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Design di biomasse: come, perché, quando Lorenzo D’Avino L’età della pietra non finì per mancanza di pietre, così succederà per il petrolio. Questo concetto, espresso quindici anni fa dallo sceicco Yamani, trova oggi nuovi significati. Conoscere e promuovere le tecnologie e i materiali innovativi che utilizzano biomasse è far parte di questo cambiamento. Secondo alcune statistiche 1 mancano oggi 13700 giorni (37 anni e mezzo) alla fine del petrolio, ma questo dato sicuramente cambierà molto in relazione alla scelte che la comunità saprà attuare. E come sapremo governare questa transizione. Riporterò le definizioni di biomassa, biobased, bioraffineria e sottoprodotto che a livello normativo sono piuttosto complesse e farraginose, ma riescono ormai a specificare bene i campi d’applicazione. L’ecodesign oggi non considera solo l’oggetto e la sua funzionalità, ma anche da dove deriva il materiale di cui è composto, qual è il processo produttivo che lo ha generato e quale il suo destino ambientale dopo il suo utilizzo, secondo i dettami dell’economia circolare (recentemente definita dall’UE 2 ), che di fatto imita la natura nel cercare di considerare i flussi in uscita da un qualsiasi ciclo, come una risorsa per altri organismi. L’uomo è infatti l’unico animale che paga per smaltire i suoi rifiuti e questa anomalia è principalmente dovuta all’utilizzo dei derivati del petrolio, che risultano inerti nell’ambiente per centinaia di anni. Il petrolio ha sicuramente contribuito, dalla rivoluzione industriale ad oggi, a permetterci l’attuale incredibile livello di sviluppo che abbiamo raggiunto. E tutt’ora ne è al centro (e lo sarà) se è vero, come è vero, che tutti gli oggetti che ci circondano contengono derivati del petrolio, presente anche nella vernice di un tavolo o nell’ olio necessario a ingrassare la pelle. E’ stato calcolato che la quantità di plastica prodotta fino oggi è di circa sei miliardi di tonnellate, una quantità capace di avviluppare l’intero pianeta. Sono ormai 5 i grandi vortici di plastica rilevati negli oceani , 600 le specie che li ingeriscono per errore dopo che sono stati disintegrati in microplastiche e trasferendoli praticamente intatti nella catena alimentare. 3 Questa la differenza fondamentale tra disintegrabilità e biodegradabilità che ha portato, qualche anno fa, a pensare erroneamente che i sacchetti di polietilene additivati con uno speciale composto in grado di renderli disintegrabili alla luce, poteva essere una risposta ambientale soddisfacente. La biodegradabilità deve essere associata al tempo (un pannolino convenzionale è biodegradabile in 450 anni!) ed è più corretto ragionare in termini di compostabilità, assicurando che dopo 90 giorni in impianto di compostaggio quell’oggetto sarà trasformato in terriccio fertile 4 . Chimica verde bionet è un’associazione senza fini di lucro che oggi festeggia i suoi 10 anni di attività ed è stata fondata da un gruppo di ricercatori e Legambiente che credevano (e credono) nella possibilità e nell’urgenza di promuovere i prodotti che dall’agricoltura possono essere realizzati in modo ecocompatibile, per sostituire gradualmente i prodotti di origine petrolchimica. Secondo l’approccio della rete di filiere, che è poi analogo a quello dell’economia circolare. Ha come soci molte delle principali aziende che operano in questo settore, con particolare attenzione anche alle piccole realtà che altrimenti difficilmente troverebbero voce. In questi anni ha realizzato convegni e seminari, redatto un manifesto e diversi position paper 5 , contribuito a premiare gli impianti e i prodotti più virtuosi secondo questi dettami, e le tesi magistrali e di dottorato più interessanti sulle tematiche delle bioenergie e della chimica verde. 1 Worldmeters.info 2 Il pacchetto sull’economia circolare è stato presentato dalla Commissione europea il 2 dicembre 2015 3 E. van den Berg, National Geographic, maggio 2016 4 Sulla base della Uni 13432:2002 per imballaggi 5 Tra cui uno del 2007 sui prodotti naturali per bioedilizia scaricabile da www.chimicaverde.it

Design di biomasse: come, perché, quando · operazioni sulle biomasse per ottenere energia, combustibili, prodotti chimici e materiali. (treccani.it lessico del XXI sec) 2006 terra

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Page 1: Design di biomasse: come, perché, quando · operazioni sulle biomasse per ottenere energia, combustibili, prodotti chimici e materiali. (treccani.it lessico del XXI sec) 2006 terra

Design di biomasse: come, perché, quando Lorenzo D’Avino  L’età della pietra non finì per mancanza di pietre, così succederà per il petrolio. Questo concetto, espresso 

quindici anni fa dallo sceicco Yamani, trova oggi nuovi significati. Conoscere e promuovere le tecnologie e i 

materiali innovativi che utilizzano biomasse è far parte di questo cambiamento. Secondo alcune statistiche1 

mancano oggi 13700 giorni (37 anni e mezzo) alla fine del petrolio, ma questo dato sicuramente cambierà 

molto in relazione alla scelte che la comunità saprà attuare. E come sapremo governare questa transizione.  

Riporterò  le definizioni di biomassa, biobased, bioraffineria e  sottoprodotto  che a  livello normativo  sono 

piuttosto complesse e farraginose, ma riescono ormai a specificare bene i campi d’applicazione. 

L’ecodesign oggi non considera solo l’oggetto e la sua funzionalità, ma anche da dove deriva il materiale di 

cui è composto, qual è il processo produttivo che lo ha generato e quale il suo destino ambientale dopo il 

suo utilizzo, secondo i dettami dell’economia circolare (recentemente definita dall’UE2), che di fatto imita la 

natura nel cercare di considerare i flussi in uscita da un qualsiasi ciclo, come una risorsa per altri organismi. 

L’uomo  è  infatti  l’unico  animale  che  paga  per  smaltire  i  suoi  rifiuti  e  questa  anomalia  è  principalmente 

dovuta all’utilizzo dei derivati del petrolio, che risultano inerti nell’ambiente per centinaia di anni. 

Il  petrolio  ha  sicuramente  contribuito,  dalla  rivoluzione  industriale  ad  oggi,  a  permetterci  l’attuale 

incredibile livello di sviluppo che abbiamo raggiunto. E tutt’ora ne è al centro (e lo sarà) se è vero, come è 

vero, che tutti gli oggetti che ci circondano contengono derivati del petrolio, presente anche nella vernice di 

un tavolo o nell’ olio necessario a ingrassare la pelle. E’ stato calcolato che la quantità di plastica prodotta 

fino oggi è di circa sei miliardi di tonnellate, una quantità capace di avviluppare l’intero pianeta. Sono ormai 

5 i grandi vortici di plastica rilevati negli oceani , 600 le specie che li ingeriscono per errore dopo che sono 

stati disintegrati  in microplastiche e trasferendoli praticamente intatti nella catena alimentare.3 Questa  la 

differenza fondamentale tra disintegrabilità e biodegradabilità che ha portato, qualche anno fa, a pensare 

erroneamente  che  i  sacchetti  di  polietilene  additivati  con  uno  speciale  composto  in  grado  di  renderli 

disintegrabili  alla  luce,  poteva  essere  una  risposta  ambientale  soddisfacente.  La  biodegradabilità  deve 

essere  associata  al  tempo  (un  pannolino  convenzionale  è  biodegradabile  in  450  anni!)  ed  è  più  corretto 

ragionare  in  termini  di  compostabilità,  assicurando  che  dopo  90  giorni  in  impianto  di  compostaggio 

quell’oggetto sarà trasformato in terriccio fertile4. 

Chimica verde bionet è un’associazione senza fini di lucro che oggi festeggia i suoi 10 anni di attività ed è 

stata  fondata  da  un  gruppo  di  ricercatori  e  Legambiente  che  credevano  (e  credono)  nella  possibilità  e 

nell’urgenza  di  promuovere  i  prodotti  che  dall’agricoltura  possono  essere  realizzati  in  modo 

ecocompatibile, per sostituire gradualmente  i prodotti di origine petrolchimica. Secondo  l’approccio della 

rete  di  filiere,  che  è  poi  analogo  a  quello  dell’economia  circolare.  Ha  come  soci  molte  delle  principali 

aziende che operano in questo settore, con particolare attenzione anche alle piccole realtà che altrimenti 

difficilmente troverebbero voce.  In questi anni ha realizzato convegni e seminari,  redatto un manifesto e 

diversi position paper5, contribuito a premiare gli impianti e i prodotti più virtuosi secondo questi dettami, 

e le tesi magistrali e di dottorato più interessanti sulle tematiche delle bioenergie e della chimica verde. 

                                                            1 Worldmeters.info 2 Il pacchetto sull’economia circolare è stato presentato dalla Commissione europea il 2 dicembre 2015 3 E. van den Berg, National Geographic, maggio 2016 4 Sulla base della Uni 13432:2002 per imballaggi  5 Tra cui uno del 2007 sui prodotti naturali per bioedilizia scaricabile da www.chimicaverde.it  

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L’intervento che terrò parte da questi scenari e dal mercato in essere e in crescita per discutere di come i 

nuovi materiali derivati da biomasse debbano superare la dipendenza dai materiali di origine petrolchimica 

anche a livello concettuale: smettere d’inseguirne le caratteristiche e trarre vantaggio dalle loro peculiarità, 

come  ad  esempio  la  buona  traspirabilità  delle  bioplastiche,  fino  ad  arrivare,  al  limite,  alla  possibilità  di 

prevederne  la  trasformazione,  così  come  avviene  in  natura.  Rendendosi  conto  di  come,  in  ottica  di 

sostenibilità, la vita eterna di un oggetto non può essere, in definitiva, un pregio. Ma che invece lo sono (i) 

la  rinnovabilità  delle  materie  prime,  (ii)  il  processo  produttivo  che  lo  genera  (poco  energivoro  e 

caratterizzato da bassa tossicità degli additivi), (iii) quanto questo sia integrato nel territorio e infine (iv) un 

corretto  destino  ambientale  al  termine  del  suo  uso.  Sia  che  il  suo  uso  duri  10  secondi  come  un  guanto 

sterile sia che duri più possibile come un pannello isolante per l’edilizia.6 

Il paradigma della sostenibilità non può prevedere solo di evitare il peggioramento, ma deve realizzare un 

miglioramento,  avere  il  coraggio  di  costruire  bellezza.  Ad  esempio  se  nella  nostra  penisola  si 

impermeabilizzano 10 mq al secondo7, occorre sicuramente cercare di ridurre questo consumo irreversibile 

di  suolo  utile,  occupandosi  di  rigenerazione  urbana, ma  occorre  anche  che  il  nuovo  sia  un  vanto  per  le 

generazioni  future  così  come  lo  è  stato per noi.  La mia provocazione  intellettuale  è:  possiamo  riuscire  a 

creare  delle  pale  eoliche  belle  nel  paesaggio  così  come  abbiamo  costruito  le  Torri  di  San  Gimignano? 

Riusciremo  a  lasciare  alle  generazioni  future  qualcosa  di  cui  essere  fieri?  A  ottenere  suoli  più  fertili  e 

produttivi usando una gestione agricola oculata e multifunzionale? 

Analizzato  il  come e  il perché di questo cambiamento  tratterò  il quando, discutendo degli obiettivi e dei 

vincoli  legislativi  allo  sviluppo  di  materiali  bio‐based,  e  di  quali  potrebbero  essere  le  proposte  per 

incentivare la produzione e l’uso di questi prodotti, che finora si sono sviluppati senza alcun tipo di fiscalità 

assistita.  

  

 

         

 

                                                            6 D’Avino L., Mannelli S., 2014. Criteri per certificare la sostenibilità dei bioprodotti. Supplemento all’informatore agrario 40 pp 21‐23  7 A. Rondinone (a cura di) Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione, Dossier Mipaaf  

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Design di biomassacome, perché, quando

Lorenzo D’Avino

AGRITETTURA ‐ NUTRIRE IL CANTIERE  Chi ri‐cerca trova26 MAGGIO 2016 Palazzina Reale  FIRENZE

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indice

L. D’Avino. Design di biomassa: come, perché, quando ‐ Agritettura 26 maggio 2016, Firenze

• Design di biomasse: definizioni

• Come : filiere integrate nei territori, manifesto chimica verdecriteri di sostenibilità

• Perché: sostenibilità risorsa petrolio e suoloinquinamento plastiche 

• Quando: mercato, obiettivi e proposte

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La galassia della chimica verde

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I bioprodotti sono prodotti non alimentari totalmente o parzialmente derivati da biomasse (EN 16575)

Vanno dai prodotti per la chimica fine (prodotti farmaceutici, cosmetici, additivi alimentari ecc.)fino a materiali di elevati volumi quali biopolimeri o materie prime per la chimica. 

La definizione esclude i prodotti tradizionali a base naturale quali carta e cellulosa, prodotti in legno e biomasse per fonti energetiche

Bio‐based product (bioprodotti) 

[Lead market initiative 2007-2011 final report]

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Biomassa

materiale di origine biologico ad esclusione del materiale incorporato in formazioni geologichee/o fossilizzato. (EN 16751)

la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani (Dir. 28/2009/CE)

definizione biologica ≠ economica

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300.000 piante superiori

La biodiversità deve essere utilizzata!

10 x

7.000 storicamente coltivate a fini alimentari150 quelle effettivamente coltivate

30 specie soddisfano il 95 % del nostro fabbisogno

3 specie (riso, grano e mais) producono più della metà delle calorie necessarie all’umanità

La petrolchimica usa una sola materia prima

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• 1971 Nicholas Georgescu-Roegen

• La bioeconomia è una filosofia economica che fa riferimento all’utilizzo sostenibile delle risorse biologiche come piante, animali e microrganismi ma non solo.

• Include l’agroalimentare!

2015

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Bioeconomia

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Bioraffinerie

bioraffinazione : attività che consiste nell'integrazione di processi di conversione della biomassa di natura chimica, fisica o microbiologica al fine  di produrre biocarburanti, prodotti biochimici ad alto valore aggiunto e bioenergiaDM 9/10/2013

bioraffinerìa s. f. – Impianto in cui si compiono le operazioni sulle  biomasse per ottenere energia, combustibili, prodotti chimici e materiali. (treccani.it lessico del XXI sec)

terra futura2006

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Non ricerca la commodity omogenea per la chimica verde Non ricerca la… Pianta europea per la chimica verde

La bioraffineria verde organizza un sistema colturaleteso a incrementare il C nei suoli e ridurre gli input

Bioraffineria integrata nel territorio

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Economia circolare (biomimicry)

Agricoltura

Post consumo

Utilizzo

Trasformazioni

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Sottoprodotto D. Lgs. 205/10, art. 12: 

E’ un sottoprodotto e non un rifiuto qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni:1. la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di 

produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;

2. è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;

3. la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;

4. l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana”.

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2014

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Consumo di suolo

Secondo l’ISTAT la SAU è passata in 40 annida 18 a 13 M ha

Secondo l’ISPRAvengono impermeabilizzati ogni giorno100 ettari (10 mq/sec)

A. Rondinone. Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione, Dossier Mipaaf

• Occorre tutelare la  fertilità dei suoli • Aumentando la loro sostanza organica (CO2seq)• Penalizzare chi lascia il terreno nudo• Rivedere il concetto di compensazione

L. D’Avino. Design di biomassa: come, perché, quando ‐ Agritettura 26 maggio 2016, Firenze

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Il paradigma della sostenibilità non può solo evitare il peggioramento, 

deve realizzare un miglioramento: abbiate il coraggio di costruire bellezza!

à

L. D’Avino. Design di biomassa: come, perché, quando ‐ Agritettura 26 maggio 2016, Firenze

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Design di bioprodotto

1. Rinnovabilità materie prime ASTM d6866‐2011,ma cfr. esempio nascita plastica

2. Energia e materiali nel processo produttivo LCA

3. Integrazione nel territorio processo partecipato 

4. Destino ambientale es. EN 13432 e codici CER

Criteri per certificare la sostenibilità dei bioprodotti. Supplemento all’informatore agrario n. 40 2014 pp 21‐23 

L. D’Avino. Design di biomassa: come, perché, quando ‐ Agritettura 26 maggio 2016, Firenze

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Al ritmo attuale il petrolio si esaurirà tra 13705 giorni

Mezzi tecnici per l’agricoltura

L. D’Avino. Design di biomassa: come, perché, quando ‐ Agritettura 26 maggio 2016, Firenze

Rete di filiere (bionet)

Bioplastiche

Biocompositi

Biolubrificanti

Biocombustibili

Coloranti

Cosmetici

Detergenti

Fibre

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269 000 tonnellate in marein più di 5000 miliardi di pezzi concentrati in 5 vortici negli oceani

[Eriksen et al. 2014  PLoS ONE doi:10.1371/journal.pone.0111913]

L. D’Avino. Design di biomassa: come, perché, quando ‐ Agritettura 26 maggio 2016, Firenze

Si stima che dal 1950  si siano prodotte  6 miliardi  di tonnellate  di plastica(800 kg a testa)una quantità sufficiente ad avviluppare il pianeta

[National Geographic IT ,maggio 2016]

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Oltre 600 specie ingeriscono microplastiche (<5mm)

Nelle zone vulcaniche si trovano nuove rocce chiamate «plastiglomerati»

L. D’Avino. Design di biomassa: come, perché, quando ‐ Agritettura 26 maggio 2016, Firenze

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[ www.legambiente.it/marinelitter/ ]

In Italia? Goletta verde 2014‐2015

Plastica il 95% dei rifiuti in mare 

Densità rifiuti per km2• 37 nel Tirreno• 33 nello Ionio• 25 in  Adriatico

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I bioprodotti si possono ottenere da svariate materie prime comprese quelle di «scarto»

Più o meno comunemente: amido, zucchero, olio vegetale, acido succinico, butandiolo, chitina

Potenzialmente (occorre valutarne il TRL):bucce di pomodori, scarti di caffe, acque di vegetazione delle olive, pastazzod’agrumi, scarti della produzione di cacao, funghi,  frazione organica di rifiuti

Cfr anche:  SPI,2016 BIOPLASTICS SIMPLIFIED 

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Capacità produttiva mondiale dei biopolimeri

(migliaia di tonnellate)

2003:    222

2010:     725

2015:    1710

Consumo plastiche (fibre escluse) 

250 000

Mercato europeo: 35 mln € nel 2010

333 mln fino a  1000 nel 2020

a seconda delle politiche 

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I biopolimeri possono ormai sostituire quasi qualsiasi plastica, ma problemi autorizzativi

BiopolimeriPLA‐PHA‐PHB‐PHV‐PHBV

Lo proposi nel 2007… lo han realizzato a Taiwan nel 2015

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Adesso! Già oggi esistono cataloghi e certificazioni biobasedEsempi:

Ok biobased con circa 110 certificati (anche contenenti più prodotti)suddivisi tra materiali componenti e prodotti finiti 

BioPreffered®  dell’USDA oggi con 97 categorie di prodotti 

Nella categoria pannelli compositi ad esempio (con contenuto biobased >94%) sono presenti 203 pannelli compositiPer cui è previsto l’obbligo per acquisti federali  

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Quando?

Anche:  coolproducts.eu, acquistiverdi.it, compostabile.com

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Premio «best practices»Cremona VI edizione

Showroom  bioprodottiArezzo

Mostre e fiere

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Obiettivi

emissioni GHGRispetto al 2005

20% al 202040% al 2030 (vincolante!)80% al 2050(riqualificando un’abitazione al minuto nei prossimi 35 anni) 

Economia circolare: al 2030Riciclo rifiuti urbani  >65%Riciclo imballaggi  >75%

rifiuti domestici in discarica <10%

Riduzione risorse in ecodesign (vaga)

Oggi rinnovabili al 40% della produzione !

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Test dal 2018 per prevenire  l’obsolescenza programmata

Fonte: La svolta dopo l’accordo di Parigi,Fondazione per lo sviluppo sostenibile

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1. Strategia a lungo termine per il settore dei bio‐based

2. > coordinamento tra istituzioni e stakeholders

3. Distinzione sottoprodotti/rifiuti

4. Produzione agroalimentare/Bioeconomia

5. Fine Vita/Codici CER

6. Integrazione nel territorio delle bioraffinerie

7. Riconoscibilità Bio‐based, certificazione

8. Fiscalità agevolata (o carbon tax)

in conclusione:  8 proposte

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Ma non si devono rincorrere i materiali esistentima sviluppare le peculiarità

ad esempio:• biodegradabilità nei  

sacchetti per l’organico

• traspirabilità negli imballaggi

• minore persistenza negli erbicidi 

• minore irritabilità della pelle nei pannolini

• minore infiammabilità della glicerina nei fluidi idraulici….

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Come  accade per i pigmenti naturali che «memorizzano» la luce adattandosi all’ambiente…

Grazie a Sofia Mannelli per l’aggiornamento sui sottoprodotti e Pino Panzarella  per i fotomontaggi  

LIFE‐DESIGN

Grazie dell’attenzione !

Lorenzo D’Avino

Perché non riuscire a immaginare prodotti «vivi», capaci di trasformarsi durante il loro uso?