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carmillaonline.com http://www.carmillaonline.com/2015/06/08/estetiche-del-potere-blu-contemporaneo/ Estetiche del potere. Blu contemporaneo di Gioacchino Toni “You take the blue pill , the story ends. You wake up in your bed and believe whatever you want to believe” (Morpheus, Matrix, 1999) Digitando su di un motore di ricerca immagini il nome di personaggi come Jean-Claude Juncker, Mario Draghi, Christine Lagarde, Angela Merkel, Barack Obama, David Cameron, Mariano Rajoy Brey, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Vladimir Putin, Nicolas Sarkozy, Francois Hollande, Marine Le Pen ecc., si nota che, indipendentemente dal “colore politico”, il blu predomina ampiamente sia nell’abbigliamento che nei fondali dei convegni e degli studi televisivi. Il medesimo risultato si ottiene anche inserendo i nominativi di vecchie glorie vicine, come Tony Blair e George Bush (junior o senior), e lontane, come Margaret Thatcher e François Mitterrand. Anche digitando i nomi dei più influenti organismi economici o politici, ammesso siano distinguibili, come International Monetary Fund, World Bank, Goldman Sachs, European Union, United Nations, European Central Bank ecc., nuovamente trionfa il blu, in tutte le sue tonalità. Il blu è rassicurante e viene percepito come colore poco connotato politicamente, è il colore del “buon senso”, che non spaventa, che lascia andare a letto tranquilli sapendo che per adeguarsi a quel colore non ci si deve esporre troppo. Nel mondo occidentale il blu, nelle sue varianti, pare essere di gran lunga il colore preferito da buona parte della popolazione, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. L’abbigliamento, che è forse l’indicatore più efficace, se indagato sul lungo periodo, testimonia tale preferenza, indipendentemente dalle mode effimere che durano una stagione. Anche quando nei sondaggi il blu non viene indicato come colore preferito, facilmente risulta citato tra quelli “meno sgraditi”, ciò risulta importante perché la mancata ostilità è una carta decisiva in mano a chi intende esercitare il potere. Il blu predomina anche negli studi televisivi di trasmissioni come Porta a porta e Domenica in, oppure risulta una presenza importante in Che tempo che fa e Servizio Pubblico. Domina in notiziari come Tg1, Tg3, Tg5, Studio Aperto, CNN Breaking News, Fox News, o coabita con il rosso od il verde in telegiornali come SkyTg24 o Tg La7. Se è pur vero che, in alcuni casi, come negli studi di BBC News e del Tg2, tende a lasciare la scena ad una gamma cromatica orientata al rosso, in generale si può comunque dire che il blu è il colore dominante dell’infotainment televisivo. Michel Pastoureau, tra i massimi studiosi di storia dei colori, sostiene che, ai nostri giorni, “questo gusto pronunciato per il blu non è l’espressione di pulsioni o di motivazioni simboliche particolarmente forti. Si ha persino l’impressione che sia perché è simbolicamente meno ‘connotato’ di tanti altri colori (…) che il blu ottiene il consenso generale”. Che il successo del blu sembri derivare anche dalla sua scarsa connotazione simbolica è emblematico di come la società contemporanea risulti apatica, sempre più omologata, e di come anche quel residuo di volontà dell’individuo che mira ad essere riconosciuto come tale necessiti di una diffusa rassicurazione. Servono tante, rassicuranti, amicizie nei social network e quando si usufruisce dei dieci minuti di celebrità, le regole del gioco impongono la ricerca del consenso diffuso. Si tratta di un gioco perverso in cui l’individualità si cerca nell’omologazione. I creatori/venditori di moda conoscono bene i

Carmillaonline.com-Estetiche Del Potere Blu Contemporaneo

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    Estetiche del potere. Blu contemporaneodi Gioacchino Toni

    You take the blue pill, the story ends. You wake up in your bed andbelieve whatever you want to believe (Morpheus, Matrix, 1999)

    Digitando su di un motore di ricerca immagini il nome di personaggicome Jean-Claude Juncker, Mario Draghi, Christine Lagarde, AngelaMerkel, Barack Obama, David Cameron, Mariano Rajoy Brey, MatteoRenzi, Silvio Berlusconi, Vladimir Putin, Nicolas Sarkozy, FrancoisHollande, Marine Le Pen ecc., si nota che, indipendentemente dalcolore politico, il blu predomina ampiamente sia nellabbigliamentoche nei fondali dei convegni e degli studi televisivi. Il medesimorisultato si ottiene anche inserendo i nominativi di vecchie glorievicine, come Tony Blair e George Bush (junior o senior), e lontane,come Margaret Thatcher e Franois Mitterrand. Anche digitando inomi dei pi influenti organismi economici o politici, ammesso sianodistinguibili, come International Monetary Fund, World Bank,Goldman Sachs, European Union, United Nations, European CentralBank ecc., nuovamente trionfa il blu, in tutte le sue tonalit.

    Il blu rassicurante e viene percepito come colore poco connotato politicamente, il colore del buon senso,che non spaventa, che lascia andare a letto tranquilli sapendo che per adeguarsi a quel colore non ci si deveesporre troppo. Nel mondo occidentale il blu, nelle sue varianti, pare essere di gran lunga il colore preferito dabuona parte della popolazione, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. Labbigliamento, che forse lindicatore pi efficace, se indagato sul lungo periodo, testimonia tale preferenza, indipendentemente dallemode effimere che durano una stagione. Anche quando nei sondaggi il blu non viene indicato come colorepreferito, facilmente risulta citato tra quelli meno sgraditi, ci risulta importante perch la mancata ostilit unacarta decisiva in mano a chi intende esercitare il potere.Il blu predomina anche negli studi televisivi di trasmissionicome Porta a porta e Domenica in, oppure risulta unapresenza importante in Che tempo che fa e ServizioPubblico. Domina in notiziari come Tg1, Tg3, Tg5, StudioAperto, CNN Breaking News, Fox News, o coabita con ilrosso od il verde in telegiornali come SkyTg24 o Tg La7. Se pur vero che, in alcuni casi, come negli studi di BBC Newse del Tg2, tende a lasciare la scena ad una gammacromatica orientata al rosso, in generale si pu comunquedire che il blu il colore dominante dellinfotainmenttelevisivo.

    Michel Pastoureau, tra i massimi studiosi di storia dei colori,sostiene che, ai nostri giorni, questo gusto pronunciato per il blu non lespressione di pulsioni o di motivazionisimboliche particolarmente forti. Si ha persino limpressione che sia perch simbolicamente meno connotato ditanti altri colori () che il blu ottiene il consenso generale. Che il successo del blu sembri derivare anche dallasua scarsa connotazione simbolica emblematico di come la societ contemporanea risulti apatica, sempre piomologata, e di come anche quel residuo di volont dellindividuo che mira ad essere riconosciuto come talenecessiti di una diffusa rassicurazione. Servono tante, rassicuranti, amicizie nei social network e quando siusufruisce dei dieci minuti di celebrit, le regole del gioco impongono la ricerca del consenso diffuso. Si tratta diun gioco perverso in cui lindividualit si cerca nellomologazione. I creatori/venditori di moda conoscono bene i

  • propri clienti, sanno perfettamente quanto questi siano sostanzialmente timorosi ed equilibristi, dunque ricorronospesso a veltronismi: i ma anche. Per la donna elegante ma anche, al tempo stesso, sportiva o viceversa,come preferite. Il frasario dordinanza composto, probabilmente, da non pi di dieci termini shakerati comenemmeno al vecchio Cabaret Voltaire zurighese

    Il blu, non sempre stato fruito allo stesso modo, Pastoureau, nelsuo Blu. Storia di un colore*, uscito in Francia nel 2002,ripercorre la sua storia in occidente dallantichit fino ai giorninostri, indicando come questo ha mutato pi volte significato emodalit di percezione. Considerato un fatto sociale, il blu e le suealterne fortune rappresentano pertanto il ritratto in continuodivenire di una societ, quella umana, costantemente impegnata afissare e ridefinire la propria scala di valori.

    In ambito greco-romano il blu viene considerato un colorenegativo, associato ai barbari. Il blu conosce una sorta di oblioper diversi secoli e, secondo lo studioso, diviene un colore di primopiano in Europa soltanto attorno al XII-XIII secolo associato, inambito religioso, al mantello della Madonna, sino ad allora dicolore scuro, grigio o nero. Da questo momento, per diversi secoli, blu e rosso rappresentano una vera e propriacoppia di contrari (femminile/maschile; morale/festante ecc.). A partire dal Settecento le cose cambianodrasticamente, il regresso del colore rosso lascia spazio al definitivo trionfo del blu che si impone come colorepreferito a livello europeo. In parte, il successo determinato da questioni pratiche che hanno a che fare, alivello materiale, con i coloranti utilizzati nella tintura delle stoffe (dal naturale indaco allartificiale blu di Prussia)ed, a livello simbolico, con lassociare il blu al progresso, allilluminismo. Se un ruolo prioritario per il successo delblu si deve alle rivoluzioni americana e francese, non di meno vale il contributo dato sia dalla letteraturailluminista che da quella del primo romanticismo. In ambito romantico, ad esempio, il colore blu viene celebratotanto dallabito del protagonista del romanzo di Goethe, I dolori del giovane Werther, quanto dal fiorellino blu alcentro dellopera incompiuta di Novalis, Enrico di Ofterdingen. Il blu, gi colore di moda nellabbigliamentotedesco nella seconda met del Settecento, viene ulteriormente rafforzato proprio dallabito del protagonista delromanzo di Goethe, tanto che determina il diffondersi della moda dellabito blu alla Werther. Il blu romantico emalinconico viene cos aureolato di tutte le virt poetiche.

    in ambito francese, sottolinea Pastoureau, che il blu diviene il blunazionale, militare e politico. Il blu, in Francia, appare negli stemmireali gi tra il XII-XIII sec. ma, alla vigilia della Rivoluzione, il coloredella monarchia il bianco. con la Rivoluzione che il blu diviene ilcolore della Nazione. Il blu si trasforma, via via, da colore deidifensori della Repubblica, a colore dei repubblicani moderati fino adivenire emblema dei liberali o dei conservatori. Nella storia militarefrancese il blu viene gi utilizzato dalle Guardie francesi, corpo dilite nato verso la met del XVI sec., che fraternizza con gli insorti nelluglio del 1789, tanto che molti suoi uomini passano poi tra le filadella Guardia nazionale parigina mantenendo le vecchie uniformi edaprendo la strada alla proclamazione del blu come colore nazionale in contrapposizione al bianco monarchico edal nero clericale e della casa dAustria. Con le guerre in Vandea il blu dei soldati della Repubblica assume unadimensione ideologica: blu repubblicano vs. bianco cattolico e reale. Successivamente al blu repubblicano siaffianca il rosso dei socialisti. Dalla rivolta del 48 il blu perde ogni connotazione rivoluzionaria fino a divenire ilcolore dei repubblicani moderati, poi dei centristi e, con la Terza Repubblica, della destra repubblicana.In generale, buona parte dellEuropa, tra Otto e Novecento, finisce con ladottare una simbologia cromaticaanaloga: il blu diviene prima emblema dei partiti repubblicani progressisti, poi moderati, infine conservatori. Allasua sinistra spetta il rosso, alla sua destra il nero, il bruno o il bianco, colori di clericali, fascisti o monarchici.Balzato prepotentemente al centro della scena con la stagione della Rivoluzione francese, nellabbigliamento, ilblu, per qualche decennio, nel corso dellOttocento, viene soppiantato dal nero. Gi ad inizio Novecento, per, il

  • nero inizia ad essere affiancato da altri colori e, dopo la Prima guerra mondiale, il nero degli abiti maschili inizia acedere il posto al blu marin a partire dalle colorazioni delle uniformi di vari corpi. Negli abiti civili il blazerrappresenta lesempio pi evidente del passaggio dal nero al blu.

    Se il significato del colore blu mutevole nel tempo, non di meno, allo stesso colore possono essere datisignificati differenti, se non antitetici. In epoca recente, si pensi, ad esempio, a quel che hanno significatonellimmaginario novecentesco le tute blu; simbolo di un possibile riscatto proletario da una parte, e simbolo diunirrazionale, quanto ingeneroso, tentativo di annullare lordine costituito dallaltro. In ambito diacronico, curioso come sia mutato il portato simbolico nel corso di qualche decennio dellindumento blu per eccellenza: iblue jeans. Passati di volta in volta da indumento da lavoro a pantalone contestatario, a prodotto di consumo, acapo recuperato e trasformato dal marketing della moda.

    In epoca contemporanea, il blu sembrerebbe proporsi comerisposta tranquillizzante ad uno stato danimo emergenzialeindotto quotidianamente dal mondo delleconomia e dai suoiportavoce (politici e mass media). Si crea il malesserenellindividuo per poi presentarsi come risposta sensata edequilibrata, come a dire che si creano i presupposti per leguerre, poi si mandano i caschi blu.Grazie al blu si ha unumanit serena, liberata dai travagliemotivi e dalle incertezze materiali. Il blu il colore piefficace per chi si presenta come fautore del buon governo,per chi dichiara lintenzione di governare avendo a cuore laserenit diffusa e che richiede allo spettatore/elettore unsostegno che non lo costringe ad esporsi troppo: unsostegno dato a distanza di sicurezza. Il blu rassicurante, gli si possono dare in gestione i risparmi di una vita.Il blu competente, sotto al pullover blu, il nuovo vate del progresso industriale indossa pur sempre la camiciadordinanza. Blu pur anche il colore della pillolina miracolosa quanto una Duracel alcalina ma, dopotutto,rappresenta pur sempre un tranquillante per ansie da prestazione. Il blu un colore rasserenante, il colore dichi, con sobriet, magari attraverso il telecomando, ti prende per mano e ti fa addormentare e domani tisveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Dalle nostre parti, pi prosaicamente e con la sintesicomunicativa di cui Jerry Levis de noantri maestro, si potrebbe semplicemente dire che il blu il colore dellostaiserenismo.

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    *Edizione economica: M. Pastoureau, Blu. Storia di un colore , Ponte alle Grazie,Milano 2008, 237 pagine, 13,00

    Edizione con apparato iconografico: M. Pastoureau, Blu. Storia di un colore , Pontealle Grazie, Milano 2002, 216 pagine, 25,00

    Estetiche del potere. Blu contemporaneo