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Andrea Brugnoli Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo: vicende istituzionali e tracce materiali [A stampa in «Annuario storico della Valpolicella», (1999-2000), pp. 25-48 © dell’autore – Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”, www.biblioteca.retimedievali.it].

Brugnoli Il castrum e il territorio di san Giorgio · signorile a cespite per i ceti urbani ha lasciato traccia documentaria importante non solo nella ricostruzio-ne delle vicende

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Andrea Brugnoli Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo:

vicende istituzionali e tracce materiali

[A stampa in «Annuario storico della Valpolicella», (1999-2000), pp. 25-48 © dell’autore – Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”, www.biblioteca.retimedievali.it].

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Centro di Documentazioneper la Storia della Valpolicella

Annuario Storicodella Valpolicella

1999-2000

1999-2000

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Annuario Storico della Valpolicella

Direzione e redazioneCentro di Documentazione

per la Storia della Valpolicella

Sede: Viale Verona, 27 (c/o Biblioteca Civica)Fumane (Vr)Recapito: Via Vajo, 17 - 37022 Fumane (Vr)

DirettorePierpaolo Brugnoli

RedattoriCristina Bassi, Andrea Brugnoli,

Alfredo Buonopane, Giovanni Castiglioni,

Libero Cecchini, Giorgio Chelidonio,

Bruno Chiappa, Valeria Chilese, Marianna Cipriani,

Giannantonio Conati, Giuseppe Conforti,

Pio Degani, Massimo Donisi, Silvia Ferrari,

Maria Paola Guarienti, Stefano Lodi,

Emanuele Luciani, Renzo Nicolis,

Uranio Perbellini, Marina Repetto, Paolo Rigoli,

Luciano Rognini, Giuliano Sala, Luciano Salzani,

Arturo Sandrini, Gigi Speri, Michele Suppi,

Sergio Testi, Flavia Ugolini, Gian Maria Varanini,

Giovanni Viviani, Silvana Zanolli

Segretaria di redazioneSilvia Marchi

Progetto grafico e impaginazioneTita Brugnoli

StampaTipolitografia «La Grafica»

Vago di Lavagno (Vr)

Autorizzazioni ArchivisticheI documenti custoditi all’Archivio di Stato di Verona sono stati riprodotti su concessione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali n. 14/00 del 20/10/2000,prot. 2176/ix-43.

1999-2000

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1. La documentazione relativa a San Giorgio

Relativamente scarsa è la documentazione inerenteSan Giorgio, nonostante la sua rilevanza nel medioe-vo come castrum e sede plebana. La dipendenza dal-l’autorità comitale e dalla chiesa vescovile – attraversoalterne vicende – se da un lato ci illustra l’importanzaattribuita al controllo di questa sede, dall’altro ci ponedi fronte a enti che non hanno lasciato archivi relativial periodo altomedioevale.

Se tralasciamo per il momento le fonti archeolo-giche, tra le quali possiamo annoverare anche la ce-leberrima iscrizione del ciborio1, la prima documen-tazione risale al secolo. Sebbene non numerosaquesta è sufficientemente significativa da permetterecomunque di delineare non solo le vicende di questosecolo, ma anche di risalire ad alcuni elementi struttu-rali precedenti, anche grazie all’intrecciarsi della do-cumentazione concernente la pieve, il cui territoriocoincide con la curia del castrum2.

Il successivo passaggio al controllo del Comune cit-tadino non amplia questa rarefatta documentazionelungo il secolo – anzi l’accentua –, né la Fattoriascaligera, i cui possessi in loco sono attestati attraversomenzioni di confini3, ha lasciato documentazione, senon tramite gli atti di vendita del suo patrimonio in

periodo Visconteo e Veneziano presenti in archivi pri-vati. Della Fattoria scaligera non si sono comunquerintracciati atti riguardanti l’area in questione, avendoquesta nel corso del e secolo perso rilevanzaeconomica e motivo di interesse da parte di privati,che investono preferibilmente nella zona a valle o amonte di San Giorgio. È il caso, per esempio, della fa-miglia Trivelli4, i cui possedimenti sono attestati a SanGiorgio alla fine del Trecento, ma che riserva le mag-giori attenzioni in Valpolicella verso beni a SantaSofia, occasionalmente a Sant’Ambrogio ed eventual-mente verso i terreni pascolivi di Breonio: questi pro-vengono appunto da una vendita della Fattoria scali-gera avvenuta nel e confluiscono in un momentosuccessivo nei beni Trivelli5.

Un caso particolare è quello di una decina di docu-menti, del secolo, presenti nell’archivio di San-t’Anastasia, in parte di provenienza del Capitolo deiCanonici.

Relativamente cospicua invece la documentazionelungo il secolo concernente le decime di San Gior-gio spettanti alla chiesa vescovile, attraverso gli atti diinvestitura a privati conservati nei registri della MensaVescovile. Il passaggio di questa istituzione da redditosignorile a cespite per i ceti urbani ha lasciato tracciadocumentaria importante non solo nella ricostruzio-ne delle vicende di famiglie emergenti che vengono di

Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo:vicende istituzionali e tracce materiali*

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2. Vicende istituzionali del castrume della pieve di San Giorgio nel territorio della Valpolicella (xi-xiii secolo)

a) La curia di San Giorgio tra xi e xiii secoloLe vicende istituzionali del distretto di San Giorgio

tra e inizio del secolo sono state illustrate am-piamente da Andrea Castagnetti7: ci si soffermerà per-tanto soprattutto sugli aspetti dell’insediamento e del-l’inquadramento di questo nel contesto territoriale ein relazione con le signorie che su questo territorioesercitarono la loro giurisdizione.

Il distretto di San Giorgio venne sottratto alla giu-risdizione ordinaria del conte di Verona e assunto di-rettamente dal marchese della Marca di Verona e ducadi Carinzia in un momento imprecisato, anterior-mente all’ secolo: questo per l’importanza strategicadel luogo che, assieme alla Gardesana, anch’essa diret-tamente sottoposta alla giurisdizione dell’Impero, ga-rantiva il controllo della valle dell’Adige al suo sboccoverso la pianura Padana.

La forte presenza dell’autorità pubblica spiega an-che la minore frequenza di castelli signorili nella parteoccidentale della Valpolicella, allora valle Provinianen-sis, rispetto alla parte orientale, allora valle Veriacus8.Gli altri casi conosciuti si limitano infatti al castrum diMonteclo, attestato nel e ceduto dagli abitanti almonastero di San Zeno9; al castello di Fumane (),infeudato nel dal vescovo di Verona a sei abitantidi Fumane10; a Castelrotto (), sempre sotto il con-trollo dell’autorità comitale11. Arcè, Valgatara e Fraga-rium (presso Semonte) sono citati molto tardi, rispet-tivamente nel , e , e il loro ambito non è

queste investite, ma anche in funzione della ricostru-zione dell’organizzazione del territorio, soprattutto inassenza di altre fonti documentarie. Nel caso di SanGiorgio si tratta di decime relative a singoli terreni o aun’area (decima de Somisia) o che sono legate al nomedi una famiglia (decima Nobilis de Monzibechis, origi-naria della zona di Dolcè)6.

Il quadro complessivo della documentazione sem-bra comunque seguire la crescente marginalità istitu-zionale ed economica del territorio di San Giorgiouna volta entrato nell’orbita del Comune cittadino,persa la funzione di centro castrense e con la suddivi-sione della curia nelle pertinenze di San Giorgio, San-t’Ambrogio, Mazzurega e Gargagnago: sono le ultimetre che conoscono un maggiore sviluppo nei secoli fi-

nali del medioevo e nella prima età moderna.

26 Andrea Brugnoli

Veduta di San Giorgio

da est. Il territorio

corrispondente alla fratta

del castrum risulta

attualmente terrazzato.

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caratterizzato da una giurisdizione signorile12, costi-tuendosi come castelli “comunitari”. La minore pre-senza di castelli in questa zona è ancora più significa-tiva se si considera il settore estremo, da San Giorgioalla Val d’Adige, per il quale non vi sono altre attesta-zioni, se si eccettua quella del castrum Crearolis nel, che resta isolata13.

Nel corso dell’ secolo della curia di San Giorgiovengono investiti il conte di Verona e il vescovo, chene investono a loro volta il capitaneus veronese Erzo.Tra il e il Alberto Tenca, figlio del defuntoErzo, e Guglielmo, figlio del defunto Guglielmo, allapresenza del vescovo e del conte e con la loro appro-vazione concludono una convenzione con gli abitantidel distretto, rappresentati dal gastaldo e da alcuniuomini di diverse località – Ponton, Mazzurega, Cor-

gnan – tutti appartenenti alla pieve di San Giorgio e agenti per sé e per i loro vicini della pieve e della curia, riguardante principalmente i tributi di naturapubblica che erano soliti corrispondere al conte e alvescovo: il fodro, l’ospitalità e il bannum. È da sotto-lineare, come rileva Castagnetti, «l’impressione di es-sere sì in presenza di una comunità rurale soggetta asignori, ma ben conscia della propria forza, della pro-pria tradizione e, soprattutto, di un collegamento di-retto con il potere pubblico – e quindi anche protezio-ne – effettivo fino al secolo precedente, non tuttaviadimenticato»14. Alla morte di Alberto Tenca, circa nel, la famiglia degli Erzoni declinò rapidamente e lasignoria su San Giorgio ritornò direttamente al contee al vescovo.

Nel il conte Sauro concesse per un censo di denari all’anno la sua metà dei diritti al vescovo e po-chi mesi più tardi questi si recò a tenervi il placito generale, dove elesse alcuni iurati di San Giorgio,Ponton e Mazzurega, affinché dichiarassero i dirittidel signore e della comunità, che vennero posti periscritto, relativamente alla tenuta del placito, al ban-num, ai tributi da corrispondere, al mantenimento ealla residenza nel castello e all’uso dei beni comuni.

L’ultima attestazione relativa alla giurisdizione delvescovo sul distretto di San Giorgio è del . Gli sta-tuti cittadini del riportano che il vescovo Ade-lardo aveva contratto una serie di convenzioni conmolte comunità rurali del Veronese – tra cui SanGiorgio – concedendo loro diritti giurisdizionali.In realtà i diritti maggiori di giurisdizione passavanoal Comune cittadino, rimanendo alle comunità solo i diritti minori, di carattere prevalentemente econo-mico15.

27Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

Veduta di San Giorgio

dal dosso di Sonisia.

A monte dell’antico abitato,

l’area del Casteion,

occupata in parte

dal cimitero.

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Crearolis, «non acipiente feminam neque hominemde masnata in matrimonio et abitantem in SanctoÇorço». Nel sempre Alberto dà in locazione per-petua a «Facium filium Bonore de Montaloni de locoSancti Çorçii» beni in Caranova, Seizano, Goi, Casale.Le clausole di pertinenza riportano solo il consuetodivieto di vendita a persone legate ad altri enti, questavolta senza la specificazione della residenza all’internodel plebato16.

Dunque il passaggio della giurisdizione dal vesco-vado al Comune, avvenuta nell’intervallo tra il ela fine del o inizio del (anno della morte diAdelardo)17, deve avere fatto sentire la sua effettivaportata nella documentazione con un certo slittamen-to nel tempo, se ancora nel il Capitolo dei cano-nici si preoccupa della residenza all’interno del pleba-to dei titolari di locazioni, con probabile riferimentoagli obblighi giurisdizionali che questo comportavaverso il vescovado.

b) La Pieve di San GiorgioLa coincidenza tra circoscrizione plebana e distret-

tuazione signorile di San Giorgio lascia supporre cheil territorio della pieve si sia ordinato su quello civile,probabilmente nel corso del o secolo, al momen-to del passaggio al diretto controllo dell’Impero suSan Giorgio18.

I documenti dell’ e secolo (, e )19

presentano un clero residente, probabilmente compo-sto da membri, vivente secondo le regole della vitacomune e con una scola con proprio magister. Nel

la composizione del clero plebano risulta di cinquepreti, un diacono, due magistri, quattro chierici: dodi-ci membri a cui si aggiunge l’arciprete.

Una traccia di questo passaggio di giurisdizionipuò essere scorta nelle clausole di due contratti agrari.

Nel Alberto, arciprete della chiesa veronese,con il consenso degli altri canonici investe in locazio-ne perpetua Inganarello de plebatu Sancti Çorçii di be-ni in hora Turbe, Cornoforao, Novae, Casalo e Villa. Leclausole che autorizzano la vendita dei terreni locatispecificano «vendat cui voluit habitando in plebatu»,a cui segue il consueto divieto per famuli, servi, uomi-ni di masnata o comunque persone legate ad altri en-ti. Nel lo stesso Alberto concede in locazione aGodus «de Sancto Çorço», «qui stat in hora Fontane»beni in pertinentia Sancti Çorçii in ora Meiare, adMurum altum, in Casale, in ora Fontane, ad castrum

28 Andrea Brugnoli

Mappa del xviii secolo

relativa al territorio

e all’abitato di San Giorgio:

si noti la forte presenza

di beni comuni indivisi

(Archivio privato Verità,

Verona).

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Il primo documento riportato da Castagnetti atte-stante la pieve di San Giorgio, attraverso la menzionedei fratres della scola de plebe Sancti Georgii, è del .Ma l’attestazione della presenza di forme di collegia-lità di chierici a San Giorgio, oltre che dall’iscrizionedel ciborio, potrebbe venire – sebbene solo a livello diipotesi – dal testamento del visdomino Dagiberto del. Nella dotazione di beni di uno xenodochio inVerona da lui fondato, Dagiberto stabilisce che «om-nes proprietates meas in valle Provinianense ubi dici-tur Maioraga ibidem per ceteras locas […] deveniantmedietatem in pretaxatum xenodochium meum etalia medietatem in scola sacerdotum plebis SanctiGeorrii»20.

Forchielli colloca questa pieve fuori del territorioveronese sulla scorta di un documento del 1027 che cita beni «in loco ubi dicitur Trecenta et in loco quidicitur Figarolo infra plebe Sancti Georij»21: ma la po-sizione dei beni in Mazzurega ci sembra possa far ri-prendere in considerazione l’identificazione con lapieve di San Giorgio di Valpolicella, già indicata peral-tro dal repertorio delle pergamene dell’Archivio delCapitolo dei Canonici stilato dal Canobio22.

3. L’organizzazione del territorio e le strutture dell’insediamento nel distretto di San Giorgio tra xii e xv secolo

a) L’organizzazione del territorio: la tecnica ubicatoriaCon il passaggio alla giurisdizione del Comune cit-

tadino il distretto di San Giorgio conosce, seppurecon tempi abbastanza lunghi conclusi solo alla finedel secolo, una riorganizzazione complessiva delterritorio.

Dopo il l’estesa curia risulta divisa nelle perti-nenze di San Giorgio, Gargagnago, Sant’Ambrogio,Mazzurega. Sono queste le indicazioni che vengonofornite per indicare l’ubicazione di case e terreni nelcorso di e secolo e al loro interno la localizza-zione avviene, con maggiore regolarità nel corso deglianni fino a essere costante nel secolo, per contratao hora.

La nostra attenzione si focalizzerà dunque sullapertinenza di San Giorgio, facendo riferimento even-tualmente alla documentazione dei secoli precedenti,anche in relazione agli insediamenti.

29Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

Particolare della stessa

mappa con l’abitato

di San Giorgio.

A nord l’area inedificata

del Casteion; a est

il tracciato di una strada

che conduce a una preara

e che segue probabilmente

il corso delle mura

del castrum.

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momento che viene appunto utilizzato all’internodello stesso documento per tutte le località citate, an-che in assenza di insediamenti.

L’area dell’abitato fino agli inizi del Duecento vieneindicata come castrum (: in castro Sancti Zorzii)28;dopo questa data non viene più indicata come tale,ma attraverso l’uso di toponimi che contraddistin-guono diverse aree al suo interno con l’indicazioneusuale di hora. In un solo caso viene utilizzato il ter-mine villa (: in villa Sancti Georgii Vallis Pulicelle)per indicare l’ubicazione di terreni con case all’inter-no dell’abitato29.

b) L’insediamento a cavallo tra xii e xiii secoloRispetto al restante territorio della Valpolicella, do-

ve l’insediamento appare diffuso per piccole contrade,nella pertinenza di San Giorgio esso sembra rimaneresingolarmente compatto anche nel corso del e

secolo. Nei secoli precedenti non mancano menzionidi insediamenti sparsi, tra cui alcuni casali – che co-munque non indicano necessariamente la presenza diabitazioni, ma piuttosto di unità di conduzione agri-cola – (casale q.d. Alexandri, a. e casale Arçeri, a.) e altri insediamenti documentati dalla prove-nienza di alcuni testi o confinanti (Cikerio de Caren-zano, a. ; Gilbertus de Caranzano, a. , Godus deS. Çorço «stat in hora Fontane», a. ). Ma nelle lun-ghe elencazioni di terreni oggetto di vendite o soggettia decima quelli che presentano case si concentranotutti all’interno dell’abitato di San Giorgio, dove si ri-conoscono diversi microtoponimi: Platee, Corubiolo,Seno sive Corubiolo, Cengello. Solo nel troviamouna menzione di una domus murata con ara e orto eun terreno «cum una porta coperta de cuppis» a

Se i documenti del secolo presentano ancorauna certa varietà nella localizzazione che si presentaanche all’interno dello stesso documento (ubi dici-tur/in hora/in/loco ubi dicitur/ad: a.

23; in loco/sortein contrata/ora: a.

24) e nella stessa definizione diSan Giorgio e del suo territorio (plebatico Sancti Çor-çii: a. , a. , a. ; pertinentia plebatici SanctiGeorgii: a. ; in pertinentia Sancti Çorçii: a. , a., a. , a. ; de loco Sancti Çorçii: a. ; incurte Sancti Georgii: a. )25, oltre alla definizionedell’ambito del territorio (Caranova viene indicata inpertinentia Sancti Çorçi: a. , ; ; in plebaticoSancti Çorçi: a. ; in villa/pertinentia Galgagnagi, a., , )26, tra la fine del Trecento e i primi delCinquecento la tecnica ubicatoria dei documenti rela-tivi al territorio di San Giorgio risulta essere stabiliz-zata nella sua definizione territoriale e nell’organizza-zione interna con costante riferimento per pertinentia(primo livello) e hora o contrata (secondo livello). Lelocalità che nel sono indicate con il riferimento aloco/ora/sorte/contrata vengono tutte uniformate nel in hora; e la stessa dipendenza data dalla formula-zione «in sorte Casteioni, in contrata Osse» risulta poidistinta nei toponimi ora Casteioni, ora Osse.

I termini contrata/ora vengono utilizzati con rego-larità all’interno dello stesso documento per diverselocalità e indifferentemente tra documenti diversi inriferimento alle medesime località, con prevalenza peril termine hora, dal momento che contrata è utilizzatoin tre investiture di decima, tra loro dipendenti (;; )27. Si tratta indubbiamente di diversi usi no-tarili di termini che appaiono come sinonimi. Al ter-mine contrata non sembra debba essere attribuitol’attuale significato di nucleo insediativo minore, dal

30 Andrea Brugnoli

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Scecengie, località da collocare sotto la cengia nellavalle del vaio Fontana. Altre menzioni di insediamentinella curia di San Giorgio nel corso del Duecento eTrecento riguardano località a valle, che saranno poicomprese all’interno delle pertinenenze di Sant’Am-brogio (Canova, Corgnan, Domegliara) e Gargagnago(Giare, Monteleone, Formicare, Seiçano, Arçeri)30.

Se questi dati sono probabilmente non esaustividella situazione, e anche in parte condizionati dallaparticolarità della documentazione rintracciata – sitratta soprattutto investiture di decime –, l’impressio-ne complessiva, emergente anche dal confronto con lacorrispondente documentazione delle pertinenze li-mitrofe (Gargagnago, Sant’Ambrogio, Mazzurega) giàrientranti nella curia di San Giorgio, è quella di unterritorio che non conosce per questi secoli un’espan-sione economica e insediativa, ma piuttosto una fasedi riorganizzazione interna.

L’esercizio del controllo della signoria fino al

secolo aveva cercato di concentrare l’insediamento ele attività all’interno del castrum attraverso l’obbligodi possedervi casa e di immagazzinamento. I patti del tra la comunità locale e il vescovo imponevanoinfatti di «habere domum in castro Sancti Georgii etincanevare et incastelare in eo», e inoltre ponevanocome clausola per la vendita di case il mantenimentodella proprietà di almeno una casa o l’impegno a co-struirne un’altra31.

Se le intenzioni della Chiesa vescovile puntavanoevidentemente al mantenimento del controllo su unacomunità attraverso lo strumento del castrum e degliobblighi annessi, le precisazioni lasciano vedere qualedoveva essere già in questo momento la direzione in-trapresa dalla comunità della curia di San Giorgio. Il

venire meno di questi obblighi, avvenuto probabil-mente con il passaggio al Comune cittadino, deveaver dato definitivo impulso a quelle forze centrifu-ghe che erano sicuramente presenti già nel mache avevano finora trovato dei limiti alla loro espres-sione.

Non è San Giorgio un caso isolato: l’evoluzionedell’insediamento nel territorio veronese tra e

secolo conosce anche altrove questo slittamento versocentri di fondo valle, con la perdita, parziale o anchetotale, di importanza e di centralità delle strutture in-sediative medio-alto collinari, come Azzago e Roma-gnano o, per restare a un territorio più vicino, Bure32.

c) Spunti per le vicende dell’insediamento tra xiv e xv

secolo dalle fonti fiscali e dalle visite pastoraliUn quadro complessivo sebbene sommario può

essere fornito dalla ripartizione delle quote d’estimodelle comunità rurali della Valpolicella tra e

secolo, sia per l’evoluzione relativa alla singola comu-nità di San Giorgio che per il confronto con quelle li-mitrofe, già appartenenti alla medesima curia.

L’analisi delle cifre d’estimo di San Giorgio vede ilpassaggio da una quota di soldi nel a soldi nel-, per scendere ulteriormente a soldo nel e a due denari nel , con una lieve ripresa nel ( denari) e nel ( denari)33. Queste possonocomunque essere considerate cifre indicative non cer-to dell’insediamento, ma genericamente della capacitàcontributiva di San Giorgio, tra l’altro tra loro nonsempre omogenee. Le cifre d’estimo totali del periodo- sono infatti inferiori ( l.) rispetto alleprecedenti ( l.): fatte le debite proporzioni le ulti-me cifre potrebbero essere innalzate a denari, , de-

31Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

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d) I toponimiLa collocazione dei terreni nella pertinenza di San

Giorgio avviene dunque per riferimenti a contrata/ho-ra: si tratta di una fitta maglia all’interno del territo-rio, che prende nome molto spesso dalle condizioni

nari e poco più di , cioè soldo, riassestandosi ai va-lori del . Le corrispondenti cifre d’estimo di San-t’Ambrogio, Gargagnago, Mazzurega, Ponton sonosempre anche considerevolmente maggiori e il rap-porto tra quelle di San Giorgio e quelle di Sant’Am-brogio risulta scendere da , nel a , nel

e risalire a , nel .Il mancato mantenimento di una funzione centra-

le del nucleo castrense, per la pertinenza di San Gior-gio, sembra essere dettato dal carente sviluppo in locodi attività economiche significative che trovano inveceriscontro nelle località a valle (Gargagnago, Sant’Am-brogio, Ponton) e a monte (Cavalo, Mazzurega, Mon-te): ma l’evoluzione nei secoli non può certo essere risolta attraverso questi scarni dati.

Le stesse vicende della pieve nel corso del seco-lo sembrano indicare una tendenza centrifuga – purnel mantenimento di specifiche funzioni plebane aSan Giorgio – da parte delle cappelle dipendenti diVolargne, Ponton e Monte34, fino allo stesso trasferi-mento della residenza dell’arciprete a Sant’Ambrogioche segna un significativo venire meno della funzionecentrale dell’abitato e della pieve di San Giorgio ri-spetto al territorio dell’antico distretto. Negli atti dellavisita pastorale di Ermolao Barbaro del essa vie-ne detta «in montibus sita, et distat per unum miliareab habitationibus»35, sottolineando una gerarchia resi-denziale del territorio che pone San Giorgio quasi aldi fuori della scala di valore.

Le successive visite di Gian Matteo Giberti possonofornire degli elementi circa il risultato di questo per-corso: nel dipendono dalla cappellania di Cavalo(con Monte) persone, per Mazzurega, perSant’Ambrogio e per San Giorgio36.

32 Andrea Brugnoli

In questa pagina.

Il territorio di San Giorgio

dal catasto napoleonico

(ASVr).

Nella pagina accanto.

A sinistra. Particolare

del territorio attorno

a San Giorgio dalla stessa

mappa.

A destra. Particolare

dell’abitato di San Giorgio:

è ancora visibile

una precisa distinzione

tra il nucleo edilizio

della pieve e gli edifici

a nord e a sud di questa

e la forte presenza di spazi

non edificati. Nell’area

del Casteion è stata

spostata la sede cimiteriale.

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ambientali, siano esse fisiche o della vegetazione, odalla viabilità. Una parte di questi sono ancora facil-mente identificabili attraverso la cartografia ottocen-tesca che ne mantiene la denominazione, e altri sonotuttora in uso corrente; altri ancora possono essere

posizionati attraverso alcuni riferimenti contenutinella documentazione.

Il centro abitato viene contraddistinto al suo inter-no nell’ora Platee, evidentemente l’area attorno allapiazza della pieve, confinante, probabilmente a nord

33Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

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Sempre nei pressi del Castelion è l’ora Ose/Osse(: «in sorte Casteioni, in contrata Osse»)44, mentreun’unica citazione abbiamo per l’ora Castelli: non èpossibile dire se si tratti di una variante di Castelione ose si indichi un’area da questa ben distinta, all’internodella vera e propria cinta muraria del castrum, che daltutto ha preso nome45.

Lungo l’attuale vaio della Fontana si può localiz-zare innanzitutto il toponimo Fontana46, mentre lavalle è detta di Carenzano, dall’abitato citato già nel secolo47. Nella parte superiore della valle, legata albosco di uso comune, è l’ora de la Selva, collegata al-l’abitato attraverso la via comunis per quam itur adSilvam48, riportata nella cartografia ottocentesca comevia detta della Selva. Tra il corso del progno che dise-gna la valle Carenzani e la cengia che domina il latodestro della valle è da localizzare Scecengle/Sozengle49

(<sub cengla), mentre nel dosso sovrastante, detto an-cora nell’Ottocento dosso di Somigi, è da riconoscerela località Somisia/Sonisia/Somiunga50, forse ricollega-bile a una decima (decima de Sonisia)51. A sinistra del-la valle di Carenzano il dosso di Solane, con il quale vasicuramente identificata l’ora omonima52, scende ver-so il vaio Ragninus/Raginus il quale delimita a est, ap-pena a sud dell’abitato, l’ora Ragnino53.

Altri corsi d’acqua, probabilmente minori, sono ilvaio Proraghe54 (; ) e la vallis Salgarola55 con laFontana de Salgarolo56.

A sud di San Giorgio l’ora Pizoli57, al confine con lapertinenza di Sant’Ambrogio (terreni in ora Pizole so-no detti in pertinenza di San Giorgio e di Sant’Am-brogio) e l’ora del Monte58.

Vengono indicate dalla documentazione molte al-tre località, la cui identificazione potrebbe risultare

all’incrocio tra la strada detta della Fontana e la stradadetta della Torazzina con la via della Piazza (secondole indicazioni della cartografia ottocentesca), con l’oradel Corubiolo/Corubium (: hora Platee ubi diciturCorubium; : ora del Corubiolo in villa Sancti Geor-gii), e l’ora del Seno (: ora del Seno sive Corubio-lo)37. Confinante con quest’ultima risulta l’ora delCengello38 (forse vicino alla piccola cengia che delimi-ta l’elevato a nord del paese), sempre che il Coru-bium/Corubiolum non debba essere posizionato al-l’incrocio meridionale della via della Piazza con lastrada d’accesso meridionale all’abitato, nel qual casoil Cengello potrebbe essere identificato con le abitazio-ni a ovest della via, poste sopra la cengia che delimitail lato occidentale del castrum; in questo caso, però,più che a un quadrivium ci troveremmo di fronte a untrivium.

Un’area che appare dotata di tracce di strutturemurarie non è identificabile con certezza attraverso ladocumentazione, ma è ipotizzabile si tratti della parteelevata a nord dell’abitato, attualmente occupata dallasede cimiteriale. L’area è detta del Castelion/Castion39

ed è confinante con l’ora Spinonche/Spinuncle (;: ora Casteione sive Spinonche)40: quest’ultimo po-trebbe derivare da spinus – ma è indicazione troppoincerta – e indicare un’area scoscesa lasciata incoltaper motivi difensivi, similmente all’ora de la Frata/dele Frate i cui terreni confinano da un lato con il mu-rum castri41, e la vicina ora de Panizuola42, confinantepur essa con il murum castri da un lato e dall’altro conil vaio Ragnino. Forse nella stessa area potrebbe esserecollocata l’ora de la Tore43, che darebbe il nome alla viadetta della Torazzina, come è riportata dal catasto au-striaco.

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dal confronto con la microtoponomastica orale tutto-ra in uso. Alcune fanno riferimento a condizioni fisi-che (Cengie59, Campiplani60, Campinovi61, Campomel-lo62, Vagimontis63, Costa64, Arostanelle65, Ponsaoro66) oalla vegetazione (Fontana de Salgarolo67, vallis Salga-rola68, Brochi69, Fraxenello70, Mandolarii71), a dirittid’uso (del Comuno72), e alla viabilità (Crosara73, Cru-cis74, Croxarie del vagio75, Cairole/Calioli/Caleole76); al-tre sono più generiche (Zenadro77, Chiare78).

e) Uso agrario del territorioDalle numerose investiture di terreni soggetti a

decima emergono terreni coltivati con varietà al lorointerno, alternando arativi con vigne, olivi, e la pre-senza saltuaria di prati, noci e altri alberi da frutto, acui non sono estranee parti incolte, vegre o boschi79.

All’interno del territorio di San Giorgio non sem-brano emergere aree maggiormente specializzate ovocate a qualche coltivazione particolare. Qualchetraccia può rilevarsi nella maggiore presenza di asso-ciazione dell’arativo con vigne e olivi nelle località diFraxenevole, Castelione, Sonisia e Sozengla, e per l’oraOsse l’arativo con olivi. L’unica presenza significativarisulterebbe il bosco, non tanto per la frequenza del-le menzioni – circa un decimo sul totale dei terreni riscontrati, spesso unito ad aree coltivate – quantosemmai per l’estensione, dai ai campi, di alcuniterreni con la presenza di bosco nelle località Sozenglae Sonisia, rispetto a una media che rimane sempre tra e campi.

Sono evidentemente aree ai limiti dell’incolto, at-testato proprio dai confini con la Silva e dai dirittidei coloni della selva. L’area doveva essere suddivisain quote di diritti d’uso (colonelli), che alla metà del

Quattrocento risultano essere goduti in forma esclu-siva: la metà di un colonello in ora della Selva, con-finante con la Prosa e Costa, viene venduto nel daun abitante di Mazzurega80. Terre boschive di pro-prietà Alighieri alla fine del Quattrocento, sulle qualisono attestati interessi di residenti in Mazzurega, figu-rano pure in contrada della Selva81. Si può forse colle-gare a quest’area la silva Sancti Çorçii attestata primadel di diritto dei vicini di San Giorgio82.

Ampia area incolta è pure attestata alla Fratta: l’a-rea tra il castrum e il vaio Ragnino appare effettiva-mente ancora non frazionata nel Settecento, mentrenel catasto napoleonico risulta, per la parte che riferi-va ai beni comuni di San Giorgio, divisa in numerosiappezzamenti.

Non mancano terreni direttamente confinanti conil corso dei progni: se in alcuni casi questi sono utiliz-zati evidentemente per delimitare un’area boschiva, visono pure menzioni di terreni coltivati.

4. La struttura materiale del castrume dell’abitato

a) Il castrumLa mancanza di una continuità di documentazione

relativa a San Giorgio, per le fasi antecedenti e se-guenti il secolo, permette solo una visione sostan-zialmente statica, soprattutto per la parte riguardantele strutture materiali del castrum e la loro funzione edestinazione. Ci troviamo di fronte a norme (alludia-mo ai patti del ) riguardanti la struttura di un ca-stello di deposito e di residenza proprio nel momentoin cui questa funzione sembra entrare in una crisi non

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prati» nella cartografia ottocentesca, a indicare i terre-ni soprastanti che costituiscono una zona in buonaparte non edificata e lasciata evidentemente libera daimpedimenti visivi. Il lato meridionale segue un an-damento semicircolare, adattandosi alla conformazio-ne del declivio, lungo il tracciato di un muro recente,che probabilmente ricalca quello delle mura del ca-strum. Il lato settentrionale, che risulterebbe quellomaggiormente esposto, viene protetto da un’altura,attualmente occupata dal cimitero.

Mura del castrum sono ancora citate nel corso del e all’inizio del secolo, delimitanti il confine diterreni posti lungo il versante destro del vaio Ragnino:«De una parte murus castri Sancti Georgii, de alia va-sus aque Raginus»84.

L’accesso al castrum nel secolo avviene attra-verso più porte, la cui collocazione è solo ipotizzabilesulla base della viabilità dei secoli scorsi, che sembrasuggerire un accesso meridionale per chi proveniva daGargagnago e Sant’Ambrogio, e un altro a nord, chepermetteva l’ingresso dalla via della Selva (e quindi indirezione di Cavalo) e dalla strada per Mazzurega at-traverso la via della Torazzina costeggiando l’alturadell’attuale cimitero. Un terzo accesso sembra esserepermesso a occidente per collegare la via della Fon-tana attraverso la strada sotto ai prati.

Il patto del tra la comunità della curia di SanGiorgio e il vescovo stabilisce che «unicuique portecastri debent stare duo portenarii vicinorum», il cuivitto è a carico del vescovo «secundum quantitatemdiei». Un accesso è comunque sentito come princi-pale: l’area interna del castrum, per la quale vigonoparticolari norme di ordine pubblico, viene definitaattraverso il riferimento «a ponte Venti intus et a por-

rilevabile nei suoi tempi e nelle sue modalità duranteil corso del Duecento e Trecento. Le sporadiche trac-ce lungo il Trecento e Quattrocento, in cui il castrumcome tale ha perso la sua finalità, soprattutto in rela-zione con gli abitati a valle, lasciano solo intravederetracce materiali di abitazioni, di muraglie e di mura,senza permettere di coglierne una relazione funziona-le. O forse è proprio questa assenza il dato emergente,attestato anche dal venire meno del titolo di castrumcon cui l’abitato è regolarmente citato fino all’iniziodel Duecento, e il permanere del solo toponimo diCastellione, sul cui valore di abbandono ci si soffer-merà più avanti.

L’utilizzo dunque di dati provenienti da una docu-mentazione diluita lungo l’arco di più secoli e di di-versa tipologia, siano documenti notarili, toponimi,cartografia recente – con eventuali riferimenti a traccemateriali tuttora rilevabili –, non può dunque con-durre che alla descrizione di un sito geografico e dellasedimentazione dell’intervento umano senza per que-sto pretendere di poterne cogliere le sfumature e leevoluzioni di struttura o funzione.

L’abitato di San Giorgio è edificato su un dosso na-turale, tra le due valli del vaio Fontana a ovest, chescende verso Sant’Ambrogio, e del vaio Ragnino a est,detto anche vaio di Gargagnago. La pendenza ripidadel versante a est costituisce di per sé una valida dife-sa, accentuata dalla presenza di una fratta, cioè di unterreno lasciato ad arte incolto e occupata da una bo-scaglia difficilmente praticabile83. Il versante a ovest,che presenterebbe una pendenza meno accentuata,soprattutto nella parte settentrionale, viene difeso na-turalmente dalla cengia che disegna il limite del ca-strum e sotto la quale transita la via detta «sotto ai

36 Andrea Brugnoli

Nella pagina accanto.

Particolare del territorio

di San Giorgio dal catasto

austriaco (ASVr).

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ta Venti in sursum». All’interno del castrum, oltre allastruttura della chiesa pievana, con l’annesso palatiumepiscopi, sono indicati porticalia che delimitano l’areadi raccolta della vicinia in occasione del placito nel

secolo, che si identifica con l’ora Platee dei secoli e

85. Non appare fuori luogo identificare i basamentidi pilastri emersi negli scavi eseguiti nel novembre del lungo il lato meridionale della pieve con questoportico.

Le abitazioni nella cartografia sette e ottocentescasi addensano in due nuclei principali: il primo è anord della pieve, attorno all’incrocio tra la via di ac-cesso settentrionale che prosegue nella via della piazzae la via sotto ai prati, mentre il secondo è posto all’e-stremità meridionale della via della piazza. La distin-zione tra i due nuclei e la mancata edificazione dellaparte centrale, in prossimità della pieve, è ancora piùevidente nella cartografia del catasto napoleonico del. Il nucleo settentrionale sembra essere quellomaggiormente documentato lungo il e secolo,se la collocazione dei toponimi sopra ipotizzata è cor-retta. La presenza di aree non edificate è attestata dalpatto del , che indica il possesso di «domus vel ter-ram in castro». Non edificata appare fino al Settecentotutta l’area compresa tra la via della piazza e la cengiaoccidentale, denominata «i prati»: le attuali costruzio-ni sono posteriori al .

Il patto del suddivide le misure dei terreniedificati tra quelli inferiori e quelli superiori a cinquepertiche, stabilendo diverse corresponsioni di censi. Ildiscrimine avverrebbe alla misura attuale di circa

metri di lato, se per pertica intendiamo una misura li-neare, come presupposto da Castagnetti, e quindi unasuperficie che potrebbe assestarsi attorno ai metri

37Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

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documenti riportano la presenza di edifici diroccati:oltre alla terra olim casaliva del , l’edificio in oraPlatee del - presenta «muragiis diruptis» euna «coquina coperta de cuppis ruinata», il che po-trebbe far riferire le strutture descritte a un periodoantecedente la redazione degli atti, e testimoniare unasituazione ascrivibile al secolo. Questa documen-tazione di fine - inizi secolo potrebbe dunquefare riferimento a una fase di riorganizzazione dell’a-bitato in seguito alla crisi demografica del Trecento eattestare di riflesso una situazione risalente al periodocompreso tra e secolo.

La presenza di strutture abitative (domus) e di de-posito prevista dal patto del per tutti i residentidella curia propone alcuni interrogativi. Data per as-sodata la presenza di edifici destinati a taberne e bec-carie, che devono fornire un censo annuo al vescovo eal vilicus vicinorum in relazione alle bestie uccise, restada definire la reale corrispondenza tra l’obbligo dipossedervi casa e di immagazzinamento e la presenzadegli abitanti della curia all’interno del castrum e laconseguente impalcatura urbanistica ed edilizia91.

L’estensione del castrum di San Giorgio comportaun numero considerevole di persone per la sua difesa– il solo servizio di custodia delle porte coinvolge al-meno quattro persone – e questo ben si accorda conl’obbligo di avervi casa per tutti gli abitanti della cu-ria, e la stessa necessità di opere di manutenzione nondoveva risultare indifferente. Risulta però insolito perl’area collinare un castrum che comporti il possesso diabitazioni al suo interno per un numero di nuclei fa-migliari che, sebbene non quantificabile, doveva risul-tare dalla somma di ben cinque centri demici (Gar-gagnago, Corgnan, Ponton, Mazzurega, San Giorgio)

quadri, abbastanza ampia rispetto alle medie dei seco-li e

86 ma che potrebbe prestarsi abbastanza benecome limite massimo per gli appezzamenti di catego-ria minore.

Nel terreni edificati vengono dati con la su-perficie di ½, ¾, campo, ovvero da . a . me-tri quadri87. La misura maggiore riguarda una «terracasaliva cum duobus clusis domorum», il che riporte-rebbe la misura di un terreno edificato a ½ campo.Anche se appare eccessivamente forzato paragonaresituazioni così distanti nel tempo, la modalità insedia-tiva è comunque notevolmente rinnovata. La situa-zione del secolo sembra maggiormente vicina aquella attestata dalla cartografia sette e ottocentesca,con terreni edificati inframmezzati a coltivi di variogenere: orti, vigne, olivi, prati. Lo stesso documentoriporta, nella composizione delle terre casalive, «terraprativa et vineis et arboribus fructiferis et non», «area,orto, vineis et ponteziis», «terra prativa», «terra olimcasaliva et nunc cum muraleis», «terra prativa cumcoltivo», «ara et curtivo». Nel e vengono in-dicati «corte, ara et praesello»88.

La struttura degli edifici risulta «murata copata etsolarata» nel -

89; «casaliva cum duobus clusisdomorum murata coppata et solarata», «casaliva cumuna muralea», «casaliva cum domo murata copata etsolarata», «casaliva cum uno torcolaro ab oleo cumomnibus suis apparamentis», «olim casaliva et nunccum muraleis», «cum duobus domibus muratis etcoppatis et muraleis», «casaliva cum domo muratacopata et terazata cum furno» nel

90. Appare dun-que un tessuto di case in muratura quasi sempre a duepiani e all’interno di aree in parte delimitate da mura,se così si può intendere il termine muralea. Entrambi i

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appartenenti alla curia, anche se questa visuale po-trebbe risultare molto ridimensionata se si considerail possesso di abitazioni legato a strutture consortili,anche poco numerose nelle singole contrade. Non sipuò escludere un obbligo di residenza formale, legatoal possesso di edifici non necessariamente residenziali– e al corrispondente pagamento di un censo – e a obblighi di manutenzione (incastelare) e custodia delcastrum e dei diritti annessi (salvamentum castri): ten-tativo di incidere su una realtà insediativa che volge inaltre direzioni e in ogni modo di breve durata, stanteil passaggio alla giurisdizione del Comune nell’arcodel quarto di secolo seguente. Si tratta comunque diuna politica che il vescovado sembra seguire negli an-ni a cavallo tra e secolo verso altri castelli, si-milmente al Capitolo dei Canonici.

Del è l’obbligo di «edificare et facere domos etclaudere et resarcire» nel castello di Grezzana, e di«conducere panem et vinum in suprascriptas domos»;del primo decennio del sono le pene inflitte a per-sone «de hoc quod non levaverunt canevam in castroGrezane»; del i patti tra l’arciprete della cattedralee i vicini di Marzana che debbono restaurare il castelloe «intus edificent domos ad salvandum bona eorum»con l’imposizione nel circa di avere casa nel ca-stello come a Grezzana92. Queste domos ad salvandumbona eorum («nec de suis bonis in ipso castro salvumfacere», riporta sempre il patto di Marzana a proposi-to di famuli alterius) risultano dunque più delle canipeove riporre i raccolti all’interno di una struttura sem-pre meno usata come residenza abituale93.

A strutture di questo tipo deve fare riferimento ilpatto di San Giorgio con il termine incanevare, per lequali è più facile ipotizzare un interesse degli stessi re-

39Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

Particolare dell’abitato

di San Giorgio dal catasto

austriaco (ASVr).

Oltre all’aumentare

degli edifici si noti

il tracciato delle mura

del castrum ancora

identificabile a est

dalla conformazione

curvilinea dei terreni,

interrotto solo nel punto

della precedente preara.

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il , sembra recuperare alcune di queste strutture: iltestamento dello scaligero fa riferimento a più loci for-tiliciarum e loci fortitudinis esistenti in Valpolicella.Non è da escludere, come annota Varanini, «il ripristi-no di qualche altro castello della valle, a parte quellodi Marano, il cui ruolo di preminenza non è in discus-sione»96. La menzione di «castrorum quorumlibet etlocorum fortitudinis mee hereditatis» in Valpolicellalascia comunque intravedere un disegno che, se nonrealizzato pienamente con la creazione di una struttu-ra difensiva articolata, aveva comunque presente altriluoghi fortificati nel territorio.

Il legame di Federico della Scala con San Giorgio èriportato nel testamento dai diritti in loco dei deCunetis, vassalli dell’episcopato a cui egli era suben-trato97.

b) Il CasteionLa documentazione di fine Trecento e Quattrocen-

to indica la località Casteion, che avremmo identifi-

cato con l’altura attualmente occupata dal cimitero,alle spalle dell’abitato.

Il termine Casteion è costituito da castellum con il suffisso -one, che, assieme al più frequente suffisso -acium, assume la connotazione di ‘antico’, ‘rovinato’,oltre che una funzione accrescitiva. Il caso è stato stu-diato in modo particolare per il termine muracium daSettia, il quale ne sottolinea l’estendibilità ad altri ma-nufatti, esplicitamente per castellone: «Ci sono noti al-meno due casi in cui Castellone indica i ruderi di uncastello senza che essi si distinguano per il rilievo delleloro dimensioni»98. Il toponimo è diffuso anche altro-ve nel Veronese: in Valpantena Castilone (a. ); aMezzane Casteglone (a. ); a Mazzurega hora Ca-

sidenti della curia se non gravato da eccessivi oneri, eche vengono comunque utilizzate come strumento dicontrollo da parte del Vescovado. Il caso contempora-neo di Poiano, il cui castello, dapprima tenuto a livellodai vicini, viene da essi rifiutato nel perché le im-pegnative spese di restauro («reficere et confirmare[...] de turre et muro cum petra et calce») non eranopiù compensate dal vantaggio di avere un rifugio vici-no94, può fornire un termine di paragone.

Una volta riscattati i diritti minori dal vescovado,l’utilizzo del castrum di San Giorgio per immagazzi-namento poteva risultare vantaggioso per i residentidella curia, accentuando questa funzione già prevalen-te su quella residenziale. La poca distanza che inter-corre inoltre tra la fissazione dei diritti dell’episcopatoper San Giorgio e Grezzana e il successivo riscatto daparte dei vicini, lascia presupporre che intenzione delvescovado fosse proprio di stabilire per iscritto i pro-pri diritti, più che di farli rispettare in concreto.

Venute meno con il secolo le funzioni legateall’esercizio della signoria, anche con l’emergere degliabitati di valle, si perdono le notizie riguardanti il ca-stello di San Giorgio. Tutti i castelli della Valpolicellaconoscono in questo momento la loro decadenza edi-lizia, più o meno rapida, assieme agli edifici al loro interno: così Capavo, Parona, San Vito, Monteclum,Mazzano. Se si eccettua il castello di Marano (riedifi-

cato nel corso del Duecento e restaurato da Federicodella Scala nei primi decenni del Trecento) e forsequello di Castelrotto, le comunità rurali della Valpo-licella arrivano alla fine del medioevo del tutto im-preparate a eventi bellici, sì da utilizzare all’inizio delCinquecento il campanile della pieve di Negrar per ri-fugio95. La parentesi di Federico della Scala, tra il e

40 Andrea Brugnoli

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steioni (a. ); a Cavalo loco qui dicitur Casteioni (a.); una peschiera detta vallis piscium che confinacon una non identificata vallis Casteionis (a. )99,oltre ad altre presenze nella toponomastica attuale(Castaion-Grezzana, Castion-Caprino). La stessa areadel castello di Marano riedificato da Federico dellaScala è tuttora conosciuta come Castelon.

La documentazione per quest’area in San Giorgioattesta la presenza di terreni coltivati, in un caso conuna muragia rupta, se il toponimo Castello può essereconsiderato solo come una variante e non faccia inve-ce riferimento al castrum. Non risulta perciò, almenoa partire dalla metà del Trecento, un’area occupata da

insediamenti, anche se non si può escludere la presen-za di edifici diroccati, se il termine muragiis deve esse-re interpretato in questo senso.

La documentazione archeologica illustra la presen-za in quest’area di due edifici a pianta quadrata di cir-ca metri di lato con mura larghe poco meno di duemetri, tra loro successivi cronologicamente e delimi-tati da un fossato a sud largo circa metri e profondouno e mezzo, mentre il lato settentrionale è difeso na-turalmente da una forte pendenza.

La totale assenza di ceramica o altri elementi utilinon ha permesso di stabilire cronologie assolute. Que-sta povertà può comunque combaciare con un utiliz-

41Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

Planimetria

delle fondamenta

di due torri nell’area

del Casteion emerse

durante recenti scavi

archeologici, ma già note

nella prima metà

dell’Ottocento

per le ricerche di Giovanni

Richelli riferite

da Orti Manara (disegno

di Alberto Zardini

e David Hosking

per la Soprintendenza

ai Beni Archeologici

del Veneto).

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però tracce di malta, che sembra invece la regola pergli edifici in muratura del periodo, sia dalla documen-tazione archeologica che scritta.

Sempre che non si possa riscontrare una crono-logia toponomastica: il Casteion è attestato nel e secolo assieme all’ora de la Tore, che potrebbe tro-vare corrispondenza nella via detta delle Torazzine nel secolo. Si potrebbe cioè stabilire un passaggio daTore>Torazzine, con uno slittamento, rivelato nell’usodel suffisso -acium, verso una situazione di abban-dono delle strutture. In questo caso saremmo di fron-te a una struttura difensiva di epoca imprecisabile,anteriore comunque al secolo, a cui si sarebbe ag-giunta una torre, la cui menzione nel secolo lasciasupporre essere ancora, se non in uso, non ancorapercepita come degradata. Ma i tempi della topono-mastica non necessariamente coincidono con quellidei mutamenti avvenuti, anzi presentano viscosità ecristallizzazioni molto forti.

c) MuragiisResta infine da spendere una parola sulle muragie,

spesso presenti nella documentazione tra e se-colo prima citata.

Riguardo al suffisso -acium può essere ripetutoquanto illustrato per il suffisso -one relativemente aCastellione. Nello stesso ambito territoriale la contra-da delle Muraglie, riportata dal catasto austriaco, traBure e San Micheletto, si riferisce con ogni probabilitàalle tracce materiali del castello di Monticulum. Que-ste sono citate in un documento del come «mu-raglis [...] in qua petia terre est castrum Burarum»104.

Come nota Varanini, «in più casi tuttavia mural-lia/muragia ha il senso di ‘muro distrutto, ruinoso’

zo non continuo della struttura, destinata a soli finidifensivi, strategici al controllo dell’accesso al castrumaltrimenti facilmente espugnabile, anche se può di-pendere da precedenti interventi di scavo. La presenzadi fondamenta di una torre era infatti già nota nellaprima metà dell’Ottocento, come riferisce GirolamoOrti Manara nel suo studio sulla pieve di San Giorgio:«Poco lungi dall’attual cimitero il signor Giovanni Ri-chelli mi additò un’eminenza, che conserva ancora ilnome di Campo della Torre. Erudita curiosità spinsequell’uomo benemerito del suo paese a tentare unaqualche escavazione, né infruttuosa, perciocché disco-perse alcune solidissime muraglie che presentano lafigura di un quadrato».

«Qui sorgeva probabilmente un castello del qualeera proprietario nel il nostro vescovo veroneseAdelardo», conclude Orti Manara, identificando dun-que questa struttura con il castrum di San Giorgio,con cui concordano dapprima Ettore Scipione Righi equindi Alessandro Da Lisca e Carlo Guido Mor100.

La toponomastica ottocentesca indica la strada checosteggia questo dosso come la strada detta delle To-razzine che ben si addice al sito e che potrebbe colle-garsi con l’hora de la Tore attestato nel .

In mancanza di altri elementi si può solo indicarecome le torri entrino tra gli elementi costitutivi di uncastrum durante il secolo, esportate da un model-lo urbano sviluppatosi nel corso dell’ secolo101; unastruttura analoga e di simile funzione è posta sul de-clivio settentrionale della rocca di Rivoli, a difesa dellato più esposto, ed è stata datata al secolo102; «ca-strum et turris» vengono indicate per il castello diMarano negli anni Settanta del Duecento103. La strut-tura emersa dagli scavi di San Giorgio non presenta

42 Andrea Brugnoli

Nella pagina accanto.

Particolare dell’abitato

di San Giorgio dalla Carta

Tecnica Regionale,

elemento n. 123074

(Sant’Ambrogio

di Valpolicella).

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43Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

e del resto la presenza frequente di queste muragie,ruderi, domus rupte e abbandonate è essa stessa untratto significativo del paesaggio della Valpolicella bas-somedioevale, indizio della intensità dello sfrutta-mento agrario cui furono sottoposti questi territori e dell’incessante evolversi delle realtà patrimoniali,piuttosto che segno di crisi o di abbandono dello spa-zio agrario»105. Nei casi sopra citati all’interno dell’a-bitato di San Giorgio si può forse scorgere anche unastruttura di muro di cinta attorno ad alcune abitazio-ni, come potrebbe indicare anche un caso contempo-raneo a Colognola di una domus murata «de muragiiscircumquaque»106.

Non necessariamente dunque i muragiis/muraleisdi San Giorgio fanno riferimento alle strutture difen-sive del castrum, anche se la presenza di muragia ruptain ora Castelli potrebbe essere ben significativa, so-prattutto se collegata con un documento più tardo,del .

In questa data Gerolamo Negri, arciprete di SanGiorgio, concorda con Marco Pellegrini affinché «ven-ghino rasate fino alli fundamenti certe muraglie diro-cate» presenti su un terreno di sua proprietà, posto difronte alla chiesa, «perché possi d.r. arciprete con ladistrucione di muri render più decorosa la piazza del-la ven. chiesa di San Giorgio [...] potendo anche dettoreverendo d. arciprete servirsi di tanti sassi de dittemuraglie, quanti siino sufficienti per stabilire li muride ditta chiesa o cemeterio della medesima, restandoil restante dei sassi a beneficio e disposizione del su-detto Marcho»107.

Decoro e riutilizzo: sono due termini che danno la misura da un lato di nuove esigenze urbanistiche,dall’altro della continua modifica e trasformazionedell’esistente per adeguarvisi.

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verendo arciprete per segno di gratitudine, dona adetto Marcho tanta terra dalla parte sinistra dellachiesa dirimpetto ditti muri quanta si sufficiente perpiantarvi un moraro a spese rette da dicto reverendoarciprete con che però redificando dicto Marcho, he-redi o sucesori suoi in qualunque tempo, il moraronovamente piantato resti e restar debbi a beneficiodella suddetta ven. chiesa di San Giorgio potendo an-che detto reverendo d. arciprete servirsi di tanti sasside ditte muraglie quanti siino sufficienti per stabilireli muri de ditta chiesa o cemeterio della medesima re-stando il restante dei sassi a beneficio e disposizionedel suddetto Marcho, dovendo anche detto reverendoarciprete far intagliare su li termini suddetti da pian-tarsi due lettere maiuscole M.P. dinotando MarchoPellegrini.

ASVr, Notai, Giuseppe Baietta, b. , fasc.

dicembre Constituto avanti me nodaro et soprascripti testi-

moni il prudente Marcho Pellegrini q. Domenico del-la villa di Sant’Ambrosio iudicando volontariamenteet in ogni miglior modo contenta che dal rev.s.d.Gerolamo M. Negri arciprete di San Giorgio venghinorasate fino alli fundamenti certe muraglie dirocate diragion del suddetto Marcho Pellegrini come herededella q.d. Chiara Borchia sua madre et ciò perché pos-si d.r. arciprete con la distrucione di muri render piùdecorosa la piazza della ven. Chiesa di San Giorgio,dovendo però essere affisi i termini alli muri medesi-mi acioché volendo detto o di lui heredi o sucessoriredificare questi possino ciò fare et all’incontro d. re-

44 Andrea Brugnoli

Note * Il presente articolo nasce su sollecitazione di LucianoSalzani in margine agli scavi effettuati nel nella zona dell’at-tuale cimitero del paese di San Giorgio e a un saggio di scavo sullato meridionale della pieve nel novembre del .

1 Per una panoramica sulle vicende del ciborio si veda P.

Brugnoli, Nuove ipotesi su pergole e cibori, in San Giorgio di Val-policella, a cura di P. Brugnoli e L. Salzani, Verona , pp. -.Per un’analisi storica dell’iscrizione A. Castagnetti, La Valpoli-cella dall’alto medioevo all’età comunale, Verona , pp. -. Suiritrovamenti archeologici di età longobarda le schede di CristinaLa Rocca e Peter Hudson nel medesimo volume (Gargagnago: pp.-). Una panoramica complessiva dei ritrovamenti archeolo-gici di età longobarda nel veronese in Materiali di età longobardanel Veronese, a cura di C. La Rocca e D. Modonesi, Verona .

2 Castagnetti, La Valpolicella…, p. .3 Archivio di Stato di Verona (d’ora in poi ASVr),

Carlotti-Trivelli, perg. (..); (..); ASVr, Men-sa vescovile, reg. , cc. r-v (..).

4 Sui beni della famiglia Trivelli in Valpolicella si vedaG.M. Varanini, La Valpolicella dal Duecento al Quattrocento, Ve-

rona , pp. -. I beni della famiglia Trivelli in San Giorgiosono oggetto di una divisione nel : «Omnes possessiones quastenebat Zaninus a Variis in Sancto Giorgio Vallis Pulicelle», ASVr,Carlotti-Trivelli, perg. (..).

5 ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..). Sui beni dellafattoria scaligera V. Fainelli, Le condizioni economiche dei primisignori scaligeri, «Atti dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Let-tere di Verona», s. , (), pp. -; G. Sancassani, I benidella ‘fattoria scaligera’ e la loro liquidazione ad opera della Repub-blica di Venezia, -, «Nova Historia», (), pp. -. G.M. Varanini, Fattoria e patrimonio scaligero: tra gestionepatrimoniale e funzione pubblica, in Gli Scaligeri -, a curadi G.M. Varanini, Verona , pp. -.

6 Sulle investiture di decima tra Trecento e Quattrocentonella zona: Varanini, La Valpolicella dal Duecento…, pp. -.

7 Castagnetti, La Valpolicella…, pp. -.8 Sulla diversa frequenza dei castelli nelle due valli si veda

Castagnetti, La Valpolicella…, pp. - e le precisazioni diVaranini, La Valpolicella dal Duecento…, pp. -.

9 Castagnetti, La Valpolicella…, pp. -.

Documenti

Page 24: Brugnoli Il castrum e il territorio di san Giorgio · signorile a cespite per i ceti urbani ha lasciato traccia documentaria importante non solo nella ricostruzio-ne delle vicende

10 Ivi, pp. -.11 Ivi, pp. -.12 Varanini, La Valpolicella dal Duecento…, pp. -.13 Ivi, p. .14 Castagnetti, La Valpolicella…, p. .15 Ivi, doc. , p. .16 ASVr, Sant’Anastasia (parrocchia), perg. , e .17 F. Ughelli, Italia Sacra, , Venezia [rist. an.

Bologna ], col. .18 Sulle vicende della pieve Castagnetti, La Valpolicel-

la…, pp. -.19 Ivi, doc. -, p. -.20 Archivio Capitolare di Verona, Pergamene, , , v; V.

Fainelli, Codice diplomatico veronese, vol. , Venezia (d’orain poi CDV ), n. , pp. -, dove si legge: «Schola sacerdo-tum sancti Georrii». Sui beni di Dagiberto si veda Varanini, LaValpolicella dal Duecento…, pp. -.

21 G. Forchielli, Collegialità di chierici nel Veronese, parte, Alto Medioevo, Venezia , p. , n. . Il documento è in ASVr,S. Michele di Campagna, perg. .

22 Biblioteca Capitolare di Verona, cod. .23 Liber feudorum di San Zeno di Verona (sec. ), a cura

di F. Scartozzoni, Padova , doc. , pp. - (..).24 ASVr, Mensa vescovile, perg. (..).25 Rispettivamente ASVr, Sant’Anastasia (parrocchia),

perg. , , , , , , , e ; Liber feudorum di S.Zeno, doc. , p. (..).

26 ASVr, Sant’Anastasia (parrocchia), perg. , , ,, e .

27 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-r (); reg. ,cc. v-v (..); reg. , cc. v-v (..).

28 Castagnetti, La Valpolicella…, doc. , p. .29 «Terra casaliva cum duobus clusis domorum murata

copata et solariata […] iacens in villa Sancti Georgii valis Puli-celle» e una «casaliva cum domo murata copata et travezata […]cum furno, ara et curtivo iacente in villa Sancti Georgii» in horadel Corubiolo: ASVr, Ufficio del Registro, reg. , coll. r-v(..). Sui toponimi all’interno dell’abitato di San Giorgio siveda al paragrafo .d.

30 Varanini, La Valpolicella dal Duecento…, pp. -.Terreni in contrada Arçeri detti in pertinenza di Gargagnago allafine del secolo: V. Mistruzzi, Dante III Alighieri, in Dante eVerona, a cura di A. Avena e P. Serego Alighieri, Verona . Untoponimo della Fontana vecchia è pure attestato dagli stessi docu-

menti in pertinenza di Gargagnago: potrebbe essere questa la lo-calità dove nel risiede Godus de S. Çorço, piuttosto che pressoil toponimo hora Fontane lungo il vaio di Caranzano. Lo stesso ca-sale q.d. Alexandri è posto nel documento dopo terreni in Gar-gagnago anche se l’ordine di citazione non è regolare (i primi treappezzamenti sono da identificare con località di San Giorgio – Spinucle, Pizoli – a cui seguono appezzamenti in Sant’Am-brogio, quindi uno in sorte Casteioni in contratata Osse – SanGiorgio – uno in Gargagnago e infine il casale q.d. Alexandri).ASVr, Mensa vescovile, perg. (..). Cikerio de Carenzano:Castagnetti, La Valpolicella…, doc. , p. ; Gilbertus de Caren-çano: Ivi, doc. , p. .

31 Castagnetti, La Valpolicella…, doc. , pp. -.32 G.M. Varanini, Linee di storia medievale, in Grezzana e

la Valpantena, a cura di E. Turri, Grezzana s.d., pp. -; Vara-

nini, La Valpolicella dal Duecento…, p. .33 Ivi, doc. , pp. -.34 P. Fresco - G.M. Varanini, Preti e benefici in tre pievi

della Valpolicella a metà del Trecento, «Annuario Storico della Val-policella», -/-, pp. -.

35 Varanini, La Valpolicella dal Duecento..., pp. -. E.

Barbaro, Visitationum liber diocesis Veronensis ab anno adannum , a cura di S. Tonolli, Verona , p. . Nel resocontodella visita si nota comunque che «est dicta ecclesia in hedificiisampla et magna, que hedificia denotant fuisse beneficium amplis-simum».

36 Riforma pretridentina della diocesi di Verona. Visite pa-storali del vescovo G.M. Giberti -, a cura di A. Fasani,Vicenza : pp. -. La visita pastorale del è quella cheriporta i dati più precisi, distinguendo tra anime a comunione epopolazione complessiva. I dati per le località citate sono i se-guenti (tra parentesi le anime a comunione, ma non sempre la di-stinzione è chiara):

Cavalo (con Monte) – () (–) ()Mazzurega – () (–) ()Sant’Ambrogio (–) (–) ()San Giorgio (–) (–) ()

Per un quadro generale della demografia in Valpolicella traCinquecento e Seicento, M. Knapton, La popolazione della Val-policella fino alla peste del , in La Valpolicella nella prima etàmoderna (c.-), a cura di G.M. Varanini, Verona , pp.-.

45Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

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53 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..).

54 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);reg. , cc. v-v (..).

55 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).56 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).57 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);

reg. , cc. v-v (..).58 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v; reg. , cc.

r-r (); ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..); ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);reg. , cc. v-v (..).

59 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..)

60 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..);reg. , cc. v-v (..).

61 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).62 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v

(..).63 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).64 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..);

reg. , cc. v-v (..).65 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v

(..).66 Ibidem.67 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).68 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).69 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).

Brochi<broco = germoglio, specie d’olivo: G. Rigobello, Lessicodei dialetti, s.v.

70 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..);reg. , cc. r-v (..); reg. , cc. r-r (); reg. , cc.v-v (..); ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v (..); ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v(..); reg. , cc. v-v (..).

71 ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..); ASVr, Men-sa vescovile, reg. , cc. v-v (..); Mistruzzi, DanteIII…, n. , p. ; ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v(..).

72 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..).

73 Ibidem.74 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).75 Ibidem.

37 ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..); perg.

(..); ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..).

38 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..).

39 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..);ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..) e (..);ASVr, Ufficio del Registro, reg. , c. (..); reg. , cc.r-v (..). Si veda anche M. Maimeri, San Giorgio diValpolicella, Verona , p. , dove si legge che questa località sa-rebbe tuttora detta Castello o Torre, vicino ad altre denominateCampo della Torre e Mura.

40 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..);ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..) e (..);ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v (..); ASVr,Mensa vescovile, reg. , cc. v-v.

41 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-r (); reg. ,cc. v-v (..); reg. , cc. v-v (..).

42 Ibidem. Panizuola<panicum, vedi anche il termine vero-nese paniziola in G. Rigobello, Lessico del dialetto veronese, Vero-na , s.v.

43 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..).

44 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..);reg. , cc. v-v (..); perg. (..).

45 ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..) e

(..).46 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..).47 ASVR, Carlotti-Trivelli, perg. (..); ASVr, Uffi-

cio del Registro, reg. , cc. r-v (..).48 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v

(..); Mistruzzi, Dante III…, p. , n. e .49 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-v (..); reg.

, cc. r-r (); ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..); ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);reg. , cc. v-v (..).

50 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-r (); reg. ,cc. v-v (..); reg. , cc. v-v (..); reg. ,cc. v-v (..).

51 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);reg. , cc. v-r (..): «decima de Sonisia».

52 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..); ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);reg. , cc. v-v (..); reg. , cc. r-r ().

46 Andrea Brugnoli

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76 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);reg. , cc. v-v (..); Caliole<callis.

77 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. r-r (); reg. ,cc. v-v (..); reg. , cc. v-v (..).

78 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..).

79 Le considerazioni sono state condotte sui documenti ri-portati nel paragrafo precedente ai rispettivi toponimi.

80 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v(..). I terreni confinanti con i diritti dei coloni della selvasono in ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..) ereg. , cc. v-v (..). Il termine colonnelli in relazione a terreni boschivi è attestato nel Veronese dal testamento di Milo-ne, marchese di Verona, del : «Silva qui vocatur Colunnellas»,CDV , n. , pp. -.

81 Mistruzzi, Dante III…, p. , n. -; n. .82 Castagnetti, La Valpolicella…, doc. , p. : «Emp-

cione nemoris, quam fecit a vicinis de Sançorçii in silva San-çorçii».

83 Sul termine fracta si veda A.A. Settia, Castelli e villagginell’Italia padana. Popolamento, potere e sicurezza fra e seco-lo, Napoli , p. .

84 ASVr, Mensa vescovile, reg. , cc. v-v (..);reg. , cc. v-v (..).

85 «In castro Sancto Georgii, iuxta porticalia ecclesie San-cti Georgii» e «in castro Sancti Georgii, prope ecclesiam SanctiGeorgii» è riunito il placito del ; «In castro Sancti Zorzii, inpallatio domini episcopi» (a.): A. Castagnetti, La Valpoli-cella…, doc. , p. .

86 Settia, Castelli e villaggi…, p. , tabella G.87 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v

(..).88 ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..);

(..).89 Ibidem.90 ASVr, Ufficio del Registro, reg. , cc. r-v

(..).91 Una struttura ascrivibile a un periodo posteriore al

secolo a nord dell’abside della pieve, rinvenuta in occasione degliscavi ivi condotti, presenta muri legati con malta e buche circolariper il sostegno di un elevato in legno. L. Salzani, Il recente scavoarcheologico, in San Giorgio di Valpolicella, pp. -; p. .

92 Settia, Castelli e villaggi…, p. -; n. e n. ;L. Simeoni, Comuni rurali Veronesi (Valpolicella-Valpantena-

Gardesana), in Studi su Verona nel medioevo di Luigi Simeoni, a cura di V. Cavallari e O. Viviani, Verona , pp. - [«StudiStorici Veronesi», ()], Marzana: pp. -; Grezzana: pp.-. Varanini, Linee di storia... L’investitura del castello diMarzana del è edita da A. Castagnetti, Le comunità ruralidalla soggezione signorile alla giurisdizione del comune cittadino,Verona , pp. -.

93 Varanini, Linee di storia…, p. .94 Ivi, p. ; Settia, Castelli e villaggi…, p. .95 Varanini, La Valpolicella dal Duecento…, pp. -; p.

per il castello di Marano. Castelrotto mantenne più a lungo oc-casionali funzioni militari: nel , nel corso della guerra tra Ve-nezia e i da Carrara, costituì assieme a una bastia edificata perl’occasione tra Pescantina e Arcè una postazione di controllo perl’interruzione del traffico fluviale e stradale. Ivi, pp. -.

96 Ivi, p. -.97 Ivi, doc. , pp. -.98 A.A. Settia, La toponomastica come fonte per la storia

del popolamento rurale, in Medioevo rurale. Sulle tracce della civiltàcontadina, a cura di V. Fumagalli e G. Rossetti, Bologna , pp.-, p. in riferimento alle rovine del castello di Tondonito,luogo abbandonato presso Gassino Torinese, che nel secoloaveva dato il nome alla regione detta del Castellone e di Castello-num presso Castelnuovo don Bosco (Asti). Il dialetto piemontese,riporta sempre Settia, utilizza il termine Castlùn per indicare unarocca in rovina, informe, antichissima.

99 Rispettivamente V. Fainelli, Codice diplomatico verone-se, vol. , Venezia (d’ora in poi CDV ), n. , p. ; Le cartedel capitolo della cattedrale di Verona. (-), a cura di E.Lanza, Roma , n. , p. ; ASVr, Mensa vescovile, perg. ; IlLiber feudorum di San Zeno, n. , p. e n. , p. .

100 Settia, Castelli e villaggi…, pp. -; A.A. Settia,L’esportazione di un modello urbano: torri e case forti nelle cam-pagne del Nord Italia, «Società e Storia», (), pp. -.A. Castagnetti, ‘Ut nullus incipiat hedificare forticiam’. Comuneveronese e signorie rurali nell’età di Federico I, Verona .

101 G.G. Orti Manara, Di due antichissimi templi cristiani:S. Pietro in Castello e S. Giorgio di Valpolicella, Verona . EttoreScipione Righi riferisce, circa cinquant’anni dopo, di «avanzi dicostruzione antichissimi». E.S. Righi, Restauri al chiostro dellachiesa di S. Giorgio nel comune di S. Ambrogio di Valpolicella,«Archivio Storico Veronese», vol. , fasc. (), pp. -

. Secondo Da Lisca si tratterebbe di un castello di probabileorigine romana «rifatto nei tempi di mezzo e distrutto nei moder-

47Il castrum e il territorio di San Giorgio nel medioevo

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104 Ivi, p. ; scheda p. .105 Ivi, p. ; si vedano anche i casi citati alla nota a cui si

possono aggiungere: «Unam pecie terre cum muragiis fractis iac.in villa de Breonis»; «Pecia terre aratorie cum quatuor perarii etuna cum una muragia fracta» in Santa Sofia; ASVr, Carlotti-Trivelli, perg. (..); n. (-).

106 Sancassani, I beni della ‘fattoria scaligera’..., p. ().107 ASVr, Notai, Giuseppe Baietta, b. , fasc.

(..).

ni del quale non restano ora che i ruderi seppelliti in una localitàsopra l’abitato». A. Da Lisca, S. Giorgio di Valpolicella, in Miscel-lanea per le nozze Brenzoni-Giacometti, Verona , pp. -: a p. . C.G. Mor, Dalla caduta dell’Impero al Comune, in Verona e ilsuo territorio, , Verona , pp. -: a p. .

102 P. Hudson - C. La Rocca Hudson, Rocca di Rivoli.Storia di una collina nella valle dell’Adige tra Preistoria e Medioevo,Verona .

103 Varanini, La Valpolicella dal Duecento…, p. .

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