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PROVINCIA DI VITERBO Assessorato al Turismo REGIONE LAZIO MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI VITERBO - LUGLIO 2009 COMUNE DI VITERBO FESTIVAL BAROCCO 2009 7 agosto - 9 ottobre XXXIX edizione Guida agli spettacoli

CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI - Provincia di ViterboRegia del Comune di Viterbo, la diffusione a livello internazionale del pro-gramma del festival tramite gli uffici dell'Enit. Insomma,

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Page 1: CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI - Provincia di ViterboRegia del Comune di Viterbo, la diffusione a livello internazionale del pro-gramma del festival tramite gli uffici dell'Enit. Insomma,

PROVINCIA DI VITERBO

Assessorato al Turismo

REGIONE LAZIO

MINISTERO PER I BENI

E LE ATTIVITÀ CULTURALI

VITERBO - LUGLIO 2009

COMUNE DI VITERBO

FESTIVALBAROCCO 2009

7 agosto - 9 ottobreXXXIX edizione

Guidaagli spettacoli

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CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI

CAPRAROLA - Palazzo FarneseG.F. Händel, La ResurrezioneMOZART SINFONIETTA

diretta da Stefano Sabene

MONTEFIASCONE - Rocca dei PapiG. Paisiello, La finta amanteORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCO

diretta da Erasmo Gaudiomonte(prima esecuzione moderna)

VITERBO - Abbazia di San MartinoHESPERION XXIdiretto da Jordi SavallMontserrat Figueras, soprano

Mare Nostrum, spazio di dialogo e diversità

VITERBO - Chiesa di S. FrancescoViktoria Mullova, violino

Ottavio Dantone, clavicembalo

Musiche di J.S. Bach

VITERBO - Palazzo dei PapiIL COMPLESSO BAROCCO

diretto da Alan CurtisG. F. Händel, Agrippina, opera in tre atti

VITERBO - Palazzo dei PapiGustav Leonhardt, clavicembalo

Bach, D’Anglebert, Kerll, PurcellConcerto a favore dell’AIRC

VITERBO - Chiesa di S.Maria della VeritàENSEMBLE 415Chiara Banchini, violino e direzione

Musiche di Albinoni, Corelli, Geminiani

VITERBO - Cattedrale di S. LorenzoEUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA

diretta da Hans Peter HofmannSir J. Galway e Lady J. Galway, flauto

Musiche di J.S. Bach, Mozart, Vivaldi

VITERBO - Palazzo dei PapiNatalia Gutman, violoncello

Le Suites di Bach

CASTEL S. ELIA - Basilica di S.EliaEPOCA BAROCCA

Fasch, Händel, Purcell, Shaffrath

CANEPINA - Museo delle Trad. PopolariDomenico Nordio, violino

Musiche di J.S. Bach

TARQUINIA - S. Maria in CastelloLONDON BAROQUE

Emma Kirkby, soprano

G.F. Händel, Le cantate di Vignanello

VENERDÌ 7 AGOSTO 2009

SABATO 5 SETTEMBRE 2009

VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009

SABATO 8 AGOSTO 2009

GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009

LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008

SABATO 29 AGOSTO 2009

VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009

SABATO 19 SETTEMBRE 2009

MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009

GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009

VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009

Inizio spettacoli ore 21.00Biglietti: € 15,00 - concerti aperitivo € 10,00

Abbonamenti: 12 concerti € 120,00

7 concerti a Viterbo € 70,00

Prevendita: UNDERGROUND - Viterbo, Via

della Palazzina, 1 - Tel. 0761 342987

Info: INFORMAZIONI TURISTICHE Viterbo, Via

Ascenzi - Tel. 0761 325992

DOMENICA 13 e DOMENICA 20 settembre Sala Regia del Palazzo dei Priori

ore 11.30 “Concerto aperitivo”

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PROVINCIA DI VITERBOAssessorato al Turismo

REGIONE LAZIOAssessorato alla Cultura

MINISTERO PER I BENIE LE ATTIVITÀ CULTURALI

Direzione generale per lo Spettacolo dal Vivo

FESTIVAL BAROCCO 2009a cura del Servizio Turismo della Provincia di Viterbo

Tel. 0761 313292 - http://www.provincia.vt.it/turismo - [email protected]

dirigente settore: Mara Ciambellaresponsabile progetto: Fernando Nobili

responsabile grafica ed editoria: Graziano Cericaresponsabile logistica concerti: Mario Imbastoni

responsabile contratti e biglietteria: Carlo Prugnoliresponsabile comunicazione e pubblicità: Daniela Di Paola

consulenza fiscale e contratti: Claudio Barracchiaaddetto stampa: Annalisa Rinaldi

direttore artistico: Riccardo Marini

Guida agli spettacoliRiduzione e adattamento testi

Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Luisa Mattioli, Daniela Stoppacciaro

Traduzione testi Roberta Evangelisti, M.Emilia Naglia

Grafica e impaginazioneGraziano Cerica, Micaela Ugolini

RedazioneNovella Brizi, Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti, Luisa Mattioli,

M.Emilia Naglia, Fernando Nobili, Carlo Prugnoli, Daniela Stoppacciaro, Micaela Ugolini

FotografieArchivio fotografico Provincia - Archivio artisti - Archivio fotografico Comuni

Coordinamento editoriale: Graziano Cerica

Foto di copertinaBagnoregio, Chiesa di San Francesco. M. BENEFIAL, San Francesco consolato dall’angelo musicante (part).

VITERBO - LUGLIO 2009

Stampa: TIPOGRAFIA AGNESOTTI - VITERBO

COMUNI DI CANEPINA - CAPRAROLA - CASTEL SANT’ELIA - MONTEFIASCONE - TARQUINIA - VITERBO

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Una manifestazione che da decenni rappresentauna delle perle dell’offerta culturale della Tuscia,capace con il tempo di crescere e rinnovarsi. IlFestival Barocco, giunto alla 39esima edizione,quest’anno si svolgerà nel capoluogo e nella pro-vincia dal 7 agosto al 9 ottobre offrendo un cartel-lone di livello che con la musica sa coniugare loca-tion di pregio per spettacoli dal forte impatto sulpubblico.

Saranno quattordici i concerti in calendario, che toccheranno alcuni deiposti più belli del Viterbese. Rispetto allo scorso anno, ci sarannol'Abbazia cistercense di San Martino al Cimino, la Rocca dei Papi diMontefiascone e soprattutto il magnifico Palazzo Papale. E poi, abbiamoriconfermato spettacoli nel Palazzo Farnese di Caprarola, nella Chiesa diSanta Maria in Castello a Tarquinia, nella Basilica di Sant’Elia a CastelSant’Elia, nel chiostro del Museo delle Tradizioni Popolari a Canepina ea Viterbo, oltre che nella Cattedrale di San Lorenzo, nella Chiesa di SanFrancesco e nella chiesa di Santa Maria della Verità, anche nella SalaRegia del Palazzo dei Priori.

Molte altre le novità di un cartellone che ogni anno si fa più interessante:i pacchetti turistici collegati al festival, diffusi anche alla Borsa delTurismo di Berlino, i concerti aperitivo della domenica mattina nella SalaRegia del Comune di Viterbo, la diffusione a livello internazionale del pro-gramma del festival tramite gli uffici dell'Enit. Insomma, un grande lavoroquello portato avanti dall’assessorato al Turismo della Provincia che saràsicuro richiamo per migliaia di visitatori e contribuirà a valorizzare ilnostro splendido territorio.

Alessandro Mazzoli(Presidente Provincia di Viterbo)

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Il Festival Barocco giunge alla 39esima edizionemantenendo inalterate le caratteristiche che lohanno fatto diventare una manifestazione d’eccel-lenza della Tuscia.

Non a caso anche quella di quest’anno saràun’edizione a livello internazionale con i musicistipiù famosi al mondo nel campo della musicabarocca: da Jordi Savall a Victoria Mullova, daAlan Curtis, a Gustav Leonhardt, da NataliaGutman a James Galway.

Insomma una manifestazione che cresce ogni anno grazie anche ai contri-buti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione generale perlo Spettacolo dal vivo e della Regione Lazio e che arricchisce notevolmen-te l'offerta culturale estiva della Tuscia. Il Festival Barocco, non dobbia-mo dimenticarlo, è anche un grande richiamo turistico, dove i luoghi delviterbese fanno da sfondo alla grande musica in un connubio senza prece-denti.

Auguro agli organizzatori, ai musicisti e a tutti coloro che parteciperannoalle manifestazioni di trascorrere serate all’insegna della cultura musica-le.

Angelo Cappelli(Assessore al Turismo Provincia di Viterbo)

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Anche quest’anno, sulla scia del grande successodi cui ha goduto l’edizione 2008, il ServizioTurismo di Palazzo Gentili ha organizzato laXXXIX edizione del Festival Barocco, affidatanuovamente alla direzione artistica del M°Riccardo Marini.

Tra le novità di questa edizione, è particolarmentesignificativa quella di aver promosso il Festival

nei più importanti appuntamenti fieristici internazionali dedicati al turi-smo. Anche quest’anno, infatti, all’altissima qualità artistica del pro-gramma abbiamo affiancato l’intento di offrire ai nostri ospiti lo splen-dore e l’accoglienza della terra di Tuscia proponendo due nuove sugge-stive location di forte valenza culturale e turistica, l’Abbazia cistercensedi San Martino al Cimino e la Rocca dei Papi di Montefiascone, dovesarà ospitata la prima esecuzione in tempi moderni dell’opera “Lafinta amante” composta da Giovanni Paisiello su libretto di GiovanBattista Casti, celebrato poeta nato ad Acquapendente e formatosi pro-prio a Montefiascone prima di partire per le corti europee che poi lofregiarono di allori.

Grazie alla consueta, eccellente qualità organizzativa ed operativa delgruppo di lavoro del Servizio Turismo e alla sua perfetta sinergia contutti i soggetti interessati, l’organizzazione del Festival Barocco ha pro-ceduto nel migliore dei modi. Porgo a tutti un sentito ringraziamento,che estendo particolarmente caloroso a tutto il pubblico e a tutti gliartisti che ci faranno l’onore della loro presenza.

Mara Ciambella(Dirigente Servizio Turismo - Provincia di Viterbo)

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Parata di stelle

L’anno in corso è ricco di ricorrenze e centenari importanti, ma quello

che ci stimola in modo particolare è quello di Händel: da una lato ricor-

re il 250° della morte, ma dall’altro si ricorda il 300° del suo triennio

(1707-1709) di permanenza in Italia e di presenza continuativa a Roma,

in particolare. Con questi presupposti abbiamo inteso dare un largo spa-

zio all’evento con la presentazione di alcuni capolavori appartenenti a

quella stagione creativa del “Sassone”: La Resurrezione inaugura il

Festival a Caprarola il 7 agosto, nella splendida cornice del Palazzo

Farnese, poi a Tarquinia Emma Kirkby e i London Baroque, in una atte-

sissimo ritorno, presenteranno, tra l’altro, alcune delle Cantate composte durante il soggiorno

estivo del 1707 nel Castello Ruspoli di Vignanello ed infine Alan Curtis riprenderà quest’anno il

lungo viaggio, intrapreso da anni con il Festival Barocco, nel repertorio operistico händeliano

presentando Agrippina, di cui ricorre il III centenario della prima rappresentazione avvenuta al

Teatro di S. Giovanni Grisostomo a Venezia. Come è ormai consuetudine presentiamo quella che

quest’anno può essere considerata una vera e propria «Parata di stelle», che in alcuni casi sono

delle vere e proprie novità per noi, come Natalia Gutman, straordinaria violoncellista, erede

della Scuola russa di Rostropovich, con il primo concerto dedicato alle Suites di Bach (il secon-

do è programmato per l’edizione 2010), James Galway, uno dei più acclamati flautisti del

mondo, a fianco di Lady Galway e dell’ Orchestra Giovanile dell’ Unione Europea, e ChiaraBanchini che, a capo dell’Ensemble 415 può essere considerata tra i “pionieri” dell’ interpreta-

zione filologica su strumenti originali. Ritorni importanti sono rapppresentati da VictoriaMullova, da molti anni assente dal Festival, che per la prima volta si presenta in veste di inter-

prete “filologica” a fianco di uno dei maggiori specialisti italiani quale è Ottavio Dantone, in un

impegnativo programma bachiano ed ancora da Jordi Savall, quest’anno affiancato da

Hesperion XXI, in un accattivante programma che mette a confronto le esperienze dei princi-

pali paesi del Mediterraneo attraverso le musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andalu-

se. Inoltre, nel concerto di chiusura, avremo il ritorno del grande Gustav Leonhardt, punto di

riferimento ormai irrinunciabile di ogni percorso interpretativo e musicologico attraverso la

musica barocca. Importante la presenza di un violinista italiano di nuova generazione, ma già

affermato in campo internazionale, come Domenico Nordio, che presenterà un programma di

capolavori per violino solo di Bach, in una sorta di contrasto tra l’ intrepretazione «moderna» e

la linea filologica intrapresa da alcuni anni dalla Mullova; poi ancora il complesso EpocaBarocca, che presenterà opere di altri importanti compositori di cui ricorrono i centenari (Purcell

e Shaffrath). L’ormai tradizionale produzione di un inedito in prima esecuzione moderna è que-

st’anno nel nome di Paisiello che compose La Finta Amante su libretto di Giovambattista Casti,

poeta e librettista nativo di Acquapendente e montefiasconese di adozione: l’opera viene presen-

tata l’8 agosto proprio a Montefiascone con la direzione di Erasmo Gaudiomonte, nella revisio-

ne dello studioso Domenico Carboni. Infine tornano, a corollario del Festival, in due domeniche

di settembre i Concerti Aperitivo per dedicare uno spazio anche ai giovani esecutori.

Riccardo Marini

(Direttore Artistico del Festival)

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Il Palazzo è uno dei più grandi capolavori

dell'architettura rinascimentale, creato per

celebrare i fasti della famiglia Farnese e di

papa Paolo III, il suo esponente di maggior

spicco. Intorno al 1520 venne affidata la pro-

gettazione della residenza caprolatta ad

Antonio da Sangallo il Giovane e la struttu-

ra, a pianta pentagonale con bastioni angola-

ri difensivi ed un fossato perimetrale, ha

l’aspetto e la funzione di una vera fortezza. I

lavori vennero sospesi quando, nel 1534, il

cardinale Alessandro salì al soglio pontificio

con il nome di Paolo III. Nel 1559, i lavori

ripresero con il nipote del papa, anch’egli di

nome Alessandro, che affidò l’incarico a

Jacopo Barozzi detto il Vignola che trasfor-

mò il palazzo da fortezza a residenza di

nobile rappresentanza. Venne modificato

anche l’assetto urbano del borgo con la rea-

lizzazione della cosiddetta Via Dritta che

aveva la duplice funzione di raccordo e pro-

spettica. Il Palazzo può considerarsi termina-

to nel 1575.

CAPRAROLA - Palazzo Farnese

Il Piano Rialzato, detto dei Prelati, con

ambienti affrescati da Taddeo e Federico

Zuccari, permette di raggiungere lo straor-

dinario cortile progettato dal Vignola in

forma circolare, composto da due porticati

sovrapposti le cui volte vennero magistral-

mente affrescate da Antonio Tempesta,

come pure le pareti della scala elicoidale

interna la cui originale interpretazione usci-

va dalle regole dell’epoca tanto che venne

chiamata Scala Regia. Sopra è il Piano

Nobile, diviso in due appartamenti: quello

estivo affrescato da Taddeo e Federico

Zuccari, e quello invernale dipinto dal

Bertoja, da Raffaellino da Reggio e da

Giovanni De Vecchi. Qui si trova anche la

Stanza dei Fasti Farnesiani, che narra negli

affreschi la storia della famiglia.

Nello stesso piano si trova l’Anticamera del

Concilio, dove l’attenzione è rivolta alla

figura di Paolo III e al Concilio di Trento.

Segue la Sala di Ercole in cui i pregevoli

affreschi si rifanno alla leggenda di Ercole

che diede origine al Lago di Vico.

Alla villa sono annessi gli “Orti farnesiani”,

uno splendido esempio di giardino tardo-

rinascimentale realizzato con terrazzamenti

collegati dal Vignola alla residenza attra-

verso dei ponti.La facciata e il giardino all’italiana (foto F.

Biganzoli)

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VENERDÌ 7 AGOSTO 2009CAPRAROLA – PALAZZO FARNESE

GEORG FRIEDRICH HÄNDEL

(1685 - 1759)

MOZART SINFONIETTA

Direttore

Stefano Sabene

Cecilia Montanaro clavicembalo

Simone Vallerotonda tiorba

Luigi Polsini viola da gamba

La ResurrezioneOratorio in due parti su libretto di Carlo Sigismondo Capece

PERSONAGGI INTERPRETI

Angelo Maria Laura Martorana

Maddalena Paola Alonzi

Cleofe Rasek François Bitar

San Giovanni Franco Todde

Lucifero Massimo Di Stefano

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MOZART SINFONIETTA nasce a Roma

nell’Aprile 2004 su iniziativa di Stefano

Sabene, direttore musicale del complesso e

Massimo Fargnoli, già direttore artistico,

tra l’altro, dell’Orchestra R.A.I Alessandro

Scarlatti di Napoli e dell’Orchestra

Sinfonica R.A.I. di Roma. La prima sele-

zione degli artisti si è avvalsa di una com-

missione giudicatrice presieduta da

Massimo Fargnoli e formata da personalità

quali Franco Mannino, Luis Bacalov,

Marcello Panni, Bruno Aprea, Georg

Monch, Angelo Persichilli. All’audizione

hanno così scelto di partecipare strumenti-

sti già affermati. L’Orchestra è stata finora

diretta, tra gli altri, da Alberto Zedda,

Donato Renzetti, Luis Bacalov, Marcello

Panni, Pietro Rizzo, Angelo Pagliuca,

Cinzia Pennesi, con la partecipazione di

solisti quali Domenico Nordio, Roberto

Prosseda, Alessandro Carbonare, Luis

Quintero, Carlo Bruno, Chiara Giordano,

Raúl Jiménez, Laura Cherici, Jolanda

Auyanet, Darina Takova, Giampiero

Ruggeri, Francesca Sassu, Marina

Confalone e molti altri.

L’orchestra debutta il 9 maggio 2004, a

Roma, con l’esecuzione del “Requiem” di

Mozart in occasione del Festival

Internazionale Cori sull’Aventino. Viene

invitata ad importanti rassegne quali il Todi

Arte Festival, nell’ambito del quale ha ese-

guito (in varie edizioni) lo “Stabat Mater”

di Rossini, con la partecipazione del Coro

di Praga, sotto la direzione di Alberto

Zedda, “La Cenerentola” di Rossini, con la

direzione di Pietro Rizzo e la regia di

Simona Marchini, “Le Madri” di Marcello

Panni, diretto dall’autore, lo “Stabat” di

Boccherini diretto da Cinzia Pennesi e un

programma di arie mozartiane diretto da

Donato Renzetti. Poi il Festival di Ravello

con un programma di musiche di Luis

Bacalov eseguite al pianoforte e dirette dal-

l’autore, così come la prima esecuzione del

brano “Don Giovanni & Monsieur

Bacchus” al Mozart in Box di Portici.

L’Orchestra Mozart Sinfonietta è stata

inoltre invitata al Convegno Internazionale

di Musicologia di Catanzaro ed ha parteci-

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pato al Festival Internazionale della

Chitarra di Ischia.

MARIA LAURA MARTORANA, soprano di

coloratura, dopo la laurea in Biologia e il

diploma in Canto, studia con Adriana

Lazzarini, si perfeziona con Margaret

Baker-Genovesi e frequenta Masterclass di

Magda Olivero, Mirella Freni, Raina

Kabaivanska. Si perfeziona con Doris

Andrews. Studia interpretazione con

Alberto Terrani e Francesca Siciliani;

decisivi gli incontri lavorativi con

Giancarlo Cobelli, Davide Livermore,

Marco Gandini, Ivo Guerra, Marco Carniti.

Vincitrice e finalista di premi internaziona-

li tra cui De Nardis e Toti dal Monte,

approfondisce a Parigi il repertorio di colo-

ratura francese. Dal suo debutto, avvenuto

nel 2003 con “L’Italiana in Algeri”, prende

parte a numerose riscoperte di opere sette-

centesche in prima esecuzione in tempi

moderni. Partecipa quattro volte al Festival

della Valle d’Itria di Martina Franca inter-

pretando il ruolo di Cérès (“Proserpine”,

Paisiello), Lisetta (“Lo sposo di tre”,

Cherubini), Aspasia (“I Giuochi di

Agrigento”, Paisiello) e Deidamia(“Achille in Sciro”, Sarro) con grandi con-

sensi della critica internazionale. Interprete

sensibile di opere barocche, ha debuttato

anche in ruoli di Ifigenia (“Ifigenia in

Aulide”, Cherubini), Farnace(“Mitridate”, Porpora), Cretidèa (“L’Uomo

Femmina”, Galuppi), Ademira(“Ademira”, Lucchesi), Madama Sofia(“La furba e lo sciocco”, Sarro) nonché i

ruoli mozartiani di Aspasia (“Mitridate”),

Madame Herz (“Schauspieldirektor”) e la

Prima Dama (“Flauto Magico” - versione

italiana di Praga).

L’importante estensione vocale la rende

anche apprezzata interprete rossiniana e di

musica del ’900 e contemporanea. Ha can-

tato “Mese Mariano” di Giordano,

“L’Italiana in Algeri” (Vicenza), “La

Cenerentola” (Monaco di Baviera con

Vesselina Kasarova), “Die Vögel” di

Walter Braunfels (recentemente a Cagliari

nel ruolo della Nachtigall con la regia di

Giancarlo Cobelli e la direzione di Roberto

Abbado). Collabora inoltre con l’Orchestra

Toscanini, Münchner Rundfunkorchester,

ed è stata diretta da R. Abbado, Carella,

Carraro, D. Jurowski, Molardi, Montanaro,

Rizzi, Sardelli, Severini nei principali tea-

tri italiani e internazionali.

PAOLA ALONZI, soprano, studia canto dal-

l’età di undici anni e ha debuttato giovanis-

sima in produzioni di teatro musicale rea-

lizzate dalla compagnia del Teatro de’

Servi di Roma.

Dopo gli studi di pianoforte e di canto con

Vittorio Catena intraprende studi presso il

Conservatorio di S. Cecilia di Roma. Ha

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debuttato nel 1997 in ruoli di opera buffa

ne “La serva padrona” di G.B. Pergolesi

(Serpina), proseguendo con altri ruoli

come Dirindina di D. Scarlatti (“La

Dirindina”). Ancora in ambito scenico ha

sostenuto ruoli anche diversi dal repertorio

buffo, come Monisha, nell’opera

“Treemonisha” di Scott Joplin, partecipan-

do a festival e rassegne in Italia e all’este-

ro, come il Festival dell’Opera Buffa di

Roma, le rassegne Festival Cusiano di

Musica Antica, Todi Arte Festival, Giugno

barocco, Rassegna di Opera Buffa di

Oristano, Auditorium del Conde Duque,

Auditori de Torrent, Musica nelle Pievi e

altri.

Come soprano solista ha eseguito le mag-

giori opere del repertorio barocco e classi-

co, come il “Requiem” di W.A. Mozart, il

“Magnificat” di J.S. Bach, il “Gloria”, il

“Magnificat”, “Mottetti” di A. Vivaldi,

“Stabat Mater” di Pergolesi,

“Lamentazioni” di A. Scarlatti, “Jephte”,

“Historia Abraham et Isaac”, “Job” e

“Mottetti” di G. Carissimi, “Lamentazioni”

di C. Rainaldi...

Specializzata anche nel repertorio polifoni-

co, collabora stabilmente con il complesso

Schola Romana Ensemble.

Ha partecipato a registrazioni radiofoniche

e discografiche, incidendo recentemente

come solista il CD “Apollo e Dafne, musi-

ca nella Roma del Bernini”

(Chromamedia).

RAZEK FRANÇOIS BITAR, alto, controteno-

re, nato ad Aleppo in Siria, si è laureato nel

2001 in canto e organo al Conservatoire

Supérieur de Damas formandosi con il

primo soprano siriano Araxe Tchekijian.

Trasferitosi in Italia si è diplomato in canto

al conservatorio N. Paganini di Genova

sotto la guida di Carmen Vilalta nel 2003 e

laureato con il magna cum laude al

Conservatorio Santa Cecilia di Roma sotto

la guida di Silvia Silveri.

Nel 2003 è stato premiato al Concorso

Internazionale di Musica Sacra a Roma

organizzato dall’Accademia Culturale

Europea.

Il suo debutto risale al 1996 quando canta

lo “Stabat Mater” di Pergolesi con

l’Orchestre de Chambre de Damas in Siria;

negli anni successivi ha tenuto concerti in

diverse città: Aleppo, Damasco, Beirut,

Roma, Genova, Mantova, Bologna, Milano

e Parigi.

Fra il 2003 e 2004 ha cantato lo “Jefte” di

Händel a Ginevra, Ramiro nella “La Finta

Giardiniera” di Mozart a Genova, La

Spezia e in Francia, Clearco ne “I Giuochi

di Agrigento” di Paisiello a Martina

Franca. All’inizio del 2007 ha debuttato

nell’“Orfeo ed Euridice” di Gluck con la

regia di Graham Vick nei teatri di Ravenna,

Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Pisa. A

La Fenice di Venezia ha interpretato la

Voce di Apollo nel “Death in Venice” di B.

Britten.

Di nuovo a Martina Franca ritorna interpre-

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tando il ruolo di Agenore ne “Il Re Pastore”

di N. V. Piccinni.

Il suo repertorio comprende musica baroc-

ca, operistica, musica da camera, musica

contemporanea, musica sacra ed etnica

(Siro-Aramaica, Armena, Ebraica e Araba).

FRANCO TODDE, tenore, nato a Roma nel

1961, dopo il diploma in chitarra, conse-

guito presso il Conservatorio S. Cecilia di

Roma, si è dedicato allo studio del canto e

della composizione. Ha partecipato a corsi

di perfezionamento in Chitarra, Direzione

di Coro e Canto Gregoriano con i Maestri

Leo Brower, Eliot Fisk, Krum Maximov e

Amleto Luciano Massa. Ha vinto diversi

concorsi nazionali ed internazionali di chi-

tarra, sia come solista che come membro

del Trio Chitarristico Romano, formazione

che ha ricevuto numerosi riconoscimenti e

svolto una intensa attività concertistica in

Italia e all’estero.

In qualità di tenore ha collaborato come

solista con diversi cori e formazioni da

camera (Coro dell’Accademia Nazionale

di Santa Cecilia, Coro Filarmonia di Roma,

I Solisti di Bologna, Ensemble Vocalise,

Ensemble Camerata Nova) e attualmente è

membro di Schola Romana Ensemble,

sostenendo ruoli solistici in produzioni

specialmente di musica sacra, quali

“Passio” di A. Scarlatti, “HistoriaAbraham et Isaac” di G. Carissimi,

“Oratorio di Natale” di J.S. Bach, “Il

Messiah” di Händel, “Laudate Domino” di

A. Stradella...

È autore di opere didattiche e trascrizioni

vocali e strumentali. Ha effettuato registra-

zioni per la RAI-TV e suonato in colonne

sonore di film. Ha inciso per le case disco-

grafiche Deutsche Grammophon, Edipan,

Cinevox Record, Musikstrasse e

Chromamedia.

MASSIMO DI STEFANO, basso-baritono,

nato a Roma nel 1973. Ha incominciato gli

studi musicali sotto la guida del M° Lucia

Pasquale e del M° Antonio Di Pofi, con cui

ha conseguito il settimo anno di composi-

zione. Ha proseguito poi con lo studio del

canto lirico sotto la guida del M° Sherman

Lowe. Sotto la guida del M° Roberto

Abbondanza, si è perfezionato nel reperto-

rio barocco e contemporaneo.

Interprete di ruoli operistici in ambito di

opera buffa e opere contemporanee, ha

sostenuto ruoli solistici anche in ambito

sacro, in composizioni dal repertorio

barocco al contemporaneo.

Ha di recente interpretato il ruolo di

Papageno nel “Flauto magico” di W. A.

Mozart presso il teatro Rossetti di Trieste

sotto la regia del M° Giulio Ciabatti;

“Requiem” di Faurè; “Messe Solennelle”

di Rossini, presso la Basilica di S.Louis de

France.

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Ha di recente terminato una tournèe italia-

na con il lavoro teatrale “Opera comique”

del M° Antonio Calenda e le rappresenta-

zioni de “L’occasione fa il ladro” nel ruolo

di Parmenione, del “Il Barbiere di

Siviglia” nel ruolo di Figaro di G. Rossini

e del “Don Giovanni” di W.A. Mozart, nel

ruolo di Leporello, presso il teatro di

Nuevo Leon in Mexico (Monterrey).

STEFANO SABENE, direttore, romano, ini-

zia la formazione e l’attività musicale

all’età di 10 anni come cantore della

Cappella Sistina diretta da Domenico

Bartolucci.

Dopo il diploma e il perfezionamento in

flauto con Aurèle Nicolet compie studi di

composizione e direzione d’orchestra.

Specializzato nel repertorio antico e con-

temporaneo, ha all’attivo incisioni disco-

grafiche, registrazioni radiofoniche e cen-

tinaia d’esecuzioni concertistiche in Italia

e all’estero, in programmazioni compren-

denti i maggiori artisti.

Nel 1994 ottiene il Premio Internazionale

Foyer des Artistes per la direzione d’or-

chestra.

Ha partecipato in veste di interlocutore a

trasmissioni radiofoniche per la Radio

Vaticana e la RAI che gli ha dedicato, nella

trasmissione Radio Tre Suite, “La stanza

della musica” insieme al complesso filolo-

gico Schola Romana Ensemble, di cui è

fondatore e direttore. Pubblica opere

didattiche e teoretiche, nonchè revisioni di

brani inediti. Per le Edizioni Esarmonia

cura la collana Antiqua. Tiene masters e

corsi di perfezionamento in ambito d’in-

terpretazione del repertorio antico, con

particolare riferimento alla polifonia rina-

scimentale.

È stato invitato a collaborare, in qualità di

direttore, con diverse orchestre italiane ed

estere, mentre dirige stabilmente alcuni

complessi vocali e strumentali quali

l’Orchestra Mozart Sinfonietta (da lui fon-

data insieme a Massimo Fargnoli, già

direttore artistico dell’Orchestra A.

Scarlatti - RAI di Napoli e dell’Orchestra

Sinfonica RAI di Roma), Schola Romana

Ensemble, La Compagnia de’ Virtuosi

Musici di Roma. Incide per Audiovisivi S.

Paolo, Niccolò, Tactus, Chromamedia.

NOTE CRITICHE

Tappa d’obbligo del suo viaggio in Italia,

Roma rappresenta per Händel la conquista

della forma oratoriale che si può definire l’

ultimo spazio autonomo del linguaggio

sacro, pur con le sue ormai indispensabili

concessioni alle esigenze storiche della

scrittura strumentale.

Arrivato nel 1707 in una città immersa

nell’austerity, coscienziosamente osser-

vante per ringraziare Iddio della salvezza

di Roma dal terrificante terremoto che

pochi anni prima aveva distrutto Lazio ed

Umbria, immerso subito in un’atmosfera

di profonda spiritualità e soprattutto di

“regola” religiosa, Händel non trova,

comunque, difficoltà a farsi accettare

nonostante il suo credo luterano e quella

affermazione perentoria a voler morire

nella fede di nascita. Lo aiutano la sua

arte, definita subito “eccellente”, quella

abilità tutta tedesca di improvvisare all’or-

gano e quella varietà di timbri strumentali

che le sue partiture riescono a realizzare

avvolgendo le voci di colori continuamen-

te diversi, creatori di atmosfere, evocatori

di suggestioni, puntuali accompagnatori di

immagini.

E così, più atteso che mai, Händel si pre-

senta al difficile appuntamento dell’8 apri-

le, domenica di Pasqua del 1708, per cele-

brare il sacrificio di Cristo con un Oratorio

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dal titolo indicativo “La Resurrezione”, in

casa del marchese Ruspoli che aveva rac-

colto nella sfarzosa dimora patrizia il fior

fiore della nobiltà e del clero. Fu un susse-

guirsi di meraviglie indimenticabili –

come annota puntigliosamente il cronista

di palazzo – dove ogni piccolo particolare

era curato senza limitazione di mezzi e con

uno sfarzo che certamente non si inquadra-

va nella generale austerity. Gruppi intrec-

ciati di torce illuminavano a giorno l’im-

palcatura lignea innalzata per l’occasione

e ricoperta di trine dorate, velluti fiam-

meggianti, drappeggi gialli, mentre un

grande quadro della “Resurrezione”,

dipinto per quella circostanza da

Michelangelo Cerruti, troneggiava sul fon-

dale per dare una dimensione spirituale ad

un colpo d’occhio che certamente appaga-

va più l’apparire mondano che il sentire

sacro. Elevatissime le spese dell’orchestra,

apparsa immensa con i suoi 41 elementi in

epoca di piccoli organici barocchi, diretta

magistralmente da Arcangelo Corelli al

primo violino.

Il testo letterario di Carlo Sigismondo

Capece si adattava perfettamente all’ani-

mo ed al credo di Händel, non imponendo-

gli nulla di lontano dal suo mondo lutera-

no ma, piuttosto, dando vita ad un libretto

senza pretese, addirittura ingenuo in certi

atteggiamenti di dolore o di gioia, di paura

o di osanna, liberamente tratto da una sin-

tesi evangelica, fondendo, senza problemi,

personaggi reali ed allegorici, umani e

soprannaturali: Lucifero e l’Angelo,

Maddalena, Cleofe, e San Giovanni.Ognuno di essi conserva uno spazio ben

delineato dove anche le scelte vocali

assurgono a significato espressivo: acuto e

dolce il timbro dell’Angelo come gli spazi

celesti dai quali discende, scuro e profon-

do quello di Lucifero a rendere le tenebre

dell’Inferno, dolce e sensibile il canto di

San Giovanni raffigurato giovanissimo,

drammatico quello di Cleofe e della

Maddalena. L’Oratorio si evolve con una

scioltezza impressionante, alternando reci-

tativi secchi ed accompagnati alle arie

nella forma col da “ capo” tipica del melo-

dramma coevo, riccamente ornate, dolci,

brillanti, serene, addirittura idilliche come

la magistrale “Così la tortorella” su ritmo

di siciliana, fresche e raffinate, splendida-

mente intessute ben al di là del filo condut-

tore offerto dal mediocre testo letterario, di

una religiosità quasi mondana o, meglio,

profondamente umanizzata.

Massimo Fargnoli

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Il frontespizio del libretto dell’oratorio “LaResurrezione”

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LA RESURREZIONEOratorio in due parti di

Georg Friedrich Händel

su libretto di Carlo Sigismondo Capece

Parte PrimaSONATA

RECITATIVO

LuciferoA dispetto dè Cieli ho vinto, ho vinto.Vincitore a voi torno,del grande Abisso abitatori illustri.Voi, che sdegnaste d’abbassarvi in cieloAd inchinar l’humanità nel verbo,e dell’huomo superboper mantenere in vostra mano il giogopoco prezzaste dell’empiree sediabbandonare il luogo,di si bella vittoriameco or godete, e dell’antico oltraggiocancelli il nuovo onor la ria memoria.Chi sa che un giorno ancora,se arride la fortuna a un giusto orgoglio,non torni a porre in Aquilone il soglio.

ARIA

LuciferoCaddi, è ver, ma nel caderenon perdei forza né ardire.Per scacciarmi dalle sferese più forte allor fu Dio,or fatt’huomo al furor miopur ceduo ha con morire.

ARIA

AngeloDisseratevi, oh porte d’Averno,e al bel lume d’un lume ch’è eternotutto in lampi si sciolga l’orror!Cedete, horride porte,cedete al re di gloriache della sua vittoria

voi siete il primo onor.

RECITATIVO

LuciferoChi sei? Chi è questo tuo re,che dov’io regno a penetrar s’avanza?

AngeloÈ re di gloria, è re possente e forte,cui resister non può la tua possanza.

LuciferoSe parli di chi penso,pur oggi a morte spintonegar non può, ch’il mio poter l’ha vinto.

AngeloCome cieco t’inganni, e non t’avvediche, se morì chi è della vita autore,non fu per opra tua, ma sol d’amore.

RECITATIVO (accompagnato)

MaddalenaNotte, notte funesta,che del divino solecon tenebre a duol piangi l’occaso,lascia che pianga anch’io,e con sopor tirannoal giusto dolor miodeh non turbar l’affanno!

ARIA

Ferma l’ali, e su miei luminon volar, o sonno ingrato!Se presumiasciugarne il mesto pianto,lascia pria che piangan tantoquesto sangue ha sparso in fiumiil mio Dio per me svenato.Recitativo

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CleofeConcedi, o Maddalena,qualche tregua al martire,che un continuo languirepuò con la vita anche scemar la pena,e per un Dio ch’è mortocosì giusto è ’l dolore,che non convien di renderlo più corto.

MaddalenaCleofe, in vano al riposotu mi consigli, ed al mio core amantesarebbe più penoso ogni momento,che potesse restar senza tormento.

CleofeSe il tuo giusto cordogliosol di pene ha desio,trattenerlo non voglio,ma sol unire al tuo affanno il mio.

ARIA

Piangete, si, piangete,dolenti mie pupille,e con amare stilleal morto mio Signortributo di dolormeste rendete!Che mentre egli spargeatutt’intorno il suo sangue in croce,morendo sol diceadi pianto: ho sete.

DUETTO

MaddalenaDolci chiodi, amate spine,da quei piedi e da quel crinedeh passate nel mio sen.

CleofeCara effiggie addolorata,benché pallida e piagata,sei mia vita, sei mio ben.

RECITATIVO

S. GiovanniOh Cleofe, oh Maddalena,del mio Divin Maestro amanti amate,oh quant’invidio, quanto,quelle che hora versatestille di puro amor più che di pianto.Spero presto vederle,per coronar il mio Signor risorto,da rugiade di duol cangiarsi in perle.

CleofeMa dimmi, e sarà veroche risorga Giesù?

S. GiovanniS’egli l’ha detto,chi mai di menzognerooserà d’arguire labbro divino!

MaddalenaSu! Dunque andiamo, e pria ch’il mattutinoraggio dell’orizzonte il lembo indori,andiam ad osservare al sacro avello,che almen potremmo in quellocon balsami ed odoriunger la fredda esaminata salmadi chi fu già di noi la vita e l’alma.

CleofePronta a seguirti io sono,ma speranza meglior mi rende ardita,e di Giovanni ai dettispero viva trovar la nostra vita.

ARIA

Naufragando va per l’ondedebol legno, e si confondenel periglio anch’il nocchier.Ma se vede poi le sponde,lo conforta nuova speme,e del vento più non temené del mar l’impeto fier.

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RECITATIVO

S. GiovanniItene pure, oh fide amiche donne,al destinato loco,ch’ivi forse potretedel vostro bel desio trovar le mete,mentre io torno a colei, che già per madremi diè nell’ultime oredel suo penoso agone il mio Signore.

MaddalenaA lei ben opportunoIl tuo soccorso fia,che in così duro scempioqual sia la pena sua, so per la mia.

S. GiovanniBen d’ogn’altro più grandefu il dolor di tal madredi tal figlio alla morte,ma d’ogn’altro più forteebbe in soffrirlo il petto, ed or costanteche ferma più d’ogn’altra ha la speranzadi vederlo risorto, e se l’ottiene,la gioia allora compenserà le pene.

ARIA

Così la tortorellatalor piange e si lagna,perchè la sua compagnavede ch’augel ferocedal nido gli rubò.Ma poi, libera e bellase ritornarla sente,compensa in lieta vocequel gemito dolenteche mesta già formò.

RECITATIVO

MaddalenaSe Maria dunque spera,e spera ancor Giovanni,anch’io dar voglio con si giusta speme

qualche tregua agli affanni;ma pure chi ben ama sempre teme,e nell’amante mio misero corebenchè speranza regni,bandir non può il timore.Or degli opposti affettia chi debba dar fede,vedrò volgendo il piedeall’adorato speco,tomba del mio Giesù. Vada Giovannia consolar Maria; Cleofe sia meco.

ARIA

Ho un non so che nel cor,che in vece di dolorgioia mi chiede.Ma il core, uso a temerle voci del piacero non intende ancor,o inganno del pensierforse le crede.

RECITATIVO

AngeloUscite, pur uscitedall’oscura prigione,ove si lunga ed horrida stagionequesto giorno attendeste, anime belle !Uscite, pur, uscite,a vagheggiare, a posseder le stelle !

CoroIl Nume vincitortrionfi, regni e viva,per cui Cocitogeme atterrito,per cui ritornala pace al suol !

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Parte SecondaSONATA

RECITATIVO

S. GiovanniMa ove Maria dimorase ho già vicino il piede,spero veder ben prestocangiata la speranza in certa fede,e senz’alcun perigliolieta la madre e glorioso il figlio.

ARIA

AngeloRisorga il mondolieto e giocondocol suo Signor!Il ciel festeggi,il suol verdeggi;scherzino, ridanol’aure con l’onde,l’herbe coi fior!

RECITATIVO

LuciferoMisero! Ho pure udito?E in van per vendicarmicontro forza maggior impugno l’armi?

AngeloSi, si, contrasti in van; torna a Cocito!

LuciferoPerché al ciel pria non tornail tuo risorto Nume?

AngeloPerché pria suole in terrafar delle glorie sue noto il mistero.

LuciferoNoti gli oltraggi miei? No, non fia vero!

ARIA

Per celare il nuovo scornoLe tue faci ancor al giornoCon un soffio io smorzerò;e con tenebre nocentidelle infirme humane mentiogni idea confonderò.

RECITATIVO

AngeloOh come cieco il tuo furor delira!Mira, folle, deh mirale donne pie che all’incauto sasso,sepolcro già delle divine membra,movon veloce il passo!A loro il Ciel commandach’io l’arcano riveli,ond’esse in publicarloagli altri poi ne sian trombe fedeli.

DUETTO

LuciferoImpedirlo saprò!

AngeloDuro è il cimento

LuciferoHo ardir che basta

AngeloLo dirà l’evento!

RECITATIVO

LuciferoAhi abborrito nome,ahi come rendi, come,ogni mio sforzo imbelle!Ahi che vinto e confuso,atterrito e delusofuggo il ciel, fuggo il suolo, fuggo il mondo,e del più cupo abissotorno a precipitar nel sen profondo.

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ARIA

CleofeVedo il ciel, che più serenosi fa intorno e più risplende;e di speme nel mio senopiù bel raggio ancor s’accende.

RECITATIVO

MaddalenaCleofe, siam giunte al luogo,ove tomba funestadell’amato Signor coprì la salma.

CleofeParmi veder - si, si vedo ben certoch’è già l’avello aperto,e su la destra spondasiede con bianca stuolaun giovane vestito.

MaddalenaOh quale spiragrazia dal volto suo, che mi consola!Appressiamoci a lui, che già ne mira!

AngeloDonne, voi ricercatedi Giesù Nazareno,ove giacque già morto;ora non è più qui, ma è già risorto.Al vostro puro affettogiusto è che diano i cielicosì bella mercede,e un tal mistero a voi prima si sveli,per far araldi poi della sua fede.Itene dunque a publicarlo, e siapremio del vostro piantodella gioja comune il primo vanto.

ARIA

Se per colpa di donna infeliceall’huomo nel seno la morteil crudo veleno sgorgò,

dian le donne la nuova felice,che chi vinse la morte già morto,poi risorto la vita avvivò.

RECITATIVO

S. GiovanniDove si frettolosi,Cleofe, rivolgi i passi?

CleofeIn traccia di Giesù ch’è già risorto,come ancora Maddalena.

S. GiovanniOnde il sapeste?

CleofeSovra l’aperto avellocosì a noi rivelò labro celeste.

S. GiovanniCosì la madre a me poc’anzi ha detto,a cui prima d’ogn’altradel figlio apparve il glorioso aspetto.

CleofeOh come lieta avrà quel figlio accolto!

S. GiovanniParve ch’il suo bel volto,di stille lacrimose humido ancora,del sol divino all’improviso raggiofosse traviso e pinto, un’altra aurora.Poi la gioja veloceCorse dal seno al labbro in questa voce:

ARIA

Caro figlio, amato Dio,già il cor mionel vederti esce dal petto!E se lentofu in rapirmelo il tormento,me lo toglie ora il diletto.

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RECITATIVO

S. GiovanniNon si dubiti più!

CleofeCessi ogni rio timore!

MaddalenaÈ risorto Giesù

S. GiovanniViva è la nostra vita.

CleofeIl nostro amore.

ARIA

MaddalenaSe impassibile, immortalesei risorto, oh Sole amato,deh fa ancor ch’ogni mortaleteco sorga dal peccato!

RECITATIVO

S. GiovanniSi, si col redentoresorga il mondo redento!

CleofeSorga dalle sue colpe il peccatore!

MaddalenaEd al suo fabro eternoogni creatura dia lodi ed onore.

CORO

Dia si lode in cielo, in terraa chi regna in terra, in ciel!Che risorto hoggi alla terraper portar la terra al ciel.

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Situata in cima ad un colle, in posizione

strategica e dominante, la Rocca di

Montefiascone fu scelta dai pontefici quale

sede del Rettore del Patrimonio di S. Pietro

in Tuscia e, successivamente, destinata a

loro temporanea residenza, con ampliamen-

ti e fortificazioni che ne accrebbero il presti-

gio.

Dal 1058 fin quasi alla fine del 1500 qui si

susseguirono papi, imperatori e personaggi

illustri che vi soggiornarono per periodi più

o meno lunghi, vi convocarono parlamenti o

MONTEFIASCONE - Rocca dei Papivi si recarono in villeggiatura.

Dell’originaria struttura purtroppo non rima-

ne che una parte esigua. Il complesso pre-

sentava una pianta trapezoidale con gli

angoli occupati da imponenti torri che evi-

denziavano l’aspetto difensivo. Esse costi-

tuivano i punti cardine dai quali si sviluppa-

vano altrettante ali di edifici residenziali che

si affacciavano su un cortile interno. Di que-

ste oggi si conserva intatta solo quella di

nord–ovest dalla quale si diparte un corpo di

fabbrica a forma di L che costituisce l’attua-

le Palazzo, strutturato su due piani

ed un sotterraneo. Alcune soluzioni

architettoniche adottate nelle parti

ancora conservate del castello testi-

moniano la sua aderenza alle tipolo-

gie proprie del linguaggio architet-

tonico diffuso per tutto il XIII seco-

lo in area viterbese. In particolare, le

due sale del primo piano sono carat-

terizzate dalla presenza di archi a

tutto sesto emergenti dalle pareti,

per i quali è possibile trovare con-

fronti in molti edifici viterbesi, sia

religiosi che civili. La bifora che,

aprendosi sul cortile interno, illumi-

na il salone al primo piano è quanto

resta delle membrature architettoni-

che del nucleo primitivo della strut-

tura mentre non esiste più alcun

riscontro materiale della loggia a

due piani voluta da Leone X e rea-

lizzata da Antonio da Sangallo il

Giovane. La Rocca, dopo un lungo

periodo di abbandono e degrado, è

stata oggetto di un totale restauro

che, nel rispetto dell’antica forma,

ha consentito di mutarne la destina-

zione in spazi ideali per ospitare

eventi, esposizioni e manifestazioni

culturali.La Rocca (arch. fot. Provincia di Viterbo)

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SABATO 8 AGOSTO 2009MONTEFIASCONE – ROCCA DEI PAPI

GIOVANNI PAISIELLO

(1740 - 1816)

La finta amanteOpera comica inedita in due atti dal libretto di G. B. Casti

revisione di Domenico Carboni

Prima esecuzione in tempi moderni

Camilletta: Margherita Pace sopranoDon Girone: Maurizio Leoni baritono

Gelino: Luigi Petroni tenore

Allestimento registico e scenico

Maurizio Soria e Isabella Chiappara

Costumi: Isabella Chiappara, Valentina Bonucci, Antonella Murtas, Luciana Tramontano, DianaVenturelli

Acconciature: Laura Mazzinelli - Calzature: Pompei - Roma - Parrucche: Filistrucchi - Firenze

ORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCOMaestro concertatore e direttore d’orchestra

Erasmo GaudiomonteMaestro collaboratore e clavicembalista: Stefano C. Parisse

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Violini I: Natalia Nikolayishin, Alessandro Marini, Christian Cerelli

Violini II: Nicola Narduzzi, Donatella Aversa, Marco Colasanti

Viole: Andrea Domini, Irene Gizzi

Violoncelli: Marco Pescosolido, Alessandra Vitali

Contrabbasso: Massimo Santostefano

Oboi: Giulio Costantino, Micaela Galamini

Corni: Michele Canori, Silvia Centomo

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ERASMO GAUDIOMONTE

Ha studiato composizione con Giancarlo

Bizzi, musica elettronica con Franco

Evangelisti e direzione d’orchestra con Nicola

Hansalik Samale, Mario Gusella e Franco

Ferrara. Nel 1974 è stato con Giancarlo Bizzi

e Giorgio Battistelli tra i fondatori del Gruppo

di Sperimentazione Musicale “Edgar Varèse”,

con il quale ha svolto per molti anni un’inten-

sa attività concertistica e compositiva. Fin dal

1981 collabora con l’Orchestra

dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese (oltre

300 concerti) della quale è stato direttore prin-

cipale dal 1990 al 1992. Dal 1985 al 2003 è

stato direttore musicale, in collaborazione con

il M° Petrassi, dell’Orchestra Giovanile da

Camera “Goffredo Petrassi” e nel 1996 diret-

tore musicale del Cantiere Internazionale

d’Arte di Montepulciano. Oltre ad opere del

repertorio classico, tra cui la revisione e la

‘prima’ in tempi moderni dell’opera “La

Frascatana” di Paisiello, ha diretto prime ese-

cuzioni di autori contemporanei tra cui

Battistelli, Clementi, Colasanti, Ferrero,

Francesconi, Morricone, Nicolau,

Tarnopolsky, Vlad. Numerose le collabora-

zioni con orchestre italiane tra cui l’Orchestra

Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra di

Roma e del Lazio, l’Orchestra della Toscana,

il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia,

l’Orchestra dell’Arena di Verona, l’Orchestra

Nazionale della Rai di Torino. Ospite di pre-

stigiose società di concerti e festival

(Accademia Nazionale di Santa Cecilia,

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ATTO I

Ouverture (Allegro presto)

Introduzione: Camilletta e Gelino. A qual trista condizione (Largo)

Cavatina: Gelino. Eh pensa amato bene (Largo)

Cavatina: Camilletta. Se vedesse il ben ch’adoro (Andantino)

Cavatina: Don Girone. Comeché, comeché (Andante con moto)

Duetto: Camilletta e Don Girone. Camilletta cara cara (Allegro presto)

Cavatina: Gelino. Badate bene ci vuol politica (Allegretto)

Aria: Don Girone. Certa smania io sento addosso (Allegro)

Aria: Camilletta. Ah non siate più sdegnato (Andante)

Aria: Gelino. Questa casa e questa piazza (Allegro con moto)

Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Voi dovete giù calare (Allegro)

ATTO II

Duetto: Gelino e Don Girone. Tu non capisci sei proprio un asino (Allegretto)

Cavatina: Camilletta. Quanto sciocchi amanti siete (Andantino)

Aria: Gelino. Dal tuo labbro amor tiranno (Maestoso)

Duetto: Camilletta e Don Girone. Oh Dio! Ahi quanti mali (Allegro agitato)

Aria: Camilletta. Ferma, tiranno e barbaro (Grave maestoso)

Recitativo accompagnato: Don Girone. Che dovrò far? Che penso (Andante)

Aria: Don Girone. Fra l’amore e fra il timore (Moderato)

Cavatina: Camilletta. Fidi amanti sventurati (Andante)

Duetto: Camilletta e Gelino. Caro ben, dolce mia vita (Larghetto)

Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Fra l’orror di notte oscura (Larghetto)

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Accademia Musicale Chigiana, Accademia

Filarmonica Romana, Società dei Concerti

Barattelli, Festival di Nuova Consonanza,

Festival Miami, Ravello Festival, Ravenna

Festival, Opera Nancy, Musica per Roma,

Stockholm New Music Festival, Sagra

Musicale Umbra, Biennale Musica di

Venezia) ha collaborato in Europa e negli Stati

Uniti con registi e solisti di fama internaziona-

le quali Abbado, Krief, Martone, Cascioli,

Cominati, Demus, Gazzelloni, Geringas.

MAURIZIO LEONI

Baritono, si è diplomato con lode nella classe

cantanti all’Accademia Filarmonica

Bolognese e al Conservatorio G. B. Martini

della stessa città.

Finalista al Concorso As.Li.Co. e Menzione

Speciale alla finale del Concorso

Internazionale di Adria, vincitore della VI edi-

zione del Concorso A. Lazzari di Genova e

primo premio assoluto alla rassegna di musica

da camera D. Caravita.

Ha debuttato in varie opere fra le quali “Il

campanello” di G. Donizetti alla Fondazione

Walton di Ischia, “Il Turco in Italia” e

“Matilde di Shabran” di G. Rossini al Rossini

Festival di Wildbad (Germania), “La

Bohème” di G. Puccini al Teatro Civico di

Taegu in Corea del Sud, “Carmen” al Teatro

Verdi di Pisa.

Artista eclettico, ha al suo attivo anche espe-

rienze di operetta (“La vedova allegra”, “Il

paese del sorriso”), di musica contemporanea

(prima assoluta de “La Victoire de Nôtre

Dame” di F.Angius, dell’Aterforum di

Ferrara, prima italiana di “Gesualdo conside-

red as a murder” di L. Francesconi, “8 songs

for a mad King” di Peter Maxwell Davis al

Teatro Regio di Torino ed al Festival del

Cervantino - Messico -, “Messer Lievesogno

e la porta chiusa” di C. Galante) di prosa

(“L’impresario delle Smirne” per il Teatro

Stabile di Torino) e di regia (“Don Giovanni”

di V. Righini al Belcanto Festival di

Dordrecht).

È componente stabile del Divertimento

Ensemble di Milano, del Notschibikitschi

Ensemble - originale formazione da camera

composta da tre voci e tre clarinetti - e del

Gruppo Erlebnis col quale, tra l’altro, ha ese-

guito “Das Lied von der Erde” di G. Mahler

ed ha inciso per la Radio Svizzera Italiana

“Serenade op. 24” di A. Schönberg.

Vari artisti hanno contribuito alla sua forma-

zione: Ulla Casalini, Dorothy Dorow, Claudio

Desderi , William Matteuzzi.

Si è esibito a Torino in “Die Teufel von

Loudon” di K. Penderecki e in “Wozzeck” di

Manfred Gurlitt, al Teatro Comunale di

Bologna in “Salomé” di R. Strauss con la

direzione di Daniele Gatti, ne “La scala di

seta” di Rossini con la direzione di Claudio

Desderi all’Opéra Comique a Parigi, al Teatro

Valli di Reggio Emilia, al Teatro dell’Opera di

Roma in “Romanza”, in Leporello nel Don

Giovanni con la direzione di J.C. Malgoire.

Tra le sue interpretazioni: “L’equivoco strava-

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gante” di Rossini al Festival di Strasburgo

diretto da A. Zedda e Figaro ne “Il Barbiere di

Siviglia” con la direzione di G. Carella,

“Bohème” a Catania e Tokyo diretto da D.

Renzetti e, sempre a Catania, “Il Prigioniero”

di Dallapiccola col M° Zoltan Pesko.

MARGHERITA PACE

Inizia la sua carriera artistica come attrice,

lavorando in teatro con Lucia Poli, con il

Gruppo Altro diretto da Achille Perilli ed in

seguito al cinema con Mario Monicelli

(Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno) e

Maurizio Nichetti.

Compie i suoi studi presso l’Accademia

Nazionale di Danza a Roma e successivamen-

te intraprende privatamente lo studio del canto

con Maria Teresa Pediconi.

Il debutto operistico avviene nel 1991 al

Festival di Fermo (Serpina ne “Il curioso indi-

screto” di P. Anfossi) e a seguire Clorindanella “Cenerentola” (1995 Teatro Municipale

di Piacenza, Teatro di Vevey, Svizzera),

Rosina nel “Barbiere di Siviglia” di Rossini e

Berta (1996 Teatro Comunale di Todi, Teatro

Verdi di Terni, 1999 ad Amelia e a Narni).

Interpreta tre ruoli: le Feu, la Princesse e leRossignol, ne “L’enfant et les sortilèges” di

Ravel con la regia di M. Scaparro (1999

Auditorio de Galicia a Santiago de

Compostela, produzione de La Fenice di

Venezia), Lindoro ne “Lo sposo burlato” di

Paisiello (1998), Lauretta ne “I virtuosi ambu-

lanti” di Fioravanti (2000), Abra nella

“Juditha triunphans” di A. Vivaldi (2004) e

Melia in “Apollo et Hyacinthus” di Mozart

(2001-2006), Galatea ne “Il Pigmalione” di

Donizetti (2008) e l’Angelo custode nella

“Rappresentazione di Anima e Corpo” di E.

De Cavalieri (Aprile 2009, Basilica di San

Paolo Maggiore, Napoli).

Interpreta Norina nel “Don Pasquale”

(Cantiere d’arte di Montepulciano) e Pamina

ne “Il sogno del flauto magico” (Auditorium

di Santa Cecilia, Teatro di Lugo). Interpreta il

ruolo di Lucy ne “Il telefono” di G. Menotti ed

è interprete di due opere in prima esecuzione

assoluta per l’Accademia Filarmonica

Romana: “Nessuna coincidenza” di M. Cardi

ed “I dialoghi degli Dei” di M. Panni (Teatro

Olimpico 1995). L’opera del M° Panni viene

rivisitata e ripresa nel 2000 e nel 2001

all’Opera di Nizza ed al Theâtre Municipal de

Tourcoing col titolo “Il giudizio di Paride”.

Si dedica con passione alla realizzazione di

opere in forma semi-scenica accompagnate

dal pianoforte, interpretando i ruoli di Gilda,

Violetta, Adina, Mimì, con lo scopo di portare

l’opera anche in spazi diversi dal teatro, come

chiese, piazze, cortili e, naturalmente, sale da

concerto.

Ha in repertorio i principali ruoli delle opere di

Mozart, autore a cui si dedica particolarmente

anche nel repertorio cameristico, spaziando

dalla liederistica alle Arie da concerto sia in

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versione orchestrale che accompagnata dal

pianoforte.

È interprete di Operette come “Monsieur et

Madame Denis” di J. Offenbach, “Acqua

cheta” ed “Addio Giovinezza” di G. Pietri.

Tra gli Oratori canta “Exultate, jubilate” K

165 e la Messa in Do “dell’incoronazione” di

Mozart, la “Matthaus Passion” di Bach con la

Jyvaskyla Sinfonia (Finlandia), l’oratorio “La

morte di San Giuseppe” di G. B. Pergolesi nel-

l’omonimo Teatro di Jesi.

Nel 1995 è ospite dei Pomeriggi Musicali di

Milano per i quali interpreta la cantata per

voce e orchestra “Giovanna d’Arco” di

Rossini / Sciarrino, la suite “A spasso con la

figlia del Tambur Maggiore” di Offenbach /

Negri, sotto la direzione del M° Sasson, e

ancora nel 1996 con una composizione di M.

Trojan “Frammenti di Michelangelo”, diretta

dal M° Joram David (Milano, sala Verdi).

Nel 1997 recita e canta nello spettacolo

“Master class” con Maria Callas di T.

McNally prodotto dal Teatro Eliseo con

Rossella Falk.

Torna in teatro nel 2009 con lo spettacolo

“Puccini e la luna” di e con Carlo Alighiero, in

scena al Teatro Manzoni di Roma.

Dal 2006 canta come solista nella Mario Raja

Big Bang, con cui si esibisce in diversi festival

Jazz.

Dal 2003 insegna Canto presso la Scuola

Popolare di Musica di Testaccio a Roma.

LUIGI PETRONI

Laureatosi in Scienze Politiche con il massi-

mo dei voti, ha compiuto privatamente lo stu-

dio del canto a Roma con il M° Gina Maria

Rebori.

Dopo il suo debutto ne “Il matrimonio segreto

di Cimarosa” al Teatro Regio di Torino nel

1981, si è esibito nei principali teatri italiani tra

cui La Fenice di Venezia (“I quattro rusteghi”

di Wolf-Ferrari, “Il barbiere di Siviglia”, “La

gazza ladra”, “Le nozze di Figaro”), il Teatro

San Carlo di Napoli (“Il matrimonio segre-

to”), il Teatro Comunale di Bologna (“Amor

rende sagace” di Cimarosa, “Barbablu” di

Offenbach, “Anna Bolena”, “Il turco in

Italia”, “L’incoronazione di Poppea” di

Monteverdi), oltre ai teatri di Trieste (“Don

Giovanni”), Cagliari (“Turandot”, “L’elisir

d’amore”), Torino (“Manon Lescaut”, “Il

turco in Italia”). La sua carriera lo ha visto

inoltre interpretare numerose opere del

Settecento meno conosciuto come “Il mondo

della luna” di Galuppi, “La locandiera” e “La

secchia rapita” di Salieri, “Il curioso indiscre-

to” di Anfossi, “Le astuzie femminili” di

Cimarosa (Teatro Comunale di Ferrara, 1996)

e “L’Olimpiade” sempre di Cimarosa al

Malibran di Venezia. Tra i titoli più rari ricor-

diamo anche “Elena da Feltre” di Mercadante

(Festival di Wexford, 1997), “L’Armida

abbandonata” di Jommelli, “I vampiri” di

Palma a Fermo nel 1990 e due opere di Martin

y Soler su libretto di Da Ponte, “Il burbero di

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CASTI, PAISIELLO E CATERINA III documenti relativi al periodo trascorso in

Russia da Giambattista Casti sono alquanto

scarsi per poter definire esattamente quali

siano stati i rapporti di lavoro con Giovanni

Paisiello, compositore al servizio di Caterina

II negli anni 1776-1783. Casti arrivò a S.

Pietroburgo nel 1777 al seguito del Conte

Joseph Kaunitz nominato ministro plenipo-

tenziario presso la corte della zarina. Il suo

compito come membro del corpo diplomatico

austriaco era quello di redigere segretamente

particolareggiate relazioni politico-militari.

Sul finire dello stesso anno due avvenimenti

di rilievo movimentarono la vita di corte, uno

triste e uno lieto. Il primo fu la morte di

Marco Coltellini poeta-librettista dei Teatri

Imperiali e collaboratore di Paisiello, l’altro la

nascita del principe Alessandro. Per questa

occasione Casti scrisse una raccolta di poesie

28

____________1M. F. ROBINSON, Giovanni Paisiello, A ThematicCatalogue of his Works, New York , 1975.2Cfr. L. PISTORELLI, I melodrammi giocosi diG.B. Casti, in RMI 1895.

buon cuore” e “Una cosa rara” a Montpellier,

Venezia e Dresda.

Dal suo debutto al Rossini Opera Festival nel

1995, dove ha preso parte alla produzione di

“Semiramide” diretta da Alberto Zedda, è

stato regolarmente invitato nelle stagioni suc-

cessive che lo hanno visto interpretare

“Matilde di Shabran”, “Ricciardo e Zoraide” e

“Moïse et Pharaon”.

Costante è la sua presenza nei teatri di Zurigo

e di Helsinki nel repertorio italiano e in special

modo nei ruoli rossiniani. Giustino di Vivaldi

all’Accademia Chigiana di Siena e Arminio di

Händel (oggetto di un’incisione Cd per la

Virgin) a Solothurn e ad Amsterdam con Alan

Curtis sono solo un piccolo esempio delle

opere barocche che ha affrontato sempre con

successo.

Fra le incisioni discografiche, ricordiamo, tra

l’altro, la cantata “Le nozze di Teti” e “Peleo”

di Rossini con la direzione di Riccardo Chailly

per la Decca.

così intitolata:

A Caterina II Imperatrice di tutte le Russie,canzoni di Gio.Battista Casti per la felicenascita di Alessandro principe imperiale ditutte le Russie…L’opera fu molto apprezzata dalla sovrana.

Era una malcelata candidatura per la succes-

sione al prestigioso posto lasciato libero da

Coltellini. L’abate non fu nominato ufficial-

mente ma è certo che Caterina II gli chiese di

collaborare con Paisiello. Frutto della colla-

borazione fu l’opera buffa in due atti “Lo

sposo burlato” che fu rappresentato nel teatro

all’aperto del Palazzo Imperiale il 13 luglio

1778. Oggi noi sappiamo, grazie al catalogo

tematico di Michael F. Robinson1, che que-

st’opera altro non è che un pasticcio ossia un

assemblaggio di brani di altre opere prece-

denti del compositore stesso fra cui “Il

Socrate immaginario” (libretto di Giovanni

Battista Lorenzi) così che l’apporto originale

di Casti fu limitato ai recitativi e ai due finali.

L’opera ottenne un grande successo. Mentre

questa collaborazione è provata da documen-

ti conservati alla Biblioteca Nazionale di

Parigi2 non è provato, ma non è improbabile,

che l’anonimo adattatore dei libretti utilizzati

da Paisiello per “I filosofi immaginari” (da

Bertati) e per “Le nozze inaspettate” (da

Chiari), opere rappresentate a S.Pietroburgo

nel 1779, sia proprio Casti.

IL CASO DELLA FINTA AMANTE

Un grande evento movimentò la corte di S.

Pietroburgo nel successivo 1780. Si prepara-

va lo storico incontro fra Caterina II e

Giuseppe II imperatore d’Austria. L’incontro

era stabilito in una località a metà strada fra le

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____________3R.A. MOOSER, Annales de la musique et desmusiciens en Russie au XVIIIe siècle, Ginevra,

1948-50 pp.255 e 295.4R.A. MOOSER, Op. cit. p. 294.

due capitali imperiali: la città di Mogilev in

Bielorussia. Per questo la zarina ordinò a

Paisiello un’opera nuova da doversi rappre-

sentare per l’occasione. Nacque così “La finta

amante”, opera buffa in due atti. Il libretto fu

stampato a S.Pietroburgo senza data per esse-

re utilizzato a Mogilev. Il librettista, come al

solito, non venne menzionato ma secondo

Robert-Aloys Mooser «si potrebbe attribuire

a Casti il quale in quel periodo era il solo

poeta italiano che la corte aveva a disposizio-

ne e per di più aveva dato buona prova delle

sue qualità negli anni precedenti»3. Per di più

questi era molto apprezzato da Giuseppe II. Il

poeta, da parte sua, avrebbe potuto mettersi in

luce, con l’occasione, col suo protettore e

datore di lavoro in vista di poter essere assun-

to come poeta di corte al suo ritorno a Vienna.

Senza contare poi che l’abate essendo mem-

bro del corpo diplomatico austriaco accredita-

to presso la corte avrebbe dovuto contribuire

alla riuscita dell’importante incontro dei ver-

tici dei due imperi.

Il libretto de “La Finta Amante”, a differenza

dei tre titoli sopraccitati, era del tutto origina-

le. Anche la musica era completamente nuova

senza alcun autoimprestito. Secondo una

testimonianza del Conte Orlof, Paisiello fece

sentire in anteprima al clavicembalo l’opera

alla zarina e al suo entourage nella Sala degli

Specchi dell’Ermitage:

Invitato a sedersi al clavicembalo egli comin-ciò a cantare con una soavità e una vervemeravigliosa. Ad un certo momentol’Imperatrice, accortasi che il maestro impal-lidiva per il freddo, si tolse la pelliccia e lamise sopra le fortunate spalle del maestro chetanto l’aveva incantata.4

Mogilev distava da S.Pietroburgo circa 1.500

chilometri. La zarina volendo mostrare la sua

grandeur all’imperatore si mosse con una

numerosa comitiva composta non solo da

tutti i suoi dignitari con le famiglie, ma anche

dai diplomatici accreditati, senza contare can-

tanti, coristi, strumentisti, scenografi e costu-

misti dei teatri imperiali con alla testa il diret-

tore artistico Bibikof e Paisiello. Per l’occa-

sione furono requisiti 250 cavalli da aggiun-

gere ad ogni stazione di sosta a quelli solita-

mente disponibili, e le soste furono parecchie

per non fare affaticare l’augusta sovrana.

Giuseppe II invece si recò all’appuntamento

con una piccola scorta viaggiando in incogni-

to col nome di Conte di Falkenstein. L’opera

fu rappresentata nella villa di un grande pro-

prietario terriero. Paisiello ebbe la sorpresa di

trovare lo stesso clavicembalo con cui aveva

suonato all’Ermitage con sul coperchio una

targa d’avorio con inciso Caterina II a

Giovanni Paisiello. Gli interpreti erano

ovviamente di prim’ordine. Camilletta era

Anna Davia de Bernucci prima cantatrice

buffa. Dopo qualche anno la zarina la espul-

se dalla Russia a causa di una relazione amo-

rosa con un gentiluomo di corte. Nel 1788

interpretò lo stesso ruolo al Teatro dei

Fiorentini di Napoli. Gelino era il «virtuoso

da camera» Matteo Babbini e il basso buffo

Baldassare Marchetti era Don Girone.

Entrambi si erano distinti nello Sposo burla-

to. Secondo quanto Paisiello scrisse all’ami-

co Galiani, Giuseppe II gli fece grandi com-

plimenti e gli chiese una copia dell’opera

donandogli in cambio una tabacchiera.

L’opera venne poi replicata a S. Pietroburgo

in occasione della visita del Principe di

Prussia e anch’egli volle copia dell’opera in

cambio di una tabacchiera. Va detto a tale

proposito che le tabacchiere donate dai sovra-

ni non contenevano tabacco ma sonanti

monete d’oro.

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“La finta amante” fu rappresentata infinite

volte in Russia fino alla fine del secolo anche

nella versione ritmica in russo. Anche nel

resto d’Europa la fortuna dell’opera fu note-

vole: Vienna 1784, Karlsruhe 1786,

Cracovia, Firenze, Mannheim e Napoli nel

1788, Francoforte e Palermo nel 1793, Parigi

(sotto il titolo di “Camilletta” interpretata

dalla diva Strinasacchi) e infine di nuovo

Napoli nel 1825.

E Casti? Lasciò la Russia nel 1781 e si recò a

Milano per curarsi la sifilide. Morto

Metastasio tornò a Vienna come poeta di

corte. Proseguì la sua carriera di librettista con

Paisiello di ritorno dalla Russia (“Re

Teodoro”, 1784) e con Salieri (“La grotta di

Trofonio”, 1785; “Prima la musica poi le

parole”, 1786; “Cublai, Gran Can dei Tartari”,

1788) rivaleggiando per fama con Da Ponte

suo acerrimo nemico e detrattore. Nel 1787

con la pubblicazione del “Poema Tartaro”,

Casti cadde in disgrazia presso l’imperatore e

Caterina II. Si trattava infatti di una parodia

dove si raccontavano con feroce satira le

vicende che portarono all’avvento al trono di

Caterina II retrodatandole al duecentesco

impero dei Gran Kan… e della Gran Kagna.

Questa impertinenza gli costerà il posto di

“poeta cesareo” poiché l’opera, che a Vienna

circolò parecchio, creò delle inopportune noie

diplomatiche tra l’Austria e la Russia. A noi il

poema interessa per il nostro caso in quanto

nella prefazione Casti ricorda la sua iniziazio-

ne in Russia come librettista. Racconta infatti

di aver guadagnato per questo 6000 rubli e di

aver avuto in più in dono da Caterina II una

preziosa pelliccia. Considerato che la retribu-

zione di Paisiello era di 4000 rubli l’anno

sembra strano che la zarina, che il poeta defi-

nì «cogliona in nissuna maniera», abbia speso

questa cifra per Casti solo per “Lo Sposo bur-

lato” unica opera di cui risulta documentata la

sua collaborazione con Paisiello in Russia.

30

GIOVANNI PAISIELLO - LA FINTA AMANTELIBRETTO DI GIOVANNI BATTISTA CASTI

NOTE PER LA MESSA IN SCENA

Il 4 o il 5 giugno del 1780 nel Castello di

Mogilev nella Russia Bianca, oggi

Bielorussia, si svolgeva un importantissimo

incontro al vertice delle potenze mondiali del-

l’epoca, che avrebbe ridefinito il riassetto

dell’Europa negli anni successivi. Caterina II

di Russia riceveva con gran pompa il Conte

Questo è un ulteriore indizio che “La finta

amante” sia opera sua e che possiamo togliere

quel punto interrogativo che qualcuno nei

cataloghi ancora affianca al suo nome come

autore di questo libretto.

Domenico Carboni

Ritratto di Giovanni Paisiello dipinto da Marie

Louise Élisabeth Vigée-Lebrun (1755-1842)

nel 1791, a Napoli, durante la prima dell’opera

Nina o la pazza d’amore (www.wikipedia.org)

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Falkenstein, in realtà l’imperatore Giuseppe

II in incognito. Per l’occasione Caterina chie-

se a due artisti organici alla sua corte,

Giovanni Paisiello e Giovan Battista Casti, di

mettere in scena un’opera buffa, che per il

numero ridotto di cantanti, ben si prestava

alle possibilità di un “Luogo teatrale” anoma-

lo, come un castello sperduto nella campagna

russa. Anomalo però fino ad un certo punto,

perché se è vero che la maggior parte delle

corti si era a questa data dotata di un teatro,

l’uso di allestire saloni, androni, scalinate,

petits appartements, era ancora diffuso,

soprattutto nell’Europa orientale. Dobbiamo

quindi immaginare un grande salone o spazio

analogo allestito con un palco sul lato corto,

con forse un fondale dipinto come vediamo

ad esempio in un dipinto di J. F. Greipel che

mostra la prima del “Parnaso confuso” di

Gluck dato al Castello di Schonbrunn nel feb-

braio del 1765. A differenza dell’opera seria

deputata a trattare tematiche legate alla gran-

de storia o al mito e quindi vedeva i cantanti

incarnare personaggi la cui universalità era

data da costumi di impianto classicheggiante,

rivisitati attraverso il moderno, nell’opera

buffa, che nasce con una forte liason tra

Commedia dell’arte e commedia erudita,

ossia l’ antica commedia di ispirazione plau-

tina o terenziana, ha come caratteristiche

l’intreccio burlesco, l’imbroglio, il travesti-

mento, tematiche quindi di ispirazione popo-

lare e alla fine del Settecento potremmo quasi

dire “borghese”, i costumi di scena in realtà

non erano altro che gli abiti alla moda, conte-

stualizzando così l’attualità del momento. E’

talmente vero che spesso la moda recepiva

modelli dal teatro creando ad esempio un

juste a la Figarò (una sorta di corsetto ester-

no) che non può non essere stato ispirato dal

Barbiere di Beaumarchais o dalla sua versio-

ne Mozart-Da Ponte.

Da queste considerazioni nasce la nostra

messa in scena minimale. La volontà di rap-

presentare questa opera buffa di Paisiello -

Casti come forse poté esserlo in quel remoto

castello. Una volontà filologica, ma non

archeologica. Certo il Luogo teatrale non è lo

stesso e certamente poco adatto nella sua

severità medievale, ma si può suggerire l’at-

mosfera, innanzitutto eliminando il più possi-

bile la luce artificiale, e tornando alla natura-

lità della luce delle candele, che ci restituisco-

no quella tonalità calda, morbida che solo

questo tipo di illuminazione può dare. Non

potendo avere un fondale dipinto come era

usuale nelle scene settecentesche l’idea è

quella di ricreare uno spazio riconoscibile,

ma non fintamente “storico”. Gli androni, le

scale del Palazzo dello Spagnolo del

Sanfelice, luogo che esprime in toto la Napoli

settecentesca dove si finge l’azione teatrale,

ci sembravano il Luogo deputato per eccel-

lenza.

E poi soprattutto i costumi.

I personaggi della Finta Amante sono tre:

Camilletta, merlettaia, Gelino, lacchè, Don

Girone, uomo ricco ma sciocco che ben si

presta ad essere gabbato dalla coppia di

amanti, che con i proventi della truffa potran-

no sposarsi. Tre classici personaggi della

Commedia dell’arte. Anche l’intrigo sembra

esemplificato su di uno scenario di comme-

dia all’improvviso. Il momento cruciale del-

l’intrigo è quello del travestimento quindi

della metamorfosi di Gelino lacchè in una

sorte di Capitan Fracassa, irriconoscibile al

proprio padrone Don Girone. Ecco perché

una maschera, proprio quella di Capitan

Fracassa, per segnare in modo assoluto la tra-

sformazione anche caratteriale del mite

Gelino nel roboante e rodomontesco fratello

di Camilletta. Don Girone è un uomo ricco

ma stravagante, Gelino dice che sembra “…

cinese od indiano”, e quindi indossa quello

che ovunque in Europa era la “novità”, ossia

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l’habit degagè, versione francese della riding

coat inglese, con il suo doppio petto, il gilet

senza baschine, il taglio attillato a code sfug-

genti, gli alti baveri. Una sorta di macaroni,

nome con il quale venivano sbeffeggiati gli

inglesi che tornavano dal grand tour, e il rife-

rimento a Napoli non è casuale. Gelino inve-

ce indossa un frac alla moda in seta a righe del

quale prontamente si spoglierà per incarnare

il suo alter ego. Camilletta infine veste l’abi-

to di provenienza popolare più amato dalle

Dame eleganti come toilette de matin, un

caraco con jupon, in toile de Jouy e mussola,

tessuti diventati di gran moda, negli anni che

precedono la rivoluzione borghese. Tutti i

modelli sono assolutamente autentici, ripresi

da figurini della Gallerie des modes et costu-

mes français, che negli anni ’80 del

Settecento pubblicava le creazioni delle più

importanti creazioni delle marchande de

mode parigine. Nulla di neorealistico o stori-

cistico su questo palco. I cantanti non sono

una povera proletaria, un cameriere e un

signorotto di provincia, ma i veri cantanti-

attori che sulla scena di Mogilev interpretava-

no i personaggi. Il costume è un ricco abito

di corte: i cantanti, ben pagati, spesso veniva-

no omaggiati dai loro committenti con regali

di pregio come i due protagonisti della Serva

padrona di Paisiello che dopo la prima a

Sanpietroburgo vedranno Caterina II donar

loro rispettivamente una tiara e una tabacchie-

ra in diamanti.

Tutto è sogno, magia. E’ come se i personag-

gi venissero evocati dalla musica e si ripre-

sentassero ai nostri occhi di moderni con tutta

la poesia, il fascino onirico di un passato che

torna alla luce. Come dice Benjamin Lazar,

regista di punta della ripresa moderna di

opere barocche, sarebbe facile indulgere al

modernismo, inserire in un qualsiasi luogo

del XX o XXI secolo quella che è una storia

tanto antica che potrebbe averla scritta

Plauto, o Macchiavelli o perché no Totò, ma

bisogna fuggire quella facilità e restituire

quella poesia, quel tipo di espressione, che ci

sembrano lontane ma invece nella nostra sen-

sibilità sono tanto vicine. Non nostalgia ma

recupero, quello sì.

Isabella ChiapparaMaurizio Soria

LA TRAMA

Il soggetto è quello classico degli intermezzi

comici: un vecchio voglioso e ricco, innamo-

rato di una fanciulla bella ma di umili origini

che però ama un giovanotto della sua stessa

condizione. Il ricco Don Girone (basso buffo)

si è invaghito della bella Camilletta (soprano)

la quale ama, riamata, il giovane Gelino.

Quest’ultimo è stato assunto da Don Gironecome lacché e, con la complicità della ragaz-

za, ha un piano per spillare un po’ di soldi al

vecchio babbione. Camilletta finge di accon-

sentire alle richieste amorose di Don Girone.

Gelino avverte però che la ragazza ha un fra-

tello “furibondo, sdegnoso, sanguinario, omi-

cida” ed è geloso della sorella. Gelino, nelle

vesti del fratello sanguinario, sorprende DonGirone che amoreggia con Camilletta la

quale dice che il fratello si acquieterà con del

denaro. Gelino, riprese le vesti del servo, con-

siglia al padrone di accondiscendere alle

richieste del “fratello”. La “finta amante” pre-

parerà un tranello per attirare il vecchio in

casa e quindi per essere sorpresi dal “finto fra-

tello” che minaccerà di morte il malcapitato

Don Girone se questi non si toglierà di mezzo

per sempre. Una lettera anonima però svelerà

a Don Girone l’imbroglio di Gelino e il vec-

chio si deciderà a chiamare le guardie per fare

arrestare i due innamorati. Camilletta chiede-

rà perdono a Don Girone il quale, intenerito

dalla ragazza, ritira la denuncia e il licenzia-

mento per Gelino assumendo al suo servizio

anche la bella Camilletta.

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La Chiesa di Santa Maria in Castello, l’edi-

ficio religioso più importante del borgo

medioevale, fu iniziata nel 1121 e consacra-

ta nel 1208. Nel 1566 venne affidata ai

Carmelitani ma già nel 1569 risulta sconsa-

crata. Nel 1875 il Reale Governo Italiano

riconobbe Santa Maria in Castello come

monumento nazionale.

La facciata a coronamento orizzontale, sor-

montata da un campaniletto a vela, è tripar-

tita in basso da lesene. Il portale centrale e la

grandiosa bifora sovrastante sono ornate da

decorazioni cosmatesche, opera di Pietro di

Ranuccio romano (1143).

Di schietta impronta romanica, l’interno è

suddiviso in tre navate, coperte da volte e

coronate da tre absidi. Degli otto altari di cui

si è a conoscenza è oggi sopravvissuto sola-

mente quello maggiore con ciborio sorretto

da quattro colonne e risalente al 1168 ad

opera dei romani Giovanni e Guittone figli

di Nicola Ranucci. Il pavimento della chie-

sa è costituito da preziosi mosaici eseguiti

TARQUINIA - Chiesa di Santa Maria in Castello

MUSEO ARCHEOLOGICO

Santa Maria in Castello (foto E. Valerioti)

Il Museo Archeologico Nazionale, tra i più

importanti d’Italia per la ricchezza e la varie-

tà dei reperti esposti, è ospitato nel Palazzo

Vitelleschi, autentico capolavoro architetto-

nico rinascimentale con elementi in stile

gotico e catalano. Conserva al suo interno un

repertorio vascolare unico per forme e deco-

razioni figurative, sarcofagi notevolissimi di

famiglie tra le più importanti d’Etruria, terre-

cotte architettoniche di finissima esecuzione

come l’elegante scultura fittile dei cavalli

alati, famosa in tutto il mondo.

Museo Archeologico. Cavalli alati (arch. fot. APT)

da maestri marmorari romani ed è ricco di

iscrizioni pagane e cristiane incise su mate-

riale di reimpiego. La cupola, a pianta ellitti-

ca sormontata da un cupolino di influenza

araba, è oggi sostituita da un semplice tibu-

rio. A metà della quarta campata maggiore di

sinistra è un ambone del 1209 eseguito dalla

mano di Giovanni di Guittone. Nella terza

campata della navata destra è, infine, il fonte

battesimale ad immersione di forma ottago-

nale, rivestito di marmi policromi.

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GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009TARQUINIA - S. MARIA IN CASTELLO

Emma Kirkbysoprano

LONDON BAROQUE

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G. F. HÄNDEL (1685 - 1759)

Le Cantate di VignanelloSonata in Fa maggiore Op. 5 n. 6 per due violini e basso continuo HWV 401

Largo, Allegro, Adagio, Allegro

Salve Regina per soprano, due violini HWV 241

(prima esecuzione 17 giugno 1707 a Vignanello)

Sonata in Sol minore per viola da gamba e basso continuo HWV 364b

Andante, Allegro, Adagio, [Allegro]

Coelestis dum spirat aura“Mottetto in festo S.Antonio da Padua” per soprano, due violini e basso continuo

(prima esecuzione 13 giugno 1707 a Vignanello)

* * * *

Trio sonata in Sol minore per due violini e basso continuo (Dresden) HWV 393

Andante, Allegro, Largo, Allegro

Suite per clavicembalo n. 5 in Mi maggiore HWV 430

Prelude, Allemande, Courante, Air et Doubles

O Qualis de Coelo Sonus per soprano, due violini e basso continuo HWV 293

(prima esecuzione 12 giugno 1707 a Vignanello)

Ingrid Seifert violino (Jacobus Stainer, Absam 1661)

Hannah Medlam violino (anon. Italy c. 1680)

Charles Medlam viola da gamba (Barak Norman, London c. 1680)

Steven Devine clavicembalo

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LONDON BAROQUE si è costituito nel 1978

affermandosi come uno dei più importanti

ensemble di musica barocca in ambito

internazionale. La frequenza dei concerti e

l’assiduità con la quale il gruppo si esibi-

sce ha favorito il sorgere di un affiatamen-

to paragonabile a quello di un consolidato

quartetto d’archi.

Il gruppo è stato invitato dai più importan-

ti festival di musica antica in Europa ed è

stato ospite di trasmissioni televisive e

radiofoniche in tutto il mondo con fre-

quenti tournèe in Giappone e negli Stati

Uniti.

Il repertorio dell’Ensemble spazia dalla

fine del sedicesimo secolo all’epoca di

Mozart e Haydn e affianca opere scono-

sciute a grandi capolavori della letteratura

da camera del periodo barocco e classico.

Nel corso della stagione 2008/2009 il

gruppo si è esibito in Inghilterra, Spagna.

Svezia, Svizzera, Germania, Olanda,

Ungheria, Abu Dhabi, Canada e, assieme

ad Emma Kirkby, anche in Francia,

Croazia, Slovenia, Italia, Cina, Turchia e

Singapore. L’ensemble è stato inoltre ospi-

te dei festival di Edimburgo, Salisburgo,

Bath, Beaune, Innsbruck, Utrecht, York e

Ansbach.

Il gruppo registra per l’etichetta BIS ed ha

alle spalle una lunga collaborazione con

l’etichetta Harmonia Mundi France. Le

recenti produzioni discografiche hanno

riscosso ampi e lusinghieri consensi dalla

critica di settore. “Sympathetic and

alert...with some finely poetic playing.

These performances seem to me model”

(Gramophone, Sept 2001) e “È il loro

disco migliore e io non ho mai ascoltato

una performance migliore della loro del

Trio Sonata di Händel” (Goldberg, July

2001), in riferimento al disco di “Cantate

Sacre” di Händel con Emma Kirkby; “I

London Baroque mettono le loro consuete

virtù in queste performance, compreso il

loro eccellente rapporto interno ben misce-

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lato, una ricca sequenza di toni, passione e

intensità” (Gramophone, March 2001), in

riferimento alle Trio Sonate di Vivaldi

Op.1.

EMMA KIRKBY

Tra le aspettative giovanili di Emma

Kirkby non vi era certo quella di diventare

una cantante professionista. Durante gli

studi classici a Oxford e successivamente

in qualità di insegnante, Emma cantava

per diletto in cori o piccoli gruppi, senten-

dosi a proprio agio soprattutto nel reperto-

rio rinascimentale e barocco. Nel 1971 è

entrata a far parte del Taverner Choir e nel

1973 ha avuto inizio la protratta collabora-

zione con Consort of Musicke. Emma ha

partecipato alle prime registrazioni Decca

Florilegium sia con Consort of Musicke,

sia con l’Academy of Ancient Music, in un

periodo in cui gran parte dei soprano for-

mati nei college non ricercavano un suono

adeguato agli strumenti di musica antica.

Ciò l’ha spinta a individuare un approccio

personale, grazie anche al grande aiuto

fornito da Jessica Cash di Londra, nonché

dai direttori, colleghi cantanti e strumenti-

sti con cui ha collaborato nel corso degli

anni. A tutt’oggi ha realizzato più di un

centinaio di registrazioni di ogni genere, a

partire dalle sequenze di Hildegard von

Bingen ai madrigali del Rinascimento ita-

liano e inglese, fino alle cantate e agli ora-

tori del periodo barocco, nonché alle opere

di Mozart e Haydn. Tra le registrazioni più

recenti ricordiamo “Opera Arias and

Ouvertures” di Händel per Hyperion, le

“Cantate nuziali” di Bach per Decca e le

“Cantatas 82a e 199” di Bach per Carus.

Ha inoltre pubblicato per BIS nell’autunno

del 2000, due programmi con i London

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COELESTIS DUM SPIRAT AURA

Coelestis dum spirat auraDivinus dum coelo ignisIn mortalium corda descenditHumana captivitatis vincula de terra solvens AntoniusTriumphans ad astra conscendit.

Felix dies, preaclara, serenaO quam cara quam amoena,Toti mundo jucunda tu es.

Immortali es gaudio plenanostri cordis dulcissima spes.

Vestro, religiosi prinicipesMunere, clarum de coelo sidusNobis fulget Antonius,Et lucidos protectionis radiosProte, Julianelle, difundensdivini amoris ignem ascendit in te.

Tam patrono singulari CordaLicet immolari laudis in obsequium.Tibi optamus famulari,Dona patrociniumEt cum audis invocari.

Alleluja

Baroque, il primo incentrato sui “Mottetti”

di Händel e il secondo sulle “Musiche

natalizie” di Scarlatti, Bach e altri. Fra le

registrazioni recenti ricordiamo: “Classical

Kirkby”, progettato ed eseguito con

Anthony Rooley nel 2000, per l’etichetta

BIS, “Cantatas” di Cataldo Amodei, anco-

ra per BIS, nel 2004; “Stabat Mater” di

Scarlatti con Daniel Taylor, per ATMA nel

2006; “Honey from the Hive”, canzoni di

SALVE REGINA

LARGO

Salve Regina mater misericordiaevita dulcedo et spes nostra!

ADAGIO

Ad te clamamus exules filii Evaead te suspiramus gementes et flentesin hac lacrimarum vale.

ALLEGRO

Eja ergo advocata nostraillos tuos misericordes oculosad nos converte.Et Jesum, benedictumfructum ventris tuinobis post hoc exilium ostende nobis Jesum

ADAGISSIMO

O clemens o piao dulcis virgo Maria.

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John Dowland, con Anthony Rooley, per

BIS nel 2006. Nel 2007 ha pubblicato

insieme a Jakob Lindberg per BIS

“Musique and Sweet Poetrie”, canzoni per

liuto. Nel 1999 Emma è stata votata

Artista dell’Anno dagli ascoltatori di

Classic FM Radio; nel novembre del 2000

è stata insignita del titolo di Dama

Comandante dell’Ordine dell’Impero

Britannico.

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O QUALIS DE COELO SONUS

O qualis de coelo sonustamquam advenientis,spiritus vehementistotam reple domum amore?et suavis aurae sibilusmortalium corda dum perflat,ad sanctos amoris aestusimprovisus invitat?

Ad plausus, ad jubilapellantur cordis nubila,recedat culpae nox.

Lux micat coelo fulgida,aura spirat cordi turgida,sancti amoris blanda est vox

Eja ergo, mortalis,ignarae caecitas proculpelle timores,et tu, turba fidelis,decantare divinos summiregis amores.Gaude, tellus benigna,decora, sanctus amordescendit ad te.Cordis laus sit plena,sonora, mentes nostrasinvitet ad se.

Alleluja!

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La Basilica di Sant’Elia, in stile romanico

con elementi di origine lombarda, sorge su

un ripiano al centro della Valle

Suppentonia, probabilmente sulle rovine o

nei pressi di strutture romane, data la pre-

senza di marmi architettonici di riutilizzo.

Fondata tra l’VIII e il IX secolo e ricostrui-

ta all’inizio dell’XI, è caratterizzata da una

facciata affiancata da ali laterali e adorna di

tre portali due dei quali realizzati con fram-

menti di marmo, probabilmente apparte-

nenti alla primitiva basilica.

L’impianto planimetrico è costituito da tre

navate ed un transetto, sopraelevato di tre

gradini. Nella navata centrale, le colonne,

provenienti dallo spoglio di ville e monu-

menti romani, sono ornate da capitelli

corinzi. Il transetto e la navata centrale con-

servano parti del pavimento cosmatesco;

l’altare maggiore è sormontato da un ele-

gante ciborio decorato da una croce e sor-

retto da quattro pregevoli colonne.

Particolarmente interessante è la decorazio-

ne pittorica del transetto che comprende

scene tratte dall’Apocalisse di S. Giovanni,

la morte e i funerali dell’abate Anastasio e,

nell’abside, una teoria di vergini, mentre

nel catino domina la figura del Redentore.

Nella navata destra sono conservati dipinti

di artisti locali raffiguranti l’immagine

della Madonna.

La cripta, costituita da due ambienti, con-

serva le tombe di S. Nonnoso e di S.

Anastasio.

CASTEL SANT’ELIA - Basilica di Sant’Elia

Ciborio ed abside (foto G. Cerica)

Interno (foto F. Biganzoli)

Facciata (foto F. Biganzoli)

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VENERDÌ 28 AGOSTO 2009CASTEL S. ELIA – BASILICA DI S. ELIA

EPOCA BAROCCA

Silvia Vajente soprano

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Georg Friedrich Händel (1685-1759)

Trio sonata in Fa maggiore per oboe, fagotto e basso continuo

Adagio, Allegro, Adagio, Allegro

Dalle “Nove arie tedesche”:

Aria: Das Zittern Glänzen der spielenden WellenAria: Meine Seele hört im Sehen

Johann Friedrich Fasch (1688-1758)

Sonata in Do maggiore per fagotto e basso continuo

Largo, Allegro, Andante, Allegro assai

Henry Purcell (1659-1695)

Song: Nymphs and Schepherds

Da “Harmonia sacra”:

Aria: An evening Hymn on a groe

***

Henry PurcellToccata in La maggiore per clavicembalo solo

Georg Friedrich HändelCantata: Dolce mio bene per soprano e basso continuo

Recitativo, Aria, Recitativo, Aria

Christoph Schaffrath (1709-1763)

Sonata in Re minore per oboe e basso continuo

Adagio, Allegro, Allegro

Georg Friedrich HändelCantata: Mi palpita il cor per soprano, oboe e basso continuo

Recitativo ed Arioso, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria

Alessandro Piqué oboe

London Jeffrey Watts fagotto

Harald Hoeren clavicembalo

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I componenti dell’ensemble di musica da

camera Epoca Barocca hanno in comune la

passione per la musica barocca eseguita con

strumenti originali. Il fulcro del loro reperto-

rio è la sonata per tre o quattro strumenti con

basso continuo, generalmente appartenenti al

periodo che va da Antonio Caldara a Jan

Dismas Zelenka.

Dal 1994 il gruppo si esibisce con grande suc-

cesso di critica e di pubblico partecipando ad

importanti rassegne musicali fra cui Amici

della Musica di Firenze, Bodensee Festival,

Festival Mitte Europa, Musica e Poesia a San

Maurizio (Milano), Festival di Musica Antica

di Praga, Accademia Bartolomeo Cristofori

(Firenze), Fränkischer Sommer, Feste di

Apollo (Parma), Associazione Musicale

Romana, Festival van Flaandern, Musikfest

Bremen e Rheingau Musik Festival.

Nei suoi programmi Epoca Barocca propone

regolarmente anche autori meno conosciuti

riportando alla luce brani musicali ingiusta-

mente dimenticati; queste opere sono state

inoltre registrate per trasmissioni radio e su

CD.

Collabora con cantanti e altri strumentisti per

l’esecuzione di musica con una grande varie-

tà di formazioni.

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Das zitternde Glänzen der spielenden WellenDas zitternde Glänzen der spielenden WellenVersilbert das Ufer, beperlet den Strand.Die rauschenden Flüsse, die sprudelndenQuellen Bereichern, befruchten, erfrischen das Land und machen in tausend vergnügenden Fällendie Güte des herrlichen Schöpfers bekannt.

Meine Seele hört im SehenMeine Seele hört im Sehen,wie, den Schöpfer zu erhöhen,alles jauchzet, alles lacht.Höret nur, des erblüh’nden Frühlings Prachtist die Sprache der Natur, die sie deutlich durchs Gesicht allenthalben, mit uns spricht.

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Lo scintillio tremulo delle onde giocose

Lo scintillio tremulo delle onde giocose,

inargenta la riva, imperla la sponda,

i ruscelli gorgoglianti, le sorgenti zampillanti

arricchiscono, fecondano, rinfrescano la terra,

e ci mostrano in mille piacevoli modi

l’infinita bontà del creatore.

La mia Anima ascolta e vede

La mia Anima ascolta e vede,

come tutto esulta e ride,

nell'esaltare il Signore.

Ascoltate, la bellezza fiorente della primavera,

è la voce della natura che ci parla ovunque,

chiara, attraverso la sua immagine.

GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759)

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Nymphs and ShepherdsNow that the sun hath veil’d his light,And bid the world goodnight,To the soft bed, my body I dispose,But where shall my soul repose?

Dear God, even in thy armsAnd can there be any so sweet security!Then to thy rest, o my soul!And singing, praise the mercy that prolongs thydays.Hallelujah Hallelujah

An evening Hymn on a groundNymphs and Shepherds, come away.In the groves let’s sport and playFor this is Flora’s holiday,Sacred to ease and happy love,To dancing, to music and to poetry;Your flocks may now securely roveWhilst you express your jollity.Nymphs and Shepherds, come away.

Ninfe e pastori

Ora che il sole vela la sua luce,

E dà la buonanotte al mondo,

Al morbido letto affido il corpo,

Ma dove riposerà l'anima mia?

Buon Dio, se non fra le tue braccia

Non vi è più dolce protezione!

Vai al riposo, anima mia!

E canta le lodi alla misericordia che prolunga i

tuoi giorni

Alleluja, Alleluja.

Canto della terra

Ninfe e Pastori venite via

Nei boschetti divertiamoci e giuochiamo

Poiché questa è la festa di Flora

Dedicata alla serenità e all'amore felice

Alla danza, alla musica ed alla poesia;

Le vostre greggi possono vagare tranquille

Mentre voi manifestate la vostra allegria.

Ninfe e Pastori venite via.

HENRY PURCELL (1659 - 1695)

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Dolce mio benRECITATIVO

Dolce mio ben, s’io tacciol’infinito martireche m’appressa al morire,fa che in grave dolor muto lo giaccio.E perché piace a voi, tacito ascondo il mio strazio profondo,ma se taccio il doloreson gl’ardenti sospir lingue del core.

ARIA

Intendimi ben mio,che tutto il mio desìosempre è rivolto a te.Se parlo o taccio, Amore parla per me il mio coree scopre la mia fe’.

RECITATIVO

S’è ver ch’un si trasformò in toro, in pioggia d’oro,in cigno, in fonte,in sasso ed in alloro,da noi diverse anzi contrarie forme,deh! Perchè non poss’iocangiarmi in un sospir che proprio è mio?Che da Licori dolcemente accoltoseco sempre starei nel suo bel volto.

ARIA

Dolce mio letto sarìa il bel visoe in paradiso starebbe il cor.Per gran diletto forse dall’alma n’andrìa la salma,ma vita allora gli renderebbe il Dio d’Amor.

Mi palpita il cor

RECITATIVO E ARIOSO

Mi palpita il cornè intendo perché:Agitata è l’alma miané so cos’è.

RECITATIVO

Tormento e gelosia, sdegno, affanno e doloreda me che pretendete? Se mi volete amante,amante io sono: ma, oh Dio! Non m’uccidete,ch’il cor fra tante pene più soffrire non puòle sue catene.

ARIA

Ho tanti affanni in pettoche, qual sia il più tiranno,io dir, io dir nol so.So ben che dò ricetto a un asproe crudo affannoe che morendo i ovo.Ho tanti affanni

RECITATIVO

Clori, di te mi lagno, e di te,o Nume, figlio di Citerea,ch’il cor feristi per una che non sa che cosa èamore.Ma se d’egual saetta a lei feristi il core, piùlagnarminon voglio, e riverente innanti al simulacro tuoprostrato a terra, umil, devoto adorerò quelDionche fé contento e pago il mio desio.

ARIA

Se und dì m’adora la mia crudeleContento allor il cor sarà.Che sia dolore,che sia tormento,questo mio seno più non saprà.Se und dì m’adora

GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759)

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Santa Teresa attraversa il fiume di notte guidata dagliangeli; in basso il Chiostro (foto F. Ceccarini)

Annesso alla Chiesa di San Michele

Arcangelo, l’antico convento dei frati

Carmelitani che ospita oggi il Museo delle

Tradizioni Popolari, è una seicentesca

struttura ornata di affreschi nel chiostro,

nel salone al piano terra e sulle pareti che

fiancheggiano le scale che portano al

primo piano dell’edificio. L’intero ciclo di

pitture murali, che decorano le lunette e i

pennacchi del chiostro, è databile tra il

1610 e il 1627 e sono visibilmente tre i

maestri attivi nei tre bracci del chiostro,

tutti della scuola di Giuseppe Sebastiani

da Macerata, che operava per conto del

cardinale Odoardo Farnese nell’omonimo

Palazzo della vicina Caprarola.

L’espressione artistica e i contenuti sono

quelli dettati dal Concilio di Trento: si

dovevano adornare i chiostri dei conventi

e dei monasteri con le storie dei santi più

rappresentativi dei rispettivi Ordini; alcu-

CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolarine didascalie illustravano l’episodio che,

comunque, doveva essere di facile lettura;

le singole scene dipinte mostravano il

santo vicino alla gente comune, immerso

nei fatti del quotidiano. Altri dipinti emer-

si sono databili a metà del 1700 e sono del

viterbese Domenico Corvi.

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SABATO 29 AGOSTO 2009CANEPINA – CHIOSTRO DEL MUSEO

DOMENICO NORDIO

violino

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JOHANN SEBASTIAN BACH

Sonata in La minore n. 2 per violino solo BWV 1003Grave

Fuga

Andante

Allegro

Partita in Mi maggiore n.3 per violino solo BWV 1006Preludio

Loure

Gavotte en Rondeau

Minuetto I e II

Bourrée

Giga

***

Partita in Re minore n. 2 per violino solo BWV 1004Allemanda

Corrente

Sarabanda

Giga

Ciaccona

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DOMENICO NORDIO è uno dei più grandi

violinisti della sua generazione.

Allievo di Corrado Romano e di Michéle

Auclair, ex bambino prodigio (ha tenuto il

suo primo recital a dieci anni), a sedici anni

ha vinto il Concorso Internazionale Viotti di

Vercelli con Yehudy Menuhin presidente di

giuria. Dopo le affermazioni ai concorsi

Thibaud di Parigi, Sigall di Viña del Mar e

Francescatti di Marsiglia, il Gran Premio

dell’Eurovisione ottenuto nel 1988 gli ha

dato immediata popolarità grazie anche alla

finale trasmessa in tutta Europa in diretta

televisiva dal Concertgebow di Amsterdam.

Da allora Nordio ha calcato le scene di

tutto il mondo.

Ha suonato a Londra (Barbican Center),

Parigi (Salle Pleyel), Tokyo (Suntory

Hall), Ginevra (Victoria Hall), Madrid

(Teatro Monumental), Dublino (National

Concert Hall), Roma (Accademia di Santa

Cecilia e Teatro dell’Opera), Mosca

(Conservatorio Tchaikovskij), New York

(Carnegie Hall), Rio de Janeiro (Teatro

Municipal), Vienna (Konzerthaus), Zurigo

(Tonhalle), Istanbul (Ataturk Center),

Praga (Festival della Primavera), Milano

(Teatro alla Scala), Buenos Aires (Teatro

Colon). Si è esibito con l’Orchestra

Sinfonica di Londra, la Nazionale di

Francia, l’Orchestra della Suisse

Romande, la Wiener Kammerorkester,

l’Orchestra dell’Accademia di Santa

Cecilia di Roma, l’Orchestra Nazionale

della RAI, l’Orchestra di Stato Cilena, le

Orchestre della Radio di Stoccarda,

Madrid, Parigi, Dublino e Lugano,

l’Orchestra Verdi di Milano, l’Orchestra

del Festival dello Schleswig Holstein,

l’Orchestra Nazionale Lituana, l’Orchestra

Sinfonica di Shanghai, l’Orchestra

Petrobras di Rio de Janeiro, l’Orchestra

Enescu di Bucarest, l’Orchestra Suk di

Praga, l’Orchestra Sinfonica Ceca,

l’Orchestra Sinfonica di Budapest,

l’Orchestra Borusan di Istanbul.

Fra i direttori con i quali ha collaborato vi

sono Peter Maag, Isaac Karabtchevsky,

Pinchas Steinberg, Yehudy Menuhin,

Claus Peter Flor, Gyorgy Gyorivanyi-

Rath, Sergiu Commissiona, Stanislaw

Skrowaczewski, Gürer Aykal, Jean Claude

Casadesus, Alexander Lazarev, Michel

Tabachnik. In Italia si è esibito ovunque.

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Domenico Nordio si dedica con passione

alla musica da camera e ama confrontarsi

con prestigiosi musicisti ai festival di

Vicenza, Siena, Torino, Napoli, Parigi,

Tokyo, Asolo, Ravello, Stresa, Praga,

Arezzo, Brescia e Bergamo.

Dal 2005 incide in esclusiva per Decca.

Dal 2006 è docente di Violino ai Corsi di

Alto Perfezionamento dell’Accademia

Nazionale di Santa Cecilia di Roma.

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Svettante tra i fitti castagneti dei Monti

Cimini, la splendida Abbazia di San Martino

al Cimino è documentata dall’anno 838

quando fu donata all’abate di Farfa. Nel

1145 il papa cistercense Eugenio III la affi-

dò ai monaci del suo ordine sebbene solo

con papa Innocenzo III, nel 1207, l’abbazia

venne assegnata direttamente alla casa

madre di Pontigny.

L’avvio della costruzione del complesso

abbaziale risale forse al 1150 anche se su

una colonna all’interno della chiesa è ripor-

tata la data del 1225, da riferire probabil-

mente alla sua consacrazione. Il complesso

fu ultimato verosimilmente, come si evince

dai documenti cartacei, nel 1305.

Oggi, dopo le trasformazioni subite tra il

1300 e il 1600, dell’originario impianto resta

solo la chiesa. L’edificio presenta una faccia-

ta solenne, ornata da un rosone e da una

grande finestra gotica: ai lati si ergono due

torri campanarie, di aggiunta posteriore, sor-

montate da cuspidi piramidali. Sul fianco

della chiesa si hanno i resti del chiostro

costituiti da poche colonne sobrie ed elegan-

ti. L’interno, semplice ed austero, ricorda le

grandi cattedrali gotiche e le abbazie cister-

censi con altissimo soffitto, volte a crociera

costolonate, monofore e colonnato con pila-

stri a croce. Da ammirare il battistero, protet-

to da un’elegante cancellata barocca. Nella

navata centrale, è sepolta Donna Olimpia

Maidalchini (Viterbo 1594-San Martino al

Cimino 1657), cognata di Innocenzo X, che

trasformò radicalmente il tessuto urbano di

questo paese a partire dal 1645. Tale realiz-

zazione si attribuisce all’architetto

Marcantonio De Rossi, forse con una consu-

lenza del Borromini, o forse anche del

Bernini. Il centro urbano fu strutturato con

case addossate le une alle altre e schierate in

funzione della grande Abbazia e di Palazzo

S. MARTINO AL CIMINO - Abbazia CistercenseDoria Pamphilj usato originariamente dai

monaci e trasformato in quest’occasione in

un sontuoso palazzo signorile.

L’Abbazia Cistercense e le case a schiera,addossate l’una all’altra con i tetti discendenti(foto G. Cerica)

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VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009VITERBO - ABBAZIA DI SAN MARTINO AL CIMINO

HESPÈRION XXIJordi Savall direttore

Montserrat Figueras soprano

Mare Nostrumspazio di dialogo e diversità

Dialogo di musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andaluse

dell’area mediterranea XVII-XVIII secc.

ALGERI Invocazione rebab e percussione

GRECIA Oracoli Sibillini

MAROCCO Impressions oud e percussione

RODI Romance: El moro de AntequeraALGERI Moresca: Danza rituale (strumentale)

TURCHIA Romance de La dama y el pastor

ITALIA La Manfredina viella e percussione

SARAJEVO El conde Dirlos: Por que llorax blanca niñaALESSANDRIA Las estrellas de los cielos (strumentale)

SALONICCO Levantose el Conde Niño

* * *

SARAJEVO A la una yo nací (strumentale)

SMIRNE Romance: Nani, naniISTAMBUL Makam Rast « Murass’a » Mss. Kantemiroglu (1700)

SOFIA La Guirnalda de Rosas: Una matica de ruda

MAROCCO Ghazali tal jàhri (strumentale)

RODI Durme, durme hermosa donzella (Ninna nanna sefardita)

ISTAMBUL Üsküdar’a (strumentale)

GRECIA Apo xeno meros

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Nell’antichità venivano chiamate

Hesperia le due penisole più occidentali

dell’Europa: l’Iberica e l’Italica (in greco,

Hesperio significa originario di una di

queste penisole). Espero era anche il nome

dato al pianeta Venere quando la sera

appariva ad Occidente.

Riuniti da un intento comune - lo studio e

l’esecuzione della musica antica basandosi

su premesse nuove e moderne - ed affasci-

nati dall’immensa ricchezza del repertorio

musicale ispanico ed europeo prima del

1800, Jordi Savall (archi), MontserratFigueras (voce), Lorenzo Alpert (fiati e

percussioni) e Hopkinson Smith (stru-

menti a corde pizzicate) fondarono nel

1974 l’ensemble Hespèrion XX, dedicato

all’esecuzione e rivalutazione di alcuni

aspetti essenziali di questo repertorio. Per

oltre 30 anni, Hespèrion è rimasto fedele al

suo intento iniziale, interpretando numero-

se opere inedite in un’intensa attività con-

certistica in Europa e in America. Il grup-

po ha anche partecipato regolarmente ai

più importanti festival nazionali e interna-

zionali, in particolare di musica antica.

Con il nuovo millennio, Hespèrion conti-

nua ad essere un valido strumento di ricer-

ca e, come tale, ha aggiunto al proprio

nome il numero romano corrispondente al

nuovo secolo appena iniziato. Il Gruppo

pertanto si chiama ora Hespèrion XXI. Lo

spirito che lo ha caratterizzato fino ad oggi

è stato il modo eclettico in cui ha operato

le sue scelte artistiche. Questo ha permes-

so al gruppo di eseguire un importante

numero di brani medievali spagnoli, rina-

scimentali e barocchi inglesi di Dowland,

Tye, Coprario. Il gruppo esegue anche altri

repertori europei, in maggior parte scono-

sciuti al grande pubblico, che però hanno

contribuito a rendere popolari i loro com-

positori (J. Jenkins, J. Rosenmuller, S.

Scheidt). I programmi come “La musica ai

tempi di Cervantes”, “Musica napoletana

del Rinascimento”, “El Llibre Vermell de

Montserrat”, “Romances Sefardíes”,

“Cansós de Trobairitz”, “Il Barocco

Spagnolo”, così come produzioni mono-

grafiche di opere di compositori così

diversi come A. de Cabezón, G. Gabrieli,

G. Frescobaldi, E. du Caurroy, S. Scheidt,

T. Hume, W. Brade, O. Gibbons, F.

Couperin e J.S. Bach, testimoniano la ric-

chezza di possibilità che offre l’ Hespèrion

XXI.

Tra le sue produzioni meritano di essere

sottolineati “L’Arte della Fuga” di J.S.

Bach, le “Lachrimae or Seaven Tears” di

Dowland, le “Laudes Deo” di C. Tye,

“Recercadas del Trattado de Glosas” di D.

Ortiz, “Romances y Villancicos” di J. del

Enzina, le opere di J. Jenkins,

“Symphonien und Sonaten” di J.

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HESPÈRION XXI

Montserrat Figueras canto e cetra

Dimitri Psonis santur e moresca

Pedro Estevan percussione

Jordi Savall lira ad arco, viola soprano, rebab e direzione

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Rosenmüller così come una collezione di

sette CD di musica del Secolo d’Oro spa-

gnolo (“Cancionero de Palacio”,

“Cancionero de Medinaceli”, “Cancionero

de la Colombina” e opere sacre di C. de

Morales, F. Guerrero e T.L. de Victoria),

“Fantasie per Viola” di H. Purcell (pubbli-

cato nel 1995 per commemorare l’anniver-

sario del compositore) che ha ricevuto

diversi premi della critica, il disco

“Fantasies, Pavanes & Gallardes” di L.

Milà, “Ludi Musici” di S. Scheidt e

“Portrait Moyen Âge & Renaissance”.

Le ultime incisioni del gruppo con la sua

casa discografica Alia vox sono state

“Batalles, Tientos & Passacalles” di J.

Cabanilles, “Elizabethan Consort Music”,

“The teares of the Muses” 1599

(“Elizabethan Consort Music” vol. II) di

Anthony Holborne, “L’Arte della Fuga” di

J.S. Bach, “Consort Sets in Five & Six

Parts” di William Lawes, “Pièces de Viole

du Seconde Livre” di Marin Marais,

“Diàspora Sefardí”, doppio disco di com-

posizioni vocali e musica strumentale,

“Battaglie & Lamenti” e “Ninna Nanna”,

disco di ninnananne, questi ultimi tre CD

interpretati dal soprano Montserrat

Figueras. Il gruppo ha inoltre partecipato

alla produzione dei recenti e plauditi libri-

disco “Miguel de Cervantes & Don

Quijote de la Mancha: Romances y

Músicas” (2005), e “Christophorus

Columbus: Los paraísos perdidos” (2006).

Un repertorio così esteso richiede una for-

mazione varia e necessita di interpreti dal-

l’eccezionale virtuosismo e dalla profonda

conoscenza delle diverse epoche stilisti-

che. Per questo Hespèrion XXI è diventa-

to un ensemble internazionale, formato dai

migliori solisti di ogni specialità, capaci di

cambiare il loro stile in funzione del reper-

torio da interpretare. Tenendo conto delle

diverse possibilità che circondano l’esecu-

zione della musica antica oggi, l’originali-

tà di Hespèrion XXI è l’audacia delle sue

scelte: la creatività individuale nel lavoro

di gruppo e nella ricerca di una sintesi

dinamica tra l’espressione musicale, lo

studio stilistico-storico e l’immaginazione

creativa dei musicisti del XX secolo.

Oltre ai regolari concerti in Europa,

Hespèrion XXI è ogni anno in tournée per

le principali città degli Stati Uniti. Sono

stati realizzati anche tour in Giappone,

Corea, Messico, Venezuela, Argentina,

Brasile, Cile, Uruguay, Australia, Nuova

Zelanda, Hong-Kong, Filippine e Taiwan.

Herspèrion XXI è sostenuto dall’INAEM.

JORDI SAVALL è una figura eccezionale nel

panorama musicale attuale. Per oltre tren-

ta anni si è dedicato alla scoperta di tesori

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musicali abbandonati, trent’anni anni di

ricerca e studio, sia come violista che

come direttore. A partire dal 1970 incide

come solista o direttore i capolavori del

repertorio per viola da gamba, divenendo

rapidamente uno dei più grandi interpreti

di questo strumento.

Con i tre gruppi musicali Hespèrion XXI,

La Capella Reial de Catalunya e Le

Concert des Nations, fondati insieme a

Montserrat Figueras, Savall esplora e crea

un universo di emozioni e bellezza, resti-

tuendolo agli amanti della musica, facendo

conoscere al mondo la viola da gamba e le

musiche dimenticate di diversi paesi e

accreditandosi così come uno dei principa-

li difensori della musica antica.

Jordi Savall è senza dubbio una delle per-

sonalità musicali più eclettiche della sua

generazione. Le sue attività di concertista,

insegnante, ricercatore e creatore di pro-

getti nuovi sia dal punto di vista musicale

che culturale ne fanno uno dei principali

protagonisti dell’attuale rivalutazione

della musica storica. Con la sua partecipa-

zione al film di Alain Corneau “Tutte le

mattine del mondo” (César per la migliore

colonna sonora), la sua intensa attività

concertistica (centoquaranta concerti l’an-

no) e discografica (sei incisioni ogni anno)

e, più recentemente, con la creazione della

sua etichetta Alia Vox, ha dimostrato che

la musica antica non è necessariamente

elitaria o minoritaria e che può interessare

anche un pubblico sempre più giovane e

vasto.

Come molti altri musicisti, inizia gli studi

all’età di 6 anni facendo pratica in un coro

di bambini della sua città natale, Igualada

(Barcellona) e studiando violoncello al

Conservatorio di Barcellona dove si diplo-

ma nel 1964. Nel 1965 intraprende come

autodidatta lo studio della viola da gamba

e della musica antica, completando la sua

formazione presso la Schola CantorumBasiliensis, dove nel 1973 succede al suo

maestro August Wenzinger e dove conti-

nua a tenere corsi e master class.

Jordi Savall ha inciso più di centosettanta

CD e ha ricevuto numerosi riconoscimen-

ti. Nel 1988 è stato nominato Officier de

l’Ordre des Arts et Lettres dal Ministero

della Cultura francese. Nel 1990 ha rice-

vuto la Croce di Sant Jordi dal Generalitat

de Catalogne. Nel 1992 è stato nominato

“Musicista dell’anno” da Le Monde de la

Musique e nel 1993 “Solista dell’anno”

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nell’ottava edizione di Victoires de la

Musique. Nel 1998 ha ricevuto la

Medaglia d’Oro delle Belle Arti dal

Ministero della Cultura spagnolo e nel

1999 è stato nominato Membro Onorario

della Konzerthaus di Vienna. Ha ricevuto

la laurea honoris causa dall’Università

Cattolica di Louvain nel 2000 e nel 2006

dall’Università di Barcellona. Nel 2002

Victoires de la Musique gli ha riconosciu-

to il premio alla carriera. Nel 2003 ha rice-

vuto la Medaglia d’oro dal Parlamento di

Catalogna e il Preise der Deutschen

Schallplattenkritik in Germania. Ha otte-

nuto inoltre diversi premi Midem Classical

nel 1999, 2000, 2003, 2004 e 2005.

Nel 2006 l’incisione “Don Quijote de la

Mancha: Romances y Músicas” non solo è

stata premiata nella categoria “musica

antica” ma è anche stato eletto “Disco del-

l’anno”. Lo stesso album è stato candidato

ai Grammy Awards a Los Angeles (USA)

sempre nello stesso anno. Il suo nuovo

libro-disco “Cristoforo Colombo: i paradi-

si perduti” (2006) in cui Jordi Savall pre-

senta una combinazione di fonti storiche e

musicali del XV secolo spagnolo, è un

ulteriore esempio di recupero totale del

patrimonio musicale e testuale della peni-

sola iberica e del Nuovo Mondo.

Nell’album “Lachrimae Caravaggio”, let-

teratura, musica e pittura si uniscono in

forma nuova in un CD dedicato a questo

geniale e sfortunato pittore. La musica

d’epoca di Savall fa da “colonna sonora

immaginaria” alla sua vita, mentre gli ulti-

mi sette dipinti di Caravaggio sono com-

mentati dallo scrittore Dominique

Fernandez.

Nel 2008 Savall è stato nominato

“Ambasciatore dell’Unione Europea per il

dialogo interculturale” e “Artista per la

pace” all’interno del programma

“Ambasciatori di buona volontà”

dell’UNESCO. Per il 2009 è stato nuova-

mente nominato “Ambasciatore del 2009

della creatività e dell’innovazione”

dall’Unione Europea.

MONTSERRAT FIGUERAS è considerata un

punto di riferimento nell’interpretazione

del vasto repertorio vocale medievale,

rinascimentale e barocco. Nata a

Barcellona, inizia molto giovane a studia-

re canto con Jordi Albareda, a collaborare

con Enric Gispert e Ars Musicae e a parte-

cipare a corsi teatrali.

Dal 1966 studia le tecniche antiche del

canto dai trovatori al Barocco sviluppando

un concetto molto personale che attinge

direttamente alle fonti originali, libere

dalle influenze post romantiche. Nel 1967

stabilisce con Jordi Savall un’unione arti-

stica e personale che la porta a sviluppare

diverse attività pedagogiche, di ricerca e di

creazione. Tale collaborazione lascia

un’impronta reciproca, specialmente nello

sviluppo di un rinnovato stile interpretati-

vo che si distingue per un’armonizzazione

fedele alle fonti storiche e una straordina-

ria capacità creativa ed espressiva che ha

caratterizzato l’evoluzione di tutto il movi-

mento della musica storica.

Nel 1968 a Basilea completa gli studi

musicali con Kurt Widmar, Andrea von

Rahm e Thomas Binkley presso la ScholaCantorum Basiliensis e la

Musikakademie. A partire dagli anni 70 si

distingue come uno dei massimi esponenti

di una generazione di musicisti consape-

voli che la musica vocale precedente

l’Ottocento necessita di un nuovo approc-

cio tecnico e stilistico, nel quale la bellez-

za e l’emozione della voce, espressione

umanistica per eccellenza, recupera il

necessario equilibrio tra il canto e la decla-

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mazione, dando priorità allo slancio poeti-

co e spirituale del testo.

Tra il 1974 e il 1989 è membro fondatore

di Hespèrion XXI, La Capella Reial de

Catalunya e Le Concert des Nations. Con

loro e come solista recupera un patrimonio

eccezionale ed eclettico che include musi-

che ingiustamente dimenticate tra cui si

distinguono indimenticabili interpretazio-

ni: dall’antichissimo “Canto de la Sibilla”

ai recenti “Ninna Nanna”, “Misteri d’Elx”

e “Isabella I di Castiglia”. Partecipa a inci-

sioni quali “Don Quijote de la Mancha:

Romances y Músicas” (2005) e

“Christophorus Columbus. Los paraísos

perdidos” (2006).

Montserrat Figueras è ospite regolare dei

principali festival in Europa, America e

Oriente. La sua ricca discografia ha ricevu-

to diversi riconoscimenti quali il Gran

Premio de la Accademia del Disco

Francese, l’Edison Klassick, il Gran

Premio della Nuova Accademia del Disco,

il Gran Premio dell’Accademia Charles

Cross e la candidatura (2001 e 2002) ai

Grammy Awards. La sua ultima usicta

discografica Lux Feminae (Alia Vox

2006), dedicata all’universo musicale della

donna dal Medioevo al Rinascimento, ha

entusiasmato la critica nazionale e interna-

zionale.

Nel 2003 il governo francese le conferisce

il titolo di Officier de l’ordre des Arts et

des Lettres. Nel 2008 è nominata “Artista

per la pace” all’interno del programma

“Ambasciatori di buona volontà”

dell’UNESCO.

DIMITRIS PSONIS è nato nel 1961 ad Atene,

dove ha studiato analisi musicale, musica

bizantina e vari strumenti orientali: santu-

ri, oud, tzuràs tamburà, tra gli altri.

Nel 1984 si stabilisce in Spagna e ottiene il

diploma superiore di percussioni al

Conservatorio di Madrid, dove approfon-

disce gli studi specializzandosi in marimba

e in pedagogia. Ha collaborato con nume-

rose orchestre sinfoniche, gruppi di musica

contemporanea e formazioni di musica

antica. Ha partecipato all’incisione di

colonne sonore e musica da film, collabo-

rando anche con compagnie teatrali e di

danza. Ha lavorato con diversi composito-

ri, cantanti e gruppi spagnoli e greci di

musica popolare. Partecipa inoltre a sva-

riati progetti educativi, rivolti sia a studen-

ti che ad insegnanti.

Dal 1994 si è dedicato allo studio delle

musiche popolari classiche di Turchia,

Grecia e Iran. Nel 1997 fonda il gruppo

“Metamorphosis”, incidendo un omonimo

CD che vince il premio Golberg. Da allora

questo gruppo, di cui fanno parte anche

Ross Daly e Pedro Estevan, si è esibito nei

maggiori festival spagnoli. Per otto anni ha

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fatto parte dell’ensemble di Javier

Paxariño, dal 1993 accompagna

Marìa del Mar Bonet e dal 2001

Arianna Savall.

PEDRO ESTEVAN

Nato a Sax (Alicante) nel 1951, ha

studiato percussioni presso il

Conservatorio Superior di musica

di Madrid, specializzandosi in

musica contemporanea. È mem-

bro fondatore del Grupo de

Percusiòn di Madrid. Ha fatto

parte di diversi ensemble jazz, ha

collaborato come musicista a ses-

sioni di studio e ha creato

l’Orquesta de las Nubes (insieme

a María Villa e Suso Sáiz),

Rarafonía e il gruppo di percus-

sioni Pan-Ku. Dal 1986 fa parte di

Hespèrion XX/XXI e de Le

Concert des Nations. Ha preso

parte a diversi allestimenti teatrali

di Lluís Pasqual, Nuria Espert e

Adolfo Marsillach.

Insegna percussioni all’ESMUC

(Scuola Superiore di Musica della

Catalogna).

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L’edificio, unitamente all’adiacente com-

plesso monastico, nasce agli inizi del XIII

secolo articolato su una icnografia a croce

latina coperta da un semplice tetto a capriate

decorato da pianelle dipinte. La fondazione

fu opera dei monaci premostratensi, ma

pochi decenni dopo il complesso era occupa-

to dall’ordine dei Servi di Maria che impose-

ro la nuova dedicazione alla Madonna con il

titolo di S. Maria della Verità.

La facciata esterna, ricostruita nel secondo

dopoguerra, si propone in forme semplici,

con una cortina di lastre di peperino su cui si

apre un portale cinquecentesco, sormontato

da lunetta vuota tra due statue in pietra.

L’interno, di una grandiosità essenziale into-

nata ai rifacimenti della seconda metà del

Quattrocento, mostra il transetto aperto da

un grande arco ogivale che poggia su esili

colonnine pensili.

Gioiello della chiesa è la splendida cappella

Mazzatosta che, a pianta quadrata in forme

tardo-gotiche, conserva ancora l’originale

cancellata in ferro battuto e parte del pavi-

mento a piastrelle di maiolica. La cappella,

fatta edificare nella metà del Quattrocento da

Nardo Mazzatosta, aristocratico viterbese, fu

dipinta da Lorenzo da Viterbo che terminò la

sua opera nel 1469. Le scene, di soggetto

mariano, distrutte dai bombardamenti aerei,

vennero sottoposte ad un intervento di rico-

struzione e restauro innovativo e rivoluzio-

VITERBO - Chiesa di Santa Maria della Veritànario: ventitremila frammenti furono recu-

perati e ricollocati in situ. Nella parete sini-

stra si articola il capolavoro cui Lorenzo

deve la sua fama: nella lunetta superiore la

“Presentazione di Maria al Tempio”, nel

fascione sottostante lo “Sposalizio di

Maria”. L’affresco ha anche un grande valo-

re documentaristico, “…sono molti giovanicavati dal naturale” scriverà il cronista

viterbese Nicolò della Tuccia raffigurato

anch’egli tra la folla.

La chiesa di S. Maria della Verità ancora

conserva, inoltre, frammenti della decora-

zione pittorica che, tra la fine del XIII e gli

inizi del XIV secolo, ornava le cappelle

prima dei rifacimenti rinascimentali.

Cappella Mazzatosta. In alto, particolare dellavolta(foto G. Cerica); in basso Lo sposalaziodella vergine (foto arch. fot. APT)

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SABATO 5 SETTEMBRE 2009VITERBO – CHIESA S. MARIA DELLA VERITÀ

ENSEMBLE 415Chiara Banchini direttore

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Omaggio ad Arcangelo CorelliI Concerti Grossi

Arcangelo Corelli (1653 - 1713)

Concerto Grosso op. 6 n. 4 in Re maggioreAdagio, Allegro, Adagio, Vivace, Allegro

Tomaso Albinoni (1671 - 1751)

Sonata op. 2 n. 6 in Sol minoreAdagio, Allegro, Grave, Allegro

Francesco Geminiani (1687 - 1762)

Concerto Grosso n. 1 in Re maggiore (composto sull’op. V di Corelli)

Adagio, Allegro, Largo, Allegro

***

Tomaso AlbinoniSonata op. 2 n. 2. Do maggioreLargo, Allegro, Grave, Allegro

Arcangelo CorelliConcerto Grosso op. 6 n. 11 in Sib

Preludio, Allemande, Sarabande, Giga

Francesco GeminianiConcerto Grosso n. 12 “La Follia” (composto sull’op. V di Corelli)

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ENSEMBLE 415

Chiara Banchini violino e direzione

Peter Barczi violino

Eva Borhi violino

Mechtild Karkow violino

Renata Spotti violino

Stephanie Pfister violino

Patricia Gagnon viola

Martine Schnorhk viola

Gaetano Nasillo violoncello

Hendrike Ter Brugge violoncello

Evangelina Mascardi tiorba

Michael Chanu contrabbasso

Michele Barchi clavicembalo

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CHIARA BANCHINI è nata a Lugano in

Svizzera, ed è una delle interpreti di mag-

gior rilievo sul violino barocco a livello

internazionale. Termina i suoi studi con un

premio di virtuosismo al Conservatorio di

Ginevra e si perfeziona con Sandor Vegh.

Si è dedicata per qualche anno

alla creazione di opere contem-

poranee come membro

dell’Ensemble Contrechamps.

Il suo incontro con

Harnoncourt e Sigiswald

Kuijken la porta ad appassio-

narsi all’esecuzione della musi-

ca del XVII e XVIII secolo con

strumenti originali. Ottiene il

diploma di solista di violino

barocco al Conservatorio dell’Aia, è invi-

tata a far parte di gruppi come La Petite

Bande, Hespèrion XX, La Chapelle Royale

e comincia una carriera internazionale da

solista.

Dopo aver insegnato al Centre de Musique

Ancienne di Ginevra, Chiara Banchini è

diventata titolare della Cattedra di Violino

Barocco alla Schola Cantorum di Basilea.

Corsi d’interpretazione in diversi paesi

d’Europa, Australia e USA completano la

sua attività pedagogica. Nel

1981 fonda l’Ensemble 415che deve il suo nome al diapa-

son più comunemente usato

nel XVIII secolo.

Il gruppo è ormai considerato

uno dei gruppi più prestigiosi

per il repertorio sei-settecente-

sco e la sua notorietà interna-

zionale lo porta ad essere invi-

tato nei maggiori festival e sta-

gioni concertistiche del mondo.

Si presenta in formazione orchestrale che

varia dai 13 ai 40 elementi. Oltre all’inten-

sa attività concertistica l’Ensemble 415 si

è dedicato alla produzione discografica

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realizzando titoli di alta rilevanza (Corelli,

Boccherini, Sammartini, Muffat), tutti con

Harmonia Mundi France, vincitori dei più

importanti premi discografici. Dal 2002

collabora con la casa discografica Zig-Zag

Territoires. Nel 2007 sono uscite due

nuove registrazioni dedicate ai Concerti

per 4 violini di Vivaldi e alle Sonate per

violino senza basso di Giuseppe Tartini.

Chiara Banchini, oltre ad avere fondato e

dirigere il suo ensemble, ha eseguito e

inciso numerose opere di repertorio came-

ristico fra le quali si ricordano le “Sonate

op. V” di A. Corelli, tutte le sonate per pia-

noforte e violino di Mozart, e le

“Invenzioni a violino solo” di Bonporti.

Chiara Banchini dirige regolarmente

orchestre da camera che vogliono appro-

fondire il repertorio barocco e classico

(Durban, Adelaide, Stoccolma, etc.) ed è

invitata a far parte di giurie di concorsi

internazionali. Dal 2003 assume la presi-

denza del concorso Bonporti. Una disco-

grafia importante, che conta più di 50 CD,

è tra i frutti della sua importante carriera

musicale.

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VITERBO - Palazzo dei Priori

l’altare sono opera dell’artista romano

Giovanni Antonio Spinzio. Nella parete d’in-

gresso sono dipinti santi e beati viterbesi tra

cui San Lorenzo, protettore della città. La pala

d’altare con la “Visitazione” è opera di

Bartolomeo Cavarozzi (1622).

La Sala Rossa presenta mobili di notevole

pregio e due quadri che rappresentano il

“Sacrificio di Polissena” di Domenico Corvi

(fine XVIII sec.) e lo “Sposalizio della

Vergine” (copia) di Pietro Vanni (sec. XIX).

Nella Sala della Madonna gli affreschi sono

dedicati alla Vergine, con particolare riferi-

mento ai miracoli della Madonna della

Quercia, venerata dai Viterbesi nel santuario

omonimo.

Il corridoio di collegamento tra il Palazzo dei

Priori ed il Palazzo del Podestà costituisce la

Pinacoteca, in cui sono conservate opere che

raffigurano la storia leggendaria di Viterbo e

l’emblema con la scritta FAVL, le iniziali dei

quattro villaggi etruschi (Fanum, Arbanum,

Vetulonia e Longula) che la leggenda vuole

uniti da re Desiderio nella cinta muraria del-

l’antica Castrum Viterbii.

Iniziato alla metà del XIII secolo, il Palazzo

dei Priori subì molte trasformazioni e fu com-

pletato nell’aspetto attuale verso la metà del

XVI secolo.

L’esterno è caratterizzato da un portico a nove

archi e un’imponente facciata rinascimentale

con due ordini di finestre: a croce guelfa al

primo piano, ad arco al secondo mentre al

centro campeggia lo stemma di papa Sisto IV

Della Rovere (1481). Dall’ingresso al centro

del porticato si accede al giardino interno deli-

mitato verso la valle di Faul da una balaustra

in peperino e ornato da un’elegante fontana

(1626), scolpita su disegno del viterbese

Filippo Caparozzi. Il portico interno è databi-

le al 1541 mentre il sovrastante loggiato è del

1632. Uno scalone interno conduce al piano

nobile. Qui, la Sala Regia (o Erculea), grande

sala di rappresentanza, venne affrescata sul

finire del 1500 dal bolognese Baldassarre

Croce. Nel bellissimo soffitto il viterbese

Tarquinio Ligustri dipinse castelli e terre

assoggettati a Viterbo. I riquadri che ornano le

pareti raffigurano le origini mitiche e fantasti-

che della città e avvenimenti storici locali; due

grandi pannelli topografici illustrano le terre

della Tuscia romana donate dalla contessa

Matilde di Canossa alla Chiesa e le terre del-

l’attuale Tuscia viterbese con i nomi dei paesi

e delle città dell’epoca.

La Sala del Consiglio esibisce pareti, dipinte

nel 1558 da Teodoro Siciliano, con personag-

gi mitologici e storici fantasticamente colle-

gati alle origini di Viterbo. Il soffitto a casset-

toni è quello originale del XV secolo. La Sala

dei Paesaggi (Sala delle Bandiere) ha alle

pareti dipinti che mostrano paesaggi della

Tuscia, attribuiti a Giuseppe Torriani (1789).

Nella Cappella Palatina, iniziata nel 1599 e

dipinta dopo il 1610, gli affreschi dedicati a

storie della Vergine sono di Filippo Cavarozzi

e del romano Marzio Ganassino; gli stucchi e

Particolare della Sala Regia (foto G. Cerica)

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DOMENICA 13 SETTEMBRE 2009VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30

Musiche di Bach, Scarlatti, Arrigoni

Johann Christian Bach (1735 - 1782)

Sonata in Sol maggiore op.192 per flauto e cembalo concertatoModerato, Rondò scherzando

Domenico Scarlatti (1685 – 1757)

Sonata n. 53 (K 88) per mandolino e basso continuoGrave, Andante moderato, Minuetto, Allegro

Carlo Arrigoni (1697 – 1744)

Sonata per mandolino, violino (flauto) e basso continuo (inedita)

Tempo primo, Canzona, Courante, Adagio, Tempo quarto

Johann C. Friedrich Bach (1732 - 1795)

Sonata in Do maggiore per flauto, violino (mandolino) e cembalo concertatoAllegro, Andante, Rondò allegretto

71

Gianluigi Durando flauto

Sonia Maurer mandolino barocco e napoletano

Francesca Bonessi clavicembalo

CONCERTO APERITIVO

Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia

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La chiesa sorge sul colle del Duomo, già

abitato fin dal tempo degli Etruschi, dove

sembra fosse un tempio pagano dedicato

ad Ercole il cui ricordo è oggi emblemati-

camente presente nel leone nemeo da lui

ucciso che, insieme alla palma (conquista-

ta a Ferento nel 1172), è lo stemma della

città. I primi dati sulla chiesa risalgono

all’anno 805 in un documento del Regesto

di Farfa. Il 1192 è l’anno della consacra-

zione.

Di originario impianto romanico, ha pian-

ta basilicale divisa in tre navate da due file

di colonne che sostengono archi a tutto

sesto; nella navata centrale si conserva

ancora l’originale pavimento cosmatesco.

Alla seconda metà del XIV sec. si fa risa-

lire la ricostruzione del campanile in

forme gotiche, scandito da quattro livelli

di bifore e vivacizzato dalla bicromia

bianca e grigia di ascendenza toscana. I

lavori di ristrutturazione eseguiti nel XV-

XVI secolo vedono il rifacimento dell’an-

tica facciata romanica mentre, nella secon-

da metà del Seicento, verranno occultate

le ultime testimonianze della chiesa

medioevale. Danneggiata dalle incursioni

aeree del 1944, la cattedrale è stata restau-

rata ripristinando le antiche forme romani-

che, e conserva numerose testimonianze

artistiche come un pregevole ciclo affre-

scato attribuibile ad Antonio del Massaro

detto “Il Pastura”; la Cappella Bonaparte;

il monumentale fonte battesimale in

marmo realizzato da Francesco d’Ancona

(1470); una tela con la raffigurazione della

“Decollazione di S. Giovanni Battista”,

opera di Anton Angelo Bonifazi; la “Sacra

Famiglia e S. Bernardino” di Giovan

Francesco Romanelli (1612-1662); la cap-

pella dei SS. Ilario e Valentino, progettata

nel 1696 dall’architetto Giovan Battista

VITERBO - Cattedrale di San Lorenzo

Esterno e navata centrale della Cattedrale (foto

G. Cerica)

Contini e decorata da Ludovico Mazzanti;

una tela di Marco Benefial raffigurante

San Lorenzo.

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VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009VITERBO – CATTEDRALE S. LORENZO

EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA

73

Antonio VivaldiConcerto per flauto e archi op.10 n. 3 in Re maggiore RV428 per flauto “Il Cardellino”

Allegro, Cantabile, Allegro

Wolfgang Amadeus MozartDivertimento in Fa maggiore K.138 per archi

Allegro, Andante, Presto

Johann Sebastian BachSuite n. 2 in Si minore BWV per flauto e archi

Ouverture, Rondeau, Sarabande, Bourree I e II, Polonaise, Menuet, Badinerie

***

Antonio VivaldiConcerto in Do maggiore RV533 per due flauti e archi

Allegro molto, Largo, Allegro

Wolfgang Amadeus MozartAdagio in Si bem. maggiore K.411

Johann Sebastian BachConcerto brandeburghese n. 4 in Sol maggiore BWV 1049

Allegro, Andante, Presto

Sir James Galway flauto

Lady Jeanne Galway flauto

Hans Peter Hofmann direttore

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EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA

(EUCO) ha tenuto il suo primo concerto

nel 1981 e da allora si è guadagnata la

reputazione mondiale di ambasciatrice

della musica per l’Unione Europea. Le sue

tournée toccano tutti gli angoli del mondo

e le sue performance sono state omaggiate

della presenza di illustri personalità, tra le

quali la Regina Noor di Giordania, il Re e

la Regina del Belgio e, la sua benefattrice,

la Regina Sofia di Spagna. Nel 1999 la

EUCO ha tenuto un concerto per festeg-

giare il 77° compleanno del Re Sihanouk

di Cambogia nel Palazzo Reale a Phnom

Penh e nel 2000 si è esibita per il comple-

anno della Principessa Galyani di

Bangkok.

L’attività dell’orchestra include sessanta

concerti all’anno e comprende esibizioni

nelle più prestigiose sale tra cui

l’Amsterdam Concertgebouw, il Frank-

furter Alte Oper, il Brussels Palais des

Beaux Arts, il Teatro Colon di Buenos

Aires, l’Hanoi Opera House in Vietnam, il

Leeds Town Hall e la Symphony Hall di

Birmingham. L’orchestra inoltre partecipa

regolarmente ad importanti festival euro-

pei ed internazionali: Flanders Festival,

Echternach, Bodensee, Mecklenburg

Vorpommern, Festival della Musica di

primavera e d’autunno di Praga e

Glasperlenspiel in Estonia.

Grazie all’aiuto della Commissione

Europea, la EUCO è stata in tournée anche

in Asia, America, Caraibi, Medio Oriente,

India, Sri Lanka e Africa. I tours del 2006

e 2007 della EUCO hanno toccato

Messico, Giordania, Germania, Spagna,

Italia, Irlanda, Svezia, Turchia, Estonia,

Lettonia, Lituania, Belgio e Olanda. Tra le

collaborazioni l’orchestra annovera quelle

con alcuni tra i più importanti artisti:

Yehudi Menuhin, James Galway, Lazar

Berman, Mischa Maisky, Severino

Gazzeloni e Igor Oistrakh. Ha già inciso

diciotto cd per le etichette ASV, Carlton,

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Hyperion, Koch e Regent. EUCO ha rice-

vuto fondi dal British Council, dal Goethe-

Institut, dal Ministero per la Cultura spa-

gnola, dal Ministero degli Affari Esteri ita-

liano e dal Cultural Relations Committee

d’Irlanda. Forlì è la città di residenza

dell’EUCO per il 2009.

L’associazione European Union Chamber

Orchestra Trust è un ente di beneficenza. e

ha il patrocinio di Sua Maestà La Regina

Sofia di Spagna

JAMES GALWAY è considerato il

supremo interprete del repertorio

flautistico classico ed un artista il cui

fascino scavalca tutte le frontiere

musicali. Attraverso le sue molteplici

tournée, più di cinquanta album RCA

VICTOR tutti di grandissimo succes-

so e le sue frequenti apparizioni tele-

visive, James Galway ha conquistato

il pubblico internazionale. Nato a

Belfast, James Galway inizia a suona-

re il penny whistle quando ancora è

un bambino prima di passare al flau-

to. Prosegue i suoi studi al Royal

College of Music e al Guildhall

School of Music and Drama a Londra

per poi perfezionarsi al Conservatoire

de Paris. Debutta alla Sadlers Opera e

al Royal Opera Covent Garden che lo

portano a conseguire importanti inca-

richi nella BBC Symphony Orchestra,

dove suona l’ottavino, e nella London

Symphony Orchestra e nella Royal

Philarmonic dove diventa Primo

Flauto. Nel 1969 è nominato Primo

Flauto della Berliner Philarmonic.

Nel 1975 inizia la carriera da solista.

Nell’arco del primo anno tiene cento-

venti concerti e lavora con le maggio-

ri orchestre di Londra. Da allora si

esibisce in tutto il mondo in recital,

con le orchestre più prestigiose, suonando

musica da camera, partecipando a concerti

di musica popolare e tenendo master clas-

ses. Oltre alle performance abituali del

repertorio classico per flauto, Galway

inserisce nel suo programma musica per

flauto contemporanea. Nell’ottobre del

1994 suona la prima mondiale del

“Concerto and the Jindrich Feld” di

George Nicholson – concerto per flauto,

piano e orchestra accompagnato dalla

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Orchestra Tonhalle a Zurigo e nel 1993 il

“David Heath Concerto” con la St. Louis

Symphony Orchestra. Esecuzioni in Prima

europea includono il “Lowell Liebermann:

Concerto per flauto e arpa” e il “Maazel:

musica per flauto e orchestra”, che ha regi-

strato nel febbraio 1997 con il Bayerischer

Rundfunk, diretto dal compositore. James

Galway ha partecipato ad eventi di partico-

lare importanza come lo spettacolo musi-

cale a Buckingham Palace, nel luglio del

1991, al cospetto della Regina Elisabetta

II, dei membri della Famiglia Reale e del

gruppo dei sette capi di Stato durante il

Summit Meeting; la singolare performan-

ce del “The Wall” a Berlino, trasmessa

dalle televisioni di tutto il mondo; e il

World Economic Forum a Davos,

Svizzera, nel febbraio 1996. James Galway

ha anche suonato più volte alla Casa

Bianca su invito speciale del Presidente

degli Stati Uniti. Nel dicembre 1998 si esi-

bisce alla cerimonia del Premio Nobel. Nel

1999 Sir James Galway festeggia il suo

sessantesimo compleanno e nel recital tour

in maggio, che registra il tutto esaurito, si

esibisce in una performance privata a

Buckingham Palace in presenza del

Principe Edoardo. In anni recenti Sir

James ha intrapreso con estremo successo

l’attività di direttore d’orchestra. Oltre al

suo lavoro con i London Mozart Players

(dei quali è Principal Guest Conductor) la

stagione 2000/2001 ha visto Sir James

intraprendere un tour in Germa-nia con la

Wurttembergisches Kammerorchester e un

tour in Asia con l’Orchestra da Camera

Polacca. Altri recenti impegni includono

performance con l’Orchestra da Camera di

Zurigo, l’Orchestra dell’Ulster, l’Orchestra

da Camera di St. Paul, l’Hallée e l’NSO di

Washington. Galway è spesso in tournée

negli Stati Uniti sia per recital che in con-

certo con le maggiori orchestre americane.

È anche ospite abituale del Giappone e di

Hong Kong e sempre richiestissimo ai

maggiori festival europei. Inoltre dedica

molto del suo tempo a enti ed organizza-

zioni benefiche, esibendosi regolarmente

in concerti di beneficenza sia in Europa sia

negli Stati Uniti. La discografia di Sir

James Galway vanta oltre sessanta CD con

BMG Sony Classics, un nuova collezione

di CD con la Deutche Grammophon e la

registrazione della colonna sonora del film

“Il Signore degli anelli” nel quale si riflet-

te la sua versatilità musicale. Con la sua

incisione “My Magic Flute”, un tributo a

Mozart, è stato nominato nel 1997

Musicista dell’anno da Musical America e

ha ricevuto il premio Record of the Year

dalle riviste Billboard e Cash Box, così

come il Grand Prix du Disque per le regi-

strazioni dei concerti di Mozart. Nel 1999

sono stati pubblicati quindici cd retrospet-

tivi del suo lavoro per l’etichetta RCA

Victor Red Seal. Sua Maestà la regina

Elisabetta II d’Inghilterra lo ha insignito

due volte nel 1979 con l’onorificienza

dell’Ordine dell’Impero Britannico e nel

2001 come Cavaliere per il suo servizio

alla musica. Nel 2004 Galway ha ricevuto

anche il premio President’s Merit dalla

Recording Academy all’ottava edizione

annuale del Grammy “Salute to Classical

Music”. E’ stato anche insignito del presti-

gioso Classic Brits Awards tenutosi nella

Royal Albert Hall di Londra nel 2005,

dove ha ricevuto l’ambito premio

“Outstanding Contribution to Classical

Music” nella celebrazione dei suoi 30 anni

di carriera come uno dei grandi interpreti

della musica classica del nostro tempo.

Flautista di successo, Lady JeanneGalway continua a donare grazia ai più

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importanti palcoscenici internazionali con

il suo virtuosismo. Una delle più importan-

ti soliste di flauto, Lady Galway porta al

pubblico il suo stile unico e la sua elegan-

za. Le sue tournée la vedono regolarmente

esibirsi nelle più grandi città degli Stati

Uniti come solista con orchestre come la

Chicago, Philadelphia, Pittsburgh, Seattle,

Denver e la National Symphony. A livello

internazionale si è esibita nelle più impor-

tanti capitali culturali del mondo tra cui

Londra, New York, Milano, Roma, Vienna,

Salisburgo, Zurigo, Dublino,

Belfast, Tokyo, Pechino e

Singapore. È primo flauto nel duo

con suo marito, Sir James

Galway. Entrambi deliziano il

pubblico e portano una freschezza

rara sul palcoscenico, unica nel

mondo musicale. Oltre alla sua

lunga carriera da solista, Lady

Galway è anche una valida musi-

cista da camera, regolarmente in

tournée con il suo ensemble, il

Trio Zephyr (Jonathan Feldman al

pianoforte e Darrett Adkins al

violoncello), il cui scopo è quello

di condividere la loro competenza

ed esperienza con i musicisti da

camera di domani. La prima inci-

sione dell’ensemble Zephyr,

“Winds of Romance”, include

lavori di Haydn, Martinu e Weber.

Zephyr ha presentato un program-

ma di lavori di Francaix, Debussy,

Damase, Gaubert e Liebermann.

Quest’ultimo lavoro è stato com-

missionato per l’ensemble da Sir

James. Lady Galway continua

inoltre a collaborare in recital con

Phillip Moll e vari altri ensemble.

La sua versatilità di impegni com-

prende concerti alla presenza

dell’Imperatrice del Giappone, del Conte e

della Contessa di Wessex, del Duca e della

Duchessa del Kent, della Regina di

Norvegia, della Regina di Spagna e più

recentemente, durante un tour in Israele,

del presidente Shimon Peres.

Recentemente è stata impegnata in un con-

certo all’Hollywood Bowl insieme a Sir

James, alla Hollywood Bowl Orchestra e a

un gruppo di giovani flautisti provenienti

dal programma educativo della Los

Angeles Philharmonic. Il tutto è stato

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seguito da uno speciale, filmato e registra-

to, del “Double concerto di Vivaldi” con Sir

James, Claudio Scimone (direttore) e I

Solisti Veneti al Palazzo Ducale di Venezia.

La stagione americana 2009 di Lady

Galway inizia a New York, Palm Springs,

California e San Antonio dove si esibisce

con lo Zephyr Trio e, insieme al marito, con

la Austin, la York e la Spokane Symphony

Orchestra; successivamente come solista

con la Charlotte Symphony ed in recital

accanto al marito ed al rinomato pianista

Christopher O’Riley a Houston, Arizona e

New York. Tra i numerosi impegni del 2009

l’esibizione con la Chicago Symphony al

Ravinia Festival con James Conlin (diretto-

re) e Sir James ed i concerti internazionali

di Gerusalemme, Tel Aviv, Madrid e

Lucerna con la Israel Camerata Jerusalem,

diretta dal M° Avner Biron. Altre collabora-

zioni con l’Orchestre de Cannes sotto la

direzione del M° Philippe Bender a Cannes,

Maribor e Bratislava in Slovenia. Esibizioni

in recital al Théâtre du Châtelet di Parigi, al

CRR Concert Hall di Istanbul in Turchia, in

Italia con la European Union Chamber

Orchestra, la Zürich Chamber Orchestra a

Zurigo e a Berna (Svizzera), e con la RTÉ

National Concert Orchestra a Limerick

(Irlanda). Lady Galway conclude la stagio-

ne in Italia e Regno Unito. Inoltre Lady

Galway dedica molto del suo tempo a lavo-

rare accanto alle nuove generazioni attra-

verso i suoi articoli, master-class e incisio-

ni. È cofondatrice della Galway Junior

Network, un sito web interattivo in cui offre

consigli e suggerimenti ai giovani flautisti.

Sir James e Lady Galway dirigono ogni

estate la loro scuola, la International Flute

School, a Weggis in Svizzerra e seguono

personalmente gli studenti di tutti i livelli.

Lady Galway patrocina la fondazione di

beneficenza Future Talent guidata dalla

Duchessa del Kent. I suoi concerti sono

spesso eventi per la raccolta di fondi a favo-

re di istituti di beneficenza come UNICEF,

SOS, FARA e Marie Curie Cancer Care. Ha

registrato per RCA Victor, BMG Classics e

Deutsche Grammophon. Irish America

Magazine ha conferito a Sir James e Lady

Jeanne Galway il premio “2008 Spirit of

Ireland” in riconoscimento del loro ruolo di

ambasciatori musicali. Originaria di New

York e diplomatasi al New York City’s

Mannes College of Music, Lady Galway

vive con suo marito in Svizzera.

Attualmente suona un flauto d’oro 18 cara-

ti Nagahara.

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HANS-PETER HOFMANN suona il violino

dall’età di quattro anni per poi proseguire

i suoi studi prima alla Musikhochschule di

Saarbrücken e poi al Guildhall School of

Music di London con Yfrah Neaman.

Professore alla Musikhochschule di

Nürnberg, Hofman è stato Concert Master

della Bavarian Chamber Orchestra, della

Berlin Chamber Orchestra e dal 1998 della

Vorarlberg Symphony Orchestra di

Bregenz. Come solista e musicista di

musica da camera, Hofman è stato impe-

gnato in varie tournée in Inghilterra,

Francia, Olanda, Spagna e Austria, dove si

è esibito nella grande sala del Vienna

Musikverein e presso il Vienna

Konzerthaus. Nel 1999 ha fondato

l’Ensemble Plus e nel 2006 si è unito

all’ensemble Les Dissonances di Parigi.

La sua musica è stata trasmessa dalla radio

svizzera e austriaca e in Germania dalla

Berlin Radio, Süddeutsche Rundfunk e

Südwestfunk. Ha inciso diciasette CDs

con un repertorio che spazia dal Barocco

al Jazz.

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VITERBO - Palazzo dei PapiIl Palazzo è un complesso imponente carat-

terizzato da massicci contrafforti che lo

identificano più come una fortezza che non

come una residenza. Vi si accede da un’am-

pia scala, sormontata da due colonne e ter-

minante in un vasto ripiano, con parapetti

ad avancorpo, sostenuto da un arco. Nella

sobria facciata, coronata da merli guelfi, si

aprono sei finestre a feritoia e sei finestre a

bifore trilobate che danno luce alla sala

famosa per aver ospitato, dal 1268 al 1271,

il primo conclave della storia della Chiesa,

nel quale i cardinali furono clausi cumclave dai viterbesi esasperati per l’eccessi-

vo protrarsi delle operazioni di voto. Sulla

facciata si distinguono gli stemmi dei Gatti.

La Loggia fu fatta costruire, infatti, da

Andrea di Beraldo Gatti nipote di Raniero e

a lui succeduto nella carica di Capitano del

Popolo nel 1267. In stile gotico, ha sette

arcate con un doppio ordine di otto colon-

nine sostenenti archi a tutto sesto che for-

mano archi a sesto acuto: suggestiva fusio-

ne della forma ogivale con la romanica. Il

colonnato è sormontato da una trabeazione

a metope in cui sono raffigurati, in origine

animati da una vivace policromia, il leone

di Viterbo con la lancia trifida simulante la

palma di Ferento, lo stemma della famiglia

Gatti (scudi con quattro barre orizzontali),

l’aquila ad ali spiegate simbolo dell’Impero

e le doppie infule insieme alle chiavi papa-

li. Un identico disegno era sull’altro lato

raccordato al primo da un tetto: l’eccessivo

peso della trabeazione, sovrapposta all’esi-

le teoria delle colonnine, aumentato dalla

spinta dei due spioventi della copertura

gravò talmente su queste che già poco dopo

il 1325 crollò il prospetto a valle ed il tetto.

L’altro prospetto fu salvato frapponendo

agli archi una solida muratura rimasta fino

agli inizi di questo secolo quando vennero

effettuati lavori di restauro all’intero edifi-

cio, eliminando anche l’avancorpo che

nella seconda metà del Cinquecento era

stato costruito lungo l’intera facciata del

palazzo. La loggia poggia su un grande arco

con un sottostante pilastro ottagonale al cui

interno è la tromba di una cisterna che con-

teneva l’acqua portata fino al Palazzo Papale

dalla sorgente della Mazzetta. Parti di questo

fons papalis, la tazza a scannellature ornata

da teste di animali e il sostegno centrale, pare

costituiscano la fontana che si trova al centro

della loggia composta nell’insieme da varie

parti di epoche diverse. Il Palazzo di Viterbo

ospitò molti papi tra cui Giovanni XXI, elet-

to nel 1276 e morto nello stesso anno, il cui

sepolcro è nella Cattedrale; Martino IV elet-

to nel 1280 lasciò la città scagliando su di

essa l’interdetto. Condannata a diroccare una

buona parte delle mura cittadine, Viterbo

vide cadere nell’abbandono il superbo palaz-

zo che divenne infine la dimora dei vescovi

diocesani.

Palazzo dei Papi (foto F. Biganzoli)

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SABATO 19 SETTEMBRE 2009VITERBO – PALAZZO DEI PAPI

NATALIA GUTMANvioloncello

81

JOHANN SEBASTIAN BACH

Suite in do maggiore n. 3 per violoncello solo BWV1009Preludio

Allemanda

Corrente

Sarabanda

Bourrée I e II

Giga

Suite in mi bem. maggiore n. 4 per violoncello solo BWV1010Preludio

Allemanda

Corrente

Sarabanda

Bourrée I e II

Giga

Suite in do minore n. 5 per violoncello solo BWV1011Preludio

Allemanda

Corrente

Sarabanda

Gavotte I e II

Giga

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La crescita artistica di Natalia Gutman è

stata determinata soprattutto da due perso-

nalità musicali in Russia: suo nonno

Anisim Berlin, violinista e allievo del leg-

gendario Leopold Auer e Galina

Kozolupova sua insegnante per ben quin-

dici anni. Altre tre grandi musicisti hanno

avuto un ruolo essenziale nella vita privata

e musicale di Natalia Gutman: Sviatoslav

Richter, morto nel 1997, suo marito Oleg

Kagan, morto nel 1990 e Mstislav

Rostropovitch diceva di lei “...Natalia

Gutman è l’incarnazione dell’onestà

nell’Arte”.

Nata a Kazan in Russia, ha iniziato lo stu-

dio del violoncello all’età di cinque anni e

a nove eseguiva il suo primo concerto.

Allieva prediletta di Mstislav

Rostropovich al Conservatorio di Mosca

dal 1964, nel 1967 ha vinto il Concorso

della ARD di Monaco di Baviera. Da allo-

ra ha avuto inizio la sua brillante carriera

internazionale che l’ha vista ospite delle

più famose sale europee e delle più presti-

giose orchestre: Berliner Philharmoniker,

Wiener Philharmoniker, London

Symphony Orchestra, Münchner

Philharmoniker, Filarmonica di San

Pietroburgo e l’Orchestre National de

France. Ospite regolare dei più prestigiosi

Festival (Salzburger Sommerfestspiele,

Berliner Festspiele, Wiener Festwochen)

ha collaborato e collabora con i più grandi

direttori d’Orchestra quali Claudio

Abbado, Wolfgang Sawallisch, Riccardo

Muti, Bernard Haitink, Guennady

Rozhdestwenskij, Yuri Temirkanov, Kurt

Masur e Sergiu Celibidache. Gran parte

dell’attività concertistica di Natalia

Gutman è dedicata alla musica da camera:

tra i suoi partner usuali ricordiamo

Svjatoslav Richter, Isaac Stern, Martha

Argerich, Yuri Bashmet, Elisso Virsaladze.

Con suo marito, il compianto violinista

Oleg Kagan, ha suonato dal 1969 al 1990.

Nel 1998 Natalia Gutman ha suonato in

Sudafrica, ultimo continente dove l’Artista

non era ancora apparsa. Natalia ha esegui-

to l’integrale delle Suites di Bach per vio-

loncello solo a Mosca, Berlino, Monaco,

Madrid, Barcellona, in Francia, in Italia,

Olanda e Svizzera.

A Manchester, Inghilterra, ha partecipato

al festival di violoncello e nell’estate del

2000 ha suonato al Festival di Berlino, di

Lucerna e Salzburg e a Londra (Proms

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Concerts) insieme ai “Berliner

Philharmoniker” diretti da Bernard

Haitink che sostituì il M° Claudio Abbado,

allora malato.

Sempre nella stagione 2000/01 ha suonato

con l’orchestra a München, Berna,

Helsinki, Birmingham e San Paolo in

Brasile. Nel marzo 2002 ha suonato a

Milano con la Filarmonica della Scala

diretta dal M° G. Bertini. Nella stagione

2002/03 ha effettuato concerti con la New

York Philharmonic diretta dal M° Kurt

Masur ed a Baltimore con il M° Yuri

Temirkanov.

Nel 2003 è stata protagonista di una lunga

ed acclamata tournée in Giappone.

Nel 2006 Natalia Gutman ha dedicato a

Robert Schumann il suo concerto per vio-

loncello eseguito a Milano, Valencia,

Colonia, Londra, Taipei e Firenze. Uno dei

concerti di Shostakovich (in onore del suo

centenario dalla nascita) è stato eseguito a

Caracas, Tel Aviv, Monte Carlo, Varsavia,

Atene, Vienna, Olanda e Francia (in

Bretagna ha anche eseguito entrambi i

lavori in un solo concerto).

A Parigi, accompagnata dall’Orchestre

Philharmonique, ha eseguito un concerto

di Lutoslawski e a Lille uno di Dutilleux.

Il 2007 è iniziato a Siviglia, dove la vio-

loncellista, il 2 gennaio, ha nuovamente

suonato il concerto di Schumann sotto la

direzione del M° Claudio Abbado con la

Simon Bolivar Youth Orchestra al Festival

Iberoamericano.

Concerti con le orchestre sono stati piani-

ficati anche a Lisbona, Istanbul, Boston,

Montreal, Italia, Olanda, Taiwan,

Manchester, Germania e Svizzera. È spes-

so in tournée in duo con Elisso Virsaladze

con la quale esegue programmi di musica

da camera ed anche in trio con Kolja

Blacher.

Il 2008 l’ha vista in tour con Yuri

Bashmet, Viktor Tretjakov e Vassily

Lobanov in diverse città europee. Natalia

Gutman è inoltre impegnata in master-

classes organizzate in tutto il mondo; ha

insegnato per molti anni presso la

Musikhochschule di Stuttgart e attualmen-

te insegna a Mosca.

A maggio del 2005 il presidente Köhler ha

conferito all’artista la più alta onoreficen-

za tedesca, il “Bundesverdienstkreuz 1.

Klasse” e nel 2006 Natalia Gutman è stata

nominata membro del Royal College of

Music di Londra. Oltre al repertorio

bachiano, classico e romantico Natalia

Gutman è anche attenta interprete della

musica contemporanea eseguendo brani di

Sofia Gubaidulina, di Denisov, di

Mansurian e di Lobanov. Alfred Schnittke

le ha dedicato una Sonata e il suo primo

Concerto per Violoncello. Con la Royal

Philharmonic Orchestra e Yuri

Temirkanov ha inciso i due Concerti di

Shostakovic per la RCA/BMG Ariola.

Con la Philadelphia Orchestra e

Sawallisch ha inciso il Concerto per

Violoncello di Dvorak e con la London

Philharmonic diretta da Kurt Masur i con-

certi per Violoncello di Schumann e di

Schnittke, entrambi su etichetta EMI.

Sempre per la EMI ha recentemente inciso

le composizioni cameristiche di

Schumann con partners del calibro di

Martha Argerich e Mischa Maisky. Ogni

anno all’inizio di luglio Natalia Gutman

invita i suoi amici musicisti all’

“Internationaler Musikfest” a Kreuth

/Tegernsee in Baviera, fondato nel 1990

insieme al marito ed ora a lui dedicato.

Natalia Gutman suona un prezioso

Guarneri del Gesù datato 1731 generosa-

mente affidatole da Seacross Management

Ltd. Strings Unlimited.

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Dominata dalla Torre dell’Orologio con due

leoni in nenfro agli angoli, Piazza del Plebiscito

è il centro della città. Fu creata verso la metà del

XIII secolo ed è chiusa su tre lati dalle facciate

dei palazzi che appartennero nei secoli passati

ai Priori, al Podestà e al Capitano del Popolo.

Sul quarto lato della piazza è la Chiesa di S.

Angelo in Spatha e lo sbocco di Via Cavour (la

Via Farnesiana, aperta nel 1573) che taglia in

due l’ex Palazzo delle Carceri.

La Torre dell’Orologio, detta anche

Torre dei Priori e più tardi Torre dei

Monaldeschi, bella e slanciata, è

alta 44 metri e fu ricostruita nel

1487 sulle fondamenta di una pre-

cedente che fin dal 1424 aveva un

orologio pubblico. L’elegante orna-

mento in ferro che è sulla sua cima

fu messo all’inizio del 1800 quan-

do vi fu collocata anche 1’attuale

campana del 1452 che proveniva

dalla chiesa di S. Maria della

Verità.

Il Palazzo dei Priori, insieme al

Palazzo del Podestà sede dell’am-

ministrazione comunale, fu realiz-

zato tra XIII e XVII secolo, con il

bel colonnato duecentesco e il

piano nobile affrescato nel XVI

secolo (Sala Regia e Sala del

Consiglio) con temi riguardanti le origini mito-

logiche di Viterbo.

Il Palazzo del Podestà, collegato a quello trami-

te la Pinacoteca, venne eretto nel 1264 e subì

numerosi rifacimenti in epoche successive

come l’inserimento nel 1700 del grande balco-

ne al primo piano. Dell’antico prospetto riman-

gono un residuo di finestra duecentesca, qual-

che tratto di muro perimetrale e tracce della

merlatura che coronava l’edificio.

Di fronte è il Palazzo del Capitano del Popolo

oggi sede della Prefettura. Nel 1466, quando

tutta la piazza fu oggetto di rifacimenti in base

a nuovi criteri rinascimentali, il Palazzo fu dota-

to di un portico di cui però non rimane traccia.

Sul lato che chiude la piazza è la Chiesa di

Sant’Angelo in Spatha, dedicata a San Michele

Arcangelo, così chiamata dal nome della fami-

glia che dall’XI secolo la ebbe in patronato. Il

prospetto fu rifatto nel 1560 e nel 1746 fu

avviato il completo rifacimento della chiesa. La

facciata a capanna si presenta intonacata e vi si

aprono un portale in peperino con una lunetta

sopra l’architrave e tre finestre. Sul

lato destro della facciata si trova la

copia (l’originale è presso il Museo

Civico di Viterbo) di un pregevole

sarcofago romano con scena di

caccia al cinghiale che fungeva da

monumento funebre della “Bella

Galiana” protagonista di una leg-

gendaria vicenda. Donna di straor-

dinaria bellezza, se ne innamorò un

barone romano che la pretese in

sposa ma, rifiutato, pose Viterbo

sotto assedio e la città si mobilitò in

difesa della giovane, resistendo

fino a indurre l’assediante a desi-

stere; questi prima di andarsene

chiese di poter vedere un’ultima

volta Galiana che affacciatasi sulle

mura di una torre fu colpita a morte

con una freccia dallo spasimante

respinto.

La chiesa, a navata unica e coperta con volta a

botte, compare come il frutto di linee tardo-

barocche e neoclassiche. Sono conservati al suo

interno una pala del viterbese Bartolomeo

Cavarozzi che raffigura S. Isidoro agricoltore

(sec. XVII), la mensa dell’altare maggiore sor-

retta da un grande capitello romanico in pietra

proveniente dall’antica chiesa, una grande pala

del maestro viterbese Filippo Caparozzi (primo

decennio del ’600) raffigurante la Madonna in

trono col Bambino con Angeli che la incorona-

no e santi. Nella sagrestia è una tavola con l’im-

magine di S. Rocco, opera di Antonio del

Massaro detto il Pastura (sec. XV-XVI).

VITERBO - Piazza del Plebiscito

Sarcofago della BellaGaliana (foto G. Cerica)

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DOMENICA 20 SETTEMBRE 2009VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30

Arcangelo CorelliSonata in Do maggiore op. 3 n. 8 per due violini e basso continuo

Largo, Allegro, Largo, Allegro

Georg Friedrich HändelTriosonata in Sol maggiore op. 5 n. 4 per due violini e basso continuo

A tempo ordinario, Allegro non presto, Passacaille,

Menuet (Allegro moderato), Gigue (Presto)

Georg Friedrich HändelLascia ch’io pianga

Aria dall’opera “Rinaldo” per soprano, archi e basso continuo

Antonio VivaldiNulla in mundo pax sincera

Mottetto per soprano, archi e basso continuo

Allegro, Andante, Rondò allegretto

85

Francesco Divito sopranista

Francesca Vicari e Alessandro Marini violini

Davide Leboffe viola

Stefano Di Rienzo violoncello

Catia Rocci clavicembalo

Il complesso si è costituito nel quadro delle attività del Corso di Musica da Camera tenu-

to dalla prof.ssa Francesca Vicari in collaborazione con il Dipartimento di Musica Antica

del Conservatorio.

CONCERTO APERITIVO

COMPLESSO BAROCCO

CONSERVATORIO “L. REFICE” DI FROSINONE

Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia

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L’attuale edificio, frutto della ricostruzione

del dopoguerra, è il risultato di una fase

costruttiva francescana iniziata nel 1236 e di

una successiva di ampliamento in pure

forme gotiche realizzata quando Viterbo era

sede della corte pontificia.

La facciata è caratterizzata da un’apertura ad

arco in stile romanico con colonnine tortili,

tre monofore ed un semplice oculo.

Sull’angolo destro è collocato un pulpito

eretto nel 1429, mentre dietro si scorge il

campanile a vela con due fornici.

La grandiosa navata unica è chiusa da un’ab-

side quadrata, nella quale si apre una grande

quadrifora gotica con rosoni.

Le capriate del tetto, rimesse in luce dai

restauri che hanno eliminato le volte baroc-

che, sono sostenute da archi a sesto acuto;

l’abside ed il transetto sono coperti da volte

ogivali profilate da costoloni che ricadono su

pilastri compositi, decorati con motivi florea-

VITERBO - Chiesa di San Francesco

Interno e monumento a Papa Adriano V (foto

G. Cerica)

li di schietto stile gotico.

Nel transetto destro si conservano i resti del

monumento funebre di Pietro di Vico, realiz-

zato da Pietro di Oderisio nel 1269, raffinata

creazione in stile gotico impreziosita da stem-

mi e mosaici.

Un arco a sesto acuto, strombato e ornato da

colonnine tortili immette nella cappella del

SS. Sacramento, eretta dai Gatti, potente

famiglia di origine brettone protagonista della

vita civile e politica di Viterbo.

A fianco emerge in tutto il suo splendore il

Mausoleo di Adriano V attribuito ad Arnolfo

di Cambio, monumento gotico-cosmatesco,

autentico gioiello d’arte medievale; la statua

coricata, vestita con abiti pontificali, è posta

su un duplice basamento intarsiato con splen-

didi marmi policromi.

In simmetria, nel transetto sinistro, è il

Mausoleo di Clemente IV di Pietro Oderisio

(1270), un tabernacolo in stile gotico con la

statua distesa su un sarcofago romano con

bassorilievo collocato su un basamento mar-

moreo decorato con intarsi di suggestiva poli-

cromia.

Sempre nel

transetto sini-

stro è il portale

d’accesso alla

c a p p e l l a

Botonti (sec.

XVI), per la

quale era stata

dipinta, tra il

1515 e il 1516,

la celebre

“Pietà” di Se-

bastiano Del

Piombo, at-

tualmente con-

servata al Mu-

seo Civico.

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MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009VITERBO – CHIESA S. FRANCESCO

VICTORIA MULLOVA violino

OTTAVIO DANTONE clavicembalo

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Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)

Sonata in sol minore n. 1 per violino solo BWV 1001Adagio

Fuga. Allegro

Siciliana

Presto

Sonata in si minore n. 1 per violino e cembalo BWV 1014Adagio

Allegro

Andante

Allegro

***

Sonata in do minore n. 4 per violino e cembalo BWV 1017Siciliana. Largo

Allegro

Adagio

Allegro

Partita in re minore n.2 per violino solo BWV 1004Allemanda

Corrente

Sarabanda

Giga

Ciaccona

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VIKTORIA MULLOVA è famosa in tutto il

mondo per la sua eccezionale versatilità e

purezza musicale; i suoi interessi spaziano

dal barocco al classico, fino alle tendenze e

improvvisazioni più all’avanguardia.

La passione per il repertorio barocco esegui-

to secondo la prassi del tempo l’ha portata a

collaborare con l’Orchestra of the Age of

Enlightenment, il Giardino Armonico,

Venezia Barocca e Orchestre

Révolutionnaire et Romantique. Lavora

assiduamente con il clavicembalista Ottavio

Dantone e ha registrato un programma tutto

dedicato a Bach del quale Tim Ashley del

Guardian ha scritto “Ascoltare la Mullova

che suona Bach è, in parole semplici, una

delle più belle esperienze che si possano

fare…”

L’avventura della Mullova nel mondo della

musica contemporanea, iniziata nel 2000

con l’album “Through the Looking Glass”

continua con nuovi lavori commissionati a

giovani compositori, tra cui Fraser Trainer e

attualmente sta lavorando ad un progetto

imperniato su musica gitana e improvvisa-

zione insieme alla band di Matthew Barley.

Il London Southbank Centre recentemente

le ha chiesto di essere la prima “Artist-in-

Focus” della loro rinnovata International

Chamber Music Series. Il direttore musicale

di Southbank l’ha così descritta: “una musi-

cista dal grande virtuosismo, con uno straor-

dinario coraggio e coinvolgimento che la

portano a tentare nuove strade”. Numerosi i

suoi concerti alla Wiener Konzerthaus a con-

ferma del suo eclettismo musicale. Le sue

numerose registrazioni per la Philips

Classics hanno ricevuto importanti ricono-

scimenti, ma nel 2005 Viktoria Mullova,

sempre alla ricerca di territori da esplorare,

ha iniziato a collaborare con la ONYX

Classics, casa discografica di recente costi-

tuzione, per presentare una serie di nuove

incisioni tra cui un programma dedicato ai

Concerti di Vivaldi con il Giardino

Armonico diretto da Giovanni Antonini. A

questa registrazione è stato assegnato il pre-

stigioso Diapason d’Or per il 2005. Ha regi-

strato anche due dischi con il Mullova

Ensemble (Concerti di Bach e Ottetto di

Schubert), Recital con Katia Labèque e le

Sonate di Bach con Ottavio Dantone. Ha

ultimato il più importante progetto discogra-

fico della sua vita: tutte le Sonate e Partite

per violino solo di J.S. Bach. Viktoria

Mullova ha studiato presso la Scuola

Centrale di Musica di Mosca ed il

Conservatorio della stessa città. Il suo straor-

dinario talento si è imposto all’attenzione

internazionale quando, nel 1980, ha vinto il

Primo Premio al Concorso Sibelius a

Helsinki e, nel 1982, la Medaglia d’Oro al

Concorso Cajkovskij. Da allora ha suonato

con le migliori orchestre e i più prestigiosi

direttori e ha partecipato ai più importanti

festival internazionali. Possiede due violini:

lo Stradivari Jules Falk del 1723 e un

Guadagnini.

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OTTAVIO DANTONE si è diplomato in organo

e clavicembalo presso il Conservatorio “G.

Verdi” di Milano. Ha intrapreso giovanissi-

mo la carriera concertistica, dedicandosi fin

dall’inizio allo studio e al costante approfon-

dimento della musica antica, segnalandosi

presto all’attenzione del pubblico e della cri-

tica. Nel 1985 ha ottenuto il premio di basso

continuo al Concorso Internazionale di

Parigi e nel 1986 è stato premiato al

Concorso Internazionale di Bruges (due dei

concorsi di clavicembalo più importanti del

mondo), primo italiano ad aver ottenuto tali

riconoscimenti a livello internazionale in

ambito clavicembalistico. Dal 1996 è il

direttore musicale dell’Accademia Bizantina

di Ravenna, con la quale collabora già dal

1989. Negli ultimi anni ha gradualmente

affiancato alla sua abituale attività di solista

e leader di gruppi da camera quella ormai

intensa di direttore d’orchestra, estendendo il

suo repertorio all’opera e al periodo classico

e romantico. In questa veste è regolarmente

ospite delle più prestigiose sale e associazio-

ni concertistiche (Teatro alla Scala di

Milano, Accademia di Santa Cecilia,

Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein

e Konzerthaus di Vienna, Mozarteum di

Salisburgo, Ravenna Festival, Settembre

Musica di Torino, Cité de la Musique di

Parigi, Accademia Chigiana di Siena,

Bologna Festival, International Music

Festival di Istanbul, Ferrara Musica,

Metropolitan Museum di New York,

Auditorium del Lingotto di Torino, G.O.G. di

Genova, Festival di Holstein, Musica e

Poesia a S. Maurizio di Milano, Festival di

Urbino, etc.). Nel 1999 è avvenuto il suo

debutto operistico per la stagione lirica del

Teatro Alighieri di Ravenna, alla guida

dell’Accademia Bizantina, con la prima ese-

cuzione in tempi moderni del “Giulio

Sabino” di Giuseppe Sarti (opera in tre atti

del 1781), della quale Dantone ha curato la

revisione ottenendo un notevole successo di

pubblico e di critica. Inoltre nell’autunno

dello stesso anno è stato scelto dal M°

Riccardo Muti per dirigere dopo di lui le

repliche dell’opera di G. Paisiello “Nina,

ossia la pazza per amore” (produzione del

Teatro alla Scala, Piccolo Teatro di Milano e

Ravenna Festival). Da allora si sono molti-

plicati i suoi impegni nel campo della lirica.

Nel dicembre 2001 è stato invitato ad inau-

gurare la stagione del Teatro Regio di Parma

con il “Marin Faliero” di G. Donizetti.

Moltissime le registrazioni radiofoniche e

televisive in Italia e all’estero, nonché quelle

discografiche sia come solista che come

direttore per le quali ha ottenuto prestigiosi

premi e riconoscimenti dalla critica interna-

zionale. Dal 2003 registra per la Decca.

Profondo conoscitore della prassi esecutiva

del periodo barocco, tiene regolarmente

corsi di perfezionamento di clavicembalo,

musica da camera, basso continuo ed

improvvisazione.

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San Pellegrino è un esempio di contrada due-

centesca perfettamente conservata, dall’eleva-

to valore urbanistico, con torri, case, cavalca-

via, profferli (scale esterne), bifore romaniche.

Le case che si affacciano sulla Via San

Pellegrino sono costruite direttamente sul tufo

con muri realizzati con blocchi di pietra squa-

drati, composte da uno o più piani. L’accesso

dalla strada al primo piano

della casa era garantito dal

profferlo, mentre il locale a

piano terra era adibito a bot-

tega; alcune abitazioni non si

affacciavano direttamente

sulla strada, ma avevano una

corte, a volte in comune con

altre abitazioni, che in dialet-

to viterbese prende il nome

di “richiastro”. Caratteristica

di questo quartiere è anche la

“casa a ponte”, tipo di abita-

zione che unisce due fabbri-

cati, separati dalla strada,

all’altezza del primo o del

secondo piano, creando sug-

gestivi passaggi coperti. Al

centro del quartiere si apre

l’omonima piazza con il Palazzo degli

Alessandri, l’imponente Torre Scacciaricci e la

Chiesa di S. Pellegrino. Nel complesso

l’aspetto della piazza, nonostante vari rifaci-

menti di epoche diverse, è unitario e ciò è

dovuto anche all’impiego, sia per gli edifici

che per la pavimentazione, di peperino e

basaltina, pietre locali di origine vulcanica di

uniforme colore grigio scuro. La chiesa di San

Pellegrino, insieme al Palazzo, è la costruzio-

ne più importante e antica della piazza omoni-

ma, menzionata nei documenti di archivio già

nel 1045. Il suo aspetto dopo numerosi rima-

neggiamenti si presenta oggi con tetto a capan-

na, rosone centrale e portale sormontato da un

VITERBO - Quartiere San Pellegrinoarco a tutto sesto e sorretto a sua volta da due

esili colonne con capitelli fogliati mentre della

costruzione originaria si conservano alcuni

tratti delle mura esterne e un arco a tutto sesto

formato da conci a cuneo che sormonta il por-

tale laterale. Il Palazzo degli Alessandri, unita-

mente allo stabile con il portico, congiunto a

questo attraverso un passaggio aereo sorretto

da un mezz’arco, inteso

come il complesso della

dimora nobiliare e degli

alloggi dei domestici, fu

costruito verso la prima

metà del XIII secolo, in un

momento fiorente per la

città di Viterbo. Il modello

della dimora, di estensione

limitata, fu dovuto alla man-

canza di grandi spazi edifi-

cabili all’interno delle mura

urbane e tale situazione con-

sentì a più immobili di esse-

re forniti di un affaccio sulla

via principale, ma allo stesso

tempo produsse un più

intenso sviluppo in altezza,

l’utilizzazione dei piani sot-

terranei e la nascita delle “case-ponte”, o

almeno la realizzazione di una porzione del

palazzo sulla via pubblica. L’ordinamento

della parte interna del Palazzo degli Alessandri

mostra, infatti, aspetti analoghi a quelli di altre

abitazioni della città, essendo formato da un

piano interrato, un pianterreno, un primo ed un

secondo piano sebbene in questa circostanza

al pianterreno non si aprano le classiche botte-

ghe o negozi, giacché il casato era di estrazio-

ne aristocratica. L’esterno è caratterizzato da

un ampio balcone che si prolunga sotto un

grandioso arcone ribassato; di fronte, un porti-

co a due campate su massicce colonne, dietro

il quale si eleva la Torre Scacciaricci.

San Pellegrino in fiore. Sullo sfon-do Palazzo degli Alessandri (foto F.

Biganzoli)

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GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009VITERBO – PALAZZO DEI PAPI

IL COMPLESSO BAROCCO

Alan Curtis direttore

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G.F. HÄNDEL (1685 - 1759)

Agrippina

Claudio Umberto Chiummo basso, baritono

Agrippina Svetlana Doneva soprano

Nerone Tuva Semmingsen mezzosoprano

Poppea Klara Ek soprano

Ottone Iestyn Davies controtenore

Pallante Raffaele Cistantini voce di basso

Narciso e Giunone Antonio Giovannini controtenore

Lesbo Matteo Ferrara basso, baritono

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Fondato nel 1979 ad Amsterdam da Alan

Curtis, uno dei più affermati specialisti nel-

l’interpretazione della musica preromantica,

Il Complesso Barocco ha cominciato la sua

attività come orchestra internazionale baroc-

ca con particolare interesse per la musica ita-

liana.

Dal 1992 l’ensemble, formato da giovani soli-

sti, ha sede in Italia e si è interessato anche

alla musica vocale del tardo Rinascimento e

del Barocco, a partire dall’ultima fioritura del

madrigale fino all’opera del XVIII secolo.

Considerato una delle più prestigiose orche-

stre europee con strumenti originali, Il

Complesso Barocco è ospite nelle più impor-

tanti rassegne concertistiche e festival in

Europa e Stati Uniti.

L’eccezionale qualità interpretativa ha favori-

to l’incontro con il regista Werner Herzog che

ha scelto l’ensemble come protagonista del

film “Morte a cinque voci” (Prix Italia 1996 e

Premio Rembrandt, Amsterdam 1996) dedi-

cato alla figura di Carlo Gesualdo.

Molto ricca è la discografia che ha inizialmen-

te interessato il repertorio madrigalistico con

le registrazioni, per Virgin Classics, del

“Primo Libro di Madrigali” di Michelangelo

Rossi (Preis der Deutschen Schallplattenkritik

1997 e Premio Internazionale del Disco

“Antonio Vivaldi” 1998), dei madrigali di

Antonio Lotti, dell’integrale dei duetti da

camera di Claudio Monteverdi in due CD,

“Zefiro torna” (Diapason d’or de l’eté 1998) e

“Amor dicea”, dei cicli del “Pastor Fido” di

Sigismondo d’India, Monteverdi e Marenzio

e l’integrale del “Libro Sesto delli madrigali”

di Carlo Gesualdo, editi da Symphonía.

Accanto a questo repertorio, si è delineato un

ampio interesse per l’oratorio, documentato

dalla “Susanna” di Alessandro Stradella

(EMI), dal “Sansone” di Benedetto Ferrari

(pubblicato da Virgin Classics e vincitore del

Diapason d’or 2000), dall’“Assalonne puni-

to” di Pietro Andrea Ziani e dal “David” di

Francesco Bartolomeo Conti, e per la cantata

italiana con le “Lettere amorose” di

Domenico Scarlatti registrate sempre per

Virgin Classics.

Il Complesso Barocco, sotto la guida di AlanCurtis, ha anche rivestito un ruolo fondamen-

tale nella restituzione delle opere di Georg

Friedrich Händel con strumenti originali nel-

l’ambito del revival di cui questo autore ha

beneficiato dagli anni Settanta del Novecento

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ad oggi. A partire da “Admeto”, prima opera

händeliana a essere riproposta con prassi ese-

cutiva filologica in tempi moderni e recente-

mente riedita in CD da Virgin, il catalogo

delle produzioni dedicate al grande composi-

tore sassone si è arricchito di titoli noti e di

altri meno eseguiti distinguendosi per uno

stile esecutivo sensibile all’espressione e in

continuo aggiornamento sulle ricerche della

musicologia specifica: “Rodrigo” (segnalata

per l’opera italiana nel Premio Internazionale

del Disco “Antonio Vivaldi” 2000),

“Arminio” (International Händel Recording

Prize 2002), “Deidamia” (Preis der

Deutschen Schallplattenkritik 2003 e

International Händel Recording Prize 2004),

“Lotario” (per BMG), “Rodelinda” (per

Deutsche Gramophon-Archiv), “Radamisto”

(International Händel Recording Prize 2005),

“Fernando re di Castiglia”, “Floridante”,

“Tolomeo”, “Alcina” e “Ezio”, queste ultime

due pubblicate in occasione della ricorrenza

del centenario della scomparsa del composi-

tore tedesco.

L’interesse dell’ensemble, relativamente

all’opera, si è rivolto anche verso Vivaldi (“Il

Giustino”, “Ercole su’l Termodonte”,

“Motezuma”), Gluck (“Ezio”) e Domenico

Scarlatti. In particolare di quest’ultimo, in

occasione del centenario della morte (2007), è

stato riproposto “Tolomeo e Alessandro” in

prima mondiale al Festival della Piccola

Accademia di Montisi (Toscana), a Santiago

de Compostela (Festival Via Stellae) e a

Madrid (Ciclo Los Siglos de Oro) dove è stato

registrato per Decca. Nel 2009 l’opera sarà

ripresa per il Théâtre des Champs Élysées a

Parigi e per il Theater an der Wien di Vienna.

Nella stagione 2007-08 il Complesso Barocco

è stato in residenza al Théâtre de Poissy

(Parigi).

Nell’immediato futuro sono previste le regi-

strazioni di altre due opere di Händel, “Giove

in Argo” e “Berenice”, la prima esecuzione in

tempi moderni dell’“Ezio” di Niccolò

Jommelli.

SVETLANA DONEVA è nata in Bulgaria nel

1974 ed ha studiato all’Accademia di Musica

di Sofia.

Ha partecipato a master con Raina

Kabaivanska, Anita Cerquetti, Alberta

Valentini e Giusi Devinu in Italia ed ha fre-

quentato, nel 2002/2003, la “International

Opera Studio” a Zurigo.

Svetlana Doneva ha debuttato all’Opera

House di Sofia come Gretel (Humper-dinck),

Gilda e, a St. Zagora, come Lucia (Donizetti),

Mimi e Violetta.

Nel 2002/2003 è stata scritturata in sostitu-

zione di Edita Gruberova cantando nella

parte di Maria Stuarda (Donizetti) allo

Zürich Opera.

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A maggio del 2003 ha debuttato come LadyBillow (Britten: “Albert Hering”) e AnnaKennedy (Donizetti: “Maria Stuarda”) al

Zurich Opera.

Successivamente ha cantato Musetta a Palma

di Mallorca e Violetta e Gilda a Barcellona,

un ruolo che poi ha interpretato ancora a

Roma. Durante la stagione 2003/04 ha canta-

to Lina nello “Stiffelio” di Verdi nel tour sviz-

zero e Konstanze nel “Ratto dal Serraglio” ad

Aquisgrana e Karlsruhe.

Nel dicembre 2005 Svetlana Doneva è stata

invitata a Marsiglia per cantare “La Traviata”,

e nel maggio 2006 l’artista ha cantato, con

grande successo personale, per la prima volta

Donna Anna nel “Don Giovanni” con

Thomas Hangelbrock al festival di Feldkirch.

Ha interpretato ancora questo ruolo con Renà

Jacobs al Festival Für Alte Musik di

Innsbruck e nel 2008 con B. de Billy a

Salisburgo.

Al Frankfurt Opera l’artista ha cantato nel

ruolo di Ginevra nell’ “Ariodante” di Händel,

nel 2008 Euridice in “Orpheus e Euridice” di

Gluck con Thomas Hengelbrock a Parigi e

Epidauro.

Come concertista, Svetlana Doneva si è esibi-

ta ancora in Spagna, Argentina, Italia e

Giappone.

ABasilea e Zurigo ha cantato “Graner Mass”,

“Messiah”, “Missa Solemnis” di Liszt, così

come “Requiem” di Brahms con la Tonhalle

Orchestra, Zurigo; a Belgrado “Requiem” di

Mozart e “Maria Tryptichon” di Frank

Martin, “Messa in si minore” di Mozart a St.

Gallen e “Die Glocke” di Rachmaninov. Con

la Balthasar Neuman Ensemble ha eseguito in

forma di concerto “Alcina” di Händel a

Friburgo e Ludwigsburg, con J. Nott “La

nona sinfonia” di Beethoven a Bamberg,

“Missa Solemnis” a Bad Urach e “CarminaBurana” con L. Zagrosek a Berlino.

IESTYN DAVIES ha studiato Archeologia e

Antropologia a Cambridge, dove era uno stu-

dente del coro al St John’s College, prima di

proseguire i suoi studi alla Royal Academy of

Music.

Dal suo debutto come Ottone ne

“L’Incoronazione di Poppea” per lo Zürich

Opera con Harnoncourt, i suoi ruoli operistici

hanno incluso Armindo (“Partenope” di

Händel) per l’English National Opera, Ottoneper il Glandebourne Festival Opera, KingArthur per il New York City Opera e

l’English National Opera, Hamor (“Jephtha”

di Händel), “L’Umana Fragilità” e Pisandro(“Il ritorno di Ulisse in patria”) per la Welsh

National Opera, Voce di Apollo (“Morte a

Venezia” di Britten) per l’English National

Opera, Azul (“Madrugada” di Nadaira) per il

Schleswig-Holstein Festival, Corrado(“Griselda” di Vivaldi) a Parigi e Oberon in

“Sogno di una notte di mezza estate” di

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Britten per la Houston Grand Opera.

Davies ha lavorato con direttori come Warner,

Mitchell, Alden e Flimm.

Ha recentemente debuttato al Teatro alla

Scala di Milano nel “Chichester Psalms” di

Bernstein con l’Orchestra Filarmonica della

Scala, sotto la direzione di Dudamel.

Esibizioni al Wigmore Hall, Barbican,

Concertbouw, Snape Maltings e Théâtre des

Champs-Élysées hanno incluso performances

dei “Canticles” di Britten, “La Messa in si

minore” di Händel e “Messiah” e “Flavio” di

Händel. Ha cantato con l’Orchestra of the

Age of Enlightenment, l’Academy of Ancient

Music, la Scottish Chamber Orchestra, la

London Philharmonic Orchestra, l’Ensemble

Matheus e la Bournemouth Symphony

Orchestra e ha lavorato con direttori come

Layton, Gardiner, Harnoncourt, Nagano,

Alessandrini, Spinosi, Koopman, Hogwood e

Bruggen.

Recenti registrazioni includono la “Via

Crucis” di Lukaszewski per Hyperion, il

“Messiah” di Händel per Naxos con

l’Academy of Ancient Music ed il New

College Oxford e la “Griselda” di Vivaldi per

Naîve records diretto da Spinosi che vinse

l’“Opera Recording of the Year 2007” del

BBC Music Magazine.

I prossimi impegni includono il “St Matthew

Passion” con lo Zürich Tonhalle e Ton

Koopman, “Athalia” di Händel con Ivor

Bolton a Colonia e New York, “Samson” con

l’English Concert ed Harry Ticket, le

“Cantate di Bach” con Ton Koopman e

l’Amsterdam Baroque Orchestra, “Israel in

Egypt” al Hereford Three Choirs Festival con

l’Academy of Ancient Music e Stephen

Layton, ed il suo debutto solo recital al

Wigmore Hall.

KLARA EK

Vitellia’s set pieces were the vocal glory of theevening in fearless and brilliant soprano ofKlara Ek (Hillary Finch, Opera, August

2005).

Dopo il suo notevole debutto alla Royal

Danish Opera nel ruolo di Susanna nelle

“Nozze di Figaro” nel 2003, la soprano svede-

se Klara EK ha fatto molti importanti debutti

compreso Erste Dame (“Die Zauberflöte”) a

La Monnaie diretto da René Jacobs, LaMusica e Proserpina (“Orfeo”) alla Stuttgart

Opera; in quell’occasione fu invitata da

VladimirAshkenazy a cantare la “Quarta

Sinfonia” di Mahler con la Philarmonia al

Royal Festival Hall di Londra, e con la NHK

Symphony Orchestra a Tokyo.

I suoi ruoli d’opera comprendono: Susanna e

Pamina (“Die Zauberflöte”) alla Stuttgart

Opera dove ha lavorato con i direttori Lothar

Zagrosek e Kwamé Ryan; Susanna (“Figaros

bröllop”) con la Gothenburg Opera in una tra-

duzione svedese di “Le nozze di Figaro”;

Oscar (“Un ballo in maschera”) al

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Confidencen e Despina (“Così fan tutte”) al

Folkopern, entrambi a Stoccolma; Papagena(“Die Zauberflöte”) al Drottingholms

Slottsteater, ed Echo (“Ariadne auf Naxos”)

con la Geneva Opera sotto la direzione di

Jeffrey Tate.

Tra le sue interpretazioni di maggior rilievo

Servilia (“La clemenza di Tito”) con la Danish

Radio Sinfonietta sotto la direzione di Adam

Fischer, “Messiah” con la Bournemouth

Symphony Orchestra diretta da Kees Bakels,

e anche con la Minnesota Orchestra sotto la

direzione di Christopher Warren-Green,

“Christmas Oratorio” di Sandstroem con la

Malmö Symphony Orchestra direttore

Johannes Gustavsson, ed “Elijah” con la

Royal Scottish National Orchestra diretta da

Andreas Spering. Più recentemente Klara Ek

ha eseguito il “Requiem” di Brahms con

l’Orquestra Sinfonica de Balears, Oriana(“Amadigi di Gaula”) con l’Academy of

Ancient Music diretta da Christopher

Hogwood, “Tolomeo e Alessandro” di

Scarlatti con il Complesso Barocco di Alan

Curtis, la “Nelson Mass” con la Navarra

Symphony Orchestra, direttore Howard

Griffiths, e “The Creation” di Haydn con

l’Orchestre National Bordeaux Aquitaine

diretta da Kwamé Ryan e anche con la Tivoli

Symphony Orchestra diretta da Helmuth

Rilling.

Klara Ek ha eseguito i Lieder di Mozart in un

recital per la Musashino Cultural Foundation

a Tokyo e ha debuttato al Wigmore Hall can-

tando arie di Haydn con la Classical Opera

Company. Ha cantato canzoni di Lehar e

Zeller sotto la direzione di Gunther Bauer-

Schenk con la Bournemouth Symphony

Orchestra.

Laureata al Royal College of Music di

Stoccolma, Klara Ek ha frequentato

l’University College of Opera a Stoccolma

dove si è specializzata con musicisti del cali-

bro di Craig Rutenberg, Roger Vignoles,

Tomas Schuback, Mark Tatlow, Kerstin

Meyer and Birgit Nilsson. Al Royal College

of Music a Londra ha studiato con Lilion

Watson.

TUVA SEMMINGSEN, giovane mezzo-soprano

norvegese, ha studiato alla Norwegian State

Academy of Music e alla Royal Opera

Academy a Copenhagen. Ha debuttato con

grande successo alla Royal Danish Opera

come Cherubino in “Le Nozze di Figaro” nel

2000.

Ha lavorato con direttori quali William

Christie, Emmanuelle Haïm, Fabio Biondi,

Rinaldo Alessandrini, Federico Guglielmo,

Paolo Olmi, Christopher Hogwood, Robert

King, Mario Venzago, Giancarlo Andretta,

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Peter Feranc, Thomas Dausgaard, Mark

Tatlow e Lars Ulrik Mortensen.

I suoi impegni nell’opera l’hanno vista inter-

prete di molti ruoli mozartiani (Sesto in

“Giulio Cesare” all’Opéra de Lille, alla Royal

Danish Opera e alla Norwegian National

Opera; Idamante in “Idomeneo” a Parigi,

Lione e New York, Cherubino in “Le nozze di

Figaro” al Teatro La Fenice di Venezia, e ros-

siniani (Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia”

all’Opéra de Nancy, alla Royal Danish Opera

e alla Norwegian National Opera; Angelinanella “Cenerentola” con la Glyndebourne

Touring Opera per il Teatro Nacional de Sao

Carlos e alla Royal Danish Opera; Doralicenella “Gazzetta” per la Garsington Opera); ma

ha interpretato anche Monteverdi (Minerva e

Melanto ne “Il Ritorno d’Ulisse” alla Royal

Danish Opera) e Musorgskij (Feodor in

“Boris Godunov” per il Teatro Nacional de

Sao Carlos).

Tuva Semmingsen appare frequentemente a

festival e concerti in tutta Europa. Il suo reper-

torio concertistico comprende il “Requiem” e

la “Messa in do minore” di Mozart, la

“Passione di San Giovanni”, la “Messa in si

minore”, “L’Oratorio di Natale”, il

“Magnificat” così come numerose cantate di

J.S. Bach, il “Magnificat” di C.Ph.E. Bach,

“Arianna a Naxos” e “Stabat Mater” di

Haydn, “Judas Maccabaeus” e “Il Trionfo del

Tempo e del disinganno” di Händel, lo

“Stabat Mater” di Pergolesi; il “Te Deum” di

Charpentier; il “Magnificat” di Buxtehude,

“Gloria”, “Gloria e Imeneo”, “JudithaTriumphans”, “Longe Malae”, “Magnificat”,

“Nisi Dominus”, “Stabat Mater” e “Sum inmedio tempestatum” di Vivaldi e “Praise the

Lord” e “Welcome to all the pleasures” di

Purcell.

Gli impegni della stagione 2007/2008 l’hanno

vista in Sesto in “Giulio Cesare” alla

Norwegian Opera, Rosina ne “Il Barbiere di

Siviglia” al Grand Théâtre di Reims, Zerlinain “Don Giovanni” e Nerone ne

“L’Incoronazione di Poppea” alla Royal

Danish Opera, il ruolo principale in “Ottone

in Villa” di Vivaldi al Teatro Olimpico di

Vicenza, Melanto e Amore in “Il Ritorno

d’Ulisse” al Drottningholm Festival a

Stoccolma, arie di Vivaldi con la Danish

Radio Orchestra, e arie di Vivaldi ed un reci-

tal a solo al Bergen International Festival.

Nell’autunno del 2008 ha cantato Rosmira in

“Partenope” di Händel alla Royal Danish

Opera, arie di Vivaldi e Galuppi con Concerto

Veneziano e il direttore Giancarlo Andretta, e

Christmas Oratorio di Bach con il direttore

Philip Pickett.

I prossimi impegni includono Mélisande in

“Pelléas et Mélisande” e Dryade in “Ariadne

auf Naxos” alla Royal Danish Opera,

Rosmira in “Partenope” di Händel al Royal

Albert Hall a Londra, Dorabella in “Così fan

tutte” al Glyndebourne Festival, Mirtenia in

“L’Amore ammalato: Antiochus und

Stratonica” di Graupner al Boston Early

Music Festival e concerti dalla “Messa in si

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minore” di Bach.

I suoi dischi comprendono “Sum in medio” e

“Gloria e Imeneo” di Vivaldi con The King’s

Consort, il ruolo principale nell’“Ottone in

Villa” di Vivaldi e Sesto in “Giulio Cesare” su

DVD.

ANTONIO GIOVANNINI, nasce a Firenze nel

1980 e si forma musicalmente come pianista

diplomandosi con il massimo dei voti sotto la

guida di Tiziano Mealli. Studia canto con

Silvia Bossa diplomandosi al conservatorio di

Firenze con il massimo dei voti e la lode. Si è

laureato in Lingue e Letterature Straniere pres-

so l’Università degli Studi di Firenze con il

massimo dei voti e la lode.

Ha iniziato a cantare come voce bianca nel

Coro Giovanile della Scuola di Musica di

Fiesole sotto la guida di Joan Yakkey, esiben-

dosi come voce solista in importanti allesti-

menti del Teatro Comunale di Firenze.

Nel 1999 ha debuttato come protagonista nella

prima assoluta dell’opera “Eliogabalo” di

Cavalli al Teatro San Domenico di Crema. Ha

debuttato a Venezia nella prima rappresenta-

zione in tempi moderni di “Orlando finto

pazzo” di Vivaldi, cantando in seguito al

Teatro Regio di Torino come voce solista del

balletto “Io, Giacomo Casanova” della coreo-

grafa Karol Armitage. Dal suo debutto giova-

nissimo in teatro ha collaborato fra gli altri con

direttori quali Mehta, Letonja, Young,

Bosman, Colon, Marcon e registi quali

Decina, Taymor, Kemp, Armitage.

Il suo repertorio concertistico include brani di

musica sacra (“Te Deum” di Charpentier,

“Oratori” di Carissimi, “Magnificat” di

Monteverdi, “Stabat Mater” di Pergolesi),

così come lieder e brani di musica contempo-

ranea in prima esecuzione assoluta. Nel 2002

debutta al Teatro San Carlo di Napoli in un

concerto di musica contemporanea con Mauro

Ceccanti, ripreso al Teatro Olimpico di Roma

e al Teatro Metastasio di Prato; interpreta il

ruolo di protagonista nell’oratorio “La con-

versione di Sant’Agostino” con Carlo

Rebeschini ed è voce solista nei “Chichester

Psalms” di Leonard Bernstein con l’Orchestra

del Friuli sotto la direzione di Davide Pitis.

Vince il Concorso CittàLirica Opera Studio e

debutta nel ruolo di Oberon nella “A

Midsummer Night’s Dream” di Britten con la

regia di Lindsay Kemp e la direzione di

Jonathan Webb (Teatro Verdi di Pisa, Teatro

del Giglio di Lucca e Teatro Goldoni di

Livorno).

Si è esibito frequentemente a Roma in concer-

to (Sant’Andrea della Valle, Villa Borghese,

Teatro Olimpico), cantando prime esecuzioni

assolute e prime esecuzioni in tempi moderni,

accanto al repertorio sacro classico (“TeDeum” di Charpentier, “Oratori” di Carissimi,

“Magnificat” di Monteverdi, “Stabat Mater”di Pergolesi) e al repertorio liederistico.

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Da segnalare il debutto al Teatro alla Scala

nell’opera “Il dissoluto assolto” di Azio

Corghi nel settembre 2006. Torna al Festival

Monteverdi di Cremona, dove aveva sostenu-

to il ruolo di San Giovanni nella “Passione” di

Caldara, con l’“Orfeo” di Monteverdi. Tra gli

impegni recenti il debutto, accolto da succes-

so di pubblico e di critica, nel ruolo di Milesin “The Turn of the screw” di Britten diretto

da Jonathan Webb per la regia di Elio De

Capitani al Teatro Ponchielli di Cremona.

In “Agrippina” sotto la direzione di Alan

Curtis e con Il Complesso Barocco interpreta

Narciso e Matuso nella prima mondiale del

“Demofoonte” di Jommelli diretto da

Riccardo Muti a Salisburgo, Parigi e

Ravenna; in “Giulio Cesare” è Tolomeo con

Al Ayre Espanol ed Eduardo Lopez-Banzo al

Festival di Beaune; con Emma Kirkby e l’en-

semble Aura Soave è al Festival Monteverdi

di Cremona.

La sua discografia spazia da opere per bambi-

ni, a prime rappresentazioni di opere barocche

(“Eliogabalo” di Cavalli), a incisioni di reper-

torio sacro dal Medioevo al Rinascimento, a

prime assolute del repertorio contemporaneo.

MATTEO FERRARA, nato a Padova nel 1981,

si è diplomato in pianoforte nel 2004 e in

canto nel 2005 al Conservatorio di Adria. Ha

frequentato il biennio di specializzazione in

canto, sotto la guida di Raina Kabaivanska,

all’Istituto “Orazio Vecchi” di Modena e i

corsi di perfezionamento dell’Accademia

Chigiana di Siena e dell’Accademia

Rossiniana di Pesaro.

Particolarmente a suo agio nell’interpretazio-

ne di ruoli brillanti e di carattere, ha collabo-

rato con direttori quali Gianluigi Gelmetti,

Alberto Zedda, Vladimir Jurowski, Filippo

Maria Bressan e con registi come Mario

Monicelli, Gianfranco De Bosio, Marco

Gandini, Italo Nunziata.

Nel 2003 ha debuttato in “Gianni Schicchi”

con OperaStudioMimesis (Teatro Comunale

di Firenze) e nel 2005 in “Così fan tutte” (DonAlfonso) con l’Accademia Chigiana (Teatro

dei Rozzi Siena). Successivamente ha cantato

Don Pasquale nei teatri di Treviso e Rovigo.

Nei teatri di Pisa, Lucca, Livorno e Ravenna è

Cancian ne “I Quatro rusteghi” di Wolf-

Ferrari.

Nel corso del 2006 ha impersonato i ruoli di

Bob e Tom ne “Il piccolo spazzacamino” di

Britten in scena al Comunale di Modena e

quello di Papageno ne “Il Flauto magico” di

Mozart in scena al Teatro Olimpico di

Vicenza. Si è esibito al Rossini Opera Festival

nei panni del Barone di Trombonok nel

“Viaggio a Reims”. Ha inoltre preso parte alla

tournée in Giappone del Teatro dell’Opera di

Roma con “Tosca”, interpretando il ruolo del

Sagrestano. Nel novembre 2006 ha partecipa-

to alla prima esecuzione assoluta dell’opera di

Paolo Furlani “Il principe granchio” realizza-

ta al Teatro Comunale di Modena.

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Nel maggio 2007 ha cantato a Milano nella

produzione As.Li.Co di “The Fairy Queen”.

Hanno fatto seguito il ritorno al Rossini Opera

Festival per “La gazza ladra” (Ernesto) ed i

debutti ne “Les Mamelles de Tirésias” (Il gen-darme) ed in “Werther” a Sassari. Ha cantato

in “Tosca” (il sagrestano) al Teatro dell’Opera

di Roma e in “Boris Godunov” al Teatro La

Fenice di Venezia, “La Pietra del paragone” e

“La Bohème” a Sassari.

Recentemente ha cantato “Roméo et Juliette”

al Teatro la Fenice di Venezia.

In “Agrippina” con Il Complesso Barocco ed

Alan Curtis, è al Teatro Real di Madrid e in

tournée in Spagna e in Italia; al teatro La

Fenice di Venezia per “La Traviata” (il mar-chese d’Obigny) a Vicenza per “Il finto

Turco” nella parte di Bonnardone.

Matteo Ferrara ha tenuto recital operistici e

concerti in Italia, Germania, Austria, Russia,

Brasile, Cile, Argentina, Giappone.

RAFFAELE COSTANTINI, risultando vincitore

nel 1995 del concorso Lina Pagliughi tenuto-

si a Cesena, ottiene il ruolo di don Bartolo ne

“Il barbiere” di Paisiello che segna il suo

debutto.

Nel 1996 viene selezionato come Ferrandone “Il Trovatore” di Verdi presso il teatro V.

Basso di Ascoli Piceno. Presso il R.O.F. di

Pesaro copre il ruolo di Moise nel “Moise et

Pharaon”. A Jesi presso il teatro

G.B.Pergolesi interpreta Lodoviconell’“Otello” di Verdi, nella stessa stagione

partecipa al festival di Macau (Cina pop)

nelle vesti di Ramfis nell’“Aida” di G. Verdi.

Presso il Teatro Poliziano di Montepulciano

debutta in Simone nello “Schicchi” di

Puccini, e, con la regia di M. De Tomasi, in

Mustafà nell’ “Italiana in Algeri” di G.

Rossini. Nelle stagioni 1999/2000/01 colla-

bora con i principali teatri italiani per la rea-

lizzazione della “Cenerentola” di G. Rossini

nel ruolo di don Magnifico nella realizzazio-

ne de “Le Comte Ory” sempre di G. Rossini

nel ruolo de le Gouverner, e nella realizza-

zione dell’opera di W.A.Mozart “La clemen-

za di Tito” nel ruolo di Publio. In occasione

del festival rossiniano di Wildbad, debutta il

ruolo di Asdrubale ne “La pietra del parago-

ne” di G. Rossini, sotto la direzione del M°

A. De Marchi. A Lima, accanto al tenore

J.D.Florez, interpreta il ruolo di Oroe ne “La

Semiramide” di G. Rossini. Presso il teatro

Coliseu di Oporto (Portogallo) è Collinenella “Bohème” di Puccini, Oroveso ne la

“Norma” di V. Bellini e Pistola in “Falstaff”

di Verdi. Collabora con il teatro Coliseu di

Oporto nella realizzazione dell’opera di

W.A.Mozart “Le nozze di Figaro”, nel ruolo

del dottor Bartolo, nell’opera “Il Trovatore”

nel ruolo di Ferrando e ne “Il barbiere di

Siviglia” di Rossini nel ruolo di don Basilio.Nel periodo 2005/06 è impegnato nella regi-

strazione della trilogia di Claudio

Monteverdi, nei ruoli di Seneca ne “

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L’incoronazione di Poppea”, Nettuno ne “Il

ritorno d’Ulisse in Patria” e Carontenell’“Orfeo”. Interpreta inoltre don Basilione “Il barbiere di Siviglia” di Rossini presso

i teatri di Atene e di Oporto, interpreta nuo-

vamente Seneca ne “L’Incoronazione di

Poppea” prodotta dal Circuito Lirico

Lombardo, sotto la direzione del M°

Dantone. Tiene due concerti presso la

Carnegie Hall di New York.

Con l’orchestra I Barocchisti, diretta dal M°

Diego Fasolis, ha registrato nel ruolo di

Ercole, l’“Ercole amante” di Cavalli.

Col M° Claudio Cavina, direttore de La

Venexiana, ha partecipato ad una serie di

concerti in Spagna e Italia, interpretando il

ruolo di Plutone nel “Ballo delle ingrate”,

Caronte e Plutone nell’“Orfeo” di

Monteverdi. Ha cantato il “Messia” di

Händel e la “Cantata n. 82” di J.S.Bach pres-

so la Casa da Musica di Oporto. È stato inol-

tre il basso solista nella “Nascita del verbo”

del Caresana in collaborazione con La

Cappella della Pietà dei Turchini (dir.

Antonio Florio), nelle città di Parigi e

Lussemburgo, nonchè Polifemo nell’opera

di Händel, “Aci Galatea e Polifemo” per il

festival Mito.

Per quanto riguarda la sinfonica, ha cantato il

“Magnificat” di J.S.Bach, il “Requiem” di

Mozart, lo “Stabat Mater”, la “Petite messe

solennelle” di G. Rossini e la “Nona sinfo-

nia” di Beethoven.

Ha frequentato l’accademia rossiniana tenu-

ta dal M° Zedda presso il R.O.F. di Pesaro,

ha preso parte a diversi masters sulla vocali-

tà rossiniana tenuti dal M° C. Desderi.

Ha collaborato con i direttori Carlo Rizzi,

Daniele Gatti, Renato Palumbo, Maurizio

Benini, Paolo Arrivabeni, Niska Bareza,

Riccardo Frizza, Alessandro de Marchi,

Ottavio Dantone, Mark Tardue, Vladimir

Jurowski, Antonio Florio, Diego Fasolis.

UMBERTO CHIUMMO, dopo gli studi al

Conservatorio di Pescara, nel 1986 ha vinto il

Concorso «A. Belli» del Teatro Lirico

Sperimentale di Spoleto, prendendo parte agli

allestimenti de “Le Nozze di Figaro” con la

regia di Gigi Proietti e de “Il mercato di

Malmantile” di Cimarosa. Si è poi perfeziona-

to con Ettore Campogalliani e con Claudio

Desderi.

Molto apprezzato anche per le sue qualità di

attore, Umberto Chiummo si è esibito nei

principali teatri e festival in Italia e all’estero,

interpretando opere di compositori quali

Rossini, Donizetti, Bellini, Mozart, Weber,

Bizet, Gounod e del repertorio barocco. Ha

lavorato con direttori quali Wolfgang

Sawallisch, Zubin Mehta, Riccardo Muti,

Bruno Campanella, Myung-Whun Chung,

William Christie, Ivor Bolton, Charles

Mackerras, Gianluigi Gelmetti.

Dal 1996 collabora abitualmente con la

Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera,

dove ha preso parte a varie produzioni, tra cui

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“Ariodante” (Re di Scozia), “Rodelinda”

(Garibaldo), “La Calisto” (Giove), “Le nozze

di Figaro” (Figaro), “Il barbiere di Siviglia”

(Basilio), “Lucia di Lammermoor”

(Raimondo).

Nelle ultime stagioni si è esibito con successo

nel ruolo di Don Giovanni alla Frankfurt Oper

e al Théâtre Royal de La Monnaie di

Bruxelles e in “Lucia di Lammermoor”

all’Opernhaus di Zurigo. Ha poi cantato “I

Capuleti e i Montecchi” alla Lyric Opera di

Chicago con Bruno Campanella;

“Matrimonio segreto” (Il Conte Robinson)

alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino;

“La Bohème” (Colline) all’Opéra di

Montpellier; “Il viaggio a Reims” (LordSydney) al Festival di La Coruña; “Luisa

Miller” (Wurm) alla Oper Frankfurt. Dopo

aver cantato “Il turco in Italia” all’Opera di

Marsiglia e “Il ritorno di Ulisse in patria” di

Monteverdi a Ravenna con Ottavio Dantone,

nell’autunno 2005 ha cantato “Rodelinda” di

Händel all’Opera di San Francisco, “Le

Nozze di Figaro” (Bartolo) al Carlo Felice di

Genova. Nel corso del 2006 si è esibito al

Liceu di Barcellona in “Ariodante” (Re diScozia) e ne “La Clemenza di Tito” (Publio),

allo Staatstheater di Stuttgart ne “Le Nozze di

Figaro” (Figaro) e ha partecipato alla prima

esecuzione assoluta di “La Tempesta” con

musiche di Henry Purcell/Carlo Galante, spet-

tacolo prodotto dal Teatro Regio di Torino per

le Olimpiadi della Cultura 2006. Ha poi inter-

pretato il ruolo di Escamillo in “Carmen” al

Teatro Pergolesi di Jesi, a Fermo e Treviso,

quello di Mustafà ne “L’Italiana in Algeri” al

Teatro Comunale di Bologna e al Teatro

Comunale di Ferrara e quello di Alidoro nella

Cenerentola in scena al Festival di

Glyndebourne 2007.

Tra le sue esibizioni si distinguono “Lucia di

Lammermoor” (Raimondo) a Tel Aviv e “Le

nozze di Figaro” (Figaro) a Monaco con

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Zubin Mehta; “Der Freischütz” (Kilian) al

Maggio Musicale Fiorentino sotto la direzione

di Wolfgang Sawallisch; “Le Nozze di

Figaro” (Bartolo) con Riccardo Muti al Teatro

alla Scala nel 1997 e successivamente “Linda

di Chamounix” (Prefetto) con Roberto

Abbado. Ha interpretato il ruolo di Publio ne

“La Clemenza di Tito” diretta da Charles

Mackerras alla Welsh National Opera di

Cardiff nel 1997, una produzione che ha rice-

vuto l’«Olivier Award» come miglior spetta-

colo d’opera. Hanno fatto seguito “Roméo et

Juliette” all’Opéra Comique di Parigi con

Michel Plasson, “Ricciardo e Zoraide”

(Ircano) al Rossini Opera Festival,

“Rodelinda” (Garibaldo) con Orchestra of the

Age of Enlightenment al Festival di

Glyndebourne) e “Tancredi” (Orbazzano) nel

Dicembre 2007 al Teatro Real di Madrid.

Recentemente ha cantato “Don Giovanni” al

Cantiere d’Arte Internazionale di

Montepulciano. Tra gli impegni più recenti, è

stato Giove ne “La Calisto” al Covent Garden

e alla Bayrische Staatsoper, “Oedipus rex” per

la direzione di Ola Rudner e la regia di

Giorgio Pressburger con la Württembergische

Philharmonie a Reutlingen.

Tra i suoi impegni si segnalano “La

Cenerentola” e “Il barbiere di Siviglia” alla

Kungliga Operan AB di Stoccolma, “Il ritorno

di Ulisse in patria” (Antinoo) al Teatro Real di

Madrid e a Parigi con Les Arts Florissants e

William Christie, sarà inoltre ClaudioImperatore in “Agrippina” in Tour in Italia e

Spagna con Il Complesso Barocco.

Ha inciso “Don Giovanni” (Telarc) con la

direzione di Charles Mackerras, “I Capuleti e

i Montecchi” (Bmg) con la direzione di

Roberto Abbado, “Werther” (Bmg) con la

direzione di Vladimir Jurowski. Ha inoltre

realizzato registrazioni per Ricordi,

Bongiovanni e per la RAI.

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e non fia grave la finzione all’interno;se vuoi regnar, i tuoi desir correggi,che al desio di regnar cedon le leggi.NeroneI tuoi saggi consigli ogn’orami saran, madre, si scorta.AgrippinaVanne, non più tardar! pronto disponiquanto dettò il mio amore;un momento perduto talor di grandi impreseè distruttore.[Aria]

NeroneCon saggio tuo consiglioil trono ascenderò.Men Cesare che figlio,te, madre, adorerò.

SCENA II

[Recitativo]

Per così grande impresa tutto si ponga in opra.Io ben m’accorsi che Narciso e Pallante,sia per genio o interesse, han nella menteun nascosto desio di vincer il mio cor;ciò che sprezzai or con arte s’abbracci.Olà, venga Pallante!(esce un paggio)

M’assista arte e frode in questo istante.

SCENA III

PallanteA’cenni tuoi sovrani ecco il fido Pallante.(Mesta il bel volto asconde,e pensierosa a me nulla risponde?)Alla tua legge, Augusta, hai prove del mio cor,e tu ben sai quanto fido egli sia, quantocostante.AgrippinaAh Pallante! Pallante!PallanteE per chi mai Agrippina sospira?A toglier le tue pene vorrei esser bastante.Agrippina Ah Pallante, Pallante!

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Georg Friedrich HändelAGRIPPINA

Dramma per musica in tre atti

Libretto di Vincenzo Grimani

ATTO PRIMO

SCENA I

Gabinetto di Agrippina, Agrippina e Nerone

[Recitativo]

AgrippinaNerone, amato figlio; è questo il tempo,in cui la tua fortunaprender potrai pe’l crine, ed arrestarla.Oggi propizio fato la corona de’Cesari ti porge.Svelo a te ciò che a tutti è ignoto ancor.Prendi, leggi! e vedrai,e ciò che la mia mente disponea tuo favor poscia saprai.Nerone (legge il foglio)

“Col duolo a cuor e con il pianto al ciglioquesto fogli ti invio, Sovrana Augusta;di tempestoso mar nel gran perigliorimase assorta l’aquila latina,e Claudio, il tuo Consorte,nell’eccidio comun trovò la morte.”Claudio morì? Che sento?AgrippinaVuoto è il trono del Lazio,e a riempirlo per te suda mia mente;già maturo all’impero,del quinto lustro oggi al confin sei giunto;in questo dì fatal voglio che Romacinga il Cesareo allor alla tua chioma.Nerone Che far degg’io?AgrippinaSenti! Occulta quanto sai,l’alterigia deponi, umil diventa;va tra le turbe, e con modesto ciglioogn’uno accogli;a’poveri dispensa l’or, che nascosto tieni,commisera il lor stato, e s’hai nel cuoreo senso di vendetta o stimolo d’amore,copri l’un, l’altro cela;

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Pallante(Che favellar è questo? ardir, ardire!)Il tuo Pallante io sono, son quelch’alle tue voglie ha pronto il core.Agrippina Il core!PallanteSì, sì, il cor, o Regina,e con fido cor ciò che t’aggrada…Agrippina Sì, sì, t’intendo, sì: col cor la spada.Pallante La spada, il braccio, e l’alma.

Agrippina Le tue offerte aggradisco.

Pallante Ah, se permesso fosse mai di parlar?Agrippina Parla, discopri!Pallante Io temo.

Agrippina Non temer. (Arte s’adopri)Pallante

È gran tempo ch’io nutro ardorche mi divora, ma il rispetto…Agrippina Non più! dicesti assai.Pallante Io chieggio dell’ardir, bella, condono.

AgrippinaTi basti ch’io t’intesti, e ti perdono;il dir di più riserba ad altro tempo.Pallante, a te sia notociò che ad ogni altro è ascoso.È morto Claudio.

Pallante Claudio!AgrippinaAlle milizie, al popolo s’aspettadi stabilir del successor la sorte;tu vanne al Campidoglio, i parziali aduna,e all’or che farò nota, di Cesare la morte,tosto Nerone acclama.Se mio figlio è regnante,con Agrippina regnerà Pallante.[Aria]

PallanteLa mia sorte fortunatadalle stelle oggi mi scende,se vien oggi da te.Se in te sol, bella adorata,

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la mia stella mi risplende,per gloria di mia fé.

(esce)

SCENA IV

[Recitativo]

AgrippinaOr che Pallante è vintosi vinca anche Narciso.Olà, Narciso chiama!(esce un paggio)

Ottien chi finger sa quello che brama.

SCENA V

Narciso Umile alle tue piante…AgrippinaNon più! di occulto arcano chiamo Narciso aparte;

te solo oggi destino per fabbro di grand’opra,

e alla tua fede confido ciò, che sin ad ora celai.Narciso Dispor della mia fé sempre potrai.AgrippinaQuali non so per anche siandel tuo cuor i sensi, a me li scopri.NarcisoAh! Sovrana Agrippina, quel dir io vorreinon m’è permesso.Agrippina Tutto ti sia concesso.

Narciso Poiché è lecito il dirlo, dirò ch’io t’amo.

AgrippinaE tant’oltre t’avanzi?Supplice alle tue piante chieggio…Agrippina Che chiederai?Narciso Che pietosi ver me rivolgerai.AgrippinaSorgi, e a te sia di mia clemenza un donoch’il tuo desir intesi, e ti perdono.

Narciso Or ch’il mio amor tu sai, felice io sono.

Agrippina Quanto chi in te confida, leggi.Narciso Cieli, che leggo?

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il veder fra turba tanteche vi manchi un zelo amantech’il lor stato almen commiseri.[Recitativo]

NeroneAmici, al sen vi stringo. Oh come volentieridi voi io stesso invece la dura povertà soffrirvorrei!(Servon arte ed inganno a’desir miei!)

SCENA VIII

[Pallante, Narciso, Nerone]

Pallante, NarcisoEcco chi presto fia Cesare a Roma.

Pallante (Si concili il suo amor.)Narciso (Merto s’acquisti.)Pallante Qui, Signore, risplende la tua virtù.

NarcisoLa tua pietà qui spandea incatenar i cor, e gloria e fama.NeroneAh Pallante, ah Narciso!Duolmi che angusto fatosia termine a mie brame.A tutti col desir giovar vorrei;pietade è la virtù più grata a’Dei.(Madre i precetti tuoi non abbandono,che, se finger saprò, Cesare sono.)Pallante Agrippina qui vien.

NarcisoE accompagnata da ogn’ordine di gente;alto affar la conduce.Pallante Tu forse lo saprai?Narciso Qual sia m’è ignoto.

Narciso, Pallante(Agrippina a me sol tutto fé noto)

Nerone (Questo è il giorno fatal del mio destino)

Narciso, Pallante(Presto spero goder volto divino)

AgrippinaOr fa d’uopo nella man d’Agrippinad’assicurar lo scettro. Vanne tosto colàdove raccolto sta il popolo e soldato;ivi attendi ch’io scopra la novella fatal,e allor prudente il nome di Neroneinsinua fra le turbe.Se al trono il ciel Nerone oggi destina,Narciso regnerà con Agrippina.[Aria]

NarcisoVolo pronto, e lieto il coreè presagio di gioire.Volarò da loco a locosovra l’ali del mio amore,e col fervido mio focofarò pago il tuo desire.(esce)

SCENA VI

[Recitativo]

AgrippinaQuanto fa, quanto puote necessità di stato,io stessa, io stessa!Nulla più si trascuri; all’opra, all’opra!Lode ha, chi per regnar inganno adopra.

[Aria]

AgrippinaL’alma mia fra le tempesteritrovar spera il suo porto.Di costanza armato ho il petto,che d’un regno al dolce aspettole procelle più funesteson oggetti di conforto.

SCENA VII

Piazza del Campidoglio con trono. Nerone cir-

condato dal Popolo a cui sparge denaro.

[Arioso]

NeroneQual piacere a un cor pietosol’apportar sollievo ai miseri!Prendi tu ancora, prendi!Ma rassembra tormentoso

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SCENA IX

Agrippina, seguita dal popolo, va a sedersi sul

trono.

Nerone, Pallante, Narciso.

AgrippinaVoi che dall’alta Roma coll’amorcol consiglio e colla forza i casi dirigete,a voi qui regno apportatrice infaustadi funesta novella. Amici è morto Claudio.L’infido mar, geloso che restasse alla terraun tal tesoro, lo rapì a noi.Di Roma fatto è vedovo il soglio.(discende dal trono)L’autorità, ch’è in voi, scelga un Cesare altrono,ed egli sia giusto, pietoso e pioqual merta Roma e il mio cor desia.[Quartetto]

Pallante Il tuo figlio…Narciso La tua prole…Narciso, Pallantemerta sol scettro e corone;viva, viva Nerone, viva!AgrippinaViva, viva Nerone, viva!Vieni, oh figlio, ascendi al trono,vieni, oh Cesare, di Roma!NeroneNel mio cor l’alma è gioliva.Al regnar giunto già sono,vengo a cinger d’allor la chioma.(Agrippina e Nerone ascendono sul trono; si

sente suono di trombe)

[Recitativo]

AgrippinaMa qual di liete trombeodo insolito suono?

SCENA X

Lesbo, Agrippina, Nerone, Pallante e Narciso

[Arietta (Cavatina)]

LesboAllegrezza, allegrezza!

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Claudio giunge d’Anzio al porto;che del mar ch’il volle assorto,domò Otton l’alta fierezza.

[Recitativo]

Pallante Che sento!Narciso Crudo ciel!Agrippina Perfido fato!

Nerone Evvi al mondo di me più sfortunato?AgrippinaNon ti turbino, o figlio,gl’influssi del destin per te funesti;quel soglio ascenderai donde scendesti.(Se ma d’arte fu d’uopo, ora l’arte s’adopri)Oh qual contento, amici, nasce al mio cuoreafflitto:Claudio è risorto, ed è risorta ancora la fortunadi Roma.Per novella sì lieta l’allegrezza comun sorgafestiva!Poppea, Nerone, Narciso, Ottone, Pallante,

Lesbo Evviva Claudio, evviva!Narciso (Oh contenti perduti!)Pallante (Oh speranze smarrite!)Nerone (Empi cieli, così voi mi tradite?)

LesboSignora, a te sen viene il valoroso Ottone,che dai gorghi del mar Cesare trasse,e lo ripone al soglio.Agrippina, Nerone, Narciso, Pallante(Vien la fiera cagion del mio cordoglio)

Lesbo(Ratto volo a Poppea nunzio d’amore,i sensi a discoprir, che Claudio ha il cuore.)

SCENA XI

Ottone, Agrippina, Nerone, Pallante, Narciso

OttoneAlle tue piante, oh Augusta,tra le sventure fortunato io torno.Già de’Britanni vinti mentre il mar portagonfio il gran trionfo, invido ancortra le procelle tenta a Roma di rapirlo.

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Narciso (Crudo ciel!)Pallante (Strani eventi)Nerone (Ahi sorte ria!)

SCENA XII

Agrippina, Ottone

OttoneAugusta, amo Poppea. Trono, scettro non curo;se privo io son dell’adorato bene;a cui soggetto il viver mio si rende,da te la mia fortuna oggi dipende.AgrippinaNutra pure il tuo coresensi d’amore per la beltà gradita,ch’il mio pronto sarà per darti aita.OttoneOh magnanima e grande dispensiera di grazie,e di fortune, quanto, quanto a te devo!Agrippina(Ama Claudio Poppea, ciò m’è già noto;spero ch’il mio pensier non vada a vuoto.)[Aria]

AgrippinaTu ben degnosei dell’allor,(ma di sdegnoarde il mio cor.)Con l’oggettoche fa il tuo amoravrai nel pettodolce l’ardor.

SCENA XIII

[Recitativo]

OttoneL’ultima del gioir meta graditatu mi porgi, oh fortuna!Oggi al trono, per rendermi beato,unirà Amor un divin volto e amato.[Aria]

OttoneLusinghiera mia speranza,l’alma mia non ingannar!

Men forti, quanto carche cedon le navial tempestoso nembo.Chi tra scogli s’infrange;chi dall’onde è sommerso;né rispetto a Regnante ha il flutto infido,e dal plebeo indistintoa sé lo trasse, da ogn’un creduto estinto.Ma per amico fato nel naufragio comunil braccio fortesovra gli omeri miei lo tolse a morte.AgrippinaPer opra così grande Claudio, Roma, Agrippinatutto a te denno, e da un’anima augustala mercede maggior sarà più giusta.OttoneGià del grato Regnante sorpassail merto mio la ricompensa.Di Cesare nel gradoei mi destina al soglio.

Narciso, Pallante (Che sento, oh ciel!)Agrippina (Cesare?)

Nerone (Ahi, che cordoglio!)OttoneAllo spuntar della novella auroramirerà trionfante Roma il suo Claudio,e allora al popolo, al Senatoei farà noto l’onor che mi comparte.Agrippina Onor a te dovuto.Pallante Otton dunque sarà…Narciso Cesare fia…Agrippina (Cederò prima estinto)

Nerone (Ah gelosia)

OttoneSe’l permetti, oh Signora,occulto arcano a te svelar vorrei,da cui solo dipende tuttociò ch’è più lieto ai desir miei.Agrippina(Costui cauta s’ascolti)Eh voi partite!Confida a me, confidaquanto il tuo cor desia.

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Sorte, placida in sembianza,il bel volto non cangiar!SCENA XIV

Stanza di Poppea. Poppea allo specchio.

[Aria]

PoppeaVaghe perle, eletti fiori,adornatemi la fronte!Accrescete a mia bellezzala vaghezza,che a svegliar nei petti amoriho nel cor le voglie pronte.[Recitativo]

PoppeaOtton, Claudio, Neronela lor fiamma hanno scoperto.D’essi ciascuno il proprio ardor lusinga;né sanno ancor s’io dica il vero o finga.

SCENA XV

Poppea e Lesbo.

Lesbo Signora, o mia Signora!

Poppea(Questi è il servo di Claudio;non si lascin d’amor gl’inganni e l’arte)

Oh fido servo, oh quanto mi consola il vederti!E quai di Claudio nuove liete m’apporti?LesboLà del mar ne’perigli più che il perder se stesso,la tua memoria afflitto le rendea;invocava in aiuto ciascuno i Numi suoi,egli Poppea.

PoppeaO caro Lesbo, esprimere abbastanza nonposso il rio dolore,che al cor donò sì dura lontananza.Momento non passò, ch’al mio pensier ei nonfosse presente,(Mio cor, tu sai come la lingua mente)

SCENA XVI

Poppea, Lesbo, Agrippina in disparte

Lesbo Di lieta nuova apportator io sono.

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Agrippina (Il servo è qui, s’ascolti)

Poppea E che, dimmi!LesboSolo tacito, e ascoso in questa notte oscuraverrà Claudio da te.Poppea(Cieli, che sento!)Ma Agrippina…LesboNon dubitar, Signora;io vigile custode sarò per ogni parte.Poppea Che farò mai?

LesboGià l’ora s’avvicina; dalla reggia non lungeegli m’attende;penosa a un cor, ch’adora d’un sol momentola tardanza rende.PoppeaVenga Claudio, ma sappia, ch’il mio cor,se ben suo, nella sua purità sempre è costante.L’accolgo qual sovran, non qual amante.Lesbo Io tanto non vi cerco; io parto, addio!Agrippina (Il destino seconda il desir mio)

SCENA XVII

Poppea

PoppeaPerché in vece di Claudio il caro Otton nonviene?Ei più gradito sarebbe al cor, che l’ama;ma tardo arriva ognor quel che si brama.[Aria]

PoppeaÈ un foco quel d’amoreche penetra nel core,ma come? non si sa.S’accende a poco a poco,ma poi non trova locoe consumar ti fa.

SCENA XVIII

Agrippina, Poppea

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se prima al tuo desir ei non si piega.Poppea Tanto pronta farò; ma se acconsente,di mie promesse il frutto vorrà goder,ed io qui, inerme e sola…come fuggir potrò si gran periglio!Agrippina Segui senza temer il mio consiglio.[Aria]

AgrippinaHo un non so che nel cor,che invece di dolor,gioia mi chiede.Ma il cor, uso a temerle voci del piacero non intende ancor,o inganno del pensier,forse le crede.

SCENA XIX

Poppea

[Recitativo]

PoppeaCieli, quai strani casi conturbano la mente!Ottone, Ottone!Queste son le promesse e i giuramenti?Così il cor ingannasti, che destinte per tesoffrir godeva le pene dell’amor?Così tradisci per un vano splendorla fé sincera che a me dovevi?E audace, per soddisfar l’ambizioso ardire,offri me in olocausto al tuo desire?[Aria]

PoppeaFa quanto vuoigli schemi tuoi non soffrirò.Dentro al mio pettosdegno e vendetta risveglierò.SCENA XX

Claudio, Poppea, Lesbo

[Recitativo]

LesboNon veggo alcun. Signora, Claudio è qui.Non temer, vieni sicuro; tutto è in muto silenzio,

[Recitativo]

Poppea(Ma qui Agrippina viene.Che farò mai, se Claudio giunge?Ahi pene!)AgrippinaPoppea, tu sa che t’amo, e a me communison di pena o piacer i casi tuoi.Poppea (Se Claudio vien, dal ciel imploro aita.)Agrippina(Spero ch’il fine avrà la frode ardita)Dimmi senza rossor, Ottone adori?Poppea Ah! non oso, Agrippina…Agrippina A me confida i sensi del tuo cor.Poppea È ver, l’adoro.AgrippinaSappi ch’ei ti tradisce. Conscio che ClaudioMira con amor il tuo bello,ei si prevalse d’un enorme delitto.Per secondar d’ambizione oscura del cor gl’im-pulsiegli te a Claudio cesse, purché Cesare in sogliooggi lieto l’adori il Campidoglio.Poppea E tanto è ver?AgrippinaE tanto io t’assicuro, e, del mio dir in prova,in questa notte ancora nascosoa te verrà Claudio fra l’ombre.Poppea (Ciò ad Agrippina è noto?)

AgrippinaSenti! Claudio tosto verrà:tu accorta alla vendetta attendi.Poppea Che far degg’io?AgrippinaProcura, che di Claudio nel core penetri gelosia.Mesta ti fingi, di, ch’Ottone superbo,nel nuovo grado audacet’obbliga a non mirarlo, e te desia;perché da sé scacci, lusinghe, vezzi adopra,e s’egli amor pretende, prometti amor,piangi, sospira e prega.Nulla però concedi

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ne men dell’aura il sussurrar qui s’ode;a tuoi piacer Argo sarò custode.

SCENA XXI

Claudio, Poppea

[Aria]

ClaudioPur ritorno a rimirarvi,vaghe luci, stelle d’amor.Né mai stanco d’adorarvioffro in voto e l’alma e’l cor.[Recitativo]

ClaudioMa, oh ciel, meste e confusaa me nulla rispondi?Qual pensier ti conturba?Dell’amor mio già vedi le prove più sincere.Deh, la doglia del cor, perché nascondi?Parla, oh cara, rispondi.PoppeaDel mio interno martir già che tu vuoich’io scopra la cagion, sappi. Ma, oh Dio!(finge di piangere)I singhiozzi del cor, misti con pianto,permettono che appenasi formi accento tra le labbra amaro!(Così a mentir dalla vendetta imparo.)ClaudioIl tuo dolor non celar; ciò che dipendedal mio poter dispor, cara, tu puoi;chiedi pur ciò che vuoi,tutto a te dal mio amor sarà concesso.PoppeaAh! che d’amarti più non m’è permesso!Claudio E chi tel vieta?Poppea Oh Dio!Claudio Scopri!Poppea Dir nol poss’io.ClaudioE chi al parlar frappone difficoltà?Dillo, mio ben!Poppea Ottone.

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Claudio Ottone?

PoppeaOttone sì, ch’ardito tenta far violenza al miocore.Claudio Tutto di’! Che mai sento! Oh traditore!PoppeaScoperse, è già gran tempo, gli interni suoidesir,ma sempre in vano.La costanza in amarti m’obbligò a disprezzarlo,e alfin noioso ei seppe la cagion del mio rigore.Ora superbo e altiero vanta, ch’al nuovo giornoavrà del sagro allor il crine adorno.Temerario commanda, minaccia baldanzosose a te, mio ben, rivolge un sguardo solo.Non è questa cagion d’immenso duolo?Claudio E tant’oltre s’avanza?PoppeaTogli, Cesare, togli ad un ardito di regnar lasperanza,e allor vedrai, fatto umile il superbo,a non osar di rimirarmi mai.Claudio Tutto farò. Non lagrimar, cor mio!Poppea Mel prometti?Claudio Lo giuro.Poppea Ottone dunque Cesare più non sarà?ClaudioNo, no, cara; in questa notte io voglio di mia fe,del mio amor darti le prove.Vieni tra questa braccia!Fra dolci nodi avvintapiù soavi piacer l’alma destina.Poppea (guarda per la scena)

(Al cimento già son; dov’è Agrippina?)

ClaudioPorgi la bianca destra ad un che t’ama.Più non tardar di consolar mie pene!Poppea (guarda per la scena)

(Il periglio s’accresce, e Agrippina non viene)

ClaudioChe rimiri, mio ben! Già custoditeson da Lesbo il fido le regie soglie.

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[Recitativo]

PoppeaPur la fin se ne andò. Lieto mio core,oggi vedrai punito il traditore!

SCENA XXIII

Poppea e Agrippina

PoppeaO mia liberatrice, quanto a te devo,e quanto da tuoi saggi consigli il frutto attendo!Agrippina Nascosa il tutto intesi:oggi sarem compagne a mirar lietepiù il nostro che di Cesare il trionfo.T’abbraccio, amica, e in me tutto confida;disponi, oh cara, del mio cor che t’ama.(Felice riuscì l’ordita trama)

Poppea Augusta, il mio voler da te dipende.

AgrippinaQuest’alma dal tuo amor legata pende.[Aria]

AgrippinaNon ho cor che per amarti,sempre amico a te sarà.Con sincero e puro affettoio ti stringo a questo petto;mai di frodi, inganni ed artisia tra noi l’infedeltà.

SCENA XXIV

Poppea

[Recitativo]

PoppeaSe Ottone m’ingannò, e s’egli ingratoun dolce amor al fasto suo soggetta,del cor offeso è giusto la vendetta.[Aria]

PoppeaSe giunge un dispettoa’danni del cor,si cangia nel pettol’amore in furor.Non ama chi offendeo segue l’Amor,

Vieni ad appagar, o cara, il mio desire!PoppeaNé pur giunge Agrippina; ahi; che martire!(Poppea ritorna a guardar per la scena)

[Arietta]

ClaudioVieni, oh cara,ch’in lacci strettodolce dilettoAmor prepara.[Recitativo]

Poppea (Che mai farò?)

ClaudioT’intendo! Donna casta talor vuol per escusache s’usi la violenza.Al mio voler non ripugnar, cor mio!

SCENA XXII

Lesbo e detti

Lesbo (correndo)

Signor, Signor, presto fuggiamo!Viene la tua sposa Agrippina.Claudio Crudo ciel!Lesbo Non tardar!Poppea (Fuggon le pene)

Claudio Lesbo, l’adito chiudi!Lesbo Più non è tempo.Poppea Ah, Claudio di te, si me si caglia;parti, Signor, se m’ami!Claudio E sarò privo del bramato piacer?Lesbo Non più consiglio.Poppea(Giunse a tempo Agrippina al mio periglio)

[Terzetto]

ClaudioE quando mai i frutti del mio amor, bella,godrò?Poppea Quando vorrai!Lesbo Partiam, Signor!

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il cor si difende,da effimero ardor.

ATTO SECONDO

SCENA I

Strada di Roma contigua al palazzo imperiale

apparata per il trionfo di Claudio

Pallante, Narciso

[Recitativo]

Pallante Dunque noi siam traditi?Narciso Amico, è vero ciò ch’a te dissi.Pallante E quel ch’io ti narrai dubbio non ha.NarcisoSia dunque la fè tra noi, qual nell’inganno èd’uopo.PallanteSe delude Agrippina, l’arte con lei s’adopri.NarcisoSì, sì, la frode scopra il finger nostro,e qual ch’a te ricerca a me pronto dirai,ed io prometto a te fido svelar quanto a mechiede.Narciso, PallanteA noi la destra sia pegno di fede!Pallante Ottone giunge.Narciso E questi esser Cesare deve!Pallante Già gli ossequi di tutti egli riceve.

SCENA II

Ottone, Pallante, Narciso

[Aria]

OttoneCoronato il crin d’alloroio sarò nel campidoglio.Ma più bramo il bel ch’adoro,che non fò corona e soglio.[Recitativo]

PallanteRoma, più ch’il trionfo, oggi,Signor, la tua virtude onora.NarcisoIl tuo eccelso valor la patria adora.

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OttoneVirtù e valor bastanteaver vorrei per veder felicial Lazio i regni, e debellar nemici.PallanteMa dall’alto discende, per incontrar Augusto,Poppea con Agrippina.OttoneViene chi è del mio cor Diva e Regina!

SCENA III

Agrippina, Poppea, Nerone, li quali discendonodal palazzo imperiale con accompagnamento.Ottone, Pallante e Narciso.[Preludio] [Recitativo]

Agrippina (Ecco il superbo)

Poppea (Ecco l’infido)

NeroneMiro il rival, e ne sento pien d’ira il cor.Agrippina (Poppea, fingiamo)

Poppea (Fingiamo)

OttoneBellissima Poppea, pur al fine mi lice

nel tuo volto bear le luci amanti.

Agrippina (Come perfido egli è!)

Poppea (Così egli inganna!)

Narciso(Come il duol, ch’ho nel petto, il cor m’affanna!)Ottone Avrà di già Agrippina del mio destin…PoppeaGià intesi il tuo desire,e quel ch’a tuo favor oprano i fati.Agrippina (a Ottone)

Quanto chiedesti, io dissi.(a Poppea)

(Egli volea ch’io scusassi l’error)Poppea (Ah! traditore!)OttoneQuei che svelò Agrippina, sono i sensi del core,e ben vedrai che il piacer del trono senza te èun affanno.

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che l’alma nell’amar sempre costante;qual consorte t’abbraccio e qual amante.PoppeaCesare, io pur l’alte tue glorie onoro.Claudio Aggradisco il tuo dir.(a Poppea)

(Sa che t’adoro)

Nerone Della mia fè divota offro i tributi.Claudio Figlio, sei certo del mio amor.Narciso Ossequioso venero le tue glorie.PallanteE de’ trionfi spande Fama immortal per tutto ilsuono.ClaudioDi Narciso e Pallante gli affettuosi pensier notimi sono.OttoneAlle tue piante, Augusto, ecco prostrato Ottone,il tuo fedel, che là nel mar…Claudio Che vuoi?OttoneAlla mia fede, Signor, attendo umilela promessa mercede.Claudio E hai l’ardir di comparirmi innante?Ottone Di quel fallo son reo?Claudio Sei traditore!Nerone, Narciso, Pallante (Che sento mai)Agrippina (Va ben!)Poppea (Giubila, o core!)OttoneIo traditor? Io, che fra rischi ardito,senza temer la morte,dalla morte ti trassi, io traditore?ClaudioNon più, ch’al tuo fallirgiusta pena è il morir.OttoneCieli, ch’intendo!Claudio (Ma a chi vita mi diè la vita io rendo)

Ottone Deh tu, Agrippina, assisti!

Narciso Vien Claudio.Agrippina(E vien a tempo, perché celato ancor resti l’in-ganno)

[Coro]

Poppea, Agrippina, Nerone, Ottone, Narciso,

Pallante, LesboDi timpani e trombeal suono giulivoil giorno festivoper tutto rimbombe!Roma applauda il gran regnante,Viva Claudio trionfante!

SCENA IV

Claudio sopra macchina trionfale.

Agrippina, Poppea, Nerone, Narciso, Pallante,

Lesbo.

[Recitativo]

ClaudioNella Britannia vintaun nuovo regno al Lazioincatenato io porto,e scelse invano,per frastornar l’impresa,quante tempeste ha il mar,mostri la terra; che togliernon potrà forza d’abissoquel, ch’il destin di Romaha già prefisso.[Aria]

ClaudioCade il mondo soggiogatoe fà base al Roman soglio.Mà quel regno fortunatochè soggetto al Campidoglio![Recitativo]

AgrippinaSignor, quanto il mio cuore giubila nel mirarti!E questa braccia, che, di stringerti prive,diedero a’sensi miei sì grave pena,ora forman d’amor dolce catena.ClaudioAmabile Agrippina, pur ti restringo al seno,

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[Aria]

Agrippina (a Ottone)

Nulle sperar da me,anima senza fè,cor traditore!Fasto che t’abbagliò,perché non t’additòcotanto orrore?[Recitativo]

Ottone Soccorri almen Nerone![Aria]

NeroneSotto il lauro ch’hai sul crinele sciagure e le ruinetu non puoi già paventar,Anche il fulmine aspetta quella fronda,ch’oggi eletta la tua fronte a coronar.[Recitativo]

Ottone E tu Poppea, mio bene?[Aria]

PoppeaTuo ben è ‘l trono,io non son più tuo ben,È quello il tuo contento,ed io per te ne sentola gioia del mio sen.[Recitativo]

OttoneScherzo son del destin.Narciso, amico, compatisciquel duol ch’il seno aduna?Narciso L’amico dura sol quanto fortuna.(parte)

OttoneHabbi pietà tu almeno di quest’alma penante?PallanteChi ad Augusto è nemico, è nemico a Pallante.(parte)

Ottone Lesbo fedel, compiangi al mio dolore!Lesbo Lesbo sdegna ascoltar un traditore.(parte)

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SCENA V

[Recitativo accompagnato]

OttoneOtto, Otton, qual portentose fulmine è questi?Ah, ingrato Cesare, infidi amici, e Cieli ingiusti!ma più del Ciel, di Claudio, o degli amiciingiusta, ingrata ed infedel Poppea!Io traditor? Io mostro d’infedeltà?Ahi Cielo, ahi fato rio!Evvi duolo maggior del duolo mio?[Aria]

OttoneVoi che udite il mio lamento,

compatite il mio dolor!

Perdo un trono, e pur lo sprezzo;

ma quel ben che tanto apprezzo,

ahi che perdolo è tormento

che disanima il mio cor.

SCENA VI

Giardino con fontana, Poppea

[Aria]

PoppeaBella pur nel mio dilettomi sarebbe l’innocenza.Un desio mi sento in pettoche vorrebbe usar clemenza.[Recitativo]

PoppeaIl tormento d’Ottone in me si fa tormento;io pur vorrei sentir le sue discolpe.Ma pensieroso e mesto ei qui sen viene,forse a sfogar del cor le acerbe pene.

SCENA VII

Poppea, poi Ottone

Poppea(Par che amor sia cagion del suo martire;per scoprir meglio il vero fingerò di dormire)(Si pone non veduta a sedere presso una fonte,fingendo di dormire)

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ch’un reggio cor mentire non avrà la tua colpaardir bastante.Ottone(Più soffrir non poss’io.)Ecco ai tuoi piedi…(Poppea mostra partir, Ottone la trattiene)

Fuggi? T’arresta, oh cara!(Ahi che cordoglio!) Sentimi almen!Poppea Sentir più non ti voglio.Ottone Ferma!Poppea Lasciami!OttoneSenti! Prendi l’acciar, ch’alla tua destra io dono,e se reo mi ritrovo, che tu m’uccida. Poi contentoio sono.Poppea(Prende la spada e rivolta la punta verso Ottone)

Parla dunque; ma avverti, che del fallo prescrittahai già la pena.Se traditor tu sei, cadrai vittima e sangue in sùl’arena.OttoneGià intesi, non veduto, l’enormissima accusa,che ti provoca a sdegno. Ch’io ti ceda adaltrui?E per un raggio di cieca ambizionete, mio bel sole io perda?Chi può crederlo mai, chi lo pretende?Scettro, alloro non curo: ver te fù semprequesto cor rivolto,che val per mille mondi il tuo bel volto.PoppeaNon so se creder deggia alle tue voci.Quanto io so da Agrippina svelato fù.OttoneChe sento? Perfida, iniqua donna, cagion delmio languir!Senti, oh Poppea, quanto sia di colei l’animarea.PoppeaOttone, or non è tempo, né cauto il luogo;alle mie stanze vieni; il rigore sospendo.Se tu sei reo, ver te sarò inclemente;

[Arioso]

OttoneVaghe fontiche mormorandoserpeggiatenel seno all’erbe…[Recitativo ed Arioso]

Ottone (Vede Poppea)

Ma qui che veggo, oh ciel?Poppea fra i fior riposa,mentre al mio fiero duol non trovo posa.Voi dormite, oh luci care,e la pace gode il core.[Recitativo]

Poppea (finge sognarsi)

Ottone traditore!OttoneAnch’il sonno, oh Dio, t’inganna,perch’io sembri un infedele!Poppea (finge sognarsi)

Ingannator crudele!OttoneDimmi almen, qual sia il fallireche cagione il tuo rigore?Poppea (finge sognarsi)

Ottone traditore!(Qui mostra di svegliarsi)

Ottone (Ella si sveglia; udiamla!)(si ritira in disparte)

Poppea (mostra parlar da sé)

Fantasmi della mente, voi ancora perturbateil mio riposo? Voi supplice al mio aspettol’indegno traditor mi presentate?Che dirà in sua discolpa?Negar forse potrà che a Claudio ei cesse tuttol’amortutta la fè promessa, purché Cesare al sogliooggi Roma il vedesse in Campidoglio?Ottone (Cieli, che sento mai?)

PoppeaDì pure, dimmi infido, se tradirai?Testimonio sarà del tuo fallire AgrippinaRegnante;

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e pietosa m’avrai, se tu innocente.[Aria]

OttoneTi vò giusta e non pietosa,bella mia, nel giudicarmi.Tutto son, tutto innocente!Se poi trovi il cor che mente,ti perdono il condannarmi.

SCENA VIII

[Recitativo]

PoppeaDi quali ordite trame ingannata son io?Già, già comprendo le tue frodi, Agrippina!Per togliere ad Ottone di Cesare l’allor,me deludesti. Ver Nerone è scoperto il superbopensier,che ti lusinga. Nel duol non m’abbandono;se vendetta non fò, Poppea non sono.[Aria]

PoppeaPer punir chi m’ha ingannata,saprò tessere un ingannodel mio cor alla vendetta.Di quest’anima oltraggiataper dar pace al primo affannoil disegno, amor, affretta!

SCENA IX

Lesbo e Poppea

LesboPur alfin ti ritrovo. ImpazienteClaudio di rivederti a te m’invia,e alle tue stanze solo favellarti desia.Poppea Che risolvi, oh pensier?LesboBella, fà core!Che quanto ardito più,più piace amore.Poppea(Bel campo alla vendetta m’offre il destin)

Accetto il Cesareo favor.Lesbo Ei verrà dunque?

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Poppea Sì, venga pur.LesboAd arrecar io volo nuovacosì grata al mio Signore.Poppea (Cieli, voi assistete al mio disegno!)Lesbo(Oggi spero al mio oprar premio condegno.)

SCENA X

PoppeaA non pochi perigli mi rendo, è ver, soggetta:ma chi non sa temer fà la vendetta,Il desio d’eseguirla alto pensier alla mentem’addita.Or qui vorrei Neron.

SCENA XI

Nerone Son qui, mia vita.Poppea(Oh come amica sorte seconda il voti miei!)Senti Neron! Già mille e mille volte del tuoamor,di tua fè giurasti il vanto.Dubbia del vero fui, ch’à per costumel’uom la donna ingannar, e si fa pregiole fralezza schernir con il dispregio.Nerone Non temer, oh mia cara!PoppeaPer ricever da te prove bastantimalcauto è il luogo;solo alle mie stanze vieni;ivi, se puoi persuader il mio core,in premi dell’amor, attendi amore!Nerone Oh mia adorata!PoppeaTaci! Le mie offerte esseguisci e le nascondi!Fatto l’amor palese,in vece di piacer produce affanno.(Spero felice il meditato inganno)

[Aria]

PoppeaCol peso del tuo amor

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AgrippinaCostante egli saria, se per meancora impiegarsi volesse.PallanteE in che può mai a tuoi cenni ubbidir?Bella, commanda!AgrippinaSenti! Son miei nemici Narciso e Otton;bramo che entrambi al suolo cadano estinti.Vedi, a qual rischio t’espongo!PallanteNel servirti, Agrippina, rischio non v’èche non diventi gloria.Ma che fia del mio amor?Agrippina Pallante, spera!Pallante (Ha nel seno costei cor di Megera.)[Aria]

PallanteCol raggio placidodella speranzala mia costanzalusinghi in me.Così quest’animadi più non chiedech’è la sua fedela sua mercè.

SCENA XV

[Recitativo]

AgrippinaDi giunger non dispero al mio desire.Ma qui Narciso? Ardire!

SCENA XVI

Narciso e Agrippina

AgrippinaOr è tempo, oh Narciso, di poner fine all’opra.Pallante e Ottone uniti sono i nostri nemici.Se amor nutri per me, s’è in te coraggio,stabilita sarà la nostra sorte.Narciso Che debbo far?Agrippina Ad ambidue dar morte.

misura il tuo piacere la tua speme!S’è fedele il tuo cor,spera pur di goder,e speri bene.

SCENA XII

[Recitativo]

NeroneQual bramato piacer mi s’offre del destino!Oggi spero baciar volto divino.[Aria]

NeroneQuando invita la donna l’amanteè vicino d’amore il piacer.Il dir: “vieni ad un istante”,egli è un dir: “vieni a goder”!

Scena XIII

[Aria]

AgrippinaPensieri, voi mi tormentate.Ciel, soccorri ai miei disegni!Il mio figlio fa che regni,e voi Numi il secondate![Recitativo]

AgrippinaQuel ch’oprai è soggetto a gran periglio.Creduto Claudio estinto, a Narciso,e a Pallante fidai troppo me stessa.Ottone ha merto, ed ha Poppea coraggio,s’è scoperto l’inganno, di riparar l’oltraggio.Ma fra tanti nemici a voi, frodi, or è tempo;deh, non m’abbandonate![Arioso]

Agrippina Pensieri, voi mi tormentate!

SCENA XIV

[Recitativo]

PallanteSe ben nemica sorte non arrise a miei voti,il cor però del tuo fedel Pallantenell’opre sue si fè veder costante.

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Narciso Tutto farò; ma infine? Qual premio avrò?Agrippina Confida, e tutto spera!Narciso (Nutre costei nel sen alma di fiera!)[Aria]

NarcisoSpererò, poiché mel dicequel bel labbro, oh donna Augusta!E se spero esser felice,la mia speme, ella è ben giusta.

SCENA XVII

[Recitativo]

AgrippinaPer dar la pace al core, semino guerre ed odii.Con Claudio è ‘l fin dell’opra.Egli qui vien; mio cor, gl’inganni adopra!

SCENA XVIII

[Arioso]

ClaudioVagheggiar de tuoi bei lumivengo, o cara, il sol di viso.

[Recitativo]

AgrippinaVorrei della bellezza aver superba il vanto,per goder il tuo amor; ma dove manca,supplisce il cor, che per te sol respira.Ma, oh Dio, nel sen s’aggiraun interno dolor, che mi tormenta,e rende nel timor l’alma scontenta.ClaudioQual t’assale timor? Scoprilo, oh cara!AgrippinaPreveggo in gran periglio del viver tuo la sicu-rezza,e parmi d’ogni intorno sentir strepito d’armi.ClaudioE chi può ardito in Roma macchiar tradimenti?AgrippinaAh mio diletto, freme ottone di sdegno;ad ognun fia palese il grave torto.Se pronto ad ammorzar picciola fiamma non

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accorri velocenascerà grand’incendio alle rovine.Claudio Che mi consigli?Agrippina È d’uopo sveller dal suol radice velenosa.Sin che Ottone ha speranza di salir sopra ilsoglio,il core altiero macchine tenterà, frodi ed inganni,troverà parziali mossi dall’interesse,e la vil plebe offuscata dall’oro,vorrà ch’ei cinga il crin del sagro alloro.Il disdegno confondi, l’artificio previeni,nuovo Cesare acclama immantinente!Abbandonato ei fia, che s’adorada ognuno il sol nascente.ClaudioMa chi porrò sul trono, senza temerche, di regnare amante,ingrato al beneficio egli non sia?L’autorità compagna ha gelosia.Agrippina Credi, oh Claudio, ch’io t’ami?Claudio Son certo del tuo cor.AgrippinaDunque concedi per Cesare di Roma il miofiglio Nerone!Egli ubbidiente sarà sempre a’ tuoi cenni;il rispetto ver me, che gli son madre,l’ossequio al cor darà ver te qual padre.Claudio Approvo il tuo pensier; pensieroaccorto.Agrippina(Coraggio, oh cor! Siamo vicini al porto.)Non ammetter dimora.Claudio Lascia ch’io ben rifletta all’importan-te affar.Agrippina Grave periglio!Claudio Tutto farò, ma lascia…AgrippinaAh non è tempo d’un indugio maggior.

SCENA XX

Lesbo e detti

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Poppea

[Recitativo]

PoppeaIl caro Otton al precipizio io spinsi.Ma inganno meditato,la vendetta nel cor oggi rinchiuse,per deluder colei che mi deluse.

SCENA II

Ottone e Poppea

OttoneAh, mia Poppea; ti prego non mi sia di delittoun fiero tradimento; donna rea m’ingannò,quando a mie preci del mio amor, di mia fedeesser promise protettrice pietosa.Del mio amor son seguace, altro non curo,e a te, mio ben, eterna fede io giuro.PoppeaEd io con quanto ho mai di core in petto,anima mia, l’accetto.Per far nostra vendetta la macchina disposi,e s’io del male fui la cagiona me di ripararlo conviene ancora.Or quì t’ascondi e taci. Non temer di mia fede;di ciò ch’io dica o faccia non ti render geloso;soffrir devi per poco un rio tormento,che in altrui sarà pene e in te contento.(Ottone si nasconde in una porta coperta da por-

tiera)

SCENA III

PoppeaAttendo qui Nerone, e Claudio ancora;quest’alma impaziente già s’è resadi vendicar l’offesa.

SCENA IV

Nerone, Poppea, Ottone nascosto

NeroneAnelante ti reco, oh mia diletta,a ricever mercé d’alta mia fede.PoppeaVeggo ben, ch’il tuo ardor nella tardanza

Lesbo (a Claudio) (Signor, Poppea…)

Claudio (a Lesbo) (Parlasti?)

Lesbo (a Claudio) (Ella t’attende.)AgrippinaPeriglioso si rende il perder un momento.Claudio Non dubitar, sarà il tuo cor contento.Agrippina Ma quando?Lesbo (Vien tosto, Signor!)Claudio (Vengo) Sarà ben tosto.Addio! Altro affare mi porta in altro loco.AgrippinaNo, no, non partirai,se a me tu prima ciò non prometti.Lesbo (Il tempo passa)

Claudio (Vengo.) Sì, sì, sarà; prometto.Agrippina In questo giorno Cesare fia Neron, assiso insoglio?Claudio In questo dì sarà.Agrippina (Altro non voglio)

SCENA XXI

[Recitativo]

AgrippinaFavorevol la sorte oggi m’arride.Purché Cesare sia l’amato figlio,s’incontri ogni periglio.[Aria]

AgrippinaOgni vento ch’al porto lo spinga,benché fiero minacci tempeste,l’ampie vele gli spande il nocchier.Regni il figlio, mia sola lusinga,sian le stelle in aspetto funeste,senza pena le guarda il pensier.

ATTO TERZO

SCENA I

Stanza di Poppea con porta in facciata e due

altre per parte.

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stimoli a te non diede; qual ch’a te destinaitempo felice, trascorse già; del cor con penaè d’uopo differirne l’effetto. Mà, oh Dio, temo…Nerone Di che?Poppea Che qui Agrippina porti il piede, e ciscopra. (guarda per la scena)

Nerone Qui dee venir la madre?PoppeaE in brev’ora!Mà acciò che tu comprenda i sensi del mio cor,vedi qual prova io te ne dono:quivi vuò che t’asconda, e attendifin ch’ella parta, e allora sciolta d’ogni timor,vedrai quanto Poppea t’ama e t’adora.Nerone Qual già dolce piacer nel seno io sento!Ottone(Sempre più in me s’accresce il rio tormento)

(Nerone si nasconde in una porta coperta da

portiera, e dirimpetto a quella dove stà Ottone.)

SCENA V

PoppeaAmico ciel, seconda il mio disegno!Credo ch’Ottone il core avrà pieno di sdegno;ma soffrir sempre dee chi ha in petto amore.

[Aria]

PoppeaChi ben amae sol bramadi goder,ama solo il suo piacer!Quella face,cui non piace mai dolor,non è mai d’un vero amor.

SCENA VI

Lesbo, Claudio, Poppea, Nerone e Ottone

nascosti.

LesboQui non v’è alcun, Signore;la piaga ch’hai nel cor, sana d’amore.

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PoppeaClaudio, tu mi lusinghi, però da ver non m’ami.ClaudioCome? Dubbiosa ancora vivi dell’amor mio?Cara vedesti quel ch’io feci per te!PoppeaDi’, che facesti? Ogn’or più ardito e audaceio provo il turbator della mia pace.ClaudioForse ancor insolente nol ritiene il castigo?Poppea E qual castigo?ClaudioEi, balzato dal soglio,nutre ancora tanto orgoglio?PoppeaNon t’intendo, Signor,e più che mai di salirvi ha speranza.ClaudioE risiede in Otton tanta baldanza?PoppeaD’Otton? Signor, che parli? Ah Claudio,già comprendo la mia sorte fatal, la mia sven-tura. (finge di piangere)

ClaudioBella, tu piangi? Dimmi che deggio far?Imponi!Come già ti promisi, dalle tempia d’Ottone tolsil’alloro.Nerone (Che pena è non udir!)Ottone (Soffro e non moro)

Poppea Dalle tempia d’Ottone?Claudio D’Ottonesì, ch’ardito leggi al tuo cor impone.Poppea Otton, Signor, non fu.Claudio Ma chi?PoppeaNerone! Per Nerone esclamai,ei mi vietò di non mirarti mai.Claudio Come? Ottone dicesti.Poppea Neron dissi, Signor, mal intendesti.

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Claudio Temerario, insolente!Nerone (Oh ciel, aita!)ClaudioSin nella reggia istessa, baldanzoso garzon, osiimpudicoalle vergini eccelse usar gl’insulti e ardito?Nerone Odi, Signor!Claudio Taci!Poppea (Contenta son.)Ottone (Giubila, o core!)ClaudioParti da mia presenza,né ardisci mai di comparirmi inante!(Nerone parte, e Poppea gli si accosta)

Poppea (a Nerone) (Và ad Agrippina, e di’…)

Nerone (Ahi! crudo fato!)Poppea (…che, chi cerca ingannar, restaingannato)

Nerone (nel partire)

(Quale ad Augusto cor empia s’aspetta,Agrippina saprà far la vendetta.)

SCENA VIII

Claudio, Poppea, Ottone nascosto.

Poppea Ora, Claudio, che dici?ClaudioIo son convinto.PoppeaIl mio sincero cor ora discopri.(Per togliermi da Claudio arte s’adopri)Mà d’Agrippina tutte, lassa! parmi vedersciolte le furie, Pien di sdegno Neronealla madre ricorre; ah, che mi veggocircondata d’affanni!Claudio Nulla, oh cara, temer, asciuga ilciglio!PoppeaIo sono per tuo amor in gran periglio,or non è tempo, oh Augusto;la mia mente confusa non distingue gioire.Verrà tosto Agrippina; ahi che martire!

ClaudioNeron? Come s’accorda il desio di regnar,lo scettro, il soglio? Tu m’inganni, oh Poppea!PoppeaIo t’inganno? Signor, forse non sai ch’il desiod’Agrippina, pria che giungesti in Roma,sieder lo fè sul trono, ed acclamato Cesare fu;meco tu fingi ancora?Nerone (E ancor non parte, oh ciel)Ottone (il duol m’accora)

ClaudioChe mi narri di strano!Ma non dicesti Otton?Dimmi, rispondi!PoppeaSignore, forse prendesti con equivoco il nome;han Nerone ed Ottone un egual suono.ClaudioQuel ch’io creda non sò, stupido io sono.PoppeaDubiti ancor? D’ogn’uno del mio dir farò fede,e, se tu vuoi, darò prove evidenti, che del miocor l’insidator molesto è sol Neron;ma poi, e che farai, Signor?Claudio Le tue vendette.Poppea Ciò mi prometti?Claudio Giuro.PoppeaE tanto io da te spero!Vedrai se ho il cor mendace o pur sincero.(Poppea conduce Claudio dentro alla porta ch’è

in faccia e poi va ove è Nerone, ed apre la por-

tiera.)

Vieni meco, Signore, e qui t’arresta.Nerone (Claudio partì?)

Ottone (Quanto il tardar molesta!)Poppea Nerone, dove sei?Nerone Son qui, mia vita.

SCENA VII

Claudio, Poppea, Nerone, Ottone nascosto

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Claudio No, non verrà!Poppea Deh, parti! Nulla otterrai da me!Claudio Sempre infelice sarà dunque il mioamor?PoppeaDella consorte tempra prima il rigore;fa che sicura io sia dal suo furore;allor chiedi, e saprai qual sia il mio core.[Aria]

ClaudioIo di Roma il Giove sononé v’è già chi meco imperi.Van ramminghi al piè del trono,dov’io son, gl’altrui pensieri.

SCENA IX

Poppea (che guarda per accertarsi della parten-

za di Claudio)

[Recitativo]

PoppeaPur alfin se n’andò.Deh, quanto allettail cor dolce vendetta!Claudio partì; dubbio non v’è d’inganno;volo a trar il mio ben dal lungo affanno.[Aria]

PoppeaEsci, o mia vita, esci dal duolo,ch’a dar consolo vengo al tuo cor!Per darti vita, caro, t’attendo;vieni correndo, mio dolce amor!

SCENA X

PoppeaOh Ottone, che dici?Vedi come schernito restò Nerone,e come d’Agrippina si vendicò il mio cor;vedi, ch’io sprezzo il regnator del mondo,e per te sol, mio bene,vivo involta d’amor tra le catene.OttoneCatene fortunate, se ci stringono insieme,

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e in nodi eterni per la mano d’amoreformano di due cori un solo core.PoppeaSperar dunque poss’io da te fede sincera?OttonePria che mancarti, oh bella, mille volte morrò.Poppea Ciò mi prometti?OttoneE unisco alle promesse il giuramento;scagli fulmini il ciel, cara, se mento.Poppea Ma se Claudio…?Ottone Nol curo.Poppea Agrippina, Neron?Ottone Io gli disprezzo.Poppea Lo splendore del soglio?Ottone Pur ch’io ti stringa al sen, tutto abbandono.Poppea A te, mio ben, offro me stessa in dono.[Duetto]

OttoneNo, no, ch’io non apprezzoche te, mio dolce amor,tu sei tutt’il mio vezzo,di tutt’è il mio cor.PoppeaSì, sì, ch’il mio dilettofai tu, mio caro ben,tu il cor di questo petto,l’ardor di questo sen.

SCENA XI

Salone imperiale

Agrippina, Nerone

AgrippinaCotanto osò Poppea?NeroneCome narrai, m’allettò, m’invitò, m’accolse,e poi a Cesare scoprirmi! Egli freme, essa rideed io tremante a te ricorro, oh madre, per sot-trarmiallo sdegno di Claudio, e al mio periglio.

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ch’adopri del tuo dir l’arte feconda.Pallante Lascia la cura a me; tu mi seconda.

SCENA XIII

Claudio e detti

ClaudioAgrippina, Nerone, Otton, Poppea,nell’accusa discordi, conturban la mia quiete,né so chi dice il ver, o chi mentisca;perché provi chi è reo giusto rigore.PallanteAlle tue reggie piante, Signor,ecco prostrato l’infelice Pallante.NarcisoPer difender sua vitachiede da te Narciso, Augusto, aita!ClaudioMiei fidi, e qual insidia contro voi si tenta?Che fia? Scoprite!PallanteUmile per la nostra discolpa porgo, Signor,l’accusa; perché sol d’Agrippinala minaccia è ver noi d’alta ruina.

Claudio Per qual cagion?PallanteSul trono, pria che giungesti in Roma,qual Cesare ella fè sieder Nerone;di nostr’opra si valse,mà chi opra per inganno è senza colpa.Narciso Di tua morte il supposto è a noi discolpa.ClaudioAgrippina tant’osa? Ora confermo ciò chedisse Poppea;entro la reggia son domestici occulti i mieinemici;la tema al cor giusto sospetto infonde,e fra tante vicende ei si confonde.Voi siete fidi, il braccio mio possentedi scudo a voi sarà; non più timore!

SCENA XIVAgrippina e detti

Egl’è sposo, tu madre ed io son figlio.AgrippinaAh! mal cauto Nerone, all’or ch’io tutti adoproper innalzarti al trono arti ed inganni,tu seguace d’un cieco e folle amoral precipizio corri?NeroneÈ vero, errai; ma l’arti tue e gl’ingannigià discoprì Poppea, “Vanne” ella disse,

“ad Agrippina, e dilleche chi cerca ingannar, resta ingannato”.

AgrippinaNon perciò tutta ancora languisce la miaspeme.Figlio, smorza nel seno la fiamma indegna!Guarda qual nemica Poppea! Del tuo pensierodegno oggetto non sia, ch’il solo impero.(Parte)

[Aria]

NeroneCome nube che fugge dal ventoabbandono sdegnato quel volto.Il mio foco nel seno già spento,di quest’alma già il laccio è disciolto.

SCENA XII

Pallante e Narciso

[Recitativo]

Pallante Evvi donna più empia?NarcisoE qual rigore nutrir si può maggiordentro ad un core? E che farem?PallanteÈ d’uopo tutto a Claudio scoprir;egl’ha per noi bontà ch’ogn’altra eccede;si prevenga l’accusa,e d’Augusta l’error a noi sia scusa.NarcisoIn così gran periglioapprovo il tuo consiglio.Pallante Mà qui sen vien Augusto.NarcisoAmico, è questo il tempo,

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AgrippinaAdorato mio sposo, è questo il giorno,in cui di tue promesse attendo il fine.A Nerone l’alloro oggi destina,e ai tuoi piedi prostrato ogni rubel vedrai.Claudio Non già, Agrippina.Agrippina(Sdegnoso mi favella?)

Già il periglio t’è noto,e il rimedio sicuro è a te palese;Signor, che tardi più?Pronto ripara l’imminente ruina,i nemici reprimi!Claudio E Agrippina?Agrippina(Dissimular non giova. Qui è narciso ePallante;superi un pronto ardir ogni riguardo!)Pallante , Narciso(Come volge ver me sdegnosa il guardo!)AgrippinaDal tuo dir già suppongo l’arti accortede’miei, de’ tuoi nemici.Parla, parla, discopriqual dello sdegno tuo sia la cagione.Claudio Cesare lo dirà; lo sà Nerone.AgrippinaAh! Claudio, ora m’avveggo,ch’ancora il ben oprar tal’ora è colpa.Narciso (Or che dirà?)

Pallante (Sentiam la sua discolpa)

ClaudioTu chiami ben oprar, tentar audaced’usurparmi l’impero e, coltoil tempo della mia lontananza,por Nerone sul trono?Qual scusa addur potrai, che ti ricopra?AgrippinaLe scuse non adopra un cor sincero.Quel che dici, Signor, il tutto è vero.Claudio L’error confessi, ardita?

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AgrippinaError non è il salvarti e trono e vita!Godo che qui presenti sian Narciso e Pallante.Narciso (Che fermezza ha costei!)Pallante (Che cor costante!)AgrippinaPrecorse lode al ciel, fama bugiarda,che nel fatal naufragio tua vita ancor perisse.Già le milizie, il popolo, il senatorivolta al successor avean la mente.Viddi ch’un cor altiero alzato al soglio,con quella novità che sempre piace,formava un gran nemico alla tua pace;per riparare al danno, acclamar feciil figlio; egli al soglio salì; ma ciò fu soloper conservarlo a te, caro mio sposo!Nel diffender tua vita, per mantenerti in trono,io la nemica, io la rubella sono?Pallante (Quanto è scaltra costei!)Narciso (Quanto ella è accorta!)AgrippinaE Pallante e Narciso del mio oprar faccianofede.Forse voi non richiesi per assister all’opra?Dite pure se all’avviso, ch’il ciel Claudio salvò,Nerone umile non discese dal soglio?S’egli, unito a’miei voti, non fè di tutta Romai “viva” risuonar di Claudio al nome?Parli d’ogn’un di voi il cor sincero!Claudio Voi che dite?Narciso , Pallante Signor, il tutto è vero.AgrippinaE chi, fuorché il mio figlio,una volta regnante,dell’aura popolare fatto superbo,ceduto avria lo scettro?Per difender tua vita, per mantenerti in trono,io la nemica, io al rubella sono?Claudio(Mi confonde Agrippina;da istessi accusator ella è difesa!)Narciso (Stupito son.) (Parte)

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Agrippina T’inganni, Augusto.ClaudioNò, non m’inganno, nò, l’erro confessa.Di Poppea nelle stanze non ti trovai nascosto?Agrippina Cieli, che sento mai?Nerone (Parlar non oso.)ClaudioAccusa col silenzio il suo delitto.Tu l’attesta, oh Poppea, con cor sincero!Poppea Lo vedesti, Signor, purtroppo è vero.Agrippina (L’arte ancor di costei sarà ingan-nata)

Ottone (Come accorta Poppea s’è vendicata!)ClaudioVuo’, che colpa palese palese abbia l’emenda.Agrippina (Spera ancora il mio cor.)Poppea (Oh quanto io godo!)Claudio Di Nerone e Poppea stringa dolce Imeneo l’il-lustre nodo!Poppea (Che sento mai?)

Agrippina (Ch’intendo?)

Nerone A tue grazie, Signor, vinto mi rendo.OttoneEcco prostrato, oh Augusto, quell’Ottone infelice!ClaudioOrmai t’accheta! Ebbi delle tue colpe il disin-ganno;ti promisi l’alloro, Cesare tu sarai.Agrippina (Sento e non moro!)OttoneIo l’allora rifiuto, di regnar non mi curo,e solo apprezzo la mia cara Poppea.Se di darti la vita ebbi la sorte,nel togliermi il mio ben tu mi dai morte.AgrippinaOra vedi, chi sia, che ha l’alma rea,s’è Nerone o s’è Otton ch’ama Poppea!Claudio (a Nerone)

E tu, Neron, che dici?

Pallante (Della sua colpa ha merto!)ClaudioDi tua fè, del tuo amore, cara, son certo.AgrippinaMà, oh Dio, certa io non son né di tua fedeltà,né del tuo amore. Penso che presso te fattason rea,perché il tuo cor ascolta…Claudio E chi?AgrippinaPoppea. Duolmi sol, che l’ingannoa te non fia palese.Claudio Scoprilo pur.Agrippina Costei, vagheggiata d’Ottone…ClaudioAgrippina, t’inganni; egli è Nerone.Olà vengano tosto Otton, Neron, Poppea!AgrippinaVedrai s’io ti tradisco, e s’ella è rea!(Ciò, che deve avvenire, io già preveggo.)ClaudioFra tanti avvenimenti saprò chi è contumace.Vò che viva nei cor riposo e pace.[Aria]

AgrippinaSe vuoi pace, oh volto amato,l’odio reo fuga da te!Guarda in me, nume adorato,il mio amore e la mia fè.

SCENA XV

Poppea, Ottone, Nerone e detti.

[Recitativo]

Agrippina (Ecco la mia rivale)

Poppea (Ecco quel empia cagion di doglia ria.)Nerone (Che mai sarà di me?)

Ottone (Cieli, che fia?)

ClaudioVedi, Agrippina, il figlio, quell’ardito garzon,che nella reggia delle vergini eccelsetenta offender l’onor.

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NeroneUbbidiente io son alle tue voglie;ma doppio mio castigoè il togliermi l’impero e darmi moglie.PoppeaE con me non si parla? Scettri, regni ed imperiabbia Nerone; d’altri mai non sarò, fuorched’Ottone.ClaudioIo dei vostri desir volli far prova.(a Nerone) Se lasci per l’allor volto divino,(a Ottone) se sprezzi per amor di Roma il trono,ai posteri sarete dell’amor, del regnareroi ben degni.Cesare fia Neron, tu stringi, Ottone,la tua Poppea costante!(Ho sciolto il cor, s’ell’è d’un altro amante)

Nerone, Poppea Felice son.

Ottone Più il duol non mi tormenta.Agrippina (Or che regna Neron, moro contenta)

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ClaudioHabbian termine gl’odi, e Romaapplauda a questo dì bramato,che ogni un rende contento e fortunato.Dell’Augusto mio genio, per gli eccelsisponsali d’Ottone e di Poppea,Pronuba Giuno già s’invitò nell’apparatoillustre. Ella ormai scenda, e Romaintrecci di Neron lauri alla chioma.[Bouree] [Aria]

AgrippinaV’accendano le tedei raggi delle stelle.Esse per tanta fedegià splendono più belle.[Coro]

Poppea, Nerone, Agrippina, Ottone, Narciso,Claudio, Pallante, LesboLieto il Tebro increspi l’ondasotto ai rai del nuovo allor,e festeggi su la spondapien di gioja il Dio d’amor!

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Per le caratteristiche architettoniche del por-

tone d’ingresso e del cortile interno, la fon-

dazione di Palazzo Farnese può essere col-

locata cronologicamente nella seconda metà

del XIII secolo caratterizzata dalla presenza

del profferlo, tipica scala d’accesso, assai

frequente nell’edilizia civile del quartiere

San Pellegrino. La facciata

mostra la contrapposizione

tra lo stile gotico delle bifore

del primo livello e quello

romanico del secondo, abbel-

lito da finestre con arco a

tutto sesto finemente traforate

che manifestano un tardo

richiamo all’architettura due-

centesca. L’abbassamento del davanzale di

queste ultime alterò l’originaria articolazio-

ne della facciata mentre le bifore, sottoposte

anch’esse ad una serie di manomissioni,

vennero ripristinate nel loro aspetto origina-

le nel 1925. La balaustra della facciata, sor-

retta da un’alta colonna in legno, presenta

forme piuttosto originali rispetto al gusto

architettonico viterbese in cui le balconate

sono esclusivamente in peperino, con arcate

in muratura.

L’origine del palazzo è legata alla famiglia

dei Tignosi mentre il nome alla potente

famiglia Farnese, che se ne impossessò in

occasione degli stretti rapporti intercorsi tra

i suoi componenti e Viterbo, quando nel

1431 Ranuccio Farnese venne incaricato di

difendere la città dagli attacchi di

Fortebraccio e Giacomo Di Vico. La tradi-

zione, non suffragata in realtà da documen-

ti attendibili, vuole che qui sia nato

Alessandro, prima potente cardinale poi

asceso al soglio pontificio con il nome di

Paolo III, ricordato in molte fonti come “cit-

tadino viterbese”, che probabilmente vi

abitò con Giulia, bella ed influente sorella.

VITERBO - Palazzo FarneseI Farnese abbandonarono il palazzo durante

il pontificato di Paolo III e nel 1561 l’edifi-

cio passò nelle mani di Ludovico Chigi che

fece elevare un muro ed una sorta di tramez-

zo sulla facciata rivolta su via San Lorenzo.

Dal ponte, di fronte al palazzo, è visibile

l’unica superstite delle quindici torri che

svettavano sul colle del

Duomo, la Torre di Messer

Braimando, esimio cittadino

viterbese del XIII secolo.

Essendo la torre, alla fine del

Quattrocento, in pessime

condizioni, i proprietari chie-

sero ai magistrati l’autorizza-

zione di abbatterla perchè

pericolante. Rosato di Matteo e Galeotto

Gatti si opposero fermamente a tal punto

che il primo volle specificare nelle Riforme

che a nessuno sarebbe stato lecito demolire

“quelle torri ove sembrano racchiuse laforza e la nobiltà di Viterbo”.

Palazzo Farnese (foto G. Cerica)

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VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009VITERBO - PALAZZO DEI PAPI

GUSTAV LEONHARDT clavicembalo

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Johann Kaspar Kerll (1627 - 1693)

Toccata di durezze e ligature

Henry Purcell (1659 - 1695)

Suite in Re maggiorePrelude, Allemande, Hornpipe

Voluntary in Sol maggiore

Johann Pachelbel (1653 - 1706)

Fantasia in Mi bem. maggioreTre Fughe

Georg Böhm (1661 - 1733)

Ciaccona in Sol maggioreSuite in Fa minore

Allemanda, Corrente, Sarabanda

Jean-Henri D’Anglebert (1629 - 1691)

Suite in Sol maggiore (1689)

Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, Gagliarda, Ciaccona

* * * * *

Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)

Quattro Piccoli PreludiWer nur den lieben Gott lässt walten, BWV 691

Suite in Mi minore “Für das Lautenwerke”, BWV 996

Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda Bourrèe, Giga

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GUSTAV LEONHARDT è stato definito il

Patriarca della musica barocca nel mondo:

uno dei più straordinari artisti della scena

musicale contemporanea ed uno dei più raf-

finati interpreti della letteratura per strumen-

to a tastiera composta tra il Seicento e il

Settecento.

Nato in Olanda, ha intrapreso lo studio del-

l’organo e del clavicembalo presso la ScholaCantorum di Basilea con Eduard Müller. È

stato in seguito nominato professore

all’Accademia di Vienna (1952-1955) e al

Reale Conservatorio di Amsterdam (1954).

Leonhardt si è esibito in tutti i maggiori cen-

tri musicali d’Europa ed ha compiuto nume-

rose tournèes negli Stati Uniti, in Giappone e

in Australia. Ha pubblicato vari studi di

carattere musicologico che comprendono

importanti saggi su “L’Arte della Fuga” di

Bach e sulle opere di Froberger; ha inoltre

curato l’edizione della musica per strumenti

a tastiera di Jan Peterszon Sweelinck.

Professore ospite all’Università di Harward

nel 1969, ha ricevuto, insieme a Nikolaus

Harnoncourt, il Premio Europeo Erasmus.

Ha fondato nel 1955 il Leonhardt Consort

divenendo uno dei maggiori interpreti delle

opere di Johann Sebastian Bach. Unitamente

a Nikolaus Harnoncourt, Leonhardt è ricono-

sciuto come uno dei pionieri della pratica

della esecuzione storica. Tra il 1971 ed il

1990, ha realizzato il progetto unitamente a

Harnoncourt dell’incisione di tutte le cantate

di chiesa di J. S Bach.

Ha inoltre ricevuto cinque dottorati honoriscausa, l’ultimo dei quali dall’Università di

Padova ed è stato nominato, nel 1999, in

contemporanea con la sua prima apparizione

al Festival Barocco, Accademico Onorario

di S. Cecilia. Il suo catalogo

discografico comprende oltre

180 titoli.

Nel film “Cronaca di Anna

Magdalena Bach” (Das Tage-

buch der Anna Magdalena Bach)

di Jean-Marie Straub (1967) ha

partecipato non solo in qualità di

interprete ma anche in veste di

attore nel ruolo di Bach.

Nel 2008 è stato nominato

Accademico filarmonico adhonorem dell’Accademia Filar-

monica di Bologna.

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La Tusciauna terra che si racconta

PROVINCIA DI VITERBOwww.provincia.vt.itwww.tusciainforma.it

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Benvenuti nella Tuscia ViterbeseBenvenuti in una terra dal cuore antico,punteggiata da laghi e boschi secolari, daaree archeologiche, da ville e palazzi rina-scimentali, da miracolose sorgenti termali ...

Benvenuti nella provincia di ViterboQui i borghi medievali, appollaiati sulle rupitufacee, sfidano le leggi della fisica; quiparchi e riserve naturali sanno ancora rac-contare natura e ambienti incontaminati;qui gli itinerari culturali e turistici attraver-sano quattro millenni di storia...Benvenuti nelle strade del vino e dell’olio,tra prodotti tipici e tradizionali alla riscoper-ta di una cucina dal sapore unico ...

Benvenuti in Tusciainformadove è possibile scegliere la localizzazionedel soggiorno, i percorsi turistici da fruire ei servizi da prenotare.

Bomarzo - Parco dei mostri (Foto Mattioli)

Viterbo, 3 settembre - Macchina di S. Rosa(Foto M. Mattioli)

Viterbo - Il Bulicame (Foto arch. APT)

Soriano nel Cimino. La faggeta(Foto F. Biganzoli)

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