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Cecelia Ahern Il dono

Cecelia Ahern - Il Dono

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  • Cecelia Ahern

    Il dono

  • 1. Un esercito di segreti

    Se una mattina di Natale, sul presto, vi trovaste a passeggiare in uno di quei quartieri residenziali dove le villette assomigliano a colorati dolci natalizi, non potreste fare a meno di paragonare le facciate delle case alle sgargianti confezioni che avvolgono i doni sotto lalbero. Entrambe racchiudono dei segreti. La tentazione di curiosare dentro un pacchetto la stessa che spinge a sbirciare dalla fessura di una tenda per cogliere limmagine di una famiglia occupata nei primi festosi preparativi e catturare cos un istante prezioso al riparo da sguardi indiscreti. Perch nel silenzio tranquillizzante e misterioso che si ripete ogni anno quella mattina, le case sono come soldatini schierati, petto in fuori e pancia in dentro, fiere e decise a proteggere ci che contengono. La mattina di Natale le case sono scrigni di verit nascoste. La ghirlanda appesa a una porta somiglia a un dito posato

    sulla bocca, le veneziane sono palpebre chiuse. Poi, in un momento imprecisato, da dietro le tende tirate emerge un bagliore soffuso, un timido segnale che qualcosa sta accadendo. Come le stelle che appaiono a una a una nel cielo notturno, o le minuscole scaglie doro catturate dal setaccio, dietro le finestre le luci si accendono nella penombra dellalba. Mentre il cielo si riempie di stelle, stanza dopo stanza, casa dopo casa, la strada inizia a svegliarsi. Sulla mattina di Natale aleggia una quiete assoluta. Le vie deserte non incutono timore. Al contrario, ci si sente

    al sicuro e, nonostante la stagione fredda, c calore. Per ragioni diverse, ogni famiglia sceglie di trascorrere la

    giornata a casa. Allinterno c un mondo di colori vivaci e frenetici, un delirio di carta da regalo strappata e nastri variopinti. Laria si riempie di musiche natalizie, di festose fragranze di cannella e spezie e di tutto ci che rallegra il cuore. Grida di gioia, abbracci e ringraziamenti esplodono come stelle filanti. Il Natale va trascorso a casa; in giro non c

  • nemmeno un peccatore, perch perfino loro hanno un tetto sopra la testa. Soltanto quelli che lasciano una casa per raggiungerne

    unaltra animano le strade. Parcheggiano e scaricano i regali. Gli auguri filtrano nellaria fredda dalle porte aperte, allettanti anticipazioni di ci che accade allinterno. E poi, proprio quando state per immergervi in

    quellatmosfera e accoglierne linvito, pronti a varcare la soglia, perfetti estranei ma comunque benaccetti, la porta dingresso si richiude intrappolando dentro il resto della giornata, come a ricordarvi che quel momento non vi appartiene. Nel quartiere di case giocattolo di questa storia, unanima

    vaga per le strade. Unanima che non scorge la bellezza celata nel segreto mondo domestico. Unanima che combatte una guerra, decisa a slegare il nastro e a strappare la carta che avvolgono labitazione al civico ventiquattro. Non ha alcuna importanza conoscere le attivit in cui sono

    impegnate le persone al suo interno ma, se proprio lo volete sapere, un bimbo di dieci mesi si sta avvicinando confuso al grande oggetto verde che si accende e si spegne nellangolo della stanza: vuole afferrare un lucido gingillo rosso che riflette comicamente una manina grassottella e una boccuccia sdentata. Una bambina di due anni rotola sul pavimento avvolta in un foglio di carta da regalo, immersa in quello scintillio come un ippopotamo nel fango. L accanto, lui sta allacciando un nuovo collier di diamanti al collo di lei che, a bocca aperta, si porta una mano al petto e scuote il capo incredula, come ha visto fare alle attrici dei film in bianco e nero. Nulla di tutto questo conta per la nostra storia. Per ha un

    grande significato per la persona che si trova nel giardino del civico ventiquattro e che tiene gli occhi puntati sulle tende tirate del soggiorno. Ha quattordici anni e un pugnale nel cuore; non vede ci che accade tra quelle mura, ma la sua fantasia stata ben nutrita dai pianti materni e riesce quindi a immaginarlo. Il ragazzo alza le braccia sopra la testa, le piega e, con tutta

    la forza che ha, scaglia loggetto che tiene in mano.

  • Poi indietreggia per godersi con gioia amara lo spettacolo dei sette chili di tacchino congelato che sfondano la finestra del soggiorno del civico ventiquattro. Ancora una volta le tende tirate costituiscono una barriera e

    rallentano la caduta del volatile che, senza pi vita, non riesce comunque a fermarsi e si schianta con tutte le frattaglie sul parquet, dove scivola, roteando, verso la destinazione finale: lalbero di Natale. quello il suo regalo. Le persone, come le case, hanno dei segreti. A volte sono i

    segreti a vivere dentro le persone, altre volte accade il contrario. Sono le persone a tenersi i segreti stretti tra le braccia, trattenendo con la lingua la verit. Ma dopo un po la verit ha la meglio ed emerge. Si dibatte e

    si contorce, cresce finch la lingua gonfia non riesce pi ad avvolgerla e non pu fare altro che sputarla fuori e scagliarla sul mondo. La verit e il tempo lavorano sempre fianco a fianco. Questa storia parla di persone, di segreti e di tempo. Persone che nascondono segreti e, proprio come i pacchetti,

    si ricoprono di strati fino a quando non incontrano qualcuno in grado di metterle a nudo e guardarle dentro. A volte necessario donarsi a qualcuno per capire se stessi. A volte necessario scartare le cose per coglierne lessenza. Questa la storia di una persona alla scoperta di se stessa.

    Una persona che viene messa a nudo e rivela la propria essenza agli altri, che le si rivelano a loro volta. Appena in tempo.

    2. Una mattina di mezzi sorrisi

    Il sergente Raphael OReilly si muoveva con lentezza e metodo nellangusta cucina riservata al personale del commissariato di Howth, mentre continuava a riflettere sulle rivelazioni di quella mattinata. Lo chiamavano Raphie (pronunciato Reifi),aveva cinquantanove anni e gliene mancava uno alla pensione. Non aveva mai creduto che avrebbe atteso quel giorno con ansia, ma gli eventi di quellinizio giornata lo avevano afferrato per le spalle,

  • capovolto come una houle de neige e costretto a guardare tutti i suoi pregiudizi infrangersi al suolo. A ogni passo sentiva scricchiolare sotto gli stivali le sue

    certezze, un tempo solide e inamovibili. Di tutte le mattine vissute in quarantanni di servizio, quella era stata davvero una delle pi incredibili. Vers in una tazza due cucchiaini colmi di caff solubile. La tazza, a forma di autopattuglia del dipartimento di polizia

    di New York, glielaveva portata per Natale dalla Grande Mela uno dei ragazzi del commissariato. Fingeva di considerarla di cattivo gusto, ma in realt la trovava confortante. Quella mattina, stringendola tra le mani durante la rivelazione di Kris Kringle, era tornato indietro nel tempo di oltre cinquantanni, fino al Natale in cui aveva ricevuto dai suoi genitori una macchinina giocattolo. Teneva moltissimo a quel regalo, ma una volta se lera dimenticato fuori in una notte di pioggia e la ruggine aveva causato tanti danni che gli agenti, dentro, erano stati costretti a chiedere il pensionamento anticipato. Ora avrebbe voluto far scivolare la tazza sul ripiano della cucina imitando il rumore della sirena e, sempre che qualcuno non lo stesse osservando, mandarla a schiantarsi contro la confezione dello zucchero, che si sarebbe rovesciata sullauto. Invece, diede una rapida occhiata intorno e aggiunse mezzo

    cucchiaino di zucchero. Poi prese coraggio, cerc di camuffare con un colpo di tosse lo scricchiolio dei granelli, infil di nuovo il cucchiaino nella confezione e, con un rapido gesto, se ne vers unaltra bella dose. Fece per prenderne una terza. Metta gi larma, signore gli intim una voce di donna

    proveniente dalla porta. Spaventato da quellimprovvisa presenza, Raphie sussult,

    rovesciando il contenuto del cucchiaino sul ripiano, mentre la tazza tamponava la confezione di zucchero. Bisognava chiamare i rinforzi. Ti ho beccato con le mani nel sacco, Raphie. La sua collega

    Jessica lo raggiunse e gli strapp il cucchiaino di mano. Prese dalla credenza una tazza decorata con Jessica Rabbit,

    regalo di Kris Kringle, e la fece slittare sul piano della cucina.

  • Il voluttuoso seno di porcellana di Jessica sfior la tazza a forma di auto di Raphie e il ragazzino dentro di lui pens che gli agenti nella volante avrebbero proprio apprezzato. Ne voglio un po anchio disse lei, distogliendolo da una

    fantasia in cui i suoi uomini giocavano a batti batti le manine con Jessica Rabbit. Per favore la corresse Raphie. Per favore ripet lei alzando gli occhi al cielo. Jessica era una nuova recluta. Era arrivata al

    commissariato da appena sei mesi e Raphie le era gi molto affezionato. Aveva un debole per quella ventiseienne bionda e atletica di

    un metro e sessantadue, sempre volenterosa e capace, qualunque compito le fosse assegnato. Sentiva inoltre che aveva portato in quellufficio popolato di

    soli uomini unenergia femminile assolutamente necessaria. Molti dei suoi colleghi erano daccordo, sebbene non per le stesse ragioni. Raphie la vedeva come la figlia che non aveva mai avuto. O che aveva perso. Scacci dalla mente quel pensiero e la guard pulire il ripiano dallo zucchero versato. Nonostante la sua energia, gli occhi della ragazza, a

    mandorla e di un castano cos scuro da sembrare neri, nascondevano qualcosa. Come se fossero stati coperti di recente da uno strato di terra: presto le erbacce, o quello che stava marcendo l sotto, sarebbero spuntate. Ma Raphie non ambiva a svelarne il mistero, malgrado

    sapesse che proprio quella era la molla che la spingeva a tuffarsi in tutte le situazioni anomale che quasi ogni persona di buon senso avrebbe evitato. Non credo che mezzo cucchiaino mi ammazzer aggiunse

    irritato dopo aver assaggiato il caff, sapendo che con pi zucchero sarebbe stato perfetto. Se con linseguimento di quella Porsche, la settimana scorsa,

    ci sei andato vicino, mezzo cucchiaino ti uccider di sicuro. Stai cercando di farti venire un altro infarto? Raphie arross. stato un soffio al cuore, Jessica, niente di pi. E abbassa la voce, per favore sibil. Dovresti stare a riposo aggiunse lei in tono pacato.

  • Il medico mi ha detto che sono perfettamente a posto. Allora quel medico dovrebbe farsi vedere da uno strizzacervelli. Perch tu non sei mai stato perfettamente a posto. Mi conosci soltanto da sei mesi brontol lui, porgendole la tazza. Sono stati i pi lunghi della mia vita ribatt la giovane

    donna in tono scherzoso. Va bene, dai, mettiamoci questo aggiunse, sentendosi in colpa e versando nel caff di Raphie un cucchiaino di zucchero integrale. Pane integrale, riso integrale, tutto integrale. Una volta la

    mia vita era pi varia. Scommetto che una volta riuscivi anche a vederti i piedi, quando guardavi a terra disse lei, senza pensarci due volte. Per sciogliere lo zucchero, la ragazza gir il cucchiaino cos

    in fretta che al centro si form un vortice di liquido. Raphie lo osserv e si domand dove sarebbe finito se ci si

    fosse tuffato dentro. Se bevi questo caff e muori, non colpa mia dichiar

    Jessica, porgendogli la tazza. In quel caso il mio spirito ti perseguiter fino alla fine dei

    tuoi giorni. Jessica fece un sorriso che non arriv agli occhi e si perse da qualche parte tra le labbra e lattaccatura del naso. Raphie torn a guardare il vortice nella tazza: cominciava a

    rallentare, mentre il vapore del caff svaniva rapidamente e, con esso, la sua occasione di essere catapultato in un altro mondo. S, era stata una mattina incredibile. Certo non una mattina di sorrisi. O magari s. Di mezzi sorrisi, forse. Non riusciva a decidersi. Porse a Jessica un caff fumante, nero e senza zucchero,

    proprio come piaceva a lei, e si appoggiarono ai lati opposti del piano della cucina, soffiando su quel liquido caldo con i piedi per terra e la testa tra le nuvole. Osserv Jessica che, le mani strette attorno alla tazza, ne

    fissava attentamente il contenuto come se fosse una sfera di cristallo. Magari lo fosse stata davvero! Avrebbero potuto scrutare nel futuro e impedire tante delle

    cose cui erano costretti ad assistere. Le guance di lei erano pallide e il lieve cerchio rosso intorno agli occhi era lunico segno rivelatore delle ore trascorse.

  • Che mattinata, eh? Gli occhi scuri di Jessica luccicarono, ma poi lemozione si blocc e lei si irrigid. Si limit ad annuire e butt gi il caff, cercando di mascherare una smorfia. Raphie si accorse del tentativo e ne dedusse che era ancora

    troppo bollente, eppure lei ne bevve un altro sorso, quasi per sfida. Non si arrendeva mai, nemmeno al caff. Il mio primo giorno di Natale in servizio lho passato

    giocando a scacchi con il sergente. Jessica finalmente parl. Beato te. Gi annu lui,

    ricordando. Anche se allora la pensavo diversamente. Non vedevo lora di entrare in azione. Quarantanni dopo aveva ottenuto ci che voleva, eppure adesso avrebbe preferito restituire il tutto. Rimandare il regalo al mittente. Farsi rimborsare il tempo. E hai vinto? Raphie si risvegli dai propri pensieri. Che

    cosa? La partita a scacchi. No rispose ridacchiando. Ho lasciato vincere il sergente. Jessica arricci il naso. Io non ti lascerei vincere. Non ho dubbi. Immaginando che il caff avesse ormai raggiunto la temperatura giusta, Raphie ne bevve un sorso. Dun tratto si afferr la gola e prese a tossire e a sputacchiare, fin gendo di soffocare, ma immediatamente cap che, nonostante i suoi sforzi, lumore della giovane recluta restava a terra: unalzata di sopracciglio fu lunica reazione che ottenne. Raphie fece una risatina e poi torn il silenzio. Andr tutto bene la rassicur. Lei annu come se gi lo sapesse e ribatt seccamente: S.

    Hai intenzione di chiamare Mary?. Le telefono subito. con sua sorella. Una bugia bianca per

    un bianco Natale. E tu chiamerai qualcuno? Lei annu senza guardarlo, senza concedere altro. Come sempre, del resto. Glielo glielo hai detto? No. No.

    Lo farai? Raphie fiss lo sguardo nel vuoto. Non lo so. E tu, lo dirai a qualcuno? Lei si strinse nelle spalle con la solita espressione indecifrabile. Poi indic la stanza degli interrogatori in fondo al corridoio.

    Il ragazzo del tacchino sta ancora aspettando. Raphie sospir. Che spreco disse, senza chiarire se si riferiva alla vita del ragazzo o al proprio tempo. A lui servirebbe saperlo.

  • Jessica fece una pausa, poi bevve un altro sorso e lo osserv da sopra il bordo della tazza con quei suoi occhi a mandorla. Quando parl, la sua voce era salda come la fede dentro un convento, ferma e libera da ogni dubbio, e Raphie non si sogn nemmeno di mettere in discussione le sue parole. Diglielo gli intim. Pu darsi che non lo racconteremo a

    nessuno in vita nostra. Diciamolo almeno a lui.

    3. Il ragazzo del tacchino

    Raphie entr nella stanza degli interrogatori come se stesse varcando la soglia del soggiorno di casa sua ben deciso a passare il resto della giornata sul divano con i piedi per aria. Non aveva nulla di minaccioso. Un metro e ottantotto di uomo il cui corpo non riusciva a riempire tutto lo spazio che, di fatto, avrebbe dovuto occupare. Come al solito, la testa era china segno che stava riflettendo e le sopracciglia ad angolo coprivano gli occhi piccoli e rotondi. La parte alta della schiena era leggermente curva, quasi fosse un guscio in cui potersi rifugiare. Sulla pancia aveva un altro guscio pi grosso. In una mano teneva un bicchiere di polistirolo e nellaltra la sua tazza del dipartimento di polizia di New York con il caff bevuto a met. Il ragazzo del tacchino lanci unocchiata alla tazza. Bella idea Del cavolo. Come quella di lanciare un tacchino

    contro una finestra. Il ragazzo fece una smorfia e cominci a mordicchiare il cordoncino che spuntava dal cappuccio della sua felpa. Perch lhai fatto? Perch mio padre un coglione.

    Lavevo capito che non era un regalo di Natale per il Padre dellanno. Ma perch il tacchino? Il ragazzo si strinse nelle spalle. Mia madre mi aveva detto di toglierlo dal congelatore rispose, a mo di spiegazione. E come ci arrivato dal congelatore al pavimento di tuo

    padre? Ce lho portato io. Tragitto aereo finale a parte, chiaramente precis con un sorriso compiaciuto.

  • Quando avevate intenzione di mangiarlo? Alle tre. Si, ma di che giorno? Ci vogliono almeno ventiquattrore per scongelare un tacchino di due chili. Il tuo ne pesava quasi sette. Per mangiarlo oggi, avreste dovuto toglierlo dal congelatore tre giorni fa. Sar, Ratatouille. Guard Raphie come se fosse pazzo. Se gli avessi fatto un ripieno di banane sarei meno nei casini? Te lo chiedo perch se lavessi tolto dal congelatore al momento giusto, non sarebbe stato abbastanza duro da sfondare una finestra. Una giuria potrebbe interpretare la cosa come premeditazione. E in ogni caso no, il tacchino con le banane fa schifo. Non lho premeditato! protest con una voce stridula che rivelava la sua et. Raphie bevve il caff e osserv ladolescente seduto di fronte

    a lui. Il ragazzino abbass gli occhi sul bicchiere che aveva davanti e

    arricci il naso. Non bevo caff. Okay. Raphie prese il bicchiere e ne vers il contenuto nella propria tazza. ancora caldo. Grazie. Allora, raccontami di stamattina, A che stavi pensando, figliolo? A meno che tu non sia quel ciccione bastardo a cui ho lanciato il tacchino, non sono affatto il tuo figliolo. Che cos, una seduta di terapia o un interrogatorio? Sono accusato di qualcosa o no? Stiamo aspettando di

    sapere se tuo padre intende sporgere denuncia. Non lo far. Alz gli occhi al cielo. Non pu. Non ho ancora sedici anni. Per cui lasciami andare via

    adesso, cos non sprechi il tuo tempo. Me ne hai gi fatto sprecare un bel po. Oggi Natale. Non credo che qui ci sia granch da fare. Lanci unocchiata alla pancia di Raphie. A parte mangiare ciambelle. Potrei sorprenderti. Mettimi alla prova. Stamattina un ragazzino idiota ha scagliato un tacchino contro una finestra. Ladolescente lanci unocchiata esasperata allorologio che ticchettava sulla parete. Dove sono i miei? Stanno ripulendo il pavimento. Quelli non sono i miei genitori ribatt stizzito. O, almeno, lei non mia madre. Se viene a prendermi anche lei, non mi muovo di qui. Ah, dubito fortemente che ti porteranno a casa con loro. Raphie infil una mano in tasca e ne tir fuori una caramella al cioccolato. La scart lentamente e linvolucro produsse un fruscio nella

  • stanza silenziosa. Hai mai notato che nel barattolo rimangono sempre quelle alla fragola? Sorrise e se la infil in bocca. Scommetto che, quando ci sei tu nei paraggi, nel barattolo

    non rimane niente. Tuo padre e la sua compagna Che, per la cronaca lo interruppe il ragazzo avvicinandosi al registratore, una puttana. Potrebbero sporgere denuncia. Pap non lo farebbe mai. Deglut, gli occhi gonfi di frustrazione. Ci sta pensando. No, non vero replic il ragazzo con voce

    lamentosa. Se cos perch lo sta spingendo quella stronza. pi probabile che lo faccia perch ora gli nevica in soggiorno. Nevica? Sul suo viso si dipinse unespressione infantile, gli occhi spalancati e speranzosi. Raphie si rigir la caramella in bocca. Alcuni le mordono,

    ma io preferisco succhiarle. Allora succhia qui disse il ragazzo afferrandosi il cavallo dei pantaloni. Chiedilo al tuo fidanzato. Io non sono gay sbott in tono

    offeso, dopodich si sporse in avanti e il suo lato infantile torn a fare capolino. Allora sta nevicando? Fammi vedere, dai. Do solo unocchiata fuori della finestra. Raphie ingoi la caramella e appoggi i gomiti sul tavolo. Il suo tono era deciso. Le schegge della finestra sono finite

    addosso al bambino, che ha dieci mesi. E allora? ringhi il ragazzo, appoggiandosi allo schienale della sedia. Ma aveva laria preoccupata, e inizi a strapparsi una pellicina attorno a ununghia. Era vicino allalbero di Natale, dove atterrato il tacchino.

    Per fortuna non si fatto niente. Il bambino, voglio dire. Il tacchino invece ha riportato gravi lesioni. Non credo che ce la far. Il ragazzo sembrava sollevato e

    insieme confuso. Quando viene a prendermi mia mamma? Sta arrivando.

    La tizia con le tettone disse avvicinandosi al petto le mani a coppa mi ha detto la stessa cosa due ore fa. A proposito, perch aveva quella faccia? Avete avuto una lite

    tra innamorati? Il modo in cui si era riferito a Jessica irrit Raphie, che per mantenne la calma. Non ne valeva la pena. E forse non valeva la pena nemmeno di condividere quella storia con lui.

  • Pu darsi che tua madre guidi molto piano. Le strade sono scivolose. Il ragazzo ci pens su e sembr preoccuparsi. Ricominci a strappare la pellicina. Quel tacchino era troppo grosso aggiunse dopo una lunga

    pausa. Continuava a stringere e allentare i pugni. Ne aveva comprato uno uguale a quando lui abitava con noi. Credeva che sarebbe tornato. Vuoi dire che tua madre credeva che tuo padre sarebbe tornato disse Raphie, pi in tono di conferma che di domanda. Il ragazzo annu. Quando lho tirato fuori dal congelatore,

    non ci ho visto pi. Era cos grosso. Silenzio. Non pensavo che avrebbe rotto il vetro aggiunse sottovoce,

    distogliendo lo sguardo. Chi si immaginava che un tacchino potesse spaccare una finestra? Il ragazzo aveva unespressione talmente disperata che, nonostante la seriet della situazione, Raphie dovette trattenersi dal sorridere della sua sfortuna. Volevo solo spaventarli. Sapevo che erano tutti l dentro a

    giocare alla famiglia felice. Be, adesso decisamente non pi. Il ragazzo tacque. Ora sembrava meno soddisfatto di quando Raphie era entrato nella stanza. Un tacchino di sette chili piuttosto abbondante per tre

    persone. S, be, mio padre un ciccione bastardo. Che ci posso fare? Raphie decise che stava sprecando tempo, Seccato, fece per andarsene. I parenti di pap pranzavano con noi ogni Natale si arrese il

    ragazzo, alzando la voce nel tentativo di far rimanere Raphie. Ma pure questanno hanno deciso di non venire. Quel tacchino era cos maledettamente grosso solo per noi due ripet, scuotendo la testa. Abbandon laria spavalda e cambi tono. Quando arriva mia mamma? Raphie si strinse nelle spalle. Non lo so. Forse quando avrai imparato la lezione. Ma oggi Natale. Ogni giorno buono per imparare una lezione. Le lezioni sono per i bambini. Raphie sorrise. Che c? domand il ragazzo sulla difensiva. Io oggi ne ho imparata una. Ah, dimenticavo, le lezioni

    sono anche per i ritardati mentali. Raphie si avvi verso la porta.

  • E allora, che lezione hai imparato? si affrett a chiedergli il ragazzo, e dalla sua voce Raphie cap che non voleva restare solo. Si ferm e si volt, triste in viso e nel cuore. Devessere stata una lezione di merda. Scoprirai che

    quasi sempre cos. Il ragazzo era stravaccato sopra il tavolo, la felpa con il cappuccio era slacciata e gli scendeva su una spalla, le piccole orecchie rosa spuntavano dai capelli unti che ricadevano sulle spalle, le guance erano coperte di foruncoli infiammati e gli occhi brillavano di un azzurro cristallino. Era solo un bambino. Raphie sospir. A raccontare quella storia rischiava il

    prepensionamento. Prese la sedia e si sedette. Per la cronaca disse, sei stato tu a chiedermelo. Linizio della storia

    4. Il guardascarpe

    Lou Suffern faceva sempre due cose allo stesso tempo. Quando dormiva, sognava. Tra un sogno e laltro

    ripercorreva gli eventi della giornata e intanto programmava quelli dellindomani: quindi alle sei, quando suonava la sveglia, si sentiva ben poco riposato. Mentre faceva la doccia, ripassava mentalmente le presentazioni e a volte allungava una mano fuori della tenda per rispondere alle e-mail sul Black-Berry. Mentre faceva colazione, leggeva il giornale, e mentre la figlia di cinque anni gli raccontava delle storielle sconclusionate, ascoltava il notiziario del mattino. Mentre il suo bambino di tredici mesi gli mostrava che cosa aveva imparato di nuovo, il viso di Lou assumeva unespressione interessata e intanto il suo cervello si arrovellava per capire come mai provasse esattamente il contrario. Mentre salutava la moglie con un bacio, pensava a unaltra donna. Ogni azione, movimento, appuntamento, impegno o pensiero si

    sovrapponeva a un altro. Il viaggio in macchina verso lufficio era anche una conference cali in vivavoce.

  • Le colazioni diventavano pranzi, i pranzi aperitivi serali, gli aperitivi cene, le cene drink e i drink.. be, dipendeva dalla fortuna. Nelle notti fortunate in cui godeva della compagnia di unaltra donna, in qualunque casa, appartamento o camera dalbergo finisse, convinceva chi non avrebbe condiviso il suo entusiasmo, e cio sua moglie, di trovarsi altrove. Per lei era in riunione, in aeroporto, sepolto da pratiche di lavoro o imbottigliato nel traffico esasperante del Natale. Due posti allo stesso tempo, come per magia. Tutti i suoi impegni si accavallavano, era costantemente in

    movimento, doveva sempre essere altrove e avrebbe tanto voluto, grazie a un intervento divino, essere ubiquo. Passava con chiunque il minor tempo possibile e poi se ne andava dando la sensazione che fosse stato pi che sufficiente. Non era un ritardatario, anzi era preciso e sempre in orario. Sul lavoro era un maestro di puntualit, ma nella vita privata era un orologio da taschino rotto. Si dava un gran daffare per raggiungere la perfezione e possedeva unenergia illimitata nellinseguire il successo. Tuttavia, lansia di soddisfare la sua lunga lista di desideri e lambizione di arrivare sempre pi in alto lo spingevano a calpestare le persone per lui importanti. Nella sua agenda non cera posto per coloro che, se ne avessero avuto loccasione, lavrebbero reso molto pi felice di qualsiasi affare. Un marted mattina particolarmente freddo, nella zona in

    costruzione del porto di Dublino, le scarpe di pelle nera di Lou, lucidate alla perfezione, attraversarono sicure il campo visivo di un uomo. Luomo osserv le scarpe che gli passavano davanti, come aveva fatto il giorno prima e come probabilmente avrebbe fatto anche lindomani. Non cera un piede migliore dellaltro, erano entrambi capaci. Ciascun passo aveva la stessa lunghezza e rivelava una precisa alternanza tacco-punta; il piede in avanti prima poggiava il tallone e poi spingeva sullalluce, flettendosi allaltezza della caviglia. Un movimento sempre perfetto. Un suono ritmico ogni volta

    che le suole toccavano il marciapiede. Non piombavano gi facendo tremare il terreno, come quelle di altri decapitati che gli sfrecciavano davanti a quellora, con la testa ancora sul cuscino nonostante il corpo fosse fuori allaria aperta. No,

  • quelle scarpe producevano un picchiettio invadente e sgradevole come le gocce di pioggia sul tetto di una serra, mentre lorlo dei pantaloni svolazzava nella brezza lieve simile a una bandierina della diciottesima buca. Luomo quasi si immaginava che al passaggio del

    proprietario di quel paio di scarpe le lastre di cemento si sarebbero illuminate e che lo sconosciuto avrebbe improvvisato un tip-tap in onore della fantastica giornata che lo aspettava. E, parlando di giornate fantastiche, per luomo seduto sul marciapiede quella lo sarebbe stata di certo. In genere quel paio di lustre scarpe nere sotto limpeccabile

    completo nero gli fluttuavano elegantemente davanti, attraversavano la porta girevole, entravano nellimponente ingresso di marmo del modernissimo edificio in vetro e venivano inghiottite dal riflesso delle banchine per poi sfrecciare in alto nel cielo di Dublino. Invece, quella mattina si fermarono davanti alluomo. Con un rumore di ghiaia, si girarono sul freddo cemento. Luomo fu costretto a sollevare lo sguardo. Tenga disse Lou, porgendogli un caff. un americano,

    spero che le piaccia. La macchina era guasta, per cui non hanno potuto fare il caffellatte. Allora se lo tenga ribatt laltro, arricciando il naso davanti al liquido bollente. Lou reag con un silenzio esterrefatto. Sto scherzando. Luomo rise di quello sguardo sbigottito e,

    temendo che la battuta non venisse apprezzata e il tizio ci ripensasse ritirando lofferta, afferr velocemente il bicchiere di polistirolo e lo strinse tra le dita intorpidite. Le sembra che mi freghi qualcosa del latte caldo? Sorrise, e sul suo viso comparve unespressione di pura estasi. Mmm. Avvicin il naso al bordo del bicchiere per sentire il profumo del caff. Chiuse gli occhi e inspir; non voleva che la vista rubasse

    qualcosa a quellaroma divino. Il bicchiere era cos bollente, o forse le sue mani erano cos intirizzite, che si sent bruciare le dita, mentre nel suo corpo si diffondevano raggi di calore e brividi. Non si era reso conto di quanto sentisse freddo fino a quando non era stato pervaso da quel calore. La ringrazio molto. Non c di che. Ho sentito alla radio che oggi sar il giorno pi freddo dellanno. A riprova di quellaffermazione

  • batt sul marciapiede le scarpe lustre e strofin luno contro laltro i guanti di pelle. Be, c da crederci. Fa un freddo da gelare le palle. Per questo mi aiuter. Luomo soffi leggermente sulla

    bevanda, preparandosi a gustare il primo sorso. Non zuccherato disse Lou in tono di scuse. Ah, be, allora. Fingendosi esasperato, luomo allontan di

    scatto la tazza dalle labbra, come se contenesse il virus di una malattia mortale. Passi per il latte caldo, ma dimenticarsi lo zucchero veramente troppo dichiar e, cos dicendo, fece per restituirla. Capito landazzo, Lou scoppi a ridere. Okay, okay, ho

    capito. I mendicanti non possono fare i difficili, cos che si dice? Ma allora chi difficile pu diventare mendicante? E finalmente bevve il primo sorso. Assorto comera nellassaporare il calore e la caffeina che si spandevano nel suo corpo intirizzito, non si accorse che da osservatore era diventato osservato. Ah, io sono Gabe disse allungando la mano. Gabriel, ma i

    miei amici mi chiamano Gabe. Lou gliela strinse. Guanto caldo contro pelle fredda. Io sono Lou, ma gli amici mi chiamano coglione. Gabe rise.

    Be, alla faccia della sincerit. Che ne dici se ti chiamo Lou finch non ti conosco meglio? Si scambiarono un sorriso e poi tra loro cal un silenzio imbarazzato. Sembravano due bambini che cercano di fare amicizia nel cortile della scuola. Le scarpe lustre cominciarono ad agitarsi in un leggero tip-tap, spostando il peso da destra a sinistra nel tentativo di riscaldarsi e allo stesso tempo di decidere se andarsene o rimanere. Si voltarono lentamente verso ledificio accanto. Presto Lou avrebbe preso la direzione assunta dai suoi piedi. Hai una mattinata piena dimpegni, vero? chiese Gabe in

    tono disinvolto, e le scarpe tornarono a voltarsi verso di lui. Mancano poche settimane a Natale, sempre un periodo

    frenetico conferm Lou. Pi gente c in giro e meglio per me osserv Gabe, mentre

    una moneta da venti centesimi finiva nella sua tazza per lelemosina. Grazie disse alla donna che si era a malapena

  • fermata. Dal linguaggio del suo corpo sembrava quasi che le fosse caduta, e non che lavesse donata. Gabe guard Lou divertito. Visto? Domani te lo offro io il caff ridacchi. Cercando di non farsi notare, Lou si allung per vedere il

    contenuto della tazza. La moneta da venti centesimi giaceva sola sul fondo. Ah, non ti preoccupare. Ogni tanto la svuoto. Non voglio che

    si pensi che me la passo troppo bene disse sempre ridacchiando. Sai com Lou annu, bench non fosse daccordo. Non posso mica far sapere in giro che lattico dallaltra parte

    del fiume mio aggiunse Gabe indicando un edificio sulla riva opposta. Lou si volt e punt lo sguardo oltre il Liffey, sul grattacielo

    pi nuovo della zona portuale. I vetri riflettenti lo facevano sembrare lo specchio di Alice del centro di Dublino. La riproduzione della lunga nave vichinga ormeggiata sulle banchine, le numerose gru, i palazzi di uffici e gli edifici commerciali sul lungofiume, il cielo tempestoso e popolato di nubi che occupava i piani superiori: il grattacielo catturava tutte le immagini circostanti e le trasmetteva alla citt come un gigantesco schermo al plasma. Quelledificio a forma di vela che di notte si illuminava di blu era sulla bocca di tutti, o almeno lo era stato nei mesi successivi alla sua inaugurazione. Le cose belle non duravano mai a lungo. Guarda che stavo scherzando precis Gabe, un po

    preoccupato di essersi giocato uneventuale elemosina. Ti piace quelledificio? chiese Lou, che lo fissava ancora,

    come in trance. il mio preferito, soprattutto di notte. uno dei motivi per

    cui sto seduto qui. E anche perch ci passa un sacco di gente. Una bella vista non basta a procurarmi la cena. Labbiamo costruito noi disse Lou, voltandosi infine verso Gabe. Davvero? Gabe studi un po meglio quelluomo. Era tra i trentacinque e i quaranta, indossava un completo

    elegante, aveva il viso ben rasato e morbido come il sedere di un bambino e i capelli in ordine, appena brizzolati, su cui sembrava che qualcuno avesse agitato una saliera piena di fascino. Gli ricordava una stella del cinema daltri tempi ed

  • emanava charme e raffinatezza, il tutto avvolto in un lungo cappotto di cachemire nero. Immagino che ti abbia fruttato un paio di cene comment

    Gabe con una risata e avvertendo una lieve fitta di gelosia, che lo infastid, perch non aveva mai conosciuto quel sentimento fino a quando non aveva visto Lou. Lincontro con quelluomo gli aveva fatto scoprire due cose che non lo aiutavano affatto: dun tratto provava freddo e invidia, mentre fino poco prima pensava di essere al caldo e soddisfatto. Di solito la compagnia di se stesso gli bastava, ma sent che, quando si sarebbero separati, avrebbe avvertito una solitudine di cui prima non era stato consapevole. Si sarebbe cos ritrovato invidioso, infreddolito e solo. Gli ingredienti perfetti per una profonda amarezza. Quelledificio aveva fruttato a Lou ben pi di un paio di cene.

    Aveva fatto vincere dei premi allazienda e a lui, personalmente, aveva procurato una casa a Howth e una Porsche ultimo modello che aspettava per dopo Natale; tuttavia si guard bene dal raccontarlo alluomo seduto sul gelido marciapiede sotto una coperta infestata di pulci. Si limit a sorridere educatamente mettendo in mostra una

    schiera di denti bianchi: come al solito pensava a una cosa mentre ne faceva unaltra. Ma Gabe se ne accorse e un nuovo motivo di imbarazzo aument il disagio tra i due. Be, ora meglio che vada in ufficio. Lavoro proprio Qui

    accanto, lo so. Riconosco le scarpe. Sono pi alla mia altezza gli spieg Gabe con un sorriso. Anche se ieri non portavi queste. Erano di pelle marrone rossiccia, se non sbaglio. Le sopracciglia perfettamente disegnate di Lou si sollevarono e, come un sassolino lanciato in uno stagno, produssero una serie di increspature sulla fronte ancora priva di botulino. Non ti preoccupare, non sono un maniaco disse Gabe

    staccando una mano dal caff caldo e alzandola in un gesto di difesa. solo che sono qui da un po. Anzi, a essere sinceri siete voi che continuate a passarmi

    davanti. Lou scoppi a ridere e poi, con aria impacciata, abbass lo sguardo sulle scarpe, largomento di discussione. Incredibile. Non ti avevo mai notato prima aggiunse, pensando ad alta voce e ripercorrendo con il pensiero tutte le

  • mattine in cui aveva fatto quella strada per raggiungere lufficio. Tutto il giorno, tutti i giorni precis Gabe in tono di falsa

    allegria. Scusami, non mi sono mai accorto di te ammise Lou

    scuotendo la testa. Vado sempre di fretta, parlo al telefono o corro a un appuntamento. Devo sempre essere in due posti contemporaneamente, come dice mia moglie. Sono cos impegnato che a volte mi piacerebbe farmi donare disse ridendo. A proposito di fretta, la prima volta che non vedo questi

    due andare di corsa osserv indicando i piedi di Lou. Quasi non li riconosco, da fermi. Oggi non scoppiato nessun incendio? Lou si mise a ridere. C sempre un incendio l dentro, credimi. Con un rapido

    gesto del braccio, come a togliere il velo che copre un capolavoro, fece scivolare indietro la manica del cappotto scoprendo un Rolex doro. Sono sempre il primo, quindi non ho molta fretta. Osserv assorto il quadrante, mentre gi immaginava la riunione del pomeriggio. Stamattina non sei il primo lo inform Gabe. Che cosa? La riunione mentale di Lou si interruppe e lui si

    trov di nuovo sul marciapiede, dove il gelido vento atlantico frustava il viso dei passanti imbacuccati che marciavano compatti verso il posto di lavoro. Gabe strizz gli occhi in uno sforzo di concentrazione. Mocassini marroni. Vi ho visti entrare insieme qualche

    volta. gi dentro. Mocassini marroni? Lou scoppi a ridere, prima confuso, poi colpito e dun tratto preoccupato al pensiero di chi laveva preceduto in ufficio. Ma s, lo conosci Ha una camminata presuntuosa. Le nappe di pelle scamosciata si agitano a ogni passo, come in

    un mini cancan. Sembra quasi che faccia apposta. Le suole sono morbide, ma ha landatura pesante. Ha i piedi piccoli a pianta larga e cammina sul bordo esterno,

    per cui le scarpe gli si consumano sempre in quel punto. Lou si accigli, concentrato. A giudicare dal modello che porta il sabato, sembra appena

    sceso da uno yacht. Alfred! esclam Lou: aveva riconosciuto

  • la descrizione. Probabilmente perch davvero appena sceso dal suo ya Non fin la frase. gi dentro? arrivato circa mezzora fa. Sembrava aver fretta ed era accompagnato da un paio di scarpe nere senza lacci. Scarpe nere senza lacci? S, da uomo. Un po lucide e non di marca. Semplici ed essenziali, di quelle che fanno quello che devono fare le scarpe. Non saprei dirti di pi, a parte che si muovevano pi lentamente delle altre. Hai un grande spirito di osservazione. Lou lo studi, domandandosi chi fosse stato quelluomo nella sua vita precedente, prima di finire sul cemento freddo del vano di un portone, e intanto cercando di capire di chi fossero quelle scarpe. Il fatto che Alfred fosse arrivato in ufficio cos presto lo sconcertava. Un loro collega, Cliff, aveva avuto un esaurimento nervoso e

    la cosa li aveva entusiasmati, perch ora il suo posto era vacante. Se Cliff non si fosse rimesso, e Lou in cuor suo ci sperava, nellazienda si sarebbero verificati grandi cambiamenti, e quindi un comportamento inusuale da parte di Alfred era sospetto. Anzi, qualsiasi suo comportamento lo era. Gabe gli fece locchiolino. Non che per caso vi farebbe

    comodo qualcuno dotato di spirito di osservazione? Lou allarg le mani inguantate. Mi dispiace. Non c problema. Se dovessi avere bisogno di me, sai dove trovarmi. Sono quello con i Dr. Martens. Scoppi a ridere e sollev la coperta mostrandogli gli alti anfibi neri. Chiss perch sono arrivati cos presto. Lou guard Gabe

    come se avesse dei poteri paranormali. Non saprei, ma posso dirti che la settimana scorsa sono

    andati a pranzo insieme. O comunque sono usciti allinizio della pausa pranzo e sono rientrati insieme. Su quello che hanno combinato poi, possiamo solo fare delle

    ipotesi disse in tono leggero. E io non sono in vena. Non oggi almeno aggiunse. Fa troppo freddo per ragionare. Che giorno era? Gabe chiuse di nuovo gli occhi. Venerd, mi pare. Il tizio con i mocassini marroni il tuo rivale, vero? No, un mio amico. Una specie. Anzi, in realt pi un conoscente. Nellapprendere la notizia, Lou per la prima volta si sent disorientato. un mio collega, ma visto che Cliff ha avuto un esaurimento nervoso, ora abbiamo entrambi lopportunit di

  • Be, sai Fregare il posto al vostro amico malato Gabe complet la frase con un sorriso. Carino da parte vostra. E le scarpe che camminano piano? Quelle nere? domand.

    Laltra sera hanno lasciato lufficio insieme a un paio di Louboutin. Lou Loub Che cosa sono? Si riconoscono dalla suola rossa. Quelle avevano un tacco da centoventi millimetri. Millimetri? domand Lou e poi annuendo ripet: Suola rossa, okay come a indicare che aveva registrato linformazione. Puoi sempre chiedere al tuo amico o conoscente o collega o

    quel che con chi si incontrato sugger Gabe con un lampo nello sguardo. Lou non gli rispose. Bene, ora devo scappare. Ho delle cose

    da vedere e delle persone da fare, tutto quanto insieme, pensa un po disse strizzando locchio. Grazie per laiuto, Gabe concluse, depositando dieci euro nella tazza. Stammi bene, amico ribatt Gabe con un largo sorriso,

    raccogliendo subito la banconota e infilandosela in tasca. Poi picchiett un dito sulla tazza e aggiunse: Non dirlo a nessuno, mi raccomando. Certo acconsent Lou. Ma non ne aveva alcuna intenzione.

    5. Il tredicesimo piano

    Sale? Dallascensore affollato si lev un brusio di teste che annuivano, mentre luomo che aveva posto la domanda al secondo piano scrutava speranzoso i volti assonnati,! Gli risposero tutti tranne Lou, troppo impegnato a studiare le

    scarpe che stavano entrando in quello spazio ridotto scavalcando la stretta fessura che si apriva sul freddo e scuro vuoto sottostante. Un paio di pesanti scarpe di cuoio ruotarono di centottanta gradi voltandosi verso luscita. Lou cercava suole rosse e scarpe nere. Alfred era arrivato presto ed era andato a pranzo insieme a un paio di scarpe nere. Queste erano poi uscite dallufficio insieme alle suole rosse. Se fosse riuscito! a scoprire lidentit del proprietario di quelle suole,! avrebbe

  • saputo con chi lavorava e di conseguenza! avrebbe capito chi era luomo con cui Alfred si incontrava di nascosto. Quel sistema era per Lou pi efficace che chiedere una spiegazione direttamente ad Alfred, il che la diceva lunga sullonest del suo collega. Questi erano i suoi pensieri mentre condivideva

    limbarazzato silenzio tipico di un ascensore pieno di estranei. Dove scende? gli giunse una voce flebile dallangolo in cui era

    rintanato, o meglio schiacciato, un uomo costretto ad assumersi la responsabilit di prenotare le fermate ai piani, essendo lunico che riusciva a raggiungere la bottoniera. Tredicesimo, per favore rispose il nuovo arrivato. Alcuni sospirarono e uno alz gli occhi al cielo in segno di

    fastidio. Il tredicesimo non esiste ribatt la voce priva di corpo. Le porte si chiusero e lascensore cominci la sua rapida

    salita. Le conviene sbrigarsi lo sollecit la stessa voce. Ehm Luomo rovist nella propria valigetta in cerca della

    lista degli appuntamenti. Magari il dodicesimo o il quattordicesimo sugger la voce.

    Il tredicesimo non c. Sar di sicuro il quattordicesimo intervenne un altro. Tecnicamente il quattordicesimo il tredicesimo. Vuole che prema il quattordicesimo? domand la voce, che si stava facendo pi nervosa. Ehm fece luomo continuando a frugare tra i documenti. Lou non riusciva a concentrarsi sullinsolita conversazione

    nellascensore generalmente silenzioso, perch stava osservando le scarpe che lo circondavano. Molte erano nere. Alcune decorate, altre consumate, altre ancora lucide; cerano mocassini e scarpe slacciate, ma di suole rosse nemmeno lombra. Not che i piedi cominciavano a fremere e ad agitarsi. Un paio di scarpe si scost leggermente. Lascensore suon e la testa di Lou si sollev di scatto. Sale? domand una giovane donna. Stavolta le rispose un coro di voci maschili pi sollecito. La ragazza si sistem davanti a Lou, che cominci a

    scrutarle i piedi, mentre altri intorno a lui si concentravano

  • sul resto del corpo, nel pesante silenzio che solo una donna pu percepire in un ascensore pieno di uomini. La salita proseguiva. Sesto settimo ottavo Luomo con le scarpe di cuoio marrone fin di rovistare nella

    valigetta e in tono sconfitto annunci: Patterson Developments. Lou riflette irritato. Era stato lui stesso a suggerire di non

    includere il numero tredici sulla bottoniera, ma ovviamente il tredicesimo piano esisteva. Non cera uno spazio vuoto prima del quattordicesimo, che di certo non poteva poggiare su mattoni invisibili. Il quattordicesimo piano era, di fatto, il tredicesimo e il suo ufficio si trovava proprio l. Solo che lo chiamavano quattordicesimo. Perch mai la cosa confondesse tutti non ne aveva idea; per

    lui era chiaro come il sole. Scese al quattordicesimo e sent i piedi affondare nella soffice e lussuosa moquette. Buongiorno, signor Suffern lo salut la sua segretaria,

    senza alzare gli occhi dai documenti. Lou si ferm davanti alla scrivania e la osserv perplesso.

    Alison, chiamami Lou, per favore, come sempre. Certamente, signor Suffern ribatt lei in tono pimpante, sempre evitando il suo sguardo. Mentre Alison si alzava, Lou tent di lanciare unocchiata

    alle suole delle sue scarpe. Quando la ragazza torn indietro, si rimise a sedere e cominci a battere sulla tastiera, Lou si accovacci fingendo di allacciarsi le scarpe e sbirci cercando di non farsi notare. Alison aggrott la fronte e accavall le lunghe gambe. Tutto

    bene, signor Suffern? Chiamami Lou ripet lui, sempre pi confuso. No replic lei piuttosto scocciata. Poi afferr lagenda e

    aggiunse: Vogliamo vedere gli appuntamenti di oggi?. Si alz e fece il giro della scrivania. Indossava una camicetta di seta attillata e una gonna

    aderente; gli occhi di Lou analizzarono il suo corpo prima di raggiungere le scarpe. Quanto sono alte? Perch? Sono per caso da centoventi

    millimetri? Non ne ho idea. Chi cavolo che misura i tacchi in millimetri? Non saprei. C chi lo fa. Gabe, per esempio

  • rispose seguendola allinterno del proprio ufficio e tentando ancora una volta di sbirciarle le suole. Chi diavolo Gabe? borbott lei. Un barbone rispose ridendo. Quando Alison si volt per chiedergli una spiegazione, si

    accorse che la scrutava con la testa inclinata. Mi sta guardando come guarda i quadri appesi alle pareti osserv. Impressionismo moderno. Non ne era mai stato un

    ammiratore. Puntualmente, nel corso della giornata si ritrovava a fissare quelle macchie di niente che ricoprivano le pareti dei corridoi dellufficio. Spruzzi e linee incisi su tele che per qualcuno avevano un senso, ma che avrebbero anche potuto essere appesi a testa in gi o al contrario, tanto non cera differenza. Rifletteva sul denaro speso per acquistarle e infine le paragonava ai disegni attaccati al suo frigorifero, esempi di arte casalinga della figlia Lucy. Piegava la testa da un lato e poi dallaltro, proprio come stava facendo ora con Alison, convinto che da qualche parte una maestra dasilo intascasse milioni di euro mentre i suoi allievi di quattro anni, con le mani imbrattate di colore e le lingue fuori per la concentrazione, ricevevano caramelle gommose al posto di una percentuale sui guadagni. Hai le suole rosse? domand ad Alison, avviandosi verso la

    sua poltrona in pelle, cos enorme che una famiglia di quattro persone avrebbe potuto viverci dentro comodamente. Perch, ho pestato qualcosa? La ragazza rimase su un

    piede solo e si volt indietro, saltellando per mantenere lequilibrio mentre controllava la suola; a Lou ricord un cane che cercava di mordersi la coda. Non importa concluse, sedendosi stanco alla scrivania. Lei lo guard con sospetto e poi riport lattenzione

    allagenda. Alle otto e mezza deve chiamare Aonghus OSullibhin per quel lotto nel Connemara che riuscir ad acquistare solo quando avr imparato bene lirlandese. Ad ogni modo ho preso accordi, a suo beneficio, in modo che

    la conversazione si svolga as Bearla, vale a dire in inglese Fece una smorfia e butt indietro la testa come un cavallo, allontanando dal viso la criniera illuminata dai colpi di sole. Alle otto e quarantacinque ha una riunione con Barry

  • Brennan per discutere dei lumaconi ritrovati nel cantiere di Cork Speriamo che non siano rari comment Lou infastidito. Be, chi pu dirlo, potrebbero essere dei membri della sua

    famiglia. Ha parenti dalle parti di Cork, non vero? Continuava ad evitare il suo sguardo. Alle nove e mezza Aspetta un momento. Nonostante sapesse che erano soli nella stanza, Lou si guard intorno in cerca di sostegno. Perch mi dai del lei? Che cosa ti ha preso oggi? Lei mugugn qualcosa che a Lou suon come: Di sicuro non tu. Come hai detto? Ma non attese la risposta. Ho una

    giornata molto impegnativa e farei volentieri a meno del tuo sarcasmo, grazie. E poi da quando in qua mi reciti gli impegni della giornata? Ho pensato che se avesse sentito quanti impegni ha, ad alta voce, si sarebbe reso conto di quanto piena la sua giornata e mi avrebbe autorizzata a prenderle meno appuntamenti. Vuoi meno lavoro, Alison? Si tratta di questo? No rispose lei arrossendo. Nientaffatto. Ho solo immaginato che potesse cambiare un po le sue abitudini. Invece che correre qua e l tutto il giorno come un pazzo,

    potrebbe passare pi tempo con meno clienti. Ottenendo clienti pi soddisfatti. S, e poi Jerry Maguire e

    io vivremo per sempre insieme felici e contenti. Alison, sei arrivata da poco in azienda, quindi lascer correre, ma devi sapere che a me piace lavorare cos, va bene? Mi piace essere impegnato, non ho bisogno di una pausa pranzo di due ore n di stare seduto in cucina ad aiutare i miei figli a fare i compiti. Socchiuse gli occhi. Hai parlato di clienti pi soddisfatti. Per caso ci sono state delle lamentele? Da parte di sua madre. E di sua moglie aggiunse a denti stretti. Di suo fratello, di sua sorella e di sua figlia. Mia figlia ha cinque anni. Be, ha chiamato gioved scorso, quando ha dimenticato di andare a prenderla alla lezione di balli irlandesi. Questo non conta ribatt lui alzando gli occhi al cielo, dato che mia figlia non rischia certo di far perdere allazienda centinaia di milioni di euro, giusto? Ancora una volta non aspett la risposta. Hai ricevuto lamentele da parte di persone che non hanno il mio stesso cognome? Alison ci pens su. Sua sorella ha ripreso il

  • cognome da nubile dopo il divorzio? Lou le lanci unocchiataccia. In tal caso no, signore. Che cos questa storia del

    signore? Pensavo soltanto disse con il viso in fiamme che se ha intenzione di trattarmi come unestranea, allora io far lo stesso. In che senso ti tratto come unestranea? Alison distolse lo sguardo. Lou abbass la voce. Alison, siamo in ufficio. Che vuoi che

    faccia? Che ti dica quanto mi piaciuto venire a letto con te mentre parliamo dei miei appuntamenti? Non siamo stati a letto, ci siamo soltanto baciati. Quello che ribatt lui con un gesto della mano che esprimeva disinteresse. Allora, che ti prende? La ragazza non sapeva pi come rispondergli e arross. Alfred mi ha detto una cosa. In quel momento il cuore di Lou ebbe una strana e nuova reazione. Una specie di palpito. Che ti ha detto? Alison si mise a giocherellare con langolo di un foglio. Be, mi ha detto una cosa sulla riunione a cui lei mancato

    la settimana scorsa Una cosa? Che cosa? Vorrei qualche dettaglio in pi, per favore. Alison si innervos. E va bene, ehm, dunque, dopo la riunione della settimana scorsa con il signor OSullivan, Alfred Fece una pausa per deglutire. Alfred mi ha chiesto di starle un po pi addosso. Sa che sono qui da poco e cos mi ha consigliato di fare in modo che lei non manchi pi a una riunione importante. Il sangue di Lou inizi a ribollire, mentre la sua mente si agitava. Non si era mai sentito tanto confuso. Passava la vita a correre di qua e di l, perdendosi met di una cosa per arrivare a unaltra prima della fine. Lo faceva ogni santo giorno, dalla mattina alla sera, con la sensazione di guadagnare terreno per tenersi al passo. Era un lavoro interminabile, duro ed estenuante. Aveva

    sopportato enormi sacrifici per arrivare dovera. Amava quel che faceva, era sempre professionale e si

    occupava con dedizione di ogni dettaglio. Essere redarguito per aver saltato una riunione non ancora programmata quando aveva chiesto la mattina libera lo mandava su tutte le furie. Ed era ancora pi imbestialito visto il motivo della sua assenza era una questione familiare.

  • Se avesse rinunciato a quella riunione per partecipare a unaltra, si sarebbe sentito meglio, e invece ora provava un improvviso rancore nei confronti di sua madre. Quella mattina era infatti dovuto andare a prenderla in ospedale poich le avevano inserito una protesi allanca. Ce laveva anche con sua moglie, che lo aveva convinto a occuparsene e che aveva dato in escandescenze quando lui aveva proposto di mandarla a prendere con un taxi. Infine era in collera con sua sorella Marcia e suo fratello maggiore Quentin, per non esserci andati al posto suo. Era un uomo molto occupato e, per una volta che aveva dato la precedenza alla famiglia, doveva pagarla cara. Si alz e si mise a camminare davanti alla finestra, mordendosi forte il labbro. La sua rabbia era tale che avrebbe voluto prendere in mano

    il telefono, chiamare tutti i suoi parenti e dire loro: Avete visto? per questo che non ci posso essere sempre. Capito? Guardate che cosa avete combinato! Non gli hai detto che dovevo andare a prendere mia madre in ospedale? Glielo domand a bassa voce perch era una cosa che detestava. Detestava quelle parole che gli facevano disprezzare i suoi colleghi ogni volta che le usavano. Detestava le scuse e il fatto di portare la sua vita privata in ufficio. La considerava una mancanza di professionalit. O si lavora bene oppure non lo si fa, e basta. Be, no, era la mia prima settimana. Il signor Patterson era l

    con lui e non sapevo che cosa avrebbe voluto che gli dicessi Il signor Patterson? domand Lou, stupefatto. Alison annu pi volte a occhi sbarrati, come uno di quei

    pupazzi con una molla al posto del collo. Gi. Il cuore di Lou piano piano rallent: ora iniziava a

    capire. Il caro amico Alfred stava mettendo in atto uno dei suoi trucchetti. Alfred non ce la faceva proprio a muoversi secondo le regole. Guardava le cose da una strana angolazione e interveniva nelle conversazioni da una prospettiva insolita, cercando sempre il modo di uscirne al meglio. Lou esamin la scrivania. Dov la mia posta? Al

    dodicesimo piano. Lo stagista si confuso perch manca il tredicesimo. Il tredicesimo piano non manca! Ci siamo sopra! Che vi prende a tutti quanti oggi? Veramente, siamo al

  • quattordicesimo. Credo che non prevedere il tredicesimo piano sia stato un terribile errore di progettazione. Non stato un errore di progettazione la corresse Lou, sulla difensiva. Alcuni dei pi grandi edifici del mondo non hanno il tredicesimo piano. Oppure il tetto. Come dici? Il Colosseo non ha il tetto. Che cosa?! esclam Lou, sconcertato. Di allo stagista di usare le scale e di contare i piani, cos il numero mancante non lo mander in confusione. E comunque perch uno stagista si occupa della posta? Harry dice che sono a corto di personale. A corto di personale? Basta una persona per prendere lascensore e portarmi la mia posta, per la miseria! Come fanno a essere a corto di personale?! La sua voce sal

    di qualche ottava. Perfino una scimmia potrebbe fare un lavoro del genere. C gente l fuori che non so cosa darebbe per lavorare in un posto come In un posto come? chiese Alison, ma si ritrov a domandarlo alla schiena di Lou che, davanti alle ampie finestre, guardava il marciapiede sottostante con unespressione strana che lei pot scorgere nel riflesso del vetro. Alison fece per allontanarsi. Per la prima volta in quelle

    settimane avvert un leggero sollievo al pensiero che il loro flirt, o meglio quel palpeggiamento al buio, non avrebbe avuto alcun seguito: forse aveva mal giudicato Lou, forse in lui cera qualcosa che non andava. Era arrivata da poco in azienda e non era ancora riuscita a

    inquadrarlo bene. Sapeva solo che le ricordava il Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie: perennemente in ritardo o in ritardissimo per un appuntamento importante, al quale per riusciva sempre ad arrivare puntuale. Era gentile con le persone ed era molto bravo nel proprio lavoro. Inoltre era bello e affascinante e aveva una Porsche, cose che a lei piacevano pi di tutto il resto. Certo, quando aveva parlato con sua moglie al telefono si era sentita un po in colpa, ma se nera presto dimenticata visto che quella donna era di uningenuit assoluta per quanto riguardava le infedelt del marito. E poi tutti avevano un punto debole e qualsiasi uomo era giustificabile se era lei a rappresentarne il tallone dAchille.

  • Che tipo di scarpe porta Alfred? le domand Lou a voce alta, un attimo prima che lei richiudesse la porta. Alison rientr. Alfred chi? Berkeley. Non ne ho idea

    rispose. Perch? Devo fargli un regalo di Natale. Scarpe? Vuole regalare ad Alfred un paio di scarpe? Ma ho gi ordinato i cesti Brown Thomas per tutti, come mi

    ha chiesto. Cerca di scoprirlo. Ma sii discreta. Devessere una sorpresa. Alison socchiuse gli occhi insospettita. Certo. Ah, e quella ragazza nuova della contabilit. Come si chiama Sandra, Sarah? Deirdre. Controlla anche le sue, di scarpe. Fammi sapere se hanno le suole rosse. No, ne sono sicura. Le ha prese da Topshop. Sono delle polacchine nere scamosciate, macchiate dallacqua. Ne ho comprato un paio anchio lanno scorso. Quando andavano di moda. E su quelle parole se ne and. Lou sospir, croll sullenorme poltrona e si strinse

    lattaccatura del naso nella speranza di bloccare unincombente emicrania. Forse si stava ammalando. Aveva sprecato un quarto dora della sua mattina a parlare con un barbone, il che non era affatto nel suo stile, eppure ne aveva sentito lesigenza. Qualcosa in quel tizio lo aveva costretto a fermarsi e a offrirgli il caff. Non riusciva a concentrarsi sui suoi appuntamenti e si volt

    di nuovo a guardare la citt sottostante. Le banchine e i ponti erano abbelliti da gigantesche decorazioni natalizie, da vischio e campanelle che oscillavano grazie alla festosa magia del neon. Il Liffey in piena scorreva vicino alla sua finestra per poi riversarsi nella baia di Dublino. I marciapiedi erano affollati di persone che correvano al lavoro, al passo con la corrente del fiume. Correvano davanti alle scarne figure vestite di cenci delle statue in rame erette in memoria di chi, durante la carestia, era stato costretto a emigrare da quelle stesse banchine. Invece degli effetti personali racchiusi in piccoli fagotti, gli irlandesi di quel quartiere stringevano in una mano un caff di Starbucks e nellaltra una ventiquattrore. Le donne dirette in ufficio portavano gonna e scarpe da tennis, e tenevano in borsa quelle con il tacco. Davanti a s avevano un destino ben diverso da quello degli emigranti e infinite opportunit.

  • Lunico elemento statico era Gabe, raggomitolato a terra nel vano di un portone vicino allingresso del palazzo, intento a osservare le scarpe di quei passanti che di certo avevano molte pi opportunit di lui. Nonostante fosse poco pi grande di un puntino, tredici piani sotto, Lou riusciva a vedere il braccio che si alzava e si abbassava mentre gustava un sorso di quel caff che doveva ormai essersi raffreddato. Gabe lo incuriosiva. E non solo per la sua capacit di ricordare a menadito ogni

    paio di scarpe che frequentava quelledificio, ma, cosa ben pi inquietante, perch quelluomo dai cristallini occhi azzurri gli era decisamente familiare. Lo faceva pensare a se stesso. Gli sembrava una persona a modo, amichevole e capace. Avevano pi o meno la stessa et e, con una sistematina, Gabe avrebbe benissimo potuto essere scambiato per lui. L seduto su quel marciapiede, a guardare il mondo passargli davanti, avrebbe potuto esserci lui, eppure le loro vite erano talmente diverse. In quello stesso istante, come se avvertisse il suo sguardo,

    Gabe guard in alto. Tredici piani sopra, Lou ebbe limpressione che lo fissasse dritto nellanima. Ne rimase disorientato. Aveva preso parte alla progettazione

    delledificio e sapeva che dallesterno i vetri erano a specchio. Gabe non poteva averlo visto quando aveva alzato lo sguardo, con il mento sollevato e una mano a proteggersi gli occhi dalla luce. Doveva aver visto un riflesso, pens, forse un uccello in picchiata che aveva attirato la sua attenzione. S, doveva essere stato un riflesso. Eppure lo sguardo di Gabe era talmente intenso che Lou fu costretto a mettere da parte le sue inconfutabili convinzioni. Sollev una mano e, con un sorriso tirato, accenn un saluto. Prima che Gabe avesse il tempo di reagire, allontan la poltrona dalla finestra e si volt con il cuore che batteva allimpazzata, come se lavessero sorpreso a fare qualcosa di sbagliato. Il telefono squill. Era Alison, e non sembrava affatto

    contenta. Prima che le dica quello che sto per dirle, voglio che sappia

    che mi sono laureata in economia alla University of th District of Columbia. Congratulazioni replic Lou. Alison si schiar la voce. Ecco qui. Alfred porta dei mocassini

    marroni numero quarantuno. Pare che ne abbia dieci paia

  • uguali e li mette ogni giorno, per cui non penso che sia una buona idea regalargliene degli altri per Natale. Non conosco la marca, ma la cosa triste che posso scoprirla. Prese fiato. In quanto alle scarpe con la suola rossa, Louise ne ha comprato un paio e le ha messe la settimana scorsa, ma le hanno fatto venire una vescica sulla caviglia e cos le ha riportate indietro. Per il negozio non le ha volute perch era chiaro che le

    aveva indossate, visto che la suola era segnata. Chi Louise? La segretaria del signor Patterson. Devi chiederle insieme a chi uscita dallufficio la settimana scorsa. Non se ne parla neanche, non rientra nelle mie mansioni! Puoi uscire prima, se lo fai. Okay. Grazie per esserti fatta pregare cos tanto. Non c problema, posso portarmi avanti con i regali di Natale. Non dimenticare la mia lista. Nonostante Lou non fosse venuto a sapere molto, una strana sensazione si impossess di nuovo del suo cuore, era qualcosa che gli altri avrebbero definito panico. Gabe aveva avuto ragione sulle scarpe Dunque non era pazzo, come Lou aveva sospettato. Gli aveva chiesto se in azienda cera bisogno di qualcuno dotato di spirito dosservazione e cos Lou riconsider la sua decisione di poco prima e prese in mano il telefono. Puoi chiamarmi Harry dellufficio spedizioni, poi prendere

    dallarmadio una delle mie camicie di scorta, una cravatta e un paio di pantaloni e darli al tizio seduto gi in strada, davanti allingresso? Prima accompagnalo nel bagno degli uomini, assicurati che si dia una sistemata e alla fine portalo da Harry. Ho intenzione di risolvere il suo problemino di carenza di personale. Che cosa? Gabe. il diminutivo di Gabriel. Ma chiamalo Gabe. No, voglio dire Fallo e basta. Ah, Alison S? Mi piaciuto molto il nostro bacio della settimana scorsa e non vedo lora di portarti a letto. Sent una risatina scapparle dalla gola prima che cadesse la linea. Laveva fatto di nuovo. Aveva detto la verit e allo stesso

    tempo aveva avuto la quasi ammirevole capacit di raccontare una completa e assoluta bugia. Inoltre, aiutando qualcuno, in questo caso Gabe, stava aiutando anche se stesso; in fin dei conti un buon affare era un trionfo per lo spirito. Nonostante questo, era cosciente del fatto che dietro il suo progetto di salvare unanima se ne nascondeva un altro, teso a ottenere

  • una salvezza ben diversa: quella della propria pelle. E, scandagliando gli strati pi profondi della sua coscienza, si era reso conto che quellatto di generosit era stato provocato dalla paura. Non solo la paura di sapere che, qualora ragione e fortuna lo avessero abbandonato, avrebbe facilmente potuto trovarsi al posto di Gabe. In uno strato del suo animo cos lontano dalla superficie da

    essere quasi impercettibile, cera la paura che nella costruzione della sua carriera emergesse una crepa, un intoppo. Per quanto cercasse di ignorarla, quella paura lo assillava. Era l, sempre, anche se nascosta a occhi estranei. Proprio come il tredicesimo piano.

    6. Laccordo

    La riunione di Lou con il signor Brennan a proposito dei lumaconi ritrovati nel cantiere di Cork, fortunatamente non rari bench problematici, stava per terminare, quando Alison apparve sulla porta dellufficio con unespressione preoccupata e la pila di vestiti per Gabe ancora tra le braccia. Scusami, Barry, ma dobbiamo chiudere qui si affrett a dire

    Lou. Vado di fretta, in questo momento dovrei essere in due posti diversi, entrambi dallaltra parte della citt, e tu sai com il traffico. Liquidato in un batter docchio con un sorriso scintillante e una calorosa e decisa stretta di mano, il signor Brennan si ritrov nellascensore diretto al pianterreno, il soprabito invernale adagiato su un braccio e la valigetta piena di documenti infilata sotto laltro. Era stata comunque una riunione piacevole. Ha detto di no? domand Lou ad Alison. Chi? Gabe. Ha rifiutato il lavoro? Non cera nessuno.

    Aveva unaria confusa. Sono andata alla reception e lho fatto chiamare pi volte Dio, che imbarazzo -, ma non si presentato nessuno. Era uno scherzo? Credevo che non ci sarei pi cascata dopo

    quella volta che mi ha fatto accompagnare il venditore di rose romeno nellufficio di Alfred. Non uno scherzo. La prese per un braccio e la trascin verso la finestra.

  • Le dico che non cera nessuno ribad lei esasperata. Lou guard gi e vide Gabe seduto sul marciapiede, nella

    stessa posizione di prima. Una fine pioggerella inizi a bagnare il vetro e poi allimprovviso si trasform in grandine battente. Gabe si rintan ancor pi nel portone, raccogliendo i piedi al petto per allontanarli dal marciapiede bagnato. Si copr la testa con il cappuccio della felpa tirando bene i laccetti e quel gesto sal fino al tredicesimo piano, toccando il cuore di Lou. E allora quello chi ? domand, indicando fuori dalla

    finestra. Alison socchiuse gli occhi e avvicin il naso al vetro. S,

    ma Le strapp i vestiti dalle mani. Ci penso io. Quando Lou usc dalla porta girevole dellingresso, un vento

    gelido gli sferz il viso. Una tremenda folata gli mozz il fiato e le gocce di pioggia lo colpirono come tanti cubetti di ghiaccio. Gabe guardava le scarpe che gli passavano davanti, ma la sua mente era concentrata su qualcosaltro, senza dubbio tentava di ignorare gli agenti atmosferici che si stavano scatenando intorno a lui. Immaginava di trovarsi altrove, dovunque tranne che l. Era su una spiaggia dove faceva caldo, la sabbia era come velluto e il Liffey, l davanti, era il mare infinito. Quel mondo di fantasia gli procurava una beatitudine che un

    uomo nella sua condizione non avrebbe dovuto provare. Eppure dal suo viso non si sarebbe detto. Lespressione

    appagata di quella mattina era scomparsa. Le tiepide pozze dacqua degli occhi azzurri ora erano pi fredde, mentre seguivano le scarpe di Lou che dalla porta girevole si avvicinavano alla sua coperta. Gabe guardava le scarpe e intanto immaginava che fossero i

    piedi di qualcuno del posto che lavorava sulla spiaggia dovera pigramente disteso. Luomo, che gli stava portando un cocktail, teneva il vassoio sollevato e staccato dal corpo come il braccio di un candelabro. Gabe aveva ordinato il drink gi da un po, ma non ce laveva

    con lui per quel piccolo ritardo. Faceva pi caldo del solito, la spiaggia era affollata di corpi lucidi profumati di cocco e lui era pronto a perdonare quella mancanza. Lafa rallentava i movimenti. Le infradito del cameriere sprofondavano nella sabbia, sollevando dei granelli a ogni passo. Man mano che i

  • piedi si avvicinavano, i granelli si trasformavano in gocce di pioggia e le infradito diventavano un ben noto paio di scarpe lustre. Gabe alz lo sguardo nella speranza di vedere un vassoio con un cocktail variopinto pieno di frutta e ombrellini di carta. E invece vide Lou con dei vestiti ripiegati su un braccio; gli ci volle un momento per riadattarsi al freddo, al rumore del traffico e al trambusto che avevano preso il posto del suo paradiso tropicale. Anche laspetto di Lou era diverso da quello della mattina. I

    capelli avevano perso la lucentezza alla Cary Grant e il ciuffo non era pi ordinato. I chicchi di grandine sembravano frammenti di forfora che, sciogliendosi, lasciavano piccole chiazze scure sul tessuto del completo costoso. Era insolitamente scompigliato dal vento e le spalle, in genere rilassate, erano sollevate nel tentativo di proteggere le orecchie dal freddo. Senza il cappotto in cachemire tremava come una pecora appena tosata che si ritrova nuda e con le ginocchia nodose esposte. Lo vuoi un lavoro? gli chiese Lou con aria sicura. Tuttavia, la voce, camuffata dal vento, suon debole e mite. Gabe si limit a sorridere. Parli sul serio? Confuso dalla sua

    reazione, Lou annu. Non aveva pensato di ricevere baci e abbracci, ma era come se Gabe si fosse aspettato quellofferta. E la cosa non gli piacque. Aveva immaginato salti di gioia, esclamazioni, ringraziamenti e dichiarazioni di gratitudine. Invece Gabe non fece niente di tutto questo. Gli rivolse un sorriso tranquillo, poi scost la coperta, si alz in piedi e gli diede una stretta di mano salda, riconoscente e, a dispetto della temperatura, caldissima. Bench non avesse ancora ricevuto nessuna informazione sul lavoro, era come se stessero gi suggellando un accordo che Lou non ricordava di aver mai negoziato. Esattamente alla stessa altezza, i loro occhi azzurri si

    fissarono, e quelli di Gabe, sotto il cappuccio abbassato che lo faceva assomigliare a un monaco, penetrarono quelli di Lou con una tale intensit che questi fu costretto a battere le palpebre e distogliere lo sguardo. In quel preciso istante fu colto da un dubbio, ora che il semplice pensiero di una buona azione stava diventando realt. Il dubbio si insinu nella sua

  • mente come un cliente ostinato che entra in un albergo senza aver prenotato, gettando Lou in un imprevisto stato confusionale. Non sapeva cosa farsene, di quel dubbio, se accoglierlo o rifiutarlo. Avrebbe voluto e dovuto rivolgere a Gabe un sacco di

    domande, ma l per l gliene venne in mente soltanto una. Posso fidarmi di te? Sapeva che per potersi rilassare

    doveva lasciarsi convincere, eppure non si aspettava una simile risposta. Puoi scommetterci la vita disse Gabe con un lieve battito di

    ciglia. E fu cos che il cliente ostinato ottenne la suite presidenziale.

    7. Pensandoci bene

    Gabe e Lou lasciarono laria gelida ed entrarono nel tepore dellatrio di marmo. Le decorazioni color crema, caramello e cioccolato che ricoprivano pareti, pavimenti e colonne facevano venire voglia a Gabe di leccare ogni superficie. Sapeva di avere freddo, ma solo quando inizi ad avvertire il calore di quel luogo realizz quanto ne avesse davvero sofferto. Lou si sent tutti gli occhi puntati addosso, mentre faceva passare quello straccione dalla reception e lo accompagnava nella toilette degli uomini al pianterreno. Senza sapere bene perch, prima di parlare controll che i bagni fossero vuoti. Ecco, ti ho portato questi. Porse a Gabe i vestiti, ora

    leggermente umidi. Li puoi tenere. Poi si volt verso lo specchio per riportare i propri capelli alla consueta perfezione, spazz via dalle spalle i chicchi di grandine e le gocce di pioggia e fece del proprio meglio per tornare al suo abituale stato fisico e mentale. Intanto Gabe passava lentamente in rassegna le sue nuove propriet: un paio di pantaloni Gucci, una camicia bianca, una cravatta a righe grigie e bianche. Sfiorava quegli indumenti con delicatezza, come se temesse di

    rovinarli.

  • Gabe mise la coperta sul lavandino ed entr in uno dei bagni per cambiarsi, mentre Lou camminava su e gi davanti agli orinatoi rispondendo a telefonate ed email. Era talmente concentrato che, quando alz gli occhi, non

    riconobbe luomo che aveva davanti e torn a guardare il BlackBerry. Poi risollev piano la testa, rendendosi conto con un sussulto che si trattava di Gabe. Lunico elemento da cui si poteva dedurre che era lo stesso

    uomo di prima erano i Dr. Martens sporchi. Tutto gli calzava a pennello. In piedi davanti allo specchio, Gabe scrutava la propria immagine come in trance. Senza il cappello di lana, sfoggiava una massa di capelli neri

    simili a quelli di Lou, bench molto pi arruffati. Ora che si era riscaldato, le labbra erano diventate carnose e

    rosse e il gelido pallore delle guance era stato sostituito da un colorito roseo. Lou non sapeva bene che cosa dire ma, avvertendo il proprio

    disagio per lintensit di quel momento, decise di restare in superficie. Ricordi quello che mi hai detto prima a proposito delle

    scarpe? Gabe annu. Era interessante. Non mi dispiacerebbe se tenessi gli occhi

    aperti qui in giro. E se mi facessi sapere di tanto in tanto quello che noti. Gabe annu di nuovo. Ce lhai un posto dove stare? S. Gabe si guard allo

    specchio. La sua voce era tranquilla. Quindi hai un indirizzo da dare a Harry? Sar lui il tuo

    capo. Non sei tu il mio capo? No. Lou tir fuori il BlackBerry dalla tasca e cominci a far scorrere dei documenti a caso sul display. No, lavorerai in un altro reparto. Ah, capisco. Gabe si raddrizz, un po in imbarazzo. Va bene. Perfetto. Grazie tante, Lou, davvero. Lou rispose con un cenno del capo, ancora a disagio. Tieni disse porgendogli il proprio pettine e senza guardarlo

    in faccia. Grazie. Gabe lo prese, lo pass sotto il rubinetto e cominci

    a sistemarsi i capelli scompigliati. Lou gli disse di sbrigarsi, poi lo condusse fuori dalla toilette e attraversarono latrio di marmo diretti agli ascensori.

  • Gabe fece per restituirgli il pettine. Lou scosse la testa agitando una mano mentre si guardava

    intorno per assicurarsi che le persone davanti allascensore non avessero notato il gesto di Gabe. Tienilo pure. Ce lhai liscrizione al collocamento, il numero

    della previdenza sociale e via dicendo? gli domand in tono meccanico. Gabe rispose di no, turbato. Le sue dita scorrevano su e gi

    lungo la cravatta di seta. Sembrava un animale domestico sul punto di scappare via. Non ti preoccupare, sistemeremo ogni dettaglio. Il cellulare

    di Lou inizi a squillare e lui fece per allontanarsi. Ora vado, dovrei essere in un sacco di posti in questo momento. Certo. Grazie ancora. Dove devo? Ma Gabe non pot completare la domanda perch Lou cominci a vagare per latrio con landatura concitata, a met tra una camminata e una danza, di chi parla al telefono. La mano sinistra faceva tintinnare le monetine nella tasca e la destra era incollata allorecchio. Va bene, devo scappare, Michael. Lou richiuse lapparecchio e si stizz, vedendo che nel frattempo la folla davanti agli ascensori era aumentata. Questi cosi andrebbero proprio sistemati comment ad alta voce. Gabe lo stava fissando con uno sguardo che Lou non riusciva

    a decifrare. Che c? Dove devo andare? gli domand Gabe. S, scusa, devi scendere di un piano. Allufficio spedizioni.

    Ah. Per un momento Gabe sembr preso alla sprovvista, ma recuper subito la sua espressione affabile. Va bene, grazie annu. Ci hai mai lavorato? Scommetto che un posto, ehm

    eccitante. Lou sapeva che offrire un lavoro a Gabe era un grande gesto e che non cera niente di male in quello specifico impiego, ma sentiva che non era abbastanza, che luomo davanti a lui non solo era capace di fare di pi, ma se lo aspettava anche. Non cera nessuna spiegazione plausibile per quella sensazione, dato che Gabe era stato gentile, amichevole e riconoscente fin dal primo momento, eppure cera qualcosa nel suo modo di insomma, cera qualcosa.

  • Ti va se ci vediamo a pranzo? gli domand Gabe speranzoso. Non ce la faccio rispose Lou, mentre il cellulare riprendeva

    a squillare. Mi aspetta una giornata piena dimpegni e ma non fin la frase perch le porte dellascensore si aprirono e la gente cominci a entrare. Gabe fece per seguire Lou allinterno. Questo va su gli disse Lou in tono tranquillo, bloccandolo. Ah, s replic Gabe, indietreggiando. Le ultime persone si

    stavano precipitando dentro lascensore, quando Gabe gli domand: Perch fai questo per me?. Lou deglut e affond le mani in tasca. Consideralo un

    regalo rispose, appena prima che le porte si richiudessero. Quando raggiunse il quattordicesimo piano, fu notevolmente

    sorpreso di trovarvi Gabe che spingeva in giro un carrello della posta, depositando pacchi e lettere sulle varie scrivanie. Lo fiss a bocca aperta, incapace di profferire parola,

    cercando di calcolare il tempo che gli ci era voluto per arrivare al piano. Ehm fece Gabe guardandosi intorno incerto, questo il

    tredicesimo, vero? Il quattordicesimo rispose Lou automaticamente, quasi senza far caso a quel che stava dicendo, ma con il respiro affannoso. Certo, normale che tu sia qui, solo che Si port una mano alla fronte e si accorse che era calda. Sperava che quei minuti sotto la pioggia senza cappotto non lo avessero fatto ammalare. Sei arrivato cos in fretta che Lascia perdere disse scuotendo la testa. Maledetti ascensori borbott poi, avviandosi verso il proprio ufficio. Alison salt su dalla sedia e gli sbarr la strada. C Marcia

    al telefono annunci in tono squillante. Di nuovo. Gabe si stava allontanando lungo il lussuoso corridoio che portava a un altro ufficio, accompagnato dal sonoro cigolio di una delle ruote del carrello. Lou rimase qualche istante a guardarlo imbambolato, poi torn in s. Non ho tempo, Alison, davvero. In questo momento dovrei

    gi essere da unaltra parte e, prima di andarmene, devo partecipare a una riunione. Dove sono le mie chiavi? Frug nelle tasche del cappotto appeso allattaccapanni nellangolo.

  • Stamattina ha chiamato tre volte sibil Alison, tappando il ricevitore con la mano e allontanandolo da s come se fosse avvelenato. Ormai dubito che mi creda, quando le dico che riferisco i suoi messaggi. Quali messaggi? la stuzzic Lou. Non ricordo nessun messaggio. Alison lanci uno strillo nervoso e sollev in aria la cornetta, per impedirgli di afferrarla. Non pu farmi una cosa del genere, non dia la colpa a me! Ci sono tre messaggi sulla sua scrivania, tutti di stamattina! E poi la sua famiglia gi mi odia. Non le si pu dare torto, giusto? Si avvicin costringendola a indietreggiare contro la scrivania. Poi le rivolse uno sguardo che la fece sciogliere, con due dita risal lentamente il braccio fino alla mano e prese il ricevitore. Un colpo di tosse alle sue spalle lo fece arretrare di scatto. Port il telefono allorecchio e si volt con aria noncurante per vedere chi lavesse interrotto. Gabe. Con il carrello cigolante che questa volta aveva stranamente

    mancato di avvertirlo. S, Marcia disse a sua sorella. S, certo, ho ricevuto i tuoi

    diecimila messaggi. Alison me li ha gentilmente trasmessi tutti. Rivolse un sorriso dolce alla segretaria che gli rispose con una linguaccia prima di accompagnare Gabe nellufficio di Lou, il quale si alz in punta di piedi per spiarli. Gabe si guardava attorno come un bambino allo zoo. Lou lo vide notare lo spazioso bagno sulla destra, le finestre

    alte dal pavimento al soffitto che si aprivano sulla citt, la scrivania in quercia pi ampia del necessario, il salottino nellangolo di sinistra, il tavolo da riunione a dieci posti e lo schermo al plasma da cinquanta pollici alla parete. Era grande quanto un appartamento medio di Dublino, anche di pi. Gabe registrava il contenuto della stanza. Aveva

    unespressione indecifrabile e, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Lou, sorrise. Anche il suo sorriso era strano. Non esprimeva lammirazione che Lou aveva sperato di leggervi, ma nemmeno gelosia. Era pi un sorriso divertito. E, comunque, qualunque cosa fosse, gli imped di provare lorgoglio e la soddisfazione che aveva stabilito di sentire. Il punto era che non sapeva se Gabe stesse ridendo con lui o di

  • lui. Avvert una mancanza di fiducia in se stesso a cui non era abituato e gli rispose limitandosi a un cenno del capo. Nel frattempo, al telefono, Marcia continuava il suo discorso

    insensato, mentre Lou sentiva la testa diventare sempre pi calda. Lou? Lou, mi stai ascoltando? gli domand con la sua

    vocina. Certamente, Marcia, ma non posso proprio stare al telefono

    adesso perch in questo momento dovrei essere in due posti diversi, e non qui concluse con una risatina per addolcirle la pillola. S, lo so che sei molto impegnato replic lei e, senza alcun

    sarcasmo, aggiunse: Non ti disturberei al lavoro, se ti facessi vedere ogni tanto la domenica. Ah, ecco che ci risiamo si lament lui, alzando gli occhi al

    cielo, pronto a sorbirsi la solita manfrina. No, non questo che volevo dire. Per favore, ascoltami. Lou, ho davvero bisogno del tuo aiuto. Non ti disturberei, ma

    io e Rick stiamo facendo le pratiche per il divorzio e Sospir. Ad ogni modo, voglio che sia tutto perfetto e non posso farlo da sola. Certo che no. In realt Lou non aveva idea di che cosa stesse parlando. Nel frattempo la presenza di Gabe lo rendeva sempre pi paranoico. Allung il filo del telefono fino a raggiungere langolo della

    stanza dovera appeso il suo cappotto ma, dimenandosi nel tentativo di infilarlo, fece cadere a terra la cornetta che teneva premuta tra lorecchio e la spalla. Si sistem il cappotto e poi si fiond a raccoglierla. Marcia stava ancora parlando.

  • Potresti almeno rispondere alla mia domanda sulla sala? La sala ripet Lou. Il cellulare cominci a squillargli in tasca e lui lo copr con la mano per attutirne il rumore, anche se avrebbe di gran lunga preferito rispondere. Marcia rimase un momento in silenzio. S, la sala ribad, la

    voce ora cos bassa che Lou dovette tendere lorecchio per sentirla. Ah, certo, la sala per Guard Alison con lespressione pi

    allarmata che gli riusc, lei smise di scrutare Gabe e si precipit fuori dallufficio con in mano un Post-it di un giallo acceso. A-ha! esclam Lou, strappandole il foglietto di mano e

    praticamente leggendone il contenuto ad alta voce. Per il compleanno di suo voglio dire, di mo padre. Stai cercando una sala per la festa di compleanno di pap. Poi avvert una presenza alle sue spalle. S conferm Marcia sollevata. In realt non stiamo

    cercando una sala, ne abbiamo gi due. Ricordi che te lavevo detto? Ho soltanto bisogno che mi aiuti a scegliere. Quentin ne preferisce una e io laltra, mentre mamma vuole restarne fuori, quindi Puoi chiamarmi sul cellulare, Marcia? Devo proprio andare o far tardi a un pranzo di lavoro. No, Lou! Dimmi soltanto dove Ascolta, ho in mente una sala bellissima la interruppe di nuovo, guardando lorologio. A pap piacer un sacco e tutti si divertiranno tagli corto. Non mi va di valutare unaltra sala, a questo punto. Lo sai com fatto pap. Vuole solo una riunione di famiglia

    tra pochi intimi in un posto accogl Qualcosa di intimo e accogliente. Ricevuto. Lou strapp una penna di mano ad Alison e le fece un appunto sulla festa di cui le avrebbe affidato lorganizzazione. Fantastico. Che data abbiamo in mente? Il giorno del suo

    compleanno. La voce di Marcia si faceva pi debole a ogni risposta. Giusto, il suo compleanno. Lou rivolse uno sguardo

    interrogativo ad Alison, che si tuff sulla sua agenda e cominci a sfogliarla alla velocit della luce. Credevo fosse meglio durante il fine settimana, in modo che gli invitati siano

  • pi rilassati. Cos lo zio Leo sar libero di scatenarsi sulla pista da ballo disse ridacchiando. Gli hanno appena diagnosticato un cancro alla prostata.

    Non questo che volevo dire. Allora, quando sarebbe il fine settimana pi vicino? improvvis. Il compleanno di pap cade di venerd rispose Marcia,

    ormai stanca. il ventidue dicembre, Lou. La stessa data dellanno scorso e di ogni altro anno. Il ventidue dicembre, giusto. Guard Alison con aria accusatoria perch non era riuscita a trovare la data in tempo utile e lei rispose con unespressione avvilita. Ma il prossimo fine settimana, Marcia. Perch hai aspettato tanto? Non ho affatto aspettato, te lho detto, tutto pronto. Entrambe le sale sono disponibili! Lou smise ancora una

    volta di ascoltarla, prese di mano ad Alison lagenda e cominci a sfogliarla. Ah, non si pu fare, accidenti. C la festa dellufficio e devo andarci per forza. Ci saranno dei clienti importanti. La festa di pap si pu fare il sabato. Dovrei rimandare

    qualche impegno disse ragionando ad alta voce, ma fattibile. il settantesimo compleanno di tuo padre. Non puoi spostarlo per la festa dellufficio ribatt Marcia incredula. E poi gi stato organizzato tutto, la musi ca, il mangiare. Manca solo di decidere quale delle due sale Ascolta, annulla tutto la interruppe Lou, scendendo dallangolo della scrivania dovera seduto e preparandosi a riagganciare. La sala che ho in mente comprende gi cat