultato è felice, utile alle ricerche suc-cessive e, pure, piacevole alla lettura; e questo è il caso del volume cheabbiamo tra le mani.

    Deve considerarsi centrato, quindi, l’obiettivo che nelle sue conclusioni,stilate «al posto di una conclusione», l’autore stesso lucidamente riassume;specificando di mirare alla definizione di una tessera, più levigata e definitapossibile, utile per contribuire a delineare un mosaico ampio, che negli anniper l’impegno di molti studiosi appassionati si è sempre più svelato: quelloche ci riporta l’immagine del movimento anarchico italiano, nel suo com-plesso, e lungo l’arco diacronico in cui le sue vicende si svolsero.

    La ricerca si giova degli studi che lo hanno preceduto, e che sono ampia-mente valutati in una solida bibliografia di supporto, ma i suoi buoni esiti sonoutili pure a testimoniare come lo stato dell’arte in materia di storiografia delmovimento anarchico abbia raggiunto, in questi ultimi anni, un livello di ma-turità sia sotto il profilo metodologico sia dell’ampiezza dei casi di studio. Pensoallo sforzo collettivo realmente imponente che ha portato alla pubblicazionedel Dizionario biografico degli anarchici italiani, ampiamente richiamato anche inquesta ricerca, e che ha rappresentato un vero e proprio turning point degli studidel movimento anarchico, permettendo di illuminare le vite di singoli militanti,

  • e svelando le reti relazionali che sul territorio fungevano da connessione deltessuto del movimento e che, pure per il caso abruzzese, sono in questo volumeattentamente considerate.

    Anche l’analisi di questo caso regionale, certamente originale sotto moltiaspetti, evidenzia come dietro ogni organizzazione o embrione di organiz-zazione, dietro ogni gruppo o circolo, dietro ogni pubblicazione, rilevanteod occasionale, dietro ogni attività o azione, inscrivibile nel contesto del mo-vimento anarchico in senso lato, si celasse ancora più di quanto non avvenissein altri ambienti politici, l’attività infaticabile e generosa di singoli individui,spesso votati ad esistenze tanto appassionate quanto, a tratti, disperate.

    È interessante e comprensibile il richiamo alla necessità anche euristicadi ricostruire le vicende degli “esclusi” e dei “vinti”, certamente sovente tra-scurati dalla storiografia, così come è pertinente, nelle modalità in cui lo siavanza, il richiamo alla categoria della “storia negata”. Dopo anni di studio distoria dell’anarchia, e ancora di più delle persone che questa idea hanno por-tato in giro per il mondo, pure leggendo con attenzione lo studio di Puglielli,emerge la sensazione che tutti questi individui, ognuno per se stesso e tuttilegati in uno stesso “movimento” da un filo a volte flebile, abbiano saputo vi-vere e dar vita – a prescindere da come li abbia trattati una storiografia checomunque in questi anni ha ben svolto il suo compito – a una straordinaria especulare “storia affermata”. Abbiano saputo, in altre parole, e richiamandoil pensiero di Leda Rafanelli, seguire la propria strada «a piacere della loronatura, del loro modo di pensare, del loro temperamento», e a dispetto diogni ostacolo si frapponesse loro o fosse loro frapposto dinanzi: affermando,quindi, se stessi, le proprie idee e la propria storia, nonostante tutto.

    Il libro ricostruisce le vicende dell’anarchismo a livello regionale, po-nendo così un confine geografico a un movimento che è sempre una materiafluida, che in alcuni momenti scivola, si espande, si sfilaccia, si disperde perrivoli sottilissimi a volte carsici, e poi riemerge, si rinvigorisce, e riprende ilsuo corso quando sembrava essere ormai definitivamente essiccato. Meritodell’autore è non perdere mai le tracce di questo fluido, ricomponendoneuna sostanza che a volte potrebbe sfuggire tra le dita delle mani. Questa abi-lità anche narrativa, che rende uniforme quel che uniforme non è stato innatura, ed elabora efficaci soluzioni di continuità ad ogni strappo del tessuto,rende al lettore la sensazione della attività infaticabile svolta da alcune gene-razioni di militanti: il movimento anarchico che emerge da questo studio èuna tela di Penelope, un continuo tessere di giorno quel che la notte è statodisfatto – da sé, dagli uomini o dal destino – un impegno quotidiano, a volte

  • diffuso tanto insistentemente da non parere ragionevole, nell’affermare inpochi, o anche singolarmente e a dispetto di ogni ostacolo, la propria volontàe convinzione.

    Il libro avvia col delineare la costituzione – che è a sua volta una ricosti-tuzione dopo gli avvenimenti dello scorcio del secolo precedente – del mo-vimento alla vigilia della Grande guerra. Quest’ultimo avvenimento, chesegnava l’avvento di una intera generazione sulla scena politica, trovava unmovimento anarchico, anche in Abruzzo, fortemente debilitato dalla se-quenza di agitazioni sindacaliste (per i forti legami in particolare con le or-ganizzazioni sindacali dei ferrovieri), antimilitariste, anticolonialiste cheavevano segnato il periodo giolittiano.

    Il rinvigorirsi del movimento a partire dal 1917 avviava una stratificazionedi strutture e esperienze, perfezionate negli anni del dopoguerra con un de-ciso incremento della militanza, che l’autore segue non perdendo però maidi vista le diverse connotazioni del movimento anarchico: organizzatrici, an-tiorganizzatrici, individualiste. Allo stesso modo si nota una attenzione allatessitura e alle lacerazioni intervenute tra il movimento anarchico e le altrecomponenti del movimento operaio, nonché ai rapporti in evoluzione tra gliavvenimenti di ordine nazionale e la peculiare esperienza abruzzese.

    In questa regione il movimento coinvolgeva non solo i militanti dei mag-giori centri ma anche quelli che vivevano le più difficili condizioni nelle realtàperiferiche e nelle piccole località: la militanza vedeva protagonisti quali Am-brogio Cipriani, Franco Caiola e Francesco Ippoliti nella Marsica; TullioLazzarini, Carlo Alessandrelli, Gilmo Talamini e Camillo Di Sciullo, ani-matore de «Il Pensiero», a Chieti e nei centri della Val Pescara; Attilio Continella zona di Castellamare Adriatico; Francesco Bentivoglio e Lidio Ettorrea Giulianova e nel teramano.

    Le evoluzioni nell’organizzazione del movimento a livello nazionale, ana-lizzate nei loro risvolti locali, erano animate da un lavorio che raggiungevail suo apice con la volontà di dar vita, dal 1920, ad una Federazione anarchicameridionale.

    Se i primi anni di fascismo, pur frammentando il movimento, non riu-scivano a disperdere i legami tra i militanti, con la metà degli anni venti ilriflusso colpiva l’anarchismo italiano, e quindi abruzzese, avviando una lungafase carsica, di clandestinità, terminata solamente alla fine della guerra.

    Il periodo del fascismo, in cui gli anarchici venivano, secondo l’autore«sparpagliati per il mondo», stretti com’erano non solamente nello storicoconflitto con lo Stato ma anche con il fascismo e con il bolscevismo, coincide

  • con alcune belle pagine nelle quali l’autore insegue, ad uno ad uno, i princi-pali esponenti dell’anarchismo abruzzese nei luoghi in cui una vera e propriadiaspora li aveva sospinti. Partendo da località come Acciano, Paganica, L’A-quila, Fontecchio, Teramo, Canistro, Castellamare Adriatico, Castel di Ieri,Lanciano, Rocca Di Mezzo, Ortona, Pratola Peligna, Raiano, gli anarchiciabruzzesi si recavano in Argentina, Germania, Lussemburgo, Francia, Spa-gna, o a New York, Boston, Detroit come in altre città degli Usa fuoriu-scendo dalla «caserma di disciplina» che era l’Italia fascista, per dirla con leparole di Luigi Meta, cercavano e trovavano nuove battaglie da combattereper la libertà propria e altrui, poiché «anche in America c’erano schiavisti eusurpatori senza scrupoli».

    Scompaginato dalla dittatura e ricomposto su basi internazionali, il mo-vimento anarchico – e al suo interno i molti militanti abruzzesi – attraversavale tappe della guerra di Spagna, e poi della seconda guerra mondiale.

    L’esperienza dell’immediato dopoguerra, qui ben sintetizzata con l’ana-lizzare la vicenda di Quirino Perfetto, macchinista ferroviere e segretariodella Federazione anarchica abruzzese del biennio rosso, spesosi per una rior-ganizzazione del movimento, conclude l’arco temporale affrontato dal libro.E richiama nuovamente la volontà di una lunga generazione di militanti,dopo un ventennio di dittatura, di ribadire la propria “storia affermata”.

    Maurizio Antonioli

    12 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

  • Il movimento anarchico abruzzese1907-1957

  • Anni di guerra

    Premessa

    «Unità per la rivoluzione!», tra chi ha combattuto contro la guerra. È que-sto l’appello lanciato dal movimento anarchico italiano al proletariato nelmarzo 1917, quando cioè si diffonde in tutto il mondo la notizia che inRussia lo zarismo è stato spazzato via. La rivincita sembra essere a portatadi mano. Bisogna organizzarsi e prepararsi. E al più presto: la rivoluzionepuò estendersi in Germania, nel resto d’Europa e, allora, occorre insorgereanche in Italia.

    Come?Nel giugno 1914, con la settimana rossa, gli anarchici avevano incendiato

    la penisola ma già a metà ottobre, del fronte rivoluzionario che pazientementeavevano unito, non rimaneva quasi nulla. Quell’insurrezione aveva segnatoulteriormente il divario netto di strategia fra rivoluzionari e riformisti e il suoepilogo rimane a lungo oggetto di dibattiti, polemiche e scissioni all’internodel movimento operaio. Dai sindacalisti rivoluzionari, la settimana rossa vienevalutata come una mezza sconfitta, il che li orienta verso una rielaborazioneteorica che prevede uno Stato minimo, comunalista, e anche momenti poli-tico-elettorali nella lotta rivoluzionaria. Dagli anarchici, invece, lo scioperoinsurrezionale, inteso e preparato come “preludio della rivoluzione”, vienetotalmente “riabilitato”, proprio alla luce del fatto che erano bastate solequarantotto ore per mettere quasi in pericolo la sicurezza di uno Stato. Eseppure molti di essi venissero arrestati o costretti alla fuga, la settimanarossa viene valutata come una conferma del loro metodo rivoluzionario.1

    1 Sull’andamento della settimana rossa si veda L. Lotti, La Settimana Rossa, Le Monnier, Firenze 1972.

  • L’avvento del regime liberale e la fine del domicilio coatto non avevanocerto impedito alla polizia di porre ancora gli anarchici più attivi “nell’im-possibilità di nuocere” ma la nuova realtà aveva offerto spazi di organizza-zione e di propaganda mai sperati prima. Lo Stato non si presenta più comel’aggressore cieco nei confronti del movimento sovversivo, in quanto tolleracerte libertà che permettono la funzionalità di un gruppo, la creazione diuna federazione, una certa programmazione di conferenze di propaganda,la vita e la diffusione di periodici e di altre pubblicazioni, l’organizzazionedi convegni locali e regionali. Per gli anarchici, dunque, era stato nuova-mente possibile reinserirsi fattivamente nella realtà e riguadagnare così iltempo perduto nel periodo della “caccia al malfattore”, di cui erano stati levittime privilegiate.2 Un passaggio molto significativo è rappresentato dalcongresso anarchico nazionale di Roma (16-20 giugno 1907), che dava defi-nitivamente il via al processo di ricerca e definizione della fisionomia e del-l’azione di un’organizzazione anarchica italiana di sintesi. Il congresso avevavisto la partecipazione di trentasette gruppi e federazioni locali per un totaledi quarantatre località rappresentate, tra cui Chieti, con la partecipazionedi Camillo Di Sciullo.3 Complessivamente erano intervenuti oltre un cen-tinaio di militanti, quasi tutti operai («tranne due o tre avvocati e tre o quat-tro studenti»), che approvavano definitivamente il programmamalatestiano.4 Importante anche il convegno romano della Federazione so-cialista-anarchica laziale (Fasl) del novembre 1905, dove, tra le altre, si eranoregistrate le presenze di Guido Pighetti e Francesco Ippoliti, in rappresen-tanza rispettivamente del gruppo socialista-anarchico aquilano “Louise Mi-chel” e del Circolo “Il Progresso” di San Benedetto dei Marsi. Gli intervenuti,«dopo ampia discussione circa la partecipazione alle organizzazioni operaie,considerando che è necessario aderirvi, dicono che è utile parteciparvi, te-nendo però tattica intransigentemente coerente ai loro principii; e perciòconcludono che entrando nelle organizzazioni operaie, devono operare se-

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    2 G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa, Samizdat, Pescara 2001, pp. 47-48. Si vedaanche il paragrafo «Il Pensiero» di Di Sciullo nell’Appendice. Per una storia politica e sociale dell’Italia 1894-1897 si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1774-1829. Per una storia economica dell’Italia di fine secolo si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi,tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 111-129. Per una storia politica e sociale dell’Italia 1897-1900si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1830-1866.

    3 Cfr. ACS, CPC, b. 1819, f. ad nomen.4 Sull’andamento del congresso si veda G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano

    e internazionale (1872-1932), Franco Angeli, Milano 2003, pp. 464-473.

  • condo la coscienza anarchica: lasciando libertà ai gruppi e agli individui diaccettare o no le cariche sociali, a secondo dei momenti e delle circostanzesenza menomare la coerenza anarchica».5 Va ricordato che fin dal 1901 i mi-litanti romani avevano adottato un Programma socialista anarchico che, sullascorta di una sostanziale linea malatestiana, rifiutava tuttavia la tentazioneinsurrezionalista perché affermava la necessità di lottare alla luce del sole,usufruendo dello spazio aperto dalle nuove libertà politiche nelle qualiavrebbe dovuto inserirsi l’organizzazione specifica degli anarchici. QuestoProgramma, concepito per dare vita ad una federazione dei socialisti-anar-chici d’Italia, era stato in gran parte mutuato da altri gruppi e federazionisparsi in varie parti della penisola, tra cui i gruppi attivi nel capoluogo abruz-zese.6 Contemporaneamente, molti anarchici andavano assumendo posi-zioni di responsabilità negli organismi sindacali, divenendo segretari omembri delle commissioni esecutive di alcune Camera del Lavoro CdL,Leghe di resistenza, o, come per Carlo Tresca,7 Augusto Castrucci8 ed altri,dirigenti dello Scl con sede nazionale a Sulmona.

    È questo sostanzialmente il quadro in cui si erano trovati ad agire queimilitanti che intendevano creare una forza organizzativa al fine di costituirela base operativa di una salda identità politica. Bisogna precisare che in que-sti anni gli anarchici d’orientamento organizzatore non costituivano la partemaggioritaria del movimento (composto anche da antiorganizzatori e indi-vidualisti, e con i quali, tra l’altro, la polemica era abbastanza accesa). Perdi più, chi era favorevole alla prospettiva organizzativa era anche quasi sem-pre attratto dall’ottica sindacalista, la quale prospettava un inserimento or-ganico nelle maglie del movimento operaio. E ciò costituiva indubbiamenteuna tentazione non indifferente, dal momento che veniva data la possibilitàdi usufruire di una struttura già esistente costituita dalla rete organizzativadelle CdL e delle Leghe di resistenza, in generale da tutte le strutture createautonomamente dal movimento dei lavoratori. Una possibilità, ovviamente,che spesso portava molti a relegare in secondo piano la necessità di formareun organismo anarchico specifico. La ricerca di un’identità politico-orga-

    anni di guerra 17

    5 Il convegno romano della Fasl si tiene sotto la regia di Luigi Fabbri e Libero Merlino. L’assiseè incentrata sul seguente ordine del giorno: l’organizzazione del partito, il programma malatestiano, ilsistema di federazione fra i gruppi, la partecipazione degli anarchici nelle organizzazioni di mestiere,la stampa libertaria. Cfr. Il convegno anarchico laziale, «Il Messaggero», Roma, 14 novembre 1905.

    6 Si veda il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.7 Su Carlo Tresca cfr. DBAI, vol. II, pp. 623-626.8 Su Augusto Castrucci cfr. DBAI, vol. I, pp. 346-349.

  • nizzativa nasce dunque da queste condizioni che spiegano anche il continuointreccio operativo esistente fra anarchici organizzatori e anarchici filosin-dacalisti. I poli di questo intenso processo, quello politico e quello sindacale,vanno perciò considerati dialetticamente.9

    Le discussioni sulla validità e l’incidenza dell’anarchismo, il suo ruolo,la sua tattica, la sua organizzazione, i problemi minoranza/masse eteoria/pratica coinvolgono tutta la stampa e gli ambienti d’area anarchicae libertaria. Sono molte le località in cui dirigenti del movimento riesconocon successo a spingere gli anarchici sostenitori dell’organizzazione a “tor-nare al popolo”, per svolgervi un lavoro sistematico, giorno per giorno. Unlavoro costante e metodico che, come vedremo meglio più avanti, vede oraattivi anche in Abruzzo non solo i militanti dei maggiori centri delle pro-vince, ma anche quelli che vivono le più difficili condizioni obiettivamentepresenti nelle realtà periferiche e nelle piccole località:

    [Villa Penna] Anche in quest’angolo dell’Abruzzo, ignorante ma “forte e gentile” comedicono i letterati, l’idea libertaria comincia a farsi strada. Pare incredibile; a me pure,a furia di insistere e di non scoraggiarsi mai, qualche compagno è riuscito a far pene-trare anche qui «Il Libertario», il quale non dimostra minor buona volontà di noi adiffondere l’anarchismo in queste popolazioni arretratissime sulla via della civiltà.10

    Studio dei problemi vivi e quotidiani dei lavoratori dunque, ma semprein vista della totale trasformazione del sistema di proprietà e di distribu-zione; propaganda, lotta per i miglioramenti salariali e normativi, in quantonecessità di vita per il lavoratore, giacché evita che esso scenda ad una con-dizione d’esistenza sempre più bassa e, allo stesso tempo, lo educa alconflitto e alla solidarietà. L’organizzazione di classe quindi, assume unanecessaria funzione elevatrice delle masse ma anche educatrice, strumentalee di autoemancipazione. Approfittare di ogni occasione si presenti per sug-gerire soluzioni libertarie ai problemi sociali; cogliere e comprendere larealtà mutevole e adattarvisi non con il mutare del programma ma con loscrollarsi di dosso la preoccupazione dell’ortodossia immobilistica di ori-gine ottimista e meccanicista e con un ripensamento critico di tutti i pro-blemi della società; costruire o ricostruire i gruppi, concordando coimembri di essi le misure da adottare nelle varie occasioni; formare di questi

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    9 G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale (1872-1932), cit., p.464.

    10 D.B., Villa Penna, «Il Libertario», 26 gennaio 1911. Sul periodico, diretto a La Spezia da Pa-

  • gruppi dei nuclei rivoluzionari, con possibilità di allargamento a individua-lità di altre formazioni sovversive collegandole tra loro e armonizzandonel’azione, in modo da presentarsi alle masse con una base di intesa rivolu-zionaria localmente costituita e da offrire al potere una resistenza più estesae compatta.11

    Con questa impostazione, questo fervore organizzativo di carattere po-litico e questa presenza anarchica nel movimento dei lavoratori si apre ef-fettivamente un nuovo periodo: le minoranze tornano ad agire tra il popolonon più come avanguardia isolata e incompresa ma insieme con il popolo,con l’obiettivo immediato di strappare innanzitutto le organizzazioni e leassociazioni dei lavoratori agli schieramenti filoistituzionali:

    Da qualche tempo il nostro movimento si è rafforzato per la venuta nelle nostre file diun nucleo di giovani, attivi ed intelligenti, i quali – dopo aver vagliato i criteri dei partitipolitici che tendono a conquistare i pubblici poteri per dar [illeggibile] dei demagoghi,si sono convinti della bontà e realizzabilità dell’Idea anarchica che vuole organizzata lasocietà umana senza privilegi e senza autorità, promettendo “a ciascuno secondo i pro-pri bisogni” e pretendendo “da ciascuno secondo le proprie forze”. Fra breve questinuovi e coraggiosi militi dell’Ideale si ordineranno in gruppo per attivare la propagandalibertaria fra gli oppressi lavoratori e per strapparli dalle spire di un nuovo circolo ari-stocratico sfruttatore.Il gruppo anarchico giuliese si solleva, si agita, si muove.12

    Gli anarchici, in pratica, hanno capito che la rivoluzione fatta da unpartito solo condurrebbe al dominio di quel partito e non sarebbe in alcunmodo una rivoluzione né realmente socialista né tantomeno libertaria. Essi,infatti, non vedono nell’organizzazione una necessità transitoria, una que-stione di tattica e di opportunità, ma una necessità inerente alla stessa so-cietà, una questione di principio che comprende gli elementi essenziali chedovranno caratterizzare la società di domani: tolleranza e antimonopoli-smo, autonomia delle individualità e dei gruppi nell’associazione ed obbligoper ciascuno di rispettare gli impegni liberamente assunti, collegialità dellefunzioni e, per conseguenza, antiautoritarismo. Questi chiarimenti, fruttodi ripensamenti ideologici, rielaborazione dei valori dell’anarchismo e ri-cerca di precisazione di obiettivi pratici, non riguardano semplicemente lachiarificazione teorica e la riorganizzazione secondo criteri realistici degli

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    squale Binazzi dal 1903 al 1922, cfr. BdA1, pp. 167-171.11 G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa, cit., p. 109.

  • anarchici e l’eventuale intesa con gli elementi rivoluzionari dispersi neglialtri movimenti sovversivi. Riguardano pure i sindacati, la parte organizzatadel movimento dei lavoratori, e i partiti socialista e repubblicano. L’obiet-tivo è quello di portarli su un piano di rottura con la legalità, sul medesimopiano cioè degli anarchici, nella lotta contro il potere dal di fuori del poteremedesimo, per dimostrare al Paese che c’è una concreta possibilità di faredi più, che lo Stato non è invincibile.13

    Costruzione di un’intesa rivoluzionaria di base dunque, orizzontale,in grado di attraversare e coinvolgere i gruppi politici, i movimenti popo-lari e i settori del sindacalismo. La propaganda sta dando i suoi frutti e,contemporaneamente, i rapporti di produzione sviluppano un processo diaggregazione politica marcatamente anticapitalista e classista. La Libianon dà né il benessere né le ricchezze tanto propagandate dal governo masolo morti e invalidi. La situazione economica, a sua volta, si fa col temposempre più difficile, caratterizzata da un quasi costante aumento della di-soccupazione, una flessione dei salari reali verso il basso, un vertiginosoaumento del costo della vita e una massiccia emigrazione.14 Ovunque, ilnuovo clima si tinge di un’intransigente contrapposizione classista tra pro-letariato e Stato, accettata ora anche dai socialisti di sinistra e dai repub-blicani, che si ritrovano, insieme agli altri schieramenti di classe, in lottacontro il medesimo avversario: lo Stato. Tra i socialisti si rafforza l’ala ri-voluzionaria e anticolonialista, creando le premesse per lo sviluppo diun’estrema sinistra di classe, un blocco rosso capace di dar vita a un mo-vimento alternativo, classista, anticapitalista e antimilitarista: organizza-zione proletaria al primo posto, chiarezza degli obiettivi e aderenzaall’ambiente in cui si opera. Privi di rapporti dialettici con un gruppo po-liticamente consolidato di riformisti intransigenti, anche per i socialisti disinistra abruzzesi la convergenza con gli anarchici è praticamente sponta-nea. Costoro si stringono ora attorno a forti personalità come AmbrogioCipriani, Franco Caiola e Francesco Ippoliti nella Marsica; Tullio Lazza-

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    12 «Il Libertario», 25 luglio 1912.13 G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa, cit., p. 111.14 Per una storia economica dell’Italia in età giolittiana si veda Storia d’Italia, vol. 4, Dall’Unità ad

    oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 130-206. Per una storia politica e sociale del periodo siveda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1866-1960.Per l’Abruzzo si vedano: C. Jarach, Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle Provincie me-ridionali e nella Sicilia, vol. II, Abruzzi e Molise, tomo 1, Roma 1909, ristampa anastatica, Textus, L’Aquila2007; F. Paziente, Democrazia e Socialismo in Abruzzo (1870-1917), Istituto Abruzzese per la Storia d’I-

  • rini, Carlo Alessandrelli,15 Gilmo Talamini16 e Camillo Di Sciullo a Chietie nei centri della Val Pescara; Attilio Conti nel circondario di CastellamareAdriatico; Francesco Bentivoglio17 e Lidio Ettorre a Giulianova e nel te-ramano. A parte il primo, che perderà la vita nel terremoto del 1915, tutti glialtri li ritroveremo più avanti. Nella Valle Peligna, gli anarchici sono comeda sempre asserragliati in nuclei attivi e meglio coordinati a livello nazionalenei più compatti raggruppamenti sindacali ferroviari. Nell’idea di modelloorganizzativo che più si diffonde tra il proletariato ferroviario, infatti, sonomolti gli elementi che si accordano con quella elaborata in seno al movimentoanarchico: volontarismo, classismo, organizzazione quale struttura federaledi gruppi autonomi a democrazia diretta, cioè agente principale del processodi trasformazione sociale e, al contempo, embrione della società nuova, risul-tato del radicale cambiamento degli assetti economici vigenti:

    I sindacalisti debbono convincersi che di fronte all’azione statale vi è una sola forma diazione sindacale: quella compenetrata di anarchismo, negante al potere politico il di-ritto di imporsi alle masse. Quando i sindacati di mestiere più non ammetteranno chegli organizzati nutrano delle speranze dall’invio di loro rappresentanti al parlamento,la questione di principio dell’abolizione dello Stato sorgerà inevitabilmente […]. Tuttoora sta qui: il sindacalismo, o è anarchico, o non è. Un lungo passo in questo senso èstato fatto al congresso di Bologna [1910]. E questo passo tende ad avvicinare mag-giormente i sindacalisti agli anarchici.18

    Come ricorderà Gino Morbiducci,19 i governi che si succedono «convo-gliano gli elementi politicamente scomodi da altre sedi ferroviarie a Sulmonae questi, in parte anarco-sindacalisti, in parte repubblicani o socialisti, mal siadattano ad una convivenza così stretta ma, soprattutto, estranea alla loro cul-tura e priva di sfoghi e scambi, sia politici sia intellettuali». La costruzione

    anni di guerra 21

    talia dal fascismo alla Resistenza, L’Aquila 1985.15 Carlo Alessandrelli nasce a Chieti il 3 agosto 1873. Segnalato nel 1903 dalla PS come «anima

    delle manifestazioni del suo partito», firmatario di manifesti e programmi, attivo propagandista, incorrispondenza con Pietro Gori e con i gruppi anarchici di Bari. Diffonde e scrive per «Il Libertario».Con Mola è alla redazione del periodico «Nihil», stampato nel 1909 presso la tipografia di Di Sciullo.Nel 1912 riceve e diffonde «Germinal» di Ancona. Cfr. ACS, CPC, b. 58, f. ad nomen.

    16 Su Gilmo Talamini, nato a Lorenzago (Belluno) il 29 aprile 1884, elettricista, cfr. ACS, CPC,b. 5009, f. ad nomen.

    17 Su Francesco Bentivoglio, nato a Giulianova il 13 aprile 1883, barbiere, cfr. ACS, CPC, b. 505,f. ad nomen.

    18 Il Congresso Sindacalista, «Il Libertario», 15 dicembre 1910.19 Su Gino Morbiducci si veda G. Morbiducci (a cura di Mimì D’Aurora), Frammenti di memoria

  • delle linee ferroviarie aveva innestato anche in Abruzzo molti degli aspetti ti-pici della società industriale. Era arrivata gente istruita, che «vista la miseriaculturale, si adopera per aprire scuole serali gratuite, circoli ricreativi e spor-tivi, varie forme di socializzazione ed istruzione popolare, fondando giornalie collaborando a quelli che già esistono». Non è certamente semplice far com-prendere a chi «si appresta ad uscire dalle tenebre dell’analfabetismo, dall’ab-brutimento della miseria, dalla paura e dalla sudditanza sociale, dalle tanteforme di dipendenza morale e materiale, che attraverso un governo di popolo,attraverso l’organizzazione sindacale si può raggiungere, con una società dieguali, un benessere che oggi ci appare ancora come il sogno utopico di unaromantica minoranza alimentata dai testi di Bakunin e Proudhon». Allo stessotempo, è difficile «e diventa eroico, quando le autorità costituite, ravvisandoin questi uomini e nelle loro idee di emancipazione sociale e civile una seriaminaccia al loro status quo, cercano con tutti i mezzi, compreso il ricatto versole famiglie, la galera, il licenziamento, la perdita di ogni diritto civile, di osta-colare in tutti i modi che queste idee diventino patrimonio comune». Da quil’indispensabile e necessaria lotta di classe per abbattere il capitalismo e losfruttamento dell’uomo sull’uomo, la società così divisa in esecutori e diri-genti, il privilegio fondato sull’accaparramento delle ricchezze e delle cono-scenze. In questi termini, l’organizzazione dei lavoratori diviene centrale perinfondere i principi della solidarietà, dell’uguaglianza, del mutuo appoggio,dell’importanza della socializzazione universale dell’istruzione per impedirela formazione di minoranze di eruditi che, monopolizzando il sapere, potreb-bero poi, grazie a questa maggiore conoscenza, monopolizzare il potere po-litico ed economico. Per il proletariato della valle sulmonese si tratta a tuttigli effetti di un nuovo modo di pensare e di vivere, «che cerca di scuotere ivecchi legami, un mondo che attraverso l’opera educatrice dei ferrovieri, siistruisce, reclama una propria fisionomia e che finalmente può mandare i pro-pri figli a scuola, vestirli, fargli calzare le scarpe, così come fanno da sempre ifigli dei signori».20 Sulle colonne de «La Locomotiva», ad esempio, uscivanosistematicamente editoriali e articoli di questo tono:

    Io conosco una sola divisione, vera, netta, logica, il nessun contatto, la guerra a oltranza,senza requie, senza quartiere, fra l’esercito degli sfruttati e quello degli sfruttatori […]. I ferrovieri dovranno essere necessariamente uniti, concordi […] e se idealmente un

    22 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    di un militante di sinistra, Ires Abruzzo, Pescara 2007.20 G. Morbiducci, Ferrovia e ferrovieri a Sulmona, appunti per una storia sociale del Centro Abruzzo,

  • distacco, una netta divisione dovrà esservi, sarà di noi oppressi contro gli oppressori. Iferrovieri, come del resto i lavoratori tutti, ricordiamolo, hanno solo due nemici: loStato, il Capitale. È contro questi, o compagni, che vanno affilate le armi, perdebellarli.21

    Significativa è anche la presenza anarchica tra gli operai impiegati nelleofficine di Bussi e i lavoratori organizzati nella CdL di Popoli, per la cui inau-gurazione (1908) il tipografo Nerino Fracasso, «il sovversivo più influentedelle masse»,22 organizza la conferenza dell’ex-anarchico Francesco SaverioMerlino.23 Va ricomponendosi, invece, il movimento nel capoluogo di re-gione, dopo un ininterrotto percorso organizzativo proficuamente sviluppa-tosi nel ceto artigiano negli anni a cavallo tra i due secoli.24

    La settimana rossa

    Gli anni che precedono la settimana rossa scorrono segnando anche l’Abruzzocon una serie di agitazioni di classe nella gran parte promosse e coordinatedalle organizzazioni sindacali ferroviarie.25 Ma non solo. Le colonne dellaprima pagina de «Il Libertario», ad esempio, riferiscono dettagliatamente suifatti di Balsorano, dove circa duecento contadini, per lo più donne, si mobi-litano contro l’applicazione della tassa sul focatico concentrandosi davanti almunicipio. All’arrivo dei carabinieri i manifestanti rispondono con una sas-saiola. I militi sparano, indirizzando verso la folla colpi d’arma da fuoco. Il bi-lancio è di un morto e due feriti gravi tra i manifestanti per colpi di moschetto;di diversi feriti tra la forza pubblica per i sassi.26 Tra gli imputati ritenuti or-ganizzatori del moto finisce anche l’ex-sindaco repubblicano Raffaele De Me-dici, indagato per aver anche preso parte ad un convegno anarchico adArsoli.27

    anni di guerra 23

    «La Città», febbraio 1989.21A. Castrucci, Per il Congresso e per l’Organizzazione dei Ferrovieri, «La Locomotiva», 1novembre 1905.22 Su Nerino Fracasso, nato a Raiano il 22 agosto 1882, tipografo, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat.

    A8, b. 29, f. 14.23 Su Francesco Saverio Merlino si veda G. Berti, Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista

    al socialismo liberale (1856-1930), Franco Angeli, Milano 1999.24 Si veda il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.25Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1911, b. 23, f. D2-Aquila; Ivi, 1913, b. 29, f. D2-Aquila; Ivi, 1914, b. 27, f.

    D2-Aquila; Ivi, cat. G1 (1912-1945), b. 190, f. 445, s. fasc. 16.26 Cfr. L’eccidio di Balsorano, «Il Libertario», 15 dicembre 1910.

  • Al contempo, come in tutte le altre regioni della penisola, cresce e sidiffonde sempre più aspra la polemica antimilitarista

    [Ciarrocca, Aquila, 22 luglio 1909] Ogni anno 80 o 90 mila padri di famiglia devonovestire di nuovo la solita e odiosa casacca, abbandonare i propri interessi e la propria fa-miglia per oltre un mese. Quest’anno la chiamata sotto le armi è stata fatta proprio a lu-glio, mentre il grano biondeggia nei solchi, proprio nel mese in cui urgono le braccia,nel mese di maggior attività in campagna. Chi rimedierà a questa iniqua disposizione?28

    Tali istanze andranno non troppo tardi a saldarsi a quelle espresse daglischieramenti anticolonialisti e quindi a caratterizzare le mobilitazioni perla libertà di Augusto Masetti e dei prigionieri politici.29

    Partecipatissime sono anche le mobilitazioni di protesta contro l’assas-sinio di Francisco Ferrer y Guardia, attorno alla cui figura e opera si eranodiffuse tra la popolazione una straordinaria solidarietà e una grande sensi-bilità pedagogica di natura progressista, libertaria e antiautoritaria ma, so-prattutto, antidogmatica:30 «l’anima umana è assolutamente e ferocementeanarchica, insofferente, perciò, di qualunque forma di dominio, inflessibilenei desideri d’una vita completamente libera e varia, senza restrizioni, senzadisciplina alcuna: il senso religioso, nato dalla paura, la forzò ad una certaumiliazione della sua istintiva tracotanza».31 Chiudendo in modo tragicol’esperienza dell’Escuela Moderna di Barcellona, l’uccisione del pedagogocatalano rafforza nel movimento una forma per lo più nuova di anticlerica-lismo che da qualche anno aveva preso piede: quella della «guerra al prete»,contro l’influenza della chiesa cattolica nella vita sociale, civile e politica: «ilre aveva interesse di sbarazzarsi di un anarchico; la classe aristocratica d’af-francarsi d’un dotto pericoloso; il clericale, il cattolico di massacrare il fon-

    24 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    27 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1912, b. 37, f. K1B-Aquila.28 G. Ciarrocca, Mentre il grano biondeggia, «Il Libertario», 29 luglio 1909. Su Guido Ciarrocca

    cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 126, f. 24. Per Sulmona cfr. La conferenza antimilitarista, «IlGerme», 20 ottobre 1907.

    29 Sull’antimilitarismo nell’Italia del periodo si vedano: G. Cerrito, L’antimilitarismo anarchico inItalia nel primo ventennio del secolo, Samizdat, Pescara 1996; L. De Marco, Il soldato che disse no alla guerra:storia dell’anarchico Augusto Masetti (1888-1966), Spartaco, Santa Maria Capua Vetere 2003. Per l’A-bruzzo si vedano: R. Colapietra, Antimilitarismo e pacifismo all’Aquila dall’Unità d’Italia al fascismo, De-mocratici di Sinistra, Sezione “Antonio Gramsci” – Area Cultura, L’Aquila 2005; F. Paziente, I socialistiabruzzesi e il problema della guerra (1911-1917), «Rassfr», a. III, n. 2, 1982, pp. 243-268.

    30 Sui modelli pedagogici elaborati e praticati da Francisco Ferrer (1859-1909) si veda F. Codello,La buona educazione, esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neil, Franco Angeli,Milano 2005, pp. 472-488.

  • datore della scuola moderna».32 «Grida oggi il tuo sangue, o Francesco Fer-rer […] Per il tuo sangue giuriamo di continuare la lotta contro la bestialitàsuperstiziosa e contro tutte le istituzioni che da quella si ispirano […], dicombattere tutti gli alleati del clericalismo […], di demolire la feroce men-zogna clericale! Schiacciare l’infame!».33 «Nessuna tolleranza verso gli in-tolleranti! […] Troppo spesso al partito del prete si è concessa la libertà diminare la libertà stessa. Da troppi secoli questa triste minoranza continuaad essere dannosa alla civiltà e al progresso: quando un organo è in cancrena,prima che per esso s’infetti l’intero organismo, è necessario amputarlo!».34Nuove figure di sovversivi già da tempo avevano iniziato a prendere di miracerimonie cattoliche, preti e processioni, intese come manifestazioni pub-bliche clericali a tutti gli effetti contro cui la necessità della pratica dell’a-zione diretta. Basti pensare che all’Aquila l’ingresso del nuovo arcivescovoera passato alle cronache per gli scontri di piazza Duomo tra anticlericali eforze dell’ordine.35 Tra il 1909 e il 1912, comizi, manifestazioni di protestae commemorazioni pro-Ferrer dilagano inaspettatamente quasi ovunque eagli appelli la popolazione risponde in massa, a testimonianza della radica-lizzazione delle posizioni. Ve ne sono echi anche nei centri più piccoli dellaregione, organizzate, in alcuni casi, da comitati costituitisi sul momento gra-zie all’attivismo dei singoli militanti.36

    Un inedito fiorire di iniziative editoriali e di incontri di propaganda,infine, va ad arricchire il quadro generale. Tra il 1907 e il 1912 vedono laluce in Abruzzo i seguenti periodici, tutti stampati presso la Tipografia delPopolo di Di Sciullo:

    «Il Foglio Anarchico», Individualista (1907-1908), diretto all’Aquila daFrancesco Piccinini:

    AMICI e COMPAGNI,nei primi di gennaio, fra le molteplici, rauche ed equivoche voci dell’ambidestro gior-nalismo aquilano, suonerà forte e disdegnosa la voce di un nuovo periodico mensile«Il Foglio Anarchico», con fisionomia vasta e sincera, con irrefrenabili slanci di non

    anni di guerra 25

    31 F. Piccinini, Lo spirito delle religioni costituite, «Il Foglio Anarchico», 7 giugno 1908.32 Franciscus Ferrer, «L’Abruzzo Radicale», 16 ottobre 1910.33 L’assassinio di Francesco Ferrer perpetrato dai gesuiti e dalla soldataglia spagnola. L’esecrazione di tutto

    il mondo civile, «L’Avvenire», 17 ottobre 1909. Sul periodico cfr. SPAM, pp. 58-59.34 Distruggendo la potenza clericale, Ivi, novembre 1909.35 Cfr. L’arrivo dell’arcivescovo, Ivi, 12 aprile 1908.36 Sulle mobilitazioni pro-Ferrer in Abruzzo si veda E. Puglielli, Anticlericalismo e laicità nel so-

  • comune disinteresse, con fieri ed incrollabili atteggiamenti di asprissima guerra, che,con leale vicenda, indifferente per nomi e caste, esalterà e deprimerà secondo le esattenozioni del vero e del falso.37

    «Nihil», Giornale di propaganda anarchica, (1909) redatto a Chieti daAlessandrelli e Federico Mola con il supporto di giovani collaboratori aqui-lani tra cui Massimo Leli:38

    Uscirà in Chieti il giornale anarchico «Nihil» a cui potranno collaborare insieme agliintellettuali dell’anarchismo, tutti quei giovani che si sentissero la forza e il coraggiodi affrontare la lotta per l’Idea in questa plaga d’Abruzzo dove si ebbe campo di soffo-care grida di verità e si soppressero uomini. Invitiamo i nostri compagni d’ogni paesead assicurare almeno per dieci numeri la vita di questo modesto ma battagliero foglioche inizierà le sue pubblicazioni commemorando l’eccidio del 22 Gennaio 1905.

    La redazione del Nihil.39

    «Il Grido», foglio dei libertari di Castellamare Adriatico (1909), redattoda Conti e compagni. Occupandosi dei problemi di organizzazione e dilotta politica e sociale, il giornale sviluppa fin da subito una vivace polemicacon i socialisti riguardo la gestione delle locali organizzazioni di classe e lelotte proletarie da queste intraprese.40

    «Giordano Bruno», organo del Circolo “Francisco Ferrer”, sezionedi Chieti della Federazione internazionale del libero pensiero animatada Guido Torrese.41

    «Il Pensiero Anarchico» (1912), diretto da Nicola Viglietti, pubblicatoa Castellamare Adriatico con l’obiettivo principale di incrementare la pro-paganda tra la popolazione.42

    In quasi tutti i maggiori centri della regione, inoltre, si organizzano gruppidi diffusione per garantire la regolare circolazione di «Volontà» di Ancona(Aquila, Castellamare Adriatico, Giulianova, Piano d’Orta, Scafa, Sulmona,

    26 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    cialismo aquilano 1894-1914, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti 2009.37 Riportato in S. Cicolani, La presenza anarchica nell’aquilano, Samizdat, Pescara 1997, p. 115.38 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 85, f. 17.39 «Il Libertario», 14 gennaio 1909. Sulle vicende giudiziarie contro i redattori di «Nihil» cfr.:

    Giornale anarchico di Chieti, «L’Avvenire», 17 gennaio 1909; Fra gli ingranaggi della giustizia. Anarchiciassolti, Ivi, 12 settembre 1909; Chieti, «Il Libertario», 15 aprile 1909; Chieti, Ivi, 6 maggio 1909.

    40 Su «Il Grido» cfr. Da Pescara. Impudenze Libertarie, «L’Avvenire», 15 agosto 1909.41Cfr. F. Palombo, Camillo Di Sciullo, anarchico e tipografo di Chieti, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti

    2004, p. 48. Su Torrese si veda F. Paziente, Guido Torrese. Fondatore della Camera del Lavoro di Chieti,Ires Abruzzo, Pescara 2002.

    42 Su «Il Pensiero Anarchico» cfr. BdA1, p. 247. Su Nicola Viglietti cfr. ACS, CPC, b. 5411, f.

  • Termoli, Torre de’ Passeri), «L’Agitatore» di Bologna (Chieti, CastellamareAdriatico, Giulianova, Teramo), «Germinal» di Ancona (Aquila, Avezzano,Castellamare Adriatico, Chieti, Giulianova, Sulmona, Teramo), «Il Liberta-rio» di La Spezia (Aquila, Avezzano, Bussi, Chieti, Giulianova, Paterno diCelano, Pescara, Teramo), «L’Aurora» di Ravenna (Bussi Officine), «Sor-giamo!» di Napoli (Pescara). La diffusione di questi periodici è solitamenteaccompagnata da corrispondenze locali e da svariate iniziative di supporto.43Non è semplice, infine, enumerare in questa sede la mole di stampa libertariache, tramite gli emigrati, ricevono dall’estero i diffusori locali. E qui occorreaprire una breve parentesi. Le emigrazioni non rappresentano ovviamente unelemento solo politico ma anche sociale, poiché molti espatri erano avvenutisostanzialmente per cercare un migliore avvenire. Non si deve però dimenti-care che spesso la disoccupazione degli attivisti non è il semplice portato del-l’andamento del mercato del lavoro ma il risultato di un processo diemarginazione fatto di licenziamenti, sfratti ed altro del quale è in larga misuraresponsabile il continuo controllo poliziesco. Da questo punto di vista, è in-comparabile il tasso di repressione esercitato dalle autorità governative versoi libertari rispetto alle altre forze politiche di segno antimonarchico e antica-pitalistico come quelle socialiste e repubblicane. Il che, naturalmente, ha deglieffetti non secondari nel moltiplicare ed accelerare i movimenti migratori. Sideve infatti precisare che la ripetuta circolazione europea e atlantica deglianarchici italiani deriva, per l’appunto, da questa caratteristica, che appare deltutto unica rispetto alle altre formazioni del movimento operaio e socialista.Quest’ultimo aveva subito un processo di nazionalizzazione; al contrario, l’alalibertaria aveva mantenuto praticamente inalterata la dimensione internazio-nalista e transnazionale della sua azione politica.44

    Ma torniamo in Abruzzo, e al risveglio politico e culturale di matrice li-bertaria che va sviluppandosi. Sul versante educazionista, mentre Pighetti egli aquilani s’adoperavano per istituire un’Università Popolare ed un Circolo

    anni di guerra 27

    ad nomen.43 A Chieti, ad esempio, viene promossa una sottoscrizione pro-tipografia de «Il Libertario». A

    Giulianova si organizza un gruppo di sostenitori e diffusori alquanto numeroso, composto da: AngelazziAttilio, Bentivoglio Francesco, Brancaccio Giuseppe, D’Antonio Alfonso, De Angelis Cesare, De Fi-lippo Attilio, Di Donato Domenico, Di Sabatino Aldo, Franchi Alessandro, Franchini Domenico, Ga-sparetti Romolo, Gasparini Ivo, Giliuicci Canzio, Lattanzi Gino, Lelli Francesco, Mancini Nicola,Mazzocchi Nicola, Nanni Oliviero, Panzio Mario, Pica Alessandro, Ridolfi Luigi, Solipaca Edoardo,Solipaca Ercole, Squarcetta Armando, Torquato Giovanni, Vittorio Sebastiani (Cfr. «Il Libertario»del 22 agosto 1912).

  • di studi sociali,45 Di Sciullo e compagni attivavano a Chieti anche una biblio-teca popolare circolante, «per dar modo alla classe meno istruita e meno ab-biente di abituarsi alla lettura ed a far si che l’istruzione non sia monopoliodelle sole classi privilegiate».46 Comizi di propaganda anarchica vanno coe-rentemente a fondersi sia alle mobilitazioni popolari pro-Ferrer, che, comeabbiamo visto, ininterrotte dal 1909 al 1912 dilagano in ogni località ponendocome centrale la riflessione sul ruolo della formazione, sia agli incontri dipiazza che commemorano Pietro Gori dopo la sua scomparsa (Sulmona 1911,Castellamare Adriatico 1912).47 Si tratta di momenti e occasioni puntualmenteaccompagnati anche dalla pubblicazione di numeri unici e fogli volanti.

    Sul fronte sindacale, per stimolare i lavoratori all’aggregazione, alla soli-darietà e alla lotta di classe, per dare quindi impulso e combattività alle leghedei lavoratori della terra marsicani, Cipriani organizza a San Benedetto unaserie di comizi di propaganda a conferenzieri del gruppo romano de «L’Al-leanza Libertaria», allo scopo di costituire una locale struttura anarcosindaca-lista. Era stato negli Usa, dove aveva collaborato con le redazioni di «CronacaSovversiva» e de «L’Era Nuova», autore di articoli «contro le avventure mili-tariste italiane a Tripoli». Il 19maggio 1912 tiene ad Ortucchio la conferenzasul tema Fucino e condizioni operaie. Perde la vita nel tremendo terremoto delgennaio 1915.48 Nel ricordo personale di Mario Trozzi: «Ambrogio Cipriani,il contadino tenace e laborioso, l’oratore caro alla folla, che con l’impeto dellaparola e l’ardore della fede accendeva sempre più viva la fiamma dell’ideale frai compagni di lavoro».49 Al contempo, nuclei di ferrovieri di Sulmona e Ca-stellamare Adriatico spingono come possono all’azione diretta nelle battaglieper i miglioramenti materiali e morali della categoria, svolgendo sul territoriouna continua e costante propaganda sul ruolo e la necessità dell’organizzazioneanarcosindacalista.50 A Giulianova, infine, Bentivoglio, Ettorre e compagni

    28 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    44 Cfr. Premessa, DBAI, vol. I, pp. VI-VII. 45 Si veda il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.46 «La Vita Operaia», 28 dicembre 1906. Sul periodico cfr. BdA1, pp. 190-191.47 Per le manifestazioni di Sulmona e Castellamare Adriatico cfr. rispettivamente: La commemo-

    razione di Gori, «L’Avvenire», 22 gennaio 1911; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 5, f. 24.48 Su Ambrogio Cipriani cfr. DBAI, vol. I, p. 411.49 M. Trozzi, Calendimaggio in gramaglie, «L’Avvenire», 1 maggio 1915.50 Sull’anarcosindacalismo si vedano: M. Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia. Sin-

    dacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell’Ottocento e il fascismo, Piero Lacaita, Manduria-Bari-Roma 1990; M. Antonioli (a cura di), Dibattito sul sindacalismo. Atti del Congresso internazionale anarchicodi Amsterdam (1907), CP, Firenze 1978; A. Lehning, L’anarcosindacalismo. Scritti scelti a cura di MaurizioAntonioli, BFS, Pisa 1994; A. Toninello, Sindacalismo rivoluzionario, anarcosindacalismo, anarchismo:

  • coordinano le leghe dei lavoratori della terra e degli artigiani. È da segnalarela particolare vivacità che contraddistingue l’attivismo degli anarchici di Giu-lianova. Essi, infatti, oltre alle lotte proletarie per i diritti e l’emancipazionedei lavoratori riescono contemporaneamente ad impegnarsi e ad essere presenticon una certa sistematicità, nella propaganda astensionista tra la popolazione:

    La liberazione del lavoratore deve essere opera del lavoratore medesimo. Il popolo cre-dulone commette errori sopra errori, eleggendo dei fanatici, degli ambiziosi, che quandosi rinchiudono nel teatro di Montecitorio tutto pensano e tutto discutono fuorché l’inte-resse del popolo. Gli operai non si debbono combattere fra loro, ma organizzarsi, affra-tellarsi, per combattere energicamente contro la classe borghese e contro lo Stato!51

    nella campagna d’agitazione per la liberazione delle vittime politiche:

    per le vittime politichelavoratori, compagni!

    Vi chiamiamo ad un movimento tendente a ottenere la liberazione delle vittime politiche.Sono centinaia, sparsi per il mondo, preda della reazione borghese. Loro colpa, il com-battere pel diritto proletario, loro delitto il suscitare le masse lavoratrici contro il dominiodella classe sfruttatrice.Ieri Durand nella Francia, poi i tranvieri di Lisbona, più tardi Ettor e Giovannitti, adessogli scioperanti di Zurigo e Luigi Bertoni e Armando Borghi e cento e cento altri ignoti esconosciuti che cadono e soffrono, dovunque, perché dovunque regna il dio dell’oro, siasotto l’usbergo della corona reale sia sotto l’ipocrita insegna del berretto frigio, dalla Russiaautocratica alla Svizzera modello di repubblica, dalla Germania semi-feudale alla sociali-steggiante nazione dei Briand, la classe che domina, la classe che sfrutta ha uguali gl’inte-ressi da difendere, uguali i privilegia da salvaguardare.La borghesia segue la sua linea di condotta turpemente logica, in quest’orgia di reazione!Dovunque la massa lavoratrice incomincia a scuotere il giogo del salariato, i padroni sen-tono necessario ricorrere spietati all’arma della repressione. E mentre, ora, nel Nord-America si apprestano a compiere le loro vendette cercando di far inchiodare dalla servagiustizia sulla sedia elettrica [Joe] Ettor e [Arturo] Giovannitti, in Italia, briachi di guerrae di conquista, sfogano la loro foga reazionaria su scioperanti e su agitatori, sulle madri disoldati e su giovani renitenti, pur di ritardare l’ora fatale in cui, gravata di colpe e di infamie,la società borghese crollerà sotto il peso luridissimo delle sue vergogne.Né l’Italia è seconda alle altre nazioni, nell’opera nefanda. Non più la reazione cieca ebrutale del ’94 e del ’98, che scatena le ire popolari e prepara l’azione insurrezionale; malo stillicidio dell’astuzia giolittiana, che produce le vittime ed evita l’indignazione del pub-blico, al quale, per muoversi, occorrono le forti emozioni!

    anni di guerra 29

    marxismo e anarchismo a confronto sul terreno dei fatti, La Rivolta, Catania 1978.

  • Argenta, Parma, Piombino e venti altre località sono le tappe più note della reazione diquesti ultimi tempi. Ma quante vittime sparse per tutt’Italia, quanti esuli, quanti, quanticarcerati, quanti – anche – assassinati dal piombo regio, mentre la pallida Maria Rygier,ferocemente colpita con altri parecchi dalla giuria bolognese, lentamente si spegne in unacella squallida delle Mantellate in Roma!lavoratori,Sono i difensori della vostra causa, i sostenitori del vostro diritto, coloro che la furia rea-zionaria colpisce. A voi incombe il dovere di lottare per la loro scarcerazione.I caduti, le vittime anelano la libertà perché ad essi preme tornare a riprendere il loroposto per combattere la buona battaglia. A voi tocca comportarvi in guisa che la loro li-berazione non abbia a tardare.compagni,la massa, resa pressoché inerte da tutta una propaganda di rassegnazione, ha bisogno chele minoranze attive la scuotano, la spingano, la facciano insorgere. Spetta dunque a noitutti l’iniziare un’azione efficace e concorde, grazie alla quale i poteri dirigenti, sotto laspinta della nostra pressione, si decidano a compiere l’atto riparatore che deve restituire alibertà i nostri migliori.È da quest’azione che noi vi chiamiamo. Dovunque uno di voi esiste, sappia mettersi al-l’altezza delle presenti necessità. Ettor e Giovannitti sono minacciati dall’esecuzione ca-pitale; Bretoni e Borghi hanno di fronte a sé la prospettiva di condanne e di espulsioni;Maria Rygier, priva d’aria e di libertà, muore a lento fuoco in prigione; cento e cento altrilanguono e fremono, vittime della vendetta borghese.A noi l’opera indefessa che ne imponga la liberazione! A noi il dimostrare che non invanoi potenti ci provocano! A noi l’azione energica e vigorosa che dia almen la capacità di ri-bellione e di sacrificio albergante ancora nelle anime dei superstiti!

    Giulianova, 20 settembre 1912gli anarchici52

    nel Fascio Anticlericale, dando un forte impulso alla propaganda laica e ra-zionalista:

    Gli anarchici lottano – con loro grave danno ed affrontando pericoli d’ogni genere – perelevarvi a dignità d’uomini, per l’avvento di una società di liberi e di uguali, mentre essi –i preti – lottano – ricavandone tante prebende e onori – per… il contrario. Dipende dalvostro buon senso – o miei concittadini – sapere distinguere tra noi e loro e scegliere.53

    30 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    51 L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, «Il Libertario», 25 dicembre 1913.52 Testo del manifesto, in ACS, MI, PS, Agr, 1912, b. 24. f. C2-Agitazione pro vittime politiche

    e disertori-Teramo.53 L. Ettorre, Giulianova, «Volontà», 13 settembre 1913. Cfr. anche F. Bentivoglio, Nel Mondo

    Libertario. Giulianova, «L’Agitatore», 6 aprile 1913; F. Bentivoglio, Corrispondenze. Giulianova, «Il Li-bertario», 12 marzo 1914; L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 26 febbraio 1914; Id., Corri-spondenze. Giulianova, Ivi, 30 luglio 1914; Id., Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 13 agosto 1914; Id.,

  • nella propaganda antimilitarista, su cui polarizzano l’attività quando, con lamontante propaganda bellicista e nazionalista, si costituisce nella cittadina unplotone di volontari ciclisti:

    Vi è qui un megalomane che adopera tutte le arti per far iscrivere i giovani nei batta-glioni ciclisti onde educarli al fratricidio, alla guerra. Giovani, non lasciatevi fuorviare,pensate al dolore delle madri e delle spose orbate dei loro cari. Adoperatevi invece perraggiungere la vostra redenzione cercando di istruirvi, di illuminarvi animati da unideale di amore e di giustizia.54

    nella propaganda tra i lavoratori e la questione sociale:

    […] Voi, o signori, sfruttate continuamente i vostri operai, facendoli lavorare dodiciore al giorno per un salario di trenta soldi o due lire, accumulando le vostre ricchezze,facendo gara per dominarli!!... Voi vi siete arricchiti col sudore dei miserabili e sonoessi che vi producono il lusso […]. Operai, siate risoluti e coraggiosi e spezzate le catenedel servaggio a cui ora siete legati e gettate il grido emancipatore ed insurrezionale!.55

    Con questo clima non solo a Giulianova tornano a ricomporsi e a fun-zionare i gruppi. Un gruppo intitolato a “Francisco Ferrer” si organizza aChieti;56 a Castellamare Adriatico si costituisce il gruppo “Carlo Pisacane”:

    Per iniziativa di alcuni giovani volenterosi si è costituito un «Gruppo giovanile CarloPisacane». Nell’adunanza costitutiva, dopo discusso e approvato il programma delGruppo, fu votato all’unanimità il seguente ordine del giorno:«I giovani sovversivi di Castellamare Adr. riuniti in assemblea, plaudendo al risveglioproletario, che prelude ad una più grande intesa sul terreno dell’azione diretta e dellavera lotta di classe, mentre inviano il saluto entusiastico solidale agli scioperanti di Bo-logna in lotta contro l’esoso sfruttamento capitalistico, uniscono la loro voce di protestaal coro di indignazioni contro la reazione militaristica e padronale, e deliberano di co-stituirsi in Gruppo giovanile per intensificare la propaganda delle idee di solidarietà edi redenzione operaia mediante comizi, conferenze, distribuzione di opuscoli e giornalidi propaganda, ecc…, auspicando un più grande risveglio delle nuove energie giovanilie della coscienza proletaria abruzzese».Il Gruppo curerà anche l’istituzione di una Biblioteca circolante e di una scuola seraleper gli operai analfabeti.57

    anni di guerra 31

    Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 3 settembre 1914.54 L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, «Il Libertario», 6 novembre 1913.55 Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 22 gennaio 1914.56 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1912, b. 36, f. 15 – Commemorazione Ferrer – Aquila.

  • Un nucleo impegnato nella propaganda anarchica, antimilitarista e anti-clericale si attiva ad Ortona dei Marsi.58 Altre formazioni nascono tra gli ope-rai dello zuccherificio di Avezzano e tra gli artigiani di Pescocostanzo,organizzati rispettivamente dal barbiere Giuseppe Marinacci59 e dal brac-ciante Saverio Ferrante.60 Meno fortunata la situazione nel capoluogo di re-gione: «ormai nella vita pubblica aquilana tutto passa inosservato; gli episodipiù tristi svolgono regolarmente il ciclo di tutta la loro bruttura, senza chealcuno si levi a protestare; nemmeno quelli del partitone, che pure qui visono […]».61 Poco seguito ha l’iniziativa di Cesare Naldini, «da vari giorniin questa città va facendo attiva propaganda delle sue idee con conferenze ealtro»; nel giugno 1909 è promotore dell’iniziativa di propaganda che com-memora la Comune di Parigi nei locali della Società Operaia [«Oggi, ad ini-ziativa del gruppo anarchico sarà commemorata la Comune di Parigi.Oratore l’anarchico Naldini Cesare»].62 Nuclei attivi si costituiscono anchein Molise e riescono positivamente ad incanalare nel più radicale impegnoantimilitarista le diffuse istanze popolari contro l’impresa libica, il naziona-lismo e la politica colonialista italiana: «è nostro dovere di sovversivi, di an-dare sino in fondo, seguendo con dati dimostrativi a sostegno della nostratesi antilibica, quanto essa fu infame: poiché mentre si gettavano centinaiadi milioni in un’impresa folle si trascurava e si trascura le terre d’Italia, chenulla hanno da invidiare alle vere terre d’Africa».63 A grandi linee, sul ver-sante anarchico il quadro complessivo regionale è ben riassunto e fotografatonella corrispondenza che la redazione de «L’Agitatore» riceve da Giulianova:

    La gioventù comincia ad abbracciare le idee sovversive e libertarie. È un grande pro-gresso, poiché non sono ancora lontani i tempi quando l’anarchia o non era conosciutafra noi, o destava orrore. Oggi invece contiamo già qui parecchi buoni compagni, prontia lottare per la diffusione delle proprie idee.64

    La parabola di questo fermento politico-organizzativo tocca il piccopiù alto con il Congresso Sovversivo di Castellamare Adriatico. Il 30 no-

    32 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    57 Comunicati, «Il Libertario», 7 agosto 1913.58 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 73, f. 4.59 Ivi, b. 61, f. 35.60 Ivi, b. 113, f. 25.61 G. Ciarrocca, Mentre il grano biondeggia, «Il Libertario», 29 luglio 1909.62 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 122, f. 3.63 A. Capannari, Termoli. L’Africa italiana: la Puglia, «Volontà», 7 febbraio 1914. Sul periodico

    cfr. BdA1, pp. 261-262.

  • vembre 1913, nei locali del Teatro Sociale, gli iniziatori si riuniscono inprivato per preparare l’incontro che, convocato per la prima domenica delgennaio 1914, slitterà poi di qualche settimana. Mossi «dalla necessità dicreare un serio e pratico movimento di classe», i promotori esprimono l’au-spicio che «i socialisti di tutte le scuole, anarchiche e socialiste», riescanodi comune accordo ad organizzarsi «per un’opera di propaganda miranteall’organizzazione economica». Anarcosindacalismo dunque, sulla base diuna piattaforma strutturale condivisa, piuttosto che socialismo rivoluzio-nario o partito politico, come si evince anche nell’annuncio pubblicato sullecolonne del settimanale anconetano «Volontà»:

    Il 1° febbraio avrà luogo a Castellamare un convegno sovversivo abruzzese al qualesono invitati tutti quei cittadini e quei sodalizi politici ed economici che riconosconoche la miseria della classi lavoratrici è dovuta alla cattiva organizzazione sociale e cheintendono cooperare all’abolizione di detta società a mezzo della lotta di classe.65

    Il convegno si riunisce negli spazi del Teatro Sociale alle ore dieci an-timeridiane. Tra i presenti, gli elementi più in vista del locale movimentosocialista, anarcosindacalista e anarchico tra cui: Mario Trozzi, EttoreCroce, Alberto Argentieri (appena rientrato dagli Usa, dove, al fianco diTresca, aveva svolto attività sindacale e politica),66 Manlio Basile, AlfonsoCoppa, Paolo Caracciolo, Eugenio Pallotta, Attilio Conti, Camillo DiSciullo e Zaccaria Narcisi. Tra le adesioni, da segnalare quella di ErricoMalatesta. Principali relatori Croce67 e Trozzi per i socialisti, Conti e DiSciullo per gli anarchici. L’assemblea, constatata la necessità pratica diun’intesa rivoluzionaria di base, si pronuncia per l’unità d’azione di socia-listi e anarchici, «i soli in grado di creare un serio e pratico movimento diclasse», ed esprime parere favorevole per la costituzione di un comitato re-gionale col compito di intensificare la propaganda anticapitalista e rivolu-zionaria:

    anni di guerra 33

    64 Giulianova, «L’Agitatore», 19 gennaio 1913.65 Castellamare Adriatico, «Volontà», 31 gennaio 1914.66 Di Argentieri è lo scritto Su l’organizzazione politica delle forze sindacaliste rivoluzionarie, edito

    dalla Casa Editrice Abruzzese diretta da Ettore Croce a Rocca San Giovanni.67 Sull’attività politica svolta in regione da Ettore Croce (Rocca San Giovanni, 6 maggio 1866-

    28 novembre 1956) si vedano: R. Colapietra, Pescara 1860-1960, Costantini Editore, Pescara 1980; F.Paziente, Democrazia e Socialismo in Abruzzo (1870-1917), Istituto Abruzzese per la Storia d’Italia dalfascismo alla Resistenza, L’Aquila 1985; Id., I socialisti abruzzesi e il problema della guerra (1911-1917),«Rassfr», a. III, n. 2, 1982, pp. 243-268; Id., Origini e sviluppo del movimento socialista in provincia di

  • Venne stabilito di riunire tutti i partiti estremi allo scopo di fare propaganda sovversivafra il popolo, mediante comizi, riunioni, convegni, dimostrazioni. Nel pomeriggio poi,per iniziativa delle stesse persone, venne tenuto in piazza […] un pubblico comizio allapresenza di circa cento persone.68

    Per gli anarchici, il coordinamento e l’organizzazione delle forze nonrimangono circoscritti al solo territorio regionale ma si articolano profi-cuamente anche su scala nazionale. Lazzarini, ad esempio, aveva già presoparte in rappresentanza degli anarchici di Scafa e della Val Pescara al con-vegno anarchico provinciale di Firenze del 10 novembre 1912, una delletappe del percorso organizzativo dei toscani che porterà, di lì a poco, allacostituzione dell’Unione anarchica regionale.69 Di Sciullo e Mola, da parteloro, già da qualche anno avevano ripreso i contatti con Malatesta,70 a cuiorganizzano ora comizi di propaganda anarchica e antimilitarista molto se-guiti a Pescara, Castellamare Adriatico, Lanciano, Rocca San Giovanni eGissi, con l’intento di inserire anche l’Abruzzo nell’audace piano insurre-zionale che l’intero movimento sta tenacemente preparando con le altreforze sovversive e classiste del paese. Tutto ciò mentre sul fronte sindacalele organizzazioni ferroviarie rinfocolano lo stato di agitazione contro la di-rezione generale delle FF.SS., che avendo giudicato il memoriale presen-tatogli «esagerato», minaccia di «militarizzare la classe qualora essainsistesse nel pretendere i suoi diritti».71 I lavoratori delle strade ferrate diSulmona, riuniti in privato il 14 aprile, «inneggiano con determinazioneallo sciopero generale», minacciando esplicitamente atti «di sabotaggio,persino di distruzione di opere ferroviarie quali ponti, scambi, etc…». Trala popolazione gira addirittura voce che lo sciopero generale e l’insurre-zione dovrebbero scoppiare di lì a poco, tanto che, verso la mezzanotte trail 20 e 21 aprile, sono davvero molti quei cittadini che si «recano alla sta-zione per curiosare». Voce non del tutto infondata: stando ad una nota pre-fettizia, la notte tra il 15 e il 16 aprile i ferrovieri dei depositi di Sulmonae Avezzano erano effettivamente «riuniti in solenne comizio segreto. Ore

    34 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    Chieti, Ivi, a. V, n. 2, 1984, pp. 97-128.68 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1914, b. 37, f. K5-Teramo69 Cfr. ACS, CPC, b. 2745, f. ad nomen. Tullio Lazzarini nasce a Roma il 18marzo 1882, maestro

    elementare. Sul convegno di Firenze si veda G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), AltreEdizioni, Todi 1983.

    70 Cfr. ACS, CPC, b. 1819, f. ad nomen [Di Sciullo Camillo].71 Cfr.: ACS, MI, PS, Agr, 1914, b. 27, f. D2-Aquila; Ivi, cat. G1 (1912-1945), b. 190, f. 445, s.

    fasc. 16; L’appello dei ferrovieri, «L’Avvenire», 9 aprile 1914; Comizio pro-ferrovieri, ibidem; Il Comizio di

  • 24 attendevano fiduciosi loro ordini».72 Anche i ferrovieri di CastellamareAdriatico, in occasione di un’assemblea antigovernativa coordinata dai di-rigenti del Sindacato ferrovieri italiani (Sfi)73 e da Conti, lanciano paroledi fuoco contro «la funesta guerra libica», deliberando di «dare aspra bat-taglia a tutti i sistemi inquisitoriali di cui sono vittime e di essere solidalicol proletariato autentico in un prossimo domani di insurrezionedecisiva».74

    È questo il clima in cui giungono i moti della settimana rossa. L’occasioneper i primi tumulti scaturisce dalla categorica quanto mai vana decisione delgoverno di vietare le circa settanta manifestazioni antimilitariste promosseper il 7 giugno 1914 dalla Camera del Lavoro di Ancona e dai comitati na-zionali di sostegno ai soldati Augusto Masetti e Antonio Moroni, incarceratiper insubordinazione.75 Fra le associazioni aderenti alla giornata di mobili-tazione «contro le compagnie di disciplina» vi sono numerose camere sin-dacaliste e gruppi anarchici, l’Usi, la Fgs e lo Sfi. Ad Ancona, dopo uncomizio tenuto da Pietro Nenni, Malatesta e dal leader dello Sfi Livio Ciardi,si verificano gravi scontri con la forza pubblica e tre manifestanti rimangonouccisi. In un’ondata di sdegno generale i moti si estendono in tutta Italia inmaniera prevalentemente spontanea, mentre il Psi, seguito dalla CGdL, sivede costretto a promuovere lo sciopero nazionale di protesta per tutte lecategorie; in azione fin da subito gli anarchici, l’Usi e il Pri. Nel capoluogomarchigiano la popolazione si solleva contro la polizia trasformando l’agita-zione in insurrezione, che si estende in tutte le Marche e in Emilia Romagna;allargandosi velocemente in Toscana, a Genova, Venezia, nel napoletano enelle Puglie, dilaga infine in quasi tutte le regioni della penisola, soprattuttonel centro-nord, travolgendovi istituzioni, truppe e polizia. In molti centriurbani i rivoltosi si impadroniscono dei comuni decretando la «repubblica»e la soppressione di ogni autorità preesistente.

    Lo Sfi, in cui molti singoli militanti s’impegnano fin dall’inizio, ricevela conferma ufficiale dalla direzione del Psi che trattasi di sciopero ad ol-tranza il 9 e, pur avendo già attuato un blocco ferroviario nelle zone di An-

    anni di guerra 35

    protesta a Sulmona, «La Difesa», 1 febbraio 1914; L’ora che volge, Ivi, 1 marzo 1914.72 Prefettura dell’Aquila, 16 aprile 1914, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI, PS, Agr,

    1914, b. 27, f. D2-Aquila.73 Per una storia dello Sfi si veda M. Antonioli, G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato ferrovieri

    italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, Unicopli, Milano 1994.74 A. Conti, Uno dei cento, «Volontà», 14 febbraio 1914.75 Agitazioni pro-Masetti e pro-Moroni si erano tenute non solo in Italia ma anche all’estero. Si

  • cona e Fabriano, entra in modo ufficiale in azione nel resto d’Italia solo il10 giugno; ma nello stesso giorno la CGdL se ne chiama fuori. Il paese èletteralmente paralizzato e l’intera impalcatura statale sembra essere sul-l’orlo del collasso. Treni che non partono né arrivano, cartucce di dinamiteche danneggiano infrastrutture, vagoni rovesciati sulle linee, edifici di sta-zioni che si trasformano in teatri di scontri fra militari e scioperanti connumerosi feriti e danni agli impianti, fitte sassaiole contro quei treni che siavventurano sulle linee, lavoratori che fermano treni contro il parere deiferrovieri, tafferugli con i crumiri, treni bloccati nella convinzione di im-pedire spostamenti di truppe, comizi non autorizzati ovunque nei quali sipronunciano parole di fuoco contro «il tradimento» della CGdL e di criticaaperta al comportamento dello Sfi, entrato in sciopero troppo in ritardo.Complessivamente, nelle giornate si contano sedici morti. Il comitato cen-trale dello Sfi, ormai isolato, comunica il 12 l’ordine di cessazione dellosciopero ma in tutta l’Emilia, a Genova, Napoli e in alcune località del Ve-neto e della Toscana si decide di non adeguarsi alla direttiva e di proseguireinvece lo sciopero ad oltranza. Gli ultimi focolai di rivolta si spengono ilgiorno 16.76

    I fermenti hanno riflessi rimarchevoli anche in Abruzzo. All’Aquila legiornate si caratterizzano con momenti di tensione. Socialisti di sinistra eanarcosindacalisti – con alla testa Donato Di Paolo, «caratterizzato nel suoagire politico da evidenti venature anarcoidi», promotore della costituzionedel Circolo giovanile socialista Amilcare Cipriani77 – cercano di coglierel’occasione per aderire allo sciopero generale ed estendere le agitazioni, in-contrando però la resistenza dei riformisti che paralizzano ogni iniziativa.Esplicite, a riguardo, le annotazioni autobiografiche dello stesso Di Paolo:

    Sentivamo la necessità di provocare degli eccidi per giustificare degli scioperi generaliche noi intendevamo svolgere a catena facendoli poi culminare nell’insurrezione ge-nerale. Verso il 10 o il 12 giugno ero quasi riuscito a far verificare un eccidio in Aquilacon una dimostrazione da parte della CdL e del circolo giovanile, dimostrazione chesi sarebbe, ad un dato momento trasformata, ad opera dai giovani da me preparati, inrivolta armata. I membri della CdL, fatti accorti dal riformista Lopardi, declinarono

    36 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    veda M. Antonioli, Il movimento anarchico italiano nel 1914, «Storia e Politica», a. XII, n. 2, 1973, p.236.

    76 Sul ruolo dello Sfi nella settimana rossa si veda G. SACCHETTI, Il Sindacato Ferrovieri Italianidalla Settimana Rossa alla Grande Guerra, in M. Antonioli, G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato fer-rovieri italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, cit.

    77 R. Lolli, Emidio Lopardi e il circolo socialista aquilano, Textus, L’Aquila 2008, p. 114.

  • l’invito a partecipare a quell’azione.78

    A Sulmona, lo sciopero, le agitazioni e le manifestazioni non autorizzatecontinuano fino al 20 giugno, quando, in un comizio di protesta, il repubblicanoManlio D’Eramo, il socialista Trozzi e «i ferrovieri scioperanti, si resero solidalicon i rivoluzionari di Ancona, qualificando pubblicamente assassini gli agentidella forza pubblica».79A Castellamare Adriatico aderiscono allo sciopero la se-zione socialista, i ferrovieri, gli anarchici del gruppo “Pisacane” e la lega deimuratori: il 10 un corteo muove da Pescara a Castellamare Adriatico, in piazzaVittorio Emanuele; l’11 un secondo corteo da Borgo Marino al municipio diCastellamare Adriatico; il 13 un terzo corteo in senso inverso che, a Borgo Ma-rino, s’incontra con i lavoratori di Pescara; insieme, dopo essersi unito ad unaltro corteo di donne e famiglie di ferrovieri e pescatori, torna a CastellamareAdriatico, in piazza Vittorio Emanuele, dove si alternano gli accesi comizi diConti, Agostinone, Narcisi ed altri. A Chieti, un comizio antimilitarista deglianarchici e dei giovani socialisti provoca i primi scontri di piazza con i gruppinazionalisti. Si può avere un’idea della portata degli eventi leggendo gli articoliredatti dai ferrovieri riformisti di Sulmona organizzati nella Federazione ferro-vieri italiani (Ffi), in cui spiegano il perché della loro mancata adesione: «l’agi-tazione [ha] il colore e la tendenza di rivoluzionare il Paese con uno scopoessenzialmente ed esclusivamente politico.80 [Lo Sfi] vuole la rivoluzione, usarecioè i sistemi della violenza aggressiva che porti allo scopo senza titubanze…».81

    Come è noto, ai tentativi insurrezionali segue la reazione e, di conse-guenza, gli interventi in solidarietà e sostegno ai colpiti, per lo più sindacalistie anarchici. Ad aggravare la situazione, lo sgretolarsi del fronte rivoluzionariopazientemente unito e lo scoppio del conflitto mondiale. La strategia incen-trata su convergenze rivoluzionarie di base però, è risultata e torna a dimo-strarsi ancora vincente sia sul terreno sindacale che su quello politico. Nellasezione Sfi di Castellamare Adriatico, ad esempio, nonostante l’ondata re-

    anni di guerra 37

    78 Autobiografia di Donato Di Paolo, in R. Lolli, cit., p. 119.79 Sottoprefettura di Sulmona, 20 agosto 1914, riservata al prefetto dell’Aquila, ASAq, Fondo

    Questura, cat. A8, b. 71, f. 18.80 La burrasca è passata, «La Difesa», 1 luglio 1914. Sull’andamento della settimana rossa nelle

    province abruzzesi si vedano: R. Colapietra, Pescara 1860-1960, cit.; F. Paziente, Democrazia e Socia-lismo in Abruzzo (1870-1917), cit.; Id., I socialisti abruzzesi e il problema della guerra 1911-1917, cit.; Id,Origini e sviluppo del movimento socialista in provincia di Chieti, cit.

    81 Le gravi punizioni contro i ferrovieri scioperanti, «La Difesa», 1 agosto 1914.82 Cfr. Prefettura di Teramo, 18 dicembre 1914, al ministero dell’Interno, ACS, MI, PS, Agr, cat.

  • pressiva, continuano a stringersi «sovversivi» e cioè «anarchici, socialisti e re-pubblicani».82 Nella prefettura dell’Aquila giungono segnalazioni sia di unacircolare diramata dallo Sfi che promuoverebbe attentati alle infrastruttureferroviarie sulla Terni-Sulmona,83 sia che l’anarcosindacalista Francesco Pic-cinini «possiede e confeziona esplosivi micidialissimi [...] oltre ad una corri-spondenza compromettente, possiede in casa propria degli esplosivi occorrentiper confezionare bombe».84 Del 4 settembre è il comizio di Sulmona controi provvedimenti punitivi inflitti ai ferrovieri scioperanti, tenuto dal dirigenteanarchico dello Sfi Camillo Signorini,85 che chiama la categoria alla mobi-litazione per la riammissione dei licenziati e per sostenere «le famiglie piùbisognose dei puniti».86

    Neanche lo sviluppo del coordinamento politico subisce una secca in-terruzione. Una delegazione della provincia di Chieti capeggiata da Lazza-rini invia adesione al congresso nazionale, che poi non si terrà, indetto dalFascio comunista-anarchico di Roma e il cui principale obiettivo sarebbedovuto essere la costituzione definitiva «dell’organizzazione nazionale tragli anarchici d’Italia».87 Ettorre, dal canto suo, è sempre attivo alla redazioneteramana de «La Sveglia», settimanale che ancora raccorda anarchici e sin-dacalisti rivoluzionari, mantenendone in tal modo ben salda l’intesa di base:

    Rompete dalle vostre labbra tremolanti il sigillo del dolore ed elevate e gettate il gridoemancipatore ed insurrezionale se volete che la vostra vita sia illuminata dalla visione

    38 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    G1 (1912-1945), b. 190, f. 445, s. fasc. 16.83 Cfr. Ministero dell’Interno, 1 luglio 1914, telegramma alla prefettura dell’Aquila, ACS, MI,

    PS, Agr, 1914, b. 27, f. D2-Aquila.84 Francesco Piccinini nasce a Fontecchio il 2 giugno 1878. Appena quattordicenne milita nel

    circolo socialista anarchico aquilano. Si fa notare per «propaganda di principi sovversivi fra gli operai».Biografato nel 1896 perché «uno dei più spinti fautori di idee socialiste e anarchiche». Dopo lo scio-glimento del circolo anarchico milita in quello socialista. Dal marzo 1899 al novembre 1900 presta gliobblighi di leva. Assegnato alla compagnia di disciplina per aver «manifestato idee anarchiche e con-trarie alle istituzioni». Sulle colonne de «L’Avvenire» porta avanti una lunga serie di interventi sul-l’antimilitarismo, l’organizzazione di classe e l’anticlericalismo. Dopo una breve parentesi in Svizzera,dove collabora alla redazione di «Aurora Vermiglia», nel dicembre 1906 fa ritorno all’Aquila. Costan-temente vigilato per la sua «proclività ai delitti contro i poteri dello Stato a mezzo stampa». Dopo unavivace polemica con i socialisti passa all’anarchismo individualista, facendosi promotore delle pubbli-cazioni de «Il Foglio Anarchico», che esce regolarmente fino all’ottobre 1908. Richiamato alle armi.Nel 1919 si congeda e fa ritorno all’Aquila, dove è nominato segretario di quella CdL. Cfr. ASAq,Fondo Questura, cat. A8, b. 92, f. 1.

    85 Su Camillo Signorini cfr. DBAI, vol. II, pp. 552-554.86 Cfr. Prefettura dell’Aquila, 5 settembre 1914, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI,

    PS, Agr, 1914, b. 27, f. D2-Aquila.

  • della libertà che cammina veloce verso il progresso, verso l’avvenire che noi tutti ago-gnamo. A noi dunque o compagni di Giulianova e di tutto l’Abruzzo di metterci all’o-pera e di lavorare indefessi per la causa della libertà che le porte dell’avvenire ai liberie ai costanti si apriranno sicuro.88

    A Castellamare Adriatico, Di Sciullo dà il via alle sottoscrizioni pro-«Volontà»,allo scopo di devolvere alle casse della redazione del periodico anconetano ilricavato delle vendite degli opuscoli stampati presso la sua tipografia.89 Ancoraa Giulianova, gli anarchici di Giulianova guidati da Bentivoglio ed Ettorre rie-scono con successo a coinvolgere e mobilitare ancora una volta i lavoratoriper riprendere i lavori di costruzione della Casa del Popolo:

    Nella nostra ridente cittadina si sta costruendo una Casa del Popolo, dove i figli deglisfruttati saranno educati a sentimenti di pace e di fratellanza […] Nella Casa del Popoloentreranno solo operai che sognano ed operano per l’avvento di una società di liberi e diuguali. Da lungo tempo nell’Abruzzo regnava l’ignoranza e l’apatia, ma oggi che il pro-letariato del settentrione d’Italia ha gettato il grido della riscossa e della redenzione, anchein questa vergine terra, dominata da grassi borghesi, una buona parte di lavoratori si sonoattorcigliati come l’edera all’olmo, al nostro caro e sacrosanto vessillo!Noi semineremo ovunque la nostra idea ed indefessi e tenaci cercheremo con lena discuotere la massa lavoratrice!Abbasso la guerra!Abbasso i coronati!Viva la rivoluzione sociale!90

    Contro l’intervento

    A guerra iniziata gli anarchici si trovano già in una situazione di semiclande-stinità, con gli esponenti più conosciuti internati e i giornali costretti a chiu-dere o ridotti quasi al silenzio dalla censura. Si erano impegnati fino all’ultimoma da soli non erano riusciti a far sì che l’antimilitarismo – e soprattutto ilprofondo pacifismo delle masse italiane – riuscisse ad impedire il conflitto.91Allo stato attuale, pur tra mille difficoltà, continuano come possono a rima-

    anni di guerra 39

    87 Cfr. «Volontà», 8 agosto 1914.88 L. Ettorre, Dalla provincia. Ai compagni di Giulianova, «La Sveglia», 23 maggio 1914. Sul pe-

    riodico cfr. SPAM, p. 165.89 Cfr. Casa Editrice Camillo Di Sciullo. Ai Compagni, «Volontà», 2 gennaio 1915.90 Giulianova. La nostra Casa del Popolo, Ivi, 22 agosto 1914.91 Per una storia economica dell’Italia 1914-1918 si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad

    oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 206-219. Per una storia politica e sociale si veda Storiad’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1961-2059.

  • nere attivi, garantendo lo svolgimento di una costante propaganda contro ilbellicismo dilagante così come l’organizzazione di agitazioni locali fino agliscontri di piazza con gli interventisti. A Teramo, ad esempio, «l’incaricato delpartito anarchico della provincia [Ettorre]» lancia appello a tutti «i rivoluzio-nari coscienti» a partecipare in massa al comizio di protesta contro le compa-gnie di disciplina, indetto per il 20 settembre 1914 appositamente incontemporanea ad una «conferenza pro-nazionalismo».92 Sempre Ettorre erastato l’oratore del comizio anarchico di Giulianova del 24 maggio contro ilmilitarismo e le compagnie di disciplina.93 Per meglio comprendere il clima,bisogna considerare che il fenomeno dell’interventismo sta coinvolgendo l’in-tero movimento operaio e, più in generale, tutti gli schieramenti della sinistra,anche parte del movimento anarchico.94 La II Internazionale, con la social-democrazia tedesca e il socialismo francese in guerra l’uno contro l’altro, franarovinosamente. Quando il conflitto europeo apre per l’Italia la possibilità diabbandonare le vecchie alleanze e di combattere l’Impero Austro-Ungaricoe quello Germanico a fianco della Francia repubblicana, dell’antimilitarismodei repubblicani italiani non rimane quasi nulla. Al contempo l’ala mussoli-niana del Partito socialista italiano sceglie di passare ad un interventismo rivo-luzionario. In Abruzzo, la conversione all’interventismo di settori rivoluzionarifinisce per indebolire l’antagonismo classista del blocco rosso nato dal con-gresso sovversivo di Castellamare Adriatico, creando fratture all’interno di essoe determinando una temporanea involuzione del paziente processo di ricom-posizione delle forze. Sviluppa inoltre la saldatura in un’ampia schiera inter-ventista di forze eterogenee (costituzionali, radicali, socialriformisti enazionalisti), nella cui propaganda temi ideali antitetici come internazionalismoe nazionalismo, monarchia e repubblica, parlamentarismo e antiparlamenta-rismo, coesistono confusamente. La battaglia per la pace e il non interventoviene combattuta da piccoli nuclei antimilitaristi, pacifisti e libertari:

    Viva la guerra sociale!

    Ai sovversivi guerrafondai.Noi anarchici combattiamo con vivo ardore e con fede indomita ogni guerra che ha

    40 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

    92 L. Ettorre, Comunicati, «Volontà», 12 settembre 1914.93 Cfr. L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, «Il Libertario», 8 ottobre 1914.94 Si vedano in merito le posizioni espresse nel cosiddetto «manifesto dei sedici» del febbraio 1916,

    documento sottoscritto da intellettuali anarchici tra cui Kropotkin, Guillame, Malato, Cornelissen e Grave.

  • per base la barbarie e lo sfruttamento dei popoli. Siamo assertori della pace e confi-diamo solo nella verità e nella scienza. Per noi vi è una sola barriera che divide il mondoin due eserciti formidabili, quello degli inermi oppressi e quello degli oppressori. Lanostra missione è quella di procurarci delle armi e mobilitare con coraggio la nostraforza per combatterlo ed espugnarlo, perché esso viola la nostra libertà, imprigiona,uccide, condanna e impone ai nostri fratelli il fratricidio, spingendoli al baratro, nelmacello umano. Noi anarchici e socialisti (non quelli di Sua Maestà che si sono lasciatitravolgere dall’irredentismo) vogliamo la guerra sociale, non per evocarne delle altre,come oggi fanno i governi, ma per rinnovare il mondo e illuminarlo di pace e di amoreeterno. Domani la nostra vittoria sarà benedetta dalle spose, dalle madri che avrannoconquistato per sempre la loro felicità.95

    La condizione di isolamento spinge il movimento anarchico a concen-trarsi sulle strategie locali e allo scontro con la repressione, nonché all’a-zione sulla base dell’iniziativa individuale. Ne rappresenta un concretoesempio la diffusa propaganda antimilitarista che i molti richiamati allearmi vanno spiegando a proprio rischio e pericolo all’interno delle strutturemilitari stesse. Provvedimenti disciplinari scattano per l’aquilano Piccinini,con l’accusa di «attiva propaganda anarchica e antimilitarista tra i soldati».96Incriminazioni più pesanti per Ettorre, bersagliere ciclista assegnato nellaprovincia di Udine, che dalla caserma continua a collaborare con la reda-zione de «Il Libertario»,97 e su cui, a causa del contenuto di una lettera de-stinata a Pasquale Binazzi, si aprirà un’indagine per «complottoinsurrezionale contro le autorità militari»:

    Dopo aver sacrifi