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CON IL CUORE APERTO AL FUTURO TRiMeSTRAle dell’ASSOciAZiONe SANKAlPA OdV ANNO XIX - N. 4 DALL’ASSOCIAZIONE PAg. 9 “IN ASCOLTO” DALL’EREMO PAg. 4 “ANELITO DI FELICITÀ” CÀ DELLE ORE PAg. 26 “AUGURI” CON IL MONDO PAg. 28 “AAA CERCASI AMORE NEL MONDO”

CON IL CUORE APERTO AL FUTURO - cadelleore · 2020. 1. 14. · CON IL CUORE APERTO AL FUTURO trimestrAle dell’AssociAZione sAnKAlpA odV ANNO XIX - N. 4 ... gine della nostra inquietudine

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CON IL CUORE APERTO AL FUTURO

trimestrAle dell’AssociAZione sAnKAlpA odV ANNO XIX - N. 4

DALL’ASSOCIAZIONE

pAg. 9

“IN ASCOLTO”DALL’EREMO

pAg. 4

“ANELITO DI FELICITÀ”

CÀ DELLE ORE

pAg. 26

“AUGURI”CON IL MONDO

pAg. 28

“AAA CERCASI AMORE NEL MONDO”

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EREMO DI S. PIETROsituato tra le verdi colline di colceresa-mason

Vic.no tra ulivi, viti e ciliegi, è un luogo di pace e si-lenzio, di serenità e raccoglimento, di ricerca spiri-tuale e meditazione. i primi cenni della sua esistenzarisalgono al 1293 e dopo varie alternanze di custodia,arriva a questa ormai semi-distrutta chiesetta, nel1983, padre ireneo da gemona, frate francescano,che con devozione ed impegno, con l’aiuto di tantivolonterosi, ha ridato vita all’antica costruzione. neltempo è diventato un centro di spiritualità e di acco-glienza dove si può fare esperienza di preghiera eraccoglimento, di incontri individuali e di gruppo, for-mazione umana e spirituale, condivisione...

è il “cuore” che pulsa e nutre tutte le attività fon-date da p. ireneo e che da qui sono partite.

ASSOCIAZIONESANKALPA

l’Associazione sankalpa nasce nel giugno 2000 pressol’eremo di s. pietro a colceresa-mason Vic.no con due at-tività: presso la comunità terapeutica “cà delle ore” diBreganze e presso l’eremo di s. pietro. poi, per risponderepienamente ai principi fondamentali cui si ispira “l’uomoè nato per ricevere doni e diventare a sua volta dono e perriscoprire la sua essenza e impegnarsi nell’umanizzazione”le attività si sono sempre più ampliate. Ad oggi siamo im-pegnati nella comunità, all’eremo, nella realizzazione com-pleta del giornale sankalpa, con aiuti verso Bosnia, Brasile,Africa, india, Betlemme ed ecuador nelle raccolte e distri-buzioni di generi di prima necessità, nelle raccolte fondicon mercatini, cassettine presso esercizi del territorio,adozione di progetti a distanza e sensibilizzazione indivi-duale e quanto ancora troveremo sul nostro cammino.

FRATERNITÀ S. FRANCESCOCOMUNITÀ CA’ DELLE ORE

nasce nel 1981 per volontà dei frati minori Veneti come comunità di accoglienza,si evolve poi come cà delle ore cooperativa sociale nel 1984 per gestire l’omonimacomunità terapeutica per il recupero e la riabilitazione di persone affette da di-pendenza da sostanze ed alcool. la comunità è situata sulle colline dell’alto vicentino,a Breganze (Vi), in una struttura ampia ed accogliente immersa nelle prealpi venete.sono accolti sino ad un massimo di 25 utenti residenziali, mantenendo nel profilodi “piccola comunità” un rapporto tra numero di utenti e operatori basso, perfavorire un approccio il più possibile individualizzato e personalizzato. il progettoterapeutico riabilitativo sankalpa, mira alla rinascita del soggetto ad una nuova vitanella sua interezza di uomo, proponendo un approccio di ampio respiro, che trovale sue radici nella visione francescana della vita e nella psicologia transpersonalee sistemico-costruttivista. il progetto sankalpa prevede un percorso individualizzatodi psicoterapia personale e di gruppo, integrato con una serie di attività psicocor-poree, culturali e educative, anche esterne alla comunità, nonché incontri con lefamiglie, e fase per il reinserimento lavorativo e follow up dopo la dimissione.

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3sAnKAlpA

DALL’EREMO

Accogliamo e Ascoltiamoil sAnto BAmBino

che è in ciascuno di noi e…rinati, guardiamo al futuro che arriva senza paure…

Buon natale e Buon Anno nuovo

padre ireneo

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DALL’EREMO

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Nonostante oggi si sia raggiunto un benessere chein passato era riservato a pochi, vi è un dato co-stante che continua ad accompagnare l'uomo nel

corso della sua storia, un anelito che alberga al centro dise stesso e che il solo benessere materiale non basta asoddisfare.

Ognuno di noi infatti, ha inscritto nel profondo delproprio essere, nella profondità del proprio cuore, unanelito costante ad una pienezza che normalmente chia-miamo felicità, gioia, pace, benessere, ecc. Qualcuno lachiama Dio, ma in realtà non sappiamo di preciso cos'è,in realtà, ciò che cerchiamo è stare bene.

Quante volte sentiamo dire “lo faccio perché mi fastare bene”? Chi del resto, tra noi fa qualcosa appostaper stare male?

C’è in tutti noi una spinta innata a cercare il bene, amigliorare la propria condizione, a cercare il meglio, acercare un qualcosa che però non sappiamo cosa.

Ma in fondo cos'è questa felicità? Questa gioia? Questapace? Quella cosa che chiamiamo Dio? Qualcuno ne haabbastanza esperienza da poterla spiegare?

Ciò che sappiamo di sicuro è che ci manca semprequalcosa per essere felici, qualcosa di essenziale, nonsappiamo cos'è però ci manca, ci manca terribilmente.

La struttura culturale dominante, si è edificata e sisostiene proprio su questa mancanza. Distogliendo l’at-tenzione dal senso profondo della vita, il neo liberismocerca di costruire consenso facendo leva proprio sullapromessa di felicità ai singoli, cercando di manipolarela mente per massimizzare i profitti.

Questo possente despota incorporeo, ci ha reso o cista rendendo degli automi che lavorano, vivono e con-sumano freneticamente e silenziosamente senza averemai il tempo di fermarsi un attimo a pensare chi o checosa vuole farci vivere in questo modo.

Automi che, attraverso l'imitazione di “modelli” prividi personale autenticità, finiamo per consumare osses-sivamente qualunque moda, nel tentativo di omologarcie sentirci integrati nel tessuto sociale, accettati dalle altrepersone ugualmente deboli e condizionate come noi.

Si produce così, il trionfo di una realtà irreale e inau-tentica in cui “ognuno vuole essere come gli altri e nes-suno è se stesso”

L’imposizione coatta dei modelli comportamentali edegli stili di vita a opera della moda e della pubblicità,permette alla “matrix” di controllare gli individui capil-larmente, lasciandoli vivere nell’illusione di essere liberie autodeterminati.

A.A.A. FELICITÀ CERCASI!

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5sAnKAlpA

DALL’EREMO

L’esempio più significativo di questa dinamica è offertodal fenomeno della moda. Essa, promette a ciascuno dipoter realizzare un sé unico e irripetibile e, insieme, pro-pone a tutti, in modo seriale, lo stesso modello a cui con-formarsi, in una vera e propria reciproca identificazionedi massa nascosta dietro l’apparente diversificazione.

La moda è la maniera in cui, sul piano estetico, l’odier-no integralismo economico della civiltà dei consumi,impone in forma morbida e flessibile l’adattamento el’omologazione agli archetipi preordinati, mettendo sulmercato una serie sempre più complessa e ricca di falsesoluzioni, di falsi sogni, di fal-se promesse e di false oppor-tunità, in un vero e proprioprogetto di distrazione dimassa.

Questo imperialismo cul-turale domina sistematica-mente la vita culturaledell'occidente, con l’obiettivodi ri-orientare i valori, le abi-tudini, le istituzioni e le iden-tità delle masse, per farlicoincidere con gli interessidell'élite dominante che ot-terrà in questo modo un ri-torno commerciale diretto el’accesso alla colonizzazioneeconomica del mercato daparte delle armate finanziarie,le cosiddette “multinaziona-li”.

L'obbiettivo di questo tipodi democrazia non è certoquello di realizzare il benedell'individuo, ma innalzarel'uomo a un livello di stupi-dità tale da poter creare unmondo di consumatori auto-mi e inconsapevoli, felici a tutti i costi per dimostrareagli altri di vivere davvero una vita degna di essere con-divisa sui social, mentre dentro di noi, giorno dopo gior-no, ci spegniamo lentamente.

Tutti noi, senza nemmeno rendercene conto, attra-verso le convenzioni definite da altri e trasferite lenta-mente nella nostra mente per mezzo di una sistematicaopera di alienazione di massa in tutte quelle forme dipubblicità, informazione, intrattenimento che assorbiamoinconsapevolmente nel corso di tutta la nostra vita, ab-biamo plasmato la nostra personalità sotto l'effetto diquesto condizionamento. Identificandoci totalmente inquesto falso io, abbiamo costruito un'intera vita su questaconvinzione senza mai chiederci chi siamo realmente,creando quella separazione dalla realtà che è la vera ori-gine della nostra inquietudine.

L’unica possibilità per cominciare a produrre un ri-baltamento della situazione in questo preciso momento

storico cosi delirante e dilaniato dal non senso, è “fer-marsi”.

Prendere atto consapevolmente che tutta quella ne-cessità di identificarsi proviene dal tentativo di risolverequel vuoto che sentiamo in noi prodotto da questa se-parazione.

Quando e se, finalmente, decideremo di spostare ilcentro della nostra esistenza dal mondo esteriore, chenon può fornirci certezze, a quello interiore che è il “cen-tro stabile” dell'essere, tutto cambierà.

Attraverso una disciplina contemplativa possiamoinfatti coltivare unoStato di Coscienzache ci permetta diesplorare il nostromondo interiore piùprofondo, il centrodel nostro Essere,quello che Gesù chia-ma il Regno di Dio,sperimentando la no-stra vera Natura. Lacostanza nella praticadi questa disciplina,ci permetterà poi dicreare una relazionestabile con questocentro e ogni qualvol-ta un nostro atto,pensiero, emozione osentimento si renderàpermeabile alla graziaproveniente da questocentro, si creerà unacondizione in cuiogni gesto, ogni pen-siero e ogni senti-mento sarà creativo ebenedicente.

Quando quest’attitudine diventerà una “Resa incon-dizionata”, la grazia ci trasformerà piano piano in docilistrumenti.

Nel rendersi consapevolmente docili, si aderisce adun atto di accettazione profondo della vita, nella totaleunità in spirito, con Dio, con i fratelli e con l’intero Creato,ritrovando la libertà e l’autenticità dell'essere uomini edonne generati a nuova vita.

Quindi...

“Felice è l’uomo che non cammina seguendo il consigliodei malvagi...

... ma si compiace della legge del Signore e la sua leggemedita giorno e notte...”.

(SALMO 1:1-3)

Il gruppo di meditazione augura a tutti un Felice Natale.

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DALL’EREMO

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NAmico,

prega con perseveranza.All’inizio pregherai Dio

per i tuoi bisogniPoi per il bisogno

di pregare Dio

F.N

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7sAnKAlpA

DALL’ASSOCIAZIONE

Il sinodo Panamazzonico raccontato da chi l’ha vissutoha tutto un altro sapore, soprattutto se la testimonianzaarriva dalle parole di Mons. Adelio Pasqualotto, originario

di Caldogno, Vicario Apostolico del Napo – Ecuador, animalimpida, come la sua risata, e spirito battagliero, che amaraccontare le cose con il loro nome e non si ferma nemmenodavanti alle minacce di morte.

Al ritorno da Roma ha fatto tappa all’Eremo di San Pietro,accolto da padre Ireneo e un gruppo di volontari, per sancireun legame con Sankalpa iniziato da tempo e rinnovare unarichiesta di collaborazione che non è solo materiale, ma fattadi preghiera, condivisione, amore per l’Amazzonia “cuorebiologico” del mondo, così tragicamente minacciata dagliinteressi delle multinazionali.

«Torno nel mio vicariato con la voglia di organizzare laChiesa come Papa Francesco chiede. La Chiesa del Vangelo»ha concluso il Vescovo vicentino, dopo un intervento a cuoreaperto, dove la brutalità è stata raccontata con il coraggio dichi non ha paura. Con lui Gloria Grefa, un’altra anima co-raggiosa, che ha scelto la radio come strumento per fareevangelizzazione ed è stata invitata al sinodo come auditrice,in rappresentanza della popolazione india di lingua que-chua.

«Il papa sì ci capisce, i vescovi non tutti» avrebbero com-mentato i 54 indigeni con cui il pontefice si è soffermato per50 minuti, per parlare ed ascoltare il loro grido di dolore. In

quella terra le donne non hanno bisogno di rivendicare illoro ruolo, molte sono leader di comunità. Ma non è facileessere madri, mogli e leader, perché vengono continuamenteminacciate. Sono almeno 1700 le vittime del martirio delleleader indigena «ma qui la vita umana non è importante,come non lo sono gli animali e gli alberi».

«Ci è stata data l’opportunità di dire quello che pensiamo- ha detto Gloria, sguardo fiero dietro la dolcezza di unsorriso che è parte di lei - come donna mi sono sentita moltocontenta di poter esprimere le mie idee rispetto alla nostracultura». Una cultura dove il rispetto è sacro e ogni gesto haun valore profondo. La sua giornata comincia molto presto,al secondo canto del gallo, che vuol dire intorno alle 4, e siapre con i canti e la lettura del vangelo del giorno, che poicommenta alla radio. E il miracolo è che quella radio arrivaanche nei villaggi dove non esiste la luce.

«A noi occidentali - ha sottolineato mons. Pasqualotto- non verrebbe mai in mente di chiedere il permesso allaterra prima di seminare o raccoglierne i frutti. Loro lo fanno.Per questo Papa Francesco ha detto che finché l’Amazzoniaè in mano agli indigeni è sicura. E per questo gli indigenisono arrabbiati perché vedono arrivare gli occidentali che,solo perché sborsano un po’ di soldi, credono di poter faretutto quello che vogliono e distruggono le dimore, passanosopra le persone, ignorando qualsiasi diritto».

Pare che il Pontefice non abbia gradito i commenti di

AMAZZONIA, CASA COMUNE…di maria luisa duso

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DALL’ASSOCIAZIONE

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certi prelati che, vedendo gli indigeni, hanno ironizzato sulloro abbigliamento: «Non capisco la differenza fra le penneindigene e i tricorni che si usano in vaticano» avrebbe affer-mato papa Francesco. «Noi occidentali crediamo di essereunici - ha rincarato Mons. Pasqualotto - e ci permettiamodi fare battute pensando che gli altri siano di seconda cate-goria».

Mons. Adelio e Gloria, con gli altri protagonisti del sinodo,hanno partecipato ad una ce-lebrazione nelle catacombe diSanta Domitilla, dove 50 annifa un gruppo di vescovi delConcilio elaborò un patto coni poveri per i poveri. «Quest’an-no, dice, l’abbiamo fatto per ilrispetto di Madre Terra».

Una terra dove, ancor oggi,per molti Cristiani è impossibilevivere la propria fede: «Siamoandati in visita alla Comunitàdi Sant’Egidio e prima siamopassati nella chiesa di San Bar-tolomeo, divenuta simbolo deimartiri. La comunità ha chiestoche venissero inviate storie dimartiri e ad oggi ne sono arrivate 13 mila».

«Oggi assistiamo ad un’invasione, dal Venezuela alla Co-lombia. Il nostro obiettivo è salvare vite. Anche davanti allacappella della Porziuncola, ad Assisi, abbiamo fatto la pro-messa di mantenere il rispetto per il creato, che vuol direanche salvaguardare i valori culturali dei popoli indigeni,che sono un tutt’uno con la Madre Terra».

«Non a caso - ha ricordato il Vescovo - il Papa dopoessersi confrontato con il mondo indigeno, ha detto che que-sto popolo dà garanzie e, finché la terra è affidata a loro, èin buone mani. Ma non è più così perché arrivano le mul-tinazionali, che sradicano gli alberi e distruggono le case perpiantare la soia, ignorando che questa non è una terra pergrandi colture. E chi rimane senza niente non sa dove andare,ma nessuno risponde. Il governo fa il furbo: lo pagano, mala nostra gente rimane povera e misera».

«Il Papa - ha ricordato Mons. Pasqualotto - è convinto

che questo meccanismo di morte non abbia futuro. Con laradio ci siamo impegnati a formare le teste e le coscienze. IlPapa chiede diocesi diverse, con il genio delle donne neiconsigli pastorali. Solo con questa rivoluzione del Sinodopotremo salvare l’Amazzonia. Noi siamo gli unici a cammi-nare con gli indi, che ci supplicano affinché i loro diritti ven-gano rispettati».

Questo vuol dire garantire acqua potabile dove non c’èpiù, per mano dell’uomo. Perquesto in 17 delle 22 parroc-chie del Vicariato del Napo,sono stati acquistati dei mac-chinari, con l’aiuto di Sankalpa,che permettono di sanificarel’acqua dei fiumi. Ma rimanel’inquinamento dell’aria, per-ché si respira petrolio: il Sino-do ha deciso di acquistare 10mila ettari di terreno in quat-tro paesi per cominciare unprocesso di riforestazione: so-no stati piantati 2.500 alberi,alcuni per ricavarne legna altriper garantire la frutta, che per-mette di offrire la colazione ai

bambini che vanno a scuola. «Abbiamo chiesto al Governodi affidarci 100 dei mille fiumi di questa terra, per mantenerel’acqua pulita: i pesci non ci sono più, abbiamo trovato altepercentuali di mercurio. Ho scritto al Presidente. So che nonha gradito. Finora non sono stati ammazzati vescovi, permotivi diplomatici, ma ammazzano i capi indigeni. Ognigiorno è una lotta. Ma noi continuiamo a dire la verità. E adifenderla».

Il Documento finale dell’Assemblea Speciale per la Re-gione Panamazzonica è sintetizzato in cinque capitoli, piùun’introduzione e una breve conclusione. Tra i temi in esame,missione, inculturazione, ecologia integrale, difesa dei popoliindigeni, rito amazzonico, ruolo della donna e nuovi mini-steri, soprattutto in zone in cui è difficile l’accesso all’Euca-ristia.

Sankalpa è presente, è nel cuore di Mons. Adelio e diGloria.

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DALL’ASSOCIAZIONE

9sAnKAlpA

di Armida galasso

ASCOLTARE PER AMARE, AMARE PER ASCOLTARE

“Amerai il prossimo tuo come te stesso” era un co-mandamento antico, scritto nella legge di Mosèche Gesù stesso poi ribadisce (Lc 10, 27).

Ognuno di noi sa benissimo cosa vuol dire amare sestessi, in questo siamo bravissimi, ma possiamo amarci anchein modo sbagliato, procurandoci solo piaceri, imboccandovie di male e non di bene... e se rivolgiamo un simile “amore”verso un’altra persona, povera lei. E non è nemmeno, comeho sentito dire dacerte persone, chebisogna amare glialtri come loro vo-gliono essere amati.

Ma c’è un altrocomandamento checi spiega e ci fa me-glio capire di che ti-po di amore parlaGesù.

“Questo è il miocomandamento:che vi amiate gli unigli altri, come io hoamato voi” (Gv15,12). Abbiamo ilSuo amore comeesempio.

Semplice...!!! già,ma lui era Gesù, il figlio di Dio, noi invece delle semplicipersone con limiti, difetti, tentazioni... però ci è stata data lalibertà di scegliere se rimanere con i nostri limiti e i nostridifetti o impegnarci per superarli e quindi poter amare sestessi e gli altri in modo più giusto.

Ma come facciamo ad amare gli altri? Mi riferisco a quellopiù universale, verso ogni essere umano. Amare non vuoldire abbracciare e baciare tutti. Ci vuole anche questo, maper l’amore un elemento necessario, anzi indispensabile, èl’ascolto. Che non è solo udire con le orecchie e prestare at-tenzione mentre uno sta parlando... certo questo è già im-portante ma è il primo scalino. Poi c’è l’ascolto delle parolenon dette, delle richieste non fatte, delle difficolta non espres-se, dei bisogni non palesati, dei desideri non manifestati....e questo è molto più difficile soprattutto se ci fermiamo alprimo scalino dell’ascolto senza avvicinarci all’altro, senzaaccoglierlo, senza essere presenti, senza relazione, senza im-

medesimarsi, senza comprendere... ma facendo domandee dando risposte e consigli dall’alto del proprio punto di vi-sta.

Per ascoltare è fondamentale comprendere fatti, opinioni,sentimenti altrui; è necessario mettersi nei panni dell’altro,capirne il punto di vista..

L’ascolto è qualcosa di profondo che coinvolge la personanella sua interezza di mente, anima e cuore.

Purtroppo siamo im-mersi in una società cherende difficile l’ascolto, perla frenesia che serpeggiaovunque, per la tecnologiache ha sostituito ogni rap-porto personale diretto, perla mancanza di tempo per-ché viene utilizzato in tantialtri modi... e tutto questogenera solo nervosismo,aggressività, individuali-smo, paranoie...

Ma ci chiediamo cosapuò generare il non ascol-to? Sicuramente sensi disolitudine, rifiuto, frustra-zione, inesistenza, non va-lore...

La nostra mancanza ditempo, la fretta, la superficialità… può far sviluppare grandimalesseri in chi ci sta accanto.

Ascoltare è importante, essere ascoltati è un bisogno.Per un buon ascolto non ci sono tecniche, bisogna volerlo,

desiderare di voler davvero comprendere l’altro.Amare è ascoltare, è accogliere, è dare attenzione, è con-

dividere, è partecipare, è riconoscere le caratteristiche del-l’altro, è fare spazio all’altro, è affermare la sua dignità...

Amare è vivere!Forse prima di dedicarci all’ascolto degli altri sarebbe

cosa buona ascoltare un po’ anche se stessi per capire sediamo sufficiente ascolto-spazio agli altri o meno... E se “no”perché...

A Natale si dice che siamo tutti più buoni e allora rega-liamoci e regaliamo Ascolto, con tutto quello che esso com-prende, vedremo migliorare le nostre relazioni…

Buon Natale!!!

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NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

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DALL’ASSOCIAZIONE

Dal 1 Novembre 2019 variano all’Ere-mo di San Pietro gli orari delle celebra-zioni della Santa Messa così come diseguito:

Sabato: Santo Rosario ore 16,30Santa Messa ore 17,00

Domenica: Santo Rosario ore 16,30Santa Messa ore 17,00

I suddetti orari rimarranno in vigorefino alla Santa Pasqua 2020.

L’Assemblea ordinaria dell’Associazione di Domenica 8 Dicembre conclude la ri-flessione svolta nelle giornate di formazione con delle testimonianze che raccontanoil cammino personale portato avanti e la scelta di essere volontari di nome e di fatto.Questa Assemblea, da sempre, è dedicata al bilancio morale del vivere associativo,del fare volontariato, del nostro essere volontari.

Nei mese di Ottobre si sono svolte all’Eremo tre giornate di formazionerivolte ai soci e volontari dell’Associazione. Gli incontri sono stati moltopartecipati, utili e coinvolgenti e hanno trasmesso l’importanza del formarsi,del senso di APPARTENENZA, della partecipazione attiva, del mettere inatto i talenti che ognuno di noi ha ricevuto per ripartire con rinnovatoslancio ed entusiasmo. Il protagonista del nostro fare deve essere lo SPIRITOe l’AMORE: perché Sankalpa continui ad essere un’ondata di speranza e diottimismo: IO, TU, NOI PER VOI CON VOI!!

Ritroviamo quindi la nostra fecondità nella gioia del fare con competenzae compassione.

Il 6 Ottobre, una visita straordina-ria ha allargato il cuore di P. Ireneo:

fr. Claudio, missionario in Cina e fr. Memo. Due compagni di studi deitempi andati che hanno trascorso qualche ora all’Eremo ed è stata unagioia per tutti noi. La straordinaria magrezza di P. Ireneo si è riempitain un istante. È stato bellissimo anche vedere questi “3 moschettieri fran-cescani” ridiventare per un po’ ragazzini. Un bell’esempio per tutti noi.

“Fai attenzione agli altri. AMA tutti e perdona tutti, incluso testesso. Perdona la tua rabbia. Perdona la tua colpa. La tua vergo-gna. La tua tristezza. ABBRACCIA e apri il tuo AMORE, la tuagioia, la tua verità e più di tutto il tuo cuore”. Jim Henson

Anche quest’anno in occasione dellagiornata mondiale dell’Alimentazione,il 16 Ottobre, il supermercato Carrefourdi Thiene (che aderisce a questo evento)ha chiesto alla nostra Associazione diorganizzare una raccolta viveri dandoci così l’opportunità dicontribuire alle azioni per ridurre la fame nel mondo. La nostrapartecipazione a questa importante giornata ci ha reso orgogliosie motivati a proseguire nel nostro impegno a favore dei piùpoveri: perché ricordiamo che il cibo è un diritto umano fon-damentale e come tale va garantito a tutti in qualunque partedel mondo. Ringraziamo i nostri volontari che anche quest’annohanno risposto a tale iniziativa con entusiasmo.

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11sAnKAlpA

DALL’ASSOCIAZIONE

All’Eremo riprendono con rin-novato vigore i corsi di medita-zione che si svolgono per ilperiodo da novembre 2019 adaprile 2020 nei seguenti giornie orari:

Mercoledì ore 20,15: 1° corso- formazione iniziale e perma-nente alla meditazione

Venerdì ore 20,15: 2° corso -opportunità esperienziale di me-ditazione cristiana

Partecipare a questi corsi è co-gliere un’occasione di crescitapersonale per trovare la stradaverso la bellezza, verso la vitabuona: la meditazione è un cam-mino, un mezzo importante perentrare in se stessi, per trovare laserenità, mantenere la consape-volezza in ciò che si fa per supe-rare le proprie paure, è ascoltarsi,è mettersi in gioco e guardare nelprofondo del proprio essere, è in-contrare la LUCE dentro di seche tutti abbiamo per diventareuomini e donne LIBERI e VERI.

“Chi non medita è come coluiche non si specchia mai” (PadrePio)

Sabato 16 novembre si è svolto a Vicenza il conve-gno “La Riforma del Terzo settore e il volontariato…quali prospettive future”, organizzato dal CSV di Vi-cenza. Sankalpa c’era, per essere sempre informatasul mondo del volontariato soprattutto in questi tempidi grandi cambiamenti. Gli interventi sono stati diinteresse diversi, con anche critiche esplicite alla nuovalegge che mette sullo stesso piano organismi moltodiversi tra loro, da imprese sociali a piccole organiz-zazioni di volontariato puro ed in mezzo tante altrevarie realtà. Ma un intervento, più di tutti, ha raccon-tato questo mondo con una bella panoramica sul vo-lontariato dal dopoguerra ad oggi, per comprenderecosa stiamo facendo e dove stiamo andando. Il vo-lontariato puro cerca di fare il massimo con il minimoa disposizione, cerca l’aiuto dello Stato che però ri-sponde con una riforma che lo indebolisce, lo imbri-glia, smorza la sua spontaneità, non riconosce lagratuità, il dono… Più volte è stata ripetuta una frasemolto simbolica: “il Volontariato è un vaso di cocciotra vasi di ferro”. Proprio vero questo lo possiamo spe-rimentare continuamente tra burocrazia infinita, osta-coli di ogni tipo, realtà più grandi di noi…. Ma secrediamo che il volontariato offre umanità, solidarietàsenza reciprocità, solo dono, perché gratuitamenteabbiamo ricevuto e gratuitamente diamo, non ci la-sciamo certo demoralizzare dalle leggi, pur rispet-tandole, e andiamo avanti sempre con entusiasmo etenacia convinti anche che il futuro è nelle mani diognuno di noi. Allora, anche se vasi di coccio tra vasidi ferro, proseguiamo il nostro cammino serenamentee costruiamo società.

A dieci anni dalla scomparsa ricordiamocon questi suoi versi Alda Merini, una dellevoci poetiche più vere, forti e personali delnostro tempo:

“Io non ho bisogno di denaro.Ho bisogno di sentimenti,

di parole, di parole scelte sapientemente,di fiori detti pensieri,di rose dette presenze,

di sogni che abitino gli alberi,di canzoni che facciano danzare le statue,

di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.Ho bisogno di poesia,

questa magia che bruciala pesantezza delle parole,

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi”.

Sabato 30 Novembrel’Associazione Sankalpaha partecipato alla Gior-nata Nazionale della Col-letta Alimentarepromossa e organizzatadal Banco Alimentare.Continuiamo cosi ad es-sere ATTIVI nel BENE,testimoniando con il fareintraprendente, con ildonare con gioia, l’amoreverso gli altri.

“È bene non fare delmale, ma è male non faredel bene”.

Venerdì 8 novembre ci fatto visita Dom Adelio Pa-squalotto, Vicario Apostolico del Napo, Ecuador, cheha partecipato al Sinodo sull’Amazzonia svoltosi a Romadal 6 al 27 ottobre, assieme a Gloria Grefa “locutora in-digena de la Radio Voz del Napo” auditrice del Sinodo.Ci hanno raccontato la loro esperienza sinodale: un’espe-rienza bella, straordinaria, motivante; un grande donoper la Chiesa, finalmente i poveri hanno avuto voce ehanno portato i loro problemi, le loro preoccupazioni,i loro dolori, ma soprattutto sono stati ASCOLTATI. Dasottolineare la rivoluzionaria presenza della donna nelSinodo e Gloria Grefa, con la sua testimonianza, ci hatrasmesso tutta la sua emozione nell’aver partecipato aquesto evento storico e per essere stata scelta quale rap-presentante della sua etnia Quechua: come donna si èsentita contenta di avere avuto questa opportunità diesprimere le proprie idee riguardanti il rispetto per la

MADRE TERRA. Liringraziamo di cuoreper aver condiviso connoi questa loro ecce-zionale esperienza eper averci trasmessol’importanza e l’emo-zione di questo evento.

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DALL’ASSOCIAZIONE

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C’è un luogo incantevole nel Mediterraneo, ultimobaluardo europeo vicinissimo alle coste dell'Africa.Lampedusa, famosa per le sue bellezze naturali-

stiche, per il mare turchese e cristallino, le scogliere sullequali l'energia della natura si infrange e si respira a pieni pol-moni. L'isola accoglie ogni anno una moltitudine di turisti,molti dei quali ritornano perché tanta bellezza ti rimanedentro e così anche la voglia di tornarci. Ma Lampedusa ètristemente famosa soprattutto per l'accoglienza che offreininterrottamente da decine di anni ormai, alle migliaia dipersone che, sfidando le insidie di quel mare, arrivano sullesue coste pieni di speranza, sognando una vita migliore einvece troppo spesso, le cronache raccontano di naufragi edispersi, di sogni infranti a poche miglia dalla costa. Non sìpuò non pensare a loro, scrutando l'orizzonte o passandodavanti alla Porta d'Europa, il monumento che sta lì a ricor-darci proprio delle vittime dei naufragi inghiottiti dalle ondein quel lembo di mare tanto bello quanto insidioso che separal'isola dall'Africa.

Essere li ti fa capire veramente ciò che accade, perchéfinché non vedi con i tuoi occhi l'imbarcazione semidistruttaabbandonata sulla spiaggia con gli indumenti lasciati dentronella fretta di scappare, non ti rendi veramente conto di ciòche è questo fenomeno migratorio che sembra inarrestabile.

I lampedusani lo hanno capito bene e anche se provatida tanti anni di sbarchi continui, sfiduciati da anni di pro-messe, pochi fatti concreti e dalla convivenza non semprefacile con i migranti soprattutto negli ultimi anni, continuanola loro accoglienza con umanità, cercando di fare fronte me-

glio che possono alla vita di ogni giorno. Accolgono con ilsorriso anche le nostre critiche sulla condizione dell'isola,le strade mal ridotte e sull'abbandono di rottami che fran-camente ci ha all’inizio un po’ delusi.

L'isola è davvero molto bella e meriterebbe più cura, que-sto è certo. Quando ti raccontano di bimbi nati sulla spiaggia,di tante vite salvate, di docce calde e vestiti puliti offerti incasa propria, di storie a lieto fine e altre di impotenza, com-prendi tra le righe che si sentono lasciati soli, che speranoche le tante promesse diventino fatti, che accogliere diventiuna parola condivisa da tutti perché riguarda davvero tutti,da sempre.

C'è una tradizione Mariana molto forte a Lampedusa, laMadonna di Porto Salvo patrona dell'Isola, quest'anno fe-steggia i quarant'anni in fondo al mare e per la prima voltatornerà sulla terra ferma, esposta in paese e portata in pro-cessione. Molte altre statue sono sparse sull'isola e sembranoanche loro li pronte a proteggere ed accogliere chiunquearrivi e voglia raccogliersi per un momento in preghiera.

Ci siamo ripromessi di tornare, perché l'accoglienza ri-cevuta e la gentilezza, ti fanno stare davvero bene e ti spiaceripartire per tornare a casa. Sicuramente torneremo con lasperanza nel cuore che tra qualche anno le cose siano diverse,che l'orizzonte sia più sereno e racconti di un’umanità mi-gliore, di un mondo migliore e più attento ad accogliere conamore e fraterna solidarietà chi è più debole e bisognoso diaiuto.

Carla e Alessandro

L’ISOLA CHE ACCOGLIE

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DALL’ASSOCIAZIONE

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ATTESA DI...

In questi due anni, abbiamo analizzato le letteredella parola SANKALPA, e siamo arrivati al-l'ultima lettera che, per la terza volta ritroviamo,

la A .... che ho collegato alla parola Attesa. Riflettendovi, mi accorgo che essa è molto im-

portante, ci accompagna in ogni momento dellavita, anzi ancora prima di nascere, perché tutti noisiamo stati Attesa per i nostri genitori e per loroquante Attese di speranza durante la nostra cre-scita. Ora che sono adulto, mi accorgo quanto infretta sono passati i giorni, i mesi, gli anni; a voltesi vorrebbe fermare il tempo, ma il tempo non ènostro, è il tempo della vita, esso va e non Attendenessuno... e noi? siamo diventati come il tempo,non Attendiamo nessuno, siamo sempre di corsa,vogliamo tutto e subito, abbiamo perso lo stuporedell'Attesa. Fermiamoci e re-impariamo a osser-vare il creato, la natura, sono scuola di vita, scuoladi Attesa.

Ripercorrendo il mio passato, il ricordo mi por-ta all'Attesa del matrimonio che forma una fami-glia, il dono dei figli, dei nipoti, essere papà, esserenonno e quante altre Attese belle e gioiose. Manella vita, non mancano Attese inaspettate cheportano dolore, sofferenza e ci aprono interrogativiche ci lasciano frastornati, senza risposte; il cuore,la mente si chiudono in quel buio che sembra nonavere via d'uscita e qui l'Attesa deve essere forte,ben radicata nella fede, nella speranza, nella carità

e con la certezza di non essere soli. Non posso nonpensare al dolore che c'è nel mondo, a quanta At-tesa di pace, di pace vera, in popoli stremati daanni di guerra, costretti a vivere situazioni dram-matiche, invivibili.

Ma le persone che hanno grandi responsabilitàsu questi drammi, sono là in Attesa, non hannol'umiltà, la volontà, (accecati dal potere e dall'or-goglio) di sedersi attorno ad un tavolo per un dia-logo sulla costruzione della pace e intanto muoionodonne, bambini, uomini…

Che gioia ci sarebbe, in molte persone, se al po-sto di stare a guardare e criticare, decidessero dimettersi in gioco, di sporcarsi le mani nel fare con-cretamente e invece cosa fanno? sono in Attesa,nascosti dietro le solite frasi: "che facciano gli al-tri!... non tocca a me! ...perché devo andare proprioio?..." e qui la responsabilità è grande, potevo faree non ho fatto!!!

Quando arriverà SANKALPA? (il primo giornodi una nuova vita), vita che generi vita, donandoamore, speranza, tempo, mettendo in movimentoi talenti che sono in ognuno di noi, l'Attesa nonpuò durare sempre, prima o poi si aprirà questocuore e l'opportunità è vicina, il S. Natale, che cirichiama ad aprire il cuore, fare spazio, fare cullaall'ATTESA più grande che, se accolta, ci cambieràla vita.

Valter R.

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Mentre mi sto accingendo ascrivere queste mie consi-derazioni apprendo da una

news letter dell'A.I.D.O. (associazioneitaliana donatori organi), che unaprestigiosa rivista scientifica ameri-cana, ha pubblicato i risultati di unostudio fatto su 16 trapianti di fegato,effettuati in due anni all'ospedale diPisa.

Notiamo bene, tutti gli organi era-no da donatori... ultra novantenni!

I risultati sono stati ottimi, addi-rittura comparabili con quelli di per-sone anche molto più giovani... e…anche l'aspettativa di vita.

PUOI SALVARE UNA VITA…Chi lo avrebbe pensato, solo alcunianni fa, di poter dire a una personaanziana... PUOI SALVARE UNAPERSONA che sta morendo... o chefa una vita legata a una macchina,come i 6700 dializzati che aspettanoun trapianto di rene e che potrebberotornare a una vita migliore, una vitadegna di essere vissuta appieno, for-mando una famiglia, tornando al la-voro e addirittura facendo sportestremi?

Ho parlato con moltissime per-

sone in tanti anni, persone che hannoricevuto un organo e che la loro vitaè cambiata, sono felici e riconoscential donatore e alle loro famiglie e hoincontrato anche familiari di personeche hanno donato e in particolareparlano del dolore che si affievoliscepensando che grazie al loro congiun-to, qualcuno vive una vita migliore,o addirittura viene salvato da unamorte certa.

Mi piace lasciare questo pensieroscritto da un donatore ... che tra lealtre cose scrive: “voglio donare i mieiocchi a chi non ha mai visto l'aurora,i colori della natura, il sorriso di unbambino o l'amore negli gli occhi diuna donna…”

Anche Papa Francesco, in occa-sione della giornata nazionale per laDONAZIONE DEGLI ORGANI,ha sottolineato il grande messaggiodi solidarietà che questo gesto dimo-stra, mettendo in pratica il messaggioCristiano, ricordandoci che POSSIA-MO SALVARE UNA VITA lascian-do un segno tangibile del nostroamore per il prossimo.

Alessandro MaggioniSocio AIDO da 39anni

PUOI SALVARE UNA VITA DONANDOI TUOI ORGANI…

“dAndo te stesso,come potresti

temere di perderti?Al contrArio, ti perderesti

rifiutAndo di dArti”.s. Agostino

la "statua del dono", collocatadavanti al comune di monticelloconte otto, vuole simboleggia-re il dono in tutte le sue forme:del tempo, del sangue, degli or-gani e in tutte le varie forme diun'azione anche la più piccola opiù semplice come un sorriso.

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Quando si parte per un viaggio, situazione che implicainevitabilmente uno spostamento, si è spesso portatia fantasticare sui luoghi nuovi e sconosciuti in cui

ci si troverà a vivere la propria esperienza, sia essa di vacanzae relax, di lavoro, di avventura, di fede e pellegrinaggio. An-ch’io sono partita così lo scorso mese di agosto alla volta diIsraele e Palestina, per vivere in primo luogo un pellegri-naggio nella Terradel Santo, tanto si-gnificativa per la no-stra fede cristiana eintrisa di spunti con-creti per scavaredentro di sé. Sicura-mente però sonopartita anche affasci-nata al pensiero dellecittà e dei luoghi chemi avrebbero ospi-tata, così diversi daquelli dove sono abi-tuata a vivere, sia daun punto di vistageografico, sia culturalmente. Tuttavia, è stata una piacevolesorpresa realizzare che lo spostamento più significativo cheho percepito è stato non tanto nei luoghi fisici, quanto negliincontri e nelle testimonianze. Questi infatti, calati nel con-testo geografico dove mi trovavo, hanno assunto un rilievoimportante e creato un forte impatto interiore.

Personalmente è stata la visita al Caritas Baby Hospitaldi Betlemme – attraverso la testimonianza di Suor LuciaCorradin – a rappresentare quel tipo di esperienza che col-pisce in modo così diretto, trasmettendo in maniera chiarae inequivocabile il significato dell’operare in Terra Santa edell’operare dedicandosi a dei bambini.

L’ospedale pediatrico di Betlemme, unico nel suo generenel territorio della Cisgiordania, accoglie ogni anno circa50.000 bambini senza distinzione di religione o provenienza,che vengono sottoposti a visite ambulatoriali o ricoveri grazieal sistema diagnostico all’avanguardia di cui vanta. Particolareattenzione è rivolta anche alle mamme dei piccoli pazienti,che hanno la possibilità di rimanere in ospedale in alcunispazi appositi, così da poter accompagnare costantementei propri figli durante il periodo di ricovero. A loro sono de-dicate anche forme di supporto psicologico per affrontarele difficoltà che si trovano a vivere, talvolta anche con la con-sapevolezza che non sempre le cure sono efficaci.

Suor Lucia Corradin, che è parte dell’organico dell’ospe-dale, riveste il ruolo di responsabile del personale. Assieme

a lei, operano attivamente anche alcune altre Sorelle dell’or-dine delle Francescane Elisabettine. È stata proprio lei adaccogliere il nostro gruppo e a riservarci del tempo per il-lustrarci e condividere la sua esperienza personale. Ci haraccontato quanto lavoro ci sia stato e ci sia ogni giorno daparte di tutti nel portare avanti l’operato dell’ospedale, deiprogetti di ampliamento e specializzazione che si stanno

realizzando in questi mesi, delledifficoltà che, nonostante tutto, sitrovano ad affrontare: non è raropurtroppo che le malattie dei bam-bini si scontrino non tanto con i li-miti diagnostici del sistemaospedaliero, quanto con i limiti“operativi”, dovuti ad una limitataquantità di medici specializzaticontestualmente alla situazioneeconomica del territorio. Questedifficoltà si riversano sui rapporticon Israele, nelle cui strutture ibambini vengono mandati per es-sere sottoposti all’intervento chi-rurgico di cui hanno bisogno,

spesso salvavita. L’ulteriore difficoltà che le famiglie incon-trano è che il passaggio in Israele non è automatico e nontutti i bambini riescono ad accedere al loro sistema di cure.

Il modo in cui Suor Lucia ha esposto il tutto è stato tantosemplice quanto obiettivo e diretto, mettendoci di fronte aduna realtà a dir poco sfavorevole e disarmante. Allo stessotempo però, non ha mai smesso di trasmettere fiducia e de-terminazione nella missione che è stata chiamata a svolgere.Questa sua attitudine mi ha profondamente coinvolta e fattopensare. In particolar modo ci ha spiegato come il suo pren-dersi cura quotidianamente dei piccoli pazienti significhifarsi grembo, accoglierli e dedicare loro tutte le attenzioni,cure e affetto necessari durante la permanenza in ospedale.Un farsi grembo che, vissuto in un contesto come quello diBetlemme, città natale di Gesù, per suor Lucia significa vivereil Natale ogni giorno e accogliere proprio quel Verbo che siè fatto carne e che con estrema umiltà ha plasmato la nostravita.

A completamento della testimonianza di suor Lucia, ab-biamo avuto la fortuna di visitare parte dell’ospedale e discorrere la vita dei bambini in reparto, incrociando i lorosguardi, timidi, umili e pieni di attesa e speranza, ma tra-sparenti e sempre aperti in un sorriso che ha tanto da inse-gnarci.

Marta Rocchetto

INCONTRI NELLA TERRA DEL SANTOil vivere quotidiano del Verbo incarnato al cAritAs BABY HospitAl di Betlemme

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DALL’ASSOCIAZIONE

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Richiamo il doppio vocabolo in-glese del titolo per un gioco diparole che mi riporta inevitabil-

mente ad una delle nostre attività del-l’Associazione Sankalpa. Forse la sipotrebbe definire un’attività silenziosa,discreta senza clamori, ma io la descri-verei come una perla, un gioiello splen-dente.

Nella nostra sede “Casa S. Chiara”in via Turra, ormai da molti anni rac-cogliamo indumenti, vestiario, scarpee molto altro che provengono da do-nazioni di molte famiglie locali chehanno nell’“indirizzo di via Turra” unpunto sicuro, certo e fidato per poterfar giungere ai più bisognosi quantoofferto.

Questo ci onora e ci da una giustae sana dose di “orgoglio”, nel sapere chemolte persone ripongono fiducia nelnostro operato. Le donazioni sonosempre molto abbondanti, forse perchéil superfluo o di norma “fuori moda”riempie spesso le case di tutti noi. Inogni caso sapere che i nostri indumentipossono servire a qualche altra personaè spesso gratificante, piuttosto di but-tarli. Molti però non sanno che donareè un gesto che va fatto sicuramente conil cuore ma anche con molta coscienza.Ciò che è “scarto, rotto, o malconcio”per noi, lo è anche per gli altri. Passaspesso, probabilmente nel nostro sub-conscio, l’idea che qualche altro possaaccontentarsi del nostro “scarto”. Invece

dovremmo riflettere e pensare alla DI-GNITÀ che ci accomuna a qualsiasi la-titudine, forma, colore, religione etc.

È per questo motivo che i nostri vo-lontari operano un silenzioso e umileservizio di selezione e suddivisione conimmensa dolcezza, per mettere a di-sposizione capi ed accessori corredatidell’etichetta DIGNITÀ. Non scendonei particolari per descrivere cosa si èmolte volte costretti a fare per questoobbiettivo, perché certamente non sol-leverei nulla di eclatante sull’indecenzache molte volte si è costretti a vedere.Ne faccio semplicemente cenno perrendere verità a verità e per quanto pos-sibile far capire che dovremmo essereun po’ tutti molto più “attenti” quandooperiamo nelle donazioni. In mote oc-casioni, l’indirizzo di via Turra, ci sem-brava esser scambiato per discarica main cento mille altre volte, l’apertura diuna scatola con il profumo della bian-cheria pulita, profumata e ben riposta,ci riporta a quella tenerezza domesticache dovrebbe caratterizzare le nostrefamiglie. Nel nostro immaginario apri-re lo scatolone riporta all’immagine diun bellissimo dipinto e mi sovvien quelparadisiaco ricordo della cura e amo-revole attenzione che hanno tutte lenostre mamme. Lo associo alle mam-me perché, a meno che io non sia uncaso raro, sono sempre loro che si sob-barcano il duro e costante impegno fa-migliare del lava-stira-piega. La

mamma è famiglia, è dolcezza, è pro-fumo di pulito!

Chi usufruisce degli indumenti equanto a disposizione, percepisce mol-to bene questa DIGNITÀ e l’amorevolecura riposta in ogni scaffale. Le famiglieche aiutiamo nelle donazioni di vestia-rio, hanno accesso ai capi durante il ri-tiro dei pacchi alimentari, il primomercoledì di ogni mese. Altre volte in-vece i vestiti vengono donati a realtàdella zona altre volte ancora partonoper destinazione Bosnia, al seguito deiviaggi umanitari a cui siamo affiliati.

In tutti i casi abbiamo sempre lasperanza che giunga quel profumo ditenero amore con cui si opera e con cuisperiamo sempre vengano donati gliindumenti.

Molti sono anche i giocattoli perbimbi che arrivano nella nostra sededove vengono puliti e sistemati per es-sere poi regalati ad occhioni e maninestupende, che a loro volta ci regalanoun immenso sorriso.

Un personale, particolare e sentitoringraziamento lo voglio esprimere perchi con grande generosità, sensibilità,umiltà e discrezione da anni va avantiin questa attività riuscendo a riporresugli scaffali pezzi di cuore.

Nel ricordare cristianamente “..eronudo e mi avete vestito…”.

avanti sempre e grazie di esserci…Un indirizzo, Un vestito.

Christian

“A”DDRESS… INDIRIZZO-VESTITO

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DALL’ASSOCIAZIONE

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DA LEGGEREa cura della redazione

“PIÙ LEGGI, PIÙ SAI LEGGERE LA REALTÀ”

Una raccolta di articoli pubblicati su L’Osservatore Romano che partendo dalle parole e dai gestidi papa Francesco affrontano la personalità storica e spirituale del Santo da cui egli ha preso il nome,Francesco d’Assisi, e la storia della famiglia religiosa che dalla sua esperienza prese origine. La figuradel Santo viene trattata andando al di là dell’aneddotico e del devozionale con particolare attenzionealla sua eccezionale personalità. Gli articoli hanno come riferimento la cronologia della vita diFrancesco e dispongono, al termine del percorso, un’analisi della visione francescana di papa Fran-cesco.

Alla vigilia del ‘68 un gruppo di studenti universitari invita padre Giovanni Vannucci a unconfronto con lui sui temi della fede, della vita e dell’impegno sociale. Cinquant’anni dopo riemergonoda un cassetto le trascrizioni di alcuni di quegli incontri. Nel rileggerle, gli studenti di allora, ormaiapprodati alla pensione, si rendono conto di quanto quelle parole abbiano accompagnato, sostenutoe orientato tutto il loro percorso umano e professionale.

Un volume sulla sfida ecologica che raccoglie frasi, testi, discorsi e omelie di papa Francesco sultema della custodia del creato e sulla promozione di una vita degna per ogni uomo. Diversi interventisono stati tratti dalla Lettera enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune. La prefazione è diBartolomeo, Arcivescovo di Costantinopoli – Nuova Roma e Patriarca Ecumenico, sottolinea l’intesatra ortodossi e cattolici nella tutela della creazione umana e della vita umana. La raccolta è conclusada un testo inedito di papa Francesco sulla visione cristiana della creazione e della nostra missionein essa come credenti.

Il volume raccoglie le parole più significative di Papa Francesco sulla preghiera, per aiutare i cristiani avivere la relazione personale con il Signore. Un posto speciale in questa raccolta è riservato alle catechesi pro-nunciate dal Papa sul Padre nostro nelle udienze del mercoledì. Introduce il volume la prefazione del Patriarcadi Mosca Kirill, che mostra la profonda sintonia tra cattolici e ortodossi nel vivere la dimensione cristiana del-l’incontro con il Signore; infatti per la comunione con lo Spirito santo, anche quando si prega nel segreto dellapropria camera, in realtà tutta la Chiesa e il mondo ne sono partecipi. Conclude la raccolta un testo ineditodi Papa Francesco, che presenta il ruolo e il “posto” della preghiera all’interno della vita cristiana, che è la vitanuova donataci dallo Spirito santo nel battesimo, che in Gesù ci ha resi veri figli del Padre.

La vita, i dubbi, gli incontri decisivi, i continui scontri con la Chiesa di quattro sacerdoti «ostinatie contrari» che, per trovare l’uomo, hanno cercato Dio per strada, tutti i giorni, tra gli ultimi delmondo. Don Andrea, don Gino, don Giacomo e don Dario credono che le storie dei Vangeli siripetano ogni giorno, nella nostra vita. Basta saperle vedere e prestare attenzione.

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DALL’ASSOCIAZIONE

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NSankalpa c’è...

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nonnA floriA, 95 Anni…

sAnKAlpA non HA etÀ…

dA nAZAretBruno e mArY

nicolA e ViViAnAdAl giAppone

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HELP TERRITORIO

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“RACCOLTA GENERI DI PRIMA NECESSITÀ”

Proseguono con immutato entusia-smo e dedizione le “Raccolte” di ge-neri di prima necessità neisupermercati del vicentino con lo sco-po di raccogliere tutto il necessario peraiutare le famiglie in difficoltà del no-stro territorio, sempre in collaborazio-ne con gli Assistenti Sociali deiComuni interessati. Solitamente le“Raccolte” avvengono con cadenzaquindicinale, previa richiesta di auto-rizzazione. Però ci possono essere“Raccolte” extra come il coinvolgimen-to da parte del Carrefour di Thiene perla giornata per la lotta alla fame nelmondo organizzata dalla FAO oppurela collaborazione col Banco Alimentareper la Colletta annuale…

“CONTEGGI”

Successivamente ad ogni “Raccolta” ungruppo di volontari si ritrova in magazzinoper conteggiare e suddividere quanto è sta-to raccolto. Lavoro certosino e silenziosoche permette di tenere sotto controllo lenostre scorte.

“MERCATINI OCCASIONALI”

In occasione di particolari celebrazioni o festività vengono allestiti dei mercatinicon la presentazione di prodotti eseguiti dai volontari, per raccogliere fondi peri vari progetti istituzionali dell’Associazione. I volontari si ritrovano per la prepa-razione dei vari manufatti o anche singolarmente lavorano a casa propria per poioffrire il prodotto finito.

“MAGAZZINO”

La gestione del Magazzino è seguitada un altro gruppo di volontari che èimpegnato nel controllo delle scaden-ze, nel mettere in ordine i vari prodottie nel preparare i pacchi che verrannosuccessivamente distribuiti alle fami-glie. Alla preparazione dei pacchi par-tecipano anche, alcune mattine, degliospiti del Centro diurno “Casa Enrico”accompagnati da operatori, collabo-razione molto importante e significa-tiva.

“DISTRIBUZIONE”

Una volta al mese si svolge la con-segna dei pacchi alimentari alle fami-glie che si recano direttamente nellanostra sede per riceverlo. Per chi nonha la possibilità, per vari motivi, di pre-sentarsi di persona provvede al ritiroil Comune di appartenenza tramitevolontari o operatori.

“CASSETTINE SALVADANAIO”

In vari esercizi del territorio vicentino sono posizionate delle cassettine salvadanaioche di tanto in tanto vengono svuotate per raccogliere ciò che le persone donanocon generosità e attenzione per le varie attività che portiamo avanti intorno a noie nel mondo.

“RACCOLTA INDUMENTI”

Una volta ritirato il pacco alimentarele famiglie possono accedere alla sceltadegli indumenti usati che ci vengonodonati in grandi quantità. Alcuni vo-lontari visionano ed ordinano questiindumenti per rendere agevole la sceltada parte delle famiglie e perché essisiano trovati in condizioni dignitose.Quanto non viene ritirato dalle fami-glie viene poi donato a nostra volta adaltre realtà del nostro territorio o delterritorio della Bosnia Erzegovina.

N Sostegno alle famiglie N

N Raccolta fondi N

HELP TERRITORIO

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HELP MISSION

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AFRICA

N Tanzania - Kipengere N

N Guinea Bissau - Cumura N

La Tanzania da molti anni vive una si-tuazione di stabilità politica e pacifica-zione sociale. Non che questo ne faccia

un paradiso in terra. Miseria e malattie mor-tali sono diffusissime e di solito i governi nonbrillano per trasparenza e attenzione alleclassi più povere.

Di queste ultime si occupano onlus e mis-sionari, come ha fatto per decenni, e continuaa fare, il nostro amico Baba Camillo, l’uomoche a Kipengere, negli altopiani sudocciden-tali, grazie all’aiuto di numerosi amici e vo-lontari, ha portato acqua potabile, energiaelettrica, strade, officine, tecniche di coltiva-zione e allevamento, modernizzazione dellescuole, delle strutture sanitarie esistenti e delcentro nutrizionale per orfani.

Da molti anni siamo suoi amici e ne so-steniamo l’opera.

In Guinea Bissau oltre il 70 per cento della popolazione vive al di sottodella soglia nazionale di povertà. Questo è l’aspetto che contribuiscemaggiormente a collocare il piccolo stato dell’Africa occidentale al

178° posto su 188 paesi per l’indice di sviluppo umano. A tale miseriacontribuiscono poi un sistema educativo inadeguato, un sistema sanitarioinefficiente, la carenza di strade e di infrastrutture quali rete elettrica,idrica e fognaria, tra le cui conseguenze la più frequente è la diffusionedi malattie. L’instabilità politica significa poi fragilità economica e mancanzadi lavoro. Non c’è quindi da meravigliarsi se i Guineiani decidono di an-darsene. Solo che molti non arrivano neppure ad attraversare il Mediter-raneo, restano bloccati nei centri di detenzione libici e poi tornano a casapiù poveri di prima.

Centri missionari come quello gestito dai Frati Francescani a Cumura,combattono contro tutto questo. I moderni padiglioni dell’ospedale - giàlebbrosario - accolgono e curano malati di AIDS e TBC e partorienti affetteda HIV; le scuole all’avanguardia – dalla materna agli istituti superiori – for-mano le nuove generazioni dando loro gli strumenti per essere i protagonistidello sviluppo del proprio paese, nella speranza che un giorno non debbanoandarsene e rischiare la vita per una di incertezze ed emarginazione.

Centri missionari come quelli di Cumura vanno sostenuti. Per il bene di tutti.

L’attenzione e l’impegno per HELP MISSION procede con immutato edassiduo impegno. Il nostro sostegno è rivolto verso:

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HELP MISSION

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N Burundi - Mabayi N

N Rwanda N

In Burundi, a Mabayi opera Suor Agrippina. Ilnostro aiuto ha contribuito all’avvio di una pic-cola fattoria che ora prosegue e si ingrandisce.

Le necessità sono tante ed anche i sogni, perchéMabayi è costituita da una numerosissima popo-lazione disseminata però su un vasto territoriomontagnoso con tutti i disagi che esso comporta.Con l’aiuto di tutti cercheremo di trasformarli insperanza e poi, pian piano, in realtà.

In Rwanda prosegue il progetto di adozioni a di-stanza in favore dei ragazzi e ragazze di Cyangugu.Il nostro referente, don Valens Niragire che ora si

è spostato nella capitale per un nuovo incarico, in-sieme al suo sostituto don Théogène Ngoboka se-guono sempre con attenzione i ragazzi e le ragazzenel loro impegno scolastico. Ognuno può contri-buire, anche autonomamente, a questo progetto.

[email protected]: Diocèse Catholique de Cyangugu/Adozioni

ragazziNumero: 00054-00632848-47/EurBanca: BANK OF KIGALISWIFT CODE: BKGRWRWIBAN: RW40000540063284847011

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HELP MISSION

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BETLEMME

Il Caritas Baby Hospital di Be-tlemme sta lavorando a unnuovo progetto: la costruzione

di un reparto di osservazione pe-diatrica breve, capace di accoglie-re e di intervenire meglio e piùvelocemente per curare i bambinia cui vengono diagnosticati di-sturbi risolvibili nell’arco di unagiornata di terapie e monitorag-gio, come attacchi di asma, larin-giti, gastroenteriti, infezioni, casidi disidratazione e convulsioni.

Un apposito gruppo di studioha infatti notato che negli ultimianni è aumentato il numero dibambini che restano all’ospedaleuna sola notte e che un bambinosu cinque viene dimesso entro 24ore dall’accettazione. Da questoè nata l’idea del servizio di osser-vazione pediatrica breve per ilquale saranno necessari 111.600euro, destinati all’acquisto di: 2letti per bambini, 3 culle pedia-triche, 1 computer medico mo-bile, 3 monitor per i segnali vitali,2 siringhe automatizzate per l’in-fusione di farmaci, 3 flebo ad altaprecisione, 1 set portatile perl’otoscopia, 5 televisori per l’in-trattenimento dei piccoli sotto os-servazione, il mobilio dell’areadella reception.

Anche il più piccolo aiuto con-tribuirà a garantire il diritto allasalute di bambini a cui la guerra,l’occupazione militare e la depri-vazione delle risorse stanno to-gliendo tutto.

www.aiutobambinibetlemme.it

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HELP MISSION

23sAnKAlpA

BOSNIA ERZEGOVINA

Proseguono instancabilmente i viaggiumanitari verso la Bosnia Erzegovinaorganizzati dall’Associazione A.R.Pa

di Lecco con la quale abbiamo condivisomolti viaggi in grande amicizia. Le varie re-altà di quel territorio, che necessitano sempredi aiuto e sostegno, sono raggiunti mensil-mente da quei convogli umanitari e noi af-fidiamo a loro, tramite alcuni amici che vipartecipano, quanto possiamo inviare in queiluoghi. Le partenze entro la fine dell’annosaranno il 5/12 – 27/12.

BRASILENPernambuco – Palmares - Barreiros N

Dalla Diocesi di Palma-res, nel Pernambuco,il vescovo + Henrique

ci tiene sempre aggiornati sul-le attività, le difficoltà e le ne-cessità del vivere quotidiano.La comunità per dipendenti“Nova Jerico” ha due case con140 ospiti chevi soggiorna-no gratuita-m e n t e .Preoccupa-zione desta-no le tensionied i conflittiper il posses-so della terranelle campa-gne, proble-ma antico masempre at-tuale perché,finché non sicambia mentalità, l’arroganzae le supremazie faranno ca-dere sempre i pesi sul cittadi-no comune. In vistadell’annuale Romaria, il pel-legrinaggio diocesano chesmuove un grandissimo nu-mero di fedeli da ogni angolodella Diocesi e che si tienel’ultima domenica di novem-

bre, c’è stato molto impegnoe lavoro per la ristrutturazio-ne della grande Croce delSantuario e la preparazionedello spazio antistante.Quest’anno è stata la XIX, consempre un gran numero di fe-deli, tra cui tantissimi giovani.

Questo cifa vedereche, nono-stante ledif f icoltàche si pos-sono vive-re, la fede èviva e par-t e c i p a t a ,proprio co-me il mottodella Ro-maria reci-ta: “L’amoredi Cristo ci

sospinge”. Nella quotidianitàsi prosegue con i lavori e lesfide di sempre, Sankalpa cer-ca di stare loro accanto con-servando un ricordo vivosoprattutto delle realtà di Pal-mares eBarreiros che abbia-mo conosciuto nei viaggieffettuati in passato.

(www.diocesepalmares.org)

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HELP MISSION

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Nel Vicariato Apostolico del Napo, vastoterritorio grande quanto la Lombardia, con22 parrocchie e 26 sacerdoti che devono

cercare di raggiungere anche i villaggi più lontani,collaboriamo col Vescovo vicentino dom AdelioPasqualotto. L’asprezza del territorio, le distanze ela situazione politica-economica ingigantisconoogni piccola difficoltà. L’accesso all’acqua e soprat-tutto la potabilità, è la grande emergenza di queiterritori e dom Adelio ha portato anche queste dif-ficoltà a Papa Francesco in occasione del Sinodoper l’Amazzonia cui ha partecipato nel mese di ot-tobre. Sankalpa è presente ed accanto a loro cercadi sollevare qualche problematicità.

ECUADORN Vicariato Apostolico di Napo N

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25sAnKAlpA

HELP MISSION

INDIAN Prema Vasam N

AChennai, da più di dieci anni sosteniamo l’operacreata e portata avanti da Selvyn Roy, ovvero PremaVasam, la struttura che accoglie orfani e disabili of-

frendo loro assistenza, cure mediche, percorsi scolastici,formativi, occasioni di vita e di divertimento che altrimentimai avrebbero potuto sperimentare.

Sosteniamo questo progetto tramite l’Associazione Per-corsi Solidali di Breganze.

Siamo sempre accanto adEugenia e Gendun dell’As-sociazione SOS Tibet, In-

dia, Nepal che portano avantivari progetti a sostegno della po-polazione di quei territori nonsolo per le necessità materiali maanche per la salvaguardia delletradizioni e della cultura di queipaesi.

(www.sostibet.org)

Anche l’Associazione Food for life – Vrindavana, è tra le nostre attenzioni.Essa porta avanti molti progetti e programmi sociali a favore della popolazionepiù debole, progetti che vanno dalla scolarizzazione, alla distribuzione gior-

naliera di cibo, alla pulizia delle strade, al riciclaggio della carta, all’agricoltura bio-logica e tanto altro….

(www.ciboperlavita.it – www.fflvrindavan)

N SOS Tibet India Nepal N

FOOD FOR LIFE

N Vrindavana N

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DA CA’DELLE ORE

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38 anni di ACCOGLIENZA

PENSIERIa cura della comunità ca’ delle ore

Un buon Natale ed un augurio diamore e serenità a tutte le personeche mi sono vicine in un percorso

comune che è diretto alla pace nell’animae nello spirito.

A.G.

Un sincero augurio di buon Natale e di buon anno nuovo, chel’anno venturo vi porti gioia e felicità

R.P.

N A come Agire ed Augurio N

Per gli altri attraverso di sé, il TAO dice: “ Considera ilguadagno del tuo prossimo come il tuo guadagno ela perdita del tuo prossimo

come la tua perdita.”Viene così da prendere il pro-

prio Cuore come riferimento allenostre azioni e nella nostra soli-tudine ci sono comunque atteg-giamenti che ci possono allietarenella prospettiva di condividernei risultati apparentemente solopersonali.

Mettersi un palmo di mano alCuore è un’azione semplice chedà grandi benefici e se si aggiungeuna parola non può che essereuna seconda azione alla prima edal nostro Cuore.

Arricchirci di azioni di Bene, protendendoci agli altrisenza rimanere stretti alle nostre cose, uscendo dal guscioche ci protegge da una società fredda e lanciare un messaggioche nella nostra azione passa attraverso di noi provenientedal Cuore, ci fa sentire che più è vero e gentile e più liberi cifa essere.

Agire ad Augurio! In due parole che dicono che se fabene a noi, lo fa anche per gli altri, portandoci in un confrontoche ci faccia crescere dentro e fuori uniti a loro.

Connessi al nostro Cuore, diciamoci con i fatti ciò chesente il bisogno di sentire.

Avviciniamoci con sen-tita audacia ad esseri che,come noi, non amano sen-tirsi soli.

Trasformiamo con lenostre parole e azioni la no-stra vita fino ad esprimerlacome Augurio a chi aspettasolo di sentirsi al sicuro da-vanti ad un esempio aspet-tato.

Decidiamo in ogniistante di nutrirci come Re-galo a chi lo può già fare oa chi lo sta aspettando perdiventare regalo aperto.

Agire ad Augurio… Augurare con se stessi in Azione diBene… Vestirsi da Regalo con le nostre Azioni contenentiil nostro Cuore… Essere solo parte di ciò che diviene semprepiù facile e gratificante distribuire per una fioritura comu-ne…

Partendo dal nostro Talento Innato che è quello di Ama-re...

Buon Dicembre...Augusto

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27sAnKAlpA

DA CA’DELLE ORE 38 anni di ACCOGLIENZA

NAuguri

prosperosiN

Il 2019 è stato un anno in cui piantare buo-ne radici! Per il 2020 mi auguro che le mieradici permettano alla mia vita di resistere

alle intemperie e magari, fiorire prospero-samente.

Diego

Un augurio di gioia e rivoluzione!Prendiamo consapevolezza di ciòche non ci va più bene e di ciò che

vogliamo; vediamo un po’ in noi insommae decidiamo cosa lasciare andare e cosaprendere.

BUON 2020.Pierluigi

Un augurio sincero di BuonNatale, che possano tutti vi-vere questi giorni felici, ac-

canto alle persone amate, con laluce negli occhi, calore nel cuore egioia nelle piccole cose semplici checi offrono questi giorni, la speranzache il nuovo anno possa mostrarvila via per vivere meglio questa vitacosi preziosa e cosi unica

D.M.

N Un felice augurio N

S i fa sempre fatica, almeno per mio conto, a scrivere quello che sivive e come si vive l’esperienza SANKALPA. La parte più difficileè quella di accettare il fallimento e da li pian piano ripartire con

più amore verso se stessi, il volersi più bene porta ad avere una maggioreconsapevolezza di limiti e possibilità personali, con l’aiuto si può arrivaredove si vuole naturalmente con impegno e dedizione. Poi come semprenella vita di tutti c’è bisogno di Amore e di sapere amare. Concludofacendo gli auguri a tutti di un felice Natale. Io sono sicuro che l’annoche verrà sarà quello della svolta definitiva. Auguri a tutti!

Carlo

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CON IL MONDO

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Nel Libro del Siracide si legge: “Non abbandonartialla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri.La gioia del cuore è vita per l’uomo, l’allegria di

un uomo è lunga vita” (Sir30, 21-22). Papa Francescoha più volte definito «la gioia cristiana» come «il respirodel cristiano». Perché «un cristiano che non è gioiosonel cuore — ha affermato — non è un buon cristiano»(Omelia di Santa Marta, maggio 2018).

E, indubbiamente, è una verità lapalissiana il fattoche si viva meglio cercando di rimanere gioiosi piuttostoche lasciandosi andare alla tristezza. Non si dice poi,“gente allegra, il ciel l’aiuta?”. Ma come ritrovare quellagioia autentica, non artefatta, che dia senso e vita alnostro vagabondare in questo mondo? Lo sappiamo, lavita ci porta a essere sopraffatti da tristezze, a volte inqualche misura fondate, altre volte forse del tutto inutili.E allora arriviamo a mettere in discussione ciò che siamo,quello che facciamo, ciò che abbiamo raggiunto, le nostrerelazioni, le nostre apparenti certezze. Chi più, chi meno,finiamo per crogiolarci nei nostri tormenti interiori,spesso del tutto inutilmente, con il solo risultato di viveremale ogni evento della nostra vita; altre volte, però, questastessa inquietudine può rivelarsi una molla per andarepiù in profondità nelle nostre vite, e così migliorare noistessi, cercando di assomigliare di più a ciò che realmentesiamo, apprezzando così il piatto che la vita ogni giornoci presenta. Mancuso spiega come l’essere umano sia at-traversato da una energia libera, la nostra “interiorità”,che, se non è gestita, provoca malessere, rimanendo al-l’interno di noi stessi, provocandoci dolore, oppure puòsfociare in aggressività verso chi ci sta attorno (V. Man-cuso, La forza di essere migliori).

Il nostro paese, purtroppo, è stato testimone, anchein tempi recenti, di ripetute ondate di aggressività, di at-tacchi verbali, di istigazione alla tristezza e al malessere,spesso proprio da parte di coloro che si dovrebbero oc-cupare, invece, di indirizzare questa energia verso ilBene, e il Bene Comune. C’è chi prova gioia nel vedereil male dappertutto, nel criticare chiunque, quasi fosseun modo per riscattare sé stessi, per dire io sono il mi-gliore. Ed è vero “in questo mondo tutti vorrebberoessere i migliori”, ben pochi, invece, si curano di esseresemplicemente migliori” (Mancuso, Ib.). Invece, in qual-che misura, sarebbe necessario per tutti imparare a in-canalare questa energia, riportandola verso ciò che creaBene dentro e fuori di noi, nella consapevolezza che tuttinoi siamo comunque legati indissolubilmente al tutto.

Peccato, però, - Mancuso aggiunge - che spesso, invece,“la direzione venga a coincidere con il consumo, il vuotosia riempito dalle chiacchiere, la compagnia ci sia offertada una serie di volti sullo schermo che in quanto merifantasmi mentali lasciano più soli di prima” (Mancuso,Ib.).

Ogni età ha le sue tristezze: i giovani che si sentonosmarriti, gli adulti affranti da mille preoccupazioni, glianziani che si ritrovano a dover fare i conti con la caducitàdella vita. Ed è questo vuoto, questa mancanza di senso,queste vite piatte in superficie in cui manca una luce ailluminare anche l’apparente banalità del quotidiano, deltran tran di ogni giorno, a provocare la nostra tristezza,se non addirittura la nostra cronica apatia. Ci sono pochispazi vuoti tra le righe delle nostre vite frenetiche, ciaffrettiamo a riempire le poche pause con rumore, altreattività forse inutili per paura di guardarci in faccia, perpaura di quello che potremmo trovare, se ci fermassimoanche solo per un po'. In realtà, non avremmo propriobisogno di cose straordinarie per essere felici, per viverela fede, anzi, proprio nelle cose ordinarie, nelle piccolecose, se non addirittura in quelle “invisibili agli occhi”,risiede quel valore che solo apparentemente sembramancare.

Non prestiamo attenzione a quella scintilla interioreche tanto ha ispirato artisti e poeti nel passato e nel pre-sente, e manca soprattutto la nostra capacità di ascoltodi quella Voce che ci ricorda che siamo perle di immensovalore, che siamo unici e meravigliosi così come siamo,che non possiamo vivere pensando di bastare a noi stessi,ma che esistiamo solo nella relazione, che la nostra pri-mordiale identità è definita dall’incontro con l’Altro,chiunque esso sia. Vivere con gioia è indubbiamenteuna scelta di vita, un atto di volontà, per quanto risultia volte difficile da intraprendere, e, tutto sommato, con-siste nel decidere di vivere “un’esistenza umana, unostare al mondo umanamente degno”, in una parola, nelpermetterci di essere felici, con gli altri.

Scriveva Fëdor Dostoevskij: “Amici miei, chiedete aDio l’allegria. Siate allegri come i bambini, come gli uccellicelesti […] Amate ogni creatura divina e tutto l’universo;ogni granello di sabbia, ogni fogliolina, ogni raggio di-vino. Se amerai ogni cosa, potrai capire il mistero divinodi tutte le cose. E sorgerà in te, alla fine, l’amore per tuttoil mondo, un amore universale, cosmico”. È il desideriopiù vero della nostra vita (M. Zuppi, Guarire le malattiedel cuore).

A COME ALLEGRIAdi susanna facci

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CON IL MONDO

Ci sono notti che paiono infinite. Senza la speranza diun ritorno della luce, quasi che quell’infinitudinedello spazio stellato, che tanto ami, non bastasse più

per volare a spasso fra le galassie, e che quel riposo a cuiinvita il buio non fosse più un tempo e un luogo per esseresé stessi, senza ombre o luci sgarbate che evidenziano glispigoli, invece di ammorbidire le forme dell’anima. Ci sononotti così da cui pare non poter uscire, e forse non si vorrebbeneanche uscirne perché il giorno a volte spaventa e la notteè pur sempre uno spazio di sospensione della vita. Poi unvago chiarore, un cielo un po’ sporco dal colore che è più unnon è che un è, inizia a delineare la forma della finestra e tipiglia un torpore che è più frutto di una battaglia coi pensieri,che è stata troppo lunga per non averti fiaccato, che un fan-ciullesco scivolare nei sogni. Il mondo lentamente si desta,qualche suono lontano ti racconta che c’è qualcuno già ingiro per cui è decisamente giorno. È rabbioso il piacere dipoter rimanere nel letto, e il girarsi e rigirarsi non è più quellodisperante di qualche ora prima ma uno stirarsi pigro dagatto prima di riacciambellarsi. La tua è quasi una stupidarivalsa nei confronti di chi non può permetterselo, perchéil tuo è un chiamarti fuori da un mondo che capisci sempremeno, un mondo per cui ora è giorno ed è il tempo del farecompulsivo, frenetico, spesso immorale, spesso violento einsensibile, egocentrico ed egoistico, del correre, chissà versodove, del “basta che me la cavi io, ora, e del domani che sene importa”.

Tre dei miei tanti gatti ronfano dolcemente accoccolan-domisi addosso quasi a dire: “Sta qui, non puoi disturbarci

alzandoti, fai bene a chiudere il mondo fuori dall’uscio edalle coperte, bastiamo noi!” Dormire senza sogni, per esau-stione, con la luce che ti batte sulle palpebre chiuse. Poi il te-lefono suona, passa qualche brevissimo secondo in cui i gattisaltano giù dal letto quasi che quel suono fosse per loro ilvia alla nuova giornata, e tu fai la “prova voce” perché nonè bello rispondere come se si uscisse da una caverna e perché,in fondo, ti vergogni del tuo esserti chiamata fuori come senell’Universo ci fossi solo tu, nel tuo bozzolo, in un orarioin cui tutti recitano la loro parte mentre tu reclami la tuaquota di bei sogni che comunque non arrivano.

“Buongiorno, mi scusi la chiamo per il Cammino…”, ilmondo ti chiama al tuo piccolo ruolo e ti senti parlare conla voce entusiasta di sempre domandandoti se si capisca chestai recitando, tu che odi chi recita, tu che sei paladina dellasincerità a tutti i costi e che vorresti solo dire con un fil divoce: “Mi scusi, ho passato una notte insonne, mica sonosempre su sa? Mi lasci dormire il Cammino può attendere,maledetti telefonini…” non lo fai e racconti, racconti, entu-siasmi, il futuro pellegrino che senti che ti è grato e si sperticain ringraziamenti.

I gatti ora reclamano la pappa, il pellegrino ha terminatola chiamata e starà felice pensando ai suoi futuri giorni suisentieri, tu ti alzi, in fondo non c’è nulla che un buon caffèe una bella doccia non possa alleviare, sei pur sempre unodei pochi esseri fortunati con un tetto sulla testa, cibo damangiare, senza bombe che ti piovono sulla groppa e quelcerto grado di libertà che ti permette di credere di essere li-bera, ed è di nuovo giorno, uno nuovo, il solo per oggi.

ALBEGGIAREda Assisi, Angela seracchioli

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CON IL MONDO

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Non dev’essere stato facile raccontarsi nella città che liha visti bambini, parlare del loro passato con i capellirasta, le storie di una notte, gli eccessi di una vita

senza perché, davanti a ex compagni di scuola, gli amici delbar, vicini sempre un po’ curiosi. Francesco, Gianluca, Matteo,Riccardo e Andrea l’hanno fatto con la naturalezza di chioggi ha una ricchezza nel cuore e la forza di volerla condi-videre. Senza rinnegare nulla di quando si chiamavano SunEats Hours, ma orgogliosi di essere oggi The Sun ed essere“Spiriti del sole”.

Hanno fatto il pienone al Comu-nale di Thiene, dove si sono esibitiper la prima volta dopo 22 anni dicarriera. Anzi, sono bastati pochiattimi per vedere ogni sedia riem-pirsi, e sappiamo di molte personecostrette a rimanere fuori.

Mi piace parlare di loro, in questonumero di Natale, non per farneuna recensione tardiva, ma perchéla loro storia, di cui la serata thienesepuò essere considerata una sintesi,racchiude tante “A”. A partire da quei potenti flussi di Amoreche si intrecciavano, in giochi di sguardi cristallini, per ar-rivare al rassicurante Abbracciodi un Comunale diventatoimprovvisamente contenitore di una forza rivoluzionaria:“C’è chi lotta perché ha visto da sé/ la bellezza di un mondopiù giusto/ Costa ammettere che dipende anche da me/ ildomani è ciò che oggi scelgo”.

Non è facile assistere a un concerto, quando non si co-noscono le canzoni, e sentirsene subito catturati. Certo, iThe Sun di musica se ne intendono, non è un caso se allespalle hanno circa 800 concerti in 20 diversi Paesi. Maquesta è tutta un’altra storia. “Sì questo è il mio viaggio Eora lo sento Il senso lo trovo in ogni momento Anche quandonon voglio c’è sempre un motivo: mi fido e lo seguo, confede lo vivo”.

Francesco l’ha raccontato: ha dovuto scavare, nel buiopiù profondo, prima di Accogliere la sua nuova vita, Ac-cettaredi chiudere con un passato che prometteva con-tratti per nuovi dischi e un altro tour all’estero, per andareincontro all’incertezza. Ma quella forza si è impadronitadi lui ed è diventata contagiosa: “Se il tempo non bastasse/per fare un nuovo mondo/ ci crederei comunque/ è piùforte di me/ È questo il mio miglior difetto/ io non possorestare qui a guardare il nostro mondo/ bruciare lenta-mente senza fare niente”.

Così la loro vita di eccessi è diventata lentamente Ar-

monia, una fonte da cui scaturisce una forza dirompente.Una nuova Alba, a ritmo di rock. Lo sanno bene all’Officinadel Sole, i loro Affezionati, che li seguono ovunque perché“Ogni volto, ogni strada, ogni sguardo è per sempre e per sempresarà”.

Proviamo solo a immaginare la potenza di queste paroleche diventano musica, la forza di pensieri di luce che si ri-flettono nell’universo e alimentano una nuova speranza.Ogni concerto allora non è solo musica, ma un inno alla

vita. E il popolo del Sole nonriesce più a stare seduto. Sonotutti in piedi, a ballare e can-tare a squarciagola perchéquesta è la musica dell’Anima“Sì questo è il mio viaggio Eora lo sento Il senso lo trovo inogni momento Anche quandonon voglio, c’è sempre un mo-tivo: mi fido e lo seguo, con fedelo vivo”.

In un mondo che va a rotoli,questi volti trasfigurati incar-

nano la speranza, perché è gioia vera quella che si legge neiloro sguardi, così intensa e profonda da sfociare a volte inun pianto, liberatorio.

L’aveva detto il sindaco, Gianni Casarotto, che ha volutoregalare questo concerto alla città, che saremmo usciti tuttipiù ricchi. I The Sun hanno indicato una via. E in questastrada, costellata di luci, brilla anche la loro Amicizia: perchéquesti Spiriti del Sole, hanno saputo crescere e cambiare in-sieme, accogliendo ogni parte di sé. E questa è una grandestoria d’Amore.

UN INVITO POI UN VIAGGIOAnche dal Comunale di Thiene i The Sun hanno lanciato

“Un invito poi un viaggio”, ovvero la possibilità di partecipare,insieme a loro, ad un nuovo viaggio di rinascita, in terraSanta, che si terrà dal 25 aprile al 3 maggio. Un appuntamentoproposto con cadenza biennale che si preannuncia ricco dinovità: «L’edizione del 2020 avrà un programma senza eguali- annuncia Francesco Lorenzi -. In nove giorni faremo unpercorso che ci farà toccare i luoghi più significativi dellastoria di Gesù, con un itinerario spirituale che ci porterà nelvivo dell’esperienza del Cristo e dei suoi discepoli». E poi sisbilancia: «Chi parteciperà a questa edizione vivrà un’esclusivaassoluta che avrà a che fare con la nostra musica». E nonsarà solo il concerto acustico sulle rive del lago di Galilea, aCafarnao.

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CON IL MONDO

LE TANTE “A” DEI THE SUNdi marialuisa duso

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fr. Angelo Visentin ofm

CON IL MONDO

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Un simbolo che i primi cristiani usavano per ma-nifestare la loro fede. Lo voglio "regalare" a SAN-KALPA e ai

suoi lettori, come una"coppa" per chi arrivaal Traguardo. Si trattadi una CROCE d'oroe di perle. Nelle estre-mità ha due parole edue lettere. Al centro,con molta semplicitàappare il volto di Cri-sto che tiene unite ladue assi della Croce:Divinità e Umanità.

È stato bello avertrovato questo "copri-messale" tra le cosequasi lasciate in oblioin qualche sacrestia.Certo... la cosa mi haincuriosito. Ho volu-to leggere e compren-dere il significatodelle PAROLE... c'èun po’ di greco e dilatino. Mi sono trova-to, all'improvviso, conuna sintesi e una af-fermazione di fedeche non ci lascia in-differenti: È esatta-mente da questaCroce e da questovolto che esplode unatestimonianza di fede.Non è una croce mu-ta, ma una Croce cheemana luce e Paroladi Dio. Le parole che"escono" dalla crocesono A (alfa) e O(omega); c'è poi la pa-rola greca "jctus" chesignifica "pesce", e SALUS MUNDI che in latino vuoldire SALVEZZA DEL MONDO.

A (alfa) è segno che significa Principio o Inizio; O(omega) indica il Fine; prima e ultima lettera dell'Alfabetogreco... E così questa Croce ti comunica e ti rivela che

Cristo Principio e Fine, è la Salvezza del Mondo, dellanostra vita, della nostra esistenza.

Cosa centra laparola "jctus"?Quando i primi cri-stiani si incontrava-no tra loro sisalutavano quasi se-gretamente... Il sa-luto iniziava così:Chi voleva espri-mersi, con il basto-ne di viaggio facevaun segnale sullapolvere della strada,l'altra persona com-pletava con un altrosegno, appariva un"pesce" che venivacompletato con ilpunto dell'occhio...La parola "pesce" inlingua greca è com-posta da cinque ini-ziali di unaaffermazione: J(Gesù), X (Cristo),TH (di Dio), U (Fi-glio), S (Salvatore).

Credo sia un beldono di NATALEpoter leggere e ac-cogliere questo an-nuncio. Assomigliaa quello che ha ri-cevuto Maria San-tissima, sanGiuseppe, i Pastori,i Magi... Quel bim-bo che ha preso"carne" nel seno diMaria, chiamatoGESÙ CRISTO è

DIO che viene ad abitare la nostra UMANITÀ. "Quandouna persona accoglie il messaggio del NATALE è "pro-mossa" UOMO. La sintesi del "messaggio" è questa:GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO SALVATORE.

BUON NATALE...

A (ALFA) E O (OMEGA)

A (AlfA) e o (omegA) (prima e ultima lettera dell'alfabetogreco, italiano, latino)

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CON IL MONDO

Adetta di molti affermati studiosi la guerra non rie-sce a piegarsi a nessuno scopo sociale condivisibile,eppure è guerra in ogni dove, in ogni quando, in

ogni più sparuta regione del mondo. Sotto l’egida dellapace, della fratellanza, dell’ingerenza umanitaria, oppuredella intermediazione militare, c’è un dispendio forsen-nato di scarponi chiodati e pallottole per controfirmarele ragioni del contendere, per imporre accerchiamentie trappole mortali. In queste ore tocca al popolo Kurdomorire falcidiato a causa dei tradimenti e interessi in-crociati dei padroni del mondo che praticano barandospudoratamente l’arte della guerra.

C’è chi avanza a testa bassa e chi arretra nel sanguedella disperazione, personalmente non riesco neppurea sbalordirmi sulla giustizia e necessità di combatterequesto o quell’altro tiranno, neanche sono interessato afare del pacifismo a buon mercato, preferisco chiamareper nome le canaglie, i traditori, gli assassini impuniti eorgogliosamente impettiti con le alabarde spianate. Hopoca parentela con quanti dapprima annuiscono in favoredi chi per troppo tempo ha subito angherie ingiustamentema subito dopo per un accordo neppure troppo celato,usano ferocemente l’indifferenza per fare man bassa dideliri di onnipotenza e in via subordinata di deliri dicommiserazione, chiaramente per non pagare dazio. Laguerra è guerra e fa sempre schifo, di più se è il risultatodi accordi sottobanco.

Però di fronte a immagini ripetutamente mandate inonda di bambini con gli occhi sbarrati dal terrore, dibambine con il viso insanguinato, bimbi con le dita fattea pezzi, con le gambe mancanti, con i vestitini inzuppati

di sangue rattrappito, come è possibile rimanere imper-turbabili, convinti di essere nella ragione, come è possibilenon avere vergogna, non provare vergogna, non rimanereschiacciati dalla propria vergogna.

Chi pensa di essere al di sopra delle parti, come chiritiene di esser il potente intoccabile di turno, occorrecostringerlo alla vergogna come compagna di viaggio,c’è necessità che il dolore e la sofferenza di questi inno-centi non vengano subdolamente ribaltati dentro la nar-razione in un anfratto remoto, in un angolo dove non èpiù possibile vedere niente.

Penso che fino a quando non si comprenderà che l’in-giustizia perpetrata su un innocente per giunta un bam-bino, è qualcosa di indicibilmente inaccettabile,rimarranno le lacrime di coccodrillo a fare la differenza,a timbrare il passaporto a una inumanità bellamente ri-conosciuta come un inevitabile evento critico. Una ri-prova questa del potere della morte, le immagini di quegliincolpevoli divorati dalla miserabilità di quel potere, di-venteranno messaggi cifrati, così artatamente contraffattida non risultare più chiari né leggibili per tentare di rie-laborarli.

Quando il sentimento dell’amore è segregato, sei an-corato a una stanchezza che ti fa sentire perduto, hai incomune con il tuo simile solo un dolore sordo, che evitadi guardare all’indietro né di pensare al domani, così fa-cendo è un’impresa ardua perfino provare vergogna. Pertentare di cambiare questo stato delle cose sottosopraoccorre una condizione: il diritto alla vita e alla tutela diogni bimbo, di ogni innocente, passa attraverso un’azionecollettiva, dove nessuno può chiamarsi fuori. Forse.

di Vincenzo Andraous

I TRADITORI E GLI INDIFFERENTIdAllA “cAsA del gioVAne” di pAViA

la guernica di picasso

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CON IL MONDO

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S iamo nel tempo dell’efficientismo, dei risultati, delprima possibile, del tutto subito, per cui possiamofare tranquillamente a meno di tutto ciò che nasce

pazientemente senza scalpore, della fecondità dell’amoreche cresce come i germogli senza far rumore e spandeprofumo come i fiori senza che ce ne accorgiamo, eppureciò che più ci fa soffrire non è né il dolore né la morte,ma il cuore e il cuore vive d’amore.

Esiste l’amore eterno e ne esistono tanti altri che dieternità hanno poco, vivono di forti emozioni e s’infran-gono, falliscono, ingarbugliando tutto dai sentimenti allavita. Non si può ridurre l’amore al solo sentimento, unamore tale non regge la quotidianità e lo scorrere deltempo, perché le emozioni inevitabilmente sono portatea scemare e a cambiare. Ugualmente se poggiamo la no-stra capacità d’amare sulla volontà e sul dovere ci affati-chiamo invano, possiamo correre per un certo periodo,ma con il tempo questo comportamento ci toglierà l’os-

sigeno invece di infonderci vita.Nella vita con i sui crocevia da varcare percepiamo

che il nostro amore è incompleto, si stanca, non portain sé la capacità del “per sempre”, dell’eternità e finchélavoriamo solo con la nostra generosità amare divieneuna missione gravosa, impossibile da realizzare in pie-nezza. Ci deve essere qualcos’altro che supera tutto: bi-sogni, istinti emozioni, sentimenti, dovere. Qual è questaforza misteriosa e invincibile che fa avanzare senza stan-carsi verso un oltre solcato da un’alba nuova al suo sorgeree che ci chiama non solo a fare del bene ma a riempirlodi eternità, in modo da essere contagiosi?

San Francesco in una delle sue preghiere dice al Si-gnore: “ … perché io muoia per amor dell’amor tuo,come tu ti sei degnato di morire per amore dell’amormio” (FF 277). Di quale amore si tratta?

Ogni amore va assunto da una libertà e misurato suuna verità, infatti, Francesco chiede di morire per amore

AMARE: UN’ARTE CHE APPAGAsr. maria chiara

dA Assisi, dAl protomonAstero sAntA cHiArA unA pArolA dAllA clAusurA

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CON IL MONDO

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di Gesù, poiché Gesù e morto per lui, l’ama-to desidera ripagare l’amante con lo stessoamore. Francesco come misura del suoamore assume il Vangelo ed esso dice chec’è un segreto: la relazione con Gesù, conQualcuno che ha dato la vita per te, aman-doti al di là da ogni prestazione e merito.È un amore quello del Poverello abitato daun altro Amore, che non si aggiunge comeun di più al suo, ma né è la sorgente pro-fonda. Qualcuno è con lui come una sor-gente, una forza, un avvenire, allora ogniazione e ogni opera nascono dal segreto tralui e Cristo. Infatti, Francesco e così ancheChiara nelle loro rispettive regole esortanoa fare attenzione a ciò che sopra ogni altracosa si deve desiderare: avere lo Spirito delSignore e la sua santa operazione, perchéè lo Spirito Santo che riversa nell’uomol’amore di Gesù.

Dio può voler riversare in noi il suoamore, ma lasciarci permeare da quest’amo-re dipende solo da noi, dalla nostra liberascelta. Facciamo attenzione a non scambiarela libertà con la possibilità di scelta, perchéla libertà richiede molto di più, soprattuttoresponsabilità e capacità di porsi dei confini,di dire dei sì e dei no concreti e idonei, au-tentici ed effettivi, efficaci e opportuni. Nellescelte bisogna essere capaci di perdere qual-cosa, di rinunciare per un bene più grande.Di fatto l’amore legato solo alla nostra buo-na volontà è limitato al senso della giustizia,dell’attivismo e del proprio perfezionismo,mentre quello di Dio riversato in noi dalloSpirito Santo emana vita in abbondanzacon la capacità di rigenerarla e ricrearla so-prattutto là dove è morta. In definitiva èpassare dal bene che facciamo noi, a ciòche Dio può fare in noi e attraverso di noi,quindi amare, prima di tutto, è entrare inrelazione con un tu, con un altro e questorichiede un esodo continuo da se stessi, un

lasciare per entrare in una terra promessa,un volere il bene dell’altro che può noncoincidere con il farlo contento, insommadiventa prioritario non quello che facciamo,ma il come lo facciamo.

Tuttavia in ogni amore autentico è im-portante non tanto fare qualcosa per l’altroquanto accettare che si avvicini a me comea un povero, è fondamentale sentirsi indi-genti, essere disposti a perdere la faccia. Siama qualcuno che può ferire, questa pos-sibilità di ferirsi nell’amore è presente inogni relazione, ne abbiamo timore eppureè l’unica opportunità dataci per rinsaldare,rinnovare l’amore, che se non supera la pro-va della fedeltà non può dirsi tale. La feritàè l’occasione che rende forte l’amore, del re-sto ho bisogno d’essere amato non tantonelle mie prestazioni, per le quali è faciletrovare adulatori, ma in quelle mie debo-lezze, imperfezioni o sbagli per cui sonoincapace di sopportarmi. Solo su questi ter-reni posso assaporare la fedeltà e l’eternitàdell’amore e di questo sapore ha bisogno ilmio cuore.

Dio è Amore, noi siamo sue creature,proveniamo da Lui e Lui ci ha creati diversiin base al suo disegno su di noi, ma un cuo-re capace di amare è un dono elargito a ogniuomo e donna, è l’unico privilegio concessoa tutti senza alcuna distinzione. Nessun uo-mo e nessuna donna sono privi della capa-cità d’amare, del resto è l’unica facoltànecessaria e indispensabile, tutte le altreper quanto importanti non sono fonda-mentali. Spesso siamo delusi da ciò chepensiamo ci manchi e recriminando vivia-mo amareggiati, aiutiamoci a ritrovare lanostra vera grandezza per contemplare labellezza e la generosità della vita.

Esperti nell’arte della gratitudine e dellagioia, contagiosi a loro insaputa, così sonocoloro che corrono nella via dell’amore.

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È Natale ogni voltache sorridi a un fratello

e gli tendi la mano.È Natale ogni volta

che rimani in silenzioper ascoltare l’altro.È Natale ogni volta

che non accetti quei principiche relegano gli oppressiai margini della società.

È Natale ogni voltache speri con quelli che disperanonella povertà fisica e spirituale.

È Natale ogni voltache riconosci con umiltà

i tuoi limiti e la tua debolezza.È Natale ogni volta

che permetti al Signoredi rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta

grazie a tutti i nostri benefattori che con il loro sostegno fanno sì che altre persone possano sorridere!

grazie a tutti i supermercati che ci ospitanonei sabati delle “raccolte”!

grazie a tutti i volontari per il loro lavoro costante, tenace ed appassionato!

grazie a tutti coloro che in vario modo ci stanno accanto, ci aiutano e ci sostengono….

Buon nAtAle di gioiA!