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Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni” · 2017. 10. 27. · Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni” Direttore onorario M° Riccardo Muti Presidente Dott.ssa Marida

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Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni”

Direttore onorario M° Riccardo Muti

Presidente Dott.ssa Marida Dentamaro

Direttore M° Gianpaolo Schiavo

Direttore amministrativo Dott.ssa Anna Maria Sforza

Produzione artistica del Conservatorio “Niccolò Piccinni”

Referenti del progetto:

Paolo Messa, Maurizio Lomartire

Équipe del progetto:

Paolo Messa, Maurizio Lomartire, Pasquale Lepore, Federico Biscione

Un sentito ringraziamento al M° Vincenzo Anselmi per aver contribuito ad incrementare il repertorio per ensemble di viole.

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INTRODUZIONE

È stato sufficiente un solo anno di assenza per far sentire, a noi docenti e ai nostri allievi, la sua mancanza. Fortunatamente il positivo riscontro ottenuto dalle edizioni 2014 e 2015 ha consentito che il nostro Conservatorio accogliesse nuovamente il progetto ViolaFest nell’ambito delle attività di produzione artistica e di ricerca. Al pari delle precedenti edizioni e, come sempre, in sinergia con l’Associazione Italiana della Viola (AIV), il ViolaFest si pone l’obiettivo della promozione e diffusione della viola, del suo repertorio e della sua didattica attraverso una serie di eventi - Masterclass, concerti, tavole rotonde - che mirano principalmente all’aggregazione tra studenti, strumentisti e docenti di viola affermati in ambito nazionale e internazionale. In linea con questa impostazione, l’edizione 2017, intitolata “La Viola Italiana”, vedrà la partecipazione di Anna Serova e Luca Sanzò, solisti di celebrata fama, e di Alessandro Cusatelli, compositore che al nostro strumento ha dedicato un concerto già entrato a pieno diritto nel grande repertorio violistico. L’ argomento scelto come traccia per quest’anno ci darà, fra l’altro, l’allettante opportunità di condividere con pubblico e colleghi la sorpresa che abbiamo provato nel recupero di composizioni cadute nell’oblio e che invece meriterebbero, come tantissime altre opere del repertorio strumentale dell’800 e ‘900 italiano ancora sepolte nella polvere delle biblioteche, una assai più dignitosa considerazione. Ma ci occuperemo anche del repertorio nuovo e inedito con l’esecuzione di brani appositamente scritti dai Maestri Federico Biscione e Vincenzo Anselmi.

Maurizio Lomartire - Paolo Messa Docenti di Viola del Conservatorio “N. Piccinni” di Bari

Con grande piacere saluto il ViolaFest 2017 di Bari: il terzo ViolaFest in questa bellissima città, in cui si è ormai creata una consuetudine di incontri e scambi violistici di grande rilievo che arricchiscono la vita culturale pugliese a beneficio della cittadinanza tutta. La Associazione Italiana della Viola ringrazia il Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni” e i referenti del ViolaFest Maestri Paolo Messa e Maurizio Lomartire, per l’ospitalità e per l’organizzazione dell’evento, che si preannuncia estremamente significativo per gli artisti, gli studenti e il pubblico. A nome della AIV e mio proprio porgo i più calorosi auguri per un fruttuoso svolgersi dei lavori.

Dorotea Vismara Presidente Associazione Italiana della Viola

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VIOLAFEST BARI 2017 26 ottobre

Aula 310 ore 9 Presentazione ViolaFest:

M° Paolo Messa, M° Maurizio Lomartire, M° Pasquale Lepore ore 9,30 Prove Ensemble di viole: Puccini-Anselmi, Rota-Anselmi ore 14-19 Prove solisti (Lucia Forzati, Silvia Latrofa, Anna Lucia Geusa)

con quartetto d’archi “N. Piccinni” ore 15 Masterclass M° Anna Serova

Collaboratore al pianoforte M° Annalisa Ficarra ore 17 Prove Andante inquieto di Federico Biscione (M° Anna Serova,

M° Paolo Messa, M° Pasquale Lepore, M° Maurizio Lomartire)

ore 18 Prova M° Serova con quartetto d’archi “N. Piccinni”: Concertino di Alessandro Rolla

Ore 19,30 Viola-Bouquet Studenti: rarità violistiche tra ‘700 e ‘800: Antonio Rolla (1798-1837) - da Sei Idilli per viola sola: Idillio n. 1 - Anna Lucia Geusa Bartolomeo Campagnoli (1751-1827) - da 41 Capricci Op 22 per viola sola: Capriccio n. 31 - Rosanna Dell’Olio Bartolomeo Campagnoli - Romanza in La maggiore per viola e pianoforte - Annalisa Salvemini (viola), M° Annalisa Ficarra (pianoforte) Antonio Rolla - da Sei Idilli per viola sola: Idillio n. 4 - Lucia Forzati Bartolomeo Campagnoli - da 41 Capricci Op 22 per viola sola: Capriccio n. 17 - Silvia Latrofa Giuseppe Cambini (1746-1825) - da Sei Duo per viole: Duo n. 3: Allegro maestoso, Grazioso - Veronica Pia De Lauro, Luciana Palladino

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VIOLAFEST BARI 2017 27 ottobre

Aula 310 ore 9 Tavola rotonda con Alessandro Cusatelli e Federico Biscione:

Fil rouge: Zafred, Tosatti, Cusatelli - Tre concerti italiani del novecento

ore 11-13 Masterclass M° Anna Serova

Collaboratore al pianoforte M° Annalisa Ficarra Auditorium ore 14 Prove Ensemble di viole: Puccini-Anselmi, Rota-Anselmi ore 15-18 Masterclass M° Anna Serova

Collaboratore al pianoforte M° Annalisa Ficarra ore 17 Prove solisti (L. Forzati, S. Latrofa, A. L. Geusa) con quartetto

d’archi “N. Piccinni” ore 19 Prove Andante inquieto di Federico Biscione (M° Anna Serova,

M° Paolo Messa, M° Pasquale Lepore, M° Maurizio Lomartire) ore 20 Viola-Bouquet Studenti- rarità: violistiche tra ‘800 e ‘900: Alessandro Longo (1864-1945) - Suite per viola e pianoforte Op 53: Preludio (Sergio Ricchitelli), Romanza (Francesca Anselmi), Finale (Simonetta Noviello) Achille Simonetti (1857-1928) - Ballata per viola e pianoforte - Rosanna Dell’Olio Francesco Paolo Neglia (1874-1932) - Romanza per viola e pianoforte - Maria Consiglia Salvemini Marco Enrico Bossi (1861-1925) - Romanza per viola e pianoforte Op. 89 - Luciana Palladino Giuliano Manzi (1928) - La Carrarina, sonatina per viola e pianoforte: Allegro molto, Adagio, Rondò - Marcello Preziosa Nino Rota (1911-1979) - Sonata in Sol per viola e pianoforte: Allegro moderato, Adagio, Allegro - Claudia Petrelli Tutti i brani avranno la collaborazione pianistica del M° Annalisa Ficarra

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VIOLAFEST BARI 2017 28 ottobre

Auditorium

ore 9 Luca Sanzò e la Viola nella musica contemporanea

Viola, Viola: Seminario di semiografia e di musica contemporanea per archi

ore 10 Masterclass su due brani di musica contemporanea: Salvatore Sciarrino: Ai limiti della notte Sarah Colombo: Graffiti

ore 11 Concerto per viola sola: Luca Sanzò Salvatore Sciarrino: Ai limiti della notte - Franco Donatoni: Ali Sarah Colombo: Graffiti Luciano Berio: Sequenza VI Il M° Sarah Colombo sarà presente ai lavori.

ore 10 Prove Andante inquieto di Federico Biscione (M° Anna Serova, M° Paolo Messa, M° Pasquale Lepore, M° Maurizio Lomartire)

ore 14-18 Masterclass M°Anna Serova

ore 16 Prove solisti (Lucia Forzati, Silvia Latrofa, Anna Lucia Geusa) con quartetto d’archi “N. Piccinni”

ore 18 Prove Ensemble di viole: Puccini-Anselmi, Rota-Anselmi

ore 20 Concerto di chiusura ViolaFest Bari 2017

G. Puccini- V. Anselmi – “Intermezzo” da “Manon Lescaut”, per ensemble di viole (prima esecuzione assoluta)

Giacomo Zucchi (1800?-1820?) - Divertimento in fa maggiore per viola obbligata e quartetto d’archi: Andante sostenuto, Polacca - Anna Lucia Geusa

Federico Biscione – “Andante inquieto” per quattro viole (prima esecuzione assoluta, commissione del ViolaFest Bari 2017) – M° Anna Serova, M° Paolo Messa, M° Pasquale Lepore, M° Maurizio Lomartire

Cesare Pugni (1802-1870) - Serenata per viola obbligata e trio d’archi: Andante, Allegretto, Allegro - Lucia Forzati

Eugenio Cavallini (1806-1881) - Divertimento in Sol maggiore per viola obbligata e quartetto d’archi: Adagio, Polonese - Silvia Latrofa

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Alessandro Rolla (1757-1841) Concertino in mi bemolle maggiore per viola obbligata e quartetto d’archi: Allegro maestoso, Andante un poco sostenuto, Polonese - M° Anna Serova

N. Rota-V. Anselmi – “È arrivato Zampanò”, suite per ensemble di viole (omaggio alla recente riapertura dell’Auditorium “Nino Rota”, prima esecuzione assoluta): “La Strada: È arrivato Zampanò”; “Amarcord”; “La Strada: Lento”; “Il Gattopardo”; “Il Padrino” I e II; “Otto e mezzo”

QUARTETTO D’ARCHI “N. PICCINNI”:

M° Carmine Scarpati, M° Corrado Roselli, M° Pasquale Lepore, M° Maurizio Lomartire, M° Paolo Messa, M° Giovanna Buccarella

ENSEMBLE DI VIOLE

Viole 1: Lucia Forzati, Rosanna Dell’Olio, M° Paolo Messa, Silvia Latrofa

Viole 2: Anna Lucia Geusa, Maria Consiglia Salvemini, Claudia Petrelli, Sergio Ricchitelli

Viole 3: Veronica Pia De Lauro, M° Maurizio Lomartire, Marco Sasso, Simonetta Noviello, Annalisa Salvemini

Viole 4: Luciana Palladino, M° Pasquale Lepore, Francesca Anselmi, Marcello Preziosa, Francesca Fiume

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Anna Serova Figura unica nel panorama internazionale, la violista Anna Serova ha ricevuto nei ultimi anni dediche da alcuni dei più importanti compositori contemporanei, i quali hanno creato per lei un nuovo genere di composizione, unendo la forma del concerto all'azione scenica di un’opera di teatro. Si è esibita come solista nelle più prestigiose sale concertistiche del mondo con orchestre come la Moscow State Symphony Orchestra, Siberian Symphony Orchestra, Karelia Symphony Orchestra, Krasnoyarsk Chamber Orchestra, Orchestra di Padova e del Veneto, Belgrade Philharmonic, Amazonas Philharmonic, Orchestra Sinfonica di Roma, Orchestra dell'Arena di Verona, New Zealand Symphony ecc...

Per la rara bellezza del suono e per la sua notevole duttilità artistica, Anna Serova è molto richiesta nella musica da camera - tra i suoi partners vi sono stati Salvatore Accardo, Ivry Gitlis, Bruno Giuranna, Rocco Filippini, Filippo Faes, Rainer Honeck ecc. Varie sue incisioni discografiche (DECCA, NAXOS, BRILLIANT CLASSIC, VELUT LUNA) hanno entusiasmato la critica e ottenuti premi e riconoscimenti. Nel 2006 il Sindaco della città siberiana di Krasnoyarsk ha nominato Anna Serova “AMBASCIATORE CULTURALE e COMMERCIALE DELLA CITTA”. È docente di viola e musica da camera presso L’ACCADEMIA INTERNAZIONALE DI ALTA FORMAZIONE ARTISTICA E MUSICALE “PEROSI” di Biella. Nel 2016 ad Anna Serova è stata consegnato il Premio Internazionale STANDOUT WOMAN AWARD 2016 per il suo impegno artistico e sociale. Dal maggio 2016 Anna Serova è il Testimonial Internazionale dell’Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla.

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Luca Sanzò Allievo di Bruno Giuranna, svolge attività concertistica, discografica e didattica. Ha effettuato concerti in tutto il mondo, ospite di importanti sale e prestigiosi festival di musica da camera, di musica contemporanea ed elettronica. È molto attento alla produzione e alla diffusione della nuova musica, della quale è un apprezzato esecutore, molti compositori lo hanno eletto dedicatario ed interprete di riferimento dei propri lavori. Fa parte del PMCE, Parco della Musica Contemporanea Ensemble, gruppo residente nel parco della musica di Roma, specializzato nella musica del ‘900 e contemporanea. È fondatore del Quartetto Michelangelo, inoltre è regolarmente invitato, insieme a musicisti di tutto il mondo, all’annuale Rome Chamber Music Festival. Ha collaborato, in qualità di prima viola solista, con il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Lirico di Cagliari e Concerto Italiano, gruppo con il quale ha approfondito, con i migliori strumentisti del settore, le sue conoscenze volte ad una esecuzione filologicamente consapevole della musica barocca, attraverso l’utilizzo di strumenti originali. Ha pubblicato, per Ricordi, una revisione dei 41 Capricci di Campagnoli per viola sola ed è titolare della cattedra di viola presso il Conservatorio di S. Cecilia di Roma. Ha inciso per Nuova Era, Bottega Discantica, BMG Ricordi, Opus 111, Tactus, Edi Pan, Stradivarius, Naïve, Chandos, Naxos e, per Brilliant Classics, l’integrale delle sonate per viola e pianoforte e per viola d’amore e pianoforte di Hindemith, e delle sonate di Brahms.

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Alessandro Cusatelli È nato a Roma nel 1956. È autore di quattro concerti per strumento solista e orchestra (Concerto per viola 1986, Concerto per violino 1990, Concerto per oboe e orchestra 2007, Sonatina per clarinetto e piccola orchestra 2011), numerose altre composizioni sinfoniche, un dramma musicale in un atto (Mary Allen 1995 ), varie opere sinfonico-vocali (Libera me 1997; Ave verum 1998; due cicli di Lieder per soprano e orchestra); si è inoltre dedicato ad un’ampia produzione cameristica, prevalentemente per formazioni di archi. Le sue opere sono state rappresentate presso L’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino, l’Orchestra della RAI di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, la Fondazione Arena di Verona, la Stagione da camera della RAI di Roma, il Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano, l’Istituzione Sinfonica Aquilana, L’Orchestra Sinfonica di Sanremo e presso molte altre istituzioni musicali. Dal ’96 al 2001 è stato membro della Commissione Tecnica della sessione Lirica della SIAE. Svolge da trentotto anni attività didattica come titolare della classe Composizione, attualmente presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma. È autore di un Trattato di strumentazione, pubblicato dalla Carisch nel Settembre 2007, e di un Trattato di orchestrazione (Febbraio 2010) pubblicato presso la stessa casa editrice. Le opere di Alessandro Cusatelli sono edite dalle case musicali Universal Ricordi e Sonzogno, di Milano.

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LEGAMI TRA MUSICISTI, NEL NOME DELLA VIOLA

L’aggregazione tra i musicisti, anche nel nome della viola, segnatamente in Italia, è il tema principale di questo ViolaFest che si svolge a Bari, produzione del Conservatorio “N. Piccinni”. Il tema che verrà sviscerato dunque sia attraverso lo studio, la diffusione e l’ampliamento del repertorio della viola, sia mediante le modalità esecutive proposte, le quali prevedono assai numerosi momenti di contatto e scambio tra i docenti coinvolti ma anche e soprattutto tra questi e gli studenti del Conservatorio. Si promuovono quindi, e si scoprono nella storia recente e meno, inaspettati legami, concomitanze e contiguità che danno corpo e sostanza al progetto, come si vedrà.

Il più antico dei compositori di cui si proporranno opere nel corso delle numerose esecuzioni previste nella manifestazione è Giuseppe Cambini (1746-1825). Cambini è ricordato come uno dei fondatori della forma “quartetto d’archi”, e proprio con la pubblicazione i suoi 6 Quartetti op. 1 fece nel 1773 il suo esordio come compositore a Parigi, città nella quale si svolse la parte più importante della sua carriera. È un tipo di composizione nel quale dovette sentirsi particolarmente a proprio agio (ne ha lasciati l’incredibile numero di 149), e proprio con essi la sua fama varcò all’epoca la Manica e l’Oceano: sappiamo che queste sue composizioni vennero apprezzate sia a Londra che a Filadelfia e New York. Probabilmente non fu un caso: secondo una sua testimonianza, nel 1763 egli si era trovato a Firenze a far parte probabilmente del primo quartetto d’archi della storia, e certo uno dei più ragguardevoli in assoluto: oltre Cambini (alla viola), i due violini erano Manfredi (suo maestro) e Nardini (cui accenneremo più tardi), mentre a suonare il violoncello era nientemeno che Boccherini, il cui stile musicale non mancò di influenzare il nostro giovane virtuoso. Nel campo della musica da camera Cambini incarnò perfettamente uno stile galante, ispirato e assai ben tornito, nel cui preclassicismo c’è spazio per decisi avvicinamenti alla definizione della forma-sonata e alla tendenza a emancipare i vari strumenti dal ruolo cui la tessitura sembrava sino ad allora confinarli, per un più libero e spigliato fluire polifonico. Dovette essere anche piuttosto influente, se Mozart si lamentò di una sua presunta opposizione alla propria affermazione parigina (ma forse le accuse del Salisburghese sono esagerate, se prendiamo per buone le parole di Gluck, che oltre ad apprezzare i suoi balletti, parla di lui come uomo di integerrima onestà). Sia come sia, dopo la Rivoluzione le sue fortune cominciarono pian piano a declinare, tanto che dopo il 1811 non si hanno più sue notizie in nessun documento di qualsivoglia natura, e se diamo credito al Fétis scopriamo che sarebbe morto addirittura in un manicomio parigino nel 1825 (ma anche di ciò nessun documento ci dà alcuna certezza): evidentemente l’oblio sceso su di lui e sulla sua vastissima produzione cameristica, sinfonica, operistica, di balletto, sacra e profana era già cominciato in vita. Di Cambini ascolteremo il Duo per viole n. 3 nel Viola-Bouquet del 26 ottobre.

Anche Bartolomeo Campagnoli (1751-1827) fu allievo di quel Pietro Nardini che suonava in quartetto con Cambini, e dovette essere davvero un grande violinista e un grande musicista: girò tutta l’Italia e tutta l’Europa per concerti e viaggi di istruzione, conobbe Tartini e fu amico di Cherubini, e dopo aver suonato qualche tempo nell’orchestra del Teatro Argentina a Roma, approdò a Lipsia, dove fu primo violino e direttore dei concerti nell’orchestra del Gewandhaus tra il 1787 e il 1818. Come compositore non fu particolarmente prolifico, ma lascia un Metodo per violino stampato a Milano nel 1797 (poi tradotto in tutta Europa), e alcune composizioni per viola sola e per viola e pianoforte, alcune delle quali si ascolteranno nel Viola-Bouquet del 26 ottobre (tra cui alcuni dei 41 Capricci Op 22)

Alessandro Rolla (1757-1841) fu invece proprio uno sfegatato amante della viola: la prima notizia importante che abbiamo di lui è che intorno ai quindici anni suonò in Sant’Ambrogio a Milano un proprio concerto per viola e orchestra, cosa probabilmente del

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tutto inedita per l’epoca, sotto la direzione di Sammartini. Dovette essere un violista davvero strabiliante se vogliamo dar credito a un Dizionario di Musica stampato a Palermo nel 1814 che racconta di come a un certo punto gli fosse stato addirittura proibito di suonare la viola in pubblico «perché le donne non possono sentirlo su quell’istromento senza cadere in deliquio e crisi di nervi» (circostanza peraltro riportata anche da Stendhal nel 1826). Forse per questo passò al violino? Non sappiamo. Quello che sappiamo è che la sua carriera fu trionfale e che fu chiamato infine a suonare il violino e a dirigere l’orchestra della Scala (incarico che tenne per una trentina d’anni), compagine che portò a detta di tutte le fonti dell’epoca a livelli mai ancora raggiunti, mediante profonde riforme dell’organico orchestrale (portato a 64 unità nel 1824), disposizione dell’orchestra in buca, migliorie acustico-architettoniche e organizzazione delle prove. Sotto la sua bacchetta passarono dunque opere come Don Giovanni, Così fan tutte, La clemenza di Tito, Le nozze di Figaro, La pietra del paragone, Aureliano in Palmira, Il turco in Italia, La gazza ladra, Il pirata, La straniera, ecc., e per la prima volta fu proposta a Milano una «sinfonia a grande orchestra del maestro Beethoven». La sua impronta sulla vita musicale milanese fu profonda e duratura, anche perché dal 1808 in poi gli fu dato anche l’incarico di insegnamento di Violino e Viola presso il neonato Conservatorio milanese, dalle cui aule vedremo provenire molti altri musicisti di cui tratteremo. Di lui come compositore abbiamo cica 700 composizioni, tra cui ricordiamo qui soltanto alcune riguardanti la viola: 15 concerti, 78 duetti per violino e viola, 32 duetti per due viole, 4 sonate per viola e basso, oltre ad altri lavori didattici. Il Concertino in mi bemolle per viola e quartetto d’archi si ascolterà nel concerto di chiusura del ViolaFest, nella ricostruzione appositamente predisposta da Paolo Messa.

Antonio Rolla (1798-1837) era figlio di Alessandro, al quale deve anche la sua preparazione musicale. La sua carriera musicale fu anch’essa nel segno della viola e del violino, fu apprezzato da Paganini, e anch’egli fu primo violino in orchestre importanti come quella del Teatro Comunale di Bologna e della Staatskapelle di Dresda. Il suo catalogo come compositore non è sterminato come quello del padre, ma vi si contano tuttavia alcune composizioni per viola sola o solista (cfr. Viola-Bouquet 26 ottobre).

Di Giacomo Zucchi invece sappiamo veramente poco: quello che si può arguire è che fosse nato, non sappiamo esattamente dove, intorno al 1800, che uscì dal Conservatorio milanese nel 1819. È del tutto probabile che fosse allievo di Rolla e che la sua vita fu assai breve, visto che abbiamo una composizione del 1822 di Cesare Pugni dal titolo In morte di Giacomo Zucchi: sappiamo per certo che Pugni fu allievo di Rolla, è quindi plausibile, se non probabile, che Pugni scrivesse questa composizione in memoria di un compagno di studi. Di lui ci rimangono una manciata di composizioni da camera tra cui questo Divertimento per viola e quartetto d’archi, che si ascolta per la prima volta in tempi moderni nella ricostruzione preparata da Paolo Messa per il concerto conclusivo di questo ViolaFest.

Cesare Pugni (1802-1870), appena ricordato, fu un altro importante allievo di Rolla. Buon violinista sicuramente, fu poi pianista e come tale impiegato alla Scala, dove ebbe modo di far conoscere molto presto il suo talento di compositore per balletto, che nel giro di poco tempo lo fece diventare famoso presso i più importanti coreografi del mondo. Nonostante ciò, compose anche opere e brani sinfonici (lodati da Meyerbeer), ma il corpus più importante è costituito dai più di 300 balletti originali. La sua vita fu piuttosto travagliata: incline al gioco e al bere, dopo soli due anni di impiego alla Scala venne licenziato forse a causa di uno scandalo per appropriazione indebita, e fuggì quindi con moglie figli a Parigi (1834), dove visse alla disperata ricerca di impiego. Qui ritrovò l’amico Vincenzo Bellini, che lo volle aiutare facendogli copiare una partitura dei Puritani in una versione che doveva essere data al San Carlo di Napoli. Ma Pugni vendette la sua copia della partitura al San Carlo, che scrisse a Bellini che non erano più necessari i suoi servigi (e pare che Bellini ne rimanesse sconvolto).

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Dopo altre vicissitudini ed aver fatto il copista per l’Opéra, conobbe il direttore del Her Majesty’s Theatre di Londra, che nel 1843 gli fece avere proprio in quel teatro il posto di compositore di musica per balletto. Gli anni di Londra furono i più fortunati e prolifici: lì scrisse una lunghissima serie di partiture ammirate dai più importanti coreografi. Proprio uno di loro, Perrot, fu nominato a San Pietroburgo, città dove fece assumere anche Pugni nel 1850. Tagliati tutti i ponti con Londra, il compositore partì con moglie e sette figli per San Pietroburgo, dove ebbe modo di lavorare ai massimi livelli con coreografi come Petipa, e dove ottenne poi per interessamento di Anton Rubinstein la cattedra di composizione e contrappunto nel nuovissimo Conservatorio (1861). Nonostante questo, e sempre a causa del gioco e dell’alcool, le condizioni esistenziali di Pugni divennero sempre più critiche e caotiche: la sua capacità di adempiere ai compiti che gli venivano richiesti calò, tanto che il compositore morì in assoluta povertà, nel 1870. Petipa si prodigò nell’allestimento di un galà in sua memoria inteso alla raccolta fondi per il sostentamento la sua famiglia. Anche la Serenata per viola e trio d’archi proposta in questa occasione (nel concerto conclusivo) si avvale della apposita ricostruzione e revisione a cura di Paolo Messa.

Ma torniamo in Italia da un altro allievo di Rolla, Eugenio Cavallini (1806-1881), che si dimostra proprio come il suo vero erede, dato che la sua carriera fu praticamente identica a quella di Rolla: fu uno dei migliori allievi di violino al Conservatorio, divenne presto noto come direttore di complessi orchestrali, fu accolto quale membro dell’orchestra scaligera (1832), fu poi maestro sostituto del suo insegnante, e dal 1833 lo sostituì completamente prendendo l’incarico di direttore, in un concorso che lo vedeva contrapposto addirittura al figlio di Rolla, Antonio (di cui sopra). Pare che gli orchestrali non furono di ciò del tutto soddisfatti, ma Verdi non esitò a manifestare il suo plauso. Dal 1849 succedette a Rolla anche al Conservatorio, come docente di Violino. Anche lui, come il suo maestro, si prodigava in ogni attività musicale organizzando e prendendo parte alle numerose “accademie” che venivano date all’epoca in luoghi pubblici e privati, sia come brillante strumentista in complessi da camera che come direttore di più ampi complessi orchestrali. Andò avanti nell’esplorazione e nella diffusione di musica d’oltralpe, segnatamente per quanto riguarda le sinfonie e i concerti di Beethoven. Durante il suo periodo alla Scala diresse opere come Lucrezia Borgia, Il Bravo; Oberto, Un giorno di regno, Nabucco, I Lombardi alla prima crociata, Giovanna d’Arco, ecc. Nel suo catalogo, non ampio come quello del suo maestro, fanno spicco numerose composizioni per viola, segno che l’amore per questo strumento gli era stato trasmesso da costui direttamente nelle vene: Divertimento in Sol maggiore e Adagio e Variazioni per viola e quartetto d’archi, La semaine musicale, per viola e pianoforte, 3 Duetti per viola e pianoforte; per viola sola: Adagio variato, 2 Fantasie originali, Serenata, Souvenir, Tema variato, oltre a numerosi e importanti lavori didattici tra cui un vasto metodo progressivo e i 24 Studi per tutti i toni. Anche il brano di Cavallini che ascolteremo nel concerto conclusivo del ViolaFest, il citato Divertimento in Sol maggiore, è frutto delle ricerche e delle ricostruzioni di Paolo Messa.

Con Achille Simonetti, nato nel 1857 a Torino, ma inglese di adozione (morì a Londra nel 1928), siamo in presenza di un musicista ormai di tutta un’altra epoca rispetto ai compositori sin qui trattati, ma che dalle generazioni precedenti sembra aver tratto il miglior succo possibile, soprattutto per quanto riguarda la tecnica strumentale del violino, il suo strumento: fu allievo del Cavallini appena citato nonché di Charles Dancla, considerato l’ultimo esponente della scuola violinistica classica francese, ma anche di Camillo Sivori, l’unico allievo di Paganini. La sua carriera fu estremamente ricca di soddisfazioni e si svolse interamente nel Regno Unito, dove fu componente del primo London Trio e professore presso la Royal Irish Academy of Music. Fu uno dei più acclamati primi interpreti del Concerto op. 77 di Brahms, brano per cui scrisse anche una cadenza. Tra le sue non numerosissime

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composizioni, di stile tardoromantico e quasi tutte da camera o per orchestra da camera, figurano due composizioni per viola e pianoforte: un Allegretto romantico in Re minore e una Ballata in Do minore (che ascolteremo nel Viola-Bouquet del 27 ottobre).

Il lombardo Marco Enrico Bossi (1861-1925) è ricordato soprattutto come organista (l’organo era lo strumento “di famiglia” già da quattro generazioni), anzi, come il primo a proporre un radicale ripensamento della figura dell’organista in Italia, della prassi organistica generale e della sua sociologia, assieme all’adeguamento dello strumento italiano ad alcuni imprescindibili standard europei (necessità di almeno due tastiere con registri indipendenti, ampliamento del numero dei pedali, ecc.): egli vide per primo nell’organista una figura di musicista indipendente, non esclusivamente legato all’ufficio liturgico, e nella musica per organo una concreta possibilità di aderire a un respiro culturale più ampio, più europeo (come ad esempio avveniva certamente in Francia). Anche lui studiò al Conservatorio di Milano, dove si diplomò in pianoforte, ma rifiutò di terminare gli studi in organo, turbato dall’incommensurabile distanza tra la tradizione italiana e quella europea, appresa da vicino a Londra e a Parigi, dove aveva conosciuto musica, strumenti, musicisti che in Italia mai e poi mai avrebbe potuto incontrare, e insomma non volle diplomarsi sullo strumento che nel 1879 Saint-Saëns si era rifiutato di suonare in quanto dotato di una sola tastiera e di 18 pedali in tutto. Si diploma poi in Composizione nel 1881, e viene rappresentata una sua piccola opera presso il teatrino del Conservatorio. Fu impegnato in questa missione per tutta la vita, sia in tutto il mondo come organista che insegnando nei più importanti istituti italiani (Napoli, Venezia, Bologna, Roma), dove ebbe per allievi, tra gli altri, Ottorino Respighi, Gian Francesco Malipiero e Fernando Germani. Come compositore dedicò molti sforzi alla fondazione di un repertorio organistico moderno italiano, e mentre le sue numerose composizioni operistiche, sinfoniche e sinfonico-corali non ebbero mai grande fortuna in Italia, erano invece assai note e molto apprezzate oltralpe, soprattutto in Germania. Di tutto questo repertorio sopravvive poco nella prassi odierna, e sembra uno di quei tipici casi in cui il Tempo non abbia ancora voluto dimostrare la sua proverbiale galanteria. Nel Viola-Bouquet del 27 Ottobre ascolteremo una sua Romanze per viola e pianoforte.

Di Alessandro Longo (1864-1945) si deve ricordare soprattutto la passione didattica e la militanza in una certa scuola pianistica di estrazione partenopea nata con Beniamino Cesi e nutrita dalla passione esplorativa di un Giuseppe Martucci, incarnata poi dal Longo stesso, in seguito da altri, e che continua anche ai nostri giorni. Il suo lavoro più interessante e nuovo fu la prima pubblicazione integrale delle Sonate di Domenico Scarlatti (uscita in dieci volumi a Milano tra il 1906 e il 1910), autore che da allora è diventato imprescindibile sia nell’apprendimento strumentale che nella pratica concertistica. La sua produzione compositiva, circa 300 numeri, si nutre soprattutto di motivi didattici ed è in massima parte per pianoforte, con un certo numero di composizioni per organici da camera, anche vocali. Ascolteremo la sua Suite per viola e pianoforte nel corso del Viola-Bouquet del 27 Ottobre.

Francesco Paolo Neglia (1874-1932) ebbe una vita non facile e ricca di vicende alterne. Nato a Castrogiovanni (oggi Enna), dove si fece notare per alcune romanze divenute presto popolari, si trasferì a vent’anni a Palermo, dove si diplomò in Violino, Trombone e Composizione, sposò Marie Dibbern, di origine tedesca, e divenne noto come concertatore d’opera in diversi teatri italiani. Dopo essere stato qualche tempo a Milano, con scarsa fortuna, si traferì poi ad Amburgo, dove in breve tempo ebbe molta fortuna come insegnante, tanto da poter fondare nel 1908 un istituto denominato Neglia Konservatorium. La sua attività di direttore d’orchestra fu ai massimi livelli, tanto da alternarsi sul podio dello Stadttheater con direttori come Felix Weingartner, mentre le sue composizioni sinfonico-corali avevano un notevole successo (si ricordano soprattutto la Seconda Sinfonia con coro e la suite sinfonica Tre Scene di vita veneziana). Allo scoppio della Grande Guerra decise di rientrare in patria con

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la famiglia, ma la situazione, nonostante l’interessamento di musicisti come il citato Bossi, Puccini e addirittura Richard Strauss, non fu favorevole per lui: in quel frangente storico la ristretta società di Castrogiovanni non vedeva di buon occhio un musicista con una moglie tedesca e figli nati in Germania. Si adattò quindi a impieghi diversi (maestro elementare, impiegato del Comune, vicedirettore della Cappella del Duomo, poi insegnante di Tedesco in un istituto tecnico di Caltanissetta). Dopo la guerra, nel 1921, accetta un incarico di maestro elementare nei dintorni di Milano, dove termina la stesura della sua unica opera, Zelia, rappresentata postuma a Catania solo nel 1950. Poco dopo è a Legnano come insegnante di Tedesco all’istituto tecnico, e fonda un’orchestra che in poco tempo è in grado di eseguire diverse opere liriche. Nel 1926, sempre a Legnano, gli viene affidato l’insegnamento musicale in scuole elementari e superiori, e per facilitare la sua situazione finanziaria si iscrive al Partito Fascista. Sempre a Legnano, nel 1929, fonda il Liceo Musicale che dirige fino alla morte, avvenuta a Verbania nel 1932. Oltre a quelle già citate, figurano nel suo catalogo altre opere sinfoniche, Girifalco (un’operetta ancora mai rappresentata), numerose opere da camera, quasi tutte pubblicate postume. Nel Viola-Bouquet del 27 Ottobre ascoltiamo la Romanza per viola e pianoforte.

Completano il programma del Viola-Bouquet del 27 ottobre la Sonata in Sol per viola pianoforte di Nino Rota (1911-1979), compositore troppo noto, soprattutto qui a Bari, perché sia necessario parlarne, e di Giuliano Manzi (nato nel 1928) ascoltiamo una sonatina per viola e pianoforte in tre tempi, detta La Carrarina, che reca nel sottotitolo la dicitura “sonatina a carattere didattico”, cui non si farà fatica ad attribuire un esito notevole anche dal punto di vista strettamente musicale.

Nella tavola rotonda del 27 mattina si parlerà e si ascolteranno brani registrati di tre importanti concerti per viola e orchestra del ‘900 italiano: quelli del triestino Mario Zafred (1922-1987), di Vieri Tosatti (1920-1999), entrambi compositori oggi certamente troppo assenti dalle programmazioni artistiche, e di Alessandro Cusatelli (nato nel 1956, e che sarà presente al tavolo assieme al sottoscritto). Il titolo dell’appuntamento, Fil rouge, oltreché al tema generale del ViolaFest, cioè il “collegamento” tra i musicisti attraverso la musica e la viola in particolare, si riferisce ai fili che hanno legato e legano le vite delle persone coinvolte: Zafred amico fraterno (almeno per un certo periodo) e musicalmente “consanguineo” di Vieri Tosatti, Cusatelli allievo di Tosatti, ed il sottoscritto, discepolo di Cusatelli prima, in seguito anche di Tosatti.

In tutto questo percorso non poteva mancare la presenza di musica per viola dal taglio più marcatamente sperimentale e d’avanguardia: se ne parlerà nell’incontro col M° Luca Sanzò, riconosciuta autorità nel campo, previsto nella mattinata del 28 ottobre, quando saranno oggetto di una specifica trattazione in ambito Masterclass il brano Ai limiti della notte di Salvatore Sciarrino (1947) e Graffiti di Sarah Colombo, brano composto nel 2017 e dedicato al M° Sanzò (l’autrice sarà presente con noi ai lavori). Dopo la Masterclass si potrà ascoltare un concerto per viola sola tenuto dal M° Sanzò, nel quale, oltre i due brani citati, verranno eseguiti Ali di Franco Donatoni (1927-2000) e Sequenza VI di Luciano Berio (1925-2003).

Nel concerto di chiusura, dove avremo il piacere di ascoltare anche il M° Anna Serova dopo la due giorni di Masterclass, verranno eseguite in prima assoluta, oltre le composizioni già citate, due trascrizioni per ensemble di viole a quattro parti a cura del compositore Vincenzo Anselmi (1967), di cui una è il celebre Intermezzo dalla “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini (1858-1924), e l’altra un medley conclusivo di celebri musiche per film di Nino Rota. Ancora in prima esecuzione assoluta verrà proposto il mio breve brano per quattro viole dal titolo Andante inquieto, commissione del ViolaFest 2017.

Federico Biscione