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ST•ART FLASH Laura Cerfeda: critica di Michele Miscia Laura Cerfeda flash

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Il Flash di St.Art dedicato alla pittrice Laura Cerfeda

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ST•ART FLASHLaura Cerfeda: critica di Michele Miscia

Laura Cerfeda

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Page 2: cerfeda

Anno I - 2009Numero 2Laura CerfedaISBN: 978-88-6436-057-7

Direttore ResponsabileNicola Scontrino

Direttore EditorialeMichele Miscia

GraficaMarco Mazzariello

RedazioniCattedra di Storia dell’ArteContemporaneaUniversità degli studi di SalernoProf. Nicola Scontrino

Via delle Rose, 1 - LacedoniaResponsabile - Dr. Michele MisciaCell. 338 [email protected]

Via Firenze, 1 - GrottaminardaResponsabile - Dr. Silvio SallicandroTel. 0825 [email protected]

Centro perl’emersione

e la promozionedell’Arte

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Osservando la serie di opere propostemi da Laura Cerfeda, mi ritorna alla mente un passo che ricordavo d'aver letto nel libro terzo del Saggio sull'intelligenza umana di John Locke. Ritengo valga la pena di proporne brevi righe, che potranno essere ben comprese se comparate con i quadri che mi propongo di pubblicare. Scrive il filoso inglese“ … Uno studioso cieco, che si era molto affaticato la mente intorno agli oggetti visibili, e aveva fatto uso delle spiegazioni date dai suoi libri e dai suoi amici per intendere quei nomi della luce e dei colori che aveva così spesso uditi, si vantava un giorno di avere ormai capito che cosa significasse scarlatto. Al che, avendo chiesto un amico suo che cosa fosse lo scarlatto, il cieco rispose che era come il suono di una tromba …”Il fatto che Locke, nel contesto complessivo, citasse questo caso con intenti alquanto ironici non depriva, a mio giudizio, di sugge-stione e di valore tale equazione tra la sensazione uditiva e quella visiva, specialmente in relazione a talune delle tele più emblemati-che della Cerfeda. Osservando il “Borgo Rosso”, infatti, mi pare che erompano dalla tonalità quasi monocroma del paesaggio circostante innevato, acuti cromaticamente alti, squilli scarlatti, per l'appunto, che lacerano il contesto complessivo, quasi ferita aperta nel quadro, che

Squilli scarlatti

sanguinando ibrida di un lieve rosa la parte inferiore del dipinto, ravvivando alquanto la predomi-nanza dei grigi. Effetto straordina-rio, questo, specialmente sotto il profilo estetico, che si ripete nell'opera priva di titolo che raffigura dei fiori in un vaso e, soprattutto, nell'altro dipinto sul quale campeggia un albero interamente rosso, colore che sembra volersi fare violentemen-te largo nella foresta di tronchi grigi ed anonimi.Sotto il profilo dei contenuti, occorre, a mio giudizio, rifarsi alla particolare simbologia della quale il rosso, nelle sue varie gradazioni, è foriero. Non sarà inutile accen-narne brevemente. È opportuno dire che nelle varie epoche, nell'ambito delle eterogenee culture, il rosso ha assunto significati simbolici ora negativi ed ora estremamente positivi. Nell'antico Egitto,ad esempio, esso era associato a Seth, l'uccisore di Osiride, mentre in epoca romana lo si riferiva a Marte, dio della guerra: per estensione esso è diventato, nell'intelletto latente collettivo, il colore delle passioni forti, della vitalità che può sconfinare in aperta violenza, ovvero di un ego in forte espansione, propenso alla battaglia esistenziale ed alieno da qual si voglia timore (rosso era il manto dei condottieri romani, come altri elementi dell'uniforme del legionario). Nell'ambito della

cultura cristiana, la sua associa-zione al sangue, verosimilmente a quello del Salvatore, rivaluta il rosso al punto che l'iconografia tradizionale veste di tale colore gli angeli, specialmente i cherubini e i serafini, mentre le alte gerarchie ecclesiastiche sono tali perché indossano la “porpora”. Senza alcun dubbio, dall'alto medioevo in avanti, esso è espressione di regalità, della qual cosa pare essere perfettamente consapevo-le l'artista, al punto da chiamare “Rosso Imperiale” una delle opere (se pure essa opera viene riferita alla temperie culturale orientale).Anche nell'ambito della più simbolista delle culture, quella alchemica, il rosso riveste un particolarissimo ed importante ruolo. Oltre a costituire una delle fasi del processo alchemico, la rubedo, definita in tal modo in grazia delle alte temperature raggiunte nella fase del “calor rosso”, rappresenta lo zolfo, e insieme al colore bianco, che simboleggia il mercurio, forma una coppia di opposti la cui unione viene denominata nozze alchemiche. E di un matrimonio alchemico si può tranquillamente parlare a proposito degli accosta-menti cromatici operati nelle citate opere dalla Cerfeda.Altro tratto distintivo dell'Artista a me pare sia la pennellata rapida, che non sembra troppo indugiare sulla tela, evidente indizio che la sua pittura attinge suggestioni ed

di Laura Cerfeda

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Anno I - 2009Numero 2Laura CerfedaISBN: 978-88-6436-057-7

Direttore ResponsabileNicola Scontrino

Direttore EditorialeMichele Miscia

GraficaMarco Mazzariello

RedazioniCattedra di Storia dell’ArteContemporaneaUniversità degli studi di SalernoProf. Nicola Scontrino

Via delle Rose, 1 - LacedoniaResponsabile - Dr. Michele MisciaCell. 338 [email protected]

Via Firenze, 1 - GrottaminardaResponsabile - Dr. Silvio SallicandroTel. 0825 [email protected]

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Osservando la serie di opere propostemi da Laura Cerfeda, mi ritorna alla mente un passo che ricordavo d'aver letto nel libro terzo del Saggio sull'intelligenza umana di John Locke. Ritengo valga la pena di proporne brevi righe, che potranno essere ben comprese se comparate con i quadri che mi propongo di pubblicare. Scrive il filoso inglese“ … Uno studioso cieco, che si era molto affaticato la mente intorno agli oggetti visibili, e aveva fatto uso delle spiegazioni date dai suoi libri e dai suoi amici per intendere quei nomi della luce e dei colori che aveva così spesso uditi, si vantava un giorno di avere ormai capito che cosa significasse scarlatto. Al che, avendo chiesto un amico suo che cosa fosse lo scarlatto, il cieco rispose che era come il suono di una tromba …”Il fatto che Locke, nel contesto complessivo, citasse questo caso con intenti alquanto ironici non depriva, a mio giudizio, di sugge-stione e di valore tale equazione tra la sensazione uditiva e quella visiva, specialmente in relazione a talune delle tele più emblemati-che della Cerfeda. Osservando il “Borgo Rosso”, infatti, mi pare che erompano dalla tonalità quasi monocroma del paesaggio circostante innevato, acuti cromaticamente alti, squilli scarlatti, per l'appunto, che lacerano il contesto complessivo, quasi ferita aperta nel quadro, che

Squilli scarlatti

sanguinando ibrida di un lieve rosa la parte inferiore del dipinto, ravvivando alquanto la predomi-nanza dei grigi. Effetto straordina-rio, questo, specialmente sotto il profilo estetico, che si ripete nell'opera priva di titolo che raffigura dei fiori in un vaso e, soprattutto, nell'altro dipinto sul quale campeggia un albero interamente rosso, colore che sembra volersi fare violentemen-te largo nella foresta di tronchi grigi ed anonimi.Sotto il profilo dei contenuti, occorre, a mio giudizio, rifarsi alla particolare simbologia della quale il rosso, nelle sue varie gradazioni, è foriero. Non sarà inutile accen-narne brevemente. È opportuno dire che nelle varie epoche, nell'ambito delle eterogenee culture, il rosso ha assunto significati simbolici ora negativi ed ora estremamente positivi. Nell'antico Egitto,ad esempio, esso era associato a Seth, l'uccisore di Osiride, mentre in epoca romana lo si riferiva a Marte, dio della guerra: per estensione esso è diventato, nell'intelletto latente collettivo, il colore delle passioni forti, della vitalità che può sconfinare in aperta violenza, ovvero di un ego in forte espansione, propenso alla battaglia esistenziale ed alieno da qual si voglia timore (rosso era il manto dei condottieri romani, come altri elementi dell'uniforme del legionario). Nell'ambito della

cultura cristiana, la sua associa-zione al sangue, verosimilmente a quello del Salvatore, rivaluta il rosso al punto che l'iconografia tradizionale veste di tale colore gli angeli, specialmente i cherubini e i serafini, mentre le alte gerarchie ecclesiastiche sono tali perché indossano la “porpora”. Senza alcun dubbio, dall'alto medioevo in avanti, esso è espressione di regalità, della qual cosa pare essere perfettamente consapevo-le l'artista, al punto da chiamare “Rosso Imperiale” una delle opere (se pure essa opera viene riferita alla temperie culturale orientale).Anche nell'ambito della più simbolista delle culture, quella alchemica, il rosso riveste un particolarissimo ed importante ruolo. Oltre a costituire una delle fasi del processo alchemico, la rubedo, definita in tal modo in grazia delle alte temperature raggiunte nella fase del “calor rosso”, rappresenta lo zolfo, e insieme al colore bianco, che simboleggia il mercurio, forma una coppia di opposti la cui unione viene denominata nozze alchemiche. E di un matrimonio alchemico si può tranquillamente parlare a proposito degli accosta-menti cromatici operati nelle citate opere dalla Cerfeda.Altro tratto distintivo dell'Artista a me pare sia la pennellata rapida, che non sembra troppo indugiare sulla tela, evidente indizio che la sua pittura attinge suggestioni ed

di Laura Cerfeda

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ispirazione all'istinto più che al ragionamento: rimossa la catarat-ta che, nel quotidiano, trattiene il libero fluire della creatività, Laura Cerfeda non si cura di innalzare argini o dighe concettuali (per quanto il concetto non sia del

tutto bandito dal modus creandi), ma lascia che il fiume scorra impetuoso, lambendo rive ignote, ritengo, alla stessa Artista e confluendo, infine, nel prodotto d'arte di sicuro effetto ottico ed estetico, talora sin estetico, per

chi possegga la sensibilità percet-tiva sufficiente ad ascoltare quegli squilli scarlatti.

Laura Cerfeda nasce a Torino il 28/02/1950 e risiede a Villarbasse (TO). Inizia il suo approccio con la pittura nel 2003 frequentando pochi mesi una scuola di Pittura a Torino. Dopo qualche anno e precisamente nel 2007, approda nell'Atelier di Pittura ImpArAlArte di Amelia Alba Argenziano e, dopo poco tempo, stimolata dalle proposte curate in collaborazione con l'Associazione Culturale "Polvere di Luna", partecipa con autentica passione alle iniziative, manifestando un talento fuori dal comune.Nel 2009 partecipa alle seguenti collettive: • Febbraio Casa del Conte Verde Rivoli (TO) “Rivoli d'Africa”• Aprile UGC Cinecitè Moncalieri (TO) “Periferie”• Maggio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino “Periferie”• Giugno Cesar Cafè di Orbassano “Suburbana 2009 rassegna di incontri tra la provincia e il mondo

NOTE BIBLIOGRAFICHE

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ispirazione all'istinto più che al ragionamento: rimossa la catarat-ta che, nel quotidiano, trattiene il libero fluire della creatività, Laura Cerfeda non si cura di innalzare argini o dighe concettuali (per quanto il concetto non sia del

tutto bandito dal modus creandi), ma lascia che il fiume scorra impetuoso, lambendo rive ignote, ritengo, alla stessa Artista e confluendo, infine, nel prodotto d'arte di sicuro effetto ottico ed estetico, talora sin estetico, per

chi possegga la sensibilità percet-tiva sufficiente ad ascoltare quegli squilli scarlatti.

Laura Cerfeda nasce a Torino il 28/02/1950 e risiede a Villarbasse (TO). Inizia il suo approccio con la pittura nel 2003 frequentando pochi mesi una scuola di Pittura a Torino. Dopo qualche anno e precisamente nel 2007, approda nell'Atelier di Pittura ImpArAlArte di Amelia Alba Argenziano e, dopo poco tempo, stimolata dalle proposte curate in collaborazione con l'Associazione Culturale "Polvere di Luna", partecipa con autentica passione alle iniziative, manifestando un talento fuori dal comune.Nel 2009 partecipa alle seguenti collettive: • Febbraio Casa del Conte Verde Rivoli (TO) “Rivoli d'Africa”• Aprile UGC Cinecitè Moncalieri (TO) “Periferie”• Maggio Chiostro S.ma Annunziata Via Po, 45 Torino “Periferie”• Giugno Cesar Cafè di Orbassano “Suburbana 2009 rassegna di incontri tra la provincia e il mondo

NOTE BIBLIOGRAFICHE

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