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DIDATTICHE INCLUSIVE: non solo norme a tutela dei DAS/BES! Rossi Viviana GORIZIA, FEBBRAIO 2016 SEMINARIO FORMATIVO: DISLESSIA ED ADOLESCENZA -ACCETTAZIONE DELLO STRUMENTO NELL'ADOLESCENZA - BES AID Sezione di Gorizia

Cosa dicono i Prof. - Associazione Italiana Dislessia · La scelta degli stili relazionali Ci sono situazioni, nella vita di classe, che richiedono forte empatia, situazioni che richiedono

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DIDATTICHE INCLUSIVE: non solo norme a tutela dei

DAS/BES! Rossi Viviana

GORIZIA, FEBBRAIO 2016

SEMINARIO FORMATIVO: DISLESSIA ED ADOLESCENZA -ACCETTAZIONE

DELLO STRUMENTO NELL'ADOLESCENZA - BES

AID Sezione di Gorizia

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INDICE • NORMATIVA GENERALE E SPECIFICA: - Indicazioni nazionali per i licei: DPR 89/2010 - Linee guida per gli istituti professionali: DPR 87/2010 e Direttiva n. 5 del 16/01/12

- Linee guida per gli istituti tecnici: DPR 88/2010 e Direttiva n. 4 del 16/01/12

- Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2012

- Legge 170/2010 sui DSA e norme seguenti sui BES: 1) i quadri di riferimento della normativa

2) i quadri di riferimento pedagogici

• RUOLO E COMPITI DELLA SCUOLA: CHI - FA - CHE COSA (PDP – PEI - GLI – PAI – RAV ……)

• DIDATTICHE INCLUSIVE: es. di buone prassi per l'inclusione

e il successo formativo

• LETTERE – STORIA

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La società odierna è in continuo e veloce mutamento …

… e la scuola fatica a dare risposte adeguate alle sue continue richieste.

Nonostante l’introduzione delle nuove tecnologie nel contesto scolastico, la crescente professionalità del corpo docente, l’applicazione di nuove metodologie, … non si riesce ad accogliere la pressante richiesta di interventi individualizzati e/o personalizzati.

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GLI ALLIEVI E I LORO PERCORSI

«La scuola vive ed opera in una realtà in profonda trasformazione.

Le sfide poste dalla rivoluzione digitale, dalla globalizzazione, dalla convivenza di culture e religioni

diverse possono trasformarsi in opportunità, grazie anche all’azione educatrice compiuta dalla scuola.

Come nel passato, la scuola deve essere in grado di svolgere la propria funzione educativa e offrire ai propri

alunni, in rapporto alla loro età, sia i valori universalmente condivisi e previsti dalla nostra

Costituzione, sia – oltre le necessarie conoscenze, abilità e competenze - gli strumenti adatti a leggere,

affrontare e modificare la realtà.

(ATTO DI INDIRIZZO 2009 GELMINI)

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Dalle Indicazioni nazionali per i Licei, 2010 Allegato A

“Conoscere non è un processo meccanico, implica la scoperta di qualcosa che entra nell’orizzonte di senso

della persona che “vede” , si “accorge”, “prova”, “verifica”, per capire.

Non è (non è mai stata) la scuola del nozionismo a poter essere considerata una buona scuola.

Ma è la scuola della conoscenza a fornire gli strumenti atti a consentire a ciascun cittadino di munirsi della cassetta degli attrezzi e ad offrirgli la possibilità di

sceglierli e utilizzarli nella realizzazione del proprio progetto di vita.”

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OCCORRE

UN CAMBIAMENTO

NELLA DIDATTICA

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«TUTTA»

LA NORMATIVA

ORIENTA E VINCOLA

LA PROFESSIONALITÀ DOCENTE

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UNA OPPORTUNITÀ PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA

A FAVORE DI UN ALUNNO DSA

PEER EDUCATION NORMATIVA SPECIFICA SU DSA/BES • LEGGE 170/2010 • DM 12 luglio 2011 • LINEE GUIDA per il diritto allo studio degli alunni e

degli studenti con DSA

• DPR 122/2009 Regolamento sulla VALUTAZIONE (Art.10)

• OM Esami Stato 2012/13/14/15

• Direttiva Bisogni Educativi Speciali (BES) 27/12/2012

• LINEE GUIDA per protocolli regionali per individuazione

precoce casi sospetti di DSA 24 /01/2013

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NON SOLO NORMATIVA SPECIFICA, ma anche

NORMATIVA GENERALE

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La NORMATIVA GENERALE dà

indicazioni precise alle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, suggerendo comportamenti didattici, strategie metodologiche, mezzi compensativi, misure dispensative e valutative adeguati.

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Fondamentale il ruolo assegnato ai DOCENTI, che non dovranno dimenticare in nessun modo che la consegna educativa loro affidata è proprio

quella di “non abbandonare nessuno” e, di conseguenza, dovranno ricercare soluzioni organizzative e didattiche valide, utilizzando tutti gli strumenti di

flessibilità offerti dal DPR 275/99, il Regolamento dell’Autonomia, considerato tuttora la norma che ha dato una svolta epocale alla scuola.

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Il principio metodologico della PERSONALIZZAZIONE (Legge Moratti 53/2003 e D.lgs 59/2004) è ribadito nella Legge

170/2010, ed è esplicitato nelle Linee Guida e nel D.M. 5669/11

applicativo:

Art.4, comma 1:

«Le Istituzioni scolastiche, tenendo conto delle indicazioni

contenute nelle allegate Linee Guida, provvedono ad attuare i

necessari interventi pedagogico-didattici per il successo

formativo degli alunni e degli studenti con DSA, attivando percorsi

di didattica individualizzata e personalizzata e ricorrendo a

strumenti compensativi e misure dispensative».

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Consensus conference, 2007 13

La scuola ha il ruolo principale

“…La segnalazione da parte degli insegnanti vede come primo interlocutore la famiglia per un successivo invio ai servizi sanitari per l’età evolutiva eventualmente mediato dal pediatra….”

www.dislessiainrete.org

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NON PIÙ PROGRAMMI, ma INDICAZIONI NAZIONALI e LINEE GUIDA - Indicazioni nazionali per i licei: DPR 89/2010 - Linee guida per gli istituti professionali: DPR 87/2010 e Direttiva n. 5 del 16/01/12 - Linee guida per gli istituti tecnici: DPR 88/2010 e Direttiva n. 4 del 16/01/12 - Linee guida infanzia e primo ciclo 2012

ATTENZIONE

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Le INDICAZIONI NAZIONALI non sono PROGRAMMI!

«Le Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento per i licei rappresentano la declinazione

disciplinare del Profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione dei percorsi liceali.

Il Profilo e le Indicazioni costituiscono, dunque, l’intelaiatura sulla quale le istituzioni scolastiche disegnano il PROPRIO Piano

dell’offerta formativa, i docenti costruiscono i propri percorsi didattici e gli studenti sono messi in condizione di raggiungere

gli obiettivi di apprendimento e di maturare le competenze proprie dell’istruzione liceale e delle sue articolazioni.»

(DM 7/10/2010, n. 211, Indicazioni nazionali per i percorsi liceali, pag. 5)

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CHI È LO STUDENTE

CON DSA?

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È intelligente,

ma non va bene a scuola:

potrebbe essere

“dislessico” …

avere un DSA???

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LEGGE 170/2010

Art. 1 "Riconoscimento e definizione

di dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia"

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GENETICHE

I DSA… NON sono UNA MALATTIA NON sono conseguenza di UN BLOCCO PSICOLOGICO NON sono conseguenza di UN BLOCCO EDUCATIVO NON sono conseguenza di UN BLOCCO RELAZIONALE NON sono dovuti a DEFICIT DI INTELLIGENZA NON sono dovuti a DEFICIT SENSORIALI

I DSA SONO CARATTERISTICHE…

CONGENITE

NEUROBIOLOGICHE

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GLI STUDENTI CON DSA SPESSO SI DIMOSTRANO:

distratti

svogliati

incostanti

disordinati

i loro scritti spesso illeggibili

lenti o troppo frettolosi

per lo più bravi sul piano orale

… E PIÙ SONO GRANDI PIÙ SONO ANCHE

sfiduciati

arrabbiati

20

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… sentimenti di rabbia che portano a

comportamenti disturbanti di opposizione e

aggressività, diventando un problema anche nella

classe.

LE MANIFESTAZIONI PSICOLOGICHE DEL

DISAGIO ASSUMONO ASPETTI TALORA

OPPOSTI

… comportamento ritirato, chiuso in se

stesso, con un complesso di reazioni di

tipo depressivo o inibitorio

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DSA : DISTURBO – DISABILITÀ – CARATTERISTICA

DISTURBO

approccio diagnostico e specialistico

necessità di approfondire gli studi scientifici

DISABILITÀ

approccio sociale

richiede riabilitazione e abilitazione

si usa per una rivendicazione

CARATTERISTICA

adatto all’ambiente scolastico

evoca condotte di

adattamento e flessibilità

dei soggetti e del contesto

richiede una

DIDATTICA INCLUSIVA

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INCIDENZA PERCENTUALE (fascia 4-21 anni)

TIPO DI DIFFICOLTÀ MASCHI FEMMINE

BASSO RENDIMENTO SCOLASTICO 13 7

DSA 4,5 3,5

DISTURBI DEL LINGUAGGIO 1,5 1

DDAI (DIST. ATTENZ. E IPERATT.) 5 1,25

RITARDO MENTALE 1 1

DISTURBI DI PERSONALITÀ 1 1

DISABILITÀ PLURIME 0,15 0,15

SORDITÀ E IPOACUSIA 0,1 0,1

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PERCHÉ ORA PARLIAMO DI BES ?

Non sono «un’invenzione» italiana: c’è una normativa ben precisa (europea e italiana) … • Unesco 2000 (Educazione per tutti entro il 2015)

• Direttiva 27/12/2012 Strumenti d’intervento per alunni con bisogni

educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica

• C. M. n. 8 del 6/03/2013 – D.M. 2712/2012: Indicazioni operative

• ACCORDO STATO-REGIONI del 25/07/12 sui protocolli su "Indicazioni per la

diagnosi e la certificazione diagnostica dei disturbi specifici di apprendimento (DSA)"

• D.I. del 17/04/13 MIUR-MS con il quale si adottano le "Linee guida per la

predisposizione dei protocolli regionali per le attività di individuazione precoce dei casi sospetti di DSA"

• NOTA USR PIEMONTE del 19/04/2013 • NOTA USR EMILIA ROMAGNA del 21/08/2013 • Ecc …

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COSA

SIGNIFICA

BES ? Bisogni

Educativi

Speciali

…tra cui i DSA

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QUALI SONO I BES? Dalla DIRETTIVA PROFUMO del 27/12/2012

«… ogni alunno, in continuità o per determinati periodi, può manifestare

Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali,

rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta.»

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Nella prima parte della Direttiva sono fornite indicazioni alle scuole per la presa in carico di tutti gli alunni/ studenti con

Bisogni Educativi Speciali

“Vi sono comprese TRE GRANDI SOTTO-CATEGORIE:

- quella della disabilità; - quella dei disturbi evolutivi specifici - quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico,

culturale. Per “disturbi evolutivi specifici” intendiamo, oltre i disturbi specifici

dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva – anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico.”

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E per realizzare tutto ciò …

… la scuola deve essere in grado non solo di rendere la sua organizzazione scolastica flessibile, ma anche di far sì che i suoi docenti conoscano molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare e di organizzare la classe … in modo che nessun alunno si senta “non incluso”.

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Libertà del docente

«La libertà del docente … si esplica non solo nell’arricchimento di quanto previsto nelle Indicazioni, in ragione dei percorsi che riterrà più proficuo mettere in particolare rilievo e della specificità dei singoli

indirizzi liceali, ma nella scelta delle strategie e delle metodologie più appropriate, la cui validità è testimoniata non dall’applicazione di qualsivoglia procedura, ma dal successo

educativo ….» di ogni alunno! (DM 7/10/2010, n. 211, Indicazioni nazionali per i percorsi liceali, pag. 10)

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Il professionista riflessivo Donald A. Schön.

Il professionista riflessivo è colui che non chiude gli occhi davanti alla situazione problematica e che, senza vagheggiare idealisticamente un contesto diverso, compie delle scelte, anche rischiose. Le scelte professionali, a volte, devono fare i conti con vincoli insormontabili. • La scelta dei contenuti • La scelta delle metodologie • La scelta degli stili relazionali • La scelta valutativa

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La scelta dei contenuti

La soluzione non è far tutto. Occorre scegliere. E la scelta risulta necessaria in ordine alla profondità dell’apprendere.

Apprendere in profondità vuol dire acquisire competenze culturali.

Apprendere superficialmente vuol dire praticare un nozionismo sterile. Solo la scelta ponderata del docente può consentire un approdo virtuoso a quest’alternativa.

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La scelta delle metodologie

È in gioco la “mediazione didattica”, e

se c’è un terreno di scelta in cui si esercita più che in ogni altro la perizia professionale

degli insegnanti, è proprio quello della scelta dei MEDIATORI DIDATTICI (verbali,

sonori, iconici ecc. ) più adeguati in una certa situazione.

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I MEDIATORI vengono classificati in quattro categorie:

1. ATTIVI (fanno ricorso all'esperienza diretta) es.

l'esperimento scientifico 2. ICONICI (utilizzano le rappresentazioni del linguaggi

grafico e spaziale) fotografie, carte geografiche, schemi, diagrammi, mappe concettuali ….

3. ANALOGICI (si rifanno alle possibilità di apprendimento insite nel gioco e nella simulazione) es. gioco di ruolo

4. SIMBOLICI (utilizzano i codici di rappresentazione convenzionali e universali, come quelli linguistici) es la lezione verbale dell'insegnante. E' ovvio che sia necessaria la loro INTEGRAZIONE

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La scelta degli stili relazionali

Ci sono situazioni, nella vita di classe, che richiedono forte empatia, situazioni che richiedono distacco, situazioni che richiedono

severità.

Sono registri diversi … e non tutti possono far parte del bagaglio caratteriale dell’insegnante.

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La scelta valutativa. SEMBRA LA MADRE DELLE SCELTE. E in effetti lo è, perché è su questo terreno che si gioca il destino di tutti gli studenti. …

Su cosa esercita le scelte la valutazione scolastica? Se è una vera valutazione, e non una mera misurazione degli apprendimenti, essa è proprio il “termostato della didattica”, che orienta gli insegnanti a scegliere le vie migliori per garantire il successo formativo agli studenti.

Se perde questa funzione formativa, per studenti e insegnanti, la valutazione finisce per appiattirsi sulla constatazione degli esiti di apprendimento, condizione necessaria ma insufficiente per poter operare scelte educative e didattiche. Per questo la cultura valutativa della scuola necessita di una sapiente integrazione tra momento della constatazione e momento della riflessione su quanto si è constatato,…(Il professionista riflessivo, Donald A. Schön)

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LA SCUOLA DEVE SAPER:

1) RICONOSCERE e ACCOGLIERE la "diversità“ 2) COSTRUIRE «un abito su misura» 3) ATTUARE DIDATTICHE INCLUSIVE 4) VALUTARE IN MODO DIVERSO

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1)TUTTI GLI ALUNNI

sono

DIVERSI l'uno dall'altro

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2) Costruire un abito su misura «Quando un sarto fa un vestito lo adatta alla corporatura del cliente e se questi è grosso e piccolo, non gli fa indossare un abito troppo stretto col pretesto che ha la larghezza corrispondente, di regola, alla sua altezza . Il calzolaio che fa una scarpa comincia dal tracciare su un foglio di carta il contorno del piedi che deve calzarla, e ne segna le particolarità, ossia le deformazioni. Il cappellaio adatta i suoi copricapo ad un tempo alla forma e alle dimensioni dei

crani … al contrario l’insegnante veste, calza e incappella tutte le menti allo stesso modo. Egli ha solo roba fatta in serie, e i suoi scaffali non consentono la minimo scelta: qualche numero di grandezza, è vero, ma sempre lo stesso modello! Così tra gli alunni delle nostre scuole ne vediamo alcuni che annegano negli anfratti di un programma troppo immenso per le loro deboli aspirazioni e le

loro capacità problematiche, (…) perché non si avrebbero …/…

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./..

… per le menti i riguardi di cui si circondano il corpo, la testa, i piedi. Che fare affinché ogni tipo individuale di intelligenza tragga dalla scuola il massimo di beneficio che si ha il diritto di prendere? La scuola, fatta per la media, potrà mai tenere conto dei casi individuali? Non si può tuttavia avere una scuola per ciascun fanciullo! Eppure bisogna risolvere questo problema che in definitiva nelle nostre società, l’individuo è tutto. Nello stesso interesse della collettività, bisogna che l’individuo sia capace del maggior rendimento possibile.»

(CH? QUANDO ????????)

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(E. Claparède , La scuola su misura, La Nuova Italia, FI 1952, pp.43-45)

INDIVIDUALIZZAZIONE e PERSONALIZZAZIONE sono le due leve che la scuola può utilizzare

perché ciascun alunno tragga

il massimo beneficio per lui!

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Solo la

PERSONALIZZAZIONE risolve il problema dell’inclusione

e della dispersione scolastica …

e solo così si potrà avere una

SCUOLA SU MISURA PER TUTTI.

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4) PERSONALIZZARE anche i criteri valutativi

Per gli studenti con DSA e altri BES significa dar loro la possibilità di poter dimostrare il livello di apprendimento raggiunto, senza essere penalizzati da procedure che non considerano le difficoltà specifiche, tenendo separate quindi le abilità o competenze che si vanno a valutare, dalle eventuali difficoltà di accesso legate al disturbo. In pratica, un atto di equità ... non un dar loro una possibilità in più degli altri! La personalizzazione per tutti gli allievi è auspicabile, oltre che previsto dalla Legge Moratti, la n. 53 del 2003, per gli studenti con BES è indispensabile … e obbligatoria.

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4) VALUTARE IN MODO DIVERSO!

Spesso gli insegnanti credono che …

QUESTA NON è GIUSTIZIA!

Infatti … ”Non c’è peggiore ingiustizia del dare cose uguali a

persone che uguali non sono”. Don Lorenzo Milani

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“GIUSTIZIA non significa dare a tutti

le stesse cose, ma dare a ciascuno

ciò che a lui è necessario.

Per essere giusti bisogna quindi trattare diversamente.” (Lavoie)

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3) ATTUARE DIDATTICHE INCLUSIVE

L’inclusione non è

«una» didattica particolare!

Una scuola è inclusiva se sa trasformare la risposta specialistica in azioni didattiche

inclusive ordinarie, quotidiane….

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L’inclusione non è…

... semplicemente assicurare un posto in classe,

ma

è uno sforzo continuo per garantire ad ogni alunno una partecipazione attiva

nella classe, partendo da quello che è o sarà in grado

di fare, non da ciò che non potrà mai fare!

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Un approccio pedagogico inclusivo

prevede:

• Uno spostamento del focus da ciò che funziona solo con pochi studenti a ciò che funziona per tutti.

• L’idea che la presenza di ragazzi con BES sia un vantaggio per gli altri alunni.

• Differenti modi di lavorare «insieme» che rispettino la dignità di ogni alunno come membro effettivo della comunità scolastica.

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L’insegnante INCLUSIVO è il professionista dell’istruzione.

PROGETTA con coerenza e competenza

E’ AGGIORNATO su strumenti e materiali

RISCHIA di esporsi ad un maggiore coinvolgimento professionale e personale.

CONDIVIDE scelte pedagogiche e didattiche nell’organizzazione scolastica

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NELLA LEZIONE INCLUSIVA IL DOCENTE … • tiene conto dei bisogni educativi comuni e speciali degli studenti

• progetta situazioni di apprendimento adeguate alle caratteristiche

cognitive e affettive individuali

• favorisce la partecipazione attiva di tutti con facilitazioni e supporti

adeguati

• utilizza modalità e strategie mirate per portare gli studenti a processi

di apprendimento consapevoli e progressivamente sempre più

autonomi

In sintesi deve adattare, semplificare, ridurre, utilizzare mediatori didattici, dispensare, offrire strumenti compensativi, utilizzare

metodologie didattiche inclusive e adeguate forme valutative …

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«…complessa realtà delle nostre classi»

ATTENZIONE!!!

DIVERSITÀ implica COMPLESSITÀ

COMPLESSITÀ implica

FORMAZIONE DEI DOCENTI

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SIAMO TUTTI DIVERSI!

QUINDI

DIVERSI STILI DI APPRENDIMENTO

=

DIVERSI STILI DI INSEGNAMENTO

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LA DIVERSITA’ CARATTERISTICA DI OGNI INDIVIDUO

L’AMBIENTE SOCIALE PRESENTA DIVERSE FORME CULTURALI, DIVERSE LINGUE, DIVERSE COMPETENZE UMANE

↓ OCCORRE OFFRIRE STIMOLI FORMATIVI DIVERSI IN RELAZIONE AI

DIVERSI: - STILI DI APPRENDIMENTO - RITMI DI APPRENDIMENTO - ESIGENZE FORMATIVE - LIVELLI DI SVILUPPO PERSONALI

Attraverso ↓ AZIONE EDUCATIVA E DIDATTICA FLESSIBILE

DIDATTICA DIFFERENZIATA E PERSONALIZZATA … NEI PERCORSI E NEGLI OBIETTIVI

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GLI INSEGNANTI

DEVONO

essere in grado di interpretare i diversi

bisogni di tutti i loro allievi e di valorizzarne

le caratteristiche peculiari

→ PERSONALIZZAZIONE

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L’apprendimento dovrebbe essere centrato

sulla persona, con le sue rappresentazioni,

i suoi vissuti, le sue potenzialità e

i suoi valori.

LA PERSONALIZZAZIONE COME CHIAVE DEL FUTURO!

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OCCORRONO …

STRATEGIE DIDATTICHE DIVERSE ,

in grado di sviluppare al meglio

i vari tipi di intelligenza, …

di motivare ogni ragazzo …

di tener conto dei suoi pensieri …

per permettergli

di dare il meglio di sé

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LA DIFFERENZIAZIONE, LA PERSONALIZZAZIONE

dovrebbero, però, riguardare l’apprendimento

di TUTTI gli alunni e non solo quelli con DSA!

PERCHÉ TUTTI APPRENDONO IN MODO DIVERSO!

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Come impariamo?

Cosa ricordiamo?

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NESSUNO DICE CHE

TUTTO QUESTO SIA FACILE

Realizzare un vera

SCUOLA INCLUSIVA richiede

FORMAZIONE

IMPEGNO

RICERCA

RIFLESSIVITÀ

59

DA PARTE DI

TUTTI !!! «una corresponsabilità

educativa diffusa» (L.G.)

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RICORDATE:

modificare l’insegnamento per

i ragazzi con DSA significa migliorare

il lavoro a beneficio di tutti.

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NON ESISTONO RICETTE SOLO …

ACCORGIMENTI che possono aiutare il nostro allievo con DSA, ma …

anche tutti gli altri!

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PERSONALIZZAZIONE DEL CURRICOLO

Nella riflessione collegiale che gli insegnanti devono effettuare per la personalizzazione del curricolo è innanzi tutto necessario:

- identificare i contenuti essenziali delle discipline (…)

- scegliere obiettivi realistici (cioè che l’alunno possa effettivamente raggiungere);

- scegliere obiettivi significativi (cioè che abbiano rilevanza per lui, anche in vista della vita adulta);

- scegliere obiettivi razionali, di cui l’alunno possa comprendere e condividere il significato e la rilevanza;

- definire un curricolo funzionale, cioè che miri ai diritti educativi essenziali, per la qualità della vita presente e futura dell’allievo

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PERCHÉ LA DIDATTICA INCLUSIVA

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LE DIDATTICHE INCLUSIVE!

Gli ultimi studi sottolineano l’importanza di utilizzare una varietà di metodologie e strategie didattiche in maniera flessibile, poiché non esiste un’unica metodologia in grado di favorire efficacemente l’apprendimento di tutti gli studenti.

LINEE GUIDA PUA (Progettazione Universale per l’Apprendimento)

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LINEE GUIDA PUA (Progettazione Universale per l’Apprendimento):

un valido aiuto per l’inclusione!

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NON BASTANO PIÙ LE CONOSCENZE

Lo scopo dell’educazione nel 21° secolo non è solo la padronanza dei contenuti o l’uso delle nuove tecnologie, ma la padronanza del processo di apprendimento.

L’educazione dovrebbe aiutare a trasformare gli studenti principianti in studenti esperti: individui che vogliono apprendere, che sanno come apprendere e che, attraverso flessibilità e personalizzazione, sono ben preparati all’apprendimento per tutta la vita.

La PUA aiuta gli educatori a raggiungere questo

obiettivo, fornendo un quadro per comprendere come

creare CURRICULA che soddisfano i bisogni di tutti gli studenti sin dall’inizio.

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Progettazione Universale per l’Apprendimento (PUA)

DALL’ INDICE …..

DOMANDE FONDAMENTALI SULLA PROGETTAZIONE UNIVERSALE PER L'APPRENDIMENTO

• COME E' STATA DEFINITA LA PUA?

• CHI SONO GLI ALLIEVI COMPETENTI ?

• CHE COSA SI INTENDE CON IL TERMINE CURRICULUM?

• COSA SIGNIFICA SOSTENERE CHE I CURRICULA SONO "DISABILI"?

• COME LA PUA SI RIVOLGE ALLE DISABILITA' CURRICULARI?

• LA TECNOLOGIA E' NECESSARIA PER RENDERE EFFETTIVO LA PUA?

• QUALI PROVE SUPPORTANO LA PUA?

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PROGETTARE secondo la PUA

significa progettare per tutti! La pianificazione e la realizzazione di strategie didattiche che facilitino l’apprendimento agli studenti con disabilità e difficoltà va in direzione di una più ampia accessibilità alle attività per tutti gli studenti, nel rispetto delle peculiarità e delle differenze individuali.

Le attuali normative italiane garantiscono il diritto allo studio e assicurano a tutti gli studenti le adeguate misure di sostegno e facilitazione all’insegnamento/apprendimento, le dotazioni tecnologiche didattiche e assistive e, nel caso di studenti con DSA, le opportune misure compensative e dispensative.

Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare!

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LA DIDATTICA INCLUSIVA PRESUPPONE CHE:

L’APPRENDIMENTO SIA FRUTTO DI UN INTERVENTO

ATTIVO DEL SOGGETTO

LA CONOSCENZA SI COSTRUISCA SULLA BASE

DELLE CARATTERISTICHE DELLA

PROPRIA MENTE

SI COSTRUISCA IN CLASSE

UNA CORNICE RELAZIONALE STABILE E PROPOSITIVA,

ATTENTA AL BENESSERE PSICOFISICO DELL’ALUNNO, X INSEGNARGLI AD

AFFRONTARE I PROBLEMI DELLA VITA QUOTIDIANA

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E ANCORA ….

STRATEGIE PER UNA

DIDATTICA INCLUSIVA

LAVORO PER

COMPETENZE

UTILIZZO

MATERIALI

MULTIMEDIALI

ATTENZIONE

ALLA SEQUENZIALITÀ

DEGLI ARGOMENTI

GRUPPI

COOPERATIVI PER LA

CONDIVISIONE DEGLI

STILI COGNITIVI

DOMANDE PER

SISTEMATIZZARE

CONCETTI

NELLA MEMORIA

di LAVORO

DISEGNI,

GRAFICI E ALTRI

MEDIATORI DIDATTICI

MAPPE E SCHEMI

PER L’ORGANIZZAZIONE

LOGICA DEI

CONTENUTI

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COME? ATTRAVERSO …

METODOLOGIE

DIDATTICHE

BRAIN STORMING

PROBLEM SOLVING

GIOCHI DI RUOLO

DIDATTICA

ESPERIENZIALE

LABORATORIALE

LAVORO COOPERATIVO

DIDATTICA

PER COMPETENZE

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FORMAZIONE

DEL GRUPPO

CLASSE

RELAZIONE

POSITIVA

TRA ALLIEVI E

TRA ALLIEVI ED

INSEGNANTE RAPPORTO

EMPATICO TRA

COMPAGNI

CAPACITÀ DI

LAVORARE IN MODO

COOPERATIVO

PIÙ

AUTOCONSAPEVOLEZZA

E AUTOSTIMA

RIDUZIONE

CONFLITTUALITÀ

VANTAGGI PER

GLI ALUNNI

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VANTAGGI PER L’INSEGNANTE

MAGGIORE

RISPETTO DA PARTE

DEGLI ALUNNI

MAGGIORE

FIDUCIA

MAGGIORE

SICUREZZA NELLA

RELAZIONE CON

GLI ALUNNI

ACQUISIZIONE DI

ABILITÀ ESPORTABILI

ACQUISIZIONE

NUOVE ABILITÀ

CAPACITÀ

DI RISOLVERE I

CONFLITTI

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…VANTAGGI PER TUTTI:

• migliorano le competenze disciplinari

• migliorano le competenze relazionali

• migliora il profitto

• aumenta la consapevolezza attraverso i processi di autoregolazione e controllo

• migliora l’autostima dei ragazzi

• aumenta l’impegno e il desiderio di raggiungere gli obiettivi prestabiliti

• si crea un clima sereno dove si collabora per la costruzione delle competenze

• si condividono i materiali di studio

• avviene una distribuzione adeguata dei compiti

• durante il lavoro di gruppo o in coppia.

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PUNTI DI FORZA:

«Con questa didattica i miei alunni apprendono,

sono interessati e partecipi… e anch’io

mi diverto di più, anche perché non sono sola,

ma lavoro di più con alcuni miei colleghi!»

PUNTI DI DEBOLEZZA:

«Le varie attività mi richiedono più tempo, un impegno

notevole e nuove competenze in campo

didattico … insomma un aggiornamento continuo!»

TESTIMONIANZE

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L’inclusione è … uno stile di vita

I 5 PUNTI DI ANDREA CANEVARO

1. la scuola deve essere il percorso dall’apprendimento scolastico all’apprendimento come stile di vita;

2. l’importanza degli apprendimenti è pari al vivere con un certo stile in un gruppo – la classe – certamente eterogeneo (importanza delle relazioni!);

3. maturare la capacità di vivere i conflitti e nella logica della costante ricerca del bene comune;

4. l’accoglienza non è un rituale di avvio dell’anno scolastico ma la buona curiosità per il nuovo di ogni giorno;

5. le competenze sono nella pluralità degli individui, con le loro storie, i loro caratteri etc. , la pluralità dei docenti/insegnanti e il riconoscimento delle differenze di genere ne sono la garanzia.

Andrea Canevaro, 2008

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UNA SCUOLA INCLUSIVA è … Una scuola che ‘include’ è una scuola che ‘pensa’ e che ‘progetta’ tenendo a mente proprio tutti.

Una scuola che, come dice Canevaro, non si deve muovere sempre nella condizione di emergenza, in risposta cioè al bisogno di un alunno con delle specificità che si differenziano da quelle della maggioranza degli alunni ‘normali’ della scuola.

Una scuola inclusiva è una scuola che si deve muovere sul binario del MIGLIORAMENTO ORGANIZZATIVO perché nessun alunno sia sentito come non appartenente, non pensato e quindi non accolto (P. Sandri, Gli spazi, i tempi, le relazioni

nella scuola inclusiva)

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MIGLIORAMENTO ORGANIZZATIVO

scritto:

nel POF … nel PAI … nel RAV

attraverso il GLI … per una

DIDATTICA INCLUSIVA per TUTTI!!!

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P.A.I.: Piano Annuale per migliorare il

grado di Inclusività nelle nostre scuole

• è lo sfondo per una didattica attenta ai bisogni educativi di tutti gli alunni

• è lo strumento per un progetto di inclusione

• è basato su una attenta lettura del grado di inclusività della scuola e su obiettivi di miglioramento che sono da perseguire per tutti gli alunni

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RAV

• Il RAV (Rapporto di AutoValutazione) è il format on line che serve agli istituti scolastici per produrre il loro rapporto di autovalutazione.

• È un documento che prevede 49 indicatori attraverso i quali le scuole potranno individuare i loro punti di forza e di debolezza (mettendoli a confronto con dati nazionali e internazionali) ed elaborare le strategie per rafforzare la propria azione educativa.

• È uno strumento di lavoro comune , che tutte le scuole italiane potranno utilizzare per riflettere su se stesse e darsi degli obiettivi di miglioramento

• Il RAV serve agli istituti per analizzare gli esiti degli studenti, i processi di organizzazione e gli ambienti di lavoro (dalla predisposizione e progettazione della didattica, alla predisposizione degli ambienti di apprendimento passando per l'integrazione con il territorio).

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PRATICHE

INCLUSIVE nel

quotidiano lavoro d’aula

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RUOLO DELL’INSEGNANTE …

… per far diventare la classe una

«comunità di apprendimento

inclusiva» è importante saper …

• gestire la classe

• riconoscere le potenzialità e

le modalità di apprendimento

degli alunni

• tenere alta la motivazione

promuovendo l’interesse

• coinvolgere, incoraggiando

la partecipazione

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Un’ottima metodologia inclusiva è il COOPERATIVE LEARNING, che permette una “costruzione comune” di “oggetti”,

procedure, concetti.

COS’È IL COOPERATIVE LEARNING?

Non è solo organizzare la classe in gruppi affinchè si realizzino le

condizioni per un buon apprendimento, ma è:

• insegnamento rivolto alla classe come insieme

• interdipendenza positiva nel gruppo (piccoli gruppi eterogenei)

• collaborazione in vista di un risultato comune

• responsabilità personale

• importanza delle competenze sociali

• riflessione e controllo del lavoro svolto insieme

• valutazione individuale e di gruppo 83

COOPERATIVE LEARNING

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STUDENTI IN CATTEDRA http://magazine.linxedizioni.it/tag/peer-education/

Si moltiplicano le esperienze di PEER EDUCATION,

strategia didattica in cui sono i ragazzi a diventare prof e a trasmettere conoscenze e informazioni ai loro coetanei o a

“colleghi” più piccoli. Una modalità di apprendimento attiva, giocosa ed efficace.

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DIDATTICA MULTISENSORIALE: uso costante e simultaneo

di più canali percettivi (visivo, uditivo, tattile, cinestesico)

Utilizzi multiformi di tecnologie multimediali (computer, notebook per utilizzare software specifici, filmati, immagini, …), LIM , … che: - permettono di accedere a quantità infinita di informazioni, visualizzazione di filmati o immagini; - favoriscono l’interazione visiva di testi o esercizi (costruzione di testi collettivi); - permettono la costruzione di unità di lavoro informatizzate con possibilità di personalizzarle per il gruppo classe e utilizzandole in modo flessibile (eventuale consegna agli alunni copia della lezione o delle attività proposte in formato cartaceo o digitale); - favoriscono e promuovono l’interazione lasciando spazio alla creatività degli studenti affinchè realizzino ricerche o unità di lavoro multimediali in modo autonomo, singolarmente o in piccolo gruppo, favorendo l’apprendimento costruttivo ed esplorativo; - risultano essere uno strumento compensativo (videoscrittura, realizzazione di schemi e mappe, tabelle…) per gli alunni con difficoltà (BES).

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• pone al centro del processo lo studente

• valorizza le competenze pregresse

• costituisce uno strumento di personalizzazione

DIDATTICA LABORATORIALE

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AMBIENTI ACCOGLIENTI E FACILITANTI La capacità degli insegnanti di organizzare in modo efficace gli

ambienti di lavoro diventa, quindi, un aspetto fondamentale del successo e dell’insuccesso dell’apprendimento dei loro allievi.

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PER TUTTI I NOSTRI STUDENTI! È IMPORTANTE CHE IL DOCENTE in classe usi e faccia sperimentare

STRATEGIE DIVERSE

… CHE UTILIZZI : • diversi canali di accesso alle informazioni ( messaggi scritti,

orali, mappe, slide, audio, video ecc..) • scalette degli argomenti da consegnare agli alunni per

orientare l’ascolto e fissare i punti principali dell’argomento

… CHE INSEGNI : • le strategie per prendere appunti ( es. parole chiave,

sottolineare il testo, uso di evidenziatori con colori diversi) • l’uso di strumenti per ricordare ( tecniche di memoria, uso

di appunti, del registratore, della penna digitale) • l’uso di strumenti e strategie per organizzarsi (diario

scolastico, calendario, pianificazione dei compiti) • l’uso corretto degli strumenti tecnologici …

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AZIONE DIDATTICA “ADEGUATA”

– Sintetica: si tralascia quello che non è essenziale, si aiuta a focalizzare i concetti portanti

– Con molto rinforzo: si riprendono più volte i contenuti e si aiuta la memorizzazione

– Con poco studio a memoria: … perché la capacità di memorizzazione è uno dei problemi più diffusi tra gli studenti con DSA

– Con molto ragionamento: … perché la capacità di ragionamento è la risorsa più preziosa per gli alunni con DSA

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METODOLOGIE/STRATEGIE E

STRUMENTI lezioni frontali

peer education

cooperative learning

visione di filmati

costruzione di mappe

concettuali

brainstorming

discussioni approcci

induttivi basati su

domande …

STRATEGIE DI

APPRENDIMENTO/INSEGNAMENTO : insegnamento reciproco

mnemotecniche

SQ3R (Survey, Question, Read,

Recite, Rewiew)

ecc.

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SONO RICOMPARSE LE COMPETENZE nel primo ciclo!

Il 17/02/15, un Comunicato stampa del MIUR, dal titolo “Pagelle più ricche, al via la Certificazione delle competenze”, ha annunciato l’arrivo della Certificazione delle competenze per gli alunni del primo ciclo, attraverso una scheda che affiancherà e integrerà l’attuale documento di valutazione degli apprendimenti e del comportamento, definito “la più tradizionale pagella”.

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«Aiutare ogni studente a sviluppare una propria forma di talento è

probabilmente un obiettivo altrettanto importante di quello di

garantire a tutti la padronanza delle

COMPETENZE fondamentali».(M.

Baldacci, “Individualizzazione”, 2003)

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C.M. n. 3 del 13 febbraio 2015, prot. n. 1235

La CM “Adozione sperimentale dei nuovi modelli nazionali di certificazione delle competenze nelle scuole del primo ciclo di istruzione” è accompagnata da precise e

dettagliate Linee guida e da 2 modelli di certificazione, uno per la Scuola Primaria e uno per la Secondaria di primo grado.

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INDICAZIONI NAZIONALI del 2012

Non un semplice adempimento amministrativo, ma un’occasione per rendere coerenti i vari momenti della progettazione, dell'azione didattica, della valutazione degli apprendimenti con il quadro pedagogico delle Indicazioni nazionali del 2012 (ispirato proprio al tema delle

competenze), nella speranza che la nuova impostazione di "certificazione" possa contribuire ad arricchire le diverse pratiche valutative attuate oggi nelle scuole, orientandole verso una forma di valutazione autentica, che riesca a promuovere tutte le caratteristiche degli allievi, e non si richiami solo ad una logica classificatoria.

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Dalle LINEE GUIDA/competenze 1) la maturazione delle competenze costituisce la finalità essenziale di tutto il curricolo;

2) le competenze da certificare sono quelle contenute nel Profilo dello studente;

3) le competenze devono essere promosse, rilevate e valutate in base ai traguardi di sviluppo disciplinari e trasversali riportati nelle Indicazioni;

4) le competenze sono un costrutto complesso che si compone di conoscenze, abilità, atteggiamenti, emozioni, potenzialità e attitudini personali;

5) le competenze devono essere oggetto di osservazione, documentazione e valutazione;

6) solo al termine di tale processo si può giungere alla certificazione delle competenze, che nel corso del primo ciclo va fatta due volte, al termine della scuola primaria e al termine della scuola secondaria di primo grado.

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Certificazione delle competenze … in via sperimentale

La Certificazione delle competenze (che verrà rilasciata alle famiglie degli alunni di classe quinta primaria e agli alunni che supereranno l'Esame di Stato di fine primo ciclo …e, in copia, all’istituzione scolastica o formativa del ciclo successivo)

è partita già dal 2014/15, ma solo in via sperimentale, come "documento di lavoro" non ancora formalizzato, in attesa della vera e propria adozione a conclusione dell’iter normativo.

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Ormai siamo passati dalla sperimentazione all’adozione definitiva dei nuovi modelli di certificazione … e precisamente:

A.s. 2015-2016: adozione generalizzata del prototipo di modello in tutte le scuole

A.s. 2016-2017: adozione obbligatoria del nuovo modello di certificazione (mediante il suo

recepimento in decreto ministeriale, come previsto dall'articolo

8 del OPR n. 122/2009).

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SI CERTIFICA che l’alunno ha raggiunto i livelli di competenza di seguito illustrati.

Livello

Indicatori esplicativi

A – Avanzato

L’alunno/a svolge compiti e risolve problemi complessi, mostrando padronanza nell’uso delle conoscenze e

delle abilità; propone e sostiene le proprie opinioni e assume in modo responsabile decisioni consapevoli.

B – Intermedio L’alunno/a svolge compiti e risolve problemi in situazioni nuove, compie scelte consapevoli, mostrando di

saper utilizzare le conoscenze e le abilità acquisite.

C – Base

D – Iniziale

L’alunno/a svolge compiti semplici anche in situazioni nuove, mostrando di possedere conoscenze e abilità

fondamentali e di saper applicare basilari regole e procedure apprese.

L’alunno/a, se opportunamente guidato/a, svolge compiti semplici in situazioni note.

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E per tutti gli studenti con BES? • Il modello nazionale per gli alunni con disabilità

certificata viene compilato per i soli ambiti di competenza coerenti con gli obiettivi previsti dal piano educativo individualizzato (PEI).

• Per gli alunni con DSA, dispensati dalle prove scritte

in lingua straniera, si fa riferimento alla sola dimensione orale di tali discipline.

• Per gli alunni con DSA, esonerati dall’insegnamento della lingua straniera, ai sensi del decreto ministeriale 12 luglio 2011, non viene compilata la relativa sezione (ATTENZIONE, però!)

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COMPETENZE DI IERI E DI OGGI

La scuola tradizionale ha sempre puntato sulle competenze del saper leggere, scrivere

e far di conto,

OGGI si sono aggiunte quelle digitali e quelle

trasversali di tipo cognitivo, metacognitivo e sociale, … del saper vivere

dette anche

COMPETENZE DI CITTADINANZA

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Indicazioni Nazionali 2010

PROFILO IN USCITA DELLO STUDENTE

Una delle novità è

il «PROFILO IN USCITA DELLO STUDENTE»

IN PASSATO: la didattica del curricolo partiva dagli obiettivi generali e specifici delle materie scolastiche, seguendo la logica dell’offerta formativa

OGGI: il Profilo al termine degli studi chiede di vedere la scuola dal punto di vista del suo effetto e quindi della sua efficacia, e di ricondurre il sapere a uno scopo molto concreto e certificabile, le COMPETENZE in uscita di una persona reale.

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Cos’è una competenza?

“Una competenza è la capacità di saper eseguire un compito rielaborando le proprie conoscenze e abilità in contesti diversi.” (A.A.V.V.)

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Conoscenze e competenze Conoscenze e competenze

sono due facce della stessa medaglia:

le conoscenze senza competenze sono cieche;

le competenze senza conoscenze

semplicemente non esistono! (M. Tiriticco)

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Il termine “competenza”, nel contesto europeo, è stato riferito non tanto alle competenze di base (alle capacità di base nella lettura, scrittura e calcolo), ma a una “combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti appropriati al contesto”.

Si parla di COMPETENZE CHIAVE. Le “competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione”.

RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO 18.12.2006

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Ecco le otto COMPETENZE CHIAVE per la cittadinanza e l’apprendimento permanente

1. COMUNICAZIONE NELLA MADRELINGUA

2. COMUNICAZIONE NELLE LINGUE STRANIERE

3. COMPETENZA MATEMATICA E COMPETENZE DI BASE IN SCIENZA E TECNOLOGIA

4. COMPETENZA DIGITALE

5. IMPARARE AD IMPARARE

6. COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE

7. SPIRITO DI INIZIATIVA E INTRAPRENDENZA

8. CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE CULTURALE.

Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio 18.12.2006

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NON SIGNIFICA ELIMINARE LE CONOSCENZE, SOSTITUIRLE!

NON si aggiungono solo le competenze, MA si integrano con le conoscenze, i processi cognitivi ed epistemologici (saperi essenziali, sapere cosa),

le abilità e le procedure (saper applicare, saper fare),

il pensiero finalizzato autonomo, critico, responsabile

LAVORARE PER COMPETENZE (saper usare la conoscenza in situazione per uno scopo)

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Le CONDIZIONI DEL COMPITO

Il compito può essere svolto individualmente, in coppia o in gruppo.

Prevede la realizzazione di un prodotto, materiale o immateriale, che

serve ad esercitare ed accrescere abilità, reperire conoscenze e

mettere in atto competenze.

Deve essere un po’ più difficile delle conoscenze e delle abilità

possedute, per mobilitare sia la capacità di problem solving e di

riflessione sia l’esperienza attiva dell’alunno.

Prevede un’attività continua di riflessione-ricostruzione-

autovalutazione, prima, durante e dopo il lavoro.

Si può prevedere una relazione finale scritta/orale, che serve anche ai

docenti per la valutazione individuale.

Contiene a monte i criteri per la sua valutazione (come verrà valutato

e che peso avrà nella valutazione generale).

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COMPITO AUTENTICO Analizza il fatto: “I nubifragi devastano la Sardegna”

• Tu sei un esperto ingaggiato dal Presidente della Regione

Sardegna, dopo le disastrose alluvioni del 2013, per varare un piano per eventuali emergenze future.

• Partendo dall’elemento specifico (l’ondata di maltempo e le alluvioni) individua le implicazioni meteorologiche, geografiche, ecologiche, economiche, antropiche, sociali e organizzative che hanno determinato tale concatenarsi di eventi: dalle abbondanti precipitazioni, alle esondazioni, alle frane, ai crolli di strade e ponti, alla gestione dell’emergenza.

• Fanne oggetto di un rapporto per il Presidente: una relazione scritta, corredata da tutti i supporti che ritieni utili: slide, CD, ecc.

NB: una variante potrebbe riguardare un evento tropicale, come l’uragano Kathtryna a New Orleans; il terremoto del Giappone del 2011, o l’Aquila 2009 o l’analisi dell’assetto idrogeologico del proprio territorio.

OLIVIERI

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COMPITO AUTENTICO LA GESTIONE DELLE RISORSE ENERGETICHE E L’AMBIENTE

Analizza i bisogni energetici della nostra società, da quelli

domestici, urbani a quelli economici ed industriali. Esamina quali sono le fonti di energia utilizzate, la loro provenienza,

caratteristiche e impatti sull’ambiente, nonché la facilità e i costi di reperimento e la reperibilità nel tempo (fonti rinnovabili, fonti

fossili, ecc.). Allo scopo di studiare in dettaglio il funzionamento di alcuni sistemi di produzione energetica, in gruppi di lavoro, progettate e costruite, in scala ridotta: • Un “parco eolico” costituito da girandole, collegate ad un piccolo led; • Un “mulino ad acqua” con la ruota collegata ad una “macina” o ad un led; • Collegate un led alla ruota di un criceto; • Costruite un piccolo composter di rifiuti organici, per la produzione di

combustibile • Studiate, nell’economia reale, gli impieghi e i risultati di simili fonti

energetiche Olivieri

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SITOGRAFIA X COMPITI AUTENTICI • Rubistar: il sito che aiuta a costruire rubriche di valutazione

• http://www.icapice.gov.it/wp-content/uploads/2015/11/rubriche-valutazione-PRIMARIA1.pdf

• http://www.icmontanariroccadipapa.gov.it/wp-content/uploads/2015/12/Dossier-Castoldi.pdf

• http://www.disal.it/Resource/scuolaedidattica-Dossier.pdf

• http://www.francadare.it/wp/category/didattica/curricoli-per-competenze/

• http://www.ferrajolo-capassoacerra.gov.it/attachments/article/176/6.%20Compiti%20autentici.pdf (X OGNI ORDINE DI SCUOLA)

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E LA VALUTAZIONE?

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“Per valutare le competenze, si tratta di riconoscere

insieme all’allievo, non solo ciò che sa,

ma anche ciò che sa fare con ciò che sa,

e soprattutto perché lo fa e che cosa potrebbe fare con ciò che sa e che sa fare !”

(Tessaro, 2010)

VALUTARE PER COMPETENZE

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COME VALUTARE?

• La valutazione finale della competenza avviene attraverso una descrizione che rende conto di cosa sa l’allievo, cosa sa fare, con che grado di autonomia e responsabilità utilizza conoscenze e abilità, in quali contesti e condizioni.

• Le descrizioni sono collocate su livelli crescenti di padronanza che documentano conoscenze e abilità via via più complesse (autonomia e responsabilità che aumentano anche in rapporto ai diversi contesti).

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RUOLO DEL DOCENTE

REGISTA Elabora e struttura la proposta didattica

ALLENATORE Monitora e guida il processo

ANIMATORE Integra le risorse del gruppo

MOTIVATORE Incoraggia e rinforza positivamente

VALUTATORE Verifica gli apprendimenti degli allievi

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ECCO LE DOMANDE CHE SI PONGONO ALCUNI DOCENTI:

1. COME FACCIO A PORTARE TUTTI FINO ALLA COMPETENZA FINALE? (dallo scopo ai passi concreti)

2. A CHE COSA PORTA QUELLO CHE STO FACENDO? (dal contenuto scolastico allo scopo)

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LE DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO COMPORTANO

UNA DIFFICOLTÀ NELL’INSEGNAMENTO

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Il processo di INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO dipende da:

• abilità del docente nell’insegnare

• capacità dello studente ad apprendere

• contesto / ambiente di apprendimento (relazioni, setting)

… ecco perché OCCORRE

usare metodologie didattiche inclusive che favoriscano le competenze individuali, promuovano un

apprendimento significativo e offrano strumenti concreti a tutti gli studenti

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Con la lezione tradizionale (frontale) si traferiscono informazioni, a volte a scapito di un

apprendimento significativo. Gli studenti assumono un ruolo passivo,

il livello di attenzione diminuisce.

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Le SCIENZE COGNITIVE ci hanno fatto capire che se vengono assegnati ai ragazzi compiti troppo semplici per le loro potenzialità e capacità (cioè che si situano al di sotto della zona di sviluppo prossimale), essi non determinano alcun apprendimento, dal momento che i ragazzi sono già capaci di eseguire questi compiti.

Viceversa, i compiti al di sopra della zona di sviluppo prossimale non determinano alcun apprendimento perché non possono essere risolti neanche con l’aiuto di un adulto. Per questo motivo causano frustrazione e senso di fallimento.

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Per aiutare un ragazzo con DSA ricordate, quindi, che non serve semplificargli il compito, ma occorre ridurlo di quantità, in modo da alleggerire la fatica che a lui comporta la reiterazione.

In altre parole: sarà utile evitargli gli esercizi ripetitivi che impegnano i processi automatici … che nei ragazzi con DSA sono carenti.

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Per aiutare il ragazzo fondamentale è, quindi, …

• interpretare i suoi bisogni e valorizzarne le caratteristiche peculiari

• chiarire il suo diverso «funzionamento», rispetto all’apprendimento

• osservare i suoi atteggiamenti e le strategie che già usa

• spiegargli chiaramente il perché dell’utilizzo degli strumenti compensativi e delle misure dispensative

• individuare INSIEME le metodologie da applicare per ottenere un successo formativo

• convincerlo a non rifiutare l’aiuto del gruppo classe per favorire il suo apprendimento (lettura testi, rinforzo orale, aiuti nella scrittura…), ad essere attivo…

• aiutarlo a stabilire un ordine (le conoscenze per essere realmente apprese devono essere inserite in uno schema di senso!)

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FONDAMENTALE È IL METODO DI STUDIO

E’ necessario che egli sappia integrare le strategie didattiche/metodologiche e le tecnologie compensative in un quadro

complessivo in cui un ruolo importante ha il

METODO DI STUDIO, considerato

il primo strumento compensativo per uno studente con DSA.

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COME FARE?

Non esiste una ricetta generale per aiutare chi ha difficoltà specifiche di apprendimento, ma sicuramente la flessibilità è la migliore ricetta!

Bisognerà sperimentare alcune strategie e tecnologie e solo dopo si potrà sapere ciò che è più adatto a lui.

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METODOLOGIE ADATTE

Per ciascuna materia o ambito di

studio vanno individuate

le metodologie più adatte ad assicurare l’apprendimento dell’allievo

in relazione alle

sue specifiche condizioni

(ad es. metodologie uditive e visive per alunni

con problemi di lettura)

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• Incoraggiare l’apprendimento collaborativo (“Imparare non è solo un processo individuale: la dimensione comunitaria dell’apprendimento svolge un ruolo significativo”)

• favorire le attività in piccolo gruppo e il tutoraggio • promuovere la consapevolezza del proprio modo di

apprendere “al fine di imparare ad apprendere” • privilegiare l’apprendimento esperienziale e laboratoriale

“per favorire l’operatività e allo stesso tempo il dialogo, la riflessione su quello che si fa”

• sollecitare le conoscenze precedenti per introdurre nuovi argomenti e creare aspettative

• sviluppare processi di autovalutazione e autocontrollo delle proprie strategie di apprendimento

• individuare mediatori didattici che facilitano l’apprendimento (immagini, schemi, mappe …).

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Il PROBLEM SOLVING è una tecnica che permette la ricerca comune di una soluzione soddisfacente ad un problema

FASI DEL PROCESSO DI PROBLEM SOLVING SECONDO GORDON: * ESPORRE CON CHIAREZZA I TERMINI DEL PROBLEMA * PROPORRE LE POSSIBILI SOLUZIONI * CONSIDERARE VANTAGGI E SVANTAGGI DI OGNUNA * SCEGLIERE LE PIÙ ADATTE A RISOLVERE IL PROBLEMA * STABILIRE IN CHE MODO ATTUARE LA SOLUZIONE SCELTA * VERIFICARE I RISULTATI OTTENUTI

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CONSIGLI PRATICI

Le MNEMOTECNICHE

La memoria emozionale e visuo-spaziale nei dislessici è assolutamente prevalente rispetto a quella verbale.

I soggetti dislessici hanno una capacità di elaborazione prevalentemente globale ed un pensiero di tipo non-verbale. Poiché utilizzano tutti i sensi, è come se fossero pensatori “visivi” e “multidimensionali”.

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Recenti studi hanno dimostrato …

… l’effetto sommatorio dell’uso del codice verbale e non verbale,

che fa sì che le parole concrete siano ricordate meglio di quelle astratte.

Ecco perché le mnemotecniche sono efficaci!

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TECNICHE DI MEMORIZZAZIONE

Essendo l’immaginazione vivissima nei dislessici, è possibile aiutarli a visualizzare nella mente

immagini ben definite, coloratissime, in movimento.

Convertire l’informazione/contenuto da ricordare in immagine visiva significativa per lo studente è

un rinforzo mnemonico

della lezione … per tutta la classe!

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Tecniche di memorizzazione

Lo studente deve:

• imparare ad utilizzare la memoria visiva per ricordare facilmente concetti chiave, elenchi ed eventi in successione

• scoprire come memorizzare con facilità numeri, date, articoli di codice civile e penale

• imparare a memorizzare velocemente immagini, didascalie, schemi e mappe mentali

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TECNICHE ASSOCIATIVE

Gli apprendimenti devono essere emozionalmente coinvolgenti per concatenare gli eventi.

Un approccio positivo attiva la componente emozionale che, a sua volta, è un potente strumento per memorizzare l’informazione.

COME?

• capire ciò che si vuole ricordare

• identificare gli elementi rilevanti e riflettere sul loro significato

• evidenziarli con un criterio stabilito

• visualizzare ed enfatizzare le parole in questione

• ripetere l’intera storia con tutte le sfumature

• revisionare

• riassumere oralmente i contenuti fatti

• fare ripetuti feedback e riassunti orali

• preparare mappe concettuali, diagrammi di flusso, …

• agire

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L’individuo dislessico impara meglio da un approccio:

Ian Smythe - Jyväskylä University - Finland

Congresso Europeo 2005 I. Buone pratiche trasversali

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ALCUNI ESEMPI …

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SONO DISLESSICA e DISORTOGRAFICA

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COMPITI SCRITTI e DIFFICOLTÀ

PROBLEMI Errori ortografici

Mancata automatizzazione

Struttura e sintassi incerte

Scarsa familiarità con la scrittura

Punteggiatura carente

Scarsa familiarità con lo scrivere,

concentrazione sull’ortografia

Testi brevi e “povertà di idee”

Autocensura

Linguaggio povero

Autolimitazione al linguaggio noto, differenze tra lingua della

comunicazione e linguaggi specifici (di

studio)

COME INTERVENIRE

Valorizzare l’uso del PC

Correttore ortografico

Correttore sintattico (ob.avanzato)

Far scoprire funzioni di

manipolazione / copia / incolla

Insegnare a “scalettare” i titoli

Insegnare a costruire mappe

Far memorizzare modelli testuali e

prompt nel PC (in italiano e in

inglese)

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I COMPITI SCRITTI NELLA SCUOLA

I lavori scritti assegnati agli studenti possono essere:

o testi personali (diari, lettere, testi liberi, “temi”...)

o testi di genere specifico (descrizioni, narrazioni,

esposizioni, testi regolativi, argomentativi...)

o testi strutturati (riassunti di testi narrativi/letterari,

o commenti, parafrasi, relazioni, copioni...)

o testi funzionali allo studio (riassunti, schemi,

risposte a domande aperte...)

Per gli studenti con DSA si consiglia

LA SCRITTURA DI TESTI AL COMPUTER

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ITALIANO … consigli pratici

Per i TESTI NARRATIVI, si suggerisce di consigliare agli studenti con DSA di ricorrere,

oltre che ai libri in formato digitale, anche agli audiolibri, recuperabili in diversi

siti, o alle sintesi vocali, in modo da evitare che le difficoltà di decifrazione diventino

ostacolo alla comprensione dei contenuti.

Per la SCRITTURA DI TESTI, occorre ricordare che parecchi studenti, oltre a fare molti errori

ortografici, fanno anche fatica a pianificare e a organizzare i contenuti: in questo caso è

utile proporre loro non solo l’utilizzo di un programma di scrittura con correttore

ortografico, ma anche una scaletta o una mappa con gli argomenti principali da affrontare,

(una parte introduttiva, il “corpo” del discorso, una conclusione).

Ciò permetterà loro di raccogliere le idee e metterle in un ordine appropriato, con la

raccomandazione di scrivere frasi brevi (rispettando l’ordine soggetto-verbo-oggetto),

strutture semplici, verbi in forma attiva e, preferibilmente, nei modi finiti.

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esplicitare genere testuale, narrativo, poetico … individuare le sequenze (arrivo di nuovi personaggi,

cambio di luogo, tempo, ....) titolare le sequenze e capirne la funzione riordinare le sequenze dal punto di vista logico o

cronologico e capire le ragioni di un eventuale ordine diverso

individuare le parole difficili e tradurle in linguaggio accessibile

riformulare / parafrasare i periodi troppo lunghi o complessi

LA COMPRENSIONE DEL TESTO NARRATIVO/ LETTERARIO

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SEMPLIFICARE UN TESTO

OFFICINE DIDATTICHE LATTES - FORMAZIONE PER IL DOCENTE OFFICINE DIDATTICHE LATTES - FORMAZIONE PER IL DOCENTE OFFICINE DIDATTICHE LATTES - FORMAZIONE PER IL DOCENTE OFFICINE DIDATTICHE LATTES - FORMAZIONE PER IL DOCENTE OFFICINE DIDATTICHE LATTES - FORMAZIONE PER IL DOCENTE OFFICINE DIDATTICHE LATTES - FORMAZIONE PER IL DOCENTE

LA STRUTTURA LA SINTASSI IL LESSICO

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A. Olivieri

All. 1 – Semplificare un testo – 1

LA STRUTTURA

strutturare il testo in brevi paragrafi segnalando “l’accapo” con un rientro

distinguere le informazioni principali e secondarie;

usare caratteri maiuscoli o grandi (arial 14);

usare spaziature, punti elenco, colori…

evitare fotocopie “sporche” o con caratteri deformati e bordi neri;

ordinare le unità informative in senso logico e cronologico;

evidenziare i termini specifici e le parole chiave;

inserire immagini o disegni o grafici per facilitare la comprensione.

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All.2 – Semplificare un testo – 2

LA SINTASSI

costruire frasi brevi (10-15 parole);

tra le subordinate preferire temporali, causali, finali;

usare per lo più i modi finiti dei verbi, evitando, per quanto possibile, infiniti, participi e gerundi;

preferire l’indicativo: presente, passato prossimo, futuro semplice, imperfetto.

preferire la forma attiva;

nella costruzione della frase rispettare l’ordine Soggetto – Verbo – Oggetto (SVO)

evitare gli incisi, la doppia negazione, ...

141

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All.3 – Semplificare un testo – 3

IL LESSICO

fare riferimento al Vocabolario di base della lingua italiana di Tullio de Mauro (VdB)

fornire un glossario delle parole che non rientrano in tale vocabolario;

ripetere il nome o altre parole chiave evitando l’uso di sinonimi e facendo ricorso in modo limitato ai pronomi;

evitare espressioni idiomatiche, forme figurate e personalizzazioni, metafore e altre figure retoriche;

per unire frasi usare i connettivi più comuni (e, o, ma, perché, quando, ecc.).

(rielaborazione di A. Olivieri da: D. Bertocchi, materiali per il corso Non uno di meno. Studiare in L2, Centro COME, Milano, 2008)

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VALORIZZARE LE POTENZIALITÀ DELLA VIDEOSCRITTURA...

Se il titolo è ricco e analitico

– Copiarlo al PC e “scalettarlo” direttamente al computer

– Individuare le indicazioni di contenuto e descrittive – Individuare le indicazioni procedurali e narrative – Usare foto come stimolo

Se il titolo è sintetico – Stimolare la ricerca di idee con una mappa mentale

• al computer o con penna e post.it in relazione alle • competenze informatiche dello studente

– Individuare somiglianze e differenze concettuali – Riordinare la mappa individuando legami logici – Usare foto come stimolo / trovare esempi

TESTI PERSONALI

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Spunti per …

LA DESCRIZIONE

Dallo sfondo al primo piano

Dal primo piano allo sfondo

Da destra a sinistra

Dall’oggetto/persona/luogo

protagonista al contesto

... e poi

Colori, luci, ombre, forme

Gesti, espressioni

...

L’ESPOSIZIONE

Criterio cronologico-narrativo

Criterio spaziale

Criterio emotivo

A partire dai soggetti

Integrazioni x causa-effetto

Integrare la narrazione con

la descrizione

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INDICAZIONI PER LA CORREZIONE E IL CONTROLLO

Per la punteggiatura • Andare a capo dopo ogni punto x controllare lunghezza dei periodi

Per i contenuti e la struttura • Controllare coerenza e sequenzialità dei periodi

• Usare mappa e scalette x controllare completezza e coerenza

• Usare le funzioni copia / taglia / sposta / incolla per recuperare

coerenza e integrare il testo

Per il linguaggio • Con la rilettura o le funzioni cerca e sostituisci o Thesaurus

controllare le ripetizioni eccessive di parole

• Costruire eventualmente tavole di nomenclatura x il futuro

Per la forma • Attivare la funzione di controllo dell’ortografia

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Esempio di tavola di nomenclatura (Olivieri)

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Strumenti di aiuto allo studio (Olivieri)

Tabelle semplici o a doppia

entrata

Schemi a blocchi

Diagrammi di flusso

Riordinare informazioni secondo ...

criterio cronologico

rapporti causa/effetto

rapporti retroazione

Modelli mentali Frame

(scheletro/struttura vuota...)

Script (copione, narrazione...)

Richiamare una struttura

Ricordare una procedura

Ricordare e ridire una routine

Raccontare, esporre, narrare

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Altri strumenti di aiuto allo studio(Olivieri)

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Diagrammi di flusso /

schemi a blocchi

Permettono di

ricostruire i

processi

Consentono di

inserire nelle

caselle brevi testi

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Altri strumenti di aiuto allo studio

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Tabelle a doppia entrata • Suggeriscono criteri di ricerca delle informazioni

• Favoriscono l’acquisizione degli operatori

disciplinari

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Costruire strumenti compensativi

1492 – scoperta dell’America

Un esempio: la linea del tempo...

(Olivieri)

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E LA GRAMMATICA?

Sovente gli allievi con DSA, per un problema di automatizzazione delle procedure , non riconoscono le caratteristiche morfologiche della lingua italiana.

Ecco perché occorre intervenire facendoli riflettere su quali strategie e strumenti adottare. È consigliabile dare una visione simultanea d’insieme di tutta l’impalcatura grammaticale, attraverso tabelle (utili per tutti), che lo studente con DSA, che spesso ha difficoltà di memorizzazione e di astrazione, può utilizzare come strumento compensativo per orientarsi negli esercizi … per lui molto faticosi!

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Lingua e grammatica … in italiano e nelle lingue straniere

• Puntare sulla comprensione delle funzioni

(grammaticali, logiche, sintattiche) piuttosto che sulla

memorizzazione delle definizioni

• Puntare sull’ uso corretto delle strutture piuttosto

che la memorizzazione delle regole

• Ridurre la richiesta di scrittura nei compiti e nei

test (abbreviazioni, tabelle, simboli, colori)

152

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Lingua e grammatica : nello “studio”

Partire dalla manipolazione dei testi: • Individuare regolarità/variazioni (flessioni, radici,

desinenze, suffissi, prefissi …)

• Individuare strutture ricorrenti (S+V+O/ compl. anche lavorando con i colori)

• Lavorare sulla variante linguistica della funzione (es. avv.di tempo / compl. di tempo / prop. temporale) Oltre alla comprensione delle funzioni si ottiene l’arricchimento lessicale

• Lavorare per comparazione

153

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Esempio di analisi logica svolta con sottolineature colorate

• G. SOGGETTO = LA PERSONA, L’ANIMALE, LA COSA CHE COMPIE L’AZIONE

• PREDICATO VERBALE = IL VERBO CHE INDICA L’AZIONE

• G. COMPL. OGGETTO =

• G. COMPL. SPECIF. =

• G. COMPL. LUOGO =

• G. COMPL. TEMPO =

QUESTA MATTINA / IN CANTINA / IL GATTO / DELLA NONNA /

HA CATTURATO / UN TOPO

154

I COMPITI DI GRAMMATICA

Concordare strumenti alternativi di analisi...

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La nonna X

X

X

ha dormito X

per tutto il

pomeriggio X

nella sua poltrona X

X

X

X

X

Esempio di analisi logica svolta con l’uso di una tabella

I compiti di grammatica

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E LE VERIFICHE ?

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1.Chi annuncia la presenza del mostro? II professor Silente II professor Piton II professor Raptor II fantasma Pix

2.L'aspetto orribile del mostro viene descritto abbastanza dettagliatamente.

Quali particolari vengono messi in evidenza? Riempi la griglia indicando gli aggettivi relativi all’aspetto fisico del mostro 3.Nonostante la sua forza spaventosa, il mostro ha un punto debole. Quale?

Non sente bene Non è molto intelligente Non vede bene Non sa parlare

PROVA DI VERIFICA DI ITALIANO

Aggettivi

1. 4.

2. 5.

3. 6.

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Ricostruisci le fasi della storia rispondendo alle

seguenti domande

SITUAZIONE

INIZIALE

Dove si svolge la vicenda?

Che cosa stanno facendo i

protagonisti all'inizio del racconto?

AVVIO

DELL'AZIONE

Quale elemento rompe l'equilibrio

iniziale?

SVILUPPO

DELL'AZIONE

Per quale ragione Harry e Ron non si

mettono al sicuro con i loro

compagni?

In quale luogo Harry e Ron trovano

Hermione?

CONCLUSIONE

Quale dei tre amici risolve la

situazione vincendo il mostro?

In quale modo il mostro è

sopraffatto?

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Costruire «buone domande» da porre al testo Roberto Trinchero – Dip. di Filosofia e Scienze dell’Educazione – Università degli studi di Torino

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Situazione iniziale

Avvio dell’azione

Sviluppo dell’azione

Conclusione

SINTETIZZA LA STORIA SOTTO FORMA DI SCHEMA

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Rispondi alle seguenti domande Vero Falso

Il fantasy è una narrazione ricca di magia e mistero.

È una narrazione assolutamente realistica.

La struttura è semplice e lineare.

La struttura è lunga e complessa.

La narrazione procede con frequenti “salti all’indietro”.

C’è sempre un eroe buono a cui si contrappone un antagonista malvagio.

Alcuni personaggi sono fantastici e hanno nomi immaginari.

Il tempo e lo spazio sono precisi e definiti.

Il tempo e lo spazio sono vaghi e indeterminati.

Lo spazio è accuratamente definito.

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7. Quali caratteristiche tipiche del genere fantasy sono presenti nel

brano che hai letto?

Netta contrapposizione tra personaggi buoni e cattivi;

Presenza di esseri strani, incredibili o mostruosi;

Narrazione di vicende reali o verosimili;

Linguaggio ricco di nomi fantasiosi;

Ricorso alla suspense;

Tema del viaggio.

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• QUALI SONO STATI PER TE GLI ESERCIZI PIU’ FACILI ? QUALI I PIU’ DIFFICILI? PERCHÈ? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… •QUALI STRATEGIE DI LETTURA HAI UTILIZZATO PER LO SVOLGIMENTO DEL COMPITO? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… • SCRIVI CHE COSA HAI IMPARATO DA QUESTA ATTIVITA’ ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………...................

RIFLESSIONE METACOGNITIVA

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DIFFICOLTÀ SPECIFICHE

ITALIANO terminologia grammaticale e sintattica termini dell’analisi letteraria e testuale STORIA concetti storiografici sistemi di datazione termini e nomi propri riferiti a contesti specifici successione temporale informazioni quantitative, numeriche, percentuali... GEOGRAFIA simbologia di carte e grafici scale delle carte geografiche nomi propri nelle carte geografiche e loro disposizione quantità, numeri, percentuali...

164

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IN UN TESTO DA STUDIARE…

concetti organizzatori di base dei saperi

termini, definizioni, formule, ecc. che devono essere imparati e ripetuti tali e quali

sequenze che devono essere rispettate (cronologia, causa/effetto…)

descrizioni, racconti, argomentazioni che possono essere riformulati in modo diverso

↓ METACOGNIZIONE

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SECONDO GLI ESPERTI …

“La lettura per studiare deve essere […] una ricerca predefinita di informazioni e non una esplorazione senza meta alla fine della quale cercare, con successive

letture, di individuare cosa è più importante e cosa non lo è.”

[C. Cornoldi. art.cit.]

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MAPPE, SCHEMI ...

Nella pratica didattica e nello studio è utile

conoscere i diversi tipi di

MAPPE... e usarle in funzione

... del contenuto ... dello scopo ... della situazione …

Strumenti per facilitare la comprensione

167

MAPPA

= le rappresentazioni

grafiche di un testo altrimenti

lineare/sequenziale

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Perché le mappe siano utili... Il DOCENTE dovrebbe usarle in classe per fare lezione ...

• spiegando: dove si collocano i concetti principali come si formula una parola- concetto (nodo) come si formula una parola legame (linea / freccia)

• sperimentando con lo studente software per realizzare mappe ...

La MAPPA dovrebbe ... • essere semplice (numero limitato di nodi, non troppi

livelli...) • integrare immagini e simboli a cui ancorare i concetti

Lo STUDENTE dovrebbe poterle fare man mano che studia, senza

troppe rielaborazioni e riorganizzare prima di una verifica/interrogazione

16

8

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MAPPA MENTALE

CARATTERISTICHE

Struttura a raggiera

Logica associativa

Un concetto-chiave al centro e

concetti periferici come ulteriori centri

Presenza di simboli, colori, forme, immagini... significativi ed evocativi

USI Brainstorming Preparazione di un tema Studio di un oggetto monotematico

LIMITI

Molto personale

Poco condivisibile dal gruppo Non sempre adatta a temi complessi

aiuto per studenti con DSA

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MAPPA CONCETTUALE CARATTERISTICHE

Logica connettiva

Rappresentazione grafica di parole-concetto (nodi) collegate da parole-legami (linee o frecce)

Struttura gerarchica verticale con il concetto principale in alto

Pluralità di concetti e di collegamenti anche trasversali

USI

Rappresentare conoscenze complesse

Preparare una relazione scritta o un’esposizione

Preparare un ipertesto

LIMITI

Complessità

Difficoltà di condivisione

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MAPPA STRUTTURALE

«Le mappe strutturali permettono agli studenti di orientarsi più facilmente nello studio e di aver ben chiaro “ciò che si deve sapere”, “ciò che l’insegnante si aspetta che si sappia”… In pratica, rappresentano la “struttura” dell’informazione in cui qualcuno, il docente, sia deputato a stabilire le priorità e la gerarchia delle nozioni.

È compito del docente mettere in evidenza i nodi e i legami forti, la struttura del messaggio e di un argomento, ed è compito del discente sviluppare e approfondire nodi e legami per trovare un proprio stile di apprendimento.»

(“Le mappe strutturali uno strumento di facilitazione per insegnare” Da “DISLESSIA” Ed. Erickson - ottobre 2011 Di Giuseppe Valsecchi Pope)

CARATTERISTICHE e USI

• La mappa strutturale non offre la conoscenza dell’argomento, ma gli stimoli e i punti chiave per costruire il proprio sapere

• Riesce facilmente a rappresentare informazioni, relazioni tra concetti chiave e nodi di approfondimento attraverso un grafico.

• Può avere, a seconda degli scopi e delle finalità, una struttura:

- sequenziale, adatta alla rappresentazione di fatti o eventi che si sviluppano in successione, a una narrazione

- ad albero, per descrizioni di fatti, eventi o personaggi, nell’elencazione di cause

- a rete, con collegamenti e possibilità di nessi, legami e intrecci più ricchi, di spunti personali nei collegamenti dell’ipertesto della mappa.

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ATTENZIONE:

Le MAPPE STRUTTURALI possono essere utili

a tutti i ragazzi, indipendentemente dalla presenza di difficoltà di apprendimento

www.studioinmappa.it

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STORIA

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www.polovalboite.it/didattica.htm

I Franchi

Marco Migliardi presenta:

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www.polovalboite.it/didat

tica.htm

La presentazione narra le vicende dei Franchi dal capostipite Meroveo (450) fino al trattato di Verdun dell’843

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Clodoveo (482-511)

• Giovane re della tribù dei Salii, nipote del capostipite Meroveo, riuscì a unire tutte le tribù della Gallia e a iniziare la dinastia dei re Merovingi

• Allargò i confini franchi sconfiggendo Visigoti, Ostrogoti e Burgundi

• Si convertì al cristianesimo nel 496

Battesimo di Clodoveo

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Nasce la Francia

• Nel 613, il nipote di Clodoveo, Clotario, espanse ancora i confini

• Con lui nacque la Francia.

• Comprendeva: – l’Austrasia, tra la Mosa e il

Reno,

– la Neustria, a nord della Loira,

– l’Aquitania, tra la Loira e la Garonna,

– la Borgogna nella valle del Rodano.

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I re fannulloni

• Coi successori di Clotario la Francia andò in crisi

• I re lasciavano il potere nelle mani dei “maggiordomi” e presero il nome di “re fannulloni”

• Ma nel 622 il re Dagoberto nominò maggiordomo un certo Pipino e da allora la carica divenne ereditaria

• Iniziò così la dinastia dei pipinidi, poi divenuta carolingia

Le bon roi Dagobert

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La dinastia dei maggiordomi carolingi

• Il + importante tra i maggiordomi carolingi fu Carlo Martello

• Lui guidò l’esercito franco contro gli Arabi che avevano occupato l’Aquitania

• Li sconfisse a Poitiers nel 732

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La battaglia di Poitiers

• Carlo Martello sconfigge Abd al-Rahaman frenando l'espansione musulmana in Europa

• Segna la prima sconfitta dell'Islam in occidente

• E fa nascere l’idea imperiale dei franchi

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Pipino il Breve

• Suo figlio, Pipino il Breve, nel 751 depose il re fannullone Childerico III

• Si fece incoronare re da papa Stefano II

• E inizia la dinastia dei pipinidi, poi detta carolingia

Pipino il Breve depone l’ultimo re

merovingio, Childerico III

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www.polovalboite.it/didat

tica.htm

Mappa

concettuale

riassuntiva

sulla

organizzazione

dell’Impero

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MEDIATORI DIDATTICI

[email protected]

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E. Damiano

La lingua nel sistema dei mediatori didattici in Didattica ed educazione linguistica

La Nuova Italia, 2000

"Mediatore è ciò che agisce da tramite tra soggetto e oggetto nella produzione di

conoscenza,

sostituisce la realtà perché possa avvenire la conoscenza,

…… conservando la consapevolezza che la realtà non è esauribile da parte dei segni,

quali che essi siano. “ (Damiano, p. 230)

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MEDIATORI DIDATTICI

• Aiutano nell’apprendimento

• Sollecitano le generalizzazioni

• Aiutano ad appropriarsi di quadri d’insieme

• Sono strumenti di apprendimento, ma anche di presentazione degli argomenti nelle interrogazioni programmate

• Sollecitano i processi di pensiero, la riflessione …

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Una questione molto importante che si apre concedendo i diversi strumenti compensativi di cui ogni soggetto con DSA ha bisogno in modo diverso e con tempi diversi è la

VALUTAZIONE DIFFERENZIATA.

“Gli ho dato la calcolatrice: adesso però non posso più partire dal 10 a valutarlo!”

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GLI STUDENTI CON DSA NON CHIEDONO SCONTI

CHIEDONO DI APPRENDERE ATTRAVERSO METODOLOGIE DIVERSE, MA COMUNQUE DI

APPRENDERE

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OCCORRE CAMBIARE IL PUNTO DI VISTA

Viviana Rossi

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OCCORRONO «METODOLOGIE INCLUSIVE»

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DIRITTO ALLO STUDIO DI TUTTI,

attraverso una didattica «inclusiva», che tenga

conto di alcuni principi ….

e non solo perché ce lo dice la legge,

ma perché altrimenti perdiamo i nostri alunni

… e la scuola ne esce sconfitta!

INCLUSIONE

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IN SINTESI:

UNA DIDATTICA è INCLUSIVA … se promuove i saperi epistemologici a partire dai saperi personali di ciascun studente, attraverso

TECNICHE ATTIVE:

• proattive (brainstorming, progetti, …)

• laboratoriali (in cui l’allievo prova / costruisce)

• simulative (roleplay, ...)

• analitiche (studi di caso /autobiografie)

• problemiche (situazioni critiche...)

• relazionali (cooperative learning, peer tutoring)

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Vediamo più nel dettaglio alcuni degli strumenti e delle prassi didattiche utilizzabili a questo scopo:

• MEDIATORI DIDATTICI

• BRAINSTORMING

• DIDATTICA LABORATORIALE

• COOPERATIVE LEARNING

• PEER EDUCATION

• CLASSE SCOMPOSTA

• FLIPPED CLASSROOM

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• c’è spazio per la discussione e l’elaborazione collettiva • c’è spesso lavoro di coppia e di gruppo • l’insegnante usa la lavagna (o la lim) per schemi,

elenchi... • i compiti si iniziano in classe • interrogazioni e verifiche sono programmati (per tutti!) • le verifiche vengono corrette insieme • vengono fatte correzione valutazione personalizzate • vengono dati giudizi e voti articolati • vengono valorizzati multimedia, pc … (per tutti!)

Il lavoro in classe è inclusivo se...

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UN APPROCCIO DIVERSO:

ES. LA LEZIONE PARTECIPATA Esisteva una volta la lectio magistralis, una discussione dialettica tra maestro e allievi in cui si dibatteva, si analizzava e si confrontavano le varie opinioni. Solo successivamente si è trasformata in una lunga spiegazione unilaterale del maestro su un determinato argomento.

La lezione partecipata è la declinazione attuale della maieutica socratica, l’arte di insegnare attraverso il dialogo, aiutando i partecipanti, con domande brevi e semplici, a “partorire la loro verità”. La lezione partecipata implica un costante coinvolgimento degli studenti anche attraverso giochi di ruolo, lavori di gruppo e attività pratiche: learning by doing = imparare facendo.

Coinvolgimento, sperimentazione e riflessione, sono quindi i tre pilastri della lezione partecipata.

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FONDAMENTALE LA RELAZIONE INSEGNANTE/ALLIEVO

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CON LE NUOVE TECNOLOGIE

SI IMPARA VEDENDO E FACENDO

E NON PIÙ SOLTANTO ASCOLTANDO E LEGGENDO

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CAMBIARE LA DIDATTICA

Sulla necessità di una rivoluzione tecnologica nella scuola la prof.ssa Bardi è molto chiara: «la didattica oggi non deve più essere la stessa: deve adattarsi alla società, capire che si può e si deve fare scuola con le nuove tecnologie, perché i ragazzi con le nuove tecnologie ci convivono. E poterle usare a lezione per loro è uno stimolo enorme» (da Postazioni digitali al posto dei banchi. Ecco la

classe scomposta. Corriere.it/scuola).

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Prof.ssa Bardi

«Il nostro metodo si fonda su una visione costruttivista del sapere, nella consapevolezza dell’importanza di un apprendimento attivo, costruttivo e collaborativo che trova le basi nella continua contestualizzazione, nel dibattito, nella riflessione individuale e collettiva in un’organizzazione libera per gli studenti, ma scientificamente strutturata dal docente.

Ogni studente apprende in modo differenziato, unico e soggettivo: il processo di apprendimento deve dunque essere fortemente orientato all’azione personalizzata, in cui ognuno può esprimersi liberamente.»

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La classe scomposta Prof.ssa Bardi

Così è definito il sistema usato con successo nelle classi del Liceo “F. Lussana” di Bergamo, dove nel 2010 è partita la sperimentazione. Il metodo si basa sulla destrutturazione della classe: 1) abolizione della gerarchia e delle strutture precostituite per favorire il rapporto collaborativo; 2) creazione di contesti d’apprendimento sociali e dinamici con l’uso del cloud, spazio virtuale dove sviluppare una conoscenza collettiva; 3) trasformazione dell’aula da ambiente chiuso a spazio aperto dove l’insegnante è facilitatore del processo di apprendimento; 4) introduzione dei mobile device per favorire i primi tre punti.

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L’AMBIENTE DIDATTICO È UN FATTORE ESSENZIALE PER L’APPRENDIMENTO.

… è fondamentale scomporre l’aula per permettere agli studenti di raggiungere gli obiettivi prefissati:

• inquadrare e risolvere problemi;

• identificare e perseguire obiettivi e percorsi di soluzione;

• ricercare e selezionare informazioni;

• sapersi confrontare con gli altri;

• affermare o confutare tesi;

• saper lavorare in gruppo;

• saper comunicare, esprimersi, ascoltare;

• indirizzare creatività ed emozioni;

• operativizzare.

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La sfida attuale della DIDATTICA è allora quella di individuare le forme, le modalità, i dispositivi più funzionali alla costruzione di apprendimenti significativi, sfruttando le potenzialità informatiche a partire dai processi cognitivi che la stessa TECNOLOGIA può innescare e potenziare.

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202

È URGENTE PER LA SCUOLA AFFRONTARE IL PROBLEMA DELLE NUOVE TECNOLOGIE DIGITALI

• I RAGAZZI OGGI ACCETTANO SEMPRE MENO DI IMPARARE DAGLI ADULTI

• UTILIZZARE SISTEMI TECNOLOGICI PER QUANTO RIGUARDA I CONTENUTI PERMETTEREBBE IN QUALCHE MODO DI AGGIRARE QUESTO PROBLEMA

• GLI INSEGNANTI NON APPAIONO PIÙ COME LA FONTE DELLE CONOSCENZE

• LE MODALITÀ DI APPRENDIMENTO SOMIGLIANO DI PIÙ ALLE MODALITÀ DI COMUNICARE E INTERAGIRE A CUI I RAGAZZI SONO ABITUATI FUORI DELLA SCUOLA

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DALL’ALUNNO DAVANTI ALL’INSEGNANTE ALL’ALUNNO INSIEME ALL’INSEGNANTE,

IN UN AMBIENTE DI APPRENDIMENTO COOPERATIVO

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Cooperative learning “informale” Il Cooperative Informale rappresenta il ponte tra attività tradizionali e

attività strutturate in Cooperative Learning.

Con Cooperative Learning Informale si indicano tutti quei modi brevi e specifici di lavorare in gruppo che possono precedere o seguire una presentazione o spiegazione da parte dell’insegnante, un’esercitazione individuale, ecc.

• Esempi di Cooperative informale sono:

– la discussione a coppie prima della lezione;

– la preparazione alla lezione a coppie;

– il brainstorming a gruppi e poi collettivo

– la presa di appunti e/o la schematizzazione a coppie

– La auto/eterovalutazione in coppie.

Il Cooperative Learning Informale è legato ad attività di durata breve che possono essere adattate al canovaccio delle lezioni tradizionali.

CISEM 27/3/2009 - a cura di Daniela Bertocchi 204

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FLIPPED CLASSROOM MODEL

Si sta facendo strada una modalità didattica, detta flipped classroom, che introduce un nuovo tipo di rapporto tra docente e studente, mediante un rovesciamento della metodologia del lavoro in classe, con l’obiettivo di superare la lezione frontale e utilizzare il tempo trascorso in aula in modo costruttivo.

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FLIPPED CLASSROOM

Il metodo della Flipped Classroom (“insegnamento capovolto”) trasferisce la responsabilità e la titolarità dell’apprendimento dal docente agli studenti. Quando gli studenti hanno il controllo su come apprendono i contenuti, sul ritmo del loro apprendimento, e su come il loro apprendimento viene valutato, l’apprendimento appartiene a loro. Gli insegnanti diventano guide per comprendere piuttosto che dispensatori di fatti, e gli studenti diventano discenti attivi piuttosto che contenitori di informazioni.

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http://www.adirisorse.it/archives/1187

ADI – RISORSE PER LA PROGETTAZIONE PER COMPETENZE

Capovolgere il lavoro in classe saltando la lezione ex cathedra

Flipped Classroom, In primo piano

Segui il Gruppo di discussione su questo sito.

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PER AVERE UNA SCUOLA INCLUSIVA OCCORRE AVERE UNA SOCIETÀ INCLUSIVA

Parlare di società inclusiva comporta, dunque, che ci si impegni per «costruire una società su misura, per vivere altrimenti e pienamente»

Occorre recuperare i cardini di un patto formativo e di corresponsabilità educativa da ricostruire e sviluppare.

In conclusione, dobbiamo tenere presente che i BES e l’ICF sono strumenti per meglio

comprendere la realtà, e dunque non possono costituirne il fine. (Pasquale Moliterni)

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MAGGIORE RESPONSABILITÀ AL CONSIGLIO DI CLASSE e ai

DOCENTI

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Al Consiglio di classe e agli insegnanti viene attribuito

un compito pedagogico-didattico fondamentale per

una professionalità docente moderna: individuare i

soggetti con situazioni di BES non clinicamente

rilevate.

Le disposizioni ministeriali dicono che, anche in

assenza di documenti specifici, il Consiglio di classe o

team docenti, fondandosi su considerazioni

psicopedagogiche didattiche (…) valuta e comprende

le difficoltà e si esprime in merito al funzionamento

problematico dell’alunno e alla personalizzazione

necessaria per il suo percorso formativo.

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MAGGIORE CORRESPONSABILIZZAZIONE DEGLI INSEGNANTI CURRICOLARI RISPETTO ALLA TENDENZA A

DELEGARE A QUELLI DI SOSTEGNO

Coinvolgimento esplicito di tutti i docenti,

nessuno escluso, nel progettare e realizzare una didattica generalmente più inclusiva e forme

specifiche di personalizzazione.

… una didattica ordinaria inclusiva

per tutta la classe.

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QUALI SFIDE PER GLI INSEGNANTI?

• CONSIDERARE I SAPERI COME RISORSE DA MOBILITARE

• LAVORARE PER SITUAZIONI-PROBLEMA

• COSTRUIRE COMPETENZE

• NEGOZIARE PROGETTI FORMATIVI CON I PROPRI ALLIEVI

• ADOTTARE UNA PIANIFICAZIONE FLESSIBILE

• PRATICARE UNA VALUTAZIONE PER L’APPRENDIMENTO

• ANDARE VERSO UNA MINORE CHIUSURA DISCIPLINARE

“Se si cambiano solo i programmi che figurano nei documenti, senza scalfire

quelli che sono nelle teste, l’approccio per competenze non ha nessun futuro”

(P. Perrenoud, Costruire competenze a partire dalla scuola, Roma Anicia 2003)

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MAGGIORE INCLUSIVITÀ MAGGIORE ADATTABILITÀ E FLESSIBILITÀ

INDIVIDUALIZZAZIONE E PERSONALIZZAZIONE

Ad esempio:

1. scelta di materiali didattici, libri, schede o software per operare facilitazioni, semplificazioni, a seconda delle caratteristiche individuali;

2. materiali didattici e modalità di apprendere differenti, in modo da permettere di raggiungere gli obiettivi anche in modi diversi, usando linguaggi e codici diversi, ruoli, stili, intelligenze, ecc.;

3. mediazioni dei pari: una parte dell’attività didattica per piccoli gruppi in apprendimento cooperativo o con modalità di tutoring;

4. didattiche laboratoriali, anche con un uso inclusivo delle tecnologie, soprattutto quelle di uso individuale, che dovrebbero diventare parte ordinaria dell’attrezzatura di ogni alunno.

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… MA, SOPRATTUTTO, OCCORRE PASSARE

DALL’ALUNNO DAVANTI ALL’INSEGNANTE ALL’ALUNNO INSIEME ALL’INSEGNANTE,

IN UN AMBIENTE DI APPRENDIMENTO COOPERATIVO

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“Il problema dell’insegnante oggi

non è più la gestione del singolo,

ma la valorizzazione

dell’eterogeneità, della diversità,

in una classe di diversi” (M. Comoglio)

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PERCHÉ IL PESO DI QUESTA DIVERSITÀ

NON DIVENTI INSOSTENIBILE, È NECESSARIO CHE SI CREI

UNA RETE TRA FAMIGLIA/SCUOLA/ SERVIZI

Questa rete deve sfruttare tutti i mezzi e le risorse a disposizione per creare

un percorso condiviso e ricco di opportunità…

VALORIZZANDO I PUNTI DI FORZA

MINIMIZZANDO I PUNTI DI DEBOLEZZA

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LE DIDATTICHE INCLUSIVE POSSONO SERVIRE ANCHE A QUESTO?

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CERTO!

Gli ultimi studi sottolineano l’importanza di utilizzare una varietà di metodologie e strategie didattiche inclusive in maniera flessibile, poiché non esiste un’unica metodologia in grado di favorire efficacemente l’apprendimento di tutti gli studenti.

LINEE GUIDA PUA (Progettazione Universale per l’Apprendimento)

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INDISPENSABILE UN MIGLIORAMENTO ORGANIZZATIVO … scritto:

nel POF … nel PAI … nel RAV

attraverso il GLI … per una

DIDATTICA INCLUSIVA per TUTTI!!!

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OGNI INSEGNANTE è INCLUSIVO

se sa…

« I. Valutare la diversità degli alunni – la differenza tra gli alunni è una risorsa e una ricchezza

II. Sostenere gli alunni – i docenti devono coltivare aspettative alte sul successo scolastico degli studenti

III. Lavorare con gli altri – la collaborazione e il lavoro di gruppo sono approcci essenziali per tutti i docenti

IV. Aggiornamento professionale continuo – l’insegnamento è una attività di apprendimento e i docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento permanente per tutto l’arco della vita.»

ECCO I QUATTRO VALORI DI RIFERIMENTO CONDIVISI DAI DOCENTI INCLUSIVI EUROPEI!

(European Agency for Development in Special Needs Education “Profilo dei docenti inclusivi” 2012)

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Non si tratta di un cambiamento indolore perché …

… richiede allo STUDENTE di

investire su di sé,

mettersi in gioco,

lasciarsi sfidare (nessuno può farlo per lui,

nessuno può essere competente al posto suo)

… richiede al PROF. di avere

coscienza dell’importanza di

quello che propone e di saper

suggerire i passi del percorso;

di mostrare dal vivo il dinamismo

della sua materia (è lui il primo

“competente”); di valorizzare

l’iniziativa degli studenti con

domande, errori, procedure,

inventiva.

«Forse proprio la presenza in classe di alunni con DSA in

carne ed ossa sarà il grimaldello che costringerà tutta la

scuola italiana a ripensare le proprie pratiche, più ancora che

non un allegato al Regolamento o una circolare ministeriale.» Daniela Notarbartolo

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LIBRI CONSIGLIATI Gardner H., Sapere per comprendere. Discipline di studio e discipline della mente, Milano, Feltrinelli, 1999 Levine M., A modo loro, Milano, Mondadori, 2004 Castoldi, Portfolio e valutazione nella scuola, Brescia, Scuola Italiana Moderna, 2004

M. Castoldi, Valutare le competenze, Roma, Carocci 2009

M. Castoldi M. Martini, Verso le competenze: una bussola per la scuola. Un percorso di ricerca, Franco Angeli, 2011

Gineprini - Guastavigna, Mappe per capire. Capire per mappe. Rappresentazioni della conoscenza nella didattica, Carocci Faber, Roma 2004

Wolf M., Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge, Milano, Vita e pensiero, 2009 Amoruso , In parole semplici, Palermo Palumbo, 2010 Bianchi, Rossi, Ventriglia, Dislessia: la legge 170/2010 – Il Decreto attuativo e le Linee guida, il PDP. Libriliberi , FI 2011 Cornoldi e altri, Il primo strumento compensativo per un alunno con dislessia. Un efficiente metodo di studio – Dislessia –2010 Olivieri - Ventriglia , DSA Strumenti per una didattica inclusiva. MI Mondadori , 2012

D.W . Johnson, R.T.Johnson, E.J.Holubek , Apprendimento cooperativo in classe – Trento Erickson, 1994/2010

Rossi/Bianchi, Così insegno, Libri liberi, FI 2013 Olivieri , Storia - schede per attività di didattica inclusiva, Geografia - schede per attività di didattica inclusiva, Pearson, TO 2015

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www.aiutoadolescenza.it

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE!

Viviana Rossi