Upload
vuongnhu
View
218
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
2 Il Sole 24 OreSabato 4 Aprile 2015 N. 93
Così l’Italia finanzia la ricerca degli altriNella Ue siamo ventesimi per progetti approvati: regalati almeno due miliardi ai partner europei
Le vie della ripresaGLI INVESTIMENTI IN R&S
Fondi europei 2007-2013 Conquistati solo 3,5 miliardi sui 41,5 messi sul piatto da Bruxelles, appena l’8,3% del totale
La classifica di atenei e istitutiTra le prime 50 università solo due italianeMeglio i centri di ricerca con il Cnr al 5° posto
L’ANALISI
EugenioBruno
Il fattore tempoè crucialeper recuperareil terreno perso
u Continua da pagina 1
B astano forse questi duenumeri a spiegareperché va accolta con
un sospiro di sollievo la notizia che dopo quasi un anno e mezzo di annunci, promesse, anticipazioni, bozze, primi giri di tavolo, cambi di governo, avvicendamenti di ministri, sta finalmente per vedere la luce il Pnr 2014/2020: il documento che stabilisce priorità, strategie e aree di intervento della politica nazionale in materia di ricerca. Un tema che è uscito troppo presto dai radar del governo Renzi se si eccettua il credito d’imposta previsto dalla legge di stabilità e ancora inattuato e che deve invece rientrarci al più presto se si vuole aiutare il Paese a mettersi la crisi definitivamente alle spalle e provare a crescere a ritmi più sostenutidelle zero virgola.
Tutti gli organismi nazionali e internazionali (da Bankitalia all’Ocse fino alla Commissione Ue) convergono nel considerare il sostegno all’innovazione e al capitale umano come una delle principali leve da utilizzare in chiave anticiclica. E invece l’Italia non solo ha evitato di azionarla quando era in recessione ma sta perseverando nell’errore anche ora che l’economia è tornata in territorio positivo.
Per avere la controprovabasta tornare indietro di qualche settimane e leggere la scheda dedicata al nostro paese dal Rapporto sulla crescita 2015 messo a punto da Bruxelles. Il giudizio espresso alla voce ricerca è infatti lapidario: «Non è stato fatto nessun progresso verso il conseguimento dell’obiettivo». E che obiettivo poi: arrivare all’1,53% del Pil quando il resto del Vecchio continente staziona già da anni sopra al 2 per cento.
Il paper di Bruxelles è utile anche a capire quali sono le priorità da perseguire ora che sta partendo il nuovo ciclo di programmazione dei fondi Ue. A cominciare dal rafforzamento delle collaborazioni pubblicoprivate che si legge nel documento della Commissione «rimangono modeste». In un sistema produttivo fatto per il 99% diPmi il sostegno pubblico è fondamentale se si vuole permettere anche alle piccole e piccolissime aziende di innovare i processi e i prodotti. Aiutandole ad esempio a lavorare gomito a gomito con gli enti e le università.
Senza dimenticare il veropunto focale: le risorse. Ben venga allora il proposito contenuto nel Pnr 2014/2020 di spendere da qui al 2016 circa 6 miliardi di fondi e sfiorare addirittura i 20 alla fine del settennato. Ma se non si realizza una vera programmazione che sintonizzi sulle stesse priorità ministeri, regioni e istituzioni europee e ci consenta così di migliorare le performance poco lusinghiere che ci racconta qui accanto Marzio Bartoloni questo proposito resterebbe ancora una volta sulla carta. E l’Italia, a prescindere dalle scelte dell’allenatore e dagli 11 scesi in campo, finirebbe per segnare un’altra rete nella porta sbagliata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marzio Bartoloni
pL’Italia dal 2007 ha regalato almeno 300 milioni all’anno agli altri Paesi europei per fare ricerca al posto nostro. Offrendo così ai nostri vicini occasioni di crescita e più competitività. E dall’anno scorso questa cifra rischia di raddoppiare.La colpa è delle nostre performance nella conquista dei fondi europei per la ricerca: troppi progetti bocciati rispetto ai tanti che ne presentiamo e così sui 41,5 miliardi, che sono stati messi sul piatto in 7 anni da Bruxelles con il VII programma quadro e finanziati anche con le nostre casse, il nostro Paese ha conquistato 3,457 miliardi, l’8,3% di tutta la torta. Poco se consideriamo che l’Italia contribuisce al bilancio Ue con una quota superiore al 13% dei fondi complessivi (siamo i terzi finanziatori assoluti).All’appello mancano dunque almeno 2 di miliardi. Fondi che hanno speso in progetti di R&S gli altri Paesi: a cominciare dalla Germania che di miliardi ne ha conquistati il doppio rispetto a noi (6,96), seguita dall’Inghilterra (5,9 miliardi) e dalla Francia (4,6). C’è poi l’Olanda che ha conquistato 3,1 miliardi, il7,5% dei fondi del piano settennale della ricerca, a fronte di un contributo del 3,3 per cento.
Un trend negativo, quello dell’Italia, che si conferma anche nei primi dati del nuovissimo piano della ricerca Horizon 2020 che di miliardi in palio ne mette il doppio,ben 80 in 6 anni. Dei 2.400 progetti finanziati nel 2014 da Bruxelles con3,67 miliardi l’Italia ne coordina circa 200 per 289 milioni, il 7,8% deifondi stanziati finora. Fanno moltomeglio di noi la solita Germania (852 milioni), l’Inghilterra (526 mi
lioni), la Francia (345 milioni) e anche la Spagna (326 milioni) che nel VII programma quadro è poco dietro di noi (con 2,9 miliardi) pur contribuendo al bilancio Ue molto meno dell’Italia. Insomma con i nostri soldi stiamo continuando a pagare, almeno in parte, ricercatori, atenei e imprese degli altri Paesi.Una beffa per chi come noi vede spesso fuggire i cervelli migliori.
A dirlo sono i dati definitivi pubblicati nei giorni scorsi dalla Commissione Ue sul VII programma e dai primi su Horizon 2020: siamo terzi tra i 28 dell’Ue per numero di progetti presentati (34.536) e richieste di finanziamento (22,9 mi
liardi). Ma la stragrande maggioranza di questi viene bocciata: solopoco più di 6mila hanno avuto il disco verde di Bruxelles per 3,4 miliardi di fondi concessi. Il nostro tasso di successo sui progetti è del 18,3% (la media Ue è del 20,5%, in Germania è il 24,1%): in pratica siamo ventesimi nella capacità di vincere i fondi europei nella ricerca. Ele ragioni sono diverse: dopo tanti anni di tagli e sottofinanziamento per centri di ricerca, atenei e incentivi alle imprese siamo diventati sì meno competitivi. Ma siamoanche incapaci di fare rete. E le nostre poche eccellenze non riescono a fare abbastanza da traino. Lo
dimostrano le classifiche Ue sui top 50 nella conquista dei fondi. In quella delle università dominata da 14 atenei inglesi compaiono solo due italiane: Politecnico di Milano al 35° posto (con 248 progetti e 85 milioni) e Almamater di Bologna al 37° posto (con 244 progetti e 80 milioni). Nel ranking dei centri di ricerca andiamo un po' meglio con il Cnr che conquista unonorevole piazzamento sotto il podio (5°posto con 693 progetti e ben 231 milioni di finanziamenti), seguito da Centro ricerche Fiat (19°), Enea (25°), Iit di Genova (41°),Apre (43°) e Infn (48°). Tra le top 50imprese si segnalano D'Apollonia spa, Stmicroelectronics, Selex, Telecom e Alenia aermacchi. Ma tra le prime 25 Pmi per numero di progetti non c’è neanche un’italiana, noi che siamo il Paese delle medio e piccole aziende. «L’Italia è in generale ritardo tra i paesi leader in termini di risorse complessive in grado di attrarre», avverte Enrico Wolleb che collabora con la Dg ricerca della Commissione Ue ed è direttore di Ismeri Europa che con la banca dati «Red» monitora iprogrammi Ue. «Non occupa mai posizioni di vertice aggiunge , abbiamo performance discrete solo nei trasporti ed energia in cui siamo il secondo paese dopo la Germania». A livello nazionale secondo le elaborazioni di «Red» tra le regioni leader nella ricerca Ue spiccano Lombardia (per manifattura avanzata, scienze della vita, Ict, ambiente e agroalimentare), Piemonte (trasporti), Lazio (aerospazio ed energia), EmiliaRomagna (agroalimentare) e Toscana (scienze della vita e Ict).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PERSI 300 MILIONI ALL’ANNONella passata programmazione «regalati» almeno 300 milioni all’anno agli altri Paesi europeiColpa delle troppe propostebocciate tra le tante presentate
pPoco dopo il Pnr “maxi”, che è atteso in Consiglio dei ministriil 10 aprile insieme al Def, arriverà anche quello “mini”. Stiamo parlando del Programma nazionale della ricerca 2014/2020 che ha lo stesso acronimo del Piano nazionale di riforme (su cui si veda pagina 3) ma un oggetto completamente diverso. Essendo incentrato sugli investimentiin R&S. Un documento cruciale sia perché deve fare “parlare” le politiche nazionali per l’innovazione, da un lato, con quelle europee e, dall’altro, con quelle regionali. Sia per il volume delle risorse che punta a muovere: 6 miliardi entro il 2016 e quasi 20 a fine corsa se riusciremo a migliorare le nostre poco invidiabili performance di spesa esaminate nell’articolo in alto.
Dopo una serie di annunci iniziati quando a viale Trastevere sedeva ancora Maria Chiara Carrozza e proseguiti quando al suo posto si è insediata Stefania Giannini il suo varo stavolta sembra vicino. L’approdo al Cipe è programmato intorno al 20 aprile. Quando saranno però trascorsi più di 16 mesi dalla scadenza del termine originario. E, proprio in vista di quella data, la ministra dell’Istruzione ha in programma subito dopo Pasqua un incontro con gli amministratori regionali e i rappresentanti degli enti di ricerca.
A differenza dei Pnr precedenti quello in dirittura di arrivoavrà una durata non più triennale, bensì settennale. E già questa è un’indicazione della sua vocazione di raccordo con la programmazione Ue. A rafforzarla c’è poi la scelta di tarare le specializzazioni interne su quelle già individuate in ambito europeo. Gli ambiti di investimentosaranno infatti 12 e coincideranno con quelli definiti a Bruxellesnell’ambito di Horizon 2020. Confermando quanto anticipato sul Sole 24 Ore del 30 gennaio, le aree di intervento saranno segmentate in quattro gruppi. Si parte con le «priorita
rie» (Aerospazio, Agrifood, Fabbrica Intelligente) che corrispondono direttamente allepriorità industriali individuatenella specializzazione nazionaleintelligente su cui è ipotizzabile una concentrazione di risorse inforte sinergia con il settore privato; si passa a quelle ad «alto potenziale» (Blue Growth, Chimica Verde, Design Creatività Made in Italy, Patrimonio Culturale), nelle quali l’Italia possiedeasset o competenze distintive da
sostenere per aumentare la ricaduta industriale; si scende a quelle «in transizione» (Smart Communities, Tecnologie per gli Ambienti di Vita), che necessitano però di un sostegno alla domanda se si vogliono creare nuovi mercati per l’innovazione; si arriva infine alle «consolidate» (Energia, Mobilità e Trasporti, Salute), all’interno delle quali bisogna però individuare le nicchie di specializzazione su cui concentrare i fondi.
Nel complesso il Pnr2014/2020 punta a movimentare 6 miliardi da qui al 2016. Di questi2,2 saranno reperiti dal Miur nel proprio bilancio, attingendo ai fondi già finanziati o da rifinanziare (Pon Ricerca, Fisr, First, Ffo, Foe) mentre la restante parte (3,8 miliardi) dovrà arrivare dai programmi regionali (Por) e da Horizon 2020. Allargando l’orizzonte alla fine del settennato, l’obiettivo di spesa è ancora più ambizioso. Non tanto per il suo ammontare complessivo (oltre 19 miliardi di euro, di cui 8 di risorse nazionali) quanto per itassi di spesa su cui è stato calcolato. Più o meno l’11% che vorrebbe dire quasi il 3% in più rispettoa quanto fatto durante la precedente programmazione 2007/2013. Un target che se fosseraggiunto chiosano dal Miur non «sarebbe un semplice successo, ma un trionfo».
Delle altre parole chiave disseminate nel documento ce ne sono almeno un paio che meritano un accenno: il capitale umano, che verrà rafforzato attraverso il finanziamento dei dottorati industriali, la pubblicazione dei bandi Sir e il programma «ToP Talents», e la collaborazione pubblicoprivata, che verrà incentivata attraverso il rafforzamento dei cluster nazionali e la diffusione dei «contamination labs». Due propositi quantomai importanti visto che corrispondo ad altrettanti gap storici di casa nostra.
Eu. B.© RIPRODUZIONE RISERVATA
La programmazione 2014/2020. Il documento con le linee guida atteso al Cipe il 20 aprile
Per ripartire ecco il nuovo pianoda 6 miliardi nei primi tre anni
LA NOVITÀ Per la prima volta gli obiettivi nazionali coincidono con quelli comunitari: con un tasso di spesa dell’11% si punta a spendere 20 miliardi
IN CIFRE
6 miliardiLe risorse del PnrI finanziamenti che il programma nazionale della ricerca 2014/2020 punta a muovere entro il prossimo anno. A fine periodo potrebbero arrivare a oltre 19 mld se fossero rispettati i tassi di spesa fissati
3,8 miliardiDa Por e Horizon 2020 La parte di risorse che sul plafond da 6 miliardi arriveranno dai programmi operativi regionale e dal Programma quadro europeo per la R&I. Il resto sarà messo sul piatto dal Miur
12Gli ambiti di investimentoIl nuovo Pnr sarà tarato sulle aree di intervento definite da Bruxelles, segmentate in quattro gruppi: prioritarie, ad alto potenziale, in transizione, consolidate
NOI E GLI ALTRI
Fondi Ue per la ricerca, il ritardo dell’Italia
Posizione Ente Paese1 Centre National de la Recherche Scientifique Fr2 FraunhoferGesellschaft De3 Commissariat a l’Energie Atomique et aux Energies Alternatives Fr4 Agencia Estatal Consejo Superior de Investigaciones cientificas Es5 Consiglio Nazionale delle Ricerche It19 Centro Ricerche Fiat Scpa It
25 Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie , l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile It
41 Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia It43 Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea It48 Istituto Nazionale di Fisica Nucleare It
Fonte: Commissione Ue
Posizione Ente Paese1 The University of Cambridge Uk2 The University of Oxford Uk3 Imperial College of Science,Technology and Medicine Uk4 University College London Uk5 Eidgenoessische Technische Hochschule Zuerich Ch6 Katholieke Universiteit Leuven Be7 École Polytechnique Federale de Lausanne Ch8 Danmarks Tekniske Universitet Dk35 Politecnico di Milano It37 Alma Mater StudiorumUniversità di Bologna It
ENTI DI RICERCA
UNIVERSITÀ
Posizione Ente Paese1 Atos Spain Sa Es2 Siemens Aktiengesellschaft De3 Thales Communications & Security Sas Fr4 D’Appolonia Spa It5 Telefonica Investigacion y Desarrollo Sa Es6 StMicroelectronics Srl It10 Selex Es Spa It18 EngineeringIngegneria Informatica Spa It21 Telecom Italia Spa It28 Alenia Aermacchi Spa It
IMPRESE
10 15 20 25 30
RomaniaCiproSloveniaBulgariaGreciaCroaziaSlovacchiaPortogalloItaliaLussemburgoPoloniaMaltaSpagnaLituaniaRep.CecaUngheriaEstoniaFinlandiaLettoniaIrlandaAustriaRegno UnitoSveziaGermaniaDanimarcaFranciaOlandaBelgio
14,615,015,616,416,416,917,918,118,318,518,518,919,020,020,320,320,621,321,621,922,322,623,624,124,225,125,526,3
Tasso di successo dei progetti presentati sui fondi Ue e, affianco, posizione nella top 50 dei proponenti
www.bs.ilsole24ore.com
LE NUOVE COMPETENZE PER DIVENTARE UN PROFESSIONISTA DELLA COMUNICAZIONE CORPORATE E PUBBLICA IN UN NETWORK DIGITALE
Il Sole 24 ORE Business School ed EventiRoma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c
Milano - via Monte Rosa, 91Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008
Servizio Clientitel. 06 (02) 3022.6372/6379fax 06 (02) 3022.4462/[email protected]
In un mercato sempre più competitivo i Master Full Time della Business School del Sole 24 ORE rappresentano ilmiglior investimento per entrare nel mondo del lavoro oggi sempre più selettivo.
5.700 i diplomati, oggi manager e professionisti di successo.Il Master è finalizzato a formare giovani professionisti esperti in comunicazione d’impresa, media relations,lobbying e public affairs, con particolare attenzione all’impatto dei media digitali sulle strategie di comunicazione.Sono previsti incontri alla Camera dei Deputati, Senato, Campidoglio e all’Unità di Crisi della Farnesina.
Master Full TimeMaster Full Time
ROMA, dal 25 MAGGIO 20155 mesi di aula e 6 di stage
6° MASTER
COMUNICAZIONE, PUBLIC AFFAIRSE RELAZIONI INTERNAZIONALI
I Partner del Master:
> Accenture> Acea> Adnkronos
Comunicazione> Aida Partners> APCO> Avio> Azienda
OspedalieraSan CamilloForlanini
> Baldini e Castoldi> Banca Etruria> Barilla> Baxter
> Birra Peroni> BMW> Brystol - Myers
Squibb> British Telecom
Italia> Brizzi
Comunicazione> Burson & Marsteller> Camera dei
Deputati> Cattaneo,
Zanetto & Co> Centostazioni> Cohn & Wolfe
> CompetenceCommunication
> Confesercenti> Confindustria> Consiglio per le
relazioni tra Italiae Stati Uniti
> Consulcesi> Costa Crociere> D’Antona &
Partners -Gruppo Havas
> East ComConsulting
> Edelman
> ENAV> ENEL> Extra
Comunicazionee Marketing
> FB&Associati> Salvatore
Ferragamo> Ferrero> Ferrovie dello Stato> Fiat Serbia> Fox International
Channels Italy> Generali> Glaxo
> Greenpeace> Gruppo 24ORE> Hogan Lovells> IBM> Imagine
Communication> Ketchum> Legambiente> L’Oreal> Lottomatica> MEC Global> Microsoft> Minerva Pictures> Ministero dei Beni
Culturali
> Mirella VillaComunicazione
> MSC Crociere> MS&L Group> MR Associati> Novartis> Parlamento
Europeo> Piaggio> Pirelli> Publicis
Consultants> Radio Vaticana> Roche> Roma Capitale
> Sace> SEC & Partners> Shell> Sisal> Technogym> Trenta Ore
per la Vita> Unioncamere> Vodafone> Wind> Weber
& Shandwick Italia> WWF
ALCUNE DELLE STRUTTURE CHE HANNO OSPITATO IN STAGE E INSERITO AL PROPRIO INTERNO I PARTECIPANTI DELLE PRECEDENTI EDIZIONI:
Possibilità di accedere a una borsa di studio a copertura totale offerta dal GRUPPO 24 ORE.INVESTI SU TE STESSO