25
UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014 Capitolo 2 LE FASI DI LAVORAZIONE DI UN FILM 2.1 Soggetto, trattamento, scaletta La prima tappa del processo lavorativo di un film è la stesura di un soggetto con lo scopo di suscitare l’interesse dell’eventuale produttore. In questa prima stesura l’arco narrativo, l’importanza degli avvenimenti narrati così come il carattere dei personaggi verranno in parte sacrificati, alterati o gonfiati, in funzione della massima suggestione possibile. Il soggetto dovrà essere sintetizzato in un racconto di lunghezza variabile a seconda del tipo di argomento; di solito va da un minimo di 4 a un massimo di 20 cartelle. Una cartella dattiloscritta consiste in 30 righe per 60 caratteri, corrispondenti a 1800 battute. Il soggetto si dice originale quando è stato pensato e scritto per essere realizzato cinematografica- mente, mentre si dice derivato quando è tratto da opere letterarie pre-esistenti o è desunto da fatti di cronaca, da episodi storici, da racconti di persone. Il valore effettivo di un soggetto non sta tanto nel fatto di essere originale o derivato bensì nella sua validità ai fini del livello di suggestione che saprà esercitare sugli spettatori. Approvato il soggetto e decisa la realizzazione del film ha inizio la vera e propria fase lavorativa: bisogna riscrivere il soggetto in forma oggettiva e schematica e mettere ordine negli avvenimenti. Questo passaggio prende il nome di “trattamento”. La corretta stesura del trattamento è fondamentale alla successiva redazione della sceneggiatura. Predisporre il trattamento vuole dire scrivere, nella forma più stringata possibile e in successione ordinata, ogni avvenimento del film. Il trattamento, detto anche pre-sceneggiatura, consiste quindi in una più ampia descrizione anche emotiva di tutto quello che accade nella scena. I dialoghi vi sono appena accennati e per lo più in forma indiretta, qualche volta si trovano anche le prime indicazioni tecniche. Una volta soddisfatti del trattamento si procede, attraverso una serie di successivi passaggi ed ampliamenti, alla stesura della “scaletta”. I vari numeri della scaletta, caratterizzati dall’unità di tempo e di luogo, vengono raggruppati in un’unica scena secondo l’unità narrativa. L’unità narrativa è composta dal tempo, dal luogo e dall’azione prescindendo dalla sua lunghezza. Ogni scena è costituita da un insieme di inquadrature nelle quali l’azione si svolge senza soluzione di continuità temporale. U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 21 di 97

Capitolo 2 LE FASI DI LAVORAZIONE DI UN FILM · Questo passaggio prende il nome di ... Pudovkin, sostenitore della sceneggiatura di ferro. Non fidandosi della capacità rievocative

Embed Size (px)

Citation preview

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

Capitolo 2

LE FASI DI LAVORAZIONE DI UN FILM

2.1 Soggetto, trattamento, scaletta

La prima tappa del processo lavorativo di un film è la stesura di un soggetto con lo scopo disuscitare l’interesse dell’eventuale produttore.

In questa prima stesura l’arco narrativo, l’importanza degli avvenimenti narrati così come ilcarattere dei personaggi verranno in parte sacrificati, alterati o gonfiati, in funzione della massimasuggestione possibile.

Il soggetto dovrà essere sintetizzato in un racconto di lunghezza variabile a seconda del tipo diargomento; di solito va da un minimo di 4 a un massimo di 20 cartelle. Una cartella dattiloscrittaconsiste in 30 righe per 60 caratteri, corrispondenti a 1800 battute.

Il soggetto si dice originale quando è stato pensato e scritto per essere realizzato cinematografica-mente, mentre si dice derivato quando è tratto da opere letterarie pre-esistenti o è desunto da fatti dicronaca, da episodi storici, da racconti di persone.

Il valore effettivo di un soggetto non sta tanto nel fatto di essere originale o derivato bensì nella suavalidità ai fini del livello di suggestione che saprà esercitare sugli spettatori.

Approvato il soggetto e decisa la realizzazione del film ha inizio la vera e propria fase lavorativa:bisogna riscrivere il soggetto in forma oggettiva e schematica e mettere ordine negli avvenimenti.

Questo passaggio prende il nome di “trattamento”. La corretta stesura del trattamento èfondamentale alla successiva redazione della sceneggiatura. Predisporre il trattamento vuole direscrivere, nella forma più stringata possibile e in successione ordinata, ogni avvenimento del film.

Il trattamento, detto anche pre-sceneggiatura, consiste quindi in una più ampia descrizione ancheemotiva di tutto quello che accade nella scena.

I dialoghi vi sono appena accennati e per lo più in forma indiretta, qualche volta si trovano anche leprime indicazioni tecniche.

Una volta soddisfatti del trattamento si procede, attraverso una serie di successivi passaggi edampliamenti, alla stesura della “scaletta”.

I vari numeri della scaletta, caratterizzati dall’unità di tempo e di luogo, vengono raggruppati inun’unica scena secondo l’unità narrativa.

L’unità narrativa è composta dal tempo, dal luogo e dall’azione prescindendo dalla sua lunghezza.Ogni scena è costituita da un insieme di inquadrature nelle quali l’azione si svolge senza soluzionedi continuità temporale.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 21 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

2.2 La sceneggiatura

La parte finale della fase letteraria prende il nome di sceneggiatura, che è la stesura molto ampia deltrattamento nella quale ogni fatto e ogni sentimento deve essere chiaramente visualizzato.

Dal punto di vista della sua redazione formale, la sceneggiatura si può scrivere in 3 modi diversi:

• Sceneggiatura all’italiana, in uso in tutto il cinema europeo tranne quello inglese;• Sceneggiatura all’americana, in uso nel cinema americano e inglese;• Sceneggiatura alla francese, che si sintetizza in una via di mezzo tra le due precedenti

ed è la meno usata.

Le differenze tra le tipologie sopra menzionate sono sostanzialmente riferite alla modalità diimpaginazione delle informazioni, come appare dagli specimen esemplificativi forniti nelle pagineseguenti unitamente alla definizione di dettaglio delle caratteristiche di ciascuna.

In ogni caso tutte le sceneggiature, pur nelle diverse forme di impaginazione grafica, hanno incomune alcuni elementi caratterizzanti ed alcune norme guida che sono:

• una divisione in scene con l’uso dello stesso termine per indicare lo stesso ambiente alloscopo di evitare confusione nella compilazione del piano di lavorazione e dello spoglio.

• Le indicazioni temporali e di ambiente (interno, esterno, interno-esterno), le condizioni diluce (giorno, notte, sera, notte illuminata).

• La trascrizione del testo va fatta soltanto nelle pagine dispari mentre quelle pari vengonolasciate bianche. Questo per consentire lo spoglio e per annotare le varianti che possonoavvenire durante le riprese, come varianti di azione, di posizione macchine, di dialogo. Lepagine bianche servono anche a disegnare le piantine con le collocazioni degli oggetti e degliattori durante le riprese, per segnare il numero delle battute, le ripetizioni della stessainquadratura annotandone le buone, gli scarti e le riserve.

• Le descrizioni delle azioni vengono sempre fatte al tempo presente anche quando vi è unflashback, ossia un ritorno al passato.

• I dialoghi vanno scritti nel linguaggio parlato e non in quello letterario, avendo cura che lafrase risulti fluida senza difficoltà di pronuncia, così si eviteranno sempre le parole difficili equelle che possono dare luogo ad equivoci.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 22 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

SCENEGGIATURA ALL'ITALIANA

La sceneggiatura all’italiana viene redatta su due colonne affiancate, dedicate rispettivamente alvisivo ed al sonoro. Quella di sinistra contiene la descrizione dell’azione, ossia il visivo, e quella didestra contiene i dialoghi e ogni altra indicazione del sonoro.

Le scene hanno una numerazione sempre distinta da quelle dell’inquadratura e ogni scena, con larelativa indicazione dell’ambiente in cui si svolge, viene sempre iniziata a capo della pagina.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 23 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

SCENEGGIATURA ALL'AMERICANA

La sceneggiatura americana viene invece redatta per linee orizzontali come nella comune narrativa,con il solo accorgimento di inserire ogni battuta del dialogo preceduta dall’indicazione delpersonaggio che la dice al centro pagina.

Le scene vengono scritte senza soluzione di continuità, ossia nel contesto della stessa pagina puòfinire una scena e cominciarne un’altra. La numerazione progressiva è unica tra le scene einquadrature con possibilità di confusione al momento dello spoglio per chi non abbia ancorafamiliarizzato abbastanza con questo tipo di sceneggiatura.

La sceneggiatura alla francese, per parte sua, è come già detto una sintesi delle due precedenti,infatti dispone in alto al centro di una parte descrittiva, e in basso a destra di una parte con idialoghi.U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 24 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

GRADO DI DETTAGLIO DELLA SCENEGGIATURA

Al di là della sua forma grafica, la sceneggiatura può assumere forme assai diverse sia per ilcontenuto che per la tecnica.

Vediamone due: da una parte la scuola che fa capo al famoso regista russo Ejzenstejn il qualesostiene che il momento creativo è sul set ossia nel luogo dove materialmente si gira il film.

Scrive Ejzenstejn: “Nel momento della ripresa il regista non deve essere vincolato da niente per evitaredi essere condizionato da apriorismi che farebbero impallidire il fuoco dell’ispirazione”.

Completamente diverso è il pensiero del regista russo V. I.Pudovkin, sostenitore della sceneggiatura di ferro. Nonfidandosi della capacità rievocative di un foglio di carta evolendo che tutto venga preparato e costruito come lo haimmaginato, Pudovkin scrive tutto fin nei minimiparticolari.

Per lui ogni cosa deve essere prevista in anticipo nei limitidel possibile, in modo da lasciare la fantasia del registalibera da tutti i problemi tecnici al momento della ripresa:raccordi, attacchi, movimenti degli attori, della macchinada presa, tutto deve essere scritto prima.

LO STORYBOARD

Un altro modo per scrivere la sceneggiatura èlo storyboard.

Esso è composto da una serie di disegni, ingenere diverse centinaia, che illustranoinquadratura per inquadratura quello che saràgirato sul set

Questa tipologia di sceneggiatura è utilizzataprincipalmente nel campo della pubblicità

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 25 di 97

V. I. Pudovkin (1893-1953)

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

2.3 Il découpage

Nell'ambito della critica cinematografica, il découpage è uno dei tanti metodi di analisi possibili. Essoconcentra l'attenzione sulla messa in scena, considerata l'anima del film e l'essenza del lavoro delregista.

Il metodo consiste nell'analizzare ogni singola inquadratura, smontando letteralmente il film perrisalire alle singole scelte operate dal regista, con lo scopo di capire il suo linguaggio, il suo modo ditrasformare la sceneggiatura in un racconto per immagini.

Vediamo di seguito un esempio di découpage tratto dal film “Amélie”, relativo alla scena che si svolgesulla scalinata della basilica del Sacre Coeur di Parigi.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 26 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 27 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 28 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 29 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 30 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 31 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 32 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 33 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 34 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 35 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 36 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 37 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 38 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 39 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

2.4 Lo spoglio della sceneggiatura

Lo spoglio della sceneggiatura è lo strumento principale a disposizione della produzione e dellaregia per prevedere correttamente e predisporre tempestivamente tutte le necessità occorrenti per lefuture riprese, dagli attori al fabbisogno di scena.

Gli elementi costitutivi sono:

• L’elenco dei personaggi principali e secondari• L’elenco degli ambienti, divisi in interni ed esterni e raggruppati in blocchi• Il sequenziario• Il fabbisogno-scena• Il fabbisogno-costumi• Il fabbisogno tecnico• I prospetti riepilogativi dell’intero spoglio, per ogni ambiente.

Il sequenziario è una scaletta della sceneggiatura e viene redatto in ordine di sequenze o di scenesecondo l’ordine progressivo e cronologico del racconto.

In esso vengono descritti in modo preciso e completo gli ambienti, le illuminazioni, le azioniprincipali, i personaggi, ciascuno con il riferimento alle corrispondenti pagine della sceneggiatura.

Il sequenziario ha lo scopo di mantenere chiara nella mente dei realizzatori la successionecronologica dei fatti e il ritmo narrativo del film.

Un altro elemento è il fabbisogno di scena, che si desume dai prospetti riepilogativi dello spoglio ed èdiviso in fabbisogno generico, specifico ed obbligato.

Il fabbisogno generico non è legato ad una precisa azione.

Il fabbisogno specifico invece essendo legato ad una azione dovrà essere chiaramente inseritonell’elenco in quanto non può essere sostituito da nient’altro in quella determinata scena, peresempio un particolare tipo di occhiali del protagonista.

Il fabbisogno obbligato comprende tutto ciò che dovrà essere usato in più scene; se ad esempio unapistola dovrà essere usata più volte, bisognerà ricordarsi che dovrà essere sempre la stessa. È ovvioche nel racconto la pistola dovrà essere un oggetto principale, un indizio di un assassinio, o qualcosache ci fa ricordare le scene precedenti dove l’avevamo vista. Se la pistola è invece un oggettogenerico si può tranquillamente cambiarla con un altro modello.

Infine c’è il fabbisogno-costumi, un prospetto in cui ognicostume, opportunamente identificato unitamente airelativi accessori, dovrà essere associato all’elenconumerico di tutte le scene nelle quali risulta obbligato.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 40 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

Nel fabbisogno tecnico vanno elencati tutti i mezzi tecnicioccorrenti per ogni singola scena: dal registratoremagnetico alle ottiche speciali, ai carrelli, alla steadycam.

Ultimo elemento sono i prospetti riepilogativi, cheservono a dare un’idea generale di tutto quello che serviràdurante le riprese, al fine di provvedere in tempo alreperimento e alla tempestiva messa a disposizione delmateriale necessario.

Completato lo spoglio e formata la troupe si procede allastesura del piano di lavorazione che rappresenta una dellefasi più delicate della preparazione di un film ocortometraggio.

2.5 Il piano di lavorazione

Il piano di lavorazione viene elaborato di solito dal direttore di produzione in accordo con il regista edeve tener conto di mille elementi che vanno dalla rapidità del regista o del direttore della fotografiaa girare le scene, alle difficoltà oggettivamente imprevedibili.

Stabilito l’ordine e il numero delle inquadrature da girare in un determinato ambiente, si riporta iltutto su di un apposito grafico che consente di visualizzare, in un solo colpo d’occhio, la situazionenel suo insieme.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 41 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

L’ordine del giorno è un ordine di servizio con il quale si comunica a tutti i partecipanti al film - ilcast, la troupe, i tecnici, le maestranze - il programma di lavoro del giorno successivo, indicando gliambienti, le scene, le inquadrature, gli orari di convocazione, i fabbisogni di tutti i generi e tuttoquanto possa essere utile a portare a buon fine il programma previsto per la giornata.

Anche nel caso di riprese non professionali, i problemi, pur essendo minori, andranno affrontati concoscienza e serietà predisponendo una versione semplificata, ma in ogni caso completa edesauriente dell’ordine del giorno.

Un film, sia esso un grande film spettacolare o un documentario, non può essere realizzato da unasola persona in quanto il cinema è lavoro di gruppo nel quale ognuno ha responsabilità e mansionispecifiche diverse ma tutte strettamente interdipendenti e complementari. Ovvio che in unaproduzione di tipo scolastico è possibile sommare più responsabilità in un’unica persona oattribuirne diverse a ciascuno.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 42 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

2.6 Le professionalità cinematografiche

Per comodità di esposizione raggrupperemo le varie componenti in blocchi, i quali nella praticasono interagenti e confluenti.

La produzione raggruppa tutti coloro che si occupano della parte organizzativa e amministrativa delfilm.

Al vertice vi è il produttore: a lui spetta reperire i fondi necessari alla realizzazione dell’opera,scegliere il soggetto, assumere il direttore di produzione e il regista, e infine prendere accordi con ladistribuzione, ossia con una casa che si assumerà il compito di distribuire il film nelle sale diproiezione.

Al direttore di produzione spetta il compito di stendere il piano di produzione, stilare i contratti escegliere il personale subalterno di sua spettanza.

Alcune volte gli vengono affidati numerosi compiti del produttore ed in tal caso egli prende il nomedi produttore esecutivo o di organizzatore generale.

Il direttore di produzione si fa carico delle preoccupazioni della produzione senza mai raccoglierne ilprestigio.

Diretti collaboratori del direttore di produzione sono uno o più ispettori di produzione, ai quali vieneaffidata la parte esecutiva del lavoro organizzativo, come stabilire gli ordini del giorno, curarel’esecuzione del programma della giornata, predisporre tempestivamente tutto ciò che costituirà ilfabbisogno di ogni genere per i giorni successivi.

A loro volta gli ispettori di produzione sono coadiuvati nel loro lavoro da uno o più segretari diproduzione, ai quali spetta prelevare gli attori dal loro domicilio accompagnandoli al luogo delleriprese e prelevare dai vari stabilimenti o depositi il materiale occorrente per il lavoro in programmanella giornata.

Alla domanda “Di chi è questo film?” la risposta storicamente giusta non è per forza il suo director,ossia il regista.

In un gran numero di casi, il film è del suo produttore, oppure, situazione frequente, del suosceneggiatore, dei suoi interpreti o del suo direttore della fotografia.

Un semplice criterio per pronunciarsi consisterebbe nel guardare nei titoli le diverse funzioni assuntedal regista: il regista-sceneggiatore-tecnico del montaggio sarebbe allora più autore che non unregista-sceneggiatore e così via.

Ma significherebbe trascurare numerosi casi in cui, senza essere incaricato per la sceneggiatura o ilmontaggio, il regista si è nondimeno interessato molto da vicino a ciascuna di queste attività.

In ogni caso il regista dovrebbe essere pratico di tutte le tecniche utilizzate dalle varie professionalitàdel film, come un direttore d’orchestra dovrebbe conoscere i diversi strumenti.

In linea di massima un buon regista deve essere aperto alle proposte e alle iniziative della sua troupee dar fiducia ai suoi attori e tecnici perché apportino al film la loro creatività.

Al regista spetta la scelta dei collaboratori artistici e tecnici: architetto, scenografo, direttore dellafotografia, autori delle musiche, attori, sceneggiatori, aiuto regista, montatore, segretaria di edizionee spesso anche i macchinisti.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 43 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

Alle dirette dipendenze del regista ci sono due o più persone chiamate di bassa regia: l’aiuto registae la segretaria di edizione.

L’aiuto regista è il factotum, il braccio destro del regista, i suoi compiti sono di conseguenza i piùsvariati: dal sedersi pazientemente accanto all’attore smemorato per verificare se ricordaperfettamente la parte, fino a controllare che ogni cosa sia predisposta per le riprese che verrannoeffettuate nel giorno successivo.

Essenzialmente l’aiuto regista esegue dei compiti di coordinazione e prende su di sè le inquietudinie le angosce che bisogna risparmiare al regista: sarebbe inopportuno, allo scopo di razionalizzare illavoro, “aggredire” il proprio regista con mille questioni pratiche. Deve quindi risolvere dolcementei problemi, prendere decisioni senza temere di scontrarsi con l’aurea artistica di cui si circonda ilregista. A tale condizione egli rispetterà l’immagine del suo mestiere, situata “tra il galoppino e ilconfidente”.

La segretaria di edizione può considerarsi la “memoria” del regista. Suo è il compito di ricordare ogniparticolare dell’inquadratura girata a volte settimane prima, che deve raccordarsi con quella che sideve girare in quel momento. A tale scopo deve compilare giornalmente uno speciale foglio, dettofoglio di continuità, sul quale vanno riportati tutti i raccordi, la piantina del set, l’eventuale variazionedi battuta, le modifiche di inquadratura, l’inquadratura buona, gli scarti e le riserve di ogniinquadratura girata. Annota anche l’ottica usata e la posizione della macchina da presa sul set.

Il lavoro della segretaria di edizione va ben più in là della preoccupazione di verificare il buonordine delle cose. Eredita più di un compito noioso e complesso: è lei che assicura il consenso dellaproduzione sotto molti dei suoi aspetti, attraverso i molteplici rapporti che redige giorno per giorno;allo stesso tempo le sue osservazioni e i suoi appunti permettono di assicurare la continuità del film.

La precisione dei suoi rapporti ha delle importanti ripercussioni sul budget di un film: un buonlavoro di segretaria di edizione deve evitare di dover ritornare su di una sequenza, cosa cherichiederebbe parecchi giorni di lavoro supplementare.

Il direttore della fotografia è un pittore, ma un pittore singolare: non ha che in parte la scelta dei suoistrumenti e dei suoi colori e procede per sottrazione, come se partisse da un quadro pieno di dettagliper eliminarne i tre quarti.

Al direttore della fotografia spetta il compito di creare la specifica atmosfera (suggestiva,drammatica, brillante, ossessiva etc.) indicata dal regista per quel determinato film, così che leriprese, attraverso il tipo di illuminazione e l’uso sapiente della pellicola scelta, possano interpretaresul piano visivo la volontà della regia.

Diretto collaboratore del direttore della fotografia è l’operatore alla macchina da presa, al qualespetta la responsabilità di inquadrare e seguire l’azione in modo da polarizzare l’attenzione delpubblico nella direzione voluta. Questi è coadiuvato da un assistente operatore che ha il compito diregolare i fuochi e i diaframmi dell’obiettivo, di pulire e accendere la macchina da presapredisponendo tutto quanto sia utile al suo funzionamento.

Il direttore della fotografia è materialmente affiancato da una squadra di elettricisti che lo aiuta apredisporre l’illuminazione del set.

Il gruppo di macchinisti è costituito da tecnici che aiutano l’operatore alla macchina da presa amuoversi sul set. Ad esempio si occupano di predisporre il carrello che monta la macchina da presa,e del suo spostamento nello spazio. Essi sovraintendono anche allo spostamento di macchinecomplesse come il tulip o il dolly.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 44 di 97

UNITRE - Milano Scuola Sup. di Cinematografia 2013 - 2014

Un altro componente della troupe è il principale responsabile del sonoro: il fonico, che è coadiuvatonel suo lavoro dal microfonista o giraffista. Ai microfoni fissi o sospesi si è aggiunto a partire dal 1931il microfono installato su di una “giraffa”, ovvero un lungo braccio manovrato da un assistente, lacui posizione è decisa con l’aiuto dell’operatore alla macchina da presa. Più tardi si è diffuso l’usodell’asta, così chiamata a causa della sua somiglianza con una canna da pesca, che il microfonistasposta al di sopra della testa degli attori.

La colonna sonora che viene registrata dal fonico su nastro magnetico viene successivamentetrascritta su pellicola perforata magnetica e, in sede di montaggio, accoppiata in modo sincrono alvisivo corrispondente. Nella maggior parte dei paesi esteri tale colonna sonora viene utilizzata cosìcome è stata registrata: questo procedimento si chiama “audio in presa diretta”. In Italia invece sipreferisce usarlo come guida per il doppiaggio. Gli attori che hanno particolari doti vocalidoppieranno se stessi mentre per gli altri la voce dell’attore sarà sostituita da quella di un doppiatoreprofessionista.

Ultimo componente della troupe è il montatore, il responsabile del montaggio della copia dilavorazione e infine della copia finale del film. Questi è coadiuvato dall’aiuto montatore che, nel casodi uso della pellicola cinematografica, è colui che taglia materialmente la pellicola con unamacchina detta pressa o giuntatrice e la dispone attraverso successive giunte nell’ordine richiesto dalmontatore.

È sbagliato pensare che il montatore si limiti a mettere insieme le varie inquadrature girate in mododa farle risultare consequenziali allo snodarsi del racconto. Il lavoro del montatore è un lavoro digrande responsabilità che richiede senso artistico, una notevole conoscenza della psicologia e unforte senso del ritmo.

La prima fase della lavorazione del film si conclude in questo reparto con il montaggio della copialavorazione che servirà in tutte le successive fasi di lavoro: il doppiaggio, la registrazione dellemusiche e i rumori di scena, il taglio del negativo e la stampa delle copie sonore.

Abbiamo così visto a grandi linee quasi tutte leprofessionalità che compongono una troupe.

Anche nell’ambito scolastico o di un gruppoche intenda realizzare un’opera cinematogra-fica, sia essa un documentario o un filmato asoggetto, è bene cercare di riprodurre anche sein piccolo la composizione di una trouperegolare, al fine di consentire un organicoevolversi del lavoro e al fine di responsa-bilizzare ogni singolo collaboratore affidan-dogli mansioni specifiche.

Si esalta così il lavoro di squadra, siconcretizzano i rapporti interpersonali e gliinteressi comuni senza i quali il cinema nonesisterebbe.

U. De Giovanni Tecnica e linguaggio cinematografico-televisivo pag. 45 di 97