14
DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2014 NUMERO 492 Cult Il reportage. New York Beach, a ciascuno la sua spiaggia L’inedito. Lo zoo di Proust: alla ricerca (ossessiva) degli animali perduti Spettacoli. Un giorno sul pianeta Subsonica Next. Skyline 2020, le città assalteranno il cielo anche con la sabbia e il bamboo la domenica Una grande mostra celebra il decennio che pareva insignificante. E che invece... 90 favolosi Quei DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI PER “REPUBBLICA” ANAIS GINORI e GUIA SONCINI La copertina. L’utopia dei fabbricanti di lingue Straparlando. Eva Cantarella: “Io e Antigone” La poesia. La speranza sfiorita di Ronsard anni

DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

DI REPUBBLICADOMENICA 10 AGOSTO 2014 NUMERO 492

Cult

Il reportage. New York Beach, a ciascuno la sua spiaggia L’inedito. Lo zoo di Proust: alla ricerca (ossessiva) degli animali perdutiSpettacoli. Un giorno sul pianeta Subsonica Next. Skyline 2020, le città assalteranno il cielo anche con la sabbia e il bamboo

la domenica

Una grande mostra celebrail decennio che pareva insignificante. E che invece...

90favolosiQuei

DIS

EGN

OD

IRIC

CA

RD

O M

AN

NEL

LI P

ER “R

EPU

BB

LIC

A”

ANAIS GINORI e GUIA SONCINI

La copertina. L’utopia dei fabbricanti di lingueStraparlando. Eva Cantarella: “Io e Antigone”La poesia. La speranza sfiorita di Ronsard

anni

Page 2: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 26LA DOMENICA

GUIA SONCINI

L TEMPO DELLA NOSTALGIA È DI VENT’ANNI. Negli anni Settanta, i Cinquanta diHappy Days. Negli anni Ottanta, i Sessanta di Sapore di mare. Nei Novan-ta Anima mia, e a inizio secolo Notte prima degli esami. Da che esiste il pop,i quarantenni producono opere d’ingegno sui loro vent’anni. E allora per-ché non c’è ancora un film o una serie sugli anni Novanta?

Gli americani ci hanno appena fatto un documentario, sì (The 90s: TheLast Great Decade?, su National Geographic), ma non basta. Ci dev’esse-re una spiegazione alla difficoltà di creare un’epica di quel decennio. Quel-lo in cui brillanti promesse hanno raggiunto lo status (tuttora in vigore) divenerati maestri: da George Clooney a Roberto Benigni, da Nick Hornby aFiorello. Il decennio della Cool Britannia e del clintonismo, di Titanic e diNon è la Rai. Quello in cui la Pixar cancella le generazioni e s’inventa il mon-do come sarebbe stato da lì in poi: padri e figli che guardano gli stessi car-

toni animati. Quello della spaccatura tra bianchi e neri con il pestaggio di Rodney Kinge le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata a un telefilm per ra-gazzini come Will, il principe di Bel Air, che fece di Will Smith la più grande star neradopo Michael Jackson. Quello delle top model più celebri delle attrici, e dell’inizio del-la gastrocrazia: in principio, sembrava solo un risotto che doveva far sembrare più al-la mano un uomo politico. L’ultimo decennio senza reality show, senza talent, senzala dittatura dei dilettanti. Prendiamo un anno a caso del decennio: il 1994. L’anno diO. J. Simpson, e quello di Penso positivo. Quello del premio sanremese della critica alFaletti di Minchia, signor tenente, e della morte di Kurt Cobain. Di Mandela presi-dente, e di Forrest Gump. Ma, soprattutto, l’anno in cui sarebbe nato il deprecabileimmaginario di cui non ci saremmo mai più liberati, l’iconografia più dura a morire:Pulp Fiction. Spiega Peter Biskind in Down and Dirty Pictures (Simon and Schuster)

che le ragioni per cui il film di Quentin Taranti-no è stato un punto di non ritorno sono due. Unaeconomica: nessun film indipendente avevamai superato i cento milioni di dollari d’incasso,e il produttore Harvey Weinstein dice che, perconvincere un regista a lavorare con lui, non gliè mai più stato necessario dire altro che “Siamoquelli che hanno fatto Pulp Fiction”. L’altra ra-gione è di vanità: fu il film che illuse i registi chesi potesse diventare divi in proprio. La star eraQuentin: più di Uma Thurman, più di John Tra-volta. Essere più visibile della propria opera: Ta-rantino si dimostrava più egolatra di Nanni Mo-retti, che l’anno prima aveva definito il decen-nio con Caro Diario, convenzione narrativa pre-sa tragicamente alla lettera da un pubblico chenon vedeva l’ora di mettersi in scena e di rac-contare i fatti propri al mondo. Certo, non tuttisapevano maneggiare una macchina da presa,

ma non serviva: era il decennio in cui si diffon-deva la Rete, presto ognuno sarebbe stato arte-fice della propria esibizione.

Sono passati vent’anni e Tarantino è ancora incopertina, per una voce di flirt con Uma Thur-man probabilmente messa in giro per lanciare ilterzo capitolo di Kill Bill, o per pubblicizzare ilventennale proprio di Pulp Fiction. Se non esisteun film che racconti gli anni Novanta, forse è per-ché dagli anni Novanta non siamo ancora usciti.

Il 1994 è stato, anche, l’anno di passaggio nel-la definizione di quel che saremmo stati a mezzotelevisione. Tra il 1993 di Delusa e il 1995 di Dav-vero. Delusa è forse l’unico pezzo, in un’intera

I

La copertina. Quei favolosi anni Novanta

NOBEL PER LA PACE AL PRESIDENTEDELL’URSS MICHAIL GORBACIOV

MANDELALIBERODOPOVENTOTTO ANNI DI CARCERE

OCCHETTO ANNUNCIA LA FINE DEL PCI

L'IRAQ INVADE IL KUWAIT: INIZIA LA GUERRA DEL GOLFO

CON NAOMI CAMPBELL, LINDA EVANGELISTA E EVA HERZIGOVA LE MODELLERAGGIUNGONO IL TOP

LA GERMANIAVINCE ITALIA 90 BATTENDO

L’ARGENTINA

ESCE “EDWARDMANI DI FORBICE” DI TIM BURTON

TIM BERNERS-LEE INVENTA IL WORLDWIDE WEB: IL MONDO INIZIA A NAVIGAREIL PREMIER FINLANDESE È IL PRIMO A USARE UN CELLULARE GSM: IL MONDO

INIZIA A TELEFONARE

IN TV PRIMA PUNTATA DI “NON È LA RAI”(“QUEL BONCOMPAGNI LÌ...”)

IN LIBRERIA “GENERAZIONE X” DI DOUGLAS COUPLAND, MANIFESTO DEGLI ANNI ’90

LA CANTANTE IRLANDESE SINEADO’CONNOR CONTESTA IL PAPAE NE STRACCIA UNA FOTO IN TV

SU MTV VA IN ONDA “THEREALWORLD”: IL NONNO DEL “GRANDEFRATELLO” CHE VERRÀ

A MODENA IL PRIMO “PAVAROTTI & FRIENDS”: IL TENORE È ORMAI UNA SUPERSTAR

MICROSOFT PRESENTA WINDOWS 95:SUL PC ARRIVANO LE ICONE

CON EBAY LO SHOPPING ONLINEDIVENTA DI MASSA

SONY LANCIA LA PLAYSTATION (E I TEENAGER LA PRENDONO AL VOLO)

ESCE “(WHAT'S THE STORY) MORNINGGLORY?” DEGLI OASIS: IL BRIT-POPINCANTA IL MONDO

VIDEO-PESTAGGIO DI RODNEYKING: A LOS ANGELES SCOPPIALA RIVOLTADEI NERI

COMINCIA LA GUERRA IN JUGOSLAVIA

GORBACIOV SI DIMETTE.MUORE L’URSS, NASCE LA CSI

UNA DROGA SINTETICA INVADE LE DISCOTECHE: SI CHIAMA ECSTASY. E SORRIDE

A PALERMO SI APREIL PROCESSO A ANDREOTTIPER ASSOCIAZIONE MAFIOSA

CON GLI ACCORDI DI DAYTON FINISCE LA GUERRANELL’EX JUGOSLAVIA

Web, grunge, Pulp e DianaDopo i Sessanta e gli Ottantaè arrivato il momentodi guardare all’epoca cheinventò il “sestessismo”

A PALERMO LE STRAGI DI CAPACIE VIA D’AMELIO IN CUI VENGONO UCCISIGIOVANNI FALCONEE PAOLO BORSELLINO

A MILANOARRESTATO MARIOCHIESA: INIZIATANGENTOPOLI

A WASHINGTON BILL CLINTONELETTO PRESIDENTE DEGLI USA

ROMANO PRODI VINCE LE ELEZIONI

I TALEBANICONQUISTANO KABUL

NEL CANALE DI SICILIA, NELLA NOTTE DI NATALE, LA PRIMA STRAGEDI MIGRANTI: MUOIONO 283 PERSONE

NASCE LA PECORA DOLLY,IL PRIMO MAMMIFERO A ESSERE STATOCLONATO CON SUCCESSO

ELIO E LE STORIE TESEVINCITORI“MORALI”

DI SANREMO CON“LA TERRA DEI CACHI”

ESCE “GIOVENTÙ CANNIBALE”,ANTOLOGIA DI UN NUOVO MOVIMENTO

LETTERARIO ITALIANO

SI SCIOLGONO I TAKE THAT, SIMBOLO DEGLI ANNI ’80

all’ioE dal noi

IN COPERTINA

1.GSM2.LUCIANO PAVAROTTI3.KURT COBAIN4. LEONARDO DI CAPRIO E KATE WINSLET IN “TITANIC”

5.NELSON MANDELA6.MARCO PANTANI7.ROBERTO BENIGNI 8. ECSTASY9.DAVID LYNCH10. HARRY POTTER

11.UMA THURMAN IN “PULP FICTION”12.LADY DIANA13.SUBCOMANDANTE MARCOS14.NAOMI CAMPBELL

passammo

1990 1991 1992

19961995

1

2 3

4

56

7

89

10

11

12

13

14

Page 3: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 27

ANAIS GINORI

PARIGI

NA STORIA che comincia con una fine e termina con l’inizio di qualcosache ancora ci sfugge. Dal crollo del muro di Berlino a quello delle TorriGemelle, gli anni Novanta sono «ontologicamente legati alla fine»,spiega François Cusset, storico delle idee e professore di Civiltàamericana all’Università di Nanterre, che ha curato uno dei primitentativi di catalogare il decennio più lungo del secolo breve. Une

Histoire (critique) des Années 90, appena pubblicato dalle edizioni La Découverte,accompagna la mostra La Décennie, in corso al Centre Pompidou di Metz fino al 2marzo 2015. La Francia è il primo paese a lanciarsi nella rievocazione di un’epoca

finora considerata come una mera transizione,uno spazio bianco. «Un decennio che sfugge alledefinizioni e mette in crisi la storiografia»racconta Stéphanie Moisdon, curatrice dellamostra che, attraverso immagini, video,testimonianze, documenti cerca di abbozzare unracconto corale dei tremendi eppur magnifici“Nineties”. È la “Generazione X” che, secondo ilromanzo di Douglas Coupland pubblicato nel1991, ha imparato a convivere con un mondoesploso, la fine delle ideologie, il trionfo delneoliberismo, gli albori di Internet, il passaggiodalla civiltà della riproducibilità delle opere aquella dell’accesso illimitato, la fine della Storia edella militanza. Una generazione — i nati tra il

1965 e il 1977 — travolta da un’accelerazione tecnologica e scientifica (il sottotitolodel libro di Coupland era Tales for an Accelerated Culture) orfana di ogni bussolapolitica e culturale, con la sensazione immanente che «tutto sia già stato detto», comeosservava Kurt Cobain, icona di quest’epoca di passaggio. Anni non più spensieratima non ancora di terrore. “Meglio essere tristi che infelici” è una delle frasi simbolo diquesto periodo in cui tutto è da ricostruire. «Non abbiamo cercato di celebrareun’epoca ideale e perduta, ma di rendere attuali forme di allora» spiega ancora ilcuratore del libro francese. Un decennio che non ha ancora avuto diritto ai grandirevival, forse perché sembrava nato-morto e invece si scopre oggi ancora vivo. Chiusala parentesi psicotica degli Anni Zero, è la tesi della mostra a Metz, ci ritroviamoancora immersi in quel magma informe a cui non sappiamo dare un nome. E così LesInrockuptibles si domanda in copertina: “Dobbiamo rimpiangere gli anni Novanta?”

CATTURATO IL BOSS MAFIOSOTOTÒ RIINA, LATITANTE DA 23 ANNI.ARRESTATO ANCHE PIETRO PACCIANI: È LUI IL MOSTRO DI FIRENZE?

CON L’ENTRATA IN VIGOREDEL TRATTATO DI MAASTRICHTNASCE L’UNIONE EUROPEA

SULLA CBS DEBUTTA IL “LATE SHOW”DI DAVID LETTERMANN

IN SELLA A UNA VESPA NANNI MORETTIRACCONTA IL SUO“CARO DIARIO”

A MIAMI VIENE UCCISONELLA SUA VILLAGIANNI VERSACE

I LABURISTI DI TONYBLAIRVINCONOLE ELEZIONI INGLESI

LA MORTE A PARIGI DI LADY DIANACOMMUOVE IL MONDO

A SEATTLE PER LA PRIMA VOLTAFA LA SUA COMPARSAIL MOVIMENTO NO GLOBAL

VLADIMIR PUTIN SUCCEDE A ELTSIN ALLA PRESIDENZA RUSSA. OGGI È ANCORA IN SELLA

Il decenniostavolta si mettein mostra

LA FRANCIA MULTIETNICADI ZIDANE VINCE I MONDIALI A PARIGI

MARCO PANTANI FA ANCORA DI PIÙ:VINCE GIRO D’ITALIA E TOUR DE FRANCE

MA VASCO ROSSI BATTE OGNIRECORD: PER LUI 130MILAPERSONE ALL’HEINEKENJAMMIN FESTIVAL DI IMOLA

SILVIO BERLUSCONIPREMIER

PRIMA APPARIZIONE IN PUBBLICODEL SUBCOMANDANTE MARCOS

CENTO MILIONIDI SPETTATORISEGUONOIN DIRETTA TVLA CATTURA DI OJ SIMPSON

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DEEP BLUE (COMPUTER IBM) SCONFIGGE KASPAROV (CAMPIONE DI SCACCHI)LARRY PAGE E SERGEY BRIN BATTONOTUTTI FONDANDO GOOGLEI RADIOHEAD NON POSSONO FARE ALTRO CHE USCIRE CON IL LORO “OK COMPUTER”

ARRIVA IL PRIMO LIBRO DELLA PIÙ FORTUNATA TRA LE SAGHE:HARRY POTTER

IL "TITANIC"CHE NON AFFONDA: VINCERÀ 11 OSCAR

STRAGE DEL CERMIS:MUOIONO 20 PERSONENELL’INCIDENTEPROVOCATO DA UN AEREOMILITARE USA IN TRENTINO

SCANDALO LEWINSKY:IL PRESIDENTEBILL CLINTONVIENE SOTTOPOSTOA IMPEACHMENT

1998

ENORME SUCCESSO PER “VA’ DOVETI PORTA IL CUORE” DI SUSANNA TAMARO

KURT COBAIN, LEADER DEI NIRVANA E SIMBOLO DEL GRUNGE, SI SPARA UNA FUCILATA IN BOCCA

ESCE “PULP FICTION” DI TARANTINO: ED È SUBITO CULT

IN TV SPOPOLANO LE SERIE “FRIENDS” E “X-FILES”

carriera di slogan e suggestioni, in cui si capiscaesattamente di cosa stia cantando Vasco Rossi:«Sei tu che quando balli così in televisione, chis-sà com’è orgoglioso di te il tuo papà […] Eh, sì,papà è geloso e così non ti lascia uscire: però in te-levisione sì, chissà perché […] Però, quel Bon-compagni lì, secondo me». Erano tempi con mag-gior senso dello spettacolo, o forse è solo che nonc’era Twitter sul quale minacciare denunce perogni critica: a Non è la Rai Gianni Boncompagnifece cantare ad Ambra una versione del brano incui Vasco Rossi veniva nominato al suo posto;con le accuse d’essere un vecchio porco i due fu-rono pari, e la pubblicità per entrambi fu doppia.

Davvero veniva da Mtv, dove s’intitolava TheReal World, e fu l’embrione della tv del secolosuccessivo (il Grande Fratello sarebbe arrivatonel 2000). Sette ragazzi convivevano in un ap-partamento di Bologna, seguiti tutto il giornodalle telecamere. Mancava la parte di gara, leesclusioni, il televoto, ma insomma era nato ilreality. Non si sarebbe chiamato così per qual-che anno ancora, ma aveva già la caratteristicaprecipua del genere: la realtà non è mai abba-stanza interessante da costituire reality. Gio-vanni Minoli, che adattò il format per RaiDue, di-ce che inventarono «quello che poi sarebbe sta-to il confessionale, il se stesso che si raccontavaalla telecamera» perché le riprese pure dellegiornate dei ragazzi erano noiosissime. Dice an-che che la loro intenzione mica era giocare al ri-basso, figuriamoci: «Volevamo analizzare il rap-porto reale tra antropologie diverse». Gli vieneda ridere, probabilmente consapevole di come iltutto sappia di posa intellettuale posticcia, men-tre aggiunge: «Non dico il Decameron, ma in-somma...». Il fatto è che c’è una contraddizionenon sanata, nel decennio che s’inventa «il se stes-so che si racconta», quello in cui l’essere se stes-si smette d’essere ambizione goffa da reginettadi bellezza e pone le basi per la dignità che avreb-be avuto nel secolo successivo: il sestessismoco-me discorso programmatico di presidente del

Consiglio, nientemeno. Mentre ci confessava-mo a telecamere e connessioni internet, mentrescambiavamo la rigorosa sceneggiatura di Mo-retti per un afflato di spontaneismo, comincia-vamo anche a cercare di darci un tono. Non eratv: era ricerca antropologica. Non era vanità: eracinema d’autore. Non era una canzonetta: erapolemica sociologica. Lo sintetizza bene Loren-zo Jovanotti: «Nasce la smania d’essere altro daquello che si è. Non si chiamava più “musica dadiscoteca” ma “club culture”: voleva dire che bal-lare era una cosa fatta dagli intelligenti».

Volevamo essere noi stessi — qualunque cosasignificasse — ma volevamo anche sentirci piùbravi dei bravi: Peter Mehlman, tra gli autori del-la sitcom più popolare dell’epoca, Seinfeld, haraccontato che ogni mese la segretaria gli por-tava centinaia di lettere standard di rifiuto da fir-mare, in risposta alle centinaia di americani pie-ni d’autostima che ogni mese pensavano che,suvvia, cosa ci vorrà mai a scrivere una cosa vistada alcune decine di milioni di persone, e invia-vano la loro brava sceneggiatura di Seinfeld.

Volevamo essere noi stessi, e che bastasse:persino l’arte contemporanea diventò un diariocui era stato tolto il lucchetto. La più famosa ope-ra del filone sestessista, My Bed, il letto sfatto diTracey Emin, è appena stata messa all’asta dalcollezionista Charles Saatchi. È quasi irresistibi-le la tentazione di vederci la fine di un’epoca, il ri-torno a una qualche lucidità in cui confessare lapropria intima essenza non basti, in cui esserespontanei smetta d’essere un’ambizione. Manel 2014 il letto sfatto del ‘98 è stato compratoper due milioni e mezzo di sterline: è difficilespacciare la vendita per segno d’ineluttabile de-clino. Forse come simbolo della fine di un’epocaha più senso prendere quel tizio che nel 1990 pre-se sette Oscar. Sembra un’altra vita. Si chiamaKevin Costner. La grande e definitiva opera suun’epoca forse deve partire da lui. Cominciare daBalla coi lupi, e finire alla pubblicità del tonno.

U

IL MONDO CHE VERRÀ È GIÀ NELLE SALEDEI CINEMA: ESCE “MATRIX”

NASCE MESSENGER PER INVIARE MESSAGGI DI POSTA ELETTRONICA GRATIS

“LA VITA È BELLA” DI BENIGNIVINCE TRE OSCAR

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1993 1994

1997 1999

Page 4: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 28LA DOMENICA

In principio fu Coney Islande il suo milione di bagnanti. Poi vennero i giochi con gli idranti

talate in bianco e nero di bambini che si rin-frescano con gli idranti a Hell’s Kitchen (inuna sorta di nascondino con bonari poliziot-ti), quelle dei barbecue a Central Park o i tuf-fi delle adolescenti in improbabili bikini nel-le acque (non certo chiare) dell’East River.In passato, basta risalire fino a un paio di de-cenni fa, il massimo era prendere il D SixthAvenue Express, il treno rapido della me-tropolitana arancione per una gita a ConeyIsland. Grandissima striscia di sabbia, conLuna Park incorporato, che aveva vistogiorni decisamente migliori (come testi-moniano le incredibili foto degli anni Tren-ta con un milione di persone ammassate l’u-na sull’altra).

Per il newyorchese medio era poi arriva-ta (insieme al boom economico degli anniNovanta) l’era del mare tutto compreso inNew Jersey. Per i ricchi non era mai stato unproblema: la villa agli Hamptons o in giroper il mondo, Grecia, Italia o Corsica comearee più battute. E le spiagge di New Yorkerano state abbandonate al loro destino fat-to di decadenza, piccoli crimini, gang e unpo’ di spaccio. Con le comunità di un tempo,gli irlandesi, gli italiani, gli ebrei, i polacchi,che avevano lasciato un po’ di campo liberoagli immigrati di nuova generazione: i russidel dopo comunismo, i latinos di ogni dove,qualche asiatico. Da qualche tempo sono in-vece tornate a rifiorire, complici la crisi, ildopo-crisi, l’uragano Sandy, i giovani, gli ar-tisti e un’amministrazione comunale (quel-la di Bloomberg, per giudicare l’operato diDe Blasio occorre attendere ancora un po’ ditempo) che ha saputo valorizzarle e ci ha in-vestito tempo, soldi e ottimismo.

Frank ha trentadue anni, fa il consulentedi una start up a Brooklyn e con la fidanzatanei weekend si fionda senza indugi verso lapunta di Queens, una linea espresso dellasubway più un bus, tre quarti d’ora per arri-vare a Fort Tilden: «Per noi è il paradiso». Per

Latinos e asiatici, brokere artisti, ricchi e poveriNy ha un mare per tutti

BRIGHTON BEACH

META PREFERITA DALLE FAMIGLIE DI ORIGINE RUSSA

ORCHARD BEACH

FREQUENTATA DAGLI ABITANTI DEL BRONX

ALBERTO FLORES D’ARCAIS

NEW YORK

NTEMPOc’era-vamo noi egli italiani. Esi stava deci-samente me-glio». Avramva per gli ot-tanta, la bar-

betta bianca, una maglietta scolorita,short, sandali, un asciugamano sgargiantee voglia di chiacchierare. «Sono un vecchioe sono ebreo, aschenazita per dirla tutta. Esono americano. La spiaggia l’hanno siste-mata proprio bene, eh? Però questi russi so-no troppo invadenti. E anche un po’ male-ducati. Pensano che il mare sia cosa loro». AManhattan Beach — bella spiaggia semi-circolare all’interno di un parco — sentirparlare russo è in effetti abbastanza comu-ne, ma il vecchio Avram esagera. Sdraiati aprendere il sole, con o senza ombrelloni,gente di ogni tipo, accenti (e qualche lin-gua) diversi e fisici di tutte le taglie, si am-mucchiano in questi weekend estivi alla ri-cerca di frescura e di una giornata al mare.A Manhattan Beach come sulla vicina Bri-ghton Beach (qui sì i russi la fanno da pa-droni, tanto che viene chiamata Little Odes-sa), o sulle lingue di sabbia di RockawayBeach; a Orchard Beach, la spiaggia delle fa-migliole del Bronx, con le sue onde inesi-stenti che la rendono quasi una piscina na-turale per bambini; nella piccola GovernorsIsland, a Fort Tilden come nell’oasi natura-le di Jamaica Bay. Ecco i luoghi dove inewyorchesi hanno finalmente ritrovato illoro mare di casa. E hanno eletto le spiaggein dell’estate 2014.

Come erano diverse le estati di un temponella “città che non dorme mai”, quantosembrano lontane quelle immagini immor-

Il reportage. Beach boys

«U

MANHATTAN BEACH

SPIAGGIA ARTIFICIALE SULLA PUNTA DI BROOKLYN

LONG ISLAND

VOLLEY SU UNA DELLE SPIAGGE PIÙ ESCLUSIVE

LidoManhattan

Page 5: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 29

Oggi, dopo anni di decadenza, le tribù della Grande Mela hanno ritrovato le loro spiagge

© RIPRODUZIONE RISERVATA

chi la frequenta è la più sofisticata spiaggiadella City con la sua “colonia degli artisti”nel cuore del Gateway National RecreationArea (dieci milioni di visitatori ogni anno),oltre diecimila ettari di terra, verde e acqua,un’ex zona militare con il suo fortino e le vec-chie strutture dell’esercito abbandonate,con i capannoni industriali ammuffiti, igraffiti di anni ormai lontani: e con i suoi sen-tieri, gli scogli e la spiaggia lunga un miglio.Questo tratto della Rockaway Peninsuladue anni fa venne chiuso. L’uragano Sandyaveva colpito duramente, e solo da poco hariaperto. Era una spiaggia di nudisti (più omeno tollerati), ora è quella degli artisti. Ar-tista a New York è una (auto)definizionepiuttosto diffusa (“Che fai?”, “L’artista”. “Edove lavori?”, “Guadagno qualche soldo co-me barista”) e per ogni cento sedicenti arti-sti uno solo lo è veramente, ma qui a Fort Til-den quelli veri e quelli farlocchi li puoi tro-vare fianco a fianco, asciugamani coloratisottobraccio e occhiali da sole griffati. Meri-to della Rockaway Artists Alliance, che or-ganizza un festival di arte, musica e pubbli-che letture che dura da fine giugno al LaborDay (quest’anno cade il primo settembre)e che invoglia a unire la cultura al relax ma-rino. Aiutata da personaggi della New Yorkche conta come Patti Smith, Marina Abra-movic o il direttore del MoMa PS1 (quello diQueens), Klaus Biesenbach. «Quattro-cin-que anni fa c’erano praticamente solo pe-scatori, era tutto abbandonato, adesso il sa-bato e la domenica è difficile trovare due me-tri quadrati liberi».

Tante spiagge, ognuna con una sua tribùpiuttosto definita, dove tutti (o quasi) si co-noscono: perché lavorano negli stessi quar-tieri, in uffici simili, amano la stessa musicae sono fan delle stesse serie tv. Ci sono i sur-fisti che all’alba raggiungono RockawayBeach, ci sono i patiti di Governors Island,l’isoletta a sud di Manhattan con vista sulla

Statua della Libertà dotata di un club moltoin voga tra i broker di Wall Street, con la suapiccola spiaggia (artificiale) e i concertiestivi ogni sera. C’è Breezy Point Tip, sullapunta estrema della penisola, c’è il parco na-turale di Jamaica Bay, vera e propria oasiper gli amanti della natura, per chi vuole os-servare (o fotografare) uccelli e animali, iltutto con il rombo dei Boeing in partenza ein arrivo. Una New York marina, racchiusanello spazio di poche miglia quadrate tra laparte meridionale di Brooklyn, il Jfk e la lin-gua sud del Queens, dove trovi di tutto e ditutti, dagli analisti di Borsa (le aree della fi-nanza a TriBeCa e Battery Park non sono poimolto distanti) agli amanti della vela, daipersonal trainer con i loro clienti alle comi-tive un po’ caciarone di ragazzine-bene del-l’Upper East Side.

E poi ci sono le spiagge finte, quelle co-struite a ridosso del Brooklyn Bridge Parksui Pier 5 e 6, dove non si fanno bagni ma èuna fiera paesana perenne, con i suoi ten-doni, il cibo di ogni genere, i ragazzini sugliskate e qualche piccolo truffatore controlla-to a vista dai poliziotti. Ci sono quelle (al-trettanto finte) dall’altra parte della città,lungo il fiume Hudson, dove le giovani mam-me di TriBeCa portano a spasso i pargoli echi passeggia è a rischio collisione con le cen-tinaia di ciclisti che sfrecciano sulle ciclabi-li. Ci sono i locavores — come vengono chia-mati nello slang 2.0 (era la parola dell’annonel 2007 per l’Oxford American Dictio-nary), quelli che amano mangiare local, achilometro zero. Fanno la fila tranquilli da-vanti ai banconi di Smorgasburg, il merca-to delle pulci che affaccia proprio sul water-front di Williamsburg, l’area più trendy diBrooklyn, dove ogni sabato centinaia di per-sone sembrano pascolare e si fermano adammirare la skyline di Manhattan. Creden-do di essere al mare.

GOVERNORS ISLAND

MOLTO IN VOGA TRA I BROKER DI WALL STREET

ROCKAWAY BEACH

È CONSIDERATA IL PARADISO DEI SURFISTI

QUEENS

AMATA DA VELISTI E GIOVANI DELL’UPPER EAST SIDE

CONEY ISLANDÈ TORNATA A RIEMPIRSI DI GENTE (QUASI) COME NEGLI ANNI TRENTA

FORT TILDEN

RITROVO COOL DEGLI ARTISTI (O ASPIRANTI TALI)

Page 6: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 30LA DOMENICA

Piccioni e canarini, gabbiani, cinciallegre, farfalle e cagnolini E poi vespe assassine, eleganti pavoni, orribili ranocchieDisegnando (e scarabocchiando) animalettil’autore della “Recherche” raccontava anche i suoi incubi

L’inedito. A tempo perso

Bestiariodi

ilProust

PER UN’ORA HO ESITATOTRA LA DELIZIADI AVERE DEGLI ANIMALICOSÌ INCANTEVOLIE L’ORRORE DI FARLIMORIRE IN UNA CAMERAIN CUI BRUCIACOSTANTEMENTELA POLVEREANTIASMATICA LEGRAS:HA PREVALSO LA PIETÀ.CÉLESTE HA TREMATOAL SOLO PENSIEROCHE AVESSI POTUTO PENSARE DI METTERMI IN UNA CAMERA,CHE NON PUÒ MAI PULIREPERCHÉ NON MI ALZO MAI,DEGLI ANIMALICHE FANNO LA PIPÌ…HA RAGIONE

MARCEL PROUSTAGOSTO 1922

Page 7: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 31

DARIA GALATERIA

PARIGI

QUANDO, AQUARANTADUEANNI, Marcel Proust pubblicò Dalla par-te di Swann, il primo volume della Recherche du temps per-du, già pensava che quel libro gli sarebbe costato la vita. Nel-le prime pagine preparatorie aveva scritto che lo scrittorepuò sparire senza rimpianti “come l’insetto che si dispone al-la morte dopo aver deposto tutte le sue uova”. E all’inizio delromanzo, uscito nel novembre 1913, l’insetto riappare, nel-la forma di un’indimenticabile madre assassina e assassina-ta, per troppo amore dei figli. È la vespa scarificatrice, “cheper assicurare ai piccoli, dopo la sua morte, della carne frescada mangiare, chiama l’anatomia in aiuto alla crudeltà e, cat-turato qualche ragno o punteruolo, gli trafigge con una sa-

pienza e un’abilità meravigliose il centro nervoso da cui dipende il movimento delle zam-pe, ma non le altre funzioni vitali, in modo che l’insetto paralizzato, accanto al quale depo-ne le proprie uova, fornisca alle larve, quando si schiuderanno, una preda docile, inoffensi-va, incapace di fuga o di resistenza, ma non ancora frollata”. A un mese dalla morte, so-praggiunta il 3 ottobre 1922, Proust di nuovo tornava, in una lettera, sulla sua vespa, concui si identifica, perché come lui anche l’insetto ha un’“attitudine testamentaria” e muoredopo aver messo al mondo i suoi piccoli: “Non ho più né i movimenti, né la parola, né il pen-siero… Così, mi rifugio nei volumi che palpo non potendoli leggere e ho verso di loro le pre-cauzioni della vespa scarificatrice… raggomitolato come lei e privo di tutto, mi occupo piùsolo di fornire loro l’espansione che mi è rifiutata”. Proust ha letto della vespa scarificatricene L’insecte di Michelet: “Quella che non ha tempo, che muore stasera, ama il tempo chenon sarà il suo… dedica al figlio di domani ilsuo unico giorno… è sublime”. Si sa del ri-morso matricida di Proust, convinto di aversfinito la madre adorata con le cure, le pene,il decoro violato dall’omosessualità del fi-glio. Il bestiario di Proust — che solo gli stu-di proustiani più recenti stanno investigan-do — pare popolato di animali assassini del-la propria madre: e questo è costante per glianimali letterari citati nella Recherche.

Nella vita, infatti, Proust aveva grandimoti di tenerezza per le bestie. Nell’agostodel ‘22, ebbe anzi la fantasia di prendere incasa dei gattini: “Per un’ora ho esitato tra ladelizia di avere degli animali così incante-voli e l’orrore di farli morire in una camera incui brucia costantemente la polvere antia-smatica Legras: ha prevalso la pietà. Céleste(la cameriera, ndr) ha tremato al solo pen-siero che avessi potuto pensare di mettermiin una camera che non può mai pulire per-ché non mi alzo mai degli animali che fannola pipì… ha ragione. Per consolarmi dei gattiviventi mi procurerò i Dialoghi di Coletteche non conosco”. Ma nel romanzo affioranoanimali radicati nelle preoccupazioni piùprofonde dello scrittore; animali indecenti,spesso solo accennati — sempre letterari,comunque; ben pochi sono nella Recherchegli animali reali: polli e corvi a Combray, pic-cioni e canarini a Parigi, gabbiani, cincialle-gre, un levriero e un cagnolino a Balbec.

Un rimorso matricida nutre per esempiola ranocchia di Nerone, in apertura di Sodo-me. Dopo l’amore, Charlus e Jupien si lava-no per “pulirsi”: e non per la paura di averebambini, impossibile in questo caso, “mal-grado l’esempio della Légende dorée”. Prou-st si riferisce qui alla tradizione della gravi-danza di Nerone, diffusa nel Medioevo e rac-colta nella Leggenda aurea di Jacopo da Va-ragine, in cui si dice che Nerone si maritò conun uomo. Spinto da un impulso infame, con-tinua la storia, Nerone fece assassinare lamadre e la fece tagliare in due per vedere co-me era stato allevato nel suo seno. I medicilo biasimarono e gli dicevano: “Le leggi e lamorale vietano che un figlio sopprima la ma-dre: ti ha generato nel dolore e ti ha allevatocon tanta sollecitudine e fatica”. Nerone al-lora chiese loro di fargli concepire un bam-bino e poi partorire, per poter conoscere ildolore di sua madre. Minacciati di morte, imedici pensarono di fargli inghiottire condelle pozioni un girino, che gli crebbe nelventre: Nerone si persuase di essere incintoma, dilaniato dai dolori e potendo “a mala-pena respirare”, chiese di partorire. I medi-ci gli somministrarono un emetico, e Nero-ne vomitò una rana orribile a vedersi, co-perta di umori e di sangue. Chiese se era sta-to così, uscendo dal ventre della madre; “Sì”,risposero i medici. La rana, simbolo della fer-tilità, esorcizza la sterilità degli amori omo-sessuali; ma richiama il motivo dell’assassi-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

nio materno. Anche del bestiario di La Fon-taine sono consegnati nella Recherche solotopi. A eccezione del pederastico affetto deiDue piccioni, sono evocate nel Temps re-trouvé — in modo nascosto: tramite l’illu-strazione della poesia o un gioco di parole —le favole Il topo e l’ostrica e Il gatto e un vec-chio topo: che mostrano un topo sgozzato daun’ostrica, e un gatto sterminatore, un At-tila, flagello dei topi. Si sa della privata os-sessione di Proust, che lo fece chiamarel’“uomo dei topi”: farsi portare dei topi ingabbia, per vederli trafiggere con spillonidai ragazzi dell’Hôtel Marigny, una casa dipiacere per omosessuali: atto “complicato”dalla esposizione della fotografia della ma-dre. C’era un antecedente letterario nellaLégende de Saint-Julien l’hospitalier diFlaubert; il primo atto sadico del santo erastato di trafiggere con uno spillo “una topo-lina bianca”, coprendola di rosse gocce di

sangue. In un incubo dei Guermantes, “te-niamo… i genitori morti in una gabbietta pertopi, dove sono più piccoli di una topolinabianca e, coperti di bolle rosse, ci tengono di-scorsi ciceroniani”.

Proust ha la nostalgia di un impossibileamore lecito e felice; e colpisce i topi, gli ani-mali che “simboleggiano l’aggressione ana-le” (George Painter), per vendicarsi del mo-ralismo dei genitori. Gli animali in gabbiarappresentano insieme la sua sessualitàperseguitata, i genitori repressivi, i sensi dicolpa. Un altro sogno, quello delle intermit-tenze del cuore, lancia al Narratore le paro-le: “Cervi, cervi”: è, reiterata, l’accusa di ma-tricidio che un cervo rivolge a San Giulianonel racconto di Flaubert tanto caro a Proust:“Maledetto! Maledetto! Maledetto! Un gior-no, cuore feroce, tu assassinerai tuo padre etua madre”.

NELLE PRIME PAGINE PREPARATORIEAVEVA AFFERMATO CHE LO SCRITTOREPUÒ SPARIRE SENZA RIMPIANTI“COME L’INSETTO CHE SI DISPONEALLA MORTE DOPO AVER DEPOSTOTUTTE LE SUE UOVA”. ALL’INIZIODEL ROMANZO L’INSETTO RIAPPARENELLA FORMA DI UN’INDIMENTICABILEMADRE ASSASSINA E ASSASSINATAPER TROPPO AMORE DEI FIGLI...

I DISEGNI

NELLA PAGINADI SINISTRAIN ALTO: LIBELLULA,DA “ALL’OMBRADELLE FANCIULLEIN FIORE”; SOTTO,ACCANTOA UN’IMMAGINEDI PROUST,TRE DISEGNI“MEDIOEVALI”PER L’AMANTEREYNALDO HAHN:LA PRUDENZA(UN SERPENTECHE S’ATTORCIGLIA)L’ORGOGLIO(CHE CAVALCAUN CAVALLOIMBIZZARRITO)E LA VILTÀ (CHEFUGGE DAVANTIA UNA LEPRE).IN QUESTA PAGINAIN SENSO ORARIODALL’ALTO: VESPA;PROFILO DI DONNACON FARFALLE;PAVONE CHE FALA RUOTA; UOMOA CAVALLO; CANEVISTO DI PROFILO.TUTTI I DISEGNISONO STATIPUBBLICATIIN FRANCIARACCOLTIDA PHILIPPESOLLERS (“L’OEIL DE PROUST”,STOCK)

Page 8: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 32LA DOMENICA

In uno studio dal nome fantascientificosta nascendo il nuovo disco della banddi Torino. Siamo andati a sentirlolà dove tutto è incominciato. Su Andromeda

Spettacoli. In anteprima

LUCA VALTORTA

TORINO

IMARZIANI a Torino. «A Vanchiglia una volta era pieno». Scusi? «Sì, marziani: un tempo lichiamavamo così i drogati di eroina», risponde lo studente cui chiedo indicazioni per ilquartiere in cui i Subsonica hanno lo studio. E adesso? «Ogg è più pulita». Atterriamo suAndromeda. Dopo i marziani ci sta bene. Andromeda è il nome dello studio di registra-zione che ha preso il posto della vecchia Casasonica, dove la band è nata, che si trovava inPiazza Vittorio, proprio nel cuore della città. L’immaginario fantascientifico dal saporevintage ha sempre fatto parte del mondo dei Subsonica. Esploriamo la galassia di Andro-meda. Enrico Matta, detto Ninja, batterista ultratecnico, arriva trafelato con un trolley(scopriremo solo molto più tardi che non viene da una vacanza ma si porta dietro le basidel nuovo album per le prove). Dentro lo studio un grande quadro che raffigura Saturno,un manichino, pezzi di apparecchi elettronici, vecchie radio. Davide Dileo (alias Boosta,tastierista) è disteso sul divano. Max Casacci, chitarrista e produttore, fa gli onori di casa

e ci conduce in studio per ascoltare il nuovo disco. Samuel, il cantante, ci raggiunge durante il primopezzo, che è anche quello che dà il titolo all’album, Una nave in una foresta. Qui ci si sente proiettati inun mondo lontano e diverso, un mondo “subsonico” che anche nel grigiore quotidiano trova la forzadel riscatto: quel cielo grigio di Torino da loro cantato viene come trafitto dai raggi di luce delle lorocanzoni, capaci di farti sentire vivo: «Tu sai difendermi e farmi male/ Ammazzarmi e ricominciare/ Aprendermi vivo/ Sei tutti i miei sbagli», cantavano nel pezzo con cui sono arrivati undicesimi al Festi-val di Sanremo nel 2000, ma poi primi nelle classifiche. Di Torino i Subsonica sono un’immagine for-te. Ma la loro musica sa travalicare i confini di genere e trovare un grande pubblico nonostante le lorosonorità siano molto più vicine a quelle internazionali che alle semplificazioni da hit parade italica.

Il nuovo disco è piuttosto spiazzante. Si apre con due brani di ascendenza londinese, sonorità vicineal “grime”, acide e distorte, con lunghi momenti strumentali, elettronica sperimentale mescolata alcalore vintage dell’analogico. Lo ascoltiamo tutto di seguito, senza interruzioni. C’è un pezzo che sichiama I cerchi negli alberi, di liberatoria portata poetica che tocca le corde profonde dell’emozione;c’è il singolo Lazzaro che già vede la gente ballare impazzita durante i concerti; c’è una più intima Didomenica che sarà il secondo singolo e la considerevole Ritmo Abarth. C’è una enigmatica Licantro-pia e un’esistenziale, straniata Attacco al panicoe, a chiudere, la visionaria Il Terzo Paradiso, ispi-rata e introdotta dalla voce di Michelangelo Pi-stoletto. Max: «Avevamo una musica perfetta perlui e così ci siamo incontrati. Il pezzo inizia con lasua voce a cui noi facciamo da specchio proprioper essere conseguenti alla sua poetica artistica,di cui l’idea di “opera specchiante”, che raccontail passato ma è un presente costante, è un po’ il ful-cro. Noi siamo stati il suo specchio musicale».

I Subsonica sembrano molto contenti e se nepuò intuire il motivo: il primo luglio scorso hannofatto un concerto in Piazza Duomo a Milano daltetto di un palazzo, davanti a una folla di circa cin-quantamila persone. Come i Beatles... «Ci hannotormentato tutti con questo paragone. Non è no-stra intenzione fare raffronti imbarazzanti manon c’è dubbio che sia stato uno dei momenti piùemozionanti della nostra storia», dice Boosta.«Adesso però devi vedere il nostro ultimo, impor-tante acquisto». Mi fanno salire su una scassataRitmo Cabrio: «È la macchina societaria», spiega

noscevamo dai tempi della scuola e vivevamo in-sieme guadagnandoci da vivere facendo coverdelle canzoni dei cartoni animati giapponesi congli Amici di Roland». Samuel: «A cinque anni erogià molto intonato. I miei due fratelli maggioriquando andavamo ai campeggi estivi mi mette-vano in uno scatolone: io poi saltavo fuori con unaccappatoio blu e una banana attaccata al collo ecantavoQuando io sentire odore di banana. Tuttiscoppiavano a ridere ma restavano anche colpitidalla mia intonazione che era sorprendente perun bambino di quell’età. Oggi sarebbe una cosada telefono azzurro, oltre che politicamente mol-to scorretta». Boosta? «Ho chiesto io ai miei di suo-nare il pianoforte a sei anni ma a sette mi ero stan-cato di solfeggiare e volevo smettere. Devo rin-graziare loro che mi hanno costretto ad andareavanti». A un certo punto i Subsonica hanno biso-gno di un batterista: «Samuel e Boosta mi hannoportato in studio da Max. Per intortarmi mi ave-vano detto che c’era un nuovo progetto speri-mentale con molto spazio per la batteria», diceNinja. Vicio? «Ho sempre pensato che il basso fos-se uno strumento che faceva per me, discreto mache amalgama tutto. Io detesto apparire: al bassonon ci fai caso ma se lo togli le cose non sono più lestesse. Un amico mi ha detto che i Subsonica cer-cavano un bassista e io mi sono presentato». Nonavete mai rinunciato a prendere una posizione po-litica forte nonostante il successo. «Negli anni No-vanta la musica non era laica e noi con la politicaci siamo cresciuti. Non in senso stretto perché nonè il nostro ruolo ma su certe battaglie non ci siamomai tirati indietro», dice Samuel. Momenti bellinella vostra storia? «Tanti. Il primo che mi vienein mente coincide con una figura di merda: ave-vamo fatto nottata e da lì siamo andati dritti nel-lo studio in cui registravamo al tempo, gonfissi-mi, straparlanti. Abbiamo impostato il mix e cisiamo buttati sul divano come due squatter. A uncerto punto apriamo gli occhi e ci troviamo da-vanti Fabrizio De André. Gentilissimo, si è messoa parlare con noi e poi ha chiamato Dori e le ha det-to: “Hai visto? Questi sono i ragazzi di cui abbia-mo visto il video e che ci piacevano” e ci ha offertol’aperitivo. Era anche lui in quello studio per regi-strare quello che sarebbe stato il suo ultimo disco.Eravamo anche riusciti a strappargli una pro-messa di collaborazione ma poi...». E i momentibrutti? Boosta: «Tutte le volte che ci siamo scioltima che nessuno sa». Il cielo di Torino adesso è di-ventato nero. È il momento di andare ai Murazzi,un luogo fondamentale per la scena musicale enon solo per quella. «Non è più come una voltaqui», dice Max dopo un po’. «Ma va bene: il mondocambia e bisogna fare cose sempre diverse. Noicoi Subsonica, nel nostro piccolo ci proviamo». «Cipiacerebbe far nottata come ai bei tempi ma ades-so abbiamo quasi tutti mogli, figli, fidanzate...»,dice Samuel. Le luci si riflettono nella lenta bel-lezza dell’acqua del Po mentre torniamo a casa. ETorino dai Murazzi sembra bellissima.

GLI INIZI

1996: IL PRIMO NUCLEODELLA BAND. DA SINISTRA:BOOSTA (TASTIERE), SAMUEL(VOCE), MAX (CHITARRA).IL BATTERISTA NINJAE IL BASSISTA VICIOSAREBBERO ARRIVATI DOPO

LE PROVE

BLUMUSICA È LO STUDIOIN CUI PROVANO LA MAGGIORPARTE DELLE BANDDELLA CITTÀ. QUI LO SPECIALEDOPPIO MICROFONODI SAMUEL CREATO PER AVEREUNA PARTICOLARE ECO

IL CONCERTO

IL PRIMO LUGLIO 2014 HANNO SUONATO DAL TETTO DI UN PALAZZO IN PIAZZADUOMO A MILANO DAVANTI A PIÙ DI 50MILA PERSONE.COME I BEATLES? BOOSTA:“PARAGONE IMBARAZZANTE”

NEPPURE I MURAZZISONO PIÙ QUELLIDI UNA VOLTA: IL MONDOCAMBIA, BISOGNA FARECOSE DIVERSE.NEL NOSTRO PICCOLO,NOI CI PROVIAMO

A CINQUE ANNI EROGIÀ MOLTO INTONATO.I MIEI FRATELLIMI METTEVANOIN UNO SCATOLONE:IO SALTAVO FUORIE CANTAVO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Max. «Ed ecco la musica», dice Boosta, tirandofuori un contenitore di vecchie cassette. Le mettenello stereo: viene fuori un suono esile e quasi fa-stidioso che riporta a più di trent’anni fa. «Sul-l’impianto stereo dobbiamo ancora un po’ lavo-rare», dice Ninja che è laureato in ingegneria.Quanto è costata la macchina? «Mille e settecen-to euro: un affare». Andando a trenta all’ora pas-siamo davanti all’Igloo di Merz e in pochi minutiarriviamo nello studio per le prove, dove ci atten-de l’ultimo componente della band, Luca Vicinidetto Vicio, il bassista, appassionato di ciclismo.Assistere alle prove è come vedere un concertoma molto più da vicino: i Subsonica non si rispar-miano. Samuel dopo tre o quattro pezzi è sudato.Per terra ci sono dei fogli. Cosa sono? «I testi dellecanzoni: si diventa vecchi. Scherzo: servono soloall’inizio, quando sei arrugginito, per rinfrescar-si la memoria. Poi non ce n’è più bisogno anche sea volte l’emozione può farti dimenticare tutto al-l’improvviso», spiega Samuel.

La storia dei Subsonica inizia da lontano e se c’èuna band che ha fatto tutti i gradini della classicagavetta sono loro: «Ci siamo incontrati dopo cheMax era uscito dalla sua band storica, gli AfricaUnite», spiega Boosta nel cortile dopo le prove,mentre le zanzare ci divorano. «Io e Samuel ci co-

IL DISCO

IL NUOVO ALBUM ( FOTOQUI SOPRA) SI INTITOLERÀUNA NAVE IN UNA FORESTA.L’USCITA È PREVISTAPER IL 23 SETTEMBRE, IL SECONDO SINGOLOSARÀ DI DOMENICA

MAX (CHITARRA)

SAMUEL (VOCE)

BOOSTA (TASTIERE)

I MOMENTI BRUTTI?TUTTE LE VOLTECHE CI SIAMO SCIOLTIE CHE NESSUNO SA:OGNUNO A UN CERTOPUNTO SE N’È ANDATOMA POI È RITORNATO

SAMUEL E BOOSTAPER INTORTARMIMI AVEVANO DETTOCHE C’ERA UN PROGETTOSPERIMENTALECON MOLTO SPAZIOPER LA BATTERIA

NINJA (BATTERIA)

IO DETESTO APPARIRE.HO SEMPRE PENSATOCHE IL BASSO FOSSELO STRUMENTO PER ME:È DISCRETO,NON CI FAI CASOMA AMALGAMA TUTTO

VICIO (BASSO)

Page 9: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 33

Un

IL GRUPPO

DA SINISTRA: ENRICO MATTADETTO NINJA, DAVIDE “BOOSTA”DILEO, SAMUEL ROMANO, LUCA“VICIO” VICINI E MAX CASACCI.LA BAND SI È FORMATA A TORINONEL 1996 ED È RIUSCITA AD AVEREUN SUCCESSO DI MASSAPUR CON SONORITÀ “ALTERNATIVE”

giornoFO

TO D

I CH

IAR

A M

IREL

LI

sul pianeta Subsonica

Page 10: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 34LA DOMENICA

Next. Città verticali

ILARIA ZAFFINO

I ERAdetto basta. Dopo l’11 settembre mai più giganti di vetroavrebbero dovuto svettare nelle skyline delle nostre città.Sembrava che per i grattacieli fosse stata irrimediabilmentescritta la parola fine, da quel momento la città sarebbe stataorizzontale. E invece. L’aspirazione dell’uomo a oltrepassarei limiti, che dalla torre di Babele alle piramidi egiziane, dallecattedrali gotiche all’Empire State Building non si è mai fer-mata, è riuscita a superare anche quello choc estremo (leTwin Towers sono state rimpiazzate giusto quest’anno dalOne World Trade Center, 541 metri di altezza, che non sonopochi) e a produrre e immaginare colossi che nel giro di qual-che decennio saranno in grado di risolvere molti dei problemiche affliggono le nostre città.

Per i grattacieli il 2013 è stato il secondo anno migliore di sempre con il completamentodi oltre settanta edifici alti più di duecento metri. Ma non solo: tante sono le “dream towers”sulla carta o quelle per le quali è già stata gettata la prima pietra, che vedranno la luce di quial 2020. E ancora di più sono i megacolossi progettati, che ogni anno vincono concorsi di ar-chitettura futuribile, o anche solo immaginati da qualche utopista del XXI secolo innamo-rato di città verticali. Uno di questi è Vasily Klyukin, un imprenditore russo di trentasetteanni, che nel suo Designing Legendsragiona per immagini sull’architettura di dopodoma-ni. «Non di domani», precisa nell’introduzione al librone fotografico appena uscito in Italiaper Skira (a cura di Paola Gribaudo), «perché i grandi edifici, in particolare le torri, hannobisogno di parecchi mesi per essere progettati e di molto più tempo per essere costruiti».Per questo, parte da fotografie reali di oltre cento città di ogni continente sulle quali inse-risce architetture verticali visionarie. Con risultati sorprendenti, che c’è da scommettercipotremmo vedere realizzati di qui a vent’anni.

Con il crollo delle Torri Gemelle però, sostengono architetti e archistar, a cambiare persempre è stata l’idea stessa di grattacielo. «La tendenza per il futuro, soprattutto nel mon-

S

DESERTO

UNA BABELEDI SABBIANEL MEZZODEL DESERTO:LA PARTEPRINCIPALEDEL GRATTACIELOÈ COSTRUITACON SABBIASINTETIZZATA ATTRAVERSOUNA STAMPANTE3D A ENERGIASOLARE

Se avremo grattacieli alti fino a un chilometronon sarà solo per manie di grandezzaPuliranno l’aria. E saranno ricoperti di bamboo

FORESTA

COME UN ENORMEACQUEDOTTOCATTURA L’ACQUAPIOVANADURANTELA STAGIONEDELLE PIOGGEPER POI IRRIGAREIL TERRENONELLA STAGIONESECCA.IL GRATTACIELOÈ STATO PENSATOPER L’AMAZZONIA

ORIENTE

NEL PROGETTODI TRE ARCHITETTIITALIANIUN’IMPALCATURADI BAMBOORIVESTEL’OSSATURAIN ACCIAODEL GRATTACIELO:UN MATERIALEA BASSO COSTO,ECOLOGICOE FACILMENTEREPERIBILE

2020

I PROGETTI

Skyline

Page 11: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 35

do occidentale, non è più la corsa all’edi-ficio più alto per affermare la propria po-tenza, quanto la ricerca di quello più effi-ciente, produttivo, in un certo senso au-tosufficiente: come una macchina che re-spira, si autoalimenta e dà qualcosa inpiù all’ambiente in cui si inserisce. Di quil’idea di grattacieli come grossi serbatoiper accumulare e recuperare l’acqua, o laspazzatura. Ma anche per filtrare l’aria eprodurre energia» sostiene Davide Scro-fani che, insieme a Ferdinando Mazza eGiuseppe Francone dello studio DFG Ar-chitetti, ha vinto quest’anno il premio in-ternazionale Singapore Skyscraper, uni-ci italiani tra i primi trenta classificati. Illoro progetto è anche arrivato primo alconcorso Young Italian Architect 2014riservato agli under35. Alla base, l’utiliz-zo del bamboo come materia prima perrivestire l’ossatura in acciaio del gratta-cielo. «Un materiale finora inedito per lemegastrutture, ma altamente sosteni-bile, facilmente reperibile ed economi-co, soprattutto in contesti come quello diSingapore e dell’Asia in generale dove èmolto più utilizzato che da noi» continuaScrofani. Le impalcature di bamboo, cheritornano anche in altri progetti premia-ti quest’anno all’eVolo Skyscraper Com-

petition (l’altro concorso che mette inmostra le architetture più provocatorie,visionarie ed ecofriendly di domani),servirebbero infatti come giardino verti-cale, per restituire un po’ di verde allacittà, e come stabilizzatori durante i ter-remoti. Tra i progetti allo studio c’è per-sino chi sogna una “Babele di sabbia” nelmezzo del deserto: abbiamo capito bene,un immenso edificio fatto tutto di sabbia(sintetizzata attraverso una stampante3D). Per l’Amazzonia invece è stato pen-sato un enorme acquedotto in grado dicatturare l’acqua piovana durante la sta-gione delle piogge per poi irrigare il ter-reno nella stagione secca. O, ancora, tor-

ri che funzionano come serre, altre il cuiobiettivo è contenere i gas serra all’in-terno evitandone il rilascio nell’atmosfe-ra. E per quanto riguarda i materiali“eco” che presto vedremo utilizzati nonc’è solo il bamboo: ci sono quelli in fase dicollaudo come i nuovi cementi, le nuoveleghe metalliche e quelli ancora solo im-maginati come il grafene e le bioplasti-che, in fase di studio in laboratorio o sot-to forma di piccoli prototipi.

In questo contesto, non sorprende chela corsa a sfiorare il cielo sia tutta sposta-ta a est, con Cina e Arabia Saudita in pri-ma linea, che se la battono colpo su colpo:l’attuale primato della Burj Khalifa di Du-bai, ben 828 metri di acciaio e calce-struzzo, sarà infatti presto battuto dallaKingdom Tower di Jeddah che, prima almondo, nel 2019 toccherà il chilometrodi altezza. E tra i grattacieli che arrive-ranno nel prossimo futuro, l’ultimo an-nuncio risale a poco più di un mese fa: lePhoenix Towers di Wuhan, in Cina, duetorri che ospiteranno all’interno una se-rie di stazioni per purificare l’aria. Con iloro mille metri di altezza dovrebberouguagliare la torre di Jeddah. La sfidacontinua.

DOPO L’11 SETTEMBRENON SI FA PIÙLA CORSA

ALL’EDIFICIO PIÙ LUNGOMA A QUELLOPIÙ EFFICIENTE.COME UNA MACCHINACHE RESPIRA,SI AUTOALIMENTAE AGGIUNGE QUALCOSAALL’AMBIENTEIN CUI SI INSERISCE

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ARIA

IMMAGINATOCOMEUN SUPERFILTROPER PURIFICAREL’ARIA,IL GRATTACIELODOVREBBEINALAREANIDRIDECARBONICAE RILASCIAREOSSIGENOCONCENTRATO

MONTAGNA

DALL’IDEADI PROGETTISTICINESI,QUESTA TORRESULL’HIMALAYARACCOGLIEL’ACQUAPIOVANA,LA PURIFICA E LA CONGELAPER PERIODIDI SICCITÀO PER IL FUTURO

SKYS

CRA

PER

DIA

GRA

MS

© S

KYSC

RAPE

R SO

URC

E M

EDIA

'S S

KYSC

RAPE

RPAG

E.C

OM

Page 12: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 36LA DOMENICA

UN PACHINOper amico. Insieme a qualche tocchetto di provola, un piz-zico d’origano, due capperi qua e là, un’alicina a piacere, e chi si op-pone al basilico, mal di mare lo colga. La pasta fredda è un mix di co-mandamenti rigorosi e inconfessabili fantasie golose, un tragittodisseminato di formati e condimenti, ingredienti e varianti, equili-bri precari da rispettare e irresistibili tocchi di classe, capaci di tra-sformare un piatto quasi banale in un gioiello del gusto.La prima distinzione è prettamente filosofica: ricetta di risulta oscelta di principio? Perché la pasta fredda può essere semplice-mente il riciclo della pasta (calda) avanzata dal giorno prima. Nien-te di male, basta saperlo e non pretendere che freschezza e fra-granza abitino là dove qualche ora prima abbondavano sughi e

ragù. Anche aprire il frigo e organizzare una pasta fredda è da considerare una soluzione d’emer-genza, che assimila la pasta al riso, cereale campione delle insalate, indifferente nell’accogliere ditutto un po’, tra vasetti, scatolette e cartocci.

La pasta è decisamente meno tollerante. Non a caso, il Grande Vecchio dei cuochi italiani Gual-tiero Marchesi — che alla pasta fredda ha dedicato una ricetta da oscar dell’alta cucina — ha sem-pre osteggiato la pasta riciclata, rivendicando la dignità di spaghetti e fusilli, da pensare vestitid’estate con la stessa rispettosa dedizione con-cessa a ravioli e timballi. Più che snobismo, que-stione di palato, se è vero che i grassi cotti raf-freddati fanno esplodere l’untuosità in bocca. Ese i bocconi di lasagna rimasti a languire in te-glia fanno salivare grandi e piccini, altro è deci-dere ex novo il piatto di pranzo o cena, a mag-gior ragione quando caldo e stanchezza — incittà o in vacanza, poco importa — richiedonosapori freschi e appetitosi.

Intanto, la protagonista, che in versionefredda è molto più difficile da ingannare. Nien-te panna, né manciate di Parmigiano, oppureburro o — peggio del peggio — un pezzo di da-do, a truccare il gusto di una pasta mediocre. Afare la differenza, callosità, fragranza e capa-cità di assorbire gli umori del condimento, chea sua volta esalta e non copre. Secondo pensie-ro, quello sul formato, capace di assecondareal meglio i compagni di ricetta. Discorso a par-te, quello sui cosiddetti formati giganti, splen-didi esempi di finger food mediterraneo, conpaccheri e conchiglioni sapientemente farciti

da gustare in un sol boccone (meglio due).Cotta, scolata e raffreddata — senza sciac-

quarla! — la pasta è pronta per farsi abbrac-ciare dagli ingredienti scelti. Che sarebbe me-glio fossero pochi ma buoni, per poterli assa-porare fino in fondo singolarmente — mozza-rella buonissima, che gusto questi pomodori-ni! — e non solo in ensemble. La scommessa èabbinare gli ingredienti, più che assommarli,senza paura di osare il brivido di una spezia odi un frutto esotico, rubando l’ispirazione almenù di qualche cuoco stellato. Il tutto, senzascordare il tocco di freschezza — scorzette d’a-grumi, peperoncino fresco, menta... — neces-sario per lasciare la bocca pulita e far spazio aun buon sorbetto. In caso di giornata al mare,con nuotate ripetute e morsi della fame placa-ti con un panino, prevedete almeno un paio diporzioni in più. Il giorno dopo, rivitalizzata daun giro d’olio, la terrina di pasta fredda finiràin un attimo.

Pasta che sia fredda.Pennao farfalla, ogni tipoha un partner da brividoLICIA GRANELLO

SushiInvenzione di Davide Scabin,

chef bistellato del Combal.Zerodel Castello di Rivoli, Torino:

conchiglioni cotti “per infusione”a temperatura controllata,

battezzati con wasabi e mirin,farciti con seppioline,

mozzarella, ostriche, acciughe al verde, ricci di mare e altro,

secondo il mercato del giorno

Taboulè Declinazione estiva

del cous cous: al posto di carne o pesce,

i chicchi di bulgur (il granospezzato della ricetta originale

libanese) o di semola incocciatavengono conditi con aglio,

cipollotto, pomodorini, cetrioli,prezzemolo e basilico, tutto

irrorato d’extravergine e limone

Tradizionale Il guru della pasta artigianaleGiovanni Assante (pastificioGerardo di Nola, Gragnano)

ha diffuso il suo decalogo:dopo una cottura

ben al dente, la pasta va scolata,condita con un filo d’olio

e allargata su una placca,spruzzandola con poca acqua

fredda. Guai a sciacquarla

Sapori. Estivi

ALTRO CHE PIATTORAPIDO E BANALEFATTO DI AVANZI:IL VERO SEGRETO

È ABBINAREE NON SOMMAREBASTANO POCHI

INGREDIENTI MA BUONI

PER AMBIREALLA DIGNITÀ

DI UN RAGÙ. E GUAIA CHI SCIACQUA

I MACCHERONI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:1 COSTADISEDANO; 1 CAROTA; 1 PESCA1 PICCOLO CETRIOLO; 1 KG. DI POMODORIVERDI200 G. DI POMODORINI; 1 FETTADIANGURIA1 MAZZETTODIBASILICO; 300 G. DI TORTIGLIONISALE MARINO; OLIOEXTRAVERGINE

Per prima cosa, laviamo, mondiamo e bat-tiamo a coltello tutta la frutta e la verdura,tenendo da parte qualche ciuffetto di basili-co e tre quarti dei pomodori verdi, da sbol-

lentare qualche minuto per privarli della pelle edei semi. La polpa va passata al mixer con il basi-lico preservato, olio a filo e un pizzico di sale, poisetacciata per ottenere un dressing delicato.

Adesso cuociamo i tortiglioni al dente in ab-bondante acqua salata, scoliamo, condiamo con ex-travergine, poi mescoliamo la pasta, che nel frat-tempo ha perso calore, con il dressing. Per ser-vire, dressing a specchio sul fondo dei piat-ti, poi la pasta, frutta e verdura, qualchefoglia di basilico e un giro d’olio.

La ricettaTortiglioni Breezecon pomodori e anguria

LO CHEF

NAZARIOBISCOTTI (“LE ANTICHESERE”, FOGGIA)NEI PIATTIRIPENSA I SAPORIDEL GARGANOCON ORIGINALITÀE LEGGEREZZA,COME IN QUESTARICETTA IDEATAPER I LETTORI DI REPUBBLICA

TricoloreFarfalle con pestoe peperoni per una pastafredda gustosa e originale

Page 13: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 37

MARCO LODOLI

GNI PIETANZA ormai puòascendere ai cieli doratidella cucina d’autore,essere corretta oreinventata da cuochi

internazionali, meritarsi diluvi distellette e forchettine: ma la pasta freddaresta un caposaldo della vita studentescae non accetta estrose nobilitazioni! Sta lì,da sempre nel desolato frigorifero diuniversitari fuorisede, uno scodellonebianco che troneggia nel vuoto bianco egelato, come un igloo rovesciato sul packdella malinconia speranzosa. Dopo aver vagabondato per la città, dopoaver discusso dei massimi sistemi o dellabella mora che proprio non ci sta connessuno, si finiva nell’appartamentino diqualche aspirante filosofoventiquattrenne, di qualche potenzialeingegnere con tre esami sul libretto, diqualche giovane attore in attesa perennedi una convocazione: alle tre di mattinatornava la fame, ma nessuno avevavoglia di cucinare, e allora qualcunoapriva lo sportellone del frigo, come sistappa il vaso delle belle illusioni. «C’è un po’ di pasta fredda», avvisava consoddisfazione l’avamposto degli uominiperduti. Non si sa da quanto tempo stavalà dentro, da un giorno, due, tre, tanto lapasta fredda non invecchia o lo fa moltolentamente. Era un ammasso di pennette liscecondite con qualsiasi cosa: tonno,soprattutto, perché le dispenseuniversitarie, quelle in cucina, sia chiaro,contengono sempre confezioni discatolette di tonno comprate in offertaspeciale a blocchi da dieci, e poi quelmais gallinaceo, che addolcisce e facomunque allegria, e poi pezzetti un po’ingialliti di mozzarella, tocchetti diformaggio scadente e di pomodorotagliato in fretta, a volte persino unamanciata di capperi portati in un vasettodal sud. Un magma gelido, unpandemonio di ingredienti gettati un po’a caso, un bendiddio di cui essere grati.In frigo si trovava anche qualche birrettagià aperta e sfiatata o una boccia di vinobianco dei castelli, un litro di mal di testaassicurato. Era la felicità divisa gioiosamente inpiatti di carta, cibo per prolungare lanotte a oltranza. Non finiva mai, quellapasta fredda, si prendeva, si riprendeva ece n’era sempre ancora in fondo allascodellona, sempre buona perl’indomani. Aveva il potere magicodell’autorigenerazione, era una mannasenza fine. «Mamma mia quanto è buona»,commentava il giovane filosofocalabrese, «Una mano santa», ribadival’ingegnere senza esami, «E chi se lascorda più una pasta così», concludeva ilpoeta tardo-crepuscolare. E già, chi se lascorda più quella pasta fredda e quellenottate di parole e sogni, chi può maidimenticare la fame bellissima dellagiovinezza.

Sta in frigola felicitànotturnadel fuorisede

8accoppiate

PaccheriSi servono in piedi come soldatini, gli schiaffoni napoletani,farciti con gamberi crudi e stracciatella di burrataSopra, granella di fava Tonkae un filo d’olio extravergine

FarfallePesto leggero di basilico,sbriciolatura di mandorle,pomodorini crudi e dadolatadi pesce spada passato in padella, per la pasta cotta e scolata con fagiolini e patate

OrecchietteIl peperoncino frescotagliato fine battezza la classica ricetta pastaiolaestiva pugliese: pomodoriciliegino, caciocavallofresco, origano, rucolaselvatica e olio extravergine

ConchiglioniFarcitura vegetariana per il formato gigante, da gustare come finger food:crema di ceci, salsa di sesamo e limone (tipo hummus), olivetaggiasche a fettine, paprika

FusilliTonno fresco scottato o filetti di sgombro conzucchine lunghe (trombetta)leggermente rosolateRifinitura con maggioranafresca e briciole di pane di grano arso tostate

GnocchettiMenta e basilico a pezzetti,pomodori a tocchetti, favettefresche crude marinatinell’olio extravergineAll’ultimo momento, insieme alla pasta fredda,qualche goccia di limone

PenneRicotta affumicata in scaglie,cubetti di melanzanespadellati, pomodoridatterini affettati e capperi di calibro medio dissalatiProfumare con scorza di limone bio grattugiata

Spaghetti L’intuizione geniale di Gualtiero Marchesi ha trasformato la più banaledelle paste fredde nella strepitosa insalata con erba cipollina, caviale,un pizzico di scalogno tritato

© RIPRODUZIONE RISERVATA

O

Page 14: DI REPUBBLICA Cult - Le notizie e i video di politica ...download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/10082014.pdf · e le rivolte di Los Angeles, e della pacificazione nazionale affidata

la Repubblica

DOMENICA 10 AGOSTO 2014 38LA DOMENICA

Scoprì la letteratura da ragazzo, in ospedale: “Accadde che i fascisti

avevano assalito il nostro liceo, a Ostia, e che io avessi voluto fare l’e-

roe. E poi che sul mio letto qualcuno dimenticasse Lo stranierodi Ca-

mus”. E scoprì il teatro all’università, Valle Giulia: “Lo zoccolo duro

della facoltà occupata ci cacciò via. Non siete più compagni, ci accu-

sò, ma attori”. E fu così che lo diventò davvero, attore, poi regista e

infine anche scrittore: “Figurare

altre vite da quella che siamo co-

stretti a vivere è una cosa straor-

dinaria. E rende il mondo assai

meno orribile”.

MarcoBalianiRODOLFO DI GIAMMARCO

ROMA

ASCOa Verbania, sul lago Maggiore, il 6 luglio 1950, e mi ti-rano fuori col forcipe dalla pancia di mia madre, sul tavolodella cucina di marmo, e io ho una fossetta sopra la testadove il forcipe stringeva, e se avesse stretto un po’ di piùBaliani oggi non ci sarebbe stato, o sarebbe menomato. È

un segno indelebile: non c’è osso, c’è fontanella». È bello sentir parlare MarcoBaliani, comunicatore per istinto, autore, attore e regista teatrale che scrive an-che libri, e che di mestiere fa l’uomo, un uomo che ha vissuto senza risparmio.«I miei si trasferirono poi ad Acilia, a sud di Roma, perché lì si potevano costrui-re le case con pochi soldi. Mia madre, maestra elementare, era l’unico redditodella famiglia finché papà non fu assunto al ministero della Difesa. Ad Acilia abi-tavamo nel Villaggio Africa, pieno di gente cacciata via dalla Libia, come mio pa-dre, che aveva trascorso lì sedici anni. Tra sfollati ed ex coloni ricevevo un im-printing di parlate dialettali di siciliani, calabresi, friulani, giuliano-dalmati(con cui facevamo a sassate) e romagnoli». Diceva Pasolini che la vita è deter-minata dalle cose che incontri e che guardi, e l’infanzia di Baliani ne è la prova.«Prati, marane, montarozzi, terreni da far west, tombe etrusche, il Tevere do-ve si faceva il bagno con bande di minorenni. Vivevo più fuori che dentro casa».L’ha raccontato nel suo romanzo, Il regno d’Acilia. «Il rapporto con la naturaera quotidiano, spietato. E anche i corpi erano materia d’insegnamento.L’educazione si traduceva in sessualità precoce, noi spiavamo le coppietteche si infrattavano, e sono cresciuto con un concetto dell’eros senza alcunacomplessità cattolica, con papà socialista e mamma comunista, senza maimettere piede in chiesa, salvo andare all’oratorio per la merenda. Però erobattezzato perché mia madre prima del comunismo era fervente cattolica.I miei s’erano incontrati perché lei era andata con un pullman del-l’Azione cattolica a Roma, dal Papa, e mio padre reduce da Tripoliera pure lui lì, ficone, bello, e l’aveva seguita e conosciuta».

In gioventù arriva la prima svolta. «Qualcosa di terribile m’ac-

cadde a diciassette anni. Partivo ogni mattina alle cinqueda Acilia per andare al liceo a Roma, scientifico, il Cavour.Feci l’errore di volermi trasferire in una scuola più vicina, aOstia. Ci fu un attacco fascista, ruppero banchi e vetrate, eio volli fare l’eroe insieme a un pezzo della mia nuova classe.Mi massacrarono. In ospedale ebbi una depressione fortis-sima, e pensieri cupi, e neri, per mesi, con tic nervosi, nausee,vomito. Come ha ragione Paul Nizan a dire “Non permetteròmai a nessuno di dire che quelli erano gli anni più belli della vi-ta”. In un mood da ricovero, scoprii i libri. Alcuni amici da Ro-

ma mi vengono a trovare e uno di loro dimentica sul letto Lo stranierodi Camus.È il romanzo che mi ha salvato la vita. Comincio a rinascere. Da quel libro ho trat-to anche uno spettacolo, nel 2003».

Per un artista di narrazione epico ed energico come Baliani, per uno che trai suoi spettacoli vanta parabole sociali, progetti interculturali, tragedie pub-bliche, un premonitore Francesco a testa in giù, lavori realizzati con ragazzi,e Piazza d’Italia da Tabucchi, fino a variazioni sull’Orlando Furioso, rinasce-re è stato un prendere sempre nuova coscienza di sé e degli altri. «Diciotten-ne, anziché iscrivermi all’Accademia militare di Pozzuoli, e diventare inge-gnere-pilota, ricevo la telefonata di un amico: “Ma che sei matto? Vieni conme ad Architettura”, e io lo seguo, e mi ritrovo nel bordello del ’68 con estre-misti di sinistra, fascisti e polizia a Valle Giulia. Di lì a poco divento un extra-parlamentare piuttosto animoso, in un gruppo legato ad Autonomia Operaia.Manifestazioni, occupazioni delle case, molotov, riunioni infinite. Mi piacevail caos, ma non i testi di Lenin. Ero un cane sciolto, bravo a parlare, dotato dibuona retorica, con molta immaginazione». Oratoria da applauso. Ecco dovenasce l’attore. «Con alcuni compagni avevamo creato una comune a via deiSerpenti (ne scriverò nel mio prossimo romanzo), ma la fauna cambiò pre-sto, c’erano i politici, quelli che si bucavano, e il mio gruppo che voleva farehappening. La sera andavamo in un baretto a via dell’Oca, dove c’erano Cuc-chi e De Dominicis, e cominciammo a imbiancare le loro case». Fine della co-mune, ma a Baliani resta lo spirito solidale. «Io e altri mettiamo su casa a Mor-lupo, come indiani metropolitani extracittadini. La facoltà è occupata, e lì co-nosco Maria Maglietta di Potere Operaio, lei non mi considera, ma una voltami vede con un libro per me fondamentale, Moby Dick, traduzione di CesarePavese, e s’incuriosisce, e io le racconto di Achab e della Balena Bianca... Inbreve, decidiamo di mettere in scena nell’aula magna Il re è nudo, siamo intrenta, molti suonano, io faccio il narratore, e ho l’idea di trasformare in showla storia di Andersen sul potere che si denuda, col risultato che lo zoccolo du-ro dell’occupazione due giorni dopo ci convoca e ci caccia dalla facoltà: “Nonsiete più compagni, ma attori”. Per reazione decido di diventarlo, attore, e dicreare a ventiquattro anni un gruppo. Cominciamo (per due lire) a dar spet-tacolo nei festival proletari portando nel frattempo nelle scuole tre fiabe».

È così che inizia il percorso artistico di Baliani. Soprattutto col Teatro Ragaz-zi. Dà vita nel ’75 alla Cooperativa Ruota Libera, e nell’83-84 in un centro roma-no del Pigneto, davanti a masse di ragazzini, lui futuro narratore Doc naziona-le, debutta da solo raccontando cose tradizionali, Cappuccetto Rossoo Hansel eGretel, e la cosa funziona alla grande. Il passo successivo è nell’89 col monologo-apologo Kohlhaas da Kleist. Un botto. Arriva la critica ufficiale a recensirlo. Il fe-stival di Santarcangelo gli commissiona una regia su Calvino. Per l’anniversa-rio della strage di Bologna dirige cento attori e attrici. Poi c’è l’esperienza deiPorti del Mediterraneo tra Beirut, Tunisi, Casablanca e Tirana, con interpreti ditutte le provenienze, e drammaturgia sempre di Maria Maglietta. «Progressi-vamente c’è anche lo stimolo che m’arriva da mio figlio musicista, Mirto, con lesue strutture sonore. Ora ha trentasei anni, e io sono nonno da nove mesi di Ani-ta...». A Nairobi dal 2002 semina vocazioni e apprendistati. «Ho messo su spet-tacoli con giovani africani, e ora ho appena finito di formare nuove leve lavo-

rando con ex ragazzi di strada. Lì devi stare attento, c’è una violenza pericolosa,e devi ritirarti la sera in un compound con guardie armate e filo elettrifica-

to, in attesa che la mattina ti riportino col pullman nello slum, nel centrod’accoglienza costruito anche grazie a Pinocchio nero, frequentato daquattrocento, quattrocentocinquanta ragazzini».

Baliani ha scritto due romanzi e una raccolta di racconti, e due diaridi viaggio, ma resta un irriducibile animale della scena. «Il centro di tut-to è una sala buia di qualunque teatro purché ci si possa inventare unmondo diverso da quello che c’è fuori. A me piaceva anche fare il pitto-

re o lo scultore (lo faccio, ma seppellisco le sculture, o le incastro neimuretti a secco): sono tecniche di protezione, producono arte

manuale, ma non mi importa che gli altri scoprano queste co-se, le vedano. Invece mi interessa condividere il teatro, il chisiamo, il come siamo fatti, con un prodotto finale alla porta-ta di tutti. La scrittura letteraria è un’altra cosa, ho comin-ciato tardi. Per paradosso il libro resta e il teatro è effime-ro. Quando invecchi diventi credente, e io voglio che ri-manga qualcosa di più...». Un fatto di spiritualità? «Dopole ideologie degli anni Settanta, sono sempre più affa-scinato dai misteri. L’Africa m’è molto servita. La fisicaci dice che siamo nell’energia oscura. Prospero, nellaTempesta, ha ragione: c’è altro».

Le emozioni. «Un concerto di Bruce Springsteen, di Va-sco Rossi, ovunque ci sia una scossa di vissuto. Non sono

bravo a dire i miei sentimenti. Gli altri mi vedono comeuna roccia, io mi sento fragile, anche nel corpo». Penti-

menti? «Uno, grave: non aver fermato compagni che spara-vano. È uno dei motivi per cui non faccio più Corpo di Statosu

Aldo Moro. Le ultime volte piangevo, senza distanze. Eppure ilrimedio sta proprio nel teatro. Figurare altre vite da quella che

siamo costretti a vivere rende il mondo assai meno orribile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

NON SONO BRAVO A DIRE I MIEI SENTIMENTI.GLI ALTRI MI VEDONO COME UNA ROCCIA, IOMI SENTO FRAGILE. HA RAGIONE PROSPERONE “LA TEMPESTA”: C’È ALTRO. LA FISICACI DICE CHE SIAMO NELL’ENERGIA OSCURA

PRATI, MARANE,MONTAROZZI,

TERRENIDA FAR WEST,

TOMBE ETRUSCHE,IL TEVERE

DOVE SI FACEVAIL BAGNO IN BANDA

IL RAPPORTOCON LA NATURA

ERA QUOTIDIANOE SPIETATO

E ANCHEI CORPI ERANO

MATERIAD’INSEGNAMENTO

L’incontro. Narratori

«N

A NAIROBI HO LAVORATO CON EX RAGAZZI DI STRADA.C’È UNA VIOLENZA PERICOLOSA, LA SERA TI RITIRINEL COMPOUND CON GUARDIE ARMATEE FILO ELETTRIFICATO IN ATTESA CHE AL MATTINOTI RIPORTINO COL PULMINO NELLO SLUM