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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17 prof. arch. Caterina Giannattasio Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro nel XIX secolo Istanze di conservazione nel mondo anglosassone

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17

prof. arch. Caterina Giannattasio

Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro nel XIX secolo

Istanze di conservazione nel mondo anglosassone

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Lo stile gotico

1) Con l’atto di supremazia di Enrico VIII sulla chiesa cattolica (1534), il gotico era diventato stile nazionale

2) XVII-XVIII sec.: Wren, Hawksmoor, Kent, utilizzano il gotico per uniformarsi alle preesistenze

3) XIX sec.: il gotico è adoperato in base ad una volontà ben precisa, legata alla poetica del pittoresco Impegno di uomini di cultura, quali:

Horace Walpole (1717-97), iniziatore del gusto per il gotico e per la sua architettura, che applica nella casa di Strawberry Hills (1753)

Walter Scott (1771-1832), padre del romanzo storico

George Gilbert Scott (1811-78)

4) XIX sec.: spinta del movimento di rinascita cattolica: A.W. Pugin ritrova nel mondo medievali i fondamenti dell’etica cristiana

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A.W. Pugin (1812-52)

1) Architetto che ebbe grande confidenza con il gotico inglese e

francese, e che non guarda tanto come uno stile, quanto come

una religione.

2) Nuovo modo di concepire l’architettura ed il restauro, basato

sull’autenticità. L’opera è considerata in base alla sincerità e

moralità di chi l’ha ideata.

3) Esalta il Medioevo, apprezzando tale epoca anche da un punto

di vista sociale. A suo avviso la gente sarebbe migliore se vivesse

in un mondo ‘gotico’ anziché ‘classico’.

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A.W. Pugin

4) Da qui la necessità di recuperare il passato attraverso la

restaurazione dell’antica sensibilità, degli antichi sentimenti,

dell’antica e giusta vita, la quale sola può, per l’organico rapporto

che esiste tra architettura e società, portare al ritorno del gotico

autentico. E la chiesa cattolica romana è la sola che possa mai

promuovere una restaurazione del sublime stile dell’architettura

sacra.

5) Dunque, lo stile gotico è da egli considerato come lo stile

nazionale, religioso ed etico.

Pubblicazioni

Contrasts, London 1836

The Ecclesiologist, London 1850

The Builder, London 1871

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A.W. Pugin

A.W. Pugin, The Present Revival of Christian Architecture. Si tratta della tavola che costituisce il frontespizio di una sua opera, in cui si vedono chiese e cappelle progettate da egli stesso, romantica rappresentazione in adesione allo spirito del gotico.

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A.W. Pugin

Saint Chad, Birmingham. Vista dell’esterno e dell’interno della cattedrale cattolica,

progettata da Pugin tra il 1838 e il 1841 aderendo agli stilemi del gotico tedesco.

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G. Scott (1811-1878)

Sostiene che:

nel restaurare i più gravi danni discendono dal fare troppo e dal non sapersi fermare in tempo_1850-60

l’over-restoration è un grande pericolo

è fondamentale la conoscenza storica dei monumenti e la redazione di documentazione preliminare

al termine restoration, che rifiuta, sia da utilizzare quello di reparation o, meglio ancora, di conservation

i restauri di Viollet-le-Duc, ed in particolare quello di Carcassonne, sono distruttivi, fanno perdere autenticità ai manufatti

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G. Scott

St. Mary’s Hanwell, Middlesex (1841). St Mary’s Cathedral, Edinburgh (1874-80).

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G. Scott

Divide le cause di deterioramento in 3 tipi:

naturali

da alterazioni indotte

da eccesso di restauro (over-restoring)

Nel 1864 provvede alla stesura di un documento normativo,

General Advice to Promoters of the Restoration of Ancient

Buildings pubblicato dal Royal Institute of British Architects

(R.I.B.A.) in cui:

1) si oppone agli interventi di stonacatura

2) raccomanda che la successione delle fasi costruttive di un

monumento sia lasciata chiaramente leggibile a vista

3) sollecita l’impiego della fotografia

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G. Scott

Nella pratica di restauratore, però, opera secondo 3 diverse maniere, non coerenti tra loro:

1) volta a salvare a tutti i costi il monumento, operando come ingegnere-architetto attento alla soluzione dei problemi ‘materiali’ di conservazione

2) in cui interviene come architetto ‘ricostruttore’, sacrificando senza tanti scrupoli le preesistenze e applicando i criteri dell’unità di stile

3) in cui è molto forte l’influenza del gusto vittoriano (Victorianism), dedicando grande attenzione agli aspetti decorativi, anche nel restauro, con mescolanza di stili franco-inglesi, di nuovo e antico, in maniera eclettica

Si tratta di un atteggiamento tipico del mondo anglosassone, sempre guidato dall’empirismo, ed incapace di affrontare in linea teoretica i problemi del restauro

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J. Ruskin (1819-1900)

Contro la prassi del restauro stilistico, Ruskin è esteta, letterato

romantico, sociologo, critico d’arte.

Denuncia la politica vittoriana e le conseguenze della

rivoluzione industriale, la quale arrecava seri danni sia alla natura

che all’uomo.

Impersonifica gli ideali del pittoresco nello sfrenato amore per

le rovine ed esalta l’architettura gotica. Nella rovina l’architettura si

riapprossima alla natura, acquisendo valore, che non è bellezza

(appartenente all’opera al suo stato di perfezione), bensì è

‘sublime’, in termini di ‘pittoresco’, dove il contributo è dato

dall’impronta lasciata dal tempo.

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J. Ruskin (1819-1900)_The Modern Painters_1843

Esprime le sue convinzioni sulla pittura di paesaggio L’arte del paesaggio non ha mai saputo rendersi portatrice di valori morali, ma è servita all’artista sempre e solo per mostrare il proprio virtuosismo.

La natura, invece, è opera divina, che non può essere modificata, ma soltanto essere compresa e commentata, e per far ciò è necessario osservarla e conoscerla.

C.D. Friedrich, Il viandante sopra il

mare in nebbia, 1818.

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J. Ruskin (1819-1900)_The Modern Painters_1843

L’architettura è parte del paesaggio, e dunque anch’essa dev’essere conosciuta approfonditamente dall’artista. Viceversa, l’architetto non potrà mai produrre, se non attraverso una previa profonda conoscenza della selvatica bellezza della natura Tutto il contrario di quanto avviene nella sua epoca, nelle scacchiere della città ottocentesca “Non è possibile pretendere una qualche giusta moralità, felicità e arte in un paese dove le città sono costruite in questo modo (…) come raggrumate e coagulate, chiazzate di spaventosa muffa che si propaga mortalmente in tutto il territorio tra toppe e macchie”.

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J. Ruskin_The Seven Lamps of Architecture_1849

Grande entusiasmo suscitato in lui dalla scoperta dell’architettura

medievale italiana.

Si tratta di un periodo di grande riflessione sulle condizioni

economiche e politiche della società contemporanea, che generò

nel suo animo una radicale avversione al sistema istituzionale e

sociale vittoriano analisi dei sistemi produttivi imposti

dall’organizzazione industriale del lavoro, che conducono

all’alienazione dell’uomo e del suo mondo spirituale.

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J. Ruskin_The Seven Lamps of Architecture_1849

Le 7 lampade: sacrificio, verità, potenza, bellezza, vita, memoria, obbedienza

‘Lampada della memoria’: la storia dell’architettura è la storia del mondo

‘Lampada della verità’: attacco alle finte rovine

‘Lampada della bellezza’: riproposizione della teoria del Gothic Revival

inseparabilità dell’esperienza morale da quella estetica

l’imitazione delle forme naturali è la strada giusta per giungere alla bellezza (essenza naturalistica dello stile gotico)

in architettura la bellezza è indipendente da ogni ragione funzionale e strutturale; e l’architettura nasce dall’imitazione della natura

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J. Ruskin_The Seven Lamps of Architecture_1849

Aforisma 29 La terra l’abbiamo ricevuta in consegna, non è in nostro possesso

Essa appartiene a noi come a quelli che devono venire dopo di noi, per cui non è lecito effettuare operazioni che la compromettano

Aforisma 30 La gloria di un edificio risiede nella sua età

“E’ in quella dorata patina del tempo che dobbiamo cercare la vera luce, il vero colore, e la vera preziosità dell’architettura. Finché un edificio non ha assunto questo carattere, finché non è stato consegnato alla fama e consacrato dalle imprese dell’uomo, finché le sue mura non sono state testimoni delle sofferenze e i suoi pilastri non si sono eretti sulle ombre della morte”, essa non avrà acquisito significato

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J. Ruskin_The Seven Lamps of Architecture_1849

Aforisma 31 Il cosiddetto restauro è la peggiore delle

distruzioni

Il restauro conduce alla distruzione, “alla fine della quale non

resta neppure un frammento autentico da raccogliere, una

distruzione accompagnata dalla falsa descrizione della cosa che

abbiamo distrutto”

“E’ impossibile in architettura restaurare, come è impossibile

resuscitare i morti (…). Forse un’altra epoca potrà produrre un

altro spirito, e si tratterà allora di un nuovo edificio; ma non si può

fare appello allo spirito degli esecutori che sono morti”

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J. Ruskin_The Seven Lamps of Architecture_1849

Aforisma 31 Il cosiddetto restauro è la peggiore delle distruzioni

“La prima operazione del restauro consiste nel fare a pezzi l’opera originale; la seconda, generalmente, consiste nel mettere in opera le meno preziose e più volgari imitazioni che non possano essere individuate come tali”, che sono sempre fredde copie.

“Non parliamo dunque di restauro. Si tratta di una menzogna dal principio alla fine”

Il restauro “è una necessità distruttiva. Accettatela come tale; e allora demolite tutto l’edificio, spargetene le pietre negli angoli più remoti, fatene zavorra, o materiale da costruzione, se volete; ma fatelo onestamente, e non elevate al loro posto un monumento alla menzogna”

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J. Ruskin_The Seven Lamps of Architecture_1849

Aforisma 31 Il cosiddetto restauro è la peggiore delle distruzioni

“Prendetevi assidua cura dei vostri monumenti, e non avrete alcun bisogno di restaurarli. Poche lastre di piombo collocate a tempo debito su un tetto, poche foglie secche e sterpi spazzati via in tempo da una grondaia, salveranno sia il soffitto che le mura dalla rovina. Vigilate su un vecchio edificio con attenzione premurosa; proteggetelo meglio che potete e ad ogni costo, da ogni accenno di deterioramento. (…) dove la struttura muraria mostra delle crepe, tenetela insieme usando il ferro; dove essa cede, puntellatela con travi; e non preoccupatevi per la bruttezza di questi interventi di sostegno: meglio avere una stampella che restare senza gamba”.

“Tutto questo fatelo amorevolmente, con reverenza e continuità, e più di una generazione potrà ancora nascere e morire all’ombra di quell’edificio”.

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J. Ruskin_The Stones of Venice_1851

Entusiastiche descrizioni dell’architettura gotica italiana

Critica all’architettura della chiesa di Roma, ovvero al

cattolicesimo e a Pugin, nonostante le affinità col suo pensiero

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J. Ruskin

L’influenza delle sue idee nella prassi del restauro

Il suo pensiero non inciderà minimamente sulle procedure

restaurative del suo tempo

Ha notevolmente contribuito a scardinare le convinzioni

ottocentesche, soprattutto relativamente al concetto di autenticità

Secondo alcuni i suoi principi possono essere assunti come la

sorgente delle attuali tendenze fondate sul concetto della pura

conservazione

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J. Ruskin

Un confronto con Viollet-le-Duc

Secondo C. Ceschi_1970

VLD tecnico, architetto, costruttore

Ruskin critico e letterato, “la cui visione era diventata più ampia

e poteva svolgersi su un livello poetico ideale”

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J. Ruskin

Schizzo rappresentante la facciata di S. Miniato al Monte a Firenze, disegnato da J. Ruskin nel 1846 in occasione del suo secondo viaggio in Italia.

Schizzo preparatorio per la tavola terza di The seven lamps. Esempi di decorazioni ad intaglio propri del linguaggio gotico.

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Le Società di tutela

A differenza di quanto avviene in Francia, nel Regno Unito l’azione di tutela non può contare su un’amministrazione statale e centralizzata.

Di conseguenza essa è affidata ai privati, organizzati in società:

1834_RIBA_Royal Institute of British Architects

1839_Oxford Architectural and Historical Society e Cambridge Camden Society

1877_ SPAB_Society for the Protection of Ancient Buildings

Promuovono lo studio dell’architettura ecclesiastica e delle antichità, nonché il restauro degli antichi resti.

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La S.P.A.B. (1877)

Society for the Protection of Ancient Buildings Edward Burne Jones, Philiph Webb, John Ruskin, William Morris

Intellettuali che riflettono:

sulla situazione socio-politica inglese

sul ruolo dell’arte nella società contemporanea

sulle connessioni tra cultura ed impegno politico

sull’organizzazione della produzione dei beni materiali, criticando quella industriale e auspicando un ritorno a quella artigianale

Si soffermano sulle negative conseguenze determinate dall’industrialesimo e dall’urbanesimo, che investirono l’Inghilterra tra Settecento e Ottocento, mutandone radicalmente la struttura territoriale ed economica

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Il manifesto della S.P.A.B. (1877)

W. Morris (1834-1896)

Presidente della S.P.A.B., è tra i più critici dell’organizzazione capitalistica del lavoro.

Redige il Manifesto, in cui emerge un’avvertita sensibilità per la conservazione delle risorse culturali e che costituisce il programma operativo dell’Anti-Restoration Movement, movimento contro “la distruzione che va sotto il nome di restauro”, compiuto su antiche costruzioni “attraverso un vile processo di estrema sofisticazione stilistica”.

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Il manifesto della S.P.A.B. (1877)

Secondo Morris la tutela dei monumenti rivestiva un fondamentale ruolo spirituale, nel quadro di un più generale disegno di riappropriazione da parte dell’uomo delle sue capacità creative, completamente annullate dai principi su cui si fonda la civiltà industriale.

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Il manifesto della S.P.A.B. (1877)

Nascita del Restauro

“(…) il mondo civile del diciannovesimo secolo non ha un suo stile

proprio, ad eccezione di una vasta conoscenza degli stili degli altri

secoli. Da questa carenza sorse nell’animo degli uomini la strana

idea di un restauro degli antichi monumenti; ed invero un’idea

strana e di gran lunga fatale, che per il suo stesso nome implica

che è possibile spogliare una costruzione di questa o quella parte

della sua storia – vale a dire della sua vita – e quindi porre mano

con aggiunte arbitrarie, e nello stesso tempo lasciarla ancora

storica, vivente e persino così com’era una volta”.

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Il manifesto della S.P.A.B. (1877)

Ieri

Prima del XIX secolo la mancata approfondita conoscenza non

consentiva ai costruttori di ‘contraffare’ un manufatto,

conducendolo ad intervenire in maniera distinguibile, secondo il

linguaggio del proprio tempo

Oggi

Nel XIX secolo la pratica del restauro conduce, senza alcuna

guida, se non il capriccio individuale, di “ciò che si deve cambiare

e ciò che si deve disprezzare”, nonché a falsificare l’opera

originaria. Questo è l’operato di uomini “sordi alle esigenze della

poesia e della storia nel più alto senso delle parole”

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Il manifesto della S.P.A.B. (1877)

In linea col pensiero di J. Ruskin:

E’ opportuno prediligere la tutela al restauro, ed evitare il degrado con cure giornaliere o con puntellature

Occorre trattare le costruzioni antiche come monumenti di un’arte passata, “in cui l’arte moderna non può immischiarsi senza distruggere”. Si tratta altresì di un problema etico, come affermava anche Ruskin, nei confronti dell’ideatore originario

Bisogna evitare alterazioni alle costruzioni antiche non più adeguate funzionalmente alle esigenze moderne, realizzando, piuttosto, strutture ex-novo principio molto criticato, modificato nel 1924 si accetta l’eventualità, se esistono buone ragioni, di aggiungere ad un’antica struttura una limitata addizione, purché essa sia espressione del linguaggio contemporaneo, e non riproduzione in stili del passato

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J.J. Stevenson (1831-1908)

E’ allievo di G. Scott.

E’ attivo nella progettazione di edifici religiosi, scolastici e residenziali

The Red House - 3

Bayswater Hill, Londra

(1871)

Colin Hunter’s House &

Studio, Kensington,

Londra (1877).

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J.J. Stevenson (1831-1908)

Sottolinea per la prima volta l’importanza del monumento quale documento storico che, in quanto tale, non può essere modificato

Esorta ad abbandonare il ‘principio della preferenza’ presupposto del restauro distruttivo: non solo il Medioevo, ma anche le altre epoche sono importanti, e quindi meritano rispetto

Nonostante critichi l’opera di Viollet-le-Duc, nutre una notevole ammirazione per l’architetto francese

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G.E. Street (1824-81)

E’ allievo di G. Scott, e come lui era un fervente revivalista gotico

Restaura circa 460 chiese

La sua conoscenza del gotico era talmente approfondita da ingannare lo stesso Scott, il quale prese una sua chiesa per un originale del Trecento

E’ a favore della restituzione integrale del monumento, derivante da ragioni funzionali e religiose e da valutazioni estetiche, considerate più rilevanti di quelle storiche

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G.E. Street

Divide il ‘restauro distruttivo’ in 3 tipi:

quello consistente nel distruggere e riedificare con linguaggio moderno

quello consistente nel distruggere e riedificare ‘in stile’

quello consistente in interventi di pulitura che fanno sembrare nuova l’opera antica

Al restauro distruttivo deve sostituirsi quello conservativo, che richiede:

1) accuratezza esecutiva e controllo delle maestranze

2) uso di tecniche tradizionali, accompagnate da tecnologie innovative

3) puntellature e riparazioni, piuttosto che rifacimenti

Le sue raccomandazioni risentono certamente dell’influsso anti-restauro di J. Ruskin, ma conducono facilmente, nella pratica, a ricostruzioni nuove ad imitazione di vecchi edifici

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G.E. Street

Chiesa di St John,

Torquay, Devon

(1873).

Chiesa di St

Dionis,

Backchurch,

London (1863).

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Royal Court of Justice, Londra_ G.E. Street

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1873-76_S. Paolo in via Nazionale, Roma_G.E. Street