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1 Bollettino della Parrocchia di San Pietro di Castello d'Argile (BO) - Anno XVIII - N. 2 - Giugno 2016 Per informazioni sull'attualità della vita parrocchiale, della scuola materna, dell'oratorio del volontariato, degli spettacoli, dell'associazionismo, della vita insieme consultare il sito internet www.parrocchiaargile.com “Incessantemente…” C i sono presenze e luoghi famigliari che spesso finiscono nel cassetto dello scontato, fino a non coglierne più la bellezza e la forza. Non so se lo sguardo, entrando in chiesa, si posa mai sul quadro che arricchisce l’abside della nostra chiesa. Pietro imprigionato viene liberato miracolosamente da un angelo. C’è un particolare essenziale che il quadro non mostra ed è la presenza della comunità che, ci dice il testo degli Atti degli apostoli, faceva salire a Dio una preghiera incessante. Pietro nel momento in cui sperimenta la difficile beatitudine di chi è perseguitato per la testimonianza evangelica, è sostenuto dalla preghiera accorata, coinvolta, premurosa di tutta la comunità. Quella preghiera diviene angelo, cioè buon annuncio di una liberazione insperata, della vittoria su ciò che incatena, della luce nelle tenebre della schiavitù. Abbiamo bisogno di portarci reciprocamente nella preghiera, ma vorrei dire di più: abbiamo bisogno di vivere un’appartenenza reciproca. La comunità non prega per Pietro, solo perché è il capo, perché è il papa, ma perché è Pietro, un fratello. La comunità prega perché Pietro appartiene a quella famiglia e quella famiglia soffre se un membro soffre. La preghiera insieme alla carità fraterna, alla consolazione sono strumenti in cui celebrare, dire e realizzare questa appartenenza, che la fede e non un’istituzione ci dona. Celebrare il nostro patrono, non è celebrare i muri della chiesa, non è fare il conto di quanti siamo, non è ridirci i confini del nostro territorio, ma rinnovare un’appartenenza che nel profondo del cuore desideriamo vivere con tutti, non solo con i soliti, non solo con i nostri, non solo con chi la pensa come noi, non solo con chi ha la nostra tradizione. Credere in Gesù è anticipare ogni altra possibile e futura appartenenza. Il cristiano è uno che anticipa il futuro, che vede laddove ancora gli altri non vedono. Davanti a un mondo che tende sempre più a distinguersi, a dividere l’umanità, il cristiano vive di appartenenza, considera prezioso e necessario ogni membro della famiglia umana, perché a tutti Dio appartiene. È una realtà presente, anche se non evidente quella dell’appartenenza, realtà a cui il credente aderisce, e che non è una possibilità fra le tante; ecco perché questa appartenenza si riceve in dono e si deve scoprire e coltivare. Nessuno può farlo al nostro posto, e spesso la fatica non c’è risparmiata; più facile è rinchiudersi, serrare i ranghi, chiudersi dentro la difesa di una istituzione. La chiesa rimarrà sempre lo spazio di un’appartenenza reciproca, da cui nessuno deve essere escluso e dimenticato. Pietro scopre la forza di questa appartenenza sulla sua pelle; è bello vedere che non è partita da lui come ordine di scuderia ma ne ha ricevuto il frutto e ne ha sperimentato la forza. Allora questo dono di appartenerci passa per ciascuno di noi; non attardiamoci e alleniamoci insieme e in questo spirito allora godiamo di questo tempo di festa, Un auguri di grazia e di bene a tutti. Don Giovanni, vostro parroco

Bollettino della Parrocchia di San Pietro di Castello d ... · almeno otto metri divide due popoli che non trovano ... dei luoghi del gioco buono”, auspica. ... 19,00 Cena 20,30

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Bollettino della Parrocchia di San Pietro di Castello d'Argile (BO) - Anno XVIII - N. 2 - Giugno 2016

Per informazioni sull'attualità della vita parrocchiale, della scuola materna, dell'oratoriodel volontariato, degli spettacoli, dell'associazionismo, della vita insieme

consultare il sito internet www.parrocchiaargile.com

“Incessantemente…”Ci sono presenze e luoghi famigliari che spesso finiscono nel

cassetto dello scontato, fino a non coglierne più la bellezza e la forza. Non so se lo sguardo, entrando in chiesa, si posa mai sul quadro che arricchisce l’abside della nostra chiesa. Pietro imprigionato viene liberato miracolosamente da un angelo. C’è un particolare essenziale che il quadro non mostra ed è la presenza della comunità che, ci dice il testo degli Atti degli apostoli, faceva salire a Dio una preghiera incessante. Pietro nel momento in cui sperimenta la difficile beatitudine di chi è perseguitato per la testimonianza evangelica, è sostenuto dalla preghiera accorata, coinvolta, premurosa di tutta la comunità. Quella preghiera diviene angelo, cioè buon annuncio di una liberazione insperata, della vittoria su ciò che incatena, della luce nelle tenebre della schiavitù. Abbiamo bisogno di portarci reciprocamente nella preghiera, ma vorrei dire di più: abbiamo bisogno di vivere un’appartenenza reciproca. La comunità non prega per Pietro, solo perché è il capo, perché è il papa, ma perché è Pietro, un fratello. La comunità prega perché Pietro appartiene a quella famiglia e quella famiglia soffre se un membro soffre. La preghiera insieme alla carità fraterna, alla consolazione sono strumenti in cui celebrare, dire e realizzare questa appartenenza, che la fede e non un’istituzione ci dona.Celebrare il nostro patrono, non è celebrare i muri della chiesa, non è fare il conto di quanti siamo, non è ridirci i confini del nostro territorio, ma rinnovare un’appartenenza che nel profondo del cuore desideriamo vivere con tutti, non solo con i soliti, non solo con i nostri, non solo con chi la pensa come noi, non solo con chi ha la nostra tradizione. Credere in Gesù è anticipare ogni altra possibile e futura appartenenza. Il cristiano è uno che anticipa il futuro, che vede laddove ancora gli altri non vedono. Davanti a un mondo che tende sempre più a distinguersi, a dividere l’umanità, il cristiano vive di appartenenza, considera prezioso e necessario ogni membro della famiglia umana, perché a tutti Dio appartiene. È una realtà presente, anche se non evidente quella dell’appartenenza, realtà a cui il credente aderisce, e che non è una possibilità fra le tante; ecco perché questa appartenenza si riceve in dono e si deve scoprire e coltivare. Nessuno può farlo al nostro posto, e spesso la fatica non c’è risparmiata; più facile è rinchiudersi, serrare i ranghi, chiudersi dentro la difesa di una istituzione. La chiesa rimarrà sempre lo spazio di un’appartenenza reciproca, da cui nessuno deve essere escluso e dimenticato. Pietro scopre la forza di questa appartenenza sulla sua pelle; è bello vedere che non è partita da lui come ordine di scuderia ma ne ha ricevuto il frutto e ne ha sperimentato la forza. Allora questo dono di appartenerci passa per ciascuno di noi; non attardiamoci e alleniamoci insieme e in questo spirito allora godiamo di questo tempo di festa,

Un auguri di grazia e di bene a tutti.Don Giovanni, vostro parroco

Non me lo sarei mai aspettato. Capita a tutti almeno una volta nella vita di trovarsi in

luoghi e in tempi che non si erano programmati. Così è successo alla mia famiglia e a me: trovarsi quest’anno a Gerusalemme durante la Settimana Santa. Alcuni amici hanno chiesto: com’è? che sensazione si prova? Non ha senso nemmeno provarci a descriverlo, non perché sia troppo “alto”, ma perché è semplicemente diverso, personale. Malgrado questo, con tutti i limiti del caso, vorrei tentare di descrivere alcuni momenti. Uno di questi si è svolto la sera del Giovedì Santo, quando è stata celebrata una tradizionale funzione presso la Chiesa dell’Agonia, adiacente all’orto degli ulivi, memoria della preghiera di Gesù nell’orto; a questa è seguita una processione che da lì arriva alla chiesa del Gallicantus, memoria della prigione di Gesù e dove Pietro rinnegò per tre volte. La celebrazione e la processione sono affollatissime, con tanti giovani, presiedute dal Custode di Terra Santa. La celebrazione è raccolta, meditativa, in linea con quanto si ricorda in questo giorno. La processione, invece, che attraversa la valle del Cedron, è una fiaccolata piena di bandiere e canti. Questo modo di esprimersi può sconcertare il pellegrino, in realtà la processione è una delle pochissime possibilità per la piccola comunità palestinese-cattolica di manifestare pubblicamente, e orgogliosamente, la propria fede. Anche questo è Terra Santa. Le cerimonie del Venerdì e del Sabato Santo sono invece, e ovviamente, celebrate al Santo Sepolcro che in questi giorni è tenuto chiuso e viene aperto solo per consentire l’ingresso dei celebranti e dei fedeli che partecipano alle funzioni religiose. Per la Veglia, che qui per i cattolici si celebra alle 7,30 del mattino del Sabato, anche noi veniamo “sepolti”, chiusi all’interno della Chiesa. Siamo tutti raccolti attorno all’”Anastasis”, il Sepolcro. L’ambiente è buio, non ci sono affreschi o mosaici, i muri sono anneriti del fumo delle candele, di finestre non se ne parla. Non ci sono turisti con le macchine fotografiche o pellegrini che parlottano tra loro al

seguito dell’immancabile guida. Siamo un Popolo, sacerdoti e laici, attorno al Pastore, il Patriarca; riviviamo la storia della Salvezza, il tempo (3 ore) e la lingua (latino) non hanno importanza.Tutto porta alla grande notizia. È una esplosione di canti e di musica. È Risorto! Non ci si riesce a trattenere, bisogna alzarsi e c’è chi ha le gocce agli occhi. Al termine ci avviamo verso l’uscita, vengono riaperti i portoni della chiesa, sono ormai le 11 di un giorno di sole. La luce invade la chiesa e una colomba entra volando. Può sembrare tutto un po’ retorico e sopra le righe, ma così è stato. Una volta poi terminati questi momenti forti e guardandosi intorno, in Israele è inevitabile porsi la domanda: che cosa ha di “Santo” questa terra? Di venerdì è meglio non visitare certi quartieri, non si sa mai, il sabato idem. Ad ogni angolo ragazzi in divisa con a tracolla armi pronte all’uso, e le sanno usare. Un muro alto almeno otto metri divide due popoli che non trovano pace. Anche noi cristiani non è che possiamo vantarci troppo. Pronti a puntare il dito contro i politici che non lavorano a sufficienza per la pace non riusciamo a metterci d’accordo su come gestire il luogo per noi più sacro. Qualcuno usa persino il bastone per punire qualche piccola infrazione di regole che fra l’altro non siamo stati neanche in grado di darci. Eppure malgrado le apparenze la risposta è sì, questa terra è Santa. Ci ricorda che Gesù è venuto per i peccatori, non per i “giusti”. Noi istintivamente di fronte a questa realtà, e non solo a questa, dividiamo i “buoni” dai “cattivi”. Così “misericordiosi” con i “buoni”, e così implacabili con i “cattivi”. Dio no. E’ venuto, e morto, per salvare tutti, non per punire. E’ un “Dio capovolto” che stentiamo a capire. Visitando questa terra dove si è manifestato quale sia il tipo di amore che Dio ha per noi, per tutti, ed è perciò Santa, siamo chiamati anche noi alla santità. Non mi resta che augurare a tutti i fortunati che a breve visiteranno Israele buon viaggio, non potrà che essere “santo”.

Lorenzo

Non me lo sarei mai aspettato.

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1. Oltre la slot economia: biliardino e scacchi?

Giovedi 12 maggio, nell’ambito dell’iniziativa “La Biblioteca fuori di se”, è stato presentato presso il Circolo MCL il libro di Carlo Cefaloni “Vite in gioco. Oltre

la slot economia”, presente l’Autore, tra i coordinatori del Movimento Slot Mob.Negli ultimi mesi il Circolo ha aderito alle campagne di sensibilizzazione sul fenomeno del “gioco” d’azzardo e degli effetti correlati come la ludopatia che spesso distrugge giocatore e famiglia dal punto di vista economico e relazionale. Fenomeno

che colpisce le fasce più deboli della popolazione, anziani, disoccupati e minori che credono nel “vincere facile” e che si possa essere “turisti per sempre”.Cefaloni ha elencato i numeri dell’azzardo nel nostro Paese: milioni di euro che vengono dissipati e diventano fonte di disgregazione, invece di essere impegnati per il bene comune.Per dire no all’azzardo occorre un grande impegno di coinvolgimento delle persone di buona volontà, formazione culturale, sensibilizzazione attraverso strumenti come gli “Slotmob” che organizzano manifestazioni, colazioni o aperitivi collettivi in locali che hanno detto no all’installazione delle macchinette e invitano a riscoprire la bellezza vera del gioco (biliardino, scacchi…), quello che premia l’impegno. Occorre dire no alla sua pubblicità e no ad avere il settore in mano a multinazionali private, che sono strutturalmente interessate a farne profitto, attraverso leggi buone.Al termine del libro l’economista Luigino Bruni afferma che “Dobbiamo reimparare a giocare, perché “la capacità di giocare e’ sempre una risorsa morale in più, perché il gioco rende il giogo della vita più leggero e soave”. “Il gioco ha bisogno di compagnia - evidenzia l’economista - perché la sua natura più vera e’ il suo essere di relazione”. “C’è un estremo bisogno di riportare il gioco alla sua natura di bene relazionale, di incontro, di festa”, “far nascere ex novo, dei luoghi del gioco buono”, auspica. “L’azzardo pericoloso del cattivo gioco si combatte con buone leggi, ma soprattutto con il buon gioco, cominciando da bambini”.

2. Invito alla Festa!!In occasione della Festa del Patrono il Circolo MCl si apre per “giocare” insieme, parlare insieme, bere insieme….fare festa. Poi seguirà il periodo estivo con chiusure pomeridiane e di alcuni giorni in agosto per i soci ma soprattutto per i tanti volontari che rendono possibile l’apertura quotidiana del Circolo. A tutti quanti grazie e a tutti una serena Estate dal Consiglio MCL

La Presidente: E. Maselli

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale attualmente in carica, dopo aver prestato il proprio generoso servizio a favore della Comunità, nei prossimi mesi si

rinnoverà.Altre persone saranno “chiamate” a svolgere questo delicato ruolo di suggerimento e di partecipazione alla missione evangelizzatrice. È uno strumento diretto a favorire la comunione tra il parroco e i parrocchiani, per stimolare la partecipazione dei fedeli, per coinvolgerli in modo responsabile. Il suo scopo è di offrire sostegno e promozione all’attività pastorale della parrocchia: ricercare, discutere e presentare proposte concrete per le sue attività; programmarne le iniziative; favorire il coordinamento tra le varie realtà esistenti.

Il CPP viene presieduto dal parroco ed ha voto consultivo: questo vuol dire che lavora attraverso ordini del giorno discussi insieme e votati a maggioranza, esprimendo così il proprio orientamento e il proprio parere, ma non può prendere decisioni vincolanti, le quali spettano solo al parroco.

Un sincero ringraziamento a quanti hanno dato del loro meglio fino ad oggi (e che sicuramente non mancheranno di continuare ad offrire nei tempi futuri) ed un sincero augurio di “benvenuto” a quanti accoglieranno la chiamata loro rivolta (la risposta sia una sola: “ECCOMI”).

Reda

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VENERDÌ 24 giugno19,00 Cena20,30 Spettacolo e festa finale di Estate Ragazzi Stand birra a cura dei Bassi

SABATO 25 giugno18,00 Apertura del mercatino del libro usato con angolo per i bambini.19,00 Apertura stand gastronomico20,00 Balli di gruppo21,15 Quizzone (con intervallo della scuola di Salsa cubana) 23,00 Mojito e balli

DOMENICA 26 giugno08,00 S. Messa11,30 S. Messa Mercatino libri con angolo bambini aperto intera giornata12,15 Aperitivo MCL in piazza14,00 Caccia al tesoro per il paese (Iscrizioni al bar MCL)18,30 “Stasera (non)mi butto” Aperitivo d-ECO-rato per i bambini con pupazzi in materiale riciclato, a cura di MCL e Mo.Mè19,00 Apertura stand gastronomico21,00 Scuola di musica moderna

LUNEDÌ 27 giugno18,30 S. Messa19,00 Vespri20.30 Serata insieme al Circolo M.C.L. con cocomero e melone; stand birra a cura dei Bassi,

MARTEDÌ 28 giugno18,30 S. Messa19,00 Vespri20,30 Finali Torneo Oratorio’s Cup: stand birra a cura dei Bassi, melone e cocomeri a cura dell’MCL

MERCOLEDÌ 29 giugno19.30 S. Messa solenne del Patrono20.30 Cena a buffet in piazza21,00 Gruppo di musica Reggae Stand con i giochi di una volta a cura dell’Avis

Festa del Santo Patrono - San Pietro29 Giugno

Nelle serate di sabato, domenica e mercoledì saranno presenti in piazza Catechisti lo Stand birra a cura dei Bassi, le Crepes a cura del gruppo delle Creperine, il bar-moijto a cura dei Giovani.Ci sarà poi il Mercatino dei Libri usati, il banchetto della Caritas e lo stand espositivo del gruppo catechisti.