64
CAMMINIAMO insieme “Poste Italiana SPA - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2006 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1, comma 2, DCB Genova Imprimè a taxe reduite - Taxe Perçue - Tassa Riscossa Genova - Italie - Bollettino quadrimestrale n° 1 Gennaio-Aprile 2012 Anno XXIX

Cammniamo Insieme

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Il bollettino parrocchiale e' il modo piu' semplice per far conoscere la nostra comunita'.

Citation preview

Page 1: Cammniamo Insieme

CAMMINIAMOinsieme

“Poste Italiana SPA - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2006 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1, comma 2, DCB GenovaImprimè a taxe reduite - Taxe Perçue - Tassa Riscossa Genova - Italie - Bollettino quadrimestrale n° 1 Gennaio-Aprile 2012 Anno XXIX

Page 2: Cammniamo Insieme

CAMMINIAMOCAMMINIAMOCAMMINIAMOCAMMINIAMOinsieme

In questo numero:

3camminoVerso La Luce

origini e significatidella pasqua

8

12

15

22

23

2�

29

32

3�

Vaticano secondo 50 anni dopo: una chiesa nuova per un mondo diverso

Lavorinuova chiesa:il punto

“come foglie”

Blaise pascale il nostro tempo

le sublimi sinfonie di Beethoven

il velo del calicee la benedizionedell’incenso

frate vento

Filodiretto

Direttore Responsabile: Aurelio Arzeno

Segretaria di Redazione: Rita Mangini

Hanno collaborato a questo numero:Hanno collaborato a questo numero: Domenico Pertusati, Annarita Cagnazzo, Giorgio Audisio, Maria Rosa Oneto, Maria Lasagna, Giorgio Costa, Luisa Marnati, Vittorio Gorza, Rita Mangini, Claudio Arata, Neda Terzi, Patrizia Achilli, Rosanna Antola, Clelia Castino, Bruna Valle

Fotografie: Autori vari

Immagini: Autori vari

Direzione, Redazione, Amministrazione:Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo - Tel./Fax 0185 51286e-mail: [email protected]://www.parrocchiadisantanna.ithttp://www.angologiovani.it

Stampa: Grafiche Fassicomo Genova Via Imperiale, 41 - 16142 Genova Tel. 010 506093 - Fax 010 5451166 [email protected]

Autorizzazione n° 108 del 19-III-84del Tribunale di Chiavari

ABBONAMENTO ANNUO: Ordinario: € 10 Sostenitore: € 30 Benemerito: € 50Per rinnovarre o sottoscrivere un nuovo abbonamento vi preghiamo di utilizzare il C.C.P. n°17893165 intestato a:

Bollettino Interparrocchiale“Caminiamo Insieme”

Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo (GE)oppure presso la Chiesa Parrocchiale di S.Anna di Rapallo

ORARI SANTE MESSE

GIORNI FESTIVI

Sabato ore 18: nella Chiesa Parrocchiale

Domenica ore 7,30: nell’Antica Chiesetta di S.Anna

Domenica ore 8,30-11-18: nella Chiesa Parrocchiale

GIORNI FERIALI

Ore 9,30 - 18: nella Chiesa Parrocchiale

35La passiflora o fiore della “passione”

Page 3: Cammniamo Insieme

CAMMINIAMOinsieme

L’invocazione di Goethe morente “ Mehr licht”= più luce” penso che offra l’indi-cazione più valida ed obbiettiva della esigenza fondamentale di ogni uomo e rappresenti altresì la sintesi del cammino dell’umanità in tutti i tempi.Basti ricordare la triste condizione dell’uomo che ai primordi della storia, a seguito della sua disobbedienza all’ordine divino, spogliato di tutte le proprie ricchezze cognitive, soggiacque al dominio dell’ignoranza. Da quel fatale momento ebbe inizio la lenta, faticosa e progressiva ascesa in una lotta accanita ed incessante per rompere quel giogo avvilente e mortificante della propria dignità, per appagare le esigenze profonde ed insopprimibili del suo spirito, che, pur lontano dalla verità, ne sentiva fortemente e tormentosamente l’anelito e l’attrattiva.E in uno sforzo tenace e persistente l’umanità ha continuato ad ascendere nell’aggressione e penetrazione dei misteri nascosti dell’universo.

La nostalgia di Dio e l’ansia di riaverlo portarono l’uomo in tutti i tempi ad indagare e scoprire quelle verità che, anche se parzialmente, tuttavia con certezza, rivelano in controluce il volto

camminoVerso La Luce

di Domenico Pertusati

3

Page 4: Cammniamo Insieme

e lo splendore della divinità.E questo si verificò anche quando non ci fu sempre in tutti gli studiosi la piena consape-volezza di assecondare un disegno divino.Sta di fatto che la verità - dovunque e comunque raggiunta - avvicina a Dio e chiunque cerca e ama la verità, cerca e ama inconsciamente Dio stesso, perché le cose, per il fatto stesso che hanno, per la loro intima costituzione, una realtà e verità, manifestano un’ori-gine ed una finalità divina.Edith Stein focalizza questo concetto quando afferma che “ Chi cerca la verità, cerca Dio, lo sappia o no” (E. Stein, La scelta di Dio,lettere, Ediz. Città Nuova Roma 1973 p.124).Ne segue che ad una mente aperta e sgombra da pregiudizi non è dato di brancolare eter-namente nel buio e nella incertezza; le verità parziali che raggiunge con sforzo e tenacia conducono inevitabilmente - per la intima e necessaria relazione delle parti con il tutto - sulla scia inequivocabile e sicura della Verità stessa.C’è da sottolineare che su questa strada, in tale avanzamento spirituale verso la Luce, non c’è traguardo. Entriamo in un campo - quello dello spirito - dove manca un termine di misura e di riferimento, appunto perché lo spirituale non è commensurabile in termini umani. Abbiamo qui una prospettiva sconcertante della proiezione del finito nell’infinito.L’affermazione kantiana “l’uomo è un essere finito che ha sete dell’infinito” è quanto mai indicativa ed orientativa al proposito. Se da una parte ci addita la ragione della nostra nobile dignità nell’esigenza insopprimibile di una continua ricerca di progresso e di un inconte-nibile bisogno di perfezione, dall’altra ci fa constatare la ragione della nostra limitatezza

Mary Carlisle Art

4

Page 5: Cammniamo Insieme

e contingenza in una connaturale povertà e deficienza non mai colmate e superate.Solo chi volutamente ha negato il valore di ogni metafisica ed ha esasperato una visione immanentistica della vita, non riesce più a comprenderne il valore e l’importanza, rimanendo avvinto in una oscurità spaventosa, chiuso in un labirinto inestricabile ed invalicabile.Quando si giunge a negare alla realtà umana ogni rapporto col trascendente, diventa as-surdo pretendere poi di trovarne le radici ultime e costitutive.Goethe invocava: “Più luce!”. Questo grido potrebbe essere assunto per significare il tor-mento dell’uomo moderno che - come il mitologico Tantalo - sente la sete ardente di luce ed il richiamo ad altezze sublimi e tuttavia ne è respinto, perché invischiato nelle problematiche il richiamo ad altezze sublimi e tuttavia ne è respinto, perché invischiato nelle problematiche

fra Angelico

5

Page 6: Cammniamo Insieme

che risultano irrisolvibili, dal momento che ha equiparato l’assoluto con il relativo.

Dopo questo discorso di carattere speculativo che ritengo importante e rilevante, è utile presentare alcune considerazioni più semplici e forse più accessibili.Tutti cerchiamo la luce: il buio ci spaventa. Camminare in mancanza di luce è quanto mai pericoloso ed inquietante. Ma, se riflettiamo bene, non sono soltanto le tenebre esteriori che ci incutono terrore e ansia. E’soprattutto da temere il buio interiore che opprime la nostra anima. Quando ci rendiamo conto che le nostre capacità sono limitate e che non riescono a superare questo terribile “handicap”, l’unica strada percorribile è quella di una vera e convinta umiltà: siamo povere creature che hanno assoluto bisogno di un aiuto che non può venire da chi è nelle nostre condizioni. L’unico rimedio è quello di avere il coraggio di guardare in alto, superando il nostro “misero” orgoglio di persone limitate e incapaci. L’umiltà è la conditio sine qua non per giungere alla verità. Però non si tratta di una verità semplice e transitoria, ma di quella che apre alla luce intramontabile.Di conseguenza la spiegazione della nostra finitudine non può che venire dall’alto.Siamo vicini alla Pasqua: il credente sa che solo Cristo è la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, come recita il Prologo del Vangelo di Giovanni.Gesù stesso si è presentato agli uomini di tutti i tempi in modo chiaro e inequivocabile: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giov.8,12).Solamente chi con umiltà si sottomette e accetta questo dono, scopre che la sua vita può essere cambiata: il buio e le tenebre possono essere sconfitte.Questo cambiamento di rotta sulla strada che stiamo percorrendo non è pertanto frutto dei nostri meriti. Gesù è stato molto esplicito: “Senza di me non potete far nulla”. è Lui che ci viene incontro con il suo amore e il suo gratuito e generoso aiuto. Ecco il signifi-cato della “grazia”: un dono elargito al di là dei nostri meriti. Anche quando si parla di “conversione”, è Cristo stesso che ci viene incontro, ci apre le braccia, cancella con infinita generosità le nostre colpe. Ci “fa rinascere” a nuova vita e apre il nostro cuore alla luce “intramontabile”, quella della vita vera che vince la morte, della serenità che allontana la disperazione, della gioia e felicità che non hanno fine.

è della massima importanza rendersi conto che l’uomo non può raggiungere Dio senza il suo aiuto e nello stesso tempo deve convincersi che ogni sforzo di ricerca è già frutto della sua grazia.è questo il significato profondo della Pasqua: il Risorto ci viene incontro, se noi lo vo-gliamo, ci è vicino, ci accompagna come è avvenuto con i discepoli di Emmaus e ci illumina il cammino attraverso i meandri difficili dell’esistenza umana. Il Suo amore supera ogni nostro merito “Amandoci come ci ama e amandoci come siamo - rileva don Primo Mazzolari - il Signore ha reso manifesto che l’amore è oltre il diritto, è un dono che ridimensiona l’uomo, com’era al principio”. E aggiunge: “Io sono qualcuno perché Lui mi vuole bene senza che io lo meriti; sono qualcuno perché posso voler bene, dietro il suo esempio e con il suo aiuto, a chi non lo merita”.

Page 7: Cammniamo Insieme

Giuseppe e lo straniero“Oggi la tomba racchiudeColui che tiene in sua mano il creato; una pietra ricopre Colui che copre la terra con la sua mae-stà.Dorme la vita, l’ade trema e Adamo è sciolto dalle catene. Gloria alla tua economia!Per essa, dopo aver tutto compiuto, ci hai donato il sabato eternocon la tua santissima resurrezione dai morti: perché tu sei Dio.

Quale spettacolo contempliamo!Quale riposo quello di oggi! Il Re dei secoli, dopo aver compiuto l’economia con la passione, celebra il sabato in una tomba, per prepararci un nuovo riposo sabbatico.A lui gridiamo: “Risorgi, o Dio, giudica la terra!”Perché tu regni nei secoli, tu che possiedi sconfinata la grande misericordia.

Giuseppe chiese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo:egli infatti doveva procede dalla tomba come dal parto (verginale).O tu che hai distrutto il potere della mortee aperto agli uomini le porte del paradiso, gloria a te.

Vedendo il sole nascondere i suoi raggi,e il velo del tempio lacerato alla morte del Salvatore,Giuseppe andò da Pilato, e così pregava:Dammi questo straniero,che dall’infanzia come straniero si è esiliato nel mondo.Dammi questo straniero,che i suoi fratelli di razza hanno odiato e ucciso come straniero.Dammi questo straniero,di cui stranito contemplo la morte strana.Dammi questo straniero,che ha saputo accogliere poveri e stranieri.Dammi questo straniero,che gli ebrei per invidia hanno estraniato dal mondo.Dammi questo straniero,perché io lo seppellisca in una tomba,giacché, come straniero, non ha ove posare il capo.Dammi questo straniero, al quale la Madre,vedendolo morto gridava: “O Figlio e Dio mio,anche se sono trafitte le mie viscere e il mio cuore dilaniato al vederti morto, tuttavia ti magnifico, confidando nella tua resurrezione”.Supplicando Pilato con questi discorsi, il nobile Giuseppe ricevette il corpo del Salvatore:con timore lo avvolse in una sindone con mirrae depose in una tomba colui che a tutti elargisce la vita eterna e la grande misericordia.”

(Dalla Liturgia bizantina Processione del Venerdì Santo – Funzioni del sabato della Grande Settimana)

7

Page 8: Cammniamo Insieme

La Pasqua ebraica La Pasqua ebraica (Pesach) festeggia la

liberazione del popolo giudaico dalla schia-vitù dell’Egitto grazie a Mosè e riunisce

due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo.

Le sue origini risalgono, probabilmente, alla festa pastorale che veniva praticata nel vicino Oriente

dai popoli nomadi per ringraziare Dio. Inizia con il plenilunio di marzo e dura otto giorni. E’ celebrata

seguendo antichi riti con i quali gli ebrei ricordano la liberazione dalla schiavitù del proprio popolo dalle vessazioni egiziane e l’inizio di un viaggio lungo 40 anni alla volta della terra promessa.

La parola ebraica pesach significa “passare oltre” e de-riva dal racconto della Decima Piaga nella quale

La Pasqua ebraica La Pasqua ebraica (

liberazione del popolo giudaico dalla schia-vitù dell’Egitto grazie a Mosè e riunisce

due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo.

Le sue origini risalgono, probabilmente, alla festa pastorale che veniva praticata nel vicino Oriente

dai popoli nomadi per ringraziare Dio. Inizia con il plenilunio di marzo e dura otto giorni. E’ celebrata

seguendo antichi riti con i quali gli ebrei ricordano la liberazione dalla schiavitù del proprio popolo dalle vessazioni egiziane e l’inizio di un viaggio lungo 40 anni alla volta della

La parola ebraica riva dal racconto della Decima Piaga nella quale

La Pasqua ebraica (liberazione del popolo giudaico dalla schia-

vitù dell’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane

azzimo. Le sue origini risalgono, probabilmente, alla festa

pastorale che veniva praticata nel vicino Oriente dai popoli nomadi per ringraziare Dio. Inizia con il

plenilunio di marzo e dura otto giorni. E’ celebrata seguendo antichi riti con i quali gli ebrei ricordano la

liberazione dalla schiavitù del proprio popolo dalle vessazioni egiziane e l’inizio di un viaggio lungo 40 anni alla volta della terra promessa.

La parola ebraica riva dal racconto della Decima Piaga nella quale

La Pasqua è la festa liturgica più importante per il cristianesimo e si pone come nucleo del patrimonio liturgico e teologico. A ciò si aggiunga che la Pasqua rappresenta il raccordo con la matrice giudaica del cri-stianesimo e, al tempo stesso, il momento di affrancamento da tale matrice. La festa cristiana deriva dalla celebrazione della liberazione del popolo di Mosè dalla schiavitù in Egitto, festeggiata in occasione del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.Per capire la storia della nascita e della cele-brazione della Pasqua professata dalle due più grandi religioni monoteiste, il Cristianesimo e l’Ebraismo, dobbiamo fare un salto nel passato e andare a scandagliare i più remoti angoli della storia.

Fonti: intrage.it italica.rai.it

oriGini e siGniFicatideLLa pasQua

8

Page 9: Cammniamo Insieme

il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e “passò oltre”, colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del faraone (Eso-do, 12,21-34). La Pesach indica quindi la liberazione di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e l’inizio di una nuova libertà con Dio verso la terra promessa. La schiavitù e la libe-razione dall’Egitto, infatti, costituiscono la pietra di fondazione di Israele; su di esse poggia tutta la sua storia. Per questo i saggi di Israele possono dire: “Ogni periodo di esilio nella storia del nostro popolo fu prefigurato dalla schiavitù d’Egitto e ogni atto di liberazione, fino a quando giungerà quello definitivo dell’avvento del Messia, hanno le loro radici in questa redenzione originale, che avvenne durante l’eterna stagione della nostra liberazione dall’Egitto”.

La Pasqua cristianaLa Pasqua cristiana glorifica il sacrificio del figlio di Dio, Gesù di Nazareth che, dopo essere stato crocifisso, risorge per liberare gli uomini dal peccato. L’origine della Pasqua, secondo il Nuovo Testamento, risale alla crocifissione di Gesù, episodio che coincide con la vigilia della celebrazione di quella ebraica. I cristiani di origine ebraica onoravano la Resurrezione dopo la celebrazione della Pasqua semitica, mentre i cristiani di origine pagana la ossequiavano tutte le do-meniche dell’anno. Da questa ambivalenza e confusione di festeggiamenti nacquero numerose controversie che terminarono nel 325 d.C. grazie al Concilio di Nicea, che stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio di primavera. Nel 525 d.C. si stabilì che questa data doveva cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile. La Pasqua cristiana è preceduta dalla Quaresima, periodo di penitenza di quaranta giorni che va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo. La Domenica delle Palme, il cui simbolo è il ramo d’ulivo, viene ricordato l’arrivo del Mes-sia in Gerusalemme e la sua passione. Qui inizia la Settimana Santa durante la quale hanno luogo momenti liturgici ben precisi. Il tempo della Ricon-ciliazione è tradizio-nalmente vissuto in

L’origine della Pasqua, secondo il Nuovo Testamento, risale alla L’origine della Pasqua, secondo il Nuovo Testamento, risale alla crocifissione di Gesù, episodio che coincide con la vigilia della celebrazione di quella ebraica. I cristiani di origine ebraica onoravano la Resurrezione dopo la celebrazione della Pasqua semitica, mentre i cristiani di origine pagana la ossequiavano tutte le do-meniche dell’anno. Da questa ambivalenza e confusione di festeggiamenti nacquero numerose controversie che terminarono nel 325 d.C. grazie al Concilio di Nicea, che stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio di primavera. Nel 525 d.C. si stabilì che questa data doveva cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile. La Pasqua cristiana è preceduta dalla Quaresima, periodo di penitenza di quaranta giorni che delle Ceneri al Sabato Santo. La Domenica delle Palme, il cui simbolo è il ramo d’ulivo, viene ricordato l’arrivo del Mes-sia in Gerusalemme e la sua passione. Qui inizia la Settimana Santa durante la quale hanno luogo momenti liturgici

Il tempo della Ricon-ciliazione è tradizio-nalmente vissuto in

L’origine della Pasqua, secondo il Nuovo Testamento, risale alla crocifissione di Gesù, episodio che coincide con la vigilia della celebrazione di quella ebraica. I cristiani di origine ebraica onoravano la Resurrezione dopo la celebrazione della Pasqua semitica, mentre i cristiani di origine pagana la ossequiavano tutte le do-meniche dell’anno. Da questa ambivalenza e confusione di festeggiamenti nacquero numerose controversie che terminarono nel 325 d.C. grazie al Concilio di Nicea, che stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio di primavera. Nel 525 d.C. si stabilì che questa data doveva cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile. La Pasqua cristiana è preceduta dalla Quaresima, periodo di penitenza di quaranta giorni che va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo. La Domenica delle Palme, il cui simbolo è il ramo d’ulivo, viene ricordato l’arrivo del Mes-sia in Gerusalemme e la sua passione. Qui

9

Page 10: Cammniamo Insieme

molte comunità cristiane dal lunedì al mercoledì santo. Il mercoledì sera e il giovedì mattina si celebra la Messa del Crisma, in cui vengono benedetti l’Olio “profumato” – quello utilizzato nei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine – l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi. La sera del giovedì Santo si svolge la Messa in Coena Domini in ricordo dell’ultima cena di Gesù, alla quale segue la processione al “Sepolcro” (Altare della Reposizione). Le ostie, che saranno utilizzate nella celebrazione del venerdì santo, vengono portate in un tabernacolo, il Sepolcro, per essere adorate dai fedeli.

I cristiani considerano il venerdì Santo un giorno di contemplazione della passione di Gesù: è infatti in questo giorno che si svolge il rito della Via Crucis, che in maniera figurativa ripercorre la passione e morte del Figlio di Dio. Questa giornata è, per tutti i fedeli, dedicata al digiuno, testimonianza del bisogno di partecipazione all’ evento redentivo di Cristo. Il sabato santo è un giorno di riflessione e preghiera silenziosa. La notte tra sabato e domenica si svolge la Veglia Pasquale, durante la quale si leggono le promesse di Dio al suo popolo. Questa notte è scandita da quattro momenti: la Liturgia della Luce (benedizione del fuoco, preparazione del cero, processione, annunzio pasquale); la Liturgia della Parola (nove letture); la Liturgia Battesimale (canto delle Litanie dei Santi, preghiera di benedizione dell’acqua battesimale, celebrazione di eventuali battesimi); la Liturgia Eucaristica. Il giorno di Pasqua si festeggia la resurrezione del Redentore.

10

Page 11: Cammniamo Insieme

I simboli della Pasqua Nelle celebrazioni liturgiche di Pasqua, tre elementi sorgono a simbolo di questa fe-stività: il fuoco, il cero e l’acqua. Ma facendo un piccolo passo indietro, nel periodo che precede le festività pasquali, la Quaresima, un elemento è fra tutti il protagonista, la cenere.

La cenere La cenere è l’elemento che contraddistingue il primo giorno di Quaresima, periodo di penitenza, digiuno e carità, in preparazione alla Pasqua. La cenere che viene sparsa sul capo dei fedeli nelle celebrazioni del mercoledì dopo martedì grasso, vuole ricordare la transitorietà della vita terrena. è un monito che prepara alla penitenza per ricordare che “polvere tu sei e in polvere tornerai” come recita il libro della Genesi (3,19). Secondo la tradizione, la cenere usata nelle celebrazioni del primo mercoledì di Qua-resima è ricavata dalla combustione dei rami di ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente.

Il fuoco Simbolo fondamentale nella liturgia cristiana, il fuoco è la somma espressione del trionfo della luce sulle tenebre, del calore sul freddo e della vita sulla morte. Durante la ricorrenza pasquale, questo simbolo raggiunge la massima celebrazione attraverso il rito del fuoco nuovo e dell’accensione del cero. Nella notte di Pasqua, un fuoco viene acceso fuori dalla chiesa, intorno ad esso si raccolgono i fedeli e proprio da questo fuoco viene acceso il cero pasquale.

L’acqua è l’elemento che purifica ed il mezzo attraverso il quale si compie il Battesimo. La notte di Pasqua è la notte battesimale per eccellenza, il momento in cui il fedele viene incorporato alla Pasqua di Cristo, che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita. Nelle altre domeniche in cui si compie questo sacramento, è come se si prolungasse e rinnovasse settimanalmente la domenica per eccellenza, la festa di Pasqua.

Il cero Il cero pasquale è il simbolo di Cristo, vera luce che illumina ogni uomo. La sua accensione rappresenta la resurrezione di Cristo, la nuova vita che ogni fedele riceve da Cristo e che, strappandolo alle tenebre, lo porta nel regno della luce. Dopo l’accensione del cero con il fuoco nuovo, una processione lo accompagna all’interno della Chiesa. Tale processione di fedeli simboleggia il nuovo popolo di Dio che segue Cristo risorto, luce del mondo.

11

Page 12: Cammniamo Insieme

di A.a.V.v.

1) Cercasi profeti “nuovi”In questo tempo, in cui la Chiesa fatica a dare un’im-magine positiva di sé e della propria missione, sono pre-senti segni preziosi e antici-patori di un futuro diverso. Profezia non è innanzi tutto annuncio di ciò che sarà, ma notizia che indica ciò  che del Regno è qui presente e ciò che non è arrivato alla sua pienezza. La profezia ha il volto non della paura, ma della speranza.Tutti, anche se con voca-zioni,  carismi e ministeri diversi, siamo chiamati a interpretare la volontà di Dio per l’oggi in cui viviamo. Giovanni Paolo II metteva in luce il binomio della Chiesa che consiste nel rapporto tra profilo petrino (aspetto istituzionale)  e profilo mariano (aspetto carismatico). Il Santo Padre si rifaceva a Von Balthasar. Maria non aveva compiti istituzionali, ma, rivestita di Spirito Santo, al banchetto di Cana si fa attenta alla vita che languisce e si pone come persona “del vino nuovo”.Non è profezia ridurre la Chiesa   a essere apprezzata esclusivamente in riferimento alla sua utilità sociale. Il nostro è tempo di discernimento (cfr. “Educare,  in un mondo che cambia, alla vita buona del Vangelo” n°7). Come mai non siamo in grado di comprendere in modo semplice e vero le fatiche e le sfide di fronte alle quali  è posta la nostra fede?Lo stile del discernimento deve essere globale, atto ad abbracciare il pensiero e l’azione, i comportamenti personali e la testimonianza pubblica, la vita interna delle nostre comunità e il loro slancio missionario, la loro attenzione educativa e la loro dedizione amorosa ai poveri, la capacità di ogni cristiano di prendere la parola dentro i contesti in cui vive e lavora per comunicare speranza (cfr. Sinodo dei Vescovi, Lineamenta  per la XIII Assemblea Generale

12

Vaticano secondo50 anni dopo:una chiesa nuoVaper un mondo diVerso

Page 13: Cammniamo Insieme

Ordinaria, 16).Essere  capaci di discernimento significa abitare questo nuovo contesto culturale in modo propositivo.

2) Il gossip “ecclesiale”Dopo aver parlato di profezia e discernimento a 50 anni dal Concilio, siamo costretti a descrivere i due terzi delle conversazioni informali quotidiane che, nelle nostre comunità, dedichiamo a chiacchiere oziose e indiscrete. è un meccanismo informale di socializzazione comunitaria, per condividere metamessaggi di piccoli gruppi, rafforzare legami  affettivi, prevenire o controllare ostracismi. Vi è un gossip che esalta aspetti   positivi di una persona, con apprezzamenti o critiche scherzose, facilitando il senso di appartenenza al gruppo. Ben diverso è il gossip di biasimo, di sarcasmo  o calunnia. In questo caso è basato sulla circolazione di notizie distorte, sulla svalutazione dei meriti degli altri, talvolta su manifestazioni che rasentano il mobbing.

3) Il thanatoforo Dopo il Concilio il potere centrale (il servizio dell’au-

torità) si è democraticamente distribuito in miriadi di piccole comunità. Il thanatoforo   è colui

che esercita il potere in modo narcisistico distruggendo, annullando, frammentando il

lavoro svolto e le relazioni interpersonali e innescando nei gruppi disorientamento. La sua presenza    è come una sostanza tossica, attacca il gruppo e le relazioni basate su stima, fiducia, rispetto e ri-conoscimento. Seduce per annullare, tende a bloccare il pensiero, denigra le persone, soprattutto le più intelligenti e competenti, quelle che potrebbero mettere in crisi il suo narcisismo. Copre la sua incapacità con pro-clami astratti e sposta la causa del fallimento all’esterno di sé. Si giova del tacito consenso, della banalizzazione, del pressapochismo per disseminare informazioni fal-sificate, impone il suo non dire, propaga il “si dice”, le allusioni e le menzogne in modo arrogante.

4) Dal Caos al Kairos oppure dalla primavera all’inverno ecclesiale?

Celebrare il 50° anniversario del-l’apertura del Concilio Vaticano II

(indimenticabile quell’11 ottobre 1962) significa constatare un’autentica irruzio-

ne dello Spirito nella Chiesa. Per questa ragione occorre affidarsi ad una lettura

13

Page 14: Cammniamo Insieme

“sapienziale” di questo storico avvenimento salvifico, abbandonando interpretazioni superficiali che appaiono come veri e propri “gossip” ecclesiali.Bisogna riconoscere che ci troviamo di fronte ad un cambiamento d’epoca,  che stiamo entran-do in una crisi di civiltà mondiale di proporzioni inedite. Viviamo in una situazione nuova, una specie di tsunami e di terremoto globale   che investe tutte le dimensioni della nostra esistenza: sociali, economiche, politiche, culturali e anche religiose e spirituali. Non servono  thanatofori che, in nome del passato e del “si è sempre fatto così”, spengano la luce di ogni novità e profezia e poi si lamentino moralisticamente del tempo tenebroso in cui viviamo. La diffusione e l’accelerazione delle comunicazioni, la globalizzazione  dei flussi energetici e delle risorse, i flussi migratori, la minaccia della degradazione del pianeta producono in noi un’impressione di caos generalizzato.Oggi il mondo intero vive in un’atmosfera di  insicurezza, di incertezza, di precarietà e la problematica del Vaticano II, fortemente ecclesiologica, sembra in qualche modo superata.Il Concilio rispondeva alla domanda che Paolo VI  aveva rivolto ai padri conciliari: “Chiesa, che dici di te stessa?” Già lo stesso Paolo VI, alla fine del suo pontificato, durante una settimana sociale francese sostituì la domanda del Concilio con quest’altra: “Chiesa, che dici di Dio?” Anche secondo il teologo e cardinale Walter Kasper il Vaticano II si è troppo concentrato sulla chiesa, trascurando il compito di affrontare il vero e autentico contenuto della fede. La chiesa oggi deve concentrarsi  sull’essenziale, tornare a Gesù e al Vangelo, avviare un’espe-rienza spirituale di Dio. Oggi è tempo di spiritualità, di mistica, di profezia…La Chiesa deve generare speranza e senso  per un mondo orientato verso la morte. Non è il momento  di ritocchi parziali, viviamo un tempo che ricorda quello che ha immediatamente preceduto la Riforma. Bisogna puntare all’essenziale e non lasciarsi trarre in inganno cadendo nella vecchia tentazione di suonare il violino mentre   il Titanic affonda.

14

Page 15: Cammniamo Insieme

15

LaVorinuoVa chiesa:iL punto di Giorgio Audisio

Gentili Lettori, nelle mie note precedenti ricordavo che, nel sito in cui sta sorgendo la nuova chiesa parrocchiale, si trovava la fonderia dismessa i cui fabbricati ave-vano le coperture in lastre di Eternit ondulato, che si sbriciolava e che diffondeva o avrebbe diffuso, prima o poi, le fibre di amianto nell’aria.

L’amiantoVediamo in breve cosa sono l’amianto e l’Eternit. Il primo è una roccia a matrice fibrosa, il secondo è un prodotto formato da una miscela di cemento e amianto. Non si potevano creare lastre o tubi di solo cemento, così un signore svizzero ebbe un’idea geniale: miscelando il cemento con la fibra di amianto riuscì a produrre delle lastre durevoli. Queste lastre si sono largamente diffuse come coperture per i tetti sia nell’edilizia civile che in quella industriale e nei capannoni usati in agricoltura.Per la sua bassa conducibilità termica l’amianto è stato impiegato come isolante nella pareti delle carrozze dei treni, nei muri della abitazioni, all’interno dei ferri da stiro e nelle coperte metallizzate per le tavole da stiro, nelle tute dei vigili del fuoco, per le canne fumarie, per i serbatoi dell’acqua potabile, per le condotte fognarie ecc…. Al liceo dei Padri Somaschi di Rapallo avevo come docente di Scienze Naturali Padre Incitti e nel libro di Scienze c’era scritto che l’amianto (o asbesto) provocava, a coloro che estrae-vano questa roccia senza protezioni, come si usava all’epoca, l’asbestosi, che è una malattia che colpisce i polmoni. Oggi sappiamo che, oltre a questa patologia, ne provoca un’altra più grave, il mesotelioma pleurico, che porta inevitabilmente alla morte. E’ purtroppo noto che la malattia può svilupparsi persino decenni dopo l’esposizione ed anche se tale esposizione è avvenuta per brevi periodi e per quantità limitate. Nel Secolo XIX del 14 febbraio u.s. troviamo un articolo con il titolo che segue e con le foto di diverse persone in lacrime. “La strage Eternit costa 16 anni ai due manager – lacrime e ricordi scandiscono i nomi dei 2300 morti”.Mi hanno commosso le immagini dei familiari in lacrime e mi sono chiesto quante altre persone abbiano inalato, anche a loro insaputa, queste fibre, perché l’amianto è pericoloso per inalazione e per ingestione. L’assunzione per via aerea, mi par di capire, presenta una maggiore pericolosità. Se torniamo al nostro cantiere, vediamo che l’Eternit è stato eliminato, con tutte le cautele del caso, dall’area in cui sta sorgendo la Nuova Parrocchia ed oltre a ciò è stato bonificato il suolo inquinato dall’amianto e da diversi metalli pesanti. Questi sono aspetti importanti, positivi, ecologici; la nostra salute e, in particolare, la salute di chi risiede vicino all’area ne traggono certamente un grande vantaggio, un vantaggio che non ha prezzo, che è incommensurabile.La bonifica ha avuto un prezzo elevato misurabile in diverse centinaia di migliaia di Euro,

Page 16: Cammniamo Insieme

costo che è stato sostenuto dalla parrocchia. Possiamo concludere che un risultato, favorevole per la comunità, è stato già ottenuto grazie alla purificazione dell’aria e della terra di questo sito.L’acqua presente nel cantiere è stata analizzata più volte e da laboratori diversi, in modo da avere una doppia conferma dei risultati: è priva di sostanze nocive.

Il nuovo accessoTorniamo quindi al cantiere; come si vede siamo arrivati con una parte dei solai praticamente alla quota di via Mameli, per cui è stato riaperto questo accesso.Le auto betoniere entrano da questo passaggio per ora in retromarcia, superano il di-

slivello tramite una breve rampa di raccordo, caricano la benna che, sollevata e movimentata dalla gru, esegue il getto nel punto in cui necessita. Questo transito di mezzi notevolmente pesanti conferma la solidità della struttura. è rimasto aperto l’ingresso lato posteggio verso il campo Macera; in questa zona è presente ancora un ammasso di terra che va parzialmente rimosso. Qui agiscono tuttora gli escavatori, che smuovono il terreno, lo caricano sui mezzi per il trasporto a discarica ed utilizzano tale transito per la movimentazione della terra.

I diaframmiIn questi mesi gli scavi hanno interessato la parte sud del diaframma che perimetra tutta l’area di cantiere. Il diaframma è quel muro interrato di cui ho parlato in varie occasioni. Sul lato sud è presente a breve distanza il condominio San Paolo. è immaginabile e giustificabile l’apprensione dei condomini che assistono all’escavazione.

1�

Page 17: Cammniamo Insieme

Il carico dei fabbricatiNel calcolo della struttura il progettista ha tenuto debitamente conto (e con valori prudenzial-mente maggiorati, nei vari casi) del carico rappresentato dagli edifici e dalla strada, presenti lungo tutto il contorno dell’area.Ogni carico, edificio o strada che sia, rappresenta una spinta che si manifesta progressiva-mente, per effetto dello scavo, a tergo e contro il diaframma man mano che questo viene portato a vista.Con l’esperienza acquisita su questo terreno, che ha caratteristiche geotecniche molto diverse dai terreni solitamente presenti nella nostra zona, a seguito delle opere di scavo sui lati cor-rispondenti a via Mameli ed al passo pedonale, sono stati messi in atto tutti gli accorgimenti necessari e cautelativamente ridondanti al fine di evitare possibili inconvenienti.

Lo spostamento del diaframma Si è visto in pratica che il diaframma (per effetto della spinta che subisce a tergo a causa dei carichi di cui si è detto) tende a spostarsi verso lo scavo e che la parte di terreno (berma) lasciata provvisoriamente in sito contro di esso, all’interno dello scavo stesso, per evitarne lo spostamento, non assolve appieno il suo compito, consentendo di fatto movimenti del dia-framma dell’ordine di qualche centimetro.Invero la cosa è più o meno importante a seconda dell’entità dello spostamento che, in defi-nitiva, è inevitabile, ma che deve avere un valore ammissibile.

I puntoniPer evitare spostamenti non compatibili con le strutture al contorno ed alla luce di quanto acquisito sperimentalmente, si è pensato di contrastare tali movimenti con una struttura a triangolo. Il triangolo è una figura geometrica iperstatica.Se per esempio apriamo un ombrello, vediamo che ogni bacchetta al suo interno è irrigidita da un sistema costituito da uno o più triangoli; i vertici dei triangoli sono delle cerniere, qui necessarie per consentire l’apertura e la chiusura dell’ombrello. L’ombrello normalmente sta bene aperto anche controvento, in effetti si rovescia solo quando il vento agisce al di sotto della cupola impedendo ai vari triangoli di funzionare nel modo in cui sono stati concepiti. Se immaginiamo un triangolo con i vertici saldati abbiamo, al posto delle cerniere, dei vincoli che sono assimilabili ad incastri. Se ora consideriamo un rettangolo o un quadrato, ossia una figura con quattro lati, possiamo riscontrare come questa si deformi facilmente. Una struttura di questo tipo è per esempio il pantografo, come quello della lampada che illumina un tavolo da disegno, o anche, in parti-colare, il pantografo presente sulle locomotive.Possiamo concludere che il rettangolo, a differenza del triangolo, è una struttura labile: possiamo irrigidirlo con una o con due diagonali rendendolo iperstatico; è questo il caso delle strutture dei ponti di ferro di cui uno, per esempio, è visibile sopra il Boate. Torniamo al triangolo realizzato in cantiere: questo è costituito dal diaframma, dal puntone (il tubo a sezione circolare) e dalla soletta di fondazione; il primo e l’ultimo elemento hanno anche uno sviluppo laterale, ma, con un po’ di astrazione, riusciamo ad individuare il triangolo. Il sistema statico è in definitiva il seguente: Nell’esercizio che riporto invece del diaframma c’è una paratoia, in pratica una piccola diga, che sostiene l’acqua; la spinta dell’acqua è indicata con Q.

17

Page 18: Cammniamo Insieme

Nel nostro caso ab-biamo dietro il dia-framma il terreno e, oltre alla spinta prodotta da questo, è presente il ca-rico dei fabbricati o della strada o di entrambi. Aggiungo alcune note a proposito dei carichi in generale.I fabbricati sono nor-malmente soggetti a carichi verticali, tra questi in pri-mis, come è ovvio, il peso proprio, in particolare il carico dell’ossatura in ce-mento armato o dei muri portanti; questi sono carichi inevi-tabili, mentre altri carichi permanenti non strutturali sono

per esempio i pavimenti, i tramezzi interni, gli intonaci, le tegole ecc. Ci sono poi i carichi accidentali, quali il peso dei mobili, delle suppellettili e delle persone che possono essere presenti oppure no, ma di cui si deve tenere debitamente conto. Ci sono poi altri carichi accidentali come la neve; tutti questi pesi rappresentano, con diversa intensità, un sistema di forze verticali, ma ci sono anche delle forze orizzontali, tra queste l’azione del vento e purtroppo del sisma. Comunque sia, le forze verticali sono normalmente prevalenti. Nel caso dei muri e dei diaframmi si tiene conto ancora del peso proprio, che è una forza verticale, e della spinta del terreno sostenuto o, nel caso, dell’acqua o di entrambi, degli eventuali carichi a tergo del muro (per es. le case) e del sisma, cioè forze orizzontali. Spesso il terremoto presenta una componente verticale, tuttavia questa è meno pericolosa della forza orizzontale, perché la sua azione normalmente incrementa in modo modesto le forze verticali già considerate e di cui si è detto sopra.

Il climaNella fase esecutiva, per la buona riuscita dell’opera è importante anche la temperatura del-l’aria. Il freddo di febbraio si è fatto sentire anche nel nostro cantiere: l’acqua è ghiacciata e si sono formate persino delle stalattiti. I getti, in previsione dell’ondata di freddo, sono stati opportunamente protetti.

Il cantiereVediamo ora la situazione nella foto 1 sul lato ovest del cantiere (verso l’autostrada). I pun-toni (i grossi tubi inclinati) sono opere provvisionali (=provvisorie), che verranno in seguito eliminate; lo sforzo che li sollecita verrà trasferito ad altre parti della struttura in cemento

La paratoia AB è vincolata in B al suolo con una

cerniera ed è sorretta da un puntone CD. Determinare le reazioni in B e

in D provocate da una pressione idrostatica che si annulla in

A e di valore totale Q.

Belluzzi: Scienza delle Costruzioni vol. 1°.

18

Page 19: Cammniamo Insieme

armato (c.a.).Accanto ai diaframmi alcuni pilastri che sosterranno a breve le opere fuori terra, in particolare, in quel tratto, la rampa a servizio dei box. A sinistra la scatola rettangolare in c.a. è la via di corsa dell’ascensore; lo spazio che viene creato attorno è il cavedio di areazione richiesto dalla normativa antincendio. In centro vi è la struttura che costituisce le pareti della scala.I vari tubi grigi in PVC corrugato sono collegati alle pompe che aspirano l’acqua ancora presente in cantiere.Ancora nelle foto possia-mo vedere il topografo allo strumento (teodolite) e il canneggiatore che, su indica-zione del primo, posiziona i picchetti per il tracciamento di altri pilastri. Nella foto 3 si vedono i segni gialli del tracciamento descritto.

dalla normativa antincendio.

foto N° 1

19

Page 20: Cammniamo Insieme

foto3-Segni gialli del tracciamento descritto

foto 1-Puntoni a rinforzodel diaframma.

foto 4-Centralina per il monitoraggio dellospostamento dei fabbricati

foto 2-Il Topografo rileva l’eventuale movimento del diaframma.

foto3-Segni gialli del tracciamento descritto

foto 1-Puntoni a rinforzo

foto 4-Centralina per il monitoraggio dello

foto 2-Il Topografo rileva l’eventuale

20

dettaGLi dei LaVori

Page 21: Cammniamo Insieme

21

FotopanoramichedeL cantiere

Page 22: Cammniamo Insieme

Bimbi come le foglie d’autunno.Brandelli d’innocenzatorturata e vinta.Sguardi che azzannano il cieloe nell’attimo estremo:giochi e palloncini.

Bimbi fatti saltare in aria.Gettati via nell’incendio dei colori.Tra strepiti e urlala terrabeve il sangue di chi muore.E piú se ne nutre giú altro ne richiede.

Bimbi con il vuoto nel cuore.Affamati di panee di carezze mai ricevute.Teneri germogliche il vento ha partoritodopo anni di miseria e dolore.

Messi al mondo per risorgere con Dio.

Venduti per pochi centesimial mercato della violenzae del guadagno senza fatica.

All’orizzonte di un amoredisegno sogni di fantasia.

“come FoGLie”Maria Rosa Oneto

22

Page 23: Cammniamo Insieme

BLaise pascaLe iL nostro tempo

di M.G. Lasagna

Esistono personalità di intellettuali e artisti il cui fascino non viene minimamente scalfito dal passare dei secoli, al punto che il loro pensiero e la loro creatività risultano attuali e stimolanti per gli uomini di ogni epoca. è questo il caso di Blaise Pascal, filosofo e scienziato del XVII secolo al quale l’Asso-ciazione Culturale “Edith Stein” ha dedicato una conferenza tenutasi Sabato 3 Dicembre 2011 a Villa Queirolo.Come ha sottolineato il professor Domenico Pertusati, presidente dell’Associazione Stein, nel suo breve intervento introduttivo, Pascal fu un uomo di cultura e di scienza dalla spiritualità profonda, che dedicò la sua breve esistenza alla riflessione sulla condizione umana nella ricerca di una risposta all’ineludibile domanda sul senso della vita. Il suo pressante invito all’uomo ad aprirsi alla riflessione e alla meditazione appare stimolante anche per il nostro tempo, dilaniato da una profonda crisi economica e sociale che altro non è se non la manifestazione di un degrado prima di tutto morale e religioso, di un’epoca in cui è la coscienza stessa dell’uomo che si sta deteriorando e mancano credenti capaci di testimoniare i valori della fede.Dopo un breve saluto dell’avvocato Mentore Campodonico, sindaco di Rapallo, ha preso la parola la professoressa Carla Viazzo, socia onoraria e amica dell’Associazione Stein, che ha proposto un profilo biografico di Pascal associato a una ricostruzione delle diverse fasi della sua attività intellettuale.Blaise Pascal nacque nel 1623 a Clermont, nella Francia dominata dalle figure di Richelieu e di Mazzarino, cardinali e al contempo politici cinici e lungimiranti che prepararono l’affer-mazione della monarchia assoluta di Luigi XIV. Il padre di Pascal, borghese assai agiato, curò personalmente l’educazione dei suoi figli, che ebbe un impulso notevole con il trasferimento della famiglia a Parigi nel 1631. Il giovane Blaise, avviato a studi umanistici, scoprì come autodidatta la matematica e la coltivò al punto di essere ammesso all’Assemblea dei Matema-tici, progenitrice diretta dell’Accademia delle Scienze di Parigi. Verso la metà del XVII secolo l’ambiente parigino era caratterizzato da posizioni intellettuali antitetiche fra loro, quali quelle dei libertini, intellettuali scettici critici verso ogni tradizione e fautori del libero pensiero, e dei

23

Page 24: Cammniamo Insieme

giansenisti di Port Royal, seguaci della dottrina del vescovo olandese Giansenio, sostenitore dell’ineludibilità della Grazia ai fini della salvezza, di una fede vissuta in una dimensione intima

e ancorata a una rigida disciplina morale. I gianse-nisti in particolare proponevano un modello

di esistenza incentrata su preghiera, me-ditazione e studio (importanti i loro

contributi nel campo della logica e della linguistica, con intuizio-

ni che anticiparono principi teorizzati da De Saussure

e da Chomsky ); le loro teorie erano aspramente avversate dai gesuiti. Sulla formazione di Pascal influì anche la frequentazione dei salotti parigini, indi-scusse sedi del dibattito culturale del tempo.

Gli anni giovanili del pensatore francese furono

dedicati a studi prettamente scientifici; ne sono testimo-

nianza un trattato (malaugurata-mente andato perduto) sulle coniche,

gli approfondimenti sull’equilibrio dei liquidi, gli esperimenti e l’invenzione della

macchina aritmetica (pascaline), studiata per aiu-tare il padre nella sua attività di commissario straordinario delle imposte. Al 1646 risale la cosiddetta prima conversione di Pascal, indotta dalla frequentazione con due medici vicini al giansenismo che curarono il padre del filosofo per i postumi di una frattura a una gamba. Grazie a questo incontro Pascal conobbe un ambiente nuovo, lesse le opere di Epitteto e Montaigne, approfondì le dottrine giansenistiche e intervenne a loro difesa nelle dispute del tempo (come documentano le 17 “Lettere provinciali”). Il rapporto fra la famiglia Pascal e Port Royal si fece ancora più stretto con l’ingresso della sorella del filosofo Jacqueline nella comunità religiosa di Mère Angelique.A una fase di profonda crisi esistenziale databile al 1654 viene fatta risalire la seconda con-versione, più profonda della prima e dagli esiti duraturi; testimonianza di questo particola-rissimo momento è il “Memoriale”, un testo che Pascal portò per tutta la vita cucito in una tasca interna vicino al cuore. Da allora in poi i soggiorni del filosofo a Port Royal si fecero sempre più frequenti e fu avviata la stesura dei “Pensieri”, originariamente concepiti come materiale per l’elaborazione di un’”Apologia del cristianesimo” mai realizzata. I “Pensieri” ci sono pervenuti scritti su foglietti legati con lo spago e sono caratterizzati da un francese straordinariamente puro. Uno dei concetti più conosciuti del pensiero pascaliano è la distinzione fra ésprit de géometrie e ésprit de finesse, espressioni quasi intraducibili in altre lingue per la loro pregnanza. Il mon-do dei sentimenti, dei valori, dell’immaginazione sfugge del tutto alle possibilità conoscitive della ragione logica (ésprit de géometrie); questo comporta che il nucleo fondante della nostra

24

Page 25: Cammniamo Insieme

relatrice:prof. C. Viazzo - ass. E. Stein

esistenza non può essere colto dal ragio-namento, bensì con l’esprit de finesse, la capacità di intuire la ricchezza della realtà, di indagare sul mistero dell’esistenza per percepire il senso del proprio limite di esseri umani. La condizione dell’uomo è contraddistinta dalla frustrazione e dalla limitatezza, da cui si genera un’inquie-tudine, un’angoscia a cui si reagisce annegandosi nel divertissement, cioè non lasciando un istante libero nella propria esistenza, stordendosi per non pensare. Tale affannosa ricerca però conduce a uno stato ancora più accentuato di alienazione da sé, a una noia angosciosa che può richiamare la nausée di cui secoli dopo parlerà Sartre. L’analisi esistenziale di Pascal si risolve in un’esperienza di fede che parte dall’interiorità, in un avvicinamento al Dio biblico tramite l’intelligenza del cuore in una dimensione di ragionevolezza che consente di individuare le risposte che la riflessione filosofica non trova per le domande che essa stessa ha fatto nascere nel cuore dell’uomo. Nel suo porsi come interlocutore nei confronti dei libertini, celebri per la loro passione per il gioco d’azzardo, Pascal si appropria delle loro categorie di pensiero formulando l’avvincente teoria della scommessa (le pari) sull’esistenza di Dio: conviene credere perché non si perde nulla, anzi si guadagna l’eternità nel caso dopo la morte ci sia un’altra vita.Nel 1662, dopo aver dato impulso a un servizio di trasporto pubblico a pagamento su dili-genze, Pascal vide compromettersi le sue condizioni di salute, vendette i suoi libri (tranne la Bibbia e le opere di S. Agostino) e donò il ricavato ai poveri. La morte lo colse il 19 agosto 1662 a soli 39 anni.Il pensiero pascaliano fu riscoperto dai romantici nel 1800 e dagli esistenzialisti nel 1900; a credenti, atei e scettici Pascal attraverso i suoi scritti si presenta non come un”autore”, ma come un uomo che cerca e che invita i suoi simili a cercare (cerchez et trouvez).Alla coinvolgente relazione della professoressa Viazzo, intervallata dalla lettura di alcuni pensieri di Pascal a cura di Marcello Salani, hanno fatto seguito numero-si interventi da parte dei presenti, che hanno proposto considerazioni o spunti personali e hanno sollecitato la relatrice a riprendere alcuni punti della sua esposizione. La vivacità di tale dibattito è un’ulteriore conferma della capacità del pensiero pascaliano di stimolare la riflessione e il con-fronto anche ai giorni nostri.

25

Page 26: Cammniamo Insieme

Sabato 11 febbraio 2012, in collaborazione con l’Acca-demia Culturale di Rapallo, l’Associazione “Edith Stein” ha organizzato una lezione-concerto dedicata a Ludwig Van Beethoven. La scelta delle composizioni del musicista tedesco, come ha sottolineato nel suo in-tervento introduttivo Domenico Pertusati, presidente dell’Associazione Stein, è stata determinata dalla centralità della sua figura nella storia della musica: Beethoven lasciò un’impronta indelebile e divenne punto di riferimento imprescindibile per tutti i compositori del suo tempo e delle epoche successive. Egli fu un intellettuale dai molteplici interessi, come dimostra la sua conoscenza del pensiero e delle opere di Kant, Goethe e Schiller; pur restando nel solco del Classicismo, anticipò aspetti del Romanticismo, ad esempio il conflitto fra artista e società che in lui era esacerbato dalla sordità, menomazione che lo rese un isolato. Suggestiva appare anche la sensibilità religiosa di Beethoven, che fu un credente riservato, alieno da ogni esibizione esteriore; il capolavoro che rivela questo aspetto della sua personalità è la Messa solenne n° 123.

Al saluto del sindaco di Rapallo, avvocato Mentore Campodonico, ha fatto seguito una rela-zione introduttiva della professoressa Rosanna Arrighi, coordinatrice per le attività culturali del Comune, che ha presentato i brani in programma eseguiti dal maestro Eugenio de Luca soffermandosi su alcuni aspetti forse meno noti del mondo artistico di questo genio musicale indiscusso. Per quanto riguarda i rapporti fra Beethoven e i grandi compositori del suo tempo, il musicista tedesco conobbe di persona Mozart e Haydn, che arrivò a invitarlo a trasferirsi a Vienna e per un certo periodo fu suo maestro. Con Mozart Beethoven ebbe un rapporto con-flittuale, forse perché l’ex ragazzo prodigio austriaco era stato il modello ingombrante che lo aveva ossessionato negli anni giovanili, mentre dal discepolato presso Haydn egli confessò di non aver tratto grande giovamento. È comunque innegabile che dai due mostri sacri dell’epoca

Le suBLimisinFonie di BeethoVen

M. G. Lasagna

2�

Page 27: Cammniamo Insieme

egli abbia ereditato l’evoluzione degli schemi classici da essi codificata, le regole dell’armonia, il rigetto dei cromatismi nella melodia; tale apporto tuttavia fu personalizzato grazie al poten-ziamento del contenuto e alle intuizioni che anticiparono tratti del Romanticismo. Quanto ai rapporti con questo movimento sono rintracciabili sintonie fra l’estetica di Schiller e il mondo musicale di Beethoven; si possono citare in tal senso il valore oggettivo del bene e del bello, la concezione dell’arte come conciliazione di spirito e senso con un marcato primato dello spirito. Con i romantici il compositore tedesco condivide la sofferenza, la lotta interiore, la religiosità nutrita di contemplazione; d’altro canto non si può dimenticare che fra Settecento e Ottocento in Germania è mutata la fisionomia della musica e del suo pubblico: chi compone propone un messaggio teso e appassionato a chi ascolta, un messaggio che Beethoven plasma sulla vita stessa, colta nella sua bellezza e nella sua tragicità.Il primo brano in programma, Sonata quasi una fantasia op.27 n.2 (1801), è universalmente noto con il titolo Al chiaro di luna e presenta una struttura inedita, perché omette l’allegro iniziale tipico della sonata, che viene quindi plasmata in tre soli movimenti (quasi una scan-sione fra tesi, antitesi e sintesi). Il contenuto drammatico della composizione non può essere spiegato solo sulla base della delusione del compositore per l’amore non ricambiato dall’allieva Giulietta Guicciardi; a testimoniare la condizione esistenziale di Beethoven in quel periodo è il Testamento di Heililgenstadt, (di cui è stata data lettura fra un’esecuzione e l’altra), per-meato dalla sofferenza causata dalla sordità e dal conseguente difficile rapporto con il mondo. La sonata, dopo un primo movimento dominato da un dolore puro e da un senso di lucida introspezione, propone un secondo movimento animato da un nuovo impulso verso la vita e un movimento finale in cui si afferma la forza dello spirito, nella piena consapevolezza di sé e della propria libertà interiore.La seconda esecuzione, Rondò a capriccio op.129 (1795-1798), fu definita da Beethoven “Quasi un capriccio all’ungherese” e venne conosciuto col titolo scelto dall’editore, ”Rondò del soldino perduto”. È un pezzo giovanile, virtuosistico, in cui un episodio principale si alterna

27

Page 28: Cammniamo Insieme

ad altri secondari con reminescenze della musica barocca e un visibile andamento descrittivo, una sorta di mimesi delle reazioni psicologiche davanti a un evento, un “dramma” generato da un futile motivo come può essere appunto la perdita di un soldino. È palpabile l’andamento del divertissement con marcate venature ironiche.Come terzo brano il maestro de Luca ha proposto Bagatella in la minore Für Elise (1810), piena espressione della maturità musicale di Beethoven.Molto si è discusso sulla Musa (Teresa Malfatti o Elisabeth Röck) che ispirò questo capolavoro, un brano compatto dalla dolcezza infinita, dotato di armonia e melodia estremamente semplici, in cui viene compiutamente espressa la gioia di amare e di essere amati con una circolarità connotata da leggerezza ed espressività, pur sempre però con toni virili.L’ultima esecuzione in programma, Sonata in do minore n.32 op.111, è unanimemente con-siderata il capolavoro sonatistico di Beethoven, il superamento della tradizione precedente che apre le porte alle innovazioni di Chopin e di Listz. Il brano rispetta sostanzialmente lo schema canonico della sonata e si apre con un primo movimento dominato dall’inquietudine di un’anima in lotta e da una visione travagliata del mondo, che solo alla fine lascia affiorare una pacata serenità, confermata da un secondo movimento non convenzionale costituito da una lenta, soave, limpida melodia “rivoltata” in cinque variazioni. L’immagine di un mondo pacificato, dove la laboriosità dell’uomo trova pieno e compiuto appagamento, confluisce in una sorta di scala in ascesa e discesa con ritorno all’umano, lasciando presagire un trionfo finale del bene, una sorta di messaggio positivo che Beethoven lasciò ai posteri.L’applaudita esibizione del maestro de Luca si è chiusa con lo Studio op. 10 n. 3 di Chopin, un notturno che consente di percepire come la storia della musica del 1800 si sia evoluta gra-zie al genio di Beethoven, un uomo che, come ebbe a dire Hayden, ebbe molte teste, molti cuori e molte anime.

28

Page 29: Cammniamo Insieme

Frequenti sarebbero i richiami a volgere l’attenzione all’Oriente cristiano, anche perché spesso sono omessi nel Rito Romano gesti che lo richiamano, come velare il calice e benedire l’incenso. La presenza di tende e veli nella liturgia è riconducibile al culto giudaico; come esempio si può citare il doppio velo all’ingresso del santuario nel tempio di Gerusalemme, segno di riverenza verso il mistero della Shekina, la presenza divina. è così anche per l’incenso e gli altri aromi che bruciavano sull’altare apposito antistante al fine di elevare visibilmente l’anima alla preghiera, secondo le parole del salmo 140: “Dirigatur, Domine, oratio mea, sicut incensum, in conspectu tuo” (“La mia preghiera stia davanti

a te come incenso, o Signore”). Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevo-

le degli odori degli animali immolati e del sangue dei sacrifici.Il velo rappresenta visibilmente l’esigenza di non toccare

con le mani, impure, le cose sacre: un simbolo dell’esigen-za di purezza spirituale per avvicinarsi a Dio. Se la liturgia

è fatta di simboli, questo è uno dei più importanti. I veli coprono le mani dei ministri, come accade per gli angeli offerenti rappresentati nell’arte bizantina e romanica. In linea di principio, i vasi sacri, quando non in uso, sono sempre velati per alludere alla ricchezza che vi si nasconde. Il velo del calice è un piccolo drappo (del medesimo colore e stoffa della casula o pianeta indossata dal sacerdote per la ce-lebrazione della Messa, oppure sempre bianco) che serve a co-prire tutto il calice, sull’altare o sulla credenza, dall’inizio della Messa all’offertorio e poi dopo la purificazione che segue la comunione. Nel rito bizantino i

con le mani, impure, le cose sacre: un simbolo dell’esigen-

Frequentiall’Oriente cristiano, anche perché spesso sono omessi nel Rito Romano gesti che lo richiamano, come velare il calice

può citare il doppio velo all’ingresso del santuario nel tempio di Gerusalemme, segno di riverenza verso il mistero della Shekina, la presenza divina. altri aromi che bruciavano sull’altare apposito antistante al fine di elevare visibilmente l’anima alla preghiera, secondo le parole del salmo 140: “incensum, in conspectu tuo”

a te come incenso, o Signore”Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevo-

le degli odori degli animali immolati e del sangue dei sacrifici.Il velo rappresenta visibilmente l’esigenza di non toccare

con le mani, impure, le cose sacre: un simbolo dell’esigen-

a te come incenso, o Signore”Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevo-

le degli odori degli animali immolati e del sangue dei

con le mani, impure, le cose sacre: un simbolo dell’esigen-

velo

calic

e co

n pu

rific

hino

di Giorgio Costa

29

iL VeLo deL caLicee La BenediZione deLL’incenso

Page 30: Cammniamo Insieme

veli sono due, per il calice e per il disco, ovvero la patena dei pani da consacrare. Nel rito romano, sebbene sia prescritto «lodevolmente» dall’Ordinamento Generale del Messale di Paolo VI n. 118 (il Messale pro-mulgato ed approvato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, tanto per intender-ci), il velo che copre il calice è, nell’odierna pras-si celebrativa, ordinariamente omesso. Veniamo all’incensazione. Il sa-cerdote, all’inizio della Liturgia Eucaristica, messo l’incenso nel turibolo, lo benedice e poi incensa tutto l’altare in onore del Signore. L’incenso viene benedetto, nella Messa in forma extraordinaria, con la preghiera: “Per intercessionem beati Michaelis Archangeli, stantis a dextris altaris incensi, et omnium electorum suorum, incensum istud dignetur Dominus benedicere, et in odorem suavitatis accipere “ (“Per intercessione di san Michele arcangelo, che sta alla destra dell’altare dell’incenso, e di tutti i suoi santi, il Signore voglia benedire questo incenso e accoglierlo come profumo a Lui gradito”). Questa benedizione è più solenne della prima, nella quale si dice: “Ab illo benedicaris,

in cuius honore cremaberis” (“Ti benedica Colui in onore del quale sarai bruciato”). Qui sono invocati gli angeli perché il mistero del-

l’incenso non rappresenta altro che la preghiera dei santi presentata a Dio dagli angeli, come dice san Giovanni nell’Apocalisse (8,4):

“Et ascendit fumus incensorum de orationibus sanctorum de manu angeli coram Deo” (“E dalla mano dell’Angelo il

fumo degli aromi ascende con la preghiera dei santi davanti a Dio”).

Ancor prima però, come spiega Pro-sper Guéranger, «siccome il pane e il vino che ha offerti hanno cessato d’appartenere all’ordine delle cose

comuni e usuali, [il sacerdote] li pro-fuma con l’incenso, come fa per Cristo

stesso, rappresentato dall’altare». Belle le parole che accompagnano l’incen-

veli sono due, per il calice e per il disco, ovvero la patena dei pani da consacrare. Nel rito romano, sebbene sia prescritto «lodevolmente» dall’Ordinamento Generale del Messale di Paolo VI n. 118 (il Messale pro-mulgato ed approvato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, tanto

è, nell’odierna pras-si celebrativa, ordinariamente

Veniamo all’incensazione. Il sa-cerdote, all’inizio della Liturgia Eucaristica, messo l’incenso nel turibolo, lo benedice e poi incensa tutto l’altare in onore del Signore.

turibolo e navicella

calice con velo e b

orsa

30

Page 31: Cammniamo Insieme

sazione prima in forma di triplice croce e poi di triplice cerchio sul pane e del calice: “Incensum istud a Te benedictum ascendat ad Te Domine et descendat super nos mise-ricordia tua” (“Ascenda a te, Signore, questo incenso da Te benedetto e discenda su di noi la tua misericordia”). è tutto il senso della liturgia, che ascende a gloria della presenza divina e discende per la nostra salvezza – in latino, salvare vuol dire anche conservare – affinché siamo com-pletamente noi stessi e possiamo vivere in eterno con Dio. Il sacerdote si inchina «in spirito di umiltà e con animo contrito» affinché il sacrificio si compia alla presenza di Dio in modo da essere gradito; poi invoca lo Spirito sulle offerte. Il celebrante, rendendo il turibolo al diacono, gli rivolge un augurio che formula ugualmente a sé medesimo, dicendo: “Accendat in nobis Dominus ignem sui amoris, et flammam aeternae caritatis” (“Il Signore accenda in noi il fuoco del suo amore e la fiamma dell’eterna carità”). Il diacono, ricevendo il turibolo, bacia la mano del sacerdote e poi la parte superiore delle catene, invertendo l’ordine delle azioni che aveva compiuto presentandoglielo. Tutti questi usi sono orientali e la liturgia li conserva perché sono dimostrazioni di rispetto e riverenza.La Chiesa dunque non ha escluso gli aromi dai suoi riti, anzi usa il balsamo per prepa-rare il Crisma. L’incensazione simboleggia il sacrificio perfetto dei santi doni del pane e del vino, cioè Gesù Cristo, a cui sono unite le nostre persone in sacrificio spirituale, emananti profumo soave che sale al cielo (cf. Gen 8,21; Ef 5,2); così sono le preghiere dei santi (Ap 5,8) e le virtù dei cristiani (2 Cor 2,15).

Qualcuno osserverà che, da quanto il velo del tempio si è squarciato, non abbiamo più bisogno di alcun velo e che, da quando si è offerto il sacrificio di Cristo, non abbiamo più bisogno di incenso. In verità non dovremmo nemmeno più aver bisogno di alcun edificio sacro, perché Cristo è il nuovo tempio. Il punto è che, con la venuta di Gesù, il profano non è scomparso del tutto, però è continuamente incalzato dal sacro che è dinamico, in via di compimento, come insegnava l’allora cardinale J. Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI: «Perciò dobbiamo ritrovare il coraggio del sacro, il coraggio della distinzione di ciò che è cristiano; non per creare steccati, ma per trasformare, per essere realmente dinamici».

Bibliografia:le citazioni sono prese da don Nicola Bux, professore di Liturgia orientale a Bari e consultore delle Congre-gazioni per la Dottrina della Fede, per le Cause dei Santi, per il Culto Di-vino e la Disciplina dei Sacramenti; Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Boswellia sacra

31

Page 32: Cammniamo Insieme

Questa strofa del Cantico delle creature testimonia l’ampiezza di vi-sione e l’apertura di fede di San Francesco, pronto a riconoscere la presenza di Dio in tutto e, insieme, la sua disponibilità a servirlo e amarlo in ogni creatura.Il vento, l’aria, il cielo nuvoloso e il cielo sereno, tutte le molteplici manifestazioni

del mondo meteorologico sono, agli occhi di Francesco, un moti-vo di lode a Dio. Anzi, esse stesse lodano Dio e ne cantano la magnificenza per il semplice fatto che esistono. Il tempo, l’alternarsi delle stagioni e delle condizioni atmosferiche e climatiche sono elementi attraverso i quali Dio – la sua forza creatrice che è anche la forza della vita – manifesta la sua azione nel mondo. Sono strumenti nelle sue mani, attraverso i quali Dio provvede, dà il sostentamento alle sue creature.Il motivo della lode, qui, è – direbbero i filologi – essenzialmente secundum nomine; infatti, attraverso le creature menzionate, Dio si pone al servizio dell’uomo e di tutti gli altri esistenti, procurando loro il nutrimento.Il vento, l’aria, il cielo nuvoloso e il cielo sereno, tutte le molteplici manifestazioni sono l’espressione di quel soffio che esce dalla bocca dell’Altissimo – la ruah di Dio –, per mezzo del quale Dio provvede alle sue creature. Nel salmo 104, 27-30 si legge:

«Tutti si aspettanoche tu li nutra a tempo opportuno.Dai loro il cibo ed essi lo prendono,apri la mano e si saziano di beni.

Nascondi il tuo volto, il terrore li assale;togli loro il respiro ed essi muoiono,

tornano ad essere polvere.Mandi il tuo soffio, sono ricreati

e si rinnova la faccia della terra».

Noi apprezziamo la fragranza dell’aria che respiriamo – quando è pura. Apprezziamo il mormorio e il canto del vento – quando, senza stravolgere tutto, stormisce

Frate Vento

di P. Andrea Jakob Schnöller e Luisa Marnati

32

Laudato si’, mi’ Signore,

per frate vento

et per aere et nubilo

et sereno et onne tempo,

per lo quale a le tue creature

dai sostentamento.

Page 33: Cammniamo Insieme

«tra queste piante» o spira in una calda serate d’estate. Siamo colti da un senso di serenità e di pace, addirittura di gioia, ascoltando il ticchettio della pioggia – se siamo all’asciutto e se non è troppo invadente. Gustiamo la forza stravolgente del temporale – purché ne siamo al riparo. Anche il gioco delle nubi che vagano nel cielo ci incuriosisce e ci diverte – purché non ci tolgano troppo a lungo il sole. Tutto è bello, ma c’è sempre un «però». Poniamo delle condizioni. Al centro siamo noi. è facile vederlo proprio con riferimento alle creature che sono oggetto della lode di France-sco.Se proprio non sappiamo di chi o di che cosa lamentarci, un motivo per esprimere il nostro malessere lo troviamo sempre: il tempo! Se fa caldo, imploriamo il freddo. Se piove, desideriamo l’asciutto. Se tira il vento, vogliamo la quiete. Se arde il sole, invochiamo la pioggia. Francesco è diverso. Accoglie e apprezza la preziosità di ogni cosa. E qui sta il segreto della sua gioia, della sua perfetta letizia.Un giorno Francesco scendeva con frate Leone da Perugia a Santa Maria degli Angeli ed era tempo d’inverno. Il freddo grandissimo fortemente lo crucciava. Disse frate Francesco:

«O frate Leone, quando noi saremo a Santa Maria degli Angeli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo

e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta del luogo, e il portinaio verrà adirato e dirà:

“Chi siete voi? Ribaldi, andate via!”, e non ci aprirà, ma faracci stare fuori alla neve e all’acque,

col freddo e colla fame infino a notte:se tutto questo lo sosterremo pazientemente,

senza turbarcene e senza mormorare, o frate Leone, scrivi che qui

è perfetta letizia».è perfetta letizia».

33

Page 34: Cammniamo Insieme

Questa capacità di accettazione piena e serena della realtà così come è costituisce il fondamento della perfetta letizia. Non è solo accettazione; è andare oltre se stessi per riconoscere l’utilità e il servizio di ogni cosa. è vedere Dio in tutto e celebrarlo, sentirci in comunione con Lui a prescindere dalle circostanze particolari, piacevoli o meno, in cui ci troviamo a vivere. Non è fatalismo e neppure rassegnazione. è «volere ciò che ci capita», ossia consapevolezza. Quella consapevolezza che fa dire al Qoelet 3,1:

«Nella vita dell’uomo, per ogni cosa c’è il suo momento, per tutto c’è un’occasione opportuna».

Da tutto si può imparare qualcosa. Tutto è un’opportunità per diventare più intelligenti e liberi. In termini di fede-fiducia: «Tutto volge al bene, per coloro che amano Dio» o si sentono amati da lui. Non è Dio a decidere il brutto o il bel tempo. Capitano. Ma se c’è questa apertura interiore, allora siamo nella condizione di assumere le cose e di significarle. Saremo anche in grado di gestirle e, quando occorre, di modificarle con rispetto, intelligenza, amore. Siamo su quella lunghezza d’onda che ci permette di dare risposte creative e costruttive di vita anche nelle circostanze più difficili e avverse. Questo è fare la volontà di Dio, apportatrice di gioia. O, meglio, è essere nella sua volontà. E’ muoverci con libertà e amore sulla lunghezza d’onda della vita reale, la quale è infinitamente più vasta di noi. Ed è fonte di gioia, perché significa crescere, lasciare che la forza della vita fiorisca in noi.A motivo di questo atteggiamento, più avanti, Francesco loderà Dio per quelli che

«perdonano per lo tuo amore e sostengon infirmitate e tribolazioni»,

ma anche per sorella morte,

«da la quale nullo homo vivente può scappare».

è una conquista. Richiede tempo. Ma la vita, se vuole essere vita, non può essere che un costante e sereno indirizzarci verso

questo traguardo.

34

Laudato si’, mi’ Signore,per frate vento

et per aere et nubiloet sereno et onne tempo,

per lo quale a le tue creaturedai sostentamento.

Page 35: Cammniamo Insieme

La passiFLora o Fiore deLLa “passione”

La leggendaNei giorni lontani, quando il mondo era tutto nuovo, la primavera fece balzare dalle tenebre verso la luce tutte le piante della Terra, e tutte fiorirono come per incanto.Solo una pianta non udì il richiamo della primavera, e quando finalmente riuscì a rompere la dura zolla la primavera era già lontana...- Fà che anch’io fiorisca, o Signore! - Pregò la piantina.- Tu pure fiorirai - rispose il Signore.- Quando? - chiese con ansia la piccola pianta senza nome.- Un giorno... - e l’occhio di Dio si velò di tristezza.Era ormai passato molto tempo, la primavera anche quell’anno era venuta e al suo tocco le piante del Golgota avevano aperto i loro fiori. Tutte le piante, fuorché la piantina senza nome.Il vento portò l’eco di urla sguaiate, di gemiti, di pianti: un uomo avanzava fra la folla urlante, curvo sotto la croce, aveva il volto sfigurato dal dolore e dal sangue...- Vorrei piangere anch’io come piangono gli uomini - pensò la piantina con un fremito...Gesù in quel momento le passava accanto, e una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina pietosa. Subito sbocciò un fiore bizzarro, che portava nella corolla gli strumenti della passione: era la passiflora, il fiore della passione.

(Anonimo)

La StoriaIl nome del genere Passiflora, adottato da Linneo nel 1753 , significa “fiore della passione” (dal latino passio = passione e flos = fiore) e gli fu attribuito dai missionari Gesuiti nel 1610, per la somiglianza di alcune parti della pianta con i simboli religiosi della passione di Cristo, i viticci la frusta con cui venne flagellato; i tre stili i chiodi; gli stami il martello; la raggiera corollina la corona di spine.

35

Page 36: Cammniamo Insieme

Luciana ha raggiunto il Padre la mattina di martedì 29 novembre. Al pomeriggio, presso l’Oratorio dei Bianchi in Rapallo abbiamo partecipato al S. Rosario

guidato da don Emilio Arata, parroco di S. Maurizio di Monti e dal nostro parroco don Aurelio Arzeno. Numerose le persone ami-che, vicinissime al marito Sergio, al figlio Andrea con l’affezionata nuora Elisa, alla sorella Ginetta, a cognati e nipoti.Al termine dei 5 misteri, don Arata ha invitato tutti a cantare la “Salve Regina”:

Luciana:testimone FedeLe anche neLLasoFFerenZa

di Vittorio e Sandra Gorza

tutti, con un cuore solo, hanno cantato commossi.Il nostro parroco ci ha comunicato che Lu-ciana gli ha confidato durante la malattia: “Offro la mia sofferenza per sostenere spi-ritualmente la nuova chiesa di S. Anna”.

Il 30 novembre, si è svolto il rito funebre con la S. Messa presieduta dal parroco di S. Maurizio, che ha concelebrato con don Aurelio in una chiesa assiepata fino all’ester-no. I presenti hanno potuto ascoltare una toccante, profonda riflessione scaturita dal “ricordo personale” di don Emilio:

LUCIANA, modello di donna e di madre cristiana.

Il brano di Vangelo proposto per la nostra riflessione ci presenta Maria accanto alla culla di Gesù e il commento di Luca: “Ma-ria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. è un brano di Vangelo che si medita nel periodo natalizio, e precisamente nella festa della Maternità divina di Maria. Perché ho scelto questo quadro sempre bello e significativo? Per festeggiare ancora una volta con Luciana la liturgia del Natale , tanto curata in tutti i parti-colari dalla nostra cara sorella negli anni scorsi, ma anche perché ho sempre visto in Luciana un vero esempio di donna e madre cristiana modellata in Maria.Maria con il suo meditare, attraverso la luce della fede, scopre il senso vero e profondo che si nasconde sotto le vicende spesso misere e contraddittorie che la vita Le presenta. Ella è la ‘sapiente’, colei che sa intuire nelle cose un valore simbolico, sa che esse parlano di un

mistero più alto. Il piccolo che Ella stringe tra le braccia assomiglia a tutti i bimbi che si affacciano alla vita. Eppure, attraverso la meditazione, Maria sa che dietro i suoi lineamenti terreni traspare un profilo non scritto nella storia degli uomini, nei loro codici genetici, nella loro limitazione di

Filo

dir

etto

guidato da don Emilio Arata, parroco di S.

cristiana.

Il brano di Vangelo proposto per la nostra riflessione ci presenta Maria accanto alla culla di Gesù e il commento di Luca: “Ma-ria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. che si medita nel periodo natalizio, e precisamente nella festa della Maternità divina di Maria. Perché ho scelto questo quadro sempre bello e significativo? Per festeggiare ancora una volta con Luciana la liturgia del Natale , tanto curata in tutti i parti-colari dalla nostra cara sorella negli anni scorsi, ma anche perché ho sempre visto in Luciana un vero esempio di donna e madre cristiana modellata in Maria.Maria con il suo meditare, attraverso la luce della fede, scopre il senso vero e profondo che si nasconde sotto le vicende spesso misere e contraddittorie che la vita Le presenta. Ella è la ‘sapiente’, colei che sa intuire nelle cose un valore simbolico, sa che esse parlano di un

3�

Page 37: Cammniamo Insieme

creature.

* * *

Chi vi parla ha visto da sempre, in Luciana, una donna e madre cristiana. L’ho sentito, di già, nel primo, casuale incontro con lei nell’ottobre 1989 (oltre ventidue anni fa!): stavo facendo i primi passi in questa Comunità parrocchiale, recandomi a piedi a trovare una persona anziana. Attraverso un cancelletto di ferro, scorgo una giovane signora che stava coltivando un giardino ricco di fiori; l’ho salutata, mi ha risposto, mi sono presentato e da lì è continuato un cammino che è finito, soltanto apparen-temente, il giorno prima della sua morte, quando le ho amministrato il Sacramento dell’olio degli infermi. Per seguire il marito Sergio nel suo lavoro, Luciana è vissuta lungamente all’estero,in Australia (dove, per recarsi alla Messa più facilmente, ha acquistato una bicicletta con la quale ha avuto anche un incidente, non grave ma sempre tale), nel continente africano, in Arabia Saudita. è stata anche sulle Ande, dove in attesa del sacerdote che, ‘forse’, sarebbe arrivato a celebrare la S. Messa, incoraggiava le mamme a non far mancare la poppata ai loro bimbi, anche durante la Celebrazione. Dal Vangelo di Matteo: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo!”.Luciana non ha avuto lunga vita, ha conosciuto la sof-ferenza, e che sof-ferenza! Malgrado ciò ha avuto tanti altri doni dal Pa-dre: la bellezza dei tratti (che, tra le atroci sofferenze, ha conservato an-che nel momento

del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla creazione del

Luciana non ha avuto lunga vita, ha

Filo

dir

ettodella morte), la dolcezza del carattere, una

bella voce e lo spiccato senso artistico ed estetico. Si è davvero meritata la lode del servo buono e fedele: ‘Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto, prendi parte alla gioia del tuo padrone!’.A noi contemplare le sue virtù e cercare di imitarle”.

* * *

Il ricordo di Sandra e Vittorio

Luciana, sei stata da subito un’ amica acco-gliente, sincera. La tua generosa spontaneità aveva già colpito noi giovani dell’Azione Cattolica che frequentavamo l’oratorio “S. Filippo Neri” (quello della nostra prima parrocchia rapallese dedicata ai Santi Ger-vasio e Protasio) con don Mario Chiappe (1964/65). Era il 1965 quando don Pino De Bernardis ci aveva guidato nei gruppi della nascente C.L., che si chiamava ancora G.S. (Gioventù Studentesca) e G.L. (Gioventù Lavoratrice), della quale facevano parte parecchi di noi.Ho ancora un vivo ricordo di quel periodo (1965/1967) che abbiamo trascorso con molti giovani in un Centro di Massa Marittima: incontri molto interessanti chiamati “raggio” (eravamo seduti in cerchio) guidati da un simpatico sacerdote, don Francesco Ricci.

In tale periodo abbiamo potuto visitare famose località (Siena, Larderello, S. Antimo e Fi-renze) e poi, durante i lavori di costruzione della “Casa della Gioventù”, ci ve-devamo nei loca-li esterni al piano terra delle suore Benedettine im-

37

Page 38: Cammniamo Insieme

Filo

dir

etto pegnandoci a sostenere le spese d’affitto con

un contributo simbolico. Allora (1966/68) avevamo come assistente dei giovani don Giancarlo Crovetto (per noi ‘don Gian’) e a seguire,fino al 1970, don Bartolomeo Repetto (‘don Berto’); c’eri anche tu con il tuo fidanzato Sergio, insieme all’affia-tatissimo gruppo giovani, ad animare un momento di festa per il nostro imminente S. Matrimonio (sabato 11 aprile). Poi, dopo il periodo giovanile, in molti ci siamo formati una famiglia e i nostri incontri si sono succeduti nelle occasioni speciali (es. Capodanno), quando i vostri impegni per il mondo ve lo permettevano, nella nuova parrocchia rapallese di S. Anna istituita il 26 luglio 1968 con don Daniele Noce, coadiuvato poco dopo da don Pasquale Marcone (amministratore parrocchiale) e dall’allora giovane don Aurelio Arzeno, attuale nostro parroco.Ti ricordiamo ancora l’anno scorso (do-menica 26 settembre 2010), durante un pranzo di beneficenza a favore del nuovo

complesso parrocchiale, come sempre sorri-dente e contenta d’essere ancora nella nostra Comunità di S. Anna. Per me e Sandra è stata l’ultima volta che ci siamo visti. è seguita più avanti un’ultima telefonata a S. Maurizio: ci eravamo detti che i mira-coli possono accadere, ma che il miracolo maggiore (come a Lourdes) è quello della conversione e/o,non di meno,il dono che il Buon Dio con Maria ci fa nel sostenerci nei momenti difficili, aiutandoci a mantenere salda la nostra Fede. Hai saputo cogliere nel Padre Nostro il “Sia fatta la Tua Volontà” offrendo in Dono la tua sofferenza, certa che i miracoli avven-gono anche per poter percorrere l’ultimo tratto della vita terrena, abbandonandoti tra le braccia di Maria e Gesù, dove hai trovato la pace e la serenità che traspariva-no ancora sul tuo volto, nel momento dell’ ultimo saluto durante la preghiera del S. Rosario, con i colori della Madre, sul tuo corpo santificato.

38

Page 39: Cammniamo Insieme

per ricordare un’amica

di Rita Mangini

Qualche mese fa, il 29 novembre 2011, un’amica ci ha lasciato. Luciana ha percorso l’ultimo tratto della sua strada accanto a noi, come sempre, come se ancora ci fosse il tempo di raccontarsi qual-cosa. Purtroppo così non è stato e noi siamo rimasti...muti di fronte alla sua morte.Mi piace pensarla in giardino, nel “suo” giar-dino dove spendeva tante ore non per riempire il tempo ma per ritemprarsi dalla vita. Nella cura delle piante era capace di cogliere il senso profondo della quotidianità, del tempo, delle stagioni, dell’amore, della solitudine. Ricordo, nelle sue parole, di aver ritrovato

proprio il valore della parola solitu-dine, io che mi lamen-tavo ogni giorno, con lei, di essere sola… Per consolarmi, infatti, mi regalò un libro “In giardino non si è mai soli” perché era convinta che ne avrei trovato giovamento. Curando e amando i fiori nel silenzio della natura,

aveva capito l’importanza della solitudine e aveva imparato a viverla come momento sapienziale in cui comprendere i significati nascosti dell’esistere che spesso, nella fretta e nella superficialità, non riusciamo a vedere. Mai ha associato alla solitudine la parola depressione, ma sempre l’ha trasformata in capacità di comprensione, divenendo così persona capace di ascolto (chi non è stato da lei ascoltato?). Sapeva camminare con te, starti a fianco, come se niente fosse e intanto meditare i tuoi discorsi, i tuoi af-fanni, le tue rabbie. Capiva e…condivideva, anche se non la pensava sempre come te. Ascoltava, semplicemente e, nell’ascolto, spendeva tutta la sua capacità di amare il prossimo. Aveva compreso che l’amore per

Dio passava solo attraverso quell’amore incondiziona-

to per l’altro che bussava alla sua porta o cercava conforto telefonandole ad ogni ora. Per que-sto Luciana era una

tosta: perché ha vissuto la sua fede e l’ha testimoniata ovun-

que si trovasse, con semplicità, fierezza, consapevolezza e tenacia. Oggi che ci ha lasciato spero che la sua costanza e fedeltà

ci siano di esempio e di aiuto per divenire capaci,

anche noi, di uguale testimonianza.

Cara Luciana, la tua telefonata mattiniera

non c’è più... mi rimane ancora la solitudine, ma

grazie a te è divenuta più leggera, perché hai con-diviso, fin che hai potuto,

il suo peso con me. Grazie di tutto, la tua amici-zia non morirà mai... è troppo importante p e r finire con la

morte. Ciao!

Filo

dir

etto

senso profondo della quotidianità, del tempo, delle stagioni, dell’amore, della solitudine. Ricordo, nelle sue parole, di aver ritrovato

proprio il valore della parola solitu-dine, io che mi lamen-tavo ogni giorno, con lei, di essere sola… Per consolarmi, infatti, mi regalò un libro “In giardino non si è mai soli” perché era convinta che ne avrei trovato giovamento. Curando e amando i fiori nel silenzio della natura,

Dio passava solo attraverso quell’amore incondiziona-

to per l’altro che bussava alla sua porta o cercava conforto telefonandole ad ogni ora. Per que-sto Luciana era una

tosta: perché ha vissuto la sua fede e l’ha testimoniata ovun-

que si trovasse, con semplicità, fierezza, consapevolezza e tenacia. Oggi che ci ha lasciato spero che la sua costanza e fedeltà

ci siano di esempio e di aiuto per divenire capaci,

anche noi, di uguale testimonianza.

Cara Luciana, la tua telefonata mattiniera

non c’è più... mi rimane ancora la solitudine, ma

grazie a te è divenuta più leggera, perché hai con-diviso, fin che hai potuto,

il suo peso con me. Grazie di tutto, la tua amici-zia non morirà mai... è troppo importante p e r

39

Page 40: Cammniamo Insieme

una comunita’ in cammino VersoLa pasQua

di Claudio Arata

“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana”. (Marco 1,12-13). Il tempo di Quaresima è se-gnato dall’esperienza del deserto. Gesù, come ricordano i racconti evangelici, affronta per quaranta giorni il deserto.Il deserto è l’immagine che accompagna la nostra comunità verso la memoria viva del mistero pasquale del Signore Gesù. Il deserto è un luogo arido, inospitale, che rende difficili la crescita e lo sviluppo della vita. Il deserto rappresenta una realtà difficile e delicata per la vita dell’uomo. Un’esperienza che parla più di desolazione e morte che di vita e speranza. Guardando alla nostra storia, alla nostra vita e al nostro cammino ci accorgiamo da quanti “deserti” siamo abitati. Il “deserto” della lonta-nanza e dell’indifferenza nei confronti di Dio. Il “deserto” dell’insensibilità, della freddezza e della mancanza di attenzione verso le persone che ci vivono accanto. Il “deserto” di una vita segnata dal solo benessere materiale, dal superfluo, dalla banalità, dallo scontato e dal non senso. Il tempo di Quaresima ci aiuta, prima di tutto, a riconoscere i tanti “deserti” presenti in noi e a dare loro un nome. Il deserto, però, non è solamente il luogo della prova. è anche il luo-go del silenzio, della preghiera, dell’incontro personale con Dio. La Quaresima diventa così, in modo sorprendente, il tempo favorevole per “aprire una strada” in mezzo a questi nostri “deserti”. L’ascolto della Parola di Dio e la luce dell’evento della Pasqua donano una rinnovata e decisiva pro-spettiva e speranza alla

nostra umanità formata da ricchezze e povertà. Dalla nostra umanità inizia l’avventura della conversione e dell’imboccare la strada della vita piena e vera. La Parola di Dio ci suggerisce che non esiste condizione o situazione che non possa essere guarita aprendosi alla vita autenti-ca. Dalla Croce di Gesù ha origine la vera vita nell’amore per la persona che accoglie il Dio di Gesù. Dai nostri ‘deserti’ può aver origine un nuovo stile di vivere l’amicizia con Dio, la preghiera, con il prossimo l’elemosina e con noi stessi , il digiuno. I “deserti” personali, sanati dalla presenza di un Dio affidabile, sono chiamati a trasformarsi in luoghi fioriti, luoghi di vita, di fiducia, di speranza e di amore. L’esperienza del deserto aiuta inoltre a capire che spesso la nostra vita è fondata sul superfluo e sulla banalità. In altre parole, possiamo dire che la vita è fondata qual-che volta sul vuoto. L’esperienza profonda del deserto ci spinge a riscoprire l’essenzialità. In questo nostro tempo contraddistinto da una crisi non solo economica, ma esistenziale, il Vangelo ci educa a rimparare a gustare la bellezza delle piccole cose di ogni giorno, delle cose essenziali, delle cose che davvero valgono per noi e che sono alla radice di una vita veramente autentica e felice. In fondo ci accorgiamo che la vita bella non si trova nel possedere e nell’avere, ma la vita bella si trova nell’essere nel cuore di qualcuno e nel custodire qualcuno nel proprio cuore. La Quaresima e la Pasqua sono tempi favorevoli

per riscegliere la strada dell’essenzialità, delle realtà e delle persone che veramente fanno anco-ra battere forte il nostro cuore.Concludo con una bella intuizione sulla Pasqua del teologo Von Baltha-sar. “L’evento della Croce e della Risurrezione di Gesù è la manifestazione drammatica dell’amore di Dio e della sua battaglia d’amore per l’uomo, per la salvezza dell’uomo e per conquistarlo a sé”.

La Quaresima e la Pasqua sono tempi favorevoli

Filo

dir

etto

40

Page 41: Cammniamo Insieme

iL rinnoVamento deLLa catechesi neLLa nostradiocesi

di Claudio Arata

Domenica 22 gennaio si è svolto a Chiavari il Convegno catechistico diocesano. Alla presenza di tanti catechisti impe-gnati con entusiasmo e passione nell’educazione alla fede di bambini e ragazzi nelle comunità parrocchiali, il nostro Vescovo ha presentato il nuovo percorso diocesano di Iniziazione Cristiana. Questo per-corso è stato elaborato da una equipe di catechisti e sacerdoti guidata dal Vescovo. Una prima sottolineatura si-gnificativa rispetto a questa iniziativa è il suo respiro ecclesiale, diocesano. Non solo l’equipe vedeva la presenza del Vescovo e di catechisti provenienti da diverse parrocchie della nostra Diocesi, ma il rinnovamento della catechesi interessa ogni comunità cristiana impegnata nel trasmettere la gioia della fede in Gesù alle nuo-ve generazioni. La novità di questo progetto educativo è quella di non pensare più il cammino del cate-chismo come una realtà scolastica. L’esperienza che si propone a bambini e ragazzi è quella della comunità che si riunisce per mettersi in ascolto del Signore Gesù, cerca di vivere lo stile buono del Vangelo e cresce nell’amicizia e nell’amore fraterno. A momenti di proposta sui contenuti fondamentali della fede cristiana, si affiancano tempi di preghiera, di carità e di testimonianza. La vita provoca e interroga la fede e la fede in Gesù dona senso e orientamento alla vita. All’interno della comunità i bambini sono chiamati a scoprirsi figli di un Dio che è Padre e i ragazzi sono chiamati a scoprirsi discepoli

di Gesù. Il percorso è caratterizzato da alcune tappe fondamentali da vivere: la celebrazione del sacramento del Perdono, dell’Eucaristia e della Cresima e alcune consegne. Il rinno-vamento della catechesi è segnato anche dal coinvolgimento sempre maggiore della famiglia nel cammino educativo. La comunità cristiana e la famiglia sono insieme protagoniste nella trasmissione della vita buona del Vangelo ai ragazzi e ai bambini.Ecco in sintesi il percorso diocesano di Iniziazio-ne Cristiana pensato dall’equipe catechistica.

Filo

dir

etto

41

Page 42: Cammniamo Insieme

I parteLA COMUNITÀ DEI FIGLI Comunità dei figli accolti (6/7 anni) Consegna del nome di Gesù (all’inizio degli incontri)Consegna del sale (alla fine degli incontri)è la primissima tappa che vuole coinvolgere i bambini più piccoli. Vuole essere un momento in cui si comincia a conoscere e a prendere confidenza col nome di Gesù che viene sim-bolicamente consegnato in una celebrazione all’inizio del percorso. I bambini ricevono anche il segno del sale, che anticamente si dava a chi cominciava il vero e proprio cammino di Iniziazione Cristiana, e che oggi ha il compito di farli diventare “sale della terra” (Matteo 5,13), cioè persone che danno gusto e sapore alla vita con il Vangelo.

Comunità dei figli amati (7/8 anni)Consegna del Padre NostroSi è pensato di celebrare in questo tempo la consegna della preghiera del Padre Nostro poiché i bambini già la imparano o la sanno, però con termini che non conoscono. Verrà compiuta una catechesi sulla consapevolezza di essere figli, richiamando il sacramento del Battesimo.

Comunità dei figli perdonati (8/9 anni)Celebrazione della festa del PerdonoI ragazzi scoprono il volto misericordioso del Padre a partire dall’annuncio di Gesù e dalle sue parabole.

Comunità dei figli invitati (9/10 anni)Celebrazione della Messa di Prima Comu-nioneI ragazzi incontrano nel banchetto eucaristico Gesù presente nel segno del pane e del vino.

Entrano in comunione con Lui e con Lui fanno comunione con gli altri.

Comunità dei figli della luce (10/11 anni)Celebrazione della memoria del BattesimoConsegna del sale (richiamo della consegna già vissuta nel primo anno)I ragazzi sono aiutati a comprendere il Battesi-mo nella sua ricchezza preparando il cammino che li porterà a confermare la propria scelta di vita cristiana.

II parteLA COMUNITÀ DEI DISCEPOLI

Comunità dei discepoli in ascolto (11/12 anni)Consegna dei VangeliI ragazzi entrano in contatto con la Parola di Dio. Nel gruppo ci sarà sempre la presenza della Bibbia con lo sguardo rivolto in modo particolare all’ascolto dei quattro Vangeli.

Comunità dei discepoli che credono (12/13 anni)Consegna del CredoDall’ascolto nasce il desiderio di credere in quella Parola e in chi la vive ogni giorno.

Comunità dei discepoli che amano (13/14 anni)Consegna del Comandamento nuovo dell’amo-reCelebrazione della CresimaI ragazzi in un cammino di fede cristiana scopro-no che nella vita è importante amare accogliendo i doni dello Spirito che è Amore.

Filo

dir

etto

42

Page 43: Cammniamo Insieme

riFLessione comunitaria suLL’inno aLLa carita’ di s.paoLo (1cor, 13,)

a cura di Rita Mangini

L’inno alla carità di San Paolo ci invita ad una riflessione profonda sulle mo-tivazioni spirituali che ci portano al servizio all’“altro”: in particolare all’“altro” in condizione

di disagio.Riflettiamo insieme come “gruppo” caritati-vo, un gruppo che, animato dalla preghiera e dalla riflessione personale, si impegna ad aiutare concretamente, in diverse forme, le persone che vi si rivolgono.Abbiamo sottolineato l’importanza del “grup-po” come protagonista dell’aiuto perché ci accorgiamo sempre più di quanto poco si possa fare da soli. Solo insieme, infatti, ci è data la possibilità di “essere” una realtà che “fa”, che “si impegna”: noi tutti, insieme, permettiamo al gruppo di fare. Quindi l’importanza del nostro “essere” persone che cercano di attualizzare nella propria vita l’amore di Dio diventa con gli altri espressione “dell’amore ricevuto e donato” (Benedetto XVI – Caritas in Veritate).La chiave di lettura della nostra realtà, allora, è la “relazione”: relazione con Dio, tra noi e con gli altri.Prima fra tutti è la relazione personale spirituale che trasforma in persone che liberamente si mettono in gioco, si sentono responsabili della crescita della comunità a cui appartengono e promuovono risposte ai bisogni. La relazione

con Dio è fondante: essa è il cuore della carità. Ognuno di noi, a suo modo, nutre questo prezioso aspetto che

costituisce la linfa vitale cui attinge-

re per c o n t i n u a r e

nell’opera quo-tidiana.

La relazione tra i volon-tari rappresenta la possibilità di vivere la reci-procità che nasce da rapporti veri e sinceri in una quotidianità non sempre appagante, ma anzi fonte di superamenti continui delle proprie e altrui fragilità. Si parla, si condivide, si discute, si risponde, si apprezza, si vive un’amicizia fondata su valori importanti che sono il sostegno continuo e concreto dell’agire di ognuno.La relazione con l’altro incarna la dimensione della solidarietà, della capacità di vivere da dentro le situazioni di difficoltà permettendo, anche, lo sviluppo di rapporti che vanno oltre e al di là del semplice aiuto economico. Guarda l’altro come soggetto importante e testimonia la ragione della gratuità in una società dove tutto ha un prezzo. Le tre relazioni rappresentano, insieme, l’unico volto della “Carità”, presenza non ingombrante, carica di dolcezza e di amore, vera espressione dell’amicizia con Dio. Imparare a coniugare questo nuovo stile è il proposito del nostro gruppo, un modo nuovo

Filo

dir

etto

43

Page 44: Cammniamo Insieme

riuscire ad essere “persone capaci di farsi carico dell’altro rimanendo nella situazione”, convinti sempre di non avere la bacchetta magica ma consci della propria povertà, disponibili a rimanere ac-canto e insieme per cercare la soluzione migliore (quando possibile). Con questo stile lo scorso anno abbiamo accompa-gnato 87 famiglie di Rapallo e dintorni che a noi si sono rivolte per diversi aiuti. Molte di esse hanno ricevuto farmaci (302 pezzi) e/o pacchi di alimenti (450), altre indumenti o oggetti per l’infanzia (let-tini, passeggini etc). Molte persone, poi, si sono rivolte a Coxanna per richiedere un lavoro (155) o per offrirlo (30). Alcuni hanno offerto mobili e suppellettili per la casa (12), altri ancora sono stati ascoltati (45) e poi inviati ad altre strutture più idonee a risolvere le loro necessità. Ringraziamo il Banco Alimentare e il Banco Farma-ceutico perché ci aiutano costantemente a raccogliere viveri e medicine, i Volontari del Soccorso che ci accompagnano ogni mese a Bolzaneto a rifornirci presso il Banco Alimentare regionale e tutta la comunità di S.Anna che sempre contribuisce in modo concreto portando quanto richiesto nel cesto raccoglitore situato in fondo alla nostra chiesa. Grazie a tutti di cuore perché siamo sempre più convinti che solo insieme si può essere testimoni

credibili e concreti di fronte a chi, purtroppo, si trova

in difficoltà.

di “essere con” per camminare insieme verso la realizzazione del bene comune.

Pubblichiamo la sintesi della nostra attività relativa al 2011 per condividere una riflessione sui bisogni e sulle possibili soluzioni.Come le parole precedenti evidenziano, il nostro centro fonda tutte le sue attività sull’Ascolto, quindi, solo in seconda battuta, “interviene” con le diverse espressioni presenti al suo interno. Nello scorso anno sono state ascoltate più di 350 persone a cui è stato proposto il questionario Caritas per essere sempre attenti a svolgere il proprio servizio “in rete”, non per fare meno ma per riuscire meglio ad aiu-tare chi si trova in difficoltà. Que-sto compito, delicato, impegna il volontario in un “ascolto” empatico, attento ed accogliente. Si tratta di un “ascolto” attivo che “pro-getta”, non una semplice e burocratica raccolta di dati più o meno completa. E questo implica per tutti un continuo confronto per

reLaZione/sintesideLL’attiVita’deLL’anno 2011

Filo

dir

etto

44

Page 45: Cammniamo Insieme

Apri i nostri occhi, Signore,perchè possiamo vedere te nei nostri

fratelli e sorelle.Apri le nostre orecchie, Signore,

perchè possiamo udire le invocazionidi chi ha fame,

freddo, paura e di chi è oppresso.Apri il nostro cuore, Signore,perchè impariamo ad amarci

gli uni gli altri come tu ci ami.Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,

perchè diventiamo un cuore soloe un’anima sola, nel tuo nome.

(Madre Teresa di Calcutta)

Apri i nostri occhi

Filo

dir

etto

45

Page 46: Cammniamo Insieme

La terza sessione dei corsi di Computer della Caritas di S.Anna (pro-getto: «Anziani e Perso-nal Computer») termine-rà a metà di maggio. Tale iniziativa di addestramento pratico/applicativo alla conoscenza di base di questo strumento di lavoro e svago è orientata con maggiore enfasi agli over sessanta per aiutarli a rimanere attivi e stimolati in

corso di computer

attività non solo ludi-che ma finalizzate a

migliorare la qualità della vita.Al livel-lo base, d e n o -minato

A, parte-cipano persone con scarsa co-noscenza del

PC, mentre il corso B viene frequentato da chi ha un certo grado di familiarità con il computer.Si sono iscritti circa venti studenti ad ogni sessione.

La prima sessione si è svolta a novembre e dicembre 2011

La seconda sessione da gennaio a marzo 2012

La partecipazione è stata sempre assidua e l’insegnante è stato coadiuvato nella logistica, nell’organizzazione delle lezioni e nella parte didattica da altri volontari del Coxanna.

Filo

dir

etto

4�

Page 47: Cammniamo Insieme

di Neda T.

E ci sono ritornata in Rwanda, a raccogliere i frutti.I bimbi che stiamo aiutando stanno meglio. Scrivono let-terine ai fratellini adottanti dando loro notizie.Con gli aiuti ricevuti hanno comprato cibo, pagato l’assicu-razione sanitaria e comprato l’occorrente per la scuola.Una mamma invece si è messa a fabbricare la birra di sorgo. Con i proventi ottenuti ha comprato un maiale e

due caprette e ha così anche il concime per il suo campo.Il loro parroco Padre Jerome Masinzo li segue tanto e tanto affettuosamente traduce le letterine che hanno scritto nella loro lingua: il Kinyarwanda. E dice: “Voi non avete idea di cosa rap-presenti per i nostri bimbi il vostro aiuto, quello che scrivono viene veramente dal cuore”.

Questa terra ha ancora bisogno di aiuto anche se le varie congregazioni religiose presenti si danno da fare, tanto anche loro.I poveri, specialmente sulle colline, sono molti, ma ora almeno sappiamo che una quindicina di famiglie sta meglio. è una goccia, ma è meglio di niente!E il “sacrificio” di chi aiuta una di que-ste famiglie sapete

a quanto ammonta? Ammonta a 1 euro al giorno, o anche meno. Questi sono i frutti di una semina iniziata un anno fa...allora continuiamo a darci da fare:”Vogliamo ingrandire i sorrisi dei bimbi di queste famiglie?” Versiamo anche una piccola cifra, un “una tantum” sul conto n. 131-0601838 swift code CGBK RW RW, intestato a Bimbo a Bimbo, presso la CO GE BANQUE di Butare (Rwanda).

Anche se bimbi non siamo più, lo siamo stati, tutti.Grazie di cuore.

rWanda Bis

E ci sono ritornataRwanda, a raccogliere i frutti.I bimbi che stiamo aiutando stanno meglio. Scrivono let-terine ai fratellini adottanti dando loro notizie.

due caprette e ha così anche il concime per il suo campo.

in

di Butare (Rwanda).Anche se bimbi non siamo più, lo siamo stati, tutti.Grazie di cuore.

bimbi di queste famiglie?” Versiamo anche una piccola cifra, un “una tantum” sul conto n. 131-0601838 swift code CGBK RW RW, intestato a Bimbo a Bimbo, presso la CO GE BANQUE

Anche se bimbi non siamo

Filo

dir

etto

47

Page 48: Cammniamo Insieme

educare aL donodeLLa Vita

di Patrizia Achilli Vicepresidente CAV Rapallo

Responsabile Sportello CAV di Santa Margherita Ligure.

Sono passati quasi due anni dal-l’apertura dello Sportello CAV di Rapallo-Santa Margherita Ligure e la famiglia è cresciuta : cresciuti i bambini, cresciuto il numero delle mamme assistite, cresciuto il numero dei vo-lontari e delle attività; non ci misuriamo, ma ci sentiamo sempre in cammino.In questi due anni lo sportello CAV, che si apre discretamente appartato sul chiostro del Convento, immerso nel silenzio tra viti e ulivi, ha accolto mamme e bambini che bussando alla porta chiedevano aiuto.Dalle 7 mamme con uno o due bambini, se-guite nei primi mesi, siamo passati alle 20 che vengono regolarmente al nostro Sportello (ogni venerdì dalle 17 alle 19), alle quali vengono distribuiti pannolini, latte, alimenti, omogeneiz-zati e prodotti per l’igiene del neonato, oltre a biberon, ciucci e tettarelle. Più di 40 madri e

padri in difficoltà ci hanno visitato di passaggio nel 2011.Molte famiglie di Santa e delle Par-rocchie ci aiutano portandoci, con slancio di umanità e cooperazione, corredini, carrozzelle, lettini e gio-cattoli. Tutto viene smaltito veloce-mente, ma se una mamma ci chiede qualcosa che non abbiamo troviamo sempre un pacco fuori dalla nostra porta con quanto necessario, per cui ci affidiamo con abbandono alla Divina Provvidenza. In questi due anni abbiamo potuto vedere i progressi del nostro CAV, che attualmente offre i farmaci da banco (attraverso la raccolta di medicinali

del Banco Farmaceutico) e il ginecologo; inoltre possiamo contare sulla collaborazione dell’UDI (Centro Anti Violenza), di cui fa parte una nostra volontaria. La Dott.ssa Antonella Carpi, pediatra del CAV Sportello Santa, visita ogni due settimane i bambini, garantisce l’assistenza medica e le vaccinazioni per i piccoli che non possono usufruire del servizio mutualistico e ha sempre un consiglio per le neo mamme. Solo a Santa Margherita sono attualmente in sviluppo due Progetti Gemma e il 16 novembre è nato il piccolo Giacomo, che senza questo importante aiuto avrebbe avuto difficoltà a venire al mondo.Tra qualche giorno verrà alla luce il frutto di una commovente storia: la mamma giovanissima è senza un rene e si trovava in una difficilissima situazione famigliare, ma grazie alla sinergia con i Servizi Sociali possiamo affermare che sarà una storia a lieto fine, con il matrimonio

Santo Natale

Filo

dir

etto

48

Page 49: Cammniamo Insieme

dei giovanissimi genitori e un germoglio di vita che crescerà.Il 2011 è iniziato col bellissimo ricordo di luce del S. Natale con Telepace, l’Emittente Diocesana, con cui abbiamo trascorso in diretta, presso la nostra sede nei locali del Convento, questa gioiosa festività in collegamento con altre sedi in Italia e all’estero. Sono seguite altre iniziative, oltre alla consueta vendita delle primule sul sagrato delle Chiese per la giornata della vita, con interviste e articoli sui giornali locali che ci hanno dato l’opportunità di divulgare il messaggio di bellezza della vita in questo momento di emergenza culturale (in cui occorre educa-re al Dono della vita), anche in occasione dell’Open Day in cui siamo stati visitati da diversi giovani.Siamo apparsi su Telepace per la XXXIII giornata per la vita sul tema “Educare alla vita”, secondo il mes-saggio dei Vescovi, al fianco del prof. Ezio Fulcheri, docente di anatomia patologica dell’Università di Genova per la ricerca sulle patologie del feto e Presidente Ass. “L’abbraccio di Don Orione”, della dr.ssa Liliana Sacchetti, tesoriere della Federazione Ligure dei Consultori Famigliari di ispirazione cristiana, e dei coniugi Corradino, educatori dell’OPERA Madonnina del Grappa. In questa occasione abbiamo potuto offrire una importante testimonianza sulla vita nascente. Ci siamo resi conto con gioia e riconoscenza a Dio che lo sportello CAV di Rapallo a Santa Margherita è diventato un punto fermo e importante per la popolazione bisognosa e abbiamo iniziato a tessere una fitta rete di collaborazione reciproca con le diverse realtà caritative, in particolare con le altre Asso-ciazioni e Parrocchie della città, diventando membri della Consulta del Volontariato presso il Comune, consorziandoci con la Caritas, il Banco Alimentare e L’Associazione Famiglie per l’Educazione, che per noi è importante fonte di sostegno economico.

Annuncio primo anniversario dell’apertura dello Sportello CAV e compleanno del primo bimbo

assistito

XXXIII Giornata della vita primule sul sagrato di N.S. della Rosa a S.M.L.

Raccolta del Banco farmaceutico

(Farmacia Internazionale dei Dott.ri Turrin)

Filo

dir

etto

49

Page 50: Cammniamo Insieme

Lo stile del nostro Centro di Aiuto alla Vita ci ha portato ad impostare con le madri assistite un rapporto che esula dal mero assistenziali-smo, ma che si spinge, attraverso lo “stare insieme”, ad una amici-zia preziosa e ad un inserimento culturale delle mamme straniere, attraverso lo stimolo a sentirsi integrate nel tessuto lavorativo e sociale del nostro Paese. Le accompagniamo dal pediatra, le aiutiamo a preparare le prime pappe, i bagnetti. Spesso vengono

anche solo per salutare o trovare uno sfogo, una spalla su cui piangere, un cuore che le accoglie, l’ascolto, un consiglio, una carezza.Per ringraziare i vari benefattori che via via numerosi sono apparsi sul cammino dei CAV di Rapallo e ”Santa”, con l’aiuto dei Padri Cap-puccini, presso la mensa del povero, abbiamo organizzato un riuscito pranzo di beneficenza in onore di coloro che nel silenzio ci donano appoggio non solo finanziario, ma anche spi-rituale. In agosto, quando le sedi CAV vanno in vacanza, un gruppo di volontari, anziché partire per mete di svago, ha preferito passare quattro giorni all’EXPO’ di Rapallo, che l’associazione “Il Cuore” organizza ogni estate e che da due anni ci vede presenti con il nostro allegro banchetto per portare sempre il messaggio della vita a chi ci incontra per acquistare una piantina grassa

o un fiore del “buonumore” ( il che ci consente di raccogliere un po’ di sostegno economico ).Sabato 10 dicembre 2011 alle ore 21, nella Chiesa dei Frati Cappuccini, in tempo di Avvento, si è tenuta la Veglia di Preghiera per la vita nascente, presieduta dal nostro Vescovo S.E. Mons. Alberto Tanasini che, al termine della preghiera, ha incontrato tutti i volontari e i rappresen-tanti dei CAV del Tigullio, i collaboratori e coloro che operano per la vita.La Veglia Eucaristica per la vita nascen-te preparata da Prete Rinaldo Rocca, Presidente del Villaggio del Ragazzo e

Il CAV di Rapallo Santa Margherita a Telepace

Expò 2011

La Dott.ssa Carpi Antonella al lavoro

Filo

dir

etto

50

Page 51: Cammniamo Insieme

guida spirituale del CAV di Chiavari, si è svolta nella chiesa dei Frati Cappuccini in un’atmosfera di serena pace, in armonia con le parole pronunciate dal Vescovo e rivolte al “Popolo della vita” per celebrare la Veglia chiedendo al Signore la gra-zia della conversione dei cuori e dando la testimonianza ecclesiale di una forte cultura della vita e dell’amore.Dopo le invocazioni e le preghiere rivolte alla Madre di Dio e Madre di ogni madre, ci siamo ritrovati nella nostra sede, in una sala straripante di persone, alla presenza delle autorità e dei presidenti dei CAV locali, per la riflessione che ci ha proposto S. E. Mons. Tanasini. Attorniato dalle foto dei piccoli del Centro, nella calda luce scintillante dell’albero di Natale addobbato di angeli e palline di cioccolato, il Vescovo si è dichiarato soddisfatto del clima e della collaborazione tra tutti i CAV sul territorio invitandoci a prendere coscienza del “progetto di unità” nell’operare camminando insieme sulla strada della serena cooperazione, ricordandoci che è importante guardare sempre nella stessa direzione e impegnarsi tutti nella realizzazione del “progetto divino”.Sua Eccellenza ha rilevato che il più bel segno è che , quando accompagniamo una mamma alla porta, le diamo la certezza di sapere che ora non è più sola , ma che c’è sempre qualcuno che, con la preghiera al cielo e “le mani in pasta” sulla terra, la segue e la conforta.L’incontro di preghiera della Veglia, nell’in-vocazione a Maria Madre di Dio e Madre della vita, ha lasciato nel cuore la certezza di essere affidati a Lei nella missione del nostro operare per i piccoli nati, non ancora nati o mai nati, nella promessa che questo incontro vissuto diventi un appuntamento consueto per rinnovarci e stimolarci nella crescita per

“fare il bene”.Abbiamo incontra-

to anche diversi giovani, spesso coppie di gio-vanissimi stu-denti che te-mono di aver

“combinato un guaio”. Questi

ragazzi arrivano disorientati, sono

confusi e giocano con la vita e la morte come in un

videogame; deresponsabilizzando loro stessi, delegano le responsabilità “al di fuori”, senza interiorizzare la realtà.Presentando tutto ciò che abbiamo laboriosa-mente realizzato in questo anno non vogliamo fare un elenco di attività…che miseria sarebbe! Come si possono elencare i Doni di Dio? Dio ci ha donato un anno di palpiti, di respiri, di cieli stellati e temporali, di luce, ombre, colori e… di Amore grande…ecco, Amore. Alla fine rimane l’Amore. Ti accorgi che tutto quello che abbiamo fatto è solo donare e ricevere amore.

Il primo fiocco azzurro

si è dichiarato soddisfatto del clima e della collaborazione tra tutti i CAV sul territorio invitandoci a prendere coscienza del “progetto di unità” nell’operare camminando insieme sulla strada della serena cooperazione, ricordandoci che è importante guardare sempre nella stessa direzione e impegnarsi tutti nella realizzazione

Filo

dir

etto

51

Page 52: Cammniamo Insieme

diaLoGo su“chiesa, terapia per La maLattia deLL’uomo”

circoLo heminGWaY hoteL riViera - rapaLLo

aLLa presenZa di dr GiorGio KaraLis, proF Lucio saViani e don Federico pichetto

di Rosanna Antola

Filo

dir

etto

52

Page 53: Cammniamo Insieme

preparaZionedei paLmiZi presso La

nostra parrocchiasiGnore

aL LaVoro...

Filo

dir

etto

53

Page 54: Cammniamo Insieme

domenica 1 aprilebenedizione delle palme

parco via tre scaliniS. Anna

Filo

dir

etto

54

Page 55: Cammniamo Insieme

domenica 1 aprilebenedizione delle palme

parco via tre scaliniS. Anna

Filo

dir

etto

55

Page 56: Cammniamo Insieme

La Festa dei ministrantidi Clelia Castino

Spieghiamo innanzitutto chi sono i

“ministranti “. Sono i bambini che, durante la

Santa Messa, eseguono un servizio a fianco

del Sacerdote sull’altare.

Don Aurelio ha fatto comprendere a questi

piccoli l’importanza del loro impegno, uffi-

cializzando la loro funzione.

Suor Jole, il seminarista Claudio e Stefano

hanno preparato i bambini che, dopo l’omelia,

sono entrati in chiesa processionalmente e, di

fronte al nostro Parroco Don Aurelio, hanno

dichiarato in coro, con un “lo voglio” la

loro volontà di fare i chierichetti. Hanno poi

letto sempre in coro la preghiera e sono poi

saliti, uno ad uno, sull’altare per far benedire

la veste.

Con l’aiuto di mamme commosse si sono

vestiti: belli, bellissimi con la tunica bianca a

bande rosse; così hanno svolto il loro compito

in veste ufficiale.

Con l’autorizzazione di Don Aurelio si radune-

ranno una volta al mese in chiesa per apprendere

bene il loro “mestiere”… e poi tutti al Mamre

per una merenda e tanti giochi.

Filo

dir

etto

5�

Page 57: Cammniamo Insieme

Noi del gruppo della terza media della par-rocchia di S.Anna, insieme al gruppo della parrocchia dei Ss.Gervasio e Protasio, abbiamo trascorso due giorni a Giaiette, nell’entroterra di Chiavari. Ci siamo divertiti tantissimo! Nel pomeriggio di sabato abbiamo fatto molti giochi e abbiamo ascoltato la proposta. Ma il momento più bello è stato quando siamo andati a vedere le stelle alle 11 di sera! Io non mi ero mai accorta della bellezza del paesaggio. Vedendo le stelle, tutti noi siamo rimasti con la bocca

aperta davanti a questa bellezza indescrivibile. Durante la proposta abbiamo ascoltato il brano del Vangelo che si riferiva alla vicenda dei Magi e abbiamo parlato del desiderio di fare qualcosa, avere qualcosa. Altro bel momento è stato domenica mattina quando siamo saliti sulla cima del monte Zatta. Anche sulla vetta siamo rimasti con la bocca aperta perché c’era una vista stupenda! Peccato che siamo rimasti insieme a Giaiette solo due giorni!!!

Gloria

due Giorni a Giaiette: guidati dalle stelle

Filo

dir

etto

57

Page 58: Cammniamo Insieme

a Claviere

Campoinvernalegiovani

invernaleinvernale

Filo

dir

etto

58

Page 59: Cammniamo Insieme

a Claviere

Campoinvernalegiovani

Filo

dir

etto

59

Page 60: Cammniamo Insieme

iL presepe

Anche per il Santo Natale 2011 Don Aurelio ha affidato a noi massari del Sestiere Cappelletta il compito di realizzare il Presepe nella chiesa di S. Anna. Abbiamo accettato con gioia e abbiamo costruito un presepe semplice e carino con tanto impegno e amore. Quest’anno abbiamo rappresentato un paesaggio montano con le statuine in movimento, ognuna impegnata nel suo mestiere, e un laghetto con le barchette.L’elemento più importante era la capanna di Gesù Bambino con Maria e Giuseppe, il bue e l’asinello. è nato per noi il Salvatore, ci protegge da ogni male, riscalda i nostri cuori e ci dà la forza di affrontare le nostre pene e i nostri dolori con la fede; con il Suo amore è sempre con noi.Noi speriamo che il presepe sia piaciuto ai parrocchiani e siamo contenti per tutte le preghiere e le dediche che i fedeli, nel visitarlo, hanno lasciato.Un particolare ringraziamento va a Luigi Adamo, che ha collaborato per l’impianto elettrico.Arrivederci al prossimo Natale dai massari del Sestiere Cappelletta.

di Bruna Valle

Filo

dir

etto

a noi massari del Sestiere Cappelletta il compito di realizzare il Presepe nella chiesa di S. Anna. Abbiamo accettato con gioia e abbiamo costruito un presepe semplice e carino con tanto impegno e amore. Quest’anno abbiamo rappresentato un paesaggio montano con le statuine in

�0

Page 61: Cammniamo Insieme

sestiere cappeLLetta

La castagnata

Il 13 novembre 2011 il Sestiere Cappelletta ha organizzato presso il campetto del Centro Mamre una castagnata di beneficenza a favore della nuova chiesa di S. Anna.La giornata è andata molto bene, il tempo è stato bellissimo e ci ha permesso di realizzare

la manifestazione nel migliore dei modi. Le massare del Sestiere hanno cucinato molti dolci: castagnaccio con l’uvetta, castagnaccio con la cioccolata, crostate con la marmellata, salatini, pasticcini e frittelle di castagna; i massari hanno preparato le caldarroste.

La gente ha partecipato molto numerosa, ha mangiato e bevuto apprezzando le nostre specialità, ha chiacchierato, ha passato una bella giornata in nostra compagnia ed è stata molto generosa con le offerte nonostante i tempi di crisi.Siamo contenti e soddisfatti per la bella festa vissuta in armonia; ringraziamo tutti i partecipanti e vi diamo appuntamento al pros-simo autunno per un’altra bella castagnata in compagnia del Sestiere Cappelletta.

di Bruna Valle

Filo

dir

etto

�1

Page 62: Cammniamo Insieme

“Auguri dalla Redazione”

Filo

dir

etto PASQUA

I cieli sono in festa,

la terra si ridesta,

canta felice il cuore:

è risorto il Signore! (Giusy)

�2

Page 63: Cammniamo Insieme

Filo

dir

etto

�3

Page 64: Cammniamo Insieme

In caso di mancata consegna restituireall’Ufficio GE/CMP2 Aeroporto.Il mittente si impegna a pagare la relativa tassa.

■ Trasferito ■ Sconosciuto■ Insufficiente ■ Deceduto■ Rifiutato