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ChernoNews Ottobre 2009 Reportage dalla zona morta Roberto Rebecchi Villaggio di Gden’, nei pressi della zona morta, dove la ra- dioattivit` a` e tale da proibire gli insediamenti umani Antopol, Alecsejevka, Novosel- kiv, Olmanu, Novaya Yatskovschi- na, Zhgunj Buda, Gden’ sono i no- mi di alcuni villaggi da cui pro- venivano i 190 bambini ospitati, la scorsa estate, presso il Centro Nadjeda nell’ambito del Proget- to Rugiada di Legambiente Solida- riet` a. Questi villaggi della Bielo- russia sorgono nelle zone pi` u colpi- te dalla nube radioattiva fuoriusci- ta dal 4 o reattore della centrale nu- cleare di Chernobyl a seguito del- l’esplosione avvenuta il 26 aprile del 1986. Sono villaggi prevalentemente agricoli, circondati da boschi di abeti e betulle che affondano le lo- ro radici nel terreno contaminato, producendo cos` ı prodotti ricchi di radioisotopi che minano la salute delle popolazioni residenti. Ai lati delle strade in terra bat- tuta di questi sperduti villaggi vec- chie donne e uomini se ne stanno seduti in silenzio davanti alle loro case in legno, alcuni bambini cor- rono attraverso i campi, vi sono case che urlano il loro assordante silenzio di abbandono, le finestre sprangate con assi di legno e i giar- dini invasi da una vegetazione che occupa senza “ordine” quegli spazi che un tempo garantivano ortag- gi e vegetali alle famiglie che pri- ma le abitavano, descrivendo una tragedia dimenticata. Freddo filo spinato corre lun- go i campi proibendo l’accesso al- le zone morte, ma la morte pas- sa silenziosa quel confine portando il suo pesante respiro al di l` a del- le statistiche ufficiali: nei villaggi di Antopol, Alecsejevka, Novosel- kiv, Olmanu, Novaya Yatskovschi- na, Zhgunj Buda sono tanti i bam- bini, a cui abbiamo garantito un soggiorno di risanamento, che han- no perduto prematuramente i loro genitori. A questi bambini e bambine, cos` ı come ai tanti loro coetanei pri- vi dei genitori per problemi di salu- te o sociali abbiamo rivolto e rivol- giamo il nostro aiuto attraverso il Progetto Rugiada, il progetto del- l’Ambulatorio Mobile, il progetto Gomel e con altri pi` u “piccoli” ma altrettanto significativi interventi. Sono tante le storie che incon- tri lungo le strade dei villaggi bie- lorussi: il villaggio di Gden’ prima della tragedia di Chernobyl era un posto dove la gente stava bene, vi era uno dei pi` u grandi e “ricchi” kolchoz dell’Unione Sovietica: cos` ı mi racconta la nonna di 4 piccoli bambini che vive in una vecchia ca- sa di legno, senza acqua corrente, senza luce, senza gas e tanto meno telefono. Con lei oltre i nipoti vi- ve la figlia, di appena 28 anni, la mamma dei 4 bambini, il pi` u gran- de ha 8 anni. Un altro figlio, ci rac- conta la “babuska” con le lacrime agli occhi, ` e morto pochi anni fa. Avevano provato ad andarsene, a dire il vero li avevano evacuati pochi giorni dopo l’esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl, ma non potevano vivere in un block, avevano bisogno della terra, di spa- zi aperti, e poi che mangiare in citt` a: allora, cos` ı come ad altre famiglie, sono tornati ad occupa- re parte di quel villaggio che non potrebbe essere abitato per gli alti livelli di contaminazione e perch´ e di fatto non esiste pi` u, n´ e per il governo di Lukascenko, n´ e per la comunit` a internazionale. Oggi a Gden’ vivono 126 abi- tanti, tra loro 18 bambini: le con- dizioni di vita sono oltre il limite della sopportazione umana, a par- tire dai livelli di contaminazione. I livelli ufficiali parlano di 10 Cu- rie per Kmq, le persone per vivere coltivano patate, ortaggi, vegetali, allevano animali da cortile. L’unico modo per cucinare ` e l’utilizzo della legna, cos` ı come per riscaldarsi nel lungo inverno russo, rilasciando cos` ı nell’ambien- te domestico ulteriore pulviscolo radioattivo. Il silenzio ` e assordante a Gden’: le strade, o meglio ci` o che n’` e rima- sto, sono invase dalla vegetazione; decine, forse centinaia di case so- no abbandonate a se stesse, le po- che abitate sono luoghi di sofferen- za e solo il rispetto che ho di queste persone mi proibisce di descrivere le condizioni abitative in cui sono costrette a vivere. Catastrofe ambientale e po- vert` a qui si sono fuse in un con- nubio che non lascia spazio a nes- suna speranza: la distruzione del- 1

ChernoNews - Ottobre/NOvembre 2009

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A cura del Progetto Chernobyl di Carpi-Novi-Soliera

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ChernoNewsOttobre 2009

Reportage dalla zona morta

Roberto Rebecchi

Villaggio di Gden’, nei pressidella zona morta, dove la ra-dioattivita e tale da proibire gliinsediamenti umani

Antopol, Alecsejevka, Novosel-kiv, Olmanu, Novaya Yatskovschi-na, Zhgunj Buda, Gden’ sono i no-mi di alcuni villaggi da cui pro-venivano i 190 bambini ospitati,la scorsa estate, presso il CentroNadjeda nell’ambito del Proget-to Rugiada di Legambiente Solida-rieta. Questi villaggi della Bielo-russia sorgono nelle zone piu colpi-te dalla nube radioattiva fuoriusci-ta dal 4o reattore della centrale nu-cleare di Chernobyl a seguito del-l’esplosione avvenuta il 26 apriledel 1986.

Sono villaggi prevalentementeagricoli, circondati da boschi diabeti e betulle che affondano le lo-ro radici nel terreno contaminato,producendo cosı prodotti ricchi diradioisotopi che minano la salutedelle popolazioni residenti.

Ai lati delle strade in terra bat-tuta di questi sperduti villaggi vec-chie donne e uomini se ne stannoseduti in silenzio davanti alle lorocase in legno, alcuni bambini cor-rono attraverso i campi, vi sonocase che urlano il loro assordantesilenzio di abbandono, le finestre

sprangate con assi di legno e i giar-dini invasi da una vegetazione cheoccupa senza “ordine” quegli spaziche un tempo garantivano ortag-gi e vegetali alle famiglie che pri-ma le abitavano, descrivendo unatragedia dimenticata.

Freddo filo spinato corre lun-go i campi proibendo l’accesso al-le zone morte, ma la morte pas-sa silenziosa quel confine portandoil suo pesante respiro al di la del-le statistiche ufficiali: nei villaggidi Antopol, Alecsejevka, Novosel-kiv, Olmanu, Novaya Yatskovschi-na, Zhgunj Buda sono tanti i bam-bini, a cui abbiamo garantito unsoggiorno di risanamento, che han-no perduto prematuramente i lorogenitori.

A questi bambini e bambine,cosı come ai tanti loro coetanei pri-vi dei genitori per problemi di salu-te o sociali abbiamo rivolto e rivol-giamo il nostro aiuto attraverso ilProgetto Rugiada, il progetto del-l’Ambulatorio Mobile, il progettoGomel e con altri piu “piccoli” maaltrettanto significativi interventi.

Sono tante le storie che incon-tri lungo le strade dei villaggi bie-lorussi: il villaggio di Gden’ primadella tragedia di Chernobyl era unposto dove la gente stava bene, viera uno dei piu grandi e “ricchi”kolchoz dell’Unione Sovietica: cosımi racconta la nonna di 4 piccolibambini che vive in una vecchia ca-sa di legno, senza acqua corrente,senza luce, senza gas e tanto menotelefono. Con lei oltre i nipoti vi-ve la figlia, di appena 28 anni, lamamma dei 4 bambini, il piu gran-de ha 8 anni. Un altro figlio, ci rac-conta la “babuska” con le lacrime

agli occhi, e morto pochi anni fa.Avevano provato ad andarsene,

a dire il vero li avevano evacuatipochi giorni dopo l’esplosione allacentrale nucleare di Chernobyl, manon potevano vivere in un block,avevano bisogno della terra, di spa-zi aperti, e poi che mangiare incitta: allora, cosı come ad altrefamiglie, sono tornati ad occupa-re parte di quel villaggio che nonpotrebbe essere abitato per gli altilivelli di contaminazione e perchedi fatto non esiste piu, ne per ilgoverno di Lukascenko, ne per lacomunita internazionale.

Oggi a Gden’ vivono 126 abi-tanti, tra loro 18 bambini: le con-dizioni di vita sono oltre il limitedella sopportazione umana, a par-tire dai livelli di contaminazione.I livelli ufficiali parlano di 10 Cu-rie per Kmq, le persone per viverecoltivano patate, ortaggi, vegetali,allevano animali da cortile.

L’unico modo per cucinare el’utilizzo della legna, cosı comeper riscaldarsi nel lungo invernorusso, rilasciando cosı nell’ambien-te domestico ulteriore pulviscoloradioattivo.

Il silenzio e assordante a Gden’:le strade, o meglio cio che n’e rima-sto, sono invase dalla vegetazione;decine, forse centinaia di case so-no abbandonate a se stesse, le po-che abitate sono luoghi di sofferen-za e solo il rispetto che ho di questepersone mi proibisce di descriverele condizioni abitative in cui sonocostrette a vivere.

Catastrofe ambientale e po-verta qui si sono fuse in un con-nubio che non lascia spazio a nes-suna speranza: la distruzione del-

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l’ambiente porta alla poverta, al-l’annullamento delle persone, allasolitudine. Il villaggio di Gden’, itanti villaggi Gden’ in Bielorussiae in ogni parte del nostro piane-ta, sono una testimonianza viven-te e drammatica della distruzionedell’ambiente, che l’uomo, almenoquell’uomo che vive immerso neibeni di consumo, vuole ignorare enascondere a se stesso.

Gden’, cosı come altri villag-gi della Bielorussia, vanno evacua-

ti al piu presto: non e tollerabileche a oltre 20 anni dalla tragediadi Chernobyl si possano accettaresimili situazioni. Occorre garantirea queste persone spazi puliti in cuivivere, in cui lavorare terre non av-velenate, per potere alimentare sestessi, i propri figli, i propri nipoticon alimenti sani.

La nostra testimonianza di so-lidarieta attraverso il progetto Ru-giada vuole portare la speranza al-l’interno di questi villaggi. Siamo

consapevoli che cosı non puo ba-stare, per questo e necessario farsicarico, come Legambiente Solida-rieta, del dovere civile, prima chemorale, di chiedere ad alta vocel’intervento della comunita inter-nazionale, intervento che non puoessere lasciato esclusivamente al-la buona volonta del volontariato.Azioni e interventi sono un dove-re della Comunita Politica Euro-pea e delle Organizzazioni legateall’ONU.

Progetto Rugiada 2009Prosegue con l’accoglienza di 60 bambini l’ospitalita in Bielorussia

Marco Camellini e Iler Gozzi

Una famiglia della zona morta

Anche per quest’anno il Pro-getto Chernobyl si e impegnatonel “Progetto Rugiada”, ospitan-do presso il Centro Speranza ben60 bambini, in collaborazione conLegambiente.

Tutti gli ospiti provenivano daivillaggi della regione di Gomel; re-gione molto vicina alla centraledi Chernobyl, al confine con l’U-craina, dove la contaminazione ra-dioattiva e elevata, raggiungendoanche i 15 Curie per Kmquadra-to. Basti pensare che in Italia illimite di 1 Curie e considerato so-glia d’allarme. Il centro si trovainvece in una zona non contamina-ta individuata insieme alle autoritalocali.

L’obiettivo di questo interven-to e di trovare forme alternative enuove risposte alla situazione sani-taria dei bambini costretti a vive-

re ancora oggi, a distanza di annidall’incidente alla centrale nuclea-re, in zone altamente contaminate.L’accoglienza presso un centro delloro Paese d’origine evita di sradi-care i bambini dalla loro realta e,in futuro, il Centro potrebbe es-sere ulteriormente attrezzato perrendere possibili quei supporti edinterventi realizzabili oggi solo at-traverso un soggiorno terapeuticoall’estero.

Ricordiamo che il “ProgettoRugiada” nasce nel 2003, in col-laborazione con Legambiente Soli-darieta, e ha sostituito negli anniil progetto accoglienza che il Co-mitato ha portato avanti fino al2006.

Negli anni il Progetto Cherno-byl ha accolto presso il Centro 166bambini, con un trend sempre increscita, partendo con 50 bambininel 2007, 56 nel 2008, e 60 nel 2009.

In questi anni quasi nessunodei bambini accolti aveva mai po-tuto usufruire di soggiorni all’este-ro, ne tanto meno essere accoltopresso altri centri di risanamen-ti della Bielorussia. Per esempiomolti di loro non hanno mai po-tuto farlo perche privi di passa-porto in quanto apolidi o percheprovenienti da famiglie con grossi

problemi di disagio sociale (fami-glie numerose con almeno 4 figli,mancanza di un genitore, stati diadozione. . . )

Il soggiorno di ogni bambino haun costo complessivo di 450,00ecomprendenti il costo di viaggio diandata e ritorno dal centro al luo-go di residenza, una visita ecografi-ca, il programma sanitario previstoall’interno del centro, il vitto e al-loggio, la consegna di un pacco ve-stiario e le spese di organizzazionee gestione del progetto.

Il Progetto Chernobyl e riusci-to negli anni a finanziare il “Pro-getto Rugiada” tramite iniziativedi raccolta fondi, con manifestazio-ni ed eventi orami consolidati co-me la festa di Carnevale, la Ma-ratona di Aerobica e una Primulaper Chernobyl, o tramite una sor-ta di “sostegno a distanza” sia dasingole persone, famiglie, comuni,scuole, associazioni e altro.

La capacita organizzativa, l’e-levato numero di volontari e il desi-derio di aiutare la popolazione Bie-lorussa, e in particolare i bambini,hanno fatto sı che il Progetto Cher-nobyl sia sempre riuscito a impe-gnarsi con la realizzazione di pro-getti importanti come il ProgettoRugiada.

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Il Comitato Chernobyl cambia sedeFrancesco Malvezzi

Il Comitato Chernobyl ha pre-sentato domanda alla Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Car-pi per l’assegnazione di uno spa-zio nella nuova Casa del Volonta-riato, la struttura in via Peruzziche la Fondazione ha destinato alterzo settore, per uffici, locali dirappresentanza e logistica.

E notizia di quest’estate cheil nostro Comitato e assegnata-rio di un ufficio, da dividersi conl’associazione Africa Libera.

Si prevede pertanto che il Co-mitato Chernobyl lasci la storicasede in via Carlo Marx, 76 (loca-li ARCI/UISP) per trasferirsi neilocali di via Peruzzi, 22 entro il2009, dopo l’inaugurazione dellaCasa del Volontariato che avverrail 24 ottobre.

Mentre e sicuramente positivonella Casa del Volontariato la com-presenza di tanti attori del terzosettore carpigiano, oltre alla dispo-nibilita di servizi quali sale per riu-nioni o portineria, e invece un limi-

te la probabile assenza di un ma-gazzino in cui riporre la documen-tazione ed il materiale della no-stra associazione che, dati i no-stri 15 anni di vita, rappresentauna ricchezza da cui non e possibilesepararsi.

E quindi molto opportuna l’of-ferta di un garage presso la Came-ra del Lavoro di Soliera che si edetta disponibile ad accogliere par-te del materiale della nostra sedeattuale.

Un saluto ai membri del comitato direttivoRinnovo delle cariche sociali dopo l’assemblea di primavera

Remo Sogari

Raccolta firme contro il nucleare,25 aprile 2009

Come previsto dello statuto,con l’assemblea degli iscritti si rin-novano i membri del Comitato Di-rettivo. L’assemblea si tiene ogni

tre anni e gli eletti di questatornata sono:

• Luciano Barbieri, Presidente

• Iler Gozzi, Tesoriere

• Francesco Malvezzi, Segretario

• Lina Anticati

• Grazia Artioli

• Franca Bigi

• Anna Caliri

• Marco Camellini

• Raul Colli

• Giulia Contri

• Marinella Ferrari

• Franca Franco

• Giovanni Lodi

• Rosa Malavasi

• Rino Meschiari

• Francesca Panisi

• Gianfranco Pavarotti

• Roberto Rebecchi

• Anna Righi

• Lorella Sassi

• Remo Sogari

Prossimi appuntamenti

Cena d’autunno

Cena di autofinanziamento sabato 7 novembre 2009 – Cir-colo “Arcobaleno” via Giliberti, 1 – S. Croce di Carpi– ore 20.00; contributo: adulti 15e, bambini fino a 10

anni 8e, bambini sotto i 6 anni gratis; prenotazioni: Re-mo Sogari – 347/3837004 – [email protected], Iler Gozzi– 340/7128651 – [email protected], Francesca Panisi:338/1232189 – [email protected]

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Un incontro che ci da fiduciaImpressioni dal coordinamento dei comitati del Veneto e dell’Emilia Romagna del 3 ottobre

Luciano Barbieri

L’incontro, oltre che rendicon-tare l’ultimo viaggio di delegazionein Bielorussia del luglio scorso daparte dei protagonisti, ha testimo-niato e ribadito la volonta di con-tinuare nel Progetto Rugiada dopola verifica della validita dello stes-so e la constatazione che i criteridi individuazione dei bambini perla partecipazione al soggiorno evi-denziano la bonta e l’importanzadi tale scelta.

Da parte del coordinamentonazionale, poi, c’e, chiaro, l’obiet-tivo di confermare anche per ilprossimo anno l’impegno nel Pro-getto Rugiada ed il mantenimentodel numero dei bambini ospitati.

Questo, naturalmente, dipen-dera anche dalla disponibilita dei

vari Circoli e Comitati nel deter-minare il numero dei bambini a cuifinanziare il soggiorno.

C’e, a fianco di cio, riba-dita l’importanza, da parte delCoord.to nazionale, di insisteresulla denuncia internazionale del-le realta visitate e che esistono nelsilenzio piu totale delle autoritabielorusse ed internazionali.

A questo riguardo c’e l’impe-gno da parte della commissionescientifica di Legambiente di utiliz-zare i dati provenienti dalle misu-razioni raccolti e quelli che segui-ranno su alcuni alimenti, al fine difornire elementi e dati a supportodi tale denuncia.

Come sempre, al ritorno daiviaggi in Bielorussia, gli aspettiemotivi di chi vi ha partecipato

muovono riflessioni e considerazio-ni che poi servono a ridare forzaalla volonta di fare ma che rischia-no di influenzare in modo non sem-pre razionale anche le modlita dell’agire.

Opportuno quindi, mi e sem-brato, l’invito di Roberto Rebec-chi, a non perdere di vista gliaspetti generali della nostra azio-ne e la discrezione ed umilta chesempre si deve avere quando ci simuove in un ambiente di cui si co-nosce solo una parte e su cui, lanostra azione, per quanto motivatadalle migliori intenzioni, puo avereanche riflessi non positivi.

In conclusione, comunque, unincontro che lascia fiducia ed in-voglia a lavorare con rinnovatavolonta ed entusiasmo.

A proposito di NucleareRemo Sogari

La decisione del Governo italia-no di aprire alcuni impianti per laproduzione di energia nucleare, ol-tre ad sollevare contrarieta e dubbisulla sostanza del provvedimentochiama anche in causa il correttorapporto tra le Istituzioni, in par-ticolare tra le autorita centrali e lerealta territoriali.

A questo proposito pubblichia-mo di seguito un ComunicatoStampa della nostra Regione.

Nucleare, la Regione Emilia-Romagna ricorre alla Corte costituzio-nale contro alcune norme della legge

nazionale. Serve una “intesa forte”con le Regioni interessate.

Bologna –– Ricorso della RegioneEmilia-Romagna alla Corte Costitu-zionale contro alcune delle norme na-zionali in tema di realizzazione di im-pianti per la produzione di energia nu-cleare. Lo ha deciso la Giunta regio-nale per salvaguardare le proprie com-petenze in materia di tutela del terri-torio, dell’ambiente e dell’autonomiadegli Enti locali, nell’ambito di unamateria che -– per quanto riguarda iprincipi generali -– rimane in capo alloStato.

In particolare, la Regione Emilia-Romagna ritiene che gli articoli 25 e26 della legge 99 del 23 luglio 2009 nontengano conto del ruolo delle Regioni,

limitandosi a prevedere un sempliceparere in sede di Conferenza Unificatae non una precisa intesa con la Regio-ne interessata per la realizzazione diimpianti per la produzione di energianucleare.

“Non e possibile - spiega il Presi-dente della Regione Vasco Errani - chel’eventuale contrarieta di una Regionead accogliere un impianto possa essereconsiderata alla stregua di un sempli-ce parere non vincolante. Per questoabbiamo deciso il ricorso alla Corte”.

Per questo, a parere della RegioneEmilia-Romagna, occorre invece – invia preliminare ad ogni autorizzazione– una “intesa forte” con le Regioni in-teressate, nel rispetto del ruolo e dellafunzione definite dalla Costituzione.

ChernoNews: periodico del Comitato Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera. Redazione: Marco Camellini, RemoSogari, Francesco Malvezzi.

Comitato Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera: via C. Marx, 76 – 41012 Carpi, tel: 059695898.email: [email protected] contribuire alle attivita del Comitato: Conto Corrente Postale n. 11849296 — Conto corrente bancario 501060

Banca Etica - ABI 5018 - CAB 12100 — Conto corrente bancario n.686083/28 Banca Popolare dell’Emilia, Ag. diCarpi, piazza Martiri - codice ABI 05387 - CAB 23300-7

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