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ASSOCIAZIONE ITALIANA FISIOTERAPISTI REGIONE LAZIO A.I.FI. Corso di MASSAGGIO CONNETTIVALE MARIA GIULIANA BRUTTI PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com

Corso Massaggio Connettivale M.G.brutti - AIFI

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Massaggio Connettivale

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ZIO

A.I.FI.

Corso di

MASSAGGIO CONNETTIVALE

MARIA GIULIANA BRUTTI

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Origine del metodo

Il Massaggio Connettivale nasce, in modo empirico, dall'osservazione di E. Dicke che, in

occasione di una sua grave patologia (endoangite obliterante), provò su se stessa

l'efficacia delle manovre di trazione nelle zone sacrale e della cresta pelvica.

Queste manovre le provocavano una netta sensazione di taglio ma contemporaneamente,

all'arto malato, avvertiva formicolio accompagnato da ondate di calore. Estendendo questo

tipo di manovre anche alla zona del trocantere, la situazione migliorò ulteriormente.

All'università di Friburgo fu studiata la possibilità terapeutica di queste osservazioni dal

prof. Kolraus e dalla dott.ssa Teirich-Leube che misero a punto una tecnica, tutt’oggi

applicata con successo.

Per quanto riguarda la diagnostica, sono da rilevare le osservazioni fatte da Head, il quale

notò che, in caso di una malattia degli organi interni, alcune zone del tronco diventavano

ipersensibili al contatto, alla pressione, al calore e al freddo. Nello stesso periodo, Me

Kenzie divulgò le sue osservazioni sulle zone muscolari, mettendo in evidenza come, in

caso di patologie infiammatorie acute, la tensione muscolare aumentasse nella zona di

proiezione cutanea dell'organo interessato.

Inizialmente le zone cutanee e muscolari rivestivano esclusivamente importanza

diagnostica, in seguito, mediante l'elaborazione dei vari studi sui rapporti tra cute (Head),

muscoli (Mc Kenzie) e organi interni, le stesse zone riflesse poterono fornire indicazioni

neurotipiche.

In numerosi casi di malattia e di disturbi funzionali, fu costatato come le zone riflesse

interessate rimangono evidenti nella mappatura del dorso.

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Schema del sistema nervoso autonomo

Il sistema nervoso, soprattutto dal punto di vista funzionale, è diviso in una componente

somatica e in una componente autonoma; la prima controlla per lo più le attività

volontarie, la seconda regola le funzioni involontarie.

Queste due componenti non sono entità separate, si sviluppano dalle stesse cellule

primordiali, comprendono parti centrali periferiche che strettamente collegate entrambe

sono costituite da neuroni afferenti, efferenti e internuciali fra loro connessi formando così

vie ascendenti e discendenti, nonché archi riflessi similari.

Le componenti autonome centrali sono parti intrinseche del sistema nervoso centrale,

sono localizzate nell'area premotoria frontale, nel talamo, nell'ipotalamo,

nell'ippocampo,nel cervelletto nel tronco encefalico e nel midollo spinale; questi livelli

superiori ed inferiori sono fra loro correlati da vie ascendenti e discendenti.

Le componenti periferiche del sistema nervoso autonomo comprendono le due catene dei

gangli del simpatico o tronchi del simpatico paravertebrale che si estendono dalla base del

cranio al sacro-coccige; i gangli della regione cefalica, quali il ciliare, lo pterigo-palatino,

l'otico, il sottomandibolare e il carotico. I plessi e i gangli prevertebrali, quali i cardiaci, il

celiaco, il mesenterico, l'intermesenterico e l'ipogastrico; i plessi localizzati al di sopra o

all'interno delle pareti dei visceri e vasi; i gangli annessi alle ghiandole (epatici e surrenali).

I gruppi cranici e sacrali sono definiti come PARASIMPATICI e i più numerosi gruppi

toraco-lombari come SIMPATICI.

Sebbene le fibre (assoni) simpatiche e parasimpatiche trasmettano impulsi che inducono

effetti differenti i loro neuroni sono morfologicamente simili.

Le fibre pregangliari sono poste prima dei gangli e sono MIELINICHE; le fibre postgangliari

sono poste dopo il ganglio sono AMIELICHE ed hanno un colore rosa-grigiastro.

Le fibre pregangliari parasimpatiche della porzione cranica contraggono sinapsi nei gangli

ciliari, pterigo-palatino,otico, sottomandibolare, cardiaci e celiaci, nonché in gangli più

piccoli posti nella parete della trachea, dei bronchi e del canale gastro-intestinale.

Le corrispondenti fibre sacrali formano sinapsi nei plessi ipogastrici inferiori (pelvici), in

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microscopici gangli dei plessi enterici della parte distale del colon e dell'intestino retto o

delle pareti della vescica e degli altri visceri pelvici.

La maggior parte delle fibre simpatiche toraco-lombari terminano contraendo sinapsi nei

gangli dei tronchi del simpatico, mentre altre fibre li oltrepassano per portarsi a formare

sinapsi in gangli come i celiaci mesenterici e i renali.

I gangli di sinapsi parasimpatici sono localizzati in prossimità delle strutture che innervano

o addirittura all'interno delle pareti o del parenchima dei visceri, in modo che le fibre

postgangliari parasimpatiche risultano essere relativamente corte.

I gangli di sinapsi simpatici generalmente sono più lontani dagli organi innervati e di

conseguenza le fibre post-gangliari simpatiche sono spesso più lunghe delle

parasimpatiche.

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Nervi adrenergici e colinergici

I termini" adrenergici " e " colinergici " furono introdotti da Dale nel 1933 che supponeva

che l'impulso si trasmettesse tramite mediatori di tipo chimico.

L'ADRENALINA e la NORADRENALINA sono i principali neurotrasmettitori; a livello delle

terminazioni simpatiche periferiche di tipo ADRENERGICO, mentre acetilcolina è per lo più

associata agli effetti parasimpatici o COLINERGICI. Comunque l'acetilcolina è un

importante neurotrasmettitore nelle sinapsi sia simpatiche che parasimpatiche.

Altre sostanze chimiche sono state ritenute come agenti trasmettitori quali l'adenosina-

trifosfato (ATP), l'acido gamma-amino-butirrico (GABA), un polipeptide chiamato sostanza

P, l'istamina, l'acido glutammico e le prostaglandine.

Tab. 1 Azione del Simpatico e Parasimpatico sugli organi interni. ORGANI STIM. SIMP STIM. PARAS. _______________________________________________________________ CUORE Aumento frequenza Diminuzione frequenza VASI Costrizione Dilatazione

BRONCHI Dilatazione Costrizione ESOFAGO Rilassamento Contrazione

STOMACO Inibizione peristalsi Eccitamento peristalsi INTESTINO Inibizione peristalsi Eccitamento peristalsi

VESCICA Ritenzione urine Emissione urine (inibizione del detrusore) (contraz. del detrusore) GENITALI Vasocostrizione Vasodilataz. (erezione)

PUPILLE Dilatazione Restringimento E RIMA DELLE PALPEBRE GHIANDOLE SALIVARI Salivazione scarsa Salivazione abbondante

e densa e fluida

GHIAND. SUDORIPARE Sudorazione scarsa e densa Sudoraz. abbondante (sudorazione fredda) e fluida

MUSC. DI MULLER Esoftalmo Enoftalmo

Sistema nervoso autonomo

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Il Sistema Nervoso Autonomo è addetto al mantenimento della Stabilità dell’Ambiente

Interno. Le funzioni che esso governa si svolgono di norma senza interessamento della

coscienza.

Si compone di 2 settori distinti – PARASIMPATICO e SIMPATICO. Entrambi hanno i loro

centri Superiori dell’Encefalo.

La stimolazione generale del Parasimpatico promuove le funzioni vegetative

dell’organismo.

Stimolazione del Parasimpatico e inibizione del Simpatico producono, in complesso, gli

stessi effetti.

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Sistema nervoso autonomo

I Sistemi Simpatico e Parasimpatico agiscono, di norma, in modo da bilanciarsi

reciprocamente. L’attività di un organo è. in ogni momento, regolata dalle due opposte

influenze.

La stimolazione generale del Simpatico porta ad una mobilitazione delle risorse corporee

oonde porre l’organismo in condizione di affrontare stati di emergenza. Stimolazione del

Simpatico e inibizione del Parasimpatico producono, in complesso, gli stessi effetti.

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Riflessi del Sistema autonomo

CENTRI del SISTEMA AUTONOMO situati nell’ENCEFALO e nel MIDOLLO SPINALE ricevono

AFFERENZE SENSITIVE dai VISCERI (le conoscenze relative al loro percorso sono meno

precise di quelle riguardanti le EFFERENZE MOTORIE del Sistema). Tra i NEURONI

SEN5ITIVI alcuni recano informazioni riguardanti eventi svolgentisi nei visceri ai CENTRI

VEGETATIVI SUPERIORI che emettono impulsi atti a modificare l’attività di CENTRI

VEGETATIVI INFERIORI nel TRONCO dell’ENCEFALO e MIDOLLO SPINALE.

L’Arco Riflesso Autonomo differisce dall’Arco Riflesso Somatico soprattutto per il fatto di

avere 2 Neuroni efferenti. La trasmissione dell’impulso della branca Afferente a quella

Efferente comporta, probabilmente, l’intervento di uno o più Neuroni connettori.

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Trasmissione chimica alle terminazioni nervose

Quando un impulso si propaga lungo una fibra nervosa, sodio entra in questa e potassio

ne esce. Allorché tale processo raggiunge la sinapsi tra neurone e neurone, o quelle tra

neurone ed organo effettore. si ha la liberazione di una speciale sostanza. Quest’ultima

valica la discontinuità e costituisce lo stimolo atto ad alterare il potenziale di membrana

del successivo neurone (o dell'effettore) ivi suscitando quell'onda di depolarizzazione e

quell'alterazione della permeabilità di membrana, con conseguente scambio ionico, che si

traduce nell' impulso trasmesso.

Alcune fibre nervose, quando vengono eccitate, liberano una sostanza acetilcolino-simile.

Ad esse si da il nome di COLINERGICHE. Altre liberano noradrenalina. In tal caso vengono

dette ADRENERGICHE.

Si pensa che esistano anche altre sostanze che. secrete da neuroni. possano agire come

MEDIATORI SINAPTICI destinati a regolare certi aspetti dell’attività cerebrale. Tra queste

figurano la SEROTONINA ed altre AMINE SIMPATICOMIMETICHE.

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Rappresentazione dei limiti estremi dei dermatomeri (dalle osservazioni cliniche di

Déjerine, Foerster, Purves-Stewart, Hansen e Schliack, ecc.).

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Massaggio Connettivale

Il massaggio connettivale consta in due manovre principali:

•Manovra di aggancia mento

• Manovra di stiramento (manovre lunghe e semi lunghe).

Qualsiasi di queste due manovre deve sempre dare al paziente la sensazione di taglio.

Se questo non avviene vuoi dire che:

• si è "fuori" dermatomero;

• non si è agganciata bene la fascia;

Nel caso non si avesse la "giusta risposta", interrompere il trattamento e iniziare di nuovo

dalla prima manovra. Continuare il lavoro non seguendo il decorso del dermatoma è

controindicato, in quanto si possono provocare al paziente reazioni spiacevoli (vertigini,

senso di nausea, etc.). E’ consigliabile eseguire il Massaggio Connettivale in un ambiente

idoneo (tranquillo e senza interruzioni, in modo da poter dosare le manovre).

Valutazione

Paziente seduto con i piedi in appoggio, schiena dritta e ben illuminata. Si vanno a

valutare tutte le zone della schiena come da schèmi allegati,

si valutano palpando la schiena le eventuali differenze termiche del tessuto, le zone

ri~onfie e le zone retratte. Le prime indicano una patologia recente o tuttora in corso; le

seconde una patologia passata ma che non è detto si sia risolta. Ci sono poi le zone mute,

che fanno sospettare una patologia di cui però il paziente afferma di non aver mai sofferto

(potrebbe essere un retaggio genetico di patologie di cui hanno sofferto i familiari). Si

deve parlare molto con il paziente e chiedere il maggior numero di informazioni per evitare

reazioni spiacevoli. Le zone mute devono essere tenute in considerazione in quanto

debbono far sorgere dei dubbi che, per quanto possibile, andrebbero risolti.

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Indicazioni

•Arteriopatie di qualsiasi natura (morbo di Burger 1 0_2 o stadio);

•Morbo di Reynauld;

•Osteoporosi da non uso e da menopausa;

•Dismenorrea funzionale (escludere neoformazioni);

•Disturbi da stress;

•Emicrania vasomotoria;

•Asma branchia le;

•Ipertensione;

• Problemi minzionali quando dobbiamo aiutare la minzione (ritenzione urinaria) o la

chiusura degli sfinteri in caso di piccole perdite;

•Lombalgie;

•Zone gonfie delle mestruazioni e della testa;

•Algoneurodistrafie ( ... ma non tratto gli arti!).

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Contraindicazioni

•Tumori e/o metastasi;

•Litiasi renale e biliare;

•Primi 4 mesi di gravidanza;

•2 o e 3 o giorno di mestruazioni;

•Malattie acute in atto (attenzione alle zone rigonfie);

•... attenzione agli ipocondriaci;

•Tutte le patologie infiammatorie;

•Ipotesi patologiche;

•Distrofie cutanee;

•Diatesi emorragiche;

• Arteriopatia diabetica e altre patologie dismetaboliche che danno problemi di trafismo

cutaneo;

• Morbo di Burger 30-4 o stadio (presenza di escare alle dita, segno che comincia la

cancrena e potrebbero partire degli emboli);

•Zona del cuore gonfia;

•Zona dell'intestino gonfia;

•Zona del fegato gonfia;

•Epilessia;

•Ipotensione (non fisiologica);

•Nefrosi;

•Epatosi.

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Piccola costruzione

Nel Massaggio Connettivale le manovre si fanno con il 3 o e 4 o dito molto vicini e

leggermente flessi, è importante tirare con la spalla e non con il polso; il 2 o dito si usa

come riferimento.

Dopo la prima manovra sulla piega anale, si continua con piccoli agganciamenti a due cm.

dal sacro, tirando verso questo, fino ad arrivare sotto l'ala i1iaca (n.b. se si inizia a dx,

tutte le altre manovre partono da dx) qui proseguo, in direzione esterna, con

agganciamenti verso l'alto.

I punti di reazione (che sono dei rinforzi), possono essere stimolati in qualsiasi momento

del trattamento, a discrezione del terapista, ma devono essere "toccati" una volta sola in

tutta la seduta.

Dopo aver completato entrambi i lati "traccio" una manovra lunga partendo dalla base del

sacro fino alla spina i1iaca antero-superiore, passando sopra l’ala iliaca. Per "riempimento

del sacro" si intende, agganciamenti sparsi verso la sua base. Può capitare che il paziente

stia male (es. lobi delle orecchie diafani, eccessiva sudorazione, sensazione di malessere

crescente ..... etc.), nel caso, sospendere subito e riequilibrare il tutto con 3 o 4 chiusure

del sacro, sempre molto lente e .... ricominciare dall'inizio.

Riassumendo:

1.Agganciamento sulla piega anale verso l'alto (si fa una sola volta);

2.bordo del sacro + agganciamenti ala iliaca;

3.riempimento del sacro

4.punti di reazione iliaco e ischiatico

5.chiusura del sacro (per trovare il punto d'inizio mettere le mani sopra le creste iliache e

lasciar cadere i pollici).

Metodo LEUBE

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LEUBE – piccola costruzione

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Costruzione del gran trocantere

(durata 30 minuti circa) Paziente in decubito laterale, cuscino tra le gambe

1. bordo del sacro;

2. riempimento del sacro;

3. chiusura del sacro;

4. punti di reazione;

costruzione gran trocantere:

5. agganciamenti verso il trocantere nella porzione superiore,

6. chiusura da una metà verso l'alto, chiusura dell'altra metà verso l'alto;

7. manovre lunghe verso il sacro (S1);

8. verso la base del sacro;

9. verso l'ala iliaca posteriore;

10. verso l'ala iliaca anteriore;

11. verso la "zona inguinale";

12. verso il basso (lungo il tensore, per capire);

13. bordo del sacro;

14. chiusura del sacro.

N.B. Far attendere il paziente per circa 30 min., tenendo sotto controllo eventuali reazioni

postume. La reazione paradossa si manifesta sempre al primo trattamento, nel caso

riequilibrare con alcune chiusure del sacro.

Il primo incontro è un "assaggio" alla reazione del paziente al M.C.; le successive avranno

frequenza trisettimanale, per le prime due settimane, poi, fino alla sesta settimana,

frequenza bisettimanale. Dall'ottava all'undicesima settimana una volta sola;

dall'undicesima fino ai 4 mesi e mezzo una volta ogni 8-10 giorni. Il Paziente non va mai

lasciato di colpo ma seguito costantemente, anche quando sta molto bene, fare almeno

una seduta al mese!

Metodo LEUBE

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Prevenzione alla dismenorrea

Si parte a metà del ciclo mestruale ( ... e si interrompe ad ogni inizio), con bordo sacro e

chiusura del sacro fatta due volte, per tre volte a settimana (mai tutti i giorni). Alla

seconda settimana comincio a riempire il sacro con qualche manovra sparsa, chiudo e

ripeto la chiusura 3 o 4 volte a seconda del soggetto. Alla 5° - 6° o seduta (terza

settimana), riempimento completo del sacro e relative chiusure con due sedute settimanali

per circa un mese; infine, per un altro periodo, da valutare, una volta ogni 8-10 giorni.

Dopo tre mesi circa si può procedere con una seduta settimanale.

Patologia circolatoria non diabetica

(vedi piccola costruzione Leube con due chiusure)

Dopo aver tolto tutte le cause di restringimento del lume (fumo) si tratta il sacro: bordo

sacro, riempimento sacro, punti di reazione, chiusura del sacro due volte, ripetendo i punti

sottolineati per tre o quattro volte (controllare le reazioni del paziente, se reagisce bene,

già al secondo o al terzo incontro posso aggiungere la costruzione del gran trocantere),

sempre tre volte a settimana. Dopo un paio di mesi ( ... non ha più i piedi freddi, cammina

più a lungo e senza dolore ... ) il paziente va rimandato dall'angiologo per un eco-doppler.

Se le cose vanno bene si passa a due volte alla settimana; se l'eco-doppler riscontra che

c'è stato un aumento del flusso sanguigno si continua per due, tre mesi con due sedute

settimanali. Quando la situazione migliora si possono diminuire i farmaci (in accordo con

l'angiologo). E' un paziente che non va abbandonato e quando non c'è più il sostegno dei

farmaci si fanno dei richiami una volta al mese. Non è importante trattare gli arti, ma fare

bene il sacro e i trocanteri. Il trattamento è valido anche per osteoporosi e Sudek.

Piaghe da decubito

Il M. C. può aiutare facendo piccoli agganciamenti intorno alla piaga

Metodo LEUBE

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LEUBE – costruzione del gran trocantere

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Grande costruzione

1. bordo sacro;

2. chiusura sacro;

3. agganciamenti sui bordi esterni del grande dorsale fino all'angolo inferiore della scapola

sia a dx che a sn;

4. agganciamenti verso l'alto ai lati della colonna sia a dx che a sn;

manovre semilunghe alternando dx e sn come segue:

5. semilunghe esterne dx (metà emitorace esterno);

6. semilunghe esterne sn (metà emitorace esterno);

7. semilunghe interne dx (da metà emitorace alla colonna);

8. semilunghe interne sn (da metà emitorace alla colonna);

9. chiusura dell'albero partendo da T10 fino ad andare leggermente davanti passando

sotto l'arcata costale;

10. chiusura sacro;

11. bordo sacro;

12. chiusura sacro.

Metodo LEUBE

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LEUBE – grande costruzione

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Emicranie vasomotorie (zona della testa gonfia)

Si parte dalla grande costruzione (in corsivo le varianti):

1. bordo sacro;

2. chiusura sacro;

3. agganciamenti gran dorsale dx;

4. agganciamenti gran dorsale sn;

5. agganciamenti paravertebrali dx;

6. aggancia menti paravertebrali sn;

7. riempimento della zona della testa con agganciamenti verso l'alto,

Si inizia trattando una metà, dall'esterno verso l'interno, poi l'altra metà, sempre

dall'esterno verso l'interno, facendo attenzione ad incominciare dalla stessa parte che si

è scelta per l'inizio del massaggio. Se durante il trattamento il rigonfiamento

diminuisce, ad ogni seduta si aumenta il numero degli agganciamenti fino a riempire la

zona della testa;

8. chiusura albero;

9. chiusura sacro;

10. bordo sacro;

11. chiusura sacro.

Metodo LEUBE

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LEUBE – emicranie vasomotorie

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Trattamento organi interni (asma branchia le, intestino, stomaco, esofago, polmoni)

Se nella costruzione di base incontro la zona venosa, intestinale o del cuore gonfie, non si

fa M.C. Se trovo altre zone rigonfie, le salto.

La zona della testa e delle mestruazioni, invece, si trattano sempre (seguendo le

indicazioni).

1. bordo sacro (poche manovre);

2. chiusura sacro;

3. agg. gran dorsale dx;

4. agg. gran dorsale sn;

5. agg. paravertebrali dx;

6. agg. paravertebrali sn;

7. manovre semilunghe bilaterali a partire dalla fine dell'agganciamento con il gran

dorsale, fino all'angolo inferiore della scapola;

8. manovre semilunghe bilaterali a partire dalla fine degli aggancia menti appena fatti,

per arrivare ai paravertebrali, fino all'angolo inferiore della scapola;

9. punto di reazione del telefono, bilaterali (manovra a semiluna sotto l'angolo inferiore

della scapola che deve dare la sensazione di taglio sia in andata che al ritorno);

10. chiusura albero;

11. chiusura sacro;

12. bordo sacro;

13. chiusura sacro.

Metodo LEUBE

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LEUBE – trattamento organi interni

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Trattamento testa e preparazione arti superiori

1. bordo sacro;

2. chiusura sacro;

3. agg. gran dorsale dx e sn;

4. agg. paravertebrali dx e sn;

5. piramidi (rafforzamento) dx e sn: agganciamenti verso l'alto a partire dalla s.i.a.s. fino

a metà dell'ala iliaca, passando sopra l'ala, continuando a salire verso l'alto diminuendo

man mano il numero degli agganciamenti fino a livello dell'angolo inferiore della

scapola (vedi fig.);

6. riempimento della prima zona testa;

7. punti di reazione del telefono;

8. agganciamenti (dx e sn) verso il bordo interno della scapola;

9. agganciamenti (dx e sn) verso l'alto sul bordo superiore della scapola (da non

confondere con la spina);

10. costruzione del sole intorno alla C6 C7 (senza andare sulle sporgenze ossee), con

piccoli agganciamenti intorno e verso la vertebra, poi chiusura intorno alla stessa,

divisa in 4 a causa delle sporgenze;

raggi lunghi bilaterali:

11. verso la linea nuca le;

12. verso la mastoide;

13. verso le fibre superiori del trapezio;

14. verso l'angolo supero-interno della scapola;

15. verso i paravertebrali;

16. punto di reazione bilaterale della spalla: nella fossa dove c'è l'incontro acromion -

clavicola;

17. linea nucale: agganciamenti dell'occipite verso l'alto, bilaterali, dalla depressione dei

fori occipitali fino alla mastoide;

18. chiusura dell'albero;

19. chiusura sacro;

20. bordo sacro;

21. chiusura sacro.

Metodo LEUBE

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LEUBE – trattamento testa e preparazione arti superiori

TUTTE LE MANOVRE SONO BILATERALI

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Arti superiori

Dalla preparazione agli arti superiori, continuare con

1. agganciamenti bilaterali del deltoide (ai lati) partendo dal centro verso l'alto e dal

centro verso il basso;

2. chiusura ai lati, sempre bilaterali e partendo dal centro verso l'alto e dal centro verso il

basso;

3. Il gomito va trattato con agganciamenti verso l'articolazione e successive chiusure;

4. Si passa alla membrana interossea con agganciamenti dalla metà dell'avambraccio in

alto (sempre verso il centro), bilaterali e dalla metà in basso, sempre bilaterali;

5. Successivamente si fa un'unica chiusura dalla metà in alto e poi un'altra dalla metà in

basso;

6. Il polso va trattato sempre con piccoli aggancia menti verso l'articolazione e con

successive chiusure;

7. Per finire si fanno manovre sparse sul palmo della mano fino alle eminenze, sempre

agganciando verso l'articolazione.

Metodo LEUBE

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LEUBE – arti superiori

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Arti inferiori

(paziente supino)

1. Fascia esterna: si inizia dai bordi del T.F.L., procedendo da metà muscolo verso "alto e

da metà muscolo verso il ginocchio e successive chiusure (fig. 1);

2. si passa poi alla parte interna della coscia. Anche qui stesso procedimento ma

stimoliamo anche il punto di reazione nel canale di Hunter (fig. 2) (stare lontani dalla

zona inguinale!);

N.H. In caso di algoneurodistrofie, non si trattano gli arti inferiori, perché rischiamo di

provocare escare essendo il tessuto denutrito

3. Il ginocchio si tratta con aggancia menti che convergono verso l'articolazione sia

anteriormente che posteriormente; si fanno poi 4 chiusure intorno all'articolazione sia

anteriormente che posteriormente prestando attenzione alle sporgenze ossee e ai

canali linfatico-venosi nella parte posteriore del ginocchio (figg. 3-4);

4. Il polpaccio si tratta come la coscia seguendo però i profili dei gemelli e del tendine

achilleo fino alla zona retromalleolare + le due chiusure (fig. 5);

5. si stimola anche il punto di reazione posto all'incrocio dei gemelli.

Il piede viene trattato con la costruzione di piramidi retromalleolari sia laterali che

mediali, con agganciamenti che diminuiscono dì numero man mano che ci si avvicina

al malleolo e poi ai bordi esterni ed interni del piede sempre con agganciamenti verso

l'alto (fig. 6);

6. Piramide esterna + bordo esterno;

7. Piramide interna + bordo interno;

8. Si prosegue con agganciamenti sulla parte dorsale dell'articolazione tibiotarsica,che

convergono sempre verso l'articolazione (tibia e mesopiede - fig. 7);

9. si passa poi ad agganciamenti sparsi, verso l'articolazione, sui metatarsi e sulle

metatarso-falangee;

10. si conclude con manovre sparse sulla parte piantare del piede (verso le dita) e con la

stimolazione di un punto di reazione situato nell'incontro tra le due eminenze (fig.8).

Metodo LEUBE

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34

LEUBE – arti inferiori

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Costruzione di base o piccola costruzione

Il metodo Dicke è composto principalmente da strie lunghe e le manovre di aggancia

mento diventano secondarie.

1. due strie lunghe paravertebrali bilaterali dalla base del sacro alla linea nucale;

2. erbetta: sono tre piccole manovre verso l'angolo sacro-iliaco, la prima più vicina

all'ala, la seconda intermedia, la terza più vicina alla colonna (bilatera/e);

3. stria lunga partendo dall'angolo sacro-iliaco e passando sopra l'ala iliaca ;

4. losanga sacra le: stria dalla fossetta laterale al sacro fino alla base del sacro, e stria

dalla fossetta all'apice del sacro (bilaterale);

5. stria lunga da sotto l'ala iliaca, che costeggia i bordi dei glutei per arrivare in

prossimità della piega anale (bilaterale);

6. altra stria lunga, analoga alla precedente ma più interna, parte lateralmente alla

piega anale e finisce sotto l'ala iliaca sul bordo sacrale (bilaterale);

7. manovre complementari bilaterali con piccoli agganciamenti dalla piega anale fin sotto

l'ala iliaca, costeggiando i bordi dei glutei;

8. manovre trasversali bilaterali sui glutei, partendo con una manovra verso l'interno,

e finendo con una manovra verso l'esterno;

9. chiusura da D12 con una stria lunga che passa sotto l'arcata costale (bilatera/e) ;

10. consigliabile una chiusura del sacro per riequilibrare.

Metodo DICKE

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DICKE – piccola costruzione

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Vi sono altre manovre bilaterali, sempre inerenti alla piccola costruzione, da usare quando

non si può usare la costruzione completa per varie ragioni. E' meno invasiva ma dà anche

meno risposte.

E' indicata per gli emiplegici o nella lombalgia dolorosa.

1. strie paravertebrali bilaterali;

2. erbetta;

3. strie lunghe sopra le ali iliache;

4. losanga sacrale;

5. manovra dalla fossetta verso l'esterno e verso l'alto;

6. manovra dal sacro verso l'esterno e verso il basso passando sotto l'ala iliaca;

7. manovra laterale alla piega anale verso l'esterno e verso l'alto seguendo il bordo gluteo

in basso;

8. piccole strie sui bordi laterali del sacro verso l'interno del sacro, oblique verso l'alto

(perché da lì si agisce sulla massa comune);

9. chiusura a D12;

10. chiusura sacro.

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38

DICKE – piccola costruzione

ALTRE MANOVRE

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Costruzione gran trocantere

1. strie dal trocantere verso l'alto sulla sua porzione superiore;

2. manovre alterne dal bordo del sacro fino all'ala iliaca anteriore e viceversa sempre

nella zona sopra al trocantere;

3. manovre orizzontali sotto il trocantere (la cui direzione non è importante, ma se si

comincia in un verso, si continua in quel verso);

4. manovre verticali che partono dalla porzione superiore del trocantere, lo costeggiano e

si dirigono in basso (possono essere aumentate di numero se ci sono delle zone

cellulalgiche) (N.B. se la zona è molto algica si possono utilizzare delle manovre corte

dal tensore della fascia lata fino al bicipite femorale);

5. manovra dal foro ischiatico fino al centro della coscia, poco prima del cavo popliteo,

dove inizia "il disegno" della losanga poplitea (può essere utilizzata al di fuori della

costruzione quando ci siano problemi agli arti inferiori senza avere una lombalgia).

Metodo DICKE

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DICKE – costruzione del gran trocantere

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Arto inferiore

(decubito prono, ginocchio leggermente flesso)

1. si chiude la losanga poplitea con due manovre sotto il cavo popliteo e una stria fino

all'incontro dei gemelli (fig. 1);

2. piccole manovre che contornano il cavo popliteo in alto e in basso, tutte con la stessa

direzione verso il piede;

3. piccole manovre verso la stria che ha chiuso la losanga;

4. manovre lunghe esterne ai gemelli fin dietro i mal/eoli;

5. manovre retro e sotto mal/eolari tutte con la stessa direzione verso le dita del piede

(fig. 2);

6. manovre lungo i bordi del piede verso le dita;

7. manovre sulla pianta dell'avampiede verso le dita (fig. 3);

8. giriamo il paziente supino e facciamo delle piccole manovre sopra il ginocchio verso il

piede (fig. 4);

9. piccole manovre sull'avampiede sempre verso le dita; 10. E' sempre consigliabile una

chiusura di sacro.

Metodo DICKE

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DICKE – arto inferiore

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Grande costruzione

(organi interni, asma e mal di testa)

I punti da 1 a 8 (vedi disegno), sono ricavati dalla Piccola costruzione. Manovre essenziali:

9. strie lunghe continue dal gran dorsale alla colonna vertebrale bilaterali, salendo fino

all'angolo inferiore della scapola;

Manovre complementari (che diventano essenziali):

10. piccole trazioni paravertebrali bilaterali fino all'angolo inferiore della scapola;

11. svirgolamenti (molto utili per lombalgie dorsalgie cervicalgie) dalla trasversa passando

allo spazio intertrasversario superiore, bilaterali (non sono essenziali);

12. piccola via lattea (stria lunga; da T5 si va sotto l'angolo inferiore della scapola e si

prosegue fino al cavo ascellare);

13. grande via lattea (stria lunga; da T3 si scende fin sotto le ultime coste si passa sotto

l'arcata costale e si raggiunge la xifoide. E' una manovra che può essere fatta

indipendentemente dal trattamento);

14. manovra del "sole" sulle due vertebre;

15. chiusura sacro.

Metodo DICKE

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DICKE – grande costruzione

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Spalla e testa

Dopo aver fatto la costruzione fino alla piccola via lattea:

1. trazioni lunghe nello spazio interscapolare di andata e ritorno;

2. trazioni_ dalla colonna verso il bordo mediale della scapola con

andamento obliquo;

3. trazioni sulla scapola in direzione della spalla;

4. trazione sul bordo mediale della scapola verso l'alto;

5. trazione sul bordo superiore della scapola verso la spalla;

6. fra le manovre accessorie si continuano le trazioni paravertebrali o gli svirgolamenti;

7. trazioni dalla zona costale sotto la clavicola verso la spalla;

La grande costruzione termina con le manovre attorno alla spalla.

8. A livello di C7 il sole è uguale alla Leube ma gli agganciamenti sotto la linea nucale

diventano piccole trazioni.

Per finire il trattamento si può fare la grande via lattea, che altro non è che una chiusura

dell'albero, e poi una chiusura di sacro.

Metodo DICKE

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DICKE – spalla e testa

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Arto superiore

1. Stria lunga dalla mastoide alla clavicola dietro il bordo esterno dello scom;

2. strie lun_ghe verso i lati dello sterno, dal pilastro anteriore sotto la clavicola (no

sulle ghiandole mammarie);

3. stria dall'ascella a contornare l'articolazione della spalla fino alla clavicola e ritorno;

4. 3 strie sulla parte ventrale del braccio verso la mano;

5.piccoli stiramenti sopra l'articolazione del gomito verso l'articolazione stessa;

6. strie nella parte ventrale dell'avambraccio verso la mano;

7. piccoli stiramenti sulla parte ventrale del polso verso le dita;

8. piccoli stiramenti sul palmo della mano verso le dita.

Metodo DICKE

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DICKE – arto superiore

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Lombalgie

(Tutte le manovre sono blIatera!i se non diversamente specificato)

Per il dolore si utilizza la piccola costruzione della Oicke, nella versione più breve, per poi

fare una chiusura di sacro (per sicurezza).

1. Si inizia-sempre con due strie paravertebrali dal sacro all'occipite;

2. chiusura sacro;

3. chiusura dell'albero a D12;

4. strie lungo il bordo mediale della scapola dall'alto in basso;

da D7 si fa mezza via lattea;

5. stria dall'occipite fino al trapezio;

6. si completa la via lattea partendo da D5 ( ... e non da D3!...);

7. stria dall'angolo esterno della scapola fino al bordo mediale;

8. si ridiscende con una via lattea;

9. stria lunga dalla colonna ancora un po' più in basso fin sotto l'arcata costale;

10. "svirgolamenti" paravertebrali da sopra il sacro fino alle dorsali;

(se si trova una contrattura si fanno dei piccoli stira menti a 45 o verso la colonna

partendo dal basso);

11. manovre trasversali di andata e ritorno sui glutei;

12. agganciamenti verso la colonna (dove troviamo contratture);

13. strie paravertebrali sacro-nuca;

14. chiusura sacro.

Cervicalgie

• strie paravertebrali sacro-occipite;

• per togliere il dolore si possono fare: sole, strie sui trapezi, sugli

angolari della scapola, e romboidei;

• Rolfing sull'inserzione scapolare dell'elevatore della scapola;

• si scende con delle strie sul gran dorsale;

• se si trovano i paravertebrali contratti si fanno dei piccoli stiramenti, (per dolori al

sacro si può fare la piccola costruzione della Dicke);

• si torna verso l'alto ripetendo le manovre fatte per scendere.

Metodo DICKE

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DICKE – lombalgie

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Spalla

1. tre manovre sopra la scapola dal bordo mediale al trapezio, (se ci sono contratture si

possono fare delle strie perpendicolari alle fibre del trapezio sulla contrattura);

2. strie longitudinali sul sopraspinoso, sottospinoso, e piccolo rotondo;

3. stria sul trapezio fibre superiori;

4. tre manovre anteriori verso la spalla, controllando se ci sono contratture;

5. strie intorno alla capsula dalla clavicola al cavo ascellare;

6. aggancia mento del tendine del bicipite;

7. svirgolamenti sul tendine e sulla testa omerale;

8. pompage del pettorale;

9. strie lunghe sul braccio (asse longitudinale);

10. manovre trasverse profonde sul bicipite;

11. strie lunghe sui bordi esterni del deltoide;

12. frizioni tipo "telefono" sulle eventuali contratture e sull'inserzione distale del deltoide.

Metodo DICKE

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DICKE – spalla

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Mano

La tecnica si può utilizzare nel caso di patologie come il Tunnel Carpale e Dupuytren al 1°

stadio.

1. manovre semilunghe sulla parte volare dell'avambraccio verso la mano fino a tutta la

zona carpale;

2. manovre dall'eminenza tenare fino alle metacarpo falangee;

3. pompage della fascia trasversa profonda della mano;

4. agganciamenti delle eminenze della mano lavorando trasversalmente alla fascia;

5. piccole trazioni trasversali alla fascia.

Nel caso ci sia la cicatrice a zeta del Dupuytren, dopo aver tolto i punti, si possono fare

degli agganciamenti intorno al cordone per scollarlo.

Metodo DICKE

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DICKE – mano

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Viso

1. Partendo dalla fossetta mentoniera si contorna la mandibola esternamente fino alla

temporo-mandibolare, bilateralmente

2. agganciamenti sulla fronte all’attaccatura dei capelli verso l’alto

3. manovre dalla metà inferiore del labbro verso l’alto

4. manovre dalla metà superiore del labbro verso lo zigomo

5. piccole manovre dalla radice del naso in giù

6. manovre sotto l’occhio dall’interno verso l’esterno

7. manovre sopra la palpebra partendo da sotto il sopracciglio verso l’esterno

manovre accessorie:

8. piccole manovre sullo zigomo verso l’avanti

9. strie sulla fronte verso lo zigomo

10. piccole manovre ai lati del naso verso la punta (serve per il facciale).

Metodo DICKE

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DICKE – viso

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