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Parchilazio.it Magazine della Direzione Regionale Ambiente e Sistemi Naturali n. 21 - 19 giugno 2017 Cocullo, festa dei serpari

Cocullo, festa dei serpari - Parchi del Lazio · dei serpenti Ernesto Filippi e Gianpaolo Montinaro Diversi sono i parametri morfometrici utili per lo studio dei serpenti (nella foto

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  • Parchilazio.itMagazine della Direzione RegionaleAmbiente e Sistemi Naturali

    n. 21 - 19 giugno 2017

    Cocullo,festa

    dei serpari

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  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    Il Lazio:una Regione di serpenti4

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    Sommario

    La conoscenza dell’ecologiadei serpenti8

    Il sistema di protezioneambientale della Regione Lazio26

    Le vipere le buttano dagli elicotteri?

    Sulla pericolosità delle viperedella nostra regione12Cocullo: da 600 annila festa dei serpari16La grotta dei serpenti:miti e guarigioni20

    I serpenti quasi sempre evocano paure,ancestrali e incontrollabili. Sono consideratiinfidi, pericolosi, velenosi, mortali. Perché?Certo, il retaggio culturale che ci portiamodietro da quando abitavamo le caverne deveaver segnato le nostre reazioni più profondenei confronti di questi animali. Molto spesso si tratta di pregiudizi confondamenti assai scarsi, ma d’altra parte laretorica classica, della concezione cattolicaper esempio, assegna al serpente il ruolo dellaambivalente tentazione ingannatrice delpeccato originale, addirittura nella parte deldemonio, rafforzando una percezione già poco lusinghiera.Ma c’è anche un altro forte substrato, fatto diantichissimi miti positivi, come quello delserpente dotato del veleno che guarisce, cherinnova (attraverso il cambiamento della pelle)e che può portare all’immortalità.Al contrario dell’attuale senso comune, iserpenti sono animali molto ben adattati ailoro habitat, specializzati e molto sensibili allecondizioni ambientali. Proprio per questo la loro presenza è unimportante indicatore delle condizioniecologiche dei territori occupati.In queste brevi note sono racchiusi alcuni flashdi un lavoro più ampio uscito nei mesi scorsi suGazzetta Ambiente, una rivista di divulgazionescientifica, con cui questa Direzione ha unrapporto continuo di collaborazione.

    Vito Consoli

    Vito ConsoliDirettore della

    Direzione Ambientee Sistemi Naturali

    della Regione Lazio

    Foto Adriano Savoretti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    4

    Il Lazio è una tra le regioni italiane di maggiorinteresse per l’ofidiofauna contando ben diecispecie delle ventisei presenti in Italia, che di persé è una delle aree geografiche europee piùricche di serpenti. Il buon numero di specie del Lazio, può spiegarsicon le caratteristiche fisico-climatiche, con lavarietà di ecosistemi e habitat, con gli aspettibiogeografici e paleogeografici e con il discretolivello di conservazione dei vari ambienti. Il sovrapporsi e l’intrecciarsi di questi fattori com-porta, dunque, che si possano osservare specie

    ad ampia distribuzione eurasiatica oeuropea (ad esempio natrice dal col-lare, Natrix natrix, una predatrice dirane e rospi, tipica degli ambientiumidi), unitamente ad altre più tipi-camente mediterranee (ad esempiocervone, Elaphe quatuorlineata, specietra le più grandi in Europa) comeanche a specie strettamente ende-miche (ad esempio saettone occhi-rossi, Zamenis lineatus un endemismodel centro-sud dell’Italia, riconosciutocome specie e separato, a seguito direcenti studi dal saettone comune,Z. longissimus).

    Il Lazio: una Regione di serpentiErnesto Filippi e Gianpaolo Montinaro

    Fauna ofidica

    Un giovane di Natrice

    dal collare (Natrix natrix).

    Nella paginaaccanto,

    il Colubro di Riccioli(Coronellagirondica)

    è un piccolo einnocuo

    serpente tra i piùelusivi del Lazio.

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    Oltre che numericamente l’ofi-diofauna del Lazio è di interesseanche per la sua diversità: cisono, per esempio, specie dihabitat aperti, molto mobili,con grandi spazi vitali (biaccomaggiore, Hierophis viridifla-vus, il serpente più comune ediffuso in Italia); specie elusive,di dimensioni medie o piccolee con spazi vitali ridotti (colubro

    liscio, Coronella austriaca, co-lubro di Ricciòli, C. girondica,vipera comune, Vipera aspis,vipera di Orsini, V. ursinii);specie semi-acquatiche, ca-ratterizzate da spazi vitali me-dio-grandi (natrice dal collaree natrice tassellata, N. tes-sellata); specie semi-arboricolee terricole, di dimensioni me-

    dio-grandi, con ampi spazi vitali(saettone comune, saettoneocchirossi, cervone). Dal puntodi vista della dieta ci sono spe-cie come le coronelle che pre-dano prevalentemente lucertolee orbettini; le bisce d’acqua,soprattutto N. tessellata, si ci-bano per lo più di pesci; la vi-pera di Orsini, si ciba quasiesclusivamente di Ortotteri.

    La vipera comune si ciba disauri da giovane e prevalen-temente di micromammiferi daadulta. Il biacco, infine, è piut-tosto opportunista dal momentoche caccia ogni tipologia diprede, da lucertole, ad altri ser-penti (anche della propria spe-cie), micromammiferi, uccelli,a volte anche anfibi.

    Foto Edoardo Razzetti

    Foto Adriano Savoretti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017PARCHILAZIO n. 21/2017

    6La Natrice dal

    collare è specietipica di molte

    tipologie diambienti umidi(corsi d’acqua,

    stagni, laghi,paludi ecc.) dai

    quali si puòallontanare anche

    in manieraconsiderevolefrequentandoanche boschi,

    arbusteti, coltivi e incolti.

    Foto Lorenzo de Luca

  • PARCHILAZIO n. 21/2017PARCHILAZIO n. 21/2017

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    Non è raro leggere su giornali e quotidiani af-fermazioni del tipo “ambiente degradato, eccol’invasione di ratti e serpenti!” Oppure “nuovoincubo per la città: serpenti, ratti e blatte nascostitra i rifiuti!” E così via terrorizzando. Insomma i serpenti quali tipici e abituali frequentatoridi cumuli di rifiuti abbandonati tra le sterpagliedi qualche giardino urbano. Ebbene, di vero c’è

    ben poco inqueste affer-mazioni. Grazie a diver-si studi realiz-zati in alcunearee protettedel Lazio (qua-li, ad esempio,Riserva Mon-terano, ParcoValle del Treja,

    Parco di Veio, Riserva Decima Malafede, RiservaLago di Vico, Riserva Selva del Lamone, ParcoMonti Lucretili e Riserva Montagne della Duchessa)è stato possibile conoscere meglio l’ecologia deiserpenti italiani. Ciò che è emerso chiaramente è come i serpentisiano negativamente influenzati da disturbiantropici e ambienti degradati e viceversa possanoessere considerati buoni indicatori della qualitàdegli ambienti mediterranei.

    Questo è possibile per via dellaloro posizione elevata e trasver-sale all’interno della catena tro-fica sia per la loro notevole sen-sibilità nei riguardi della qualitàambientale e, quindi, della ge-stione del territorio e dell’am-biente. Tuttavia, lavera chiave per in-terpretare la relazio-ne tra serpenti e qua-lità di un ambientenon risiede tanto nel-la presenza di sin-gole specie quantonelle struttura e ar-ticolazione delle co-munità di serpenti,ovvero l’insieme dellediverse specie checoabitano e intera-giscono presenti inuna determinataarea. Tali comunità,infatti, risultano bendifferenziate percomposizione inspecie ed individuiquando la qualitàdi un ambiente èbuona, caratterizzata da habitatintegri, eterogenei e connessitra loro. Viceversa negli ambienticon habitat degradati, isolati eframmentati, con presenza di

    La conoscenza dell’ecologiadei serpentiErnesto Filippi e Gianpaolo Montinaro

    Diversi sono iparametri

    morfometrici utiliper lo studio dei

    serpenti (nella foto

    individuo diElaphe

    quatuorlineata).

    disturbi e/o a forte presenza an-tropica, le comunità di serpentisi semplificano e si banalizzanoe presumibilmente l’impoveri-mento delle comunità di serpenti,a sua volta, comporta conse-guenze sugli ambienti.

    In conclusione, di fronte ad uncumulo di rifiuti abbandonato inun prato degradato, in una zonasuburbana, dobbiamo aspettarcidi tutto fuorché i serpenti!

    Foto Adriano Savoretti

    Foto Edoardo Razzetti

    Nella pagina accanto, il biacco

    Hierophisviridiflavus è il

    serpente piùcomune e

    diffuso nel Lazio.

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    10Il Cervone

    (Elaphequatuorlineata) è

    un innocuoserpente tra i più

    grandi dellaofidiofauna

    europea chefrequentaambienti

    caratterizzati dauna buonacopertura

    arborea, ma conun discreto

    livello dieterogeneità(radure, aree

    aperte conpietraie, muri asecco vegetati

    ecc.).

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    Foto Adriano Savoretti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

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    Nel Lazio vivono due specie di vipera: la viperacomune (V. aspis), lunga fino a 70 centimetri epiuttosto diffusa, che predilige i margini e leradure dei boschi e le ampie zone cespugliate,e la vipera dell’Orsini (V. ursinii) lunga fino a 50centimetri, localizzata esclusivamente su alcunimassicci (Monti della Duchessa, Laga e Terminillo),a quote superiori ai 1600 m s.l.m. Ma da un punto di vista epidemiologico qualisono i dati disponibili per capire la reale peri-colosità delle vipere presenti nella nostra re-gione?In un lavoro Pozio (1988) riporta che in Italia,dal 1980 al 1984, 2.329 persone sono ricorsealle cure ospedaliere presso 292 ospedali inquanto morse da serpenti: il 62% non ha mostratoalcuna sintomatologia di avvelenamento, il 37%

    ha mostrato segnie sintomi di avve-lenamento damorso di vipera(per lo più di gradominore o lieve), laparte restante hamostrato segni esintomi di gradomoderato o seve-ro e tre personesono decedute(pari allo 0,13%).

    Sulla pericolosità delle viperedella nostra regioneErnesto Filippi

    La Viperacomune

    (Vipera aspis),oggetto di

    numerose falsecredenze,

    leggende einesattezze, è

    una speciediffusa pressosvariati tipi di

    habitat chesoddisfino le sue esigenze

    termiche edecologiche quali,ad esempio, aree

    cespugliate e aprato-pascolo,

    macchiamediterranea,

    margini e raduredi boschi.

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    I morsi, prodotti per lo più da V.aspis e prevalentemente nelmese di agosto, avevano colpitosoltanto gli arti, superiori o inferiori. In un altro lavoro Beer (1995)ha analizzato i casi av-venuti in Italia dal 1951al 1991: i casi di avve-lenamento da morso diserpente sono stati paria circa 1 ogni 100.000abitanti l’anno. L’inci-denza di mortalità suquesti casi è variata tralo 0,1% e lo 0,6%. Riguardo a V. ursinii,uno studio del 2011(Krecsák et al.) che haanalizzato tutti i casi dimorsicatura disponibiliin letteratura, attribuibilialla specie, mostra chein nessun caso vi sonostate vittime e la maggiorparte degli oltre dei 60casi di morsicatura av-venuti nell’arco di 40anni, in alcuni paesi eu-ropei dove la specie èpresente, si è risolta con sintomilievi o moderati. In conclusione, solo V. aspis vaconsiderata potenzialmente pe-ricolosa per l’uomo anche se ra-ramente mortale.

    Soggetti più esposti possonoessere i bambini, gli anzianio le persone adulte con pa-tologie respiratorie e/o circo-latorie, soprattutto se la morsi-

    catura avviene in zone del corpomolto irrorate. Viceversa V. ursiniirisulta difficilmente pericolosaper l’uomo per le ridotte dimen-sioni, le relative quantità di velenoe di tossicità.

    Foto Adriano Savoretti

    Foto Edoardo Razzetti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    14Diverse sono lecaratteristiche

    che differenzianoVipera aspis dagli

    altri serpentipresenti

    nel Lazio; tra queste vi sonola pupilla ellittica

    verticale, le piccole enumerose

    placche cefalichee l’evidente

    separazione tracorpo e coda.Talvolta tra la

    vipera comune ealcuni degli altri

    serpenti del Laziovi è una

    superficialesomiglianza dicolorazione e

    ornamentazione.

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    Foto Adriano Savoretti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017PARCHILAZIO n. 21/2017

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    Parlando di serpenti non si può non parlare diun piccolo borgo incastonato nell’Appenninoabruzzese ai confini tra la Marsica e la Valle Pe-ligna, famoso proprio per il suo stretto legamecon questi animali. Cocullo, 250 anime, potrebbeessere uno dei tanti minuscoli abitati arroccatisu un colle e dominati dal campanile della chiesase non fosse che, da circa 600 anni, nel mesedi maggio si celebra una festa tra le più stra-ordinarie al mondo dedicata al patrono SanDomenico Abate. Ogni anno una folla di migliaia di persone si recaa Cocullo per seguire la processione della statuadel santo “vestita” di serpenti lungo le vie delborgo, immancabilmente ripresa da diverse te-levisioni straniere che arrivano fino a qui per do-cumentare questo eccezionale evento.

    Cocullo: da 600 annila festa dei serpariAdriano Savoretti

    L'antichissimaFesta di

    San Domenicoabate,

    Rito dei Serpari,a Cocullo (AQ),

    si celebra ilprimo di maggio

    di ogni anno.

    Nella paginaaccanto,

    un momento del rito

    della ‘Vestizione’ della statua di

    San Domenico.

    Al di là della spettacolarità e unicità della cele-brazione, il rapporto che lega gli abitanti di Coculloa questa “festa dei serpari” e ai serpenti è moltopiù profondo, un ponte per riscoprire valori antichie permettere a conoscenze passate di tramandarsinel presente. A Cocullo, inoltre, si costruiscono le basi pernuove alleanze con la comunità scientifica. Dadiversi anni si è decisodi imboccare con de-terminazione la stradadella tutela dei ser-penti, avviando un mo-nitoraggio degli individui“utilizzati” per il Rito,realizzato da un teamcostituito da erpeto-logi e veterinari e conil supporto dell’IstitutoZooprofilattico Speri-mentale (IZS). In talmodo è stato possibile ottenere anche l’autoriz-zazione in deroga al DPR 357/92 dal Ministerodell’Ambiente (con il parere tecnico di ISPRA eSocietas Herpetologica Italica) dal momento chei serpenti “utilizzati” per la festa, per lo più ap-partenenti a tre specie diverse (cervone, biaccoe saettone), sono tutelati dalla Direttiva Habitate dal DPR 357/97 che ne prevedono il divietodi qualsiasi forma di cattura e detenzione. Ebbene, questo stretto e innovativo legame tratradizione immutata da secoli e tutela dell’ambiente,ha consentito a Cocullo di intraprendere il percorsoper ottenere il riconoscimento quale PatrimonioImmateriale dell'umanità da parte dell’Unesco. Foto Adriano Savoretti

    Foto Adriano Savoretti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    18Vipera ursinii è un

    serpente dipiccole

    dimensioni,presente in Italiaesclusivamente

    presso alcunearee montane

    dell'Appenninocentrale,

    con isolatepopolazioni

    disgiunte.

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    Foto Lorenzo de Luca

  • PARCHILAZIO n. 21/2017PARCHILAZIO n. 21/2017

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    Nel nord del Lazio, sulla sommità del Montedelle fate (Sasso, Cerveteri) si apre una piccolagrotta avvolta da un alone di mistero, nota comela “Grotta dei serpenti”. Il sito è collocato nel Tolfetano ovvero una dellearee più interessanti dell’Italia centrale per ab-bondanza e ricchezza di specie di serpenti (quellepiù comuni nell'area sono il biacco, il cervone,il saettone comune e la vipera, ma sono presentianche la natrice dal collare, la tassellata, e lecoronelle). Questa cavità, assieme alla più famosaGrotta Patrizi a Cerveteri, è per la sua peculiare“storia” da sempre oggetto delle ricerche dei socidel Circolo Speleologico Romano, antica as-sociazione nata nel 1904.

    La grotta dei serpenti:miti e guarigioniStefano Gambari

    Il Cervone(Elaphe

    quatuorlineata) èsoprattuttoterricolo e

    semi-arboricolo.

    Accanto,il Saettone

    comune(Zamenis

    longissimus) è ilserpente del

    bastone diEsculapio,

    simbolo della medicina, e del caducèo,

    simbolo dei farmacisti.

    Si racconta, infatti, come a Ro-ma nel ‘600, in questa cavità-sauna con la temperatura di34° C si svolgessero miracoloseguarigioni. La tradizione letterarianarra del ruolo dei serpentinello svolgimento delle tera-pie e inizia con la relazione delmedico fran-cese Bourde-lot (ca 1634):“Bisce buonerisanano i ma-lati, esconodai cunicoli eleccano il su-dore, asciu-gando la pelledei malati”.Per visitare lagrotta, accor-rono il libertinoBourdelot,l’enciclopedicoKircher, il chirurgo Bartholin,che spiegano il fenomeno ri-chiamandosi all’incubatio del-l’Isola Tiberina (attraverso isogni “inviati” dalle divinità sirivelavano i rimedi per la gua-rigione) e all’uso dell’oppio. Piùtardi prevale lo scetticismo ela tradizione popolare è ridico-lizzata. Riferimenti colti s’inne-stano su un vasto tessuto di

    credenze folcloriche relativealle virtù del serpente e dellegrotte, da sempre popolate didraghi, creature fantastiche, te-sori nascosti. In tempi recenti, la grotta è stataoggetto d’interesse anche daparte di erpetologi.

    Un libro di recentissima pubbli-cazione (La Grotta dei serpentitra medicina e folclore, EdizioniEspera, 2017) narra tutto ciò epropone una chiave di letturaall’interno di un’archeologia delsapere in cui emergono le ten-sioni tra religioso e profano,e in cui gli elementi mitologicied eruditi convivono con i mitie le credenze popolari.Foto Adriano Savoretti

    Foto Adriano Savoretti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    22Il Biacco

    Hierophisviridiflavus

    è un serpenteassolutamente

    innocuo ma chese disturbatorisulta moltoaggressivo e

    mordace.

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    Foto Lorenzo de Luca

  • PARCHILAZIO n. 21/2017PARCHILAZIO n. 21/2017

    24Nell’ambito del

    monitoraggio dei serpenti

    “utilizzati” per il rito

    di San Domenicogli erpetologi

    raccolgononumerosiparametri

    ed effettuanocontrolli e analisi

    su tutti gliindividui catturati.

    Foto Adriano Savoretti

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    26Il sistema di protezioneambientale della Regione Lazio

    Parchi e Aree Protette

    PARCHILAZIO n. 21/2017

    Il Lazio è interessato da 3 Parchi Nazionali e82 altre aree protette, istituite conprovvedimenti legislativi o amministrativi,regionali o statali. Sono suddivise per tipologiain monumenti naturali, parchi regionali eriserve naturali, compresa un’area marina, perun totale di superficie protetta pari a circa250mila ettari, corrispondente a oltre il 13%del territorio regionale.

    I Parchi Regionali naturali propriamente dettisono 14, tutelano un ricco patrimonio storico eculturale e favoriscono la permanenza delleattività agricole, forestali e artigianalitradizionali.

    Un patrimonio ambientale, quindi, fatto dipaesaggi, archeologia e biodiversità. Si tratta di territori di grandi tradizioni storiche,che presentano un complesso intreccio con imiti, le leggende e il folclore locale.

    Retaggi antichi, densi di stratificazioni, in cui lastoria è la somma delle storie dei luoghi edegli uomini che per millenni li hanno popolati.

    È qui che si devono sperimentare politiche perla qualità e l’inclusività della natura in tuttii processi sociali.

    La tutela dell’ambiente e delle connessioniecologiche può essere una preziosaopportunità di sviluppo sostenibile, oltre adavere evidenti scopi educativi, rigenerativi ecompensativi soprattutto per gli abitanti dellegrandi città.

    La fauna italiana ècostituita da circa58.616 specie dicui circa 57.258Invertebrati e1.358Vertebrati.

    La flora italianacomprende 6.711specie di piantevascolari(Pteridofite,Gimnosperme eAngiosperme),1.097 specie diBriofite (Muschied Epatiche) e2.145 specie diLicheni.

    Nel panoramadelle regioni dellapenisola, il Lazioè una delle regionicon la maggiorebiodiversità in Italia.Ospita infatti oltreil 50% delpatrimonionazionale concirca 30.000specie animali e3.500 specievegetali censite.

  • PARCHILAZIO n. 21/2017

    Direzione Ambiente e Sistemi Naturalivia del Pescaccio n. 96/98, 00166 Roma

    [email protected]. 06 51687334 - 06 51687312Centralino Regione Lazio 06 51681

    Magazine della Direzione RegionaleAmbiente e Sistemi NaturaliCoordinamento editoriale e realizzazioneRoberto Sinibaldi

    Scritti diVito Consoli, Ernesto Filippi, Stefano Gambari, Gianpaolo Montinaro, Adriano Savoretti

    Foto di copertinaCocullo, processione di San Domenico Abate - Adriano Savoretti

    Altre fotoLorenzo de Luca, Edoardo Razzetti, Adriano Savoretti

    Supporto cartograficoCristiano Fattori

    Progetto graficoEnrico Bianchi

    È consentitala riproduzione totale

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