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Rapporto Finale – COOPERATE Project 1 Progetto co – finanziato dalla Commissione Europea CO.OPE.R.A.T.E. Project COmpanies OPErating in a Responsible Area and with Transparent Ethics Mainstreaming CSR among SMEs Programme RAPPORTO FINALE

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

1

Progetto co – finanziato dalla Commissione Europea

CO.OPE.R.A.T.E. Project

COmpanies OPErating in a Responsible Area and with Transparent

Ethics

Mainstreaming CSR among SMEs Programme

RAPPORTO FINALE

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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Quadro di riferimento ed obiettivi del progetto

Il presente documento rappresenta il Rapporto Finale del progetto COOPERATE – COmpanies OPErating in a Responsible Area and with Trasparent Ethics1 promosso dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in collaborazione con l’Agenzia per lo Sviluppo dell’Empolese Valdelsa di Empoli e che ha ricevuto il cofinanziamento da parte della Commissione Europea – DG Enterprise & Industry nell’ambito del programma comunitario Maistreaming CSR among SMEs2. Il progetto ha avuto quale obiettivo quello di delineare e sperimentare un nuovo modello di diffusione delle pratiche di Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR – Corporate Social Responsibility) tra le Piccole e Medie Imprese operanti in tre distretti industriali toscani (distretto dell’abbigliamento di Empoli, distretto conciario di Santa Croce s/Arno e distretto cartario di Capannori) che facesse leva sul ruolo delle istituzioni "intermedie" che tradizionalmente contribuiscono alla definizione delle strategie di mercato all’interno di questi contesti produttivi. L’approccio si è basato sulla collaborazione attivabile tra le diverse imprese operanti in uno stesso sistema produttivo locale e sulla cooperazione esistente tra queste e gli attori istituzionali dell’area; allo scopo di verificare l’efficacia di questo approccio, alcune PMI operanti nei 3 cluster produttivi toscani sono state supportate nell’adozione di diversi strumenti di Responsabilità Sociale d’Impresa, avvalendosi proprio di risorse collettive messe a disposizione a livello distrettuale. Questi risultati sono stati raggiunti grazie ad un approccio innovativo, basato sulle sinergie che si possono realizzare a livello gestionale e organizzativo, capaci di promuovere l’inserimento e la diffusione di elementi innovativi basati sulla collaborazione tra le diverse imprese operanti in uno stesso sistema produttivo locale, e sulla cooperazione tra esse e gli attori istituzionali dell’area. Poiché infatti le imprese (cartiere, concerie e imprese dell’abbigliamento) hanno caratteristiche simili, è stato possibile creare una base comune per le singole PMI che si sono avvalse delle risorse collettive e dell’approccio cooperativo per attuare strategie e strumenti di CSR adeguandoli alle loro specificità. Sono stati quindi sviluppati bilanci di sostenibilità territoriali, una politica per la CSR per l’intero cluster, una serie di iniziative e strumenti di supporto per la gestione della CSR (es.: procedure semplificate per un sistema di gestione integrato sicurezza-ambiente, formazione collettiva, audit per le PMI a condizioni agevolate, ecc.). Elemento chiave nello sviluppo del progetto è stata la costituzione di Gruppi di Lavoro composti dagli attori chiave dei tre distretti coinvolti (Amministrazioni Provinciali, Associazioni di Categoria, Sindacati, ecc.), con il compito di definire le linee guida strategiche per le politiche della CSR del distretto, e di provvedere all’implementazione delle risorse collettive al fine di garantire una gestione coordinata e integrata degli aspetti sociali, ambientali e della sicurezza nell’area territoriale. Ciascuno dei tre Gruppi di Lavoro ha avuto inoltre un compito chiave di coordinamento delle iniziative CSR dei diversi attori locali, di avvio delle azioni di miglioramento e di stimolo allo sviluppo di sinergie tra i sistemi e gli strumenti di gestione e comunicazione individuali delle singole organizzazioni.

1 www.cooperateproject.sssup.it

2 http://ec.europa.eu/enterprise/csr/sme.htm

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Nel presente rapporto saranno dettagliati l’approccio metodologico (c.d. cluster approach) definito nell’ambito del progetto e i presupposti da cui questo è scaturito, saranno descritte in dettaglio le attività che sono state portate avanti nel corso del progetto e gli output prodotti ed infine saranno riportate alcune conclusioni di sintesi corredate di nuove domande che il progetto stesso ha stimolato. Presupposti del progetto COOPERATE

Il progetto COOPERATE si è proposto di indagare il rapporto esistente tra dimensione territoriale e opportunità di diffusione degli strumenti di CSR tra le PMI, considerando i distretti industriali (e i cluster3 in genere) quale ambito privilegiato per favorire l’attivazione di una serie di dinamiche relazionali tra attori pubblici e privati locali, funzionali a supportare le stesse imprese nell’adozione di tali pratiche. La disponibilità di risorse ed infrastrutture condivise, che rappresentano soluzioni diffusamente utilizzate nei sistemi produttivi distrettuali, insieme con l’attitudine alla cooperazione attraverso reti informali e scambi continui di esperienze e competenze, hanno permesso l’attivazione di quelle “economie di agglomerazione” (nella forma specifica di economie di distretto) che risultano alla base dell’efficienza economica e dell’efficienza dinamica caratterizzanti le piccole e medie imprese distrettuali. Il punto di partenza del progetto è stata la consapevolezza che all’interno di queste agglomerazioni di attività industriali si hanno spesso medesime problematiche sociali ed ambientali, prodotte dalla prossimità fisica e dalla concentrazione territoriale dei processi produttivi; la compresenza di attività appartenenti ad uno stesso settore produttivo su di un medesimo territorio produce infatti effetti cumulativi, sia dal punto di vista sociale che ambientale, che necessitano dell’adozione di medesime o analoghe soluzioni: le politiche del lavoro promosse da parte delle imprese hanno riflessi sulla medesima forza lavoro disponibile a livello locale, lo stesso vale per le iniziative di formazione e qualificazione del personale o le politiche di prevenzione in materia di sicurezza dei lavoratori, come infine simili saranno le modalità per limitare gli impatti ambientali prodotti dai medesimi processi (es: stesse tipologie di inquinanti scaricati nelle acque, in aria, stesse tipologie di rifiuti prodotti, ecc.). A questo primo elemento, legato all’omogeneità dei processi delle imprese operanti a livello di cluster e all’appartenenza ad uno stesso settore produttivo, se ne deve aggiungere un altro legato alla omogeneità del bersaglio di tali impatti; la prossimità fisica implica infatti la necessità di considerare gli effetti degli impatti sociali ed ambientali prodotti dalle imprese distrettuali su stessi destinatari: basti pensare agli effetti prodotti sui medesimi vettori ambientali (es: scarichi in uno stesso corso d’acqua), le tensioni che si possono generare per effetto di una mancata attenzione alle problematiche di sicurezza dei lavoratori a livello locale, gli effetti negativi in termini di competitività del sistema produttivo locale indotti dalla

3 Come definizione di “cluster” si può fare riferimento a quella fissata dal Rapporto Finale dell’European Commission Expert Group on Enterprise Clusters and Networks: «gruppi di imprese indipendenti e di istituzioni associate che: collaborano e sono in concorrenza fra loro, geograficamente sono concentrate in una o più regioni (anche se possono estendersi a livello globale), sono specializzate in un settore particolare e sono collegate fra loro da tecnologie e competenze comuni, hanno una base scientifica oppure tradizionale, possono essere istituzionalizzati (e avere quindi un vero e proprio organismo di governo del cluster) o non istituzionalizzati,hanno un impatto positivo sull'innovazione e la competitività, sull'acquisizione delle competenze e l'informazione,sulla crescita e sul dinamismo imprenditoriale a lungo termine».

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mancanza del rispetto di comportamenti etici tenuti da parte di alcune imprese nei rapporti di fornitura lungo la filiera produttiva, e così via. Un ultimo aspetto, ma non meno rilevante rispetto ai precedenti, si riferisce ai rapporti che le imprese distrettuali possono venire ad instaurare con gli altri stakeholder locali; interagire con le stesse istituzioni, gli stessi organi di controllo e amministrativi a livello locale, significa per le PMI distrettuali dover rispondere alle medesime esigenze e richieste anche nell’ambito delle materie della CSR (richiesta di dati ed informazioni sulle performance socio – ambientali delle imprese, garanzie sulla tutela dei diritti dei lavoratori, garanzie in materia di sicurezza dei lavoratori e tutela dell’ambiente, ecc.). Questo aspetto assume una importanza fondamentale in un contesto in cui l’omogeneità delle produzioni, la prossimità fisica e la limitata dimensione delle imprese rendono gli impatti sociali ed ambientali prodotti a livello locale dal sistema produttivo caratterizzante percepiti come prodotti da un’unica organizzazione; da questo punto di vista la possibilità di distinguersi dagli altri (per trasparenza, eccellenza nella gestione, capacità di integrazione con le politiche promosse dagli organi di governo locale) può diventare per le imprese di un certo contesto un fattore di vantaggio competitivo e di creazione di buone relazioni con gli attori istituzionali locali. Da una parte dunque l’esigenza di rispondere a richieste sempre crescenti provenienti dagli stakeholder locali su problematiche sociali ed ambientali comuni, e dall’altra la possibilità di sfruttare le dinamiche relazioni che caratterizzano già i distretti industriali in termini di valorizzazione delle reti formali ed informali esistenti su scala locale, rendono questi sistemi produttivi locali un ambito privilegiato per lo sviluppo di un approccio cooperativo alla CSR, che veda nelle istituzioni intermedie locali (associazioni di categoria e rappresentanze dei lavoratori, amministrazioni comunali, amministrazioni provinciali, enti di controllo, associazioni di volontariato, ecc.) i promotori dell’utilizzo di strumenti di CSR da parte delle PMI distrettuali. Approccio metodologico seguito

Sulla base delle premesse precedentemente delineate, nell’ambito del progetto COOPERATE è stato sperimentato un approccio che permettesse di fornire indicazioni sulla reale possibilità e capacità delle istituzioni intermedie di svolgere il ruolo di “registi” nell’adozione e diffusione delle pratiche di CSR tra le PMI distrettuali, con l’obiettivo di rimuovere in modo diretto (attraverso forme di supporto diretto e la messa a punto di strumenti collettivi adottabili da parte delle PMI) ed indiretto (coinvolgendo in questo processo attori del mercato, del credito e del sistema assicurativo) eventuali vincoli all’adozione di certe pratiche o identificando fattori di stimolo alla loro implementazione. L’approccio metodologico promosso nel COOPERATE per una gestione cooperativa delle tematiche di CSR da parte delle PMI distrettuali si è basato dunque sul ruolo delle istituzioni intermedie presenti all’interno dei distretti industriali. In particolare organizzazioni rappresentative di interessi pubblici e privati locali (associazioni sindacali, associazioni di categoria, gestori di servizi locali) hanno sviluppato e adattato una serie di strumenti e pratiche di CSR attraverso una serie di azioni collettive e cooperative (messa a punto di procedure comuni, risorse condivise, iniziative di formazione, linee guida, ecc.) con il duplice scopo di facilitare il superamento delle barriere delle singole PMI all’adozione di strumenti di CSR (a causa delle loro limitate dimensioni e scarse risorse) e stimolarle ad adottare comportamenti cooperativi tali da favorire uno sviluppo del sistema produttivo locale sia sul piano strettamente economico (in termini di competitività) sia sul piano sociale ed ambientale. Sinteticamente l’approccio promosso all’interno del progetto ha previsto i seguenti passi:

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- identificazione ed analisi degli strumenti più innovativi ed efficaci di pratiche di CSR promossi tra le PMI e sviluppati nell’ambito di passate esperienze a livello italiano ed europeo (selezione best practices)

- indagine sulle peculiarità dei sistemi produttivi caratterizzanti i distretti coinvolti nel progetto, valutazione del livello di conoscenza/percezione degli strumenti di CSR da parte delle PMI distrettuali e identificazione delle best practices da promuovere all’interno di ciascun contesto

- sviluppo di strumenti collettivi e messa a disposizione di risorse condivise a livello distrettuale da parte delle istituzioni intermedie a servizio delle PMI distrettuali

- sperimentazione di tali strumenti all’interno di un campione di imprese interessate ai diversi temi afferenti alla sfera della CSR e valutazione della loro efficacia ed utilità

- verifica del ruolo di promotori degli strumenti di CSR da parte di altri portatori di interessi (imprese operanti a monte e a valle della filiera produttiva di mercato e imprese assicurative e operanti nel settore del credito)

Descrizione delle fasi di progetto e degli output prodotti

Il progetto ha avuto complessivamente una durata di 27 mesi e si è articolato in cinque fasi; nella seguente tabella vengono richiamate, per ciascun compito del progetto COOPERATE, le principali attività che sono state portate avanti e i principali output prodotti in ciascuna fase.

TASK DI PROGETTO

PRINCIPALI ATTIVITA’ REALIZZATE PRINCIPALI OUTPUT

PRODOTTI

Identificazione preliminare dei distretti territoriali coinvolti nel progetto, identificazione di distretti simili in UE e selezione delle esperienze

eccellenti riferite a applicazioni della CSR in

quei contesti

- selezione dei 3 distretti toscani da coinvolgere nel progetto

- indagine sui distretti italiani ed esteri simili a quelli selezionati le cui PMI abbiano sviluppato iniziative di CSR eccellenti

- identificazione nelle esperienze selezionate delle migliori pratiche di CSR adottate

- creazione di un gruppo di lavoro in ciascun distretto coinvolto nel progetto rappresentativo dei principali interessi pubblici e privati locali

- Rapporto sulle principali esperienze cooperative in materia di CSR nelle PMI europee

Identificazione e selezione degli strumenti di CSR di

utilità per le PMI

- effettuazione di questionari diretti alle aziende distrettuali per rilevare la loro conoscenza degli strumenti di CSR e i loro specifici fabbisogni in termini di supporto e strumenti collettivi

- attivazione del sito web del progetto COOPERATE

- Risultati dei questionari rivolti alle PMI distrettuali

Strumenti distrettuali di CSR

- individuazione in ciascun distretto del sistema di stakeholders presenti a livello locale e dettaglio delle relazioni esistenti tra ciascun gruppo

- raccolta dati e informazioni circa le performance economiche, sociali e ambientali nei tre distretti,

- Report di Sostenibilità (uno per ciascun distretto)

- Politica di Responsabilità Sociale Distrettuale (una per

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dal punto di vista settoriale e territoriale

- redazione, sulla base delle informazioni raccolte, di un Report di Sostenibilità per ciascuno dei tre distretti coinvolti

- redazione, in ciascuno dei tre distretti coinvolti e sulla base delle criticità emerse in fase di reporting, di una Politica di Responsabilità Sociale condivisa tra i membri di ciascun gruppo di lavoro

- database derivante dalla selezione di un set di indicatori di sostenibilità rappresentativi di ciascun distretto

- selezione delle imprese campione cui fornire supporto operativo diretto circa l’adozione di strumenti di CSR considerati prioritari

ciascun distretto)

- Indicatori di sostenibilità selezionati nei tre distretti

Diffusione degli strumenti tra le PMI distrettuali

- definizione e redazione di linee guida manageriali ed organizzative per la responsabilità sociale e schemi procedurali per l’adesione a standard gestionali internazionali delle PMI distrettuali

- iniziative formative rivolte alle PMI distrettuali su strumenti e standard della CSR

- selezione delle imprese campione cui fornire supporto operativo diretto circa l’adozione di strumenti di CSR considerati prioritari

- effettuazione di iniziative di supporto alle imprese campione selezionate sull’adozione di standard gestionali di CSR

- realizzazione di focus group tematici sulla competitività delle PMI che operano in distretti industriali

- Linee guida per l’applicazione degli standard SA8000 e ISO14001/EMAS alle imprese dei settori conciario e abbigliamento

- Elementi di integrazione tra sistemi di gestione ambiente e sicurezza nelle PMI del settore cartario (schemi procedurali)

- Report di gap analysis predisposti per le organizzazioni campione

- Lucidi predisposti per le iniziative di formazione effettuate all’interno dei distretti

- Grafici di sintesi delle risposte risultate dai focus group tematici4

Relazione sulle migliori pratiche di CSR per le PMI che operano in distretti industriali

- raccolta della documentazione prodotta nell’ambito del progetto, collettazione all’interno di un CD Rom e realizzazione di una brochure bilingue

- conferenza finale del progetto ed esposizione dei risultati

- CD Rom di sintesi e Rapporto Finale

4 Tali grafici sono richiamati più avanti nel presente rapporto

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La rassegna delle esperienze già maturate e la selezione dei tre distretti coinvolti nel progetto

Il primo passo del progetto è stato quello di coinvolgere tutti i principali rappresentanti dei distretti industriali toscani (con particolare riferimento a pubbliche amministrazioni e rappresentanze delle imprese) al fine di descrivere loro il progetto e verificare quali soggetti risultassero maggiormente interessati all’iniziativa. All’incontro sono stati invitati i rappresentanti di 11 distretti toscani; hanno partecipato le seguenti rappresentanze:

� Distretto cartario di Capannori: Associazione Industriali nella Provincia di Lucca e Provincia di Lucca

� Distretto del marmo di Massa Carrara e Lucca: Associazione degli Industriali della Provincia di Lucca

� Distretto del porto di Livorno: Associazione fra gli Industriali della Provincia di Livorno

� Distretto tessile di Prato: Unione Industriali della Provincia di Prato � Distretto conciario di Santa Croce s/Arno: Associazione Conciatori di Santa Croce

s/Arno, Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, Provincia di Pisa � Distretto abbigliamento di Empoli: Confederazione Nazionale Artigianato di Empoli e

Circondario Empolese – Valdelsa � Distretto cornici di Certaldo: Confederazione Nazionale Artigianato di Empoli

La partecipazione delle rappresentanze distrettuali è stata valutata quindi significativa e positiva e le motivazioni espresse sono state da parte di tutti i presenti decisamente convincenti. A valle dell’incontro sono stati selezionati i seguenti tre distretti:

- distretto cartario di Capannori (LU) - distretto dell’abbigliamento di Empoli - distretto conciario di Santa Croce s/Arno (PI)

Gli elementi specifici che hanno portato a questa selezione sono riconducibili alle caratteristiche delle filiere produttive locali dei tre distretti rispetto alle tematiche della CSR e alle peculiarità dei territori in cui tali distretti si trovano localizzati. All’interno di ciascuno dei distretti selezionati sono stati formati i gruppi di lavoro locali che hanno visto la partecipazione dei principali rappresentanti di interessi pubblici e privati; in particolare i gruppi di lavoro sono stati i seguenti:

Distretto abbigliamento di Empoli

Distretto cartario di Lucca Distretto conciario di S. Croce

s/Arno

-Agenzia per lo Sviluppo dell’

Empolese Valdelsa

- Circondario Empolese Valdelsa

-Associazione Industriali di

Empoli

- CNA Firenze (Sede di Empoli)

- Confartigianato Empoli

- FILTEA CGIL Empoli

- Comitato Promotore EMAS del

Distretto Cartario di Capannori

- Provincia di Lucca

- Associazione Industriali di

Lucca

- Comitato del Distretto Cartario

di Capannori

- Provincia di Pisa

-ASSA: Associazione Lavorazioni

Conto Terzi

- Associazione Conciatori di Santa

Croce s/Arno

- Consorzio Conciatori Ponte a

Egola

- Rappresentanze sindacali del

Distretto di Santa Croce

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Le rappresentanze delle istituzioni intermedie all’interno dei tre gruppi di lavoro hanno avuto caratteristiche piuttosto diverse e per questo si ritiene utile in questo contesto effettuare alcune considerazioni:

- Nel Distretto dell’abbigliamento di Empoli hanno partecipato, oltre all’Agenzia per lo Sviluppo dell’Empolese Valdelsa (partner del progetto COOPERATE), tutte le principali rappresentanze di categoria locali, il principale sindacato locale dei lavoratori e l’organo istituzionale (il Circondario) che opera nell’area empolese con competenze delegate da parte della Provincia di Firenze. In questo caso il livello di coinvolgimento diretto delle istituzioni intermedie è stato decisamente significativo e tutti gli attori locali hanno mostrato interesse nel promuovere pratiche di CSR orientate a rendere il più trasparente possibile il sistema di rapporti di lavoro esistenti lungo l’intera filiera della moda; sin dal primo incontro è emersa infatti con chiarezza la necessità per il settore dell’abbigliamento di avviare un processo di innovazione che prevedesse un forte orientamento alla qualità dei prodotti e alla valorizzazione del capitale umano quali fattori strategici per sostenere, in un sistema globalizzato e soggetto ad una forte competizione internazionale, la tradizione del made in Italy. Il gruppo di lavoro si è riunito nell’arco dell’intera durata del progetto 6 volte.

- Nel Distretto cartario di Lucca la partecipazione al gruppo di lavoro ha visto una minore presenza diretta delle istituzioni intermedie, ma una rappresentanza mediata altrettanto ampia. Al gruppo di lavoro hanno infatti partecipato i tre membri del Comitato Promotore EMAS del Distretto Cartario di Capannori5 (Assessorato all’Ambiente della Provincia di Lucca, Associazione Industriali di Lucca e Comitato di Distretto Cartario) e l’Assessorato alle Attività produttive della stessa Provincia. Seppure il numero di soggetti presenti possa apparire piuttosto basso, l’ampia rappresentanza era comunque garantita dalla presenza del Comitato di Distretto a sua volta rappresentativo di un’altra serie di attori istituzionali locali (tra i quali i 12 comuni del distretto, la Camera di Commercio di Lucca, le principali sigle sindacali locali, ecc.). Il tema che è stato identificato come più rilevante nell’ambito delle politiche distrettuali è stato quello della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro; sia le cartiere che, soprattutto, le cartotecniche si caratterizzano per processi di produzione piuttosto critici dal punto di vista dei rischi per i lavoratori e un approccio sistematico e organizzato (quale quello proposto da alcuni standard gestionali internazionali di CSR tra cui l’OHSAS18001 e l’SA8000) è stato identificato come strumento essenziale ai fini della prevenzione e della protezione dei lavoratori. Il gruppo di lavoro del Distretto cartario si è riunito nel corso del progetto 5 volte.

- Nel Distretto conciario di Santa Croce s/Arno, infine, hanno partecipato attivamente al gruppo di lavoro le tre rappresentanze di categoria locali dei conciatori e dei contoterzisti, la Provincia di Pisa (sia con l’Assessorato alle Attività Produttive che con l’Assessorato all’Ambiente) ed infine i rappresentanti dei lavoratori locali. Anche in questo caso, come per il distretto di Empoli, la rappresentanza diretta è stata piuttosto ampia e ha coinvolto tutti gli attori locali più significativi i quali hanno fornito contributi interessanti sia in fase di rendicontazione distrettuale sia ampliando lo spettro degli ambiti di interesse per la CSR dalla sfera strettamente sociale a quella ambientale. Da una parte infatti è stata posta enfasi sulla necessità di promuovere su scala distrettuale strumenti che favorissero la diffusione di un codice di

5 Per dettagli si rinvia al sito www.life-pioneer.info

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comportamento condiviso che regolasse i rapporti tra concerie e contoterzisti (al fine di evitare forme di comportamento scorrette e concorrenza sleale tra attori diversi e rendere i rapporti di lavoro il più trasparenti possibile), dall’altra è stata sottolineata l’importanza di una gestione condivisa e integrata a scala distrettuale delle problematiche ambientali connesse con le attività sviluppate da parte delle imprese conciarie, i cui impatti sul territorio del Comprensorio del Cuoio risultano significativi e riferibili a diverse matrici ambientali (aria per le emissioni in atmosfera, acque per effetto dei prelievi idrici e degli scarichi delle concerie, suolo e sottosuolo per effetto dell’ingente produzione di rifiuti). Nel distretto conciario il gruppo di lavoro si è riunito nell’arco del progetto 6 volte.

Parallelamente alla selezione dei distretti da coinvolgere è stata effettuata una indagine orientata a verificare quale fosse ad oggi il livello di esperienze maturate su scala internazionale e nazionale in materia di approcci cooperativi e territoriali alla CSR che avessero favorito la diffusione di tali pratiche tra imprese di medio – piccole dimensioni. Nello scenario internazionale lo studio ha messo in evidenza molteplici esperienze maturate negli anni passati nei diversi paesi europei, seppure tali esperienze presentassero caratteristiche diverse rispetto a quelle proposte nel progetto COOPERATE. Molte iniziative mancavano infatti della dimensione territoriale quale elemento caratterizzante, concentrandosi specificatamente su problematiche di settore o di filiera; dall’altra parte, le esperienze che hanno invece avuto una connotazione più territoriale hanno mostrato di concentrarsi su alcune tematiche specifiche della CSR (coinvolgimento di disabili all’interno del mercato del lavoro, progetti di formazione in ambito sicurezza e riqualificazione del personale operante nelle imprese di una certa area, ecc.) senza affrontare le modalità di diffusione di strumenti gestionali e di rendicontazione che permettessero di affrontare il tema su dimensione più ampia. Diverso invece il quadro emerso su scala nazionale, dove approcci alla CSR che tenessero conto sia della dimensione territoriale che di quella settoriale sono stati molteplici, a partire dall’esperienza del Report sulla CSR nei distretti modenesi, fino alle più recenti iniziative di EMAS di distretto che hanno coinvolto numerosi ambiti produttivi omogenei italiani. Quest’ultima gamma di esperienze risulta particolarmente interessante in quanto prevede di considerare, proprio come nel cluster approach to CSR promosso nel COOPERATE, sia la dimensione territoriale che quella settoriale dei distretti industriali ed ha quale obiettivo, anch’esso analogo a quello del COOPERATE, quello di mettere a disposizione delle PMI distrettuali strumenti gestionali utili a semplificare l’implementazione di percorsi autonomi di registrazione EMAS; unico elemento di differenza, tutt’altro che trascurabile, riguarda il campo degli strumenti di riferimento, essendo nell’EMAS di distretto esclusivamente la sfera ambientale l’oggetto della gestione cooperativa distrettuale, mentre rimangono fuori le tematiche più strettamente sociali, di sicurezza e di rendicontazione. Per ulteriori dettagli sulle esperienze estere ed italiane maturate fino ad oggi in materia di distretti e CSR si rinvia allo specifico report del progetto dal titolo Rapporto sulle principali esperienze cooperative in materia di CSR nelle PMI europee.

Il Reporting socio – ambientale e la definizione di una politica di sostenibilità

Il primo output del progetto COOPERATE prodotto dai tre gruppi di lavoro istituiti a livello locale è stato il Report di Sostenibilità di Distretto, un documento rappresentativo delle interazioni tra stakeholder presenti a livello locale dal punto di vista economico, sociale ed

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ambientale, misurate attraverso la predisposizione e condivisione di un apposito panel di indicatori rappresentativi dei contesti territoriali indagati e dell’entità delle pressioni esercitate da parte dei settori caratterizzanti sugli stessi territori e sui sistemi di portatori di interessi qui operanti (cittadini, lavoratori, istituzioni, ecc.). Le fonti delle informazioni e dei dati necessari alla costruzione degli indicatori di prestazione socio – ambientale sono state sia le istituzioni pubbliche e le associazioni di categoria, sia le stesse imprese cui sono state rivolte specifiche domande circa la conoscenza, l’adozione e l’utilità (riscontrata o percepita) degli strumenti di CSR. Proprio con riferimento ai risultati dei questionari rivolti alle imprese è opportuno effettuare alcune riflessioni; si rinvia invece ai Report specifici per una valutazione sulle dinamiche di sostenibilità nei tre distretti. I campioni di imprese intervistate sono stati diversi nei tre distretti, a causa sia della diversa risposta fornita dalle imprese nei tre contesti, sia per le possibilità ottenute in alcuni contesti di attingere ad un quantitativo maggiore di informazioni grazie al contributo fornito da parte di intermediari e consulenti locali che hanno dato disponibilità di accesso ai loro database. In particolare:

- distretto cartario: 10 imprese contattate attraverso restituzione del questionario alla Associazione degli Industriali locale per i dati sociali ed economici; con riferimento ai dati ambientali, questi sono stati recuperati dal database aggiornato dal Comitato Promotore dell’EMAS di Distretto locale rappresentativo della maggioranza delle imprese cartarie presenti all’interno del territorio distrettuale. Dal punto di vista dimensionale le imprese cartarie sono per lo più medie imprese (circa 40 – 50 dipendenti), con alcune eccezioni di piccole (circa 20 – 25 dipendenti)

- distretto abbigliamento: 42 imprese contattate attraverso intervista diretta e visita sul campo, per lo più (86%) di piccole dimensioni con un numero di dipendenti inferiore a 15

- distretto conciario: il campione anche in questo caso è stato profondamente diverso a seconda della tipologia di informazioni: i dati ambientali sono stati forniti da sole 9 concerie che hanno risposto a questionari restituiti alle tre associazioni di categoria locali, mentre dei dati socio – economici una parte (corrispondente a 24 concerie e 16 contoterzisti) sono stati reperiti attraverso visite dirette ed interviste condotte in situ, ed una parte (212 concerie e 59 terzisti) sono stati forniti dai consulenti locali del lavoro coinvolti dalle associazioni conciarie locali. Dal punto di vista del numero dei dipendenti, le concerie (propriamente dette) sono imprese medio - piccole di all’incirca 15 – 35 dipendenti, mentre tra i contoterzisti il numero di addetti risulta sempre inferiore ai 10.

Fornito il dettaglio sulle tipologie di fonti da cui i dati sono stati tratti e sulle caratteristiche dei campioni, è possibile effettuare alcune interessanti considerazioni che permettano una lettura trasversale di dati e informazioni raccolte:

� in tutti e tre i contesti i lavoratori ed i clienti sono stati identificati come i sistemi di portatori di interessi privilegiati per le imprese interpellate, un dato che mette in evidenza non soltanto l’ovvia importanza che sul piano commerciale viene riconosciuta alla cura del cliente, ma sottende il riconoscimento dell’importanza dell’attenzione al personale quale fattore di stimolo all’incremento della produttività dell’impresa

� rilevanza assumono tra le imprese del sistema moda (concerie e abbigliamento) i fornitori, mentre questi ultimi paiono meno rilevanti tra le cartiere, per le quali invece importante pare il ruolo delle comunità e delle istituzioni di governo locali; questi risultati potrebbero essere spiegati dalla diversa dimensione delle imprese cartarie

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rispetto alle altre, poiché a fronte di un maggiore potere di mercato e di negoziazione nei confronti dei loro fornitori, queste ultime subiscono singolarmente una maggiore riconoscibilità tra istituzioni e comunità locali con conseguenti maggiori problemi di accettabilità da parte di queste ultime

� sempre con riferimento ai potenziali stakeholder, media rilevanza in tutti e tre i contesti produttivi è assegnata al sistema bancario e creditizio, un dato che sarà interessante confrontare con i risultati emersi nell’ambito dei focus group tematici

� le indicazioni sopra richiamate sono state confermate nell’ambito delle domande riguardanti il sistema di valori aziendale, nelle quali la maggioranza delle risposte si è concentrata in tutti e tre i distretti sull’attenzione alla salute e sicurezza dei lavoratori, sulla produzione e, per concerie e cartiere, sulla tutela ambientale

� profondamente diversa nei tre distretti risulta invece la conoscenza e il livello di diffusione degli strumenti di CSR, così come diverso è il livello di loro utilità percepito da parte delle imprese; nel distretto industriale dell’abbigliamento ad un numero piuttosto basso di imprese in possesso di una certificazione, ha fatto riscontro anche una scarsa conoscenza di tali strumenti, ad eccezione dello standard INAIL sulla sicurezza, l’Ecolabel e la ISO14001 (le ultime due comunque segnalate da poche organizzazioni). Diversamente nel distretto cartario, a fronte di una attuale già ampia diffusione degli strumenti di CSR tra le imprese distrettuali, il livello di conoscenza degli standard gestionali e degli strumenti di rendicontazione è risultato particolarmente elevato; infine tra le imprese conciarie il livello di conoscenza degli strumenti di CSR risulta decisamente più elevato tra le concerie rispetto alle imprese contoterziste, e comunque relativo in via esclusiva agli strumenti gestionali ambientali

� infine, in termini di utilità percepita da parte delle PMI sugli strumenti di CSR, le sollecitazioni esterne sono identificate come una delle principali motivazioni nel distretto dell’abbigliamento e in quello cartario, mentre soltanto le concerie hanno identificato nel mercato il principale fattore di stimolo all’adozione di questi strumenti.

Gli incontri effettuati presso le aziende hanno teso a confermare un orientamento che già i membri dei gruppi di lavoro di fatto avevano fornito, ovvero quello di una tendenziale preferenza da parte delle imprese verso la sperimentazione nell’adozione di strumenti gestionali rispetto alla sperimentazione di strumenti di rendicontazione e un generale orientamento delle imprese appartenenti al settore moda verso sistemi di gestione conformi agli standard SA8000/EMAS, rispetto ad una tendenza delle imprese cartarie a prediligere il tema della sicurezza dei lavoratori (anche grazie ad esperienze che in ambito ambientale a livello distrettuale erano già in corso prima dell’inizio del progetto COOPERATE). Ulteriore elemento da evidenziare si riferisce al sistema di indicatori che, in ciascun distretto, è stato strutturato al fine di identificare, tra quelli inseriti nel Report, quelli ritenuti prioritari e meritevoli di monitoraggio continuativo nel tempo; rinviando allo specifico report “gli indicatori di sostenibilità distrettuali” per la individuazione dei criteri di selezione degli stessi indicatori e per la loro identificazione, ci si limiterà qui a sottolineare che:

- nel Distretto cartario di Capannori gli indicatori selezionati sono stati complessivamente 78 dei quali 28 sociali, 20 economici e 30 ambientali

- nel Distretto conciario di Santa Croce s/Arno gli indicatori sono stati complessivamente 85 dei quali 28 sociali, 22 economici e 35 ambientali

- nel Distretto dell’abbigliamento di Empoli gli indicatori sono stati in totale 61, dei quali 9 economici, 28 sociali e 24 ambientali.

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I risultati emersi dai Report di Sostenibilità, ed in particolare le criticità che questi rapporti hanno posto in evidenza, hanno rappresentato il principale riferimento su cui i tre gruppi di lavoro locali hanno formalizzato le loro Politiche Distrettuali di Responsabilità Sociale. La definizione di “strumenti collettivi” a servizio delle PMI distrettuali

Uno degli scopi principali dell’approccio di cluster alla CSR è quello di mettere a disposizione a livello distrettuale strumenti collettivi e promuovere iniziative indirizzati alle PMI distrettuali in modo tale che queste possano trarre vantaggio da tali strumenti e trovarsi semplificato il loro percorso verso la CSR. Parte delle risorse mancanti alle PMI possono dunque essere messe a disposizione a livello distrettuale, rese disponibili alle imprese e da queste sfruttate per l’adesione ad uno degli schemi gestionali riconosciuti o per la messa a punto di un sistema di rendicontazione in grado di fornire indicazioni trasparenti circa le loro performance socio – economiche. A questo scopo nell’ambito del progetto COOPERATE all’interno dei tre distretti i tre gruppi di lavoro hanno messo a punto una serie di strumenti che sono stati diffusi e promossi dalle rappresentanze di categoria locali alle loro associate. Nel distretto dell’abbigliamento di Empoli è stata organizzata una prima iniziativa pubblica (conferenza stampa e successivo mini convegno) di promozione del progetto e degli strumenti che questo metteva a disposizione, e una seconda giornata di informazione indirizzata specificatamente alle PMI per informarle sugli strumenti di rendicontazione socio – ambientale esistenti e sui vantaggi per le stesse legati all’adozione di uno degli standard riconosciuti a livello internazionale (focalizzando l’attenzione sugli standard gestionali SA8000 e ISO14001/EMAS); quest’ultima iniziativa, della durata di mezza giornata, è stata replicata anche nel distretto conciario di Santa Croce s/Arno. Diverso l’approccio promosso nel distretto cartario di Capannori, in cui sono state organizzate due giornate di formazione apposite di 8 ore ciascuna sul tema della sicurezza e salute dei lavoratori: la prima ha avuto quale oggetto di riferimento la descrizione dei requisiti della nuova norma OHSAS18001 (versione 2007), mentre la seconda ha fornito indicazioni operative sulle modalità di integrazione dei sistemi di gestione della sicurezza con i sistemi di gestione ambientale. La formazione ha rappresentato soltanto una delle iniziative promosse in favore delle PMI distrettuali; nei distretti di Empoli e Santa Croce i gruppi di lavoro, dietro suggerimento dei coordinatori del progetto, hanno identificato la necessità di redigere un documento (una linea guida) che potesse essere diffusa tra le imprese e che descrivesse i requisiti degli schemi di certificazione ambientale (ISO14001/EMAS) e degli schemi di certificazione etica (SA8000) nonché le possibili modalità di loro implementazione all’interno dei settori dell’abbigliamento e conciario. Dal punto di vista contenutistico si è ritenuto opportuno provvedere alla redazione di una linea guida a carattere divulgativo, poco tecnica e di facile lettura, comprensibile a tutti i potenziali soggetti interessati e orientata a fornire un quadro quanto più completo possibile degli impegni, dei costi e dei benefici associati alla mesa a punto di un sistema di gestione ambientale o etico. Per quanto riguarda invece il distretto di Capannori l’interesse dimostrato verso il tema della salute e sicurezza dei lavoratori ha spinto alla predisposizione di schemi procedurali per le imprese cartarie finalizzati a favorire l’integrazione tra gestione ambientale e gestione della sicurezza nelle stesse aziende; anche a tale strumento (come alle richiamate linee guida) è

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stata data ampia diffusione a livello distrettuale da parte delle istituzioni intermedie locali, ovvero da parte dei membri del gruppo di lavoro del distretto di Capannori. Infine è opportuno sottolineare che all’interno dei database che sintetizzano gli indicatori socio – economici ed ambientali selezionati a livello distrettuale di cui al precedente punto, è stata inserita una colonna che descrivesse, per ciascun indicatore, l’utilità che quella informazione può fornire alle PMI del distretto, nel caso qualcuna volesse sviluppare un proprio autonomo sistema di rendicontazione socio ambientale. Il supporto diretto erogato alle PMI distrettuali

Nell’ambito del progetto, alla fase di indagine dei distretti industriali e a quella di predisposizione di strumenti promossi nei diversi contesti, ha fatto seguito la fase di sperimentazione presso un campione di imprese operanti nei tre contesti. All’interno di ciascun distretto, d’accordo con i membri dei gruppi di lavoro, sono state concordate una serie di giornate da destinare alle organizzazioni campione distrettuali e sono state definite con queste specifiche attività da condurre presso i loro siti produttivi. Di seguito si riportano alcune informazioni sintetiche relative alle imprese che nel corso del progetto sono state supportate.

DISTRETTO ABBIGLIAMENTO DI EMPOLI 1) Tre B s.r.l. , Limite s/Arno (FI)

L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza attuali dell’azienda rispetto all’implementazione di un sistema di gestione finalizzato certificazione ambientale o etica.

2) Gallotti s.r.l. , Montelupo F.no (FI) L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza nella prospettiva dell’attivazione di un percorso di certificazione etica.

3) Eventi s.r.l. , Empoli (FI) L’azienda è stata supportata nella sperimentazione di adottabilità di un sistema di gestione ambientale semplificato secondo i requisiti fissati dalla Raccomandazione CE del settembre 2001, configurandosi come microimpresa (4 dipendenti).

4) Art Emporium s.r.l . , Empoli (FI) L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza nella prospettiva dell’attivazione di un percorso di certificazione etica.

DISTRETTO CONCIARIO DI SANTA CROCE S/ARNO 5) Tempesti S.p.A. , Ponte a Egola (PI)

Presso la conceria sono state effettuate due giornate di audit ambientale: il primo ha avuto l’obiettivo di rilevare eventuali scostamenti rispetto alle normative applicabili all’organizzazione e il secondo ha avuto lo scopo di rilevare le modalità attraverso le quali si potrebbe venire a strutturare un sistema di gestione ambientale conforme con lo standard ISO14001

6) INCAS S.p.A. , Castelfranco di Sotto (PI) L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza attuali dell’azienda rispetto all’implementazione di un sistema di gestione conforme ai requisiti del Regolamento EMAS.

7) Giò s.r.l. , Santa Croce s/Arno (PI)

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L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza nella prospettiva dell’attivazione di un percorso di certificazione etica conforme allo standard SA8000

DISTRETTO CARTARIO DI CAPANNORI 8) Kartocell s.r.l. , Porcari (LU)

L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza nella prospettiva dell’attivazione di un percorso di certificazione integrata sicurezza - ambiente conforme agli standard OHSAS18001 ed EMAS

9) Cartiera Lucchese S.p.A. , Diecimo (LU) L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza attuali dell’azienda rispetto all’implementazione di un sistema di gestione finalizzato certificazione sicurezza.

10) Cartiere Modesto Cardella S.p.A. , San Pietro a Vico (LU) L’azienda è stata supportata nella attuazione di una gap analysis orientata a verificare quali fossero i punti di forza e debolezza attuali dell’azienda rispetto all’implementazione di un sistema di gestione della sicurezza conforme ai requisiti della norma OHSAS18001.

Il numero totale di giornate dedicate alle visite effettuate presso le aziende campione è stato pari a 28. A tutte le aziende coinvolte nel progetto è stato consegnato alla fine delle visite un rapporto che sintetizzasse i risultati degli incontri e indicasse eventuali elementi da aggiustare al fine di poter intraprendere a tutti gli effetti il percorso di certificazione.

I focus group6

L’ultimo importante step previsto dal progetto COOPERATE è stato quello di dare vita a focus group riguardanti il tema del rapporto tra imprese operanti in distretti industriali, l’adozione di pratiche di Responsabilità Sociale e le performance competitive a livello aziendale e territoriale. Il Focus Group è una metodologia di ricerca sociale qualitativa sviluppatasi originariamente negli USA, basata sullo svolgimento di incontri finalizzati alla discussione ed al dibattito di gruppo di argomenti predefiniti, guidati da uno (o più) moderatori. Diversamente da altri strumenti, quali il colloquio individuale o l’intervista con questionario, il focus group consente di innescare dinamiche di gruppo e forme di interazione che permettono una maggiore spontaneità dei partecipanti e un maggior confronto, e di conseguenza una migliore comprensione di problematiche, aspettative e reali opinioni dei soggetti rispetto all’oggetto di discussione. Nell’ambito delle tematiche oggetto del progetto Cooperate, sono stati realizzati in particolare i seguenti ambiti di approfondimento:

� Focus group riferito alla catena di fornitura che caratterizza ogni settore (Focus group di mercato): in cui sono stati coinvolti rappresentanti operanti lungo la filiera produttiva delle aziende che caratterizzano i distretti (es: clienti, grande distribuzione, fornitori, ecc.), con l’obiettivo di creare elementi di sinergia e identificare ambiti di valorizzazione sul mercato dell’impegno in ambito CSR da parte delle PMI dei distretti;

� Focus group riferito al credito e al sistema di assicurazione: in cui sono stati coinvolti rappresentanti di banche, istituti di credito e compagnie di assicurazioni, con l’obiettivo di promuovere le condizioni affinché questi attori possano creare e

6 La presente sezione è stata redatta in collaborazione con EHS Gestione s.r.l., assistenza esterna nell’organizzazione e gestione dell’iniziativa

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garantire nuove o maggiori opportunità alle PMI che risultano eccellenti da un punto di vista sociale, ambientale e di gestione della sicurezza.

Per la realizzazione dei Focus Group si è ritenuto opportuno coinvolgere gli interlocutori di entrambi i gruppi in una unica giornata dedicata allo scambio di esperienze e al confronto tra possibili pratiche adottabili in funzione della creazione di vantaggi competitivi, con l’obiettivo di affrontate le seguenti tematiche:

• criticità ed ostacoli riscontrati da parte delle PMI nell’utilizzo di strumenti della CSR; • principali motivazioni per cui le PMI dovrebbero adottare tali strumenti; • possibili soluzioni da adottare per favorire e facilitare l’utilizzo di tali strumenti per le

PMI; • ruoli delle diverse categorie di interlocutori (focus group di mercato e focus group

banca ed assicurazione) nella diffusione degli strumenti di Responsabilità Sociale all’interno delle PMI.

I partecipanti all’iniziativa sono stati distinti nelle seguenti categorie:

• Moderatori: coordinatori del progetto Cooperate (Scuola Sant’Anna di Pisa) • Relatori: rappresentanti dei tre distretti (un rappresentante per ciascun distretto) • Discussant (o contro-relatori): rappresentanti del focus group di mercato e del focus

group Banca ed assicurazione (un rappresentante per ciascun focus group) • Partecipant: insieme di tutti gli interlocutori coinvolti nella giornata (60 invitati circa

in rappresentanza dei tre distretti e delle diverse categorie di stakeholder coinvolti) Preliminarmente allo svolgimento del vero e proprio Focus Group, i Relatori sono stati invitati a preparare un intervento per descrivere brevemente le loro esperienze ed attività realizzate dall’inizio del progetto Cooperate, da condividere con tutti i Partecipant nella giornata di incontro. In parallelo sono stati predisposti una serie di quesiti a risposta multipla da rivolgere a tutti i presenti al Focus Group sui seguenti temi:

� Quali sono (o dovrebbero essere) le principali motivazioni in grado di incentivare le PMI nell’adozione di strumenti della CSR?

� Quali sono le cause di criticità e le difficoltà che le PMI operanti nel distretto maggiormente incontrano nell’attuazione di strategie orientate alla CSR?

� Quali possibili misure e/o iniziative potrebbero essere adottate per promuovere la diffusione di strumenti della CSR tra le PMI operanti nel distretto?

o 3a) Quali strumenti di certificazione potrebbero sostenere tali strumenti?

o 3b) Quali incentivi potrebbero sostenere tali strumenti?

� Quale ruolo possono avere le dinamiche di distretto nello sviluppo degli strumenti di CSR nelle PMI? E, viceversa, come può beneficiare il territorio dalla diffusione delle logiche della CSR fra le PMI operanti nel distretto stesso?

� Quale dovrebbe essere il ruolo di banche, istituti di credito, compagnie di assicurazioni nell’incentivare la diffusione degli strumenti di CSR? Quale dovrebbe essere invece il ruolo degli attori di filiera (grandi clienti, fornitori, grande distribuzione)?

L’obiettivo è stato quello di raccogliere il livello di consenso e stimolare la discussione.

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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L’incontro di Focus Group vero e proprio è stato realizzato nella giornata del 7 maggio 2008 ed ha avuto il seguente svolgimento:

- Generale introduzione sul Progetto COOPERATE in cui è stato illustrato il lavoro svolto, lo scopo dell’incontro e l’articolazione delle sessioni di lavoro previste nella giornata e sono state presentare alcune relazioni da parte dei rappresentanti dei Distretti Industriali Toscani coinvolti nel progetto e interventi a commento da parte dei rappresentanti di organizzazioni appartenenti al sistema del credito e alle filiere di produzione dei settori coinvolti nel progetto

- Una prima sessione di approfondimento sulle tematiche oggetto dei Focus Group mediante espressione di consenso su quesiti “a risposta chiusa”, mettendo a disposizione di tutti i partecipanti all’iniziativa un certo numero di “unità di consenso” attraverso le quali hanno potuto esprimere la propria opinione rispetto ai temi sopra indicati.

- Una seconda sessione di discussione tra i partecipanti, a partire dalle indicazioni emerse dall’espressione di consenso sui quesiti “a risposta chiusa”, con lo scopo, da una parte di commentare i risultati e comprendere le ragioni retrostanti alle risposte, dall’altra di far emergere soluzioni e idee condivise sulle opportunità di intervento e sviluppo per risolvere le criticità evidenziate.

I partecipanti sono stati classificati in tre gruppi/tipologie:

1. Imprese e soggetti in rappresentanza delle imprese dei distretti 2. Soggetti in rappresentanza di banche/assicurazioni e attori della filiera di

mercato (stakeholder cui i Focus Group sono stati specificamente rivolti) 3. Soggetti in rappresentanza delle altre categorie di stakeholder (istituzioni,

consumatori, associazioni, etc.) Complessivamente hanno partecipato all’iniziativa, a invito ristretto, 38 persone.

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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Di seguito si riporta il dettaglio delle domande a risposta multipla sottoposte alla analisi e valutazione da parte dei partecipanti ai Focus Group richiamando per ciascuna domanda un grafico riassuntivo relativo alla distribuzione percentuale delle preferenze espresse e un grafico riassuntivo relativo alla composizione delle preferenze accordate a ciascuna risposta per gruppo/tipologia di stakeholder7 .

7 In verde le PMI dei distretti, in rosso gli stakeholder Banche/Assicurazioni e attori della filiera, in azzurro le altre categorie di stakeholder.

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1) Ritenete che la diffusione delle pratiche CSR nelle strategie di sviluppo di un distretto industriale e di un sistema produttivo locale sia:

1. Importante, soprattutto in relazione alle opportunità in termini di competitività sul mercato 2. Importante, soprattutto in funzione di adeguamento normativo (norme attuali o future) 3. Importante, soprattutto per motivazioni di carattere etico (cittadinanza di impresa) 4. Importante, soprattutto come risposta alle pressioni provenienti da parte della filiera (clienti, distributori o fornitori) 5. Importante, soprattutto in funzione dell’accesso privilegiato o facilitato a forme di finanziamento (finanziamenti pubblici, fonte bancaria e assicurativa) 6. Importante, soprattutto in relazione alle pressioni degli stakeholder locali 7. Attualmente questa variabile risulta non importante nell’ambito delle strategie dei distretti industriali

• Importante, soprattutto per motivazioni di carattere etico (cittadinanza di impresa); 8%

• Importante, soprattutto come risposta alle pressioni provenienti da parte della filiera (clienti, distributori o fornitori); 8%

• Importante, soprattutto in relazione alle pressioni degli stakeholder locali; 8%

• Attualmente questa variabile risulta non importante nell’ambito delle strategie dei distretti industriali; 0%

• Importante, soprattutto in funzione di adeguamento normativo (norme attuali o future); 18%

• Importante, soprattutto in funzione dell’accesso privilegiato o facilitato a forme di finanziamento (finanziamenti pubblici, fonte bancaria e assicurativa); 22%

• Importante, soprattutto in relazione alle opportunità in termini di competitività sul mercato; 36%

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SOGG 3 7 4 2 2 5 1 0

SOGG 2 5 2 1 2 6 1 0

SOGG 1 5 3 1 0 0 2 0

1 2 3 4 5 6 7

Viene unanimemente confermata l’importanza dello sviluppo di pratiche CSR nell’ambito delle politiche e delle strategie dei distretti industriali (nessun livello di accordo con la risposta n.7). Mantenimento di posizioni competitive sul mercato e necessità di garantire la conformità normativa rappresentano due fondamentali

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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motivazioni all’adozione di pratiche CSR (oltre 50% dei consensi), come riconosciuto anzitutto dalle stesse PMI (che attribuiscono a questi elementi l’80% circa delle proprie preferenze). L’accesso a facilitato a forme di finanziamento costituisce anch’esso un importante stimolo, ma più nella percezione degli stakeholder da cui queste iniziative dovrebbero o potrebbero partire (banche/assicurazioni e istituzioni), che da parte delle PMI, a indicazione della necessità di promuovere realmente ed efficacemente questi strumenti dal punto di vista operativo. Quest’ultimo risultato è da considerarsi per altro coerente con quanto emerso nel corso delle interviste effettuate alle PMI distrettuali prima della redazione dei Report di Sostenibilità.

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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2) Quali aspetti della CSR risultano maggiormente rilevanti/critici secondo voi, e quindi degni di essere sviluppati nei distretti, attraverso specifiche politiche/strumenti?

1. Sicurezza e salute sul lavoro 2. Tutela dell’ambiente naturale (tecnologie pulite, chiusura dei cicli, ecc.) 3. Rispetto delle norme a tutela del lavoro (orari di lavoro, libertà di associazione, salari equi, lavoro nero, ecc.) 4. Qualità del lavoro (incentivi e agevolazioni per i lavoratori, crescita professionale, iniziative culturali in ambito aziendale, servizi integrativi per i

lavoratori, ecc.) 5. Non discriminazione (trattamento dei lavoratori extracomunitari, pari opportunità delle lavoratrici femminili, ecc.) 6. Azioni di solidarietà sociale, volontariato e associazionismo locali 7. Eticità dei prodotti e dei rapporti con i fornitori (garanzia del controllo sull’intera filiera del rispetto delle norme in materia di lavoro, ad es.: lavoro

minorile) 8. Compatibilità ambientale dei prodotti (ecologici, riciclati, ecc.) 9. Garanzia della salute e sicurezza dell’utilizzatore finale del prodotto (es.: utilizzo di sostanze pericolose) 10. Tutela della salute e della sicurezza delle popolazioni che vivono nelle zone circostanti i siti produttivi (es. piani di emergenza) 11. Contributo alle iniziative culturali e formative a livello locale (borse di studio, stage, collaborazione con progetti della scuola e dell’università) e

all’occupazione nel territorio

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• Azioni di solidarietà sociale, volontariato e associazionismo locali; 4%

• Non discriminazione (trattamento dei lavoratori extracomunitari, pari opportunità delle lavoratrici femminili, ecc.); 5%

• Qualità del lavoro (incentivi e agevolazioni per i lavoratori, crescita professionale, iniziative culturali in ambito aziendale, servizi integrativi per i lavoratori, ecc.); 21%

• Rispetto delle norme a tutela del lavoro (orari di lavoro, libertà di associazione, salari equi, lavoro nero, ecc.); 7%

• Tutela dell’ambiente naturale (tecnologie pulite, chiusura dei cicli, ecc.); 11%

• Contributo alle iniziative culturali e formative a livello locale (borse di studio, stage, collaborazione con progetti della scuola e dell’università) e all’occupazione nel territorio; 5%

• Eticità dei prodotti e dei rapporti con i fornitori (garanzia del controllo sull’intera filiera del rispetto delle norme in materia di lavoro, ad es.: lavoro minorile); 9%

• Compatibilità ambientale dei prodotti (ecologici, riciclati, ecc.); 2%

• Garanzia della salute e sicurezza dell’utilizzatore finale del prodotto (es.: utilizzo di sostanze pericolose); 16%

• Tutela della salute e della sicurezza delle popolazioni che vivono nelle zone circostanti i siti produttivi (es. piani di emergenza); 13%

• Sicurezza e salute sul lavoro; 7%

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100%

SOGG 3 1 3 3 5 1 0 3 1 5 5 1

SOGG 2 1 1 0 4 2 2 2 0 4 1 1

SOGG 1 2 2 1 2 0 0 0 0 0 1 1

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

L’ampia distribuzione dei livelli di consenso tra le alternative proposte conferma la numerosità ed ampiezza degli aspetti critici della gestione aziendale e del rapporto con gli stakeholder (consumatori/clienti e comunità locali in prima istanza) che possono essere affrontati con adeguate politiche e strumenti di CSR. Tra questi emergono con maggior rilevanza i temi della salute e sicurezza, non solo sul lavoro (cui va l’attenzione delle PMI insieme al tema della tutela ambientale e della qualità del lavoro), ma anche in riferimento alle popolazioni che vivono nelle aree circostanti i siti produttivi e all’utilizzo dei prodotti (elementi particolarmente importanti nella percezione degli stakeholder istituzionali e dei consumatori). Minore rilevanza acquisiscono invece i temi legati alla tutela del lavoratore in riferimento ad aspetti (orari di lavoro, libertà di associazione, salari equi, lavoro nero, discriminazione, etc) già sufficientemente considerati a livello normativo.

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3) Quali sono i più diffusi e conosciuti strumenti a disposizione delle PMI dei distretti per sviluppare e promuovere efficaci logiche di attuazione della CSR?

1. Implementazione di sistemi di gestione ambientale certificati (ISO14001/EMAS) 2. Implementazione di sistemi di gestione della sicurezza dei lavoratori certificati (es.: OHSAS18001, Linee Guida INAIL-ISPESL-UNI) 3. Implementazione di sistemi di gestione dei rapporti di lavoro certificati (SA8000) 4. Strumenti di rendicontazione e comunicazione (Bilanci Sociali, Rapporti di Sostenibilità) 5. Strumenti di certificazione dei prodotti (fair trade, EPD, Ecolabel) 6. Codici etici, carte dei valori 7. Sviluppo di politiche integrate di controllo sulle filiere produttive a garanzia dell’eticità dei rapporti di lavoro tra i diversi attori (es: procedure di

accreditamento fornitori) 8. Strumenti di valutazione del potenziale del capitale umano aziendale (Bilanci degli intangibles) 9. Partnership con associazioni (di cittadini, di volontariato, ambientali, cause related marketing, ecc.)

• Codici etici, carte dei valori ; 0%

• Strumenti di valutazione del potenziale del capitale umano aziendale (Bilanci degli intangibles); 0%

• Partnership con associazioni (di cittadini, di volontariato, ambientali, cause related marketing, ecc.); 0%

• Sviluppo di politiche integrate di controllo sulle filiere produttive a garanzia dell’eticità dei rapporti di lavoro tra i diversi attori (es: procedure di accreditamento fornitori); 4%

• Strumenti di certificazione dei prodotti (fair trade, EPD, Ecolabel); 12%

• Strumenti di rendicontazione e comunicazione (Bilanci Sociali, Rapporti di Sostenibilità); 12%

• Implementazione di sistemi di gestione dei rapporti di lavoro certificati (SA8000) ; 12%

• Implementazione di sistemi di gestione della sicurezza dei lavoratori certificati (es.: OHSAS18001, Linee Guida INAIL-ISPESL-UNI); 24%

• Implementazione di sistemi di gestione ambientale certificati (ISO14001/EMAS); 36%

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SOGG 3 11 6 3 1 3 0 2 0 0

SOGG 2 2 3 1 5 1 0 0 0 0

SOGG 1 4 3 2 0 2 0 0 0 0

1 2 3 4 5 6 7 8 9

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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Viene ampiamente confermata l’ipotesi che l’implementazione di logiche di sistema (sotto il profilo ambientale, della sicurezza e dei rapporti di lavoro) costituiscano al momento per le PMI gli strumenti principali attraverso cui avviare il proprio percorso nella direzione della CSR nella percezione di tutti i partecipanti (oltre 70%). Buona rilevanza viene data alla certificazione di prodotto (12%) e alla realizzazione di strumenti di rendicontazione e comunicazione dell’impegno CSR delle PMI (12%) da parte di banche/assicurazioni e soggetti di filiera, che vedono in questi strumenti l’opportunità di conoscere meglio la realtà delle imprese con cui si confrontano, mentre ancora poco conosciuti e diffusi sono gli strumenti a maggior valenza politico-strategica quali i Codici Etici e i Bilanci sul capitale umano.

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4) Come vengono in generale percepiti questi strumenti a vostro avviso dalle PMI?

1. Utili, soprattutto quelli che prevedono forme di rendicontazione e di informazione sulle prestazioni sociali e ambientali 2. Utili, soprattutto quelli che prevedono forme di certificazione di parte terza indipendente 3. Utili, soprattutto quelli che suggeriscono o impongono criteri per la gestione e organizzazione di queste problematiche all’interno delle aziende (sistemi

di gestione) 4. Utili, soprattutto quelli che prevedono l’assunzione di impegni forti da parte dell’Alta direzione aziendale 5. Utili, soprattutto quelli che favoriscono la gestione delle problematiche sociali e ambientali tra soggetti della filiera 6. Utili, soprattutto quelli che prevedono forme di coinvolgimento, sensibilizzazione, e valorizzazione delle risorse umane 7. Utili, soprattutto quelli che supportano l’attivazione e gestione di partnership con il mondo associativo 8. Poco utili, in generale, poiché troppo complessi rispetto alle dimensione e alle specificità della piccola impresa

• Utili, soprattutto quelli che prevedono forme di coinvolgimento, sensibilizzazione, e valorizzazione delle risorse umane; 13%

• Utili, soprattutto quelli che supportano l’attivazione e gestione di partnership con il mondo associativo; 6%

• Utili, soprattutto quelli che favoriscono la gestione delle problematiche sociali e ambientali tra soggetti della filiera; 11%

• Utili, soprattutto quelli che prevedono l’assunzione di impegni forti da parte dell’Alta direzione aziendale ; 2%

• Utili, soprattutto quelli che suggeriscono o impongono criteri per la gestione e organizzazione di queste problematiche all’interno delle aziende (sistemi di gestione); 28%

• Utili, soprattutto quelli che prevedono forme di certificazione di parte terza indipendente; 2%

• Utili, soprattutto quelli che prevedono forme di rendicontazione e di informazione sulle prestazioni sociali e ambientali ; 4%

• Poco utili, in generale, poiché troppo complessi rispetto alle dimensione e alle specificità della piccola impresa; 34%

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SOGG 3 0 0 8 0 3 2 1 10

SOGG 2 2 1 4 1 3 3 1 6

SOGG 1 0 0 3 0 0 2 1 3

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

25

Le indicazioni provenienti da questa domanda evidenziano alcune considerazioni rilevanti di carattere generale:

- in linea con le indicazioni della domanda n.3, si conferma una percezione generalizzata dell’utilità di sviluppare sistemi di gestione tra le PMI quale modalità per organizzare e gestire meglio il proprio lavoro, mentre minore importanza viene attribuita alla loro certificazione esterna (28%);

- è ancora alta la percezione che gli strumenti per lo sviluppo delle pratiche di CSR siano percepiti come poco utili dalle PMI perché troppo complessi da attuare e poco tagliati rispetto alle loro caratteristiche (34%), da cui sembra emergere un invito alla identificazione di modalità di semplificazione degli strumenti esistenti e/o all’attivazione di forme di partnership con altri stakehoder di filiera (11%) o del mondo associativo (8%).

5) Quali sono le principali difficoltà che le PMI incontrano al loro interno nell’affrontare e sviluppare efficacemente queste tematiche e adottare gli strumenti della CSR?

1. Insufficiente maturazione culturale dei temi legati alla CSR nella direzione dell’azienda (o nell’imprenditore) 2. Scarsa conoscenza degli strumenti a disposizione, della loro utilizzabilità e potenziale efficacia 3. Carenza di risorse umane e di competenze interne all’azienda per affrontare questi temi 4. Carenza di tempo per sviluppare queste tematiche 5. Costo eccessivo

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• Costo eccessivo; 2%

• Carenza di tempo per sviluppare queste tematiche; 6%

• Carenza di risorse umane e di competenze interne all’azienda per affrontare questi temi; 27%

• Scarsa conoscenza degli strumenti a disposizione, della loro utilizzabilità e potenziale efficacia; 25%

• Insufficiente maturazione culturale dei temi legati alla CSR nella direzione dell’azienda (o nell’imprenditore); 40%

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SOGG 3 11 6 7 1 0

SOGG 2 5 4 5 1 1

SOGG 1 4 3 2 1 0

1 2 3 4 5

Tra le difficoltà che incontrano internamente le PMI nello sviluppo e realizzazione di pratiche CSR emerge come principale l’insufficiente maturazione culturale del vertice aziendale (40%), indicata chiaramente da tutti i partecipanti, in particolare dai rappresentanti delle stesse imprese (40%). Questa indicazione si incrocia in modo interessante con il riscontro proveniente dalla domanda n.4, che vedeva poco utili gli strumenti che prevedono l’assunzione di impegni forti da parte dell’Alta direzione aziendale (solo 2%) e sembra porre in evidenza un problema rilevante legato all’aspetto della crescita culturale e conoscitiva dei vertici organizzativi come primo ostacolo da superare, seguita dalla carenza di risorse e competenze (27%) e dalla scarsa conoscenza degli strumenti (25%), a loro volta elementi collegati strettamente a fattori formativi e informativi.

Di minor importanza invece la carenza di tempo e i costi eccessivi, a dimostrazione della consapevolezza del fatto che lo sviluppo di pratiche CSR è possibile a diversi livelli e con diverse risorse solo a condizione che vi sia un forte impulso da parte della direzione aziendale.

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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6) Quali sono le principali difficoltà che le PMI incontrano invece nei rapporti con l’esterno?

1. Mancanza di ritorno competitivo dal mercato in seguito allo sviluppo di iniziative improntate alla CSR 2. Mancato riconoscimento dell’eccellenza in questo ambito da parte delle istituzioni 3. Mancanza di finanziamenti e di credito agevolato 4. Mancanza di supporti tecnici esterni (es: manuali, supporti tecnici, consulenti qualificati…) 5. Bassa sensibilità degli interlocutori sociali (es.: comunità locali, sindacati, ecc.) su questi temi

• Bassa sensibilità degli interlocutori sociali (es.: comunità locali, sindacati, ecc.) su questi temi; 8%

• Mancanza di supporti tecnici esterni (es: manuali, supporti tecnici, consulenti qualificati…); 2%

• Mancanza di finanziamenti e di credito agevolato; 28%

• Mancato riconoscimento dell’eccellenza in questo ambito da parte delle istituzioni; 22%

• Mancanza di ritorno competitivo dal mercato in seguito allo sviluppo di iniziative improntate alla CSR; 40%

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SOGG 3 11 5 7 0 1

SOGG 2 5 3 3 1 2

SOGG 1 4 3 4 0 1

1 2 3 4 5

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Nei rapporti con l’esterno si conferma lo scarso riscontro che lo sviluppo di pratiche e strumenti CSR ottiene rispetto all’impegno che la loro realizzazione richiede, sia in riferimento alle istituzioni (22%) sia in particolare ai mercati (40%), che non hanno ancora sviluppato sufficienti meccanismi di riconoscimento a livello nazionale ed internazionale per le organizzazioni di piccole e medie dimensioni in grado di offrire maggiori livelli di garanzia e qualità sul fronte della responsabilità sociale d’impresa. A fronte della scarsa risposta del mercato, si rileva anche la mancanza di adeguati supporti sotto il profilo dei finanziamenti odei crediti agevolati per le PMI impegnate sul fronte CSR (28%), ambito nel quale forte ruolo possono avere gli attori del settore bancario-assicurativo. Non emergono invece criticità sul fronte tecnico operativo: la mancanza di adeguati supporti alle PMI nella realizzazione di strumenti e pratiche CSR trova solo il 2% dei riscontri e nessuno da parte del gruppo delle imprese.

7) Quali sono le principali modalità di supporto che potrebbero essere sviluppate per aiutare lo sviluppo di strumenti CSR da parte delle PMI nei distretti?

1. Diffusione informazioni e conoscenza sull’opportunità e sugli strumenti della CSR 2. Supporto tecnico (progetti pilota, linee guida) 3. Disponibilità di finanziamenti o credito agevolato 4. Semplificazioni amministrative e/o normative a favore delle aziende eccellenti 5. Incentivi e/o agevolazioni fiscali 6. Tavoli di confronto permanenti fra le parti sociali 7. Sviluppo di strumenti “distrettuali” (codice etico condiviso, bilancio sostenibilità collettivo del distretto, formazione diffusa, etc.) in sostituzione (o

integrazione) di strumenti aziendali 8. Imposizione di regole (contrattuali, associative, di regolamentazione istituzionale) 9. Marketing territoriale e valorizzazione competitiva (es.: organizzazione di iniziative condivise di comunicazione, eventi relativi alla CSR, marketing dei

prodotti etici o ecocompatibili della filiera locale nelle fiere ed esposizioni internazionali, ecc.)

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• Marketing territoriale e valorizzazione competitiva (es.: organizzazione di iniziative condivise di comunicazione, eventi relativi alla CSR, marketing dei prodotti etici o ecocompatibili della filiera, ecc.); 6%

• Imposizione di regole (contrattuali, associative, di regolamentazione istituzionale); 0%

• Sviluppo di strumenti “distrettuali” (codice etico condiviso, bilancio sostenibilità collettivo del distretto, formazione diffusa, etc.) in sostituzione (o integrazione) di strumenti aziendali; 27%

• Tavoli di confronto permanenti fra le parti sociali; 4%

• Incentivi e/o agevolazioni fiscali; 11%

• Diffusione informazioni e conoscenza sull’opportunità e sugli strumenti della CSR; 13%

• Supporto tecnico (progetti pilota, linee guida); 4%

• Disponibilità di finanziamenti o credito agevolato; 11%

• Semplificazioni amministrative e/o normative a favore delle aziende eccellenti; 24%

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SOGG 3 3 0 2 10 2 1 9 0 2

SOGG 2 2 2 2 1 2 1 2 0 1

SOGG 1 2 0 2 2 2 0 4 0 0

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Tra le diverse modalità di supporto proposte, si registra una ampia distribuzione dei consensi, con una maggiore attenzione al tema delle semplificazioni amministrative e/o normative (24%), che per le PMI risulta essere sempre molto importante in un contesto legislativo complesso come quello del nostro Paese, e lo sviluppo di strumenti “distrettuali” (27%) a sostegno delle azioni e degli interventi aziendali in una logica di cooperazione e condivisione delle esperienze e degli approcci in un ambito caratterizzato da problematiche e condizioni legate al contesto operativo simili tra le diverse imprese del distretto.

Nessuna imposizione di regola sembra essere ritenuta una modalità a supporto dello sviluppo delle pratiche CSR nelle PMI, a conferma di un orientamento che vede l’approccio a questi temi come una tensione all’eccellenza fondata su una libera scelta imprenditoriale.

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8) Quali soggetti dovrebbero avere un ruolo primario nell’attivare queste politiche di supporto, fungendo da “motore” della CSR a livello locale?

• Istituzioni locali (province e comuni) • Associazioni imprenditoriali • Soggetti di filiera (clienti, fornitori, distributori) • Banche e assicurazioni • Università e centri di ricerca • Associazioni no profit (ambientaliste, consumeriste, di volontariato, etc.)

• Università e centri di ricerca; 3%

• Banche e assicurazioni; 13%

• Soggetti di filiera (clienti, fornitori, distributori); 20%

• Associazioni no profit (ambientaliste, consumeriste, di volontariato, etc.); 10%

• Associazioni imprenditoriali; 20%

• Istituzioni locali (province e comuni); 34%

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SOGG 3 10 4 7 4 0 3

SOGG 2 7 4 4 2 1 2

SOGG 1 4 4 1 2 1 1

1 2 3 4 5 6

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In coerenza con le indicazioni provenienti dalla domanda n.7, gli attori che maggiormente dovrebbero impegnarsi per supportare le PMI a livello distrettuale nello sviluppo di pratiche CSR sono proprio le istituzioni a livello locale (34%), seguite dalle associazioni imprenditoriali (20%), soggetti maggiormente in grado di promuovere la realizzazione di strumenti “distrettuali” (codice etico condiviso, bilancio sostenibilità collettivo del distretto, formazione diffusa, etc.) in sostituzione (o integrazione) degli strumenti aziendali. Sono proprio le imprese partecipanti a dare questa forte indicazione (il 55% del livello di consenso complessivamente espresso è andato proprio a questi due soggetti).

Ovviamente il settore bancario-assicurativo (13%) e quello dei soggetti che compongono la filiera di mercato (20%) rappresentano stakeholder rilevanti per il potenziale contributo nell’attivare queste politiche di supporto, con modalità meglio indicate nelle domande n. 9 e n. 10.

9) In particolare quale potrebbe essere il ruolo del settore bancario – creditizio - assicurativo nello sviluppare e promuovere politiche della CSR per le PMI?

1. Crediti a tasso agevolato (o Riduzione dei premi assicurativi) 2. Promozione del dialogo e della cooperazione su iniziative sociali tra imprese e collettività sul territorio (comitati territoriali) 3. Diffusione delle informazioni e sensibilizzazioni delle aziende clienti 4. Adozione di criteri valutazione del rischio (assicurativo o merito creditizio) basati su prestazioni CSR (sicurezza, ambiente, sociale) 5. Orientamento dei propri investimenti verso soggetti di eccellenza in ambito CSR 6. Offrire fondi di investimento sostenibili ai propri investitori 7. Sostegno/finanziamento alla realizzazione di progetti pilota 8. Applicazione a se stessi degli strumenti di CSR (es.: Bilancio di sostenibilità di una banca, codice etico di un’Assicurazione, adozione di un sistema di

gestione certificato nei diversi ambiti della CSR da parte di un operatore finanziario, ecc.)

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• Applicazione a se stessi degli strumenti di CSR (es.: Bilancio di sostenibilità di una banca, codice etico di un’Assicurazione, adozione di un sistema di gestione certificato; 9%

• Sostegno/finanziamento alla realizzazione di progetti pilota ; 7%

• Offrire fondi di investimento sostenibili ai propri investitori; 5%

• Orientamento dei propri investimenti verso soggetti di eccellenza in ambito CSR; 4%

• Adozione di criteri valutazione del rischio (assicurativo o merito creditizio) basati su prestazioni CSR (sicurezza, ambiente, sociale); 31%

• Diffusione delle informazioni e sensibilizzazioni delle aziende clienti; 7%

• Promozione del dialogo e della cooperazione su iniziative sociali tra imprese e collettività sul territorio (comitati territoriali); 14%

• Crediti a tasso agevolato (o Riduzione dei premi assicurativi); 23%

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SOGG 3 5 5 0 9 1 1 0 1

SOGG 2 6 3 3 6 1 2 2 4

SOGG 1 2 0 1 3 0 0 2 0

1 2 3 4 5 6 7 8

Con particolare riferimento al ruolo del settore bancario assicurativo a supporto dello sviluppo di pratiche CSR nelle PMI, si rileva un forte consenso nei confronti di intervento di valorizzazione “diretta” dell’impegno promosso dalle imprese, quali i crediti a tasso agevolato e la riduzione dei premi assicurativi (23%), l’adozione di modalità di valutazione del rischio bancario-assicurativo (31%); si tratta per tutti di strumenti premianti nei confronti di organizzazioni particolarmente virtuose. Tra gli interventi “diretti” è da rilevare che il finanziamento alla realizzazione di progetti pilota costituisce un’altra modalità che incontra il favore in particolare delle imprese (30%). Altre forme di intervento “mediato” (promozione cooperazione sul territorio, azioni di sensibilizzazione su soggetti clienti delle PMI, etc.) riscontrano invece un grado inferiore di consenso.

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10) In particolare, quale potrebbe essere il ruolo degli attori di filiera nello sviluppo e promozione di politiche di CSR per le PMI?

1. Collaborare nella progettazione e realizzazione di prodotti sostenibili (ecologici, equo- solidali, ecc.)

2. Sistemi di qualificazione/accreditamento dei propri fornitori sulla base di criteri sociali e/o ambientali (es.: vendor list basate su criteri CSR)

3. Iniziative nei confronti dei consumatori finali (azioni di co-marketing, promozione e comunicazione per il consumatore sul punto vendita, attività di informazione sull’impegno delle aziende in ambito CSR, indagini periodiche per valutare l’opinione dei consumatori e le loro reazioni alle strategie CSR delle aziende, ecc.)

4. Educazione alla sostenibilità di cittadini-consumatori (es.: iniziative culturali per la diffusione della consapevolezza sociale e ambientale nelle scuole)

5. Promozione di progetti di filiera (es.: take back: restituzione degli imballaggi al fornitore, reverse logistic: ottimizzazione della logistica e del pieno carico nei trasporti, filiera corta: approvvigionamento da fornitori locali, etc)

6. Controllo sull’operato delle PMI produttrici da parte dei clienti e dei distributori (audit di filiera)

7. Politiche di prezzo (es.: promozione o sconti per prodotti ecologici, politiche di under price per prodotti più sostenibili, trasparenza del prezzo per i prodotti equo-solidali, ecc.)

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• Collaborare nella progettazione e realizzazione di prodotti sostenibili (ecologici, equo- solidali, ecc.) ; 7%

• Politiche di prezzo (es.: promozione o sconti per prodotti ecologici, politiche di under price per prodotti più sostenibili, trasparenza del prezzo per i prodotti equo-solidali, ecc.) ; 5%

• Controllo sull’operato delle PMI produttrici da parte dei clienti e dei distributori (audit di filiera); 7%

• Promozione di progetti di filiera (es.: take back: restituzione degli imballaggi al fornitore, reverse logistic: ottimizzazione della logistica e del pieno carico nei trasporti, filiera corta: approvvigionamento da fornitori; 31%

• Educazione alla sostenibilità di cittadini-consumatori (es.: iniziative culturali per la diffusione della consapevolezza sociale e ambientale nelle scuole); 9%

• Iniziative nei confronti dei consumatori finali (azioni di co-marketing, promozione e comunicazione per il consumatore sul punto vendita, attività di informazione sull’impegno delle aziende in ambito CSR; 18%

• Sistemi di qualificazione/accreditamento dei propri fornitori sulla base di criteri sociali e/o ambientali (es.: vendor list basate su criteri CSR); 23%

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100%

SOGG 3 2 2 6 0 9 0 0

SOGG 2 0 5 0 3 5 2 2

SOGG 1 1 3 2 1 0 1 0

1 2 3 4 5 6 7

In riferimento al ruolo degli attori delle filiera di mercato, si rileva un forte consenso nei confronti di interventi fondati sulla promozione e valorizzazione delle pratiche CSR lungo tutta la filiera produttiva attraverso progetti di collaborazione tra i soggetti che la compongono (31%), iniziative a monte dell’attività di impresa (definizione di sistemi di selezione e qualifica dei fornitori basati su criteri CSR con il 23%) e/o a valle della filiera stessa, attraverso iniziative nei confronti dei consumatori tese a valorizzare l’impegno sul fronte CSR delle imprese (18%).

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Rapporto Finale – COOPERATE Project

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Per ulteriori informazioni riguardanti il progetto COOPERATE pregasi contattare:

Dott. Massimo Battaglia

Scuola Superiore Sant’Anna di Studi Universitari e di Perfezionamento

e-mail: [email protected]

Tel: +39 050 838515