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Col pretesto di un centro congressi per Torino

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Tesi magistrale in Architettura per il progetto sostenibile

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AI MIEI GENITORI

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POLITECNICO DI TORINO

II Facoltà di ArchitetturaCorso di Laurea Magistrale per il Progetto Sostenibile

Corso di Laurea Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile

Tesi di Laurea Magistrale

COL PRETESTO DI UN CENTRO CONGRESSI PER TORINO

RELATOREProf. Arch. Silvia Gron

CANDIDATOAlberto MAPPA

LUGLIO 2014

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INDICE

LA VARIANTE pgg. 12-17

Variante 35

Ambito 8.18/1

Dotazione servizi

Indicazioni di sostenibilità

Indicazioni metaprogettuali

L’AREA DI PROGETTO, recenti sviluppi pgg. 18-50

L’area di progetto

La Variante 2013

Nuove Prescrizioni

Il dissenso

Contenuti numerici

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Schede di analisi

ISTANZE PROGETTUALI pgg. 51-55

Il verde non c’é la può fare

L’importanza del verde

Land Art Istanze progettuali

MASTERPLAN pgg. 57-98

Il progetto del costruito

La sfera e il complesso nebiolo

Elementi funzionali

Riferimenti Il verde

Appendice: elementi urbani

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*

+

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TAVOLE DI PROGETTO pgg.99-130

Iquadramento Le regole del gioco Analisi progetti

Il Masterplan Il progetto del verde Book: La Sfera e il Complesso Nebiolo

BIBLIOGRAFIA pgg.131-136

Bibliografia

Tesi

Periodici

Sitografia

Articoli

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INTRODUZIONE

“Vista la crisi del mercato immobiliare l’unica possibilità rimanente è il profitto generato dalla costruzione di aree commerciali, barattando le riqualificazioni con vendite (o svendite) di porzioni di sottosuolo (come per i parcheggi) o di suolo, a costo di stravolgere lo stesso piano

regolatore.”Assessore all’Urbanistica Lo Russo,La stampa,27/12/2013.

Qualche anno fa (2005) veniva annunciata, nell’area antistante il complesso delle Officine Grandi Riparazioni, nella zona San Paolo, la realizzazione di una grande biblioteca, progettata dall’architetto Bellini. Il progetto sin dai primi momenti ha riscosso molti pareri positivi, trattandosi di un servizio che avrebbe arricchito la città, poichè esempio di buona Architettura, e i cittadini in quanto si sarebbe configurato un nuovo polo culturale. Ma il sogno si è infranto per l’insostenibilità economica del progetto da parte dell’ente Pubblico.

COL PRETESTO DI UN CENTRO CONGRESSI, oggi (2014) la città di torino ha modificato il regolamento urbanistico. Nello speficico per far realizzare a dei privati:

- Un centro congressi mastodontico, giustificandolo con uno studio di settore dal quale sono state tratte conclusioni decisamente tendenzione;

- Un centro commerciale, appartenente a una nota catena, che di fatto si propone come scopo principale quello di abbattere un area verde con una storia già travagliata, in una zona di Torino in cui la presenza di aree verdi è praticamente nulla.

Questo lavoro di tesi studia gli strumenti urbanistici che interessano quest’area la loro recente evoluzione e cerca di comprendere le intenzioni dei progetti che avranno futura attuazione. Tramite l’informazione pubblica, e alcuni incontri con associazioni che si sono interessate al futuro dell’area, si è preso in considerazione il punto di vista dei cittadini che criticano tali proposte progettuali. Il prodotto finale è un Masteplan che partendo dalle prescrizioni del bando cerca di soddisfare le, oggettivamente lecite, richieste dei cittadini. 2 oggetti architettonici ritenuti significativi sono stati poi sviluppati a scale maggiori: Il centro congressi e il complesso Nebiolo, quest’ultimo come esempio di integrazione architettonica col la preesistenza.

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Gli obiettivi della Variante al PRG n.35 sono così schematizzabili:- ridefinire le unità di intervento del Programma Integrato e completamento di una trasformazione già in avanzato stato di attuazione;- attenzione alla sostenibilità ambien-tale dell’intervento, in particolare connessa alle componenti di consumo energetico e inserimento urbanistico;- creare le condizioni ottimali per l’inse-diamento di attività avanzate di ricerca e laboratori connessi con l’attività del Politecnico.Approvata con deliberazione dal consi-glio comunale del 18/03/2002 ha sud-diviso l’area spina 2 in 3 ambiti 8.18/1 Programma integrato 8.18/2 Le Nuove 8.18/3 Porta Susa.1

L’ambito 8.18/1 Spina 2 Program-ma Integrato è ubicato all’incrocio tra via Borsellino, corso Vittorio Emanue-le II, corso Ferrucci e via Vochieri. La variante suddivide l’area in 5 Unità di Intervento .

Previsioni del PRG vigente per l’ambito 8.18/1 Spina 2 – PR.IN.

Proposta di Variante per l’ambito 8.18/1 Spina 2 – PR.IN.

1 http://www.comune.torino.it 2 Programma integrato ambito 8.18/1 spina 2 variante urbanistica al PRG. Reperibile su: http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO.

*INDICAZIONI DI SOSTENIBILITÀ

AMBITO 8.18/1

LA VARIANTEVARIANTE 35

DOTAZIONE SERVIZI

INDICAZIONI METAPROGETTUALI

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L’Unità di Intervento 4 viene ampliata ricomprendendo l’area di proprietà della città, ancora libera, su cui è collocata ad oggi nell’unità di intervento 2 una capacità edificatoria massima di 576 m2 con destinazione a residenza universitaria. In particolare viene suddivisa in due Aree di Intervento denominate A e B. La Variante modifica inoltre la concentrazione dell’edificato, l’altezza e la destinazione degli edifici e l’individuazione delle aree a servizi.Nell’Area di Intervento A, si prevede la realizzazione di una struttura da destinare ad Attrezzature di Interesse Generale (ai sensi dell’art.3 punto 7 lettere u), cr), f), e), z) delle N.U.E.A.) a cui si attribuisce una superficie di 25.000 m2. (S.L.P. max), con la possibilità di insediarvi: istruzione universitaria e relativi servizi (residenze universitarie, ecc.); centri di ricerca; uffici pubblici; attività di interesse pubblico generale (musei, teatri, attrezzature fieristiche e congressuali, attrezzature per mobilità, attrezzature giudiziarie, attrezzature annonarie,…).

Le destinazioni d’uso previste consentono un mix di funzioni comprensivo delle seguenti categorie: istruzione universitaria e relativi servizi (residenze universitarie, ecc.); centri di ricerca; uffici pubblici; attività di interesse pubblico generale (musei, teatri, attrezzature fieristiche e congressuali, attrezzature per mobilità, attrezzature giudiziarie, attrezzature annonarie) ; residenze collettive per

studenti e anziani autosufficienti, pensionati, collegi, centri di ospitalità, residenze sanitarie protette, case parcheggio, residenze per religiosi e addetti agli istituti in genere. All’interno dell’area destinata a servizi e specificatamente nella porzione di edificio dei magazzini municipali che si intendono mantenere, viene prevista la possibilità di inserire un asilo nido.

Anche nell’Area di Intervento B, si prevedono funzioni destinate ad Attrezzature di Interesse Generale (ai sensi dell’art.3 punto 7 lettere u), cr), f), e) z) delle N.U.E.A.) atte a soddisfare esigenze connesse con le nuove funzioni previste nel Politecnico per un totale di 25.000 m2 (S.L.P. max). Il fabbisogno minimo di servizi afferente alla quota di SLP destinata ad Attrezzature di Interesse Generale nella Unità di Intervento 4, viene calcolato in base all’art.19 comma 7 delle NUEA (40% della S.L.P. di progetto destinata a parcheggi).

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L’ambito 8.18/1 si trova nelle immediate vicinanze del centro cittadino, strategicamente collocato tra il Politecnico e il Palazzo di Giustizia ed è contornato da aree densamente abitate, ricche di attività relative al piccolo commercio. L’area è caratterizzata da un’offerta di sosta suddivisa tra sosta a raso, a pagamento e non, e sosta interrata.

Per quanto riguarda la sosta a raso, l’area analizzata si trova al confine tra le aree di parcheggio a pagamento (con gli stalli delimitati dalle righe blu) e sosta gratuita. Nelle aree libere, durante le ore lavorative, si assiste spesso a un fenomeno di saturazione della sosta dovuto alla forte attrattività dell’area; la “zona blu” che si sviluppa a nord e a est dell’ambito oggetto di studio è anch’essa molto utilizzata, con maggiore ricambio rispetto alla sosta libera, in ragione del costo attribuito al parcheggio nella fascia oraria 8.00-19.30. A completamento dell’attuale offerta di parcheggi pubblici è prevista la realizzazione di ulteriori aree di sosta interrata, da addebitarsi alla dotazione minima di servizi per la realizzazione degli interventi relativi all’ambito 8.18/1 “Spina 2” (e 8.18/3 per il parcheggio che soddisfa il fabbisogno di parcheggi pubblici relativo alla realizzazione della Torre Intesa-Sanpaolo). In particolare:- 17.000 m2 del parcheggio interrato sempre in corrispondenza di via Nino Bixio, adiacente ai giardini Lamarmora, facente parte dell’area della biblioteca.- 10.000 m2 del parcheggio in sottosuolo rispetto all’area da destinare al Politecnico, nell’Unità di intervento 4B.- 8.800 m2 del parcheggio interrato su via Nino Bixio che soddisfa il fabbisogno di parcheggi pubblici derivante dalla trasformazione urbanistica dell’ambito Spina 2 – Porta Susa relativa all’intervento del nuovo Grattacielo previsto su corso Inghilterra. Tale area

di sosta è dotata di complessivi 273 posti auto, tutti in interrato, distribuiti su trelivelli, con 91 posti auto per piano.5

L’ingresso al parcheggio è stato progettato nella parte di via Nino Bixio a sezione maggiore in corrispondenza dell’intersezione con corso Ferrucci; la rampa di uscita, disposta in linea rispetto alla rampa di ingresso prevede l’uscita dei veicoli in direzione di via Borsellino. L’ingresso e l’uscita dal parcheggio occuperanno la banchina centrale adibita oggi a sosta a raso. Le aree di sosta ad uso pubblico, ovvero quella da 17.000 m2 su via Nino Bixio e la seconda, sviluppata su un’area di 10.000 m2, in corrispondenza dell’area B di intervento su via Borsellino, ad uso del Politecnico, genereranno circa 490 e 310 posti auto, i quali, sommati ai 273 del parcheggio di cui sopra, daranno vita a circa 1070 posti auto ad uso pubblico disposti su via Nino Bixio e su via Borsellino.

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6 Conformità degli indirizzi con le risultanze della VAS del PTC della Provincia di Torino, torino 2009.

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7 Commissione europea, DG XI “Ambiente, sicurezza nucleare e protezione civile”, Manuale per la valutazione ambien-tale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione europea, Agosto 1998, pp. 40-44.

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La vocazione storica dell’area nasce dall’ubicazione a ridosso e in continuità con l’ultima espansione ottocentesca e rimasta emarginata per la presenza della ferrovia, delle Carceri, del Mattatoio e di un sistema di caserme militari. Gli uffici della Nebiolo sulla via Pier Carlo Boggio, che la Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali del Piemonte ha previsto di valorizzare integrandone i prospetti nella composizione architettonica dei nuovi volumi, costituiranno il raccordo storico documentario tra passato e futuro. Le componenti tradizionali presenti nei viali storici torinesi, dal verde ai portici, i passeggi pedonali, i negozi ed ancora gli spazi interni coinvolti nell’immagine urbana, offrono brillanti opportunità di reinvenzione del sistema di relazioni che attualizzato, dovrà strutturare la nuova organizzazione urbana. La continuità infrastrutturale dovrà essere prevalentemente assicurata con l’accessibilità pedonale, veicolare ed

il potenziamento dei mezzi pubblici. Le proposte progettuali sui nuovi collegamenti viari tra la via Pier Carlo Boggio e il corso Stati Uniti, rappresentano l’obiettivo strategico e innovativo di maggior rilievo. I nuovi “fili fissi” del progetto tendono a stabilire con l’edificato esistente un preciso rapporto su via P.C. Boggio, via Vochieri, corso Ferrucci; anche per quanto attiene alla dialettica formale che deveristabilirsi tra preesistenze, visuali prospettiche e significati dello skyline urbano per i nuovi volumi. Nel progetto assumono rilievo i corpi sul corso Ferrucci delle Unità di Intervento 1 e 3. L’Unità di Intervento 1 prevede un “varco” in corrispondenza dell’asse di simmetria centrale alla piazza pedonale del nucleo urbano. In corrispondenza degli allineamenti prescrittivi sul corso Ferrucci sono stati previsti porticati e basamenti con risvolti sulle vie convergenti. Portici e basamenti ripropongono tematismi tipologici classici dell’architettura torinese nelle aree centrali; un invito a veri e propri “passages” pedonali del sistema commerciale-terziario interno, che risulta arricchito da percorsi esterni e porticati affacciati a negozi. Gli attraversamenti interni ai cortili o alle strade, pure pedonalizzate, arricchiscono ulteriormente le opportunità di relazioni tra le varie attività presenti.L’unità di intervento 5 risulta l’unica unità con affaccio su via Boggio già realizzata: si tratta del Villaggio Media costruito in occasione dei

Giochi Olimpici del 2006, che una volta terminata la sua funzione contingente è stato trasformato in residenza universitaria: la collocazione ne favorisce lo sviluppo di funzioni in stretta correlazione e a servizio del Politecnico, offrendo oltre alla funzione di residenza anche una mensa per studenti e attività ASPI ai piani terra, quali piccoli esercizi commerciali a servizio delle esigenze universitarie - bar, piccoli ristoranti, centro copie e stampa.

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*+ IL DISSENSO

LA VARIANTE 2013

L’AREA DI PROGETTO RECENTI SVILUPPI

CONTENUTI NUMERICI

L’AREA DI PROGETTO

NUOVE PRESCRIZIONI SCHEDE DI ANALISI

L’area del Programma Integrato Spina 2 si colloca nella Circoscrizione Amministrativa n.3, precisamente tra corso Ferrucci, corso Vittorio Emanuele II, via Borsellino e via Vochieri. L’Unità di Intervento 4, oggetto del presente provvedimento, convenzionalmente denominata “Area ex Westinghouse” è di proprietà della Città, in parte acquisita nel 1870 ed in parte in forza della cessione avvenuta nel 2002 all’avvio della trasformazione dell’ambito 8.18/1 Spina 2. Sull’area insistono diversi fabbricati:- Il fabbricato industriale dismesso e parzialmente demolito, ex Officine Nebiolo, ubicato al civico 26 della via P. Borsellino, a pianta quadrangolare. La palazzina uffici dello stabilimento è composta da quattro piani fuori terra più un piano cantinato, con struttura in muratura e putrelle, tamponamenti in mattoni e solai voltati. L’edificio si sviluppa attorno ad un cortile centrale, la facciata della palazzina è ripartita in otto campate scandite da lesene leggermente sporgenti. E’ stata rilevata la presenza al piano interrato del fabbricato di un rifugio antiaereo. L’immobile ex Nebiolo è stato parzialmente demolito nel 2000.

Sono vincolate le facciate su via Borsellino e quella prospiciente il cortile interno con Decreto Ministeriale del 19/01/2001. - L’edificio ad uso uffici avente accesso da via Nino Bixio 44, costituente parte dell’ex Caserma Lamarmora, formato da un corpo centrale e due stecche laterali a due piani fuori terra oltre che locale interrato e locale ex garitta, è attualmente occupato dalla sede del magazzino del Verde Pubblico, dal Servizio Impianti Elettrici, dal Corpo di Polizia Municipale e dalla Direzione Economato.

- Sull’area insistono anche piccoli manufatti, in parte di proprietà privata, adibiti a somministrazione di alimenti e bevande, biglietteria autolinee e postazione della Guardia di Finanza ed una cabina elettrica. - Sono inoltre presenti parcheggi a pagamento e stalli bus a lunga e breve sosta. - Nell’area verde prospiciente corso Vittorio Emanuele II sono collocati due campi da bocce gestiti dall’associazione Bocciofila Artiglieri di Montagna, un’area gioco bimbi, un’area sgambatura cani.

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8Comune di Torino, Avviso pubblico per la realizzazione di un centro congressi e attivita’ connesse sull’area c.d. ex westinghouse. Reperibile su: http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/comunicazioni/229.html9Le mostre dei 150 anni, officine Grandi Riparazioni. Reperibile su: http://www.officinegrandiriparazioni.it/

10 Ferrovie dello Stato Italiano,Nuova Stazione A.V. Torino Porta Susa, Roma, dicembre 2012. Reperibile su:www.fsnews.it/cms-instance/documenti/fsnews/NUOVA_STAZIONE_AV_TORINO_PORTA_SUSA14012013.pdf 11 Emanuela Minucci, Mariott vuole aprire un hotel sulla Spina 2, la catena internazionale: ma dovete realizzare il centro congressi, su La Stampa Torino, data 10-01-2012, pp. 53.12 All’ex WestingHouse spunta l’ipermercato firmato Esselunga, La Stampa Torino, data 04/01/2013Reperibile su:http://www.lastampa.it/2013/01/04/cronaca/all-ex-westinghouse-spunta-l-ipermercato-firmato-esselunga-asHINQhhwFZ3RhBEKxt9OO/pagina.html

La modifica al PRIN è stata avviata dalla Città di Torino nel 2013 per rendere possibile la riqualificazione dell’area. L’ambito della Spina 2 del PRG di Torino ha assunto negli anni una connotazione di centralità urbana e metropolitana sempre più forte, si è consolidato il disegno della Cittadella Politecnica e le vicine Officine Grandi Riparazioni Ferroviarie sono state sede di importanti iniziative, a partire dalle manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Nel 2013 si é altresì perfezionata l’acquisizione dalle Ferrovie da parte di CRT e ne sarà progettato il riuso. La Torre di Intesa San Paolo sarà completata nel 2014 e la nuova stazione di Porta Susa é sia fermata dell’Alta Velocità, sia nodo importante del sistema di mobilità ferroviaria metropolitana entrato in funzione nel 2013. Inoltre nella stessa stazione convergerà il trasporto su ferro di connessione con l’aeroporto “Sandro Pertini”.Nel vuoto compreso tra corso Ferrucci, Corso Vittorio Emanuele II e via Borsellino era prevista la realizzazione della Biblioteca Civica ma le difficoltà intervenute nella finanza pubblica non ne hanno permesso la realizzazione.In coerenza con la destinazione d’uso urbanistica “attrezzature di interesse generale” , con nota del 21 febbraio 2011 la Fondazione CRT manifestava interesse ad attivare la trasformazione dell’area Ex Westinghouse per la realizzazione di un centro congressuale polifunzionale. La Città ha accolto positivamente tale proposta che nasce

da alcune considerazione di carattere generale, anche supportate da analisi di settore, sull’opportunità di realizzare un nuovo centro congressi.12

La variante 2013 interessa proprio quest’area prescrivento un incremento della consistenza edilizia delle attrezzature di interesse generale e l’inserimento di nuove destinazioni d’uso ricettivo ed ASPI per consentire la realizzazione di servizi privati (tra i quali un centro commerciale ad opera probabilmente di ESSELUNGA) funzionali ai nuovi interventi ma anche alla Cittadella Politecnica, alle OGR ed al Tribunale.13

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La realizzazione del Centro Congressi riveste evidente interesse pubblico. Per raggiungere tale obiettivo è necessario procedere ad un adeguamento delle prescrizioni urbanistiche contenute nell’Accordo di Programma, estendendo il perimetro dell’area e riconoscendo la possibilità di collocare funzioni accessorie a sostegno del rilevante onere gestionale del Centro Congressi quali attività commerciali al dettaglio, pubblici esercizi e attività artigianali di servizio.Riportiamo di seguito le prescrizioni contenute nell’accordo di programma:13

- Prevedere percorsi pedonali e spazi pubblici che integrino le diverse funzioni insediate anche tramite interventi di riqualificazione della via Borsellino. Particolare attenzione va posta sull'affaccio e la naturale continuità dell’area con le OGR, con il Politecnico e il suo ampliamento nell' Energy Center in fase di realizzazione e sulla presenza di edifici con valore storico e che come tali devono essere mantenuti e valorizzati all'interno dei nuovi interventi (palazzina ex Nebiolo e fabbricati della ex caserma Lamarmora).- Salvaguardare l’area verde in affaccio sul corso Vittorio Emanuele II, limitrofa al centro sportivo. Le prescrizioni urbanistiche ne prevedono il mantenimento di almeno il 50% in piena terra oltre al rispetto dell’articolo 21 comma 11 del Regolamento del Verde Pubblico e Privato della Città di Torino, che prescrive la sistemazione a verde in piena terra con alberi a

medio e alto fusto di almeno il 20% del terreno libero da costruzioni. Dovrà essere mantenuto e integrato il filare di alberi lungo la via Borsellino e corso Vittorio Emanuele II. Prevedere la sistemazione e integrazione del viale alberato al confine tra l’area sportiva Cenisia e l’Unità di Intervento 4A e la sistemazione a verde della porzione residua a servizi lungo l’interno di via Borsellino. Il bilancio arboreo dovrà risultare positivo (verde migliorativo), il numero degli alberi messi a dimora dovrà essere maggiore del numero delle piante abbattute.- Ripristino del viale esterno all’area 4A confinante con l’impianto sportivo permettendo la permeabilità ciclo-pedonale tra la via Borsellino e il Corso Ferrucci e tra Corso Vittorio Emanuele II e Corso Ferrucci lungo via Borsellino, con percorsi, che permettano una distribuzione che si connetta alla rete ciclabile esistente.- Ricollocazione della stazione Bus di Corso Vittorio Emanuele II in corso Bolzano. Il nuovo terminal consentirà l’interscambio con la stazione di Porta Susa, con la corrispondente fermata della metropolitana e con i tram e bus che transitano in piazza 18 Dicembre e raggiungono sia la periferia che il centro città. Non ci saranno nuovi fabbricati poiché, previo accordo con le Ferrovie, utenti e personale potranno usufruire dei servizi presenti all’interno della stazione di Porta Susa.- Ricollocazione in aree e fabbricati esterni degli uffici comunali e delle attività presenti nella palazzina dell’ex

13 Città di Torino, Provvedimento del Consiglio Circoscrizionale n. 3. “San Paolo, Cenisia Cit Turin, Pozzo Strada”Estratto del verbale della seduta, 18/12/2013, pp 9-11.

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14 Comune di Torino, VARIANTE_URBANISTICA_SPINA_2_PRIN, 19/12/2013, pp. 58,59.Reperibile su:http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO/ACCORDI_DI_PROGRAMMA/Spina_2_centro_congressi/VARIANTE_URBANISTICA_SPINA_2_PRIN.pdf15 Gabriele Guccione, Non ha futuro una città di soli centri commerciali, La Repubblica.it, data 08/01/2014.Reperibile su: http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/01/08/news/non_ha_futuro_una_citt_di_soli_centri_commerciali-75366734/

17 Gabriele Guccione, Ex Westinghouse, offerta record centro congressi entro metà 2016, La Repubblica.it, data 31/12/2013. Reperibile su: http://ricerca.repubblica.it18 Paolo Griseri, Il commercio, una leva per trasformare Torino, La Repubblica.it, data 05/01/2014. Reperibile su:http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/01/05/news/il_commercio_una_leva_per_trasformare_torino-75201652/

Caserma Lamarmora. La bocciofila, l’area cani, le colonie feline e l’area gioco bimbi, attualmente presenti nell’area, saranno invece ricollocate a cura dei soggetti che opereranno la trasformazione.- Rapportarsi con l’edificio dell’Energy Center di prossima realizzazione e con il previsto ampliamento, tenendo conto delle esigenze di soleggiamento dello stesso in funzione delle specifiche finalità, a tale fine l’edificazione della porzione compresa tra l’Energy Center e la via Borsellino non dovrà superare l’altezza di m. 20.- Prevedere i parcheggi in sottosuolo.- Non prevedere accessi veicolari ai parcheggi e alle strutture in genere sul controviale di Corso Vittorio Emanuele II.- Prevedere spazi di fermata (salita e discesa) per auto – taxi – bus in posizione funzionale alle attività che saranno insediate.- Collocare le aree di carico/scarico merci in posizione tale da evitare manovre sulla viabilità ordinaria e sullo spazio pubblico.Rispondere ad elevati livelli di sostenibilità ambientale a scala sia edilizia sia territoriale.

La città di Torino avrebbe potuto vantare il primato di poter disporre della prima vera biblioteca multimediale italiana, un sogno al quale molti, compresi i cittadini residenti nell’area, si erano affezionati. Il sogno è ormai svanito e si è trasformato presto in un incubo. Utilizzando la crisi e la mancanza di fondi come difficoltà per giustificare la dissolvenza dell’ormai amato progetto della Biblioteca Bellini, il comune di Torino consente a privati di acquisire l’area Ex Westinghouse per un’operazione immobiliare dal presupposto prevalentemente finanziario e commerciale.16

Il 30 dicembre 2013 si conclude positivamente la trattativa con il gruppo bancario Ream Sgr (un pool di fondazioni bancarie piemontesi che è subentrata alla Fondazione Crt) per la riconversione dei fabbricati presenti nell’area dell’Ex Westinghouse. Si prevede la costruzione di un nuovo Centro Congressi, di un grande centro commerciale situato in pieno centro città e mega Attrezzature ricettive che vengono considerate fantaziosamente “Attrezzature di interesse Generale” come previsto nel PR.17

L’assessore all’Urbanistica Lo Russo è riuscito a far affluire nelle casse di Palazzo Civico 19,7 milioni. Durante un’intervista ha spiegato come non sia più immaginabile pagare la riqualificazione urbana aumentando il debito dell’amministrazione ma bisognerà ricorrere ai fondi privati.18

Vista la crisi del mercato immobiliare l’unica possibilità rimanente è il profitto

generato dalla costruzione di aree commerciali, barattando le riqualificazioni con vendite (o svendite) di porzioni di sottosuolo (come per i parcheggi) o di suolo, a costo di stravolgere lo stesso piano regolatore che ha già visto in pochi anni oltre 200 varianti.

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COMMERCIO AL DETTAGLIO O CENTRO COMMERCIALE

La Variante prevede per quest’area la possibilità di realizzare una quantità di ASPI pari a 10.000 m2 di SLP indicando come attività insediabili le attività commerciali al dettaglio. La costruzione di un centro commerciale è nettamente in contrasto con tale definizione. Se poi consideriamo che nell’area vi è la presenza di numerose zone mercatali, quale quella di via Nannini e di corso Racconigi, si comprende facilmente come sia coraggioso e rischioso da parte dell’amministrazione operare tale scelta.La notizia non è piaciuta neanche al quartiere che si è ribellato. I residenti del Cit Turin hanno espresso tutto il loro dissenso. Se da una parte sono d’accordo con la riqualificazione dell’area, dall’altra si trovano parecchi pareri contrari alla nascita di altri grandi magazzini che avranno come unico scopo quello di uccidere il commercio al dettaglio.19

Si consideri poi che il commercio di prossimità, fa ricadere i vantaggi economici per lo più sulla città mentre la multinazionale drena i profitti verso paesi lontani, ed è anche un concreto presidio contro il degrado e la piccola criminalità. Esattamente come in montagna la manutenzione capillare del territorio previene le frane molto meglio delle opere ciclopiche in cemento. Il piccolo commercio e l’ambulantato dei mercati creano o favoriscono reti territoriali di socialità, soprattutto per

19 Città di Torino, Estratto_variante_n_160_commercio, comune.torino.it, 19/12/2013, pp. 11-12. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/comunevende/immobili/lotto-2-alloggio-sito-in-torino-via-valeggio-23----20.shtml.20 Fabrizio Alessandri, Westinghouse 400 firme contro la riqualificazione, La Stampa Torino, data 19/12/2013, pp. 57.21 Comune di Torino, Westinghouse Scheda Commercio - All_4, comune.torino.it, 19/12/2013. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/comunevende/bm~doc/westinghouse_schedacommercio_all_4.pdf.

22 Comune di Torino, Elaborato tecnico Variante Urbanistica al P.R.G., comune.torino.it, 19/12/2013. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO/ACCORDI_DI_PROGRAMMA/Spina_2_centro_congressi/VARIANTE_URBANISTICA_SPINA_2_PRIN.pdf.23 Comune di Torino, Scheda Patrimoniale, area con soprastanti fabbricati sita in torino, ex Westinghouse, comune.torino.it, 19/12/2013. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/comunevende/bm~doc/westinghouse_schedapatrimoniale_all_1.pdf.

le persone anziane, mentre il grande magazzino è totalmente impersonale e freddo. Per sua stessa natura la grande distribuzione rende indispensabili enormi spazi destinati a parcheggio il che, se è già problematico per il consumo di suolo fertile fuori dalle città, è insostenibile all’interno del tessuto urbano. Per tutti questi motivi qualunque incremento di superfici di vendita alla grande distribuzione commerciale è assurdo e dannoso, sul medio termine, per la città di Torino e gli amministratori della città non se ne rendono, evidentemente, conto. Nel rispetto di quanto prescritto nei documenti di variante le attività commerciali al dettaglio insediabili non dovranno superare i 250 mq evitando l’insediamento di medie e grandi strutture.21

DECURTAZIONE DEL VERDE

La nuova variante toglierà verde e spazi vitali ad un quartiere che deve già fare fronte ai lavori per la realizzazione del grattacielo Intesa San Paolo e che non si caratterizza per la forte presenza di verde pubblico. Ripercorrendo la trattativa tra Ream e la Città notiamo come nel 2012 si sia passati da una ST disponibile per l’operazione di 11.590 m2 a addirittura 43.000 m2 estendendo la superfice a tutta l’area del giardino Artiglieri della Montagna.22

BONIFICA AMBIENTALE E BELLICA

Ripercorrendo le tappe storiche dell’area emerge come il sito sia inquinato da scorie di fonderia e necessità quindi di ingenti opere di bonifica ambientale oltre che bellica. Tali bonifiche saranno a carico della della Città il che porta l’operazione a essere fortemente svantaggiosa per l’Amministrazione anche sotto il profilo economico.23

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24 Comitato area ex Westinghouse Nebiolo, Modifica dell’accordo di programma concernente il PR.IN “Spina 2 Framtek - Lancia”, Diritto di Tribuna, 11/02/2014, pp. 6.25 Ivi, p. 7.

STRUTTURA ALBERGHIERA O ATTREZZATURE DI INTERESSE GENERALE

La Variante prevede la possibilità di realizzare Attrezzature Turistico Ricettive funzionali alle Attrezzature di Interesse generale per una SLP max di 8.000 m2 il quale corrisponderebbe approsimativamente a 350 camere con 600/700 posti letto. Un’ attrezzatura di tale entità non può essere considerata funzionale alle Attrezzature di interesse generale ma dovrebbe considerarsi Struttura ricettiva autonoma, e come tale, generare un fabbisogno di servizi pubblici non inferiore all’80% dell SLP.24

FABBISOGNO AREE A SERVIZI PUBBLICI

La dotazione di servizi prevista nel documento di variante per l’area di intervento è pari a 18.500 m2 mentre applicando con rigore le norme del PRG vigente si quantifica una superfice non inferiore a 23.300 m2. Di fatto la Città concede uno sconto di superfici a servizi pubblici non prevedendo neanche di monetizzare l’eventuale quota eccedente, come previsto dalla Normativa Urbanistica Regionale.25

CONCLUSIONE

Il centro congressi che nascerà potrà ospitare 5 mila persone e ne farà uno dei principali in Europa. Anche perché la vicinanza al centro città, al grattacielo di Intesa Sanpaolo, alla stazione di Porta

Susa e alla metropolitana nonchè alle ex-Ogr ne fanno unicum nel Continente.Ora, i vincitori hanno tre mesi per preparare lo «Strumento urbanistico esecutivo» che dirà come verranno realizzate tutte le opere previste dal bando, compresi i parcheggi e la nuova viabilità che permetteranno l’atterraggio dei 4 mila mq di commerciale. A settembre 2013 si confida di far partire i lavori per concluderli nel 2016. L’investimento si aggirerà attorno al centinaio di milioni di euro. La catena commerciale interessata all’investimento sull’area è Esselunga.La vicenda dell’area ex Westinghouse è il segnale di altri problemi che investono il futuro della città di Torino e il suo modello di sviluppo. Una prima questione riguarda la necessità o meno di costruire un nuovo centro congressi mastodontico (almeno 5.000 posti) in una città che possiede già il Lingotto e che a breve potrà utilizzare i primi piani del grattacielo Intesa San Paolo, che sono appunto stati pensati come centro congressi, e che sono situati a 100 metri dall’area in questione. Il problema maggiore però riguarda la scelta di concedere l’area dando in contropartita ai privati la possibilità di costruire un grande centro commerciale, in città , ed che nel futuro altri (una decina) dovranno sorgere analogamente dentro Torino, ovviamente in deroga al Piano Regolatore. L’espediente di oggi segnala una vera strategia della Amministrazione che punta ancora sui grandi eventi. Già oggi sembrano

scarseggiare gli acquirenti a causa dellagrave crisi economica e non si comprende come una maggiore offerta possa di per sé creare una domanda già pesantemente drogata dalla pubblicità e dal credito facile.

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La variante riguarda la modifica del perimetro dell’area di intervento, l’incremento della consistenza edilizia delle attrezzature di interesse generale, l’inserimento di nuove destinazioni d’uso ricettivo ed ASPI per consentire la realizzazione di servizi privati funzionali ai nuovi interventi, ma anche alla Cittadella Politecnica, alle OGR ed al Tribunale.26

*

* S.L.P. min. di 30.000 m2. Attrezzature di Interesse Generale di cui all’art. 3 punto 7 delle NUEA quali: Centro Congressi, Attività di Interesse Pubblico Generale, Università, Centri Ricerca, residenze per studenti, attrezzature per lo spettacolo: sale per concerti, teatri, ecc., uffici pubblici; Attrezzature Turistico Ricettive funzionali alle Attrezzature di Interesse Generale per una S.L.P. max di 8.000 m2; ASPI per una S.L.P. max di10.000 m2. La S.L.P. complessiva pari a 40.000 m2 è comprensiva dei circa 2.500 mq di superficie fabbricato della ex Caserma Lamarmora di cui è previsto il mantenimento e dell’eventuale superficie derivante dal recupero dell’edificio delle ex Officine Nebiolo.26 Comune di Torino, Elaborato tecnico Variante Urbanistica al P.R.G., comune.torino.it, 19/12/2013, p. 7. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO/ACCORDI_DI_PROGRAMMA/Spina_2_centro_congressi/VARIANTE_URBANISTICA_SPINA_2_PRIN.pdf27 Ivi p. 5

(1): Il fabbisogno di servizi e di parcheggi delle Attrezzature di Interesse Generale viene calcolato ai sensi dell’art.41 sexies della L.1150/42 come modificato dall’art.2 della L.122/89(2): Nell’Area di Intervento 4A dovranno essere reperiti ulteriori 7.000 m2 di parcheggi pubblici interrati derivanti dal fabbisogno pregresso.(3): l Fabbisogno di Servizi e di Parcheggi della residenza universitaria pari a 1.782 m2 viene assolto all’interno del Masterplan Cittadella Politecnica.

VINCOLI27

- L’immobile denominato ex Officine Nebiolo di via P.C. Boggio n. 28 (ora viaBorsellino) risulta vincolato ai sensi del D.Lgs. 42/2004 con D.M. del 19/01/2001, pertanto gli interventi previsti su tale fabbricato dovranno essere sottoposti al preventivo parere della Soprintendenza.- Viene previsto il mantenimento del fabbricato della ex Caserma Lamarmora a seguito della dichiarazione di interesse culturale del bene ai sensi degli art. 10 e 12 del D.Lgs. 42/2004 da parte della Soprintendenza (nota prot. n. 3543/13 dell’11/04/2013).

DOTAZIONE MINIMA DI SERVIZI26

La dotazione minima di servizi per la realizzazione degli interventi pubblici e privati, previsti nella Z.U.T. 8.18/1 Spina 2 – PR.IN., viene soddisfatta all’interno dell’ambito, in parte con il reperimento di aree a raso e su soletta ed in parte con parcheggi pubblici in sottosuolo. Il fabbisogno di servizi dell’Ambito viene calcolato, come da normativa vigente, considerando la condizione più sfavorevole, ipotizzando, pertanto la quantità massima di Terziario/ASPI. L’insediamento di esercizi di vicinato, aventi superficie di vendita non superiore a m2 250. L’insediamento di esercizi commerciali appartenenti alla tipologia delle Medie Strutture/Grandi Strutture solo con il riconoscimento di una Localizzazione commerciale urbana non addensata L1.

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SCHEDE ANALISI

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ELEMENTIURBANINELL’AREA

LE ZONE URBANE

SPINACENTRALE

CITTADELLAPOLITECNICA

CASERMALAMARMORA

EX-WESTINGHOUSEBIBLIOTECA CIVICA

PALAZZO DI GIUSTIZIABRUNO CACCIA

COLLEGIOBORSELLINO

OFFICINE GRANDIRIPARAZIONI

CARCERI “LE NUOVE”

GRATTACIELOSAN PAOLO

ENERGYCENTER

STABILIMENTOEX-NEBIOLO

PORTASUSA

L’analisi riguardante gli elementi architettonici presenti nell’area a portato alla produzione di una serie di schede che descrivono e ripercorrono la storia di tali elementi. Questo permetterà di comprenderne i legami e di carpire quali elementi sono caratterizzanti l’area.

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28 Comune di Torino, “programma integrato (pr.in) ambito 8.18/1 spina 2 variante urbanistica al prg”. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO/ACCORDI_DI_PROGRAMMA/Spina_2_centro_congressi/verifica_ass_VAS_firmadigitale.pdf.

LE ZONE URBANE 28

Progetto architettonico: ampliamenti di Torino nel 1800.Destinazione d'uso: residenziale e servizi.Completamento: dal 1800 ad oggi.

CORSO VITTORIO EMANUELE II

Da corso Vinzaglio a corso Ferrucci si riconosce un valore ambientale e documentario, è caratterizzato da una edificazione con caratteri omogenei. Intorno all’area dell’incrocio tra corso Vittorio e corso Vinzaglio, si può riconoscere sul fronte settentrionale un nucleo di edilizia residenziale e mista di tipo “unitario”, con portici e sopravvie porticati, di alto valore ambientale. Sul fronte meridionale una edilizia a palazzine e ville di analoga connotazione architettonica eclettica con spazi a giardino ben definiti, di alto valore ambientale, nonché edilizia e giardini di sostituzione o di trasformazione del Dopoguerra, con caratteri architettonici e con essenze arboree non sempre congruenti con l’ambiente. Infine troviamo uno spazio di relazione altamente qualificante a livello urbanistico costituito dal quadrivio, polarizzato sul monumento a Vittorio Emanuele II, corrispondente all’antica Piazza d’Armi. Nel tratto tra corso Vinzaglio e corso Castelfidardo si attesta invece un’edilizia residenziale

e mista di differente caratterizzazione architettonica, anche moderna, con valore o significato ambientale. Il tratto da corso Castelfidardo / corso Inghilterra a corso Ferrucci è caratterizzato da un sistema di attrezzature e architetture di servizio pubblico di alto valore documentario e ambientale, da una configurazione di impianto planimetrico di valore ambientale e documentario, e da una fascia ferroviaria che costituiva un esempio unico, di altissima qualità e valore documentario di infrastruttura ferroviaria.

CORSO FERRUCCI

Corso Ferrucci corrisponde al sedime dell’antico muro di cinta (1911), alla strada di circonvallazione interna e al vallo esterno, corrispondenti alla demolita attrezzatura di pubblica utilità della Cinta Daziaria in sinistra Po. Sono riconoscibili in corrispondenza di alcune direttrici storiche radiali, zone di borgata tuttora identificabili per caratteri tipologici edilizi e urbanistici autonomi. Di regola all’interno della direttrice si può notare la presenza di tessuti edilizi molto più recenti di quelli esterni. Si segnala inoltre la presenza, immediatamente fuori cinta ed entro cinta, di importanti attrezzature centralizzate di pubblico servizio, di valore o di interesse documentario o con elementi di valore storico-artistico. La direttrice è caratterizzata da alberate, o tratti di alberate, di interesse ambientale. Sono riconoscibili

in corrispondenza dialcune direttrici storiche radiali, zone di borgata tuttora identificabili per caratteri tipologici edilizi ed urbanistici autonomi.All’interno della direttrice si può notare la presenza di tessuti edilizi molto più recenti di quelli esterni. Si segnala inoltre la presenza, immediatamente fuori cinta ed entro cinta, di importanti attrezzature centralizzate di pubblico servizio, di valore o di interesse documentario o con elementi di valore storico-artistico. La direttrice è caratterizzata da alberate, o tratti di alberate, di interesse ambientale.

VIA MONGINEVRO

Da corso Ferrucci si dirama una direttrice radiale urbana, costituita da via Monginevro sino a via F. De Sanctis, segnalata di valore ambientale sino a via Caraglio. In questo tratto la via è connotata da cortine continue di edilizia residenziale e mista di unificante caratterizzazione architettonica, a grande volumetria e forte densità; è riconoscibile e persistente l’immagine urbanistica di borgata operaia residenziale torinese provvista anche di autonomia nei servizi.

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SPINA CENTRALE

Progetto architettonico: Gregotti e Cagnardi.Destinazione d'uso:Riqualificazione e rifunzionalizazzione aree dismesse.

Completamento: in stato di attuazzione.

Nel 1995 viene approvato il nuovo Piano Regolatore della città di Torino, opera degli architetti urbanisti Gregotti e Cagnardi, che riesce finalmente a concretizzare e attivare l’idea di un processo integrato di trasformazione della città attraverso l’interramento della ferrovia e la sua sostituzione sulla scena urbana con un grande boulevard, detto la Spina Centrale. Quest’ultima è il viale che si sviluppa per 12 km attraversando la città da nord a sud. La realizzazione del Passante ferroviario e la concomitante ricucitura di due parti di città a lungo separate si rivela uno dei principali motori dello sviluppo immobiliare, economico e sociale della città. Il viale della Spina mette infatti in sequenza quattro grandi aree industriali dismesse che si affacciano sul tracciato ferroviario, denominate Spina 1, 2, 3 e 4. I progetti che si sono e si stanno attuando in queste aree sono caratterizzati da una costante attenzione alla qualità dello spazio urbano e da una spiccata sensibilità per la componente verde.

29 Silvio D’Ascia, Torino Porta Susa, PEC SPINA2: Stazione Ferroviaria e Torre Servizi, Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio Università degli Studi di Napoli Federico II, Vol 3 - No 4 - dicembre 2010 - pagg. 71-82. Reperibile su:http://www.tema.unina.it/index.php/tema/article/view/urn%3Anbn%3Ait%3Aunina-3618

SPINA 229

La trasformazione urbana programmata nell’intervento della Spina 2 si fonda su funzioni prevalentemente culturali in parte realizzate sulle aree ex OGR. In particolare, l’ampliamento della Galleria di Arte moderna e del Politecnico (compreso un campus universitario, destinato alla stampa durante le Olimpiadi del 2006), un teatro ottenuto dal recupero parziale degli edifici industriali e l’ampliamento del Palazzo di giustizia in quelle che erano le carceri “Nuove”. Inoltre sono rafforzati i collegamenti ciclopedonali con i giardini preesistenti, come il parco Lamarmora, dei primi del Novecento, e i giardini di Giuseppe Penone, realizzati nel 2003. Gli altri elementi urbani che compongono la trasformazione sono:1. La stazione storica di Porta Susa fulcro polarizzante e nodo di scambio multimodale di trasporti urbani (tram, autobus, taxi, piste, bici, metropolitana) nella rinnovata funzione di galleria urbana.2. Le torri gemelle (la Torre del Banco San Paolo e la Torre di servizi di FS Sistemi Urbani), site nell’incrocio della Spina Centrale con il Corso Vittorio Emanuele.3. La piazza storica XVIII Dicembre, in continuità con l’asse del Corso San Martino, parte integrante del sistema porticato, lambisce e fronteggia la vecchia stazione di Porta Susa prolungando con il Fabbricato Viaggiatori della nuova stazione il percorso porticato urbano sino al Corso

Vittorio. La piazza definisce il vuoto urbano della cittadella dei grandi Servizi Statali (Uffici finanziari, regionali, Questura e Uffici governativi). 4. Il Corso Matteotti assume nella rinnovata visione urbana il ruolo di attraversamento del traffico veicolare tra il nuovo Fabbricato Viaggiatori e la futura Torre di servizi. Su di esso si attestano attualmente edifici residenziali di pregio, uffici e negozi e mercati nella parte centrale.

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CITTADELLA POLITECNICA 30

Progetto architettonico: Gregotti Associati, Milano; Studio Valle Progettazioni.Destinazione d'uso:Università e Ricerca.Completamenti: 2006, 2008, 2010.

Il progetto di ampliamento del Politecnico è localizzato nell’area delle “Ex-Officine Grandi Riparazioni”, comprese tra via P.C. Boggio, corso Ferrucci, corso Peschiera e corso Castelfidardo, alle spalle dell’attuale sede universitaria di corso Duca degli Abruzzi e si inserisce in uno dei quattro ambiti della “Spina Centrale” classificati come “Zona urbana di trasformazione”, destinata ad “Area per servizi – Attrezzature di interesse generale, istruzione Universitaria”, come previsto dal Nuovo Piano Regolatore della Città di Torino. I due corpi di fabbrica sono dal punto di vista dimensionale e architettonico perfettamente speculari. Longitudinalmente si pongono in continuità con gli scavalchi e ne realizzano l’integrazione funzionale e volumetrica. Il loro sviluppo che avviene longitudinalmente all’asse degli scavalchi è di 42.5 m per una larghezza di 17 m e si articola su 6 livelli per una altezza complessiva di circa 27 m.

30 http://www.cittadellapolitecnica.polito.it/

IL NUOVO CENTRO RICERCA

L’edificio è costituito da due distinti volumi, uno di 5 piani fuori terra contenente l’area di preparazione dei motori, piano tecnico e uffici (manica da 24), l’altro (laboratori), posizionato dalla parte opposta della piazza, con altezze variabili tra i m 6 e i m 7, contenente i banchi prova per i motori diesel.

EX TORNERIE

La ristrutturazione del fabbricato delle Ex-Tornerie ha portato alla realizzazione di laboratori di ricerca e spazi per la didattica oltre a spazi per servizi agli studenti per un complessivo di circa 10.700 m2. I laboratori di ricerca sono distribuiti sul lato nord-ovest del fabbricato e si sviluppano su due piani. Lungo il corpo centrale dell’edificio si snodano gli spazi per la didattica, che, con i locali per le aule, i servizi, la sala studio, gli uffici, occupano una superficie di circa 3.950 mq. La mensa di 900 mq, è in grado di ospitare circa 400 persone. Per far fronte alle esigenze didattiche dell’Ateneo si è reso necessario un adeguamento interno del fabbricato Ex-Tornerie consistente in: modifiche e adeguamenti degli spazi della mensa/aula studio nell’ambito di quanto concordato con l’Edisu; realizzazione di spazi per ingegneria del Cinema; realizzazione di spazi per il progetto SiTI e per il LAQ.

LA CORTE INTERRATA

Nell’area compresa tra l’edificio Ex-Fucine e l’edificio Ex-Tornerie troviamo un volume interrato, con locali distribuiti intorno ad una corte interna ribassata con sistemazione a verde. La corte ospita aule ad un solo piano interrato con una quota pavimento realizzata a –4.80 m dal piano di campagna e un’altezza interna totale pari a circa 3.90 m. L’edificio sviluppa una superficie di circa 4.500 mq ed è destinato ad ospitare attività didattiche.

EX FUCINE

Il progetto di recupero funzionale dell’edificio prevede alcune opere di demolizione delle superfetazioni estranee all’edificio originale, la conservazione del corpo di fabbricato posto a nord prospiciente il fabbricato delle OGR, la parziale ricostruzione della muratura di tamponamento esterna, la realizzazione di una nuova struttura interna in cemento armato e la realizzazione di una copertura a due falde. Il rispetto delle regole insediative del progetto prevede il ripristino dell’allineamento sud secondo la testata dell’edificio ex-Tornerie, la ricostruzione delle facciate perimetrali con finestre di forma e dimensioni identiche a quelle esistenti sulla testata nord. L’edificio si articola su due piani fuori terra e un piano soppalco sviluppando una superficie complessiva di circa 7.068 mq ed è destinato a ospitare attività amministrative, di ricerca e didattiche di Enti esterni convenzionati con il Politecnico.

LA CAFFETTERIA

La nuova Caffetteria è ubicata a ridosso del complesso delle ex-Tornerie. L’edificio contiene una mensa ristorante che alla sera diviene un trafficatissimo disco-pub. Si caratterizza per interessanti valori volumetrici e soluzioni di prospetto originali. La leggera architettura riprendende i valori architettonici espletati dalle ex-Tornerie riproponendoli in chiave

moderna attraverso l’uso del calcestruzzo a vista,di elementi strutturali in legno massello e un involucro completamente vetrato.

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CASERMA LAMARMORA

Progetto architettonico: Capitano del genio Siro Brauzzi.

Destinazione d'uso:Caserma Militare, tribunale, magazzino.

Completamenti: 1880.

Il complesso dell’Ex Mercato del Bestiame, noto anche come Foro Boario e successivamente come Caserma “A. La Marmora”, si colloca nell’isolato compreso tra i corsi Vittorio Emanuele II, F. Ferrucci e le vie N. Bixio, P. Borsellino. L’area è urbanizzata in seguito alla definizione della Cinta Daziaria nel 1853 e della relativa Strada di circonvallazione, risultando imperniata sul prolungamenti verso Ovest del Corso S. Avventore (poi Vittorio Emanuele II). La collocazione periferica e la vicinanza del raccordo tra le strade ferrate per Susa e per Novara determinano la destinazione a grandi attrezzature di servizio per questo ampio contesto: Tra queste il nuovo Carcere Giudiziario e il prospicente Ammazzatoio (Demolito nel 1973), realizzati durante il decennio 1860-1870. Nel 1877 parte dell’area viene ceduta all’Amministrazione militare, che vi realizzerà la Caserma di Cavalleria “G. Cavalli” poi divenuta “ A. Lamarmora”.31 Nel 1978 è stato il luogo nel quale si è tenuto il primo processo contro le B.R..32 Il complesso, viene utilizzato come caserma per poco

31 Comune diTorino, Elaborato tecnico Variante Urbanistica al P.R.G., comune.torino.it, 19/12/2013, p. 16. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO/ACCORDI_DI_PROGRAMMA/Spina_2_centro_congressi/VARIANTE_URBANISTICA_SPINA_2_PRIN.pdf32 Adelaide Aglietta, Diario di una giurata popolare al processo delle brigate rosse, Milano, Lindau, 1979.

33 Comune di Torino, 3_Planimetrie_Ex_Caserma_La_Marmora, comune.torino.it. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/comunicazioni/233.html

meno di un secolo, fino a quando la Direzione Lavori del Genio Militare lo riconsegna all’Amministrazione Civica (1973). La città destina a giardino pubblico l’area libera lungo Corso Vittorio II. Il fabbricato principale è attualmente occupato dalla sede del magazzino del Verde Pubblico, dal Servizio Impianti Elettrici, dal Corpo di Polizia Municipale e dalla Direzione Economato.

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34 Comune di Torino, “programma integrato (pr.in) ambito 8.18/1 spina 2 variante urbanistica al prg”, p. 19. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO/ACCORDI_DI_PROGRAMMA/Spina_2_centro_congressi/verifica_ass_VAS_firmadigitale.pdf.

35 Blog di Architettura, progetti in Italia, Torino Area ex-Westinghouse, 23/01/2013. Reperibile su:http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=172522&page=1336 Giovanni Monaco, Biblioteca Bellini, La Corte dei Conti apre un fascicolo, Il NordOvest, data 19/01/2013, p. 5.

EX WESTINGHOUSE BIBLIOTECA CIVICA

Progetto architettonico: Mario Bellini

Destinazione d'uso: biblioteca, spazi e servizi per la cultura.

Completamenti: incompiuto

EX WESTINGHOUSE

Era la sede originaria della Rapid, azienda produttrice di automobili. L’edificio nel 1906 ospita lo stabilimento Westinghouse il quale avvio un’ampliamento tale da concentrare in un’unica struttura i reparti di lavorazione meccanica, montaggio, saldatura,fucine e una grande fonderia. Mobilitata per la produzione bellica, durante la prima guerra mondiale si affiancano al suo interno la lavorazione dei freni e la costruzione di munizioni per l’artiglieria e motori pre aereoplani. Danneggiata dai bombardamenti alleati nel 1942, l’azienda riprende la produzione nell’immediato dopoguerra costruendo, oltre ai freni, anche pezzi di ricambio per vagoni e motrici. Negli anni 80 si trasferisce a Piossasco e lo stabilimento westinghouse venne abbattuto.34

LA BIBLIOTECA BELLINI

Progetto divenuto rapidamente una delle più efficaci immagini-simbolo della città in mutamento, il Centro Culturale,

previsto nell’ambito di trasformazione di Spina 2, sull’area industriale dismessa delle Officine Nebiolo (che produceva macchine per la stampa e apparecchi utensili in generale) e Westinghouse (produzione di attrezzature e ricambi elettromeccanici), avrebbe compreso la nuova Biblioteca Civica Centrale, due sale teatrali e altri servizi, andando a costituire un polo di grande richiamo sviluppato su una superficie di oltre 50 mila metri quadrati. Il progetto è stato affidato nel 2001, attraverso un concorso internazionale di architettura che ha registrato circa 170 partecipanti: tra questi, era stato scelta la proposta dello studio di Mario Bellini. Il corpo principale si compone di quattro piani con i profili sinuosi che digradano verso l’alto a formare delle terrazze, le si affacciano dolcemente sul grande parco dove era situata la caserma Lamarmora. Il movimento armonioso della sagoma dei solai del corpo principale si snodano e culminano in un volume troncoconico capovolto, che costituisce una torre di sei piani, più un ultimo piano di minore ampiezza nel quale si collocano un bookstore, un ristorante ed un Internet cafè.35 Tutto questo non vedrà mai la luce poichè per mancanza di fonti il progetto è naufragato.36

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PALAZZO DI GIUSTIZIA BRUNO CACCIA 38 - 39

COLLEGIO BORSELLINO 40 - 41

Progetto architettonico: Arch. Ingaramo e Zacchiroli, Ing. Nicola e Todros.

Progetto architettonico: Garboli Conicos, Parma; Stefano Seita, Marco Zocco, Torino.

Destinazione d'uso: palazzo giudiziario.

Destinazione d'uso: residenze universitarie (nuova costruzione).

Completamenti:1998. Completamenti:2005.

37 Comune di Torino, Il palazzo di giustizia “Bruno Caccia”, comune.torino.it. Reperibile su:http://www.comune.torino.it/cultura/grantour/musei/GranTour_musei_1%C2%B0/IL%20PALAZZO%20DI%20GIUSTIZIA.pdf.38 Intitolato a Bruno Caccia il nuovo palagiustizia, la reubblica.it, 27/06/2001. Reperibile su:http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/06/27/intitolato-bruno-caccia-il-nuovo-palagiustizia.html.39 Mosso, Giovanni, Palazzo di Giustizia di Torino / Giovanni Mosso; rel. Giacomo Donato, Torino, dicembre 1994.

40 Elena Carmagnani, Carlo Spinelli, Torino Today Tour, Urban Center, 2007. p. 4. Reperibile su:http://www.urbancenter.to.it/eventi/TTT/pdf_ttt.pdf.41 De Salvia, Massimo, Collegio universitario in via P.C. Boggio: progetto di trasformazione urbana per l’area Westinghouse in Torino / Massimo De Salvia; rel. Sisto Giriodi, Silvia Belforte, Torino, dicembre 1997.

L’edificio nasce nel 1985 con la decisione del Consiglio Comunale di accorpare le oltre 20 sedi dell’Ordinamento giudiziario in un unico edificio.37

Costruito sull’area dell’ex foro boario di Corso Inghilterra e della caserma “Pugnani e Sani” ricopre una superficie di quasi 60.000 m2 con una cubatura di 40.000 m3. I lavori per la realizzazione dell’imponente edificio sono durati quattro anni, dal 1994 al 1998. La struttura richiama le componenti del tessuto urbano della città storica, delineando un edificio a sviluppo orizzontale contenuto nell’altezza e ritmato da elementi compositivi ed emergenze che creano un insieme armonico con il costruito circostante. La sua realizzazione è improntata ad una grande semplicità di materiali di finitura che richiamano quelli dei grandi edifici storici della città: mattoni a vista, pietra, rame. Cinque torrette separano altrettante vetrate a specchio, con un ritmo interrotto solo dal cuneo sporgente ed a sbalzo che tenta di smaterializzarsi per mezzo dell’uso del vetro che ritaglia la massa in mattoncini. Le 2 stecche di edificato sono collegate da tre ponti in travi di ferro appoggiati su due grandi setti strombati.

I quattro edifici, collocati sull’ampia area di trasformazione di Spina 2 (in precedenza occupata dagli stabilimenti delle Officine Nebiolo, attrezzature per la stampa e macchine utensili, e della Westinghouse, attiva nel settore dell’elettromeccanica), sono stati uno dei sette Villaggi Media realizzati in città per i XX Giochi Olimpici Invernali e hanno accolto, nel febbraio 2006, circa 400 giornalisti. I due fabbricati lungo via Borsellino raggiungono i dieci piani d’altezza; i rimanenti, sulla laterale via Vochieri, si fermano a sei. Sono tutti, dall’Anno accademico 2006/2007, utilizzati come residenza per studenti. Al piano terreno, i locali sui fronti stradali sono dedicati ad attività commerciali, mentre all’interno della corte si sviluppa uno spazio verde; al primo piano una struttura orizzontale distribuisce i flussi tra i diversi edifici, collegando vani scala, terrazze, luoghi di ritrovo, spazi per la lettura. Le facciate nord presentano prospetti ciechi, mentre a sud prevalgono naturalmente aperture e trasparenze; vetro e metallo sono i materiali prevalenti.

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OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI 42 - 43

Progetto architettonico:Architettura storica industriale.

Destinazione d'uso: uffici e spazi per la cultura.

Completamenti:1895,2013.

42 Antoniazzi, Valeria, Le Officine Grandi Riparazioni di Torino : scenari di valorizzazione dopo le celebrazioni del 2011 / Valeria Antoniazzi ; rel. Cristina Coscia ; correl. Alessandro Bollo, Torino, settembre 2010.43 Alfonso Femia, Gianluca Peluffo, OGR : le Officine Grandi Riparazioni Torino, Venezia: Marsilio ; Bruxelles : AAM ; Paris : Ante Prima consultants, 2012.

44 http://www.officinegrandiriparazioni.it/45 Brunetti, Mara, La rifunzionalizzazione delle OGR ; rel. Michele Bonino ; correl. Giacomo Leone Beccaria, Torino settembre 2012.

Edificate tra il 1885 e il 1895, offrono una testimonianza dei primordi dello sviluppo industriale di Torino, cominciato quando le autorità cittadine fanno appello alle ricche famiglie aristocratiche e borghesi affinché decidano di investire il loro denaro nello sviluppo industriale. Furono concepite per essere un centro di avanguardia nella revisione e riparazione di locomotive e carrozze ferroviarie. Le Officine Grandi Riparazioni, posizionate lungo la ferrovia che collega Torino a Milano, occupano un’area immensa (190.000 m2), all’interno della quale vengono innalzate gigantesche costruzioni dall’architettura austera ma pregevole, somiglianti per struttura a delle imponenti cattedrali moderne, con navate lunghe fino a 200 m. Le Officine, infatti, appartengono a un più vasto complesso di edifici, tutti collocati alla periferia ovest della cinta daziaria del 1853, con i quali formano la zona che in quegli anni viene detta dei “grandi servizi”. Ne fanno parte, tra gli altri, le Carceri Nuove, il Mattatoio Civico, il Mercato del bestiame, e i cosiddetti Casotti daziari. Strutture imponenti

e pensate non singolarmente, ma nel loro complesso, in vista di un successivo sviluppo della città, tanto dal punto di vista economico che demografico. Una parte dell’area storica delle Officine Grandi Riparazioni, in particolare, è ora occupata dal raddoppio del Politecnico e dalla cosiddetta cittadella politecnica. Sopravvive però, accanto alle Carceri nuove, il corpo principale delle Officine, con i padiglioni di Montaggio, Torneria, Fucine, in disuso dall’inizio degli anni ’70 ma dall’aspetto ancora solenne, soprattutto nel caso dello stabilimento che, per la sua imponenza viene denominato “duomo”. Con il posizionamento in quell’area di stabilimenti tanto grandi, si creò l’esigenza di nuove case, situate nelle immediate vicinanze delle Officine. Si ponevano le basi per lo sviluppo del quartiere di Borgo San Paolo, uno dei grandi quartieri operai cittadini.44 Rinate a nuova vita il 17 marzo 2011, le OGR sono state, insieme alla Reggia di Venaria, la sede principale delle celebrazioni torinesi e piemontesi dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Hanno manifestato così una nuova vocazione: quella di luogo della memoria, della cultura e del tempo libero. Nei due anni di apertura, le OGR hanno ospitato moltissimi spettacoli, incontri, spettacoli, corsi, convegni, fiere, ricevimenti, eventi promozionali, organizzati da enti pubblici e privati. Gli spazi a disposizione erano sei e si prestavano alle esigenze più diverse: conferenze, didattica, esposizioni, aperitivi, concerti.45

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CARCERI “LE NUOVE” 46 - 47

Progetto architettonico:Archit. Giuseppe Polani.

Destinazione d'uso: Carcere.

Completamenti:1860.

46 Ferrugiari, Anna, Le trasformazioni dell’edilizia penitenziaria e il dibattito sulle riforme carcerarie. Le carceri “Le Nuove”: l’esempio tipologico e la conservazione / Anna Ferrugiari ; rel. Micaela Viglino Davico, Simonetta Pagliolico, Torino, luglio 2002.47 http://www.museolenuove.it/home.asp

48 Le Nuove diventano un Palagiustizia bis, la repubblica.it, 07/04/2004. Reperibile su: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/04/07/le-nuove-diventano-un-palagiustizia-bis.html

Le Nuove di Torino furono volute da Re Vittorio Emanuele II nel 1857 attraverso l’emanazione di un decreto regio del 21 giugno dello stesso anno. La struttura principale è circondata da un muro e da quattro torrette laterali e si estende su di una superficie di circa 37000 m2. Venne costruita in tempi record: nonostante alcuni mesi di interruzione il carcere fu realizzato in soli nove anni e divenne operativo l’1 gennaio del 1860. L’edificio presentava molti aspetti innovativi, in quanto veniva assicurato un sistema di isolamento totale per i detenuti ciascuno dei quali era rinchiuso in una singola cella; in secondo luogo attraverso l’innovativo sistema panottico che permetteva ad un’unica guardia carceraria di controllare tutti i corridoi, si incuteva nel detenuto la terribile sensazione di essere continuamente sorvegliato. Le celle erano 648, di dimensioni 4x2 o 2,6x3 m, ognuna illuminata da una finestra posta a 2,10 m dal pavimento, a forma di “bocca di lupo” pensata per vedere soltanto il cielo. Il complesso è circondato da due muri alti 5 m, con quattro torricelle, tredici bracci, sei

cortili per il passeggio e due cappelle, una per gli uomini e l’altra per le donne. Nel ’45, finalmente una prima serie di modifiche interne: vengono ampliate le finestre delle celle, si creano intercapedini fra il terreno e i muri dei vari bracci, si apre il nido per i figli delle detenute e si attivano corsi professionali. Poi è la volta del centro clinico, di quello sportivo e del cinema-teatro. Negli anni ‘70 ogni cella viene dotata di un lavandino e di un water e si installano i termosifoni. Alla fine degli anni ‘80 conclude la sua funzione venendo sostituita dalla più moderna struttura delle Vallette.40 Le Nuove sono oggi al centro di un progetto di recupero e una parte dell’edificio è stata musealizzata. L’intervento di recupero prevede, inoltre, la rifunzionalizzazione dell’edificio per insediarvi gli uffici del Tribunale di Sorveglianza, dei Giudici di Pace, del Nucleo Intercettazioni Telefoniche e degli Ufficiali Giudiziari. Verranno salvaguardati il «braccio della morte», il «braccio femminile» e le due cappelle, in modo da creare un percorso museale all’ interno dell’ edificio. La spesa prevista per la riqualificazione si aggira su 30-35 milioni di euro, 20 dei quali a carico dell’ amministrazione giudiziaria.48

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CENTRO DIR.INTESA SAN PAOLO 49 - 50

Progetto architettonico:Archit. Renzo Piano.

Destinazione d'uso: centro direzionale, filiale bancaria.

Completamenti:2014.

51 Intesa SanPaolo, Il nuovo centro direzionale di torino, group.intesasanpaolo.com, 2011. Reperibile su:http://www.group.intesasanpaolo.com/scriptIsir0/si09/contentData/view/content-ref?id=CNT-04-00000000BB2E152 Simonetta Scarane, Torino, via libera alla Torre di Piano, il grattacielo di Intesa Sanpaolo ospiterà solo uffici per 10 anni, su ItaliaOggi, data 12-09-2008, pagina 13,14.

49 Zannini Quirini, Cristina, Progetto di un grattacielo per San Paolo su Spina 2 / Cristina Zannini Quirini ; rel. Giuseppe Ferro, Torino, febbraio 2006.50 Di Stefano, Lucia, Aspetti tecnologici e paesaggistici di un edificio alto in un tessuto urbano consolidato: il caso del grattacielo Intesa- San Paolo di Torino / Lucia Di Stefano; rel. Roberto Monaco, Torino, settembre 2009.

Modulo facciata grattacielo San Paolo.

Distribuzione verticale.

Concept e sezione.

Il progetto, realizzato dallo studio RPBW, si inserirà drasticamente nello skyline torinese con 167,25 m; appena 25 cm in meno rispetto alla Mole Antonelliana. Nella torre trovano collocazione due volumi di pari dimensioni fruibili anche dalla Città: quello inferiore con la hall e l’auditorium multifunzionale che, grazie alla sua flessibilità, può essere trasformato in funzione dell’evento (conferenza, concerto, esposizione); quello superiore, con una serra vetrata che ospita, un ristorante affacciato su un giardino, una sala espositiva e una caffetteria con terrazza panoramica. Le funzioni operative e direzionali della Banca sono concentrate nel nucleo centrale della torre. Gli spazi dedicati a uffici possono ospitare fino a 2.000 persone, quelli destinati alla formazione oltre 130. Nei piani interrati trovano collocazione le aree a servizio dei dipendenti e degli impianti. Sul giardino ipogeo del primo interrato si affacciano una grande mensa aziendale, un asilo nido e una piccola area fitness. Ai livelli inferiori si sviluppano spazi a parcheggio per oltre 300 vetture e i

principali locali tecnici. L’edificio si sviluppa su un’area di circa7.000 m2 e raggiunge un’altezza di oltre 166 m.51 Viene costruito secondo i principi della sostenibilità ambientale, adottando soluzioni tali da ridurre i consumi energetici e garantire il rispetto delle migliori pratiche costruttive. Le facciate est e ovest sono rivestite con un sistema a doppia pelle le cui lamelle si possono aprire e chiudere in maniera tale da garantire, in estate, una ventilazione per asportare calore da irraggiamento solare e, in inverno, un utile isolamento termico. La facciata meridionale è coperta da un campo fotovoltaico (circa 1.600 m2) e da un giardino d’inverno che consente di filtrare e modulare l’illuminamento naturale degli spazi interni attraverso la presenza di essenze vegetali. L’impianto di climatizzazione sfrutta l’energia di tipo geotermico con prelievo e restituzione di acqua di falda senza emissioni nocive in atmosfera. Il progetto esecutivo del Nuovo Centro Direzionale è stato sottoposto all’esame del “Protocollo SBC”, sistema di certificazione e valutazione ambientale che deriva dal GBC (Green Building Challenge), ottenendo la Classe energetica A. L’attenzione all’impatto ambientale è presente fin dalle fasi realizzative: il cantiere stesso possiede un sistema di gestione ambientale certificato secondo la norma ISO 14000 e il regolamento EMAS III. L’edificio presenta alcuni elementi che ne caratterizzano l’originalità e unicità, in particolare il concept strutturale. Il corpo uffici nella zona sud è sorretto

da una “fondazione aerea”, il cosiddetto “transfer”, che trasferisce alla platea dibase il peso complessivo dei 32 piani che lo sovrastano e dei 5 piani appesi sottostanti (auditorium), attraverso sei “megacolonne” in struttura mista acciaio-calcestruzzo. La platea è un enorme parallelepipedo di calcestruzzo armato, di spessore pari a 4,30 m e di volume complessivo pari a 12.800 m3, la cui realizzazione è avvenuta in 4 giorni consecutivi con un getto monolitico utilizzando più di 1.200 carichi di autobetoniere. Un’ulteriore originalità delle strutture è rappresentata dai solai ventilati che permettono, in determinati periodi stagionali, attraverso il passaggio di aria esterna il raffreddamento della loro massa ottimizzando i consumi energetici per la climatizzazione.52

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ENERGY CENTER 53

Progetto architettonico: Politecnico di Torino e Ufficio Tecnico del comune di Torino.Destinazione d'uso: centro ricerca e incubatore di imprese.

Stato: inizio lavori 2014.

Collocazione dell’edificio.

Composizione edificio Energy Center.

Rendering edificio Energy Center.

Il progetto di realizzazione dell’Energy Center vede la collaborazione fra la Città di Torino, il Politecnico di Torino, la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. Il progetto Energy Center si propone di realizzare sul territorio cittadino un centro di competenza nel campo dell’innovazione energetica-ambientale. Il futuro Energy Center si presenterà come una vera e propria struttura-laboratorio al servizio delle imprese e del territorio, in cui sviluppare e testare tecnologie e soluzioni applicative innovative in ambito energetico.Le principali funzioni ospitate all’interno del futuro Energy Center, saranno in sintesi:• ricerca applicata sui temi oggetto di approfondimento tecnologico;• trasferimento tecnologico, grazie a spazi di laboratori dedicati e tecnologicamente attrezzati, nei quali le imprese potranno avviare cooperazioni con i gruppi di ricerca del Politecnico e degli altri soggetti coinvolti;• testaggio e dimostrazione di prototipi;• incubazione temporanea per imprese innovative.

L’Energy Center sorgerà in un’area di proprietà della Città, adiacente al Politecnico di Torino. L’area, denominata Ex-Westinghouse, è localizzata tra le vie Pier Carlo Boggio, Nino Bixio e Paolo Borsellino. La modifica ha previsto la concentrazione di 50.000 mq di SLP, di cui circa 20.000 mq di SLP da destinare agli interventi connessi alla realizzazione dell’Energy Center e di un centro destinato a ospitare aziende private operanti in collaborazione con il Politecnico; altri 5.000 mq SLP circa (a nord dell’area di interesse) saranno destinati alla realizzazione di una foresteria universitaria, mentre i restanti 25.000 mq di SLP sono in corso di definizione.La realizzazione del progetto architettonico dell’Energy Center è articolata in due fasi:

la prima prevede la realizzazione di un primo lotto, sul lato di via Nino Bixio, di circa 5000 mq di SLP e di 2.000 mq di parcheggi interrati pertinenziali; la seconda fase (durante la quale si prevedono operazioni di sbancamento, con demolizione della Westinghouse, a eccezione delle strutture vincolate) consiste nella realizzazione del secondo lotto, per un totale di ulteriori 15.000 mq circa di SLP e di 6.300 mq di parcheggi interrati. La struttura dell’Energy Center è concepita come “dimostratore tecnologico di eco-edificio” in grado di fungere sia da esemplare edilizio innovativo dal punto di vista del risparmio energetico che da vero e prorprio edificio dimostratore sperimentale (si prevede, per esempio, l’uso delle facciate e degli spazi esterni dell’edificio stesso per il testing di tecnologie).

53 Comune di Torino, Appalto integrato per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’energy center nell’area ex westinghouse in spina 2, comune.torino.it, 05/11/2013. Reperibile su:http://bandi.comune.torino.it/portal/page?_pageid=56,1669934&_dad=portal&_schema=PORTAL&_p i r e f 5 6 _ 1 6 6 9 9 3 5 _ 5 6 _ 1 6 6 9 9 3 4 _ 1 6 6 9 9 3 4 . s t r u t s A c t i o n = % 2 F s e t C u r r e n t B a n d o A c t i o n .do%3FRiga%3D10930.0&Riga=10930.0

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STABILIMENTO EX-NEBIOLO 54

Progetto architettonico: Ingegnere Santanè

Destinazione d'uso: edificio industriale oggi in disuso.

Completamento: 1919.

La Nebiolo, fondata nel 1880 per l’esercizio di una fonderia di caratteri tipografici, diventa una delle maggiori industrie italiane, con tre grandi stabilimenti sul territorio cittadino. Durante la seconda guerra mondiale è utilizzata per la produzione di bombe e armamenti.55

Il fabbricato industriale dismesso e parzialmente demolito, ex Officine Nebiolo, ubicato al civico 26 della via P. Borsellino, a pianta quadrangolare di 125m di lato e 114 di altezza.

La palazzina uffici dello stabilimento è composta da quattro piani fuori terra più un piano cantinato, con struttura in muratura e putrelle, tamponamenti in mattoni e solai voltati. L’edificio si sviluppa attorno ad un cortile centrale, la facciata della palazzina è ripartita in otto campate scandite da lesene leggermente sporgenti. E’stata rilevata la presenza al piano interrato del fabbricato di un rifugio antiaereo. L’immobile ex Nebiolo è stato parzialmente demolito nel 2000. Trovano spazio al suo interno i reparti montaggio macchinario pesante, trapani radiali, alesatrici e pialle e al primo piano trovano posto l’Ufficio tecnico, l’archivio, la scuola, il locale elettricisti e vari magazzini, su una superficie di 30.000 m2 (22.000 dei quali coperti). L’edificio è segnalato dal testo “Beni culturali ambientali nel Comune di Torino” come manufatto industriale, con destinazione anche ad uffici, di significato documentario. Per tale motivo l’amministrazione comunale ha deciso di preservare le facciate su via Borsellino e quella prospiciente il cortile interno con Decreto Ministeriale del 19/01/2001.56

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58 Piazza, Maurizio, Progettazione urbana, la stazione di Porta Susa nella Spina 2 / Maurizio Piazza ; rel. Pio Luigi Brusasco, Torino, luglio 2001.

59 Ferrovie Italiane, NUOVA_STAZIONE_AV_TORINO_PORTA_SUSA14012013, www.fsnews.it, dicembre 2012. Reperibile su:http://www.fsnews.it/cmsinstance/documenti/fsnews/NUOVA_STAZIONE_AV_TORINO_PORTA_SUSA14012013.pdf.

60 Silvio D’Ascia, Torino Porta Susa, PEC SPINA2: Stazione Ferroviaria e Torre Servizi, Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio Università degli Studi di Napoli Federico II, Vol 3 - No 4 - dicembre 2010 - pagg. 71-82. Reperibile su: http://www.tema.unina.it/index.php/tema/article/view/urn%3Anbn%3Ait%3Aunina-3618.

NUOVA STAZIONE DI PORTA SUSA 58

Progetto architettonico: Gruppo AREP (Jean-Marie Duthilleul e Etienne Tricaud) Silvio d’Ascia e Agostino Magnaghi.Destinazione d'uso: stazione dei treni.Completamento: 2013.

Costruita nella zona d’ingresso occidentale della città a metà del XIX secolo, la Stazione di Porta Susa, allora chiamata “Stazione della Ferrovia di Novara”, fu un elemento importante dello sviluppo urbanistico della città sabauda. Nel maggio 1855 venne inaugurato il primo tratto da Novara alle porte di Torino. Di impostazione eclettico-classicista, l’edificio storico della Stazione di Porta Susa (1855- 1865) spicca per la sua collocazione a chiusura della prospettiva di via Cernaia. Oggi la Stazione Torino Porta Susa AV rappresenta il nuovo approccio urbanistico scelto dal Gruppo FS Italiane per integrare le aree ferroviarie nelle grandi metropoli. Il progetto realizza l’attraversamento della città nella direzione Nord-Sud sul sedime della ferrovia, ora liberato con l’interramento del piano del ferro a quota - 11 m dal livello della città. Per Torino è un’occasione per ricucire tessuti urbani divisi dall’asse ferroviario da oltre 150 anni e, al tempo stesso, ridisegnare con la cosiddetta «Spina». Nell’estate del 2001 bandisce un

Concorso internazionale per la nuova stazione AVdi Torino Porta Susa e per una torre annessa per i servizi. La Giuria, riunitasi a Torino nel marzo 2002, decretò vincitore il progetto del Gruppo AREP (Jean-Marie Duthilleul e Etienne Tricaud) - Silvio d’Ascia e Agostino Magnaghi “… per la semplicità e comprensibilità dell’involucro nonché per la definizione di uno spazio urbano che, fondendo le funzioni di un importante nodo intermodale con attraenti servizi commerciali, si prefigura come polo di attrazione della città ...”.60La stazione è una spettacolare galleria in acciaio e vetro - lunga 385 m (quanto un T.G.V.) e larga circa 30 m, ritmata da una serie di attraversamenti della galleria situati in continuità con il

tessuto viario pre-esistente. I livelli che ospitano le diverse modalità di trasporto (AV, treni regionali, metropolitana, taxi, auto, autobus, tram, moto e biciclette) sono connessi tramite collegamenti pedonali che garantiscono la continuità con i percorsi urbani limitrofi. All’interno della galleria urbana, le aree dei servizi dedicati ai viaggiatori e alla città sono ospitate in volumi trasparenti in acciaio e vetro e nei due livelli sottostanti si trovano parcheggi e locali tecnici. L’architettura del progetto reinterpreta in chiave moderna le magnifiche gallerie urbane delle città italiane del XIX secolo e le hall ferroviarie delle stazioni ottocentesche. Dal punto di vista “sistemico” si articola in quattro ambiti: il “sistema treni”: banchine di accesso e binari, realizzati al di sotto del fabbricato della stazione; il

“sistema servizi ai viaggiatori”: biglietterie, sale d’attesa, informazioni e gli altri servizi primari destinati alla clientela ferroviaria; il “sistema servizi”: attrezzature di pubblica utilità, intrattenimento, culturali, commerciali e di ristoro; il “sistema trasporto integrato”: la stazione della metropolitana, al di sotto del piano dei binari ferroviari, parcheggi, raccordo con le linee bus di superficie.La “pelle vetrata” della stazione (circa 15.000 m²) é quasi interamente equipaggiata di celle fotovoltaiche monocristalline posizionate tra i due strati delle lastre di vetro della copertura. Esse fungono da schermo frangisole di densità variabile crescente dal basso verso il colmo della copertura e contribuiscono al comfort ambientale interno sia in estate sia in inverno (produzione di energia: 680.000 kW-h/anno). La galleria del fabbricato é rinfrescata in modo naturale dal volume interrato dei binari che permette la creazione di moti convettivi naturali d’aria risalente dal basso del volume ferroviario all’alto della copertura vetrata. Il comfort ambientale è completato da apporti di calore (d’inverno) e di refrigerio (d’estate), fornito da pannelli radianti a pavimento posizionati negli spazi di attesa dei viaggiatori. La presenza di una diffusa vegetazione, con alberature su vaso, permetterà di ombreggiare le aree di circolazione interne aumentando la sensazione di comfort naturale.

Fotografie nuova Stazione di Porta Susa.

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IL GIARDINO ARTIGLIERI DA MONTAGNA61

“Premesso che abito in Borgo San Paolo da quarantacinque anni, che ho portato mio figlio a giocare nel Giardino Artiglieri di Montagna da quando è stato aperto al pubblico nel 1973, che ho seguito il processo a Renato Curcio (primo processo alle Brigate Rosse) celebrato nelle sale della vecchia caserma (caserma Lamarmora) , che ho frequentato la biblioteca istituita nelle stesse sale dopo il processo, che ho portato i miei cani nell’area apposita da quando è stata creata, che ho visto piantare al posto di alte acacie delle piccole querce che poi sono diventate grandi, che ho visto fare e disfare zolle erbose e subito dopo con un po’ di malumore recintare una parte del giardino ed abbattere alberi secolari per fare un campo di calcio, che con molto disappunto ho visto abbattere dopo pochi anni questa struttura per erigerne un’altra molto più vasta e devastante e costosa, che ho visto centinaia di ragazzini correre su prati di plastica, che quando nevica vedo montagne di detriti di questa plastica gettati insieme alla neve spalata dai prati di plastica sui

LAND ART

L’IMPORTANZA PSICOLOGI-CA DEL VERDE

ISTANZE PROGETTUALIIL VERDE NON C’É LA PUÒ FARE ISTANZE PROGETTUALI

61 “Le aree verdi appartengono a tutti i cittadini”, lettera di una cittadina al sindaco Piero Fassino, www.ecodellecittà.it, martedì 11 febbraio 2014. Reperibile su: http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=378118.

residui prati veri, che ho visto sorgere e demolire le baracche per gli operai e tecnici che costruivano la metropolitana, e infine che al loro posto quest’anno con un poì di sollievo ho visto mettere a dimora piantine nuove e giochi per bambini, premesso tutto questo, dicevo, ho trovato sul sito del Comune di Torino una pagina in cui si annuncia che il giorno 30 dicembre 2013 l’area sarà venduta con asta pubblica. Vorrei ricordarle che le aree verdi appartengono a tutti i cittadini e sono inalienabili in quanto necessarie per il bene comune, lo stesso bene comune per il quale ha combattuto Suo Padre ed è morto Suo Nonno. Vorrei ricordarle che un albero di cento anni è un monumento alla Vita e che è ridicolo pensare di sostituirlo con un alberello da vivaio e che il “verde su soletta” non ne è che un pallido simulacro...”.

Questa lettera scritta il 4 dicembre 2013 da una cittadina a proposito del progetto di trasformazione dell’area ex-Westinghouse che comprometterebbe il verde pubblico del Giardino Artiglieri di Montagna prevedendo di ricoprire per buona parte ( circa il 50% ) del terreno a verde pubblico con un fabbricato a destinazione commerciale di 10.000 m2 caratterizzato per avere la soletta di copertura verde. Ma questo di fatto non potrà mai essere paragonato al verde su suolo.

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IL VERDE NON CE LA PUO’ FARE…

“Qualche anno fa, passeggiando in un parco, ho incontrato una zona recintata con un piccolo cartello di lavori in corso. Avrebbero realizzato una strada quattro corsie. Secondo me è inutile. Ho pensato: i parchi non ce la faranno mai, sono indifesi come un barattolo di Nutella allora di merenda. Chiunque qui può verificare che la fragilità materica si accompagna ad un altrettanto fragile concezione urbanistica ed economica, secondo la quale il verde è solo un modo e dispendioso preoccupare solo prezioso. È sempre lecito toglierne un pezzo per farci cose più importanti, come scuole, ospedali, strade. Nessuno si sognerebbe mai di costruire un ospedale nel cortile della scuola o il municipio sulla corsia della tangenziale. Il parco invece può essere tagliato, ridotto, eliminato. Però, mentre le strutture edilizie e le infrastrutture invecchiano, il verde cresce, gli spazi aperti trovano definizione compiuta, si assestano, e diventano parte integrante di un sistema della città...”.62

Viviamo gli spazi aperti per sentirci meglio, ma alcuni luoghi risultano inospitali e generano malessere. La ricerca della qualità della vita nei centri urbani risponde alla prima esigenza di sentirsi sicuri. Tanti spazi non hanno nessun utilizzo o ne hanno meno di quelli che potrebbero altri sono addirittura dannosi, per la loro bruttezza, per il disordine che creano, per lo spreco di risorse, per il degrado

che arrecano al paesaggio, per il cattivo esempio. Oggi il giardino Artiglieri di Montagna purtroppo si avvicina molto a tale descrizione. Tra le cause di questo status quo ci sono:

- MANCATA CURA DEL VERDE;

- MANCANZA DI ARREDO URBANO adeguato;

- CATTIVA FREQUENTAZIONE dell’area da parte di clochard e drogati;

- SCARSA FREQUENTAZIONE da parte della cittadinanza che perciò non svolge la neccessaria naturale sorveglianza;

- MANCANZA DI FUNZIONI attrattive all’interno dell’area;

- presenza nell’intorno di molti FABBRICATI DISMESSI o ospitanti funzioni poco utilizzate dalla cittadinanza (ex carceri Le Nuove, Edificio ex Nebiolo, ex Officine Grandi Riparazioni, ex caserma Lamarmora);

- l’adiacente carcere con le sue ALTE MURA e il prospicente monumentale PALAGIUSTIZIA si configurano come barriere visive e psicologiche in cui il visitatore si sente al centro di un complesso che esula dalla scala umana.

Il valore di un’area dipende dalla posizione, dall’ accesso, dalla visibilità, dalla funzione, dalla connessione al sistema. Un parco ben progettato per

durare deve ospitare una serie di funzioni che attirano gente a tutte le ore (scuole, negozi, uffici pubblici, fermate i mezzi di trasporto pubblico, ecc...). Deve anche avere una funzione attrattiva principale, come un campo di gioco una pista di pattinaggio, un caffè con terrazza; così da essere ben caratterizzato.

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L’IMPORTANZA PSICOLOGICA DEL VERDE

In uno studio effettuato su alcuni giovani di un college che vivevano una fase di stress prima di un esame, venne osservato che la vista di alcune piante determinava degli atteggiamenti positivi, riducendo la paura e la rabbia. Questa reazione era dovuta sia all’abbassamento della pressione sanguigna, sia ad una minore tensione muscolare.“Il periodo necessario per superare lo stress, guardando il paesaggio-natura, era inferiore a 4-6 minuti.”62

Il superamento di una condizione stressante grazie alla visione e/o partecipazione di un evento naturale agisce, secondo Kaplen (1992), grazie alle sensazioni di:-Allontanamento: il paesaggio allontana il sogetto interessato dall’ambiente causa di stress;-Vastità: l’idea dell’immenso, insista nel paesaggio, porta a ridimensionare quel sentimento che è sul punto di assumere la funzione leader nel firmamento eccitato dell’individuo.-Fascino: la possibilità di prendere dal “sogno”, emarginato, anche se per poco, la convinzione secondo cui nella vita conta solo il lavoro, in quanto solo da esso si può trarre produttività e, quindi, successo;-Compatibilità: L’opportunità offertaci dalla natura di poter creare un ambiente che soddisfi le nostre esigenze personali ed i nostri obiettivi.63

Le piante costituiscono, quindi, un

ambiente fisico in cui è più comodo vivere e lavorare, e dove i singoli componenti di una comunità sono stimolati ad esprimere il massimo delle loro potenzialità. Gli uomini preferiscono scenari naturali a quelli urbani artificiali e la tendenza è orientata ad avere città con spazi di verde, alberi, zone boschetto non abbandonati a se stessi, ma ben tenuti e curati.

La relazione tra stato d’animo e natura è alla base dell’azione terapeutica e curativa che viene, a ragione, affidata alle piante. L’hortotherapy incominciò a muovere i primi passi alla fine del XVIII secolo, quando negli ospedali degli Stati Uniti d’America si cominciò ad essere convinti della salutare connessione uomo/pianta. Inizialmente l’uso della orticultura terapeutica venne sviluppato nel trattamento dei malati di mente. Un’ulteriore evoluzione della terapia orticola si registra nel 1869, con la pubblicazione del libro “Darkness and day light or dight and shadows of New York life” in cui si avanzava l’ipotesi dell’utilità della pratica del giardinaggio per i bambini che presentano problemi mentali. In un periodo successivo, soprattutto dopo l’esperienza dolorosa delle due guerre mondiali, la terapia orticola fu introdotta nei programmi di riabilitazione fisica, avendo notato che la sua applicazione riduceva notevolmente i tempi di ricovero.

62 Ulrich Koschorke, W. D. NeumannProceedings, Topology Symposium Siegen 1979, June 14-19, 1979.63 The Balanced Scorecard: Measures That Drive Performance, with David P. Norton. Harvard Business Review, January–February 1992.

LAND ART

Dagli anni 60, in America si diffonde un nuovo modo di lavorare con i materiali. Con la Land art, il contesto passerà da cornice a elemento della composizione. Paesaggi come sculture, sculture come paesaggi. Il luogo diventa importante perché fornitori di materia prima: terra, acqua, neve, ghiaccio, pietra, legno, sabbia, vegetazione. L’artista concentra nell’istallazione un’energia latente, che nasce si consuma sul posto. L’intuizione l’esistenza del genius loci viene rilevata attraverso l’azione. La Land Art a espressioni culturali antiche, a volte preistoriche, ma persino romantiche e pittoriche. A quest’arte appartiene una caratteristica concettuale originale, il tempo contribuirà a diluire fino a confonderla.64

“Il rapporto che lega l’individuo all’ambiente è di primaria importanza, dal momento che la natura fa da sfondo al quadro della nostra esistenza; infatti, siamo destinati a sbocciare e a decomporci nella sua vasta matrice; ma la nostra ambizione e i nostri talenti, combinandosi, ci inducono a desiderare qualcosa di più della semplice sopravvivenza: aspiriamo a lasciare un segno, a inscrivere le nostre osservazioni e i nostri gesti nel paesaggio, nel tentativo di interpretare e superare lo spazio in cui viviamo.”65

Non ci basta rendere un posto praticabile. Dobbiamo inseguire uno dei nostri sogni che vivere nel bello e

64 Villa, Paolo; Solido come un parco: esperienze e proposte di verde urbano/ Paolo Villa: con la collaborazione di Laura Caluzzi, Milano: Edagricole, c2011, pp. 326-327.65Wendell Berry, fondatore del movimento Land Art.

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nel vario. Anche la ricerca di un profilo diverso del terreno può contribuire a questo obiettivo non potendo fare conto su un concetto di bello assoluto, siamo spinti a modificare i caratteri del paesaggio solo per inseguire una voglia di diverso, per cercare orizzonti differenti da quelli che siamo abituati a vedere.Il concetto di luogo si fonde con quello di materiale artistico: terra, sabbie, roccia, acqua. L’opera è finalizzata un preciso luogo naturale. Per imprimere il suo segno sul territorio, si utilizza qualsiasi modalità, si opera a qualsiasi scala, con tempi più o meno lunghi. La terra diventa, il materiale di supporto fondamentale per il lavoro artistico. L’obiettivo è lasciare un segno nel paesaggio, non produrre opere da vedere. Nel Giardino Artiglieri da Montagna andremo ad applicare i concetti della Land Art al fine di donare carattere a quest’area verde.

IL LINGUAGGIO FORMALE E LA RETTA

“Il livello di complessità di una forma non è determinato dal numero degli elementi fisici che la costituiscono, ma dalle sue caratteristiche strutturali”.66

La stabilità del nostro sistema visivo ci evita di percepire il mondo come un grosso puzzle, diverso a ogni azione anche solo a ogni piccolo spostamento del nostro corpo. La retta consente l’equilibrio e fornisce un punto di riferimento stabile. Il disegno dell’area

si caratterizzerà per l’uso di forme geometriche semplici e lo spiccato uso della retta lasciando la complessità alla creazione dei dislivelli e alla definione delle aree funzionali. Il progetto di uno spazio verde deve assicurarsi di essere compreso da chi dovrà usarlo. Uno schema riproposto in vari progetti prevede una struttura forte, mantenendo al contempo una certa libertà di azione nelle aree libere. Numerosi esempi di parchi propongono rigidi disegni formali e geometrici. I più famosi sono stati realizzati a Barcellona, ma soprattutto a Parigi negli anni 90: il park Citroen e la Villette sono esempi ormai storici. Il disegno rigoroso fornisce un forte carattere: geometria, assalita e regolarità. Anche nelle parti in cui ci si muove in libertà, si rimane assoggettati ad uno schema. Nei parchi carichi di strutture le funzioni sono definite per una buona parte. Stabilire a priori tutte le forme le funzioni di un parco e come bere champagne già nella coppa, si perde il gusto dell’atmosfera.

67 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992, pp. 8-13.66 Villa, Paolo; Solido come un parco: esperienze e proposte di verde urbano/ Paolo Villa: con la collaborazione di Laura Caluzzi, Milano: Edagricole, c2011. pp.70.

MODELLAZIONE DEL TERRENO 67

La prima operazione da eseguire nella costruzione del nuovo giardino sarà la modellazione del terreno del lotto.Un avvallamento può essere formato tanto con lo scavo di una depressione e relativo riporto sul livello originale, quanto con l’apporto di terra dall’esterno per formare dune su tale livello. E’ chiaro che, fra i due, lo scavo è il lavoro più economico, pur implicando spese di trasporto se la nuova superficie ottenuta risulti notevolmente aumentata da richiedere grandi volumi di terra di coltura. A tal proposito va ricordato che lo strato attivo minimo richiesto varia da 20 cm per il prato a 60-80 cm per la piantumazione di essenze legnose, pur tenendo presente che le specie a rapida crescita cresceranno nei tempi previsti quanto più è profondo lo strato di terra ricca. La monotonia di un giardino piatto può essere parzialmente annullata con volumi vegetali, centrali e periferici. Alberi e arbusti, verdi o fioriti che siano, possono contribuire, infatti, ad aumentare l’interesse ottico, giocando sulla superficie uniforme con pieni e vuoti, luci e colori. Però considerando il giardino, per piccolo che sia, come uno spazio da godere pienamente sotto tutti gli aspetti vitali, una seppur minima modellazione del terreno contribuisce allo scopo. Realizzando rilievi e depressioni, oltre a determinare scorci visivi e poli di attrazione che possano annullare gli aspetti negativi del

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terreno piatto, si accentua il godimento dinamico degli interspazi percorribili. La modellazione, sia in rilievo che in depressione dà piacere di godere di una superficie maggiore sia otticamente che geometricamente.

ISTANZE PROGETTUALI

Dopo aver analizzato l’area, le problematiche e aver studiato metodi di progettazione del verde sono state prese alcune decisioni che avranno dirette ripercussioni sulla definizione del master plan:

- ABBATTIMENTO DELLE MURA carcerarie;

- MOVIMENTAZIONE DEL SUOLO e creazione di rialzi del terreno fino ad una quota di 12 m, e zone ipogeee. Così facendo non solo si va a sfruttare in loco il terreno sbancato nelle aree adiacenti ma si dona al parco carattere e maggiore superfice a verde su terreno, permettendo inoltre al visitatore di sovrastare visivamente i fabbricati idiacenti e valicando quelle che precedentemente erano percepite come barriere. Al fine di sfruttare quanto più terreno di sbancamento possibilie si è creata una base tronco piramidale uniforme sull’area di altezza 4m;

- COSTRUZIONE DI UN FABBRICATO AD USO COMMERCIALE parzialmente interrato con una superfice di circa 1200 m2 per piano;

- CREAZIONE DI DUE SPECCHI D’ACQUA;

-BARRIERA DI ALBERI E SIEPI per schermarsi dal traffico di corso Vittorio Emanuele II;

- MODELLAZIONE DI MORBIDI PENDII e declivi per il loisir, la sosta e il pic-nic;

- DEFINIZIONE DI AREE FUNZIONALI: Area ristorante all’aperto, area pic-nic in alto, area pic-nic in basso; servizi igenici, skate park, giardino riparato, gradonate, percorso avventura, foresta dei bimbi sperduti, campo dei copertoni;

- CREAZIONE DEGLI AH-AH e del verde ipogeo con funzione di loisir, bocciofila, area cani, impianto di fitodepurazione, area studio, area pic-nic, servizio ristorazione nella piazzia ipogea centrale con locali incavati.

Si è voluto dare particolare enfasi alla parte riguardante la ricerca progettuale del verde poichè, come spiegato nei capitoli precedenti, e come sarà ribadito anche di seguito, la sua mancanza e il suo degrado hanno portato alla visione negativa che abbiamo oggi dell’area oggetto di studio; al contrario mettere al primo posto il verde significherà non solo riuscire a mutare tale opinione ma migliorare sotto tutti gli aspetti (psicologici, visivi e funzionali) l’area.

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*+

MASTER PLAN

APPENDICE: ELEMENTI URBANI

ELEMENTI FUNZIONALI

IL PROGETTO DEL COSTRUITO

LA SFERA E IL COMPLESSO NEBIOLO

IL VERDE...

RIFERIMENTI

Nel primo paragrafo si analizzera il progetto del costruito ovvero quali funzioni sono state inserite nel masterplan, con quali quantità e quali sono le altezze degli elementi architettonici progettati.

Nel paragrafo secondo vengono descritti due casi studio, i quali sono stati ogetto di progettazione a scale maggiori. Nello specifico, la Sfera, ovvero il fabbricato con funzione di centro congressi e il complesso Nebiolo con funzione ricettiva.

Il terzo definisce gli elementi funzionali del masterplan, quali le reti infrastrutturali e il sistema dei parcheggi, andando a esplicare le scelte progettuali attuate.

Nei “Riferimenti” si riporta in forma di schede lo studio svolto su alcuni progetti. Tutti sono accomunati dalla forte presenza di verde oppure si riferiscono alla progettazione di un parco. Olympiapark si configura come soluzione funzionale e efficace applicazione di Land Art e caso emblematico per insegnare che la cura del verde porta al mantenimento della vita nei parchi e alla loro massiccia fruizione. Il Petuelparck è un caso singolare, che si avvicinava molto al nostro trattandosi dell’interramento di una strada e la

costruzione di un parco su di essa. Il Freundorfer Platz offre soluzioni formali semplici e efficaci e organizza lo spazio funzionale in maniera intelligente, proponendo un’arredo urbano inedito con funzione ricreativa per i più piccoli. Dal Park Citroen sono stati carpiti elementi quali l’uso dello ha-ha e della retta e delle forme semplici nella soluzione del verde. La High Line è un caso unico per la costruzione di un parco lineare su quella che precedentemente era la struttura che portava la ferrovia all’interno della città. Il linguaggio formale della ferrovia influenza il disegno del verde e degli arredi urbani.Nell’Ewha Womans University architettura e verde si integrano perfettamente.

“Il Verde...” va a raccontare il come e il perchè del progetto del verde: le soluzioni formali, i dislivelli e gli spazi funzionali. La centralità di questa componente nel quadro generale ci porterà sino alla conclusione.

L’ultimo paragrafo costituisce di fatto un’appendice in cui sono riportate le schede teoriche riguardanti gli elementi urbani utilizzati nel progetto del verde.

MASTERPLAN

Nella redazione del masterplan si è scelto di applicare e esaudire le richieste del bando comunale relativo alla Variante 35 nell’area prescritta e di proporre, espandendo la progettazione a un’area maggiore, una soluzione urbanistica che non solo rende più efficace le prescrizioni del bando ma migliora nettamente la fruibilità dell’area.

corso Vittorio Emanuele II

Polit

ecni

co

di T

orin

o

corso Castelfidardo

Corso Stati Uniti

via Borsellino

corso Francesco Ferrucci

Le Nuove

O.G.R.Residenza studenti

ComplessoNebiolo

Centro Congressi

Parco

Area di prescrizione del bando

Azioni quali l’abbattimento delle mura del carcere la ricucitura con corso Stati uniti, visiva, pedonale e carrabile, la modifica della percorribilità carrabbile; sono essenziali affinchè il bando abbia efficace attuazione e perchè il progetto urbano si configuri come occasione di reale miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

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IL PROGETTO DEL

COSTRUITO

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IL COSTRUITO

Le richieste del bando pubblico relativo all’area prescrivevano la progettazione di 4 funzioni principali: un complesso con funzione ricettiva, un edificio che contenesse le residenze per studenti, 10.000 mq di ASPI, e un grande Centro congressi da 30.000 m2 (attività di interesse generale) con una sala modulabile e che potesse contenere fino a 5.000 persone. Altresì si prescriveva il mantenimento degli edifici Lamarmora e Nebiolo e la loro integrazione all’interno del piano.

Il Masterplan si propone come obbiettivo primario quello di salvaguardare le aree verdi cercando di andare a sfruttare quanto più possibile le aree già urbanizzate. In contrasto con le proposte progettuali vincitrici del bando noi scegliamo di risparmiare al giardino Artiglieri da Montagna non costruendoci un ipermercato da 10.000 m2 piani a raso ma scomponiamo tale quantitativo in diverse quote distribuite in vari edifici e livelli. La maggiore quantità dedicata ad ASPI viene però posta all’interno della Ex Caserma Lamarmora e del fabbricato ad essa antistante, configurando una strada pedonale con prevalente funzione commerciale.

Il complesso di edifici costituito dal centro congressi, dalla residenza per studenti e dall’edificio con funizone ricettiva (complesso Nebiolo), fanno parte di un mega organismo urbanistico, in quanto in stretta correlazione funzionale e formale.

LE FUNZIONI

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NUMERO DI PIANI E ALTEZZEEssi fanno parte della medesima ricerca nel linguaggio architettonico, costituito da forme semplici e dall’uso della retta. La sfera, la piramide, il parallelepipedo ovvero il Centro Congressi, la residenza per studenti e il Complesso Nebiolo. Due di questi tre oggetti sono stati sviluppati a una scala di rappresentazione maggiore, il centro congressi e il complesso Nebiolo. Il primo è stato scelto perchè funzione imprescindibile dell’attuazione del bando, il secondo perchè rappresenta un caso di integrazione e riqualificazione con un edificio industriale del ‘900.

Il fabbricato della residenza studentesca accoglie a piano terreno funzioni di tipo commerciale e nei successivi 4 piani fuori terra esaudisce la richesta di 5.000 m2 per il soggiorno di studenti.All’interno dellarea di bando vi è anche, l’edificio oggi in via di costruzione, denominato Energy Center, contenitore di imprese e polo per la ricerca del politecnico di Torino.

Il piano prodotto in realtà va ben oltre le richieste e i limiti imposti dal bando, vengono infatti considerati nel bando: il complesso delle Carceri Le Nuove, Le Officine Grandi Riparazioni e la superfice riguardante le attuali aule R e P.

Vengono abbattute le mura del carcere, per lasciare spazio a un’impronta verde

A

A

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QUANTITÀ REALIZZATE (m2) NELL’AREA DI PRESCRIZIONE DEL BANDO

delle stesse. All’interno del perimetro delle carceri vengono inserite funzioni quali un polo sportivo diviso in tre fabbricati, una scuola materna e due fabbricati che ospiteranno l’associazione bocciofila e quella relativa alla coltivazione degli orti urbani.

Le due maniche relative alle OGR sono funzionalmente separate in tre strisce parallele. Al fine di potenziale la percorribilità dei camminamenti carrabbili lungo le maniche lunghe la parte nord viene destinata ad ASPI, mentre quella sud è destinata a contenere locali dedicati alla ristorazione, offrendo una vasta scelta e sopperendo alle forti richieste che ci si aspetterà sia dal politecnico sia dal centro congressi. Nella parte centrale dell’edificio invece si costituisce uno spazio dedicato alla vita notturna, e conseguentemente i locali presenti nelle strisce interne saranno mirati al soddisfacimento di tale funzione.Le strisce centrali delle 2 maniche assolveranno funzione di capannone espositivo e contenitore di eventi. La piccola manica centrale che connette le due maniche lunghe, viene svuotata per permettere la percorrenza e la trasparenza al fine di una ricucitura completa con l’asse di corso Stati Uniti. Del complesso delle OGR fa parte anche il fabbricato lungo via Borsellino, ora centrale all’interno della neonata piazza Borsellino, contenente uffici pubblici.

Nella parte riguardante l’area delle Aule del Politecnico si è riproposta la soluzione della corte interrata, in quanto l’uso

del fossato è risultato un’elemento ricorrente e funzionale nella definizione del masterplan. Insieme alle aule interrate vi sono anche due fabbricati di 4 piani di elevezione che conterranno aule e varie altre funzioni relative al Politecnico.

COMMERCIALE

COMMERCIALE

COMMERCIALE

CENTRO CONGRESSI

RESIDENZA UNIVERSITARIA

HOTEL

COMMERCIALE

COMMERCIALE

CENTRO BENESSERE

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LA SFERA E IL COMPLESSO

NEBIOLO

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LA SFERA

GIARDINO ARTIGLIERI DI MONTAGNA

RESIDENZA STUDENTI

CASERMA LAMARMORA

SPAZIO PUBBLIC

O UFFICI

PUBBLICI

OGR

ENERGY

CENTER

COMPLESSO

NEBIOLO

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I due edifici oggetto di approfondimento insieme all’edificio con funzione di residenza universitaria, costituiscono un organismo edilizio unico, sia per la loro vicinanza sia per la relazione e la conformazione degli spazi esterni che li mettono in colegamento. Il complesso Nebiolo nasce come funzione necessaria per il corretto funzionamento del centro congressi. L’enorme quantità di persone che ci si aspetta necessiterà di una grande struttura ricettiva, quale è quella progettata.I tre oggetti proseguolo la logica geometrica e minimalista che si è voluto perseguire nel disegno dell’intero masterplan.Nelle tre dimensioni gli elementi formali utilizzati per la definizione dell’architettura sono: la sfera per il centro congressi, il tronco di piramide per la residenza universitaria e il parallelepipedo per il complesso nebiolo.I fabbricati sono caratterizzati per grandi superfici uniformemente trattate al fine di trasmettere una immuttata purezza nell’uso di forme.A livello strutturale gli edifici sono sfrutto di integrazione tra sturttura in calcestruzzo e in acciaio.L’involucro è stato ipotizzato come una doppia pelle con isolamento a cappotto. Dall’esterno non sembrano esserci aperture lungo la supefice.La pelle dell’edificio si costituisce di pannelli forati in Acciaio Corten. Nella parte interna dell’involucreo sono presenti gli infissi e la visibilità viene garantita dalla grande percentuale di area forata del pannello.Per approfondimenti si rimanda alle tavole specifiche al fondo.

LA SFERA - IL COMPLESSO NEBIOLO - IL COLLEGIO

CASERMA LAMARMORA

LA SFERA

COMPLESSO NEBIOLO

COMMERCIALE - RESIDENZA UNIVERSITARIA

VIA BORSELLINO

VIA

NIN

O B

IXIO

ENERGYCENTER

SALA STUDIO

LA FOSSA

UFF

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PUB

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30

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LA SFERA

Le richieste del bando erano di progettare un centro congressi che potesse accogliere fino a 5.000 persone con uno spazio che permettesse la modularità della sala al fine di poter meglio sfruttare l’edificio in caso di molteplici eventi di piccola portata. La volontà inoltre, era quella di cercare

PIANO QUARTO

PIANO SECONDO

PIANO TERZOPIANO TERRENO

PIANO PRIMO

PIANO INTERRATO

di ricoprire meno superfice possibile in maniera tale d lasciare quanto più spazio pubblico e verde possibili. La forma finale dell’edificio e per lo più dettata dalla forma della sala principale da 5.000 persone. Il risultato è ua semisfera di 34 m di raggio incastrata tra 2 maniche da 16 m di larghezza e 135 di lunghezza. L’impronta dell’edificio

occupa circa 6.800 m2, ha un’altezza massima di 34 m per 4 piani di sviluppo in elevazione e 1 interrato. All’edificio si accede sia da piano terreno, sui due lati corti, sia a piano interrato, percorrendo “Il Fossato”. All’interno troviamo spazio per 5.550 congressisti, dei quali più di 3.000 potranno prendere posto nella grande sala sferica centrale

e le rimanenti 2.550 nelle sale minori distribuite sui 5 livelli del fabbricato.

Tra le particolarità dell’edificio vi è la possibilità di suddividere metà della sala principale in 8 settori separati, distribuiti sui due anelli a piano terra e al secondo.A piano terra un setto curvo salira tramite un meccanismo dal pavimento scorrendo

Il piano interrato si divide in zona servizi e zona pubblica. La prima offre 17 sale da 10 persone e 950 m2 di spazio per rinfreschi. Infatti abbiamo anche 2 zone bar con cucina. Nella zona servizi abbiamo più di 30 camerini, molti spazi sono destinati a magazzini.

Il piano terra ospita oltre che la sala principale, 900 m2

di esercizi commerciali e 2 ristoranti di 250 m2 l’uno.

A questo piano non abbiamo accesso alla sala centrale ma troviamo una serie di sale più piccole per il cooworking, lezioni, riunioni e piccole conferenze. In particola troviamo 16 sale da 10 e 26 sale da 25 persone di capienza.

Le sale presenti a questo livello sono minori di numero ma di più grande superfice, riuscendo a raggiungere i 70 m2 , con a possibilità di ospitare fino a 50 persone.

Questo piano ospita le logge, le sale registrazione audio e video e le sale di traduzione simultanea. Le sale restanti sono strutturate esattamente come al piano primo.

L’ultimo livello si costituisce di un grande spazio con funzione espositiva. Si caratterizza pe la presenza di setti curvi sul quale si potranno aspitare eventuali opere pittoriche. Trovano posto al piano anche 8 sale da 50 persone e 4 da 15.

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sui pilastri in acciaio portanti, mentre un’altro pannello insonorizzato andra a chiudere il soffito. Ogni sala di questo tipo è munita di un palco che è possibile elevare meccanicamente dal pavimento.A piano secondo invece la chiusura avviene tramite un setto che cala nello stesso modo dal piano quarto, anche qui abbiamo la possibilità di utilizzare un palco rialzato meccanicamente. Questo permette di sfruttare i settori indipendentemente gli uni dagli altri e di lasciare cmq la sala centrale e la mezza sfera utilizzabili insieme per eventi di oltre 1500 persone. Molto probabilmente spazi siffatti potrebbero essere facimente sfruttati tutto l’anno come aule o per conferenze indette dal Politecnico

di Torino, il che assicurerebbe l’occupazione costante di parte dello stabile per l’intero anno.

Lo stesso meccanismo di palco elevabile lo ritroviamo anche nel palco principale che sale dal piano interrato.

La distribuzione verticale e la localizzazione dei bagni segue la medesima logica. Sono stati posti nei 4 punti diagonali della sala principale. Troviamo bagni anche nella parte terminale delle maniche lunghe a ogni piano.

RENDER

SEZIONE LONGITUDINALESEZIONE TRASVERSALE

PROSPETTO OVEST PROSPETTO NORD-SUD PROSPETTO EST

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IL COMPLESSO NEBIOLO

Costituisce un caso di integrazione architettonica strutturale e formale tra l’edificio che ospitava la fabbrica Nebiolo e il nuovo costruito, a esso agganciato, necessario per sopperire alle richieste del bando. Ricordiamo che la sovrintendenza prescriveva la conservazione delle sole due facciate contigue lundo via Borsellino. La principale, a est, affaccia direttamente sulla strada e si caratterizza per l’uso di un’ordine gigante in cui gli elementi quali finestre e porte arrivano a toccare anche gli 11 metri di altezza. Questa è corredata da elementi decorativi quali paraste e modanature, tipiche del gusto novecentesco, che restituiscono

un’immagine quasi residenziale del fabbricato.La manica lunga, e le facciate a essa appartenenti, riportano un disegno architettonico più austero, in cui è la struttura e la ripetitività del modulo a farla da padrona.

L’intervento ha voluto evidenziare ed esaltare le caratteristiche sopra descritte. La facciata sul fronte stradale resta l’immagine principale della fabbrica configurandosi come l’accesso principale per la struttura ricettiva. La facciata laterale invece non solo conserva la sua struttura e la sua ripetitività, non subendo alcun intervento di foratura, ma

viene proseguita per altri due moduli strutturali, palesando però l’intervento con l’uso dell’acciaio corten a rivestire la facciata.

La parte nuova, neoprogettata, cerca quanto più di integrarsi con l’esistente cercando di restituire un’immagine di completezza Il prospetto Ovest rivela una nuova struttura, agganciata alla presistenza e frutto della prosecuzione e rotazione di 90 gradi degli elementi strutturali della fabbrica originaria. Le possenti travi sorreggono un ponte al di sotto del quale passa una seconda fascia di edificato strutturalmente indipendente. La facciata sud si presenta formalmente legata alle linee del masterplan, lineare,

con suerfici trattate uniformemente e con un disegno fortemente geometrico. Questo permette,nel punto di aggancio con il preesistente di configurarsi come un Plug-in da esso indipendente. Di fatto questa parte, a differenza del restante fabbricato, ospita il centro benessere.

Al fine di sfruttare il più possibile il fabbricato preesistente è stato necessario operare degli interventi strutturali. La manica su fronte strada, in cui trovano posto reception, ristorante e sala delle feste, è stata lasciata come era in origine.La manica lunga invece si presentava con un primo interpiano di 11m, quindi si è reso necessario suddividerlo in 3 livelli separati. Strutturalemente i piani

ANGOLO SUD

ANGOLO NORD

ANGOLO EST

ANGOLO OVEST

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risultano appesi al carroponte che corre lungo la struttura della fabbrica principale e sostenuti da una struttura in acciaio che poggia sul suolo.

La distribuzione verticale dell’hotel avviene in 3 punti, 2 nella manica lunga e uno con doppia scalinata, nella manica storica che si affacia su via Borsellino. Nel

centro benessere invece abbiamo una doppia scalinata in corrispondenza del punto di accesso principale che porta alla zona fitness e alla sala pesi.

L’hotel offre posto a 155 ospiti, è munito di una zona colazioni, un ristorante aperto al pubblico, una sala eventi con cucina indipendente,

sale cooworking e innumerevoli spazi relax. Per l’organizzazione interna dei servizi sono stati progettati spazi quali camerini, una landeria e una stireria a piano rialzato.Ogni camera dell’hotel è munita di bagno indipendente e ogni piano ha il suo bagno di competenza.Il cortile interno viene considerato

spazio semi pubblico dal quale si può avere accesso se si usufruisce di uno dei tre servizi principali del complesso, ovvero l’hotel, Il ristorante nel settore ovest oppure il centro benessere. Le facciate interne originali sono state mantenute inalterate con un cambio di tonalità di colore per rendere l’ambiente più caldo.

PIANO TERRENO

Al pian terreno troviamo accesso per l’hotel, il centro benessere e il ristorante/bar con accesso al cortile interno.L’hotel a questo piano offre, un ‘ampia sala relax reception, l’ufficio del direttore, la zona bar, colazioni, le sale coo-working, le zone relax.Il centro benessere a piano terra, ospita sale massaggi, una piscina relax, il bagno turco, la sauna, il percorso kneipp, due reception, una sala ambulatorio, una sala pedicure e manicure.

PIANO PRIMO

Il piano primo il pubblico puo avere accesso al ristorante e ale camere. A questo pano dove nel precedente trovavamo il centro benessere, troviamo camere singole disposte lungo un corridoio vetrato che da sul ballatoio esterno. Nella parte terminale della manica nuova trova spazio una sala ricreativa capace di ospitare 3 tavoli da ping pong.

PIANO RIALZATO

Il piano rialzato offre molti scorci del piano inferiore, nella parte di hotel troviamo grandi spazi relax, gli accessi ai duplex, la palestra con svariate sale fitness, sala pesi e camerini uomo e donna.

PIANO SECONDO

Quest’ultimo piano ha una grande sala per le feste con bar e cucina annessi, la maggior parte della superfice di piano è dedicata alle camere. Vi sono delle camere poste nella parte centrale della manica illuminate zenitalmente da lucernai. Nella parte terminale della manica lunga nuova vi sono 3 sale riunioni.

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ELEMENTI FUNZIONALI (RETI E PARCHEGGI)

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LA RETE VIARIA

La struttura viaria interna è stata modificata profondamente nella definizione del masterplan. La scelta che ha stravolto la struttura viaria è stata chiudere la carrabilità della parte terminale di via Paolo Borsellino dall’incrocio con via Nino Bixio fino all’incontro con corso Vittorio Emanuele II. La volontà è stata in primis quella di aumentare la superfice destinata a verde, seppure in questo caso su soletta. Infatti per sopperire alle enormi richieste di superfice destinate ai parcheggi si è progettato di costruire un parcheggio interrato al di sotto del verde ipogeo creato lungo via borsellino.In corrispondenza dell’incrocio con via Nino Bixio, nello spazio antistante l’area di prescrizione del bando, il sedime stradale di via Borsellino diviene spazio pubblico. Esso è la naturale prosecuzione dello spazio pubblico progettato all’interno dell’area delle OGR sull’asse di corso Stati Uniti.Al fine di risolvere la permeabilità carrabbile dell’area, viene istituita una Zona 30 che permette l’attraversamento nei due sensi di marcia e collega la via Borsellino a corso Castelfidardo.

CORSO VITTORIO EMANUELE II

CORSO STATI UNITI

VIA NINO BIXIOVIA

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VIA

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CA

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CORSO STATI UNITI

AREA DI PROGETTO

SPAZIO PUBBLICO

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CORSO VITTORIO EMANUELE II

CO

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CA

STELFID

AR

DO

CORSO STATI UNITI

CO

RSO

FERR

UC

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I PARCHEGGI

La richiesta di parcheggi interrati prescritta dal bando viene totalmente esaudita dal masterplan. Ricordiamo che la richiesta era pari a 25.500 m2 dei quali 10.500 m2 derivanti dall’attrezzatura di interezze, 8.000 m2 da ASPI e ulteriori 7.000 m2 da un fabbisogno pregresso nell’area. Ricordiamo che i parcheggi interrati relativi all’area dell’Energy center e in corrispondenza di via Nino Bixio sono già in fase di approvazione e realizzazione. L’idea è quella di sfruttare lo scavo della trincea verde disegnata lungo l’attuale via Borselino e al di sotto del centro congressi per ricavare al di sotto di essa la necessaria quantità di parcheggi interrati. Si verrebbe così a creare una rete di collegamento carrabile e posteggio sotterranea che permetterà la libera fruizione pedonale dell’area conseguentemente decongestionata dal traffico.

L’unico parcheggio a raso ipotizzato nel masterplan è quello all’interno del perimetro delle Carceri Le Nuove. Non rientrando all’interno delle richieste del bando esso viene ipotizzato come elemento essenziale al funzionamento dell’ adiacente asilo.

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LA RETE PEDONALE

La viabilità pedonale percorre tutta l’area seguendo la nuova orografia del suolo caratterizzata da diversi livelli, si passa dai -5,00 m del parco lineare ipogeo e delle corti interrate agli +11,00 m del Giardino Artiglieri di Montagna. Questa varietà permette al fruitore di avere un’esperienza multiprospettica dell’area. E’ stata risolta la permeabilità tra via Borsellino e corso Castelfidardo attraverso l’abbattimento delle mura delle carceri Le Nuove e delle OGR. Al fine di rendere sicuri e fruibili tali spazi, non configurandoli come semplici attraversamenti i fabbricati che vi si affacciano sono stati muniti funzioni di tipo commerciale e servizi alle persone.Un grande spazio pubblico viene disegnato all’interno dell’area contenente le OGR e comprendendo parte della via Borsellino. Questo si caratterizza per la presenza di uno skatepark, dalla presenza di locali atti alla frequentazione serale, e dal disegno geometrico degli spazi, fatto di spezzate e cerchi, interpretari come aiuole, come arredo urbano, come una pavimentazione. Con lo svuotamento della parte centrale delle OGR si viene a creare una lunga prospettiva su corso Stati Uniti.

SPAZIO PUBBLICO

PAR

CO

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GIARDINOARTIGLIERI DI MONTAGNA

Fotografia della prospettiva lungo corso Stati Uniti

CORSO VITTORIO EMANUELE IIC

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LA RETE CICLABILE

La rete pedonale risulta per buona parte anche ciclabile, nelle aree a raso, di fatto la zona gode già di un importante infrastruttura ciclabile. Corso Castelfidardo offre piste prettamente ciclabili a doppia corsia su entrambi i sensi di marcia. A completamento di tale opera è stata progettata una pista lungo il Giardino Artiglieri di Montagna e attorno le Carceri, ricalcando il sedime delle abbattute mura perimetrali.

Pista ciclabile lungo corso Stati Uniti.

Pista ciclabile lungo corso Castelfidardo

CORSO VITTORIO EMANUELE II

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RIFERIMENTI*

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Il parco, progettato dallo Studio Behnisch di Stoccarda con la collaborazione del paesaggista Günther Grzimek, si estende nella zona nord di Monaco per oltre 80 ettari. È stato realizzato tra il 1968 e il 1972, in occasione dei XX Giochi Olimpici. Precedentemente l’area era utilizzata come aeroporto commerciale (fino al 1939) e, durante la guerra, come deposito delle macerie prodotte dai bombardamenti. L’area alterna boschi, laghi, prati e colline (la più alta raggiunge i 60 metri) a numerosi impianti sportivi: bacino per le regate, palazzo del ghiaccio, campi da tennis, arena, teatro e l’Olympiahalle con la celebre copertura di reti di acciaio e lastre di acrilico sostenute da piloni alti fino a 80 metri che sovrasta l’Olympiastadion, la piscina olimpica e il palazzetto dello sport. Su tutto svetta l’Olympiaturm, la torre belvedere alta 290 metri.Alla fine degli anni sessanta le idee di uguaglianza, emancipazione, auto realizzazione animano la vita sociale tedesca e influiscono sulla progettazione degli spazi pubblici. Il miglioramento

delle condizioni di vita e la maggiore disponibilità di tempo libero portano alla proclamazione, nel 1973, delle leggi bavaresi per la protezione del patrimonio naturale, aggiornate poi nel 1982. L’Olympiapark ne è il primo esempio di rilievo.Le attrezzature sportive e gli edifici residenziali vengono progettati per essere integrati in un parco simbolo di una comunità aperta, adatto ad accogliere sportivi e non. A partire da questo momento i parchi pubblici vengono concepiti come spazi aperti multifunzionali dove i cittadini possono agire liberamente, ‘fare ciò che vogliono’ – recitano gli slogan di progetto – a esclusione di commerciare e disturbare gli altri. Questa concezione si consolida e diventata la regola anche quando l’interesse dei frequentatori dei parchi entra in contrasto con quello dei residenti. Spielund Sport in der Stadtlandschaft (Gioco e sport nel paesaggio urbano) titola il progettista Günther Grzimek in una presentazione dell’Olympiapark nel 1972. Lo slogan invita cittadini e turisti a utilizzare liberamente il parco, indipendentemente dalle iniziative offerte dalle società sportive e dall’organizzazione a capo dell’Olympiapark. Questa intenzione è supportata da Grzimek, dal gruppo di progettazione e dall’intera amministrazione comunale. L’Olympiapark avrebbe potuto essere considerato come il sogno romantico della fuga dalla città, ma i progettisti ne hanno esasperato l’aspetto artificiale pur integrando

OLYMPIAPARK: 82

un parco che funzione bene 45 anni dopo la sua costruzione.

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+ architettura e verde, hanno portato alle estreme conseguenze la componente di spettacolarità, destando meraviglia, hanno spostato i limiti tecnici e aperto una nuova prospettiva nell’integrazione tra il costruito e l’elemento naturale. L’architettura delle attrezzature sportive viene inglobata negli spazi verdi, con le colline e con gli specchi d’acqua. Non si realizzano elementi isolati; tutto è collegato e integrato in un’unica fluida organizzazione di spazi aperti e coperti, di strutture sportive e aree verdi, di attrezzature per attività a pagamento e contesti per la libera frequentazione. Le costruzioni sembrano scaturire dalla terra come avviene nel caso del germoglio che riesce a vincere la resistenza del suolo. I tigli, ordinati in un rigido schema orientato secondo gli assi cardinali, organizzano il complesso e sottolineano la dimensione urbana del parco. Si preferiscono segni ed elementi semplici, di facile comprensione. I sentieri seguono i percorsi che si sviluppano in maniera naturale sul territorio, conducendo qua e là come se si volesse ‘andare a zonzo’ per il parco o salire zigzagando per le colline. La forma dei rilievi è ripresa da quella delle colline moreniche delle prealpi bavaresi. L’aumento delle aree pedonali ha reso necessario marcare una divisione tra le zone trafficate e quelle vietate ai mezzi, consentendo l’organizzazione di assi prospettici insoliti e punti di osservazione sopraelevati, svincolati dal traffico veicolare. L’Olympiapark offre numerose possibilità di utilizzo: dalla tranquillità alla libertà di muoversi e giocare.

Progetto architettonico: Frei Otto, Behnisch & Partner, Leonhardt und Andra

Destinazione d'uso: Parco urbano

Completamenti: 1968-1972.

82 Luca Carra, Appunti di viaggio, Parchi e giardini di Monaco di Bavier, inserto speciale sentieri in città, Centro Forestazione Urbana, 2007. Reperibile su: http://www.cfu.it/images/stories/sentieri/inserto_07.pdf.

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PETUELPARK: 83

Il parco sulla strada

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+

Progetto architettonico: progettazione partecipata Destinazione d'uso: Parco urbano

Completamenti: 2004.

A partire dalla metà degli anni ’90 molte nuove aree verdi, soprattutto se realizzate su aree da risanare vengono progettate con lo strumento della progettazione partecipata, in collaborazione con adulti, giovani e bambini. Si cerca di trovare spazio per portare all’attenzione del pubblico temi che riguardano la progettazione del verde in città. Esempi recenti sono il parco Riem, la BUGA 2005, il Freundorfer Platz e il Petuelpark. Quest’ultimo si trova nei pressi dell’Olympiapark. Nasce dal progetto di riqualificazione di un’area urbana penalizzata dalla presenza di una strada a grandissima percorrenza (120.000 automobili al giorno), fonte di rumore, inquinamento e costante pericolo, specialmente per i bambini. Nel 2002, su richiesta della cittadinanza, la strada è stata parzialmente inserita in un tunnel sul quale è stato realizzato un parco di 7,4 ettari, inaugurato nel 2004. La cittadinanza ha partecipato con suggerimenti e indicazioni, in particolare nella fase di revisione del progetto originario che prevedeva

l’interramento dell’intera arteria con costi insostenibili. Il parco è una lunga striscia di 900 metri, in alcuni punti larga appena 60. Presenta giardini tematici ispirati ai diversi ambienti domestici, aree gioco, campetti sportivi, luoghi per manifestazioni, orti urbani, fontane, installazioni artistiche, un caffè-spazio per esposizioni, un percorso pedonale che ricongiunge i due quartieri di Milbersthofen e di Schwabing, precedentemente separati dal tratto di circonvallazione. La realizzazione del Petuelpark è costata 105 euro al metro quadrato. Progetto dei paesaggisti Stefanie Jueling e Otto A. Bertram.

83 Luca Carra, Appunti di viaggio, Parchi e giardini di Monaco di Bavier, inserto speciale sentieri in città, Centro Forestazione Urbana, 2007. Reperibile su: http://www.cfu.it/images/stories/sentieri/inserto_07.pdf.

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FREUNDORFER PLATZ: 84

le aree gioco

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Progetto architettonico: Architetti paesaggisti Levin e Monsigny.

Destinazione d'uso: Parco urbano

Completamenti: 1999-2000.

Nel 1999, l’area del Georg Freundorfer Platz è stata oggetto di un concorso con l’obiettivo di ampliare e diversificare l’offerta di servizi per il tempo libero in un una zona residenziale della città con gravi carenze di spazi a verde. La riprogettazione della piazza ha reso possibile il mantenimento degli elementi arborei preesistenti e il recupero dei collegamenti con la città che si erano persi. Gli architetti paesaggisti Levin e Monsigny di Berlino hanno vinto, in particolare, grazie alla capacità di organizzare lo spazio con l’ausilio di elementi formali semplici, ma di grande forza espressiva: un muro in cemento e la ‘cornice’ verde. Il muro, alto una cinquantina di centimetri, è il filo narrante della piazza poiché ne atraversa i diversi ambienti. Ne delimita le aree e ne definisce i percorsi, offrendo supporto alle sedute e all’illuminazione e stimolando la fantasia dei più giovani con usi inconsueti, fino a prestarsi a essere impiegato come parte delle strutture gioco per rocambolesche gare di skateboard. La cornice verde contribuisce a rendere unitario lo spazio mentre ne marca le differenze:

il limite esterno è reso più ‘spesso’ in corrispondenza dell’area gioco bimbi, per proteggere i piccoli utenti dal traffico, e si frammenta in aiuole laddove sono individuati gli accessi. I progettisti si sono confrontati con un tema ampiamente sviluppato in Germania: quello delle aree gioco. Il Freundorfer Platz ospita un campo di calcetto/basket, la scacchiera gigante per gli adulti e una spettacolare area gioco bimbi concepita come una ‘foresta’ di elementi per arrampicate realizzati con tronchi, popolati da animali intagliati nel legno. Giochi con acqua e sabbia, ormai immancabili nelle realizzazioni tedesche degli ultimi dieci anni, rendono le strutture ancora più stimolanti. La realizzazione di elementi così particolari nasce dalla compresenza di molteplici fattori: una progettazione evoluta e raffinata, che conta una lunga esperienza; un quadro normativo che consente l’utilizzo di elementi in Italia considerati inaccettabili, ma anche un approccio culturale diverso, per cui le mamme sono meno apprensive e i bimbi più liberi di sperimentare, anche sporcandosi con la terra o bagnandosi i vestiti, senza spaventarsi. La densità di contenuti e di elementi che compongono il Georg Freundorfer Platz richiede un’attenzione nella manutenzione che comporta costi di gestione inevitabilmente superiori rispetto alla media; questo impegno viene bilanciato dal valore che l’area assume all’interno di un quartiere congestionato come quello in cui si colloca il piccolo parco urbano. La

realizzazione del Georg Freundorfer Platz è costata 130 euro al metro quadro.24

84 Luca Carra, Appunti di viaggio, Parchi e giardini di Monaco di Bavier, inserto speciale sentieri in città, Centro Forestazione Urbana, 2007. Reperibile su: http://www.cfu.it/images/stories/sentieri/inserto_07.pdf.

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PARK CITROEN: 85

carattere compositivo e uso degli HA-HA

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Progetto architettonico: Patrick Berger, Gilles Clément, collaboratori Laurence Feveille, Jeanine Galiano.

Destinazione d'uso: Parco urbano

Completamenti: 1985-1992.

Il Parc André Citroën di Parigi è uno dei primi esempi europei di riqualificazione urbana e tra i più conosciuti a livello internazionale. Sorge su un territorio che occupa 14 ettari di terreno sulle rive della Senna, nel quindicesimo arrondissement di Parigi, dove un tempo era situato un impianto di produzione della casa automobilistica francese Citroën. Nel 1985 venne indetto un concorso internazionale per la riqualificazione e la bonifica di quest’ area, dove, fra i vari concorrenti, venne scelta l’equipe composta dagli architetti Patrick Berger, Jean François Jodry e Jean Paul Viguier e dai paesaggisti Gilles Clément e Allain Provost. Il parco coniuga un insieme di stili che valorizzano la sua unicità: rimanda allo stile giapponese per la struttura e a quello francese per la regolarità delle forme ed è stato progettato per far in modo che il visitatore, passeggiando al suo interno, possa ritrovare caratteri tipici della campagna francese. Presenta inoltre un perfetto connubio tra vegetazione, acqua ed elementi strutturali in vetro e pietra, che enfatizzano l’immersione del visitatore

nel proprio paesaggio artificiale. La regola compositiva e il movimento sono le due idee fondamentali che caratterizzano il parco André-Citroën.La prima stabilisce un rapporto con la dimensione della capitale nell’osservare i modelli di spazi pubblici ortogonali alla Senna, nel recuperare da questi ragioni e proporzioni. Mentre l’idea di un giardino fondato sul movimento non parla di un’alternanza di visioni lungo un percorso come nel passaggio dal giardino classico al giardino romantico, ma invece celebra un movimento legato alla stessa vita dei vegetali, nel senso strettamente biologico del termine: il giardiniere deve seguire, interpretare e orientare i cicli delle piante, variabili sempre in funzione delle specie e delle loro combinazioni. Il jardin en mouvement, ridotto di dimensioni e situato a nord-ovest rispetto al progetto di concorso, segue il movimento naturale e i cicli vitali delle piante seminate, scelte per le loro capacità migratorie e di autoriproduzione.Tutto è stato progettato secondo un preciso schema: il parco infatti si organizza attorno ad un vasto spazio centrale, un rettangolo coltivato a prato, di 320 per 130 metri, circondato da un canale con passerelle pedonali, tagliato trasversalmente da un sentiero alberato. Dal grande prato centrale è possibile raggiungere la riva della Senna, dove, paralleli all’argine, sono stati realizzati due binari sopraelevati per il passaggio della linea RER. All’ estremità opposta del grande prato, un sagrato inclinato dotato di giochi

d’acqua funge da basamento per due grandi serre vetrate, alte 15 m e lunghe 45. Una delle peculiarità del parco sta nella composizione delle zone a verde, perché ognuno è associato a un colore ben preciso. In ogni giardino vengono coinvolti tutti gli organi sensoriali: ad esempio nel Le Jardin Vert, associato al colore verde e caratterizzato dalla presenza di piante acquatiche, il rumore dell’ acqua che scorre accompagna il visitatore lungo la sua passeggiata; o Le Jardin Bleu, all’interno del quale sono presenti molte piante ornamentali e floreali. Il parco è stato concepito per poter soddisfare al meglio le esigenze della comunità, permettendo agli abitanti del quartiere di usufruire di una nuova, verde ed importante valvola di sfogo all’ interno della città.

85Bottero Maria, Progetto Ambiente, la questione etica -la tecnica e l’estetica- epistemiologia del paesaggio contemporaneo- verde e acqua nel paesaggio urbano- i fondamenti della bioclimatica, Maggioli Editore, marzo 2008, pp. 180-185.

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86 http://www.thehighline.org/.87 http://www.planning.org/china/presentations/2012/pdf/fisher.pdf

HIGH LINE A NY: 86 - 87

IL VERDE ISPIRATO AL TRASPORTO SU BINARI

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+

Progetto architettonico: Diller Scofidio + Renfro & Field Operations.

Destinazione d'uso: Parco urbano

Completamenti: 2009-2014.

La High Line urban park project è un felicissimo esempio di riqualificazione urbana. Il risultato è merito dei progettisti ma anche della lungimiranza degli abitanti del quartiere (Peter Obletz Joshua David e Robert Hammond in primis), riuniti nell’associazione no-profit Friends of High Line che ha convinto il Comune di New York a preservare ,tramite concorso internazionale, questa vecchia malinconica ferrovia invasa dalle erbacce, per riconvertirla senza snaturarla in un verde nastro sospeso, molto amato da residenti e turisti.Un bellissimo giardino arioso e panoramico, con 210 tipi diversi di piante e differenti microclimi, solarium e corsi d’acqua, ad oggi lungo 1,6 km e arredato con materiali bio, che collega la Gansevoort street alla Trentesima Strada. L’ultimo segmento verrà inaugurato nel 2014: attraverserà completamente il vecchio cantiere ferroviario – portato a nuova vita – fino alla 34ma strada, arrivando a Hell’s Kitchen, nel quartiere in costruzione di Hudson Yards.D’altra parte l’idea di realizzare spazi

verdi di socializzazione e di svago da ferrovie dismesse non è nuova: a Parigi venne realizzata già negli anni ’90 sul tracciato riconvertito della ligne de Vincennes, nel quartiere della Bastiglia.La High Line dopo Central Park è la zona verde più consigliata dalle guide turistiche: gli scorci inusuali e le vedute a volo d’uccello la caratterizzano quanto il suo design raffinato. L’intervento di riqualificazione urbana ha preservato infatti molti degli elementi originali della ferrovia, riconvertendo ad esempio i binari in supporti per sedute e divanetti mobili, panche, fioriere e giochi per bambini. Erbe e piante selvatiche spuntano ad arte dalla pavimentazione disegnata dalle lunghe lastre di cemento prefabbricato; perfino i posatoi con il becchime per gli uccelli e i cestini per l’immondizia sono stati appositamente disegnati.Una gradevolissima passeggiata, ben servita dai mezzi pubblici, accessibile alle carrozzelle ed esclusivamente pedonale, come esaltazione di una piacevole lentezza in contrasto con la velocità metropolitana; un progetto che ha il merito di preservare un pezzo di storia cittadina dalle speculazioni edilizie e di creare uno spazio verde in un quartiere avaro di giardini e luoghi di ritrovo all’aperto.

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88 Dominique Perrault Architecture, Ewha Womans University, Europaconcorsi, 1/06/2012. Reperibile su:http://europaconcorsi.com/projects/201254-Dominique-Perrault-Architecture-Ewha-Womans-University

EWHA WOMANS UNIVERSITY

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Progetto architettonico: Partners Baum Architects, Seoul. Destinazione d'uso: Parco urbano

Completamenti: 2012.

Seoul Sud, una grande città coreana, con 17 milioni di abitanti, composta da colline e avvallamenti, segnata da strade che collegano collina a collina, e da numerosi fiumi e canali. In questo contesto si inserisce la nuova Università femminile di Ewha, inaugurata il 29 aprile 2008.La nuova sede è stata progettata dall’architetto francese Dominique Perrault a seguito di un concorso internazionale di architettura ad invito conclusosi nel febbraio 2004, e realizzata in meno di tre anni dall’ impresa generale di costruzione Samsung Corporation.Il punto di vista privilegiato per leggere questa architettura è quello aereo. Si tratta infatti di un paesaggio, più che di una architettura, inserito nel cuore del quartiere universitario di Seoul, in cui l’insieme di natura, aree dedicate alle attività sportive, spazi universitari e spazi esterni destinati ad eventi, forma un continuum paesaggistico che collega l’Università alla città. Ewha è una grande realizzazione - si tratta di 350.000 m3 costruiti - caratterizzata da una zona esterna,

“Dessus”, le sistemazioni a verde, gli spazi sportivi, il teatro all’aperto, e da una una ipogea, “Dessous”, gli spazi universitari veri e propri, i servizi, i negozi, che si trova nell’area precedentemente occupata dall’Ewha Square. Il giardino creato con l’obiettivo di confondere la distinzione fra l’antico ed il moderno, il costruito ed il paesaggio, il presente ed il passato, che è anche toit-jardin e che fornisce all’edificio sottostante un isolamento naturale supplementare e un nuovo grande spazio per le attività quotidiane, ma anche per le feste e per le manifestazioni speciali.Il Dessous, invece, si apre alla vista dal bordo della fenditura: fra i colori dell’asfalto e del verde, esplode il candore della fenditura arditamente tracciata nel suolo che da una parte scende dolcemente e si trasforma nella parte opposta in una gradinata monumentale, a sua volta teatro all’aperto. Nel vuoto creato dalla fenditura prende forma un luogo ibrido, una sorta di vuoto organizzato, che ospita una varietà di attività: è una grande hall di ingresso, che consente l’accesso ai diversi dipartimenti, è anche il luogo dello scambio di idee quando gli studenti si ritrovano dopo il corso; è una piazza, con un caffè che vi si affaccia e che diventa un vero “luogo” di pausa e di distensione; è, nella parte opposta alla strada in leggera pendenza, una scala che con i suoi gradoni diventa teatro en plein air. Alla natura soprastante, fa seguito

quindi un mondo diverso, costituito da aule e biblioteche, sale di spettacolo, sale per il fitness, uffici, un cinema, un caffè, negozi e ampi connettivi, parcheggi, un mondo scavato ma che tuttavia non rinuncia alla luce, che arriva dall’esterno tramite le grandi vetrate che delimitano il vuoto. All’interno, un pozzo di luce, vero strumento ottico fatto di scaglie di metallo che allargano la percezione dello spazio, realizzato dall’artista coreano Doho, permette di introdurre la luce dalla grande hall di ingresso sino al teatro. Le pareti delle grandi facciate in vetro ed acciaio inox creano giochi di trasparenze e riflessi, in un effetto caleidoscopico.

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IL VERDE

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IL PROGETTO DEL VERDE

Sin dalle prime fasi di ricerca sulle questioni riguardanti il bando, e in generale le operazioni urbanistiche che in futuro toccheranno questa area, si è posta l’attenzione sul verde, sulla sua presenza e sulla sua carenza all’interno del quartiere. Il verde andava salvaguardato, ma sicuramente neanche lasciato allo stato attuale. Il progetto doveva non solo tenere, migliorare ma anche espandere la superfice a verde. Il tutto attuando le richieste del bando. Di fatto ci si è posti agli antipodi dei progetti vincitori che nel breve futuro andranno ad operare nell’area.

Il verde viene utilizzato in molti modi e in vari livelli. In pendio, a raso, su soletta, interrato, elevato, per il decoro, per ricreare un piccolo giardino riparato lontano dal traffico e dalla frenesia della città, per ricordare il sedime di un muro abbattuto (Carceri Le Nuove).

Il Giardino Artiglieri di Montagna è in pessimo stato e mal frequentato. L’essere posizionato tra il Palagiustizia, il retro della Caserma Lamarmora e le carceri portava il fruitore di quello spazio a sentirsi schiacciato da questi alti edifici. La soluzione proposta è quella di innalzare la prospettiva del soggetto modellando il terreno fino ad una quota di +11,00 m sul livello della strada, utilizzando il terreno di scavo ricavato dallo scavo di via Borsellino che viene così configurata come un fossato. All’interno del giardino vengono utilizzati elementi formali

COMPLESSOSPORTIVO

GIARDINO ARTIGLIERI DA

MONTAGNA IL FOSSA

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SKATEPARKSPAZIOPUBBLICO

VERDE ZONA COMMERCIALE

VERDE ZONA RISTORANTI

CORTIINTERRATE

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mutuati dalla Land Art: la retta, la spezzata, il cerchio, il triangolo. Vengono disegnati diversi livelli, per allietare e offrire scorci prospettici sempre diversi.All’interno del giardino sono stati inseriti diversi esercizi commerciali, un ipermercato, e un chioschetto. Negli spazi circolari e semicircolari in cui non ce verde, si ipotizza di concentrare l’arredo urbano per farne punti di incontro e spazi ricreativi. Tutti i pendii sono pensati per essere anch’essi spazi pienamente fruibili, grazie al fatto di non avere una eccessiva inclinazione. La pavimentazione è volutamente minimizzata ma comunque sufficiente a poter raggiungere tutti i punti nevralgici del parco. Vi sono due specchi d’acqua, uno dei quali ipogeo. Accanto a quest’ultimo troviamo “l’Anfiteatro per Caso” uno spazio verde ipogeo provvisto di gradonate.

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Se il vicino corso Castelfidardo è nato per l’interramento dei vecchi binari feroviari, nel Fossato si ipotizza invece di portare alla luce un tracciato ferroviario interpretandolo in chiave di pavimentazione e arredo urbano. Si tratta di un parco lineare su soletta racchiuso da due morbidi pendii laterali e attraversato da ponti che ne consentono il valico a livello stradale.Sotto di esso è scavato racchiude un grande parcheggio interrato al quale si accede nella parte più a nord percorrendo corso Vittorio emanuele II. Al fine di schermarsi dal traffico derivante dal via vai delle auto è stata posta in testa una cascata d’acqua. Le varie sezioni del fossato saranno corredate da arredo urbano diversificato per funzioni e il verde sarà curato dalla vicina Associazione Orti Urbani. Ci auguriamo che la sinergia riultante tra liberi fruitori dello spazio e soggetti che invece si propongono di curare il verde porti alla definizione di uno spazio funzionale e ben manutenuto.Il fossato prosegue fino a incontrare lo spazio pubblico antistante le OGR e devia all’interno del fabbricato del centro congressi. Dallo spazio pubblico l’accesso nel Fossato, e conseguentemente nel centro cogressi, avviene tramite una scalinata monumentale larga più di 20 metri.

IL FOSSATO

GIARDINOARTIGLIERI

DI MONTAGNA

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CONCLUSIONE

Non so se torino ha realmente bisogno di un centro congressi che ospiti 5.000 persone, o 25.000 mq di parcheggi interrati. Ma credo che magari accetterebbe più di buon grado un edificio che oltre a ospitare così tanta gente permetta lo svolgersi di manifestazioni culturali per la cittadinanza.Sono certo invece che i torinesi e in particolare coloro che vivono in prossimità di quest’area sarebbero entusiasti di riappropriarsi di un pezzo di città, per vari motivi loro negato fino ad oggi, e di scoprire che anche nella loro zona Torino è tra le città italiane con la più alta percentuale di verde pubblico.

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APPENDICE:ELEMENTI URBANI

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ELEMENTI URBANI LE ZONE 30DALLA RECINZIONE AGLI HA-HA

IL VERDE PENSILEGLI ORTI URBANI

IL GIARDINO IN PENDIOL’ARREDO URBANO

IL GIARDINO RIPARATO

I CONFINI DEL GIARDINO

IL SUPERAMENTO DI DISLIVELLIL’ACQUA

LA RETE VIARIASCHERMARSI DAL TRAFFICO

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DALLA RECINZIONEAGLI HA-HA

"Il giardino è recinto meraviglioso in cui si impara

ad ascoltare le leggi della natura." 68

Se la chiusura, la riservatezza, l’intimità, sono le caratteristiche principali del giardino privato e d’altra parte un’innegabile piacere, potere accedere ai giardini e parchi pubblici in qualsiasi momento del giorno della notte. Due condizioni opposte, per luoghi che hanno la stessa matrice e le stesse finalità.Recintare e l’atto insieme di riconoscimento e appropriazione collettiva di una porzione di terreno lo spazio fisico che fonda le sue ragioni topologiche, immaginarie, geometriche, tecniche, di esterno interno, pone il problema della costituzione mentale fisica del limite, del confine e della sua violazione.

“Fatto di architettura per eccellenza, il recinto e ciò che stabilisce un rapporto specifico con un luogo specifico”. 69

La recinzione oggi serve per non far entrare, ma dobbiamo ricordare che è stata introdotta proprio allo scopo opposto, non fare uscire. Costruito in aperta campagna per allevare la selvaggina, anche il parco deve la

propria etimologia a recinto.L’abbattimento dei lunghi muri fu operato prima per ragioni pratiche e poi per ragioni estetiche. All’inizio del settecento William Kent, grande progettista inglese, fedele al proprio motto “il paesaggio è un giardino”, promosse una campagna per l’eliminazione di ogni recinzione. Fu su questa spinta che nacque uno degli elementi più caratteristici del giardino all’inglese ad opera di Charles Bridgeman, che introduce lo ha-ha, nelle diverse versioni, ebbero molto successo e sono tuttora utilizzati, sebbene in modo più limitato.70

Si possono ancora vedere ai giardini della villa reale di Monza, ai giardini pubblici e dal parco Sempione a Milano fino al recentissimo parco Andrè Citroen a Parigi, dove gli ha-ha consentono una soluzione di continuità tra interno ed esterno, senza barriere visuali. Di fatto si tratta di un fossato asciutto utilizzato in prima istanza per delimitare le proprietà senza schermarsi dalla natura ma creando una continuità con essa.

68 P.Grimal, L’arte dei giardini. Una breve storia, Roma, Donzelli, 2002, pp.7-28.69 Vittorio Gregotti, numero monografico sui recinti, anno primo, numero uno, dicembre 1979.

70Teresa Calvano, Viaggio nel pittoresco: il giardino inglese tra arte e natura, Donzelli Editore 1996, pp. 50-60.

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GLI ORTI URBANI: funzione sociale e terapeutica

“Orti e buoi dove vuoi”

L’importanza che riveste sotto il profilo sociale la coltivazione delle piante ai fini di diletto ha fatto si che recentemente sia stato proposto di adottare, nel contesto delle Società Scientifiche Internazionale, il termine “Socio-Horticulture”, che comprende tutte le attività legate alla coltivazione di specie vegetali in grado di dare riscontro sia alle esigenze alimentari, ecologiche ed ambientali, sia a quelle di carattere non materiale attinenti alla vita culturale e spirituale dell’uomo (Zhou, 1995). Il verde, in tale visione, consente di riproporre anche ai nostri giorni l’antico rapporto tra uomo e pianta, spesso compromesso, o addirittura distrutto, non solo dall’urbanizzazione, ma anche dai modelli di vita ad esso collegati. Tra individuo e mondo vegetale c’è un legame che può essere ricondotto ai seguenti (Ulrhich e Parson, 1992):- Sovraccarico delle percezioni. L’uomo, oggi, viene quotidianamente bombardato da un’enorme complessità di stimoli costituita da rumori, immagini, moti, con il risultato di condurre a livelli pericolosi la sua eccitazione psichica e psicologica. D’altra parte ci si accorge

che gli ambienti in cui dominano le piante, tutte le sollecitazioni esterne sono meno violente e complesse e, pertanto, riducono nell’uomo il carico dello stress percettivo;- Apprendimento. Tra le conoscenze originarie acquisite dall’uomo, quelle riferibili al mondo vegetale occupano una posizione di estremo rilievo;- Teoria dell’evoluzione. Le reazioni umane nei confronti delle piante trovano una loro spiegazione nel processo evolutivo, perché l’uomo si è formato in un ambiente in cui il ruolo delle piante, utilizzate anche per la sua sopravvivenza, è risultato da sempre essenziale.

Sono molto richiesti, costano poco, occupano spazi limitati e di poca qualità. Ma se ben progettati, possono portare benefici che vanno molto al di là dei propri confini e della produzione vegetale. In un piano strategico degli orti, la produzione è meno rilevante dei vantaggi sociali urbani. L’orto a una dote molto apprezzata: è frequentata assiduamente da persone conosciute. Una condizione fondamentale per la sicurezza, difficile da ottenere nello spazio pubblico. Più che parlare di parchi sicuri bisogna parlare di parchi usati. Tutte le modalità che possono portare ad allargare, prolungare diffondere l’uso delle aree verdi devono essere presi in esame quali soluzioni al problema della sicurezza e incentivo all’uso del verde. È facile tenere il presidio con la presenza continua di persone integrando fra loro diverse

funzioni. I cittadini stessi proteggono il proprio parco, come rendono sicure le vie e piazze con la presenza del movimento. I parchi diventano grandi cortili e la presenza di funzioni attrattive come gli orti urbani rivitalizza intere aree, attira persone e crea le premesse perché tutte le regole vengano rispettate. In questi nuovi spazi, più dinamici che contemplativi, si realizza l’estetica dell’utilità. Il pretesto della coltivazione produttiva, come attività primaria e non esclusiva, apre le porte ad attività di tutti i generi: gioco, passeggio, arte, giardinaggio, scoperta della natura, relax. Rimane comunque prioritaria la funzione di incontro tra persone che vivono in contesti urbani e non sempre hanno avuto modo di conoscere il vicino di casa. Il verde in città serve per imparare quello che una volta si imparava in campagna. Di padre in figlio, generazione dopo generazione, venivano trasmessi segreti indispensabili alla sopravvivenza. Il recupero di questa tradizione vive attraverso l’attività degli ortisti. La coltivazione dell’orto ha finalità connesse al tempo libero, piuttosto che al sostentamento quotidiano. Una buona parte degli ortisti ricerca anche una qualità del cibo, con una produzione sana ed ecologica. L’aspetto economico più positivo può considerarsi quello di un costo di manutenzione molto contenuto per le casse del Comune, spesso azzerato.

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Chi coltiva orti urbani, oltre a favorire indirettamente la collettività, trae indubbi vantaggi personali:-Controllo della qualità dei cibi. Ogni giorno viene ricordato quanto sono fragili equilibri del pianeta e quanto sia difficile far affidamento in una sana fornitura alimentare. Molti sono giunti alla conclusione che sia meglio fare da sé. Una volta esaurito l’esiguo spazio su terrazze balconi, non rimane che cercare lo spazio per un orto.-Integrazione dell’economia domestica. Se non si pretende di valutare il proprio tempo libero secondo parametri economici, allora la produzione di derrate alimentari si rivela anche uno sgravio del bilancio domestico. Soprattutto in buona stagione.-Riscoperta delle proprie radici. Per qualcuno il lavoro della terra rappresenta ancora un valore sopra ogni altra gratificazione economica e fisica; riportata alle origini, legata alla terra. È difficile risolvere questo legame anche dopo aver cambiato posto, lavoro e famiglia. I gesti quotidiani riportano ad una dimensione speciale, quasi rituale.-Benessere. La socializzazione, la vita all’aria aperta, l’attività fisica, il passatempo, sono tutte funzioni che si attivano facilmente attorno all’orto e conducono ad una migliore qualità del vivere quotidiano.71

Perché iniziative di questo tipo non diventino ad alto rischio bisogna intervenire per tempo, predisporre un regolamento che tratti tutti gli aspetti: i rapporti fra gli ortisti, i rapporti con

l’amministrazione, l’eventuale canone d’affitto, i diritti e doveri di ciascuno, i limiti di tolleranza delle norme e chi le fa applicare.

Indicativamente il gruppo ideale si aggira fra i 30 e i 50 orti, La preferenza va verso taglie piccole o medie, inferiore a 50 m quadri. Quando gli orti sono attraversati da percorsi pubblici la passeggiata è molto più gradevole se accompagnata da bordure fiorite e ben curate, che mostrano anche la parte estetica del lavoro della terra.

71 Massimo Acanfora,Coltiviamo la città: Orti da balcone e giardini urbani per contadini senza terra, Ponte alle Grazie, 2012.

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Brillo, arredo urbano di Adriano Design che assolve alle necessità del cittadino 2.0.

Abbiamo in casa molti tipi di sedute, dallo sgabello al divano. In città troviamo un solo tipo di panchina che deve andare bene per tutte le persone, le stagioni le funzioni. Ovvio che poi facciamo fatica a trovare la seduta giusta per mangiare un panino, o per scrivere mail. Se non vediamo nulla di strano in questo, è perché lo spazio pubblico non ci appartiene. La peggiore sconfitta che possiamo lasciare sul campo è uno spazio di rinuncia, perché sarà facilmente occupato e ridotto a degrado. Non possiamo pretendere che lo spazio urbano sia sicuro solo quando lo desideriamo. Se questo fosse più nostro, sarebbe anche più sicuro.

L’ARREDO URBANO

“Una panchina vuota in un parco può racchiudere mille

segreti.”

NON GIOCARE CON L’ARREDO URBANO!

I giochi all‘aperto per i bambini sono anche arredo urbano, e come tali devono rispondere anche a requisiti estetici. La personalizzazione, la contestualizzazione, l’utilizzo di materiali e tipologie di carattere locale permettono di apprezzare in modo significativo l’intervento. Giochi rustici quali il legno per le località alpine, giochi multicolori invece per le regione più grigie della città. Interpretare, trasformare materiali e oggetti di uso comune i elementi di gioco, fare del gioco un’occasione compositiva, artistica, culturale. Molti artisti propongono opere che si collocano fra l’artistico il ludico e non sono eccessivi come certi prodotti di serie, scelti senza professionalità e con ancora minore attenzione all’inserimento contestuale.

A Nancy nel park de la Pèpiniére il gruppo di artisti dell’ Atelier de Launay dove la caduta di un vecchio cedro del Libano ha scatenato la fantasia . Nel maestoso albero non resta che il possente legname, che, pur tagliato, scolpito, sezionato in decine di pezzi, rimane testimone di una presenza storica del parco. La natura insegna anche questo: un dono non termina mai di essere utile, ogni elemento può vivere nella sua trasformazione.72

La città non si presta molto alle attività di bambini e di altri cittadini delicati. Spostarsi, muoversi, giocare risultano

operazioni rischiose e poco soddisfacenti.ultimamente nelle grandi città ludoteche, centri per il gioco e l’attività fisica al coperto. Il gioco però è anche un’altra cosa. Ma inteso come attività libera, spontanea, da svolgere da soli o in gruppo, a qualsiasi ora e senza organizzazione, in assoluta libertà di movimento, di spazio, di orario; indipendentemente dalla presenza o meno di altre persone. Per la durata di tempo di cui ognuno può disporre. Quest’attività così completa e complesso non può essere svolto solamente al coperto, perché dovrebbe rinunciare alle variabili naturali del tempo, del luogo e degli elementi.

L’obiettivo non è fare delle belle aree gioco, ma pensare a una città così ben fatta da non avvertire la necessità di creare spazi monofunzionali del gioco.

72 Progetto arredo urbano e giochi per bambini dell’ Atelier de Launay. Reperibile su: http://www.atelierdelaunay.eu/r%C3%A9alisations/nancy.

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74 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992, pp. 30.

SCHERMARSI DALLE ARTERIE DEL TRAFFICO 74

“Scherma più l’albero che la spada”.

Il sistema del verde che affianca la strada dovrà privilegiare composizioni basate su fasce parallele. I bordi della strada saranno affiancati da due fasce di prato rustico, per maggiore sicurezza di chi viaggia e per aumentare la visibilità laterale e lo spazio di manovra/frenata in caso di sbandamento altra circostanza fortuita che causi l’uscita di strada. Oltre il prato, una fascia di arbusti assorbe polvere e gas. Al di là dei benefici psichici e l’aspetto puramente psicologico di filtro, completano la struttura viaria, forniscono agli automobilisti la percezione dell’unicità e sottolineano la traiettoria. Una fascia più esterna conterrà le alberature di alto fusto è sotto queste, le piste ciclabili e la viabilità alternativa.

I CONFINI DEL GIARDINO 73

“Buoni confini fanno buoni vicini”.

Nella formazione di un giardino non vanno trascurati i vincoli legali sanciti dal codice civile (articoli dll’886 al 899 compresi), che riguardano principalmente i rapporti con i vicini e cioè: le distanze delle essenze legnoso dai confini e i muri di cinta. Riguardo alle essenze legnose si distinguono 3 casi: - Alberi ad alto fusto (noci, castagni, cipressi, pioppi, querce, pini platani, ecc.) a 3 m dal confine;- Alberi di media altezza, cioè quelli i cui rami si dipartono dal tronco a quota non superiore a 3 m e a 1,5 m dal confine;- Siepi e alberi da frutto di altezza non superiore a 2,5 m e a 50 cm dal confine.Le distanze in tutti e 3 i casi suddetti vanno misurate in orizzontale, dalla linea di confine al lato del tronco più vicino a questo, al momento della piantagione.

73 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992, pp. 29.

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L’ACQUA

“Forse anche l’acqua scherma più della spada”.

Le pozze d’acqua nella savana sono punti di incontro per tutte le specie, prede e predatori.

Villa Aldobrandini o Belvedere, scalinata con acqua.75 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992, pp. 103-120.76 Ivi, pp. 38-39.

Il successo dell’acqua è dovuto anche all’idea di purezza di pulizia a cui viene associata. In città soffocate dal traffico, dalla polvere, dal rumore, dal disordine, una presenza chiara e amica suscita l’attenzione l’interesse di tutti. Anche più distratti e frettolosi buttano un’occhiata alla fontana. L’acqua rappresenta uno dei grandi problemi della paesaggistica. Essa è però anche uno dei più determinati e qualificanti elementi di formazione di paesaggi e di stimolo creativo e compositivo. Fra le molteplici forme sotto le quali l’acqua può essere presente in un giardino c’è quella dei corsi d’acqua naturali il cui elemento più importante finisce per essere la riva. La riva d’acqua è lo spazio di transizione per eccellenza, il punto d’incontro fra due mondi fisici, percettivi e simbolici; è il passaggio fra due diversi paesaggi, il punto privilegiato di entrambi. Sulle rive si concentrano tensioni ed attenzioni. Sulle rive sorgono i capisaldi ambientali più importanti, lì si addensa la gente, lì si sviluppa una vegetazione particolare, vivono animali: tutto sembra insomma attrarre verso di esse.75

L’ACQUA PER SCHERMARSI DAL TRAFFICO: Paley park, un pocket park per Manhattan

Il Paley park fa parte dei giardini segreti di Manhattan. Situato ad un paio di isolati dalla Cattedrale di St. Patrick e Rockefeller Center vicino ai negozi della Fifth Avenue, sorge quest’altro piccolo parco dotato di una splendida cascata da ammirare e di un bar. La vera protagonista è l’acqua che scivola sul muro: il suono gradevole copre i rumori della strada con un rilassante effetto teatrale. Essendo rialzato rispetto al livello stradale, il parco si pone subito come esperienza di uno spazio diverso. Sostenuto dagli elementi artificiali come i muri e da quelli naturali come l’acqua e gli alberi, il sito interpreta un nuovo modo di realizzare un’oasi in città.76

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LE ZONE 30

“Ormai ben pochi hanno il privilegio di poter vivere la

strada nel gioco.”

Dal 1989, per porre un freno al continuo verificarsi di incidenti stradali, soprattutto i danni dei pedoni, la regolamentazione svizzera introduce le zone a velocità limitata, chiamate zone 30, con un nuovo concetto di spostarsi e di vivere la strada. Queste zone sono isole con precise caratteristiche:- velocità massima consentita ad ogni tipo di veicolo: 30 km/h;- porte d’accesso per segnalare in modo chiaro e inequivocabile all’inizio alla fine della zona;- precedenza da destra generalizzata;- traffico misto tutti gli utenti: lo spazio sufficiente alla convivenza di tutti gli utenti;- eliminazione delle strisce pedonali;- spazio per incontrarsi: sulle strade di quartiere si può giocare come in qualsiasi altra strada di poco traffico;- misure per ridurre la velocità dei veicoli.Le aree ideali per una zona 30 sono i quartieri residenziali ma anche le zone commerciali e i centri storici, dove non esistono spazi di incontro.

Le aree selezionate per divenire zone 30 saranno sogette a modifiche e introduzione di nuovi elementi urbani:- arredo urbano realizzato con maggiore cura e con criteri compatibili;- pavimentazione colorate che forniscono indicazioni sull’utilizzo dello spazio pubblico;- impianto di illuminazione, concepito secondo criteri di sicurezza e comfort;- segnalazioni più chiare frequenti;- introduzione di verde e luoghi di sosta;- definizione degli spazi di sosta dei veicoli;- informazione e sensibilizzazione della popolazione;- attento controllo da parte del personale municipale per l’avvio dell’iniziativa e il rispetto delle regole.77

Tra i primi stakeholders a ricevere un vantaggio da questa regolamentazione ci sono i negozianti, inquanto incide direttamente sul comportamento dei clienti. Un quartiere tranquillo e una buona alternativa al centro commerciale. In queste aree urbane il carico lo scarico delle merci è consentito, ma regolato. L’uso dei mezzi pubblici è incentivato poichè i dispositivi di rallentamento del traffico e di moderazione della velocità non penalizzano il passaggio degli autobus, i quali devono rispettare le regole. Lo stile di guida degli automobilisti nelle zone 30 e più tranquillo, regolare, con minori accelerazioni e frenate. Diminuisce il rumore, migliora la qualità dell’aria del quartiere per via della riduzione dei consumi di carburante e di emissioni.

77 Villa, Paolo; Solido come un parco: esperienze e proposte di verde urbano/ Paolo Villa: con la collaborazione di Laura Caluzzi, Milano: Edagricole, c2011, pp.91-95.

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IL GIARDINO PENSILE 78

“Una città non vale più di un giardino di rose.”

Il giardino, nella sua accezione più classica e condivisa, comprende una parte di terreno adiacente o circondante fabbricati. Da tempo però in ambiente urbano, nuove forme di giardino tendono per necessità a slegarsi dal contatto antico col terreno. Nelle nostre costipate città è infatti sempre più difficile e costoso disporre di un pezzo ancorché minimo di terreno. Così il giardino vero e proprio viene sempre più spesso sostituito dai giardini pensili o da terrazzi ricavati sulle coperture o ai piani superiori degli edifici: in comune tutti hanno il fatto di non essere più collegati direttamente ed organicamente con “la terra”, ma di essere da essa separati da uno a più piani costruiti. Si viene così a creare una situazione del tutto artificiale nella quale la vegetazione vive in sostanza in grossi contenitori (il giardino stesso diventa di fatto un grosso vaso), necessita di nutrimento artificiale e sopravvive grazie ad un bilancio idrico innaturale fatto di irrigazione e di drenaggio organizzati in maniera quasi scientifica e affidati ad accorgimenti tecnologici. La costruzione di questo

tipo di spazi verdi necessita di conoscenze e attenzioni particolari e ha generato una vera e propria sottobranca della paesaggistica.Le piante esigono terra fertile e al giusto grado di umidità e areazione, ciò che comporta la necessità di uno strato di drenaggio. E lo spessore di terra e drenaggio può variare, in ordine alle colture, da valori minimi nel caso di erba e piante erbacee da fiore nane a valori via via crescenti per le erbacee a grande sviluppo e gli arbusti nani, per gli arbusti maggiori e infine per gli alberi. Carichi sulla soletta dovuti agli alberi: 40 kg/mq per piante alte fino a 6 m, 60 kg/mq fino a 10m e 150 kg/mq per alberi fino a 15m.Il giardino pensile deve essere promosso non solo come oasi verde nella giungla d’asfalto, bensì come complemento del verde anche dove di verde ce n’è in abbondanza.

78 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992. pp.16-18.

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IL GIARDINO IN PENDIO 78

“Sedersi su un pendio con un cane in uno splendido

pomeriggio è come tornare nel giardino dell’Eden in cui oziare non era noioso, era la

pace.”

Una delle situazioni più difficili e più fortunate nelle quali si può trovare un giardino, è quella di essere posizionato su di un versante collinare o su di un terreno molto movimentato. La situazione in pendio è quella ideale perché permette di mettere in pratica molti utili artifici progettuali e di trarre il massimo risultato dalle valenze proprie del sito. Pendenze e dislivelli costituiscono una complicazione ma sono altrettanti stimoli a fare meglio, sicuramente meglio di un giardino in area piatta o in una situazione morfologica troppo “semplice”. Una morfologia accidentata e “sofferta” è elemento primario per poter costruire un bel giardino. I pendii si prestano a ottimizzare l’utilizzo degli spazi, a differenziarne le fruizioni e a dilatarne le percezioni. A parità di superficie, un giardino in pendenza risulta assai più godibile di un giardino piatto. E’ essenziale, quando si comincia a progettare, la definizione delle linee visuali e dei percorsi.Gli arbusti su terreni in pendenza, a profilo uniforme o a terrazze, possono offrire sovrapposizioni ottiche

78 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992. pp.16-18.

interessanti se si tiene conto del loro sviluppo in altezza e larghezza. Piantandoli ordinatamente addensati e accostandoli tra loro in considerazione del colore e periodi di fioritura si possono realizzare composizioni scenografiche a effetto cromatico scalare durante il susseguirsi delle stagioni.Un problema serio nel giardino in pendio sono le vie d’accesso e di transito. Agli effetti pedonali le soluzioni possono essere facilitate con l’impiego di scale o gradonate. Dove c’è molto spazio e il pendio è dolce i passi, pedonali o carrai che siano, con i loro tornanti possono essere lo spunto per soluzioni di grande effetto con brillante impiego di vegetali. Lasciando ai gusti personali la scelta e l’impiego di composizioni simmetriche va ribadito che in un pendio visto dal basso bisogna piantare davanti le specie più basse. Dietro a una specie alta, una bassa sarebbe inutile, a meno che vi siano determinati interessi che la giustifichino.

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IL GIARDINO RIPARATO 79

“Un luogo di conforto per la continua lotta che l’uomo vive nel mondo

concreto come nella propria interiorità, in cerca della

pace.”

79 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992. pp.54-60.

Uno degli elementi più forti e caratterizzanti la nostra tradizione giardinistica è costituito dal costante richiamo all’hortus conclusus, al giardino riparato, racchiuso e difeso dalle intrusioni e dalle vedute esterne. La divisione e la separazione dallo spazio circostante possono essere ottenute mediante diversi accorgimenti. Il giardino può utilizzare una speciale conformazione del terreno (essere rialzato o infossato, o riparato da qualche elemento morfologico) o può godere di separazioni fisiche artificiali (alti muri, quinte vegetali). La separazione dall’esterno può essere frutto di una congettura di tipo culturale, ma può anche più semplicemente derivare dalla necessità di escludere vedute ed intromissioni non gradite, oppure può voler rimediare a situazioni fisiche non ottimali come l’eccessiva esposizione al vento o ad inquinamento acustico derivante dalla vicinanza di fonti di rumore stradali o produttive, di piscine o campi sportivi o luoghi di ritrovo rumorosi.Una depressione scavata in un terreno pianeggiante, seppur protetta dalle

correnti boreali, risente dell’aria fredda che col tempo vi si accumula sul fondo. L’esodo di questa aria è difficile ma può essere aiutato almeno con le aperture al suolo sotto le fronde degli alberi. Gli arbusti che servono per intensificare la protezione alla base conviene piantarli solo a tramontana, lasciando libera la parte opposta.Una depressione può essere scavata in un declivio dove è possibile lasciare a valle una larga apertura per l’esodo dell’aria fredda. Una soluzione potrebbe essere ispirarla il classico anfiteatro: facendo degradare il terreno a gradoni con muretti o terrazzamenti, anche in leggero declivio, alternati a brevi scarpate, si potrebbe magari dar vita a un frutteto redditizio cui bisognerebbe rinunciare per forza maggiore se si lasciasse invece il terreno esposto alle avversità originali.Le stesse cortine arboree intensificate al piede con arbusti cespugliosi possono riparare il giardino anche dai rumori del traffico stradale. Ma, oltre a ciò, i rumori possono essere attutiti maggiormente col peso della terra. Basta accumulare a sufficienza lungo la cinta e piantarvi le essenze per formare la cortina che, oltretutto, alla fine, risulterà più alta. E’ chiaro che scegliendo specie sempreverdi il riparo sarà valido in ogni stagione e ciò anche in considerazione dell’intensità e frequenza dei rumori.

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LA RETE VIARIA 80

“Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor

più viaggiatori che non hanno i loro sentieri”.

Una delle fondamentali strutture portanti di ogni realizzazione giardinistica è rappresentata dalla rete viaria che vi si sviluppa all’interno. Ci sono alcuni sistemi fondamentali per costruire gli sviluppi: uno consiste nel seguire l’andamento topografico, un altro nel collegare i punti di maggiore interesse all’interno dell’area e un altro ancora nel definire le varie aree funzionali costruendo un lay-out fatto di blocchi schematici attorno ai quali (o fra i quali) far sviluppare i percorsi. In realtà la progettazione dovrebbe prendere in esame e conciliare tutti e tre i sistemi. Stabiliti i tracciati, occorre definire i dettagli: la larghezza e la percorribilità (date dal grado delle pendenze, delle pendenze, dalla sinuosità dei percorsi e dal tipo di trattamento delle superfici). L’ultimo elemento da considerare è costituito dalla scelta dei materiali da impiegare nella realizzazione che devono essere congruenti con gli obiettivi che ci si è preposti. Considerando che i percorsi sono fra gli elementi di maggiore facilità percettiva, occorre che questi siano scelti, progettati e realizzati con grande

cura: un buon giardino potrebbe anche essere rovinato dalla presenza di una viabilità inadeguata, sbagliata anche solo nella pavimentazione.

La città è movimento. Un fiume di merci, di persone di mezzi che scorrono per le vie. Per stanchezza o per piacere, molte persone si sottraggono al flusso. E si fermano.In città, il tempo che passa è uno dei sistemi di valutazione più utilizzati. Anche la sosta si può definire in base al tempo che gli si dedica: soste prolungate e soste brevi. Nel primo gruppo sono comprese le mete di brevi itinerari, luoghi per il riposo, i relax, la contemplazione dell’arte della natura, le attività sedentarie come la lettura alla conversazione, la merenda o il pranzo. Gli spazi che riservano delle precise attenzione a queste funzioni sono: i parchi, i giardini, e talvolta le piazze. Il secondo gruppo comprende piccoli spazi, componenti di arredo, manufatti, elementi di architettura che favoriscano la sosta temporanea, casuale, messa in pratica secondo necessità del momento e in assoluta libertà. Soste tra un luogo all’altro, senza limitazioni di accesso. Luoghi dedicati alla pausa spiccia, che allevia le fatiche degli spostamenti e delle attese. Spazi ricavati all’interno dei sistemi di movimento.

80 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992. pp.63-70.

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RAMPE - SCALE - SUPERAMENTO DI DISLIVELLI 81

“la strada è lunga e a tratti ripida...ma non fermarti

davanti ad un monte, non aggirarlo, è sulla vetta che

capirai perchè l’hai scalato”.

Dalla sovrapposizione fra i problemi progettuali legati alla presenza di dislivelli e l’inserimento dei percorsi, nasce la necessità di saper risolvere i cambi di quota percorribili mediante l’impego di scale, rampe e gradonate. In un giardino a più livelli le scale finiscono per assumere un valore primario sia per il peso progettuale e costruttivo, sia per la loro predominanza percettiva. E’ quest’ultima una dote pienamente compresa ed utilizzata dalla tradizione giardinistica: i giardini rinascimentali italiani o quelli di Moghul si identificano spesso con lunghe rampe di scale magari affiancate da cadute o cascate d’acqua che si configurano sovente come vere e proprie scalinate d’acqua.Il transito tra due quote differenziate può svolgersi tramite rampe, gradinate, scale. Le rampe carreggiabili sono agevoli fino a una pendenza massima di 7-8%. Per l’evacuazione delle acque piovane, a salvaguardia del manufatto e delle colture adiacenti, la carreggiata deve avere un profilo trasversale convesso con l’impluvio verso i lati, per poi essere convogliate verso uno scarico. Dove la pendenza supera il

20% si abbandona l’idea dei gradoni e si inizia a pensare ai gradini. La pendenza non dovrà superare i 24° le rampe avranno al massimo 8-9 gradini per rampa. Nei passi pedonali le rampe sono ragionevolmente accettabili fino a pendenze massime del 12% e se la distanza tra le due quote da collegare è così breve da imporre pendenze maggiori conviene realizzare gradonate o scale. Entrambe dovranno tener conto delle condizioni anatomiche dell’utente medio che dovrà transitare al sicuro con minimo sforzo. Le gradonate con alzata minima sono ovviamente le più agevoli, però, se, in ordine alla profondità del piano/pedata rapportata alla lunghezza del passo umano (70 cm), dovra sempre essere lo stesso ginocchio a sollevarsi per superare un’alzata dopo l’altra, il tragitto sarà certamente faticoso, se lungo.

81 Peluzzi, Giulio, Manuale per la progettazione del giardino, Milano: Elemond copyr. 1992. pp.80-85.

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TAVOLE DI PROGETTO A1

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BOOK LA SFERA E IL COMPLESSO NEBIOLO

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