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Accademia di Belle Arti di Bologna faustolupettieditore.it

Casagallery - Artworks 2007/2011

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Accademia di Belle Arti di Bologna

faustolupettieditore.it

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CHE MAGICA ATMOSFERA SI RESPIRAVA IN QUELLE SERATE...LE MOSTRE ORGANIZZATE NELLA PRIMA CASAGALLERY,LA MIA, UNA PICCOLA FACTORY BOLOGNESELA MIA GIOIA OGGI È VEDERE CONCRETIZZATA E CRESCIUTA QUESTA FAVOLA GRAZIE A CHI CI HA CREDUTO TANTO.

Grazia Magri

Fausto LupettiEditore

Gianluca FerrariGraphic & Web Designer

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i t i n e r a n t e

Claudio RosiCuratore

Barbara CeciliatoDirector

Grazia Magri

Pietro LenziniCuratore

Alice ZannoniCritico

Rosetta TermeniniCritico

Annalisa Dall’OcaCritico - Giornalista

Attualmente il team è composto da: Barbara Ceciliato, Claudio Rosi, Rosetta Termenini, Annalisa Dall’Oca.

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Siamo partiti nel 2007 come ospiti della casa di Grazia Magri: Casagallery.L’esperienza è iniziata in vicolo Cattani 4/b, all’interno di un luogo domestico, direttamente su strada, ma a più livelli, particolarmente stimolante, tanto da essere pensato come luogo in cui depositare progetti artistici intriganti, impegnativi.Abitato da chi con piacere condivideva l’idea di essere contaminato, d’interagire e condividere con l’arte contemporanea.il proprio menage quotidiano. Tutte caratteristiche ottimali per realizzare un “site specific” per giovanissimi artisti, ancora studenti o da dopo diplomati all’Accademia di Belle Arti di Bologna.Si sono così succedute una serie di mostre nelle quali i linguaggi dell’arte sono stati utilizzati tutti, a volte miscelati, ma mai scomposti, bensì raffinati e creativi, dalla pittura al video, dalla performance all’installazione sonora, sotto la guida allestitiva di Claudio Rosi.Poi, succede che si cambia, si traslocca e, nell’idea di mantenere attiva una modalità di “fare arte” nella quale si è acquisita esperienza, s’incontrano altre dimore, altri luoghi che soddisfano l’ingorda necessità che gli artisti hanno di sperimentare, di spostarsi, di essere itineranti. E così, il progetto iniziale si sviluppa ulteriormente: nel 2010 Casagallery passa dall’habitat che non ha nulla a che fare con un posto per mostre, ad un luogo che invece d’arte si alimenta: uno studio-abitazione d’artista. Collocato al 2° piano di via S.Felice, 33, questa volta gli scalini fanno la differenza: uno studio per Casagallery dove la condivisione si fa più complicata, l’acuratezza, l’equilibrio espositivo più complesso. Ma questo diventa più stimolante, gli eventi espositivi che si susseguono, sempre con protagonisti i giovani dell’Accademia, raccolgono un grande interesse del pubblico. Ed ora, per la Giornata del Contemporaneo 2011, si è progettato di attivare una duplice visibilità artistica, con un doppio percorso di sedi espositive.Rodati dalla precedente esperienza, lo spostamento creativo e fisico di “Casagallery Itinerante” si allarga nel proporsi ad essere ospitata, temporaneamente, anche in un altro spazio:la galleria Tedofra, in via Belle Arti 50, con un altra mostra di un nuovo gruppo di esordienti artisti. Anche in questa occasione viene messo in scena una collettiva di giovani che si esprimono con un “fare arte” dai molteplici aspetti: installazioni, composizioni, di pittura, fotografia, grafica, fumetto e scultura.Nella sede di S. Felice si prosegue invece proponendo una video-performance di un’artista proveniente, per scelta progettuale dei curatori, da un percorso di formazione accademico e già con un ottimo curricumum artistico.In questo contesto diventa spontaneo citare anche chi ha collaborato, nel tempo, a questa interessante avventura artistica di Casagallery Itinerante: Grazia Magri, Claudio Rosi, Pietro Lenzini, Alice Zannoni, Rosetta Termenini, Gianluca Ferrari, Annalisa Dall’Oca, con i loro contributi e le loro testimonianze.

Barbara Ceciliato

CASAGALLERY ITINERANTE

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CASAGALLERY: IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI

Alla richiesta di Barbara Ceciliato e Claudio Rosi se volessi scrivere un breve testo su Casagallery, in occasione della pubblicazione del catalogo, non ho potuto dire di no; anzi, senza esitazione e pur tra mille difficoltà dovute ai miei impegni, fin da subito, mi sono posta l’obbiettivo di essere presente con il mio scritto. Per questo il testo, nella sua forma embrionale, è stato concepito come riflessione personale e non come impegno: è uno scritto pensato tra la nenia di treni che vanno, tra spostamenti in bici, tra azioni quotidiane che rientrano senza tanto clamore nella routine quotidiana. Insomma Casagallery mi appartiene nella forma più intima di esperienza chiave che ha “battesimato” il mio percorso professionale e come tale è proprio come il primo amore: non si scorda mai!

In effetti, alla telefonata di Barbara, la sensazione è stata come quella di essere stati chiamati dal primo fidanzato per ritrovarsi, dopo tanto tempo in serenità a raccontarsi, a fare bilanci, senza rimpianti e con gli occhi che brillano di gioia per l’altro. Esattamente come il primo fidanzato Casagallery ha rappresentato per me la possibilità di esercitare fisicamente il mio amore per l’arte. È con Casagallery che ho cominciato nel 2008: da lì il mio primo testo critico, l’inizio della circolazione della mia firma (cioè del mio pensiero), l’incontro con giovani artisti (allora studenti sconosciuti e oggi artisti avviati)... le prime mostre che ho seguito sono state possibili grazie alla fiducia che Barbara e Claudio hanno riposto in me. Per questo li ringrazio e sono felice di avere l’occasione di farlo pubblicamente in un’occasione che celebra l’arte e in primis i successi di Casagallery dopo tre anni dall’avvio dell’esperienza espositiva.

Vorrei ringraziare anche Grazia Magri (titolare del ristorante Mascarino che fu felice luogo di incontri creativi e tana di intellettuali ed artisti) che ha accolto con spirito mecenate l’iniziativa del ciclo di mostre d’arte di giovani artisti facendo si che la propria abitazione privata, nel mitico vicolo Cattani 4/b a Bologna, diventasse spazio espositivo e prima sede eponima del progetto.

Con affetto e profonda riconoscenza mi volto a guardare il mio recente passato, sorrido e senza la nostalgia carica di malinconia che nasconde forse rimpianti, sono felice di essere stata parte di Casagallery! Poi mi riproietto verso il futuro e credo che beh... quello che ho pensato potrebbe essere un ottimo spunto per il testo di questo catalogo!

Alice Zannoni

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CASAGALLERY IN RETE

L’arte itinerante assume varie forme, e si plasma sugli spazi delle stanze abitate di persone diverse che lasciano i segni del loro vivere quotidiano. Come può l’arte più di così compenetrarsi con la vita? Si parla spesso di arte e vita, ma ora con questa nuova forma espositiva, “Casagallery”, entra e trasforma i significati, i valori dello stesso fare arte. Forse è l’arte che si cerca? E si ritrova negli spazi già contaminati dalla vita delle persone. L’artista in questo modo non è lasciato solo; la contaminazione lo arricchisce verso un nuovo e diverso atto intuitivo che plasma il suo modo di comunicare. Il percorso itinerante di “Casagallery” si evidenzia come un percorso ampio, di ricerca di relazioni, di accostamenti a nuovi luoghi dell’arte. L’artista dissemina i propri progetti nel tempo e nello spazio. Individua un gioco di relazioni, di avvicinamenti pur sempre enigmatici tra i diversi linguaggi dell’arte. I luoghi del percorso restano, però, luoghi di un itinerario mentale, di una memoria, di un intento. Le opere divengono interlocutori di un dialogo. In questo modo l’arte lascia il posto ad una consapevole molteplicità, che non disgrega più i saperi e i rapporti tra le persone, ma viene assunta come base del progetto. L’arte per trovare la sua strada assume il transito, il passaggio o meglio l’attraversamento e quindi il mutamento, come pratica concreta. I luoghi sono spazi inesplorati, ed è compito dell’artista calarsi e spostarsi continuamente al loro interno, mutandoli in un “paesaggio” mai visto. Lì, è in un rapporto con le cose che si definisce la fisicità dei dettagli. Dalle dimore di appassionati d’arte che hanno concesso i propri spazi intimi per riscoprirsi in nuovi modi di vivere, agli studi di artisti, come quello di Claudio Rosi, fino ad arrivare all’esposizione in rete, in cui le varie opere sono accessibili via internet, creando una sorta di distanza intima tra i fruitori di tutto il mondo informatico. Questo nuovo modo di comunicare porta nuovi messaggi e nuove tecniche multimediali di espressione che modificano e portano nuovi significati alle opere online. Questo nuovo modo di comunicare, porta con sé l’imparare ad abitare, ad interloquire con l’architetto di quella dimora che con certezza l’ha progettata pensando all’uomo e alle sue esigenze. L’artista entra in contatto con la nostalgia di un progettista, con quella del proprietario, con se stesso, con la memoria dell’epoca storica a cui risale lo spazio costruito e dunque con un’epoca. Il tempo, lo spazio, la storia, la memoria si compenetrano ricomponendosi nell’universo culturale dello spettatore. Gli artisti operano in vari modi utilizzando vari linguaggi, dalla pittura, alla fotografia, ai video, e ancora installazioni e ricerche performative che catturano l’essenza di quei luoghi nuovi. Casagallery ha al suo attivo molte esposizioni, tra cui cito alcuni titoli “On the tipe of the tongue”, “Ho trovato solo le teste”, “Memorie blu”, “Sleeper”, “Senza vestito”, “Legami”, “8 al verde”, “Lups art”, “Copertetta”, “I would like a white cover”, “Sottopelle” ,“ La Repubblica di Galeano”, “Sincronico”.

Rosetta Termenini

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CASAGALLERY: L’ARTE ITINERANTE CAMMINA PER LA CITTÀ

Casagallery non è solo uno spazio espositivo o un gruppo di persone che hanno fatto dell’arte una scelta d’interessi fondamentali. È una realtà che produce, ispira e porta alla nascita di opere fatte di tutti i linguaggi visivi, siano quindi pittoriche, scultoree, installazioni video, audio, prosa o musica. È l’arte stessa che, sin dalla nascita di questa galleria site specific, si mescola con gli ambienti in armonia e sinergia, creando nella location un “clima diverso”. Nata come abitazione privata che si trasforma in una vera e propria esposizione, Casagallery si è evoluta in questi anni, dal 2007 ad oggi, divenendo itinerante. Viaggiando per la città e spostandosi, con attenzione, incontrando nuovi luoghi ma mantenendo la capacità di integrarsi in perfetta armonia.Portando i giovani artisti che espongono con l’associazione in altre case, poi in studi d’artista, in atelier, incontrando sempre nuove location capaci di diventare parte dell’installazione stessa.

Ma questa caratteristica, così particolare e importante per il risultato espositivo, non viene a caso. Deriva da un accurato studio degli spazi e dei luoghi, in modo che tra questi e l’artista non vi sia mai attrito. Solo allora il giovane espositore prepara un progetto e crea l’opera. Nasce in una cornice che viene assorbita, in una sorta di processo biunivoco dove l’influenza è reciproca e senza soluzione di continuità.E questa concezione, questo modo di fare arte riprende l’essenza di chi Casagallery l’ha pensata, organizzata, artisti che hanno messo la loro esperienza, anche come insegnanti, a disposizione di giovani con un buon curriculum espositivo e accademico.

Claudio Rosi è un nome ben noto a livello nazionale, con partecipazioni internazionali. Pittore, scultore e utilizzatore di linguaggi multimediali, Rosi, nel 2011, ha fatto parte del team del Padiglione italiano alla Biennale dell’Arte di Venezia, curato da Vittorio Sgarbi.

Barbara Ceciliato ha esposto ed espone tutt’oggi in gallerie private, spazi pubblici con mostre, rassegne e personali. All’artista sperimentatrice, che alterna diversi stili e diverse tipologie di arte visiva in maniera fluida e profondamente comunicativa, affianca l’insegnante.

Infatti sia Rosi che la Ceciliato insegnano all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, la “prima casa della cultura cittadina”, dove molti giovani ogni anno si diplomano e si affacciano nel complesso e meraviglioso panorama artistico italiano.

Annalisa Dall’Oca

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SINTONICO

Di forte impatto emotivo, le opere di Federica de Ruvo colpiscono fin da subito per la tecnica che coagula il segno vischioso della biro in un "dripping miniato" e che, nello svolgersi di una gestualita' ossessiva e ripetuta, traccia gli elementi iconici fino a lacerare la carta, "spazio" scelto, in una sorta di violenza fisica all'arte stessa che "incassa" silenziosa l'istintiva rabbia interiore dell'artista e la propria ansia di ricerca.Sbavatura su sbavatura la carta vergine dei primi abbozzi subisce un'usura compensata dalla creazione: tratti somatici in tensione, delicati pistilli, elementi naturali una morfologia in divenire che nella propria apparizione costituisce l'artata trama di una tela laddove invece un semplice foglio bianco ad essere il documento di un'irrequietezza identitaria giocata sull'emblema del simbolico.

Alice Zannoni

Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

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FEDERICA DE RUVO - 2008

Musica di: SETH EVOL TRACKS MUSHROOM ORCHESTRA

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Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

Performance di: RITA FELICETTI e MATTEO GUIDI

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REPUBLICA GALEANO

Pur nella complessità eclettica di Andrés Galeano, non è difficile scovare una matrice poetica che accomuna l’operatività del giovane artista spagnolo. L’uso differente di diversi linguaggi artistici (dalla performance alla fotografia, dal video alle installazioni) costituisce la prova di una costante ricerca e di un approccio all’indagine che deriva probabilmente dai precedenti studi filosofici: con uno sguardo che oltrepassa la superficie del banale, l’osservazione di Galeano, si presenta apparentemente come quella di un bambino o, come egli stesso preferisce nella sua seconda identità, come quella di un clown, per marcare, in realtà, una riflessione di profondo contenuto morale come ben mostrano i lavori fotogafici a cui a dato il nome di “Pollicinema” (2006/08).L’aspetto ludico è, dunque, un segnale che contraddistingue l’attività di Galeano e l’ironia che proietta sugli eventi pone lo spettatore sul piano di un interazione immanente: come interpretare il video “Nudo che sale e scende due scale mobili”(2008) se non come una critica all’uomo post-moderno? Certo una riflessione imbarazzante per la “scimmia evoluta”, ma non prima di un sorriso!Allo stesso modo la serie dei francobolli rivisitati, dal titolo “Republica Galeano”(2008) gioca satiricamente con l’emblema di Juan Carlos I “s-regalizzando” la figura ieratica ma lasciando spazio ad una complessa riflessione sui sistemi di potere e sulla realtà, che inaccettabile, va ricreata a mo’d’artista. Un’ improbabile dittatura, quella nel mondo dell’arte, il cui unico scopo è liberare l’individuo dalle imposizioni e dalle costrizioni sociali; certo non anarchia ma comprensione dell’intimo umano. La stessa finalità conoscitiva porta il giovane spagnolo, insieme a Matteo Guidi, ad indagare sulla sonorità gutturale delle pause durante la comunicazione: con la video-installazione “ [ae:m] ” (2007), infatti, è il suono del “pensiero incerto” ad emergere e a costituire una sorta di codice “pre-babelico” che accomuna la “specie raziocinante”.Il ragazzo “del Siglo De Oro”, secondo l’appellativo affibbiatogli dal curatore Pietro Lenzini, del passato glorioso conserva solo la fierezza di uno sguardo regale e profondo, perchè è il Presente, nella sua ricerca, ad essere l’oggetto di prelievi e manipolazioni per un’ indagine che nella veste di gioco possa rivelare un altro aspetto di quell’ essenza plurimorfe chiamata verità.

Alice Zannoni

ANDRÉS GALEANO - 2008

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Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

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OLOGRAFIA DEL QUOTIDIANO

Non ha paura di svelarsi Giulia Bonora. Anzi la giovane artista ferrarese, consapevole della potenza estesica dello sguardo, fa del proprio io lo strumento che media emozionalmente il fenomeno trasformandolo in una noesi dal sapore narrativo.Con oltre trecento piccoli riquadri Giulia racconta se stessa e il suo quotidiano senza filtri tematici né attese intellegibili convertendo il puro fatto in opera d’arte grazie alla sensibilità soggettiva che muta assiologicamente la neutralità oggettiva in valore estetico.Dal disegno essenziale, con matita, china oppure pastelli non è la tecnica la chiave per interpretare la poetica di Giulia Bonora, bensì la crasi stilistica che nell’interazione di parola, segno, foto, aspira a raggiungere l’immediatezza espressiva in una sorta di “lotta tra segno ragionato e istinto” (Bonora) dal retaggio manicheo con l’intento epsegetico che si materializza in un “ologramma intimistico” del quotidiano.

Alice Zannoni

GIULIA BONORA - 2008

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Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

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I WOULD LIKE A WHITE COVER

Mi sia concesso un preambolo, una sorta di momento di riflessione apparentemente lontana dal focus che la struttura di una critica dovrebbe avere nel centrare lapidariamente la poetica dell’opera. “Centrare”… scusate se insistito ma, come il potere delle immagini, anche le parole, la loro formalità, il loro uso e accostamento hanno il potere, se sapientemente dosati, di far comprendere. Ebbene, dunque, la metafora di critico come un tiratore d’arco che cerca di capire come colpire perfettamente il centro del bersaglio: più tesa è la corda e maggiore è l’allungo, più incisivo sarà l’affondo nella semiosi dell’opera.Ancora dunque perdonate il mio libraggio ma l’esperienza insegna e dalla faretra mi è concessa una sola possibilità.

Partendo dal titolo dell’esposizione “I would like a white cover” ovvero “Vorrei una copertina bianca” si può già calibrare una potente ipotesi di ricerca che versa in direzione di una dimensione introspettiva e intimistica.Come non ricordare Linus e la consunta coperta che dal 1954 anima una delle strisce di fumetti più famosa della storia? Proprio come uno dei personaggi di Schulz Francesca No cerca la propria “coperta di sicurezza” e, sapendo dove cercare, molto generosamente mette a disposizione lo spazio caldo e accogliente concesso dalla propria arte al dominio pubblico.La metafora fumettistica non riguarda la formalità delle opere ma il contenuto concettuale di cui sono investiti gli elementi che appartengono alla quotidianità e che la poetica di No trasforma magistralmente in arte.La dimensione domestica viene sviscerata nella ricerca di una porzione affettiva legata al ricordo e alla patina che la memoria conserva in sé: con nostalgia ma senza assoluta traccia di rimpianto la giovane artista ricostruisce i “tempi della meraviglie”, ne diventa complice e protagonista creando dei “reperti” del proprio vissuto che, sotto le spoglie dell’assurdo e illogico, partecipano al gioco estetico dello straneamento.E se la decontestualizzazione insinua dubbi sul reale attraverso la sua stessa rappresentazione, Francesca No non intende soggettivare la dinamica intimistica in senso assoluto per interpretare il reale o per documentarne la sostanza perché, si sa, la consapevolezza del presente è oggettiva mentre è il futuro, intrinsecamente incerto, a richiedere lo spazio mentale di una “white cover”, di una sicurezza a cui appellarsi nel momento in cui il destino di ognuno si affaccia al domani.Metaforicamente per l’artista non contano gli strumenti per “lavorare” la trama di questa “maglia artistica” perché sia il video che la fotografia così come l’incisione o l’installazione contribuiscono ad affermare, ognuno con la propria potenza linguistica, la poetica di No che affermando: “Non la tecnica ma il sentimento è quel profumo che impregna e caratterizza i molteplici risultati che mi autosomministro” non fa che confermare l’ipotesi di una profonda ricerca introspettiva in cui il la sfera emozionale viene anatomizzata.Mi soffermo ancora sul senso di “I would like a white cover” nello specifico dell’opera eponima che controbilancia nella forma pura ma non nel significato la ricerca di Francesca No: il libro come sunto esistenziale diventa il segno neutro e asettico di una storia individuale che si vorrebbe scrivere da sé, senza mediazioni di alcun tipo e senza compromessi con il “Sistema” attuale che non condivide la dimensione passionale della vita; accorciando simbolicamente la distanza tra realtà e idealizzazione della stessa, la giovane artista invita a riflettere e a giocare con l’immaginazione su ciò che ognuno di noi potrebbe scrivere/essere: pagine di vita forse realizzabili.Chiudo con una citazione da un leitmotiv di Disney che racchiude, pur nella apparente banalità della dimensione fantastica del cartoon, il senso stesso della vita e della “White cover” di Francesca No: “I sogni son desideri…di felicità”. Cosi cantava Biancaneve. E con quale costanza l’essere umano si impegna se non nella ricerca eudemonica?

Alice Zannoni

FRANCESCA NO. - 2008

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COPERTETTA

Sebbene l’opera “Copertetta”, eponima della mostra a “Casagallery”, sia un manufatto, Roberta Ceresa si avvale soprattutto del mezzo digitale per avviare il proprio orizzonte d’indagine artistica: durante l’esposizione, infatti, sono ben tre i video che concorrono, ognuno con la propria portata, a costituire quella visione intima e universale a tempo stesso che l’artista cerca di sviscerare dalle apparenze del corpo.Simbolica, ma anche effettivamente necessaria per costruire il proprio linguaggio, la scelta di lavorare sempre sulla propria fisicità e su una nudità che in prima istanza serve a “purificare” la materia umana dalle inutili sovrastrutture culturali che l’artista critica ricercando una risposta ontologica alla necessità primaria di esserci.In questa specifica poetica si confrontano le situazioni studiate dall’artista per trasmettere allo spettatore un perturbante senso di disagio che matura in simbiosi con una riflessione personale; se una cella frigorifera si pone come la trasposizione di un grembo, il gioco naturale- artificiale che sottende l’esegesi si può ritrovare nella stessa dualità del pile che pur essendo l’emblema di una fibra sintetica non nega l’assoluta morbidezza e la stessa sensazione tattile di un seno materno.Roberta Ceresa amplifica i vettori che, come due spinte opposte, convivono nell’uomo: da una parte una latente bestialità che riaffiora istintivamente e dall’altra la necessità culturale di nascondere la parte animale piegando l’individuo con assurde convenzionalità (anche estetiche): usando, per esempio, innaturali protesi come i tacchi o depilando naturali pelurie dell’homo per appartenere a quella cerchia “dei belli”, oggi imprescindibile vincolo per poter apparire e dunque essere.

Alice Zannoni

ROBERTA CERESA - 2008

Performance / Accompagnamento sonoro: FABIO BONELLI con “MUSICA DA CUCINA”

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Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

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LUP’S ART

È più facile comprendere la poetica di Alessia Lusardi vedendo le opere che non provando ad intuire qualche elemento esegetico a partire dal titolo della mostra, di solito indice abbastanza esplicativo.“Lup’s art”, infatti, comunemente non significa nulla. La parola non esiste, per “animarne” il significato bisogna adeguarsi alla prolazione dell’artista, solo allora il gioco è fatto!E non è un caso se metaforicamente parlo di gioco: l’aspetto ludico è, infatti, una componente fondamentale della poiesi dell’artista che emerge, sia come dato di riferimento oggettivo con stickers e giochini infantili applicati alla tela, sia come reale ispirazione a un mondo fantastico e meraviglioso che permette ancora di sognare…una sorta di effetto sorpresa per chi, come la generazione a cui appartiene la giovane Lusardi, è cresciuto con i ninnoli della Kinder.Senza insistere su un’ipotesi correlativa apparentemente digressiva, è lo stesso incarto dell’ovetto che riporta un altro aspetto imprescindibile e caratterizzante la poetica di Lusardi: il lucido. Come una sorta di gazza ladra l’artista è attratta dall’effetto luculento delle “cose” che la circondano: appropriandosene ne custodisce l’aspetto più Kitsch e, trasformandole in arte, ne motiva un senso che supera la dimensione della vincida quotidianità in cui tutto è effimero e valevole solo per un’istante. Le trasparenze della plastica, lo sfavillare argenteo degli incarti, colori shock e brillanti sono il linguaggio che fin da bambini ci accompagnano nel mondo del piacere, nell’edulcorato istinto che fa stare ore davanti alle vetrine di dolciumi incantati non solo dalla brama di possedere totalmente le sfumature del gusto ma anche, e soprattutto, dal desiderio sfrenato dell’eccesso. Sfrenatezza che introduce al terzo nucleo portante della poetica di “Lupis art”, l’aspetto libidico: in fondo tra Freud e le analisi sul piacere in relazione all’arte ci può benissimo stare Oldenburg (artista di riferimento per Alessia Lusardi) quando dice: “Un giorno stavo percorrendo Orchard street sui cui lati si affacciano tanti piccoli negozi, mi apparve di avere scoperto un nuovo mondo, mi accorsi che gli oggetti esposti sulle vetrine erano opere d’arte”. Un’estetica da “zucchero filato”, “appicicatticia” e nauseante nel suo presentarsi ma anche, grazie alla poetica dello straneamento, un’arte che fa dell’ “attrazione - repulsione” “ludica e libidica” il corrispettivo di quelle pulsioni vitali che interrogano l’uomo, pare da sempre.

Alice Zannoni

ALESSIA LUSARDI - 2009

Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

Page 19: Casagallery - Artworks 2007/2011

Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

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Casa: Vicolo Cattani 4/B

Mascarino:Via Mascarella 5/A

Page 21: Casagallery - Artworks 2007/2011

SARA AGUTOLIROBERTA CAVALLARILAURA M. CINCOTTACATERINA CURZOLAISIDE MONTANARICRISTINA MUSIANIALFREDO RANIERIVITTORIANNA SURIANO

IMMAGINI DALL’ORTO BOTANICOA CURA DI MARCO BALDASSARRI

Per la prima volta, dopo più di anno di attività e mostre personali collaudate, “Casagallery” offre lo spazio domestico di Grazia Magri per una collettiva di fotografia.Sono ben otto gli artisti che sotto il segno dell’ironia (amara di questi tempi) giocano con l’espressione colloquiale “essere al verde” per indicare senza dubbio la propria condizione economica di giovani artisti ma soprattutto per far riferimento ad un comune interesse che li ha portati ad osservare la natura, le sue forme e le sue manifestazioni oggi.Isilde Montanari e Cristina Musiani definiscono le opere con il titolo di “Orto” e ciò è un gran aiuto per interpretare, non tanto le foto in sé, ma il significato intrinseco che tali immagini trasmettono; se la prima concepisce l’immagine secondo un impeccabile formalismo (quasi alla Mondrian) in cui le linee della realtà compongono il “bel quadretto” e l’elemento naturale rappresenta l’unica nota vitale dell’armonia asettica e monotona di un serra, Cristina Musiani, sempre attenta all’aspetto compositivo, pone le piante come se fossero qualcosa di raro e prezioso permettendoci di osservarle con la stessa aurea e incanto con cui di guardano pesci esotici nell’acquario.Caterina Cincotta, invece, realizza un curioso esperimento mettendo a confronto il mezzo digitale e la tradizionale pellicola per affrontare la superficie apparente delle immagini e ricavare un inedita conciliazione che la stessa artista definisce per “sub-specie” estetica.Uscendo metaforicamente dall’hortus conclusus della botanica non proprio di genesi spontanea, Caterina Curzola fotografa il Verde all’aria aperta con un macro che mette a fuoco petali e pistilli e che, nell’equilibrio del microcosmo naturale, fa apparire inopportuna e smisurata la presenza dell’uomo ricordando un po’ le avventure di Alice e le sue dimensioni eccessive nel Paese delle Meraviglie qui rappresentato come un prato fiorito. Decisamente più “op” Roberta Cavallari che propone una carta da parati in cui la forma di una foglia perde la sua carica mimetica per diventare, con colori psicadelici, la geometrizzazione estetica della natura.

Alice Zannoni

OTTO AL VERDE - 2009

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LEGAMI – VIDEO SPERIMENTALE Viene messo in mostra un modus operandi, una metodologia didattica che porta alla collaborazione tra insegnante e studenti.

Il video, le cui riprese e montaggiosono curate da Letizia Rostagno, documenta una perfomance realizzata da 30 studenti durante i corsi tenuti dalla docente Barbara Ceciliato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Rosetta Termenini

BARBARA CECILIATOLETIZIA ROSTAGNO - 2010

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

Page 23: Casagallery - Artworks 2007/2011

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

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SENZA VESTITO – LIBRO D’ARTISTA

Libro d’artista realizzato e presentato in anteprima durante la manifestazione ARTELIBRO Bologna - Settembre 2010.Più di trecento pagine edite da Fausto Lupetti Editore, che raccontano momenti artistici di Claudio Rosi. Il libro è presentato in questa sede come “opera d’arte”, cioè non solo come semplice cronologia di immagini, ma come un risultato di ricerche, congiunzioni, combinazioni, intrecci di vita e di esperienze personali che il libro racchiude con una grafica che va oltre alla semplice impaginazione, “ma che diventa anch’essa lavoro artistico, dilatando il significato delle opere in esso contenuto. Il catalogo è ironico, curioso, pieno di colpi di scena, è un catalogo da guardare e riguardare con attenzione per scoprire ogni volta cosa nasconde dietro ad ogni angolo. I saggi scritti all’interno del libro sono di Andrea Emiliani, Giuseppe D’Agata, Vittoria Coen, Valerio Dehò, Maria Livia Brunelli, Laura Petrillo.

Rosetta Termenini

CLAUDIO ROSI - 2010

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

Page 25: Casagallery - Artworks 2007/2011

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

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SLEEPER

L’installazione video propone interpretazioni,sottolinea un passaggio nello spazio e nell’immaginario dell’osservatore.L’immagine e le parole necessitano uno sconfinamento dallo spazio reale allo spazio percettivo.L’opera diventa specchio, specchio allusivo di una dimensione inquieta che necessita di essere interpretata.L’opera e i suoi elementi inseriti nel contesto spaziale dello spazio espositivo interagiscono con esso a livelli differenti. Tale opera si completa attraverso la presenza dello spettatore che ne amplifica le valenze e le interpretazioni.

Rosetta Termenini

GIANLUCA FERRARI - 2010

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

Page 27: Casagallery - Artworks 2007/2011

GIANLUCA FERRARI - 2010

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MEMORIE BLU La fotografia di Giulia è memoria che si trasforma in immagine. Ogni persona od oggetto catturati da un medium tecnologico altera la percezione dello spettatore. Bambine, nonna, madre, padre, ogni persona che suscita una sensazione all’artista non sappiamo se negativa o positiva, viene utilizzata e impressa su carta fotografica. La dimensione di storia è rinnovata dalla stessa scelta di montaggio dell’opera, un trittico che racchiude, ma nello stesso tempo svolge una vicenda, un racconto che in questo caso parla di antenati, di reincarnazioni possibili, di fantasia e di legami familiari. Notiamo come i tre personaggi digitalizzati e fotografati siano resi irreali dal colore blu che mette in risalto i loro volti, ma nello stesso tempo li cancella attraverso un segno di inchiostro continuo e graffiante che riporta l’opera nel presente. È il continuo gioco tra passato e qui ed ora che attira l’attenzione, che fa pensare ad un futuro labile o raggiungibile solo attraverso l’opera d’arte che rimanda all’immaginazione come campo di scoperte e nuove ri-velazioni.

Rosetta Termenini

GIULIA MONTALI - 2011

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

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Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

Page 30: Casagallery - Artworks 2007/2011

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

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HO TROVATO SOLO LE TESTE L’artista utilizza la fotografia come medium visivo, come mezzo di rappresentazione, come modo per fermare l’attimo, con il suo incondizionato potere di legittimare l’autenticità di qualsiasi oggetto. Cerca di fermare l’immagine di un corpo vuoto, di un volto vuoto, in cui giustamente non ha nessun senso ricercare un’espressione, o una piega del viso, uno stato d’animo, perché quel volto non ha vita. La percezione che abbiamo è quella di vacuità, possiamo guardare per ore ed orequei visi, ma non ci diranno niente di più. Statue inermi, di materiali diversi, tridimensionali,con sfumature quasi reali, che guardano attente fuori dalla finestra le persone vive. Attraverso la fotografia forse, l’artista vuole esternare le paure di tutti, costruire pensieri, evocazioni psicologiche, storie di fantasmi, vuole fotografare le sue esperienze emotive, le sue sensazioni,il suo “essere vivo”. L’uso del mezzo fotografico diventa pertanto specchio di un complesso di emozioni contrastanti, di sfoghi e di situazioni circostanti. Le immagini riflettono un forte sensodi solitudine e di abbandono, il timore di scomparire, di svanire, di morire fisicamente e artisticamente. Volti decapitati che lanciano l’ultimo sguardo alla folla o maschere teatrali che aspettano di essere scelte per andare in scena. In ogni caso, un’attesa.

Rosetta Termenini

FEDERICA BARBIERI - 2011

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Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

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ON THE TIP OF THE TONGUE

La performance propone l’interpretazione originale del testo critico di Rosetta Termenini scrittoin occasione della pubblicazione del catalogo “Senza Vestito”, Fausto Lupetti Editore,che racconta il percorso artistico di Claudio Rosi tra cui la fondazione del gruppo “Sulla Punta della Lingua”, (On the Tip of the Tongue) nel 1995.I due artisti in scena dialogano e interagiscono leggendo e dando vita alle parole,trasformandole e svelandone nuovi significati. Il suono della recitazione si dipana all’interno di una vecchia camera, in cui il vissuto delle persone che l’hanno abitata è ancora presente, ricucendo una storia universale.La performance è un omaggio al gruppo che per selezione naturale, si è assottigliatonel corso degli ultimi quindici anni, ma continua a lavorare e ad “esporsi”, con nuovi mezzi di comunicazione. Infatti lo ritroviamo con lo stesso nome sul web,con una piattaforma dedicata che selezionerà nuovi artisti anche a livello Internazionale,con un linguaggio innovativo e creativo, con gallerie di immagini e mostre virtuali.

Rosetta Termenini

ALESSIA LUSARDIROSETTA TERMENINI - 2011

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HUMAN

HUMAN rappresenta il secondo e significativo momento di un articolato work in progress, oltre ad assegnarne il titolo all’omonimo evento in CASAGALLERY.Progetto complessivo, composto da più fasi è Skin Borders che pone al centro ditutte le sue riflessioni, il Corpo. Per gran parte tradotto dalla dimensione performativa esso si dirama, per l’occasione, in un percorso di 3 video-performance interagendo con tre degli spazi di CASAGALLERY.Sono visibili, quindi, frammenti delle azioni Obscuratio, Human ed Into the core che “raccontano”, anche individualmente, esclusivi momenti performativi sull’identità, percepita come dimensione fluida e in continua metamorfosi. Incarnando rituali entro cui coerentemente il corpo è esposto come asessuato, mutante e contaminato, l’indagine complessiva sta proprio nell’uso che l’artista ne fa del suo, diventandone portavoce di riflessioni più profonde. L’intreccio dei significati culturali ed emotivi dei tre progetti, sia che si tratti della dimensione performativa, sia che si tratti della proiezione dei video fa sì, che seppur proposti singolarmente, essi siano in realtàestremamente integrati l’uno agli altri. È chiaro infatti che l’artista imponga ai fruitori, una sua alterità verso una dimensione a venire, in un continuo rimando di suggestioni antropologiche ed emotive.

MONA LISA TINA - 2011

Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

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Studio - Casa: Via San Felice 33(secondopiano)

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Galleria Tedofra: Via Belle Arti 50

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La realtà che ci circonda non appare sempre nitida e definita, non è sempre lo scatto perfetto di una fotografia digitale. Spesso, anche se non ce ne accorgiamo, c’è molto di più di ciò che appare in superficie del resto, come diceva Antoine de Saint-Exupéry “l’essenziale è invisibile agli occhi”. E non tutti abbiamo gli stessi occhi, non tutti la guardiamo allo stesso modo. I giovani artisti che hanno creato “Schiuso”, hanno scelto l’arte come strumento per mostrarci ciò che spesso sfugge e si nasconde, ciò che è impalpabile come la nebbia eppure vivo e pulsante di energia.“Schiuso” è quindi un movimento, è un divenire che trascina, che scompone, che ricrea il mondo che ci circonda. “Schiuso” è un’immagine, è un fiore che apre i suoi petali, è una figura nebulosa che cammina per la strada. Un fascio di luce nell’oscurità di una stanza grigia. È il tratto che media la realtà, fatto di linee che si muovono, senza un inizio o una fine.Quindici giovani artisti per quindici opere interessanti.Le ombre morbide dei “Tracciati” di Alisia Cruciani, che scivolano dal disegno alla foto; i marker su lavagna bianca di Carmen Russo, autrice di “Bebè”; il “Particolare” di Claudia Attili, che emerge avvolgente dalla superficie infrangendo le dimensioni.E poi Elisa Alescio, che in “Capovolta” trasforma la realtà fisica in arte, il sensuale chiaroscuro di Federica Barbieri, autrice di “Interno, ombre e luce”.Giulia Giannerini, il cui tocco crea, come per magia, un “Arcobaleno nel letto”.Giuseppe d’Alessio, che racconta nella sua opera come sia possibile tradurre “La forma in luce” attraverso un’avvincente composizione di immagini; Emanuela Pizzolla, che con acrilico e polistirolo crea i bassorilievi dell’opera “All’attacco!!!” ricordando le vignette tipiche del fumetto.Margherita Righini è un’artista che in “Movimento” dà vita, attraverso la graffite, a una dimensione parallela a quella catturata dalla fotografia.E ancora i disegni di Martina Marin, frammenti uniti e collegati in un’opera intensa e intitolata “Ricordando”; la “Metà di cosa?” di Martina Scattaglia, che reinterpreta elementi semplici mescolati in una scultura solida e al contempo dinamica.

Annalisa Dall’Oca

SCHIUSO - 2011

ELISA ALESCIOCLAUDIA ATTILIALISIA CRUCIANIGIUSEPPE D’ALESSIOMONICA LASAGNI MARTINA MARINEMANUELA PIZZOLLAMARGHERITA RIGHINIMIRIAM TETIVIOLACARMEN RUSSOFEDERICA BARBIERISOGOL YOUSEFIAVARZAMANMARTINA SCATTAGLIAVALENTINA FERRARIGIULIA GIANNERINI

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Contributo fotografico di Lino Acconcia

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Contributo fotografico di Lino Acconcia

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