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Catalogo città metafisiche - Ministero per i Beni e le Attività … · 2020. 3. 19. · MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO EUR S.p.A. CENTRO

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CITTÀ METAFISICHEArchitetture di fondazione dall’Italia all’Oltremare nelle fotografie di Donata Pizzi

e nei documenti dell’Archivio Centrale dello Stato

2006

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALIARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

EUR S.p.A.

CENTRO INTERNAZIONALEANTINOO PER L’ARTE

REGIONE LAZIOAssessorato Cultura

Spettacolo Sport

In copertina: Pontinia (Latina). Serbatoio - A. Pappalardo - ACS, Opera Nazionale Combattenti, Progetti

Regione LazioAssessore alla Cultura, Spettacolo e SportOn.le Giulia Rodano Direttore Regionale Beni Attività Culturali, SportDott. Enzo CiarravanoDirigente Area Valorizzazione del TerritorioDott.ssa Flaminia Santarelli

Responsabile L.R. 27/01 Città di fondazioneArch.Luigi PriscoDirezione Regionale Beni Attività Culturali, SportDott. Consolato Paolo Latella

EUR S.P.A.Presidente Paolo CucciaAmministratore DelegatoMauro MiccioDirettore Comunicazione e Rapporti IstituzionaliFabio GrisantiProgetti di ComunicazionePierluigi BitonteUfficio StampaIda Viola

Fondazione La Triennale di MilanoPresidenteDavide RampelloDirettore GeneraleAndrea Cancellato Settore IniziativeRoberta SommarivaUfficio Marketing e ComunicazioneValentina BarzaghiUfficio StampaAntonella La Seta Catamancio

Camera di Commercio di RomaPresidenteAndrea Mondello

Centro Internazionale Antinoo per l’ArtePresidenteLaura Monachesi

Festival Internazionale della FotografiaZone AttiveMarco DeloguDaniela CiprianiLuca CarosellaUfficio StampaCristiana Pepe

Ufficio StampaNovella MirriMaria Bonmassar

AllestimentoSapem System

Si ringrazianoAssociazione Novecento per video LA PERLAArchivio storico T.C.I.

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Mostra fotografica di Donata Pizzi con la collaborazione di Paola ContinoMostra storico–documentaria a cura di Erminia Ciccozzi e Flavia Lorello

Progetto architettonico e allestimento a cura di Massimo Domenicucci e Franco PapaleProgetto grafico a cura di AR.CH.IT Architetti Associati

Quaderno a cura di Erminia Ciccozzi, Massimo Domenicucci, Flavia Lorello, Donata Pizzi, Franco PapaleSegreteria: Rita Di Genova, Enrico Lipartiti, Marisa Santoni, Orlando Simeone, Nicoletta Vernillo

© Donata Pizzi per le fotografie© Archivio Centrale dello Stato per i documenti

ARCHITETTURE DI FONDAZIONEARCHITETTURE DI FONDAZIONEDALLDALL’IT’ITALIAALIA ALLALL’OL’OLTREMARETREMARE

NEI DOCUMENTI DELLNEI DOCUMENTI DELL’ARCHIVIO CENTRALE DELLO ST’ARCHIVIO CENTRALE DELLO STAATTOOE NELLE FOTE NELLE FOTOGRAFIE DI DONAOGRAFIE DI DONATTAA PIZZIPIZZI

CITTÀ CITTÀ METMETAFISICHEAFISICHE

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Il termine ‘metafisica’, nell’opera diAristotele, designava semplicementequella parte delle sue trattazioni chevenivano dopo i lavori dedicati alla natu-ra. Ma per il carattere di quei lavori, lostesso termine è diventato sinonimo diuna ricerca del fondamento, dell’essen-za stessa della realtà, al di là della suaforma concreta e contingente.Questo sostantivo è stato variamenteconiugato nella storia della culturadiventando aggettivo delle più varieesperienze, sempre però caratterizzateda un tentativo di superamento del datoconcreto, materiale. La pittura metafisi-ca di Giorgio De Chirico, per esempio eper venire a un caso che ci avvicina alnostro tema, con le piazze e le torridegli anni della prima guerra mondiale,è caratterizzata da un’atmosfera forte-mente irreale e onirica, con spazi deli-mitati da architetture immaginarie larga-mente ispirate alla classicità.E questi spazi vuoti, astratti, assolutierano anche quelli che si trovarono aimmaginare, a delimitare e a riempire gliarchitetti e gli ingnegneri, alcuni diven-tati poi famosi, altri restati nell’anonima-to, delle città e dei borghi di fondazione,in Italia e nelle terre oltremare. Architettie ingegneri che negli anni trenta furonochiamati a costruire edifici pubblici,ospedali, cinema, chiese, scuole,nell’Agro Pontino, ma anche in Sicilia, inSardegna, in Puglia e così via. E furonomandati in Libia, in Eritrea, in Etiopia,nel Dodecaneso con gli stessi compiti,trovandosi sempre o quasi di fronte aspazi vergini nei quali le loro costruzionidiventavano il segno primo della manodell’uomo: un segno che doveva essere

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a un tempo classico, per la tradizione dicui era espressione, e razionale comerichiedevano i tempi.Il risultato di questo gigantesco sforzoprogettuale, espressione di un titanismopolitico che vedeva nella fondazione delnuovo un segno della propria missionestorica, ma espressione anche di unacultura nazionale che si sentiva per laprima volta priva di complessi, fu lanascita di una infinità di insediamenti edi realizzazioni architettoniche che furo-no per molti anni oggetto di rimozione eche solo di recente sono diventatioggetto di studio e di valorizzazione. Nella riscoperta e riproposizione di que-sto patrimonio della nostra cultura,l’Archivio Centrale dello Stato ha svoltoun ruolo di pioniere, riproponendolo inmolte esposizioni e pubblicazioni. Idisegni artistici e tecnici dell’E42, deitanti lavori realizzati per l’OperaNazionale Combattenti, degli architetti eingegneri che in questi ultimi vent’annihanno voluto donare i loro archivi alnostro Istituto sono stati oggetti dinumerose iniziative di valorizzazione. Nella presente mostra costituiscono labase documentaria (curata da ErminiaCiccozzi e Flavia Lorello) dell’avventurafotografica di Donata Pizzi, che conpazienza certosina, passione di pionie-re e fantasia di artista ha ripercorso,accompagnata dalla sua macchina foto-grafica, il lungo cammino delle città edei borghi di fondazione, in Italia e oltre-mare, restituendoci un sogno che faparte della nostra storia.

Aldo Giovanni RicciSovrintendente all’Archivio Centrale dello Stato

Littoria. Edificio OperaNazionale Balilla,prospetto principaleO. FrezzottiACS, Opera NazionaleCombattenti, Progetti

Littoria. Edificio OperaNazionale Balilla,campo di giuocoO. Frezzotti ACS, Opera NazionaleCombattenti, Progetti

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Torviscosa in Friuli. Il progetto illustra l’im-portante transizione al moderno dell’archi-tettura italiana negli anni trenta, nella suaconnotazione più intimistica e meno cele-brativa, supporto alle nuove programma-zioni economiche, agricole, minerarie,industriali, turistiche.Le città nuove ed i borghi di fondazione siconnotano come essenziali materializza-zioni degli innovativi parametri architetto-nici razionali che hanno la loro genesi inEuropa, in quegli anni. L’esercizio profes-sionale che le concepisce, fuori da parti-colari condizionamenti, disegna i nuoviinsediamenti ricercando la motivazionefunzionale ed un’estetica essenziale,disegnando in questo modo i modelli dicittà ideali del Novecento. Questo monitoraggio fotografico, unita-mente ai preziosi materiali storicidell’Archivio Centrale dello Stato, vuolecosì recuperare l’immagine di una storiareale ma al contempo di un’ utopia moltosofisticata e complessa che a volte con-traddice la semplicità delle forme architet-toniche. E se per Loos l’ornamento è delit-to, è tutta la rete ed il sistema delle rela-zioni e delle attività, ad imprimere all’ar-chitettura il senso della modernità. Il lavo-ro si configura nella sintesi di due momen-ti, il primo dei quali è riconducibile al biso-gno di conoscenza di questa esperienzaunica e poco conosciuta, nella sua unita-rietà . Il secondo aspetto è guidato dallaricerca estetico-espressiva dell’architettu-ra e dei suoi particolari, una valutazionesicuramente più congeniale al peso artisti-co ed alla formazione di Donata Pizzi.L’obiettivo quindi perimetra nel fotogram-ma, margina ed astrae-estrae, quell’a-spetto naturalmente evocativo che generasuggestioni metafisiche ma reali. Questetracce, sono oggi ritrovate dall’azione cri-tica della ricerca visuale, mirata tenden-zialmente e forse involontariamente agliarchetipi più significativi che hanno ispira-to il concetto di unicità delle arti, già pre-sente nelle avanguardie storiche ma pie-namente sviluppato nel corso degli annitrenta. In questa occasione forse la foto-grafia rivendica tra le arti un ruolo di sinte-si, dichiarandosi contemporaneamentedisponibile come strumento di verifica. Dopo l’itineranza internazionale, compiutagrazie anche alla Triennale di Milano, lamostra approda a Roma nella prestigiosasede dell’Archivio Centrale dello Stato.Anche solo per il prezioso contributo diconoscenza, questo lavoro rappresentaun importante risultato della legge regio-nale per le Città di fondazione, un docu-mento di storia che l’Assessore allaCultura Giulia Rodano vuole rendereaccessibile e divulgabile, base per unragionamento sui temi dell’architettura,utile per il progetto creativo e tecnico dellacontemporaneità.

Luigi PriscoDirezione Regionale Beni e Attività Culturali, Sport

Il lavoro di Donata Pizzi rappresenta unviaggio a tema ed una indagine diretta suquegli aspetti meno noti dell’architetturaitaliana degli anni trenta che generaronoin diverse regioni italiane, nei possedi-menti e nelle colonie, nuovi insediamentie città. Le Città di fondazione in Italia, oltre lenote opere laziali come le pontine, Latina,Sabaudia, Pomezia, Aprilia, Pontinia enell’area tiburtina Guidonia, si trovanonumerose in diverse regioni italiane, cittàrurali in Puglia e Sicilia, città minerarie inSardegna e Istria, centri industriali come

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All’origine di ogni mia ricerca c’è un inci-dente fortunato: in questo caso io possorisalire ad un preciso momento di qual-che anno fa, ad una provocazione spa-zio – temporale e precisamente all’ap-parizione sull’altipiano del Simien, inEtiopia di una città italiana degli anniTrenta perfettamente conservata, con-gelata nel tempo.Ero lì, in viaggio per altri motivi, maquella visione incongrua mi investivacon violenza, per la sua strana bellezza.Ero in una città razionalista, unaSabaudia rivisitata in colori africani; lostraniamento, la provocazione, stavanel ritrovare forme familiari ma desuete,in un contesto decisamente eccentrico,esotico, remoto.Decisi allora di cercare tutto quello cheera stato costruito in quegli anni dagliitaliani in quelle regioni remote, perchèla modernità di quella prima visione miaveva fatto percepire qualcosa chevaleva la pena di indagare, e la fotogra-fia mi avrebbe permesso di mantenereuna distanza critica da tutte le proble-matiche storiche ancora irrisolte. Devoa “Architettura Italiana d’Oltremare1870-1940”, di Giuliano Gresleri,Piergiorgio Massaretti e StefanoCagnoni, tutto il riconoscimento per unaricerca senza la quale mi sarei smarrita.

Attraverso i documenti d’archivio, lefotografie del tempo da loro ritrovatinumerosi anche tra i fondi dell’ArchivioCentrale dello Stato ho trovato ispirazio-ne per il mio percorso.In queste mie fotografie vedete princi-palmente il lavoro di architetti giovanis-simi e misconosciuti, ai quali fu offertauna occasione formidabile, cioè quelladi progettare e costruire città nuove.Questa incombenza sembrava margi-nale, e per questa ragione essi ebberolibertà impensabili per gli architetti diregime.Le città nuove nascevano già con unadestinazione economica, erano proget-tate a misura di chi le avrebbe abitate,contadini, militari, minatori. Utilizzandomateriali locali, furono tutte costruite inpochissimo tempo, e in alcuni casi maiabitate, per il sopraggiungere dellaguerra.Forse anche questo ha contribuito arenderle metafisiche: un destinoimprovvisamente interrotto.La mia ricerca documenta un aspettoper molti versi contrario/alternativoall’architettura italiana degli anni Trenta.La retorica dell’architettura fascista miha sempre lasciata indifferente: maqueste città di fondazione mi hannoinvece immediatamente sorpresa per le

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ragioni che le avevano generate,per laloro modernità ideale applicata alreale/costruito, e contemporaneamentemi ha conquistato la loro storia strug-gente.Quando ho cominciato a fotografareavevo soprattutto un’idea di documen-tazione, ma subito l’intenzione scientifi-ca, trovare e documentare tutte le cittàpossibili, era diventata un’intenzioneespressiva.Nella mia esperienza è proprio l’osses-sione, l’urgenza di scoprire tutti gli

oggetti e tutto dell’oggetto che trasfor-ma la documentazione in interpretazione. Ho scelto di fotografare in momenti diluce particolare, senza persone e possi-bilmente senza tracce di vita recente.Inizialmente, questa idea istintiva misembrava puramente estetica, per resti-tuire i luoghi nella massima leggibilità,ma mi sono più tardi resa conto che ilvuoto di cose e persone restituiva loro,in modo spettacolare il senso del tempooriginale.

Donata Pizzi

Aprilia. Chiesa parrocchialee annessiC. Petrucci, E.F. Paolini, R.Silenzi, L.M. TufaroliACS, Opera NazionaleCombattenti, Progetti

Aprilia. Chiesa parrocchiale,fonte battesimaleA. VecchiACS, Opera NazionaleCombattenti, Progetti

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Tra i vari archivi degli enti pubblici sop-pressi, l’Archivio centrale dello Statoconserva anche quello dell’ente che ful’artefice di imponenti interventi di boni-fica effettuati soprattutto nel periodocompreso tra le due guerre, con molte-plici iniziative che privilegiarono il terri-torio nazionale ma in alcuni casi ne tra-valicarono i confini per estendersi nellecolonie.Ente di diritto pubblico, l’OperaNazionale per i Combattenti fu istituitanel 1917 con d.l.lgt. 10 dicembre n.1970, nella previsione della fine dellaguerra, con lo scopo di curare il reinse-rimento dei reduci nel mondo del lavoro,nell’ambito dei progetti di riassetto eco-nomico nel settore dell’agricoltura.L’attività istituzionale ebbe inizio dal1919, dopo l’approvazione del Regola-mento legislativo per l’ordinamento e lefunzioni e la costituzione del Consigliodi amministrazione.L’Opera era retta da un presidente,l’amministrazione era affidata a un con-siglio di nove membri, il coordinamentoe la rappresentanza giuridica a un diret-tore generale. La vigilanza era esercita-ta dal Ministero del tesoro. La strutturaorganizzativa si fondò su tre sezioni cor-rispondenti alle attività istituzionali: laSezione agraria, la Sezione sociale e laSezione finanziaria. Con l’azione agraria si mirava alla costi-tuzione di un patrimonio terriero ai finidella valorizzazione e colonizzazione;con l’azione sociale si curava il reinseri-mento dei combattenti nelle attività pro-fessionali mediante la promozione dicorsi d’istruzione e di associazioni dilavoro sostenute anche sotto il profilotecnico e legale; con l’azione finanziariasi organizzavano le risorse curando iservizi di credito fondiario, di creditoagrario di miglioria e di esercizio, e dicredito personale. Il primo periodo di attività fu caratteriz-zato da iniziative di sostegno allecooperative di agricoltori ex combatten-ti coinvolti nell’occupazione delle terre,

e gestì l’applicazione del decretoVisocchi che conferiva ai prefetti lafacoltà di avvalersi delle disposizioni deld. lgt. 30 ottobre 1915 n. 1570 a favoredi associazioni agrarie e enti legalmen-te riconosciuti.Il cambiamento della situazione politicanel Paese verificatosi a partire dal 1922ebbe delle ricadute molto significativesull’ente: nel 1923 fu commissariato epassò alle dirette dipendenze dellaPresidenza del Consiglio dei ministriche nominò il nuovo presidente l’annosuccessivo. Nel 1926 fu sciolto ilConsiglio di amministrazione, l’ente funuovamente affidato a un commissariostraordinario e con r.d.l. 16 settembre1926, n. 1606, fu approvato un nuovoRegolamento legislativo per l’ordina-mento e le funzioni dell’Opera cheresterà, pur con successive modifiche,fino alla soppressione dell’ente. Fu abo-lito il Consiglio di amministrazione e isti-tuito un Consiglio consultivo: il presi-dente, designato dal Capo del governo,lo presiedeva e acquisiva inoltre tutti ipoteri di amministrazione e rappresen-tanza. L’attività dell’Opera fu definitiva-mente indirizzata nel settore della tra-sformazione fondiaria, diventando pro-tagonista della bonifica integrale.Il concetto dell’integralità dell’interventobonificatore comprendeva il riassettoidrogeologico del territorio, il risana-mento igienico-sanitario, la promozioneagricola con l’incremento delle colture econ gli insediamenti stabili di popolazio-ne che garantivano una maggiore pro-duttività grazie alla manodopera co-stante.La bonifica idraulica ridisegnava il terri-torio risanato con gli impianti idrovori, ilreticolo delle canalizzazioni e delle stra-de poderali e interpoderali. Il podere,dimensionato in base alla produttività,costituiva l’elemento base dell’insedia-mento umano. Le case coloniche, i cen-tri aziendali, i borghi rurali e le cittànuove completavano la bonifica chepoteva a ragione considerarsi integrale.

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Pontinia. ComuneA. Pappalardo, O. FrezzottiACS, Opera Nazionale Combattenti, Progetti

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In seguito all’incremento del patrimoniofondiario e per svolgere i compiti sem-pre più importanti affidati all’Opera, nel1931 la Sezione agraria fu potenziata inServizio agrario e bonifiche e poi nel1933 furono creati due servizi distinti: ilServizio agrario e il Servizio bonifiche. Ilprimo si occupava delle aziende agrariesotto il profilo tecnico-colturale, il secon-do provvedeva ai progetti delle opere dibonifica e alla direzione dei lavori, com-presi quelli assunti in appalto. Gli orga-ni periferici erano le Direzioni di aziendae le Direzioni dei lavori. La documentazione che rappresenta latestimonianza dell’attività svolta da que-sti uffici costituisce una fonte primariaper la ricerca su tutto quanto attiene allastoria della bonifica, dell’architettura edell’urbanistica.Le carte della Serie Progetti sono il pro-dotto dell’attività progettuale svolta ini-zialmente dall’Ufficio tecnico dell’ente.L’ufficio fu creato nell’ambito dellaSezione agraria in base al regolamentodel 1919 e aveva il compito “di studio,redazione e direzione di tutti i lavori dibonifica idraulica” nonché di tutti i lavoridi trasformazione fondiaria che il diretto-re della Sezione agraria, sulla base del-l’importanza e dei costi, avrebbe ritenu-to opportuno affidargli. Trasformato inServizio bonifiche in seguito al progres-sivo allargamento delle competenzesulle opere di bonifica integrale per laparte attinente all’ingegneria, conservòtutte le sue funzioni e assunse la defini-tiva denominazione di Servizio ingegne-ria dal 1945.I progetti venivano elaborati dai tecnicidell’ente e solo per quelli delle città pon-tine furono banditi concorsi pubblici.Durante più di sessant’anni di attivitàfurono redatti circa millecento progettiriguardanti 51aree di intervento. Traquesti si trovano quelli della bonificadelle Paludi Pontine, iniziata con il r.d.28 agosto 1931 che trasferì al patrimo-nio dell’Opera nazionale circa 18.000ettari di terreno proveniente in granparte dall’Istituto fondi rustici. In questocomprensorio l’ente compì un forteintervento di pianificazione territorialecon la progettazione e la realizzazionedi un complesso di opere comprenden-te quasi tremila poderi, quattordiciaziende agrarie, tredici borgate rurali,

cinque città: Littoria, Sabaudia,Pontinia, Aprilia e Pomezia.Altri numerosi borghi di varia tipologiafurono costruiti in diversi comprensori,come ad esempio Borgo Vittoria in AltoAdige, Borgo Appio e Borgo Domizio nelVolturno, Segezia, Incoronata, BorgoCervaro, Ginosa Marina e Posta Varanella Puglia.Con il periodo bellico e con le problema-tiche del dopoguerra si chiuse per l’entela fase delle grandi opere. Nell’ambitodella politica agraria avviata dall’Am-ministrazione repubblicana e con lacreazione di nuovi organismi a carattereregionale, lo spazio operativo dell’entesi restrinse progressivamente.Considerando esaurita la sua funzioneistitutiva, l’Opera NazionaleCombattenti fu sciolta con d.p.r. 24luglio 1977 n. 616. Il decreto fu conver-tito nella legge 21 ottobre 1978 n. 641,con la quale fu anche deciso il 31 marzo1979 come termine ultimo per il trasferi-mento alle Regioni dei beni e del perso-nale dell’ente. Il compito della liquidazione, trattandosidi un ente di diritto pubblico, soggettoalla vigilanza dello Stato e interessantela finanza pubblica, fu assunto dal mini-stero del tesoro in base alla legge 4dicembre 1956 n. 1404. L’ufficio prepo-sto alle operazioni di liquidazione,l’Ispettorato generale per gli affari e perla gestione del patrimonio degli entidisciolti, ha versato all’Archivio centraledello Stato la documentazione di inte-resse storico non utile alle attività dicompetenza. Il materiale documentarioattualmente conservato è pervenuto inversamenti successivi a partire dal 1984.

Erminia Ciccozzi

Pontinia. ChiesaA. Pappalardo, O. FrezzottiACS, Opera NazionaleCombattenti, Progetti

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Sabaudia. Palazzo del comuneG. Cancellotti, L. Piccinato, L. Scalpelli, E. MontuoriACS, Opera Nazionale Combattenti – Progetti

Pomezia. Casa d’abitazione accanto alla chiesa C. Petrucci, E. F. Paolini, R. Silenzi, L.M. TufaroliACS, Opera Nazionale Combattenti, Progetti

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Segezia. Chiesa parrocchialeC. PetrucciACS, Opera Nazionale Combattenti, Progetti

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Borgo Cervaro. Chiesa parrocchialeV. ChiariACS, Opera Nazionale Combattenti, Progetti

Borgo Incoronata. Palazzo comunaleG. Calza BiniACS, Opera Nazionale Combattenti, Progetti

Borgo Incoronata (Foggia). Casa del fascioG. Calza BiniACS, Opera Nazionale Combattenti, Progetti

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Adis Abeba (Etiopia). Piano regolatoreG. Bosio ACS, Fondo Rodolfo Graziani

Harar (Etiopia). Viale principaleP. Marconi, G,. Ulrich, G. BosioACS, Archivio Plinio Marconi

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Gimma (Etiopia).Piano regolatoreG. Bosio ACS, Ministerodell’Africa italiana

Gimma (Etiopia).Piano regolatoreG. Bosio ACS, Ministerodell’Africa italiana

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Gimma (Etiopia). Piano reShaat (Libia).Albergo degli scavi di Cirene,A. Limongelli ACS, Fondo Rodolfo Graziani

Bengasi (Libia) TeatroM. Piacentini ACS, Fondo Rodolfo Graziani

Barce (Libia) ACS, Fondo Rodolfo Graziani