18
Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE 045 - 2015 – 31 Ottobre 2015 REDAZIONE: RaCi - R. Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC DIRIGENTI SCOLASTICI Speciale convegno Torino 01. "Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale", convegno dirigenti scolastici a Torino il 22 e 23 ottobre 02. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale” - Prima giornata 03. La relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL 04. La relazione di Angelo Paletta professore di economia aziendale dell’Università di Bologna 05. Altri interventi e chiusura lavori Prima sessione 06. Prima giornata - Seconda sessione: la relazione di Dino Cristanini consulente e formatore, già Direttore generale dell’Invalsi 07. Le altre relazioni della sessione pomeridiana della prima giornata 08. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale” - Seconda giornata 09. La relazione di Dario Missaglia - Sezione education della Fondazione Di Vittorio

Dirigenti Scolastici - FLC CGIL Lombardia · Vai alle slide di Angelo Paletta ... o in via di introduzione dalla legge 107/2015. Ha affermato che, pur in presenza dei nuovi, inediti

  • Upload
    buihanh

  • View
    220

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE

045 - 2015 – 31 Ottobre 2015

REDAZIONE: RaCi - R. Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC

DIRIGENTI SCOLASTICI

Speciale convegno Torino

01. "Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale", convegno dirigenti scolastici a Torino il 22 e 23 ottobre

02. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola

pubblica statale” - Prima giornata

03. La relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore

nazionale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL

04. La relazione di Angelo Paletta professore di economia

aziendale dell’Università di Bologna

05. Altri interventi e chiusura lavori Prima sessione

06. Prima giornata - Seconda sessione: la relazione di Dino Cristanini consulente e formatore, già Direttore generale

dell’Invalsi

07. Le altre relazioni della sessione pomeridiana della prima

giornata

08. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola

pubblica statale” - Seconda giornata

09. La relazione di Dario Missaglia - Sezione education della

Fondazione Di Vittorio

10. la relazione di Anna Armone - esperta di diritto amministrativo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione

11. L’ultima relazione del Convegno è affidata a Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali dell’Università di

Bologna

12. Domenico Pantaleo per le conclusioni del convegno

ALLEGATI AL NOTIZIARIO

Leggi la relazione introduttiva di Gianni Carlini

Vai alle slide di Angelo Paletta

Vai alle slide di Dino Cristanini

Vai alla relazione di Roberta Fanfarillo

Vai alle slide di Guglielmo Rispoli

Vai alla relazione di Antonio Valentino

Vai al report di Dario Missaglia

Vai alle slide di Anna Armone

Vai alla relazione di Mario Ricciardi

ALLEGATI PER I SOLI DIRIGENTI ISCRITTI ALLA FLC

REPERTORIO LEGGE 107 DALLA A ALLA Z

SLIDE LEGGE 107 E PROBLEMATICHE SPECIFICHE PROFILO DS

SLIDE L.107 – AGENDA DI SETTEMBRE

VERBALE INCONTRO DS RSU PROPEDEUTICO AL CONTRATTO E INTESA IL

PRIMO INCONTRO DEL TAVOLO SINDACALE

2015 09 27 esempio di atto di indirizzo R.FANFARILLO

POSSIBILI CONTENUTI DEL POF TRIENNALE

UN POSSIBILE PERCORSO PER L’ APPROVAZIONE DEL POF TRIENNALE

LA DIRETTIVA AL DSGA DOPO LA RIFORMA. UN MODELLO

**********

DIRIGENTI SCOLASTICI

Speciale convegno Torino

01. "Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale", convegno

dirigenti scolastici a Torino il 22 e 23 ottobre

Resoconto dei lavori del convegno nazionale del 22 e 23 ottobre 2015 a Torino.

Sede del convegno il Liceo

Classico “Massimo D’Azeglio” in

via Parini 8, Torino.

Torino ha ospitato il 22 e 23 ottobre 2015 l’annuale Convegno nazionale dei dirigenti

scolastici organizzato dalla FLC CGIL e dall'associazione professionale Proteo Fare Sapere. Il

tema di quest'anno è stato “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale”. Il dirigente

scolastico non è e non può essere un manager per la semplice ragione che la scuola non è una

struttura aziendale. È la cooperazione la dimensione più rispondente ad una comunità educativa;

in una tale dimensione si esercita la leadership educativa del dirigente scolastico: una leadership

democratica ed efficace, orientata a costruire comunità, capace di entrare in relazione con

professionisti che esercitano un’attività di alta qualità quale l’insegnamento, la cui libertà è

riconosciuta e tutelata dalla Costituzione, capace di coordinare e motivare tutto il personale,

valorizzandolo, di far crescere tutti, di far condividere il progetto educativo, di far sentire

ciascuno orgoglioso di far parte della scuola nella quale lavora.

Il livello della discussione nelle tre sessioni del convegno è stato, come sempre, molto alto.

Anche quest’anno il convegno ha fatto registrare la numerosa presenza di partecipanti e l’alta

qualità dei relatori: Angelo Paletta, professore di economia aziendale dell’Università di Bologna,

Dino Cristanini, consulente e formatore già direttore generale dell’Invalsi, i dirigenti scolastici,

Roberta Fanfarillo, del Lazio e Guglielmo Rispoli, della Campania, Antonio Valentino, vice

presidente di Proteo Lombardia, Dario Missaglia, sezione education della Fondazione Di

Vittorio, Anna Armone, esperto giuridico amministrativo della Scuola Nazionale

dell’Amministrazione, Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali dell’Università di

Bologna. In rappresentanza del MIUR e dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte è

intervenuto Fabrizio Manca.

Per la FLC CGIL erano presenti il segretario generale della FLC CGIL Domenico Pantaleo, il

coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici Gianni Carlini, il segretario regionale della FLC

CGIL Piemonte Rudi Aschiero. Per Proteo Fare Sapere il direttore di Proteo nazionale Sergio

Sorella e il presidente di Proteo Piemonte Chiara Profumo.

**********

02. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale” - Prima giornata

Prima sessione

Dopo un saluto di benvenuto da parte di Emanuela Zoia, responsabile della struttura di

comparto dei dirigenti scolastici del Piemonte, ha preso la parola Sergio Sorella direttore di

Proteo nazionale. Dopo aver portato il saluto dell’Ufficio di presidenza dell’associazione

professionale Proteo Fare Sapere, che ormai tradizionalmente affianca la FLC CGIL

nell’organizzazione dei convegni annuali dei dirigenti scolastici.

Ha voluto richiamare il punto di vista dell’associazione sulla fase difficile e impegnativa per il

sistema scolastico italiano e in particolare per i dirigenti scolastici alla luce delle novità introdotte

o in via di introduzione dalla legge 107/2015. Ha affermato che, pur in presenza dei nuovi, inediti

compiti previsti dalla legge 107, il dirigente scolastico non è e non può essere un manager, per

la semplice ragione che la scuola non è una struttura aziendale; è la leadership educativa e

culturale che deve caratterizzare la funzione del dirigente: una leadership democratica ed

efficace, orientata a costruire comunità, capace di entrare in relazione con i professionisti che

esercitano un’attività di alta qualità come l’insegnamento la cui libertà è riconosciuta dalla Carta

costituzionale e il cui consenso è indispensabile per raggiungere gli obiettivi che ciascuna scuola

si pone.

Non è scimmiottando leader aziendali che questo potrà realizzarsi. Spetta al dirigente scolastico

costruire una visione comune, valorizzando le competenze individuali, sollecitando motivazioni

profonde, coinvolgendo le persone nel processo decisionale, sostenendole nella crescita

professionale attraverso la cura della ricerca educativa. Compito del dirigente sarà quello di

definire un orientamento condiviso, assegnando ruoli precisi, funzioni e responsabilità, cercando

di andare oltre una dimensione puramente gerarchica. L’autonomia scolastica è quella che si

affida a dirigenti capaci di assumersi responsabilità, di costruire e realizzare progetti, organizzare

e stimolare docenti, ascoltare gli alunni, coinvolgere le famiglie, gestire risorse, interagire con

soggetti esterni alla scuola.

È la volta di Antonino Titone, nella sua funzione di organizzatore del Convegno, che ne illustra

le ragioni e i temi. C’è una strana idea di fondo nella legge 107: se si danno più poteri al dirigente

scolastico, le cose a scuola funzionano meglio.

Premesso che poteri e relative responsabilità del Dirigente scolastico sono chiaramente declinati

nel decreto legislativo 59/98 (il primo decreto attuativo dell’articolo 21 della legge 59/97) e

nell’articolo 25 del D.Lgs. 165/01, non modificato dalla legge 107, in una scuola autonoma, con

altissimo numero di professionisti, in una comunità educante basata sulla cooperazione, il

dirigente scolastico deve esercitare il suo ruolo attraverso la leadership diffusa, la distribuzione

di responsabilità, dirigendo non comandando, coinvolgendo tutti nel processo che porta alle

decisioni, facendo si che tutti siano contenti di partecipare al progetto della scuola. Non è

pensabile il leader carismatico.

L’azione del dirigente è basata sulla decisione motivata e motivante, in cui si cerca di perseguire

unità di progetto e crescita professionale. Nei convegni annuali non si è soliti invitare chi ci dà

ragione: si apprezzano punti di vista critici e diversi, che aiutano a chiarire meglio le varie

questioni. Per questo ringrazia tutti i relatori che offriranno, ciascuno dal suo punto di vista, un

valido contributo di idee al dibattito. La finalità è di offrire ipotesi di lavoro, di individuare quale

sia oggi il modo giusto di operare affinché una leadership partecipata sia praticabile e praticata.

È il momento dei saluti istituzionali: dopo le parole di benvenuto di Chiara Alpestre, Dirigente

del Liceo D’Azeglio, e il saluto di Massimo Pozzi della segreteria regionale del Piemonte della

CGIL, prende la parola Rudi Aschiero, segretario generale della FLC CGIL del Piemonte, che

ribadisce la centralità della figura del dirigente scolastico necessaria per garantire una scuola

pubblica, libera, efficace, democratica e condivisa. Porta anche i saluti dell’assessore della

regione Piemonte, non presente per sopraggiunti impegni istituzionali, ed informa che tutti gli

addetti delle scuole piemontesi saranno in piazza sabato 24 ottobre con l’iniziativa “un’agorà per

la scuola” per richiamare l’attenzione sui tanti aspetti negativi della legge 107.

**********

03. La relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL

La legge fa passi indietro sia

nell’affermazione della funzione dirigenziale

sia nell’autonomia scolastica che delinea

una dirigenza scolastica meno libera e

indipendente, assoggettata ai decisori politici

e amministrativi, che deve rispondere

all’amministrazione del modo di come ha

scelto e premiato, e strettamente legata ai

risultati degli alunni.

La relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici della

FLC CGIL, ha prima di tutto richiamato il giudizio negativo su come è delineata nella legge 107

la figura del dirigente scolastico: lontanissima dall’idea di dirigente scolastico delineata nei due

ultimi Convegni nazionali di Bologna (febbraio 2014 “Leadership partecipata: la dirigenza

scolastica tra didattica ed organizzazione”) e Firenze (novembre 2014 “Liberare la dirigenza

scolastica: valorizzare la specificità, togliere oneri impropri, impedire invadenze esterne”).

In quei convegni sono state elaborate proposte sulla figura del dirigente scolastico in coerenza

con il profilo normativo e derivanti dal rapporto quotidiano con i dirigenti scolastici e col loro

vissuto quotidiano. Da parte del Governo, nell’iter di approvazione della legge, è stata negata in

modo autoritario la rappresentatività delle Organizzazioni Sindacali: avere escluso il confronto

con chi vive e conosce i problemi reali della scuola ha prodotto errori. Pochissimo di quanto

proposto e suggerito dalla FLC CGIL durante la discussione delle legge è stato recepito; il

Governo ha preferito parlare agli elettori e non con il mondo della scuola. Escono peggiorati le

condizioni dei dirigenti scolastici ed il funzionamento delle scuole. Le retribuzioni medie della

categoria sono pesantemente ridotte e solo in parte compensate dalle risorse previste dalla legge

107; la riduzione colpisce particolarmente i nuovi dirigenti (4/5 dei dirigenti sono nuovi e non

hanno né RIA né assegno ad personam).

Dall’anno scolastico 2007-2008 i dirigenti scolastici sono diminuiti del 25%, hanno maggiori

responsabilità, dirigono scuole molto più complesse e sono pagati di meno! Carlini ha voluto

evidenziare la diversità dall’ANP che considera positivamente i riconoscimenti previsti dalla legge

107 per le maggiori responsabilità e la progressiva assimilazione delle scuole agli altri uffici

pubblici.

Nel documento “La buona scuola” del 3 settembre 2014 c’era il proposito di liberare dirigenti

scolastici e scuole dalle molestie burocratiche, cancellando le 100 regole più burocratiche; la

legge 107 non solo non toglie nessuna molestia ma ne aggiunge altre, come ad esempio i

controlli sulle spese effettuate con la card per la formazione e l’aggiornamento. Del progetto di

assistenza alle scuole non si sa nulla; tutto deve essere fatto “senza nuovi o maggiori oneri per

la finanza pubblica”.

Ai problemi già esistenti si sono aggiunti quelli derivanti dai divieti imposti alle scuole dalla legge

di stabilità 2015 ed il cattivo funzionamento del pagamento delle supplenze brevi. La legge 107

ha aggiunto anche lo snaturamento della funzione del dirigente scolastico prevedendo poteri

sbagliati e controproducenti, attribuendogli, in maniera confusa e contradditoria, la maggiore

responsabilità dei risultati, la funzione di assumere, valutare e premiare i docenti, e prevedendo

tra gli indicatori della sua valutazione l’apprezzamento delle famiglie e della comunità

professionale.

La legge fa passi indietro sia nell’affermazione della funzione dirigenziale sia nell’autonomia

scolastica; delinea un’idea autoritaria della dirigenza scolastica, avulsa dal rapporto con gli altri

attori della scuola, che esclude chi progetta l’offerta formativa. Ne viene fuori una dirigenza

scolastica meno libera e indipendente, assoggettata ai decisori politici e amministrativi, che deve

rispondere all’amministrazione del modo di come ha scelto e premiato, e strettamente legata ai

risultati degli alunni. La valutazione dei dirigenti, esclusa dalle materie contrattuali e rimessa

all’apprezzamento della comunità professionale e sociale, non sarà fatta da soggetti autonomi,

ma da soggetti scelti discrezionalmente dall’amministrazione e ad essa assoggettati; percepire

la retribuzione di risultato (secondo il D.Lgs. 150/09 dovrebbe riguardare almeno il 30% della

retribuzione) dipenderà da chi valuta e il dirigente potrà o non potrà percepirla.

Ci vuole trasparenza ed equità nella valutazione; i soggetti che valuteranno devono essere scelti

in modo trasparente. Ai dirigenti scolastici viene chiesta efficienza organizzativa ed efficacia

didattica, ma sono due cose molto diverse: l’efficienza organizzativa è indispensabile in ogni

sistema produttivo, non se ne può fare a meno, e il dirigente ne ha la maggiore responsabilità;

l’efficacia didattica è l’obiettivo dell’esercizio della scuola autonoma in tutte le componenti, il

dirigente può incidere attivando e migliorando i processi, soprattutto quelli che hanno ricaduta

sulla formazione degli alunni. A questo scopo il dirigente ispira, motiva, indirizza, coordina,

valorizza, promuove, sostiene, verifica, si relaziona; e lo fa con i tanti docenti che svolgono

funzioni organizzative e didattiche non come comando ma come servizio. Il dirigente però non

ha tempo per sostenere e correggere; bisogna liberarlo da compiti impropri (contenziosi,

chiamate in giudizio, questioni amministrative, perfino certificazioni per prestiti al personale)

rispetto alle finalità istituzionali della scuola. Sarebbe indispensabile una battaglia per mettere il

dirigente nella condizione di assolvere al suo impegno sul piano educativo e per ridurre il suo

ruolo sul piano amministrativo-gestionale. E invece si va nella direzione opposta: anche le reti,

previste dalla legge 107, dovrebbero svolgere compiti dell’amministrazione. Il sistema premiale

porta all’assoggettamento dei docenti e non contribuisce ad un clima positivo e collaborativo

nelle scuole. Scegliere e premiare i docenti non migliora i processi.

Il DS resta un educatore perché deve guidare una comunità educativa; ad una buona scuola

serve un buon DS ma non basta. Il DS dovrà avere la pazienza del ragno, continuare a tessere

e ritessere relazioni, tendere al consenso e alla partecipazione, essere il protagonista di

un’organizzazione del lavoro che vada oltre il mero adempimento di compiti e che vada alla

ricerca del miglioramento. In questa ottica la valutazione deve servire al miglioramento, essere

un processo non un modello, deve includere i soggetti, essere coerente, chiarire le finalità. Il

modello proposto dalla legge 107 non lo fa, va in una direzione opposta: per questo va cambiata.

Tra l’altro va contro le disposizioni del D.Lgs 165/01 sulla retribuzione accessoria: ieri a Roma

anche un dirigente del MIUR ha affermato che il bonus premiale, per la sua natura di retribuzione

accessoria, va contrattato. Non è più rinviabile il rinnovo del CCNL, sia per le questioni retributive

sia per regolare meglio il rapporto di lavoro e limitare comportamenti autoritari delle direzioni

regionali. È necessario difendere le prerogative della contrattazione nazionale e regionale sugli

incarichi dirigenziali, sulla valutazione della professionalità e sui criteri per la retribuzione di

risultato.

La scuola ha bisogno di rinnovarsi continuamente ed i dirigenti scolastici sono i primi ad essere

in campo per il miglioramento. L’impatto che sta avendo la legge 107 ha aperto una discussione

alla quale occorre partecipare con attenzione al merito, ai fatti concreti e alle prospettive; i

dirigenti scolastici della FLC CGIL vi parteciperanno con idee ed impegno.

Leggi la relazione introduttiva di Gianni Carlini

**********

04. La relazione di Angelo Paletta professore di economia aziendale

dell’Università di Bologna

“La leadership per l’apprendimento: come si costruisce la comunità

professionale”.

Dopo aver ringraziato per l’invito, il professor Paletta esprime la sua considerazione che è difficile

applicare una legge “sbagliata”; chiarisce che il suo intervento sarà di pragmatismo applicativo,

esporrà infatti una sintesi derivante da una ricerca effettuata sul campo nella provincia autonoma

di Trento. Tratta tre temi:

1) “la leadership del DS e la comunità professionale” : come i DS incidono e fanno la

differenza; i DS, afferma, sono le figure più importanti come leva per il cambiamento. Ciò che

fa la buona scuola è la capacità della comunità professionale di aprirsi all’esterno.

2) “leadership e accountability”: in che modo i DS rispondono alle richieste di accountability

nella valutazione, nel miglioramento, nell’incentivazione, nella rendicontazione, nella

performance.

3) “leadership del DS e leadership degli insegnanti” : la differenza la fa non solo la

leadership del DS ma quella degli insegnanti, di tutta l’organizzazione scuola.

Come incidono i DS sull’ambiente di apprendimento? Incentivando i gruppi, non gli individui. Il

manager delineato dalla legge 107 è un manager fordista anni “20; ci sono diversi modelli di

manager. Il DS non gestisce direttamente i risultati: tra lui e i risultati c’è un mondo organizzativo

che va plasmato, guidato, formato; è all’interno di quel sistema organizzativo che il DS agisce.

Ci sono 5 macro aree in cui può intervenire il DS:

a) l’orientamento strategico;

b) l’organizzazione della didattica;

c) lo sviluppo delle risorse umane;

d) la gestione delle relazioni esterne;

e) i processi di autovalutazione e miglioramento. Il DS deve essere un “giocoliere”.

Deve tenere insieme moltissimi elementi, deve bilanciare aspetti tra di loro contrastanti. La

complessità del ruolo del DS, differente da tutti gli altri dirigenti della pubblica amministrazione,

deriva dall’essere gestore di uomini, di umanità, di relazioni umane: se si chiude, fa un cattivo

lavoro. L’ufficio del DS è quello più accessibile, quello più disturbato; se non gestisce questo

stress ha sbagliato lavoro!

Ci sono due approcci alla leadership per l’apprendimento:

c’è quella determinata dai “sistematizzatori”, dagli amministratori, con priorità definite

centralmente, indicatori di performance facilmente misurabili, allineamento agli obiettivi,

premi minacce….;

c’è poi quella determinata dagli “umanizzatori” che ha modalità e principi molto diversi:

miglioramento degli esiti formativi ma con punti di vista diversi, le singole unità scolastiche

si pongono gli obiettivi legati al contesto, i risultati sono a lungo periodo. Gli umanizzatori

non accettano valutazione standard, fanno leva sull’automotivazione dei singoli.

Difficile il ruolo del DS al crocevia di posizioni contrapposte dei sistematizzatori e degli

umanizzatori; la ricerca dice che le due visioni dovrebbero integrarsi. Le 21 pratiche di leadership

che sono emerse dalla ricerca sui cinque processi dicono che i DS sono espressione della visione

di leadership fatta di 21 pratiche con due componenti prevalenti: il management strategico e la

gestione della performance.

I DS sono classificabili in 4 profili:

1) “colonizzati”, molto attenti alla gestione della performance, con una visione molto parziale

del ruolo, attenti solo ad apparire al proprio Direttore regionale;

2) “disconnessi” pensano che se il sistema chiede qualcosa va fatto, come struttura burocratica

fine a se stessa, senza farlo interferire con i processi;

3) “avanguardisti” le punte di diamante, la maggior parte dei DS, con una visione del ruolo

molto ampia, quelli che non si lasciano disconnettere né si fanno colonizzare ma sfruttano le

opportunità;

4) “disorientati” pochi, alla ricerca di identità, bisognosi di essere supportati dal sistema e dai

propri colleghi, nel sindacato e nelle associazioni, nei quali i confronto con i simili serve ad

abbassare ansia e timore.

La leadership è una qualità organizzativa: dal DS deve andare all’interno dell’organizzazione. I

risultati migliori degli studenti si ottengono se accanto alla leadership del DS c’è la leadership

degli insegnanti: per la crescita della comunità professionale è essenziale la distribuzione della

leadership. Il DS che si chiude in se stesso in una comunità professionale non ha capito nulla del

suo ruolo. La leadership distribuita produce effetti se ci sono le condizioni di contesto: in un

contesto opposto la distribuzione della leadership produce risultati negativi. L’efficienza

organizzativa ha senso se incide sull’efficacia didattica e viceversa.

La leadership trasformazionale del DS, attenta a tante dimensioni, ha un duplice effetto: incide

direttamente sul miglioramento e agisce indirettamente sulla leadership degli insegnanti,

essenziale per la didattica. Il DS non deve avere la presunzione di entrare nei processi di

apprendimento in maniera intensiva, fra l’altro non ne avrebbe il tempo; il DS con una visione

unitaria della scuola (non solo didattica, non solo amministrazione) disegna per sé il ruolo di

leadership ma fa un passo indietro rispetto agli insegnanti, i veri protagonisti del rapporto di

insegnamento-apprendimento. Gli insegnanti si impegnano davvero nel miglioramento se il DS

offre loro una chiara comprensione del contesto e dei cambiamenti in atto. Il DS deve essere

sempre aperto al dialogo, al confronto: porta aperta, tutti possono entrare e disturbare; se non

regge lo stress che ne deriva, deve cambiare mestiere.

Vai alle slide di Angelo Paletta

**********

05. Altri interventi e chiusura lavori Prima sessione

Fabrizio Manca Direttore dell’Ufficio

Scolastico Regionale del Piemonte ed

alcuni dirigenti scolastici

E’ intervenuto Fabrizio Manca Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte.

Ha ringraziato per l’invito, ha portato il saluto del Ministro ed ha precisato che nel suo intervento

avrebbe portato il punto di vista dell’Amministrazione.

Ha affermato che i DS del Piemonte non hanno bisogno di essere diretti, ma solo supportati:

l’USR deve e vuole essere solo una risorsa per le scuole, per aiutarle a svolgere al meglio le

funzioni autonome.

Ormai è finito l’iter della legge: è una legge dello Stato, è necessario riflettere sulla fase

applicativa della riforma, condividerne l’attuazione; è il momento della condivisione, della

cooperazione. L’amministrazione deve ascoltare le scuole, i DS per risolvere i nodi critici,

sapendo che non esiste la legge perfetta e che nessuna riforma è in grado di produrre

cambiamenti da sola. Quello che è scritto sulla carta non sempre funziona nella realtà. Bisogna

attivare la nostra capacità di cogliere le opportunità che ci sono anche i questa riforma; e questo

è responsabilità di tutti per misurarsi con le opportunità di cambiamento, per verificare che

diventino concretezza di comportamenti e di obiettivi da raggiungere.

La legge ha una struttura composita: alcuni istituti entrano in vigore subito, altri

successivamente, altri ancora attraverso deleghe; bisogna accettare la sfida, creare fiducia nella

possibilità di cambiamento. Il fine ultimo della legge dovrebbe essere quello di costruire

possibilità di futuro per gli studenti, dando loro una preparazione più qualificata per scelte di

studio e per lavoro: la più grande risorsa è il capitale umano. La riforma cerca di rafforzare

l’autonomia scolastica, che in gran parte non è stata realizzata, anche come strumento di

relazione col territorio, provando a fare sistema con soggetti pubblici e privati che investano

risorse nel sistema formativo. L’amministrazione su questo può fare molto, smettendo di essere

burocrati nei confronti dell’autonomia attraverso comportamenti di dirigismo e centralismo.

L’alternanza scuola-lavoro offre una grande opportunità: è una sfida alle imprese a condividere

il curriculum scolastico.

C’è tanto lavoro che può essere fatto per scuole presenti in aree sfavorevoli e l’autonomia

scolastica e la capacità di connettersi ai progetti presenti in quel territorio è un altro terreno sul

quale il MIUR partecipa con una strategia nazionale. Se l’attuazione della riforma assume queste

finalità le varie problematiche potranno essere affrontate con maggiore serenità, anche i temi

più caldi come la valutazione. Essere valutati è giusto; il problema è chi valuta e come.

In conclusione ha voluto affermare che i tavoli di trattativa con i sindacati sono un fondamentale

momento di ascolto e condivisione: proprio per questo in Piemonte l’amministrazione scolastica

ha discusso di organico potenziato con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali del

comparto scuola e dell’area V della dirigenza scolastica per trovare soluzioni condivise e per

evitare che calasse dall’alto quanto deciso dall’amministrazione.

Alcuni interventi dei partecipanti.

Maria Luisa Mattiuzzo DS del Liceo Darwin di Rivoli apprezza che la legge 107 abbia ridato ai

DS la funzione di programmazione, insieme agli insegnati; lo stress più che dal lavoro deriva

dallo stato degli edifici,, dalle pratiche amministrative, dalle molestie burocratiche, da personale

spesso non formato adeguatamente. Le scuole e i DS sono troppo specifici per poter avere le

stesse regole della pubblica amministrazione. Le competenze legali degli uffici degli USR

dovrebbero essere a supporto delle scuole.

Antonello Natalicchio DS di un Istituto alberghiero di Molfetta richiama sull’enorme fatica di

dirigere un istituto con 2000 alunni e 85 classi : da anni non riesce a fruire delle ferie, perché

prigioniero della scuola. La valutazione può essere un’opportunità: ma fatta da chi e come ? In

ogni caso deve essere nel CCNL : ci sono due parti che si confrontano e le regole della valutazione

sono trasparenti. Anche l’alternanza scuola-lavoro è un’opportunità ma per chi non la conosce :

ci sono pochissime aziende in grado di praticarla; il loro contributo rispetto ai percorsi formativi

è però del tutto assente.

Velia Ceccarelli DS di un Istituto Comprensivo di Cerveteri definisce la legge 107 molto

confusa: in essa si parla solo di procedure, non di contenuti né dell’idea di scuola; è stata

approvata con una fretta assurda e ci costringe ad agire in mancanza di indicazioni chiare e di

consapevolezza.

Riprende la parola il Professor Paletta per brevi risposte: la scuola, con la legge 107, è caricata

di un aspetto molto importante del Paese, deve educare le imprese a fare rete. Le imprese

italiane non sono preparate (il 94% delle imprese ha meno di 10 dipendenti) e ai tanti compiti

della scuola si aggiunge anche quello di far crescere il mondo delle imprese. A proposito di

valutazione degli insegnati si chiede: “siamo sicuri che incentivare gli insegnanti è prenderli uno

ad uno e valutarli? I risultati scolastici sono il frutto di co-produzione, di collaborazione.

I lavori della mattinata si concludono con l’intervento di Gianni Carlini: innanzitutto vuole

esprimere apprezzamento al Direttore dell’USR Piemonte che ha contrattato l’organico

potenziato con le Organizzazioni Sindacali del comparto scuola e dell’area V della dirigenza

scolastica, non facendolo calare dall’alto. Afferma che sarebbe interessante sapere se i

“colonizzati” guadagnano più o meno degli “avanguardisti” e se fosse possibile contrattualizzare

questi modelli. Lo stress del DS deriva dai lavori impropri che si fanno a scuola e che dovrebbero

essere fatti altrove, non dalle relazioni con docenti, alunni e famiglie. Tutti insieme questi lavori

impropri diventano un peso insostenibile e si arriva a situazioni come quella del collega che da

tre anni non riesce a fare le ferie.

**********

06. Prima giornata - Seconda sessione: la relazione di Dino Cristanini

consulente e formatore, già Direttore generale dell’Invalsi

“La valutazione delle prestazioni

professionali dei Dirigenti scolastici.

Esperienze pregresse e prospettive

attuali”.

I lavori del pomeriggio sono proseguiti con la relazione di Dino Cristanini

Quattro quinti dei DS sono cambiati rispetto al 2007; del nuovo sistema di valutazione dei DS,

annunciato il 23 settembre scorso dal MIUR, non si sa ancora niente di preciso, sono filtrate solo

alcune indiscrezioni. Per questo motivo il relatore preferisce fare un excursus sulle esperienze

ed i tentativi del passato sulla valutazione dei DS. Prima c’erano i rapporti informativi.

Per la prima volta nel CCNL scuola del quadriennio 1998-2001 l’articolo 20 parla di valutazione

dei futuri DS e prevede che sarà un nucleo ad effettuarla. Nel Contratto Integrativo Nazionale

del 31 agosto 1999 all’articolo 41 è prevista una valutazione dei DS in base al risultato dei

processi attivati nell’ambito del POF. In attuazione di quell’articolo, la CM 312 del 1999 e la CM

18 del 2000 hanno previsto una autovalutazione di tutti i Presidi in servizio, compresi i Presidi

incaricati, che poi veniva riscontrata dai nuclei: l’aspetto positivo fu che vennero valutati tutti,

ma con scarsa attendibilità; furono “premiati” infatti quelli che sapevano presentarsi meglio o

che da altri si facevano presentare..

Col 1° settembre 2000 inizia l’era della dirigenza scolastica: l’articolo 25 del D.Lgs. 165/01 al

comma 1 fa riferimento al nucleo di valutazione, nel quale deve esserci anche un “esperto”. Si

effettuano per tre anni le sperimentazioni SIVADIS (sistema di valutazione dei dirigenti

scolastici) negli anni scolastici 2003-2004, 2004-2005, 2005-2006; l’ultimo modello SIVADIS

2005-2006 prevede una valutazione annuale ai fini della retribuzione di risultato ed una

valutazione triennale, con la concorrenza dei valutatori, ai fini di conferimenti di futuri incarichi;

le procedure erano di tipo autovalutativo più visita del nucleo, con una procedura negoziata e

partecipata. Non esiste una valutazione perfetta, ma una valutazione possibile e vale la pena di

effettuarla anche se per pochi euro.

Le critiche che vennero mosse all’Invalsi furono: obiettivi stabiliti dal singolo dirigente, non

nell’ottica del sistema nazionale di valutazione; l’autovalutazione; non faceva emergere le

situazioni problematiche; richiedeva finanziamenti per mandare in giro i nuclei. Più che parlare

di valutazione dei DS si dovrebbe parlare di valutazione delle prestazioni professionali del DS.

Il tema della valutazione viene ripreso con l’articolo 20 del CCNL dell’Area V della dirigenza

scolastica dell’11 aprile 2006: l’articolo sintetizza il lavoro di anni portato avanti dal MIUR con

rappresentanti del sindacato e delle associazioni professionali; prevede un nucleo di valutazione

formato da 1 dirigente tecnico, 1 dirigente amministrativo e 1 dirigente scolastico. L’articolo 20

ha riflessi sugli aspetti disciplinari: nell’articolo 30 di quel CCNL è previsto il recesso per esiti

negativi della valutazione in base all’articolo 20. Vengono bloccate le sperimentazioni SIVADIS

e si affida all’Invalsi lo studio di un modello per la valutazione dei DS.

Nel 2008 l’Invalsi presenta il progetto al MIUR: negoziazione di obiettivi tra DS e Direttore

regionale; valutazione in riferimento al miglioramento dei tassi di ripetenza e abbandono; altri

obiettivi di tipo regionale; obiettivi di missione; obiettivi di leadership; team di valutazione aperto

a componenti extrascolastiche; coinvolgimento dei DS in quiescenza; 4 livelli degli esiti di

valutazione (eccellente; positivo; senza difficoltà, con sospensione temporanea della retribuzione

di risultato; negativo, con le procedure previste dal CCNL.

Arriva il D.Lgs. 150/09: l’articolo 3 prevede che ogni amministrazione pubblica è tenuta a

misurare la performance a tutti i livelli; la legge 10/2011 individua le 3 gambe della valutazione:

INDIRE, INVALSI, ISPETTORI. Con la legge 35/2012 cambia l’ordine delle tre gambe e viene

dato all’Invalsi il coordinamento. Intanto nell’ultimo CCNL dell’Area V si torna a citare l’art. 20

sulla valutazione e si introduce la responsabilità disciplinare. Il progetto Invalsi per DS rimane

in un cassetto.

Decolla il progetto VALES: la CM del 16 febbraio 2012 di avvio del VALES prevede anche la

valutazione dei DS; la valutazione dei DS è collegata alla valutazione della scuola. La legge

135/2012 all’articolo 5 comma 11 richiama la valutazione della performance del DS sia in base

ad obiettivi individuali sia in base a comportamenti organizzativi posti in essere. Prospettive

attuali: il DPR 80/2013 sul Sistema Nazionale di Valutazione l’articolo3 prevede che l’Invalsi

definisca gli indicatori per valutare i DS in attuazione del D.Lgs.150/09; l’articolo 6 prevede il

RAV, il rapporto di autovalutazione: si lega l’autovalutazione della scuola alla valutazione del DS

e i rapporti vanno comunicato al Direttore regionale per definire gli obiettivi per il singolo DS.

Adesso il mosaico della valutazione è completo; DPR 80/2013, Direttiva 11 del 18 settembre

2014, legge 107 del 13 luglio 2015. La legge 107 al comma 93 aggiunge qualche coloritura in

più: contributo del DS al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti…. Si

era partiti con la valutazione dei processi e si è arrivati alla valutazione dei risultati. Partendo

dalla mappa del RAV le ipotesi di miglioramento si riferiscono a: ammissione alla classe

successiva, fasce di voto agli esami, tassi di abbandono, esiti della prova standardizzata

nazionale.

La legge 107 richiama il nucleo di valutazione dell’articolo 25 del D. Lgs. 165/01 ma prevede che

ci possa essere una articolazione diversa. È necessario che nel nucleo ci sia chi capisce il lavoro

del DS. Nella circolare 7904 del 2 settembre scorso “Indicazioni per il piano di miglioramento”

vengono declinate in 5 punti le azioni del DS; nel nuovo portale del MIUR sulla valutazione,

cliccando su valutazione dei DS vengono fuori 4 dimensioni oggetto della valutazione del DS con

una novità “ cura e sviluppo della propria professionalità”.. Le modalità di valutazione dei DS

utilizzabili dovrebbero essere: autovalutazione; controllo diretto dei risultati da parte

dell’amministrazione; questionari sul “soddisfazione” di docenti, studenti, genitori; visite sul

campo. L’importante è fare le cose bene e fare le cose giuste.

Vai alle slide di Dino Cristanini

**********

07. Le altre relazioni della sessione pomeridiana della prima giornata

INTERVENGONO:

o Roberta Fanfarillo, Dirigente

scolastica

o Guglielmo Rispoli, Dirigente

scolastico

o Antonio Valentino già Dirigente

scolastico e componente del

Comitato Tecnico Scientifico di

Proteo

È seguita la relazione di Roberta Fanfarillo, Dirigente scolastica, sul tema “Il lavoro dei

Dirigenti scolastici tra vecchie e nuove responsabilità”.

Nel suo intervento ha affrontato il tema dei nuovi adempimenti e delle nuove responsabilità che

i dirigenti scolastici sono costretti quest’anno ad affrontare a causa dell’applicazione della legge

107, delle altre novità normative e delle disposizioni per la scuola contenute nelle misure della

legge di stabilità 2015. Dal RAV alle linee di indirizzo per il POF triennale, al piano straordinario

delle assunzioni, l’avvio dell’anno scolastico è stato complesso e difficile come sempre, mentre

altre difficili scelte si profilano all’orizzonte: come affrontare la questione dell’attribuzione del

bonus premiale ai docenti; come far fronte al divieto di nomina del supplente per il primo giorno

di assenza dei docenti e per i primi sette giorni di assenza dei collaboratori scolastici?

I dirigenti, come sempre, navigano a vista, districandosi tra nuove norme e divieti, cambiamenti

e ripensamenti dell’Amministrazione che rendono tutto incerto e provvisorio. Di fronte alle tante

contraddizioni e incoerenze della legge, l’impressione dei più è che gli estensori non sappiano

com’è fatta la scuola e non ne conoscano le regole, come se vivessero in un altro pianeta. Si è

in attesa dell’organico potenziato, con docenti di cui forse non c’è bisogno o che magari

declineranno l’invito mantenendo le loro supplenze. I collegi sono sul piede di guerra per il

comitato di valutazione e per il bonus. È davvero il caso che sia il DS a valutare da solo i docenti

della scuola? Come si fa a collegare i risultati di apprendimento di una classe con l’azione del

singolo docente? In nessuna azienda è il dirigente da solo a decidere della valutazione dei propri

dipendenti.

Vai alla relazione di Roberta Fanfarillo

----------------

Ha preso la parola Guglielmo Rispoli, Dirigente scolastico, per relazionare sul tema “La

leadership diffusa come risultato di una condivisione culturale, politica, sociale”.

Ha esordito affermando che nella legge 107 il punto di maggiore debolezza è nella mancanza di

una visione chiara che ha determinato una serie di errori progressivi: la legge ha messo dentro

una serie di elementi di innovazione ma manca una visione di sistema. Così facendo stanno

uccidendo motivazioni e passione nei DS.

È pensabile che senza un’idea e una pedagogia ci sia una riforma della scuola? La scuola deve

dare il massimo senza la presunzione di essere il tutto o il niente nell’esperienza dei ragazzi; i

ragazzi sanno cosa devono fare, lasciamoli liberi, altro che dover programmare e decidere ogni

aspetto della loro esistenza a scuola. La scuola italiana è già una buona scuola, nonostante la

burocrazia quotidiana. Dobbiamo consentire ai ragazzi di poter fare quello che sentono di voler

essere, imparare loro ad imparare, giocare ad imparare. Il percorso dei ragazzi richiede un

educatore, qualcuno che riesca a far navigare un gruppo partendo dalla misura che i ragazzi

hanno di sé e facendo seguire loro le inclinazioni, con passione e liberamente. La leadership dei

DS è potente se ha una visione che orienta, soprattutto nel mare agitato. La leadership non

nasce da un giorno all’altro; è, si fa, ha bisogno di soggetti umani liberi (si può insegnare la

libertà se si è liberi).

Chi ha una vision può fare il DS. Il DS esemplare è un motore potente del cambiamento, anche

degli esiti degli alunni. Nella scuola ci vogliono più persone e meno impiegati: ricorda l’attore

Herlitzka nel film “il rosso e il nero” quando scopre di avere ancora una passione e i ragazzi si

fermano perché capiscono che sta uscendo la sua passione: non è la legge, un comma che può

tenere in classe un milione di insegnanti. La scuola è un viaggio, ognuno è una risorsa; bisogna

dare a ciascuno la possibilità di vivere le proprie emozioni, se no si perde l’occasione di vivere.

I risultati si possono modificare, ma il DS lo fa con un processo; la leadership è figlia di processi;

i risultati si possono orientare se siamo la guida di quel viaggio.

Vai alle slide di Guglielmo Rispoli

----------------

I lavori della prima giornata del Convegno sono stati conclusi dalla relazione di Antonio

Valentino già Dirigente scolastico e componente del Comitato Tecnico Scientifico di Proteo sul

tema “ Quale idea di scuola nella legge 107”. All’inizio del suo intervento esprime l’opinione

che continuare a ripetere le cose che non vanno nella legge 107 non è di nessun aiuto concreto

ai Dirigenti scolastici; meglio essere ottimisti, vedere il bicchiere mezzo pieno e richiamare le

opportunità che la legge offre. Questo è più utile per gli insegnati e per i DS.

Fatta questa premessa, precisa che il suo intervento sarà centrato su come è vista la scuola nei

commi della legge che riguardano il DS, partendo dalla prima versione del DDL di marzo 2015,

quella che ha fatto inorridire tutti. In quella versione del DS si diceva: “ è responsabile delle

scelte didattiche e formative”, “ elabora il piano triennale dell’offerta formativa”, “assegna

annualmente la somma al personale docente meritevole”, “valuta il personale docente”, “sceglie

i docenti più adatti a soddisfare le esigenze della scuola”,..

Il DS era visto come uomo solo al comando, c’era un forte attacco alla partecipazione e agli

organi collegiali. Dopo le proteste ed i dibattiti che ne seguirono, ci sono state significative

modifiche: è scomparso il DS responsabile delle scelte didattiche; il PTOF è elaborato dal Collegio

docenti e approvato dal Consiglio d’Istituto; la valutazione dei docenti avviene sulla base dei

criteri del Comitato di valutazione… Rimane l’obbrobrio della premialità. Sono da considerare

buoni risultati della lotta e delle proteste. Nell’attacco alla legge 107 forse si guarda alla prima

versione e non alla versione definitiva. Il punto critico non è tanto il potenziamento delle funzioni

del DS, non in quello che è scritto, ma in quello che nella legge non c’è: manca una visione di

scuola che dia a i giovani ed ai ragazzi quello che desiderano.

C’è poi da chiarire cosa dietro il potenziamento delle funzioni del DS: c’è una visione negativa

della collegialità, della partecipazione degli organismi democratici; c’è l’idea che questa scuola

non funziona ed allora bisogna responsabilizzare maggiormente il DS. È sbagliato come sindacato

aver sottovalutato i miglioramenti contenuti nella legge ed aver enfatizzato i punti negativi. Ci

sono 2 assenze ingiustificabili nella legge:1) la scelta del potenziamento del ruolo del DS senza

pensare al contesto in cui il DS agisce, al coinvolgimento dei docenti; 2) il bilanciamento dei

poteri. Propone due linee di attuazione e ricerca: progetti di responsabilizzazione sul fronte

docenti e forme di governance che favoriscano lo sviluppo di comunità professionali. Invita infine

a non cadere nella trappola di prove muscolari nel contrasto alla legge e ad individuare invece

strategie positive.

Vai alla relazione di Antonio Valentino

----------------

La relazione di Valentino suscita alcuni interventi. Antonino Titone ci tiene ad affermare che

non è la lettura della prima versione della legge a causare l’avversità ad essa, ma è il modo in

cui la legge è stata approvata, in gran fretta, con un maxiemendamento composto da un unico

articolo e 212 commi e con voto di fiducia che ha tolto qualsiasi possibilità di confronto

parlamentare per poter migliorare il testo; è una legge del Governo, non del Parlamento. È bene

poi che il Sindacato sottolinei tutti i punti critici e negativi; ad enfatizzare i contenuti della legge

ci hanno pensato e ci pensano i membri del Governo e i mass media. Non si può dire” ormai c’è

la legge, attuiamola e cogliamo le opportunità che offre; se una legge è sbagliata, va contrastata e ne vanno messe in risalto le criticità.

Gianni Carlini interviene per chiarire che nella legge 107 non ci sono assenze ingiustificate: si

è scelto di investire in salario dei docenti, dei soli docenti, quasi 600 milioni di euro senza alcuna

contrattazione e senza che quelle risorse fossero in qualche modo collegate all’organizzazione

del lavoro. Il Direttivo della FLC CGIL già nel 2014 aveva scritto le linee guida per contrattare il

cambiamento e la valorizzazione della funzione docente; si è scelto di ignorarle per cercare di

tenere il tutto fuori dalla contrattazione. La legge 107 mette in difficoltà i DS che, applicando la

legge così come è, si espongono a molti contenziosi. Mancano però riferimenti su come

individuare i coordinatori, sulle criticità de FIS e sul ruolo degli OO.CC. Nel documento manca la

dimensione collettiva dell’insegnamento: non ci sono parole quali cooperazione, collaborazione,

leadership condivisa. Ha concluso evidenziando che funzioni e compiti del DS in una dimensione

collettiva del fare scuola dovrebbero essere: animare la comunità professionale; individuare e

coinvolgere figure docenti di coordinamento; costruire ambienti e condizioni di lavoro efficaci

ove il profilo del docente acquisti la sua natura collettiva e, in tale dimensione, produttiva.

**********

08. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale” - Seconda giornata

Terza sessione

Prima di dare la parola ai relatori della seconda giornata del Convegno, si è dato spazio ad alcuni

interventi dei partecipanti che non era stato possibile, per questioni di tempo, effettuare il giorno

precedente.

Antonio Giacobbi, già DS e Presidente di Proteo Veneto, ha affermato che in gioco c’è la scuola

come parte di un modello di società, che tende a sostituire i corpi intermedi con l’individualismo

di massa. È vero che, come ha detto Valentino, la legge 107 non fornisce modelli per una nuova

governance della scuola e non coinvolge i docenti. Anche per la formazione dei docenti sono

state messe in gioco risorse importanti ma per un modello di formazione solitario. Perché non

provare a far mettere in comune una parte dei soldi della formazione per gestirla insieme nelle

scuole e fare formazione insieme ai colleghi? La scuola è da cambiare, ma non nella direzione

che propone la legge 107; bisogna lavorare per andare oltre e cambiare questa legge, anche se

ora sarà più dura.

Pavanini, già DS del Veneto, afferma che la legge 107, pur criticabile, muove risorse

significative, introduce l’organico potenziato che diventerà organico funzionale; non condivide

pertanto l’attacco frontale portato ad essa dal nostro sindacato. Bisogna valorizzare quello che

c’è di buono. Aver introdotto la valutazione, anche se in modo sbagliato, è una cosa positiva per

docenti e DS.

**********

09. La relazione di Dario Missaglia - Sezione education della Fondazione Di Vittorio

“La democrazia partecipativa nella

scuola dell’autonomia”.

Comincia il programma previsto della seconda giornata del convegno nazionale dei dirigenti

scolastici della FLC CGIL con una apprezzata relazione di Dario Missaglia, Sezione education

della Fondazione Di Vittorio, sul tema “La democrazia partecipativa nella scuola dell’autonomia”.

Esordisce affermando che con la legge 107 si è chiusa la fase caratterizzata da una incursione

politica molto forte che ha messo in difficoltà per i toni e gli accenti: c’è stata la velocità di fare

qualcosa. Ora si apre la fase della gestione della legge da parte del mondo della scuola.

Oggi la scuola non è un luogo di democrazia partecipativa, rappresentativa, ma è luogo di

individualismo. La stagione degli organi collegiali e della contrattazione d’istituto no è riuscita a

vincere la battaglia contro l’individualismo. Paletta ha parlato dell’esperienza significativa nella

provincia di Trento: lì però l’autonomia locale chiede alla scuola di raggiungere determinati

risultati coerenti con le esigenze del territorio e fornisce alla scuola tutte le risorse e gli strumenti

per realizzare l’obiettivo. Non è così il contesto della scuola italiana: non c’è quella sponda

istituzionale, inoltre la legge 107 realizza una operazione di centralismo spinto.

La dichiarazione “più poteri ai Presidi” è invece una operazione che prevede più poteri per il

MIUR, per l’amministrazione centrale e periferica. Il potere è spostato verso l’Amministrazione

mentre il DS viene sottoposto di nuovo a un forte potere centrale e gerarchico.

È scomparso lo scenario dell’autonomia del “97 che stava dentro lo scenario di cambiamento

dello Stato, e che prevedeva una scuola capace di rispondere ai bisogni del territorio. La crisi dei

modelli decentrati, della democrazia partecipativa e rappresentativa, non è solo italiana, riguarda

tutta l’Europa. Senza rappresentanza crescono le tensioni e le differenze sociali; sono sempre

più le condizioni familiari a determinare il successo formativo dei ragazzi. Non serve moltiplicare

le riforme nella scuola (c’è una inflazione normativa), bisogna lavorare concretamente dentro la

scuola: la democrazia partecipativa si fonda sulla collaborazione, valore fondamentale che non

è la collegialità (forma giuridica), che consiste nello scambio in cui i partecipanti traggono

vantaggi dallo stare insieme; la collaborazione nasce dalla capacità di ascolto.

La crescita delle diseguaglianze fa saltare le aspettative comuni e ciascuno pensa a se stesso.

Nella scuola purtroppo la collegialità non è riuscita a salvare questi valori (collaborazione, stare

insieme, ascoltare); non ha senso la sacralità del collegio, dove spesso si realizza l’anonimato

del si e del no perché nulla cambi, bisogna trasformarlo, andare oltre il collegio, lavorare per

gruppi, per commissioni che non possono essere emanazioni del dirigente illuminato. La

contrarietà ai poteri del DS nasce dall’esigenza che al centro nelle scuole ci devono stare le

relazioni, la collaborazione. Il tema della leadership va distinta da quello del potere: ci può essere

un leader senza poteri e poteri senza leader. Il potere del DS è una attribuzione derivante

dall’aver vinto un concorso; la leadership viene riconosciuta dalla comunità di cui si fa parte. E

quando non c’è leadership, si vede; se c’è solo potere, si segue per convenienza e quieto vivere,

manca la relazione sociale.

La legge 107 sembra privilegiare la strada del dirigente amministrativo, ma poi paradossalmente

gli dà, in contrasto con la libertà d’insegnamento, poteri nella didattica! Servirebbero scuole di

dimensioni più piccole e DS con leadership. Le scorciatoie alla democrazia portano al populismo

e al presidenzialismo. In Italia queste scorciatoie sono alimentate dalla domanda di efficienza

della pubblica amministrazione, dalla velocità, dal fare subito e presto. La burocrazia è una

minaccia per la pratica democratica, esemplare la vicenda dei DS nella legge 107: si cerca il

consenso, si afferma che ci sono nuovi poteri per i DS, con operazioni di marketing, ma il vero

potere che avanza è quello amministrativo, sbagliato, controproducente, contradditorio. Viene

previsto che i docenti, già assunti nel ruolo, vengano scelti dal DS; una delle cose che funzionava

era la pulizia della nomina degli insegnati; il problema era se mai come mandare via gli incapaci.

La premialità individuale rischia di essere l’ostacolo maggiore alla collaborazione interna come

leva di crescita interna alla scuola e va combattuta. Oltre al rifiuto di fare i Contratti Collettivi

Nazionali, il Governo porta avanti una crescente centralizzazione, la tendenza a rilegificare il

rapporto di lavoro e a mettere ai margini il Sindacato. Bisogna ridare voce alla rappresentanza

dei docenti nella scuola, riprendere una forte battaglia culturale e professionale, contro il sistema

individualistico che si vuole imporre nelle scuole.

Vai al report di Dario Missaglia

**********

10. la relazione di Anna Armone - esperta di diritto amministrativo della

Scuola Nazionale dell’Amministrazione

“I poteri dirigenziali: coerenza o incoerenza con il sistema di

regolazione dei pubblici poteri”

Inizia con una domanda-provocazione: che c’entra la scuola col D.Lgs. 165/01, con la

pubblica amministrazione?

L’organizzazione della scuola non c’entra nulla con l’organizzazione della pubblica

amministrazione; la stessa dirigenza scolastica, se regolata dal testo unico del pubblico impiego,

subisce una “diminutio”. Esce rinvigorito il sistema statalistico: con la riforma del titolo V

dovevano scomparire anche gli Uffici Scolastici Regionali che invece hanno ripreso sempre

maggiore forza. Invece di realizzare l’equilibrio tra potrei statali centrale e poteri statali

territoriali, con la riforma costituzionale sparisce addirittura la legislazione concorrente. Ora la

legge 107 introduce ulteriori sentieri prefissati per la programmazione e la definizione dell’offerta

formativa.

Assurda la valutazione dei DS: l’articolo 21 del D.Lgs. 165/01 ha un sistema coerente per la

dirigenza pubblica, ma come fa il nucleo a valutare anche la reputazione di cui gode il DS?

La legge 107 incide sul sistema delle decisioni, ha cambiato l’equilibrio dei poteri previsti nel T.U.

D.Lgs. 297/94, che prevedeva pariteticità generale tra tutti i soggetti e garantiva la libertà

d’insegnamento.

L’ultimo comma dell’articolo 4 del D.Lgs. 165/01 tratta la distinzione dei poteri: indirizzo,

controllo, gestione; e nella scuola? Sono cambiati gli equilibri decisionali esistenti fino a ieri e i

rapporti tra DS, organi collegiali, docenti, ata.

È assurdo affermare, come fa qualcuno, “ la legge è scritta male, ma ci affidiamo al buon senso

dei dirigenti”. Nel circuito delle decisioni qual è lo spazio di valorizzazione del personale docente?

Il rapporto DS/docenti dovrebbe essere costituito da una relazione interorganica. Nel rapporto

DS/Collegio resta l’equiordinazione, ma, mancando la possibilità di potere gerarchico, che

indirizzi può dare il DS al collegio?

Cambia poi completamente l’equilibrio DS/Collegio col Pino Triennale dell’Offerta Formativa:

come fa il collegio a deliberare quando contiene indirizzi di gestione e amministrazione del DS?

Le competenze del collegio rimangono quelle del testo unico, legate alla didattica. Invece il DS

diventa organo di indirizzo per le attività della scuola! Indirizzi vincolanti? Questo senza aver

modificato né il Testo Unico né il profilo dirigenziale. Un processo decisionale inclusivo deve

coinvolgere tutti i soggetti che hanno competenze: l’atto di indirizzo dirigenziale, non autoritario,

dovrebbe essere il risultato finale di un processo di negoziazione col collegio.

Come fa poi un Consiglio d’Istituto ad approvare un documento (il POF) senza averlo mai visto?

Il DS dovrebbe coinvolgere fin dall’inizio il CdI (con le norme vigenti, il DS è tenuto a rendicontare

periodicamente al CdI).

La legge 107 prevede che il DS si possa formare lo staff per supporto organizzativo e “didattico”:

come fa un DS a trasferire ad un docente un potere didattico che non ha?

E che dire poi del potere valutativo del DS sui docenti? Innanzitutto la valutazione di una

competenza tecnica va fatta da chi ha quella competenza: questa competenza non ce l’ha il DS,

né i componenti del Comitato di valutazione. L’articolo 17 del D.Lgs. 165/01 declina i poteri

dirigenziali della P.A.; nella scuola però ci sono gli organi collegiali e la libertà di insegnamento:

interverranno su questo con il futuro testo unico previsto da una delle deleghe?

È opportuno che il DS chieda al Collegio di individuare le figure di sostegno alla didattica: il DS

può fare una determina per i docenti dello staff (entrare nello staff è una questione fiduciaria,

non c’entra la premialità) e attribuire un incarico per funzioni didattiche sulla base delle scelte

del Collegio.

Il bonus premiale infine è una retribuzione accessoria: come tale, va contrattato!

Dov’è scritto che la premialità deve essere individuale?

Un procedimento potrebbe essere: il Collegio si dà criteri di trasparenza, indicatori di valutazione

e li passa al Comitato di valutazione che fa il notaio e passa quei criteri al DS.

Vai alle slide di Anna Armone

**********

11. L’ultima relazione del Convegno è affidata a Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali dell’Università di Bologna

“La legge di riforma e il ruolo del

Dirigente scolastico”

L’ultima relazione del Convegno è affidata a Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali

dell’Università di Bologna che tratta il tema “La legge di riforma e il ruolo del Dirigente

scolastico”.

Il DS delineato dalla legge 107 è una parodia del manager alla Marchionne; il vero

spostamento dei poteri non è sul DS ma sul MIUR.

È bene richiamare che, in contemporanea all’approvazione della legge 107 è stata approvata la

legge delega di riforma della pubblica amministrazione. Nel comma 78, il primo che la legge 107

dedica alle competenze del DS, è sparito qualsiasi riferimento alla Costituzione. Ci sono almeno

8 nuove competenze previste dalla legge per i DS che si aggiungono a quelle preesistenti: nessun

altro Dirigente della P.A. assomma tante prerogative! Non è stata rispettata la distinzione tra

potere di indirizzo e potere di gestione: gli indirizzi spettano al Consiglio d’Istituto.

Nella valutazione dei docenti, il DS svolge due ruoli: valuta ed attribuisce premi, diventando così

autorità salariale; la somma del bonus premiale è retribuzione accessoria e come tale va

contrattata. Fra le altre nuove prerogative, il DS individua fino al 10% di docenti cui attribuire

funzioni di sostegno organizzativo e “didattico” (ma non ha poteri didattici), riduce il numero

di alunni per classe (e i poteri del Consiglio d’Istituto nell’esprimere criteri per la formazione

delle classi?), provvede alla sostituzione di docenti assenti con docenti dell’organico anche di

ordine di scuola diverso. Sono prerogative che hanno ricadute nel lavoro delle persone. La scelta

dei docenti non esiste in nessun altro Settore: nell’Università c’è un apposito organo collegiale.

La valutazione dei docenti è un terreno scivoloso: richiede personale esperto, criteri

precisi e condivisi.

La valutazione dei DS dovrebbe essere fatta sugli obiettivi contenuti nell’atto di incarico

dirigenziale, come previsto dal primo comma dell’articolo 25 del D.Lgs. 165/01; le norme

introdotte dal D.Lgs. 150/09 non hanno stravolto quanto contenuto nell’articolo 20 del CCNL

dell’Area della dirigenza scolastica. Dei criteri di valutazione contenuti nel comma 93 della legge

si può tener presente solo la lettera a); le lettere b c d fanno riferimento all’apprezzamento

dell’operato del DS.

Rispetto ad una vasta serie di prerogative dirigenziali abbiamo invece una valutazione

improvvisata ed affidata a “dirigenti tecnici” scelti discrezionalmente.

Si è riformata la piramide che vede al vertice il MIUR e sotto i Presidi e in basso il personale.

Vai alla relazione di Mario Ricciardi

**********

12. Domenico Pantaleo per le conclusioni del convegno

La legge privilegia solo l’aspetto

organizzativo, prevede poteri per pochi

e mette in discussione la libertà

d’insegnamento.

Le conclusioni del Convegno sono affidate a Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC

CGIL. Dopo aver ringraziato gli ospiti relatori per l’apporto dato al dibattito sul tema del

Convegno, si è chiesto quale idea di scuola viene fuori dalla legge 107: una scuola inclusiva?

Che valorizza lavoro e professionalità? Che privilegia la scuola come comunità? Mette in relazione

le persone?.

La legge privilegia solo l’aspetto organizzativo, prevede poteri per pochi e mette in discussione

la libertà d’insegnamento. Si muove su un terreno alternativo alla Costituzione rispetto alle

finalità della scuola e propone un’operazione fondata sull’individualismo.

Nella legge di stabilità 2016 non sono previste le ulteriori risorse per la scuola. Sulla scuola

gravano invece sempre più carichi di lavoro: per ultimo vedi la rendicontazione dei 500 euro per

la formazione. La legge 107 non risponde ai bisogni del Paese; c’è bisogno di cambiare, di

lanciare la nostra idea di scuola.

Il lavoro, fondamentale per il cambiamento, viene ritenuto puro fattore di costo: la legge di

stabilità 2016 stanzia solo 300mln di euro per i rinnovi dei CCNL! E introduce ulteriori tagli al

turn over di Università e Ricerca e il blocco della contrattazione accessoria. In compenso sono

previsti tanti soldi alle imprese. Una vera possibilità di cambiamento della scuola si può realizzare

con risorse.

L’alternanza Scuola/Lavoro punta sul lavoro e quasi niente sulla formazione; bisogna tornare ad

investire sulla didattica, sulla valorizzazione del lavoro di tutte le professioni che ci sono a scuola.

Di fatto viene instaurata la gerarchia, il controllo politico sulla scuola pubblica. Non può più

essere rimandato il rinnovo dei CCNL: in essi bisogna esplicitare il miglioramento delle condizioni

di lavoro e la qualità del servizio, definire regole, valorizzare le professioni, organizzare e dare

senso alla pubblica amministrazione e alla scuola. Nei CCNL bisogna attuare il cambiamento della

scuola e definire la funzione dirigenziale. E per rinnovare i Contratti ci vogliono risorse.

La FLC CGIL ha presentato la piattaforma per il rinnovo dei CCNL ed ha puntato sulla

valorizzazione del personale e sulla rendicontazione. C’è l’idea che tutto sia regolato all’interno

della legge e che non servano i Contratti. Adesso assistiamo alla contrapposizione di interessi:

dei DS nei confronti dei docenti, dei; se si accentuano le frantumazioni, non si migliora la qualità.

La nostra idea di dirigenza scolastica è radicalmente alternativa a quella dell’ANP, che ha

accettato lo scambio più poteri al DS in cambio di una dirigenza del tipo amministrativo, che ha

accettato la valutazione dei DS prevista dalla legge 107.

Noi vogliamo che la valutazione sia dentro al Contratto, riteniamo che il dirigente svolga un ruolo

fondamentale, che sia un leader educativo, non uno che vuole comandare, capace di valorizzare

le competenze, non appendice dell’Amministrazione. Il ruolo va esercitato nel territorio, nelle

interlocuzioni, nelle relazioni; non condividiamo il DS che diventa autorità salariale, il DS che

sceglie i docenti dagli albi territoriali.

La nostra idea di dirigenza è basata sull’idea di collegialità, sulla contrattazione, sul

miglioramento qualitativo. Va mantenuta intatta l’idea di funzionamento degli organi collegiali,

la distinzione delle funzioni, la distinzione dei ruoli: in caso contrario si crea un conflitto

permanente.

Il primo docente che sarà escluso dal bonus premiale farà giustamente ricorso! Le norme della

pubblica amministrazione prevedono che se si fa un comitato di valutazione, fra i componenti ci

siano le competenze per farne parte; nelle condizioni previste dalla legge 107 è giustificato

sollevare dubbi sulla legittimità del Comitato di valutazione. Il Collegio deve dare indicazioni al

riguardo, definire criteri qualitativi.

Per la valutazione dei DS, che senso ha valutare la reputazione di cui gode il DS? Come verranno

scelti i valutatori? Per questo la valutazione va trattata all’interno del sistema contrattuale. È

necessario poi bandire subito il concorso per il reclutamento dei DS ed eliminare l’altissimo

numero di reggenze oggi in vigore. Oggi vale la pena di portare avanti la battaglia per la scuola

pubblica, democratica, partecipativa, e difendere i caratteri costituzionali della scuola pubblica

attraverso il miglioramento delle condizioni di lavoro e il miglioramento delle retribuzioni,

garantendo dignità e libertà alle persone.

**********