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Cari lettori, La comunicazione è l’elemento fondamentale del Sistema di Protezione civile. Poter disporre di comunicazioni efficienti e sicure significa essere in grado di far transitare e trasferire tutte le informazioni necessarie che consentono di dialoga- re e creare un buon coordinamento, ottimizzare gli interventi in emergenza e garantire la sicurezza per i cittadini. È superfluo sottolineare come questo settore, strategico per la protezione civile, si sia evoluto in modo geometrico nel corso degli ultimi decenni: dai sistemi di comunicazione in uso durante la 2 a guerra mondiale alle reti analogiche, alla telefonia mobile, al digitale, ai satelliti, ai social network, solo per segnalare alcu- ne tappe di questo percorso tecnologico. L’esigenza primaria delle TLC in emergenza è quella che il flusso delle comuni- cazioni tra periferia e centro (e viceversa) non s’interrompa mai anche in caso di black out della telefonia mobile e fissa, dovuta ad importanti eventi calamitosi di tipo naturale o antropico. Oggi, poi, possiamo contare su sistemi ridondanti di comunicazione, come vedre- mo in questo Quaderno, per cui, almeno a livello teorico, reti alternative di tra- smissione dovrebbero essere operative in qualsiasi circostanza. Altra importante esigenza è che tutti gli operatori professionisti, istituzionali e volontari possano interagire su reti dedicate, senza QUADERNI DI PROTEZIONE CIVILE 1 ITALIANA Protezione civile Protezione civile LA TLC IN EMERGENZA 7 Roberto Oreficini Rosi, direttore Dipartimento per le Politiche integrate di Sicurezza e Protezione civile della Regione Marche. Nel marzo del 2003 organizzò a Fabriano un convegno sulle TLC, ‘La Carta di Fabriano’, che fu una pietra miliare per la realizzazione di una rete di comunicazione nazionale dedicata alla protezione civile

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Cari lettori,

La comunicazione è l’elemento fondamentale del Sistema di Protezione civile.Poter disporre di comunicazioni efficienti e sicure significa essere in grado di fartransitare e trasferire tutte le informazioni necessarie che consentono di dialoga-re e creare un buon coordinamento, ottimizzare gli interventi in emergenza egarantire la sicurezza per i cittadini.È superfluo sottolineare come questo settore, strategico per la protezione civile, sisia evoluto in modo geometrico nel corso degli ultimi decenni: dai sistemi dicomunicazione in uso durante la 2 a guerra mondiale alle reti analogiche, allatelefonia mobile, al digitale, ai satelliti, ai social network, solo per segnalare alcu-ne tappe di questo percorso tecnologico.L’esigenza primaria delle TLC in emergenza è quella che il flusso delle comuni-cazioni tra periferia e centro (e viceversa) non s’interrompa mai anche in caso diblack out della telefonia mobile e fissa, dovuta ad importanti eventi calamitosidi tipo naturale o antropico.Oggi, poi, possiamo contare su sistemi ridondanti di comunicazione, come vedre-mo in questo Quaderno, per cui, almeno a livello teorico, reti alternative di tra-

smissione dovrebbero essere operative in qualsiasi circostanza. Altra importante esigenza è che tutti gli operatori professionisti,istituzionali e volontari possano interagire su reti dedicate, senza

QUADERNI DI PROTEZIONE CIVILE

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ITALIANA

Protezione civile

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Roberto Oreficini Rosi, direttore Dipartimento per le Politiche integrate di Sicurezza eProtezione civile della Regione Marche. Nel marzo del 2003 organizzò a Fabrianoun convegno sulle TLC, ‘La Carta di Fabriano’, che fu una pietra miliare per la realizzazione di una rete di comunicazione nazionale dedicata alla protezione civile

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interferenze quindi, sia nei ‘crateri’ dell’emergenza,sia all’interno di COC, COM, CCS e dellaDi.Coma.C.Un altro aspetto essenziale delle TLC in situazionid’emergenza o di semplice allerta, è quello della veri-dicità e oggettività delle informazioni che dai luoghimonitorati o colpiti da calamità, arrivano in salaoperativa. Anche in questo caso la tecnologia suppor-ta la protezione civile con immagini e audio chegiungono in tempo reale nelle sale dei ‘decisori’ e deicoordinatori. Resta, tuttavia, fondamentale la com-ponente umana degli operatori TLC per ottenere unacomunicazione chiara e attendibile. In questa pro-spettiva, infatti, i corsi di formazione, che diverseassociazioni di volontariato organizzano, nonriguardano solo gli apetti tecnologici delle tramissio-ni, ma anche il metodo e la bontà della comunica-zione medesima.

Prima di lasciarvi alla lettura degli interventi degliesperti in TLC che ospitiamo in questo Quaderno,desidero rivolgere un particolare ringraziamento aitantissimi radioamatori dell’ARI che, con il suo miti-co Coordinatore del C.E.R. Attilio Sacco fin dall’al-

luvione del Polesine del novembre 1966, furono pionieri delle radio comunica-zioni in emergenza: Pietro Mazzucchetti, Renato Paramithiotti, FedericoCapello, Giancarlo Caudo, Valerio Albanese, Roberto Prochet, Richiero Beppe,Sergio Pesce, Ettore Trabattoni, Giannino Romeo... per citarne solo alcuni.

Dedico, infine, questo Quaderno a due professionisti della protezione civile. A Roberto Oreficini Rosi, attuale direttore del Dipartimento per le Politicheintegrate di Sicurezza e Pc della Regione Marche che ideò e organizzò un con-vegno a Fabriano nel marzo 2003, in collaborazione con il DPC, il Ministerodelle Comunicazioni e il sottoscritto, in cui Regioni e Province autonome sotto-scrissero un protocollo d’intesa, la ‘Carta di Fabriano’, per far nascere una retedi comunicazione nazionale, omogenea e capillare dedicata alla protezione civi-le. È stato questo uno degli appuntamenti più importanti e ‘fattivi’ per il Sistemanazionale di Pc, che io ricordi.Anche la seconda dedica, per il ‘vecchio’ radioamatore Valerio Albanese, cela unpo’ di nostalgia: funzionario del Settore regionale Pc del Piemonte ne fu ilresponsabile TLC dal 1997 al 2009. Grande esperto della materia, Albanesecondivideva una dedizione e un tale spirito di militanza per la protezione civi-le con diversi suoi colleghi come Sandro Peressin, Claudio D’Anna, Franco DeGiglio, Alfredo Gamba e la stessa dirigente Estella Gatti, che insieme sembrava-no più un gruppo di volontari che funzionari di un ente pubblico...‘Oh granbontà dei cavalieri antichi!’

Franco PasargiklianDirettore responsabile

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Valerio Albanese, radioamatore e funzionario responsabile TLC della Regione Piemontedal 1997 al 2009

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la Soluzione Spazialealle Emergenze Terrestri

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Ufficiale dell’Arma delleTrasmissioni dell’EsercitoItaliano, comandato alDipartimento della Prote-zione civile, il MaggioreMosé Maurizio Gervasio,all’interno del Servizio delleTelecomunicazioni inEmergenza dell’Ufficio Ge-stione delle Emergenze delDipartimento della Pro-tezione Civile, si occupa

Intervista con il Maggiore Mosé Maurizio Gervasio che,presso il Dipartimento, si occupa di pianificare le attivitàrelative alle TLC in emergenza, dall’integrazione con le strut-ture locali all’innovazione tecnologica, alla formazione.Operativa H24, ci descrive la rete a disposizione della PCsul territorio e i rapporti con le varie realtà periferiche

di Adriana Marmiroli - foto: Archivio DPC

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Per il Dipartimento, TLC in emergenza:

una funzione di coordinamento

e collegamento tra centro e periferia

Uno degli apparati mobilisatellitari che

il Dipartimento utilizza in emergenza per integrare le

reti TLC locali eventualmente danneggiate

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delle attività di pianificazione, curandone gliaspetti amministrativi nonché le questionirelative allo sviluppo tecnologico delle appa-recchiature e delle reti di telecomunicazione.Una carriera lunga 22 anni nell’ambito delsettore delle Telecomunicazioni, di cui 21nell’Esercito, da 1 anno e due mesi è stato“prestato” dalla Difesa alla PC con un man-dato triennale. Parla di “travaso di esperienzatra pubbliche amministrazioni” a propositodi questa collaborazione e di “normale inter-scambio” di professionalità tra i vari settoridella Pubblica Amministrazione. Quando eraancora in forza all’Esercito Italiano, ilMaggiore Gervasio aveva già collaborato conil Dipartimento della Protezione civile: nel1999 in Albania e nel 2009 per il G8 aL’Aquila.Da lui ci facciamo spiegare, punto per punto,il funzionamento della struttura delle TLC diProtezione civile in emergenza.

La mission delle TLC in emergenza“Nelle attività emergenziali è fondamentaleavere flessibilità e rapidità di intervento pernon disperdere inutilmente energie. Inquesto settore, la mission del Dipartimentoè quella di concorrere a garantire il flusso diinformazioni e comunicazioni tra le variestrutture presenti sul territorio, nonché assi-curare l’attività di coordinamento del per-sonale del Dipartimento operante sul terri-torio stesso.Gli eventi passati hanno dimostratoquanto sia importante tenere nella giustaconsiderazione la possibilità che i norma-li canali delle TLC, telefonia fissa piutto-sto che mobile, possano non funzionare.Per questo il sistema di TLC di protezio-ne civile deve essere flessibile, agile,ridondante e rimodulabile in base all’at-tività comunicativa che si viene a crearein tempi molto brevi.L’obiettivo del Dipartimento è anche

quello di favorire l’integrazione tra i varisistemi TLC presenti sul territorio, non-ché dispiegare reti e sistemi a disposizio-ne della risposta operativa del complessosistema della Protezione civile”.

La rete di TLC a disposizione del Dipartimento“Le rete radio analogica riveste caratteredi primaria importanza in quanto ingrado di collegare il Dipartimento con lePrefetture e con le Sale operative regiona-li. A tale rete deve poi aggiungersi quellarealizzata in collaborazione con le asso-ciazioni di volontariato, suddivise inmaglie radio in banda minore VHF eUHF, che a loro volta contribuiscono arendere possibili i collegamenti tra idiversi centri di coordinamento attivatiin ambito territoriale, i Centri diCoordinamento Soccorsi (CCS), inambito provinciale, con i Centri Ope-rativi Misti (COM), in ambito interco-munale, e tra questi ultimi e i CentriOperativi Comunali (COC). Questo perquanto riguarda il concorso con le altrerealtà operanti nelle TLC sul territorio. IlDipartimento ha realizzato proprie retiradio infrastrutturali (VHF) concentrate

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Il Maggiore MoséMaurizio Gervasio, ufficiale dell'Arma delleTrasmissioni dell'EsercitoItaliano, all’interno del Dipartimento, è il referente per il Servizio delle Telecomunicazioniin Emergenza per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico,le attività di pianificazione e di integrazione delle reti

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in aree particolarmente critiche (Vesuvio,Etna, Campi Flegrei, Stromboli, DorsaleAppenninica Sud...).È uso ormai diffuso l’impiego di termi-nali satellitari con operatori che consen-tono di raggiungere le zone in emergen-za anche quando non siano possibili icollegamenti ordinari, permettendo intal modo il flusso informativo - dati,audio e video - dall’area critica verso ilDipartimento a Roma, verso gli eventua-li centri di coordinamento attivati sul ter-ritorio, o verso qualunque ente, strutturao associazione debba essere collegata allazona in emergenza”.

Struttura centralizzata e apparati periferici“A disposizione del Dipartimento è attivasia una struttura centralizzata, sia unacostellazione di apparati periferici. Essidevono garantire un supporto agli operato-ri favorendo un collegamento tra Enti,Amministrazioni o Strutture di Protezionecivile che operano nell’area ove si è verifica-ta l’emergenza. Per questo esistono retiradio distribuite - apparecchiature installatein siti particolari - che garantiscono lacopertura delle TLC per la fonia. A questaprima rete si aggiungono ulteriori collega-

menti che vengono realizzati dai team dipronto intervento del Dipartimento, spe-cializzati in telecomunicazioni di emergen-za, con materiali e attrezzature tecnologi-che. Si tratta per lo più di assetti e sistemifunzionanti attraverso i collegamenti satel-litari. In questo senso il Dipartimento hamesso a punto un sistema che garantisce inogni momento e su tutta l’area italiana e delMediterraneo collegamenti voce, dati evideobroadcasting. Ulteriori sistemi e appa-recchiature utilizzano altri operatori satelli-tari, che garantiscono l’impiego della foniae dei dati in prima emergenza su tutto ilglobo terrestre”.

Operatività H24“I collegamenti satellitari sono sempreattivi in modo da assicurare, al verificarsidi una situazione di emergenza, l’imme-diatezza della connettività.All’interno del Dipartimento, nell’ambi-to dell’Ufficio Gestione delle Emergenze,esiste la Sala Situazione Italia responsabi-le del raccordo informativo e operativo,H24, con le Sale Operative nazionalidelle strutture e componenti del ServizioNazionale della Protezione civile, non-ché, in qualità di punto di contatto ope-rativo, delle informazioni che provengo-

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Una postazione in banda HF

della Sala Radiodel Dipartimento

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no dal Monitoring Information Center(MIC) della Commissione Europea.All’interno della Sala, sono presenti siste-mi radio e satellitari per garantire, ovenon siano possibili i collegamenti stan-dard, i collegamenti audio e dati durantele prime ore che seguono il verificarsi del-l’emergenza. È attiva una sala radio cheopera nelle bande HF e VHF per lagestione dei collegamenti radio con lePrefetture e le Sale Operative Regionali. Nella sede del Dipartimento è inoltrepresente la stazione satellitare per la rice-zione di segnali audio, dati e video. Aquesta struttura, sempre operativa H24per 365 giorni all’anno, si aggiungono, alverificarsi di situazioni di emergenza,team che vengono inviati tempestiva-mente nell’area di crisi per favorire ulte-

riori servizi dal territorio verso ilDipartimento”.

Novità apportate dalla legge 100/2012“L’articolo 3 prevede, tra i compiti dellaPC, la prevenzione e la mitigazione delrischio. Per le TLC in emergenza signifi-ca, di fatto, intervenire non più solo nelmomento dell’emergenza, ma anche insituazioni ordinarie fornendo supportoalle attività atte a pianificare l’organizza-zione e la realizzazione del sistema delletelecomunicazioni di emergenza in con-corso e raccordo con gli Enti locali e leRegioni, a partire dalla formazione delpersonale che opera nelle TLC.Non solamente gestione delle emergenze,quindi: anche la formazione e l’addestra-mento del personale assumono particola-re rilevanza. In tal modo sarà possibileperseguire l’obiettivo di una sempremigliore integrazione tra i sistemi nelmomento della loro attivazione, anchequando vengono utilizzati materiali etecnologie differenti tra loro”.

L’integrazione con il sistema delle TLCdegli Enti Locali“Ogni Regione, in base alla sua autono-mia organizzativa e finanziaria, utilizzaproprie tecnologie, con tipologie diapparecchiature e sistemi diversi; anchese durante l’emergenza sono impiegativari sistemi di comunicazione, sono lereti radio a dare la garanzia dei collega-menti standard in emergenza.Per favorire una sempre maggiore inte-grazione tra i vari sistemi, con le Regioni,Province e Comuni (anche attraverso unpercorso di formazione e addestrativocondiviso), sono in corso attività ingrado di favorire accordi sulla tipologiadei futuri sistemi.Il Dipartimento, per quanto concerne la

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Antenna del sistema Satellitare Pluricanale disponibile presso la sede del DPC

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connettività satellitare si avvale di un siste-ma attualmente utilizzato anche da 11Regioni, dalle Prefetture, dai Vigili delFuoco e dal Ministero dell’Interno.La continua ricerca dell’integrazione tra isistemi ha rappresentato e rappresenta unodei traguardi che il Dipartimento intendeperseguire, pur con le indubbie difficoltàderivanti dalle scarse disponibilità finanzia-rie che i vari soggetti coinvolti sono ingrado di destinare a tale scopo. La catena delle TLC dalla periferia al cen-tro, dai COC alla Direzione di Comando eControllo (Di.Coma.C.), al Dipartimentodeve poter essere sempre garantita. È purvero che, in una situazione di emergenza,possono sopravvenire criticità sul territorionon preventivabili. Tuttavia, se la rete è tale,anche se saltano alcune sue parti, ne esisto-no sempre altre in grado di sostituirle senzache il flusso di informazioni sia mai inter-rotto. Questo è valido sia per la periferia,ma anche per il centro; infatti, qualoradovesse verificarsi un’interruzione nelle co-municazioni della sede del Dipartimento, ilsistema è dotato di una ridondanza tale percui viene integrata la parte colpita”.

Il rapporto con le Regioni“Il confronto con i referenti delle TLCdelle diverse Regioni è sempre attivo eproducente, attraverso il comune lavoroin specifici tavoli tecnici, per l’individua-zione e definizione di protocolli comuni,per l’approvazione di un piano di fre-quenze regionale o per l’analisi di auto-nomi progetti TLC, che permettano aogni Regione di avere una propria retecapillarmente diffusa sul territorio.Continue sono le occasioni di scambioinformativo sulle nuove tecnologie, cosìcome frequenti i momenti per la verificadel livello di preparazione degli operatoriTLC dei vari Enti ed Amministrazioni

nel corso attività addestrative che perio-dicamente vengono organizzate”.

L’attività formativa“Particolare è l’interesse per questo tipodi attività; sempre vivo il desiderio discambiare idee e informazioni, conoscen-ze ed esperienze.Le associazioni di volontariato partecipa-no con encomiabile slancio e grande pro-fessionalità alle esercitazioni sempre conspirito rivolto al continuo miglioramentodelle proprie capacità operative. Il volon-tariato rappresenta un sicuro punto diriferimento nell’intero sistema nazionaledelle telecomunicazioni in emergenza.Le TLC, peraltro, costituiscono un setto-re rilevante e prioritario del sistemanazionale della PC, e vede molti volonta-ri prestare la propria opera forti di unaprofessionalità che in molti casi si innestain una passione preesistente”.

Il Dipartimento e le Associazioni divolontariato radioamatoriali“Il Dipartimento della Protezione civilemantiene rapporti di collaborazionemolto stretti con le Organizzazioni divolontariato che operano nel campodelle radio comunicazioni; il volontaria-to infatti assicura una vasta conoscenzadel territorio, sul quale sono capillar-mente presenti, garantendo quel livellodi connettività che assume una rilevan-za particolare nella nostra rete. In ognicaso, al verificarsi di una situazione diemergenza, il Dipartimento si interfac-cia con i referenti nazionali di tali asso-ciazioni i quali, a loro volta, provvedonoad attivare a cascata le realtà locali, conle quali lo stesso personale delDipartimento si relaziona, allorquando ipropri team TLC si trovano ad operaresui luoghi dell’evento”. �

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Il Friuli Venezia Giulia una tra le realtàall'avanguardia nelle TLC in Italia: undato di fatto. Alla vigilia del suo passag-gio a capofila in materia di PC al TavoloTecnico delle Regioni (attualmente e perbreve tempo ancora in carico al Tren-tino), parliamo della situazione esistentein materia di telecomunicazioni conGuglielmo Berlasso, dal 2001 Direttorecentrale della Protezione Civile del FriuliVenezia Giulia, un passato anche daradioamatore e una pregressa esperienzaproprio come Coordinatore del TavoloTecnico interregionale dal 2007 al 2011.

Che situazione ha trovavo in FVGall'atto della sua nomina nel 2001?C’era una rete radio in capo al CorpoForestale che copriva teoricamente il60% del territorio regionale ma in realtà,vista la morfologia della regione, arrivavaa meno del 40%. Da noi presa in carico

a seguito di una specifica delibera regio-nale, l’abbiamo riprogettata e ampliata a34 siti.

Dopo questi primi passi?Come primo elemento abbiamo appun-to creato una rete radio VHF regionalecostituita da 5 sottoreti, che attualmentecopre il 96% del territorio e svolge lefunzioni di collegamento analogico infonia sia per il Corpo Forestale sia per laProtezione civile. Poi, grazie al Di-partimento Nazionale e al Ministerodelle Telecomunicazioni, abbiamo otte-nuto altre 5 coppie di frequenze con cuiabbiamo realizzato una seconda reteradio analogica, speculare alla prima madestinata al volontariato di PC, che nellanostra regione è articolata su base comu-nale. I 218 gruppi comunali sono statitutti dotati nelle loro sedi comunali diuna stazione radio base che è collegata ai

Il Friuli Venezia Giulia:innovazione

e sperimentazione

Mentre il FVG sta per tornare capofila in materia di PC alTavolo Tecnico delle Regioni, Guglielmo Berlasso, direttorecentrale della Protezione Civile di questa Regione, espertoradioamatore, ci descrive l’evoluzione delle TLC di PC nelterritorio di sua competenza negli ultimi 12 anni: da realtàarretrata e lacunosa a modello all’avanguardia

di Adriana Marmiroli e Franco Pasargiklian - foto: Archivio Protezione Civile FVG

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loro mezzi operativi. Tutte le stazioniradio base sono a loro volta coordinatecon un master dalla Centrale operativa diPC di Palmanova.Questa rete si interfaccia su base audiocon l’altra del CF/PC.

Ma ormai si parla di superamento del-l’analogico a favore del digitale.Infatti. Stiamo ora implementando i siti,portandoli da 34 a 52, per realizzare -risorse economiche permettendo - unanuova rete che si avvalga anche di nuovetecnologie digitali multiaccesso a largabanda che permettano sia di individuarela posizione sul campo dell’operatoretramite sistema GPS, sia di supportare ilcollegamento audio e video real time,funzioni che il sistema TETRA non rie-sce a garantire.Stiamo quindi sviluppando una rete che

si avvalga di una tecnologia superiore aTETRA, che sia in grado di usare i tele-fonini 4G LTE attualmente in commer-cio. È una realtà tecnologica a cui stiamolavorando da un paio di anni: siamo par-titi infatti sperimentando nel 2002-2005il WIMAX 802.16 nomadico per poi svi-luppare e realizzare, in collaborazionecon una azienda italiana insediata pressol’Area Science Park di Trieste, una stazio-ne radio base che utilizza lo standardLTE. L’abbiamo presentata quest’anno alMobile World Congress di Barcellona, esiamo stati inclusi nella short list dei fina-listi nella categoria “Best Use of Mobilein Emergency or Humanitarian Situa-tions”, categoria 3c: siamo arrivati secon-di dietro a Vodafone, ma il confrontocon un tale colosso parla da solo e cirende molto orgogliosi.

Il Capo Dipartimento Franco Gabrielli in visita alla Centrale operativa del FVG a Palmanova. Alla sua sinistra Guglielmo Berlasso, direttore centrale della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia

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Minicelle LTE: di che si trattaesattamente?LTE è l’acronimo per Long TermEvolution (la più recente evoluzionedegli standard di telefonia mobile cellula-re GSM/UMTS, CDMA2000 e TD-SCDMA, ndr). Tali celle dovrebberoessere, a nostro avviso, alla base dellenuove reti regionali: facili da posizionarenelle aree di crisi, illuminano in radio fre-quenza un’area molto ampia e permetto-no di utilizzare a chi vi opera in emergen-za semplici telefonini LTE a basso costo.La stazione radio base da noi realizzata èmolto piccola (circa 60x60x80cm), ha

una potenza dell’ordine dei 30 watt eillumina un’area di raggio di circa 5 kmsulla frequenza dei 2,6 GHz, che ci èstata concessa in modo sperimentale dalMinistero delle Telecomunicazioni. È ilfuturo e riteniamo di essere i primi inambito europeo ad avere sviluppato taletecnologia per le finalità di protezionecivile. Dotarsi di un terminale portatileLTE permette all’operatore di PC , chene è provvisto, di muoversi liberamentesul campo senza avere ingombri che loimpaccino, di trasmettere alla centraleoperativa la sua posizione GPS e il videoreal time acquisito tramite una bulletcamera analogica, mentre l’audio è bidi-rezionale: tutte cose che permettono dicoordinare il volontario “sul campo”dalla Centrale, che vede ciò che vedel’operatore stesso e dialoga con lui. Poic’è un terzo aspetto delle TLC su cui stia-mo lavorando, anche questo, riteniamo,unico in Italia in ambito di PC: quello diun’unità di ripresa installata su elicottero,dotata di video professionale, che per-metta le riprese in full HD nel visibile enel termico, con la potenzialità di strea-ming video digitale fino a circa 200miglia. Questo significa avere la capacitàdi monitorare un’area colpita da calamitàdavvero molto ampia, praticamente l’in-tera regione.La funzione di ripresa ad alta definizionenotte e giorno permette di individuaredissesti, rotture arginali, ecc. in ognimomento, riduce i tempi di intervento emigliora il coordinamento, perché diquanto sta avvenendo noi abbiamo lavisuale real time effettiva nella Centrale

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Ancora la sala TLC di Palmanova in piena attività.A questa struttura fanno capo le 24 sale operativemultimediali delle Forze dello Stato presenti inRegione e le 218 sedi comunali di PC

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operativa di Palmanova.

Un elemento molto delicato, con tanti“terminali” dislocati sul campo, èquello del collegamento tra periferia ecentro: come avviene?Stiamo finendo di realizzare le 24 saleoperative multimediali delle Forze delloStato presenti in Regione: le 4 Prefetture,i 4 Comandi provinciali dei Carabinieri(Trieste e Udine già collegati, Pordenonee Gorizia a breve), i 4 Comandi provin-ciali e regionale dei VVF, la Guardia diFinanza - Soccorso alpino di Tolmezzo eTarvisio, la Capitaneria di porto di

Trieste, nonché le sale operative delleQuesture e delle Polizie municipali dei 4capoluoghi provinciali. Queste sale a lorovolta sono collegate in rete MPLS con lacentrale operativa di Palmanova e a brevecon una dorsale a microonde da 320Mbit/sec., che stiamo però ancoraapprontando. Significa che tutto quantoviene ripreso e monitorato dal punto divista fisico sul territorio regionale saràsempre fruibile in modo circolare a tutti,ovvero in questa grande regione dovevige la massima collaborazione tra leIstituzioni le informazioni saranno con-divise in modo omogeneo, permettendoa tutti di intervenire, avendo le stesseinformazioni di base e la medesima per-cezione dell’evoluzione spazio - tempora-le della calamità.

Avete già messo alla prova il vostrosistema di TLC?In 10 anni abbiamo avuto 13 eventi allu-vionali gravi, di tipo C , come codificatodalla L.225/92, di cui almeno la metà diessi avvenuti negli ultimi 5 anni. Talieventi hanno avuto il conforto operativodelle strutture tecnologiche che abbiamoimplementato. Inoltre, in occasione delsisma dell’Emilia Romagna del 2012,con celle LTE abbiamo supportato la sor-veglianza video ai campi di Mirandola eQuarantoli, dal primo giorno al lorosmantellamento, al fine di garantire laloro sicurezza.

Il satellite?L’abbiamo ovviamente sperimentatod’intesa con tutte le Regioni. Anche ilsatellite ha i suoi limiti: il tempo di laten-za tra trasmissione e ricezione e, in

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7La Centrale operativa di Palmanova vista dall’esterno

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Abruzzo, mi pare di ricordare, qualcheproblema di banda condivisa, ma capitaquando il sistema non è di tua proprietàe non ne hai il completo controllo.Tuttavia nessuno mette in discussione lasua importanza quando devi disporre diterminali che non risentano dei problemidell’area di crisi. Però non basta metterein contatto l’area colpita con il DPC aRoma, altrettanto importante è avere unacompleta copertura di tutta la zona conuna rete di emergenza facilmente dispie-gabile che permetta a tutti gli operatoridi tutte le Istituzioni confluite nell’areacolpita da una grave calamità di parlare econdividere ogni informazione, avendo adisposizione lo stesso sistema trasmissivo.Cosa che invece ancora non accade inItalia perché non c’è un unico sistemaradio di emergenza strutturato e condi-viso. In Italia ogni Istituzione ha le suefrequenze radio, i suoi terminali, incom-patibili tra loro e che non permettono untotale coordinamento dei soccorsi. Eccoperché il sistema LTE, che utilizza micro-celle e terminali mobili a basso costofacilmente ed economicamente reperibilisul mercato, distribuibili a tutte le forzein campo, mi pare possa essere il sistemavincente per il futuro e da perseguire nel-l’ottica di un “Sistema Paese”.

Che rapporti avete con forze del volontariato e i radioamatori?Il volontariato, come sapete, in FVG è subase comunale, ogni Comune ha la suasede comunale di Protezione civile. Lastruttura del volontariato è fortementeinnervata e fa capo in modo strutturatoalla centrale di Palmanova. Ognuna delle218 sedi comunali di PC è collegata inrete dedicata a larga banda con laCentrale operativa di Palmanova e inogni sede abbiamo già fornito unità di

telefonia audio/video, personal compu-ter, ecc. Anche i rapporti con le associa-zioni dei radioamatori ARI e CISARsono ottime: hanno una loro bellissimasala operativa presso la Centrale diPalmanova, dove garantiamo loro tutto ilmeglio delle apparecchiature disponibilisia per ricetrasmissioni analogiche chedigitali IP . Periodicamente vengono afare le loro prove ed esercitazioni, con lePrefetture e le altre istituzioni.Palmanova è inoltre sede di comunica-zioni di tipo radioamatoriale e ha un pro-prio nominativo di stazione. Non abbia-mo invece sviluppato molto il discorsoCB perché siamo più interessati a unastruttura di comunicazione radio di tipoprofessionale che dia certezze nelmomento dell’emergenza ed escludainvece interferenze radio intrusive nelmomento della crisi, visto la estrema faci-lità di acquistare ricetrasmettitori CB,anche da parte di terzi non impiegatinelle emergenze.

Il FVG si prepara a tornare nuovamente capofila in materia di PCal Tavolo Tecnico delle Regioni.A maggio ci sarà la transizione tra noi e ilTrentino. Torniamo a occuparcene, lo era-vamo stati fino al 2011. Tra le varie com-missioni e sottocommissioni già allora c’eraanche quella delle TLC ed ero io che la pre-siedevo. In quel periodo avevamo varatoassieme al DPC un programma che preve-deva la realizzazione di una dorsale nazio-nale a microonde, dorsale che per problemieconomici poi non è stata realizzata. Mancapertanto il necessario link con una dorsaledi PC che colleghi le varie Regioni con ilDPC. Una mancanza che rende più vulne-rabile il Paese perché i vari sistemi radioregionali sono connessi con la Centraleoperativa del Dipartimento via centrali

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telefoniche. Una situazione che sappiamoessere fragilissima rispetto agli eventi cala-mitosi poiché fa capo a un sistema non resi-liente e non totalmente efficiente perché incaso di gravi calamità anche le dorsali infibra e/o in rame che collegano le centralitelefoniche possono essere interrotte.

A livello nazionale pensa di trovareuna situazione migliore rispetto aquando eravate capofila?La Provincia di Trento ha svolto con ilDPC un ottimo lavoro anche se la progres-sione del Sistema Italia è molto lenta.Quando eravamo la Regione capofila, conil DPC e con il Ministero delle Tele-comunicazioni c’è sempre stata una profi-cua collaborazione, che è sempre prosegui-ta anche con Trento. È una realtà positivaquella rappresentata dalle Province diTrento e Bolzano, dall’Emilia Romagna edal Piemonte, che utilizzano sistemiTETRA. Tuttavia, come ben sapete, le tec-nologie corrono alla velocità della luce. Noiabbiamo preferito sperimentarne alcuneche permettano costi bassi di realizzazione

delle reti e della loro gestione, con unabanda ampia ma che si possano avvaleredella produzione su larga scala dei termina-li consumer. In caso di guasto degli appa-recchi i costi di riparazione e sostituzionesono più bassi e nessuno si sente colpevoliz-zato per aver danneggiato un’apparecchia-tura supercostosa. Detto questo, il sistemanazionale dovrebbe evolversi rapidamentepoiché le reti analogiche regionali, nonessendo collegate a una dorsale, non riesco-no a fare sistema se non a livello locale.Tuttavia è anche vero che a livello regiona-le vi sono realtà avanzate, che d’intesa con ilDipartimento della Protezione Civile, stan-no sperimentando sistemi innovativi. �

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Due esempi di unità mobili attive sul territorio del FVG

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Il Centro Funzionale per la Meteorologia,l’Idrologia e la Sismologia è il cuore pulsantedel sistema di prevenzione del rischio idrauli-co e idrogeologico attuato dal Dipartimentoregionale per le Politiche integrate di sicurez-za e di Protezione civile. Il Centro Funzionale, diretto da MaurizioFerretti, garantisce il supporto tecnico-scientifico per le attività di previsione e pre-venzione, elaborando studi e ricerche, e perla gestione delle emergenze. Progetta, rea-lizza e cura la funzionalità delle reti di tele-comunicazione, informatiche e di telecon-trollo sul territorio e all’interno del servizioche sono il sistema portante nella preven-zione del rischio. Gran parte dei Comunimarchigiani, infatti, è risultato, in qualchemodo, interessato da dissesti franosi e dafenomeni d’inondazioni più o meno estesi.Nel panorama nazionale, le Marche è unafra le regioni a più elevato rischio idrogeo-logico, con il 78% del territorio soggetto aquesto rischio. La possibilità di mitigare il

rischio idrogeologico su un territorio com-plesso e vulnerabile, come quello marchi-giano, dipende da una molteplicità di fat-tori tra cui il pregresso storico degli eventi,l’evoluzione dei processi tecnologici finaliz-zati a una corretta previsione meteo-idrolo-gica, il complesso e articolato sistema diprocedure organizzative su base regionale.Fattori che determinano l’assunzione, avari livelli di responsabilità, di provvedi-menti destinati alla protezione della vitaumana, in primo luogo, e poi alla riduzio-ne del danno materiale ingenerato dallacalamità. Le procedure del sistema regiona-le di allertamento, regolate dal decreto delpresidente della Giunta regionale n. 301del 22 dicembre 2006, iniziano dal CentroFunzionale per proseguire con il coinvolgi-mento prima della Soup-Sala OperativaUnificata Permanente della Protezionecivile regionale e, poi, dei vari soggetti delterritorio a seconda del livello di allerta:Dipartimento regionale, Province, Pre-

Le comunicazioni radio:un fiore all’occhiello

della Regione

Maurizio Ferretti, direttore responsabile del Centro funzio-nale Marche, e Carlo Alberto Neri, referente per leTelecomunicazioni della stessa struttura, presentano la reteper le comunicazioni della Regione Marche, un punto diforza del sistema di Protezione civile

di Cristina Campanale - Foto: Donatella Graciotti e Carlo Alberto Neri

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fetture, Enti del sistema regionale diProtezione civile, Comuni e ComunitàMontane. Il Sistema regionale di Protezione civile eSicurezza locale, nel corso degli ultimi diecianni, spiega Valentino Giordano dell’Areaidrogeologica del Centro Funzionale, ha rea-lizzato un esteso sistema per il monitoraggio,in tempo reale, dei principali parametrimeteo-idrologici, precipitazioni, temperatu-ra, umidità, vento, idrogeologici, livello idro-metrico dei corsi d’acqua, e nivologici, spes-sore e temperatura stratificata del mantonevoso. Valori che vengono raccolti e diffusiogni giorno (sul sito internet www.protezio-necivile.marche.it) e che vengono analizzatiper la redazione del Bollettino meteorologicoe del Bollettino di vigilanza meteo-idrogeolo-gica mentre, in caso di allerta, vengono emes-si l’‘Avviso di condizioni meteorologicheavverse’ e l’‘Avviso di criticità idrogeologicaregionale’. Questi ultimi due documenti ven-gono trasmessi agli organi competenti e aimezzi di informazione. In questo modo, il

Servizio Funzionalenon si limita a inviarei documenti ma, perottimizzare la possibi-lità che gli stessi sianoletti in tempo utile,viene data comunica-zione dell’avvenutoinvio con un sms spe-dito a tutti i sindaci,questo soprattutto se

l’allerta meteo o l’avviso di criticità sonoemessi nel corso del fine settimana, quando lastragrande maggioranza dei Comuni nonsono presidiati. Un’azione che si riallaccia allosforzo che la Protezione civile regionale portaavanti da anni, di creare un set di procedurenon solo formali, come può essere l’invio viafax dei documenti di allertamento. Sia in fasedi previsione ma anche, e soprattutto, in fasedi gestione di un evento è importantissimoavere a disposizione delle procedure, chiare eapplicative che permettano di affrontare consuccesso le varie situazioni. In tale ottica, laRegione Marche si è dotata di una serie distrumenti che descrivono una metodologia dilavoro e un modello organizzativo di riferi-mento nel momento in cui si debba affronta-re una situazione di crisi. L’attività del CentroFunzionale e del Dipartimento regionale diProtezione civile non si esaurisce nella faseprevisionale ma continua durante l’eventonella fase di monitoraggio e di sorveglianza.In questa fase è di fondamentale importanzal’utilizzo e la piena funzionalità della Retemeteo idro-pluviometrica regionale(RMIPR), uno degli strumenti cardine nelcampo delle attività di previsione e prevenzio-ne del rischio idrogeologico. La disponibilità,

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Le antenne di Carpegnae di Monte Murano messe a dura provadurante il nevone del 2012

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in tempo reale, h24, di dati utili a tenere sottocontrollo l’evolversi degli eventi meteorologi-ci e la risposta del territorio dal punto di vistaidrogeologico è un supporto indispensabileche consente di mettere in campo subito tuttigli interventi e le misure di sicurezza necessa-rie a fronteggiare le situazioni connesse con ilrischio idrogeologico, sia attraverso procedu-re di allerta preventiva, sia attraverso la possi-bilità di gestione di eventi imprevedibili. Gliobiettivi dell’attività della Rete meteo idro-pluviometrica sono la costante sorveglianza ela protezione del territorio regionale attraver-so la conoscenza, in tempo reale, dell’anda-mento del livello idrometrico dei corsi d’ac-qua, della portata delle precipitazioni cheinteressano il territorio regionale, dello spes-sore e della temperatura stratificata del mantonevoso nell’area dei Monti Sibillini, alloscopo di prevedere e prevenire il rischio divalanghe. La Rete ha, anche, gli obiettivi dirilevare, archiviare, visualizzare ed elaborare idati meteorologici e idrologici.L’immediata disponibilità dei dati rilevati èfinalizzata sia alla produzione degli “Annaliidrologici” e del “Rapporto di evento”, riferi-to a eventi eccezionali come le alluvioni chehanno colpito la regione nel marzo 2011 onello scorso settembre, sia ai diversi utilizzinei campi della meteorologia, dell’idrologia,

dell’idrogeologia, dell’ambiente e della gestio-ne delle risorse idriche e di quelle territoriali,e consente di stabilire il livello di allertamen-to in caso di superamento delle soglie speri-mentali. Le soglie idrometriche, si legge nelle‘Procedure di allertamento del Sistema diProtezione civile’, “sono valori corrisponden-ti a livelli idrometrici di attenzione e di allar-me, individuati per ogni stazione di monito-raggio presente lungo la rete idrografica dellaRegione. Per la loro determinazione sonostate considerate le piene storiche significati-ve, concentrando l’analisi sul confronto tra imassimi livelli idrometrici registrati e i corri-spondenti effetti indotti sul territorio. Per cia-scun corso d’acqua monitorato sono statideterminati i valori di soglia idrometrica: alsuperamento di ciascuna soglia di attenzione,si attiva il Sistema di allertamento della rete dimonitoraggio. Sia dal Centro Funzionale chedalla Sala Operativa regionale è possibileosservare, in tempo reale, l’evoluzione deifenomeni di piena e attivare le componentidel Sistema regionale di protezione civile pre-poste a fronteggiare l’evoluzione dell’evento”.La determinazione “di soglie pluviometriche,intese come precursori di evento relativoall’innesco di fenomeni franosi ed eventi dipiena, deriva dall’analisi di un elevato nume-ro di eventi meteorologici significativi, suffi-

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La Sala Operativa mobile di TLC della Regione Marche durante l’evento ‘Endurance 2012’

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cientemente distribuiti sul territorio regiona-le, tali da essere correlati attraverso un’idoneabase di dati che preveda almeno la conoscen-za di valori di pioggia critica e situazioni dicrisi che si sono determinate a seguito di pre-cipitazioni” soprattutto su base storica. LaRete meteo idro-pluviometrica è suddivisa frail sistema delle stazioni periferiche e il sistemaradio e dei centri di controllo. Il primo ècomposto dalle stazioni periferiche. Il secon-do è composto dal sistema di comunicazioneradio, dal centro di controllo e supervisione,dal centro di gestione e amministrazione rete,dai centri monitor secondari. La Rete, aseconda delle funzioni rilevate, comprende 6stazioni meteo sinottiche, 11 stazioni pluvio-metriche, 12 stazioni termo-pluviometriche,16 stazioni idro-pluviometriche, 45 stazioniidrometriche, 1 stazione idro-meteo sinottica,4 stazioni termo-igro-pluviometriche, 5 sta-zioni idro-termo-igro-pluviometriche, 5 sta-zioni idro-termo-pluviometriche oltre a 3 sta-zioni nivometriche e 4 stazioni nivo-meteosinottiche che costituiscono il sottosistema di

monitoraggio per la previsione e la prevenzio-ne del rischio valanghe nell’area dei MontiSibillini. Fra le stazioni, ce n’è anche unomareografica, che si trova all’altezza della focedel fiume Musone, nel mare davanti a PortoRecanati (Mc), che permette di verificarel’andamento delle correnti marine e vederel’eventuale reflusso verso la terra delle acquedel fiume stesso. La Rete meteo idro-pluviometrica ha unruolo fondamentale anche nella gestione del‘governo delle piene’, in quei bacini idrografi-ci caratterizzati dalla presenza di opere di rite-nuta per le quali, in previsione di un eventodi piena, risulta indispensabile conoscere lostato e le condizioni di invaso delle singoleopere, con particolare attenzione ai livellid’invaso, alle portate in ingresso e a quellerilasciate. Il presidio territoriale idraulico diqueste opere (nelle Marche vi sono 18 dighe),sulla base delle informazioni che emette ilCentro Funzionale, è assicurato in primoluogo dai Servizi provinciali Opere pubblichee Difesa del suolo. La responsabilità del lorofunzionamento ricade sull’Ente gestore del-l’invaso, che ha siglato con la Prefettura terri-toriale specifici accordi di programma edocumenti di Protezione civile finalizzati alladefinizione delle procedure operative in casodi eventi di piena. Eventi che comportano ilrilascio programmato di prefissati quantitati-vi di acqua nei bacini dove sono presenti

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Maurizio Ferretti, direttore responsabile del CentroFunzionale Marche, mentre viene intervistato dal direttore del nostro mensile, Franco Pasargiklian

Carlo Alberto Neri,referente per le

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opere di ritenuta idraulica. In casi di criticitàidraulica o idrogeologica crescente e se ilCentro Funzionale evidenziasse situazioni dipotenziale pericolosità, attraverso l’emissionedi un Avviso di criticità idro-geologica alme-no ‘moderato’, il presidio idraulico dovrebbeessere potenziato dai Servizi provinciali stessidel territorio per incrementare il servizio disorveglianza dell’evento in corso, intensificaree rafforzare il controllo dell’evolversi dei livel-li idrici lungo le aste fluviali, attivare il pron-to intervento idraulico e i primi interventiurgenti, monitorare il sistema della rete idrau-lica e attivare tutte le procedure necessarie perfronteggiare al meglio l’evoluzione dell’even-to di piena. La Rete meteo idro-pluviometri-ca contribuisce, così, nel suo complesso ad unefficace sistema di allertamento, che consen-te, in qualsiasi momento, di venire immedia-tamente a conoscenza di fenomeni anomaliche possano essere precursori di rischi dinatura idrogeologica. Per la prevenzione spe-cifica del rischio idrogeologico, l’attività dimonitoraggio e di sorveglianza si basa sullarilevazione di dati in tempo reale, acquisiti dauna rete di oltre 100 stazioni di misura. Sonostazioni del Sistema regionale di Protezionecivile, che acquisiscono e trasmettono i dati

prevalentemente con frequenza di 30’. I dati,una volta esaminati dai tecnici del CentroFunzionale, sono utilizzati per calcoli ed ela-borazioni finalizzati alla previsione del rischioidraulico e idrogeologico. Con questi dati èpossibile seguire l'evoluzione dei fenomenimeteorologici, verificare le previsioni meteo-rologiche e valutare i possibili effetti al suoloanalizzando queste informazioni insieme aduna serie di dati sulle condizioni idrogeologi-che del suolo. Ogni giorno viene realizzato,dal Centro Funzionale, un documento di cri-ticità idro-geologica nel quale vengonodescritte le caratteristiche dei suoli e la loropropensione a subire dissesti. La Protezionecivile regionale, attraverso il proprio CentroFunzionale, è inserita nel sistema di allertanazionale distribuito per il rischio idrogeolo-gico e idraulico e garantisce le attività di pre-visione e di monitoraggio e sorveglianza. Dalfebbraio 2005 le Marche sono una regioneautonoma nell’emissione degli stati di allerta.La valutazione della predisposizione al disse-sto, con una pericolosità spaziale di frana, dialcune aree campione della regione Marcheviene effettuata con l’utilizzo di tecniche Gisattraverso lo studio tra fenomeni franosi e fat-tori di causa. �

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Unità operativa mobilecon carrello SkyPlexNet,uno dei sistemi attualmente sperimentatidal Centro Funzionalemarchigiano

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Ponte tra il volontariato e la Regione, presi-dente del Coordinamento provinciale bolo-gnese di ACER-Associazione Corpo Emer-genza Radioamatori, nonché referente perl'Agenzia Regionale di PC in tema di teleco-municazioni, Gilberto Ughi è uomo conesperienza ultradecennale in materia di TLC,uno che, dall’ambito dilettantistico e un po’romantico dei radioamatori tradizionali, hacompiuto tutti i passaggi che lo hanno porta-to a conoscere e sfruttare le tecnologie piùd'avanguardia per le specifiche finalità dellaprotezione civile e dell’utilità sociale.Ecco perché la sua storia è anche un po' lastoria delle TLC in ambito emergenziale, dalterremoto del Friuli nel 1976, che seguì “viaetere” da giovanissimo radioamatore nonancora patentato, al sisma emiliano-lombar-do-veneto del 2012, dove fin dai primissimiminuti ha presidiato la Funzione Teleco-

municazioni dell’Agenzia Regionale di Pro-tezione Civile.Ughi ha quindi conosciuto l'evoluzione e losviluppo di un settore di fondamentaleimportanza per mantenere i contatti con unterritorio sconvolto dalle calamità o nelle esi-genze delle successive fasi di normalizzazione.

“Ai tempi ‘del Friuli’ - ricorda Ughi - eroautorizzato solo all'ascolto. Attraverso unaradio di origine post bellica riconvertita udiile primissime richieste di soccorso che giun-gevano dai radioamatori di Udine e Gemona,ero molto giovane e ricordo ancora la forteemozione generata da quella situazione: sen-tii l’obbligo di rendermi utile”. Quell’esperienza avrebbe determinato moltesue scelte a venire. In particolare il fatto cheper lui l'attività di radioamatore non sia maistata da considerarsi solo fine a se stessa (pas-

Tra volontariato eAgenzia regionale,un’esperienza unicae integrata

Gilberto Ughi, presidente del Coordinamento provinciale bolo-gnese di ACER-Associazione Corpo Emergenza Radioamatorinonché referente per l'Agenzia Regionale di PC in tema di tele-comunicazioni, ci racconta come si è evoluto negli ultimi 35anni il mondo delle TLC in emergenza, descrivendolo dal suoduplice punto di vista

di Franco Pasargiklian e Adriana Marmiroli foto: Archivio Agenzia regionale di PC Emilia-Romagna

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sione per la tecnologia e chiacchiere nell'ete-re) ma anche servizio da mettere possibilmen-te a disposizione della società. “Malato diradio”, nel 1978 ha in tasca un brevetto daradiotelegrafista militare ed è responsabile diuna installazione dell’Esercito in una baseNato, dove, con la guerra fredda ancora inatto, conosce le tecniche comunicative piùavanzate del momento. Nel 1979 arriva lalicenza per impiantare una stazione di radioa-matore e nel 1980 partecipa, come ARI-CERdell’Associazione Radioamatori Italiani, aisoccorsi per il terremoto dell'Irpinia.“All’interno dell’ARI esisteva fin dagli anni 60un Corpo Emergenza Radioamatori: inun’associazione con finalità principalmenterivolte ai propri soci, questa era invece unastruttura pensata per attivare in caso di cala-mità i collegamenti radio nei territori colpiti,attraverso l’apporto di radioamatori prepara-ti”. Un’attività che, curiosamente, non trove-rà in quel contesto associativo nazionale spazifavorevoli per sviluppare un’idea di volonta-

riato vero e proprio. La separazione con l’ARIsarebbe stata inevitabile.Ma tant’è: dal 1992 l'Associazione CorpoEmegenza Radioamatori è un’organizzazionedi volontariato ben nota ed è iscritta al regi-stro regionale.Proprio nei primi anni 90 vengono intensifi-cati i contatti con la Regione Emilia Ro-magna. “Nell’ambito delle esigenze comuni-cative in emergenza, portiamo progettazioniun po’ anomale rispetto a quello che ci sipoteva aspettare da dei radioamatori”. Le pro-poste del CER sono di tipo professionale,specialistiche, “portatrici di competenze einnovazioni che prevederebbero un cambia-mento strutturale nell'assetto del volontariatoattivo nelle TLC”. È una variazione di prospettiva radicale quel-la fatta da Ughi e dagli altri del CER bologne-se: sostenendo l'importanza delle TLC inemergenza, le suddividono in due aree dioperatività, una strategica (il livello istituzio-nale che richiede la gestione delle informazio-ni con strumenti diversi da quelli radiofonici,agli inizi il radiofax e le trasmissioni a pac-chetto dei dati, poi le comunicazioni di tipodigitale) e un'altra tattica (l'uso operativo, incui ancora oggi è indispensabile la risorsaradio che va estesa in modo semplice e capil-lare a tutti gli operatori delle emergenze, mache richiede a monte specialisti in grado dipredisporre le infrastrutture).Risale alla seconda metà degli anni 90 la tra-

L’unità mobile di TLC della Regione Emilia-Romagna durante il nevone

dell’inverno 2012 e presso il campo di Villa Sant’Angelo in Abruzzo,

dopo il sisma del 2009

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sformazione delle tecnologie in uso. “NelleTLC che erano gestite con ponti radio di tipoanalogico irrompe il digitale”. Dal CER esceuna prima relazione indirizzata all’allora ser-vizio di Protezione civile regionale sul nuovosistema TETRA, tecnologia dotata di interes-santissime peculiarità, pensata per scopi disicurezza e che soprattutto può integrarsi conaltri sistemi preesistenti. Le Forze di sicurezzadi mezza Europa sono i primi a farvi ricorso. Non certo per merito di quella relazione, checomunque denota una certa visione che anti-cipa i tempi, assicura Ughi, tuttavia l’iniziodel terzo millennio in Emilia-Romagna coin-cide con lo sviluppo del progetto TETRA diR3, la più estesa infrastruttura europea delgenere. Diventato il referente in materia di TLC travolontariato e Regione Emilia Romagna, conla quale i rapporti si fanno sempre più stretti,Ughi è incaricato all’interno della commissio-ne di qualità R3 e poi con un ruolo ufficiale

all’interno della Multirischi dell’Agenzia.Nel 2003 la Protezione civile regionaleapprova il progetto di un sistema satellitaremobile integrato studiato da Ughi con i col-leghi di ACER. “Vengono fatte sperimenta-zioni preliminari, in particolare in Piemontecon l’amico Valerio Albanese, tra i fondatoridell’ACER ma in primis funzionario addettoalle TLC in quella Regione e precursore ditante innovazioni”. Il progetto si concretizzacon l’acquisizione di un impianto di Alenia(poi Telespazio), lo SkyPlexNet, lo stessosistema che sarà successivamente adottatoanche dal Dipartimento Nazionale e da altreRegioni.“All’epoca, e probabilmente ancora oggi, citroviamo ad essere l’unica realtà nella galassiadel volontariato a lavorare direttamente e da“proprietari” con sistemi di questo tipo, chenoi adattiamo e aggiorniamo continuamenteper renderli maggiormente performanti inrelazione alla continua evoluzione delle esi-genze comunicative.L’operatività in tutte le emergenze alle qualiabbiamo partecipato, ha consentito di verifi-

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Installazione di una cella TETRA, sistema in uso presso la RegioneEmilia-Romagna,durante l’emergenzaAbruzzo 2009

Gilberto Ughi, presidente delCoordinamento provinciale bolognesedi ACER-AssociazioneCorpo EmergenzaRadioamatori e referenteper l'Agenzia Regionaledi PC in tema di telecomunicazioni

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care l’efficienza del nostro lavoro, come l’inte-grazione con il sistema TETRA o con gliimpianti a microonde, oppure e soprattuttola risposta delle applicazioni di tipo multime-diale che possono essere trasferite vantaggio-samente via satellite. Siamo entrati in grottaoppure saliti sui velivoli dei Vigili del fuocoper testare le più moderne tecnologie attual-mente reperibili. Un nostro mezzo è statopensato per consentire il trasferimento velocedi queste risorse laddove necessario, in modoassolutamente autonomo da qualsiasi esigen-za energetica o di sostentamento per i nostriaddetti e - perché no - con qualche comfortin più rispetto ad altre soluzioni”. Continua Gilberto Ughi: “Una delle doman-de che spesso mi sento fare, è se tutta questatecnologia sia davvero funzionale in caso diemergenza o se non sarebbe preferibile adot-tare soluzioni che richiedano minore impe-gno, anche dal punto di vista economico. Larisposta è probabilmente quella che si ricavadall’esperienza del 2012, quando abbiamosubito in Regione un sisma di intensitàmedia. Dobbiamo per questo riferirci ai datiin nostro possesso, che ho raccolto dal mio

osservatorio centralizzato pressol’Agenzia. Il risultato è che, aparte qualche piccola situazioneprontamente risolta, nessuna retein uso alla Protezione civile regio-nale ha subito interruzioni, tan-tomeno l’infrastruttura TETRA.Come non mi stanco di ripetere èinvece l’umana capacità comuni-cativa il vero problema da risolve-re... Da un pezzo a fare la diffe-renza non è più la questione dei“fili” che mancano, ma quelloche ci passa dentro”.Tuttavia capita che le comunica-zioni “saltino”. “È un modomolto approssimato per definire ilnon accesso a quel determinato

servizio. La causa va però indagata. Prendiamoper esempio la telefonia GSM: ci sono statesporadiche problematiche impiantistiche, maassolutamente marginali rispetto alla tenutagenerale. Altra cosa è stato il sovraccarico, maquesto non significa appunto che il sistemaGSM sia “saltato”: in quei momenti qualchefortunato riusciva a telefonare”.Per quanto riguarda TETRA e le sue criticità(presunte). “Il vantaggio innegabile di R3 èstato quello di rendere possibile, laddovenecessario, l’unione comunicativa delle risor-se di emergenza regionali come il 118, lePolizie locali, la Protezione civile e altri sog-getti interessati... Questo è il compito diTETRA, quello che ci si aspettava e che hafatto. Una ulteriore questione, che a mio avvi-so è apparsa erroneamente come criticità, èstata l’osservazione di qualcuno sulla blinda-tura di questo sistema, vincolato e inaccessi-bile ai non autorizzati. Ma questo è un puntodi forza, ordinare per livelli le comunicazioniper impedire, per esempio, che un ambitoperiferico possa escludere il suo riferimentogerarchico dall’informazione è la base di unagestione corretta del flusso comunicativo”.

Installazione terminale rete satellitare KA-SAT durantel’emergenza sisma2012 in Emilia

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Poi c’è la rete a fibra ottica diLepida. “Collega le Ammi-nistrazioni e gli Enti regionali,non ha risentito di particolaricriticità, tutte prontamenterisolte, se non l’ovvia inaccessibi-lità al servizio per quelle utenzeinagibili. Per risolvere casi similiabbiamo positivamente verifica-to l’utilità di postazioni satellita-ri, generosamente fornite daSkyLogic, sistemi facilmentefruibili sia dal punto di vista eco-nomico che gestionale: sonoinfatti bastati 11 volontari delCER e qualche decina di ore dilavoro per consentire a diverseamministrazioni o infrastrutturedi soccorso l’accesso alla bandalarga ed alla telefonia via satelli-te, ovvero l’utilizzo degli usualiapplicativi come la posta elettronica, internet,fax, telefoni ecc. Questi sono i sistemi chedevono essere impiegati dagli enti e lo sannobene le colonne mobili delle altre Regioni,che per sicurezza e praticità si sono portateappresso i loro sistemi di pari tecnologia eperformance, per gestire le loro attività”. Un esempio, questo, di come l’odierna tecno-logia sia anche “a misura di portafoglio”: lad-dove servivano centinaia di persone specializ-zate addette al trasferimento di limitati flussidi informazioni, ora basta un terminale abasso costo per ristabilire la normalità dellecomunicazioni e soprattutto la loro fruizioneda parte di chiunque.Se questo è un passato molto prossimoquasi presente, anche per il futuro secon-do Ughi sono ipotizzabili ulteriori evolu-zioni nei sistemi di TLC emergenziali. “Almomento stiamo lavorando su un limiteda superare quanto prima, ovvero l’inte-grazione delle informazioni multipiatta-forma che si generano, anche spontanea-

mente, in caso di emergenza e che nonsono più principalmente rappresentatedagli apparecchi radio dei radioamatori,ma che provengono dal mondo web.Twitter è ormai in tasca a tutti i giovani eil social network non va ignorato. In più,e già da tempo, la “rete” pare non risenti-re troppo delle situazioni ambientali, inte-grata com’è da sistemi di telefonia mobile,satellitare, fissa ecc. Lo provano esperien-ze dirette che abbiamo fatto anche inoccasioni particolari o in Paesi in via disviluppo per attività complementari». Dal poco o nulla di qualche anno fa, allasovrabbondanza odierna. “Le informazionirischiano di arrivare anche in modo indiffe-renziato, eccessivo e contraddittorio. Ecco:una sfida da vincere, oggi, consiste proprionell’imparare a sfruttare tale risorsa ma attra-verso un meccanismo di filtraggio in grado diincanalare l’informazione nel modo più cor-retto possibile”. Una volta in più, quindi:work in progress. �

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Si sperimenta un nuovo impianto di TLC su un elicottero dei Vigili del Fuoco

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Difficile pensare che dietro a una semplicesigla possano celarsi le vicissitudini diuomini e donne riuniti dalla passione per leradiocomunicazioni, eppure questo accadeper FIR CB, organizzazione che proprionel 2013 festeggia il 40° anno di attività.Una struttura, come spiega il presidentePatrizio Losi, che è nata inizialmente pertutelare la libertà di chi voleva usare appa-rati radio come forma di espressione perso-nale in modo da essere soggetto stesso del-l’informazione e che poi ha generato unacostola in emergenza. Fino al 1973, infatti,l'uso della radio come mezzo di espressionee comunicazione era vietato ai privati, conrischio di denuncia penale, in quantomonopolio del Servizio pubblico. “Grazieanche alle numerose manifestazioni dellanostra Associazione, vennero pubblicate leprime leggi per la liberalizzazione dell’ete-re e della comunicazione via radio - spiegaLosi -. Eravamo nel pieno del boom degliapparati radio, qualcosa di paragonabilesolo all’attuale diffusione dei social net-

Radioamatori al servizio

della comunità

Patrizio Losi è presidente della FIR CB SER, Associazione nazio-nale di PC che si occupa di comunicazioni radio d’emergen-za ed è rappresentata nella Consulta Nazionale delVolontariato di Protezione civile. A lui chiediamo di raccontarcila storia della sua organizzazione, dalle origini a oggi

di Cristina Campanale e Franco Pasargiklian - foto: Archivio FIR CB SER

Centro di trasmissionemobile del FIR CB SER

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work come Twitter eFacebook”.Un’esplosione davvero,se pensiamo che coinvol-geva più di 2.000.000 diutenti, ognuno dei quali- per così dire - “in gradoogni sera di costruire unTg per conto suo”.In quella fase arrivanoanche le prime confermedell’estrema utilità fornitadalle comunicazioni radioalternative per il supportodei soccorsi nelle oreimmediatamente dopoun’emergenza. “Il primo intervento orga-nizzato seguito usando le apparecchiaturedei radioamatori CB è stato il terremoto del1976 in Friuli Venezia Giulia”. È da questoevento che parte la comune riflessione circal’aspetto strategico delle comunicazioniradio alternative rispetto a quelle ufficiali(Esercito, Prefetture ecc.). “Il comune citta-dino appassionato di elettronica e di radio -continua Losi - con il proprio apparecchioche normalmente usa per hobby per laprima volta si integra al sistema di gestionedell’emergenza per coprirne i buchi”.Dopo l’intervento in Friuli nasce, allora, ilprimo nucleo di volontari di protezionecivile all’interno della Federazione ItalianaRadioamatori, fondato dall’Ing. Campa-gnoli aiutato da Paolo Perondi, che fu ilprimo coordinatore nazionale del SER-Servizio Emergenza Radio. Oggi, ci sonosedi FIR CB SER in tutte le Regioni, tran-ne la Valle d’Aosta, mentre la Sala operati-va nazionale è in Lombardia. Chiari e definiti sono gli ambiti d’interven-to degli operatori FIR CB SER, che utiliz-zano le frequenze professionali assegnatedal Ministero, con i ‘colleghi’ dell’ARI, iquali usano frequenze radioamatoriali di

libero accesso a tutti, subi-to disponibili in virtù delpossesso della patente diradioamatore.In pratica, l’associazioneFIR CB mette a puntoprogetti specifici e fa pro-poste al Ministero prepo-sto che li tratta alla streguadi una qualsiasi società,assegnando loro frequenzeche poi a loro volta sono‘translate’ alle diverse sedi.“Non paghiamo il canoneperché siamo Onlus - spie-ga Losi - anche se non

sono poco importanti i costi da sostenereper l’acquisto di apparecchiature professio-nali”.“Quando FIR CB interviene - continuaLosi - si assume la responsabilità di allegge-rire le comunicazioni durante una qualsiasiemergenza, anche locale mettendo a dispo-sizione del direttore dell’emergenza le pro-prie reti e il proprio parco radio con unagerarchia di attivazione che parte delle asso-ciazioni locali con l’immediata sussidiarietàdelle strutture provinciali, regionali e nazio-nale”. “Certo, oggi tutti parlano con facilità dicomunicazioni radio di emergenza ma esi-stono in realtà due grandi famiglie dicomunicazioni che occorre identificarechiaramente perché spesso a livello localeprovinciale e regionale non si coglie questadifferenza. Esistono, cioè, le comunicazioniradio per l’emergenza - intendendo conqueste quelle fatte, ad esempio, tra un’am-bulanza e la sua sede per veicolare le infor-mazioni necessarie per quella specifica reteo emergenza di quel momento - e le comu-nicazioni di emergenza, ovvero quello dicui si occupa FIR CB quando sostituisce ointegra le comunicazioni istituzionali anda-

Patrizio Losi, presidente del FIR CB SER

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te in black-out a causa proprio di una cata-strofe, per trasmettere informazioni, peresempio dal sindaco al COM, o costruirereti alternative per i COC. In pratica, agia-mo come veri propri ‘terzisti’ dell’informa-zione che veicolano l’informazione d’emer-genza senza generarla”.Relativamente ai rapporti con ilDipartimento della Protezione civile

nazionale, Losi spiega come normalmen-te, in caso di emergenza, il FIR CB sioccupi di predisporre immediatamente lasua rete radio, che poi viene gradualmen-te sostituita da quella del DPC, con il pro-sieguo delle attività da parte degli stessioperatori radio FIR CB con le apparec-chiature del DPC, come accaduto a segui-to del sisma abruzzese.

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Ancora Losi durante un briefing con i “suoi”uomini (in realtà sono davvero molte le donnevolontarie che fanno parte dell’associazione)

Una squadra FIR CB durante un’esercitazione

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Se il presente FIR CB appare ben delinea-to, qualche nube potrebbe insediarsi al-l’orizzonte come tiene a precisare Losiquando il discorso vira verso il passaggio aldigitale. “È stato già lanciato un segnale diallarme sia al DPC che alle grandi aziendeproduttrici di attrezzature e apparati radio”.Il problema è, continua Losi, che sul luogodella grande emergenza il forte afflusso divolontari ognuno dotato della propriaradio produce in genere una “massa critica”di centinaia di attrezzature e set radio ana-logici e pertanto perfettamente compatibilifra di loro, che in un lasso di tempo moltobreve e dipendente dal numero di apparati,questi possano parlarsi tra di loro. Con ildigitale lo scenario si complica, o per lomeno cambia. “In commercio ci sono oraapparati radio digitali costruiti secondo duestandard completamente incompatibili fradi loro. Le radio, se costruite con standarddiversi, anche se operanti sulla medesimafrequenza, non potranno mai parlarsi.Nell’ultimo congresso FIR CB, dopo variediscussioni per la loro selezione, si è vistocome la scelta di uno standard penalizzassecommercialmente l’altro. In attesa di altreprecisazioni dal DPC, un documento uffi-ciale dal nostro congresso è stato comun-que stilato in considerazioni delle sceltestesse effettuate in passato dal Diparti-

mento nazionale, che a partire dal G8 hainiziato ad acquistare apparati radio conuno standard specifico. In pratica, in consi-derazione di questa scelta, chi voleva essereomogeneo e ‘parlare’ con il DPC dovevaattenersi alla stessa scelta”.Oggi in FIR CB l’80% degli operatoriusano uno standard, il restante 20% l’altro;ma grazie al fatto che tutte le apparecchia-ture possono ancora trasmettere in analo-gico, si può comunque ipotizzare unacompleta compatibilità in caso di emer-genza nazionale. Almeno per i prossimi 10anni: tale il tempo che impiegherà loswitch off analogico-digitale, quando l’ul-tima radio verrà spenta e tutti passerannoal digitale.Tuttavia, oltre al digitale (futuro immedia-to), FIR CB da alcuni anni sta sperimen-tando con successo le nuove forme dicomunicazione definite ‘WEB.2’. “Dalterremoto dell’Abruzzo disponiamo di unasala operativa virtuale che si basa propriosu applicazioni di comunicazioni via WEBcon la condivisione di foto, documenti,relazioni, stati di attivazione delle nostrestrutture di primo intervento e quant’altrofra gli operatori. Anche se si trovano amigliaia di chilometri di distanza, con il‘WEB.2’, questi possono interagire insie-me per il governo dell’emergenza”. �

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Un volontario FIR CB monta un’antenna per le comunicazioni VHF

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Presidente RNRE dal luglio 2009, si puòdire che l’ingegner Alberto Barbera nascacon il pallino delle comunicazioni via etere.Radioamatore da 35 anni, ex responsabileOlivetti per i mercati Est Europa, decide di

operare in proprio come distributore perpoi diversificare ancora le sue attività, purrestando nel settore delle telecomunicazio-ni. Per lavoro, quindi, e per la sua origina-ria passione si è trovato a operare in diverse

Radiocomunicazioniper emergenze

nazionali

Il Raggruppamento Nazionale Radiocomunicazioni inEmergenza viene fondato il 4 luglio 2009 ai sensi della Leggen. 266/1991 da diverse associazioni che operano già a livel-lo nazionale nel settore delle Radiocomunicazioni inEmergenza. E che, nel pieno della loro autonomia associativa,danno vita a una struttura di Volontariato a supporto delDipartimento nazionale in caso di emergenze nazionali, comeci spiega il presidente Alberto Barbera

di Cristina Campanale e Franco Pasargiklian - foto: Archivio RNRE

Alberto Barbera, Presidente RNRE-TLC dal luglio 2009, con il prefetto Franco Gabrielli, capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale, durante i lavori degli Stati Generali del Volontariato di Pc del 13/15 aprile 2012

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zone del mondo, come Polonia e StatiUniti, assumendo anche la carica di vicepresidente dell’ARI RE a Ivrea, per dedicar-si poi completamente alla Protezione civile. Il Raggruppamento, presieduto da Barbera,con sede di riferimento a Ponderano (BI),nasce a seguito del terremoto in Abruzzonel 2009 e anche sulla scorta dell’esperien-za acquisita in ambito internazionale con ilGlobal Amateur Radio Emergency Com-munications (GAREC), il gruppo di lavo-ro a livello mondiale della IARU (Interna-tional Amateur Radio Union) costituitonel 2005 durante la Conferenza diTampere (Sri Lanka) per coordinare le atti-vità dei radioamatori che si occupano di

radiocomunicazioni d’emergenza in paesiemergenti. Al GAREC, possono partecipa-re sia le associazioni nazionali membri dellaIARU sia tutte le associazioni che nei singo-li Paesi svolgono attività di volontariato nelsettore delle radiocomunicazioni in emer-genza. Al fine di testare l’operatività dellestazioni nelle radiocomunicazioni d’emer-genza il GAREC organizza ogni anno 2prove a livello mondiale. Tra gli obiettivi deltest: sviluppare il comune interesse nellecomunicazioni in emergenza; testare l’uti-lizzo delle trasmissioni tra le varie RegioniITU sulle frequenze scelte per le emergenzee migliorare la pratica nelle comunicazionid’emergenza internazionali e nella ritra-

Spiegamento di mezzi del Raggruppamento Nazionale Radiocomunicazioni durante interventi ed esercitazioni in emergenza, in cui lo stesso ha coordinato le diverse associazioni di radioamatori volontari coinvolte

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smissione dei messaggi attraverso l’uso ditutti le possibili modalità di trasmissione(GLOBALSET).L’organizzazione è presente ovunque inEuropa, con l’esclusione di Germania eAustria, e in tutte le regioni del nostro Paesea eccezione della Valle d’Aosta. L’idea difondo è che per le emergenze occorronotask force specializzate e così - spiegaBarbera - l’RNRE nasce per adeguarel’Italia alle strutture internazionali con ilpresupposto che il radioamatore attivodurante le emergenze e che a tale attività siprepara in tempo di pace, possa avere lapossibilità di trovare le strutture necessarie asua disposizione. Ciò che tiene a puntualiz-zare Barbera è che si è voluto appositamen-te creare un coordinamento, o raggruppa-mento, e non un’associazione sovraordina-ta, per poter contare su una struttura agile,senza tesseramento, che rappresenti in pra-tica un’aggregazione di gruppi (sono da300 a 400 le unità che possono essere messea disposizione in caso di necessità) in cuitutti i radioamatori aderenti trovano nien-t’altro che un coordinamento dedicato, purrimanendo autonomi.Il tragico terremoto in Abruzzo segnaanche per il Raggruppamento l’avvio dei

rapporti con il Dipartimento nazionaledella Protezione civile e il successivo inseri-mento nella Consulta nazionale delVolontariato di Pc. “Ogni volta che il Dipartimento richiedestrutture per interventi di tipo ‘C’, l’RNREpuò mettere in campo 500 ripetitori opera-tivi a copertura del territorio italiano”, spie-ga Barbera. Un sistema quello dell’RNRE che ha rice-vuto diversi riconoscimenti internazionali:a Washington come in Europa per la tecno-logia d’avanguardia messa in campo.Mentre l’intero sistema ha di recente otte-nuto l’interessamento del Parlamentopolacco dove è stato presentato all’omologodel prefetto Franco Gabrielli.Oltre alle reti nazionali in fonia CISAR edERA, con 6 sale nazionali radio dedicate,ognuna della quali in emergenza puòdiventare capomaglia, il Raggruppamentosi avvale di sistemi digitali in grado di farfronte all’eventuale gap originato dallamancanza della rete Internet, affinchè sianocomunque garantiti i collegamenti con larete mondiale (simbiosi radio - Internet). In conclusione, Barbera si sofferma sullenovità apportate dal Dl n. 81 specie intema di formazione e, non meno impor-tante, sull’esigenza di potenziare la rete digi-tale, allestendo ripetitori di rete digitali chearriveranno presto in Italia perché si possaraggiungere la giusta autonomia. “IlRaggruppamento presenta dei progettipoi approvati e finanziati dal Diparti-mento sulla base delle reali necessità. Èaccaduto, ad esempio, per la strutturamobile per telecomunicazioni dotata delcomparto logistico con cui siamo presentiin 6 regioni”. In pratica una Colonnamobile, costituita da 6 Unità Mobili(UM) di proprietà del Raggruppamento,affidate in comodato d'uso alle struttureassociative. �

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La comunicazione è un aspetto fondamen-tale in caso di gestione di un’emergenza: viè, da un lato, la necessità di comunicare in

tempo reale, rapido, tanto più rapido quan-to più grave è l’emergenza manifestatasi;dall’altro l’esigenza di attendibilità della

La gestione delle emergenze: l’organizzazione

Telecom Italia

In occasione del Convegno dell’Osservatorio SicurezzaNazionale, Telecom Italia ha esplicitato la propria strutturaorganizzativa in materia di TLC in emergenza

di Damiano Toselli*

Romagna. Durante il ‘nevone’ del 2012, un tecnico di Telecom Italia raggiunge, munito di ciaspole, un sito TIM da ripristinare

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comunicazione, quindi di scambio di datiche siano credibili, su cui poter lavorare, sucui poter fare delle scelte. Per garantire que-sto tipo di comunicazione occorre avere deifocal point unici sui quali far convergere lenotizie, i quali provvedono a verificarle e arimetterle in circolazione.È necessario disporre di un modello orga-nizzativo strutturato e collaudato; in parti-colare, per fronteggiare eventuali emergen-ze, il Gruppo Telecom ha adottato unasoluzione che prevede un sistema normati-vo e un modello organizzativo. Tra le norme: le ‘policy’, cioè le politicheche l’Azienda sceglie di darsi in caso di cri-ticità di qualunque natura, le ‘linee guida’approvate dal vertice aziendale, e le ‘proce-dure organizzative’ che stabiliscono funzio-ni e Procedura organizzativa di Protezionecivile definisce l’organizzazione aziendaleper la gestione delle crisi, contiene le proce-dure alternative a quelle normali e indivi-dua i canali per le comunicazioni interne edesterne all’organizzazione, nella fase preven-tiva, concomitante e successiva alla crisi.Fino ad arrivare alle Istruzioni Operative,quindi a un sistema normativo completo a“cascata”, che comprende sia le decisionidel vertice aziendale, sia, a scendere, finoall’organizzazione operativa dei tecnici.Il modello organizzativo, che è importantesia ben strutturato e collaudato anche attra-verso le diverse esercitazioni promosse daglienti istituzionali, individua la costituzionedel Crisis Management Bord o degliOperational Crisis Team a seconda dellagravità della crisi. Gli Operational Crisis Team si riuniscononelle Sale Polifunzionali (8 su tutto il terri-torio nazionale) allestite appositamente perla gestione degli stati di crisi. Sono dotate dicollegamenti ridondati, sistemi di video-conferenza per facilitare lo scambio diinformazioni e dispongono di una serie di

“strumenti” per la gestione delle emergenzetra cui il sistema informativo CI.PRO.(Civil Protection).CI.PRO. è lo strumento di “comando econtrollo” utilizzato e commercializzato daTelecom Italia per la pianificazione degliinterventi in tempo di pace e la gestionedelle crisi durante le emergenze.Attualmente è commercializzato, anche alivello Regionale, disponibile per gli entiterritoriali interessati alla gestione deglieventi.La banca dati, che comprende anche grafi-ca evoluta, contiene, tra l’altro, i dati relati-vi al patrimonio aziendale correlati ai rischiprevalenti (sismico, chimico/industriale,idrogeologico e nucleare) nonché mappeterritoriali digitalizzate integrate con ele-menti orografici e della rete dei trasporti.Al termine della crisi, quando le attività

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Damiano Toselli, direttore Security di Telecom Italia

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messe in atto per fronteggiare l’emergenzanon sono più necessarie, si raggiunge “unmomento” in cui può ritenersi conclusa lafase acuta. Il coordinamento operativo ritorna alloraalle strutture aziendali e si procede a unbilancio della crisi e a una valutazione dellavalidità della Pianificazione, analizzando: � la performance degli Operational CrisisTeam;� l’efficacia delle azioni intraprese;� eventuali interventi di miglioramento allaPianificazione stessa.Quanto sopra, potrà anche consentire divalutare la necessità di una rimodulazionedel sistema normativo, che tenga conto del-

l’esperienza maturata.

Queste analizzate sono una sintesi delleprocedure che Telecom Italia adotta alfine di assicurare, nel corso di un’emer-genza una migliore e globale rispostadell’Azienda al mantenimento del servi-zio pubblico, nonché a supportare gliOrgani Istituzionali con una efficaceinfrastruttura di TLC per gestire e coor-dinare le operatività nelle situazioni dicrisi.La comunicazione tra Telecom Italia e leIstituzioni, quindi, è un aspetto fonda-mentale nella gestione delle crisi: loscambio di informazioni deve essere rapi-do e le informazioni attendibili, essendoi dati trasmessi alla base di decisioni escelte immediate.Un esempio concreto è stato il sisma inAbruzzo: già alle 4 del mattino è statoattivato dal Dipartimento della Prote-zione Civile il Comitato Operativo doveil rappresentante di Telecom Italia inseno alla Direzione Security ha immedia-tamente effettuato controlli e attivatoflussi comunicazionali all’interno del-l’Azienda, finalizzati alla gestione disituazioni di criticità emerse a seguitodegli elevati volumi di traffico da e versole zone colpite dal sisma che hannodeterminato fenomeni di congestione.Parallelamente, all’interno dell’Azienda,nella Sala Polifunzionale a Roma, è statoattivato l’Operational Crisis Team dovetutti i rappresentanti delle funzioni coin-volte si sono riuniti per definire le strate-gie da attuare e nello stesso tempo favori-re quel flusso comunicazionale da e versoil rappresentante al Comitato Operativo.Sempre allo scopo di garantire la conti-nuità dei servizi di telecomunicazioni e latutela degli impianti attraverso una pre-senza che possa far fronte a qualsiasi

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Tecnici di Telecom Italia all’opera in Emilia nella riattivazione delle linee telefoniche dopo il sisma

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imprevisto, Telecom Ita-lia ha da tempo creato, aintegrazione delle attivi-tà svolte in orario nor-male di lavoro, l’istitutodella Reperibilità al fine,nel caso si manifestasse-ro problemi nell’eroga-zione dei servizi, di aller-tare automaticamente,entro pochissimo tem-po, i responsabili dellevarie strutture aziendalicoinvolte.

Altro “momento di pro-va” è stato la gestione deiGrandi Eventi, in parti-colare quando questa era stata affidata conla legge 401 del 2001 al Dipartimento dellaProtezione civile. In tale ambito laDirezione Security di Telecom Italia Civile,in ottemperanza al suo ruolo istituzionale,aveva definito e coordinava la realizzazionedi una serie di misure al fine di assicurareun alto livello di sicurezza per quantoriguardava i servizi offerti al cliente. Tra ipiù importanti: il Giubileo Roma 2000,Pratica di Mare giugno 2002, Conferenzaintergovernativa (CIG) ottobre 2003,firma della Costituzione Europea ottobre2004, morte ed esequie del Santo PadreGiovanni Paolo II aprile 2005, OlimpiadiInvernali gennaio 2006; G8 Luglio 2009, ilFamily Day di Milano nel giugno 2012.Quanto finora descritto riguarda l’orga-nizzazione, le strutture di cui TelecomItalia si avvale per fronteggiare le situa-zioni di crisi.

Per concludere mi preme evidenziare l’im-portanza della formazione e delle esercita-zioni che non sono tempo perso, noi nesiamo convinti: fare “qualcosa” insieme alla

Protezione civile, ma anche con le altreForze dell’Ordine, è la base per verificare, insituazione di normalità, se i piani, le proce-dure e i canali di comunicazioni definitisono quelli giusti e quindi eventualmentetararli ed affinarli. Per il raggiungimento ditale obiettivo vengono costantemente realiz-zate specifiche attività di sensibilizzazionerivolte al personale che, a diverso titolo, ècoinvolto nel processo di gestione delle crisi.

Insomma: per affrontare una situazione dicrisi è necessario disporre di un modelloorganizzativo strutturato e collaudato. Lapartnership, inoltre, fra pubblico e privato èun punto chiave. Per la sicurezza di unagrande azienda la cooperazione con leIstituzioni, dalle Forze Armate alle Forzedell’Ordine, dagli Enti locali al Di-partimento di Protezione Civile, è indi-spensabile. �

* direttore della Security Telecom Italia. In pre-cedenza ha coordinato l’attività di sicurezza delGiubileo 2000, durante il G8 di Genova e alleOlimpiadi Invernali di Torino 2006.

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I tecnici di Telecom Italia al lavoro nella sala permutatore di una centrale telefonica a L’Aquila

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Sempre più “lontane da Terra” e sempre piùtecnologicamente avanzate, le TLC sono ingrado di fronteggiare in modo sempre piùefficace le situazioni di emergenza che spes-so inficiano in maniera determinante i tra-dizionali collegamenti terrestri.

Del nuovo satellite KA-SAT, lanciato nel2011, pietra miliare di questa nuova gene-razione di piattaforme che copre l’Europa,il Nord Africa e tutta l’area del Medi-terraneo, parliamo con l’ingegner Ales-sandro Caranci, responsabile commerciale

Il satellite: lontano

dal luogo dell’emergenza

L’ing. Alessandro Caranci spiega i grandi vantaggi del sistemaKa-Sat di Eutelsat: di ridotte dimensioni, facile e veloce da mon-tare, il sistema via satellite funziona sempre, anche quando i tra-dizionali sistemi di TLC “terrestri” sono stati danneggiati

di Cristina Campanale

l rendering del satellite Ka-Sat

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B2B di Eutelsat Broadband. Eutelsat Broadband è la business unit diEutelsat che, attraverso Skylogic, con sede aTorino e Cagliari, commercializza connetti-vità internet a banda larga via satellite. Eutelsat S.A. Grazie alla capacità commer-cializzata su 30 satelliti che fornisconocopertura in Europa, Medio Oriente,Africa, India e in molte parti dell’Asia e delleAmeriche, è uno dei tre maggiori operatorisatellitari al mondo in termini di fatturato,con oltre 4.400 canali televisivi trasmessi apiù di 200 milioni di abitazioni in Europa,Medio Oriente e Africa (dato aggiornato adottobre 2012). Il Gruppo fornisce, inoltre,servizi di contribuzione televisiva, reti datiprofessionali, servizi mobili di localizzazionee di comunicazione, connettività alla dorsa-le internet e servizi di telecomunicazione viamare e via aerea.

Cos’è KA-SAT?KA-SAT, il primo High ThroughputSatellite (HTS) in Europa di Eutelsat, inau-gura una nuova generazione di satellitemulti-spotbeam ad alta capacità. L’idearivoluzionaria è basata su un carico utilecon 82 spot beam collegati a 10 stazioniterrestri (di cui 3 si trovano in Italia).

Questa configurazione permette di riutiliz-zare le frequenze per 20 volte e porta lavelocità totale di trasmissione dati a supera-re i 90 Gbps. «Il Ka-SAT - ci diceAlessandro Caranci - ha riscritto le regoledella connettività, offrendo un servizio affi-dabile, poco costoso e dalle altissime perfor-mance».

Perché usare KA-SAT in protezione civile?«KA-SAT funziona sempre e ovunque.Questo significa che, nei casi di emergenza,quando i tradizionali sistemi di telecomu-nicazioni siano stati danneggiati, la retesatellitare continua a funzionare perchéindipendente dalle strutture a terra. Laridotta dimensione dei terminali, manegge-voli e di semplice e rapida installazione,permette di ripristinare i servizi in tempibrevissimi e di garantire connettività anchelà dove l’area sia stata fortemente danneg-giata, il tutto con performance che nonhanno nulla da invidiare alle connettivitàterrestri. KA-SAT fa fronte a decine dimigliaia di clienti/utenti, fornisce servizivideo, broadband e VoIP per privati e clien-ti business, ad un prezzo altamente concor-renziale».

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La mappa degli 82 beam

di copertura di Ka-Sat

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Le TLC via satellite nei sismi del 2009 edel 2012A L’Aquila, nel 2009, tramite terminaliTooway, sono stati ripristinati i servizi dicomunicazione nel giro di poche ore. «I ter-minali Tooway di ultima generazione sonostati installati nell’arco di 24 ore da unasquadra locale di tecnici specializzati pressol’ASL dell’Aquila, presso il presidio ospeda-liero di S. Maria di Colle Maggio, e pressol’Aquilana Società Multiservizi. Questo hapermesso di fronteggiare l’isolamentoimposto dal terremoto e, grazie al ripristinodella connettività, sono state gestite consuccesso e tempestività le principali situa-zioni di emergenza. In accordo con laProtezione civile, alcune postazioni sonostate poi installate anche nei campi per faci-litare la gestione della logistica. »Tooway ha giocato un ruolo di primopiano anche durante il sisma che ha colpi-to l’Emilia Romagna nel maggio del 2012.In quell’occasione sono stati forniti kitTooway per il ripristino della connettività.«La Protezione Civile ha installato con sem-plicità i terminali e ha così potuto benefi-ciare tempestivamente di accessi Internetgratuiti, di un servizio VoIP in grado disupportare 4 linee con un volume di circa150 chiamate al giorno, e di un serviziofax».

Non solo protezione civileSpiega ancora l’ing. Caranci: «Il servizioTooway non è solo altamente performan-te nella gestione delle situazioni di emer-genza, ma rappresenta anche la soluzione alDigital-Divide, poiché è in grado di fornirecopertura e connettività anche in quellearee territoriali isolate, dove l’ADSL nonarriva o non può garantire una connettivitàeccellente. Il servizio Tooway risponde,infatti, sia a esigenze di tipo consumer, for-nendo connettività veloce e garantita inogni zona a prezzi estremamente competi-tivi, sia a esigenze di tipo business e corpo-rate, offrendo servizi in grado di garantiresempre performance eccellenti». �

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Alcune fasi del montaggio del sistema Tooway a Crevalcore(BO), dopo il sisma del maggio2012

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