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SPP OSR - Corso FAD rischi lavoro a Turni – mod 1 1 Corso di formazione sui rischi da lavoro a Turni In applicazione dell’art. 37 del d.lgs. 81/08 Modulo 1 – parte generale: la normativa di riferimento, dati statistici Materiale curato da Dott.ssa A. Rossetti (Resp. Serv. Infermieristico), Dott. C. Orlandi (Serv. Infermieristico) Con la collaborazione di: Ing. P. Zani (RSPP OSR), dott.ssa L. Lovecchio (SPP OSR), Dott.ssa C. Pozzi (medico del lavoro OSR), Dott. M. Zucconi (Centro del Sonno SRT)

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Corso di formazione sui rischi da lavoro a Turni

In applicazione dell’art. 37 del d.lgs. 81/08

Modulo 1 – parte generale:la normativa di riferimento, dati statistici

Materiale curato da Dott.ssa A. Rossetti (Resp. Serv. Infermieristico), Dott. C. Orlandi (Serv. Infermieristico)

Con la collaborazione di: Ing. P. Zani (RSPP OSR), dott.ssa L. Lovecchio (SPP OSR), Dott.ssa C. Pozzi (medico del lavoro OSR), Dott. M. Zucconi (Centro del Sonno SRT)

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premessa

• per garantire i servizi sociali essenziali (trasporti, ospedali, telecomunicazioni, pubblica sicurezza);

• in alcuni settori lavorativi in cui ragioni tecnologiche ed economiche rendevano necessario garantire la continuità di funzionamento degli impianti, come ad es. nei settori siderurgico e chimico;

• in alcune attività lavorative di tipo artigianale, in cui la produzione doveva necessariamente anticipare i tempi destinati alla vendita garantendo prodotti freschi (per es. panificatori e pesca).

Nel periodo che va dal primo dopoguerra fino agli anni ’80 il ricorso al lavoro a turni è stato prioritariamente adottato:

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premessa

• circa un terzo della popolazione lavora “a turni” (o per lo meno non più su un turno unico “ giornaliero”)

• circa un quinto lavora con turnazioni che comprendono il turno notturno.

Nella maggior parte del mondo industrializzato ormai:

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Decreto legislativo n. 66/2003

Obiettivi del decreto

Dare attuazione alla direttiva CE n. 104/1993,

così come modificata dalla direttiva CE n. 34/2000

Regolamentare in modo uniforme la disciplinasull’organizzazionedell’orario di lavoro

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Orario di lavoro: qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell'esercizio della sua attività o delle sue funzioni.

Ai fini del computo dell’orario di lavoro ènecessario che sussistano tutti e tre i requisiti

Definizioni:

Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

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Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

si intende per:

• “lavoro a turni”: qualsiasi metodo di organizzazione del lavoro anche a squadre in base al quale dei lavoratori siano successivamente occupati negli stessi posti di lavoro, secondo un determinato ritmo, compreso il ritmo rotativo, che può essere di tipo continuo o discontinuo, e il quale comporti la necessità per i lavoratori di compiere un lavoro a ore differenti su un periodo determinato di giorni o di settimane;

• “lavoratore a turni”: qualsiasi lavoratore il cui orario di lavoro sia inserito nel quadro del lavoro a turni.

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• Il lavoratore ha diritto ad 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore

• Il riposo può non essere fruito in modo consecutivo per le attivitàcaratterizzate da periodi di lavoro frazionati durante la giornata (per es. personale addetto alle attività di pulizia)

In merito al riposo giornaliero (art. 7):

Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

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In merito alle pause (art. 8):

• In assenza di disciplina collettiva, il lavoratore che presti la sua attivitàper più di 6 ore al giorno ha diritto a beneficiare di una pausa non inferiore ai dieci minuti , tra l’inizio e la fine di ogni periodo giornaliero di lavoro

• Le pause non sono retribuite nécomputate come lavoro

Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

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In merito ai riposi settimanali (art. 9):

•Il lavoratore ha diritto, ogni sette giorni, ad un periodo di riposo di almeno 24 ore consecutive , da cumulare con le 11 ore di riposo giornaliero.

Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

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In merito alle ferie (art. 10)

•Il lavoratore ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a 4 settimane

•Il periodo minimo di 4 settimane non può essere sostituito dall’indennità per ferie non godute , tranne in caso di risoluzione del rapporto di lavoro

Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

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Definizioni del lavoro notturno(art. 1,c. 2)

LAVORATORENOTTURNO

PERIODONOTTURNO

ALMENO 7 ORE CONSECUTIVE

COMPRENDENTIL’INTERVALLO TRA

LE 24 E LE 5

LAVORATORECHE SVOLGA ALMENO TRE

ORE DELLAPRESTAZIONE NEL PERIODO

NOTTURNO

Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

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Limitazioni al lavoro notturno(art. 11)

• I contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori che determinano l’inidoneità ad effettuare lavoro notturno

• In caso di sopravvenuta inidoneità il lavoratore viene assegnato al lavoro diurno, in altre mansioni equivalenti, se esistenti e disponibili

• E’ in ogni caso vietato adibire dalle ore 24 alle ore 6:

Le donne, dall’accertamentodello stato di gravidanza

fino al compimentodi un anno di età del bambino

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Non sono obbligati a prestare lavoro notturno

A. La lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente c on la stessa.

B. La lavoratrice o il lavoratore che sia l’unico ge nitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a 12 anni.

C. La lavoratrice o il lavoratore che abbia a propri o carico un soggetto disabile ai sensi della l. 104/92 e suc cessive modificazioni.

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In merito alla durata del lavoro notturno(art. 13)

• L’orario dei lavoratori notturni non può superare le 8 ore di media nelle 24 ore

• I contratti collettivi possono individuare un periodo di riferimento più ampio sul quale calcolare la media

Decreto Legislativo n°66 del 8.4.2003 ("Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernentitaluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro”)

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dati statistici sul lavoro notturno

Secondo un’indagine della Fondazione Europea di Dublino del 2005 in 27 paesi europei, il lavoro a turni e notturno viene prevalentemente impiegato nei settori:

• sanitario (36% degli addetti),

• alberghiero e ristorazione (30%),

• manifatturiero (26%),

• dei trasporti e telecomunicazioni (24%),

• in percentuale variabile tra il 4% e l 17% in tutti gli altri settori (Parent-Thirion et al. 2007).

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Secondo l’Istat, nel 2010, in Italia• i lavoratori notturni sono stati 1,9 milioni, l’8,5% del totale degli occupati.

• le donne rappresentano il 28,6% dei lavoratori notturni (mentre nel complesso le donne lavoratrici sono il 40,3% di tutti i lavoratori).

• fra gli occupati di “notte” il 70% è “turnista” mentre, il restante 30% è impiegato esclusivamente in orario notturno

dati statistici sul lavoro notturno

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dati statistici sugli infortuni• Gli infortuni notturni costituiscono una piccola

quota del complesso degli infortuni sul lavoro, nel 2010 hanno infatti rappresentato il 2,5% del totale.

• In ambito infortunistico nel 2010 si sono registrati 19.565 casi, in aumento rispetto al 2009 del 7,2% e in controtendenza rispetto alle variazioni dei due anni precedenti; il fenomeno comunque torna ai livelli registrati nel 2006 e nel 2007

• Dal punto di vista temporale, sempre nel 2010, i casi di infortunio si sono verificati in modo quasi omogeneo dal lunedì al giovedì, con una frequenza maggiore nella giornata lavorativa del venerdì (17% circa delle denunce).

• Per quanto riguarda l’ora di accadimento èevidente una tendenziale concentrazione degli eventi nelle fasce orarie dall’una alle due e dalle cinque alle sei che insieme raccolgono circa il 50% degli infortuni.

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dati statistici sugli infortuni

• Considerando il sesso, la percentuale di infortuni capitati a donne è pari al 23%

• Riguardo all’età, poco meno della metà degli infortuni (47,1%) colpisce la fascia compresa tra i 35 e i 49 anni, a seguire i giovani fino a 34 anni (33,3%) e gli ultracinquantenni (19,6%).

• le professioni più soggette ad infortunio sono proprio quelle svolte prevalentemente di notte come gli autisti (6,4%), gli infermieri/inservienti (5,2%), le guardie giurate (4,8%) e gli operatori ecologici (4,2%).

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dati statistici sugli infortuni

I dati attestano un’incidenza infortunistica inferiore nel turno notturno rispetto a quello diurno. L’incidenza infortunistica nei turni notturni rilevata per l’anno 2010 è stata stimata pari al 27‰, rispetto a quella registrata per il totale dei lavoratori (34‰) (Studio Consulenza Statistico Attuariale).

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I fattori che incidono sulle differenze rilevate nella numerositàdegli infortuni possono dipendere da:

molte lavorazioni con incidenza infortunistica elevata (p.e. nelsettore delle costruzioni), sono svolte prevalentemente in orario diurno;

le attività industriali, notoriamente più pericolose, se svolte a ciclo continuo sono caratterizzate da un’automazione che èsicuramente maggiore di notte rispetto alle ore diurne;

i Servizi che richiedono lo svolgimento di attività notturne (pulizie, vigilanza, tipografie), in generale, hanno livelli di rischiosità più bassi.

In aggiunta, alcune lavorazioni sono caratterizzate da ambienti di lavoro che risultano più agevoli in orario notturno quando il numero del personale impiegato è inferiore.

in alcuni settori nei turni notturni è richiesta un’attività prevalentemente di presidio e di controllo dei macchinari.

dati statistici sugli infortuni

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classificazione dei turni

Per TURNO si intende una periodica rotazione dell’orario di lavoro in base ad una specifica sequenza

Per parlare di TURNO occorre pertanto che il lavoro sia:• Sostenuto da più persone (almeno 2) che si danno

il cambio per svolgere una determinata attività• Articolato in successione di giorni di

presenza/assenza che si ripetono• Organizzato in fasce orarie che suddividono la

giornata in MATTINA, POMERIGGIO, NOTTE

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classificazione dei turni

ORARIO NORMALETURNI A CICLO

DIURNOTURNI A CICLO

CONTINUO

DURATA10 - 12 - 14

FERIALEFESTIVO

TURNO A CICLOFISSO

TURNO A CICLOVARIABILE

TURNO A CICLOMISTO

A TEMPO PIENO

A TEMPO PARZIALE

VERTICALE

ORIZZONTALE

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Turni a orario normale o “fisso”

• Non sono presenti le caratteristiche tipiche del lavoro a turni in quanto non vi è alternanza e rotazione tra gli operatori

• In genere l’orario normale si svolge di giorno, su 5 o 6 giorni settimanali

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Turni a ciclo diurno

• Turno con orario che si sviluppa esclusivamente nelle ore diurne, in genere, su 12 - 14 ore

• Non deve comprendere l’intervallo orario tra la mezzanotte e le cinque del mattino

• E’ presente una rotazione tra gli operatori

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Turni a ciclo continuo o sulle 24 ore

Sono articolati in modo da garantire la copertura delle 24 ore, 7 giorni su 7 o 5/6 giorni su 7.

Si distinguono in:•• Turni a ciclo continuo regolareTurni a ciclo continuo regolare: idonei per attività che

non subiscono modificazioni nel tempo•• Turni a ciclo continuo variabileTurni a ciclo continuo variabile: idonei per attività che

presentano variazioni nei carichi di lavoro•• Turni a ciclo continuo libero:Turni a ciclo continuo libero: richiedono situazioni

avanzate sul piano gestionale e meccanismi di flessibilità per ottimizzare le presenze durante le punte di attività