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con il contributo di - cultura.pesarourbino.it · TRADIMENTI Pinter scrisse Tradimenti in un ordine cronologico inverso. L’opera inizia presentando la fine del rapporto extraconiugale

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Assessorato Rivoluzione, Cultura e Agricoltura Difesa del Paesaggio e del Centro Storico

Assessorato Promozione Turistica e Commerciale Eventi e Spettacoli, Riqualificazione degli ambiti urbani

con il contributo di

PROSA12 NOVEMBRETRADIMENTI

11 DICEMBREDON GIOVANNI

13 GENNAIOUN’ORA DI TRANQUILLITÀ

26 GENNAIODECAMERONEVIZI, VIRTÙ, PASSIONI

23 FEBBRAIOMAGIC SHADOWS

15 MARZOPER NON MORIRE DI MAFIA

19 APRILEPERFORMANCE

PROGRAMMA A TEATROCON MAMMA E PAPÀ28 FEBBRAIOIL GRANDE VIAGGIO

13 MARZONESSUN DORMA!LA FAVOLA DELLA PRINCIPESSA TURANDOT

10 APRILELA BICICLETTA ROSSA

LA CITTÀ IN SCENA15 GENNAIOC’ERA NA VOLTA

25 MARZO6 AT DA MAT

27 MAGGIOPESRE-URBÈN URBIN - PESER

TRADIMENTI Pinter scrisse Tradimenti in un ordine cronologico inverso. L’opera inizia presentando la fine del rapporto extraconiugale tra Emma e Jerry e finisce mostrando l’inizio della loro relazione. Le prime nove scene sono ambientate nel 1977 quando Emma e Jerry si rivedono due anni dopo la fine della loro relazione. Dal 1977 al 1968, ogni scena rivela sempre più il loro rapporto e il protrarsi dei tradimenti di Emma nei confronti di suo marito Robert con Jerry, suo amante. Robert ed Emma sono apparentemente una coppia felice-mente sposata, hanno successo nei loro rispettivi lavori e sono buoni amici di Jerry e sua moglie Judith. A dispetto di tutto, in una festa nel 1968 Jerry confessa ad Emma di amarla e lei ricambia lo stesso sentimento. Affitta-no un appartamento dove s’incontrano per fare l’amore. Cinque anni dopo, Robert costringe finalmente Emma ad ammettere di averlo tradito dopo che lui sospettava da tempo la relazione tra lei e Jerry. Emma lavora come man-ager in una galleria d’arte e cerca di fuggire dal suo infelice matrimomio con Robert, convinta che lui l’ha tradita in passato e si vendica con Jerry che diventa suo amante. Quando finisce il rapporto con Jerry, rimane sposata con Robert per altri quattro anni vivendo un matrimonio infelice. La sua più grande debolezza è la totale inconsapevolezza delle conseguenze che hanno le sue azioni sulle persone vicino a lei. Jerry, un agente letterario e scrittore, è un illuso romantico, sembra un essere innamorato dell’amore. La sua im-pulsiva voglia d’amore per Emma istiga la realizzazione del loro rapporto, tradendo l’amico Robert e la moglie Judith. Anche se tenero e amabile di persona è troppo ingenuo per accorgersi che sarà manipolato da Emma e di conseguenza da Robert che è il più perspicace, il più arguto, il più scaltro dei tre personaggi e di mestiere è un editore. Si accorge dell’infedeltà di sua moglie Emma e riesce a scovare la verità rivolgendosi a lei con metodo quasi investigativo. Pratico e logico nei modi di fare, dopo aver trovato una lettera di Jerry indirizzata ad Emma, decide di turbare con gusto i sogni di Emma che schiacciata dalle proprie bugie e dal tradimento finalmente confessa.

12 NOVEMBREGoldenart Production

PROSA

di Harold Pintertraduzione Alessandra Serracon Ambra AngioliniFrancesco Sciannae con Francesco Biscioneregia Michele Placido

DON GIOVANNI Protagonista della commedia di Molière è il prototipo del seduttore senza scrupoli che fa dell’inganno ai danni delle donne da lui disonorate un vero e proprio vanto, non si cura delle classi sociali e dei ruoli precostituiti ed è spinto da un desiderio di conquista inesauribile e mai sopito. Alessandro Preziosi raccoglie la sfida di mettere in scena uno degli archetipi lettera-ri della cultura occidentale: il “suo” Don Giovanni nasce con l’obiettivo di accendere nella fantasia degli spettatori il piacere dei sensi e la curiosità dell’intelletto, creando un ambiente spettacolare caleidoscopico e camaleon-tico, al confine tra teatro barocco e opera moderna. Un nuovo adattamento di un classico ancora oggi molto attuale anche in considerazione del dilagante relativismo della nostra società.

In una società, che oramai, sembra implorare la finzione per raggiungere la felicità convivendo nella costante messa in scena di sentimenti ed emozioni, anche familiari, Don Giovanni smaschera questo paradigma di ipocriti com-portamenti, di attitudini sociali figlie di una borghesia stantia e decadente divenendo il maestro inimitabile della mimesi. Accumula, dunque, Don Giovan-ni su di sé, come una cavia, l’ipocrisia del mondo, e diviene consapevolmente la vittima sacrificale e contemporanea della società in cui vive. In sostanza, il personaggio letterario, che attraverso questo sacrificio continua ad essere mito dell’individualismo moderno, finisce per immolarsi, rifiutando la misericordia divina, per il pubblico di oggi, e per questo rimanendo mito del ventunesi-mo secolo. Non rimane che sperare che questa spettacolarizzazione dei vizi dell’anima crei nel pubblico, indispensabile per il nostro Don Giovanni, un con-traccolpo di reale riflessione sul senso e il mistero della vita: la salvezza dello spirito è radicalmente legata alla nostra autenticità. Quale migliore augurio per il teatro di oggi.

Alessandro Preziosi

11 DICEMBREKHORA.teatro – TSA Teatro Stabile d’Abruzzo

PROSA

di Molièretraduzione e adattamento Tommaso Matteiinterpretato e diretto da Alessandro Preziosicon Nando Paonee con Lucrezia GuidoneMaria Sellitto, Roberto ManziDaniele Paoloni, Daniela Vitale Matteo Gumascene Fabien Ilioucostumi Marta Crisolini Malatestaluci Valerio Tiberimusiche originali Andrea Farrisupervisione artistica Alessandro Maggi

UN’ORA DI TRANQUILLITÀ Massimo Ghini si confronta con la travolgente comicità di un testo, mai rappre-sentato in Italia, di Florian Zeller, uno dei più apprezzati drammaturghi francesi contemporanei. Un’ora di tranquillità è una commedia moderna brillante e divertente grazie al meccanismo del vaudeville giocato tra equivoci e battute esilaranti, è una macchina drammaturgicamente perfetta e geniale inventata da questo scrittore. In Francia questa spettacolo è stato il successo della sta-gione teatrale, l’hanno definita una spassosa, intelligente e geniale operazione da non perdere. Il meccanismo della comicità presente nel testo consente di non dover ricorrere a imponenti adattamenti, anzi è proprio nel meccanismo utilizzato nella scrittura che si poggia la forza di questa commedia brillante. I personaggi hanno ciascuno un ruolo fondamentale nella vicenda, come se fossero loro stessi gli ingranaggi che mettono in moto la macchina della risata già dalle prime battute del testo.Si tratta di un’opera corale dove ogni attore deve legare la propria arte agli altri. Il personaggio “centrale” è un uomo che cerca disperatamente un mo-mento di solitudine e serenità. È riuscito a rintracciare e acquistare un vecchio disco in vinile da un rigattiere ma mentre cerca di trovare il modo per dedicarsi a questo cimelio, tutta una serie di eventi e personaggi lo interrompono, a cominciare dalla moglie che irrompe sulla scena, tutti ignari e inconsapevoli di rendere impossibile al povero protagonista di godersi solo un’ora di tranquillità. Senza poterlo minimamente prevedere vengono alla luce vecchi amori, tradi-menti e bugie. Il tempo di pace è praticamente un sogno irraggiungibile fino al momento in cui tutto si ferma e il disco viene finalmente preso per essere ascoltato. L’abilità di Florian Zeller è nel gestire gli incidenti in un vortice in cui le collisioni sono inevitabili amplificandone il divertimento.

13 GENNAIOLa Pirandelliana

PROSA

di Florian Zellercon Massimo Ghini, Galatea Ranzi Claudio Bigagli, Massimo CiavarroGea Lionello, Luca Scapparone Alessandro Giuggioliregia Massimo Ghiniscenografia Roberto Creacostumi Silvia Frattolilloluci Marco Palmieri

DECAMERONEVIZI, VIRTÙ, PASSIONI Le storie servono a rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse da quella che si sta faticosamente vivendo. Le storie servono ad al-lontanare, per un po’ di tempo, l’alito della morte. Finché si racconta e c’è una voce che narra siamo ancora vivi, lui o lei che racconta e noi che ascol-tiamo. Per questo nel Decamerone ci si sposta da Firenze verso la collina e lì si principia a raccontare. La città è appestata, servono storie che facciano dimenticare, storie di amori erotici, furiosi, storie grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene, perché la morte là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda. Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché oggi a essere appestato è il nostro vivere civile. Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sem-brato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce. Per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre esistenze, fuori da questo reality in cui ci ritroviamo a recitare come partecipanti di un globale Grande Fratel-lo. Perché anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali, quelle strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa o quell’amarezza lucida che risveglia di col-po la coscienza. Potremmo così scoprire che il re è nudo, e che per liberarci dall’appestamento, dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze, ricono-scerle e riderci sopra, magari digrignando i denti.

Marco Baliani

26 GENNAIONuovo Teatrodiretto da Marco Balsamo

PROSA

liberamente tratto da Decamerone di Giovanni Boccacciocon Stefano Accorsie con Silvia Ajelli, Salvatore Arena Silvia Briozzo, Fonte FantasiaMariano Niedduadattamento teatrale e regia Marco Balianidrammaturgia e aiuto alla regia Maria Magliettascene e costumi Carlo Saladisegno luci Luca Barbatiassistente scene e costumi Roberta Monopoli

PROGETTO GRANDI ITALIANIAriosto ORLANDO FURIOSO Boccaccio DECAMERONE Machiavelli IL PRINCIPEdi Marco Baliani, Stefano Accorsi Marco Balsamo

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MAGIC SHADOWS Con Catapult incontrerete l’incredibile talento e il virtuosismo di un oscuro parente del corpo umano: la sua incredibile, multiforme, sorprendente ombra.

Hanno letteralmente conquistato il pubblico di tanti teatri italiani, nel corso della loro prima tournée. I Catapult, con le loro magiche performance che hanno trionfato nell’edizione 2013 della trasmissione America’s Got Talent, tornano in Italia per il secondo anno consecutivo con il loro entusiasmante show di ombre danzanti. I Catapult nascono nel 2008 dal genio creativo di Adam Battelstein che aveva lavorato per diciannove anni come danzatore, coreografo e direttore creativo del famoso Pilobolus Dance Theater. Il progetto di Adam era quello di dare una nuova linfa vitale a un’antica forma d’arte come quella delle ombre cinesi utilizzando il corpo umano al massimo della propria capacità espressiva. Ne nacque una compagnia formata da formidabili ballerini che riescono a stu-pire il pubblico creando delle figure apparentemente impensabili con dei sempli-ci giochi di luci/ombre: e così nel buio ecco apparire, come per magia, un elicot-tero, un castello, un fiore o un pinguino. Uno spettacolo che condurrà i bambini in un mondo fatato, popolato di sogni fantastici e che prenderà per mano i grandi, facendo loro ritrovare il commosso stupore che tanti anni fa provavano davanti alla magia delle fiabe. Gioia, entusiasmo e sorpresa assicurati per tutti!

Ho cominciato questo viaggio nel 2008 e il mio sogno era di dare nuova vita a una forma d’arte antica. Volevo raccontare storie in un modo che non fosse mai stato visto prima. So che Catapult può dare vita ai miei sogni rendendo queste visioni una realtà. I danzatori di Catapult sono dei performer incredibili, possono ballare, recitare e trasformare i loro corpi in forme apparentemente impossibili. Con le loro silhouette creano delle storie che entusiasmano l’im-maginazione e toccano il cuore. L’obiettivo è creare un mondo di trasformazioni magiche fatte da corpi umani e dalle loro ombre.

Adam Battelstein

23 FEBBRAIOCatapult

PROSA

coreografie e regia Adam Battelsteinmusiche Antonio VivaldiHarold Arlen, Christopher Norton e altriproduzione BaGS Entertainment Catapult

PER NON MORIRE DI MAFIA Quando comincia la nuova mafia? Come ha cambiato la vita della Sicilia e dell’Ita-lia? Che cosa ci resta ancora da fare e da sperare per sconfiggerla? Sono solo alcu-ni degli interrogativi che il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso si pone nel suo libro Per non morire di mafia che viene ora riproposto in versione teatrale.

Finché la mafia esiste bisogna parlarne, discuterne, reagire. Il silenzio è l’ossigeno grazie al quale i sistemi criminali si riorganizzano e la pericolosissima simbiosi di mafia, economia e potere si rafforza. I silenzi di oggi siamo destinati a pagarli du-ramente domani, con una mafia sempre più forte, con cittadini sempre meno liberi.

Pietro Grasso

Non un semplice spettacolo ma un ritratto, una discesa nel cuore vibrante del lucido pensiero di un uomo che ha dedicato e sta dedicando la sua vita alla lotta contro il crimine per il trionfo della legalità. Lo immagino in una stanza. Lui è lì al suo tavolo, forse sta lavorando, forse, stanco, sta pensando, forse sta tenendo una lezione, quello che è certo è che lo spettatore si trova partecipe di una riflessione sorprendente per la sua vitalità intellettuale. Il tempo della finzione corrisponde perfettamente allo sviluppo dell’intera pièce che si dipana così tra il momento didattico, quello comico e quello che definirei tragico nel senso antico della parola. Il protagonista/attore narra i tempi moderni come l’aedo cantava la guerra di Troia e ci invita alla speranza, al valore supremo e antico del rispetto della legge dello stato ma guidato da una più profonda legge morale. […] Un racconto che parte dalla Sicilia per aprirsi alla globalizzazione, verso un orizzonte di riferimento in cui si compie la tragedia contemporanea del fenomeno mafioso. […] La grande storia si intreccia alla storia del singolo fatta di paure, di scelte familiari, di piccoli atti di coraggio.

Alessio Pizzech

15 MARZOSiciliaTeatro

PROSA

di Pietro Grassoversione scenica Nicola Fanoadattamento drammaturgico Margherita Rubinocon Sebastiano Lo Monacoregia Alessio Pizzechmusiche Dario Arcidiaconoscene Giacomo Tringalicostumi Cristina Daroldluci Luigi Ascionecanti tradizionali Clara Salvo

PERFORMANCE Per la prima volta Virginia Raffaele porta nei teatri le sue maschere più popolari: Ornella Vanoni, Belen Rodriguez, il Ministro Boschi, la criminologa Bruzzone e tante altre ancora. Donne molto diverse tra loro che tra arte, spettacolo, potere e politica sintetizzano alcune delle ossessioni ricorrenti della società contempora-nea: la vanità, la scaltrezza, la voglia di affermazione e, forse, la scarsa coscien-za di sé. Il tutto raccontato attraverso la lente deformante e irriverente dell’ironia e della satira, tipici elementi che compongono lo stile di Virginia Raffaele.I personaggi monologano e dialogano tra loro, anche grazie alle proiezioni video, in un gioco di specchi e di rimandi. Qua e là, tra le maschere, in scena appare anche Virginia stessa che interagisce con le sue creature, come una sorta di narratore involontario che poeticamente svela il suo “essere - o non essere”. La musica in scena fa da punteggiatura allo spettacolo, accompagnando i per-sonaggi nelle loro performance, sottolineandone i movimenti, enfatizzandone le manie; conferendo alla spettacolo un ritmo forsennato nel cui vortice i personag-gi, Virginia e le varie chiavi di lettura si confondono creando una nuova realtà, a volte folle a volte melanconica, quella dello spettacolo stesso.

19 APRILETerry Chegia

PROSA

di e con Virginia Raffaeleregia Giampiero Solari

IL GRANDE VIAGGIO Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.

Charles Baudelaire

Il Grande Viaggio è la storia di uno di quei viaggi che non si compiono per scelta ma per necessità e affronta con forza e leggerezza il tema dell’im-migrazione, come opportunità di crescita e conoscenza pur attraverso dif-ficoltà. Un giovane falegname, con la valigia carica di speranza e ricordi preziosi come tesori, parte da un paese lontano, attraversa il mare e approda in una patria nuova e sconosciuta. Lascia a casa la povertà ma anche il suo cuore e una moglie ammalata. L’uomo approda in un mondo estraneo e bizzarro ma si sente forte e determinato perché sa che deve trovare presto un lavoro per comprare un farmaco speciale in grado di curare la sua amata compagna. Ma a volte è difficile capire quale strada percorrere e lottare contro la solitudine e lo sconforto che, come inquietanti, invisibili presenze, minacciano di spegnere la speranza. Nel momento di maggior sconforto, gli appare, inattesa, la buffa figura di un compagno segreto. Per realizzare un sogno non bastano il coraggio e la speranza, serve anche un altro essere umano che tenda una mano e regali una possibilità così, nel suo periglio-so cammino, il falegname incontrerà un altro personaggio veramente molto insolito… Inizia così, per il protagonista, un vero e proprio percorso iniziatico che al termine del viaggio gli consentirà di comprendere come nella parte più profonda di ogni essere umano riposi una forza segreta e come anche l’esperienza più infelice possa trasformarsi in una possibilità di rinascita.

28 FEBBRAIOTeatropersona

A TEATRO CON MAMMA E PAPÀ

spettacolo vincitore del premio del pubblico al FIT Festival di Lugano

testo, regia, scene, luci Alessandro Serracon Massimiliano DonatoSimona Di Maio, Andrea Castellano Francesco Rizzorealizzazione oggetti di scena Tiziano Farioprodotto da Teatropersonain coproduzione con ARMUNIAAccademia Perduta Romagna Teatricon il sostegno di Regione Toscana - Sistema Regionale dello spettacolo dal vivoTeatro Comunale di CasalmaggioreCA.RI.CIV.

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NESSUN DORMA!LA FAVOLA DELLAPRINCIPESSA TURANDOTNessun dorma! è uno spettacolo liberamente tratto da Turandot, il dramma liri-co in tre atti musicato da Giacomo Puccini e ispirato all’omonima fiaba teatrale di Carlo Gozzi. La favola della principessa dal cuore di ghiaccio, in una Cina fantastica di mille e mille anni fa, è scenicamente evocata dal racconto di un singolare personaggio, uno di quelli che nell’opera non ha proprio voce (non par-la e non canta) ma che si trova al centro dell’azione, tra l’incudine e il martello, o meglio, tra il ceppo e la scure: Pu Tin Pao, il boia. Un boia che taglia teste, come tutti i boia, ma che segretamente sogna storie d’amore a lieto fine. Un boia che avrebbe voluto tanto fare un altro mestiere e che soprattutto vorrebbe poter dormire una notte intera. Perché dove regna Turandot non si dorme mai. Ci sono sempre teste da tagliare e se non ce ne sono c’è sempre qualcuno che canta! I nostri lavori non nascono come semplici riduzioni delle opere ma come un vero e proprio attraversamento drammaturgico dove la musica al pari della storia è elemento scenico di scrittura. Una costruzione che riprende i temi dell’opera e l’immaginario che muove, per dar vita ad un nuovo racconto teatrale dove le vicende vengono narrate ed evocate attraverso la particolare prospettiva di un personaggio, in questo caso “il boia”. Un personaggio minore che gioca dentro e fuori la storia stessa e permette di raccontare in modo originale la favola di Turandot immaginata da Puccini. Il proposito è di trasmettere ai giovani spet-tatori il fascino di storie, melodie e personaggi del grande teatro d’opera in un occasione teatrale che muove i linguaggi della scena con visionarietà e ironia unendo teatro d’attore, di figura e l’uso di immagini video.

13 MARZOTeatrolinguaggi

A TEATRO CON MAMMA E PAPÀ

liberamente tratto da Turandotautori Fabrizio BartolucciSandro Fabianiinterpreti Sandro FabianiMassimo Pagnoniregia Fabrizio Bartolucci

lo spettacolo è stato realizzato grazie alla amichevole collaborazione diRoberta Biagiarelli [Babelia &C.]alla gentile disponibilità del Comune di MondavioTeatro Apolloall’ospitalità della Corte Ospitale di Rubiera

LA BICICLETTA ROSSAUtilizzando i ritmi e gli stilemi parossistici del cinema muto ma non solo, lo spet-tacolo strizza l’occhio a Eduardo, muovendosi però con le cadenze di una fiaba e concedendo numerosi tributi al teatro di figura. Un coacervo di forme e rimandi stilistici tutti protesi a condurre per mano, emozionalmente, i piccoli spettatori, in una storia dai sapori antichi ma del tutto in sintonia con i momenti difficili che stiamo vivendo. La bicicletta rossa risulta infatti essere anche e soprattut-to uno spettacolo in qualche modo politico, dove, sotto la crosta dell’incanto favolistico, pulsa l’indignazione per una società che non riesce a risanare le contraddizioni del mondo in cui viviamo.

Motivazione della giuria per l’assegnazione del Premio Eolo Awards 2013

Lo spettacolo La bicicletta rossa è stato uno tra i più spassosi che abbia mai visto. Grazie di cuore per avermi fatto ridere e sorridere: ecco la medicina per curare i mali che affliggono i nostri tempi e tutti quelli passati. Riusciremo mai a cambiare e a immaginare un mondo migliore?

Carlo, spettatore

La bicicletta rossa nasce da una forte necessità di raccontare e tradurre per la scena la storia di una famiglia capace di parlare dell’oggi. La scommessa è stata quella di creare un lavoro adatto a un pubblico trasversale che attor-no al tema della crisi possa unire adulti e bambini. Abbiamo così creato una fiaba moderna a metà tra echi del teatro di Eduardo e la visionarietà noir di Tim Burton. A tenere il filo della narrazione c’è Marta che come se sfogliasse un album fotografico ci racconta con un linguaggio ora comico ora riflessivo le strampalate ed eroiche avventure della sua famiglia.

10 APRILEPrincipio Attivo Teatro

A TEATRO CON MAMMA E PAPÀ

con Dario Cadei, Silvia LodiOtto Marco MercanteCristina Mileti, Giuseppe Semerarodrammaturgia Valentina Dianaregia Giuseppe Semeraroluci Otto Marco Mercantescenografie Dario Cadeicostumi Cristina Miletivoce fuori campo Rebecca Metcalfbande sonore e musiche Leone Marco Bartolo

spettacolo vincitore Premio Eolo Awards 2013 per la migliore drammaturgia menzione speciale all’interno del Festival Festebá 2012 di Ferrara

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15 GENNAIO

Compagnia dialettale urbinate

C’ERA NA VOLTA

due atti in dialetto urbinatedi Paolo Cappelloniregia Amleto Santoriello

Nel tempo, a ridosso della cinta muraria, sono state costruite delle case. In una di queste abita Nina, sarta di professione, che gestisce una sartoria con tre dipendenti (Elide, Ada e Rosa). Solo l’intervento di Sant’Anna (protettrice delle sar-te) salverà la padrona di casa dallo sfratto esecutivo del Sindaco e dal-le morbose attenzioni del geometra comunale Gian Galeazzo. Attenzioni nate dal rapporto di lavoro della sarta con la moglie del geometra (Dora). L’intreccio è tenuto saldo da un altro personaggio (Clorinda), una inesauribile chiacchierona.

25 MARZO

Compagnia dialettale urbinate

6 AT DA MAT

sei atti unici in dialetto urbinate della Compagniaregia Amleto Santoriello

I sei atti unici portano in scena situazioni paradossali e caricaturali della vita quotidiana. La variegata realtà di tutti i giorni si rispecchia nella diversità degli intrecci e dei personaggi. La comicità garantisce la continuità che lega le sei pièce.

27 MAGGIO

Compagnia dialettale urbinate

PESRE-URBÈNURBIN-PESER

due atti in dialetto pesarese e urbinatedi Paolo Cappelloniregia Amleto Santoriello

Due professori di dialettologia dell’Università di Urbino, il primo (Raffaello) di Urbino e il secondo (Gioacchino) di Pesaro ricevono l’in-carico dalla Provincia di unificare i dialetti del territorio provinciale. I due non sono affatto contenti di dover lavorare insieme e decidono di comunicare solo tramite lettere. Il caso vuole che le stesse siano consegnate dai rispettivi figli (Ro-sina e Sanzio) che si innamorano unendo le due famiglie con la benedizione delle rispettive mamme (Alice e Falena) che zittiscono i bellicosi e rancorosi padri.

LA CITTÀ IN SCENA

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da 40 anni la Platea delle Marche

INFO

ABBONAMENTI24-25 ottobre rinnovo con conferma del posto26-27 ottobre rinnovo con possibilità di cambio posto28-29-30 ottobre nuovi

• biglietteria Teatro Sanzio aperta dalle ore 16 alle ore 20• dal 4 novembre è possibile acquistare l’abbonamento presso le biglietterie del circuito AMAT

Prosa [7 spettacoli]settore A euro 123,00 / ridotto* euro 92,00settore B euro 92,00 / ridotto* euro 73,00settore C euro 61,00

La città in scena [3 spettacoli] platea, palchi di primo e secondo ordine euro 26,00palchi terzo ordine euro 21,00 loggione euro 13,00

BIGLIETTI dall’11 novembre vendita biglietti per tutti gli spettacoli

• biglietteria Teatro Sanzio 0722 2281 aperta il giorno precedente la rappresentazione dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 20nei giorni di spettacolo dalle ore 16 fino ad inizio rappresentazionela domenica di spettacolo dalle ore 15.30A teatro con mamma e papàbiglietteria Teatro Sanzio aperta la domenica di spettacolo dalle ore 15.30• AMAT 071 2072439 lunedì – venerdì dalle ore 10 alle ore 16• vendita on line www.vivaticket.it

Prosa settore A euro 20,00 / ridotto* euro 15,00settore B euro 15,00 / ridotto* euro 12,00settore C euro 10,00

* giovani fino a 24 anni, studenti e convenzionati vari. Per Magic shadows riduzione valida anche per gli iscritti scuole danza

A teatro con mamma e papàposto unico numerato intero euro 8,00 / ridotto euro 5,00 [da 4 a 14 anni]

La città in scena platea, palchi di primo e secondo ordine euro 10,00palchi terzo ordine euro 8,00 loggione euro 5,00

INFORMAZIONIAMAT [corso Mazzini 99, Ancona]071 2072439 www.amatmarche.netServizio Cultura e Turismo0722 309222 / 309602 [lunedì - sabato orario 8 – 14][email protected] Biglietteria Teatro Sanzio [corso Matteotti, Urbino] 0722 2281

INIZIO SPETTACOLI ore 21 A teatro con mamma e papàore 17

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