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PROVINCIA DI VITERBO
Assessorato al Turismo
REGIONE LAZIO
MINISTERO PER I BENI
E LE ATTIVITÀ CULTURALI
VITERBO - LUGLIO 2009
COMUNE DI VITERBO
FESTIVALBAROCCO 2009
7 agosto - 9 ottobreXXXIX edizione
Guidaagli spettacoli
CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI
CAPRAROLA - Palazzo FarneseG.F. Händel, La ResurrezioneMOZART SINFONIETTA
diretta da Stefano Sabene
MONTEFIASCONE - Rocca dei PapiG. Paisiello, La finta amanteORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCO
diretta da Erasmo Gaudiomonte(prima esecuzione moderna)
VITERBO - Abbazia di San MartinoHESPERION XXIdiretto da Jordi SavallMontserrat Figueras, soprano
Mare Nostrum, spazio di dialogo e diversità
VITERBO - Chiesa di S. FrancescoViktoria Mullova, violino
Ottavio Dantone, clavicembalo
Musiche di J.S. Bach
VITERBO - Palazzo dei PapiIL COMPLESSO BAROCCO
diretto da Alan CurtisG. F. Händel, Agrippina, opera in tre atti
VITERBO - Palazzo dei PapiGustav Leonhardt, clavicembalo
Bach, D’Anglebert, Kerll, PurcellConcerto a favore dell’AIRC
VITERBO - Chiesa di S.Maria della VeritàENSEMBLE 415Chiara Banchini, violino e direzione
Musiche di Albinoni, Corelli, Geminiani
VITERBO - Cattedrale di S. LorenzoEUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA
diretta da Hans Peter HofmannSir J. Galway e Lady J. Galway, flauto
Musiche di J.S. Bach, Mozart, Vivaldi
VITERBO - Palazzo dei PapiNatalia Gutman, violoncello
Le Suites di Bach
CASTEL S. ELIA - Basilica di S.EliaEPOCA BAROCCA
Fasch, Händel, Purcell, Shaffrath
CANEPINA - Museo delle Trad. PopolariDomenico Nordio, violino
Musiche di J.S. Bach
TARQUINIA - S. Maria in CastelloLONDON BAROQUE
Emma Kirkby, soprano
G.F. Händel, Le cantate di Vignanello
VENERDÌ 7 AGOSTO 2009
SABATO 5 SETTEMBRE 2009
VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009
SABATO 8 AGOSTO 2009
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009
LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008
SABATO 29 AGOSTO 2009
VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009
SABATO 19 SETTEMBRE 2009
MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009
GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009
Inizio spettacoli ore 21.00Biglietti: € 15,00 - concerti aperitivo € 10,00
Abbonamenti: 12 concerti € 120,00
7 concerti a Viterbo € 70,00
Prevendita: UNDERGROUND - Viterbo, Via
della Palazzina, 1 - Tel. 0761 342987
Info: INFORMAZIONI TURISTICHE Viterbo, Via
Ascenzi - Tel. 0761 325992
DOMENICA 13 e DOMENICA 20 settembre Sala Regia del Palazzo dei Priori
ore 11.30 “Concerto aperitivo”
PROVINCIA DI VITERBOAssessorato al Turismo
REGIONE LAZIOAssessorato alla Cultura
MINISTERO PER I BENIE LE ATTIVITÀ CULTURALI
Direzione generale per lo Spettacolo dal Vivo
FESTIVAL BAROCCO 2009a cura del Servizio Turismo della Provincia di Viterbo
Tel. 0761 313292 - http://www.provincia.vt.it/turismo - [email protected]
dirigente settore: Mara Ciambellaresponsabile progetto: Fernando Nobili
responsabile grafica ed editoria: Graziano Cericaresponsabile logistica concerti: Mario Imbastoni
responsabile contratti e biglietteria: Carlo Prugnoliresponsabile comunicazione e pubblicità: Daniela Di Paola
consulenza fiscale e contratti: Claudio Barracchiaaddetto stampa: Annalisa Rinaldi
direttore artistico: Riccardo Marini
Guida agli spettacoliRiduzione e adattamento testi
Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Luisa Mattioli, Daniela Stoppacciaro
Traduzione testi Roberta Evangelisti, M.Emilia Naglia
Grafica e impaginazioneGraziano Cerica, Micaela Ugolini
RedazioneNovella Brizi, Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti, Luisa Mattioli,
M.Emilia Naglia, Fernando Nobili, Carlo Prugnoli, Daniela Stoppacciaro, Micaela Ugolini
FotografieArchivio fotografico Provincia - Archivio artisti - Archivio fotografico Comuni
Coordinamento editoriale: Graziano Cerica
Foto di copertinaBagnoregio, Chiesa di San Francesco. M. BENEFIAL, San Francesco consolato dall’angelo musicante (part).
VITERBO - LUGLIO 2009
Stampa: TIPOGRAFIA AGNESOTTI - VITERBO
COMUNI DI CANEPINA - CAPRAROLA - CASTEL SANT’ELIA - MONTEFIASCONE - TARQUINIA - VITERBO
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Una manifestazione che da decenni rappresentauna delle perle dell’offerta culturale della Tuscia,capace con il tempo di crescere e rinnovarsi. IlFestival Barocco, giunto alla 39esima edizione,quest’anno si svolgerà nel capoluogo e nella pro-vincia dal 7 agosto al 9 ottobre offrendo un cartel-lone di livello che con la musica sa coniugare loca-tion di pregio per spettacoli dal forte impatto sulpubblico.
Saranno quattordici i concerti in calendario, che toccheranno alcuni deiposti più belli del Viterbese. Rispetto allo scorso anno, ci sarannol'Abbazia cistercense di San Martino al Cimino, la Rocca dei Papi diMontefiascone e soprattutto il magnifico Palazzo Papale. E poi, abbiamoriconfermato spettacoli nel Palazzo Farnese di Caprarola, nella Chiesa diSanta Maria in Castello a Tarquinia, nella Basilica di Sant’Elia a CastelSant’Elia, nel chiostro del Museo delle Tradizioni Popolari a Canepina ea Viterbo, oltre che nella Cattedrale di San Lorenzo, nella Chiesa di SanFrancesco e nella chiesa di Santa Maria della Verità, anche nella SalaRegia del Palazzo dei Priori.
Molte altre le novità di un cartellone che ogni anno si fa più interessante:i pacchetti turistici collegati al festival, diffusi anche alla Borsa delTurismo di Berlino, i concerti aperitivo della domenica mattina nella SalaRegia del Comune di Viterbo, la diffusione a livello internazionale del pro-gramma del festival tramite gli uffici dell'Enit. Insomma, un grande lavoroquello portato avanti dall’assessorato al Turismo della Provincia che saràsicuro richiamo per migliaia di visitatori e contribuirà a valorizzare ilnostro splendido territorio.
Alessandro Mazzoli(Presidente Provincia di Viterbo)
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Il Festival Barocco giunge alla 39esima edizionemantenendo inalterate le caratteristiche che lohanno fatto diventare una manifestazione d’eccel-lenza della Tuscia.
Non a caso anche quella di quest’anno saràun’edizione a livello internazionale con i musicistipiù famosi al mondo nel campo della musicabarocca: da Jordi Savall a Victoria Mullova, daAlan Curtis, a Gustav Leonhardt, da NataliaGutman a James Galway.
Insomma una manifestazione che cresce ogni anno grazie anche ai contri-buti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione generale perlo Spettacolo dal vivo e della Regione Lazio e che arricchisce notevolmen-te l'offerta culturale estiva della Tuscia. Il Festival Barocco, non dobbia-mo dimenticarlo, è anche un grande richiamo turistico, dove i luoghi delviterbese fanno da sfondo alla grande musica in un connubio senza prece-denti.
Auguro agli organizzatori, ai musicisti e a tutti coloro che parteciperannoalle manifestazioni di trascorrere serate all’insegna della cultura musica-le.
Angelo Cappelli(Assessore al Turismo Provincia di Viterbo)
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Anche quest’anno, sulla scia del grande successodi cui ha goduto l’edizione 2008, il ServizioTurismo di Palazzo Gentili ha organizzato laXXXIX edizione del Festival Barocco, affidatanuovamente alla direzione artistica del M°Riccardo Marini.
Tra le novità di questa edizione, è particolarmentesignificativa quella di aver promosso il Festival
nei più importanti appuntamenti fieristici internazionali dedicati al turi-smo. Anche quest’anno, infatti, all’altissima qualità artistica del pro-gramma abbiamo affiancato l’intento di offrire ai nostri ospiti lo splen-dore e l’accoglienza della terra di Tuscia proponendo due nuove sugge-stive location di forte valenza culturale e turistica, l’Abbazia cistercensedi San Martino al Cimino e la Rocca dei Papi di Montefiascone, dovesarà ospitata la prima esecuzione in tempi moderni dell’opera “Lafinta amante” composta da Giovanni Paisiello su libretto di GiovanBattista Casti, celebrato poeta nato ad Acquapendente e formatosi pro-prio a Montefiascone prima di partire per le corti europee che poi lofregiarono di allori.
Grazie alla consueta, eccellente qualità organizzativa ed operativa delgruppo di lavoro del Servizio Turismo e alla sua perfetta sinergia contutti i soggetti interessati, l’organizzazione del Festival Barocco ha pro-ceduto nel migliore dei modi. Porgo a tutti un sentito ringraziamento,che estendo particolarmente caloroso a tutto il pubblico e a tutti gliartisti che ci faranno l’onore della loro presenza.
Mara Ciambella(Dirigente Servizio Turismo - Provincia di Viterbo)
Parata di stelle
L’anno in corso è ricco di ricorrenze e centenari importanti, ma quello
che ci stimola in modo particolare è quello di Händel: da una lato ricor-
re il 250° della morte, ma dall’altro si ricorda il 300° del suo triennio
(1707-1709) di permanenza in Italia e di presenza continuativa a Roma,
in particolare. Con questi presupposti abbiamo inteso dare un largo spa-
zio all’evento con la presentazione di alcuni capolavori appartenenti a
quella stagione creativa del “Sassone”: La Resurrezione inaugura il
Festival a Caprarola il 7 agosto, nella splendida cornice del Palazzo
Farnese, poi a Tarquinia Emma Kirkby e i London Baroque, in una atte-
sissimo ritorno, presenteranno, tra l’altro, alcune delle Cantate composte durante il soggiorno
estivo del 1707 nel Castello Ruspoli di Vignanello ed infine Alan Curtis riprenderà quest’anno il
lungo viaggio, intrapreso da anni con il Festival Barocco, nel repertorio operistico händeliano
presentando Agrippina, di cui ricorre il III centenario della prima rappresentazione avvenuta al
Teatro di S. Giovanni Grisostomo a Venezia. Come è ormai consuetudine presentiamo quella che
quest’anno può essere considerata una vera e propria «Parata di stelle», che in alcuni casi sono
delle vere e proprie novità per noi, come Natalia Gutman, straordinaria violoncellista, erede
della Scuola russa di Rostropovich, con il primo concerto dedicato alle Suites di Bach (il secon-
do è programmato per l’edizione 2010), James Galway, uno dei più acclamati flautisti del
mondo, a fianco di Lady Galway e dell’ Orchestra Giovanile dell’ Unione Europea, e ChiaraBanchini che, a capo dell’Ensemble 415 può essere considerata tra i “pionieri” dell’ interpreta-
zione filologica su strumenti originali. Ritorni importanti sono rapppresentati da VictoriaMullova, da molti anni assente dal Festival, che per la prima volta si presenta in veste di inter-
prete “filologica” a fianco di uno dei maggiori specialisti italiani quale è Ottavio Dantone, in un
impegnativo programma bachiano ed ancora da Jordi Savall, quest’anno affiancato da
Hesperion XXI, in un accattivante programma che mette a confronto le esperienze dei princi-
pali paesi del Mediterraneo attraverso le musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andalu-
se. Inoltre, nel concerto di chiusura, avremo il ritorno del grande Gustav Leonhardt, punto di
riferimento ormai irrinunciabile di ogni percorso interpretativo e musicologico attraverso la
musica barocca. Importante la presenza di un violinista italiano di nuova generazione, ma già
affermato in campo internazionale, come Domenico Nordio, che presenterà un programma di
capolavori per violino solo di Bach, in una sorta di contrasto tra l’ intrepretazione «moderna» e
la linea filologica intrapresa da alcuni anni dalla Mullova; poi ancora il complesso EpocaBarocca, che presenterà opere di altri importanti compositori di cui ricorrono i centenari (Purcell
e Shaffrath). L’ormai tradizionale produzione di un inedito in prima esecuzione moderna è que-
st’anno nel nome di Paisiello che compose La Finta Amante su libretto di Giovambattista Casti,
poeta e librettista nativo di Acquapendente e montefiasconese di adozione: l’opera viene presen-
tata l’8 agosto proprio a Montefiascone con la direzione di Erasmo Gaudiomonte, nella revisio-
ne dello studioso Domenico Carboni. Infine tornano, a corollario del Festival, in due domeniche
di settembre i Concerti Aperitivo per dedicare uno spazio anche ai giovani esecutori.
Riccardo Marini
(Direttore Artistico del Festival)
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Il Palazzo è uno dei più grandi capolavori
dell'architettura rinascimentale, creato per
celebrare i fasti della famiglia Farnese e di
papa Paolo III, il suo esponente di maggior
spicco. Intorno al 1520 venne affidata la pro-
gettazione della residenza caprolatta ad
Antonio da Sangallo il Giovane e la struttu-
ra, a pianta pentagonale con bastioni angola-
ri difensivi ed un fossato perimetrale, ha
l’aspetto e la funzione di una vera fortezza. I
lavori vennero sospesi quando, nel 1534, il
cardinale Alessandro salì al soglio pontificio
con il nome di Paolo III. Nel 1559, i lavori
ripresero con il nipote del papa, anch’egli di
nome Alessandro, che affidò l’incarico a
Jacopo Barozzi detto il Vignola che trasfor-
mò il palazzo da fortezza a residenza di
nobile rappresentanza. Venne modificato
anche l’assetto urbano del borgo con la rea-
lizzazione della cosiddetta Via Dritta che
aveva la duplice funzione di raccordo e pro-
spettica. Il Palazzo può considerarsi termina-
to nel 1575.
CAPRAROLA - Palazzo Farnese
Il Piano Rialzato, detto dei Prelati, con
ambienti affrescati da Taddeo e Federico
Zuccari, permette di raggiungere lo straor-
dinario cortile progettato dal Vignola in
forma circolare, composto da due porticati
sovrapposti le cui volte vennero magistral-
mente affrescate da Antonio Tempesta,
come pure le pareti della scala elicoidale
interna la cui originale interpretazione usci-
va dalle regole dell’epoca tanto che venne
chiamata Scala Regia. Sopra è il Piano
Nobile, diviso in due appartamenti: quello
estivo affrescato da Taddeo e Federico
Zuccari, e quello invernale dipinto dal
Bertoja, da Raffaellino da Reggio e da
Giovanni De Vecchi. Qui si trova anche la
Stanza dei Fasti Farnesiani, che narra negli
affreschi la storia della famiglia.
Nello stesso piano si trova l’Anticamera del
Concilio, dove l’attenzione è rivolta alla
figura di Paolo III e al Concilio di Trento.
Segue la Sala di Ercole in cui i pregevoli
affreschi si rifanno alla leggenda di Ercole
che diede origine al Lago di Vico.
Alla villa sono annessi gli “Orti farnesiani”,
uno splendido esempio di giardino tardo-
rinascimentale realizzato con terrazzamenti
collegati dal Vignola alla residenza attra-
verso dei ponti.La facciata e il giardino all’italiana (foto F.
Biganzoli)
VENERDÌ 7 AGOSTO 2009CAPRAROLA – PALAZZO FARNESE
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL
(1685 - 1759)
MOZART SINFONIETTA
Direttore
Stefano Sabene
Cecilia Montanaro clavicembalo
Simone Vallerotonda tiorba
Luigi Polsini viola da gamba
La ResurrezioneOratorio in due parti su libretto di Carlo Sigismondo Capece
PERSONAGGI INTERPRETI
Angelo Maria Laura Martorana
Maddalena Paola Alonzi
Cleofe Rasek François Bitar
San Giovanni Franco Todde
Lucifero Massimo Di Stefano
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MOZART SINFONIETTA nasce a Roma
nell’Aprile 2004 su iniziativa di Stefano
Sabene, direttore musicale del complesso e
Massimo Fargnoli, già direttore artistico,
tra l’altro, dell’Orchestra R.A.I Alessandro
Scarlatti di Napoli e dell’Orchestra
Sinfonica R.A.I. di Roma. La prima sele-
zione degli artisti si è avvalsa di una com-
missione giudicatrice presieduta da
Massimo Fargnoli e formata da personalità
quali Franco Mannino, Luis Bacalov,
Marcello Panni, Bruno Aprea, Georg
Monch, Angelo Persichilli. All’audizione
hanno così scelto di partecipare strumenti-
sti già affermati. L’Orchestra è stata finora
diretta, tra gli altri, da Alberto Zedda,
Donato Renzetti, Luis Bacalov, Marcello
Panni, Pietro Rizzo, Angelo Pagliuca,
Cinzia Pennesi, con la partecipazione di
solisti quali Domenico Nordio, Roberto
Prosseda, Alessandro Carbonare, Luis
Quintero, Carlo Bruno, Chiara Giordano,
Raúl Jiménez, Laura Cherici, Jolanda
Auyanet, Darina Takova, Giampiero
Ruggeri, Francesca Sassu, Marina
Confalone e molti altri.
L’orchestra debutta il 9 maggio 2004, a
Roma, con l’esecuzione del “Requiem” di
Mozart in occasione del Festival
Internazionale Cori sull’Aventino. Viene
invitata ad importanti rassegne quali il Todi
Arte Festival, nell’ambito del quale ha ese-
guito (in varie edizioni) lo “Stabat Mater”
di Rossini, con la partecipazione del Coro
di Praga, sotto la direzione di Alberto
Zedda, “La Cenerentola” di Rossini, con la
direzione di Pietro Rizzo e la regia di
Simona Marchini, “Le Madri” di Marcello
Panni, diretto dall’autore, lo “Stabat” di
Boccherini diretto da Cinzia Pennesi e un
programma di arie mozartiane diretto da
Donato Renzetti. Poi il Festival di Ravello
con un programma di musiche di Luis
Bacalov eseguite al pianoforte e dirette dal-
l’autore, così come la prima esecuzione del
brano “Don Giovanni & Monsieur
Bacchus” al Mozart in Box di Portici.
L’Orchestra Mozart Sinfonietta è stata
inoltre invitata al Convegno Internazionale
di Musicologia di Catanzaro ed ha parteci-
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pato al Festival Internazionale della
Chitarra di Ischia.
MARIA LAURA MARTORANA, soprano di
coloratura, dopo la laurea in Biologia e il
diploma in Canto, studia con Adriana
Lazzarini, si perfeziona con Margaret
Baker-Genovesi e frequenta Masterclass di
Magda Olivero, Mirella Freni, Raina
Kabaivanska. Si perfeziona con Doris
Andrews. Studia interpretazione con
Alberto Terrani e Francesca Siciliani;
decisivi gli incontri lavorativi con
Giancarlo Cobelli, Davide Livermore,
Marco Gandini, Ivo Guerra, Marco Carniti.
Vincitrice e finalista di premi internaziona-
li tra cui De Nardis e Toti dal Monte,
approfondisce a Parigi il repertorio di colo-
ratura francese. Dal suo debutto, avvenuto
nel 2003 con “L’Italiana in Algeri”, prende
parte a numerose riscoperte di opere sette-
centesche in prima esecuzione in tempi
moderni. Partecipa quattro volte al Festival
della Valle d’Itria di Martina Franca inter-
pretando il ruolo di Cérès (“Proserpine”,
Paisiello), Lisetta (“Lo sposo di tre”,
Cherubini), Aspasia (“I Giuochi di
Agrigento”, Paisiello) e Deidamia(“Achille in Sciro”, Sarro) con grandi con-
sensi della critica internazionale. Interprete
sensibile di opere barocche, ha debuttato
anche in ruoli di Ifigenia (“Ifigenia in
Aulide”, Cherubini), Farnace(“Mitridate”, Porpora), Cretidèa (“L’Uomo
Femmina”, Galuppi), Ademira(“Ademira”, Lucchesi), Madama Sofia(“La furba e lo sciocco”, Sarro) nonché i
ruoli mozartiani di Aspasia (“Mitridate”),
Madame Herz (“Schauspieldirektor”) e la
Prima Dama (“Flauto Magico” - versione
italiana di Praga).
L’importante estensione vocale la rende
anche apprezzata interprete rossiniana e di
musica del ’900 e contemporanea. Ha can-
tato “Mese Mariano” di Giordano,
“L’Italiana in Algeri” (Vicenza), “La
Cenerentola” (Monaco di Baviera con
Vesselina Kasarova), “Die Vögel” di
Walter Braunfels (recentemente a Cagliari
nel ruolo della Nachtigall con la regia di
Giancarlo Cobelli e la direzione di Roberto
Abbado). Collabora inoltre con l’Orchestra
Toscanini, Münchner Rundfunkorchester,
ed è stata diretta da R. Abbado, Carella,
Carraro, D. Jurowski, Molardi, Montanaro,
Rizzi, Sardelli, Severini nei principali tea-
tri italiani e internazionali.
PAOLA ALONZI, soprano, studia canto dal-
l’età di undici anni e ha debuttato giovanis-
sima in produzioni di teatro musicale rea-
lizzate dalla compagnia del Teatro de’
Servi di Roma.
Dopo gli studi di pianoforte e di canto con
Vittorio Catena intraprende studi presso il
Conservatorio di S. Cecilia di Roma. Ha
11
debuttato nel 1997 in ruoli di opera buffa
ne “La serva padrona” di G.B. Pergolesi
(Serpina), proseguendo con altri ruoli
come Dirindina di D. Scarlatti (“La
Dirindina”). Ancora in ambito scenico ha
sostenuto ruoli anche diversi dal repertorio
buffo, come Monisha, nell’opera
“Treemonisha” di Scott Joplin, partecipan-
do a festival e rassegne in Italia e all’este-
ro, come il Festival dell’Opera Buffa di
Roma, le rassegne Festival Cusiano di
Musica Antica, Todi Arte Festival, Giugno
barocco, Rassegna di Opera Buffa di
Oristano, Auditorium del Conde Duque,
Auditori de Torrent, Musica nelle Pievi e
altri.
Come soprano solista ha eseguito le mag-
giori opere del repertorio barocco e classi-
co, come il “Requiem” di W.A. Mozart, il
“Magnificat” di J.S. Bach, il “Gloria”, il
“Magnificat”, “Mottetti” di A. Vivaldi,
“Stabat Mater” di Pergolesi,
“Lamentazioni” di A. Scarlatti, “Jephte”,
“Historia Abraham et Isaac”, “Job” e
“Mottetti” di G. Carissimi, “Lamentazioni”
di C. Rainaldi...
Specializzata anche nel repertorio polifoni-
co, collabora stabilmente con il complesso
Schola Romana Ensemble.
Ha partecipato a registrazioni radiofoniche
e discografiche, incidendo recentemente
come solista il CD “Apollo e Dafne, musi-
ca nella Roma del Bernini”
(Chromamedia).
RAZEK FRANÇOIS BITAR, alto, controteno-
re, nato ad Aleppo in Siria, si è laureato nel
2001 in canto e organo al Conservatoire
Supérieur de Damas formandosi con il
primo soprano siriano Araxe Tchekijian.
Trasferitosi in Italia si è diplomato in canto
al conservatorio N. Paganini di Genova
sotto la guida di Carmen Vilalta nel 2003 e
laureato con il magna cum laude al
Conservatorio Santa Cecilia di Roma sotto
la guida di Silvia Silveri.
Nel 2003 è stato premiato al Concorso
Internazionale di Musica Sacra a Roma
organizzato dall’Accademia Culturale
Europea.
Il suo debutto risale al 1996 quando canta
lo “Stabat Mater” di Pergolesi con
l’Orchestre de Chambre de Damas in Siria;
negli anni successivi ha tenuto concerti in
diverse città: Aleppo, Damasco, Beirut,
Roma, Genova, Mantova, Bologna, Milano
e Parigi.
Fra il 2003 e 2004 ha cantato lo “Jefte” di
Händel a Ginevra, Ramiro nella “La Finta
Giardiniera” di Mozart a Genova, La
Spezia e in Francia, Clearco ne “I Giuochi
di Agrigento” di Paisiello a Martina
Franca. All’inizio del 2007 ha debuttato
nell’“Orfeo ed Euridice” di Gluck con la
regia di Graham Vick nei teatri di Ravenna,
Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Pisa. A
La Fenice di Venezia ha interpretato la
Voce di Apollo nel “Death in Venice” di B.
Britten.
Di nuovo a Martina Franca ritorna interpre-
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tando il ruolo di Agenore ne “Il Re Pastore”
di N. V. Piccinni.
Il suo repertorio comprende musica baroc-
ca, operistica, musica da camera, musica
contemporanea, musica sacra ed etnica
(Siro-Aramaica, Armena, Ebraica e Araba).
FRANCO TODDE, tenore, nato a Roma nel
1961, dopo il diploma in chitarra, conse-
guito presso il Conservatorio S. Cecilia di
Roma, si è dedicato allo studio del canto e
della composizione. Ha partecipato a corsi
di perfezionamento in Chitarra, Direzione
di Coro e Canto Gregoriano con i Maestri
Leo Brower, Eliot Fisk, Krum Maximov e
Amleto Luciano Massa. Ha vinto diversi
concorsi nazionali ed internazionali di chi-
tarra, sia come solista che come membro
del Trio Chitarristico Romano, formazione
che ha ricevuto numerosi riconoscimenti e
svolto una intensa attività concertistica in
Italia e all’estero.
In qualità di tenore ha collaborato come
solista con diversi cori e formazioni da
camera (Coro dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia, Coro Filarmonia di Roma,
I Solisti di Bologna, Ensemble Vocalise,
Ensemble Camerata Nova) e attualmente è
membro di Schola Romana Ensemble,
sostenendo ruoli solistici in produzioni
specialmente di musica sacra, quali
“Passio” di A. Scarlatti, “HistoriaAbraham et Isaac” di G. Carissimi,
“Oratorio di Natale” di J.S. Bach, “Il
Messiah” di Händel, “Laudate Domino” di
A. Stradella...
È autore di opere didattiche e trascrizioni
vocali e strumentali. Ha effettuato registra-
zioni per la RAI-TV e suonato in colonne
sonore di film. Ha inciso per le case disco-
grafiche Deutsche Grammophon, Edipan,
Cinevox Record, Musikstrasse e
Chromamedia.
MASSIMO DI STEFANO, basso-baritono,
nato a Roma nel 1973. Ha incominciato gli
studi musicali sotto la guida del M° Lucia
Pasquale e del M° Antonio Di Pofi, con cui
ha conseguito il settimo anno di composi-
zione. Ha proseguito poi con lo studio del
canto lirico sotto la guida del M° Sherman
Lowe. Sotto la guida del M° Roberto
Abbondanza, si è perfezionato nel reperto-
rio barocco e contemporaneo.
Interprete di ruoli operistici in ambito di
opera buffa e opere contemporanee, ha
sostenuto ruoli solistici anche in ambito
sacro, in composizioni dal repertorio
barocco al contemporaneo.
Ha di recente interpretato il ruolo di
Papageno nel “Flauto magico” di W. A.
Mozart presso il teatro Rossetti di Trieste
sotto la regia del M° Giulio Ciabatti;
“Requiem” di Faurè; “Messe Solennelle”
di Rossini, presso la Basilica di S.Louis de
France.
13
Ha di recente terminato una tournèe italia-
na con il lavoro teatrale “Opera comique”
del M° Antonio Calenda e le rappresenta-
zioni de “L’occasione fa il ladro” nel ruolo
di Parmenione, del “Il Barbiere di
Siviglia” nel ruolo di Figaro di G. Rossini
e del “Don Giovanni” di W.A. Mozart, nel
ruolo di Leporello, presso il teatro di
Nuevo Leon in Mexico (Monterrey).
STEFANO SABENE, direttore, romano, ini-
zia la formazione e l’attività musicale
all’età di 10 anni come cantore della
Cappella Sistina diretta da Domenico
Bartolucci.
Dopo il diploma e il perfezionamento in
flauto con Aurèle Nicolet compie studi di
composizione e direzione d’orchestra.
Specializzato nel repertorio antico e con-
temporaneo, ha all’attivo incisioni disco-
grafiche, registrazioni radiofoniche e cen-
tinaia d’esecuzioni concertistiche in Italia
e all’estero, in programmazioni compren-
denti i maggiori artisti.
Nel 1994 ottiene il Premio Internazionale
Foyer des Artistes per la direzione d’or-
chestra.
Ha partecipato in veste di interlocutore a
trasmissioni radiofoniche per la Radio
Vaticana e la RAI che gli ha dedicato, nella
trasmissione Radio Tre Suite, “La stanza
della musica” insieme al complesso filolo-
gico Schola Romana Ensemble, di cui è
fondatore e direttore. Pubblica opere
didattiche e teoretiche, nonchè revisioni di
brani inediti. Per le Edizioni Esarmonia
cura la collana Antiqua. Tiene masters e
corsi di perfezionamento in ambito d’in-
terpretazione del repertorio antico, con
particolare riferimento alla polifonia rina-
scimentale.
È stato invitato a collaborare, in qualità di
direttore, con diverse orchestre italiane ed
estere, mentre dirige stabilmente alcuni
complessi vocali e strumentali quali
l’Orchestra Mozart Sinfonietta (da lui fon-
data insieme a Massimo Fargnoli, già
direttore artistico dell’Orchestra A.
Scarlatti - RAI di Napoli e dell’Orchestra
Sinfonica RAI di Roma), Schola Romana
Ensemble, La Compagnia de’ Virtuosi
Musici di Roma. Incide per Audiovisivi S.
Paolo, Niccolò, Tactus, Chromamedia.
NOTE CRITICHE
Tappa d’obbligo del suo viaggio in Italia,
Roma rappresenta per Händel la conquista
della forma oratoriale che si può definire l’
ultimo spazio autonomo del linguaggio
sacro, pur con le sue ormai indispensabili
concessioni alle esigenze storiche della
scrittura strumentale.
Arrivato nel 1707 in una città immersa
nell’austerity, coscienziosamente osser-
vante per ringraziare Iddio della salvezza
di Roma dal terrificante terremoto che
pochi anni prima aveva distrutto Lazio ed
Umbria, immerso subito in un’atmosfera
di profonda spiritualità e soprattutto di
“regola” religiosa, Händel non trova,
comunque, difficoltà a farsi accettare
nonostante il suo credo luterano e quella
affermazione perentoria a voler morire
nella fede di nascita. Lo aiutano la sua
arte, definita subito “eccellente”, quella
abilità tutta tedesca di improvvisare all’or-
gano e quella varietà di timbri strumentali
che le sue partiture riescono a realizzare
avvolgendo le voci di colori continuamen-
te diversi, creatori di atmosfere, evocatori
di suggestioni, puntuali accompagnatori di
immagini.
E così, più atteso che mai, Händel si pre-
senta al difficile appuntamento dell’8 apri-
le, domenica di Pasqua del 1708, per cele-
brare il sacrificio di Cristo con un Oratorio
14
dal titolo indicativo “La Resurrezione”, in
casa del marchese Ruspoli che aveva rac-
colto nella sfarzosa dimora patrizia il fior
fiore della nobiltà e del clero. Fu un susse-
guirsi di meraviglie indimenticabili –
come annota puntigliosamente il cronista
di palazzo – dove ogni piccolo particolare
era curato senza limitazione di mezzi e con
uno sfarzo che certamente non si inquadra-
va nella generale austerity. Gruppi intrec-
ciati di torce illuminavano a giorno l’im-
palcatura lignea innalzata per l’occasione
e ricoperta di trine dorate, velluti fiam-
meggianti, drappeggi gialli, mentre un
grande quadro della “Resurrezione”,
dipinto per quella circostanza da
Michelangelo Cerruti, troneggiava sul fon-
dale per dare una dimensione spirituale ad
un colpo d’occhio che certamente appaga-
va più l’apparire mondano che il sentire
sacro. Elevatissime le spese dell’orchestra,
apparsa immensa con i suoi 41 elementi in
epoca di piccoli organici barocchi, diretta
magistralmente da Arcangelo Corelli al
primo violino.
Il testo letterario di Carlo Sigismondo
Capece si adattava perfettamente all’ani-
mo ed al credo di Händel, non imponendo-
gli nulla di lontano dal suo mondo lutera-
no ma, piuttosto, dando vita ad un libretto
senza pretese, addirittura ingenuo in certi
atteggiamenti di dolore o di gioia, di paura
o di osanna, liberamente tratto da una sin-
tesi evangelica, fondendo, senza problemi,
personaggi reali ed allegorici, umani e
soprannaturali: Lucifero e l’Angelo,
Maddalena, Cleofe, e San Giovanni.Ognuno di essi conserva uno spazio ben
delineato dove anche le scelte vocali
assurgono a significato espressivo: acuto e
dolce il timbro dell’Angelo come gli spazi
celesti dai quali discende, scuro e profon-
do quello di Lucifero a rendere le tenebre
dell’Inferno, dolce e sensibile il canto di
San Giovanni raffigurato giovanissimo,
drammatico quello di Cleofe e della
Maddalena. L’Oratorio si evolve con una
scioltezza impressionante, alternando reci-
tativi secchi ed accompagnati alle arie
nella forma col da “ capo” tipica del melo-
dramma coevo, riccamente ornate, dolci,
brillanti, serene, addirittura idilliche come
la magistrale “Così la tortorella” su ritmo
di siciliana, fresche e raffinate, splendida-
mente intessute ben al di là del filo condut-
tore offerto dal mediocre testo letterario, di
una religiosità quasi mondana o, meglio,
profondamente umanizzata.
Massimo Fargnoli
15
Il frontespizio del libretto dell’oratorio “LaResurrezione”
16
LA RESURREZIONEOratorio in due parti di
Georg Friedrich Händel
su libretto di Carlo Sigismondo Capece
Parte PrimaSONATA
RECITATIVO
LuciferoA dispetto dè Cieli ho vinto, ho vinto.Vincitore a voi torno,del grande Abisso abitatori illustri.Voi, che sdegnaste d’abbassarvi in cieloAd inchinar l’humanità nel verbo,e dell’huomo superboper mantenere in vostra mano il giogopoco prezzaste dell’empiree sediabbandonare il luogo,di si bella vittoriameco or godete, e dell’antico oltraggiocancelli il nuovo onor la ria memoria.Chi sa che un giorno ancora,se arride la fortuna a un giusto orgoglio,non torni a porre in Aquilone il soglio.
ARIA
LuciferoCaddi, è ver, ma nel caderenon perdei forza né ardire.Per scacciarmi dalle sferese più forte allor fu Dio,or fatt’huomo al furor miopur ceduo ha con morire.
ARIA
AngeloDisseratevi, oh porte d’Averno,e al bel lume d’un lume ch’è eternotutto in lampi si sciolga l’orror!Cedete, horride porte,cedete al re di gloriache della sua vittoria
voi siete il primo onor.
RECITATIVO
LuciferoChi sei? Chi è questo tuo re,che dov’io regno a penetrar s’avanza?
AngeloÈ re di gloria, è re possente e forte,cui resister non può la tua possanza.
LuciferoSe parli di chi penso,pur oggi a morte spintonegar non può, ch’il mio poter l’ha vinto.
AngeloCome cieco t’inganni, e non t’avvediche, se morì chi è della vita autore,non fu per opra tua, ma sol d’amore.
RECITATIVO (accompagnato)
MaddalenaNotte, notte funesta,che del divino solecon tenebre a duol piangi l’occaso,lascia che pianga anch’io,e con sopor tirannoal giusto dolor miodeh non turbar l’affanno!
ARIA
Ferma l’ali, e su miei luminon volar, o sonno ingrato!Se presumiasciugarne il mesto pianto,lascia pria che piangan tantoquesto sangue ha sparso in fiumiil mio Dio per me svenato.Recitativo
CleofeConcedi, o Maddalena,qualche tregua al martire,che un continuo languirepuò con la vita anche scemar la pena,e per un Dio ch’è mortocosì giusto è ’l dolore,che non convien di renderlo più corto.
MaddalenaCleofe, in vano al riposotu mi consigli, ed al mio core amantesarebbe più penoso ogni momento,che potesse restar senza tormento.
CleofeSe il tuo giusto cordogliosol di pene ha desio,trattenerlo non voglio,ma sol unire al tuo affanno il mio.
ARIA
Piangete, si, piangete,dolenti mie pupille,e con amare stilleal morto mio Signortributo di dolormeste rendete!Che mentre egli spargeatutt’intorno il suo sangue in croce,morendo sol diceadi pianto: ho sete.
DUETTO
MaddalenaDolci chiodi, amate spine,da quei piedi e da quel crinedeh passate nel mio sen.
CleofeCara effiggie addolorata,benché pallida e piagata,sei mia vita, sei mio ben.
RECITATIVO
S. GiovanniOh Cleofe, oh Maddalena,del mio Divin Maestro amanti amate,oh quant’invidio, quanto,quelle che hora versatestille di puro amor più che di pianto.Spero presto vederle,per coronar il mio Signor risorto,da rugiade di duol cangiarsi in perle.
CleofeMa dimmi, e sarà veroche risorga Giesù?
S. GiovanniS’egli l’ha detto,chi mai di menzognerooserà d’arguire labbro divino!
MaddalenaSu! Dunque andiamo, e pria ch’il mattutinoraggio dell’orizzonte il lembo indori,andiam ad osservare al sacro avello,che almen potremmo in quellocon balsami ed odoriunger la fredda esaminata salmadi chi fu già di noi la vita e l’alma.
CleofePronta a seguirti io sono,ma speranza meglior mi rende ardita,e di Giovanni ai dettispero viva trovar la nostra vita.
ARIA
Naufragando va per l’ondedebol legno, e si confondenel periglio anch’il nocchier.Ma se vede poi le sponde,lo conforta nuova speme,e del vento più non temené del mar l’impeto fier.
17
RECITATIVO
S. GiovanniItene pure, oh fide amiche donne,al destinato loco,ch’ivi forse potretedel vostro bel desio trovar le mete,mentre io torno a colei, che già per madremi diè nell’ultime oredel suo penoso agone il mio Signore.
MaddalenaA lei ben opportunoIl tuo soccorso fia,che in così duro scempioqual sia la pena sua, so per la mia.
S. GiovanniBen d’ogn’altro più grandefu il dolor di tal madredi tal figlio alla morte,ma d’ogn’altro più forteebbe in soffrirlo il petto, ed or costanteche ferma più d’ogn’altra ha la speranzadi vederlo risorto, e se l’ottiene,la gioia allora compenserà le pene.
ARIA
Così la tortorellatalor piange e si lagna,perchè la sua compagnavede ch’augel ferocedal nido gli rubò.Ma poi, libera e bellase ritornarla sente,compensa in lieta vocequel gemito dolenteche mesta già formò.
RECITATIVO
MaddalenaSe Maria dunque spera,e spera ancor Giovanni,anch’io dar voglio con si giusta speme
qualche tregua agli affanni;ma pure chi ben ama sempre teme,e nell’amante mio misero corebenchè speranza regni,bandir non può il timore.Or degli opposti affettia chi debba dar fede,vedrò volgendo il piedeall’adorato speco,tomba del mio Giesù. Vada Giovannia consolar Maria; Cleofe sia meco.
ARIA
Ho un non so che nel cor,che in vece di dolorgioia mi chiede.Ma il core, uso a temerle voci del piacero non intende ancor,o inganno del pensierforse le crede.
RECITATIVO
AngeloUscite, pur uscitedall’oscura prigione,ove si lunga ed horrida stagionequesto giorno attendeste, anime belle !Uscite, pur, uscite,a vagheggiare, a posseder le stelle !
CoroIl Nume vincitortrionfi, regni e viva,per cui Cocitogeme atterrito,per cui ritornala pace al suol !
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Parte SecondaSONATA
RECITATIVO
S. GiovanniMa ove Maria dimorase ho già vicino il piede,spero veder ben prestocangiata la speranza in certa fede,e senz’alcun perigliolieta la madre e glorioso il figlio.
ARIA
AngeloRisorga il mondolieto e giocondocol suo Signor!Il ciel festeggi,il suol verdeggi;scherzino, ridanol’aure con l’onde,l’herbe coi fior!
RECITATIVO
LuciferoMisero! Ho pure udito?E in van per vendicarmicontro forza maggior impugno l’armi?
AngeloSi, si, contrasti in van; torna a Cocito!
LuciferoPerché al ciel pria non tornail tuo risorto Nume?
AngeloPerché pria suole in terrafar delle glorie sue noto il mistero.
LuciferoNoti gli oltraggi miei? No, non fia vero!
ARIA
Per celare il nuovo scornoLe tue faci ancor al giornoCon un soffio io smorzerò;e con tenebre nocentidelle infirme humane mentiogni idea confonderò.
RECITATIVO
AngeloOh come cieco il tuo furor delira!Mira, folle, deh mirale donne pie che all’incauto sasso,sepolcro già delle divine membra,movon veloce il passo!A loro il Ciel commandach’io l’arcano riveli,ond’esse in publicarloagli altri poi ne sian trombe fedeli.
DUETTO
LuciferoImpedirlo saprò!
AngeloDuro è il cimento
LuciferoHo ardir che basta
AngeloLo dirà l’evento!
RECITATIVO
LuciferoAhi abborrito nome,ahi come rendi, come,ogni mio sforzo imbelle!Ahi che vinto e confuso,atterrito e delusofuggo il ciel, fuggo il suolo, fuggo il mondo,e del più cupo abissotorno a precipitar nel sen profondo.
19
ARIA
CleofeVedo il ciel, che più serenosi fa intorno e più risplende;e di speme nel mio senopiù bel raggio ancor s’accende.
RECITATIVO
MaddalenaCleofe, siam giunte al luogo,ove tomba funestadell’amato Signor coprì la salma.
CleofeParmi veder - si, si vedo ben certoch’è già l’avello aperto,e su la destra spondasiede con bianca stuolaun giovane vestito.
MaddalenaOh quale spiragrazia dal volto suo, che mi consola!Appressiamoci a lui, che già ne mira!
AngeloDonne, voi ricercatedi Giesù Nazareno,ove giacque già morto;ora non è più qui, ma è già risorto.Al vostro puro affettogiusto è che diano i cielicosì bella mercede,e un tal mistero a voi prima si sveli,per far araldi poi della sua fede.Itene dunque a publicarlo, e siapremio del vostro piantodella gioja comune il primo vanto.
ARIA
Se per colpa di donna infeliceall’huomo nel seno la morteil crudo veleno sgorgò,
dian le donne la nuova felice,che chi vinse la morte già morto,poi risorto la vita avvivò.
RECITATIVO
S. GiovanniDove si frettolosi,Cleofe, rivolgi i passi?
CleofeIn traccia di Giesù ch’è già risorto,come ancora Maddalena.
S. GiovanniOnde il sapeste?
CleofeSovra l’aperto avellocosì a noi rivelò labro celeste.
S. GiovanniCosì la madre a me poc’anzi ha detto,a cui prima d’ogn’altradel figlio apparve il glorioso aspetto.
CleofeOh come lieta avrà quel figlio accolto!
S. GiovanniParve ch’il suo bel volto,di stille lacrimose humido ancora,del sol divino all’improviso raggiofosse traviso e pinto, un’altra aurora.Poi la gioja veloceCorse dal seno al labbro in questa voce:
ARIA
Caro figlio, amato Dio,già il cor mionel vederti esce dal petto!E se lentofu in rapirmelo il tormento,me lo toglie ora il diletto.
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RECITATIVO
S. GiovanniNon si dubiti più!
CleofeCessi ogni rio timore!
MaddalenaÈ risorto Giesù
S. GiovanniViva è la nostra vita.
CleofeIl nostro amore.
ARIA
MaddalenaSe impassibile, immortalesei risorto, oh Sole amato,deh fa ancor ch’ogni mortaleteco sorga dal peccato!
RECITATIVO
S. GiovanniSi, si col redentoresorga il mondo redento!
CleofeSorga dalle sue colpe il peccatore!
MaddalenaEd al suo fabro eternoogni creatura dia lodi ed onore.
CORO
Dia si lode in cielo, in terraa chi regna in terra, in ciel!Che risorto hoggi alla terraper portar la terra al ciel.
21
22
Situata in cima ad un colle, in posizione
strategica e dominante, la Rocca di
Montefiascone fu scelta dai pontefici quale
sede del Rettore del Patrimonio di S. Pietro
in Tuscia e, successivamente, destinata a
loro temporanea residenza, con ampliamen-
ti e fortificazioni che ne accrebbero il presti-
gio.
Dal 1058 fin quasi alla fine del 1500 qui si
susseguirono papi, imperatori e personaggi
illustri che vi soggiornarono per periodi più
o meno lunghi, vi convocarono parlamenti o
MONTEFIASCONE - Rocca dei Papivi si recarono in villeggiatura.
Dell’originaria struttura purtroppo non rima-
ne che una parte esigua. Il complesso pre-
sentava una pianta trapezoidale con gli
angoli occupati da imponenti torri che evi-
denziavano l’aspetto difensivo. Esse costi-
tuivano i punti cardine dai quali si sviluppa-
vano altrettante ali di edifici residenziali che
si affacciavano su un cortile interno. Di que-
ste oggi si conserva intatta solo quella di
nord–ovest dalla quale si diparte un corpo di
fabbrica a forma di L che costituisce l’attua-
le Palazzo, strutturato su due piani
ed un sotterraneo. Alcune soluzioni
architettoniche adottate nelle parti
ancora conservate del castello testi-
moniano la sua aderenza alle tipolo-
gie proprie del linguaggio architet-
tonico diffuso per tutto il XIII seco-
lo in area viterbese. In particolare, le
due sale del primo piano sono carat-
terizzate dalla presenza di archi a
tutto sesto emergenti dalle pareti,
per i quali è possibile trovare con-
fronti in molti edifici viterbesi, sia
religiosi che civili. La bifora che,
aprendosi sul cortile interno, illumi-
na il salone al primo piano è quanto
resta delle membrature architettoni-
che del nucleo primitivo della strut-
tura mentre non esiste più alcun
riscontro materiale della loggia a
due piani voluta da Leone X e rea-
lizzata da Antonio da Sangallo il
Giovane. La Rocca, dopo un lungo
periodo di abbandono e degrado, è
stata oggetto di un totale restauro
che, nel rispetto dell’antica forma,
ha consentito di mutarne la destina-
zione in spazi ideali per ospitare
eventi, esposizioni e manifestazioni
culturali.La Rocca (arch. fot. Provincia di Viterbo)
SABATO 8 AGOSTO 2009MONTEFIASCONE – ROCCA DEI PAPI
GIOVANNI PAISIELLO
(1740 - 1816)
La finta amanteOpera comica inedita in due atti dal libretto di G. B. Casti
revisione di Domenico Carboni
Prima esecuzione in tempi moderni
Camilletta: Margherita Pace sopranoDon Girone: Maurizio Leoni baritono
Gelino: Luigi Petroni tenore
Allestimento registico e scenico
Maurizio Soria e Isabella Chiappara
Costumi: Isabella Chiappara, Valentina Bonucci, Antonella Murtas, Luciana Tramontano, DianaVenturelli
Acconciature: Laura Mazzinelli - Calzature: Pompei - Roma - Parrucche: Filistrucchi - Firenze
ORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCOMaestro concertatore e direttore d’orchestra
Erasmo GaudiomonteMaestro collaboratore e clavicembalista: Stefano C. Parisse
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Violini I: Natalia Nikolayishin, Alessandro Marini, Christian Cerelli
Violini II: Nicola Narduzzi, Donatella Aversa, Marco Colasanti
Viole: Andrea Domini, Irene Gizzi
Violoncelli: Marco Pescosolido, Alessandra Vitali
Contrabbasso: Massimo Santostefano
Oboi: Giulio Costantino, Micaela Galamini
Corni: Michele Canori, Silvia Centomo
ERASMO GAUDIOMONTE
Ha studiato composizione con Giancarlo
Bizzi, musica elettronica con Franco
Evangelisti e direzione d’orchestra con Nicola
Hansalik Samale, Mario Gusella e Franco
Ferrara. Nel 1974 è stato con Giancarlo Bizzi
e Giorgio Battistelli tra i fondatori del Gruppo
di Sperimentazione Musicale “Edgar Varèse”,
con il quale ha svolto per molti anni un’inten-
sa attività concertistica e compositiva. Fin dal
1981 collabora con l’Orchestra
dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese (oltre
300 concerti) della quale è stato direttore prin-
cipale dal 1990 al 1992. Dal 1985 al 2003 è
stato direttore musicale, in collaborazione con
il M° Petrassi, dell’Orchestra Giovanile da
Camera “Goffredo Petrassi” e nel 1996 diret-
tore musicale del Cantiere Internazionale
d’Arte di Montepulciano. Oltre ad opere del
repertorio classico, tra cui la revisione e la
‘prima’ in tempi moderni dell’opera “La
Frascatana” di Paisiello, ha diretto prime ese-
cuzioni di autori contemporanei tra cui
Battistelli, Clementi, Colasanti, Ferrero,
Francesconi, Morricone, Nicolau,
Tarnopolsky, Vlad. Numerose le collabora-
zioni con orchestre italiane tra cui l’Orchestra
Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra di
Roma e del Lazio, l’Orchestra della Toscana,
il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia,
l’Orchestra dell’Arena di Verona, l’Orchestra
Nazionale della Rai di Torino. Ospite di pre-
stigiose società di concerti e festival
(Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
24
ATTO I
Ouverture (Allegro presto)
Introduzione: Camilletta e Gelino. A qual trista condizione (Largo)
Cavatina: Gelino. Eh pensa amato bene (Largo)
Cavatina: Camilletta. Se vedesse il ben ch’adoro (Andantino)
Cavatina: Don Girone. Comeché, comeché (Andante con moto)
Duetto: Camilletta e Don Girone. Camilletta cara cara (Allegro presto)
Cavatina: Gelino. Badate bene ci vuol politica (Allegretto)
Aria: Don Girone. Certa smania io sento addosso (Allegro)
Aria: Camilletta. Ah non siate più sdegnato (Andante)
Aria: Gelino. Questa casa e questa piazza (Allegro con moto)
Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Voi dovete giù calare (Allegro)
ATTO II
Duetto: Gelino e Don Girone. Tu non capisci sei proprio un asino (Allegretto)
Cavatina: Camilletta. Quanto sciocchi amanti siete (Andantino)
Aria: Gelino. Dal tuo labbro amor tiranno (Maestoso)
Duetto: Camilletta e Don Girone. Oh Dio! Ahi quanti mali (Allegro agitato)
Aria: Camilletta. Ferma, tiranno e barbaro (Grave maestoso)
Recitativo accompagnato: Don Girone. Che dovrò far? Che penso (Andante)
Aria: Don Girone. Fra l’amore e fra il timore (Moderato)
Cavatina: Camilletta. Fidi amanti sventurati (Andante)
Duetto: Camilletta e Gelino. Caro ben, dolce mia vita (Larghetto)
Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Fra l’orror di notte oscura (Larghetto)
25
Accademia Musicale Chigiana, Accademia
Filarmonica Romana, Società dei Concerti
Barattelli, Festival di Nuova Consonanza,
Festival Miami, Ravello Festival, Ravenna
Festival, Opera Nancy, Musica per Roma,
Stockholm New Music Festival, Sagra
Musicale Umbra, Biennale Musica di
Venezia) ha collaborato in Europa e negli Stati
Uniti con registi e solisti di fama internaziona-
le quali Abbado, Krief, Martone, Cascioli,
Cominati, Demus, Gazzelloni, Geringas.
MAURIZIO LEONI
Baritono, si è diplomato con lode nella classe
cantanti all’Accademia Filarmonica
Bolognese e al Conservatorio G. B. Martini
della stessa città.
Finalista al Concorso As.Li.Co. e Menzione
Speciale alla finale del Concorso
Internazionale di Adria, vincitore della VI edi-
zione del Concorso A. Lazzari di Genova e
primo premio assoluto alla rassegna di musica
da camera D. Caravita.
Ha debuttato in varie opere fra le quali “Il
campanello” di G. Donizetti alla Fondazione
Walton di Ischia, “Il Turco in Italia” e
“Matilde di Shabran” di G. Rossini al Rossini
Festival di Wildbad (Germania), “La
Bohème” di G. Puccini al Teatro Civico di
Taegu in Corea del Sud, “Carmen” al Teatro
Verdi di Pisa.
Artista eclettico, ha al suo attivo anche espe-
rienze di operetta (“La vedova allegra”, “Il
paese del sorriso”), di musica contemporanea
(prima assoluta de “La Victoire de Nôtre
Dame” di F.Angius, dell’Aterforum di
Ferrara, prima italiana di “Gesualdo conside-
red as a murder” di L. Francesconi, “8 songs
for a mad King” di Peter Maxwell Davis al
Teatro Regio di Torino ed al Festival del
Cervantino - Messico -, “Messer Lievesogno
e la porta chiusa” di C. Galante) di prosa
(“L’impresario delle Smirne” per il Teatro
Stabile di Torino) e di regia (“Don Giovanni”
di V. Righini al Belcanto Festival di
Dordrecht).
È componente stabile del Divertimento
Ensemble di Milano, del Notschibikitschi
Ensemble - originale formazione da camera
composta da tre voci e tre clarinetti - e del
Gruppo Erlebnis col quale, tra l’altro, ha ese-
guito “Das Lied von der Erde” di G. Mahler
ed ha inciso per la Radio Svizzera Italiana
“Serenade op. 24” di A. Schönberg.
Vari artisti hanno contribuito alla sua forma-
zione: Ulla Casalini, Dorothy Dorow, Claudio
Desderi , William Matteuzzi.
Si è esibito a Torino in “Die Teufel von
Loudon” di K. Penderecki e in “Wozzeck” di
Manfred Gurlitt, al Teatro Comunale di
Bologna in “Salomé” di R. Strauss con la
direzione di Daniele Gatti, ne “La scala di
seta” di Rossini con la direzione di Claudio
Desderi all’Opéra Comique a Parigi, al Teatro
Valli di Reggio Emilia, al Teatro dell’Opera di
Roma in “Romanza”, in Leporello nel Don
Giovanni con la direzione di J.C. Malgoire.
Tra le sue interpretazioni: “L’equivoco strava-
26
gante” di Rossini al Festival di Strasburgo
diretto da A. Zedda e Figaro ne “Il Barbiere di
Siviglia” con la direzione di G. Carella,
“Bohème” a Catania e Tokyo diretto da D.
Renzetti e, sempre a Catania, “Il Prigioniero”
di Dallapiccola col M° Zoltan Pesko.
MARGHERITA PACE
Inizia la sua carriera artistica come attrice,
lavorando in teatro con Lucia Poli, con il
Gruppo Altro diretto da Achille Perilli ed in
seguito al cinema con Mario Monicelli
(Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno) e
Maurizio Nichetti.
Compie i suoi studi presso l’Accademia
Nazionale di Danza a Roma e successivamen-
te intraprende privatamente lo studio del canto
con Maria Teresa Pediconi.
Il debutto operistico avviene nel 1991 al
Festival di Fermo (Serpina ne “Il curioso indi-
screto” di P. Anfossi) e a seguire Clorindanella “Cenerentola” (1995 Teatro Municipale
di Piacenza, Teatro di Vevey, Svizzera),
Rosina nel “Barbiere di Siviglia” di Rossini e
Berta (1996 Teatro Comunale di Todi, Teatro
Verdi di Terni, 1999 ad Amelia e a Narni).
Interpreta tre ruoli: le Feu, la Princesse e leRossignol, ne “L’enfant et les sortilèges” di
Ravel con la regia di M. Scaparro (1999
Auditorio de Galicia a Santiago de
Compostela, produzione de La Fenice di
Venezia), Lindoro ne “Lo sposo burlato” di
Paisiello (1998), Lauretta ne “I virtuosi ambu-
lanti” di Fioravanti (2000), Abra nella
“Juditha triunphans” di A. Vivaldi (2004) e
Melia in “Apollo et Hyacinthus” di Mozart
(2001-2006), Galatea ne “Il Pigmalione” di
Donizetti (2008) e l’Angelo custode nella
“Rappresentazione di Anima e Corpo” di E.
De Cavalieri (Aprile 2009, Basilica di San
Paolo Maggiore, Napoli).
Interpreta Norina nel “Don Pasquale”
(Cantiere d’arte di Montepulciano) e Pamina
ne “Il sogno del flauto magico” (Auditorium
di Santa Cecilia, Teatro di Lugo). Interpreta il
ruolo di Lucy ne “Il telefono” di G. Menotti ed
è interprete di due opere in prima esecuzione
assoluta per l’Accademia Filarmonica
Romana: “Nessuna coincidenza” di M. Cardi
ed “I dialoghi degli Dei” di M. Panni (Teatro
Olimpico 1995). L’opera del M° Panni viene
rivisitata e ripresa nel 2000 e nel 2001
all’Opera di Nizza ed al Theâtre Municipal de
Tourcoing col titolo “Il giudizio di Paride”.
Si dedica con passione alla realizzazione di
opere in forma semi-scenica accompagnate
dal pianoforte, interpretando i ruoli di Gilda,
Violetta, Adina, Mimì, con lo scopo di portare
l’opera anche in spazi diversi dal teatro, come
chiese, piazze, cortili e, naturalmente, sale da
concerto.
Ha in repertorio i principali ruoli delle opere di
Mozart, autore a cui si dedica particolarmente
anche nel repertorio cameristico, spaziando
dalla liederistica alle Arie da concerto sia in
27
versione orchestrale che accompagnata dal
pianoforte.
È interprete di Operette come “Monsieur et
Madame Denis” di J. Offenbach, “Acqua
cheta” ed “Addio Giovinezza” di G. Pietri.
Tra gli Oratori canta “Exultate, jubilate” K
165 e la Messa in Do “dell’incoronazione” di
Mozart, la “Matthaus Passion” di Bach con la
Jyvaskyla Sinfonia (Finlandia), l’oratorio “La
morte di San Giuseppe” di G. B. Pergolesi nel-
l’omonimo Teatro di Jesi.
Nel 1995 è ospite dei Pomeriggi Musicali di
Milano per i quali interpreta la cantata per
voce e orchestra “Giovanna d’Arco” di
Rossini / Sciarrino, la suite “A spasso con la
figlia del Tambur Maggiore” di Offenbach /
Negri, sotto la direzione del M° Sasson, e
ancora nel 1996 con una composizione di M.
Trojan “Frammenti di Michelangelo”, diretta
dal M° Joram David (Milano, sala Verdi).
Nel 1997 recita e canta nello spettacolo
“Master class” con Maria Callas di T.
McNally prodotto dal Teatro Eliseo con
Rossella Falk.
Torna in teatro nel 2009 con lo spettacolo
“Puccini e la luna” di e con Carlo Alighiero, in
scena al Teatro Manzoni di Roma.
Dal 2006 canta come solista nella Mario Raja
Big Bang, con cui si esibisce in diversi festival
Jazz.
Dal 2003 insegna Canto presso la Scuola
Popolare di Musica di Testaccio a Roma.
LUIGI PETRONI
Laureatosi in Scienze Politiche con il massi-
mo dei voti, ha compiuto privatamente lo stu-
dio del canto a Roma con il M° Gina Maria
Rebori.
Dopo il suo debutto ne “Il matrimonio segreto
di Cimarosa” al Teatro Regio di Torino nel
1981, si è esibito nei principali teatri italiani tra
cui La Fenice di Venezia (“I quattro rusteghi”
di Wolf-Ferrari, “Il barbiere di Siviglia”, “La
gazza ladra”, “Le nozze di Figaro”), il Teatro
San Carlo di Napoli (“Il matrimonio segre-
to”), il Teatro Comunale di Bologna (“Amor
rende sagace” di Cimarosa, “Barbablu” di
Offenbach, “Anna Bolena”, “Il turco in
Italia”, “L’incoronazione di Poppea” di
Monteverdi), oltre ai teatri di Trieste (“Don
Giovanni”), Cagliari (“Turandot”, “L’elisir
d’amore”), Torino (“Manon Lescaut”, “Il
turco in Italia”). La sua carriera lo ha visto
inoltre interpretare numerose opere del
Settecento meno conosciuto come “Il mondo
della luna” di Galuppi, “La locandiera” e “La
secchia rapita” di Salieri, “Il curioso indiscre-
to” di Anfossi, “Le astuzie femminili” di
Cimarosa (Teatro Comunale di Ferrara, 1996)
e “L’Olimpiade” sempre di Cimarosa al
Malibran di Venezia. Tra i titoli più rari ricor-
diamo anche “Elena da Feltre” di Mercadante
(Festival di Wexford, 1997), “L’Armida
abbandonata” di Jommelli, “I vampiri” di
Palma a Fermo nel 1990 e due opere di Martin
y Soler su libretto di Da Ponte, “Il burbero di
CASTI, PAISIELLO E CATERINA III documenti relativi al periodo trascorso in
Russia da Giambattista Casti sono alquanto
scarsi per poter definire esattamente quali
siano stati i rapporti di lavoro con Giovanni
Paisiello, compositore al servizio di Caterina
II negli anni 1776-1783. Casti arrivò a S.
Pietroburgo nel 1777 al seguito del Conte
Joseph Kaunitz nominato ministro plenipo-
tenziario presso la corte della zarina. Il suo
compito come membro del corpo diplomatico
austriaco era quello di redigere segretamente
particolareggiate relazioni politico-militari.
Sul finire dello stesso anno due avvenimenti
di rilievo movimentarono la vita di corte, uno
triste e uno lieto. Il primo fu la morte di
Marco Coltellini poeta-librettista dei Teatri
Imperiali e collaboratore di Paisiello, l’altro la
nascita del principe Alessandro. Per questa
occasione Casti scrisse una raccolta di poesie
28
____________1M. F. ROBINSON, Giovanni Paisiello, A ThematicCatalogue of his Works, New York , 1975.2Cfr. L. PISTORELLI, I melodrammi giocosi diG.B. Casti, in RMI 1895.
buon cuore” e “Una cosa rara” a Montpellier,
Venezia e Dresda.
Dal suo debutto al Rossini Opera Festival nel
1995, dove ha preso parte alla produzione di
“Semiramide” diretta da Alberto Zedda, è
stato regolarmente invitato nelle stagioni suc-
cessive che lo hanno visto interpretare
“Matilde di Shabran”, “Ricciardo e Zoraide” e
“Moïse et Pharaon”.
Costante è la sua presenza nei teatri di Zurigo
e di Helsinki nel repertorio italiano e in special
modo nei ruoli rossiniani. Giustino di Vivaldi
all’Accademia Chigiana di Siena e Arminio di
Händel (oggetto di un’incisione Cd per la
Virgin) a Solothurn e ad Amsterdam con Alan
Curtis sono solo un piccolo esempio delle
opere barocche che ha affrontato sempre con
successo.
Fra le incisioni discografiche, ricordiamo, tra
l’altro, la cantata “Le nozze di Teti” e “Peleo”
di Rossini con la direzione di Riccardo Chailly
per la Decca.
così intitolata:
A Caterina II Imperatrice di tutte le Russie,canzoni di Gio.Battista Casti per la felicenascita di Alessandro principe imperiale ditutte le Russie…L’opera fu molto apprezzata dalla sovrana.
Era una malcelata candidatura per la succes-
sione al prestigioso posto lasciato libero da
Coltellini. L’abate non fu nominato ufficial-
mente ma è certo che Caterina II gli chiese di
collaborare con Paisiello. Frutto della colla-
borazione fu l’opera buffa in due atti “Lo
sposo burlato” che fu rappresentato nel teatro
all’aperto del Palazzo Imperiale il 13 luglio
1778. Oggi noi sappiamo, grazie al catalogo
tematico di Michael F. Robinson1, che que-
st’opera altro non è che un pasticcio ossia un
assemblaggio di brani di altre opere prece-
denti del compositore stesso fra cui “Il
Socrate immaginario” (libretto di Giovanni
Battista Lorenzi) così che l’apporto originale
di Casti fu limitato ai recitativi e ai due finali.
L’opera ottenne un grande successo. Mentre
questa collaborazione è provata da documen-
ti conservati alla Biblioteca Nazionale di
Parigi2 non è provato, ma non è improbabile,
che l’anonimo adattatore dei libretti utilizzati
da Paisiello per “I filosofi immaginari” (da
Bertati) e per “Le nozze inaspettate” (da
Chiari), opere rappresentate a S.Pietroburgo
nel 1779, sia proprio Casti.
IL CASO DELLA FINTA AMANTE
Un grande evento movimentò la corte di S.
Pietroburgo nel successivo 1780. Si prepara-
va lo storico incontro fra Caterina II e
Giuseppe II imperatore d’Austria. L’incontro
era stabilito in una località a metà strada fra le
29
____________3R.A. MOOSER, Annales de la musique et desmusiciens en Russie au XVIIIe siècle, Ginevra,
1948-50 pp.255 e 295.4R.A. MOOSER, Op. cit. p. 294.
due capitali imperiali: la città di Mogilev in
Bielorussia. Per questo la zarina ordinò a
Paisiello un’opera nuova da doversi rappre-
sentare per l’occasione. Nacque così “La finta
amante”, opera buffa in due atti. Il libretto fu
stampato a S.Pietroburgo senza data per esse-
re utilizzato a Mogilev. Il librettista, come al
solito, non venne menzionato ma secondo
Robert-Aloys Mooser «si potrebbe attribuire
a Casti il quale in quel periodo era il solo
poeta italiano che la corte aveva a disposizio-
ne e per di più aveva dato buona prova delle
sue qualità negli anni precedenti»3. Per di più
questi era molto apprezzato da Giuseppe II. Il
poeta, da parte sua, avrebbe potuto mettersi in
luce, con l’occasione, col suo protettore e
datore di lavoro in vista di poter essere assun-
to come poeta di corte al suo ritorno a Vienna.
Senza contare poi che l’abate essendo mem-
bro del corpo diplomatico austriaco accredita-
to presso la corte avrebbe dovuto contribuire
alla riuscita dell’importante incontro dei ver-
tici dei due imperi.
Il libretto de “La Finta Amante”, a differenza
dei tre titoli sopraccitati, era del tutto origina-
le. Anche la musica era completamente nuova
senza alcun autoimprestito. Secondo una
testimonianza del Conte Orlof, Paisiello fece
sentire in anteprima al clavicembalo l’opera
alla zarina e al suo entourage nella Sala degli
Specchi dell’Ermitage:
Invitato a sedersi al clavicembalo egli comin-ciò a cantare con una soavità e una vervemeravigliosa. Ad un certo momentol’Imperatrice, accortasi che il maestro impal-lidiva per il freddo, si tolse la pelliccia e lamise sopra le fortunate spalle del maestro chetanto l’aveva incantata.4
Mogilev distava da S.Pietroburgo circa 1.500
chilometri. La zarina volendo mostrare la sua
grandeur all’imperatore si mosse con una
numerosa comitiva composta non solo da
tutti i suoi dignitari con le famiglie, ma anche
dai diplomatici accreditati, senza contare can-
tanti, coristi, strumentisti, scenografi e costu-
misti dei teatri imperiali con alla testa il diret-
tore artistico Bibikof e Paisiello. Per l’occa-
sione furono requisiti 250 cavalli da aggiun-
gere ad ogni stazione di sosta a quelli solita-
mente disponibili, e le soste furono parecchie
per non fare affaticare l’augusta sovrana.
Giuseppe II invece si recò all’appuntamento
con una piccola scorta viaggiando in incogni-
to col nome di Conte di Falkenstein. L’opera
fu rappresentata nella villa di un grande pro-
prietario terriero. Paisiello ebbe la sorpresa di
trovare lo stesso clavicembalo con cui aveva
suonato all’Ermitage con sul coperchio una
targa d’avorio con inciso Caterina II a
Giovanni Paisiello. Gli interpreti erano
ovviamente di prim’ordine. Camilletta era
Anna Davia de Bernucci prima cantatrice
buffa. Dopo qualche anno la zarina la espul-
se dalla Russia a causa di una relazione amo-
rosa con un gentiluomo di corte. Nel 1788
interpretò lo stesso ruolo al Teatro dei
Fiorentini di Napoli. Gelino era il «virtuoso
da camera» Matteo Babbini e il basso buffo
Baldassare Marchetti era Don Girone.
Entrambi si erano distinti nello Sposo burla-
to. Secondo quanto Paisiello scrisse all’ami-
co Galiani, Giuseppe II gli fece grandi com-
plimenti e gli chiese una copia dell’opera
donandogli in cambio una tabacchiera.
L’opera venne poi replicata a S. Pietroburgo
in occasione della visita del Principe di
Prussia e anch’egli volle copia dell’opera in
cambio di una tabacchiera. Va detto a tale
proposito che le tabacchiere donate dai sovra-
ni non contenevano tabacco ma sonanti
monete d’oro.
“La finta amante” fu rappresentata infinite
volte in Russia fino alla fine del secolo anche
nella versione ritmica in russo. Anche nel
resto d’Europa la fortuna dell’opera fu note-
vole: Vienna 1784, Karlsruhe 1786,
Cracovia, Firenze, Mannheim e Napoli nel
1788, Francoforte e Palermo nel 1793, Parigi
(sotto il titolo di “Camilletta” interpretata
dalla diva Strinasacchi) e infine di nuovo
Napoli nel 1825.
E Casti? Lasciò la Russia nel 1781 e si recò a
Milano per curarsi la sifilide. Morto
Metastasio tornò a Vienna come poeta di
corte. Proseguì la sua carriera di librettista con
Paisiello di ritorno dalla Russia (“Re
Teodoro”, 1784) e con Salieri (“La grotta di
Trofonio”, 1785; “Prima la musica poi le
parole”, 1786; “Cublai, Gran Can dei Tartari”,
1788) rivaleggiando per fama con Da Ponte
suo acerrimo nemico e detrattore. Nel 1787
con la pubblicazione del “Poema Tartaro”,
Casti cadde in disgrazia presso l’imperatore e
Caterina II. Si trattava infatti di una parodia
dove si raccontavano con feroce satira le
vicende che portarono all’avvento al trono di
Caterina II retrodatandole al duecentesco
impero dei Gran Kan… e della Gran Kagna.
Questa impertinenza gli costerà il posto di
“poeta cesareo” poiché l’opera, che a Vienna
circolò parecchio, creò delle inopportune noie
diplomatiche tra l’Austria e la Russia. A noi il
poema interessa per il nostro caso in quanto
nella prefazione Casti ricorda la sua iniziazio-
ne in Russia come librettista. Racconta infatti
di aver guadagnato per questo 6000 rubli e di
aver avuto in più in dono da Caterina II una
preziosa pelliccia. Considerato che la retribu-
zione di Paisiello era di 4000 rubli l’anno
sembra strano che la zarina, che il poeta defi-
nì «cogliona in nissuna maniera», abbia speso
questa cifra per Casti solo per “Lo Sposo bur-
lato” unica opera di cui risulta documentata la
sua collaborazione con Paisiello in Russia.
30
GIOVANNI PAISIELLO - LA FINTA AMANTELIBRETTO DI GIOVANNI BATTISTA CASTI
NOTE PER LA MESSA IN SCENA
Il 4 o il 5 giugno del 1780 nel Castello di
Mogilev nella Russia Bianca, oggi
Bielorussia, si svolgeva un importantissimo
incontro al vertice delle potenze mondiali del-
l’epoca, che avrebbe ridefinito il riassetto
dell’Europa negli anni successivi. Caterina II
di Russia riceveva con gran pompa il Conte
Questo è un ulteriore indizio che “La finta
amante” sia opera sua e che possiamo togliere
quel punto interrogativo che qualcuno nei
cataloghi ancora affianca al suo nome come
autore di questo libretto.
Domenico Carboni
Ritratto di Giovanni Paisiello dipinto da Marie
Louise Élisabeth Vigée-Lebrun (1755-1842)
nel 1791, a Napoli, durante la prima dell’opera
Nina o la pazza d’amore (www.wikipedia.org)
31
Falkenstein, in realtà l’imperatore Giuseppe
II in incognito. Per l’occasione Caterina chie-
se a due artisti organici alla sua corte,
Giovanni Paisiello e Giovan Battista Casti, di
mettere in scena un’opera buffa, che per il
numero ridotto di cantanti, ben si prestava
alle possibilità di un “Luogo teatrale” anoma-
lo, come un castello sperduto nella campagna
russa. Anomalo però fino ad un certo punto,
perché se è vero che la maggior parte delle
corti si era a questa data dotata di un teatro,
l’uso di allestire saloni, androni, scalinate,
petits appartements, era ancora diffuso,
soprattutto nell’Europa orientale. Dobbiamo
quindi immaginare un grande salone o spazio
analogo allestito con un palco sul lato corto,
con forse un fondale dipinto come vediamo
ad esempio in un dipinto di J. F. Greipel che
mostra la prima del “Parnaso confuso” di
Gluck dato al Castello di Schonbrunn nel feb-
braio del 1765. A differenza dell’opera seria
deputata a trattare tematiche legate alla gran-
de storia o al mito e quindi vedeva i cantanti
incarnare personaggi la cui universalità era
data da costumi di impianto classicheggiante,
rivisitati attraverso il moderno, nell’opera
buffa, che nasce con una forte liason tra
Commedia dell’arte e commedia erudita,
ossia l’ antica commedia di ispirazione plau-
tina o terenziana, ha come caratteristiche
l’intreccio burlesco, l’imbroglio, il travesti-
mento, tematiche quindi di ispirazione popo-
lare e alla fine del Settecento potremmo quasi
dire “borghese”, i costumi di scena in realtà
non erano altro che gli abiti alla moda, conte-
stualizzando così l’attualità del momento. E’
talmente vero che spesso la moda recepiva
modelli dal teatro creando ad esempio un
juste a la Figarò (una sorta di corsetto ester-
no) che non può non essere stato ispirato dal
Barbiere di Beaumarchais o dalla sua versio-
ne Mozart-Da Ponte.
Da queste considerazioni nasce la nostra
messa in scena minimale. La volontà di rap-
presentare questa opera buffa di Paisiello -
Casti come forse poté esserlo in quel remoto
castello. Una volontà filologica, ma non
archeologica. Certo il Luogo teatrale non è lo
stesso e certamente poco adatto nella sua
severità medievale, ma si può suggerire l’at-
mosfera, innanzitutto eliminando il più possi-
bile la luce artificiale, e tornando alla natura-
lità della luce delle candele, che ci restituisco-
no quella tonalità calda, morbida che solo
questo tipo di illuminazione può dare. Non
potendo avere un fondale dipinto come era
usuale nelle scene settecentesche l’idea è
quella di ricreare uno spazio riconoscibile,
ma non fintamente “storico”. Gli androni, le
scale del Palazzo dello Spagnolo del
Sanfelice, luogo che esprime in toto la Napoli
settecentesca dove si finge l’azione teatrale,
ci sembravano il Luogo deputato per eccel-
lenza.
E poi soprattutto i costumi.
I personaggi della Finta Amante sono tre:
Camilletta, merlettaia, Gelino, lacchè, Don
Girone, uomo ricco ma sciocco che ben si
presta ad essere gabbato dalla coppia di
amanti, che con i proventi della truffa potran-
no sposarsi. Tre classici personaggi della
Commedia dell’arte. Anche l’intrigo sembra
esemplificato su di uno scenario di comme-
dia all’improvviso. Il momento cruciale del-
l’intrigo è quello del travestimento quindi
della metamorfosi di Gelino lacchè in una
sorte di Capitan Fracassa, irriconoscibile al
proprio padrone Don Girone. Ecco perché
una maschera, proprio quella di Capitan
Fracassa, per segnare in modo assoluto la tra-
sformazione anche caratteriale del mite
Gelino nel roboante e rodomontesco fratello
di Camilletta. Don Girone è un uomo ricco
ma stravagante, Gelino dice che sembra “…
cinese od indiano”, e quindi indossa quello
che ovunque in Europa era la “novità”, ossia
32
l’habit degagè, versione francese della riding
coat inglese, con il suo doppio petto, il gilet
senza baschine, il taglio attillato a code sfug-
genti, gli alti baveri. Una sorta di macaroni,
nome con il quale venivano sbeffeggiati gli
inglesi che tornavano dal grand tour, e il rife-
rimento a Napoli non è casuale. Gelino inve-
ce indossa un frac alla moda in seta a righe del
quale prontamente si spoglierà per incarnare
il suo alter ego. Camilletta infine veste l’abi-
to di provenienza popolare più amato dalle
Dame eleganti come toilette de matin, un
caraco con jupon, in toile de Jouy e mussola,
tessuti diventati di gran moda, negli anni che
precedono la rivoluzione borghese. Tutti i
modelli sono assolutamente autentici, ripresi
da figurini della Gallerie des modes et costu-
mes français, che negli anni ’80 del
Settecento pubblicava le creazioni delle più
importanti creazioni delle marchande de
mode parigine. Nulla di neorealistico o stori-
cistico su questo palco. I cantanti non sono
una povera proletaria, un cameriere e un
signorotto di provincia, ma i veri cantanti-
attori che sulla scena di Mogilev interpretava-
no i personaggi. Il costume è un ricco abito
di corte: i cantanti, ben pagati, spesso veniva-
no omaggiati dai loro committenti con regali
di pregio come i due protagonisti della Serva
padrona di Paisiello che dopo la prima a
Sanpietroburgo vedranno Caterina II donar
loro rispettivamente una tiara e una tabacchie-
ra in diamanti.
Tutto è sogno, magia. E’ come se i personag-
gi venissero evocati dalla musica e si ripre-
sentassero ai nostri occhi di moderni con tutta
la poesia, il fascino onirico di un passato che
torna alla luce. Come dice Benjamin Lazar,
regista di punta della ripresa moderna di
opere barocche, sarebbe facile indulgere al
modernismo, inserire in un qualsiasi luogo
del XX o XXI secolo quella che è una storia
tanto antica che potrebbe averla scritta
Plauto, o Macchiavelli o perché no Totò, ma
bisogna fuggire quella facilità e restituire
quella poesia, quel tipo di espressione, che ci
sembrano lontane ma invece nella nostra sen-
sibilità sono tanto vicine. Non nostalgia ma
recupero, quello sì.
Isabella ChiapparaMaurizio Soria
LA TRAMA
Il soggetto è quello classico degli intermezzi
comici: un vecchio voglioso e ricco, innamo-
rato di una fanciulla bella ma di umili origini
che però ama un giovanotto della sua stessa
condizione. Il ricco Don Girone (basso buffo)
si è invaghito della bella Camilletta (soprano)
la quale ama, riamata, il giovane Gelino.
Quest’ultimo è stato assunto da Don Gironecome lacché e, con la complicità della ragaz-
za, ha un piano per spillare un po’ di soldi al
vecchio babbione. Camilletta finge di accon-
sentire alle richieste amorose di Don Girone.
Gelino avverte però che la ragazza ha un fra-
tello “furibondo, sdegnoso, sanguinario, omi-
cida” ed è geloso della sorella. Gelino, nelle
vesti del fratello sanguinario, sorprende DonGirone che amoreggia con Camilletta la
quale dice che il fratello si acquieterà con del
denaro. Gelino, riprese le vesti del servo, con-
siglia al padrone di accondiscendere alle
richieste del “fratello”. La “finta amante” pre-
parerà un tranello per attirare il vecchio in
casa e quindi per essere sorpresi dal “finto fra-
tello” che minaccerà di morte il malcapitato
Don Girone se questi non si toglierà di mezzo
per sempre. Una lettera anonima però svelerà
a Don Girone l’imbroglio di Gelino e il vec-
chio si deciderà a chiamare le guardie per fare
arrestare i due innamorati. Camilletta chiede-
rà perdono a Don Girone il quale, intenerito
dalla ragazza, ritira la denuncia e il licenzia-
mento per Gelino assumendo al suo servizio
anche la bella Camilletta.
42
La Chiesa di Santa Maria in Castello, l’edi-
ficio religioso più importante del borgo
medioevale, fu iniziata nel 1121 e consacra-
ta nel 1208. Nel 1566 venne affidata ai
Carmelitani ma già nel 1569 risulta sconsa-
crata. Nel 1875 il Reale Governo Italiano
riconobbe Santa Maria in Castello come
monumento nazionale.
La facciata a coronamento orizzontale, sor-
montata da un campaniletto a vela, è tripar-
tita in basso da lesene. Il portale centrale e la
grandiosa bifora sovrastante sono ornate da
decorazioni cosmatesche, opera di Pietro di
Ranuccio romano (1143).
Di schietta impronta romanica, l’interno è
suddiviso in tre navate, coperte da volte e
coronate da tre absidi. Degli otto altari di cui
si è a conoscenza è oggi sopravvissuto sola-
mente quello maggiore con ciborio sorretto
da quattro colonne e risalente al 1168 ad
opera dei romani Giovanni e Guittone figli
di Nicola Ranucci. Il pavimento della chie-
sa è costituito da preziosi mosaici eseguiti
TARQUINIA - Chiesa di Santa Maria in Castello
MUSEO ARCHEOLOGICO
Santa Maria in Castello (foto E. Valerioti)
Il Museo Archeologico Nazionale, tra i più
importanti d’Italia per la ricchezza e la varie-
tà dei reperti esposti, è ospitato nel Palazzo
Vitelleschi, autentico capolavoro architetto-
nico rinascimentale con elementi in stile
gotico e catalano. Conserva al suo interno un
repertorio vascolare unico per forme e deco-
razioni figurative, sarcofagi notevolissimi di
famiglie tra le più importanti d’Etruria, terre-
cotte architettoniche di finissima esecuzione
come l’elegante scultura fittile dei cavalli
alati, famosa in tutto il mondo.
Museo Archeologico. Cavalli alati (arch. fot. APT)
da maestri marmorari romani ed è ricco di
iscrizioni pagane e cristiane incise su mate-
riale di reimpiego. La cupola, a pianta ellitti-
ca sormontata da un cupolino di influenza
araba, è oggi sostituita da un semplice tibu-
rio. A metà della quarta campata maggiore di
sinistra è un ambone del 1209 eseguito dalla
mano di Giovanni di Guittone. Nella terza
campata della navata destra è, infine, il fonte
battesimale ad immersione di forma ottago-
nale, rivestito di marmi policromi.
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009TARQUINIA - S. MARIA IN CASTELLO
Emma Kirkbysoprano
LONDON BAROQUE
43
G. F. HÄNDEL (1685 - 1759)
Le Cantate di VignanelloSonata in Fa maggiore Op. 5 n. 6 per due violini e basso continuo HWV 401
Largo, Allegro, Adagio, Allegro
Salve Regina per soprano, due violini HWV 241
(prima esecuzione 17 giugno 1707 a Vignanello)
Sonata in Sol minore per viola da gamba e basso continuo HWV 364b
Andante, Allegro, Adagio, [Allegro]
Coelestis dum spirat aura“Mottetto in festo S.Antonio da Padua” per soprano, due violini e basso continuo
(prima esecuzione 13 giugno 1707 a Vignanello)
* * * *
Trio sonata in Sol minore per due violini e basso continuo (Dresden) HWV 393
Andante, Allegro, Largo, Allegro
Suite per clavicembalo n. 5 in Mi maggiore HWV 430
Prelude, Allemande, Courante, Air et Doubles
O Qualis de Coelo Sonus per soprano, due violini e basso continuo HWV 293
(prima esecuzione 12 giugno 1707 a Vignanello)
Ingrid Seifert violino (Jacobus Stainer, Absam 1661)
Hannah Medlam violino (anon. Italy c. 1680)
Charles Medlam viola da gamba (Barak Norman, London c. 1680)
Steven Devine clavicembalo
LONDON BAROQUE si è costituito nel 1978
affermandosi come uno dei più importanti
ensemble di musica barocca in ambito
internazionale. La frequenza dei concerti e
l’assiduità con la quale il gruppo si esibi-
sce ha favorito il sorgere di un affiatamen-
to paragonabile a quello di un consolidato
quartetto d’archi.
Il gruppo è stato invitato dai più importan-
ti festival di musica antica in Europa ed è
stato ospite di trasmissioni televisive e
radiofoniche in tutto il mondo con fre-
quenti tournèe in Giappone e negli Stati
Uniti.
Il repertorio dell’Ensemble spazia dalla
fine del sedicesimo secolo all’epoca di
Mozart e Haydn e affianca opere scono-
sciute a grandi capolavori della letteratura
da camera del periodo barocco e classico.
Nel corso della stagione 2008/2009 il
gruppo si è esibito in Inghilterra, Spagna.
Svezia, Svizzera, Germania, Olanda,
Ungheria, Abu Dhabi, Canada e, assieme
ad Emma Kirkby, anche in Francia,
Croazia, Slovenia, Italia, Cina, Turchia e
Singapore. L’ensemble è stato inoltre ospi-
te dei festival di Edimburgo, Salisburgo,
Bath, Beaune, Innsbruck, Utrecht, York e
Ansbach.
Il gruppo registra per l’etichetta BIS ed ha
alle spalle una lunga collaborazione con
l’etichetta Harmonia Mundi France. Le
recenti produzioni discografiche hanno
riscosso ampi e lusinghieri consensi dalla
critica di settore. “Sympathetic and
alert...with some finely poetic playing.
These performances seem to me model”
(Gramophone, Sept 2001) e “È il loro
disco migliore e io non ho mai ascoltato
una performance migliore della loro del
Trio Sonata di Händel” (Goldberg, July
2001), in riferimento al disco di “Cantate
Sacre” di Händel con Emma Kirkby; “I
London Baroque mettono le loro consuete
virtù in queste performance, compreso il
loro eccellente rapporto interno ben misce-
44
lato, una ricca sequenza di toni, passione e
intensità” (Gramophone, March 2001), in
riferimento alle Trio Sonate di Vivaldi
Op.1.
EMMA KIRKBY
Tra le aspettative giovanili di Emma
Kirkby non vi era certo quella di diventare
una cantante professionista. Durante gli
studi classici a Oxford e successivamente
in qualità di insegnante, Emma cantava
per diletto in cori o piccoli gruppi, senten-
dosi a proprio agio soprattutto nel reperto-
rio rinascimentale e barocco. Nel 1971 è
entrata a far parte del Taverner Choir e nel
1973 ha avuto inizio la protratta collabora-
zione con Consort of Musicke. Emma ha
partecipato alle prime registrazioni Decca
Florilegium sia con Consort of Musicke,
sia con l’Academy of Ancient Music, in un
periodo in cui gran parte dei soprano for-
mati nei college non ricercavano un suono
adeguato agli strumenti di musica antica.
Ciò l’ha spinta a individuare un approccio
personale, grazie anche al grande aiuto
fornito da Jessica Cash di Londra, nonché
dai direttori, colleghi cantanti e strumenti-
sti con cui ha collaborato nel corso degli
anni. A tutt’oggi ha realizzato più di un
centinaio di registrazioni di ogni genere, a
partire dalle sequenze di Hildegard von
Bingen ai madrigali del Rinascimento ita-
liano e inglese, fino alle cantate e agli ora-
tori del periodo barocco, nonché alle opere
di Mozart e Haydn. Tra le registrazioni più
recenti ricordiamo “Opera Arias and
Ouvertures” di Händel per Hyperion, le
“Cantate nuziali” di Bach per Decca e le
“Cantatas 82a e 199” di Bach per Carus.
Ha inoltre pubblicato per BIS nell’autunno
del 2000, due programmi con i London
45
COELESTIS DUM SPIRAT AURA
Coelestis dum spirat auraDivinus dum coelo ignisIn mortalium corda descenditHumana captivitatis vincula de terra solvens AntoniusTriumphans ad astra conscendit.
Felix dies, preaclara, serenaO quam cara quam amoena,Toti mundo jucunda tu es.
Immortali es gaudio plenanostri cordis dulcissima spes.
Vestro, religiosi prinicipesMunere, clarum de coelo sidusNobis fulget Antonius,Et lucidos protectionis radiosProte, Julianelle, difundensdivini amoris ignem ascendit in te.
Tam patrono singulari CordaLicet immolari laudis in obsequium.Tibi optamus famulari,Dona patrociniumEt cum audis invocari.
Alleluja
Baroque, il primo incentrato sui “Mottetti”
di Händel e il secondo sulle “Musiche
natalizie” di Scarlatti, Bach e altri. Fra le
registrazioni recenti ricordiamo: “Classical
Kirkby”, progettato ed eseguito con
Anthony Rooley nel 2000, per l’etichetta
BIS, “Cantatas” di Cataldo Amodei, anco-
ra per BIS, nel 2004; “Stabat Mater” di
Scarlatti con Daniel Taylor, per ATMA nel
2006; “Honey from the Hive”, canzoni di
SALVE REGINA
LARGO
Salve Regina mater misericordiaevita dulcedo et spes nostra!
ADAGIO
Ad te clamamus exules filii Evaead te suspiramus gementes et flentesin hac lacrimarum vale.
ALLEGRO
Eja ergo advocata nostraillos tuos misericordes oculosad nos converte.Et Jesum, benedictumfructum ventris tuinobis post hoc exilium ostende nobis Jesum
ADAGISSIMO
O clemens o piao dulcis virgo Maria.
46
John Dowland, con Anthony Rooley, per
BIS nel 2006. Nel 2007 ha pubblicato
insieme a Jakob Lindberg per BIS
“Musique and Sweet Poetrie”, canzoni per
liuto. Nel 1999 Emma è stata votata
Artista dell’Anno dagli ascoltatori di
Classic FM Radio; nel novembre del 2000
è stata insignita del titolo di Dama
Comandante dell’Ordine dell’Impero
Britannico.
O QUALIS DE COELO SONUS
O qualis de coelo sonustamquam advenientis,spiritus vehementistotam reple domum amore?et suavis aurae sibilusmortalium corda dum perflat,ad sanctos amoris aestusimprovisus invitat?
Ad plausus, ad jubilapellantur cordis nubila,recedat culpae nox.
Lux micat coelo fulgida,aura spirat cordi turgida,sancti amoris blanda est vox
Eja ergo, mortalis,ignarae caecitas proculpelle timores,et tu, turba fidelis,decantare divinos summiregis amores.Gaude, tellus benigna,decora, sanctus amordescendit ad te.Cordis laus sit plena,sonora, mentes nostrasinvitet ad se.
Alleluja!
47
48
La Basilica di Sant’Elia, in stile romanico
con elementi di origine lombarda, sorge su
un ripiano al centro della Valle
Suppentonia, probabilmente sulle rovine o
nei pressi di strutture romane, data la pre-
senza di marmi architettonici di riutilizzo.
Fondata tra l’VIII e il IX secolo e ricostrui-
ta all’inizio dell’XI, è caratterizzata da una
facciata affiancata da ali laterali e adorna di
tre portali due dei quali realizzati con fram-
menti di marmo, probabilmente apparte-
nenti alla primitiva basilica.
L’impianto planimetrico è costituito da tre
navate ed un transetto, sopraelevato di tre
gradini. Nella navata centrale, le colonne,
provenienti dallo spoglio di ville e monu-
menti romani, sono ornate da capitelli
corinzi. Il transetto e la navata centrale con-
servano parti del pavimento cosmatesco;
l’altare maggiore è sormontato da un ele-
gante ciborio decorato da una croce e sor-
retto da quattro pregevoli colonne.
Particolarmente interessante è la decorazio-
ne pittorica del transetto che comprende
scene tratte dall’Apocalisse di S. Giovanni,
la morte e i funerali dell’abate Anastasio e,
nell’abside, una teoria di vergini, mentre
nel catino domina la figura del Redentore.
Nella navata destra sono conservati dipinti
di artisti locali raffiguranti l’immagine
della Madonna.
La cripta, costituita da due ambienti, con-
serva le tombe di S. Nonnoso e di S.
Anastasio.
CASTEL SANT’ELIA - Basilica di Sant’Elia
Ciborio ed abside (foto G. Cerica)
Interno (foto F. Biganzoli)
Facciata (foto F. Biganzoli)
VENERDÌ 28 AGOSTO 2009CASTEL S. ELIA – BASILICA DI S. ELIA
EPOCA BAROCCA
Silvia Vajente soprano
49
Georg Friedrich Händel (1685-1759)
Trio sonata in Fa maggiore per oboe, fagotto e basso continuo
Adagio, Allegro, Adagio, Allegro
Dalle “Nove arie tedesche”:
Aria: Das Zittern Glänzen der spielenden WellenAria: Meine Seele hört im Sehen
Johann Friedrich Fasch (1688-1758)
Sonata in Do maggiore per fagotto e basso continuo
Largo, Allegro, Andante, Allegro assai
Henry Purcell (1659-1695)
Song: Nymphs and Schepherds
Da “Harmonia sacra”:
Aria: An evening Hymn on a groe
***
Henry PurcellToccata in La maggiore per clavicembalo solo
Georg Friedrich HändelCantata: Dolce mio bene per soprano e basso continuo
Recitativo, Aria, Recitativo, Aria
Christoph Schaffrath (1709-1763)
Sonata in Re minore per oboe e basso continuo
Adagio, Allegro, Allegro
Georg Friedrich HändelCantata: Mi palpita il cor per soprano, oboe e basso continuo
Recitativo ed Arioso, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria
Alessandro Piqué oboe
London Jeffrey Watts fagotto
Harald Hoeren clavicembalo
I componenti dell’ensemble di musica da
camera Epoca Barocca hanno in comune la
passione per la musica barocca eseguita con
strumenti originali. Il fulcro del loro reperto-
rio è la sonata per tre o quattro strumenti con
basso continuo, generalmente appartenenti al
periodo che va da Antonio Caldara a Jan
Dismas Zelenka.
Dal 1994 il gruppo si esibisce con grande suc-
cesso di critica e di pubblico partecipando ad
importanti rassegne musicali fra cui Amici
della Musica di Firenze, Bodensee Festival,
Festival Mitte Europa, Musica e Poesia a San
Maurizio (Milano), Festival di Musica Antica
di Praga, Accademia Bartolomeo Cristofori
(Firenze), Fränkischer Sommer, Feste di
Apollo (Parma), Associazione Musicale
Romana, Festival van Flaandern, Musikfest
Bremen e Rheingau Musik Festival.
Nei suoi programmi Epoca Barocca propone
regolarmente anche autori meno conosciuti
riportando alla luce brani musicali ingiusta-
mente dimenticati; queste opere sono state
inoltre registrate per trasmissioni radio e su
CD.
Collabora con cantanti e altri strumentisti per
l’esecuzione di musica con una grande varie-
tà di formazioni.
50
Das zitternde Glänzen der spielenden WellenDas zitternde Glänzen der spielenden WellenVersilbert das Ufer, beperlet den Strand.Die rauschenden Flüsse, die sprudelndenQuellen Bereichern, befruchten, erfrischen das Land und machen in tausend vergnügenden Fällendie Güte des herrlichen Schöpfers bekannt.
Meine Seele hört im SehenMeine Seele hört im Sehen,wie, den Schöpfer zu erhöhen,alles jauchzet, alles lacht.Höret nur, des erblüh’nden Frühlings Prachtist die Sprache der Natur, die sie deutlich durchs Gesicht allenthalben, mit uns spricht.
51
Lo scintillio tremulo delle onde giocose
Lo scintillio tremulo delle onde giocose,
inargenta la riva, imperla la sponda,
i ruscelli gorgoglianti, le sorgenti zampillanti
arricchiscono, fecondano, rinfrescano la terra,
e ci mostrano in mille piacevoli modi
l’infinita bontà del creatore.
La mia Anima ascolta e vede
La mia Anima ascolta e vede,
come tutto esulta e ride,
nell'esaltare il Signore.
Ascoltate, la bellezza fiorente della primavera,
è la voce della natura che ci parla ovunque,
chiara, attraverso la sua immagine.
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759)
52
Nymphs and ShepherdsNow that the sun hath veil’d his light,And bid the world goodnight,To the soft bed, my body I dispose,But where shall my soul repose?
Dear God, even in thy armsAnd can there be any so sweet security!Then to thy rest, o my soul!And singing, praise the mercy that prolongs thydays.Hallelujah Hallelujah
An evening Hymn on a groundNymphs and Shepherds, come away.In the groves let’s sport and playFor this is Flora’s holiday,Sacred to ease and happy love,To dancing, to music and to poetry;Your flocks may now securely roveWhilst you express your jollity.Nymphs and Shepherds, come away.
Ninfe e pastori
Ora che il sole vela la sua luce,
E dà la buonanotte al mondo,
Al morbido letto affido il corpo,
Ma dove riposerà l'anima mia?
Buon Dio, se non fra le tue braccia
Non vi è più dolce protezione!
Vai al riposo, anima mia!
E canta le lodi alla misericordia che prolunga i
tuoi giorni
Alleluja, Alleluja.
Canto della terra
Ninfe e Pastori venite via
Nei boschetti divertiamoci e giuochiamo
Poiché questa è la festa di Flora
Dedicata alla serenità e all'amore felice
Alla danza, alla musica ed alla poesia;
Le vostre greggi possono vagare tranquille
Mentre voi manifestate la vostra allegria.
Ninfe e Pastori venite via.
HENRY PURCELL (1659 - 1695)
53
Dolce mio benRECITATIVO
Dolce mio ben, s’io tacciol’infinito martireche m’appressa al morire,fa che in grave dolor muto lo giaccio.E perché piace a voi, tacito ascondo il mio strazio profondo,ma se taccio il doloreson gl’ardenti sospir lingue del core.
ARIA
Intendimi ben mio,che tutto il mio desìosempre è rivolto a te.Se parlo o taccio, Amore parla per me il mio coree scopre la mia fe’.
RECITATIVO
S’è ver ch’un si trasformò in toro, in pioggia d’oro,in cigno, in fonte,in sasso ed in alloro,da noi diverse anzi contrarie forme,deh! Perchè non poss’iocangiarmi in un sospir che proprio è mio?Che da Licori dolcemente accoltoseco sempre starei nel suo bel volto.
ARIA
Dolce mio letto sarìa il bel visoe in paradiso starebbe il cor.Per gran diletto forse dall’alma n’andrìa la salma,ma vita allora gli renderebbe il Dio d’Amor.
Mi palpita il cor
RECITATIVO E ARIOSO
Mi palpita il cornè intendo perché:Agitata è l’alma miané so cos’è.
RECITATIVO
Tormento e gelosia, sdegno, affanno e doloreda me che pretendete? Se mi volete amante,amante io sono: ma, oh Dio! Non m’uccidete,ch’il cor fra tante pene più soffrire non puòle sue catene.
ARIA
Ho tanti affanni in pettoche, qual sia il più tiranno,io dir, io dir nol so.So ben che dò ricetto a un asproe crudo affannoe che morendo i ovo.Ho tanti affanni
RECITATIVO
Clori, di te mi lagno, e di te,o Nume, figlio di Citerea,ch’il cor feristi per una che non sa che cosa èamore.Ma se d’egual saetta a lei feristi il core, piùlagnarminon voglio, e riverente innanti al simulacro tuoprostrato a terra, umil, devoto adorerò quelDionche fé contento e pago il mio desio.
ARIA
Se und dì m’adora la mia crudeleContento allor il cor sarà.Che sia dolore,che sia tormento,questo mio seno più non saprà.Se und dì m’adora
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759)
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Santa Teresa attraversa il fiume di notte guidata dagliangeli; in basso il Chiostro (foto F. Ceccarini)
Annesso alla Chiesa di San Michele
Arcangelo, l’antico convento dei frati
Carmelitani che ospita oggi il Museo delle
Tradizioni Popolari, è una seicentesca
struttura ornata di affreschi nel chiostro,
nel salone al piano terra e sulle pareti che
fiancheggiano le scale che portano al
primo piano dell’edificio. L’intero ciclo di
pitture murali, che decorano le lunette e i
pennacchi del chiostro, è databile tra il
1610 e il 1627 e sono visibilmente tre i
maestri attivi nei tre bracci del chiostro,
tutti della scuola di Giuseppe Sebastiani
da Macerata, che operava per conto del
cardinale Odoardo Farnese nell’omonimo
Palazzo della vicina Caprarola.
L’espressione artistica e i contenuti sono
quelli dettati dal Concilio di Trento: si
dovevano adornare i chiostri dei conventi
e dei monasteri con le storie dei santi più
rappresentativi dei rispettivi Ordini; alcu-
CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolarine didascalie illustravano l’episodio che,
comunque, doveva essere di facile lettura;
le singole scene dipinte mostravano il
santo vicino alla gente comune, immerso
nei fatti del quotidiano. Altri dipinti emer-
si sono databili a metà del 1700 e sono del
viterbese Domenico Corvi.
SABATO 29 AGOSTO 2009CANEPINA – CHIOSTRO DEL MUSEO
DOMENICO NORDIO
violino
55
JOHANN SEBASTIAN BACH
Sonata in La minore n. 2 per violino solo BWV 1003Grave
Fuga
Andante
Allegro
Partita in Mi maggiore n.3 per violino solo BWV 1006Preludio
Loure
Gavotte en Rondeau
Minuetto I e II
Bourrée
Giga
***
Partita in Re minore n. 2 per violino solo BWV 1004Allemanda
Corrente
Sarabanda
Giga
Ciaccona
DOMENICO NORDIO è uno dei più grandi
violinisti della sua generazione.
Allievo di Corrado Romano e di Michéle
Auclair, ex bambino prodigio (ha tenuto il
suo primo recital a dieci anni), a sedici anni
ha vinto il Concorso Internazionale Viotti di
Vercelli con Yehudy Menuhin presidente di
giuria. Dopo le affermazioni ai concorsi
Thibaud di Parigi, Sigall di Viña del Mar e
Francescatti di Marsiglia, il Gran Premio
dell’Eurovisione ottenuto nel 1988 gli ha
dato immediata popolarità grazie anche alla
finale trasmessa in tutta Europa in diretta
televisiva dal Concertgebow di Amsterdam.
Da allora Nordio ha calcato le scene di
tutto il mondo.
Ha suonato a Londra (Barbican Center),
Parigi (Salle Pleyel), Tokyo (Suntory
Hall), Ginevra (Victoria Hall), Madrid
(Teatro Monumental), Dublino (National
Concert Hall), Roma (Accademia di Santa
Cecilia e Teatro dell’Opera), Mosca
(Conservatorio Tchaikovskij), New York
(Carnegie Hall), Rio de Janeiro (Teatro
Municipal), Vienna (Konzerthaus), Zurigo
(Tonhalle), Istanbul (Ataturk Center),
Praga (Festival della Primavera), Milano
(Teatro alla Scala), Buenos Aires (Teatro
Colon). Si è esibito con l’Orchestra
Sinfonica di Londra, la Nazionale di
Francia, l’Orchestra della Suisse
Romande, la Wiener Kammerorkester,
l’Orchestra dell’Accademia di Santa
Cecilia di Roma, l’Orchestra Nazionale
della RAI, l’Orchestra di Stato Cilena, le
Orchestre della Radio di Stoccarda,
Madrid, Parigi, Dublino e Lugano,
l’Orchestra Verdi di Milano, l’Orchestra
del Festival dello Schleswig Holstein,
l’Orchestra Nazionale Lituana, l’Orchestra
Sinfonica di Shanghai, l’Orchestra
Petrobras di Rio de Janeiro, l’Orchestra
Enescu di Bucarest, l’Orchestra Suk di
Praga, l’Orchestra Sinfonica Ceca,
l’Orchestra Sinfonica di Budapest,
l’Orchestra Borusan di Istanbul.
Fra i direttori con i quali ha collaborato vi
sono Peter Maag, Isaac Karabtchevsky,
Pinchas Steinberg, Yehudy Menuhin,
Claus Peter Flor, Gyorgy Gyorivanyi-
Rath, Sergiu Commissiona, Stanislaw
Skrowaczewski, Gürer Aykal, Jean Claude
Casadesus, Alexander Lazarev, Michel
Tabachnik. In Italia si è esibito ovunque.
56
Domenico Nordio si dedica con passione
alla musica da camera e ama confrontarsi
con prestigiosi musicisti ai festival di
Vicenza, Siena, Torino, Napoli, Parigi,
Tokyo, Asolo, Ravello, Stresa, Praga,
Arezzo, Brescia e Bergamo.
Dal 2005 incide in esclusiva per Decca.
Dal 2006 è docente di Violino ai Corsi di
Alto Perfezionamento dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia di Roma.
57
Svettante tra i fitti castagneti dei Monti
Cimini, la splendida Abbazia di San Martino
al Cimino è documentata dall’anno 838
quando fu donata all’abate di Farfa. Nel
1145 il papa cistercense Eugenio III la affi-
dò ai monaci del suo ordine sebbene solo
con papa Innocenzo III, nel 1207, l’abbazia
venne assegnata direttamente alla casa
madre di Pontigny.
L’avvio della costruzione del complesso
abbaziale risale forse al 1150 anche se su
una colonna all’interno della chiesa è ripor-
tata la data del 1225, da riferire probabil-
mente alla sua consacrazione. Il complesso
fu ultimato verosimilmente, come si evince
dai documenti cartacei, nel 1305.
Oggi, dopo le trasformazioni subite tra il
1300 e il 1600, dell’originario impianto resta
solo la chiesa. L’edificio presenta una faccia-
ta solenne, ornata da un rosone e da una
grande finestra gotica: ai lati si ergono due
torri campanarie, di aggiunta posteriore, sor-
montate da cuspidi piramidali. Sul fianco
della chiesa si hanno i resti del chiostro
costituiti da poche colonne sobrie ed elegan-
ti. L’interno, semplice ed austero, ricorda le
grandi cattedrali gotiche e le abbazie cister-
censi con altissimo soffitto, volte a crociera
costolonate, monofore e colonnato con pila-
stri a croce. Da ammirare il battistero, protet-
to da un’elegante cancellata barocca. Nella
navata centrale, è sepolta Donna Olimpia
Maidalchini (Viterbo 1594-San Martino al
Cimino 1657), cognata di Innocenzo X, che
trasformò radicalmente il tessuto urbano di
questo paese a partire dal 1645. Tale realiz-
zazione si attribuisce all’architetto
Marcantonio De Rossi, forse con una consu-
lenza del Borromini, o forse anche del
Bernini. Il centro urbano fu strutturato con
case addossate le une alle altre e schierate in
funzione della grande Abbazia e di Palazzo
S. MARTINO AL CIMINO - Abbazia CistercenseDoria Pamphilj usato originariamente dai
monaci e trasformato in quest’occasione in
un sontuoso palazzo signorile.
L’Abbazia Cistercense e le case a schiera,addossate l’una all’altra con i tetti discendenti(foto G. Cerica)
58
VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009VITERBO - ABBAZIA DI SAN MARTINO AL CIMINO
HESPÈRION XXIJordi Savall direttore
Montserrat Figueras soprano
Mare Nostrumspazio di dialogo e diversità
Dialogo di musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andaluse
dell’area mediterranea XVII-XVIII secc.
ALGERI Invocazione rebab e percussione
GRECIA Oracoli Sibillini
MAROCCO Impressions oud e percussione
RODI Romance: El moro de AntequeraALGERI Moresca: Danza rituale (strumentale)
TURCHIA Romance de La dama y el pastor
ITALIA La Manfredina viella e percussione
SARAJEVO El conde Dirlos: Por que llorax blanca niñaALESSANDRIA Las estrellas de los cielos (strumentale)
SALONICCO Levantose el Conde Niño
* * *
SARAJEVO A la una yo nací (strumentale)
SMIRNE Romance: Nani, naniISTAMBUL Makam Rast « Murass’a » Mss. Kantemiroglu (1700)
SOFIA La Guirnalda de Rosas: Una matica de ruda
MAROCCO Ghazali tal jàhri (strumentale)
RODI Durme, durme hermosa donzella (Ninna nanna sefardita)
ISTAMBUL Üsküdar’a (strumentale)
GRECIA Apo xeno meros
59
Nell’antichità venivano chiamate
Hesperia le due penisole più occidentali
dell’Europa: l’Iberica e l’Italica (in greco,
Hesperio significa originario di una di
queste penisole). Espero era anche il nome
dato al pianeta Venere quando la sera
appariva ad Occidente.
Riuniti da un intento comune - lo studio e
l’esecuzione della musica antica basandosi
su premesse nuove e moderne - ed affasci-
nati dall’immensa ricchezza del repertorio
musicale ispanico ed europeo prima del
1800, Jordi Savall (archi), MontserratFigueras (voce), Lorenzo Alpert (fiati e
percussioni) e Hopkinson Smith (stru-
menti a corde pizzicate) fondarono nel
1974 l’ensemble Hespèrion XX, dedicato
all’esecuzione e rivalutazione di alcuni
aspetti essenziali di questo repertorio. Per
oltre 30 anni, Hespèrion è rimasto fedele al
suo intento iniziale, interpretando numero-
se opere inedite in un’intensa attività con-
certistica in Europa e in America. Il grup-
po ha anche partecipato regolarmente ai
più importanti festival nazionali e interna-
zionali, in particolare di musica antica.
Con il nuovo millennio, Hespèrion conti-
nua ad essere un valido strumento di ricer-
ca e, come tale, ha aggiunto al proprio
nome il numero romano corrispondente al
nuovo secolo appena iniziato. Il Gruppo
pertanto si chiama ora Hespèrion XXI. Lo
spirito che lo ha caratterizzato fino ad oggi
è stato il modo eclettico in cui ha operato
le sue scelte artistiche. Questo ha permes-
so al gruppo di eseguire un importante
numero di brani medievali spagnoli, rina-
scimentali e barocchi inglesi di Dowland,
Tye, Coprario. Il gruppo esegue anche altri
repertori europei, in maggior parte scono-
sciuti al grande pubblico, che però hanno
contribuito a rendere popolari i loro com-
positori (J. Jenkins, J. Rosenmuller, S.
Scheidt). I programmi come “La musica ai
tempi di Cervantes”, “Musica napoletana
del Rinascimento”, “El Llibre Vermell de
Montserrat”, “Romances Sefardíes”,
“Cansós de Trobairitz”, “Il Barocco
Spagnolo”, così come produzioni mono-
grafiche di opere di compositori così
diversi come A. de Cabezón, G. Gabrieli,
G. Frescobaldi, E. du Caurroy, S. Scheidt,
T. Hume, W. Brade, O. Gibbons, F.
Couperin e J.S. Bach, testimoniano la ric-
chezza di possibilità che offre l’ Hespèrion
XXI.
Tra le sue produzioni meritano di essere
sottolineati “L’Arte della Fuga” di J.S.
Bach, le “Lachrimae or Seaven Tears” di
Dowland, le “Laudes Deo” di C. Tye,
“Recercadas del Trattado de Glosas” di D.
Ortiz, “Romances y Villancicos” di J. del
Enzina, le opere di J. Jenkins,
“Symphonien und Sonaten” di J.
60
HESPÈRION XXI
Montserrat Figueras canto e cetra
Dimitri Psonis santur e moresca
Pedro Estevan percussione
Jordi Savall lira ad arco, viola soprano, rebab e direzione
Rosenmüller così come una collezione di
sette CD di musica del Secolo d’Oro spa-
gnolo (“Cancionero de Palacio”,
“Cancionero de Medinaceli”, “Cancionero
de la Colombina” e opere sacre di C. de
Morales, F. Guerrero e T.L. de Victoria),
“Fantasie per Viola” di H. Purcell (pubbli-
cato nel 1995 per commemorare l’anniver-
sario del compositore) che ha ricevuto
diversi premi della critica, il disco
“Fantasies, Pavanes & Gallardes” di L.
Milà, “Ludi Musici” di S. Scheidt e
“Portrait Moyen Âge & Renaissance”.
Le ultime incisioni del gruppo con la sua
casa discografica Alia vox sono state
“Batalles, Tientos & Passacalles” di J.
Cabanilles, “Elizabethan Consort Music”,
“The teares of the Muses” 1599
(“Elizabethan Consort Music” vol. II) di
Anthony Holborne, “L’Arte della Fuga” di
J.S. Bach, “Consort Sets in Five & Six
Parts” di William Lawes, “Pièces de Viole
du Seconde Livre” di Marin Marais,
“Diàspora Sefardí”, doppio disco di com-
posizioni vocali e musica strumentale,
“Battaglie & Lamenti” e “Ninna Nanna”,
disco di ninnananne, questi ultimi tre CD
interpretati dal soprano Montserrat
Figueras. Il gruppo ha inoltre partecipato
alla produzione dei recenti e plauditi libri-
disco “Miguel de Cervantes & Don
Quijote de la Mancha: Romances y
Músicas” (2005), e “Christophorus
Columbus: Los paraísos perdidos” (2006).
Un repertorio così esteso richiede una for-
mazione varia e necessita di interpreti dal-
l’eccezionale virtuosismo e dalla profonda
conoscenza delle diverse epoche stilisti-
che. Per questo Hespèrion XXI è diventa-
to un ensemble internazionale, formato dai
migliori solisti di ogni specialità, capaci di
cambiare il loro stile in funzione del reper-
torio da interpretare. Tenendo conto delle
diverse possibilità che circondano l’esecu-
zione della musica antica oggi, l’originali-
tà di Hespèrion XXI è l’audacia delle sue
scelte: la creatività individuale nel lavoro
di gruppo e nella ricerca di una sintesi
dinamica tra l’espressione musicale, lo
studio stilistico-storico e l’immaginazione
creativa dei musicisti del XX secolo.
Oltre ai regolari concerti in Europa,
Hespèrion XXI è ogni anno in tournée per
le principali città degli Stati Uniti. Sono
stati realizzati anche tour in Giappone,
Corea, Messico, Venezuela, Argentina,
Brasile, Cile, Uruguay, Australia, Nuova
Zelanda, Hong-Kong, Filippine e Taiwan.
Herspèrion XXI è sostenuto dall’INAEM.
JORDI SAVALL è una figura eccezionale nel
panorama musicale attuale. Per oltre tren-
ta anni si è dedicato alla scoperta di tesori
61
musicali abbandonati, trent’anni anni di
ricerca e studio, sia come violista che
come direttore. A partire dal 1970 incide
come solista o direttore i capolavori del
repertorio per viola da gamba, divenendo
rapidamente uno dei più grandi interpreti
di questo strumento.
Con i tre gruppi musicali Hespèrion XXI,
La Capella Reial de Catalunya e Le
Concert des Nations, fondati insieme a
Montserrat Figueras, Savall esplora e crea
un universo di emozioni e bellezza, resti-
tuendolo agli amanti della musica, facendo
conoscere al mondo la viola da gamba e le
musiche dimenticate di diversi paesi e
accreditandosi così come uno dei principa-
li difensori della musica antica.
Jordi Savall è senza dubbio una delle per-
sonalità musicali più eclettiche della sua
generazione. Le sue attività di concertista,
insegnante, ricercatore e creatore di pro-
getti nuovi sia dal punto di vista musicale
che culturale ne fanno uno dei principali
protagonisti dell’attuale rivalutazione
della musica storica. Con la sua partecipa-
zione al film di Alain Corneau “Tutte le
mattine del mondo” (César per la migliore
colonna sonora), la sua intensa attività
concertistica (centoquaranta concerti l’an-
no) e discografica (sei incisioni ogni anno)
e, più recentemente, con la creazione della
sua etichetta Alia Vox, ha dimostrato che
la musica antica non è necessariamente
elitaria o minoritaria e che può interessare
anche un pubblico sempre più giovane e
vasto.
Come molti altri musicisti, inizia gli studi
all’età di 6 anni facendo pratica in un coro
di bambini della sua città natale, Igualada
(Barcellona) e studiando violoncello al
Conservatorio di Barcellona dove si diplo-
ma nel 1964. Nel 1965 intraprende come
autodidatta lo studio della viola da gamba
e della musica antica, completando la sua
formazione presso la Schola CantorumBasiliensis, dove nel 1973 succede al suo
maestro August Wenzinger e dove conti-
nua a tenere corsi e master class.
Jordi Savall ha inciso più di centosettanta
CD e ha ricevuto numerosi riconoscimen-
ti. Nel 1988 è stato nominato Officier de
l’Ordre des Arts et Lettres dal Ministero
della Cultura francese. Nel 1990 ha rice-
vuto la Croce di Sant Jordi dal Generalitat
de Catalogne. Nel 1992 è stato nominato
“Musicista dell’anno” da Le Monde de la
Musique e nel 1993 “Solista dell’anno”
62
nell’ottava edizione di Victoires de la
Musique. Nel 1998 ha ricevuto la
Medaglia d’Oro delle Belle Arti dal
Ministero della Cultura spagnolo e nel
1999 è stato nominato Membro Onorario
della Konzerthaus di Vienna. Ha ricevuto
la laurea honoris causa dall’Università
Cattolica di Louvain nel 2000 e nel 2006
dall’Università di Barcellona. Nel 2002
Victoires de la Musique gli ha riconosciu-
to il premio alla carriera. Nel 2003 ha rice-
vuto la Medaglia d’oro dal Parlamento di
Catalogna e il Preise der Deutschen
Schallplattenkritik in Germania. Ha otte-
nuto inoltre diversi premi Midem Classical
nel 1999, 2000, 2003, 2004 e 2005.
Nel 2006 l’incisione “Don Quijote de la
Mancha: Romances y Músicas” non solo è
stata premiata nella categoria “musica
antica” ma è anche stato eletto “Disco del-
l’anno”. Lo stesso album è stato candidato
ai Grammy Awards a Los Angeles (USA)
sempre nello stesso anno. Il suo nuovo
libro-disco “Cristoforo Colombo: i paradi-
si perduti” (2006) in cui Jordi Savall pre-
senta una combinazione di fonti storiche e
musicali del XV secolo spagnolo, è un
ulteriore esempio di recupero totale del
patrimonio musicale e testuale della peni-
sola iberica e del Nuovo Mondo.
Nell’album “Lachrimae Caravaggio”, let-
teratura, musica e pittura si uniscono in
forma nuova in un CD dedicato a questo
geniale e sfortunato pittore. La musica
d’epoca di Savall fa da “colonna sonora
immaginaria” alla sua vita, mentre gli ulti-
mi sette dipinti di Caravaggio sono com-
mentati dallo scrittore Dominique
Fernandez.
Nel 2008 Savall è stato nominato
“Ambasciatore dell’Unione Europea per il
dialogo interculturale” e “Artista per la
pace” all’interno del programma
“Ambasciatori di buona volontà”
dell’UNESCO. Per il 2009 è stato nuova-
mente nominato “Ambasciatore del 2009
della creatività e dell’innovazione”
dall’Unione Europea.
MONTSERRAT FIGUERAS è considerata un
punto di riferimento nell’interpretazione
del vasto repertorio vocale medievale,
rinascimentale e barocco. Nata a
Barcellona, inizia molto giovane a studia-
re canto con Jordi Albareda, a collaborare
con Enric Gispert e Ars Musicae e a parte-
cipare a corsi teatrali.
Dal 1966 studia le tecniche antiche del
canto dai trovatori al Barocco sviluppando
un concetto molto personale che attinge
direttamente alle fonti originali, libere
dalle influenze post romantiche. Nel 1967
stabilisce con Jordi Savall un’unione arti-
stica e personale che la porta a sviluppare
diverse attività pedagogiche, di ricerca e di
creazione. Tale collaborazione lascia
un’impronta reciproca, specialmente nello
sviluppo di un rinnovato stile interpretati-
vo che si distingue per un’armonizzazione
fedele alle fonti storiche e una straordina-
ria capacità creativa ed espressiva che ha
caratterizzato l’evoluzione di tutto il movi-
mento della musica storica.
Nel 1968 a Basilea completa gli studi
musicali con Kurt Widmar, Andrea von
Rahm e Thomas Binkley presso la ScholaCantorum Basiliensis e la
Musikakademie. A partire dagli anni 70 si
distingue come uno dei massimi esponenti
di una generazione di musicisti consape-
voli che la musica vocale precedente
l’Ottocento necessita di un nuovo approc-
cio tecnico e stilistico, nel quale la bellez-
za e l’emozione della voce, espressione
umanistica per eccellenza, recupera il
necessario equilibrio tra il canto e la decla-
63
mazione, dando priorità allo slancio poeti-
co e spirituale del testo.
Tra il 1974 e il 1989 è membro fondatore
di Hespèrion XXI, La Capella Reial de
Catalunya e Le Concert des Nations. Con
loro e come solista recupera un patrimonio
eccezionale ed eclettico che include musi-
che ingiustamente dimenticate tra cui si
distinguono indimenticabili interpretazio-
ni: dall’antichissimo “Canto de la Sibilla”
ai recenti “Ninna Nanna”, “Misteri d’Elx”
e “Isabella I di Castiglia”. Partecipa a inci-
sioni quali “Don Quijote de la Mancha:
Romances y Músicas” (2005) e
“Christophorus Columbus. Los paraísos
perdidos” (2006).
Montserrat Figueras è ospite regolare dei
principali festival in Europa, America e
Oriente. La sua ricca discografia ha ricevu-
to diversi riconoscimenti quali il Gran
Premio de la Accademia del Disco
Francese, l’Edison Klassick, il Gran
Premio della Nuova Accademia del Disco,
il Gran Premio dell’Accademia Charles
Cross e la candidatura (2001 e 2002) ai
Grammy Awards. La sua ultima usicta
discografica Lux Feminae (Alia Vox
2006), dedicata all’universo musicale della
donna dal Medioevo al Rinascimento, ha
entusiasmato la critica nazionale e interna-
zionale.
Nel 2003 il governo francese le conferisce
il titolo di Officier de l’ordre des Arts et
des Lettres. Nel 2008 è nominata “Artista
per la pace” all’interno del programma
“Ambasciatori di buona volontà”
dell’UNESCO.
DIMITRIS PSONIS è nato nel 1961 ad Atene,
dove ha studiato analisi musicale, musica
bizantina e vari strumenti orientali: santu-
ri, oud, tzuràs tamburà, tra gli altri.
Nel 1984 si stabilisce in Spagna e ottiene il
diploma superiore di percussioni al
Conservatorio di Madrid, dove approfon-
disce gli studi specializzandosi in marimba
e in pedagogia. Ha collaborato con nume-
rose orchestre sinfoniche, gruppi di musica
contemporanea e formazioni di musica
antica. Ha partecipato all’incisione di
colonne sonore e musica da film, collabo-
rando anche con compagnie teatrali e di
danza. Ha lavorato con diversi composito-
ri, cantanti e gruppi spagnoli e greci di
musica popolare. Partecipa inoltre a sva-
riati progetti educativi, rivolti sia a studen-
ti che ad insegnanti.
Dal 1994 si è dedicato allo studio delle
musiche popolari classiche di Turchia,
Grecia e Iran. Nel 1997 fonda il gruppo
“Metamorphosis”, incidendo un omonimo
CD che vince il premio Golberg. Da allora
questo gruppo, di cui fanno parte anche
Ross Daly e Pedro Estevan, si è esibito nei
maggiori festival spagnoli. Per otto anni ha
64
fatto parte dell’ensemble di Javier
Paxariño, dal 1993 accompagna
Marìa del Mar Bonet e dal 2001
Arianna Savall.
PEDRO ESTEVAN
Nato a Sax (Alicante) nel 1951, ha
studiato percussioni presso il
Conservatorio Superior di musica
di Madrid, specializzandosi in
musica contemporanea. È mem-
bro fondatore del Grupo de
Percusiòn di Madrid. Ha fatto
parte di diversi ensemble jazz, ha
collaborato come musicista a ses-
sioni di studio e ha creato
l’Orquesta de las Nubes (insieme
a María Villa e Suso Sáiz),
Rarafonía e il gruppo di percus-
sioni Pan-Ku. Dal 1986 fa parte di
Hespèrion XX/XXI e de Le
Concert des Nations. Ha preso
parte a diversi allestimenti teatrali
di Lluís Pasqual, Nuria Espert e
Adolfo Marsillach.
Insegna percussioni all’ESMUC
(Scuola Superiore di Musica della
Catalogna).
65
66
L’edificio, unitamente all’adiacente com-
plesso monastico, nasce agli inizi del XIII
secolo articolato su una icnografia a croce
latina coperta da un semplice tetto a capriate
decorato da pianelle dipinte. La fondazione
fu opera dei monaci premostratensi, ma
pochi decenni dopo il complesso era occupa-
to dall’ordine dei Servi di Maria che impose-
ro la nuova dedicazione alla Madonna con il
titolo di S. Maria della Verità.
La facciata esterna, ricostruita nel secondo
dopoguerra, si propone in forme semplici,
con una cortina di lastre di peperino su cui si
apre un portale cinquecentesco, sormontato
da lunetta vuota tra due statue in pietra.
L’interno, di una grandiosità essenziale into-
nata ai rifacimenti della seconda metà del
Quattrocento, mostra il transetto aperto da
un grande arco ogivale che poggia su esili
colonnine pensili.
Gioiello della chiesa è la splendida cappella
Mazzatosta che, a pianta quadrata in forme
tardo-gotiche, conserva ancora l’originale
cancellata in ferro battuto e parte del pavi-
mento a piastrelle di maiolica. La cappella,
fatta edificare nella metà del Quattrocento da
Nardo Mazzatosta, aristocratico viterbese, fu
dipinta da Lorenzo da Viterbo che terminò la
sua opera nel 1469. Le scene, di soggetto
mariano, distrutte dai bombardamenti aerei,
vennero sottoposte ad un intervento di rico-
struzione e restauro innovativo e rivoluzio-
VITERBO - Chiesa di Santa Maria della Veritànario: ventitremila frammenti furono recu-
perati e ricollocati in situ. Nella parete sini-
stra si articola il capolavoro cui Lorenzo
deve la sua fama: nella lunetta superiore la
“Presentazione di Maria al Tempio”, nel
fascione sottostante lo “Sposalizio di
Maria”. L’affresco ha anche un grande valo-
re documentaristico, “…sono molti giovanicavati dal naturale” scriverà il cronista
viterbese Nicolò della Tuccia raffigurato
anch’egli tra la folla.
La chiesa di S. Maria della Verità ancora
conserva, inoltre, frammenti della decora-
zione pittorica che, tra la fine del XIII e gli
inizi del XIV secolo, ornava le cappelle
prima dei rifacimenti rinascimentali.
Cappella Mazzatosta. In alto, particolare dellavolta(foto G. Cerica); in basso Lo sposalaziodella vergine (foto arch. fot. APT)
SABATO 5 SETTEMBRE 2009VITERBO – CHIESA S. MARIA DELLA VERITÀ
ENSEMBLE 415Chiara Banchini direttore
67
Omaggio ad Arcangelo CorelliI Concerti Grossi
Arcangelo Corelli (1653 - 1713)
Concerto Grosso op. 6 n. 4 in Re maggioreAdagio, Allegro, Adagio, Vivace, Allegro
Tomaso Albinoni (1671 - 1751)
Sonata op. 2 n. 6 in Sol minoreAdagio, Allegro, Grave, Allegro
Francesco Geminiani (1687 - 1762)
Concerto Grosso n. 1 in Re maggiore (composto sull’op. V di Corelli)
Adagio, Allegro, Largo, Allegro
***
Tomaso AlbinoniSonata op. 2 n. 2. Do maggioreLargo, Allegro, Grave, Allegro
Arcangelo CorelliConcerto Grosso op. 6 n. 11 in Sib
Preludio, Allemande, Sarabande, Giga
Francesco GeminianiConcerto Grosso n. 12 “La Follia” (composto sull’op. V di Corelli)
ENSEMBLE 415
Chiara Banchini violino e direzione
Peter Barczi violino
Eva Borhi violino
Mechtild Karkow violino
Renata Spotti violino
Stephanie Pfister violino
Patricia Gagnon viola
Martine Schnorhk viola
Gaetano Nasillo violoncello
Hendrike Ter Brugge violoncello
Evangelina Mascardi tiorba
Michael Chanu contrabbasso
Michele Barchi clavicembalo
68
CHIARA BANCHINI è nata a Lugano in
Svizzera, ed è una delle interpreti di mag-
gior rilievo sul violino barocco a livello
internazionale. Termina i suoi studi con un
premio di virtuosismo al Conservatorio di
Ginevra e si perfeziona con Sandor Vegh.
Si è dedicata per qualche anno
alla creazione di opere contem-
poranee come membro
dell’Ensemble Contrechamps.
Il suo incontro con
Harnoncourt e Sigiswald
Kuijken la porta ad appassio-
narsi all’esecuzione della musi-
ca del XVII e XVIII secolo con
strumenti originali. Ottiene il
diploma di solista di violino
barocco al Conservatorio dell’Aia, è invi-
tata a far parte di gruppi come La Petite
Bande, Hespèrion XX, La Chapelle Royale
e comincia una carriera internazionale da
solista.
Dopo aver insegnato al Centre de Musique
Ancienne di Ginevra, Chiara Banchini è
diventata titolare della Cattedra di Violino
Barocco alla Schola Cantorum di Basilea.
Corsi d’interpretazione in diversi paesi
d’Europa, Australia e USA completano la
sua attività pedagogica. Nel
1981 fonda l’Ensemble 415che deve il suo nome al diapa-
son più comunemente usato
nel XVIII secolo.
Il gruppo è ormai considerato
uno dei gruppi più prestigiosi
per il repertorio sei-settecente-
sco e la sua notorietà interna-
zionale lo porta ad essere invi-
tato nei maggiori festival e sta-
gioni concertistiche del mondo.
Si presenta in formazione orchestrale che
varia dai 13 ai 40 elementi. Oltre all’inten-
sa attività concertistica l’Ensemble 415 si
è dedicato alla produzione discografica
69
realizzando titoli di alta rilevanza (Corelli,
Boccherini, Sammartini, Muffat), tutti con
Harmonia Mundi France, vincitori dei più
importanti premi discografici. Dal 2002
collabora con la casa discografica Zig-Zag
Territoires. Nel 2007 sono uscite due
nuove registrazioni dedicate ai Concerti
per 4 violini di Vivaldi e alle Sonate per
violino senza basso di Giuseppe Tartini.
Chiara Banchini, oltre ad avere fondato e
dirigere il suo ensemble, ha eseguito e
inciso numerose opere di repertorio came-
ristico fra le quali si ricordano le “Sonate
op. V” di A. Corelli, tutte le sonate per pia-
noforte e violino di Mozart, e le
“Invenzioni a violino solo” di Bonporti.
Chiara Banchini dirige regolarmente
orchestre da camera che vogliono appro-
fondire il repertorio barocco e classico
(Durban, Adelaide, Stoccolma, etc.) ed è
invitata a far parte di giurie di concorsi
internazionali. Dal 2003 assume la presi-
denza del concorso Bonporti. Una disco-
grafia importante, che conta più di 50 CD,
è tra i frutti della sua importante carriera
musicale.
70
VITERBO - Palazzo dei Priori
l’altare sono opera dell’artista romano
Giovanni Antonio Spinzio. Nella parete d’in-
gresso sono dipinti santi e beati viterbesi tra
cui San Lorenzo, protettore della città. La pala
d’altare con la “Visitazione” è opera di
Bartolomeo Cavarozzi (1622).
La Sala Rossa presenta mobili di notevole
pregio e due quadri che rappresentano il
“Sacrificio di Polissena” di Domenico Corvi
(fine XVIII sec.) e lo “Sposalizio della
Vergine” (copia) di Pietro Vanni (sec. XIX).
Nella Sala della Madonna gli affreschi sono
dedicati alla Vergine, con particolare riferi-
mento ai miracoli della Madonna della
Quercia, venerata dai Viterbesi nel santuario
omonimo.
Il corridoio di collegamento tra il Palazzo dei
Priori ed il Palazzo del Podestà costituisce la
Pinacoteca, in cui sono conservate opere che
raffigurano la storia leggendaria di Viterbo e
l’emblema con la scritta FAVL, le iniziali dei
quattro villaggi etruschi (Fanum, Arbanum,
Vetulonia e Longula) che la leggenda vuole
uniti da re Desiderio nella cinta muraria del-
l’antica Castrum Viterbii.
Iniziato alla metà del XIII secolo, il Palazzo
dei Priori subì molte trasformazioni e fu com-
pletato nell’aspetto attuale verso la metà del
XVI secolo.
L’esterno è caratterizzato da un portico a nove
archi e un’imponente facciata rinascimentale
con due ordini di finestre: a croce guelfa al
primo piano, ad arco al secondo mentre al
centro campeggia lo stemma di papa Sisto IV
Della Rovere (1481). Dall’ingresso al centro
del porticato si accede al giardino interno deli-
mitato verso la valle di Faul da una balaustra
in peperino e ornato da un’elegante fontana
(1626), scolpita su disegno del viterbese
Filippo Caparozzi. Il portico interno è databi-
le al 1541 mentre il sovrastante loggiato è del
1632. Uno scalone interno conduce al piano
nobile. Qui, la Sala Regia (o Erculea), grande
sala di rappresentanza, venne affrescata sul
finire del 1500 dal bolognese Baldassarre
Croce. Nel bellissimo soffitto il viterbese
Tarquinio Ligustri dipinse castelli e terre
assoggettati a Viterbo. I riquadri che ornano le
pareti raffigurano le origini mitiche e fantasti-
che della città e avvenimenti storici locali; due
grandi pannelli topografici illustrano le terre
della Tuscia romana donate dalla contessa
Matilde di Canossa alla Chiesa e le terre del-
l’attuale Tuscia viterbese con i nomi dei paesi
e delle città dell’epoca.
La Sala del Consiglio esibisce pareti, dipinte
nel 1558 da Teodoro Siciliano, con personag-
gi mitologici e storici fantasticamente colle-
gati alle origini di Viterbo. Il soffitto a casset-
toni è quello originale del XV secolo. La Sala
dei Paesaggi (Sala delle Bandiere) ha alle
pareti dipinti che mostrano paesaggi della
Tuscia, attribuiti a Giuseppe Torriani (1789).
Nella Cappella Palatina, iniziata nel 1599 e
dipinta dopo il 1610, gli affreschi dedicati a
storie della Vergine sono di Filippo Cavarozzi
e del romano Marzio Ganassino; gli stucchi e
Particolare della Sala Regia (foto G. Cerica)
DOMENICA 13 SETTEMBRE 2009VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30
Musiche di Bach, Scarlatti, Arrigoni
Johann Christian Bach (1735 - 1782)
Sonata in Sol maggiore op.192 per flauto e cembalo concertatoModerato, Rondò scherzando
Domenico Scarlatti (1685 – 1757)
Sonata n. 53 (K 88) per mandolino e basso continuoGrave, Andante moderato, Minuetto, Allegro
Carlo Arrigoni (1697 – 1744)
Sonata per mandolino, violino (flauto) e basso continuo (inedita)
Tempo primo, Canzona, Courante, Adagio, Tempo quarto
Johann C. Friedrich Bach (1732 - 1795)
Sonata in Do maggiore per flauto, violino (mandolino) e cembalo concertatoAllegro, Andante, Rondò allegretto
71
Gianluigi Durando flauto
Sonia Maurer mandolino barocco e napoletano
Francesca Bonessi clavicembalo
CONCERTO APERITIVO
Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia
72
La chiesa sorge sul colle del Duomo, già
abitato fin dal tempo degli Etruschi, dove
sembra fosse un tempio pagano dedicato
ad Ercole il cui ricordo è oggi emblemati-
camente presente nel leone nemeo da lui
ucciso che, insieme alla palma (conquista-
ta a Ferento nel 1172), è lo stemma della
città. I primi dati sulla chiesa risalgono
all’anno 805 in un documento del Regesto
di Farfa. Il 1192 è l’anno della consacra-
zione.
Di originario impianto romanico, ha pian-
ta basilicale divisa in tre navate da due file
di colonne che sostengono archi a tutto
sesto; nella navata centrale si conserva
ancora l’originale pavimento cosmatesco.
Alla seconda metà del XIV sec. si fa risa-
lire la ricostruzione del campanile in
forme gotiche, scandito da quattro livelli
di bifore e vivacizzato dalla bicromia
bianca e grigia di ascendenza toscana. I
lavori di ristrutturazione eseguiti nel XV-
XVI secolo vedono il rifacimento dell’an-
tica facciata romanica mentre, nella secon-
da metà del Seicento, verranno occultate
le ultime testimonianze della chiesa
medioevale. Danneggiata dalle incursioni
aeree del 1944, la cattedrale è stata restau-
rata ripristinando le antiche forme romani-
che, e conserva numerose testimonianze
artistiche come un pregevole ciclo affre-
scato attribuibile ad Antonio del Massaro
detto “Il Pastura”; la Cappella Bonaparte;
il monumentale fonte battesimale in
marmo realizzato da Francesco d’Ancona
(1470); una tela con la raffigurazione della
“Decollazione di S. Giovanni Battista”,
opera di Anton Angelo Bonifazi; la “Sacra
Famiglia e S. Bernardino” di Giovan
Francesco Romanelli (1612-1662); la cap-
pella dei SS. Ilario e Valentino, progettata
nel 1696 dall’architetto Giovan Battista
VITERBO - Cattedrale di San Lorenzo
Esterno e navata centrale della Cattedrale (foto
G. Cerica)
Contini e decorata da Ludovico Mazzanti;
una tela di Marco Benefial raffigurante
San Lorenzo.
VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009VITERBO – CATTEDRALE S. LORENZO
EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA
73
Antonio VivaldiConcerto per flauto e archi op.10 n. 3 in Re maggiore RV428 per flauto “Il Cardellino”
Allegro, Cantabile, Allegro
Wolfgang Amadeus MozartDivertimento in Fa maggiore K.138 per archi
Allegro, Andante, Presto
Johann Sebastian BachSuite n. 2 in Si minore BWV per flauto e archi
Ouverture, Rondeau, Sarabande, Bourree I e II, Polonaise, Menuet, Badinerie
***
Antonio VivaldiConcerto in Do maggiore RV533 per due flauti e archi
Allegro molto, Largo, Allegro
Wolfgang Amadeus MozartAdagio in Si bem. maggiore K.411
Johann Sebastian BachConcerto brandeburghese n. 4 in Sol maggiore BWV 1049
Allegro, Andante, Presto
Sir James Galway flauto
Lady Jeanne Galway flauto
Hans Peter Hofmann direttore
74
EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA
(EUCO) ha tenuto il suo primo concerto
nel 1981 e da allora si è guadagnata la
reputazione mondiale di ambasciatrice
della musica per l’Unione Europea. Le sue
tournée toccano tutti gli angoli del mondo
e le sue performance sono state omaggiate
della presenza di illustri personalità, tra le
quali la Regina Noor di Giordania, il Re e
la Regina del Belgio e, la sua benefattrice,
la Regina Sofia di Spagna. Nel 1999 la
EUCO ha tenuto un concerto per festeg-
giare il 77° compleanno del Re Sihanouk
di Cambogia nel Palazzo Reale a Phnom
Penh e nel 2000 si è esibita per il comple-
anno della Principessa Galyani di
Bangkok.
L’attività dell’orchestra include sessanta
concerti all’anno e comprende esibizioni
nelle più prestigiose sale tra cui
l’Amsterdam Concertgebouw, il Frank-
furter Alte Oper, il Brussels Palais des
Beaux Arts, il Teatro Colon di Buenos
Aires, l’Hanoi Opera House in Vietnam, il
Leeds Town Hall e la Symphony Hall di
Birmingham. L’orchestra inoltre partecipa
regolarmente ad importanti festival euro-
pei ed internazionali: Flanders Festival,
Echternach, Bodensee, Mecklenburg
Vorpommern, Festival della Musica di
primavera e d’autunno di Praga e
Glasperlenspiel in Estonia.
Grazie all’aiuto della Commissione
Europea, la EUCO è stata in tournée anche
in Asia, America, Caraibi, Medio Oriente,
India, Sri Lanka e Africa. I tours del 2006
e 2007 della EUCO hanno toccato
Messico, Giordania, Germania, Spagna,
Italia, Irlanda, Svezia, Turchia, Estonia,
Lettonia, Lituania, Belgio e Olanda. Tra le
collaborazioni l’orchestra annovera quelle
con alcuni tra i più importanti artisti:
Yehudi Menuhin, James Galway, Lazar
Berman, Mischa Maisky, Severino
Gazzeloni e Igor Oistrakh. Ha già inciso
diciotto cd per le etichette ASV, Carlton,
75
Hyperion, Koch e Regent. EUCO ha rice-
vuto fondi dal British Council, dal Goethe-
Institut, dal Ministero per la Cultura spa-
gnola, dal Ministero degli Affari Esteri ita-
liano e dal Cultural Relations Committee
d’Irlanda. Forlì è la città di residenza
dell’EUCO per il 2009.
L’associazione European Union Chamber
Orchestra Trust è un ente di beneficenza. e
ha il patrocinio di Sua Maestà La Regina
Sofia di Spagna
JAMES GALWAY è considerato il
supremo interprete del repertorio
flautistico classico ed un artista il cui
fascino scavalca tutte le frontiere
musicali. Attraverso le sue molteplici
tournée, più di cinquanta album RCA
VICTOR tutti di grandissimo succes-
so e le sue frequenti apparizioni tele-
visive, James Galway ha conquistato
il pubblico internazionale. Nato a
Belfast, James Galway inizia a suona-
re il penny whistle quando ancora è
un bambino prima di passare al flau-
to. Prosegue i suoi studi al Royal
College of Music e al Guildhall
School of Music and Drama a Londra
per poi perfezionarsi al Conservatoire
de Paris. Debutta alla Sadlers Opera e
al Royal Opera Covent Garden che lo
portano a conseguire importanti inca-
richi nella BBC Symphony Orchestra,
dove suona l’ottavino, e nella London
Symphony Orchestra e nella Royal
Philarmonic dove diventa Primo
Flauto. Nel 1969 è nominato Primo
Flauto della Berliner Philarmonic.
Nel 1975 inizia la carriera da solista.
Nell’arco del primo anno tiene cento-
venti concerti e lavora con le maggio-
ri orchestre di Londra. Da allora si
esibisce in tutto il mondo in recital,
con le orchestre più prestigiose, suonando
musica da camera, partecipando a concerti
di musica popolare e tenendo master clas-
ses. Oltre alle performance abituali del
repertorio classico per flauto, Galway
inserisce nel suo programma musica per
flauto contemporanea. Nell’ottobre del
1994 suona la prima mondiale del
“Concerto and the Jindrich Feld” di
George Nicholson – concerto per flauto,
piano e orchestra accompagnato dalla
76
Orchestra Tonhalle a Zurigo e nel 1993 il
“David Heath Concerto” con la St. Louis
Symphony Orchestra. Esecuzioni in Prima
europea includono il “Lowell Liebermann:
Concerto per flauto e arpa” e il “Maazel:
musica per flauto e orchestra”, che ha regi-
strato nel febbraio 1997 con il Bayerischer
Rundfunk, diretto dal compositore. James
Galway ha partecipato ad eventi di partico-
lare importanza come lo spettacolo musi-
cale a Buckingham Palace, nel luglio del
1991, al cospetto della Regina Elisabetta
II, dei membri della Famiglia Reale e del
gruppo dei sette capi di Stato durante il
Summit Meeting; la singolare performan-
ce del “The Wall” a Berlino, trasmessa
dalle televisioni di tutto il mondo; e il
World Economic Forum a Davos,
Svizzera, nel febbraio 1996. James Galway
ha anche suonato più volte alla Casa
Bianca su invito speciale del Presidente
degli Stati Uniti. Nel dicembre 1998 si esi-
bisce alla cerimonia del Premio Nobel. Nel
1999 Sir James Galway festeggia il suo
sessantesimo compleanno e nel recital tour
in maggio, che registra il tutto esaurito, si
esibisce in una performance privata a
Buckingham Palace in presenza del
Principe Edoardo. In anni recenti Sir
James ha intrapreso con estremo successo
l’attività di direttore d’orchestra. Oltre al
suo lavoro con i London Mozart Players
(dei quali è Principal Guest Conductor) la
stagione 2000/2001 ha visto Sir James
intraprendere un tour in Germa-nia con la
Wurttembergisches Kammerorchester e un
tour in Asia con l’Orchestra da Camera
Polacca. Altri recenti impegni includono
performance con l’Orchestra da Camera di
Zurigo, l’Orchestra dell’Ulster, l’Orchestra
da Camera di St. Paul, l’Hallée e l’NSO di
Washington. Galway è spesso in tournée
negli Stati Uniti sia per recital che in con-
certo con le maggiori orchestre americane.
È anche ospite abituale del Giappone e di
Hong Kong e sempre richiestissimo ai
maggiori festival europei. Inoltre dedica
molto del suo tempo a enti ed organizza-
zioni benefiche, esibendosi regolarmente
in concerti di beneficenza sia in Europa sia
negli Stati Uniti. La discografia di Sir
James Galway vanta oltre sessanta CD con
BMG Sony Classics, un nuova collezione
di CD con la Deutche Grammophon e la
registrazione della colonna sonora del film
“Il Signore degli anelli” nel quale si riflet-
te la sua versatilità musicale. Con la sua
incisione “My Magic Flute”, un tributo a
Mozart, è stato nominato nel 1997
Musicista dell’anno da Musical America e
ha ricevuto il premio Record of the Year
dalle riviste Billboard e Cash Box, così
come il Grand Prix du Disque per le regi-
strazioni dei concerti di Mozart. Nel 1999
sono stati pubblicati quindici cd retrospet-
tivi del suo lavoro per l’etichetta RCA
Victor Red Seal. Sua Maestà la regina
Elisabetta II d’Inghilterra lo ha insignito
due volte nel 1979 con l’onorificienza
dell’Ordine dell’Impero Britannico e nel
2001 come Cavaliere per il suo servizio
alla musica. Nel 2004 Galway ha ricevuto
anche il premio President’s Merit dalla
Recording Academy all’ottava edizione
annuale del Grammy “Salute to Classical
Music”. E’ stato anche insignito del presti-
gioso Classic Brits Awards tenutosi nella
Royal Albert Hall di Londra nel 2005,
dove ha ricevuto l’ambito premio
“Outstanding Contribution to Classical
Music” nella celebrazione dei suoi 30 anni
di carriera come uno dei grandi interpreti
della musica classica del nostro tempo.
Flautista di successo, Lady JeanneGalway continua a donare grazia ai più
77
importanti palcoscenici internazionali con
il suo virtuosismo. Una delle più importan-
ti soliste di flauto, Lady Galway porta al
pubblico il suo stile unico e la sua elegan-
za. Le sue tournée la vedono regolarmente
esibirsi nelle più grandi città degli Stati
Uniti come solista con orchestre come la
Chicago, Philadelphia, Pittsburgh, Seattle,
Denver e la National Symphony. A livello
internazionale si è esibita nelle più impor-
tanti capitali culturali del mondo tra cui
Londra, New York, Milano, Roma, Vienna,
Salisburgo, Zurigo, Dublino,
Belfast, Tokyo, Pechino e
Singapore. È primo flauto nel duo
con suo marito, Sir James
Galway. Entrambi deliziano il
pubblico e portano una freschezza
rara sul palcoscenico, unica nel
mondo musicale. Oltre alla sua
lunga carriera da solista, Lady
Galway è anche una valida musi-
cista da camera, regolarmente in
tournée con il suo ensemble, il
Trio Zephyr (Jonathan Feldman al
pianoforte e Darrett Adkins al
violoncello), il cui scopo è quello
di condividere la loro competenza
ed esperienza con i musicisti da
camera di domani. La prima inci-
sione dell’ensemble Zephyr,
“Winds of Romance”, include
lavori di Haydn, Martinu e Weber.
Zephyr ha presentato un program-
ma di lavori di Francaix, Debussy,
Damase, Gaubert e Liebermann.
Quest’ultimo lavoro è stato com-
missionato per l’ensemble da Sir
James. Lady Galway continua
inoltre a collaborare in recital con
Phillip Moll e vari altri ensemble.
La sua versatilità di impegni com-
prende concerti alla presenza
dell’Imperatrice del Giappone, del Conte e
della Contessa di Wessex, del Duca e della
Duchessa del Kent, della Regina di
Norvegia, della Regina di Spagna e più
recentemente, durante un tour in Israele,
del presidente Shimon Peres.
Recentemente è stata impegnata in un con-
certo all’Hollywood Bowl insieme a Sir
James, alla Hollywood Bowl Orchestra e a
un gruppo di giovani flautisti provenienti
dal programma educativo della Los
Angeles Philharmonic. Il tutto è stato
seguito da uno speciale, filmato e registra-
to, del “Double concerto di Vivaldi” con Sir
James, Claudio Scimone (direttore) e I
Solisti Veneti al Palazzo Ducale di Venezia.
La stagione americana 2009 di Lady
Galway inizia a New York, Palm Springs,
California e San Antonio dove si esibisce
con lo Zephyr Trio e, insieme al marito, con
la Austin, la York e la Spokane Symphony
Orchestra; successivamente come solista
con la Charlotte Symphony ed in recital
accanto al marito ed al rinomato pianista
Christopher O’Riley a Houston, Arizona e
New York. Tra i numerosi impegni del 2009
l’esibizione con la Chicago Symphony al
Ravinia Festival con James Conlin (diretto-
re) e Sir James ed i concerti internazionali
di Gerusalemme, Tel Aviv, Madrid e
Lucerna con la Israel Camerata Jerusalem,
diretta dal M° Avner Biron. Altre collabora-
zioni con l’Orchestre de Cannes sotto la
direzione del M° Philippe Bender a Cannes,
Maribor e Bratislava in Slovenia. Esibizioni
in recital al Théâtre du Châtelet di Parigi, al
CRR Concert Hall di Istanbul in Turchia, in
Italia con la European Union Chamber
Orchestra, la Zürich Chamber Orchestra a
Zurigo e a Berna (Svizzera), e con la RTÉ
National Concert Orchestra a Limerick
(Irlanda). Lady Galway conclude la stagio-
ne in Italia e Regno Unito. Inoltre Lady
Galway dedica molto del suo tempo a lavo-
rare accanto alle nuove generazioni attra-
verso i suoi articoli, master-class e incisio-
ni. È cofondatrice della Galway Junior
Network, un sito web interattivo in cui offre
consigli e suggerimenti ai giovani flautisti.
Sir James e Lady Galway dirigono ogni
estate la loro scuola, la International Flute
School, a Weggis in Svizzerra e seguono
personalmente gli studenti di tutti i livelli.
Lady Galway patrocina la fondazione di
beneficenza Future Talent guidata dalla
Duchessa del Kent. I suoi concerti sono
spesso eventi per la raccolta di fondi a favo-
re di istituti di beneficenza come UNICEF,
SOS, FARA e Marie Curie Cancer Care. Ha
registrato per RCA Victor, BMG Classics e
Deutsche Grammophon. Irish America
Magazine ha conferito a Sir James e Lady
Jeanne Galway il premio “2008 Spirit of
Ireland” in riconoscimento del loro ruolo di
ambasciatori musicali. Originaria di New
York e diplomatasi al New York City’s
Mannes College of Music, Lady Galway
vive con suo marito in Svizzera.
Attualmente suona un flauto d’oro 18 cara-
ti Nagahara.
78
HANS-PETER HOFMANN suona il violino
dall’età di quattro anni per poi proseguire
i suoi studi prima alla Musikhochschule di
Saarbrücken e poi al Guildhall School of
Music di London con Yfrah Neaman.
Professore alla Musikhochschule di
Nürnberg, Hofman è stato Concert Master
della Bavarian Chamber Orchestra, della
Berlin Chamber Orchestra e dal 1998 della
Vorarlberg Symphony Orchestra di
Bregenz. Come solista e musicista di
musica da camera, Hofman è stato impe-
gnato in varie tournée in Inghilterra,
Francia, Olanda, Spagna e Austria, dove si
è esibito nella grande sala del Vienna
Musikverein e presso il Vienna
Konzerthaus. Nel 1999 ha fondato
l’Ensemble Plus e nel 2006 si è unito
all’ensemble Les Dissonances di Parigi.
La sua musica è stata trasmessa dalla radio
svizzera e austriaca e in Germania dalla
Berlin Radio, Süddeutsche Rundfunk e
Südwestfunk. Ha inciso diciasette CDs
con un repertorio che spazia dal Barocco
al Jazz.
79
80
VITERBO - Palazzo dei PapiIl Palazzo è un complesso imponente carat-
terizzato da massicci contrafforti che lo
identificano più come una fortezza che non
come una residenza. Vi si accede da un’am-
pia scala, sormontata da due colonne e ter-
minante in un vasto ripiano, con parapetti
ad avancorpo, sostenuto da un arco. Nella
sobria facciata, coronata da merli guelfi, si
aprono sei finestre a feritoia e sei finestre a
bifore trilobate che danno luce alla sala
famosa per aver ospitato, dal 1268 al 1271,
il primo conclave della storia della Chiesa,
nel quale i cardinali furono clausi cumclave dai viterbesi esasperati per l’eccessi-
vo protrarsi delle operazioni di voto. Sulla
facciata si distinguono gli stemmi dei Gatti.
La Loggia fu fatta costruire, infatti, da
Andrea di Beraldo Gatti nipote di Raniero e
a lui succeduto nella carica di Capitano del
Popolo nel 1267. In stile gotico, ha sette
arcate con un doppio ordine di otto colon-
nine sostenenti archi a tutto sesto che for-
mano archi a sesto acuto: suggestiva fusio-
ne della forma ogivale con la romanica. Il
colonnato è sormontato da una trabeazione
a metope in cui sono raffigurati, in origine
animati da una vivace policromia, il leone
di Viterbo con la lancia trifida simulante la
palma di Ferento, lo stemma della famiglia
Gatti (scudi con quattro barre orizzontali),
l’aquila ad ali spiegate simbolo dell’Impero
e le doppie infule insieme alle chiavi papa-
li. Un identico disegno era sull’altro lato
raccordato al primo da un tetto: l’eccessivo
peso della trabeazione, sovrapposta all’esi-
le teoria delle colonnine, aumentato dalla
spinta dei due spioventi della copertura
gravò talmente su queste che già poco dopo
il 1325 crollò il prospetto a valle ed il tetto.
L’altro prospetto fu salvato frapponendo
agli archi una solida muratura rimasta fino
agli inizi di questo secolo quando vennero
effettuati lavori di restauro all’intero edifi-
cio, eliminando anche l’avancorpo che
nella seconda metà del Cinquecento era
stato costruito lungo l’intera facciata del
palazzo. La loggia poggia su un grande arco
con un sottostante pilastro ottagonale al cui
interno è la tromba di una cisterna che con-
teneva l’acqua portata fino al Palazzo Papale
dalla sorgente della Mazzetta. Parti di questo
fons papalis, la tazza a scannellature ornata
da teste di animali e il sostegno centrale, pare
costituiscano la fontana che si trova al centro
della loggia composta nell’insieme da varie
parti di epoche diverse. Il Palazzo di Viterbo
ospitò molti papi tra cui Giovanni XXI, elet-
to nel 1276 e morto nello stesso anno, il cui
sepolcro è nella Cattedrale; Martino IV elet-
to nel 1280 lasciò la città scagliando su di
essa l’interdetto. Condannata a diroccare una
buona parte delle mura cittadine, Viterbo
vide cadere nell’abbandono il superbo palaz-
zo che divenne infine la dimora dei vescovi
diocesani.
Palazzo dei Papi (foto F. Biganzoli)
SABATO 19 SETTEMBRE 2009VITERBO – PALAZZO DEI PAPI
NATALIA GUTMANvioloncello
81
JOHANN SEBASTIAN BACH
Suite in do maggiore n. 3 per violoncello solo BWV1009Preludio
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Bourrée I e II
Giga
Suite in mi bem. maggiore n. 4 per violoncello solo BWV1010Preludio
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Bourrée I e II
Giga
Suite in do minore n. 5 per violoncello solo BWV1011Preludio
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Gavotte I e II
Giga
La crescita artistica di Natalia Gutman è
stata determinata soprattutto da due perso-
nalità musicali in Russia: suo nonno
Anisim Berlin, violinista e allievo del leg-
gendario Leopold Auer e Galina
Kozolupova sua insegnante per ben quin-
dici anni. Altre tre grandi musicisti hanno
avuto un ruolo essenziale nella vita privata
e musicale di Natalia Gutman: Sviatoslav
Richter, morto nel 1997, suo marito Oleg
Kagan, morto nel 1990 e Mstislav
Rostropovitch diceva di lei “...Natalia
Gutman è l’incarnazione dell’onestà
nell’Arte”.
Nata a Kazan in Russia, ha iniziato lo stu-
dio del violoncello all’età di cinque anni e
a nove eseguiva il suo primo concerto.
Allieva prediletta di Mstislav
Rostropovich al Conservatorio di Mosca
dal 1964, nel 1967 ha vinto il Concorso
della ARD di Monaco di Baviera. Da allo-
ra ha avuto inizio la sua brillante carriera
internazionale che l’ha vista ospite delle
più famose sale europee e delle più presti-
giose orchestre: Berliner Philharmoniker,
Wiener Philharmoniker, London
Symphony Orchestra, Münchner
Philharmoniker, Filarmonica di San
Pietroburgo e l’Orchestre National de
France. Ospite regolare dei più prestigiosi
Festival (Salzburger Sommerfestspiele,
Berliner Festspiele, Wiener Festwochen)
ha collaborato e collabora con i più grandi
direttori d’Orchestra quali Claudio
Abbado, Wolfgang Sawallisch, Riccardo
Muti, Bernard Haitink, Guennady
Rozhdestwenskij, Yuri Temirkanov, Kurt
Masur e Sergiu Celibidache. Gran parte
dell’attività concertistica di Natalia
Gutman è dedicata alla musica da camera:
tra i suoi partner usuali ricordiamo
Svjatoslav Richter, Isaac Stern, Martha
Argerich, Yuri Bashmet, Elisso Virsaladze.
Con suo marito, il compianto violinista
Oleg Kagan, ha suonato dal 1969 al 1990.
Nel 1998 Natalia Gutman ha suonato in
Sudafrica, ultimo continente dove l’Artista
non era ancora apparsa. Natalia ha esegui-
to l’integrale delle Suites di Bach per vio-
loncello solo a Mosca, Berlino, Monaco,
Madrid, Barcellona, in Francia, in Italia,
Olanda e Svizzera.
A Manchester, Inghilterra, ha partecipato
al festival di violoncello e nell’estate del
2000 ha suonato al Festival di Berlino, di
Lucerna e Salzburg e a Londra (Proms
82
Concerts) insieme ai “Berliner
Philharmoniker” diretti da Bernard
Haitink che sostituì il M° Claudio Abbado,
allora malato.
Sempre nella stagione 2000/01 ha suonato
con l’orchestra a München, Berna,
Helsinki, Birmingham e San Paolo in
Brasile. Nel marzo 2002 ha suonato a
Milano con la Filarmonica della Scala
diretta dal M° G. Bertini. Nella stagione
2002/03 ha effettuato concerti con la New
York Philharmonic diretta dal M° Kurt
Masur ed a Baltimore con il M° Yuri
Temirkanov.
Nel 2003 è stata protagonista di una lunga
ed acclamata tournée in Giappone.
Nel 2006 Natalia Gutman ha dedicato a
Robert Schumann il suo concerto per vio-
loncello eseguito a Milano, Valencia,
Colonia, Londra, Taipei e Firenze. Uno dei
concerti di Shostakovich (in onore del suo
centenario dalla nascita) è stato eseguito a
Caracas, Tel Aviv, Monte Carlo, Varsavia,
Atene, Vienna, Olanda e Francia (in
Bretagna ha anche eseguito entrambi i
lavori in un solo concerto).
A Parigi, accompagnata dall’Orchestre
Philharmonique, ha eseguito un concerto
di Lutoslawski e a Lille uno di Dutilleux.
Il 2007 è iniziato a Siviglia, dove la vio-
loncellista, il 2 gennaio, ha nuovamente
suonato il concerto di Schumann sotto la
direzione del M° Claudio Abbado con la
Simon Bolivar Youth Orchestra al Festival
Iberoamericano.
Concerti con le orchestre sono stati piani-
ficati anche a Lisbona, Istanbul, Boston,
Montreal, Italia, Olanda, Taiwan,
Manchester, Germania e Svizzera. È spes-
so in tournée in duo con Elisso Virsaladze
con la quale esegue programmi di musica
da camera ed anche in trio con Kolja
Blacher.
Il 2008 l’ha vista in tour con Yuri
Bashmet, Viktor Tretjakov e Vassily
Lobanov in diverse città europee. Natalia
Gutman è inoltre impegnata in master-
classes organizzate in tutto il mondo; ha
insegnato per molti anni presso la
Musikhochschule di Stuttgart e attualmen-
te insegna a Mosca.
A maggio del 2005 il presidente Köhler ha
conferito all’artista la più alta onoreficen-
za tedesca, il “Bundesverdienstkreuz 1.
Klasse” e nel 2006 Natalia Gutman è stata
nominata membro del Royal College of
Music di Londra. Oltre al repertorio
bachiano, classico e romantico Natalia
Gutman è anche attenta interprete della
musica contemporanea eseguendo brani di
Sofia Gubaidulina, di Denisov, di
Mansurian e di Lobanov. Alfred Schnittke
le ha dedicato una Sonata e il suo primo
Concerto per Violoncello. Con la Royal
Philharmonic Orchestra e Yuri
Temirkanov ha inciso i due Concerti di
Shostakovic per la RCA/BMG Ariola.
Con la Philadelphia Orchestra e
Sawallisch ha inciso il Concerto per
Violoncello di Dvorak e con la London
Philharmonic diretta da Kurt Masur i con-
certi per Violoncello di Schumann e di
Schnittke, entrambi su etichetta EMI.
Sempre per la EMI ha recentemente inciso
le composizioni cameristiche di
Schumann con partners del calibro di
Martha Argerich e Mischa Maisky. Ogni
anno all’inizio di luglio Natalia Gutman
invita i suoi amici musicisti all’
“Internationaler Musikfest” a Kreuth
/Tegernsee in Baviera, fondato nel 1990
insieme al marito ed ora a lui dedicato.
Natalia Gutman suona un prezioso
Guarneri del Gesù datato 1731 generosa-
mente affidatole da Seacross Management
Ltd. Strings Unlimited.
83
84
Dominata dalla Torre dell’Orologio con due
leoni in nenfro agli angoli, Piazza del Plebiscito
è il centro della città. Fu creata verso la metà del
XIII secolo ed è chiusa su tre lati dalle facciate
dei palazzi che appartennero nei secoli passati
ai Priori, al Podestà e al Capitano del Popolo.
Sul quarto lato della piazza è la Chiesa di S.
Angelo in Spatha e lo sbocco di Via Cavour (la
Via Farnesiana, aperta nel 1573) che taglia in
due l’ex Palazzo delle Carceri.
La Torre dell’Orologio, detta anche
Torre dei Priori e più tardi Torre dei
Monaldeschi, bella e slanciata, è
alta 44 metri e fu ricostruita nel
1487 sulle fondamenta di una pre-
cedente che fin dal 1424 aveva un
orologio pubblico. L’elegante orna-
mento in ferro che è sulla sua cima
fu messo all’inizio del 1800 quan-
do vi fu collocata anche 1’attuale
campana del 1452 che proveniva
dalla chiesa di S. Maria della
Verità.
Il Palazzo dei Priori, insieme al
Palazzo del Podestà sede dell’am-
ministrazione comunale, fu realiz-
zato tra XIII e XVII secolo, con il
bel colonnato duecentesco e il
piano nobile affrescato nel XVI
secolo (Sala Regia e Sala del
Consiglio) con temi riguardanti le origini mito-
logiche di Viterbo.
Il Palazzo del Podestà, collegato a quello trami-
te la Pinacoteca, venne eretto nel 1264 e subì
numerosi rifacimenti in epoche successive
come l’inserimento nel 1700 del grande balco-
ne al primo piano. Dell’antico prospetto riman-
gono un residuo di finestra duecentesca, qual-
che tratto di muro perimetrale e tracce della
merlatura che coronava l’edificio.
Di fronte è il Palazzo del Capitano del Popolo
oggi sede della Prefettura. Nel 1466, quando
tutta la piazza fu oggetto di rifacimenti in base
a nuovi criteri rinascimentali, il Palazzo fu dota-
to di un portico di cui però non rimane traccia.
Sul lato che chiude la piazza è la Chiesa di
Sant’Angelo in Spatha, dedicata a San Michele
Arcangelo, così chiamata dal nome della fami-
glia che dall’XI secolo la ebbe in patronato. Il
prospetto fu rifatto nel 1560 e nel 1746 fu
avviato il completo rifacimento della chiesa. La
facciata a capanna si presenta intonacata e vi si
aprono un portale in peperino con una lunetta
sopra l’architrave e tre finestre. Sul
lato destro della facciata si trova la
copia (l’originale è presso il Museo
Civico di Viterbo) di un pregevole
sarcofago romano con scena di
caccia al cinghiale che fungeva da
monumento funebre della “Bella
Galiana” protagonista di una leg-
gendaria vicenda. Donna di straor-
dinaria bellezza, se ne innamorò un
barone romano che la pretese in
sposa ma, rifiutato, pose Viterbo
sotto assedio e la città si mobilitò in
difesa della giovane, resistendo
fino a indurre l’assediante a desi-
stere; questi prima di andarsene
chiese di poter vedere un’ultima
volta Galiana che affacciatasi sulle
mura di una torre fu colpita a morte
con una freccia dallo spasimante
respinto.
La chiesa, a navata unica e coperta con volta a
botte, compare come il frutto di linee tardo-
barocche e neoclassiche. Sono conservati al suo
interno una pala del viterbese Bartolomeo
Cavarozzi che raffigura S. Isidoro agricoltore
(sec. XVII), la mensa dell’altare maggiore sor-
retta da un grande capitello romanico in pietra
proveniente dall’antica chiesa, una grande pala
del maestro viterbese Filippo Caparozzi (primo
decennio del ’600) raffigurante la Madonna in
trono col Bambino con Angeli che la incorona-
no e santi. Nella sagrestia è una tavola con l’im-
magine di S. Rocco, opera di Antonio del
Massaro detto il Pastura (sec. XV-XVI).
VITERBO - Piazza del Plebiscito
Sarcofago della BellaGaliana (foto G. Cerica)
DOMENICA 20 SETTEMBRE 2009VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30
Arcangelo CorelliSonata in Do maggiore op. 3 n. 8 per due violini e basso continuo
Largo, Allegro, Largo, Allegro
Georg Friedrich HändelTriosonata in Sol maggiore op. 5 n. 4 per due violini e basso continuo
A tempo ordinario, Allegro non presto, Passacaille,
Menuet (Allegro moderato), Gigue (Presto)
Georg Friedrich HändelLascia ch’io pianga
Aria dall’opera “Rinaldo” per soprano, archi e basso continuo
Antonio VivaldiNulla in mundo pax sincera
Mottetto per soprano, archi e basso continuo
Allegro, Andante, Rondò allegretto
85
Francesco Divito sopranista
Francesca Vicari e Alessandro Marini violini
Davide Leboffe viola
Stefano Di Rienzo violoncello
Catia Rocci clavicembalo
Il complesso si è costituito nel quadro delle attività del Corso di Musica da Camera tenu-
to dalla prof.ssa Francesca Vicari in collaborazione con il Dipartimento di Musica Antica
del Conservatorio.
CONCERTO APERITIVO
COMPLESSO BAROCCO
CONSERVATORIO “L. REFICE” DI FROSINONE
Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia
86
L’attuale edificio, frutto della ricostruzione
del dopoguerra, è il risultato di una fase
costruttiva francescana iniziata nel 1236 e di
una successiva di ampliamento in pure
forme gotiche realizzata quando Viterbo era
sede della corte pontificia.
La facciata è caratterizzata da un’apertura ad
arco in stile romanico con colonnine tortili,
tre monofore ed un semplice oculo.
Sull’angolo destro è collocato un pulpito
eretto nel 1429, mentre dietro si scorge il
campanile a vela con due fornici.
La grandiosa navata unica è chiusa da un’ab-
side quadrata, nella quale si apre una grande
quadrifora gotica con rosoni.
Le capriate del tetto, rimesse in luce dai
restauri che hanno eliminato le volte baroc-
che, sono sostenute da archi a sesto acuto;
l’abside ed il transetto sono coperti da volte
ogivali profilate da costoloni che ricadono su
pilastri compositi, decorati con motivi florea-
VITERBO - Chiesa di San Francesco
Interno e monumento a Papa Adriano V (foto
G. Cerica)
li di schietto stile gotico.
Nel transetto destro si conservano i resti del
monumento funebre di Pietro di Vico, realiz-
zato da Pietro di Oderisio nel 1269, raffinata
creazione in stile gotico impreziosita da stem-
mi e mosaici.
Un arco a sesto acuto, strombato e ornato da
colonnine tortili immette nella cappella del
SS. Sacramento, eretta dai Gatti, potente
famiglia di origine brettone protagonista della
vita civile e politica di Viterbo.
A fianco emerge in tutto il suo splendore il
Mausoleo di Adriano V attribuito ad Arnolfo
di Cambio, monumento gotico-cosmatesco,
autentico gioiello d’arte medievale; la statua
coricata, vestita con abiti pontificali, è posta
su un duplice basamento intarsiato con splen-
didi marmi policromi.
In simmetria, nel transetto sinistro, è il
Mausoleo di Clemente IV di Pietro Oderisio
(1270), un tabernacolo in stile gotico con la
statua distesa su un sarcofago romano con
bassorilievo collocato su un basamento mar-
moreo decorato con intarsi di suggestiva poli-
cromia.
Sempre nel
transetto sini-
stro è il portale
d’accesso alla
c a p p e l l a
Botonti (sec.
XVI), per la
quale era stata
dipinta, tra il
1515 e il 1516,
la celebre
“Pietà” di Se-
bastiano Del
Piombo, at-
tualmente con-
servata al Mu-
seo Civico.
MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009VITERBO – CHIESA S. FRANCESCO
VICTORIA MULLOVA violino
OTTAVIO DANTONE clavicembalo
87
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Sonata in sol minore n. 1 per violino solo BWV 1001Adagio
Fuga. Allegro
Siciliana
Presto
Sonata in si minore n. 1 per violino e cembalo BWV 1014Adagio
Allegro
Andante
Allegro
***
Sonata in do minore n. 4 per violino e cembalo BWV 1017Siciliana. Largo
Allegro
Adagio
Allegro
Partita in re minore n.2 per violino solo BWV 1004Allemanda
Corrente
Sarabanda
Giga
Ciaccona
88
VIKTORIA MULLOVA è famosa in tutto il
mondo per la sua eccezionale versatilità e
purezza musicale; i suoi interessi spaziano
dal barocco al classico, fino alle tendenze e
improvvisazioni più all’avanguardia.
La passione per il repertorio barocco esegui-
to secondo la prassi del tempo l’ha portata a
collaborare con l’Orchestra of the Age of
Enlightenment, il Giardino Armonico,
Venezia Barocca e Orchestre
Révolutionnaire et Romantique. Lavora
assiduamente con il clavicembalista Ottavio
Dantone e ha registrato un programma tutto
dedicato a Bach del quale Tim Ashley del
Guardian ha scritto “Ascoltare la Mullova
che suona Bach è, in parole semplici, una
delle più belle esperienze che si possano
fare…”
L’avventura della Mullova nel mondo della
musica contemporanea, iniziata nel 2000
con l’album “Through the Looking Glass”
continua con nuovi lavori commissionati a
giovani compositori, tra cui Fraser Trainer e
attualmente sta lavorando ad un progetto
imperniato su musica gitana e improvvisa-
zione insieme alla band di Matthew Barley.
Il London Southbank Centre recentemente
le ha chiesto di essere la prima “Artist-in-
Focus” della loro rinnovata International
Chamber Music Series. Il direttore musicale
di Southbank l’ha così descritta: “una musi-
cista dal grande virtuosismo, con uno straor-
dinario coraggio e coinvolgimento che la
portano a tentare nuove strade”. Numerosi i
suoi concerti alla Wiener Konzerthaus a con-
ferma del suo eclettismo musicale. Le sue
numerose registrazioni per la Philips
Classics hanno ricevuto importanti ricono-
scimenti, ma nel 2005 Viktoria Mullova,
sempre alla ricerca di territori da esplorare,
ha iniziato a collaborare con la ONYX
Classics, casa discografica di recente costi-
tuzione, per presentare una serie di nuove
incisioni tra cui un programma dedicato ai
Concerti di Vivaldi con il Giardino
Armonico diretto da Giovanni Antonini. A
questa registrazione è stato assegnato il pre-
stigioso Diapason d’Or per il 2005. Ha regi-
strato anche due dischi con il Mullova
Ensemble (Concerti di Bach e Ottetto di
Schubert), Recital con Katia Labèque e le
Sonate di Bach con Ottavio Dantone. Ha
ultimato il più importante progetto discogra-
fico della sua vita: tutte le Sonate e Partite
per violino solo di J.S. Bach. Viktoria
Mullova ha studiato presso la Scuola
Centrale di Musica di Mosca ed il
Conservatorio della stessa città. Il suo straor-
dinario talento si è imposto all’attenzione
internazionale quando, nel 1980, ha vinto il
Primo Premio al Concorso Sibelius a
Helsinki e, nel 1982, la Medaglia d’Oro al
Concorso Cajkovskij. Da allora ha suonato
con le migliori orchestre e i più prestigiosi
direttori e ha partecipato ai più importanti
festival internazionali. Possiede due violini:
lo Stradivari Jules Falk del 1723 e un
Guadagnini.
89
OTTAVIO DANTONE si è diplomato in organo
e clavicembalo presso il Conservatorio “G.
Verdi” di Milano. Ha intrapreso giovanissi-
mo la carriera concertistica, dedicandosi fin
dall’inizio allo studio e al costante approfon-
dimento della musica antica, segnalandosi
presto all’attenzione del pubblico e della cri-
tica. Nel 1985 ha ottenuto il premio di basso
continuo al Concorso Internazionale di
Parigi e nel 1986 è stato premiato al
Concorso Internazionale di Bruges (due dei
concorsi di clavicembalo più importanti del
mondo), primo italiano ad aver ottenuto tali
riconoscimenti a livello internazionale in
ambito clavicembalistico. Dal 1996 è il
direttore musicale dell’Accademia Bizantina
di Ravenna, con la quale collabora già dal
1989. Negli ultimi anni ha gradualmente
affiancato alla sua abituale attività di solista
e leader di gruppi da camera quella ormai
intensa di direttore d’orchestra, estendendo il
suo repertorio all’opera e al periodo classico
e romantico. In questa veste è regolarmente
ospite delle più prestigiose sale e associazio-
ni concertistiche (Teatro alla Scala di
Milano, Accademia di Santa Cecilia,
Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein
e Konzerthaus di Vienna, Mozarteum di
Salisburgo, Ravenna Festival, Settembre
Musica di Torino, Cité de la Musique di
Parigi, Accademia Chigiana di Siena,
Bologna Festival, International Music
Festival di Istanbul, Ferrara Musica,
Metropolitan Museum di New York,
Auditorium del Lingotto di Torino, G.O.G. di
Genova, Festival di Holstein, Musica e
Poesia a S. Maurizio di Milano, Festival di
Urbino, etc.). Nel 1999 è avvenuto il suo
debutto operistico per la stagione lirica del
Teatro Alighieri di Ravenna, alla guida
dell’Accademia Bizantina, con la prima ese-
cuzione in tempi moderni del “Giulio
Sabino” di Giuseppe Sarti (opera in tre atti
del 1781), della quale Dantone ha curato la
revisione ottenendo un notevole successo di
pubblico e di critica. Inoltre nell’autunno
dello stesso anno è stato scelto dal M°
Riccardo Muti per dirigere dopo di lui le
repliche dell’opera di G. Paisiello “Nina,
ossia la pazza per amore” (produzione del
Teatro alla Scala, Piccolo Teatro di Milano e
Ravenna Festival). Da allora si sono molti-
plicati i suoi impegni nel campo della lirica.
Nel dicembre 2001 è stato invitato ad inau-
gurare la stagione del Teatro Regio di Parma
con il “Marin Faliero” di G. Donizetti.
Moltissime le registrazioni radiofoniche e
televisive in Italia e all’estero, nonché quelle
discografiche sia come solista che come
direttore per le quali ha ottenuto prestigiosi
premi e riconoscimenti dalla critica interna-
zionale. Dal 2003 registra per la Decca.
Profondo conoscitore della prassi esecutiva
del periodo barocco, tiene regolarmente
corsi di perfezionamento di clavicembalo,
musica da camera, basso continuo ed
improvvisazione.
90
San Pellegrino è un esempio di contrada due-
centesca perfettamente conservata, dall’eleva-
to valore urbanistico, con torri, case, cavalca-
via, profferli (scale esterne), bifore romaniche.
Le case che si affacciano sulla Via San
Pellegrino sono costruite direttamente sul tufo
con muri realizzati con blocchi di pietra squa-
drati, composte da uno o più piani. L’accesso
dalla strada al primo piano
della casa era garantito dal
profferlo, mentre il locale a
piano terra era adibito a bot-
tega; alcune abitazioni non si
affacciavano direttamente
sulla strada, ma avevano una
corte, a volte in comune con
altre abitazioni, che in dialet-
to viterbese prende il nome
di “richiastro”. Caratteristica
di questo quartiere è anche la
“casa a ponte”, tipo di abita-
zione che unisce due fabbri-
cati, separati dalla strada,
all’altezza del primo o del
secondo piano, creando sug-
gestivi passaggi coperti. Al
centro del quartiere si apre
l’omonima piazza con il Palazzo degli
Alessandri, l’imponente Torre Scacciaricci e la
Chiesa di S. Pellegrino. Nel complesso
l’aspetto della piazza, nonostante vari rifaci-
menti di epoche diverse, è unitario e ciò è
dovuto anche all’impiego, sia per gli edifici
che per la pavimentazione, di peperino e
basaltina, pietre locali di origine vulcanica di
uniforme colore grigio scuro. La chiesa di San
Pellegrino, insieme al Palazzo, è la costruzio-
ne più importante e antica della piazza omoni-
ma, menzionata nei documenti di archivio già
nel 1045. Il suo aspetto dopo numerosi rima-
neggiamenti si presenta oggi con tetto a capan-
na, rosone centrale e portale sormontato da un
VITERBO - Quartiere San Pellegrinoarco a tutto sesto e sorretto a sua volta da due
esili colonne con capitelli fogliati mentre della
costruzione originaria si conservano alcuni
tratti delle mura esterne e un arco a tutto sesto
formato da conci a cuneo che sormonta il por-
tale laterale. Il Palazzo degli Alessandri, unita-
mente allo stabile con il portico, congiunto a
questo attraverso un passaggio aereo sorretto
da un mezz’arco, inteso
come il complesso della
dimora nobiliare e degli
alloggi dei domestici, fu
costruito verso la prima
metà del XIII secolo, in un
momento fiorente per la
città di Viterbo. Il modello
della dimora, di estensione
limitata, fu dovuto alla man-
canza di grandi spazi edifi-
cabili all’interno delle mura
urbane e tale situazione con-
sentì a più immobili di esse-
re forniti di un affaccio sulla
via principale, ma allo stesso
tempo produsse un più
intenso sviluppo in altezza,
l’utilizzazione dei piani sot-
terranei e la nascita delle “case-ponte”, o
almeno la realizzazione di una porzione del
palazzo sulla via pubblica. L’ordinamento
della parte interna del Palazzo degli Alessandri
mostra, infatti, aspetti analoghi a quelli di altre
abitazioni della città, essendo formato da un
piano interrato, un pianterreno, un primo ed un
secondo piano sebbene in questa circostanza
al pianterreno non si aprano le classiche botte-
ghe o negozi, giacché il casato era di estrazio-
ne aristocratica. L’esterno è caratterizzato da
un ampio balcone che si prolunga sotto un
grandioso arcone ribassato; di fronte, un porti-
co a due campate su massicce colonne, dietro
il quale si eleva la Torre Scacciaricci.
San Pellegrino in fiore. Sullo sfon-do Palazzo degli Alessandri (foto F.
Biganzoli)
GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009VITERBO – PALAZZO DEI PAPI
IL COMPLESSO BAROCCO
Alan Curtis direttore
91
G.F. HÄNDEL (1685 - 1759)
Agrippina
Claudio Umberto Chiummo basso, baritono
Agrippina Svetlana Doneva soprano
Nerone Tuva Semmingsen mezzosoprano
Poppea Klara Ek soprano
Ottone Iestyn Davies controtenore
Pallante Raffaele Cistantini voce di basso
Narciso e Giunone Antonio Giovannini controtenore
Lesbo Matteo Ferrara basso, baritono
Fondato nel 1979 ad Amsterdam da Alan
Curtis, uno dei più affermati specialisti nel-
l’interpretazione della musica preromantica,
Il Complesso Barocco ha cominciato la sua
attività come orchestra internazionale baroc-
ca con particolare interesse per la musica ita-
liana.
Dal 1992 l’ensemble, formato da giovani soli-
sti, ha sede in Italia e si è interessato anche
alla musica vocale del tardo Rinascimento e
del Barocco, a partire dall’ultima fioritura del
madrigale fino all’opera del XVIII secolo.
Considerato una delle più prestigiose orche-
stre europee con strumenti originali, Il
Complesso Barocco è ospite nelle più impor-
tanti rassegne concertistiche e festival in
Europa e Stati Uniti.
L’eccezionale qualità interpretativa ha favori-
to l’incontro con il regista Werner Herzog che
ha scelto l’ensemble come protagonista del
film “Morte a cinque voci” (Prix Italia 1996 e
Premio Rembrandt, Amsterdam 1996) dedi-
cato alla figura di Carlo Gesualdo.
Molto ricca è la discografia che ha inizialmen-
te interessato il repertorio madrigalistico con
le registrazioni, per Virgin Classics, del
“Primo Libro di Madrigali” di Michelangelo
Rossi (Preis der Deutschen Schallplattenkritik
1997 e Premio Internazionale del Disco
“Antonio Vivaldi” 1998), dei madrigali di
Antonio Lotti, dell’integrale dei duetti da
camera di Claudio Monteverdi in due CD,
“Zefiro torna” (Diapason d’or de l’eté 1998) e
“Amor dicea”, dei cicli del “Pastor Fido” di
Sigismondo d’India, Monteverdi e Marenzio
e l’integrale del “Libro Sesto delli madrigali”
di Carlo Gesualdo, editi da Symphonía.
Accanto a questo repertorio, si è delineato un
ampio interesse per l’oratorio, documentato
dalla “Susanna” di Alessandro Stradella
(EMI), dal “Sansone” di Benedetto Ferrari
(pubblicato da Virgin Classics e vincitore del
Diapason d’or 2000), dall’“Assalonne puni-
to” di Pietro Andrea Ziani e dal “David” di
Francesco Bartolomeo Conti, e per la cantata
italiana con le “Lettere amorose” di
Domenico Scarlatti registrate sempre per
Virgin Classics.
Il Complesso Barocco, sotto la guida di AlanCurtis, ha anche rivestito un ruolo fondamen-
tale nella restituzione delle opere di Georg
Friedrich Händel con strumenti originali nel-
l’ambito del revival di cui questo autore ha
beneficiato dagli anni Settanta del Novecento
92
ad oggi. A partire da “Admeto”, prima opera
händeliana a essere riproposta con prassi ese-
cutiva filologica in tempi moderni e recente-
mente riedita in CD da Virgin, il catalogo
delle produzioni dedicate al grande composi-
tore sassone si è arricchito di titoli noti e di
altri meno eseguiti distinguendosi per uno
stile esecutivo sensibile all’espressione e in
continuo aggiornamento sulle ricerche della
musicologia specifica: “Rodrigo” (segnalata
per l’opera italiana nel Premio Internazionale
del Disco “Antonio Vivaldi” 2000),
“Arminio” (International Händel Recording
Prize 2002), “Deidamia” (Preis der
Deutschen Schallplattenkritik 2003 e
International Händel Recording Prize 2004),
“Lotario” (per BMG), “Rodelinda” (per
Deutsche Gramophon-Archiv), “Radamisto”
(International Händel Recording Prize 2005),
“Fernando re di Castiglia”, “Floridante”,
“Tolomeo”, “Alcina” e “Ezio”, queste ultime
due pubblicate in occasione della ricorrenza
del centenario della scomparsa del composi-
tore tedesco.
L’interesse dell’ensemble, relativamente
all’opera, si è rivolto anche verso Vivaldi (“Il
Giustino”, “Ercole su’l Termodonte”,
“Motezuma”), Gluck (“Ezio”) e Domenico
Scarlatti. In particolare di quest’ultimo, in
occasione del centenario della morte (2007), è
stato riproposto “Tolomeo e Alessandro” in
prima mondiale al Festival della Piccola
Accademia di Montisi (Toscana), a Santiago
de Compostela (Festival Via Stellae) e a
Madrid (Ciclo Los Siglos de Oro) dove è stato
registrato per Decca. Nel 2009 l’opera sarà
ripresa per il Théâtre des Champs Élysées a
Parigi e per il Theater an der Wien di Vienna.
Nella stagione 2007-08 il Complesso Barocco
è stato in residenza al Théâtre de Poissy
(Parigi).
Nell’immediato futuro sono previste le regi-
strazioni di altre due opere di Händel, “Giove
in Argo” e “Berenice”, la prima esecuzione in
tempi moderni dell’“Ezio” di Niccolò
Jommelli.
SVETLANA DONEVA è nata in Bulgaria nel
1974 ed ha studiato all’Accademia di Musica
di Sofia.
Ha partecipato a master con Raina
Kabaivanska, Anita Cerquetti, Alberta
Valentini e Giusi Devinu in Italia ed ha fre-
quentato, nel 2002/2003, la “International
Opera Studio” a Zurigo.
Svetlana Doneva ha debuttato all’Opera
House di Sofia come Gretel (Humper-dinck),
Gilda e, a St. Zagora, come Lucia (Donizetti),
Mimi e Violetta.
Nel 2002/2003 è stata scritturata in sostitu-
zione di Edita Gruberova cantando nella
parte di Maria Stuarda (Donizetti) allo
Zürich Opera.
93
A maggio del 2003 ha debuttato come LadyBillow (Britten: “Albert Hering”) e AnnaKennedy (Donizetti: “Maria Stuarda”) al
Zurich Opera.
Successivamente ha cantato Musetta a Palma
di Mallorca e Violetta e Gilda a Barcellona,
un ruolo che poi ha interpretato ancora a
Roma. Durante la stagione 2003/04 ha canta-
to Lina nello “Stiffelio” di Verdi nel tour sviz-
zero e Konstanze nel “Ratto dal Serraglio” ad
Aquisgrana e Karlsruhe.
Nel dicembre 2005 Svetlana Doneva è stata
invitata a Marsiglia per cantare “La Traviata”,
e nel maggio 2006 l’artista ha cantato, con
grande successo personale, per la prima volta
Donna Anna nel “Don Giovanni” con
Thomas Hangelbrock al festival di Feldkirch.
Ha interpretato ancora questo ruolo con Renà
Jacobs al Festival Für Alte Musik di
Innsbruck e nel 2008 con B. de Billy a
Salisburgo.
Al Frankfurt Opera l’artista ha cantato nel
ruolo di Ginevra nell’ “Ariodante” di Händel,
nel 2008 Euridice in “Orpheus e Euridice” di
Gluck con Thomas Hengelbrock a Parigi e
Epidauro.
Come concertista, Svetlana Doneva si è esibi-
ta ancora in Spagna, Argentina, Italia e
Giappone.
ABasilea e Zurigo ha cantato “Graner Mass”,
“Messiah”, “Missa Solemnis” di Liszt, così
come “Requiem” di Brahms con la Tonhalle
Orchestra, Zurigo; a Belgrado “Requiem” di
Mozart e “Maria Tryptichon” di Frank
Martin, “Messa in si minore” di Mozart a St.
Gallen e “Die Glocke” di Rachmaninov. Con
la Balthasar Neuman Ensemble ha eseguito in
forma di concerto “Alcina” di Händel a
Friburgo e Ludwigsburg, con J. Nott “La
nona sinfonia” di Beethoven a Bamberg,
“Missa Solemnis” a Bad Urach e “CarminaBurana” con L. Zagrosek a Berlino.
IESTYN DAVIES ha studiato Archeologia e
Antropologia a Cambridge, dove era uno stu-
dente del coro al St John’s College, prima di
proseguire i suoi studi alla Royal Academy of
Music.
Dal suo debutto come Ottone ne
“L’Incoronazione di Poppea” per lo Zürich
Opera con Harnoncourt, i suoi ruoli operistici
hanno incluso Armindo (“Partenope” di
Händel) per l’English National Opera, Ottoneper il Glandebourne Festival Opera, KingArthur per il New York City Opera e
l’English National Opera, Hamor (“Jephtha”
di Händel), “L’Umana Fragilità” e Pisandro(“Il ritorno di Ulisse in patria”) per la Welsh
National Opera, Voce di Apollo (“Morte a
Venezia” di Britten) per l’English National
Opera, Azul (“Madrugada” di Nadaira) per il
Schleswig-Holstein Festival, Corrado(“Griselda” di Vivaldi) a Parigi e Oberon in
“Sogno di una notte di mezza estate” di
94
Britten per la Houston Grand Opera.
Davies ha lavorato con direttori come Warner,
Mitchell, Alden e Flimm.
Ha recentemente debuttato al Teatro alla
Scala di Milano nel “Chichester Psalms” di
Bernstein con l’Orchestra Filarmonica della
Scala, sotto la direzione di Dudamel.
Esibizioni al Wigmore Hall, Barbican,
Concertbouw, Snape Maltings e Théâtre des
Champs-Élysées hanno incluso performances
dei “Canticles” di Britten, “La Messa in si
minore” di Händel e “Messiah” e “Flavio” di
Händel. Ha cantato con l’Orchestra of the
Age of Enlightenment, l’Academy of Ancient
Music, la Scottish Chamber Orchestra, la
London Philharmonic Orchestra, l’Ensemble
Matheus e la Bournemouth Symphony
Orchestra e ha lavorato con direttori come
Layton, Gardiner, Harnoncourt, Nagano,
Alessandrini, Spinosi, Koopman, Hogwood e
Bruggen.
Recenti registrazioni includono la “Via
Crucis” di Lukaszewski per Hyperion, il
“Messiah” di Händel per Naxos con
l’Academy of Ancient Music ed il New
College Oxford e la “Griselda” di Vivaldi per
Naîve records diretto da Spinosi che vinse
l’“Opera Recording of the Year 2007” del
BBC Music Magazine.
I prossimi impegni includono il “St Matthew
Passion” con lo Zürich Tonhalle e Ton
Koopman, “Athalia” di Händel con Ivor
Bolton a Colonia e New York, “Samson” con
l’English Concert ed Harry Ticket, le
“Cantate di Bach” con Ton Koopman e
l’Amsterdam Baroque Orchestra, “Israel in
Egypt” al Hereford Three Choirs Festival con
l’Academy of Ancient Music e Stephen
Layton, ed il suo debutto solo recital al
Wigmore Hall.
KLARA EK
Vitellia’s set pieces were the vocal glory of theevening in fearless and brilliant soprano ofKlara Ek (Hillary Finch, Opera, August
2005).
Dopo il suo notevole debutto alla Royal
Danish Opera nel ruolo di Susanna nelle
“Nozze di Figaro” nel 2003, la soprano svede-
se Klara EK ha fatto molti importanti debutti
compreso Erste Dame (“Die Zauberflöte”) a
La Monnaie diretto da René Jacobs, LaMusica e Proserpina (“Orfeo”) alla Stuttgart
Opera; in quell’occasione fu invitata da
VladimirAshkenazy a cantare la “Quarta
Sinfonia” di Mahler con la Philarmonia al
Royal Festival Hall di Londra, e con la NHK
Symphony Orchestra a Tokyo.
I suoi ruoli d’opera comprendono: Susanna e
Pamina (“Die Zauberflöte”) alla Stuttgart
Opera dove ha lavorato con i direttori Lothar
Zagrosek e Kwamé Ryan; Susanna (“Figaros
bröllop”) con la Gothenburg Opera in una tra-
duzione svedese di “Le nozze di Figaro”;
Oscar (“Un ballo in maschera”) al
95
Confidencen e Despina (“Così fan tutte”) al
Folkopern, entrambi a Stoccolma; Papagena(“Die Zauberflöte”) al Drottingholms
Slottsteater, ed Echo (“Ariadne auf Naxos”)
con la Geneva Opera sotto la direzione di
Jeffrey Tate.
Tra le sue interpretazioni di maggior rilievo
Servilia (“La clemenza di Tito”) con la Danish
Radio Sinfonietta sotto la direzione di Adam
Fischer, “Messiah” con la Bournemouth
Symphony Orchestra diretta da Kees Bakels,
e anche con la Minnesota Orchestra sotto la
direzione di Christopher Warren-Green,
“Christmas Oratorio” di Sandstroem con la
Malmö Symphony Orchestra direttore
Johannes Gustavsson, ed “Elijah” con la
Royal Scottish National Orchestra diretta da
Andreas Spering. Più recentemente Klara Ek
ha eseguito il “Requiem” di Brahms con
l’Orquestra Sinfonica de Balears, Oriana(“Amadigi di Gaula”) con l’Academy of
Ancient Music diretta da Christopher
Hogwood, “Tolomeo e Alessandro” di
Scarlatti con il Complesso Barocco di Alan
Curtis, la “Nelson Mass” con la Navarra
Symphony Orchestra, direttore Howard
Griffiths, e “The Creation” di Haydn con
l’Orchestre National Bordeaux Aquitaine
diretta da Kwamé Ryan e anche con la Tivoli
Symphony Orchestra diretta da Helmuth
Rilling.
Klara Ek ha eseguito i Lieder di Mozart in un
recital per la Musashino Cultural Foundation
a Tokyo e ha debuttato al Wigmore Hall can-
tando arie di Haydn con la Classical Opera
Company. Ha cantato canzoni di Lehar e
Zeller sotto la direzione di Gunther Bauer-
Schenk con la Bournemouth Symphony
Orchestra.
Laureata al Royal College of Music di
Stoccolma, Klara Ek ha frequentato
l’University College of Opera a Stoccolma
dove si è specializzata con musicisti del cali-
bro di Craig Rutenberg, Roger Vignoles,
Tomas Schuback, Mark Tatlow, Kerstin
Meyer and Birgit Nilsson. Al Royal College
of Music a Londra ha studiato con Lilion
Watson.
TUVA SEMMINGSEN, giovane mezzo-soprano
norvegese, ha studiato alla Norwegian State
Academy of Music e alla Royal Opera
Academy a Copenhagen. Ha debuttato con
grande successo alla Royal Danish Opera
come Cherubino in “Le Nozze di Figaro” nel
2000.
Ha lavorato con direttori quali William
Christie, Emmanuelle Haïm, Fabio Biondi,
Rinaldo Alessandrini, Federico Guglielmo,
Paolo Olmi, Christopher Hogwood, Robert
King, Mario Venzago, Giancarlo Andretta,
96
Peter Feranc, Thomas Dausgaard, Mark
Tatlow e Lars Ulrik Mortensen.
I suoi impegni nell’opera l’hanno vista inter-
prete di molti ruoli mozartiani (Sesto in
“Giulio Cesare” all’Opéra de Lille, alla Royal
Danish Opera e alla Norwegian National
Opera; Idamante in “Idomeneo” a Parigi,
Lione e New York, Cherubino in “Le nozze di
Figaro” al Teatro La Fenice di Venezia, e ros-
siniani (Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia”
all’Opéra de Nancy, alla Royal Danish Opera
e alla Norwegian National Opera; Angelinanella “Cenerentola” con la Glyndebourne
Touring Opera per il Teatro Nacional de Sao
Carlos e alla Royal Danish Opera; Doralicenella “Gazzetta” per la Garsington Opera); ma
ha interpretato anche Monteverdi (Minerva e
Melanto ne “Il Ritorno d’Ulisse” alla Royal
Danish Opera) e Musorgskij (Feodor in
“Boris Godunov” per il Teatro Nacional de
Sao Carlos).
Tuva Semmingsen appare frequentemente a
festival e concerti in tutta Europa. Il suo reper-
torio concertistico comprende il “Requiem” e
la “Messa in do minore” di Mozart, la
“Passione di San Giovanni”, la “Messa in si
minore”, “L’Oratorio di Natale”, il
“Magnificat” così come numerose cantate di
J.S. Bach, il “Magnificat” di C.Ph.E. Bach,
“Arianna a Naxos” e “Stabat Mater” di
Haydn, “Judas Maccabaeus” e “Il Trionfo del
Tempo e del disinganno” di Händel, lo
“Stabat Mater” di Pergolesi; il “Te Deum” di
Charpentier; il “Magnificat” di Buxtehude,
“Gloria”, “Gloria e Imeneo”, “JudithaTriumphans”, “Longe Malae”, “Magnificat”,
“Nisi Dominus”, “Stabat Mater” e “Sum inmedio tempestatum” di Vivaldi e “Praise the
Lord” e “Welcome to all the pleasures” di
Purcell.
Gli impegni della stagione 2007/2008 l’hanno
vista in Sesto in “Giulio Cesare” alla
Norwegian Opera, Rosina ne “Il Barbiere di
Siviglia” al Grand Théâtre di Reims, Zerlinain “Don Giovanni” e Nerone ne
“L’Incoronazione di Poppea” alla Royal
Danish Opera, il ruolo principale in “Ottone
in Villa” di Vivaldi al Teatro Olimpico di
Vicenza, Melanto e Amore in “Il Ritorno
d’Ulisse” al Drottningholm Festival a
Stoccolma, arie di Vivaldi con la Danish
Radio Orchestra, e arie di Vivaldi ed un reci-
tal a solo al Bergen International Festival.
Nell’autunno del 2008 ha cantato Rosmira in
“Partenope” di Händel alla Royal Danish
Opera, arie di Vivaldi e Galuppi con Concerto
Veneziano e il direttore Giancarlo Andretta, e
Christmas Oratorio di Bach con il direttore
Philip Pickett.
I prossimi impegni includono Mélisande in
“Pelléas et Mélisande” e Dryade in “Ariadne
auf Naxos” alla Royal Danish Opera,
Rosmira in “Partenope” di Händel al Royal
Albert Hall a Londra, Dorabella in “Così fan
tutte” al Glyndebourne Festival, Mirtenia in
“L’Amore ammalato: Antiochus und
Stratonica” di Graupner al Boston Early
Music Festival e concerti dalla “Messa in si
97
minore” di Bach.
I suoi dischi comprendono “Sum in medio” e
“Gloria e Imeneo” di Vivaldi con The King’s
Consort, il ruolo principale nell’“Ottone in
Villa” di Vivaldi e Sesto in “Giulio Cesare” su
DVD.
ANTONIO GIOVANNINI, nasce a Firenze nel
1980 e si forma musicalmente come pianista
diplomandosi con il massimo dei voti sotto la
guida di Tiziano Mealli. Studia canto con
Silvia Bossa diplomandosi al conservatorio di
Firenze con il massimo dei voti e la lode. Si è
laureato in Lingue e Letterature Straniere pres-
so l’Università degli Studi di Firenze con il
massimo dei voti e la lode.
Ha iniziato a cantare come voce bianca nel
Coro Giovanile della Scuola di Musica di
Fiesole sotto la guida di Joan Yakkey, esiben-
dosi come voce solista in importanti allesti-
menti del Teatro Comunale di Firenze.
Nel 1999 ha debuttato come protagonista nella
prima assoluta dell’opera “Eliogabalo” di
Cavalli al Teatro San Domenico di Crema. Ha
debuttato a Venezia nella prima rappresenta-
zione in tempi moderni di “Orlando finto
pazzo” di Vivaldi, cantando in seguito al
Teatro Regio di Torino come voce solista del
balletto “Io, Giacomo Casanova” della coreo-
grafa Karol Armitage. Dal suo debutto giova-
nissimo in teatro ha collaborato fra gli altri con
direttori quali Mehta, Letonja, Young,
Bosman, Colon, Marcon e registi quali
Decina, Taymor, Kemp, Armitage.
Il suo repertorio concertistico include brani di
musica sacra (“Te Deum” di Charpentier,
“Oratori” di Carissimi, “Magnificat” di
Monteverdi, “Stabat Mater” di Pergolesi),
così come lieder e brani di musica contempo-
ranea in prima esecuzione assoluta. Nel 2002
debutta al Teatro San Carlo di Napoli in un
concerto di musica contemporanea con Mauro
Ceccanti, ripreso al Teatro Olimpico di Roma
e al Teatro Metastasio di Prato; interpreta il
ruolo di protagonista nell’oratorio “La con-
versione di Sant’Agostino” con Carlo
Rebeschini ed è voce solista nei “Chichester
Psalms” di Leonard Bernstein con l’Orchestra
del Friuli sotto la direzione di Davide Pitis.
Vince il Concorso CittàLirica Opera Studio e
debutta nel ruolo di Oberon nella “A
Midsummer Night’s Dream” di Britten con la
regia di Lindsay Kemp e la direzione di
Jonathan Webb (Teatro Verdi di Pisa, Teatro
del Giglio di Lucca e Teatro Goldoni di
Livorno).
Si è esibito frequentemente a Roma in concer-
to (Sant’Andrea della Valle, Villa Borghese,
Teatro Olimpico), cantando prime esecuzioni
assolute e prime esecuzioni in tempi moderni,
accanto al repertorio sacro classico (“TeDeum” di Charpentier, “Oratori” di Carissimi,
“Magnificat” di Monteverdi, “Stabat Mater”di Pergolesi) e al repertorio liederistico.
98
Da segnalare il debutto al Teatro alla Scala
nell’opera “Il dissoluto assolto” di Azio
Corghi nel settembre 2006. Torna al Festival
Monteverdi di Cremona, dove aveva sostenu-
to il ruolo di San Giovanni nella “Passione” di
Caldara, con l’“Orfeo” di Monteverdi. Tra gli
impegni recenti il debutto, accolto da succes-
so di pubblico e di critica, nel ruolo di Milesin “The Turn of the screw” di Britten diretto
da Jonathan Webb per la regia di Elio De
Capitani al Teatro Ponchielli di Cremona.
In “Agrippina” sotto la direzione di Alan
Curtis e con Il Complesso Barocco interpreta
Narciso e Matuso nella prima mondiale del
“Demofoonte” di Jommelli diretto da
Riccardo Muti a Salisburgo, Parigi e
Ravenna; in “Giulio Cesare” è Tolomeo con
Al Ayre Espanol ed Eduardo Lopez-Banzo al
Festival di Beaune; con Emma Kirkby e l’en-
semble Aura Soave è al Festival Monteverdi
di Cremona.
La sua discografia spazia da opere per bambi-
ni, a prime rappresentazioni di opere barocche
(“Eliogabalo” di Cavalli), a incisioni di reper-
torio sacro dal Medioevo al Rinascimento, a
prime assolute del repertorio contemporaneo.
MATTEO FERRARA, nato a Padova nel 1981,
si è diplomato in pianoforte nel 2004 e in
canto nel 2005 al Conservatorio di Adria. Ha
frequentato il biennio di specializzazione in
canto, sotto la guida di Raina Kabaivanska,
all’Istituto “Orazio Vecchi” di Modena e i
corsi di perfezionamento dell’Accademia
Chigiana di Siena e dell’Accademia
Rossiniana di Pesaro.
Particolarmente a suo agio nell’interpretazio-
ne di ruoli brillanti e di carattere, ha collabo-
rato con direttori quali Gianluigi Gelmetti,
Alberto Zedda, Vladimir Jurowski, Filippo
Maria Bressan e con registi come Mario
Monicelli, Gianfranco De Bosio, Marco
Gandini, Italo Nunziata.
Nel 2003 ha debuttato in “Gianni Schicchi”
con OperaStudioMimesis (Teatro Comunale
di Firenze) e nel 2005 in “Così fan tutte” (DonAlfonso) con l’Accademia Chigiana (Teatro
dei Rozzi Siena). Successivamente ha cantato
Don Pasquale nei teatri di Treviso e Rovigo.
Nei teatri di Pisa, Lucca, Livorno e Ravenna è
Cancian ne “I Quatro rusteghi” di Wolf-
Ferrari.
Nel corso del 2006 ha impersonato i ruoli di
Bob e Tom ne “Il piccolo spazzacamino” di
Britten in scena al Comunale di Modena e
quello di Papageno ne “Il Flauto magico” di
Mozart in scena al Teatro Olimpico di
Vicenza. Si è esibito al Rossini Opera Festival
nei panni del Barone di Trombonok nel
“Viaggio a Reims”. Ha inoltre preso parte alla
tournée in Giappone del Teatro dell’Opera di
Roma con “Tosca”, interpretando il ruolo del
Sagrestano. Nel novembre 2006 ha partecipa-
to alla prima esecuzione assoluta dell’opera di
Paolo Furlani “Il principe granchio” realizza-
ta al Teatro Comunale di Modena.
99
Nel maggio 2007 ha cantato a Milano nella
produzione As.Li.Co di “The Fairy Queen”.
Hanno fatto seguito il ritorno al Rossini Opera
Festival per “La gazza ladra” (Ernesto) ed i
debutti ne “Les Mamelles de Tirésias” (Il gen-darme) ed in “Werther” a Sassari. Ha cantato
in “Tosca” (il sagrestano) al Teatro dell’Opera
di Roma e in “Boris Godunov” al Teatro La
Fenice di Venezia, “La Pietra del paragone” e
“La Bohème” a Sassari.
Recentemente ha cantato “Roméo et Juliette”
al Teatro la Fenice di Venezia.
In “Agrippina” con Il Complesso Barocco ed
Alan Curtis, è al Teatro Real di Madrid e in
tournée in Spagna e in Italia; al teatro La
Fenice di Venezia per “La Traviata” (il mar-chese d’Obigny) a Vicenza per “Il finto
Turco” nella parte di Bonnardone.
Matteo Ferrara ha tenuto recital operistici e
concerti in Italia, Germania, Austria, Russia,
Brasile, Cile, Argentina, Giappone.
RAFFAELE COSTANTINI, risultando vincitore
nel 1995 del concorso Lina Pagliughi tenuto-
si a Cesena, ottiene il ruolo di don Bartolo ne
“Il barbiere” di Paisiello che segna il suo
debutto.
Nel 1996 viene selezionato come Ferrandone “Il Trovatore” di Verdi presso il teatro V.
Basso di Ascoli Piceno. Presso il R.O.F. di
Pesaro copre il ruolo di Moise nel “Moise et
Pharaon”. A Jesi presso il teatro
G.B.Pergolesi interpreta Lodoviconell’“Otello” di Verdi, nella stessa stagione
partecipa al festival di Macau (Cina pop)
nelle vesti di Ramfis nell’“Aida” di G. Verdi.
Presso il Teatro Poliziano di Montepulciano
debutta in Simone nello “Schicchi” di
Puccini, e, con la regia di M. De Tomasi, in
Mustafà nell’ “Italiana in Algeri” di G.
Rossini. Nelle stagioni 1999/2000/01 colla-
bora con i principali teatri italiani per la rea-
lizzazione della “Cenerentola” di G. Rossini
nel ruolo di don Magnifico nella realizzazio-
ne de “Le Comte Ory” sempre di G. Rossini
nel ruolo de le Gouverner, e nella realizza-
zione dell’opera di W.A.Mozart “La clemen-
za di Tito” nel ruolo di Publio. In occasione
del festival rossiniano di Wildbad, debutta il
ruolo di Asdrubale ne “La pietra del parago-
ne” di G. Rossini, sotto la direzione del M°
A. De Marchi. A Lima, accanto al tenore
J.D.Florez, interpreta il ruolo di Oroe ne “La
Semiramide” di G. Rossini. Presso il teatro
Coliseu di Oporto (Portogallo) è Collinenella “Bohème” di Puccini, Oroveso ne la
“Norma” di V. Bellini e Pistola in “Falstaff”
di Verdi. Collabora con il teatro Coliseu di
Oporto nella realizzazione dell’opera di
W.A.Mozart “Le nozze di Figaro”, nel ruolo
del dottor Bartolo, nell’opera “Il Trovatore”
nel ruolo di Ferrando e ne “Il barbiere di
Siviglia” di Rossini nel ruolo di don Basilio.Nel periodo 2005/06 è impegnato nella regi-
strazione della trilogia di Claudio
Monteverdi, nei ruoli di Seneca ne “
100
L’incoronazione di Poppea”, Nettuno ne “Il
ritorno d’Ulisse in Patria” e Carontenell’“Orfeo”. Interpreta inoltre don Basilione “Il barbiere di Siviglia” di Rossini presso
i teatri di Atene e di Oporto, interpreta nuo-
vamente Seneca ne “L’Incoronazione di
Poppea” prodotta dal Circuito Lirico
Lombardo, sotto la direzione del M°
Dantone. Tiene due concerti presso la
Carnegie Hall di New York.
Con l’orchestra I Barocchisti, diretta dal M°
Diego Fasolis, ha registrato nel ruolo di
Ercole, l’“Ercole amante” di Cavalli.
Col M° Claudio Cavina, direttore de La
Venexiana, ha partecipato ad una serie di
concerti in Spagna e Italia, interpretando il
ruolo di Plutone nel “Ballo delle ingrate”,
Caronte e Plutone nell’“Orfeo” di
Monteverdi. Ha cantato il “Messia” di
Händel e la “Cantata n. 82” di J.S.Bach pres-
so la Casa da Musica di Oporto. È stato inol-
tre il basso solista nella “Nascita del verbo”
del Caresana in collaborazione con La
Cappella della Pietà dei Turchini (dir.
Antonio Florio), nelle città di Parigi e
Lussemburgo, nonchè Polifemo nell’opera
di Händel, “Aci Galatea e Polifemo” per il
festival Mito.
Per quanto riguarda la sinfonica, ha cantato il
“Magnificat” di J.S.Bach, il “Requiem” di
Mozart, lo “Stabat Mater”, la “Petite messe
solennelle” di G. Rossini e la “Nona sinfo-
nia” di Beethoven.
Ha frequentato l’accademia rossiniana tenu-
ta dal M° Zedda presso il R.O.F. di Pesaro,
ha preso parte a diversi masters sulla vocali-
tà rossiniana tenuti dal M° C. Desderi.
Ha collaborato con i direttori Carlo Rizzi,
Daniele Gatti, Renato Palumbo, Maurizio
Benini, Paolo Arrivabeni, Niska Bareza,
Riccardo Frizza, Alessandro de Marchi,
Ottavio Dantone, Mark Tardue, Vladimir
Jurowski, Antonio Florio, Diego Fasolis.
UMBERTO CHIUMMO, dopo gli studi al
Conservatorio di Pescara, nel 1986 ha vinto il
Concorso «A. Belli» del Teatro Lirico
Sperimentale di Spoleto, prendendo parte agli
allestimenti de “Le Nozze di Figaro” con la
regia di Gigi Proietti e de “Il mercato di
Malmantile” di Cimarosa. Si è poi perfeziona-
to con Ettore Campogalliani e con Claudio
Desderi.
Molto apprezzato anche per le sue qualità di
attore, Umberto Chiummo si è esibito nei
principali teatri e festival in Italia e all’estero,
interpretando opere di compositori quali
Rossini, Donizetti, Bellini, Mozart, Weber,
Bizet, Gounod e del repertorio barocco. Ha
lavorato con direttori quali Wolfgang
Sawallisch, Zubin Mehta, Riccardo Muti,
Bruno Campanella, Myung-Whun Chung,
William Christie, Ivor Bolton, Charles
Mackerras, Gianluigi Gelmetti.
Dal 1996 collabora abitualmente con la
Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera,
dove ha preso parte a varie produzioni, tra cui
101
“Ariodante” (Re di Scozia), “Rodelinda”
(Garibaldo), “La Calisto” (Giove), “Le nozze
di Figaro” (Figaro), “Il barbiere di Siviglia”
(Basilio), “Lucia di Lammermoor”
(Raimondo).
Nelle ultime stagioni si è esibito con successo
nel ruolo di Don Giovanni alla Frankfurt Oper
e al Théâtre Royal de La Monnaie di
Bruxelles e in “Lucia di Lammermoor”
all’Opernhaus di Zurigo. Ha poi cantato “I
Capuleti e i Montecchi” alla Lyric Opera di
Chicago con Bruno Campanella;
“Matrimonio segreto” (Il Conte Robinson)
alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino;
“La Bohème” (Colline) all’Opéra di
Montpellier; “Il viaggio a Reims” (LordSydney) al Festival di La Coruña; “Luisa
Miller” (Wurm) alla Oper Frankfurt. Dopo
aver cantato “Il turco in Italia” all’Opera di
Marsiglia e “Il ritorno di Ulisse in patria” di
Monteverdi a Ravenna con Ottavio Dantone,
nell’autunno 2005 ha cantato “Rodelinda” di
Händel all’Opera di San Francisco, “Le
Nozze di Figaro” (Bartolo) al Carlo Felice di
Genova. Nel corso del 2006 si è esibito al
Liceu di Barcellona in “Ariodante” (Re diScozia) e ne “La Clemenza di Tito” (Publio),
allo Staatstheater di Stuttgart ne “Le Nozze di
Figaro” (Figaro) e ha partecipato alla prima
esecuzione assoluta di “La Tempesta” con
musiche di Henry Purcell/Carlo Galante, spet-
tacolo prodotto dal Teatro Regio di Torino per
le Olimpiadi della Cultura 2006. Ha poi inter-
pretato il ruolo di Escamillo in “Carmen” al
Teatro Pergolesi di Jesi, a Fermo e Treviso,
quello di Mustafà ne “L’Italiana in Algeri” al
Teatro Comunale di Bologna e al Teatro
Comunale di Ferrara e quello di Alidoro nella
Cenerentola in scena al Festival di
Glyndebourne 2007.
Tra le sue esibizioni si distinguono “Lucia di
Lammermoor” (Raimondo) a Tel Aviv e “Le
nozze di Figaro” (Figaro) a Monaco con
102
Zubin Mehta; “Der Freischütz” (Kilian) al
Maggio Musicale Fiorentino sotto la direzione
di Wolfgang Sawallisch; “Le Nozze di
Figaro” (Bartolo) con Riccardo Muti al Teatro
alla Scala nel 1997 e successivamente “Linda
di Chamounix” (Prefetto) con Roberto
Abbado. Ha interpretato il ruolo di Publio ne
“La Clemenza di Tito” diretta da Charles
Mackerras alla Welsh National Opera di
Cardiff nel 1997, una produzione che ha rice-
vuto l’«Olivier Award» come miglior spetta-
colo d’opera. Hanno fatto seguito “Roméo et
Juliette” all’Opéra Comique di Parigi con
Michel Plasson, “Ricciardo e Zoraide”
(Ircano) al Rossini Opera Festival,
“Rodelinda” (Garibaldo) con Orchestra of the
Age of Enlightenment al Festival di
Glyndebourne) e “Tancredi” (Orbazzano) nel
Dicembre 2007 al Teatro Real di Madrid.
Recentemente ha cantato “Don Giovanni” al
Cantiere d’Arte Internazionale di
Montepulciano. Tra gli impegni più recenti, è
stato Giove ne “La Calisto” al Covent Garden
e alla Bayrische Staatsoper, “Oedipus rex” per
la direzione di Ola Rudner e la regia di
Giorgio Pressburger con la Württembergische
Philharmonie a Reutlingen.
Tra i suoi impegni si segnalano “La
Cenerentola” e “Il barbiere di Siviglia” alla
Kungliga Operan AB di Stoccolma, “Il ritorno
di Ulisse in patria” (Antinoo) al Teatro Real di
Madrid e a Parigi con Les Arts Florissants e
William Christie, sarà inoltre ClaudioImperatore in “Agrippina” in Tour in Italia e
Spagna con Il Complesso Barocco.
Ha inciso “Don Giovanni” (Telarc) con la
direzione di Charles Mackerras, “I Capuleti e
i Montecchi” (Bmg) con la direzione di
Roberto Abbado, “Werther” (Bmg) con la
direzione di Vladimir Jurowski. Ha inoltre
realizzato registrazioni per Ricordi,
Bongiovanni e per la RAI.
103
e non fia grave la finzione all’interno;se vuoi regnar, i tuoi desir correggi,che al desio di regnar cedon le leggi.NeroneI tuoi saggi consigli ogn’orami saran, madre, si scorta.AgrippinaVanne, non più tardar! pronto disponiquanto dettò il mio amore;un momento perduto talor di grandi impreseè distruttore.[Aria]
NeroneCon saggio tuo consiglioil trono ascenderò.Men Cesare che figlio,te, madre, adorerò.
SCENA II
[Recitativo]
Per così grande impresa tutto si ponga in opra.Io ben m’accorsi che Narciso e Pallante,sia per genio o interesse, han nella menteun nascosto desio di vincer il mio cor;ciò che sprezzai or con arte s’abbracci.Olà, venga Pallante!(esce un paggio)
M’assista arte e frode in questo istante.
SCENA III
PallanteA’cenni tuoi sovrani ecco il fido Pallante.(Mesta il bel volto asconde,e pensierosa a me nulla risponde?)Alla tua legge, Augusta, hai prove del mio cor,e tu ben sai quanto fido egli sia, quantocostante.AgrippinaAh Pallante! Pallante!PallanteE per chi mai Agrippina sospira?A toglier le tue pene vorrei esser bastante.Agrippina Ah Pallante, Pallante!
104
Georg Friedrich HändelAGRIPPINA
Dramma per musica in tre atti
Libretto di Vincenzo Grimani
ATTO PRIMO
SCENA I
Gabinetto di Agrippina, Agrippina e Nerone
[Recitativo]
AgrippinaNerone, amato figlio; è questo il tempo,in cui la tua fortunaprender potrai pe’l crine, ed arrestarla.Oggi propizio fato la corona de’Cesari ti porge.Svelo a te ciò che a tutti è ignoto ancor.Prendi, leggi! e vedrai,e ciò che la mia mente disponea tuo favor poscia saprai.Nerone (legge il foglio)
“Col duolo a cuor e con il pianto al ciglioquesto fogli ti invio, Sovrana Augusta;di tempestoso mar nel gran perigliorimase assorta l’aquila latina,e Claudio, il tuo Consorte,nell’eccidio comun trovò la morte.”Claudio morì? Che sento?AgrippinaVuoto è il trono del Lazio,e a riempirlo per te suda mia mente;già maturo all’impero,del quinto lustro oggi al confin sei giunto;in questo dì fatal voglio che Romacinga il Cesareo allor alla tua chioma.Nerone Che far degg’io?AgrippinaSenti! Occulta quanto sai,l’alterigia deponi, umil diventa;va tra le turbe, e con modesto ciglioogn’uno accogli;a’poveri dispensa l’or, che nascosto tieni,commisera il lor stato, e s’hai nel cuoreo senso di vendetta o stimolo d’amore,copri l’un, l’altro cela;
Pallante(Che favellar è questo? ardir, ardire!)Il tuo Pallante io sono, son quelch’alle tue voglie ha pronto il core.Agrippina Il core!PallanteSì, sì, il cor, o Regina,e con fido cor ciò che t’aggrada…Agrippina Sì, sì, t’intendo, sì: col cor la spada.Pallante La spada, il braccio, e l’alma.
Agrippina Le tue offerte aggradisco.
Pallante Ah, se permesso fosse mai di parlar?Agrippina Parla, discopri!Pallante Io temo.
Agrippina Non temer. (Arte s’adopri)Pallante
È gran tempo ch’io nutro ardorche mi divora, ma il rispetto…Agrippina Non più! dicesti assai.Pallante Io chieggio dell’ardir, bella, condono.
AgrippinaTi basti ch’io t’intesti, e ti perdono;il dir di più riserba ad altro tempo.Pallante, a te sia notociò che ad ogni altro è ascoso.È morto Claudio.
Pallante Claudio!AgrippinaAlle milizie, al popolo s’aspettadi stabilir del successor la sorte;tu vanne al Campidoglio, i parziali aduna,e all’or che farò nota, di Cesare la morte,tosto Nerone acclama.Se mio figlio è regnante,con Agrippina regnerà Pallante.[Aria]
PallanteLa mia sorte fortunatadalle stelle oggi mi scende,se vien oggi da te.Se in te sol, bella adorata,
105
la mia stella mi risplende,per gloria di mia fé.
(esce)
SCENA IV
[Recitativo]
AgrippinaOr che Pallante è vintosi vinca anche Narciso.Olà, Narciso chiama!(esce un paggio)
Ottien chi finger sa quello che brama.
SCENA V
Narciso Umile alle tue piante…AgrippinaNon più! di occulto arcano chiamo Narciso aparte;
te solo oggi destino per fabbro di grand’opra,
e alla tua fede confido ciò, che sin ad ora celai.Narciso Dispor della mia fé sempre potrai.AgrippinaQuali non so per anche siandel tuo cuor i sensi, a me li scopri.NarcisoAh! Sovrana Agrippina, quel dir io vorreinon m’è permesso.Agrippina Tutto ti sia concesso.
Narciso Poiché è lecito il dirlo, dirò ch’io t’amo.
AgrippinaE tant’oltre t’avanzi?Supplice alle tue piante chieggio…Agrippina Che chiederai?Narciso Che pietosi ver me rivolgerai.AgrippinaSorgi, e a te sia di mia clemenza un donoch’il tuo desir intesi, e ti perdono.
Narciso Or ch’il mio amor tu sai, felice io sono.
Agrippina Quanto chi in te confida, leggi.Narciso Cieli, che leggo?
il veder fra turba tanteche vi manchi un zelo amantech’il lor stato almen commiseri.[Recitativo]
NeroneAmici, al sen vi stringo. Oh come volentieridi voi io stesso invece la dura povertà soffrirvorrei!(Servon arte ed inganno a’desir miei!)
SCENA VIII
[Pallante, Narciso, Nerone]
Pallante, NarcisoEcco chi presto fia Cesare a Roma.
Pallante (Si concili il suo amor.)Narciso (Merto s’acquisti.)Pallante Qui, Signore, risplende la tua virtù.
NarcisoLa tua pietà qui spandea incatenar i cor, e gloria e fama.NeroneAh Pallante, ah Narciso!Duolmi che angusto fatosia termine a mie brame.A tutti col desir giovar vorrei;pietade è la virtù più grata a’Dei.(Madre i precetti tuoi non abbandono,che, se finger saprò, Cesare sono.)Pallante Agrippina qui vien.
NarcisoE accompagnata da ogn’ordine di gente;alto affar la conduce.Pallante Tu forse lo saprai?Narciso Qual sia m’è ignoto.
Narciso, Pallante(Agrippina a me sol tutto fé noto)
Nerone (Questo è il giorno fatal del mio destino)
Narciso, Pallante(Presto spero goder volto divino)
AgrippinaOr fa d’uopo nella man d’Agrippinad’assicurar lo scettro. Vanne tosto colàdove raccolto sta il popolo e soldato;ivi attendi ch’io scopra la novella fatal,e allor prudente il nome di Neroneinsinua fra le turbe.Se al trono il ciel Nerone oggi destina,Narciso regnerà con Agrippina.[Aria]
NarcisoVolo pronto, e lieto il coreè presagio di gioire.Volarò da loco a locosovra l’ali del mio amore,e col fervido mio focofarò pago il tuo desire.(esce)
SCENA VI
[Recitativo]
AgrippinaQuanto fa, quanto puote necessità di stato,io stessa, io stessa!Nulla più si trascuri; all’opra, all’opra!Lode ha, chi per regnar inganno adopra.
[Aria]
AgrippinaL’alma mia fra le tempesteritrovar spera il suo porto.Di costanza armato ho il petto,che d’un regno al dolce aspettole procelle più funesteson oggetti di conforto.
SCENA VII
Piazza del Campidoglio con trono. Nerone cir-
condato dal Popolo a cui sparge denaro.
[Arioso]
NeroneQual piacere a un cor pietosol’apportar sollievo ai miseri!Prendi tu ancora, prendi!Ma rassembra tormentoso
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SCENA IX
Agrippina, seguita dal popolo, va a sedersi sul
trono.
Nerone, Pallante, Narciso.
AgrippinaVoi che dall’alta Roma coll’amorcol consiglio e colla forza i casi dirigete,a voi qui regno apportatrice infaustadi funesta novella. Amici è morto Claudio.L’infido mar, geloso che restasse alla terraun tal tesoro, lo rapì a noi.Di Roma fatto è vedovo il soglio.(discende dal trono)L’autorità, ch’è in voi, scelga un Cesare altrono,ed egli sia giusto, pietoso e pioqual merta Roma e il mio cor desia.[Quartetto]
Pallante Il tuo figlio…Narciso La tua prole…Narciso, Pallantemerta sol scettro e corone;viva, viva Nerone, viva!AgrippinaViva, viva Nerone, viva!Vieni, oh figlio, ascendi al trono,vieni, oh Cesare, di Roma!NeroneNel mio cor l’alma è gioliva.Al regnar giunto già sono,vengo a cinger d’allor la chioma.(Agrippina e Nerone ascendono sul trono; si
sente suono di trombe)
[Recitativo]
AgrippinaMa qual di liete trombeodo insolito suono?
SCENA X
Lesbo, Agrippina, Nerone, Pallante e Narciso
[Arietta (Cavatina)]
LesboAllegrezza, allegrezza!
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Claudio giunge d’Anzio al porto;che del mar ch’il volle assorto,domò Otton l’alta fierezza.
[Recitativo]
Pallante Che sento!Narciso Crudo ciel!Agrippina Perfido fato!
Nerone Evvi al mondo di me più sfortunato?AgrippinaNon ti turbino, o figlio,gl’influssi del destin per te funesti;quel soglio ascenderai donde scendesti.(Se ma d’arte fu d’uopo, ora l’arte s’adopri)Oh qual contento, amici, nasce al mio cuoreafflitto:Claudio è risorto, ed è risorta ancora la fortunadi Roma.Per novella sì lieta l’allegrezza comun sorgafestiva!Poppea, Nerone, Narciso, Ottone, Pallante,
Lesbo Evviva Claudio, evviva!Narciso (Oh contenti perduti!)Pallante (Oh speranze smarrite!)Nerone (Empi cieli, così voi mi tradite?)
LesboSignora, a te sen viene il valoroso Ottone,che dai gorghi del mar Cesare trasse,e lo ripone al soglio.Agrippina, Nerone, Narciso, Pallante(Vien la fiera cagion del mio cordoglio)
Lesbo(Ratto volo a Poppea nunzio d’amore,i sensi a discoprir, che Claudio ha il cuore.)
SCENA XI
Ottone, Agrippina, Nerone, Pallante, Narciso
OttoneAlle tue piante, oh Augusta,tra le sventure fortunato io torno.Già de’Britanni vinti mentre il mar portagonfio il gran trionfo, invido ancortra le procelle tenta a Roma di rapirlo.
Narciso (Crudo ciel!)Pallante (Strani eventi)Nerone (Ahi sorte ria!)
SCENA XII
Agrippina, Ottone
OttoneAugusta, amo Poppea. Trono, scettro non curo;se privo io son dell’adorato bene;a cui soggetto il viver mio si rende,da te la mia fortuna oggi dipende.AgrippinaNutra pure il tuo coresensi d’amore per la beltà gradita,ch’il mio pronto sarà per darti aita.OttoneOh magnanima e grande dispensiera di grazie,e di fortune, quanto, quanto a te devo!Agrippina(Ama Claudio Poppea, ciò m’è già noto;spero ch’il mio pensier non vada a vuoto.)[Aria]
AgrippinaTu ben degnosei dell’allor,(ma di sdegnoarde il mio cor.)Con l’oggettoche fa il tuo amoravrai nel pettodolce l’ardor.
SCENA XIII
[Recitativo]
OttoneL’ultima del gioir meta graditatu mi porgi, oh fortuna!Oggi al trono, per rendermi beato,unirà Amor un divin volto e amato.[Aria]
OttoneLusinghiera mia speranza,l’alma mia non ingannar!
Men forti, quanto carche cedon le navial tempestoso nembo.Chi tra scogli s’infrange;chi dall’onde è sommerso;né rispetto a Regnante ha il flutto infido,e dal plebeo indistintoa sé lo trasse, da ogn’un creduto estinto.Ma per amico fato nel naufragio comunil braccio fortesovra gli omeri miei lo tolse a morte.AgrippinaPer opra così grande Claudio, Roma, Agrippinatutto a te denno, e da un’anima augustala mercede maggior sarà più giusta.OttoneGià del grato Regnante sorpassail merto mio la ricompensa.Di Cesare nel gradoei mi destina al soglio.
Narciso, Pallante (Che sento, oh ciel!)Agrippina (Cesare?)
Nerone (Ahi, che cordoglio!)OttoneAllo spuntar della novella auroramirerà trionfante Roma il suo Claudio,e allora al popolo, al Senatoei farà noto l’onor che mi comparte.Agrippina Onor a te dovuto.Pallante Otton dunque sarà…Narciso Cesare fia…Agrippina (Cederò prima estinto)
Nerone (Ah gelosia)
OttoneSe’l permetti, oh Signora,occulto arcano a te svelar vorrei,da cui solo dipende tuttociò ch’è più lieto ai desir miei.Agrippina(Costui cauta s’ascolti)Eh voi partite!Confida a me, confidaquanto il tuo cor desia.
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Sorte, placida in sembianza,il bel volto non cangiar!SCENA XIV
Stanza di Poppea. Poppea allo specchio.
[Aria]
PoppeaVaghe perle, eletti fiori,adornatemi la fronte!Accrescete a mia bellezzala vaghezza,che a svegliar nei petti amoriho nel cor le voglie pronte.[Recitativo]
PoppeaOtton, Claudio, Neronela lor fiamma hanno scoperto.D’essi ciascuno il proprio ardor lusinga;né sanno ancor s’io dica il vero o finga.
SCENA XV
Poppea e Lesbo.
Lesbo Signora, o mia Signora!
Poppea(Questi è il servo di Claudio;non si lascin d’amor gl’inganni e l’arte)
Oh fido servo, oh quanto mi consola il vederti!E quai di Claudio nuove liete m’apporti?LesboLà del mar ne’perigli più che il perder se stesso,la tua memoria afflitto le rendea;invocava in aiuto ciascuno i Numi suoi,egli Poppea.
PoppeaO caro Lesbo, esprimere abbastanza nonposso il rio dolore,che al cor donò sì dura lontananza.Momento non passò, ch’al mio pensier ei nonfosse presente,(Mio cor, tu sai come la lingua mente)
SCENA XVI
Poppea, Lesbo, Agrippina in disparte
Lesbo Di lieta nuova apportator io sono.
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Agrippina (Il servo è qui, s’ascolti)
Poppea E che, dimmi!LesboSolo tacito, e ascoso in questa notte oscuraverrà Claudio da te.Poppea(Cieli, che sento!)Ma Agrippina…LesboNon dubitar, Signora;io vigile custode sarò per ogni parte.Poppea Che farò mai?
LesboGià l’ora s’avvicina; dalla reggia non lungeegli m’attende;penosa a un cor, ch’adora d’un sol momentola tardanza rende.PoppeaVenga Claudio, ma sappia, ch’il mio cor,se ben suo, nella sua purità sempre è costante.L’accolgo qual sovran, non qual amante.Lesbo Io tanto non vi cerco; io parto, addio!Agrippina (Il destino seconda il desir mio)
SCENA XVII
Poppea
PoppeaPerché in vece di Claudio il caro Otton nonviene?Ei più gradito sarebbe al cor, che l’ama;ma tardo arriva ognor quel che si brama.[Aria]
PoppeaÈ un foco quel d’amoreche penetra nel core,ma come? non si sa.S’accende a poco a poco,ma poi non trova locoe consumar ti fa.
SCENA XVIII
Agrippina, Poppea
se prima al tuo desir ei non si piega.Poppea Tanto pronta farò; ma se acconsente,di mie promesse il frutto vorrà goder,ed io qui, inerme e sola…come fuggir potrò si gran periglio!Agrippina Segui senza temer il mio consiglio.[Aria]
AgrippinaHo un non so che nel cor,che invece di dolor,gioia mi chiede.Ma il cor, uso a temerle voci del piacero non intende ancor,o inganno del pensier,forse le crede.
SCENA XIX
Poppea
[Recitativo]
PoppeaCieli, quai strani casi conturbano la mente!Ottone, Ottone!Queste son le promesse e i giuramenti?Così il cor ingannasti, che destinte per tesoffrir godeva le pene dell’amor?Così tradisci per un vano splendorla fé sincera che a me dovevi?E audace, per soddisfar l’ambizioso ardire,offri me in olocausto al tuo desire?[Aria]
PoppeaFa quanto vuoigli schemi tuoi non soffrirò.Dentro al mio pettosdegno e vendetta risveglierò.SCENA XX
Claudio, Poppea, Lesbo
[Recitativo]
LesboNon veggo alcun. Signora, Claudio è qui.Non temer, vieni sicuro; tutto è in muto silenzio,
[Recitativo]
Poppea(Ma qui Agrippina viene.Che farò mai, se Claudio giunge?Ahi pene!)AgrippinaPoppea, tu sa che t’amo, e a me communison di pena o piacer i casi tuoi.Poppea (Se Claudio vien, dal ciel imploro aita.)Agrippina(Spero ch’il fine avrà la frode ardita)Dimmi senza rossor, Ottone adori?Poppea Ah! non oso, Agrippina…Agrippina A me confida i sensi del tuo cor.Poppea È ver, l’adoro.AgrippinaSappi ch’ei ti tradisce. Conscio che ClaudioMira con amor il tuo bello,ei si prevalse d’un enorme delitto.Per secondar d’ambizione oscura del cor gl’im-pulsiegli te a Claudio cesse, purché Cesare in sogliooggi lieto l’adori il Campidoglio.Poppea E tanto è ver?AgrippinaE tanto io t’assicuro, e, del mio dir in prova,in questa notte ancora nascosoa te verrà Claudio fra l’ombre.Poppea (Ciò ad Agrippina è noto?)
AgrippinaSenti! Claudio tosto verrà:tu accorta alla vendetta attendi.Poppea Che far degg’io?AgrippinaProcura, che di Claudio nel core penetri gelosia.Mesta ti fingi, di, ch’Ottone superbo,nel nuovo grado audacet’obbliga a non mirarlo, e te desia;perché da sé scacci, lusinghe, vezzi adopra,e s’egli amor pretende, prometti amor,piangi, sospira e prega.Nulla però concedi
110
ne men dell’aura il sussurrar qui s’ode;a tuoi piacer Argo sarò custode.
SCENA XXI
Claudio, Poppea
[Aria]
ClaudioPur ritorno a rimirarvi,vaghe luci, stelle d’amor.Né mai stanco d’adorarvioffro in voto e l’alma e’l cor.[Recitativo]
ClaudioMa, oh ciel, meste e confusaa me nulla rispondi?Qual pensier ti conturba?Dell’amor mio già vedi le prove più sincere.Deh, la doglia del cor, perché nascondi?Parla, oh cara, rispondi.PoppeaDel mio interno martir già che tu vuoich’io scopra la cagion, sappi. Ma, oh Dio!(finge di piangere)I singhiozzi del cor, misti con pianto,permettono che appenasi formi accento tra le labbra amaro!(Così a mentir dalla vendetta imparo.)ClaudioIl tuo dolor non celar; ciò che dipendedal mio poter dispor, cara, tu puoi;chiedi pur ciò che vuoi,tutto a te dal mio amor sarà concesso.PoppeaAh! che d’amarti più non m’è permesso!Claudio E chi tel vieta?Poppea Oh Dio!Claudio Scopri!Poppea Dir nol poss’io.ClaudioE chi al parlar frappone difficoltà?Dillo, mio ben!Poppea Ottone.
111
Claudio Ottone?
PoppeaOttone sì, ch’ardito tenta far violenza al miocore.Claudio Tutto di’! Che mai sento! Oh traditore!PoppeaScoperse, è già gran tempo, gli interni suoidesir,ma sempre in vano.La costanza in amarti m’obbligò a disprezzarlo,e alfin noioso ei seppe la cagion del mio rigore.Ora superbo e altiero vanta, ch’al nuovo giornoavrà del sagro allor il crine adorno.Temerario commanda, minaccia baldanzosose a te, mio ben, rivolge un sguardo solo.Non è questa cagion d’immenso duolo?Claudio E tant’oltre s’avanza?PoppeaTogli, Cesare, togli ad un ardito di regnar lasperanza,e allor vedrai, fatto umile il superbo,a non osar di rimirarmi mai.Claudio Tutto farò. Non lagrimar, cor mio!Poppea Mel prometti?Claudio Lo giuro.Poppea Ottone dunque Cesare più non sarà?ClaudioNo, no, cara; in questa notte io voglio di mia fe,del mio amor darti le prove.Vieni tra questa braccia!Fra dolci nodi avvintapiù soavi piacer l’alma destina.Poppea (guarda per la scena)
(Al cimento già son; dov’è Agrippina?)
ClaudioPorgi la bianca destra ad un che t’ama.Più non tardar di consolar mie pene!Poppea (guarda per la scena)
(Il periglio s’accresce, e Agrippina non viene)
ClaudioChe rimiri, mio ben! Già custoditeson da Lesbo il fido le regie soglie.
[Recitativo]
PoppeaPur la fin se ne andò. Lieto mio core,oggi vedrai punito il traditore!
SCENA XXIII
Poppea e Agrippina
PoppeaO mia liberatrice, quanto a te devo,e quanto da tuoi saggi consigli il frutto attendo!Agrippina Nascosa il tutto intesi:oggi sarem compagne a mirar lietepiù il nostro che di Cesare il trionfo.T’abbraccio, amica, e in me tutto confida;disponi, oh cara, del mio cor che t’ama.(Felice riuscì l’ordita trama)
Poppea Augusta, il mio voler da te dipende.
AgrippinaQuest’alma dal tuo amor legata pende.[Aria]
AgrippinaNon ho cor che per amarti,sempre amico a te sarà.Con sincero e puro affettoio ti stringo a questo petto;mai di frodi, inganni ed artisia tra noi l’infedeltà.
SCENA XXIV
Poppea
[Recitativo]
PoppeaSe Ottone m’ingannò, e s’egli ingratoun dolce amor al fasto suo soggetta,del cor offeso è giusto la vendetta.[Aria]
PoppeaSe giunge un dispettoa’danni del cor,si cangia nel pettol’amore in furor.Non ama chi offendeo segue l’Amor,
Vieni ad appagar, o cara, il mio desire!PoppeaNé pur giunge Agrippina; ahi; che martire!(Poppea ritorna a guardar per la scena)
[Arietta]
ClaudioVieni, oh cara,ch’in lacci strettodolce dilettoAmor prepara.[Recitativo]
Poppea (Che mai farò?)
ClaudioT’intendo! Donna casta talor vuol per escusache s’usi la violenza.Al mio voler non ripugnar, cor mio!
SCENA XXII
Lesbo e detti
Lesbo (correndo)
Signor, Signor, presto fuggiamo!Viene la tua sposa Agrippina.Claudio Crudo ciel!Lesbo Non tardar!Poppea (Fuggon le pene)
Claudio Lesbo, l’adito chiudi!Lesbo Più non è tempo.Poppea Ah, Claudio di te, si me si caglia;parti, Signor, se m’ami!Claudio E sarò privo del bramato piacer?Lesbo Non più consiglio.Poppea(Giunse a tempo Agrippina al mio periglio)
[Terzetto]
ClaudioE quando mai i frutti del mio amor, bella,godrò?Poppea Quando vorrai!Lesbo Partiam, Signor!
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il cor si difende,da effimero ardor.
ATTO SECONDO
SCENA I
Strada di Roma contigua al palazzo imperiale
apparata per il trionfo di Claudio
Pallante, Narciso
[Recitativo]
Pallante Dunque noi siam traditi?Narciso Amico, è vero ciò ch’a te dissi.Pallante E quel ch’io ti narrai dubbio non ha.NarcisoSia dunque la fè tra noi, qual nell’inganno èd’uopo.PallanteSe delude Agrippina, l’arte con lei s’adopri.NarcisoSì, sì, la frode scopra il finger nostro,e qual ch’a te ricerca a me pronto dirai,ed io prometto a te fido svelar quanto a mechiede.Narciso, PallanteA noi la destra sia pegno di fede!Pallante Ottone giunge.Narciso E questi esser Cesare deve!Pallante Già gli ossequi di tutti egli riceve.
SCENA II
Ottone, Pallante, Narciso
[Aria]
OttoneCoronato il crin d’alloroio sarò nel campidoglio.Ma più bramo il bel ch’adoro,che non fò corona e soglio.[Recitativo]
PallanteRoma, più ch’il trionfo, oggi,Signor, la tua virtude onora.NarcisoIl tuo eccelso valor la patria adora.
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OttoneVirtù e valor bastanteaver vorrei per veder felicial Lazio i regni, e debellar nemici.PallanteMa dall’alto discende, per incontrar Augusto,Poppea con Agrippina.OttoneViene chi è del mio cor Diva e Regina!
SCENA III
Agrippina, Poppea, Nerone, li quali discendonodal palazzo imperiale con accompagnamento.Ottone, Pallante e Narciso.[Preludio] [Recitativo]
Agrippina (Ecco il superbo)
Poppea (Ecco l’infido)
NeroneMiro il rival, e ne sento pien d’ira il cor.Agrippina (Poppea, fingiamo)
Poppea (Fingiamo)
OttoneBellissima Poppea, pur al fine mi lice
nel tuo volto bear le luci amanti.
Agrippina (Come perfido egli è!)
Poppea (Così egli inganna!)
Narciso(Come il duol, ch’ho nel petto, il cor m’affanna!)Ottone Avrà di già Agrippina del mio destin…PoppeaGià intesi il tuo desire,e quel ch’a tuo favor oprano i fati.Agrippina (a Ottone)
Quanto chiedesti, io dissi.(a Poppea)
(Egli volea ch’io scusassi l’error)Poppea (Ah! traditore!)OttoneQuei che svelò Agrippina, sono i sensi del core,e ben vedrai che il piacer del trono senza te èun affanno.
che l’alma nell’amar sempre costante;qual consorte t’abbraccio e qual amante.PoppeaCesare, io pur l’alte tue glorie onoro.Claudio Aggradisco il tuo dir.(a Poppea)
(Sa che t’adoro)
Nerone Della mia fè divota offro i tributi.Claudio Figlio, sei certo del mio amor.Narciso Ossequioso venero le tue glorie.PallanteE de’ trionfi spande Fama immortal per tutto ilsuono.ClaudioDi Narciso e Pallante gli affettuosi pensier notimi sono.OttoneAlle tue piante, Augusto, ecco prostrato Ottone,il tuo fedel, che là nel mar…Claudio Che vuoi?OttoneAlla mia fede, Signor, attendo umilela promessa mercede.Claudio E hai l’ardir di comparirmi innante?Ottone Di quel fallo son reo?Claudio Sei traditore!Nerone, Narciso, Pallante (Che sento mai)Agrippina (Va ben!)Poppea (Giubila, o core!)OttoneIo traditor? Io, che fra rischi ardito,senza temer la morte,dalla morte ti trassi, io traditore?ClaudioNon più, ch’al tuo fallirgiusta pena è il morir.OttoneCieli, ch’intendo!Claudio (Ma a chi vita mi diè la vita io rendo)
Ottone Deh tu, Agrippina, assisti!
Narciso Vien Claudio.Agrippina(E vien a tempo, perché celato ancor resti l’in-ganno)
[Coro]
Poppea, Agrippina, Nerone, Ottone, Narciso,
Pallante, LesboDi timpani e trombeal suono giulivoil giorno festivoper tutto rimbombe!Roma applauda il gran regnante,Viva Claudio trionfante!
SCENA IV
Claudio sopra macchina trionfale.
Agrippina, Poppea, Nerone, Narciso, Pallante,
Lesbo.
[Recitativo]
ClaudioNella Britannia vintaun nuovo regno al Lazioincatenato io porto,e scelse invano,per frastornar l’impresa,quante tempeste ha il mar,mostri la terra; che togliernon potrà forza d’abissoquel, ch’il destin di Romaha già prefisso.[Aria]
ClaudioCade il mondo soggiogatoe fà base al Roman soglio.Mà quel regno fortunatochè soggetto al Campidoglio![Recitativo]
AgrippinaSignor, quanto il mio cuore giubila nel mirarti!E questa braccia, che, di stringerti prive,diedero a’sensi miei sì grave pena,ora forman d’amor dolce catena.ClaudioAmabile Agrippina, pur ti restringo al seno,
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[Aria]
Agrippina (a Ottone)
Nulle sperar da me,anima senza fè,cor traditore!Fasto che t’abbagliò,perché non t’additòcotanto orrore?[Recitativo]
Ottone Soccorri almen Nerone![Aria]
NeroneSotto il lauro ch’hai sul crinele sciagure e le ruinetu non puoi già paventar,Anche il fulmine aspetta quella fronda,ch’oggi eletta la tua fronte a coronar.[Recitativo]
Ottone E tu Poppea, mio bene?[Aria]
PoppeaTuo ben è ‘l trono,io non son più tuo ben,È quello il tuo contento,ed io per te ne sentola gioia del mio sen.[Recitativo]
OttoneScherzo son del destin.Narciso, amico, compatisciquel duol ch’il seno aduna?Narciso L’amico dura sol quanto fortuna.(parte)
OttoneHabbi pietà tu almeno di quest’alma penante?PallanteChi ad Augusto è nemico, è nemico a Pallante.(parte)
Ottone Lesbo fedel, compiangi al mio dolore!Lesbo Lesbo sdegna ascoltar un traditore.(parte)
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SCENA V
[Recitativo accompagnato]
OttoneOtto, Otton, qual portentose fulmine è questi?Ah, ingrato Cesare, infidi amici, e Cieli ingiusti!ma più del Ciel, di Claudio, o degli amiciingiusta, ingrata ed infedel Poppea!Io traditor? Io mostro d’infedeltà?Ahi Cielo, ahi fato rio!Evvi duolo maggior del duolo mio?[Aria]
OttoneVoi che udite il mio lamento,
compatite il mio dolor!
Perdo un trono, e pur lo sprezzo;
ma quel ben che tanto apprezzo,
ahi che perdolo è tormento
che disanima il mio cor.
SCENA VI
Giardino con fontana, Poppea
[Aria]
PoppeaBella pur nel mio dilettomi sarebbe l’innocenza.Un desio mi sento in pettoche vorrebbe usar clemenza.[Recitativo]
PoppeaIl tormento d’Ottone in me si fa tormento;io pur vorrei sentir le sue discolpe.Ma pensieroso e mesto ei qui sen viene,forse a sfogar del cor le acerbe pene.
SCENA VII
Poppea, poi Ottone
Poppea(Par che amor sia cagion del suo martire;per scoprir meglio il vero fingerò di dormire)(Si pone non veduta a sedere presso una fonte,fingendo di dormire)
ch’un reggio cor mentire non avrà la tua colpaardir bastante.Ottone(Più soffrir non poss’io.)Ecco ai tuoi piedi…(Poppea mostra partir, Ottone la trattiene)
Fuggi? T’arresta, oh cara!(Ahi che cordoglio!) Sentimi almen!Poppea Sentir più non ti voglio.Ottone Ferma!Poppea Lasciami!OttoneSenti! Prendi l’acciar, ch’alla tua destra io dono,e se reo mi ritrovo, che tu m’uccida. Poi contentoio sono.Poppea(Prende la spada e rivolta la punta verso Ottone)
Parla dunque; ma avverti, che del fallo prescrittahai già la pena.Se traditor tu sei, cadrai vittima e sangue in sùl’arena.OttoneGià intesi, non veduto, l’enormissima accusa,che ti provoca a sdegno. Ch’io ti ceda adaltrui?E per un raggio di cieca ambizionete, mio bel sole io perda?Chi può crederlo mai, chi lo pretende?Scettro, alloro non curo: ver te fù semprequesto cor rivolto,che val per mille mondi il tuo bel volto.PoppeaNon so se creder deggia alle tue voci.Quanto io so da Agrippina svelato fù.OttoneChe sento? Perfida, iniqua donna, cagion delmio languir!Senti, oh Poppea, quanto sia di colei l’animarea.PoppeaOttone, or non è tempo, né cauto il luogo;alle mie stanze vieni; il rigore sospendo.Se tu sei reo, ver te sarò inclemente;
[Arioso]
OttoneVaghe fontiche mormorandoserpeggiatenel seno all’erbe…[Recitativo ed Arioso]
Ottone (Vede Poppea)
Ma qui che veggo, oh ciel?Poppea fra i fior riposa,mentre al mio fiero duol non trovo posa.Voi dormite, oh luci care,e la pace gode il core.[Recitativo]
Poppea (finge sognarsi)
Ottone traditore!OttoneAnch’il sonno, oh Dio, t’inganna,perch’io sembri un infedele!Poppea (finge sognarsi)
Ingannator crudele!OttoneDimmi almen, qual sia il fallireche cagione il tuo rigore?Poppea (finge sognarsi)
Ottone traditore!(Qui mostra di svegliarsi)
Ottone (Ella si sveglia; udiamla!)(si ritira in disparte)
Poppea (mostra parlar da sé)
Fantasmi della mente, voi ancora perturbateil mio riposo? Voi supplice al mio aspettol’indegno traditor mi presentate?Che dirà in sua discolpa?Negar forse potrà che a Claudio ei cesse tuttol’amortutta la fè promessa, purché Cesare al sogliooggi Roma il vedesse in Campidoglio?Ottone (Cieli, che sento mai?)
PoppeaDì pure, dimmi infido, se tradirai?Testimonio sarà del tuo fallire AgrippinaRegnante;
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e pietosa m’avrai, se tu innocente.[Aria]
OttoneTi vò giusta e non pietosa,bella mia, nel giudicarmi.Tutto son, tutto innocente!Se poi trovi il cor che mente,ti perdono il condannarmi.
SCENA VIII
[Recitativo]
PoppeaDi quali ordite trame ingannata son io?Già, già comprendo le tue frodi, Agrippina!Per togliere ad Ottone di Cesare l’allor,me deludesti. Ver Nerone è scoperto il superbopensier,che ti lusinga. Nel duol non m’abbandono;se vendetta non fò, Poppea non sono.[Aria]
PoppeaPer punir chi m’ha ingannata,saprò tessere un ingannodel mio cor alla vendetta.Di quest’anima oltraggiataper dar pace al primo affannoil disegno, amor, affretta!
SCENA IX
Lesbo e Poppea
LesboPur alfin ti ritrovo. ImpazienteClaudio di rivederti a te m’invia,e alle tue stanze solo favellarti desia.Poppea Che risolvi, oh pensier?LesboBella, fà core!Che quanto ardito più,più piace amore.Poppea(Bel campo alla vendetta m’offre il destin)
Accetto il Cesareo favor.Lesbo Ei verrà dunque?
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Poppea Sì, venga pur.LesboAd arrecar io volo nuovacosì grata al mio Signore.Poppea (Cieli, voi assistete al mio disegno!)Lesbo(Oggi spero al mio oprar premio condegno.)
SCENA X
PoppeaA non pochi perigli mi rendo, è ver, soggetta:ma chi non sa temer fà la vendetta,Il desio d’eseguirla alto pensier alla mentem’addita.Or qui vorrei Neron.
SCENA XI
Nerone Son qui, mia vita.Poppea(Oh come amica sorte seconda il voti miei!)Senti Neron! Già mille e mille volte del tuoamor,di tua fè giurasti il vanto.Dubbia del vero fui, ch’à per costumel’uom la donna ingannar, e si fa pregiole fralezza schernir con il dispregio.Nerone Non temer, oh mia cara!PoppeaPer ricever da te prove bastantimalcauto è il luogo;solo alle mie stanze vieni;ivi, se puoi persuader il mio core,in premi dell’amor, attendi amore!Nerone Oh mia adorata!PoppeaTaci! Le mie offerte esseguisci e le nascondi!Fatto l’amor palese,in vece di piacer produce affanno.(Spero felice il meditato inganno)
[Aria]
PoppeaCol peso del tuo amor
AgrippinaCostante egli saria, se per meancora impiegarsi volesse.PallanteE in che può mai a tuoi cenni ubbidir?Bella, commanda!AgrippinaSenti! Son miei nemici Narciso e Otton;bramo che entrambi al suolo cadano estinti.Vedi, a qual rischio t’espongo!PallanteNel servirti, Agrippina, rischio non v’èche non diventi gloria.Ma che fia del mio amor?Agrippina Pallante, spera!Pallante (Ha nel seno costei cor di Megera.)[Aria]
PallanteCol raggio placidodella speranzala mia costanzalusinghi in me.Così quest’animadi più non chiedech’è la sua fedela sua mercè.
SCENA XV
[Recitativo]
AgrippinaDi giunger non dispero al mio desire.Ma qui Narciso? Ardire!
SCENA XVI
Narciso e Agrippina
AgrippinaOr è tempo, oh Narciso, di poner fine all’opra.Pallante e Ottone uniti sono i nostri nemici.Se amor nutri per me, s’è in te coraggio,stabilita sarà la nostra sorte.Narciso Che debbo far?Agrippina Ad ambidue dar morte.
misura il tuo piacere la tua speme!S’è fedele il tuo cor,spera pur di goder,e speri bene.
SCENA XII
[Recitativo]
NeroneQual bramato piacer mi s’offre del destino!Oggi spero baciar volto divino.[Aria]
NeroneQuando invita la donna l’amanteè vicino d’amore il piacer.Il dir: “vieni ad un istante”,egli è un dir: “vieni a goder”!
Scena XIII
[Aria]
AgrippinaPensieri, voi mi tormentate.Ciel, soccorri ai miei disegni!Il mio figlio fa che regni,e voi Numi il secondate![Recitativo]
AgrippinaQuel ch’oprai è soggetto a gran periglio.Creduto Claudio estinto, a Narciso,e a Pallante fidai troppo me stessa.Ottone ha merto, ed ha Poppea coraggio,s’è scoperto l’inganno, di riparar l’oltraggio.Ma fra tanti nemici a voi, frodi, or è tempo;deh, non m’abbandonate![Arioso]
Agrippina Pensieri, voi mi tormentate!
SCENA XIV
[Recitativo]
PallanteSe ben nemica sorte non arrise a miei voti,il cor però del tuo fedel Pallantenell’opre sue si fè veder costante.
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Narciso Tutto farò; ma infine? Qual premio avrò?Agrippina Confida, e tutto spera!Narciso (Nutre costei nel sen alma di fiera!)[Aria]
NarcisoSpererò, poiché mel dicequel bel labbro, oh donna Augusta!E se spero esser felice,la mia speme, ella è ben giusta.
SCENA XVII
[Recitativo]
AgrippinaPer dar la pace al core, semino guerre ed odii.Con Claudio è ‘l fin dell’opra.Egli qui vien; mio cor, gl’inganni adopra!
SCENA XVIII
[Arioso]
ClaudioVagheggiar de tuoi bei lumivengo, o cara, il sol di viso.
[Recitativo]
AgrippinaVorrei della bellezza aver superba il vanto,per goder il tuo amor; ma dove manca,supplisce il cor, che per te sol respira.Ma, oh Dio, nel sen s’aggiraun interno dolor, che mi tormenta,e rende nel timor l’alma scontenta.ClaudioQual t’assale timor? Scoprilo, oh cara!AgrippinaPreveggo in gran periglio del viver tuo la sicu-rezza,e parmi d’ogni intorno sentir strepito d’armi.ClaudioE chi può ardito in Roma macchiar tradimenti?AgrippinaAh mio diletto, freme ottone di sdegno;ad ognun fia palese il grave torto.Se pronto ad ammorzar picciola fiamma non
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accorri velocenascerà grand’incendio alle rovine.Claudio Che mi consigli?Agrippina È d’uopo sveller dal suol radice velenosa.Sin che Ottone ha speranza di salir sopra ilsoglio,il core altiero macchine tenterà, frodi ed inganni,troverà parziali mossi dall’interesse,e la vil plebe offuscata dall’oro,vorrà ch’ei cinga il crin del sagro alloro.Il disdegno confondi, l’artificio previeni,nuovo Cesare acclama immantinente!Abbandonato ei fia, che s’adorada ognuno il sol nascente.ClaudioMa chi porrò sul trono, senza temerche, di regnare amante,ingrato al beneficio egli non sia?L’autorità compagna ha gelosia.Agrippina Credi, oh Claudio, ch’io t’ami?Claudio Son certo del tuo cor.AgrippinaDunque concedi per Cesare di Roma il miofiglio Nerone!Egli ubbidiente sarà sempre a’ tuoi cenni;il rispetto ver me, che gli son madre,l’ossequio al cor darà ver te qual padre.Claudio Approvo il tuo pensier; pensieroaccorto.Agrippina(Coraggio, oh cor! Siamo vicini al porto.)Non ammetter dimora.Claudio Lascia ch’io ben rifletta all’importan-te affar.Agrippina Grave periglio!Claudio Tutto farò, ma lascia…AgrippinaAh non è tempo d’un indugio maggior.
SCENA XX
Lesbo e detti
Poppea
[Recitativo]
PoppeaIl caro Otton al precipizio io spinsi.Ma inganno meditato,la vendetta nel cor oggi rinchiuse,per deluder colei che mi deluse.
SCENA II
Ottone e Poppea
OttoneAh, mia Poppea; ti prego non mi sia di delittoun fiero tradimento; donna rea m’ingannò,quando a mie preci del mio amor, di mia fedeesser promise protettrice pietosa.Del mio amor son seguace, altro non curo,e a te, mio ben, eterna fede io giuro.PoppeaEd io con quanto ho mai di core in petto,anima mia, l’accetto.Per far nostra vendetta la macchina disposi,e s’io del male fui la cagiona me di ripararlo conviene ancora.Or quì t’ascondi e taci. Non temer di mia fede;di ciò ch’io dica o faccia non ti render geloso;soffrir devi per poco un rio tormento,che in altrui sarà pene e in te contento.(Ottone si nasconde in una porta coperta da por-
tiera)
SCENA III
PoppeaAttendo qui Nerone, e Claudio ancora;quest’alma impaziente già s’è resadi vendicar l’offesa.
SCENA IV
Nerone, Poppea, Ottone nascosto
NeroneAnelante ti reco, oh mia diletta,a ricever mercé d’alta mia fede.PoppeaVeggo ben, ch’il tuo ardor nella tardanza
Lesbo (a Claudio) (Signor, Poppea…)
Claudio (a Lesbo) (Parlasti?)
Lesbo (a Claudio) (Ella t’attende.)AgrippinaPeriglioso si rende il perder un momento.Claudio Non dubitar, sarà il tuo cor contento.Agrippina Ma quando?Lesbo (Vien tosto, Signor!)Claudio (Vengo) Sarà ben tosto.Addio! Altro affare mi porta in altro loco.AgrippinaNo, no, non partirai,se a me tu prima ciò non prometti.Lesbo (Il tempo passa)
Claudio (Vengo.) Sì, sì, sarà; prometto.Agrippina In questo giorno Cesare fia Neron, assiso insoglio?Claudio In questo dì sarà.Agrippina (Altro non voglio)
SCENA XXI
[Recitativo]
AgrippinaFavorevol la sorte oggi m’arride.Purché Cesare sia l’amato figlio,s’incontri ogni periglio.[Aria]
AgrippinaOgni vento ch’al porto lo spinga,benché fiero minacci tempeste,l’ampie vele gli spande il nocchier.Regni il figlio, mia sola lusinga,sian le stelle in aspetto funeste,senza pena le guarda il pensier.
ATTO TERZO
SCENA I
Stanza di Poppea con porta in facciata e due
altre per parte.
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stimoli a te non diede; qual ch’a te destinaitempo felice, trascorse già; del cor con penaè d’uopo differirne l’effetto. Mà, oh Dio, temo…Nerone Di che?Poppea Che qui Agrippina porti il piede, e ciscopra. (guarda per la scena)
Nerone Qui dee venir la madre?PoppeaE in brev’ora!Mà acciò che tu comprenda i sensi del mio cor,vedi qual prova io te ne dono:quivi vuò che t’asconda, e attendifin ch’ella parta, e allora sciolta d’ogni timor,vedrai quanto Poppea t’ama e t’adora.Nerone Qual già dolce piacer nel seno io sento!Ottone(Sempre più in me s’accresce il rio tormento)
(Nerone si nasconde in una porta coperta da
portiera, e dirimpetto a quella dove stà Ottone.)
SCENA V
PoppeaAmico ciel, seconda il mio disegno!Credo ch’Ottone il core avrà pieno di sdegno;ma soffrir sempre dee chi ha in petto amore.
[Aria]
PoppeaChi ben amae sol bramadi goder,ama solo il suo piacer!Quella face,cui non piace mai dolor,non è mai d’un vero amor.
SCENA VI
Lesbo, Claudio, Poppea, Nerone e Ottone
nascosti.
LesboQui non v’è alcun, Signore;la piaga ch’hai nel cor, sana d’amore.
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PoppeaClaudio, tu mi lusinghi, però da ver non m’ami.ClaudioCome? Dubbiosa ancora vivi dell’amor mio?Cara vedesti quel ch’io feci per te!PoppeaDi’, che facesti? Ogn’or più ardito e audaceio provo il turbator della mia pace.ClaudioForse ancor insolente nol ritiene il castigo?Poppea E qual castigo?ClaudioEi, balzato dal soglio,nutre ancora tanto orgoglio?PoppeaNon t’intendo, Signor,e più che mai di salirvi ha speranza.ClaudioE risiede in Otton tanta baldanza?PoppeaD’Otton? Signor, che parli? Ah Claudio,già comprendo la mia sorte fatal, la mia sven-tura. (finge di piangere)
ClaudioBella, tu piangi? Dimmi che deggio far?Imponi!Come già ti promisi, dalle tempia d’Ottone tolsil’alloro.Nerone (Che pena è non udir!)Ottone (Soffro e non moro)
Poppea Dalle tempia d’Ottone?Claudio D’Ottonesì, ch’ardito leggi al tuo cor impone.Poppea Otton, Signor, non fu.Claudio Ma chi?PoppeaNerone! Per Nerone esclamai,ei mi vietò di non mirarti mai.Claudio Come? Ottone dicesti.Poppea Neron dissi, Signor, mal intendesti.
Claudio Temerario, insolente!Nerone (Oh ciel, aita!)ClaudioSin nella reggia istessa, baldanzoso garzon, osiimpudicoalle vergini eccelse usar gl’insulti e ardito?Nerone Odi, Signor!Claudio Taci!Poppea (Contenta son.)Ottone (Giubila, o core!)ClaudioParti da mia presenza,né ardisci mai di comparirmi inante!(Nerone parte, e Poppea gli si accosta)
Poppea (a Nerone) (Và ad Agrippina, e di’…)
Nerone (Ahi! crudo fato!)Poppea (…che, chi cerca ingannar, restaingannato)
Nerone (nel partire)
(Quale ad Augusto cor empia s’aspetta,Agrippina saprà far la vendetta.)
SCENA VIII
Claudio, Poppea, Ottone nascosto.
Poppea Ora, Claudio, che dici?ClaudioIo son convinto.PoppeaIl mio sincero cor ora discopri.(Per togliermi da Claudio arte s’adopri)Mà d’Agrippina tutte, lassa! parmi vedersciolte le furie, Pien di sdegno Neronealla madre ricorre; ah, che mi veggocircondata d’affanni!Claudio Nulla, oh cara, temer, asciuga ilciglio!PoppeaIo sono per tuo amor in gran periglio,or non è tempo, oh Augusto;la mia mente confusa non distingue gioire.Verrà tosto Agrippina; ahi che martire!
ClaudioNeron? Come s’accorda il desio di regnar,lo scettro, il soglio? Tu m’inganni, oh Poppea!PoppeaIo t’inganno? Signor, forse non sai ch’il desiod’Agrippina, pria che giungesti in Roma,sieder lo fè sul trono, ed acclamato Cesare fu;meco tu fingi ancora?Nerone (E ancor non parte, oh ciel)Ottone (il duol m’accora)
ClaudioChe mi narri di strano!Ma non dicesti Otton?Dimmi, rispondi!PoppeaSignore, forse prendesti con equivoco il nome;han Nerone ed Ottone un egual suono.ClaudioQuel ch’io creda non sò, stupido io sono.PoppeaDubiti ancor? D’ogn’uno del mio dir farò fede,e, se tu vuoi, darò prove evidenti, che del miocor l’insidator molesto è sol Neron;ma poi, e che farai, Signor?Claudio Le tue vendette.Poppea Ciò mi prometti?Claudio Giuro.PoppeaE tanto io da te spero!Vedrai se ho il cor mendace o pur sincero.(Poppea conduce Claudio dentro alla porta ch’è
in faccia e poi va ove è Nerone, ed apre la por-
tiera.)
Vieni meco, Signore, e qui t’arresta.Nerone (Claudio partì?)
Ottone (Quanto il tardar molesta!)Poppea Nerone, dove sei?Nerone Son qui, mia vita.
SCENA VII
Claudio, Poppea, Nerone, Ottone nascosto
122
Claudio No, non verrà!Poppea Deh, parti! Nulla otterrai da me!Claudio Sempre infelice sarà dunque il mioamor?PoppeaDella consorte tempra prima il rigore;fa che sicura io sia dal suo furore;allor chiedi, e saprai qual sia il mio core.[Aria]
ClaudioIo di Roma il Giove sononé v’è già chi meco imperi.Van ramminghi al piè del trono,dov’io son, gl’altrui pensieri.
SCENA IX
Poppea (che guarda per accertarsi della parten-
za di Claudio)
[Recitativo]
PoppeaPur alfin se n’andò.Deh, quanto allettail cor dolce vendetta!Claudio partì; dubbio non v’è d’inganno;volo a trar il mio ben dal lungo affanno.[Aria]
PoppeaEsci, o mia vita, esci dal duolo,ch’a dar consolo vengo al tuo cor!Per darti vita, caro, t’attendo;vieni correndo, mio dolce amor!
SCENA X
PoppeaOh Ottone, che dici?Vedi come schernito restò Nerone,e come d’Agrippina si vendicò il mio cor;vedi, ch’io sprezzo il regnator del mondo,e per te sol, mio bene,vivo involta d’amor tra le catene.OttoneCatene fortunate, se ci stringono insieme,
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e in nodi eterni per la mano d’amoreformano di due cori un solo core.PoppeaSperar dunque poss’io da te fede sincera?OttonePria che mancarti, oh bella, mille volte morrò.Poppea Ciò mi prometti?OttoneE unisco alle promesse il giuramento;scagli fulmini il ciel, cara, se mento.Poppea Ma se Claudio…?Ottone Nol curo.Poppea Agrippina, Neron?Ottone Io gli disprezzo.Poppea Lo splendore del soglio?Ottone Pur ch’io ti stringa al sen, tutto abbandono.Poppea A te, mio ben, offro me stessa in dono.[Duetto]
OttoneNo, no, ch’io non apprezzoche te, mio dolce amor,tu sei tutt’il mio vezzo,di tutt’è il mio cor.PoppeaSì, sì, ch’il mio dilettofai tu, mio caro ben,tu il cor di questo petto,l’ardor di questo sen.
SCENA XI
Salone imperiale
Agrippina, Nerone
AgrippinaCotanto osò Poppea?NeroneCome narrai, m’allettò, m’invitò, m’accolse,e poi a Cesare scoprirmi! Egli freme, essa rideed io tremante a te ricorro, oh madre, per sot-trarmiallo sdegno di Claudio, e al mio periglio.
ch’adopri del tuo dir l’arte feconda.Pallante Lascia la cura a me; tu mi seconda.
SCENA XIII
Claudio e detti
ClaudioAgrippina, Nerone, Otton, Poppea,nell’accusa discordi, conturban la mia quiete,né so chi dice il ver, o chi mentisca;perché provi chi è reo giusto rigore.PallanteAlle tue reggie piante, Signor,ecco prostrato l’infelice Pallante.NarcisoPer difender sua vitachiede da te Narciso, Augusto, aita!ClaudioMiei fidi, e qual insidia contro voi si tenta?Che fia? Scoprite!PallanteUmile per la nostra discolpa porgo, Signor,l’accusa; perché sol d’Agrippinala minaccia è ver noi d’alta ruina.
Claudio Per qual cagion?PallanteSul trono, pria che giungesti in Roma,qual Cesare ella fè sieder Nerone;di nostr’opra si valse,mà chi opra per inganno è senza colpa.Narciso Di tua morte il supposto è a noi discolpa.ClaudioAgrippina tant’osa? Ora confermo ciò chedisse Poppea;entro la reggia son domestici occulti i mieinemici;la tema al cor giusto sospetto infonde,e fra tante vicende ei si confonde.Voi siete fidi, il braccio mio possentedi scudo a voi sarà; non più timore!
SCENA XIVAgrippina e detti
Egl’è sposo, tu madre ed io son figlio.AgrippinaAh! mal cauto Nerone, all’or ch’io tutti adoproper innalzarti al trono arti ed inganni,tu seguace d’un cieco e folle amoral precipizio corri?NeroneÈ vero, errai; ma l’arti tue e gl’ingannigià discoprì Poppea, “Vanne” ella disse,
“ad Agrippina, e dilleche chi cerca ingannar, resta ingannato”.
AgrippinaNon perciò tutta ancora languisce la miaspeme.Figlio, smorza nel seno la fiamma indegna!Guarda qual nemica Poppea! Del tuo pensierodegno oggetto non sia, ch’il solo impero.(Parte)
[Aria]
NeroneCome nube che fugge dal ventoabbandono sdegnato quel volto.Il mio foco nel seno già spento,di quest’alma già il laccio è disciolto.
SCENA XII
Pallante e Narciso
[Recitativo]
Pallante Evvi donna più empia?NarcisoE qual rigore nutrir si può maggiordentro ad un core? E che farem?PallanteÈ d’uopo tutto a Claudio scoprir;egl’ha per noi bontà ch’ogn’altra eccede;si prevenga l’accusa,e d’Augusta l’error a noi sia scusa.NarcisoIn così gran periglioapprovo il tuo consiglio.Pallante Mà qui sen vien Augusto.NarcisoAmico, è questo il tempo,
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AgrippinaAdorato mio sposo, è questo il giorno,in cui di tue promesse attendo il fine.A Nerone l’alloro oggi destina,e ai tuoi piedi prostrato ogni rubel vedrai.Claudio Non già, Agrippina.Agrippina(Sdegnoso mi favella?)
Già il periglio t’è noto,e il rimedio sicuro è a te palese;Signor, che tardi più?Pronto ripara l’imminente ruina,i nemici reprimi!Claudio E Agrippina?Agrippina(Dissimular non giova. Qui è narciso ePallante;superi un pronto ardir ogni riguardo!)Pallante , Narciso(Come volge ver me sdegnosa il guardo!)AgrippinaDal tuo dir già suppongo l’arti accortede’miei, de’ tuoi nemici.Parla, parla, discopriqual dello sdegno tuo sia la cagione.Claudio Cesare lo dirà; lo sà Nerone.AgrippinaAh! Claudio, ora m’avveggo,ch’ancora il ben oprar tal’ora è colpa.Narciso (Or che dirà?)
Pallante (Sentiam la sua discolpa)
ClaudioTu chiami ben oprar, tentar audaced’usurparmi l’impero e, coltoil tempo della mia lontananza,por Nerone sul trono?Qual scusa addur potrai, che ti ricopra?AgrippinaLe scuse non adopra un cor sincero.Quel che dici, Signor, il tutto è vero.Claudio L’error confessi, ardita?
125
AgrippinaError non è il salvarti e trono e vita!Godo che qui presenti sian Narciso e Pallante.Narciso (Che fermezza ha costei!)Pallante (Che cor costante!)AgrippinaPrecorse lode al ciel, fama bugiarda,che nel fatal naufragio tua vita ancor perisse.Già le milizie, il popolo, il senatorivolta al successor avean la mente.Viddi ch’un cor altiero alzato al soglio,con quella novità che sempre piace,formava un gran nemico alla tua pace;per riparare al danno, acclamar feciil figlio; egli al soglio salì; ma ciò fu soloper conservarlo a te, caro mio sposo!Nel diffender tua vita, per mantenerti in trono,io la nemica, io la rubella sono?Pallante (Quanto è scaltra costei!)Narciso (Quanto ella è accorta!)AgrippinaE Pallante e Narciso del mio oprar faccianofede.Forse voi non richiesi per assister all’opra?Dite pure se all’avviso, ch’il ciel Claudio salvò,Nerone umile non discese dal soglio?S’egli, unito a’miei voti, non fè di tutta Romai “viva” risuonar di Claudio al nome?Parli d’ogn’un di voi il cor sincero!Claudio Voi che dite?Narciso , Pallante Signor, il tutto è vero.AgrippinaE chi, fuorché il mio figlio,una volta regnante,dell’aura popolare fatto superbo,ceduto avria lo scettro?Per difender tua vita, per mantenerti in trono,io la nemica, io al rubella sono?Claudio(Mi confonde Agrippina;da istessi accusator ella è difesa!)Narciso (Stupito son.) (Parte)
Agrippina T’inganni, Augusto.ClaudioNò, non m’inganno, nò, l’erro confessa.Di Poppea nelle stanze non ti trovai nascosto?Agrippina Cieli, che sento mai?Nerone (Parlar non oso.)ClaudioAccusa col silenzio il suo delitto.Tu l’attesta, oh Poppea, con cor sincero!Poppea Lo vedesti, Signor, purtroppo è vero.Agrippina (L’arte ancor di costei sarà ingan-nata)
Ottone (Come accorta Poppea s’è vendicata!)ClaudioVuo’, che colpa palese palese abbia l’emenda.Agrippina (Spera ancora il mio cor.)Poppea (Oh quanto io godo!)Claudio Di Nerone e Poppea stringa dolce Imeneo l’il-lustre nodo!Poppea (Che sento mai?)
Agrippina (Ch’intendo?)
Nerone A tue grazie, Signor, vinto mi rendo.OttoneEcco prostrato, oh Augusto, quell’Ottone infelice!ClaudioOrmai t’accheta! Ebbi delle tue colpe il disin-ganno;ti promisi l’alloro, Cesare tu sarai.Agrippina (Sento e non moro!)OttoneIo l’allora rifiuto, di regnar non mi curo,e solo apprezzo la mia cara Poppea.Se di darti la vita ebbi la sorte,nel togliermi il mio ben tu mi dai morte.AgrippinaOra vedi, chi sia, che ha l’alma rea,s’è Nerone o s’è Otton ch’ama Poppea!Claudio (a Nerone)
E tu, Neron, che dici?
Pallante (Della sua colpa ha merto!)ClaudioDi tua fè, del tuo amore, cara, son certo.AgrippinaMà, oh Dio, certa io non son né di tua fedeltà,né del tuo amore. Penso che presso te fattason rea,perché il tuo cor ascolta…Claudio E chi?AgrippinaPoppea. Duolmi sol, che l’ingannoa te non fia palese.Claudio Scoprilo pur.Agrippina Costei, vagheggiata d’Ottone…ClaudioAgrippina, t’inganni; egli è Nerone.Olà vengano tosto Otton, Neron, Poppea!AgrippinaVedrai s’io ti tradisco, e s’ella è rea!(Ciò, che deve avvenire, io già preveggo.)ClaudioFra tanti avvenimenti saprò chi è contumace.Vò che viva nei cor riposo e pace.[Aria]
AgrippinaSe vuoi pace, oh volto amato,l’odio reo fuga da te!Guarda in me, nume adorato,il mio amore e la mia fè.
SCENA XV
Poppea, Ottone, Nerone e detti.
[Recitativo]
Agrippina (Ecco la mia rivale)
Poppea (Ecco quel empia cagion di doglia ria.)Nerone (Che mai sarà di me?)
Ottone (Cieli, che fia?)
ClaudioVedi, Agrippina, il figlio, quell’ardito garzon,che nella reggia delle vergini eccelsetenta offender l’onor.
126
NeroneUbbidiente io son alle tue voglie;ma doppio mio castigoè il togliermi l’impero e darmi moglie.PoppeaE con me non si parla? Scettri, regni ed imperiabbia Nerone; d’altri mai non sarò, fuorched’Ottone.ClaudioIo dei vostri desir volli far prova.(a Nerone) Se lasci per l’allor volto divino,(a Ottone) se sprezzi per amor di Roma il trono,ai posteri sarete dell’amor, del regnareroi ben degni.Cesare fia Neron, tu stringi, Ottone,la tua Poppea costante!(Ho sciolto il cor, s’ell’è d’un altro amante)
Nerone, Poppea Felice son.
Ottone Più il duol non mi tormenta.Agrippina (Or che regna Neron, moro contenta)
127
ClaudioHabbian termine gl’odi, e Romaapplauda a questo dì bramato,che ogni un rende contento e fortunato.Dell’Augusto mio genio, per gli eccelsisponsali d’Ottone e di Poppea,Pronuba Giuno già s’invitò nell’apparatoillustre. Ella ormai scenda, e Romaintrecci di Neron lauri alla chioma.[Bouree] [Aria]
AgrippinaV’accendano le tedei raggi delle stelle.Esse per tanta fedegià splendono più belle.[Coro]
Poppea, Nerone, Agrippina, Ottone, Narciso,Claudio, Pallante, LesboLieto il Tebro increspi l’ondasotto ai rai del nuovo allor,e festeggi su la spondapien di gioja il Dio d’amor!
128
Per le caratteristiche architettoniche del por-
tone d’ingresso e del cortile interno, la fon-
dazione di Palazzo Farnese può essere col-
locata cronologicamente nella seconda metà
del XIII secolo caratterizzata dalla presenza
del profferlo, tipica scala d’accesso, assai
frequente nell’edilizia civile del quartiere
San Pellegrino. La facciata
mostra la contrapposizione
tra lo stile gotico delle bifore
del primo livello e quello
romanico del secondo, abbel-
lito da finestre con arco a
tutto sesto finemente traforate
che manifestano un tardo
richiamo all’architettura due-
centesca. L’abbassamento del davanzale di
queste ultime alterò l’originaria articolazio-
ne della facciata mentre le bifore, sottoposte
anch’esse ad una serie di manomissioni,
vennero ripristinate nel loro aspetto origina-
le nel 1925. La balaustra della facciata, sor-
retta da un’alta colonna in legno, presenta
forme piuttosto originali rispetto al gusto
architettonico viterbese in cui le balconate
sono esclusivamente in peperino, con arcate
in muratura.
L’origine del palazzo è legata alla famiglia
dei Tignosi mentre il nome alla potente
famiglia Farnese, che se ne impossessò in
occasione degli stretti rapporti intercorsi tra
i suoi componenti e Viterbo, quando nel
1431 Ranuccio Farnese venne incaricato di
difendere la città dagli attacchi di
Fortebraccio e Giacomo Di Vico. La tradi-
zione, non suffragata in realtà da documen-
ti attendibili, vuole che qui sia nato
Alessandro, prima potente cardinale poi
asceso al soglio pontificio con il nome di
Paolo III, ricordato in molte fonti come “cit-
tadino viterbese”, che probabilmente vi
abitò con Giulia, bella ed influente sorella.
VITERBO - Palazzo FarneseI Farnese abbandonarono il palazzo durante
il pontificato di Paolo III e nel 1561 l’edifi-
cio passò nelle mani di Ludovico Chigi che
fece elevare un muro ed una sorta di tramez-
zo sulla facciata rivolta su via San Lorenzo.
Dal ponte, di fronte al palazzo, è visibile
l’unica superstite delle quindici torri che
svettavano sul colle del
Duomo, la Torre di Messer
Braimando, esimio cittadino
viterbese del XIII secolo.
Essendo la torre, alla fine del
Quattrocento, in pessime
condizioni, i proprietari chie-
sero ai magistrati l’autorizza-
zione di abbatterla perchè
pericolante. Rosato di Matteo e Galeotto
Gatti si opposero fermamente a tal punto
che il primo volle specificare nelle Riforme
che a nessuno sarebbe stato lecito demolire
“quelle torri ove sembrano racchiuse laforza e la nobiltà di Viterbo”.
Palazzo Farnese (foto G. Cerica)
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009VITERBO - PALAZZO DEI PAPI
GUSTAV LEONHARDT clavicembalo
129
Johann Kaspar Kerll (1627 - 1693)
Toccata di durezze e ligature
Henry Purcell (1659 - 1695)
Suite in Re maggiorePrelude, Allemande, Hornpipe
Voluntary in Sol maggiore
Johann Pachelbel (1653 - 1706)
Fantasia in Mi bem. maggioreTre Fughe
Georg Böhm (1661 - 1733)
Ciaccona in Sol maggioreSuite in Fa minore
Allemanda, Corrente, Sarabanda
Jean-Henri D’Anglebert (1629 - 1691)
Suite in Sol maggiore (1689)
Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, Gagliarda, Ciaccona
* * * * *
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Quattro Piccoli PreludiWer nur den lieben Gott lässt walten, BWV 691
Suite in Mi minore “Für das Lautenwerke”, BWV 996
Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda Bourrèe, Giga
GUSTAV LEONHARDT è stato definito il
Patriarca della musica barocca nel mondo:
uno dei più straordinari artisti della scena
musicale contemporanea ed uno dei più raf-
finati interpreti della letteratura per strumen-
to a tastiera composta tra il Seicento e il
Settecento.
Nato in Olanda, ha intrapreso lo studio del-
l’organo e del clavicembalo presso la ScholaCantorum di Basilea con Eduard Müller. È
stato in seguito nominato professore
all’Accademia di Vienna (1952-1955) e al
Reale Conservatorio di Amsterdam (1954).
Leonhardt si è esibito in tutti i maggiori cen-
tri musicali d’Europa ed ha compiuto nume-
rose tournèes negli Stati Uniti, in Giappone e
in Australia. Ha pubblicato vari studi di
carattere musicologico che comprendono
importanti saggi su “L’Arte della Fuga” di
Bach e sulle opere di Froberger; ha inoltre
curato l’edizione della musica per strumenti
a tastiera di Jan Peterszon Sweelinck.
Professore ospite all’Università di Harward
nel 1969, ha ricevuto, insieme a Nikolaus
Harnoncourt, il Premio Europeo Erasmus.
Ha fondato nel 1955 il Leonhardt Consort
divenendo uno dei maggiori interpreti delle
opere di Johann Sebastian Bach. Unitamente
a Nikolaus Harnoncourt, Leonhardt è ricono-
sciuto come uno dei pionieri della pratica
della esecuzione storica. Tra il 1971 ed il
1990, ha realizzato il progetto unitamente a
Harnoncourt dell’incisione di tutte le cantate
di chiesa di J. S Bach.
Ha inoltre ricevuto cinque dottorati honoriscausa, l’ultimo dei quali dall’Università di
Padova ed è stato nominato, nel 1999, in
contemporanea con la sua prima apparizione
al Festival Barocco, Accademico Onorario
di S. Cecilia. Il suo catalogo
discografico comprende oltre
180 titoli.
Nel film “Cronaca di Anna
Magdalena Bach” (Das Tage-
buch der Anna Magdalena Bach)
di Jean-Marie Straub (1967) ha
partecipato non solo in qualità di
interprete ma anche in veste di
attore nel ruolo di Bach.
Nel 2008 è stato nominato
Accademico filarmonico adhonorem dell’Accademia Filar-
monica di Bologna.
130
La Tusciauna terra che si racconta
PROVINCIA DI VITERBOwww.provincia.vt.itwww.tusciainforma.it
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Benvenuti nella Tuscia ViterbeseBenvenuti in una terra dal cuore antico,punteggiata da laghi e boschi secolari, daaree archeologiche, da ville e palazzi rina-scimentali, da miracolose sorgenti termali ...
Benvenuti nella provincia di ViterboQui i borghi medievali, appollaiati sulle rupitufacee, sfidano le leggi della fisica; quiparchi e riserve naturali sanno ancora rac-contare natura e ambienti incontaminati;qui gli itinerari culturali e turistici attraver-sano quattro millenni di storia...Benvenuti nelle strade del vino e dell’olio,tra prodotti tipici e tradizionali alla riscoper-ta di una cucina dal sapore unico ...
Benvenuti in Tusciainformadove è possibile scegliere la localizzazionedel soggiorno, i percorsi turistici da fruire ei servizi da prenotare.
Bomarzo - Parco dei mostri (Foto Mattioli)
Viterbo, 3 settembre - Macchina di S. Rosa(Foto M. Mattioli)
Viterbo - Il Bulicame (Foto arch. APT)
Soriano nel Cimino. La faggeta(Foto F. Biganzoli)
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