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Certe cose si fanno

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"Certe cose si fanno" a cura di Fabio Corbisero gesco edizioni 2010

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Certe cose si fannoa cura di Fabio Corbiserogesco edizioni 2010

E’ da alcuni decenni ormai che le scienze sociali si interrogano sulle conseguenze indotta dall’avvento di quella che Lyotard (1979) ha definito la società post-modena e che nel corso del tempo è stata descritta utilizzando molte altre etichette, come quella di società post-salariale (Castel, 1995) o tarda modernità (Giddens,1991). Una società caratteri zatta da un lato dal superamento del vecchio modello full-time full-life incentrato sull’idea di stabilità delle carriere occupazionali così come dei corsi di vita, dall’altro lato da un profondo processo di de-tradizionalizzazione, che ha ampiamente sganciato gli individui dagli schemi di aspettative istituzionalizzati del passato (Spanò, 1999).In tale scenario < […] l’individuo cessa di essere un elemento di funzionamento del sistema sociale e diviene creatore di se stesso e produttore di società > (Touraine, 2002).

Il Genere: come nasce un concetto Inaugurato nel campo della filosofia e poi rapidamente esteso a tutte le altre discipline delle scienze umane, il concetto di gender, tradotto con il termine italiano di genere, ha una storia che risale solo ad alcuni decenni fa, e si colloca nel solco della produzione teorica di derivazione femminista. La sua introduzione nel dibattito scientifico è legata, infatti, al saggio della studiosa femminista Joan Scott, Gender: an Useful Category for Women’s History del 1986 in cui l’autrice, prendendo le distanze dalla precedente impostazione marxista, si avvicina al pensiero post-strutturalista di Foucault. Collocandosi in quest’ambito di riflessioni, la Scott si pone allora l’obiettivo di analizzare come si sia costruito un sapere specifico sulla differenza sessuale e quali siano stati i modi attraverso i quali si sono stabilite specifiche relazioni di potere e di subordinazione tra uomini e donne. Rispondendo a tali interrogativi, la studiosa arriva a formulare la sua seminale definizione di genere, che si riferisce, secondo l’autrice, non già alle differenze fisiche naturali tra uomini e donne, bensì alle <[..] costruzioni di carattere conoscitivo e linguistico mediante le quali si stabilisce quali siano i significati da attribuire alle differenze fisiche> ( Di Cori,2002). Seguendo la studiosa statunitense, il concetto di genere ci aiuta a comprendere i <[…] significati molteplici e contradditori attribuiti alla differenza sessuale> (Scott, 1999) e dunque getta luce sulla costruzione sociale della differenza sessuale.Come scrive BOURDIEU il mondo sociale costruisce il corpo come realtà sessuata e come depositario di principi di visione e di divisione sessuali. Questo programma sociale di percezione incorporato si applica a tutte le cose del mondo, e in primo luogo al corpo stesso nella sua realtà biologica: è attraverso di esso che si costituisce la differenza tra i sessi biologici (Bourdieu, 2009). Ciò significa che, in quanto socialmente costruito, il genere è un prodotto della cultura umana come la religione, l’organizzazione sociale, le istituzioni, le consuetudini, piuttosto che un mero riflesso delle diversità morfologiche.Va tenuto conto inoltre che il genere è anche un concetto storico e dinamico, perché l’essere

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uomo o l’essere donna, sono il prodotto di un processo storico che ha attraversato le diverse società, le quali hanno di volta in volta definito modi del tutto particolari di concepire il genere, creando specifiche identità collettive e individuali (Ruspini 2009). Il che significa, da un lato, che società diverse possono interpretare il genere in modi differenti e definire aspettative di ruolo a loro volta differenti per i diversi generi; dall’altro, che una stessa società, in momenti differenti della sua evoluzione storica, può disegnare in modo totalmente dissimile l’appartenenza sessuale e,di conseguenza, i ruoli di genere.

Teorizzando il genereIl genere, si è mostrato fin da subito come concetto complesso,sfaccettato che si pone come punto di incontro di più discipline. Le scienza sociali si erano per lo più interessate di concetti generali che cercavano di rispondere alla naturalità o meno delle differenze tra uomini e donne. Ci si chiedeva principalmente, se tali differenza poggiassero su una base biologica o sociale.E nel rispondere a questo interrogativo cruciale era venuta strutturandosi una netta divisione tra Essenzialismo e Costruttivismo sociale.Nel primo caso- quello dell’essenzialismo- si ritiene che la differenza sia un dato naturale ed immodificabile, che la diversità sia l’unico principio per definire la femminilità e la mascolinità.Nel secondo caso- quello del Costruttivismo sociale- legato al lavoro antropologico di studiose come Margaret Mead, si comincia a considerare l’ipotesi che le differenze di comportamento tra uomini e donne si sviluppino non già sulla base di una presunta essenza innate, ma attraverso l’apprendimento sociale. I riscontri empirici prodotti su questo versante ci permettono di affermare , ad esempio, che l’aggressività dei maschi e la delicatezza delle donne variano sensibilmente da una cultura all’altra.

Il contributo della sociologiaTale disciplina si è occupata in passato del genere, soffermandosi sulle due prospettive macrostrutturali principali: il Funzionalismo e la Teoria del Conflitto.Il Funzionalismo abbraccia,in origine, una visione pienamente essenzialista. Questa prospettiva analitica, infatti, con la sua centralità assegnata alla famiglia in quanto era cellula costitutiva della società, teorizza la differenziazione dei ruoli sessuali in virtù di una supposta differenza strutturale tra i sessi. Al maschio breadwinner , la funzione di leader strumentale, responsabile di procurare i mezzi di sostentamento per la famiglia, alle donne la funzione espressiva, a cui viene demandata sostanzialmente l’educazione dei figli e la cura delle relazioni.La teoria del conflitto si divide nelle due correnti di pensiero, la Teoria critica e quella analitica, le differenze di genere vengono trattate infatti in maniere insoddisfacente. La Teoria Critica, fa direttamente capo all’impostazione marxiana, e alla nascita del capitalismo.La variante analitica della teoria del conflitto ,quella che si ispira alla sociologia di Max Weber, finisce invece per assumere una posizione più vicina all’essenzialismo classico. Queste teorie, dunque, non solo prestano scarsa attenzione al genere, ma anche quando se ne occupano restano saldamente ancorate ad una visione naturalistica e, di conseguenza, anche nel momento in cui riconoscono l’esistenza di disuguaglianze su base sessuale, ne giustificano

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l’esistenza addebitandola a caratteristiche ascritte, indipendenti dal controllo dell’uomo e della società.E’ con il cambio di prospettiva inaugurato dalle teorie micro sociologiche dell’Interazionismo simbolico e dell’etnometodologia che la sociologia comincia a superare la visione sostanzialistica del genere e a considerarlo come costruzione sociale. Questo ribaltamento teorico si inscrive in una nuova concezione dell’attore sociale, ritenuto adesso molto più attivo e creativo, ed in grado di costruire il suo mondo piuttosto che di subire gli effetti di una realtà sovra ordinata immodificabile. La realtà stessa viene concepita come un sistema costruito socialmente attraverso idee accumulate nel tempo, e continuamente vengono riprodotte nell’interazione quotidiana fino ad essere date per scontate , come avviene proprio nel caso del genere.