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Natur’Artis-1
Natur’Artis-2
Incontro pubblico
Con
ELISABETTA SGARBI REGISTA, SCRITTRICE, PUBLISHER
Sabato 5 dicembre ore 11,00 Proiezione del film Trilogia del Delta del Po
AULA MAGNA LICEO STATALE GIORGIONE VIA VERDI 25 TEL. 0423.491072
Organizzazione: Biblioteca del Liceo
Con la collaborazione di:
Assessorato alla Cultura Turismo
e Identità Veneta
Ipsia Galileo Galilei, Amici del Liceo Giorgione
Hanno aderito all’evento
D.S. Franco De Vincenzis,
Sara Ganeo, Emanuela Negro,
Silvio D’Amicone, Roberto Melchiori,
Vittorio Caracuta, Rosalia Maccarrone,
Giuseppe Ceccon. Giovanni Andretta, Daniela Turcato,
Ferdinando Di Palma, Francesco Verduci,
Amici del Liceo Giorgione: Angelo Miatello, Claudio Malvestio (Pd), Alcide
Boaretto (Pd), Domenico Trovato, Rosanna Bortolon, Gianantonio Schiaffino (Ve),
Franco Ubaldi, Giovanni Bertolo,
Cristina Greggio (Ve), Jeanne Belhumeur,
Ipsia: Vicepreside Nazzareno Bolzon Daniele Pauletto, Fabiana Zanchetta.
Autorità: Assessore Mariagrazia Lizza, Maresciallo Antonio Curò.
Stampa: Daniele Quarello, Alessia De Marchi (Tv), Davide Nordio,
Wanda Castelnuovo (Mi), Antonio Antonioni (Fe),
Un saluto da: Presidente Reg. Luca Zaia, Assessore Reg. Cristiano Corazzari
On. Sen. Franco Conte, Sindaco Stefano Marcon.
Servizio Fotografico: A. B. (Pd) - Cover: C. M. (Pd)
Edizioni Aida
Dicembre 2015 – Speciale Natur’Artis n.3
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ELISABETTA SGARBI AL LICEO GIORGIONE
PER LA TRILOGIA DEL DELTA DEL PO…
CON LA NAVE DI TESEO!
L’occasione di avere con noi ELISABETTA SGARBI AL LICEO
GIORGIONE SABATO 5 DICEMBRE (MATTINO) è doppiamente eccezionale, sia
per l’argomento scelto “Trilogia del Delta del Po”, di cui la regista e scrittrice da
tempo ci lavora (prima ancora che fosse inserito nel MAB Unesco!), sia per la recente
novità di aver fondato con altri illustri scrittori ed editori una nuova casa editrice,
battezzata “La nave di Teseo”, di cui fanno parte, si legge nel dispaccio Ansa del 23
novembre :
“Umberto Eco, Sandro Veronesi, Furio Colombo, Edoardo Nesi, Sergio
Claudio Perroni e di editori da Elisabetta Sgarbi a Mario Andreose,
Eugenio Lio e Anna Maria Lorusso con il supporto di un gruppo di
imprenditori, rappresentanti della società civile fra cui Guido Maria Brera,
Francesco Micheli e degli editori Jean Claude e Nicky Fasquelle, Eugenio
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Lio e Mario Andreose. Hanno aderito in questo momento all’iniziativa:
Tahar Ben Jelloun, Pietrangelo Buttafuoco, Mauro Covacich, Michael
Cunningham, Viola di Grado, Hanif Kureishi, Nuccio Ordine, Carmen
Pellegrino, Lidia Ravera, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro.
“La nave di Teseo si legge nel comunicato – si avvarrà dei servizi
commerciali e promozionali PDE (Gruppo Feltrinelli) e della distribuzione
del Gruppo Messaggerie”.
Notizia bomba che nel giro di qualche ora le agenzie stampa di Milano faranno
propria, pur non avendo avuto nessuno dei loro inviati presenti in casa Sgarbi
(“incontro concluso con un risotto a tavola”). Appaiono subito due-tre foto con lo
smartphone: il gruppo, la paginetta con i nomi e il logo.
L’online si dimostra così efficace che all’indomani si moltiplica il passaparola dei
blogger quasi che tutti fossero stati presenti al dibattito serrato di dare un nome alla
Casa, alla sua struttura giuridica, ai suoi principali obiettivi.
Inesattezze, cattiverie, sollecitazioni, punti di vista, giudizi infondati, persino di
carattere fisiologico, prendono il sopravvento su una sana decisione di osare una
strada nuova nell’ambito di una società civile che ha una bassa percentuale di lettori
di libri, persino nel comparto Scuola.
Biblioteca di Desenzano (Vr)
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URGE UNA NUOVA FUNZIONALE BIBLIOTECA
(Fpa2000, 6 dicembre 2015) Grande successo ha caratterizzato l’incontro
pubblico con la regista e publisher Elisabetta Sgarbi al Liceo Giorgione. Un’aula
magna gremita di studenti, docenti e persone venute anche da lontano, tanto che
l’illustre invitata si è sentita in dovere di rivolgere le scuse per quelli che stavano in
piedi. Sono accorsi apposta per ascoltarla, chi l’aveva vista alla Mostra del Cinema
con il suo “Il pesce rosso dov’è?” e chi invece ha seguito gli sviluppi editoriali di
questi giorni. Sono giunti da Oderzo, Montebelluna, Treviso, Cittadella, Massanzago,
Padova e Venezia. L’idea partita dagli Amici del Liceo Giorgione è stato in seguito
‘fatta propria’ da biblioteca e direzione.
Perché proprio la Sgarbi? Ci si chiedeva. La scelta è stata fatta per due motivi, ci
spiega Angelo Miatello, il primo perché la Sgarbi è impegnata sul fronte filmografico
ed ha realizzato dei documentari sulla vita di fiume, come avviene sul Delta del Po,
che è nel programma di scienze e di grande attualità per lasua iscrizione nella Lista
mondiale del Patrimonio Unesco; il secondo invece per stimolare una proposta
progettuale che valorizzi di più la biblioteca liceale, riqualificandola con arredi
funzionali, scaffalature compatte, tavolini da lavoro, postazioni digitali.
Di recente è stato portato alla conoscenza del CdI, che lo ha “votato all’unanimità”, il
bando di concorso ministeriale “Lamiascuolaccogliente”. Il bando prevede “il
finanziamento di 50 mila euro per l’individuazione di proposte progettuali per la
valorizzazione ed il recupero di ambienti scolastici e realizzazione di scuole
accoglienti”.
L’offerta formativa in Veneto,
26 nuovi percorsi di studio
(Fpa2000, 11 dicembre 2015) La Giunta regionale del Veneto ha approvato
l’offerta formativa per il
prossimo anno scolastico
2016-17. “Attiveremo 26
nuovi percorsi di studio –
anticipa l’assessore alla
scuola e alla formazione
Elena Donazzan – per
sviluppare l’offerta dei poli
liceali e dei poli tecnico-
professionali presenti nel
territorio, in modo da
diversificare le tipologie dei
percorsi formativi nel rispetto delle richieste degli studenti, delle opportunità
lavorative e delle vocazioni produttive dei diversi territori. L’attivazione dei nuovi
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percorsi è collegata alla dimensione dei poli scolastici, agli spazi e alla
strumentazione dei singoli istituti e alla disponibilità dei docenti messi a disposizione
dall’Ufficio Scolastico Regionale, quindi, in ultima istanza, dal Ministero
dell’Istruzione”.
Nel dettaglio ecco la mappa dei nuovi percorsi di studio attivabili per il prossimo
anno scolastico nelle province venete:
PADOVA: per l’istituto Ruzza di Padova è previsto il corso serale per
produzioni tessili sartoriali; all’istituto Ferrari di Este l’attivazione del liceo
scientifico ad indirizzo sportivo; all’istituto superiore Einstein di Piove di Sacco il
potenziamento dell’indirizzo elettronica ed elettrotecnica con il corso in automazione
e l’attivazione del nuovo indirizzo informatica.
ROVIGO: l’istituto superiore De Amicis di Rovigo potrà attivare il corso
serale di produzioni artigianali del territorio; l’istituto superiore Cristoforo Colombo
di Adria amplia l’offerta formativa serale con il nuovo corso di servizi socio-sanitari.
TREVISO: all’istituto superiore Palladio di Treviso si riconosce la possibilità
di attivare il corso serale di grafica e comunicazione; al liceo artistico di Treviso il
corso serale di design.
VENEZIA: il liceo “XXV Aprile” di Portogruaro potrà attivare anche
l’indirizzo musicale; l’istituto tecnico “8 marzo-Konrad Lorenz” di Mirano
implementerà la propria offerta formativa nel settore tecnico tecnologico anche con il
corso in ‘tecnologie del legno nelle costruzioni”; l’istituto tecnico turistico Algarotti
di Venezia potrà attivare due corsi serali, uno ad indirizzo propriamente turistico e
uno ad indirizzo amministrativo, di finanza e marketing; anche per l’istituto tecnico
industriale Pacinotti di Mestre via libera a due corsi serali, uno in energia (al posto di
quello attuale in meccanica e meccatronica) e uno in costruzioni, ambiente e
territorio; l’istituto Franchetti di Mestre diventa anche liceo linguistico, subordinato
però all’insegnamento della terza lingua extraeuropea; e pure il liceo scientifico
Morin di Mestre potrà diventare anche liceo linguistico:
VERONA: l’istituto tecnico Pascoli di Verona potrà attivare anche l’indirizzo
turistico; il liceo scientifico Nicolò Copernico di Verona attiva anche l’indirizzo
sportivo; l’educandato “Agli Angeli” di Verona affiancherà al tradizionale indirizzo
di liceo scientifico, anche quello di scienze applicate; il liceo Roveggio di Cologna
Veneta diventerà anche liceo ad indirizzo sportivo e il liceo scientifico Veronese di
San Bonifacio attiverà la sezione di scienze applicate; a Legnago il liceo artistico
Marco Minghetti guadagna anche il corso in design e l’istituto professionale per
l’industria e l’artigianato “G. Medici” attiverà l’indirizzo in produzioni tessili
sartoriali.
VICENZA: l’istituto De Fabris di Nove attiverà anche il percorso di studio
“produzioni artigianali del territorio”; all’istituto tecnico industriale Marzotto di
Valdagno partirà anche l’indirizzo in meccanica e meccatronica; l’istituto tecnico
agrario “Alberto Trentin” di Lonigo potenzierà l’offerta formativa con il nuovo corso
in biotecnologie ambientali.
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[Ph. A. B.]
Edilizia scolastica: 500 interventi
per 68milioni di euro
(Fpa2000, 13 dicembre 2015) Bel regalo di Natale per i 579 Comuni, le sei
province e la città metropolitana di Venezia: le amministrazioni che hanno investito
nella messa a norma o nella realizzazione di nuovi edifici finalmente possono avere
certezza di finanziamento”. Così Gianluca Forcolin, vicepresidente della Giunta e
assessore al bilancio, commenta l’affidamento alla Cassa depositi e prestiti deliberato
oggi dalla Giunta dell’intermediazione del finanziamento Bei per l’edilizia scolastica.
Un finanziamento che per il Veneto vale 68 milioni, sui 900 del piano nazionale
edilizia scolastica sostenuto dalla Banca europea per gli investimenti, e che consente
di attivare interventi di messa a norma e manutenzione del valore complessivo di 100
milioni di euro.
“La Regione Veneto – specifica il vicepresidente – si è già dotata di un piano
triennale per l’edilizia scolastica che individua 500 interventi prioritari sulle 5430
sedi scolastiche di ogni ordine e grado, individuati in base a criteri di sicurezza,
prevenzione del rischio sismico, prevenzione incendi, adeguamento impiantistico e
rimozione amianto. La previsione complessiva di spesa nel triennio 2015-2017 supera
i 300 milioni di euro, dato che la maggior parte degli edifici scolastici del Veneto
supera i 50 anni di età e necessita di importanti interventi non solo per garantire la
massima sicurezza ad allievi e docenti ma anche per adeguare le strutture alle mutate
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esigenze della didattica e dell’organizzazione scolastica.. Grazie all’acceso diretto
garantito dalla Cassa depositi e prestiti al mutuo Bei, anche il Veneto ora potrà
accelerare il robusto piano di interventi già programmato per dare dignità e decoro a
tutte le nostre scuole e assicurare così immediata copertura finanziaria ad almeno un
terzo degli interventi programmati”.
[Ph. A.B.]
CASTELFRANCO: LA NAVE DI TÉSEO
APPRODA AL LICEO GIORGIONE
Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio timonieri della nuova avventura
Si chiama “La nave di Teseo”, l’editore che a partire dal maggio 2016 lancerà sul
mercato una cinquantina di libri l’anno, tra narrativa, saggistica e poesia. Non è
azzardato dire che “La nave di Teseo” è stata una sfida alla crescente
concentrazione nelle mani della Mondadori dell’intero pacchetto RCS-libri per 127
milioni di euro. Uscire dalla Bompiani con un bel numero di autori e trovare
finanziatori disponibili, nonché il sostegno di Feltrinelli e Messaggerie, merita una
maggiore attenzione, trascurando polemiche o inutili dettagli.
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Paradossalmente “La nave di Teseo” - come sottolinea Umberto Eco - fu il
vascello del mitico re e condottiero ateniese, che durante la navigazione perdeva
pezzi: per usura, incidenti, imprevisti.
E ogni pezzo veniva sostituito con un altro, simile ma non identico. E allora alla fine:
la nave era la stessa o un’altra?
Domanda cui molti si sono sempre posti, cultori della purezza delle origini e delle
incontaminate identità, ed hanno dato una risposta univoca: no, la nave non è più la
medesima. Però anche noi a Castelfranco, abbiamo due “navi di Téseo”: la Pala di
Giorgione del Duomo e lo stesso Liceo Giorgione che ha avuto l’onore di ospitare
l’incontro pubblico con Elisabetta Sgarbi.
Per il primo esempio, come tutti sanno, l’opera rinascimentale è da cinque secoli
esatti esposta in chiesa ma ha subito una quindicina di restauri, alcuni dei quali molto
discutibili e rovinosi. Anche il luogo non è lo stesso per il quale fu concepita da un
giovane Giorgione per il condottiero Costanzo (il duomo è del 1700, la Pala del
1500).
Così pure il Liceo Ginnasio Statale Giorgione esiste come classi ginnasiali dal 1848,
anche se nessuno lo vuol ricordare Giuseppe Sarto futuro Pio X partì da qui. Il
“nuovo” Liceo Giorgione ha cinquant’anni, nasce da una costola del Canova di
Treviso. Dagli anni ‘60 del secolo scorso ad ora, docenti e più generazioni di studenti
si sono susseguiti, come del resto aumentati gli indirizzi ed il numero di classi. Mille
studenti, metà dei quali sparpagliati in altre strutture (aule container, aule a prestito
dai ragionieri, dalla Media Sarto).
Dunque la resistenza e la costanza mantengono in piedi il vascello che porta un nome
ed una storia, con una propria identità.
Un opinione di Vittorio Sgarbi all’indomani della “scissione”.
“Ho cercato di tenerla dentro una grande famiglia perché Berlusconi non ha mai fatto
pressioni editoriali - è stato il commento di Vittorio Sgarbi sulla vicenda della sorella
Elisabetta -. Vedremo cosa farà l'antitrust, ma una volta che la porzione del 40%
venga considerata troppo importante per un unico gestore, potrebbero chiedere di
smagrirlo e a quel punto la Bompiani potrebbe tornare a mia sorella nel senso che
potrebbero dargliela, perché allo stato attuale, senza di lei è come se uno avesse due
ristoranti che hanno due nomi diversi, uno fa carne e uno fa pesce. A un certo punto
uno smette di fare carne e fa pesce come l'altro ed è evidente che non c'è piú
differenza”.
“Allo stato attuale - ha ancora detto Sgarbi - la Bompiani senza mia sorella va a
estinguersi». Quanto alla nuova avventura editoriale «la parte pericolosa è quella di
non avere un garante che sopporti un passivo, però partiranno bene perché lei ha
avuto il coraggio, un coraggio simbolico in cui rischiava di perdere gli autori. La
proposta che aveva fatto a Berlusconi era corretta: quella di prendersi il 51% della
Bompiani e tenerlo in condominio con loro, ma dando agli autori autonomia
altrimenti gli autori se ne vanno. Di qui la necessità di fare una nuova casa editrice”.1
Chi c’è nella nave milanese?
1 Il Messaggero di Udine, 25 novembre 2015.
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Alla fine di un incontro nell’appartamento di Elisabetta Sgarbi di un palazzo nel
centro a Milano, descritto sulle pagine de L’Espresso molto elegante ma con una
“bellezza di un mondo fin de siècle convinto di evitare, grazie all’estetica, la
catastrofe”, si decide di storicizzare il momento”un gruppo di scrittori, intellettuali,
editori, imprenditori, capitanati da Umberto Eco, viene immortalato con l’uso del più
postmoderno e più effimero e immateriale dei mezzi tecnici di produzione e
riproduzione delle immagini, con tablet e smartphone”.
E fin qui nulla di speciale, se non lo strumento digitale che permette di comunicare al
mondo intero con estrema facilità e duttilità l’evento. Un self communication che la
storia ci dirà l’esatta importanza.
Sono nel gruppo: Tahar Ben Jelloun, autore molto noto ai francofoni, Sandro
Veronesi e Edoardo Nesi, scrittori pratesi, Furio Colombo, Pietrangelo Buttafuoco,
Nuccio Ordine (autore del bestseller “L’utilità dell’inutile”, quasi 70 mila copie
vendute e traduzioni in numerose lingue) e altri, tra editor e manager (primo fra tutti
il veneziano-triestino Mario Andreose).
“La nostra identità, questo è il significato de “La nave di Teseo” - spiega Eugenio
Lio, invitato con Elisabetta Sgarbi dal Liceo Giorgione - si modifica nel tempo. Per
rimanere se stessi bisogna partire, lasciare la casa, rischiare, affrontare venti e marosi,
esplorare terre ignote, ma senza perdere la memoria di ciò che siamo. E per tornare
coi piedi per terra.”
“Non capisco certa stampa nei nostri riguardi che riporta dati, cifre e percentuali
assurdi e non veritieri, anzi impossibile verificarli se esatti” – veramente disgustato
che lo obbliga a controbattere punto per punto un pezzo di 24Ore.it che riportiamo in
nota.2
Il nuovo editore salpa con un capitale di cinque milioni di euro. “Gli azionisti pensano di arrivare a un pareggio di bilancio nel giro di tre anni. Nella
distribuzione dei libri possono contare sull’appoggio della rete delle librerie
Feltrinelli e delle Messaggerie (che fanno capo al gruppo Gems di Mauri e Spagnol).
Gli azionisti sono poi gli stessi autori,‘ma non è una cooperativa’, è un’impresa che
sarà gestita coi criteri di un sano capitalismo.
2 Cf. La nave di Teseo: una scommessa da 35% di fatturato (Sabato 28 novembre 2015,
24Ore.it) La scommessa sarà attirare dalla Rizzoli Libri, ormai in procinto di finire alla
Mondadori dopo il via libera dell’Antitrust, altri autori che guardano al modello della casa
editrice indipendente: anche se in questo caso a decidere sono spesso gli agenti e proprio la
Sgarbi non era popolarissima tra questi ultimi. Ma un 35% del fatturato Bompiani a cosa
corrisponde? Non sono certo numeri che possono far paura a Mondadori. L’intera area
Trade di Rizzoli fattura infatti 100 milioni di euro e di questi meno del 10 per cento deriva
da Bompiani: quindi più o meno 10 milioni con una quota di mercato di appena il 2%. A
livello di novità, inoltre, il programma editoriale di Bompiani è più o meno uguale a quello
del 2015. Il che significa che non sono previste perdite importanti nella vendita di libri,
malgrado l’uscita di numerosi autori della scuderia. Malgrado ciò la Nave di Teseo è pronta
a partire con quel 35% di possibile fatturato che in termini di numeri significa oltre 3
milioni di euro. Una base di partenza: riuscirà Davide a battere Golia?
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“Ognuno ha contribuito, a seconda delle proprie possibilità”, dice Eco, quasi a
sottolineare invece un aspetto morale e collettivistico dell’impresa. Si dice che la sua
quota sia di due milioni, ma il semiologo non conferma. Oltre agli scrittori e alla
stessa Sgarbi che per 25 anni ha lavorato in Bompiani e che ha diretto con un certo
successo la casa finita nella pancia del mostro Mondazzoli (Mondadori che si è
mangiata Rizzoli), tra gli azionisti c’è l’editore francese Jean Claude Fasquelle (ha
pubblicato Oltralpe le opere di Eco ma anche “Cyrano de Bergerac”, insomma è il
signore delle edizioni Grasset).
E poi tra i promotori c’è il finanziere Francesco Micheli (“ci ha affittato per la somma
simbolica di un euro l’anno, la sede di via Jacini a Milano” - afferma Eco). Un altro
20 per cento del capitale proviene “dalla società civile” (definizione di Elisabetta
Sgarbi). Tra gli scrittori stranieri che hanno aderito al progetto ci sono Hanif Kureishi
e Michael Cunningham, Susanna Tamaro e Mauro Covacich. Direttore generale ed
editoriale è ovviamente la stessa Sgarbi.3
La contrapposizione tra Marina Berlusconi ed Elisabetta Sgarbi Da quel che si legge sulla stampa quotidiana, l’incontro tra Marina Berlusconi ed
Elisabetta Sgarbi (regista, scrittrice e direttrice editoriale della Bompiani fino al 23
novembre) potrebbe essere una sequenza di un film sulla incomunicabilità, “magari
girato da Michelangelo Antonioni”.
Lei si è laureata in farmacia con specializzazione in farmacologia, ma a chi le ha
chiesto del perché di questa scelta a suo tempo ha risposto: “la chimica non mi
piaceva e tutto ciò che non mi piace io devo combatterlo”. Ecco: cos’è che non le è
piaciuto del colloquio e, più in generale, della linea che sta adottando il colosso
“Mondazzoli”?
Sembra paradossale, ma io con la Mondadori mi sono trovata benissimo. Ho avuto
attestazione di stima e hanno mostrato professionalità. Non conosco la linea
editoriale, industriale che adotterà la Mondadori. Non ho avuto il tempo. E non credo
che ancora l’abbiamo condivisa con i Direttori editoriali RCS. Il problema che ha
diviso la Mondadori e me è stata la Bompiani: per tenerla unita Mondadori avrebbe
dovuto tenere una maggioranza relativa, condividere la proprietà con imprenditori
non concorrenti. Era una via impervia, perché se io avessi il 100% della Bompiani,
non sono certa di sapere cosa farei. Certamente, però, invece di spezzarla a metà avrei
rinunciato a qualcosa. Ma è una posizione personale, che non ha importanza.
Soprattutto ora.
Qual è lo strano collante che vi dovrebbe tenere insieme? Il ruolo del Publisher.
Lo dico con una certa convinzione: io. Il Publisher deve avere questo ruolo.
Sono alle spalle da decenni le dispute su cultura alta e cultura bassa e sui consumi
culturali di massa ma non le sembra che scegliendo il nome della nuova casa editrice,
“La nave di Teseo”, appunto, abbiate compiuto una scelta rivolta a delle élites? E
come è nata l’idea di un nome così classico e così stravagante?
Un nome evoca. Poi un nome è anche una immagine. Un logo. Il nostro logo. L’idea
di Eco, nella metafora della nave di Téseo è una idea che non è importante che il
3 L’Espresso, Martedì 1 dicembre 2015.
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lettore abbia presente. È una idea guida per l’editore. È una figura che dice che
resiste, al di là dei cambiamenti, una idea di editoria. E poi parleranno i libri.
Uno sguardo ai giovani autori
La sua biografia dice che lei ha iniziato facendo il “lettore” per una piccola casa
editrice di Pordenone prima di passare alla Bompiani e alla sua direzione. Tra i
cinquantuno titoli che lei pensa di pubblicare entro il primo anno, ci saranno solo
quelli degli scrittori già noti o cercherà, cercherete, di facilitare anche l’accesso di
giovani scrittori e scrittrici al sistema editoriale?
Non penso sia una iniziativa originale. Fare gli editori è una aspirazione antica. Certo,
cercheremo scrittori nuovi. O anche antichi e dimenticati. Faremo il nostro lavoro e
gli autori che sono già con noi saranno le fondamenta su cui e con cui
costruire…Boris Pahor e anche Vittorio Sgarbi, assieme a Susanna Tamaro, Tahar
Ben Jelloun, Michael Cunningham, Hanif Kureishi, Pietrangelo Buttafuoco, Mauro
Covacich, Viola di Grado, Nuccio Ordine, Carmen Pellegrino e Lidia Ravera, uno dei
cinquantuno autori che la nuova casa editrice "La Nave di Teseo" stamperà nel 2016
a partire dal maggio prossimo.4
Quel marchio, Bompiani, rimane alla Mondazzoli. Non è stato proprio possibile
salvarlo?
Purtroppo no. Ma poi, vede, mi spiace lasciare le persone con cui ho condiviso questa
avventura in Bompiani.
Già Roberto Calasso si è ricomprato la sua Adelphi mentre Eco e altri autori saranno
anche soci della sua nuova casa editrice. Si sta andando verso una nuova forma di
editoria?
La storia di Calasso e di Adelphi è molto diversa. Ma quando Calasso in una
intervista, dopo l’annuncio che Adelphi sarebbe tornata a lui interamente o quasi, ha
4 Il Messaggero di Udine, 25 novembre 2015. Domenica mattina a Gorizia, alle 11.30, alla
libreria della casa editrice Leg. Vittorio Sgarbi presenta per i tipi della Leg, il libro ‘Arte e
Profezia’ assieme a Boris Pahor e alla stessa Tatjana Rojc. ‘Arte e profezia’ è un volume
che nasce dalla trascrizione dell’intervento che Sgarbi ha tenuto nel maggio del 2012
durante l'ottavo festival èStoria dedicato al tema ‘Profeti’. Sgarbi vi traccia un itinerario
artistico da Giotto a Andy Warhol, da Wiligelmo a Diego Velasquez, da Ercole de' Roberti a
Masaccio, a Pablo Picasso, alla funzione della fotografia. Sabato a Pordenone, per il premio
Cavallini, istituito dallo stesso Sgarbi nel 1996, per premiare all'ex convento di San
Francesco Jean Louis Georgelin, Marc Fumaroli, e il pianista iraniano Ramin Bahrami.
La Sgarbi sarà presente domenica 29 novembre alle 17.30 al Castello di Spessa proprio in
veste di direttore editoriale per la laudatio in onore della vincitrice del premio storico
letterario Emilio e Janja conti Auersperg, giunto alla seconda edizione.
Il premio, curato da Patrizia Cutrupi, nato per valorizzare libri inerenti “la scienza o la
storiografia o la letteratura slovena o del Friuli Venezia Giulia” è stato assegnato quest’anno
alla scrittrice e saggista Tatjana Rojc per la monografia pubblicata in Italia da Bompiani:
‘Boris Pahor. Cosí ho vissuto. Biografia di un secolo’.
L'edizione italiana dell’opera presenta, in aggiunta alla versione slovena, l’intervento
integrale di Boris Pahor per il film ‘Il viaggio della signorina Vila’ di Elisabetta Sgarbi.
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detto una cosa importante: la proprietà è una questione non da poco nello sviluppo di
una casa editrice.5
Chi esce e chi entra alla Bompiani: cresce il ruolo di Beatrice Masini
Dopo il discusso addio di Elisabetta Sgarbi, che insieme a un gruppo di soci ha
fondato “La nave di Teseo”, ci si chiede quale sarà il destino della Bompiani, che in
un colpo solo ha perso la sua guida, figure di riferimento nella casa editrice e,
soprattutto, non pochi autori di punta. Com’è noto, la direzione editoriale è stata
affidata ad interim a Massimo Turchetta. A quanto risulta il riferimento è
rappresentato da Beatrice Masini, scrittrice (di numerosi libri per ragazzi, pubblicati
anche all’estero, ma anche di romanzi per adulti, come ‘Tentativi di botanica degli
affetti’, Bompiani), traduttrice ed editor di esperienza (tra le altre cose, è stata
responsabile della narrativa straniera Rizzoli e da tempo collabora con la stessa
Bompiani). Dunque, Masini svolgerà un ruolo di consulenza editoriale non semplice in questa fase di
transizione. A proposito del destino di Bompiani, non va dimenticato che nei primi mesi del
2016 è atteso il responso dell’Antitrust sull’acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori,
con la formazione di un ‘colosso’ editoriale senza precedenti in Italia. Restando in tema
‘Mondazzoli’, come si legge sul sito dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato,
entro domani (2 dicembre, ndr) possono arrivare “osservazioni di terzi interessati che hanno
la possibilità di presentare eventuali osservazioni all’Autorità…”.6
[Ph. A.B.]
5 Cf. Elisabetta Sgarbi: Teseo” è un’idea guida per l’editore (Sabato 28 novembre 2015,
Intervista di Maurizio Boldrini per l’Unità.it) 6 Cf. Il Libraio, “Bompiani, dopo l’addio della Sgarbi cresce il ruolo di Beatrice
Masini” di Antonio Prudenzano, Domenica 1 Dicembre 2015.
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Il primo porto d’attracco della nave di
Teseo al Liceo Giorgione
Il primo porto d’attracco della nave di Teseo (pron.uncia:Téseo o Teséo) è il Liceo
Giorgione di Castelfranco Veneto: il capitano Elisabetta Sgarbi e il suo compagno
timoniere Eugenio Lio sono approdati il cinque dicembre alle ore 11,02, in una
giornata abbastanza soleggiata e frescolina. Venivano da Ro Ferrarese, a bordo di una
Ford blu familiare.
Li aspettava una marea di studenti e docenti, bramosi di ascoltarli della nuova
avventura editoriale intrapresa, anche se lo scopo era da tempo programmato per
vedere con lei una sintesi della “Trilogia del Delta del Po” (docu-film). Siccome ci fu
la nota scissione dalla Bompiani-Rcs a causa dell’acquisto del pacchetto azionario di
Rcs-Rizzoli Libri da parte della Mondadori Spa (“proposta di 127 milioni di euro”,
“presidente Marina Berlusconi”, “Mondazzoli al 48% del mercato nazionale”, ndr.),
l’occasione di sentire dalla fonte diretta qualche retroscena e smentita di tanta
cronaca spalmata sul web, fu in pratica molto gradita dal pubblico giovane. Un
incontro che si è trasformato in una specie di conferenza stampa, in cui gli ospiti
hanno accettato ben volentieri di giocare il ruolo di protagonisti dell’economia della
cultura. Le concentrazioni fanno bene o male in un mercato piccolo – quale è quello
editoriale in Italia per un problema linguistico, atomizzato e in declino? Non si
conoscono dati precisi dell’intero comparto che dovrebbero tener conto di tutto quello
che si riesce pubblicare in Italia anno per anno. Migliaia di piccole case editrici,
editori autonomi, a volte gli stessi autori, continuano e da anni “innondano” il
mercato con una distribuzione locale o al massimo provinciale. Sebbene ci sia l’onere
di depositare una scheda ISBN all’ufficio di Milano e minimo due copie del libro ad
una biblioteca provinciale stabilita dalla legge (cosiddetto deposito legale), nessuno
sa con esattezza l’ammontare dei titoli ed una loro scheda informativa. Siamo in
Italia. La ‘grande’ editoria è in poche mani che a sua volta controlla anche i mezzi di
comunicazione (Mediaset, Stampa, Tv, Gruppo Repubblica, Rcs-Corriere,
Caltagirone) e tutto il resto: premi, concorsi, progetti, distribuzione, promozione,
festival, fiere. Il sommerso è per modo dire il più sano, il meno corrotto.
“É la prima volta che entro in un liceo per confrontarmi con degli studenti” – esordì
Elisabetta, con un pizzico di emozione e forse un po’ imbarazzata. Ci furono ben
sette interventi di docenti prima di darle la parola, tanto era il sentimento comune di
averla “tra noi e con noi”. Accolta come una star per la campagna pubblicitaria messa
in atto dal team di FPA2000, il clima sembrava quello di una assemblea studentesca
superaffollata che da lì a poco ‘avrebbe occupato la scuola’. File di ragazzi in piedi a
vederla, anche per una sola ora. Tutti dentro a vederla.
Un cinque dicembre (San Giulio martire) che rimarrà nella storia di questo Liceo che
esiste come classi ginnasiali dai primi anni dell’800 sotto gli Austriaci, quando non
c’erano le Medie ma dopo le elementari, “i più bravi o facoltosi” potevano continuare
con “le classi ginnasiali” per poi trasferirsi a Treviso (in Seminario vescovile), a
Natur’Artis-17
Venezia (Collegio navale Morosini) o a Padova (al Collegio Barbarigo). Nel Veneto,
l’università patavina e i vescovi sono “di nomina asburgica”.
“La novità assoluta di iniziare da Castelfranco, patria di Giorgione, porterà fortuna
alla nave di Teseo, ne siamo convinti, come lo fu per il giovane Giuseppe Sarto
(futuro Papa Pio X-1903-1914) che frequentò le classi ginnasiali dal 1845-‘49. Poi a
Castelfranco, ricordiamolo, ci sono due opere di Giorgione: la Pala Costanzo e il
Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche” – aggiunge Miatello.
[Ph. A. B.]
Natur’Artis-18
Rosanna Bortolon, Roberto Melchiori, Eugenio Lio, Elisabetta Sgarbi, Mariagrazia Lizza,
Emanuela Negro, Daniela Turcato, Sara Ganeo, Angelo Miatello, Gianatonio Schiaffino,
Silvio D’Amicone, Vittorio Caracuta, Roberto Melchiori [Ph. Alcide Boaretto]
Natur’Artis-19
LA ROTTA DELLA NAVE Di TESEO
di ELISABETTA SGARBI
Una casa editrice non si fonda contro qualcuno. Se non altro perché le energie
da investire sono tali, che ogni dispersione è bandita.
La nave di Teseo non sarà la Bompiani, perché una Bompiani c’è già.
La nave di Teseo non sarà una Bompiani 2. Perché non sarà seconda e perché
sarà unica.
La nave di Teseo non è una cooperativa di autori. La loro presenza nella
costruzione del capitale è solo (ed è moltissimo) il segno tangibile che le case
editrici vivono degli e per gli autori.
La nave di Teseo non è una casa editrice di sinistra e di destra. É una casa
editrice.
La nave di Teseo non è la casa editrice di Umberto Eco e “della Sgarbi”. Essa è
amministrata da un consiglio di amministrazione in cui siedono, tra gli altri,
illustri rappresentanti dell’imprenditoria e della società civile, rappresentanti
degli autori e degli editori. Che guarderanno alla bontà delle proposte e alla
salute economica della casa editrice.
La nave di Teseo non è guidata da un consiglio di amministrazione. É guidata
da un Publisher.
La nave di Teseo non è primariamente una azienda. O meglio, lo è, ma
continuerà a chiamarsi e a pensarsi come casa editrice. E a definirsi tale.
La nave di Teseo non avrà preclusioni di generi letterari, né di forme letterarie.
La nave di Teseo non è una casa editrice radical chic. Saprà essere radical, però.
La nave di Teseo non si occuperà solo di libri. Parteciperà, idealmente, a “La
Milanesiana Letteratura Musica Cinema Scienza Arte Filosofia Teatro”.
La nave di Teseo non è una follia. La follia è di pochi, i soggetti coinvolti in
questa impresa sono molti e tutti, sinora, hanno dato segno di grande lucidità.
Alcuni di essi, come Messaggerie e Feltrinelli, che offrono i servizi di
distribuzione e promozione, includono centinaia di persone, tutte in pieno
possesso delle loro facoltà mentali.
La nave di Teseo, benché ancora tale mi sembri, non è un sogno: è una realtà
concreta, che inizierà le sue pubblicazioni nel mese di aprile 2016. E ho un po’
di nostalgia, già della Bompiani. Ma in fondo la nostalgia c’era già prima.
Quindi la addebito al mio carattere. Editore
La nave di teseo
@lanavediteseoed
Natur’Artis-20
Natur’Artis-21
LA TRILOGIA DEL DELTA DEL PO
Il pesce siluro è innocente: vi sono due consumati pescatori di anguille nella sacca
di Goro, una giovane donna e un dediti alla raccolta delle vongole e delle cozze; un
pescatore che alleva pesce dà spettacolo lungo i canali del fiume. Vite che si
svolgono lungo il Po, seguendone il ritmo e le stagioni, rispettose e timorose, amanti
del fiume. Qualcosa, però, è irrimediabilmente perduto.
Per soli uomini: tre uomini impegnati nell’allevamento del pesce resistono in un
angolo di mondo situato lungo il Po di Maistra, nell’estremo Delta del Po, in una
delle ultime valli da pesca.
Lungo il Po di Maistra, nell’estremo Delta del Po, in località Ca’ Pisani, in una delle
valli da pesca che il Fiume crea alla sua foce, vivono tre uomini dediti
all’allevamento del pesce: Gabriele, il capo; Claudio “Sgalambra”; Giorgio
“Bertinotti”. La valle è un mondo a sé, un ecosistema tenuto in vita dal movimento
interno dell’acqua e dalla vigilanza ossessiva di questi valligiani, dal loro moto
continuo, vaghi ma attenti camminatori del fiume.
Note di regia:
La vita dell’acqua è la pesca. La pesca è per eccellenza il luogo dove l’uomo trova la
vita. Questo avviene nel Delta del Po, dove il racconto della pesca è il senso stesso
del fiume e il fiume è il senso stesso della vita di quei pescatori che della propria
quotidianità fanno un assoluto.
Il pesce rosso dov'è?: è un atto politico, una denuncia da parte dei pescatori per la
scomparsa dei pesci, dovuta all’inquinamento e al fatto che siano state prese poche
precauzioni "dalle istituzioni". Uno dei personaggi è talmente esasperato da dubitare
della sopravvivenza del pesce rosso.
Interviste, testimonianze, una stupenda fotografia fanno del reportage un primo
approccio di cronaca che, arricchendoli di altre testimonianze del mondo letterario, dà
sfogo ad un sentimento di rivincita.
Ne “Il pesce rosso dov’è?” la regista Sgarbi ha coinvolto due noti autori, quali
Michael Cunningham e Richard Flanagan, che lei stessa così precisa:“Sono due star
assolute del mondo letterario, legate dal tema dell’acqua. Il romanzo più noto di
Cunningham, “Le ore”, ruota intorno alla figura di Virginia Woolf e al momento
della sua immersione suicida nelle acque del fiume Ouse; Flanagan, invece, ha
dedicato addirittura il suo primo romanzo, “Morte di una guida fluviale”, a questa
tematica. Per quanto lontani dal Po, ero affascinata dall’idea di due intellettuali che si
confrontano con un fiume mitico, che forse non è così diverso da quelli che
conoscono.”
Il lungometraggio di Sgarbi è una buona occasione per ribadire quanto sia importante
di salvaguardare l’eco-sistema del Delta del Po, dopo che l’Unesco ha dichiarato “il
Parco del delta del Po una riserva della biosfera di valore mondiale perché è luogo
speciale, dove si incontrano natura e cultura, in forme e modi affascinanti e unici.
Quel riconoscimento è un onore ma anche un impegno.
Natur’Artis-22
Il film di Elisabetta Sgarbi testimonia un amore speciale che lei, ferrarese, intrattiene
con il grande Delta, frontiera amica e nemica dove il fiume incontra il mare.
Lo sguardo di Elisabetta Sgarbi sugli uomini del Delta, sul loro lavoro, sulle loro
storie, ci consegna quei luoghi da un’altra angolazione. Il lavoro di Elisabetta Sgarbi
valorizza il Delta del Po per l’oggi e per il futuro”.
A parlare delle condizioni allarmanti in cui versa l’ecosistema del fiume è uno dei
pescatori protagonisti de “Il pesce rosso dov’è?”, domanda che sintetizza la
sparizione di molte specie di pesci: “La causa sono i comportamenti dell’uomo che
alterano l’ecosistema, il clima, senza prendere in considerazione le conseguenze. Si
usano molte parole ecosistema, biodiversità, ma al di là di queste non si fa nulla e le
specie continuano a sparire. L’unico modo per migliorare la situazione è provare a
modificare questa tendenza tramite la comunicazione. Certo, ci vuole anche chi
percepisca il messaggio ma la comunicazione è una scienza e dovrebbe essere capace
di modificarne i modelli culturali ed educativi”.
DUE
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BIOGRAFIE Di Elisabetta Sgarbi
Già direttore editoriale della casa editrice Bompiani, dal 23 novembre 2015 è
publisher de La nave di Téseo. Ha curato la pubblicazione di ressurga da la tumba di
Pietro Andrea de’ Bassi (1986), del frasario essen
) di Ennio Flaiano (con Vanni Scheiwiller, 1986) e degli scritti dispersi di
Savinio (1989).
Nel 1999 esordisce alla regia.
Nel novembre del 2000 il suo cortometraggio This is my chocky Message partecipa
al London Film Festival.
Nel 2002 realizza la notte che si sposta – Gianfranco ferroni, selezionato alla 59.
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
– Antonio Stagnoli, presentato alla
60. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Il suo primo lungometraggio, prodotto da Betty Wrong e Istituto Luce, notte senza
fine. Amore, tradimento, incesto, tratto dai testi di Amin Maalouf, Tahar Ben Jelloun,
Hanif Kureishi, interpretato da Galatea Ranzi, Toni Servillo, Laura Morante e Anna
Bonaiuto, viene presentato in concorso al Torino Film Festival.
, la luce della ragione, con un testo di Vittorio Sgarbi.
Nel 2006 realizza Apparizioni – Mathias Gru
, selezionato alla 59° edizione del
Festival del Film Locarno, pubblicato con il volume la bicicletta incantata di Diego
Marani.
Nel 2007 gira le nozze nascoste o la Primavera di Sandro Botticelli, pubblicato con il
testo di Giovanni Reale. Nello stesso anno il pianto della statua, un film sui compianti
in terracotta in Emilia-Romagna, con le musiche di Franco Battiato e Roberto
Cacciapaglia, partecipa al Festival del Film Locarno.
Nel 2008 dirige non chiederci la parola – il Gran teatro montano del sacro Monte di
Varallo.
Nel 2009 lavora a l’ultima salita. la Via crucis di beniamino simoni, presentato alla
61° edizione del Festival del Film Locarno, e la stanza della
66. Mostra Internazionale del Cinema
di Venezia.
Nel 2010 realizza, per Rai Cinema, un film-inchiesta sulla cultura italiana, se hai una
montagna di neve tienila all’ombra, che viene presentato alla 67. Mostra
internazionale del Cinema di Venezia. Sempre a Venezia, nell’ambito della 68a
edizione della Mostra del Cinema, presenta nel 2011 l’inchiesta sul tema
dell’avanguardia intitolata Quiproquo, con le interviste di Eugenio Lio a intellettuali,
artisti e altri italiani, e il corto Prove per un naufragio della Parola con Fabrizio
Gifuni e Sonia Bergamasco, tratto da un testo di Edoardo Nesi.
: il viaggio della signorina Vila,
presentato in concorso nell’ambito della VII edizione del Roma Film Festival, e
Trieste la contesa, realizzato per Rai Storia.
Natur’Artis-24
Nel 2013 ha realizzato due film ambient
Artistico, il festival La Milanesiana Letteratura Musica Cinema Scienza Arte
Filosofia e Teatro.
www.elisabettasgarbi.it
Regista. Scrittrice. Animatrice della Milanesiana (settimana estiva di
spettacoli, incontri, dibattiti). Sorella di Vittorio. “Come mio fratello,
non distinguo i momenti di ozio da quelli di lavoro”.
• Figlia di farmacisti, è laureata in Farmacia, specializzazione in Farmacologia: “La chimica
non mi piaceva e tutto ciò che non mi piace io devo combatterlo. Uno scrittore di cui ho
molto amato i libri, Gian Antonio Cibotto, mi segnalò a una casa editrice, la Studio tesi di
Pordenone, per la quale cominciai a fare il lettore. Non per molto. Incontrai Mario Andreose
che mi chiese se volevo entrare alla Bompiani come ufficio stampa. Ci misi pochi giorni per
capire che quel lavoro non corrispondeva alle mie attitudini. Ruotare attorno a un libro
dall’esterno per pura promozione non aveva a che fare con l’idea che mi ero fatta del mio
lavoro in casa editrice. Allora tanto valeva che restassi in farmacia, che in fondo era un
lavoro più nobile, servire la gente malata. Dopo un po’ abbandonai il ruolo di capo ufficio
stampa per entrare in redazione” (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti).
• Molto discussa la scelta di pubblicare I diari di Mussolini messi in circolazione da
Marcello Dell’Utri. Mimmo Franzinelli: “L’agenda del 1939 pubblicata da Bompiani è
apocrifa: un’accozzaglia di anacronismi, di errori fattuali, di estesi plagi, di affermazioni
contraddette da fonti d’epoca. Una bufala colossale” [Simonetta Fiori, Rep 6/4/2011].
Franzinelli, dopo una lunga indagine, ha raccolto i risultati in un meticoloso dossier di quasi
trecento pagine: Autopsia di un falso (Bollati Boringhieri 2011). Sgarbi dal canto suo non
ha mai voluto affermare che fossero autentici: “Se volessi dimostrare che i diari sono veri,
assumerei una posizione sbagliata. Non mi arrogo il diritto di farlo, non è il mio compito,
ma credo che sia mio dovere offrire un documento di estremo interesse ai lettori che saranno
spinti ad approfondire l’argomento” [Malcom Pagani, Fat 27/7/2010].
• Molto attiva negli ultimi anni anche nella realizzazione di lavori cinematografici, film e
docu-film, di soggetto artistico: tra gli altri, Apparizioni – Matthias Grünewald, saggio
visuale sulla pala di Isenheim del pittore tedesco del XVI secolo, Il pianto della statua, sui
compianti in terracotta del Quattro e Cinquecento dell’Emilia Romagna (presentato nel
2007 al Festival di Locarno) ecc.
• “Tra me e Vittorio c’è un forte sodalizio emotivo e intellettuale. Certo ognuno
percorre la propria strada” (da un’intervista di Stella Pende).
Giorgio Dell’Arti
*http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=SGARBI+Elisabetta
La storia raccontata di Giorgio Dell'Art
Catalogo dei viventi 2015 (in preparazione)
Natur’Artis-25
FILMOGRAFIA di ELISABETTA SGARBI
https://fpa2000.wordpress.com/2015/11/25/la-filmografia-di-elisabetta-sgarbi-per-
capire-la-sua-poetica/
Betty Wrong
http://www.bettywrong.com
Filmografia
Documentari 2015:
COLPA DI COMUNISMO di Elisabetta Sgarbi
IL PESCE ROSSO
DOV’E’?
Film 2015:
DUE VOLTE DELTA di Elisabetta Sgarbi
Film 2014:
RACCONTI D’AMORE
di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2013:
QUANDO I TEDESCHI
NON SAPEVANO
NUOTARE di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2012:
IL VIAGGIO DELLA SIGNORINA VILA di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2011:
QUIPROQUO di Elisabetta Sgarbi
Corti 2011:
PROVE PER UN NAUFRAGIO DELLA PAROLA di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2010:
SE HAI UNA MONTAGNA DI NEVE, TIENILA ALL’OMBRA di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2009:
DESERTO ROSA – LUIGI GHIRRI di Elisabetta Sgarbi
L’ ULTIMA SALITA – LA VIA CRUCIS DI BENIAMINO SIMONI A CERVENO
di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2008:
NON CHIEDERCI LA PAROLA di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2007:
IL PIANTO DELLA STATUA di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2006:
DOVE IL MARMO E’ ZUCCHERO di Elisabetta Sgarbi
Film 2004:
NOTTE SENZA FINE di Elisabetta Sgarbi
Documentari 2003:
LA CONVERSAZIONE AMOROSA di Elisabetta Sgarbi
NOTTE CHE SI SPOSTA, LA – GIANFRANCO FERRONI di Elisabetta Sgarbi
QUANDO COMINCIA LA NOTTE di Elisabetta Sgarbi
Corti 2001: THIS IS MY CHOCKY MESSAGE di Elisabetta Sgarbi, Paolo Mosca
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CRONACA (Regionale a cura di Angelo Miatello, Claudio Malvestio, Daniele Pauletto)
IL DELTA DEL PO È NELLA LISTA MONDIALE UNESCO (BIOSFERA),
APPARTIENE A DUE REGIONI:
VENETO E EMILIA ROMAGNA.
MAB MAN BIOSPHERE AND PROGRAMME
Il Veneto dispone di sei Parchi Regionali statutari:
- Parco Civiltà delle Rogge
- Parco regionale dei Colli Euganei
- Parco naturale regionale della Lessinia
- Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo
- Parco regionale del Delta del Po (Veneto)
- Parco naturale regionale del Fiume Sile
PARCO DEL DELTA DEL PO NELLA RETE MONDIALE DELL’UNESCO
MAB MAN AND BIOSPHERE
(Fpa2000, 21 marzo 2015) “Quella che si può oramai considerare una certezza,
e cioè che il Parco del Delta del Po entrerà a far parte della Rete Mondiale delle
Riserve della Biosfera del Programma Mab/Unesco, non è solo una buona notizia, ma
anche la conferma che quando si fanno le cose per bene, il risultato arriva”. Lo
sottolinea l’Assessore ai parchi della Regione del Veneto Franco Manzato, informato
ufficialmente del buon esito di un’iniziativa “alla quale – dice- tenevamo molto e alla
quale abbiamo lavorato con convinzione e concretezza”. “L’Advisory Committee
dell’Unesco – rileva Manzato – ha ad esempio particolarmente apprezzato il lavoro
svolto per definire un sistema di governance così complesso e partecipativo, che era
uno degli aspetti più delicati dell’intera operazione”.
“Una zona umida di pregio internazionale che di certo non ha nulla da invidiare alla
più famosa Camargue francese – aggiunge Manzato – avrà un riconoscimento che di
certo non è solo formale, perché non può di certo sfuggire la valenza ambientale,
turistica e promozionale di un così prestigioso riconoscimento”.
“Per il Polesine – conclude Manzato – si apre una nuova straordinaria occasione per
mettere rispettosamente a frutto, anche per lo sviluppo economico, un patrimonio
naturalistico con pochi eguali al mondo”.
PARCO DEL DELTA DEL PO NELLA RETE MONDIALE DELL’UNESCO
MAB MAN AND BIOSPHERE
(Fpa2000, 12 agosto 2015) La Giunta regionale del Veneto, su proposta
dell’assessore al territorio e cultura, Cristiano Corazzari, di concerto con il collega
Federico Caner, ha approvato, nell’ambito della Strategia Nazionale per la
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Biodiversità e il Turismo sostenibile, il Progetto “Turismo slow nelle aree protette a
parco”, cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare, che prevede la realizzazione di materiale promozionale e illustrativo e di
iniziative finalizzate alla valorizzazione delle caratteristiche naturali, ambientali e
paesaggistiche di tre Parchi del Veneto: Delta del Po, Colli Euganei e Dolomiti
d’Ampezzo. In concreto, è prevista la creazione e distribuzione attraverso diversi
canali di una brochure in più lingue, che verrà stampata e resa disponibile anche on
line, per promuovere l’offerta turistica delle tre aree a parco, con la descrizione delle
relative escursioni in bicicletta. Il cicloturismo nelle aree protette sarà promosso
anche in occasione dell’Expo e una parte del budget sarà destinata a educational e
visite degli operatori.
“Negli ultimi anni – spiega Corazzari – si sta registrando un trend di crescita delle
presenze turistiche ed escursionistiche nei parchi. Appare utile e opportuna, quindi,
un’azione finalizzata alla divulgazione del sistema delle Aree protette nel territorio
per aumentare le loro potenzialità in termini di turismo sostenibile, un turismo che
permetta di conoscere il territorio, di coglierne le peculiarità ambientali, di scoprire le
tradizioni e le abitudini della gente locale”.
Il piano finanziario prevede il contributo di 47 mila euro da parte del Ministero
dell’Ambiente, di 20 mila euro da parte della Regione e di 33 mila euro da Parte dei
tre Enti Parco interessati, per una somma complessiva 100 mila euro.
“Il progetto è stato apprezzato dal Ministero – sottolinea l’assessore regionale – in
quanto le tre zone del Veneto individuate coniugano due aspetti molto importanti del
turismo sostenibile, le aree a parco e le escursioni cicloturistiche riconosciute e
segnalate dalla Regione. I tre Parchi, infatti, sono attraversati da interessanti percorsi
cicloturistici: quello del Delta del Po dalla ciclovia Anello della Donzella, quello dei
Colli Euganei dalla ciclovia Anello dei Colli, quello delle Dolomiti d’Ampezzo dalla
Lunga via delle Dolomiti. Tre itinerari bike frequentati da numerosi cicloturisti che
uniscono lo svago e il turismo attivo con la natura, il paesaggio e le peculiarità di tre
aree uniche e differenti fra di loro”.
PRESENTATO CONGRESSO SULLE SPECIE MIGRATRICI. IL DELTA DEL
PO SI CANDIDA A OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
(Fpa2000, 25 settembre 2015) E’ stato presentato a Venezia nella sede del
Consiglio Regionale l’appuntamento scientifico internazionale in programma nel
Delta del Po, nel corso del quale, per tre giorni, si confronteranno i massimi esperti a
livello mondiale di specie migratrici. Nel corso della manifestazione, che si svolgerà
dal 28 al 30 settembre sull’Isola di Albarella a Rosolina (Rovigo), è prevista anche la
redazione di un documento di indirizzo per la tutela delle aree protette e per il
monitoraggio dei sistemi di conservazione delle popolazioni di animali migratori.
Sono intervenuti alla presentazione l’assessore regionale ai parchi Cristiano
Corazzari, il commissario dell’Ente Parco Delta del Po Mauro Giovanni Viti e
Fernando Spina in rappresentanza dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la
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Ricerca Ambientale) e del CSM (Convenzione sulle Specie Migratrici). Ha portato il
saluto a nome del consiglio regionale il presidente Roberto Ciambietti. Con questa
iniziativa, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e organizzata con la
collaborazione della Regione del Veneto, dell’ufficio Unesco di Venezia, del Parco
regionale Delta del Po, della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo,
l’area del Delta del Po si candida a Osservatorio internazionale delle politiche di
conservazione e connettività delle specie migratrici.
L’assessore Corazzari ha evidenziato che si tratta di un evento mondiale che per la
prima volta si svolge in Italia. “Per il Veneto e per il Delta veneto – ha detto – è una
occasione straordinaria che mette al centro il nostro territorio, e dimostrare che è
possibile sviluppare e concertare con altri enti politiche che siano sostenibili per il
territorio”.
“Da questo incontro – ha aggiunto – possono essere perfezionati tutti gli strumenti
fondamentali di attuazione degli obiettivi di tutela delle biodiversità. Il mantenimento
o il ripristino in uno stato di conservazione degli habitat naturali e delle specie di
fauna e flora selvatiche di interesse comunitario, contemperando le esigenze della
tutela con quello dello sviluppo economico, sociale e culturale, nel rispetto del
principio di sostenibilità ambientale, sono un obiettivo della Regione per tutto il
territorio veneto, ma lo sono anche a livello nazionale ed internazionale”.
Corazzari ha, tra l’altro, messo l’accento sulle opportunità di sviluppo. “La situazione
che si è creata e che si tra creando nel Delta – ha detto – ci permette infatti di pensare
per il futuro allo sviluppo di un “ecoturismo” in un territorio unico nel suo genere,
con caratteristiche che superano anche la Camargue o altri delta”.
La presentazione delle tre giornate è stata anche l’occasione per ricordare alla parte
emiliana del delta padano la pericolosità delle trivellazioni e per invitare ad impedire
questo pericolosissimo sfruttamento del sottosuolo. “Alla luce dell’inserimento del
Parco del Delta del Po tra le aree italiane riconosciute dall’Unesco come ‘riserva
della biosfera’ – ha concluso Corazzari – abbiamo ancora di più il dovere di tutelare il
patrimonio ambientale, culturale ed economico rappresentato dal nostro mare”.
AMBIENTE. CON VOTO UNANIME CONSIGLIO RIBADISCE IL NO A
ESTRAZIONE IDROCARBURI NEL DELTA DEL PO
(Fpa2000, 20 ottobre 2015) Con voto unanime il Consiglio regionale ha
approvato il Progetto di Legge presentato dal Consigliere del PD, Graziano Azzalin,
che va a modificare l’articolo 30 della legge istitutiva del Parco del Delta del Po in
modo da rendere impossibile la ricerca con ogni mezzo di idrocarburi nei Comuni
compresi nell’area del Parco del Delta del Po, impedendo di fatto ogni possibile
tentativo di sfruttamento. Dopo averla già presentata durante la scorsa legislatura,
raccogliendo sostegni trasversali, ma non riuscendo a farla approvare per il “blocco”
imposto dalle incombenti elezioni, il consigliere Azzalin l’ha riproposta come suo
primo atto della nuova legislatura.
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La ratio della norma di impedire ogni tipo di ricerca e di estrazione di idrocarburi
nell’area del Delta del Po era già chiara, ma la sentenza del Tar, che ha accolto il
ricorso della Northsun e abrogato la delibera con la quale la Regione non concedeva
il permesso di ricerca, ha reso necessaria una precisazione e quindi, al posto del
comma che recita ‘è vietata la realizzazione di pozzi e impianti per la ricerca e
l’estrazione di idrocarburi nel sottosuolo’ con questo modifica si inserisce la dizione
‘non sono rilasciati permessi di ricerca di idrocarburi, autorizzazioni per
l’estrazione di idrocarburi’. “In questo modo – ha sottolineato Azzalin – sarà
possibile evitare ogni tipo di fraintendimento semantico e ribadire una chiara volontà
manifestata a più riprese da parte della Regione Veneto, a cominciare dal presidente
Zaia, che su questo ha una posizione di totale chiusura che ci vede incrollabilmente
d’accordo”.
L’APPENINO TOSCO EMILIANO, IL PARCO DEL DELTA DEL PO E LE
ALPI LEDRENSI E JUDICARIA NELLA LISTA UNESCO MAB “MAN AND
BIOSPHERE
(Fpa2000, 14 giugno 2015) “L’Appenino Tosco Emiliano, il Parco del Delta
del Po e le Alpi Ledrensi e Judicaria entrano da oggi a pieno titolo nella rete
mondiale dell’Unesco MAB “Man and Biosphere” . “Nell’anno dell’esposizione
universale di Milano l’Italia dimostra di saper valorizzare e promuovere le sue
eccellenze anche a livello internazionale” ha dichiarato il sottosegretario di Stato
Barbara Degani, intervenendo al 27mo consiglio internazionale di coordinamento del
Mab Unesco in corso a Parigi. Si tratta di un importante riconoscimento per l ‘Italia
oltre che per l’ambiente, la cultura l’agricoltura e le produzioni enogastronomiche di
altissima qualità che rappresentano la ricchezza del Paese di questi nostri territori.
“Le Riserve della Biosfera sono realtà uniche nel loro genere: non solo siti naturali
che conservano e promuovono la biodiversità, ma anche modelli di gestione del
territorio e di sviluppo sostenibile, nonché piattaforme che attuano collaborazioni a
livello regionale e globale. Le riserve di biosfera dimostrano che produrre ricchezza
rispettando gli ecosistemi é possibile: é questo un messaggio di speranza per lo
sviluppo, l’occupazione e il futuro delle giovani generazioni, attualizzazione della
green economy”, ha concluso il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Barbara
Degani.
Approfondimenti: https://fpa2000.wordpress.com/
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SCHIAVONE
UN MAESTRO DEL RINASCIMENTO POCO CONOSCIUTO
CE LO SPIEGA ENRICO MARIA DAL POZZOLO
Andrea Meldola detto lo Schiavone (Zara, 1510 C. – Venezia,1563), amato
dall’Aretino, snobbato dal Vasari, gli viene riconosciuto oggi un ruolo centrale
nella pittura del secolo d’oro della Serenissima
(Venerdì 27 novembre 2015, intervista di A. Miatello, foto di C. Malvestio)
Ci può introdurre prof. Dal Pozzolo su questo artista, poco ricordato dai
manuali di storia? Nello straordinario scenario della pittura rinascimentale veneziana, in quel concerto
polifonico che vedeva eccezionali personalità primeggiare in laguna, e da qui in
Europa, la figura e il “suono” di Andrea Meldola detto Schiavone (Zara, 1510 c. –
Venezia, 1563) s’imposero fin da subito come novità dirompenti, scardinanti e in
certo modo enigmatiche. Dopo poco che arrivò, attorno al 1535, spaccò l’opinione
pubblica e divise la critica: chi come l‘Aretino lo stimava e gli era amico, chi come il
Pino non nascondeva il suo disprezzo.
Un artista dunque “fuori dal coro” che si apre al Museo Correr a Venezia, dal
28 novembre 2015 al 10 aprile 2016, da lei diretta assieme al prof. Lionello
Puppi.
Abbiamo concepito un allestimento con oltre 140 tra dipinti, disegni e stampe, più un
ricco nucleo di libri e documenti storici spesso dalle prestigiosissime provenienze.
Per la prima volta sono riuniti oltre 80 lavori di Andrea Meldola detto Schiavone –
dipinti, disegni, incisioni – la maggior parte dei quali mai esposti in una mostra e
prestati, tra l’altro, dalla Royal Collection di Elisabetta II, dal Kunsthistoriches
Museum e dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan Museum of Art di New York,
dall’Accademia Croata di Scienze e Arti di Zagabria, dalla Gemälde Galerie di
Dresda, dal Musée du Louvre di Parigi e dal British Museum di Londra; per la prima
volta, oltre ad alcuni inediti, si potranno vedere insieme i capisaldi dell’opera
pittorica di Schiavone e con essi importanti dipinti di confronto dei maggiori artisti
del tempo, punto di riferimento per il dalmata e con cui egli ebbe contatti o rapporti
di “dare” e “avere”.
Dunque, questo insegna che una mostra, al di là dei suoi costi fissi, sviluppa
relazioni internazionali, oltre ad essere un buon veicolo d’immagine e
catalizzatore turistico. Senza trascurare il lato principale della ricerca che punta
sempre ad una più approfondita conoscenza dell’ingente patrimonio veneto.
Troppo materico chi oggi ragiona in funzione “mostra=ricavi immediati” come
se fosse una sagra da pro loco…
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Ci riferiamo alle troppe energie spese malamente da certe istituzioni comunali
che hanno il sapore della sagra e non dell’arricchimento culturale che è invece
alla base di uno sviluppo federalista autonomista. Una coscienza che può
formarsi solo col sapere chi c’era prima di noi.
Prof. Dal Pozzolo ci può indicare qualche capolavoro in mostra?
Ci sono principalmente i capolavori del suo maestro ideale Parmigianino, la grande
“Madonna di San Zaccaria” prestata dagli Uffizi, del suo compagno di scorribande
giovanili, Jacopo Tintoretto, di Tiziano con la “Madonna Aldobrandini” dalla
National Gallery di Londra e ancora Vasari, Salviati, Bordon, Bassano, Polidoro da
Lanciano, Lambert Sustris: tutte presenze importanti per Schiavone e per lo
straordinario concerto dell’arte veneziana nell’età del Manierismo.
Come mai lo Schiavone passa in secondo piano? Schiavone inventa uno stile sintetico nuovo, di tocco e a tratti quasi ‘informale’,
tuttavia la sua biografia non è ancora del tutto precisa: la formazione tra Zara
(Croazia), l’Italia Centrale (Bologna? Firenze? Roma?) e la meta finale, Venezia. Ha
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una bottega molto avviata per le decorazioni di numerose Chiese e tante repliche
antiche di sue ideazioni attestano la fortuna delle sue invenzioni. I suoi dipinti,
disegni e incisioni impreziosiscono le dimore dei maggiori patrizi veneziani e
finiscono poi nelle grandi collezioni reali europee.
Fu Vasari a condizionare le biografie successive, definendo Schiavone esponente di
“una certa pratica che s’usa a Vinezia, di macchie o vero bozze, senza esser finita
punto”. Vasari lo criticò, eppure, ancor prima di recarsi a Venezia nel ’41, gli
commissionò la rappresentazione di una “Battaglia di Tunisi” per Ottaviano de’
Medici. Interessante è l’accostamento con il “San Girolamo” che Vasari dipinse per
Ottaviano l’anno successivo, ora a Palazzo Pitti ed esposto a Venezia in questa
occasione, pare “l’esatto contrario della proposta linguistica che Schiavone andava
diffondendo” in quegli anni.
Chi difese lo Schiavone?
Contro i commenti vasariani e in difesa di Schiavone – che addirittura viene posto da
Giulio Cesare Gigli in apertura del corteo “De’ Veneziani” che seguono il carro della
“Pittura Trionfante” (1615) – furono in molti a scagliarsi: grandi pittori come
Annibale Carracci ed El Greco, e critici in testa ai quali Marco Boschini –
rispondendo a Vasari – scrisse: “O machie senza machia, anzi spendori/che luse più
de qual se sia lumiera”!
In altre parole, ci vuole spiegare meglio?
Era la “furia Dalmatina”, dal pennello veloce come una freccia. Una forza della
natura.
E se già Ridolfi, nelle “Meraviglie dell’Arte” (1648), ricordava che Jacopo Tintoretto
era solito ripetere “ch’era degno di riprensione quel Pittore. Che non tenesse in casa
sua un quadro d’Andrea”, qualche anno più tardi Boschini precisa – su fonte diretta
del figlio Domenico – che Tintoretto addirittura “teneva avanti di sé, come
esemplare, un quadro di questo Auttore per impressionarsi di quel gran Carattere di
Colorito, così forzuto e punto”.
Certamente l’influenza di Schiavone su Jacopo Robusti e gli indizi di una loro
frequentazione non episodica sono ormai accertati (non per nulla in passato furono
parecchie le confusioni attributive tra i due), così com’è condiviso dalla critica che il
pittore dalmata sia stato il principale diffusore del Parmigianino in area Veneta.
La grafica ha un posto importante in questa mostra al Correr.
Si ad esempio, i disegni pittorici del Meldola impressionano per qualità e freschezza,
ma anche nelle incisioni Andrea raggiunge vertici assoluti, dimostrando una vera
passione che manterrà per tutta la vita (quasi maniacale per le numerose varianti, i
ritocchi, la ricerca della precisione), sviluppando la sua ricerca di pari passo a quella
pittorica, utilizzando in modo straordinario la puntasecca insieme al bulino e
realizzando circa 150 soggetti declinati in più varianti di stato.
La grafica di Schiavone, oltre a Parmigianino, egli trae spunti da molti artisti veneti e
del Centro Italia, costituisce senza dubbio un momento capitale nella storia del
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disegno veneziano e del Rinascimento lagunare. Tra tutte segnalo il “Ratto di Elena”:
incisione prestata dal British Museum insieme ad altri 13 importanti lavori
dell’artista, unica opera di Schiavone firmata e datata, 1547 (la sola data certa nella
biografia del pittore insieme a quella della morte), e in certo senso “manifesto” della
consapevolezza dell’artista di attingere e “copiare” dai grandi ma di saper rileggere e
trasformare.
Il mito del Rinascimento veneziano trova dunque un altro grande protagonista, che in
Laguna porta una pittura nuova e audace, fatta di colore, luce e movimento; una
pittura a tratti “informale”, che sorprenderà Tiziano, anticiperà Rembrandt e intuirà
alcune scoperte della più alta pittura del Novecento.
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VENEZIA NELL’ETÀ DI ANDREA SCHIAVONE
GINO BENZONI
Ci fu – così Giulio Cesare Gigli in La pittura trionfante (Venezia 1615) – un
pittore “che d’Iliria sen venne”, sicché “fu detto lo Schiavon, benché sempre ad Adria
visse”, quivi, nella città dell’Adriatico, a Venezia valentissimo a “por giù colori e
tinte”, ma non altrettanto nei “muscoli, e contorni”.
Senz’altro – a riassumere le valutazioni della critica – il più grande pittore dalmata
del 500, nella Venezia di Tiziano e del primo Tintoretto e del primo Veronese, per
forza di cose resta in secondo piano, in ogni caso contraddistinto da un
parmigianinismo spinto (più frutto d’autodidassi, par di capire, che d’un qualche
apprendistato formativo;
un’adesione consapevole di testa più che ripresa devota suggerita da un improbabile
alunnato), connotato da un “pennello” dalla guizzante arditezza, da un’imperiosa
“furia” coloristica, da “resoluta pratica e maniera” di sé “fiera”, convinta.
Nato, con tutta probabilità, a Zara sul 1510, da Simone, contestabile per conto della
Serenissima, Andrea Meldola fu detto lo Schiavone. Un cognome dal sentore
toponomastico; originari i suoi di Meldola, nel forlivese. E congetturabile che il
padre, nel fugace dominio veneto – cui si deve il ponte sul Ronco – della cittadina dal
1503 al 1509, forse perché in qualche modo già al servizio di Venezia, abbia preferito
proseguirlo altrove che rimanere quando la cittadina natia passa alla Chiesa che la
destina a feudo. Non fosse stato così magari è a Roma che il figlio Andrea avrebbe
collocato le proprie aspirazioni artistiche. Scontato, invece, che dalla Dalmazia
suddita della Serenissima sia stato calamitato da Venezia (fig. 1). V’arriva sulle
soglie degli anni quaranta, fissandovi la sua residenza definitiva. E, il 22 maggio
1563, “Andrea pitor fiol del cuondam Simone”, detta le sue volontà al notaio
Girolamo Parto e, di là a qualche mese, muore, nella propria casa in “contrata Sancta
Marina” l’1 dicembre 1563 di “mal de mazuco”, ossia, par di capire, di mal di testa,
febbre alta, catarro, comunque, per dirla con Sanudo d’una “egritudine molto
cattiva”, d’un “morbo contagioso” caratterizzato da un malessere stremante, da una
forte cefalgia, da violente febbri catarrali.
Pressoché esclusivamente veneziana – salvo qualcosa a Belluno, salvo qualcosa nel
castello, non lungi da Susegana, dei conti di Collalto e di San Salvatore – la
destinazione della sua operosità riscontrabile in varie chiese – da quella dei Carmini
a quella di San Sebastiano, a quella di San Giacomo dall’Orio – nonché nella
sansoviniana Libreria di San Marco, ove i suoi interventi – stando a un paio
d’acconti, uno di 20 ducati, l’altro di 40, uno del 29 settembre 1556, l’altro del 10
febbraio 1557
– sono databili con più precisione di quanto non sia possibile in altri casi. Ad ogni
modo Schiavone è artista ricercato dalla committenza ecclesiastica, e, come tale,
pittore sacro per più edifici di culto.
E, nel suo attivarsi per la Libreria, si dà l’una tantum della committenza pubblica, di
Stato.
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Quanto al fatto che lo convochino i Collalto – di spicco tra i domini locorum, tra i
piccoli principi godenti d’esenzioni, privilegi, diritti riconosciuti, insediati in uno
staterello nel trevigiano, il quale, coll’esercizio del merum et mixtum imperium cum
potestate gladii, di fatto è sottratto al diretto dominio della Repubblica –, da un lato
attesta il suo prestigio, dall’altro induce a supporre in lui una disponibilità a moderati
compensi. In ogni caso, non è da escludere abbia contattato Schiavone proprio
Collaltino di Collalto – il grande e infelice amore di Gaspara Stampa – che a Venezia
dispone d’una signorile dimora, ove è ambientato il dialogo, nel quale è il
personaggio principale, Il nobile.
Ragionamenti di nobiltà… (Firenze 1548) il cui autore, sempre che il frontespizio
non sia mendace, sarebbe il nobile friulano Matteo della Fratta e Montalbano. Nobili
di terraferma tanto i Collalto quanto i della Fratta e Montalbano.
(cf. Catalogo della mostra “Schiavone. Tra Parmigianino, Tintoretto e Tiziano.
Splendori del Rinascimento a Venezia, 24ORE Cultura, 2015)
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SULLE ORIGINI DEL LICEO GINNASIO GIORGIONE
“Bepi Sarto fu promosso al suddiaconato, a Treviso, il 19 settembre 1857, con il
patrimonio erariale di cento fiorini (pari trecento lire austriache di allora). L’anno dopo
gli fu conferito il diaconato” (Cf. Fernando da Riese, Pio X, p. 13 ss.).
Il padre poteva contare di una salda amicizia con Giovanni Battista Finazzi, esattore
delle imposte del distretto castellano, con il parroco don Tito Fusarini e il cappellano
don Pietro Jacuzzi.
“Ogni semestre (1845-49), il Sarto, come studente esterno, andava a presentarsi agli
esami del seminario vescovile di Treviso (…) l’unico istituto regio e imperiale di tutta
la diocesi trevigiana. Il Sarto vi si presentò in tutti gli otto semestri delle sue quattro
classi ginnasiali…fu il primo con il giudizio cum eminentia” (Ferdinando da Riese).7
7 *Cf. "Speciale Centenario Papa Pio X: 1914-2014" a cura di A. Miatello, G. Sparisi D.
Trovato, Ettore Beggiato, tre volumi, CCS@RTO 2013-2014 (Foto: Lapide in onore a Pio X, 1904, chiostro San Giacomo, Castelfranco)
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Con la Pala di Giorgione [1501, Duomo di Castelfranco,
Cappella Costanzo]
chiudiamo questo libretto dedicato a Elisabetta Sgarbi
che ha accettato di venire al Liceo Giorgione,
primo porto d’attracco con la ‘loro’ nave di Teseo.
Un grazie sincero lo rivolgiamo alla Direzione amministrativa, scolastica, al
Personale ATA, agli Amici del Liceo Giorgione e a tutti coloro che ci hanno
incoraggiato in questa nostra ennesima avventura culturale.
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[Ph. A. B.]
Roma: la foto Di ALCIDE BOARETTO
più cliccata dai lettori
di Repubblica.it,
UN Stanley Tucci volante
alla 72.Mostra del Cinema
(Fpa2000, 13 dicembre 2015) In contemporanea della gara fotografica lanciata
da Repubblica.it per il miglior scatto votato dai lettori eseguito durante la 72.Mostra
del Cinema di Venezia, di cui segnaliamo la prima foto che ha vinto l’Award 2015
con ben 1300 voti a favore, riportiamo altre tre notizie importanti, quali: “Roma è
città creativa del cinema, patrimonio dell’Unesco”, “Antonello Belluco a Palazzo
Ferro Fini per il suo Il segreto di Italia”, “Clima: Accordo raggiunto per Cop21”.
La foto di Alcide Boaretto riprende Stanley Tucci mentre vola verso il pubblico,
fuori del palazzo del Cinema del Lido di Venezia (settembre 2015). Un'istantanea
che dice tutto e niente. Non è un fotomontaggio ma una qualità in più che
l'apparecchio fotografico dispone nel suo millesimo di secondo ad afferrare l'uomo
incravattato sospeso in aria. Ciò significa che l'occhio del fotografo, allenato da una
routine artigianale, riesce a posteriori vedere sul piccolo monitor le decine di scatti
eseguiti, di correggerne alcuni difetti (curvatura, inquadratura), quindi con una
consolle programmata, evidenziare i contrasti, togliere quello che non gli piace e
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naturalmente focalizzare l'immagine preferita. Un lavoro che si direbbe ormai
"meccanico" non artistico. Invece no, chi si abitua al digitale difficilmente ritorna
indietro ai vecchi sistemi, compresi quelli della generazione dell'analogico. Ci sono
due fattori che vanno ricordati: il primo è sicuramente dovuto alla storia della
fotografia, cioè avere una conoscenza dell'evoluzione che da strumento portatile è
diventato dopo quasi cinquant'anni dalla sua nascita parte integrante dell'arte, cioè il
fotografo entra a pieno titolo come artista (Fine '800, primi '900); il secondo invece è
di saper mettere assieme le varie fasi che permettono di realizzare un'opera finale.
Come forse alle prime mostre del Cinema degli anni Trenta, in cui il fotografo si
appostava, fotografava, sviluppava e consegnava. Faceva tutto lui. Anche oggi con il
digitale non solo fa tutto lui, anzi è in grado di andare oltre con la tecnologia che gli
viene fornita. Può essere un colpo di fortuna, come del resto uno scatto al millesimo
di secondo, però nel retro pensiero ci sta sempre memorizzata una precedente
immagine che lo avrà colpito ed un pensiero correlato. Ed è proprio qui che le
neuroscienze stanno ormai scoprendo nuovi confini cerebrali. Non più il cuore ma è
'occhio governa la mente. (Angelo Miatello)
Roma città creativa del cinema,
patrimonio dell’Unesco (con 69 città) (Fpa2000, 13 dicembre 2015) L’Unesco ha nominato Roma ‘città creativa’ del
cinema. Il prestigioso riconoscimento internazionale è stato annunciato ufficialmente
a Parigi e consente a Roma di fare il suo ingresso, insieme a Parma proclamata città
creativa per la gastronomia, nel network con finora 69 città di 32 Paesi, tra cui
Bologna per la musica.
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Si tratta, per il ministro del beni e delle attività culturali e del turismo Dario
Franceschini, di “un grande successo per il Paese e tutto il cinema italiano”. “La più
importante istituzione culturale internazionale – spiega il ministro – ha riconosciuto il
ruolo strategico dell’industria culturale del cinema per la vita e l’identità della
capitale italiana. E’ un successo che arriva in un momento particolarmente positivo
per il cinema di una città che ha dato in natali ai primi studios del mondo e a una
delle più antiche e prestigiose scuole di cinema – ha osservato Franceschini – Le vie
di Roma, le sue piazze, i monumenti, le chiese, i palazzi e le sue aree archeologiche e
la stessa Cinecittà sono tornati a essere un set naturale per le grandi produzioni
internazionali grazie alle nuove norme sul tax credit. Le decine di migliaia di persone
che a Roma vivono, lavorano e sognano di cinema hanno oggi un motivo in più per
essere orgogliosi”.
Grande soddisfazione è stata espressa anche dal Campidoglio. “È un prestigioso
riconoscimento alla città, che entra così a far parte dell’importante Network che
annovera finora 69 città in tutto il mondo – tra le quali Sidney, Pechino, Seoul,
Montreal, Buenos Aires – che si sono distinte per l’eccellenza raggiunta in ambiti che
vanno dall’artigianato al design, al cinema, alla gastronomia, alla musica e alla
letteratura – si legge in una nota del Campidoglio – Le città creative Unesco per il
Cinema si impegnano a promuovere e mettere in rete le migliori esperienze maturate
nell’ambito dell’industria culturale e cinematografica, a fare della creatività un
elemento trainante del loro sviluppo economico, anche attraverso la collaborazione a
livello locale e internazionale e l’interazione tra il settore pubblico e privato –
prosegue la nota – Punto qualificante di questa cooperazione tra le città è il sostegno
all’accesso e alla partecipazione dei cittadini alla vita culturale. Questo traguardo è
stato raggiunto grazie all’impegno congiunto di Roma Capitale, Fondazione Cinema
per Roma e Istituto Luce Cinecittà, con l’importante supporto, tra gli altri, del
ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, del ministero degli Affari
esteri, della Regione Lazio e della Rai”.
Esulta anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti che su twtter scrive:
“Roma è la città creativa per il cinema Unesco. Vittoria! Regione Lazio da subito in
prima linea per questo riconoscimento e sviluppo cultura”.
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Cultura. Regista Antonello Belluco
ricevuto a palazzo Ferro Fini
(Fpa2000, 18 dicembre 2015). Martedì 22 dicembre alle ore 12.30, presso la sala Cuoi di
palazzo Ferro Fini, il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti e il
vicepresidente, Massimo Giorgetti riceveranno Antonello Belluco, regista del film “il
segreto di Italia”, vincitore a Miami in Florida (USA) del premio Miglior film in lingua
straniera al “The Fort Lauderdale International Film Festival 2015”. Con l’occasione si terrà
un incontro con la stampa.
“Antonello Belluco – ha sottolineato in una nota il vicepresidente Giorgetti – è una delle
eccellenze del Veneto, probabilmente più conosciuto e apprezzato all’estero che in Italia. Lo
dimostra il recente premio al festival di Fort Lauderdale, in un periodo in cui in Italia alcune
produzioni cinematografiche commerciali ottengono più successo rispetto ad altre
prettamente di carattere storico-culturale.”
Biografia. Dopo la laurea in Scienze politiche (1979-’80) e con un’esperienza di cinque
anni nelle radio e TV private iniziata dal 1975 inizia a lavorare per la Rai come
programmista-regista per una collaborazione di cinque anni. Dopo alcuni cortometraggi
inizia la collaborazione con l’Open Film di Milano diventando regista interno. Inizia con i
primi videoclip per la Fonit Cetra e realizza il primo spot per una campagna nazionale
promossa da Pubblicità Progresso per la salvaguardia del gozzo (sale iodurato). Da lì
dirigerà spot per altre campagne nazionali che riguarderanno prodotti alimentari, sportivi e
beauty. L’ultimo spot pubblicitario uscito nell’autunno 2014 è stato per la campagna
nazionale dei supermercati Alì.
Esordisce a teatro con il Musical ‘The Music Wall’ (liberamente tratto dalle musiche dei
Pink Floyd) (2002). Altra importante opera ‘Il Risorto’, musical che verrà scelto per la
Giornata mondiale della gioventù di Madrid (2011)
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Nel 2006 l’esordio nel cinema con Antonio guerriero di ‘Dio’ interpretato da Jordi Mollà,
Arnoldo Foà e Mattia Sbragia; Il film verrà venduto in tutto il mondo dalla Thailandia al
Portogallo, dagli Stati Uniti all’America del Sud. Dopo ‘Il Giorgione’ (2010) film per la
TV scrive, produce e dirige ‘Il segreto di Italia’ con Romina Power (2014).
Ha scritto la sceneggiatura di ‘Rosso Istria’ sulla storia di Norma Cossetto.
Trama del film Il segreto di Italia. Nel 2000, Italia Marin, ormai settantenne, torna al
paese di Codevigo dopo esserne stata lontana per 55 anni, per partecipare al matrimonio
della nipote. Tormentata da un segreto, i suoi ricordi vanno all’aprile del 1945, quando,
ragazzina, è innamorata del giovane Farinacci Fontana, fascista e figlio del vicecomandante
della locale Brigata Nera, Sante. L’arrivo in paese come sfollata della bella vedova fiumana
Ada, alloggiata proprio nella cascina della famiglia di Italia, sconvolge la nascente storia
d’amore fra Italia e Farinacci. Nel frattempo la guerra si avvicina alla fine: i tedeschi si
ritirano abbandonando i fascisti, e da sud arrivano i partigiani comunisti, preceduti da un
informatore, il marchigiano Mauro, che ha la missione di documentare le adesioni alla RSI
da parte della popolazione locale in vista dell’epurazione.
L’arrivo dei partigiani ben presto si trasforma in un incubo per la popolazione. Una delle
prime vittime è la maestra elementare Corinna Doardo che viene trascinata per le strade del
paese e poi uccisa. Arresti arbitrari e torture ordinate dal comandante partigiano “Ramon” si
susseguono. Nel frattempo Farinacci trova momentaneamente rifugio in un fienile mentre
Italia e Ada, rassicurate da Mauro, decidono di prendere parte ad una festa di paese.
Inaspettatamente Farinacci si presenta alla festa ma Ada lo convince a rimanere nascosto nel
proprio rifugio dove lo riaccompagna. Italia rimasta sola alla festa segue il cagnolino di
Farinacci fino al fienile dove coglie i due giovani in intimità e sconsideratamente denuncia
il giovane ai partigiani provocandone l’arresto. Farinacci la sera seguente finisce fucilato nel
corso delle esecuzioni in massa. Nello stesso gruppo di condannati finisce anche il padre di
Italia, Franco, che preoccupato per il mancato rientro di Ada dopo la festa era andato a
cercarla. Franco però viene salvato all’ultimo momento dal partigiano Mauro, che
disgustato dalla mattanza e dai metodi dei “garibaldini” finge di ucciderlo e lo scaraventa
nel fiume salvandolo. Ada invece viene violentata dai garibaldini e muore poco dopo
abbracciata da Italia che si rende conto di aver provocato la morte dei due giovani. Trovata
dalla madre Italia ritorna a casa e insieme a tutta la famiglia, nel frattempo raggiunta anche
da Franco, scappano a bordo della propria vettura non senza aver caricato a bordo il
cagnolino di Farinacci.
La giovane Italia rimasta
sconvolta dal rimorso, sfollata a
Milano, decide poi di partire per
gli Stati Uniti per non ritornare
più a Codevigo fino al 2000.
Dopo il ritorno in paese incontra
di nuovo il partigiano Mauro,
ormai vecchio, che cerca di
consolarla e di farle capire che
anche lei è stata una vittima di una
violenza più grande di loro.
Il film racconta, pur
mantenendolo sullo sfondo,
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l’eccidio di Codevigo, basandosi su alcuni libri come I giorni di Caino di Antonio Serena
(Panda, 1990) e Ravennati contro di Gianfranco Stella (Off. Ravennati, 1991), nonché Il
sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (Sperling & Kupfer, 2003). La sceneggiatura dà una
lettura delle vicende sommaria e romanzata senza tenere conto delle ultime ricerche storiche
documentate sull’argomento. Tali ricerche mostrano infatti che le vicende e i fatti furono
imputabili ad una pluralità di soggetti di differenti provenienze militare e civile accaduti in
situazioni altrettanto differenti legate all’avanzamento del fronte, ad atti di vendetta
individuali e di gruppo ( vedi qui la voce “Eccidio di Codevigo”). Alla stesura della
sceneggiatura ha contribuito largamente lo sceneggiatore Gerardo Fontana, già sindaco di
Codevigo, e cugino di uno dei protagonisti, Farinacci Fontana.
Il film è costato oltre tre anni di lavorazione e non ha ricevuto aiuti da parte dello Stato,
l’unico contributo pubblico è giunto dalla Regione Veneto.
Parigi: accordo raggiunto tra i 195 Stati
presenti alla conferenza sul clima
Come un giudice che emette la sua sentenza, il presidente della Cop21, Laurent
Fabius ha usato un martelletto, rigorosamente verde, per sancire l'accordo che i 195 stati
presenti alla conferenza sul clima di Parigi hanno votato. Platea in piedi e applausi
scroscianti per quello che è stato già definito un accordo dal valore storico. Limite di 1,5
gradi al rialzo della temperatura, cento miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo e
revisione ogni ciqnue anni sui tagli alle emissioni nocive. Questi i tre punti fondamentali
dell'accordo.
La giornata. “Vorrei che tutti coloro che hanno partecipato a raggiungere questo traguardo
fossero presenti qui oggi”: con queste parole Fabius aveva presentato l'accordo raggiunto
dalla 21esima conferenza sul clima delle Nazioni Unite dopo 13 giorni di negoziati.
“Abbiamo la bozza che è giusta, ambiziosa ed equilibrata e che riflette tutte le parti. È
giuridicamente vincolante”. Accanto a Fabius, il presidente Francois Hollande e il segretario
delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Questo accordo”, aveva proseguito, “è necessario per il
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mondo intero e per ciascuno dei nostri paesi. Aiuterà gli stati insulari a tutelarsi davanti
all'avanzare dei mari che minacciano le loro coste; darà mezzi finanziari all'Africa, sosterrà
l'America Latina nella protezione delle sue foreste e appoggerà i produttori di petrolio nella
diversificazione della loro produzione energetica. Questo testo sarà al servizio delle grandi
cause: sicurezza alimentare, lotta alla povertà, diritti essenziali e alla fine dei conti, la pace.
Siamo arrivati alla fine di un percorso ma anche all'inizio di un altro. Il mondo trattiene il
fiato e conta su tutti noi”.
L'intesa era stata finalizzata nella notte. Il testo è stato tradotto in sei lingue prima di
essere presentato. Il documento sarà aperto alla firma presso il quartier generale delle
Nazioni Unite dal 22 aprile 2016 al 21 aprile 2017.
I punti chiave. L'obiettivo più ambizioso è il contenimento della temperatura: “Limitare il
riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi entro il 2020, forse fino agli 1,5
gradi. Questo consentirebbe di limitare significativamente i rischi e gli impatti del
riscaldamento”, aveva annunciato Fabius in mattinata. Poi, i 100 miliardi di dollari da
destinare ai paesi in via di sviluppo. Il progetto di decisione che accompagna l'accordo
“prevede che i 100 miliardi di dollari all'anno da qui al 2020” che devono essere mobilitati
per i paesi in via di sviluppo “sia una base di partenza. Un nuovo obiettivo finanziario sarà
fissato al più tardi nel 2025”. Infine, le emissioni nocive: i piani nazionali per il taglio dei
gas serra saranno sottoposti a revisione ogni cinque anni. Il progetto di accordo prevede
inoltre che le parti “puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto
possibile”, e di proseguire con “rapide riduzioni dopo quel momento” per arrivare a “un
equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di
questo secolo”.
(...) Dalla ventunesima Conferenza sul clima esce un'architettura istituzionale e
giuridica che, per la prima volta, unisce tutti i paesi e si pone obiettivi chiari e comuni. E,
anche solo per questo, mette in moto un processo che può rivelarsi più solido e potente
dell'accordo stesso (...) Vedremo presto se banche, assicurazioni, fondi di investimento ne
trarranno le conseguenze. A spingerli in questa direzione, c'è una bomba ad orologeria che
la Conferenza di Parigi ha messo sotto il tavolo, anche se nei testi di accordo non se ne fa
parola. È la creazione, da parte di un organismo internazionale come il Financial Stability
Board, presieduto dal governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, di una task force
sul "riconoscimento dei rischi finanziari legati al clima” (...)
Scienziati e tecnici, però, hanno già fatto i conti. Se l'obiettivo dei 2 gradi di massimo
riscaldamento verrà perseguito, come promesso a Parigi, i due terzi delle riserve di carbone,
gas e petrolio, non possono essere bruciati a produrre CO2, ma devono rimanere sottoterra.
La ricchezza di Big Oil, peró, è lì. A fare i conti, a questo punto, sono gli analisti finanziari.
Quelli di Kepler Chevreux calcolano che, in un mondo a 2 gradi, svaniscono dai bilanci -
corretti con la cura Bloomberg - dei grandi del petrolio attivi per 28 mila miliardi di dollari.
È l'annuncio, se non di una bancarotta, di un terremoto nelle Borse, su cui Carney ha già
lanciato l'allarme. Kristen Stewart e il cast di EqualsQuanti azionisti resterebbero con i titoli
Exxon o Chevron in mano se le due aziende dovessero registrare questo sgonfiamento a
bilancio? Ma non è finita. C'è anche l'uscita di scena dai ruoli di primo piano dell'economia.
Mark Lewis, di una grande banca come Barclays, calcola che, nello scenario del mondo che
non si riscalda più di 2 gradi, gli investimenti nel settore dei combustibili fossili sono
destinati a crollare da 27 mila a poco più di 20 mila miliardi di euro, da qui al 2040. Big Oil
scoprirebbe di essere quello che gli operatori di Borsa definiscono “un settore in netta
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involuzione”. Dove, per giunta - e, per i potenziali investitori, dovrebbe essere il fattore
decisivo - si guadagna sempre meno. (Fonti Repubblica.it; wikipedia)
[Elisabetta Sgarbi autografa il Libro della Biblioteca del Liceo Giorgione, Ph. A. B.]