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Comunità in Cammino Natale 2019 Comunità di Fossò Comunità di Sandon Caro Gesù, voglio scrivere a te. Per tanti motivi. Prima di tutto, perché so che tu mi legge- rai di sicuro e la mia lettera non rischierà di finire come le tue. Ce ne hai scrit- te tante, e sono tutte lettere d’amore, ma noi non le abbiamo neppure aperte. Nel migliore dei casi, le abbiamo scorse frettolosamente e con aria annoiata. Scrivo direttamente a te, perché so che a Natale ti incontrerai con tantissi- me persone che verranno a salutarti. Tu le conosci ad una ad una. Beato te, che le puoi chiamare tutte per nome. Io non ci riesco. Dal momento, però, che passeranno a trovarti, se non nell’eucaristia e nei sacramenti almeno nel presepe, perché non suggerisci loro, discretamente, che non te ne andrai più dalla terra e che, pur trovandoti altrove per i tuoi affari, hai un recapito fisso nella tua Chiesa, dove ti potranno incontrare ogni volta che lo vorranno? E, a proposito di recapito, non pensi che la tua Chiesa, il cui grembo hai deciso di abitare per sempre dopo aver abitato per nove mesi quello di tua Madre, abbia bisogno di qualche restauro? Si tratterà, caro Signore, di restauri costosi, perché da ricca deve diventare povera, da superba deve divenire umile, da troppo sicura deve imparare a condividere le ansie e le incertezze degli uomini, da riserva per aristocratici deve divenire fontana del villaggio. Visto che mi sono messo sulla strada delle raccomandazioni, posso approfittare dell’amicizia per fartene qualche altra? Aiuta me e tutti i miei fratelli sacerdoti a lasciarci condurre dallo Spirito, che è Spirito di libertà e non di soggezione. Spirito di giustizia e non di dominio, Spirito di comunione e non di rivalità, Spirito di servizio e non di potere, Spirito di fratellanza e non di parte. Dona ai laici della nostra Chiesa la gioia di te, che fai nuove tutte le cose. Ispira in essi i brividi dei cominciamenti, le freschezze del mattino, l’intuito del futuro. Metti nel cuore di chi sta lontano una profonda nostalgia di te. Asciuga le lacrime segrete di tanta gente, che non ha il coraggio di piangere davanti agli altri. Entra nelle case di chi è solo, di chi non attende nessuno, di chi a Natale non riceverà neppure una cartolina e, a mezzogiorno, non avrà commensali. Gonfia di speranze il cuore degli uomini! Ricordati di chi è colpito dalla malattia, dalla perdita di una persona cara, di tutti i poveri e gli infelici… Ricordati, Signore, di chi ha tutto, e non sa che farsene: perché gli manchi tu. Buon Natale, fratello mio Gesù, riconciliaci con la gioia! Il Natale sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci doni la Tua Luce perché possiamo vedere, quanto viviamo, illuminati e avvolti al tuo Amore”. don Claudio, don Mirko, don Francesco e don Amelio Quest’anno vogliamo portare i nostri auguri nel- le vostre famiglie attraverso la testimonianza di alcuni protagonisti incontrati nel corso di questo anno 2019 e che hanno vissuto il mistero dell’in- carnazione di Dio fatto uomo in Gesù da battezza- ti convinti: pittori, vescovi, missionari, religiosi a cui potete affiancare tutti quelli che voi avete co- nosciuto in famiglia o nella comunità. Facciamo nostri gli auguri del primo testimone: Tonino Bel- lo, Vescovo. La sua lettera di Natale è indirizzata a Gesù ma coinvolge ogni cristiano e ciascuno di noi. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1, 14-18 Don Tonino Bello, testimone di Incarnazione nel vissuto quotidiano… con gli ultimi Buon Natale.

Comunità in CamminoTutto ciò accade di notte: la notte è il tempo del silenzio, del raccogliersi in se stessi, dell’attesa e della maturazione dei frutti. È nel cuore della notte

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Comunitàin

Cammino

Natale 2019

Comunità di Fossò Comunità di Sandon

“Caro Gesù,voglio scrivere a te. Per tanti motivi. Prima di tutto, perché so che tu mi legge-rai di sicuro e la mia lettera non rischierà di finire come le tue. Ce ne hai scrit-te tante, e sono tutte lettere d’amore, ma noi non le abbiamo neppure aperte. Nel migliore dei casi, le abbiamo scorse frettolosamente e con aria annoiata. Scrivo direttamente a te, perché so che a Natale ti incontrerai con tantissi-me persone che verranno a salutarti. Tu le conosci ad una ad una. Beato te, che le puoi chiamare tutte per nome. Io non ci riesco. Dal momento, però, che passeranno a trovarti, se non nell’eucaristia e nei sacramenti almeno nel presepe, perché non suggerisci loro, discretamente, che non te ne andrai più dalla terra e che, pur trovandoti altrove per i tuoi affari, hai un recapito fisso nella tua Chiesa, dove ti potranno incontrare ogni volta che lo vorranno? E, a proposito di recapito, non pensi che la tua Chiesa, il cui grembo hai deciso di abitare per sempre dopo aver abitato per nove mesi quello di tua Madre, abbia bisogno di qualche restauro?Si tratterà, caro Signore, di restauri costosi, perché da ricca deve diventare povera, da superba deve divenire umile, da troppo sicura deve imparare a condividere le ansie e le incertezze degli uomini, da riserva per aristocratici deve divenire fontana del villaggio. Visto che mi sono messo sulla strada delle raccomandazioni, posso approfittare dell’amicizia per fartene qualche altra?Aiuta me e tutti i miei fratelli sacerdoti a lasciarci condurre dallo Spirito, che è Spirito di libertà e non di soggezione. Spirito di giustizia e non di dominio, Spirito di comunione e non di rivalità, Spirito di servizio e non di potere, Spirito di fratellanza e non di parte. Dona ai laici della nostra Chiesa la gioia di te, che fai nuove tutte le cose. Ispira in essi i brividi dei cominciamenti, le freschezze del mattino, l’intuito del futuro. Metti nel cuore di chi sta lontano una profonda nostalgia di te.Asciuga le lacrime segrete di tanta gente, che non ha il coraggio di piangere davanti agli altri. Entra nelle case di chi è solo, di chi non attende nessuno, di chi a Natale non riceverà neppure una cartolina e, a mezzogiorno, non avrà commensali. Gonfia di speranze il cuore degli uomini! Ricordati di chi è colpito dalla malattia, dalla perdita di una persona cara, di tutti i poveri e gli infelici… Ricordati, Signore, di chi ha tutto, e non sa che farsene: perché gli manchi tu.Buon Natale, fratello mio Gesù, riconciliaci con la gioia! Il Natale sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci doni la Tua Luce perché possiamo vedere, quanto viviamo, illuminati e avvolti al tuo Amore”.

don Claudio, don Mirko, don Francesco e don Amelio

Quest’anno vogliamo portare i nostri auguri nel-le vostre famiglie attraverso la testimonianza di alcuni protagonisti incontrati nel corso di questo anno 2019 e che hanno vissuto il mistero dell’in-carnazione di Dio fatto uomo in Gesù da battezza-ti convinti: pittori, vescovi, missionari, religiosi a

cui potete affiancare tutti quelli che voi avete co-nosciuto in famiglia o nella comunità. Facciamo nostri gli auguri del primo testimone: Tonino Bel-lo, Vescovo. La sua lettera di Natale è indirizzata a Gesù ma coinvolge ogni cristiano e ciascuno di noi.

“E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1, 14-18

Don Tonino Bello, testimone di Incarnazione nel vissuto quotidiano… con gli ultimi

Buon Natale.

Emil Nolde, pittore cresciuto nell’ambiente della frontiera tra la Germania e la Danimarca, è un artista che ci ha lasciato una serie di opere a soggetto religioso di grande impatto emotivo. Questa che vediamo è la Natività. Presentata all’E-sposizione Universale di Bruxelles, la sua fu un’o-pera che creò indignazione e scandalo perché riu-sciva con una forza brutale a trasmettere l’idea di una ricerca di fede tormentata, e che però diventa-va contemporaneamente una denuncia furibonda delle diverse forme del male. Ciò che disorientò allora il pubblico, nell’arte espressionista (…e che forse disorienta ancora alcuni di noi oggi, abituati ad immagini natalizie più tradizionali), non fu tan-to la deformazione della natura, quanto la violen-za fatta alla bellezza ideale. Nolde e gli altri artisti espressionisti, sentivano così intensamente la sof-ferenza umana, la miseria, la violenza, le passioni etc… tanto da rifiutare radicalmente l’idea dell’ar-monia come criterio assoluto dell’arte: un’opera che portasse l’impronta dell’eleganza formale dei maestri della classicità e del rinascimento sem-

brava loro disonesta e ipocrita. Quello di Nolde è un linguaggio che si allontana intenzionalmente da ogni ricerca di imitazione della realtà naturale; è un linguaggio che utilizza i colori per i loro valori espressivi rendendoli un mezzo per comunicare la visione tragica della vita che l’autore ha condiviso con altri artisti suoi contemporanei. Questo ros-so, questo blu, questo bianco sono davvero densi, intensissimi, sovraccarichi. Le forme ci appaio-no estremamente semplificate, alla maniera dei bambini o dell’arte dei popoli primitivi. Tuttavia, al di là del fatto che questa Natività possa piacere o meno, dobbiamo riconoscere che l’immagine è animata da un’energia tutta sua, che trova il suo vertice nel gesto naturalissimo e straordinario di questa giovane mamma che alza orgogliosamente il suo neonato verso il cielo, come un trofeo splen-dido, una meraviglia da mostrare al mondo intero. Il parto è un’esperienza impegnativa e faticosa, ma che poi si traduce in festa. Nolde vuole proprio dar forma e colore a questa gioia materna, istintiva e immediata, che esplode per la nascita del bambino.

“E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1, 14-18

Emil Nolde, testimone di Incarnazione nel vissuto quotidiano… con l’arte.

IL BAMBINO

Innalzato verso il cielo, stretto tra le mani dalla mamma, il piccolo Gesù Bambino contra-sta nettamente con il blu della notte sullo sfondo. È per lui che scaturisce il largo sorriso di Maria, lo sguardo misterioso di Giuseppe, il movimento dei pastori in marcia sul prato, l’inchino rispet-toso della natura rappresentata dal mite asino. Il neonato ha ancora le fattezze di un grumo di carne e di sangue appena formato; è dipinto con

un ocra gialla, un colore di terra… di quella terra che lo impasta, lui, Figlio di Dio, fattosi ora l’Em-manuele, il Dio con noi. La sua “humilitas”, il suo essere fatto di humus/terra è la più grande de-nuncia di ogni nostra tentazione “mitico-eroica”. Dunque un bambino innalzato sì verso il cielo, ma un bambino che viene a sporcarsi con la nostra terra, con la nostra storia, decretando con la sua Incarnazione la fine del “sacro”, la fine di ogni ri-cerca di Dio in cielo: da Natale, abbiamo imparato a guardare in terra per incontrare il Signore, così

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La NativitàL’opera dell’artista

LA STELLA, I PASTORI, LA MANGIATOIA

Dalla porta aperta che apre la prospettiva al di là delle figure in primo piano, scorgiamo, oltre il mite asinello rivolto alla mangiatoia, il prato verde, i pastori in cammino e soprattutto la stella che brilla nel cielo. Questa stella è collo-cata lungo la linea diagonale tracciata dalle brac-cia levate di Maria e dal Bambino: è per lui che brilla questo astro, segno messianico, profetizzato dal celebre testo del Libro dei Numeri, al capito-lo 24 versetto 17: “Una stella spunta da Giacob-

be e uno scettro sorge da Israele”. È in lui che si incontrano gioiosamente il cielo e la terra rap-presentata da questa semicirconferenza verde, che ricorda antiche geometrie sempre nelle Ico-ne Orientali. È a lui che stanno accorrendo que-sti pastori che hanno seguito l’invito dell’angelo. Tutto ciò accade di notte: la notte è il tempo del silenzio, del raccogliersi in se stessi, dell’attesa e della maturazione dei frutti. È nel cuore della notte che risuona il grido: “Ecco lo sposo!”. Nel-la Bibbia la notte è anche il tempo dei sogni pro-fetici, il tempo della liberazione dalla schiavitù, dalle impressioni e dalle oppressioni della vita quotidiana. Per questo forse è così cara a Nolde.

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come ci insegna il canto “Tu scendi dalle stelle”.È questa la grande gioia che ci permette di vi-vere in questo mondo senza imporci lo sforzo impossibile di diventare superuomini… senza bisogno di disincarnarci, così come afferma Xa-vier Lacroix: “È così che comprendiamo la vita spirituale come modo di vivere il proprio corpo.Divenire spirituale è vivere il proprio corpo come

donato e fatto per il dono. Lungi dall’essere disin-carnazione, la spiritualizzazione è incarnazione”.“Caro, salutis cardo”: lo capiamo immediatamente guardando questo bambino così poco celestiale e molto terreno, questo fagottino di carne elevato al cielo, questo bambino che riassume le attese dell’u-manità in ricerca di verità, giustizia e di pace… le stesse attese di Emil Nolde che lo ha dipinto così!

MARIA E GIUSEPPE

Giuseppe ha il volto segnato da un’e-spressione stranita, incerta, accentuata da-gli occhi cerchiati di nero, alla moda egizia: è un’eco della iconografia cristiana più anti-ca, quella che gli riservava un posto defilato ed il ruolo di uomo tentato, che fa fatica a com-prendere il mistero inabbracciabile di un Dio che si fa uomo (cfr. arte bizantina e romanica).Maria, invece è raggiante di gioia: ha il profilo ti-picamente semita, dai tratti pronunciati. Sembra bearsi alla vista del frutto del suo grembo, mentre vuole anche rendere grazie a Dio che glielo ha do-nato. Le grandi campiture di colore uniforme che modellano le loro forme sono molto “materiche” e si staccano come delle silhouette dal fondo scuro.

Visita Pastorale dall’11 al 19 Maggio: saluto al Vescovo.

Vescovo Claudio,a nome del Consiglio Pastorale e di tutta la comunità le do’ il benvenuto.La ringraziamo per essere venuto a farci visita, in veste di figlio, fratello, padre.La ringraziamo della domanda che ci ha posto il giorno dell’ingresso a Padova : “Come state”?Quell’espressione così semplice e quotidiana ci ha col-pito e fatto riflettere, inoltre l’annuncio della Visita Pa-storale ha suscitato in noi un vivo desiderio d’incontro e di ascolto per approfondire meglio come sta davvero la nostra comunità e ora possiamo tentare di delinea-re una risposta diversa dal generico: “va tutto bene”, o “così così”.La familiarità con cui Lei ci raggiunge, la semplicità profonda del nostro Papa Francesco, ci portano a re-spirare nuovamente un respiro forse dimenticato, il re-spiro di Dio, limpido, chiaro e colmo di gioia, che ci da forza, ci fa sentire amati e ci permette di continuare un cammino di fede insieme con serenità e consapevolez-za di tutti i nostri limiti.Chiesa unita nell’Amore di Dio.La fotografia della nostra comunità è un’immagine di movimento, ci mostra un passato, un presente, e i desi-deri per un futuro.Un passato di un paese che geograficamente e storica-mente ha radici profonde. Un forte attaccamento al ter-ritorio, alle tradizioni. Un territorio che tra tutte le cose belle che ha, è pur-troppo anche segnato da fenomeni associati alla mala-vita e alla mafia, un territorio non immune alla crisi, la chiusura di molte fabbriche ha portato alla mancanza di lavoro, condizione necessaria per una vita dignitosa. Le difficoltà hanno segnato molte delle nostre famiglie, a volte dividendole. Le persone anziane sole, le famiglie senza sostegno, la precarietà del lavoro, la situazione giovanile, sono le preoccupazioni di oggi.Calandoci nel presente della nostra comunità, alla luce dei tempi e grazie alle indicazioni della Chiesa, rilevia-mo che un aspetto importante su cui lavorare è proprio

il passaggio da un passato che ci ha visto in qualche modo concentrati all’interno ad un futuro che sentia-mo, sempre di più, chiederci un’apertura, un uscire.E’ questa la comunità che si delinea: preoccupata per i cambiamenti, ma consapevole e desiderosa di abbrac-ciare la fede con la stessa intensità e semplicità che tutti i nostri cuori sentono.Tutte le relazioni dei gruppi testimoniano una comuni-tà viva, un forte desiderio di mettersi in gioco, di conti-nuare ad interrogarsi, di crescere. Le relazioni testimo-niano anche tutte le nostre difficoltà, ma il bene che ci unisce, che è l’Amore per Dio, è più forte e non abbiamo dubbi che sarà l’Amore a vincere. Dio Padre che ci av-volge, ci nutre, ci da’ speranza. Quindi alla domanda iniziale rispondiamo che la co-munità è viva, è presente, è appassionata.Ed è una comunità consapevole della sfida di questo tempo, ed è pronta a riscoprire il Vangelo a promuover-lo e testimoniarlo, prestando più attenzione all’ascolto, alla valorizzazione di ogni persona “perla unica e pre-ziosa”, ringraziando Dio per tutto ciò che ci ha dato, la-vorando in sintonia tra di noi e in comunione con le altre comunità, per una sola Chiesa unita nell’Amore di Dio.La ringraziamo ancora di cuore, per essere qui nella no-stra comunità, come figlio, fratello e padre.

“E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1, 14-18

Il Vescovo Claudio, testimone di Incarnazione nel vissuto quotidiano… delle nostre comunità.

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RELAZIONE DEGLI ORGANISMI DI COMUNIONE:CPP E CPGE DI FOSSÒ E SANDON

SCELTE PASTORALIIn questo tempo di cambiamenti è importante per la nostra parrocchia avere delle guide

ferme, presenti ma non troppo invadenti; che sappiano attirare e aggregare le persone. E’ ciò che cercano di fare anche i nostri sacerdoti, aiutati da altri collaboratori ma è difficile arrivare a tutti data la complessità della parrocchia. Diamo fiducia al tempo e allo Spirito Santo e alla buona vo-lontà di ciascuno. Per porre le nostre perplessità, domande e esigenze, i sacerdoti sono sempre a disposizione della comunità in chiesa o in canonica e durante i vari gruppi di catechesi si dà ampio spazio al dialogo. Sta a noi metterci in gioco e partecipare. Tra le varie realtà della parroc-chia si cerca di vivere uno stile di condivisione ma purtroppo non sempre è possibile intrecciare i vari cammini. Ci sono proposte di incontro tra operatori della catechesi, liturgia e carità. C’è l’Iniziazione Cristiana, dove ci si può relazionare, la lettura del vangelo in chiesa in varie occasioni dell’anno, il servizio Caritas tutti i mercoledì per ascoltare chi ha bisogno con: telefono amico, incontro, dialogo e aiuto economico. C’è il centro parrocchiale (Circolo Noi) che organizza vari momenti di festa per socializzare. Ci sono incontri settimanali tra ministranti lettori per assicurare ad ogni celebrazione la presenza e buona preparazione.

QUALITA’ DELLE RELAZIONISi sta cercando di migliorare le relazioni in termini di ascolto, condivisione e accoglienza del-

la comunità attraverso gli incontri per i genitori di Iniziazione Cristiana anche se limitato alle classi elementari. Tenendo aperto il bar del patronato alla domenica mattina. Con il gruppo Caritas che si mette in ascolto delle persone in difficoltà. Abbiamo dei ministri straordinari che portano la co-munione per le case raggiungendo malati ed anziani. Il gruppo famiglie che si incontrano in momenti di confronto e scambio su problematiche generali. Pur essendoci varie iniziative rivolte ai vari gruppi di età, il dialogo-scambio-collaborazione tra generazioni è ancora debole.Il Circolo Noi sta puntando sullo stare insieme creando momenti di relazione tra ragazzi, giovani e adulti organizzando serate cinema, pranzi comunitari (in occasione del carnevale o in occasione del Santo patrono del paese). I giovanissimi organizzano due settimane di animazione per ragazzi di elementari e medie (GREST). Nonostante tutti questi gruppi che si attivano per aggregare le persone della comunità si fa mol-ta fatica a trovare persone disposte a mettersi in gioco e aiutare nelle varie realtà parrocchiale: soprattutto educatori per l’Iniziazione Cristiana. Dalla parte opposta anche la comunità fa molta fatica a partecipare alle varie proposte e iniziative di aggregazione.

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Rosetta Conte ci ha testimoniato l’incarnazione del Figlio di Dio nella sua vita di mamma che ha saputo guardare oltre le umane esigenze e ha proiettato la sua vocazione oltre la maternità natura-le, diventando madre di altri figli e di tanti bambini che la nostra comunità le ha affidato;di moglie che ha saputo condividere la sua storia “nella buona e nella cattiva sorte” con il marito Lorenzo. Rosetta ha affrontato anche la sua malattia con il sorriso, con la battuta ironica, con quella dose mista di speranza, fede e ottimi-smo che la rendeva unica. Non cercava compassione ma donava coraggio.Di infermiera vicina a chi ha aveva fame di salute e di speranza, di attenzione e comprensione, Di catechista che manifestava una grande fede in una grande no-biltà d’animo. Sincerità, trasparenza ed essenzialità facevano parte del suo insegnamento trasmesso con la vita.

Sr. Carla è nata a Fossò il 24 aprile 1932 da Abramo e Baracco Antonia. Battezzata con il nome Roma il 27 aprile dello stesso anno e cresimata il 14 giugno 1939 a Fossò. A 19 anni si è innamorata di una missione che il Signore le proponeva: incarnare (intrecciare, immischiare) la sua vita con la vita degli ultimi. Entra nel 1949 tra le suore di Maria Bambina. Le suore della Carità (dette di Maria Bambina) hanno come fine l’esercizio di tutte le opere di miseri-cordia compresa l’opera di assistenza negli ospedali; sarà proprio questo il luogo della sua testimonianza dell’Incarnazione di Gesù.Così ne parlano le sue consorelle: “È vissuta nella riservatezza che ha fa-vorito in lei una grande unione con il Signore.Compiuto l’anno d’intensa formazione e vestito l’abito religioso con il nome di suor Carla il 25 marzo 1953, è inviata come aiuto infermiera, per la sua grande sensibilità verso gli ammalati, all’Ospedale di Pellestrina, all’Ospedale Grazia e Ospedale Civile sempre di Venezia. Dopo un intervallo di due anni per completare gli studi e ottenere il diploma d’infermiera professionale con funzioni direttive, suor Carla offre il suo servizio-missione per dodici anni all’O-spedale al Mare di Venezia. Poi dal 1985 fino a quando il Signore l’ha chiamata a sè, la sua esistenza è diventata un’offerta totale per il bene della Chiesa, dell’Istituto e del mondo. Mai un lamento è uscito dalle sue labbra, ne sono testimoni le sue consorelle e gli operatori/ci e sapeva esprimere con il sorriso la sua riconoscenza per il bene che da tutti riceveva e sapeva ridonare.Così com’è vissuta, nella serenità e nella pace, circondata dalle sue suore e dai suoi amati familiari, suor Carla ci ha lasciato nel primo pomeriggio di martedì 27 agosto 2019. Ora dal Cielo, dove gode già della visione di Dio che è Padre e Madre, la preghiamo di intercedere per tutti noi e per questa amata parrocchia il dono di una vita coerente con il nostro Battesimo che ci ha resi tutti fratelli.

“E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1, 14-18

Sr. Carla e Rosetta testimoni di Incarnazione nel vissuto quotidiano… del loro servizio.

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Don Ruggero RuvolettoDon Ruggero è stato e continua ad essere per cia-scuno di noi un testimone dell’amore di Dio, Padre buono che sa prendersi cura di ogni sua creatura, che accoglie le sue fragilità e che sempre cerca e deside-ra per ciascuna di esse il vero bene, la felicità piena. “Sono venuto perché abbiano la vita - dice Gesù - e perché l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Don Ruggero è stato per noi testimone proprio di questa abbondanza. Generoso nel ministero, sempre pronto a servire la Chiesa che ha amato, sempre di-sponibile per ogni amico che lo cercava, sempre acco-gliente con tutti.Fin da giovane prete ha saputo dare prova della sua intelligenza, della sua profondità, della sua fedeltà e, in modo davvero speciale, della sua grande capacità di relazione.Il vescovo che l’ ha ordinato l’ha voluto subito suo segretario e lui ha saputo ricompensare questa fidu-cia con la dedizione di cu i è sempre stato capace. Ha conosciuto i preti della diocesi uno ad uno, ha incon-trato le comunità e ha saputo amare la gente. Anche durante gli anni di servizio come direttore in Ufficio Missionario si è speso con tanta passione per infiam-mare i cuori di tutte le comunità con l’annuncio di quella Buona Notizia che porta vita piena a tutti. Don Ruggero non è più qui con noi ma l’amore di cui è stato testimone è ancora vivo e presente. Una morte violenta e brutale ce l’ha strappato via dieci anni fa ma oggi siamo qui per dire a voce alta che non sono la violenza e la morte ad avere l’ultima parola ma l’a-more. Quell’amore che “Le grandi acque non possono spegnere ... né i fiumi travolgere” come ci dice la Pa-rola di Dio. Per il giorno della sua ordinazione pre-sbiterale don Ruggero aveva scelto la frase del Salmo che recita : “Mia forza e mio canto è il Signore” (Sal 118,14). Ed è questa certezza che ha saputo trasmet-terci attraverso la sua vita di presbitero e di uomo, innamorato di Gesù, fratello e amico di tutti. Il suo sorriso, il suo umorismo, la sua attenzione e delica-tezza sono impresse nelle nostre menti e nei nostri cuori e ci parlano di un uomo che ha fatto della sua vita un dono: “Prete di Cristo per la Chiesa e per ogni uomo” come lui stesso diceva. Ora tocca a noi, a cia-scuno di noi cercare di vivere in pienezza la chiamata del Signore per costruire insieme quel “Regno ... di giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17).

Il Vangelo illumina e cambia la vita.E la vita ci fa ascoltare il Vangeloin modo sempre nuovo e attuale.

Nelle persone umili,nei piccoli e poveri,

il volto e il cuore del Padresi fanno visibili e tangibili:

sono trasparenza gioiosa e pasqualeche attraversa e cura le ferite

nei loro corpi e nel loro spirito.I popoli indigeni,

le minoranze etniche e religiose,i senza terra, i senza casa e lavoro

invocano una liberazionee un futuro giusto.

Dio soffre come un papà e una mammae parla alle nostre coscienze,

perché l’incontro e l’alleanza con Luiirrompano nel nostro presente

e facciano nascere relazioni nuove,accogliendoci come fratelli,

riconoscendoci nella nostra diversità.La Buona Notizia è una rivoluzione,

un nuovo modo di viveree di vivere insieme.

Abbiamo bisogno dell’abbracciodel Padre che ci tratta da figli

e ci restituisce alla dignità di figli.Lui che non si stanca

di attenderci e cercarci.Liberamente tratto da un testo di don Ruggero Ruvoletto,

missionario fidei donum in Brasile.

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Fossò In questi ultimi anni il nostro Centro Parrocchiale sta “prendendo nuova vita” grazie ad una serie di lavori di manutenzione come: insonorizzazione aula circolare, montasca-le, bagni disabili, ampliamento aula giochi, ripri-stino e tinteggiatura pareti esterne.Ma non solo … sta prendendo vita, grazie e soprat-tutto ai numerosi volontari e gruppi che con co-stanza, zelo , amore , lavorano per renderlo sem-pre più vivo, attivo e giovane.Il Circolo Noi è formato da un consiglio Direttivo che si trova mensilmente per decidere e program-

mare iniziative, progetti e lavori di manutenzione. I Volontari del direttivo accolgono e seguono le linee guida dell’Associazione e partecipano ai mo-menti di formazione proposti dalla Diocesi. L’ulti-mo appuntamento risale a pochi giorni fa, martedì 12 novembre, all’OPSA con il Vescovo Claudio, il quale ha messo in luce ancora una volta l’aspetto vocazionale del Volontario , oltre a dare suggeri-menti e orientamenti legati al dono del Battesimo che quest’anno siamo invitati a riscoprire.Attualmente il Noi conta 325 soci, l’iscrizione è annuale.

Vescovo Nonostante un meteo per nulla favorevole di fronte a una folla di volon-tari dei centri parrocchiali il Vescovo Claudio ha detto che tutti siamo stati chiamati dal Signore.“Non avete dato soltanto una disponibilità, per-ché c’era bisogno… Siete stati immersi nella vita di Gesù e cioè siete stati chiamati da Lui. Lui vi ha chiamato a mettere a diposizione un’ora, una

giornata o una vita per il Signore o per il regno di Dio. Ecco perché, per i cristiani, il volontariato è una esperienza educativa: aiuta a capire che la vita non ci appartiene più, appartiene al Signore.Volontari non per nostra ma in risposta ad una chiamata, obbedienti alla parola. Il Signore si ser-ve di te, chiama te, chiede la tua disponibilità al servizio della comunità…” (cit.)

Sandon Uno di NOIChi sono? Mi chiamo Circolo San GIACOMO APOSTOLO. Dove mi trovi ? A Sandon in centro parrocchiale.Al mio interno lavorano a turno circa 27 Volontari con varie mansioni , sono aperto il sabato pomeriggio per i ragazzi che vogliono pas-sare un pomeriggio in compagnia con vari giochi e un po’ di chiacchiere. Alla domeni-ca mattina per fare una buona colazione e scambiare le ultime notizie della comunità. Sono aperto anche la domenica pomeriggio per offrire a grandi e piccoli l’opportuni-tà di stare insieme e magari qualche volta costruire dei lavoretti . I miei volontari or-

ganizzano delle bellissime feste , gite e tornei per non parlare della tombola e della festa di Carneva-le con la fiaba animata. Sai io ho 180 soci tesserati adulti e ragazzi, non potrei esistere senza di loroVuoi essere uno di Noi ? Chiedi ai volontari come fare e sarai il benvenuto.

AL CENTRO C’E’ GESU’… INSIEME AL NOI

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Il restauro del Crocifisso ligneotrecentescoDopo due anni di paziente restauro, domenica 7

aprile alle ore 15 sarà inaugurato nella chiesa del

Settecento il prezioso Crocifisso ligneo trecente-

sco.

Proveniente da Venezia e attribuibile alla presti-

giosa bottega dei Moranzone, il Crocifisso fu por-

tato nella chiesetta “del Bosello” all’inizio del XVIII

secolo. In seguito alla demolizione della chieset-

ta, avvenuta negli anni ’30 del secolo scorso, il

parroco don Giovanni Roncaglia decise inizial-

mente di portare l’antica scultura nella chiesa del

Settecento e poi, successivamente, nella chieset-

ta del cimitero. Infine, negli anni più vicini a noi,

l’antica scultura fu trasportata nella chiesa nuova.

Reso improrogabile dal pessimo stato di con-

servazione, il restauro ha rivelato l’originale po-

licromia trecentesca. Ne è emerso un Crocifisso

gotico doloroso di intensa espressività che oggi,

come un tempo, cattura lo sguardo dei fedeli e

dei cultori dell’arte.

Lo potremo ammirare nella sua nuova collocazio-

ne, concordata con la Soprintendenza che ha se-

guito tutte le delicate fasi del restauro, nella cap-

pellina a destra dell’altare maggiore della chiesa

del Settecento.

Per chi lo desidera, dopo l’inaugurazione sarà possibile acquistare in canonica il libro “Il Crocifisso

ligneo trecentesco di Fossò: la scoperta, la storia, il restauro”, a cura di Diego Mazzetto, che racconta

le vicende di questa splendida opera d’arte e di fede.

L’augurio è quello che il restauro e il ricollocamento dell’antico Crocifisso nella nostra chiesa di Fossò

non resti un semplice gesto di salvaguardia di un’opera straordinaria e di grande valore, ma diventi

per ciascuno di noi un richiamo a tornare all’essenziale della nostra vita, alla centralità del Vangelo,

a fermarci per contemplare e riconoscere tutto il suo amore per noi uomini e donne di oggi.

Natale sei tu,quando decidi di nascere di nuovo ogni giornolasciare entrare Dio nella tua anima.L’albero di Natale sei tuquando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.Gli addobbi di Natale sei tuquando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita.La campana di Natale sei tu quando chiami, incontri e cerchi di unire.Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vitail cammino degli altricon la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità.Gli angeli di Natale sei tuquando canti al mondo un messaggio di pace, di giustizia e di amore.La stella di Natale sei tuquando conduci qualcuno all’incontro con il Signore.Sei anche i re magiquando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai.La musica di Natale sei tuquando conquisti l’armonia dentro di te.Il regalo di Natale sei tu quandosei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani.Gli auguri di Natale sei tuquando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri.Il cenone di Natale sei tuquando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco.Tu sei la notte di Natale quando umile e coscientericevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondosenza rumori ne grandi celebrazioni;tu sei sorriso di confidenza e tenerezzanella pace interiore di un Natale perenneche stabilisce il regno dentro di te.Un buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.

Testo scritto da P. Dennis Doren L.C.e citato più volte da Papa Francesco