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Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE
045 - 2015 – 31 Ottobre 2015
REDAZIONE: RaCi - R. Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC
DIRIGENTI SCOLASTICI
Speciale convegno Torino
01. "Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale", convegno dirigenti scolastici a Torino il 22 e 23 ottobre
02. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola
pubblica statale” - Prima giornata
03. La relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore
nazionale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL
04. La relazione di Angelo Paletta professore di economia
aziendale dell’Università di Bologna
05. Altri interventi e chiusura lavori Prima sessione
06. Prima giornata - Seconda sessione: la relazione di Dino Cristanini consulente e formatore, già Direttore generale
dell’Invalsi
07. Le altre relazioni della sessione pomeridiana della prima
giornata
08. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola
pubblica statale” - Seconda giornata
09. La relazione di Dario Missaglia - Sezione education della
Fondazione Di Vittorio
10. la relazione di Anna Armone - esperta di diritto amministrativo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione
11. L’ultima relazione del Convegno è affidata a Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali dell’Università di
Bologna
12. Domenico Pantaleo per le conclusioni del convegno
ALLEGATI AL NOTIZIARIO
Leggi la relazione introduttiva di Gianni Carlini
Vai alle slide di Angelo Paletta
Vai alle slide di Dino Cristanini
Vai alla relazione di Roberta Fanfarillo
Vai alle slide di Guglielmo Rispoli
Vai alla relazione di Antonio Valentino
Vai al report di Dario Missaglia
Vai alle slide di Anna Armone
Vai alla relazione di Mario Ricciardi
ALLEGATI PER I SOLI DIRIGENTI ISCRITTI ALLA FLC
REPERTORIO LEGGE 107 DALLA A ALLA Z
SLIDE LEGGE 107 E PROBLEMATICHE SPECIFICHE PROFILO DS
SLIDE L.107 – AGENDA DI SETTEMBRE
VERBALE INCONTRO DS RSU PROPEDEUTICO AL CONTRATTO E INTESA IL
PRIMO INCONTRO DEL TAVOLO SINDACALE
2015 09 27 esempio di atto di indirizzo R.FANFARILLO
POSSIBILI CONTENUTI DEL POF TRIENNALE
UN POSSIBILE PERCORSO PER L’ APPROVAZIONE DEL POF TRIENNALE
LA DIRETTIVA AL DSGA DOPO LA RIFORMA. UN MODELLO
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DIRIGENTI SCOLASTICI
Speciale convegno Torino
01. "Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale", convegno
dirigenti scolastici a Torino il 22 e 23 ottobre
Resoconto dei lavori del convegno nazionale del 22 e 23 ottobre 2015 a Torino.
Sede del convegno il Liceo
Classico “Massimo D’Azeglio” in
via Parini 8, Torino.
Torino ha ospitato il 22 e 23 ottobre 2015 l’annuale Convegno nazionale dei dirigenti
scolastici organizzato dalla FLC CGIL e dall'associazione professionale Proteo Fare Sapere. Il
tema di quest'anno è stato “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale”. Il dirigente
scolastico non è e non può essere un manager per la semplice ragione che la scuola non è una
struttura aziendale. È la cooperazione la dimensione più rispondente ad una comunità educativa;
in una tale dimensione si esercita la leadership educativa del dirigente scolastico: una leadership
democratica ed efficace, orientata a costruire comunità, capace di entrare in relazione con
professionisti che esercitano un’attività di alta qualità quale l’insegnamento, la cui libertà è
riconosciuta e tutelata dalla Costituzione, capace di coordinare e motivare tutto il personale,
valorizzandolo, di far crescere tutti, di far condividere il progetto educativo, di far sentire
ciascuno orgoglioso di far parte della scuola nella quale lavora.
Il livello della discussione nelle tre sessioni del convegno è stato, come sempre, molto alto.
Anche quest’anno il convegno ha fatto registrare la numerosa presenza di partecipanti e l’alta
qualità dei relatori: Angelo Paletta, professore di economia aziendale dell’Università di Bologna,
Dino Cristanini, consulente e formatore già direttore generale dell’Invalsi, i dirigenti scolastici,
Roberta Fanfarillo, del Lazio e Guglielmo Rispoli, della Campania, Antonio Valentino, vice
presidente di Proteo Lombardia, Dario Missaglia, sezione education della Fondazione Di
Vittorio, Anna Armone, esperto giuridico amministrativo della Scuola Nazionale
dell’Amministrazione, Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali dell’Università di
Bologna. In rappresentanza del MIUR e dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte è
intervenuto Fabrizio Manca.
Per la FLC CGIL erano presenti il segretario generale della FLC CGIL Domenico Pantaleo, il
coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici Gianni Carlini, il segretario regionale della FLC
CGIL Piemonte Rudi Aschiero. Per Proteo Fare Sapere il direttore di Proteo nazionale Sergio
Sorella e il presidente di Proteo Piemonte Chiara Profumo.
**********
02. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale” - Prima giornata
Prima sessione
Dopo un saluto di benvenuto da parte di Emanuela Zoia, responsabile della struttura di
comparto dei dirigenti scolastici del Piemonte, ha preso la parola Sergio Sorella direttore di
Proteo nazionale. Dopo aver portato il saluto dell’Ufficio di presidenza dell’associazione
professionale Proteo Fare Sapere, che ormai tradizionalmente affianca la FLC CGIL
nell’organizzazione dei convegni annuali dei dirigenti scolastici.
Ha voluto richiamare il punto di vista dell’associazione sulla fase difficile e impegnativa per il
sistema scolastico italiano e in particolare per i dirigenti scolastici alla luce delle novità introdotte
o in via di introduzione dalla legge 107/2015. Ha affermato che, pur in presenza dei nuovi, inediti
compiti previsti dalla legge 107, il dirigente scolastico non è e non può essere un manager, per
la semplice ragione che la scuola non è una struttura aziendale; è la leadership educativa e
culturale che deve caratterizzare la funzione del dirigente: una leadership democratica ed
efficace, orientata a costruire comunità, capace di entrare in relazione con i professionisti che
esercitano un’attività di alta qualità come l’insegnamento la cui libertà è riconosciuta dalla Carta
costituzionale e il cui consenso è indispensabile per raggiungere gli obiettivi che ciascuna scuola
si pone.
Non è scimmiottando leader aziendali che questo potrà realizzarsi. Spetta al dirigente scolastico
costruire una visione comune, valorizzando le competenze individuali, sollecitando motivazioni
profonde, coinvolgendo le persone nel processo decisionale, sostenendole nella crescita
professionale attraverso la cura della ricerca educativa. Compito del dirigente sarà quello di
definire un orientamento condiviso, assegnando ruoli precisi, funzioni e responsabilità, cercando
di andare oltre una dimensione puramente gerarchica. L’autonomia scolastica è quella che si
affida a dirigenti capaci di assumersi responsabilità, di costruire e realizzare progetti, organizzare
e stimolare docenti, ascoltare gli alunni, coinvolgere le famiglie, gestire risorse, interagire con
soggetti esterni alla scuola.
È la volta di Antonino Titone, nella sua funzione di organizzatore del Convegno, che ne illustra
le ragioni e i temi. C’è una strana idea di fondo nella legge 107: se si danno più poteri al dirigente
scolastico, le cose a scuola funzionano meglio.
Premesso che poteri e relative responsabilità del Dirigente scolastico sono chiaramente declinati
nel decreto legislativo 59/98 (il primo decreto attuativo dell’articolo 21 della legge 59/97) e
nell’articolo 25 del D.Lgs. 165/01, non modificato dalla legge 107, in una scuola autonoma, con
altissimo numero di professionisti, in una comunità educante basata sulla cooperazione, il
dirigente scolastico deve esercitare il suo ruolo attraverso la leadership diffusa, la distribuzione
di responsabilità, dirigendo non comandando, coinvolgendo tutti nel processo che porta alle
decisioni, facendo si che tutti siano contenti di partecipare al progetto della scuola. Non è
pensabile il leader carismatico.
L’azione del dirigente è basata sulla decisione motivata e motivante, in cui si cerca di perseguire
unità di progetto e crescita professionale. Nei convegni annuali non si è soliti invitare chi ci dà
ragione: si apprezzano punti di vista critici e diversi, che aiutano a chiarire meglio le varie
questioni. Per questo ringrazia tutti i relatori che offriranno, ciascuno dal suo punto di vista, un
valido contributo di idee al dibattito. La finalità è di offrire ipotesi di lavoro, di individuare quale
sia oggi il modo giusto di operare affinché una leadership partecipata sia praticabile e praticata.
È il momento dei saluti istituzionali: dopo le parole di benvenuto di Chiara Alpestre, Dirigente
del Liceo D’Azeglio, e il saluto di Massimo Pozzi della segreteria regionale del Piemonte della
CGIL, prende la parola Rudi Aschiero, segretario generale della FLC CGIL del Piemonte, che
ribadisce la centralità della figura del dirigente scolastico necessaria per garantire una scuola
pubblica, libera, efficace, democratica e condivisa. Porta anche i saluti dell’assessore della
regione Piemonte, non presente per sopraggiunti impegni istituzionali, ed informa che tutti gli
addetti delle scuole piemontesi saranno in piazza sabato 24 ottobre con l’iniziativa “un’agorà per
la scuola” per richiamare l’attenzione sui tanti aspetti negativi della legge 107.
**********
03. La relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL
La legge fa passi indietro sia
nell’affermazione della funzione dirigenziale
sia nell’autonomia scolastica che delinea
una dirigenza scolastica meno libera e
indipendente, assoggettata ai decisori politici
e amministrativi, che deve rispondere
all’amministrazione del modo di come ha
scelto e premiato, e strettamente legata ai
risultati degli alunni.
La relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici della
FLC CGIL, ha prima di tutto richiamato il giudizio negativo su come è delineata nella legge 107
la figura del dirigente scolastico: lontanissima dall’idea di dirigente scolastico delineata nei due
ultimi Convegni nazionali di Bologna (febbraio 2014 “Leadership partecipata: la dirigenza
scolastica tra didattica ed organizzazione”) e Firenze (novembre 2014 “Liberare la dirigenza
scolastica: valorizzare la specificità, togliere oneri impropri, impedire invadenze esterne”).
In quei convegni sono state elaborate proposte sulla figura del dirigente scolastico in coerenza
con il profilo normativo e derivanti dal rapporto quotidiano con i dirigenti scolastici e col loro
vissuto quotidiano. Da parte del Governo, nell’iter di approvazione della legge, è stata negata in
modo autoritario la rappresentatività delle Organizzazioni Sindacali: avere escluso il confronto
con chi vive e conosce i problemi reali della scuola ha prodotto errori. Pochissimo di quanto
proposto e suggerito dalla FLC CGIL durante la discussione delle legge è stato recepito; il
Governo ha preferito parlare agli elettori e non con il mondo della scuola. Escono peggiorati le
condizioni dei dirigenti scolastici ed il funzionamento delle scuole. Le retribuzioni medie della
categoria sono pesantemente ridotte e solo in parte compensate dalle risorse previste dalla legge
107; la riduzione colpisce particolarmente i nuovi dirigenti (4/5 dei dirigenti sono nuovi e non
hanno né RIA né assegno ad personam).
Dall’anno scolastico 2007-2008 i dirigenti scolastici sono diminuiti del 25%, hanno maggiori
responsabilità, dirigono scuole molto più complesse e sono pagati di meno! Carlini ha voluto
evidenziare la diversità dall’ANP che considera positivamente i riconoscimenti previsti dalla legge
107 per le maggiori responsabilità e la progressiva assimilazione delle scuole agli altri uffici
pubblici.
Nel documento “La buona scuola” del 3 settembre 2014 c’era il proposito di liberare dirigenti
scolastici e scuole dalle molestie burocratiche, cancellando le 100 regole più burocratiche; la
legge 107 non solo non toglie nessuna molestia ma ne aggiunge altre, come ad esempio i
controlli sulle spese effettuate con la card per la formazione e l’aggiornamento. Del progetto di
assistenza alle scuole non si sa nulla; tutto deve essere fatto “senza nuovi o maggiori oneri per
la finanza pubblica”.
Ai problemi già esistenti si sono aggiunti quelli derivanti dai divieti imposti alle scuole dalla legge
di stabilità 2015 ed il cattivo funzionamento del pagamento delle supplenze brevi. La legge 107
ha aggiunto anche lo snaturamento della funzione del dirigente scolastico prevedendo poteri
sbagliati e controproducenti, attribuendogli, in maniera confusa e contradditoria, la maggiore
responsabilità dei risultati, la funzione di assumere, valutare e premiare i docenti, e prevedendo
tra gli indicatori della sua valutazione l’apprezzamento delle famiglie e della comunità
professionale.
La legge fa passi indietro sia nell’affermazione della funzione dirigenziale sia nell’autonomia
scolastica; delinea un’idea autoritaria della dirigenza scolastica, avulsa dal rapporto con gli altri
attori della scuola, che esclude chi progetta l’offerta formativa. Ne viene fuori una dirigenza
scolastica meno libera e indipendente, assoggettata ai decisori politici e amministrativi, che deve
rispondere all’amministrazione del modo di come ha scelto e premiato, e strettamente legata ai
risultati degli alunni. La valutazione dei dirigenti, esclusa dalle materie contrattuali e rimessa
all’apprezzamento della comunità professionale e sociale, non sarà fatta da soggetti autonomi,
ma da soggetti scelti discrezionalmente dall’amministrazione e ad essa assoggettati; percepire
la retribuzione di risultato (secondo il D.Lgs. 150/09 dovrebbe riguardare almeno il 30% della
retribuzione) dipenderà da chi valuta e il dirigente potrà o non potrà percepirla.
Ci vuole trasparenza ed equità nella valutazione; i soggetti che valuteranno devono essere scelti
in modo trasparente. Ai dirigenti scolastici viene chiesta efficienza organizzativa ed efficacia
didattica, ma sono due cose molto diverse: l’efficienza organizzativa è indispensabile in ogni
sistema produttivo, non se ne può fare a meno, e il dirigente ne ha la maggiore responsabilità;
l’efficacia didattica è l’obiettivo dell’esercizio della scuola autonoma in tutte le componenti, il
dirigente può incidere attivando e migliorando i processi, soprattutto quelli che hanno ricaduta
sulla formazione degli alunni. A questo scopo il dirigente ispira, motiva, indirizza, coordina,
valorizza, promuove, sostiene, verifica, si relaziona; e lo fa con i tanti docenti che svolgono
funzioni organizzative e didattiche non come comando ma come servizio. Il dirigente però non
ha tempo per sostenere e correggere; bisogna liberarlo da compiti impropri (contenziosi,
chiamate in giudizio, questioni amministrative, perfino certificazioni per prestiti al personale)
rispetto alle finalità istituzionali della scuola. Sarebbe indispensabile una battaglia per mettere il
dirigente nella condizione di assolvere al suo impegno sul piano educativo e per ridurre il suo
ruolo sul piano amministrativo-gestionale. E invece si va nella direzione opposta: anche le reti,
previste dalla legge 107, dovrebbero svolgere compiti dell’amministrazione. Il sistema premiale
porta all’assoggettamento dei docenti e non contribuisce ad un clima positivo e collaborativo
nelle scuole. Scegliere e premiare i docenti non migliora i processi.
Il DS resta un educatore perché deve guidare una comunità educativa; ad una buona scuola
serve un buon DS ma non basta. Il DS dovrà avere la pazienza del ragno, continuare a tessere
e ritessere relazioni, tendere al consenso e alla partecipazione, essere il protagonista di
un’organizzazione del lavoro che vada oltre il mero adempimento di compiti e che vada alla
ricerca del miglioramento. In questa ottica la valutazione deve servire al miglioramento, essere
un processo non un modello, deve includere i soggetti, essere coerente, chiarire le finalità. Il
modello proposto dalla legge 107 non lo fa, va in una direzione opposta: per questo va cambiata.
Tra l’altro va contro le disposizioni del D.Lgs 165/01 sulla retribuzione accessoria: ieri a Roma
anche un dirigente del MIUR ha affermato che il bonus premiale, per la sua natura di retribuzione
accessoria, va contrattato. Non è più rinviabile il rinnovo del CCNL, sia per le questioni retributive
sia per regolare meglio il rapporto di lavoro e limitare comportamenti autoritari delle direzioni
regionali. È necessario difendere le prerogative della contrattazione nazionale e regionale sugli
incarichi dirigenziali, sulla valutazione della professionalità e sui criteri per la retribuzione di
risultato.
La scuola ha bisogno di rinnovarsi continuamente ed i dirigenti scolastici sono i primi ad essere
in campo per il miglioramento. L’impatto che sta avendo la legge 107 ha aperto una discussione
alla quale occorre partecipare con attenzione al merito, ai fatti concreti e alle prospettive; i
dirigenti scolastici della FLC CGIL vi parteciperanno con idee ed impegno.
Leggi la relazione introduttiva di Gianni Carlini
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04. La relazione di Angelo Paletta professore di economia aziendale
dell’Università di Bologna
“La leadership per l’apprendimento: come si costruisce la comunità
professionale”.
Dopo aver ringraziato per l’invito, il professor Paletta esprime la sua considerazione che è difficile
applicare una legge “sbagliata”; chiarisce che il suo intervento sarà di pragmatismo applicativo,
esporrà infatti una sintesi derivante da una ricerca effettuata sul campo nella provincia autonoma
di Trento. Tratta tre temi:
1) “la leadership del DS e la comunità professionale” : come i DS incidono e fanno la
differenza; i DS, afferma, sono le figure più importanti come leva per il cambiamento. Ciò che
fa la buona scuola è la capacità della comunità professionale di aprirsi all’esterno.
2) “leadership e accountability”: in che modo i DS rispondono alle richieste di accountability
nella valutazione, nel miglioramento, nell’incentivazione, nella rendicontazione, nella
performance.
3) “leadership del DS e leadership degli insegnanti” : la differenza la fa non solo la
leadership del DS ma quella degli insegnanti, di tutta l’organizzazione scuola.
Come incidono i DS sull’ambiente di apprendimento? Incentivando i gruppi, non gli individui. Il
manager delineato dalla legge 107 è un manager fordista anni “20; ci sono diversi modelli di
manager. Il DS non gestisce direttamente i risultati: tra lui e i risultati c’è un mondo organizzativo
che va plasmato, guidato, formato; è all’interno di quel sistema organizzativo che il DS agisce.
Ci sono 5 macro aree in cui può intervenire il DS:
a) l’orientamento strategico;
b) l’organizzazione della didattica;
c) lo sviluppo delle risorse umane;
d) la gestione delle relazioni esterne;
e) i processi di autovalutazione e miglioramento. Il DS deve essere un “giocoliere”.
Deve tenere insieme moltissimi elementi, deve bilanciare aspetti tra di loro contrastanti. La
complessità del ruolo del DS, differente da tutti gli altri dirigenti della pubblica amministrazione,
deriva dall’essere gestore di uomini, di umanità, di relazioni umane: se si chiude, fa un cattivo
lavoro. L’ufficio del DS è quello più accessibile, quello più disturbato; se non gestisce questo
stress ha sbagliato lavoro!
Ci sono due approcci alla leadership per l’apprendimento:
c’è quella determinata dai “sistematizzatori”, dagli amministratori, con priorità definite
centralmente, indicatori di performance facilmente misurabili, allineamento agli obiettivi,
premi minacce….;
c’è poi quella determinata dagli “umanizzatori” che ha modalità e principi molto diversi:
miglioramento degli esiti formativi ma con punti di vista diversi, le singole unità scolastiche
si pongono gli obiettivi legati al contesto, i risultati sono a lungo periodo. Gli umanizzatori
non accettano valutazione standard, fanno leva sull’automotivazione dei singoli.
Difficile il ruolo del DS al crocevia di posizioni contrapposte dei sistematizzatori e degli
umanizzatori; la ricerca dice che le due visioni dovrebbero integrarsi. Le 21 pratiche di leadership
che sono emerse dalla ricerca sui cinque processi dicono che i DS sono espressione della visione
di leadership fatta di 21 pratiche con due componenti prevalenti: il management strategico e la
gestione della performance.
I DS sono classificabili in 4 profili:
1) “colonizzati”, molto attenti alla gestione della performance, con una visione molto parziale
del ruolo, attenti solo ad apparire al proprio Direttore regionale;
2) “disconnessi” pensano che se il sistema chiede qualcosa va fatto, come struttura burocratica
fine a se stessa, senza farlo interferire con i processi;
3) “avanguardisti” le punte di diamante, la maggior parte dei DS, con una visione del ruolo
molto ampia, quelli che non si lasciano disconnettere né si fanno colonizzare ma sfruttano le
opportunità;
4) “disorientati” pochi, alla ricerca di identità, bisognosi di essere supportati dal sistema e dai
propri colleghi, nel sindacato e nelle associazioni, nei quali i confronto con i simili serve ad
abbassare ansia e timore.
La leadership è una qualità organizzativa: dal DS deve andare all’interno dell’organizzazione. I
risultati migliori degli studenti si ottengono se accanto alla leadership del DS c’è la leadership
degli insegnanti: per la crescita della comunità professionale è essenziale la distribuzione della
leadership. Il DS che si chiude in se stesso in una comunità professionale non ha capito nulla del
suo ruolo. La leadership distribuita produce effetti se ci sono le condizioni di contesto: in un
contesto opposto la distribuzione della leadership produce risultati negativi. L’efficienza
organizzativa ha senso se incide sull’efficacia didattica e viceversa.
La leadership trasformazionale del DS, attenta a tante dimensioni, ha un duplice effetto: incide
direttamente sul miglioramento e agisce indirettamente sulla leadership degli insegnanti,
essenziale per la didattica. Il DS non deve avere la presunzione di entrare nei processi di
apprendimento in maniera intensiva, fra l’altro non ne avrebbe il tempo; il DS con una visione
unitaria della scuola (non solo didattica, non solo amministrazione) disegna per sé il ruolo di
leadership ma fa un passo indietro rispetto agli insegnanti, i veri protagonisti del rapporto di
insegnamento-apprendimento. Gli insegnanti si impegnano davvero nel miglioramento se il DS
offre loro una chiara comprensione del contesto e dei cambiamenti in atto. Il DS deve essere
sempre aperto al dialogo, al confronto: porta aperta, tutti possono entrare e disturbare; se non
regge lo stress che ne deriva, deve cambiare mestiere.
Vai alle slide di Angelo Paletta
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05. Altri interventi e chiusura lavori Prima sessione
Fabrizio Manca Direttore dell’Ufficio
Scolastico Regionale del Piemonte ed
alcuni dirigenti scolastici
E’ intervenuto Fabrizio Manca Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte.
Ha ringraziato per l’invito, ha portato il saluto del Ministro ed ha precisato che nel suo intervento
avrebbe portato il punto di vista dell’Amministrazione.
Ha affermato che i DS del Piemonte non hanno bisogno di essere diretti, ma solo supportati:
l’USR deve e vuole essere solo una risorsa per le scuole, per aiutarle a svolgere al meglio le
funzioni autonome.
Ormai è finito l’iter della legge: è una legge dello Stato, è necessario riflettere sulla fase
applicativa della riforma, condividerne l’attuazione; è il momento della condivisione, della
cooperazione. L’amministrazione deve ascoltare le scuole, i DS per risolvere i nodi critici,
sapendo che non esiste la legge perfetta e che nessuna riforma è in grado di produrre
cambiamenti da sola. Quello che è scritto sulla carta non sempre funziona nella realtà. Bisogna
attivare la nostra capacità di cogliere le opportunità che ci sono anche i questa riforma; e questo
è responsabilità di tutti per misurarsi con le opportunità di cambiamento, per verificare che
diventino concretezza di comportamenti e di obiettivi da raggiungere.
La legge ha una struttura composita: alcuni istituti entrano in vigore subito, altri
successivamente, altri ancora attraverso deleghe; bisogna accettare la sfida, creare fiducia nella
possibilità di cambiamento. Il fine ultimo della legge dovrebbe essere quello di costruire
possibilità di futuro per gli studenti, dando loro una preparazione più qualificata per scelte di
studio e per lavoro: la più grande risorsa è il capitale umano. La riforma cerca di rafforzare
l’autonomia scolastica, che in gran parte non è stata realizzata, anche come strumento di
relazione col territorio, provando a fare sistema con soggetti pubblici e privati che investano
risorse nel sistema formativo. L’amministrazione su questo può fare molto, smettendo di essere
burocrati nei confronti dell’autonomia attraverso comportamenti di dirigismo e centralismo.
L’alternanza scuola-lavoro offre una grande opportunità: è una sfida alle imprese a condividere
il curriculum scolastico.
C’è tanto lavoro che può essere fatto per scuole presenti in aree sfavorevoli e l’autonomia
scolastica e la capacità di connettersi ai progetti presenti in quel territorio è un altro terreno sul
quale il MIUR partecipa con una strategia nazionale. Se l’attuazione della riforma assume queste
finalità le varie problematiche potranno essere affrontate con maggiore serenità, anche i temi
più caldi come la valutazione. Essere valutati è giusto; il problema è chi valuta e come.
In conclusione ha voluto affermare che i tavoli di trattativa con i sindacati sono un fondamentale
momento di ascolto e condivisione: proprio per questo in Piemonte l’amministrazione scolastica
ha discusso di organico potenziato con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali del
comparto scuola e dell’area V della dirigenza scolastica per trovare soluzioni condivise e per
evitare che calasse dall’alto quanto deciso dall’amministrazione.
Alcuni interventi dei partecipanti.
Maria Luisa Mattiuzzo DS del Liceo Darwin di Rivoli apprezza che la legge 107 abbia ridato ai
DS la funzione di programmazione, insieme agli insegnati; lo stress più che dal lavoro deriva
dallo stato degli edifici,, dalle pratiche amministrative, dalle molestie burocratiche, da personale
spesso non formato adeguatamente. Le scuole e i DS sono troppo specifici per poter avere le
stesse regole della pubblica amministrazione. Le competenze legali degli uffici degli USR
dovrebbero essere a supporto delle scuole.
Antonello Natalicchio DS di un Istituto alberghiero di Molfetta richiama sull’enorme fatica di
dirigere un istituto con 2000 alunni e 85 classi : da anni non riesce a fruire delle ferie, perché
prigioniero della scuola. La valutazione può essere un’opportunità: ma fatta da chi e come ? In
ogni caso deve essere nel CCNL : ci sono due parti che si confrontano e le regole della valutazione
sono trasparenti. Anche l’alternanza scuola-lavoro è un’opportunità ma per chi non la conosce :
ci sono pochissime aziende in grado di praticarla; il loro contributo rispetto ai percorsi formativi
è però del tutto assente.
Velia Ceccarelli DS di un Istituto Comprensivo di Cerveteri definisce la legge 107 molto
confusa: in essa si parla solo di procedure, non di contenuti né dell’idea di scuola; è stata
approvata con una fretta assurda e ci costringe ad agire in mancanza di indicazioni chiare e di
consapevolezza.
Riprende la parola il Professor Paletta per brevi risposte: la scuola, con la legge 107, è caricata
di un aspetto molto importante del Paese, deve educare le imprese a fare rete. Le imprese
italiane non sono preparate (il 94% delle imprese ha meno di 10 dipendenti) e ai tanti compiti
della scuola si aggiunge anche quello di far crescere il mondo delle imprese. A proposito di
valutazione degli insegnati si chiede: “siamo sicuri che incentivare gli insegnanti è prenderli uno
ad uno e valutarli? I risultati scolastici sono il frutto di co-produzione, di collaborazione.
I lavori della mattinata si concludono con l’intervento di Gianni Carlini: innanzitutto vuole
esprimere apprezzamento al Direttore dell’USR Piemonte che ha contrattato l’organico
potenziato con le Organizzazioni Sindacali del comparto scuola e dell’area V della dirigenza
scolastica, non facendolo calare dall’alto. Afferma che sarebbe interessante sapere se i
“colonizzati” guadagnano più o meno degli “avanguardisti” e se fosse possibile contrattualizzare
questi modelli. Lo stress del DS deriva dai lavori impropri che si fanno a scuola e che dovrebbero
essere fatti altrove, non dalle relazioni con docenti, alunni e famiglie. Tutti insieme questi lavori
impropri diventano un peso insostenibile e si arriva a situazioni come quella del collega che da
tre anni non riesce a fare le ferie.
**********
06. Prima giornata - Seconda sessione: la relazione di Dino Cristanini
consulente e formatore, già Direttore generale dell’Invalsi
“La valutazione delle prestazioni
professionali dei Dirigenti scolastici.
Esperienze pregresse e prospettive
attuali”.
I lavori del pomeriggio sono proseguiti con la relazione di Dino Cristanini
Quattro quinti dei DS sono cambiati rispetto al 2007; del nuovo sistema di valutazione dei DS,
annunciato il 23 settembre scorso dal MIUR, non si sa ancora niente di preciso, sono filtrate solo
alcune indiscrezioni. Per questo motivo il relatore preferisce fare un excursus sulle esperienze
ed i tentativi del passato sulla valutazione dei DS. Prima c’erano i rapporti informativi.
Per la prima volta nel CCNL scuola del quadriennio 1998-2001 l’articolo 20 parla di valutazione
dei futuri DS e prevede che sarà un nucleo ad effettuarla. Nel Contratto Integrativo Nazionale
del 31 agosto 1999 all’articolo 41 è prevista una valutazione dei DS in base al risultato dei
processi attivati nell’ambito del POF. In attuazione di quell’articolo, la CM 312 del 1999 e la CM
18 del 2000 hanno previsto una autovalutazione di tutti i Presidi in servizio, compresi i Presidi
incaricati, che poi veniva riscontrata dai nuclei: l’aspetto positivo fu che vennero valutati tutti,
ma con scarsa attendibilità; furono “premiati” infatti quelli che sapevano presentarsi meglio o
che da altri si facevano presentare..
Col 1° settembre 2000 inizia l’era della dirigenza scolastica: l’articolo 25 del D.Lgs. 165/01 al
comma 1 fa riferimento al nucleo di valutazione, nel quale deve esserci anche un “esperto”. Si
effettuano per tre anni le sperimentazioni SIVADIS (sistema di valutazione dei dirigenti
scolastici) negli anni scolastici 2003-2004, 2004-2005, 2005-2006; l’ultimo modello SIVADIS
2005-2006 prevede una valutazione annuale ai fini della retribuzione di risultato ed una
valutazione triennale, con la concorrenza dei valutatori, ai fini di conferimenti di futuri incarichi;
le procedure erano di tipo autovalutativo più visita del nucleo, con una procedura negoziata e
partecipata. Non esiste una valutazione perfetta, ma una valutazione possibile e vale la pena di
effettuarla anche se per pochi euro.
Le critiche che vennero mosse all’Invalsi furono: obiettivi stabiliti dal singolo dirigente, non
nell’ottica del sistema nazionale di valutazione; l’autovalutazione; non faceva emergere le
situazioni problematiche; richiedeva finanziamenti per mandare in giro i nuclei. Più che parlare
di valutazione dei DS si dovrebbe parlare di valutazione delle prestazioni professionali del DS.
Il tema della valutazione viene ripreso con l’articolo 20 del CCNL dell’Area V della dirigenza
scolastica dell’11 aprile 2006: l’articolo sintetizza il lavoro di anni portato avanti dal MIUR con
rappresentanti del sindacato e delle associazioni professionali; prevede un nucleo di valutazione
formato da 1 dirigente tecnico, 1 dirigente amministrativo e 1 dirigente scolastico. L’articolo 20
ha riflessi sugli aspetti disciplinari: nell’articolo 30 di quel CCNL è previsto il recesso per esiti
negativi della valutazione in base all’articolo 20. Vengono bloccate le sperimentazioni SIVADIS
e si affida all’Invalsi lo studio di un modello per la valutazione dei DS.
Nel 2008 l’Invalsi presenta il progetto al MIUR: negoziazione di obiettivi tra DS e Direttore
regionale; valutazione in riferimento al miglioramento dei tassi di ripetenza e abbandono; altri
obiettivi di tipo regionale; obiettivi di missione; obiettivi di leadership; team di valutazione aperto
a componenti extrascolastiche; coinvolgimento dei DS in quiescenza; 4 livelli degli esiti di
valutazione (eccellente; positivo; senza difficoltà, con sospensione temporanea della retribuzione
di risultato; negativo, con le procedure previste dal CCNL.
Arriva il D.Lgs. 150/09: l’articolo 3 prevede che ogni amministrazione pubblica è tenuta a
misurare la performance a tutti i livelli; la legge 10/2011 individua le 3 gambe della valutazione:
INDIRE, INVALSI, ISPETTORI. Con la legge 35/2012 cambia l’ordine delle tre gambe e viene
dato all’Invalsi il coordinamento. Intanto nell’ultimo CCNL dell’Area V si torna a citare l’art. 20
sulla valutazione e si introduce la responsabilità disciplinare. Il progetto Invalsi per DS rimane
in un cassetto.
Decolla il progetto VALES: la CM del 16 febbraio 2012 di avvio del VALES prevede anche la
valutazione dei DS; la valutazione dei DS è collegata alla valutazione della scuola. La legge
135/2012 all’articolo 5 comma 11 richiama la valutazione della performance del DS sia in base
ad obiettivi individuali sia in base a comportamenti organizzativi posti in essere. Prospettive
attuali: il DPR 80/2013 sul Sistema Nazionale di Valutazione l’articolo3 prevede che l’Invalsi
definisca gli indicatori per valutare i DS in attuazione del D.Lgs.150/09; l’articolo 6 prevede il
RAV, il rapporto di autovalutazione: si lega l’autovalutazione della scuola alla valutazione del DS
e i rapporti vanno comunicato al Direttore regionale per definire gli obiettivi per il singolo DS.
Adesso il mosaico della valutazione è completo; DPR 80/2013, Direttiva 11 del 18 settembre
2014, legge 107 del 13 luglio 2015. La legge 107 al comma 93 aggiunge qualche coloritura in
più: contributo del DS al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti…. Si
era partiti con la valutazione dei processi e si è arrivati alla valutazione dei risultati. Partendo
dalla mappa del RAV le ipotesi di miglioramento si riferiscono a: ammissione alla classe
successiva, fasce di voto agli esami, tassi di abbandono, esiti della prova standardizzata
nazionale.
La legge 107 richiama il nucleo di valutazione dell’articolo 25 del D. Lgs. 165/01 ma prevede che
ci possa essere una articolazione diversa. È necessario che nel nucleo ci sia chi capisce il lavoro
del DS. Nella circolare 7904 del 2 settembre scorso “Indicazioni per il piano di miglioramento”
vengono declinate in 5 punti le azioni del DS; nel nuovo portale del MIUR sulla valutazione,
cliccando su valutazione dei DS vengono fuori 4 dimensioni oggetto della valutazione del DS con
una novità “ cura e sviluppo della propria professionalità”.. Le modalità di valutazione dei DS
utilizzabili dovrebbero essere: autovalutazione; controllo diretto dei risultati da parte
dell’amministrazione; questionari sul “soddisfazione” di docenti, studenti, genitori; visite sul
campo. L’importante è fare le cose bene e fare le cose giuste.
Vai alle slide di Dino Cristanini
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07. Le altre relazioni della sessione pomeridiana della prima giornata
INTERVENGONO:
o Roberta Fanfarillo, Dirigente
scolastica
o Guglielmo Rispoli, Dirigente
scolastico
o Antonio Valentino già Dirigente
scolastico e componente del
Comitato Tecnico Scientifico di
Proteo
È seguita la relazione di Roberta Fanfarillo, Dirigente scolastica, sul tema “Il lavoro dei
Dirigenti scolastici tra vecchie e nuove responsabilità”.
Nel suo intervento ha affrontato il tema dei nuovi adempimenti e delle nuove responsabilità che
i dirigenti scolastici sono costretti quest’anno ad affrontare a causa dell’applicazione della legge
107, delle altre novità normative e delle disposizioni per la scuola contenute nelle misure della
legge di stabilità 2015. Dal RAV alle linee di indirizzo per il POF triennale, al piano straordinario
delle assunzioni, l’avvio dell’anno scolastico è stato complesso e difficile come sempre, mentre
altre difficili scelte si profilano all’orizzonte: come affrontare la questione dell’attribuzione del
bonus premiale ai docenti; come far fronte al divieto di nomina del supplente per il primo giorno
di assenza dei docenti e per i primi sette giorni di assenza dei collaboratori scolastici?
I dirigenti, come sempre, navigano a vista, districandosi tra nuove norme e divieti, cambiamenti
e ripensamenti dell’Amministrazione che rendono tutto incerto e provvisorio. Di fronte alle tante
contraddizioni e incoerenze della legge, l’impressione dei più è che gli estensori non sappiano
com’è fatta la scuola e non ne conoscano le regole, come se vivessero in un altro pianeta. Si è
in attesa dell’organico potenziato, con docenti di cui forse non c’è bisogno o che magari
declineranno l’invito mantenendo le loro supplenze. I collegi sono sul piede di guerra per il
comitato di valutazione e per il bonus. È davvero il caso che sia il DS a valutare da solo i docenti
della scuola? Come si fa a collegare i risultati di apprendimento di una classe con l’azione del
singolo docente? In nessuna azienda è il dirigente da solo a decidere della valutazione dei propri
dipendenti.
Vai alla relazione di Roberta Fanfarillo
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Ha preso la parola Guglielmo Rispoli, Dirigente scolastico, per relazionare sul tema “La
leadership diffusa come risultato di una condivisione culturale, politica, sociale”.
Ha esordito affermando che nella legge 107 il punto di maggiore debolezza è nella mancanza di
una visione chiara che ha determinato una serie di errori progressivi: la legge ha messo dentro
una serie di elementi di innovazione ma manca una visione di sistema. Così facendo stanno
uccidendo motivazioni e passione nei DS.
È pensabile che senza un’idea e una pedagogia ci sia una riforma della scuola? La scuola deve
dare il massimo senza la presunzione di essere il tutto o il niente nell’esperienza dei ragazzi; i
ragazzi sanno cosa devono fare, lasciamoli liberi, altro che dover programmare e decidere ogni
aspetto della loro esistenza a scuola. La scuola italiana è già una buona scuola, nonostante la
burocrazia quotidiana. Dobbiamo consentire ai ragazzi di poter fare quello che sentono di voler
essere, imparare loro ad imparare, giocare ad imparare. Il percorso dei ragazzi richiede un
educatore, qualcuno che riesca a far navigare un gruppo partendo dalla misura che i ragazzi
hanno di sé e facendo seguire loro le inclinazioni, con passione e liberamente. La leadership dei
DS è potente se ha una visione che orienta, soprattutto nel mare agitato. La leadership non
nasce da un giorno all’altro; è, si fa, ha bisogno di soggetti umani liberi (si può insegnare la
libertà se si è liberi).
Chi ha una vision può fare il DS. Il DS esemplare è un motore potente del cambiamento, anche
degli esiti degli alunni. Nella scuola ci vogliono più persone e meno impiegati: ricorda l’attore
Herlitzka nel film “il rosso e il nero” quando scopre di avere ancora una passione e i ragazzi si
fermano perché capiscono che sta uscendo la sua passione: non è la legge, un comma che può
tenere in classe un milione di insegnanti. La scuola è un viaggio, ognuno è una risorsa; bisogna
dare a ciascuno la possibilità di vivere le proprie emozioni, se no si perde l’occasione di vivere.
I risultati si possono modificare, ma il DS lo fa con un processo; la leadership è figlia di processi;
i risultati si possono orientare se siamo la guida di quel viaggio.
Vai alle slide di Guglielmo Rispoli
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I lavori della prima giornata del Convegno sono stati conclusi dalla relazione di Antonio
Valentino già Dirigente scolastico e componente del Comitato Tecnico Scientifico di Proteo sul
tema “ Quale idea di scuola nella legge 107”. All’inizio del suo intervento esprime l’opinione
che continuare a ripetere le cose che non vanno nella legge 107 non è di nessun aiuto concreto
ai Dirigenti scolastici; meglio essere ottimisti, vedere il bicchiere mezzo pieno e richiamare le
opportunità che la legge offre. Questo è più utile per gli insegnati e per i DS.
Fatta questa premessa, precisa che il suo intervento sarà centrato su come è vista la scuola nei
commi della legge che riguardano il DS, partendo dalla prima versione del DDL di marzo 2015,
quella che ha fatto inorridire tutti. In quella versione del DS si diceva: “ è responsabile delle
scelte didattiche e formative”, “ elabora il piano triennale dell’offerta formativa”, “assegna
annualmente la somma al personale docente meritevole”, “valuta il personale docente”, “sceglie
i docenti più adatti a soddisfare le esigenze della scuola”,..
Il DS era visto come uomo solo al comando, c’era un forte attacco alla partecipazione e agli
organi collegiali. Dopo le proteste ed i dibattiti che ne seguirono, ci sono state significative
modifiche: è scomparso il DS responsabile delle scelte didattiche; il PTOF è elaborato dal Collegio
docenti e approvato dal Consiglio d’Istituto; la valutazione dei docenti avviene sulla base dei
criteri del Comitato di valutazione… Rimane l’obbrobrio della premialità. Sono da considerare
buoni risultati della lotta e delle proteste. Nell’attacco alla legge 107 forse si guarda alla prima
versione e non alla versione definitiva. Il punto critico non è tanto il potenziamento delle funzioni
del DS, non in quello che è scritto, ma in quello che nella legge non c’è: manca una visione di
scuola che dia a i giovani ed ai ragazzi quello che desiderano.
C’è poi da chiarire cosa dietro il potenziamento delle funzioni del DS: c’è una visione negativa
della collegialità, della partecipazione degli organismi democratici; c’è l’idea che questa scuola
non funziona ed allora bisogna responsabilizzare maggiormente il DS. È sbagliato come sindacato
aver sottovalutato i miglioramenti contenuti nella legge ed aver enfatizzato i punti negativi. Ci
sono 2 assenze ingiustificabili nella legge:1) la scelta del potenziamento del ruolo del DS senza
pensare al contesto in cui il DS agisce, al coinvolgimento dei docenti; 2) il bilanciamento dei
poteri. Propone due linee di attuazione e ricerca: progetti di responsabilizzazione sul fronte
docenti e forme di governance che favoriscano lo sviluppo di comunità professionali. Invita infine
a non cadere nella trappola di prove muscolari nel contrasto alla legge e ad individuare invece
strategie positive.
Vai alla relazione di Antonio Valentino
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La relazione di Valentino suscita alcuni interventi. Antonino Titone ci tiene ad affermare che
non è la lettura della prima versione della legge a causare l’avversità ad essa, ma è il modo in
cui la legge è stata approvata, in gran fretta, con un maxiemendamento composto da un unico
articolo e 212 commi e con voto di fiducia che ha tolto qualsiasi possibilità di confronto
parlamentare per poter migliorare il testo; è una legge del Governo, non del Parlamento. È bene
poi che il Sindacato sottolinei tutti i punti critici e negativi; ad enfatizzare i contenuti della legge
ci hanno pensato e ci pensano i membri del Governo e i mass media. Non si può dire” ormai c’è
la legge, attuiamola e cogliamo le opportunità che offre; se una legge è sbagliata, va contrastata e ne vanno messe in risalto le criticità.
Gianni Carlini interviene per chiarire che nella legge 107 non ci sono assenze ingiustificate: si
è scelto di investire in salario dei docenti, dei soli docenti, quasi 600 milioni di euro senza alcuna
contrattazione e senza che quelle risorse fossero in qualche modo collegate all’organizzazione
del lavoro. Il Direttivo della FLC CGIL già nel 2014 aveva scritto le linee guida per contrattare il
cambiamento e la valorizzazione della funzione docente; si è scelto di ignorarle per cercare di
tenere il tutto fuori dalla contrattazione. La legge 107 mette in difficoltà i DS che, applicando la
legge così come è, si espongono a molti contenziosi. Mancano però riferimenti su come
individuare i coordinatori, sulle criticità de FIS e sul ruolo degli OO.CC. Nel documento manca la
dimensione collettiva dell’insegnamento: non ci sono parole quali cooperazione, collaborazione,
leadership condivisa. Ha concluso evidenziando che funzioni e compiti del DS in una dimensione
collettiva del fare scuola dovrebbero essere: animare la comunità professionale; individuare e
coinvolgere figure docenti di coordinamento; costruire ambienti e condizioni di lavoro efficaci
ove il profilo del docente acquisti la sua natura collettiva e, in tale dimensione, produttiva.
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08. Convegno nazionale “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale” - Seconda giornata
Terza sessione
Prima di dare la parola ai relatori della seconda giornata del Convegno, si è dato spazio ad alcuni
interventi dei partecipanti che non era stato possibile, per questioni di tempo, effettuare il giorno
precedente.
Antonio Giacobbi, già DS e Presidente di Proteo Veneto, ha affermato che in gioco c’è la scuola
come parte di un modello di società, che tende a sostituire i corpi intermedi con l’individualismo
di massa. È vero che, come ha detto Valentino, la legge 107 non fornisce modelli per una nuova
governance della scuola e non coinvolge i docenti. Anche per la formazione dei docenti sono
state messe in gioco risorse importanti ma per un modello di formazione solitario. Perché non
provare a far mettere in comune una parte dei soldi della formazione per gestirla insieme nelle
scuole e fare formazione insieme ai colleghi? La scuola è da cambiare, ma non nella direzione
che propone la legge 107; bisogna lavorare per andare oltre e cambiare questa legge, anche se
ora sarà più dura.
Pavanini, già DS del Veneto, afferma che la legge 107, pur criticabile, muove risorse
significative, introduce l’organico potenziato che diventerà organico funzionale; non condivide
pertanto l’attacco frontale portato ad essa dal nostro sindacato. Bisogna valorizzare quello che
c’è di buono. Aver introdotto la valutazione, anche se in modo sbagliato, è una cosa positiva per
docenti e DS.
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09. La relazione di Dario Missaglia - Sezione education della Fondazione Di Vittorio
“La democrazia partecipativa nella
scuola dell’autonomia”.
Comincia il programma previsto della seconda giornata del convegno nazionale dei dirigenti
scolastici della FLC CGIL con una apprezzata relazione di Dario Missaglia, Sezione education
della Fondazione Di Vittorio, sul tema “La democrazia partecipativa nella scuola dell’autonomia”.
Esordisce affermando che con la legge 107 si è chiusa la fase caratterizzata da una incursione
politica molto forte che ha messo in difficoltà per i toni e gli accenti: c’è stata la velocità di fare
qualcosa. Ora si apre la fase della gestione della legge da parte del mondo della scuola.
Oggi la scuola non è un luogo di democrazia partecipativa, rappresentativa, ma è luogo di
individualismo. La stagione degli organi collegiali e della contrattazione d’istituto no è riuscita a
vincere la battaglia contro l’individualismo. Paletta ha parlato dell’esperienza significativa nella
provincia di Trento: lì però l’autonomia locale chiede alla scuola di raggiungere determinati
risultati coerenti con le esigenze del territorio e fornisce alla scuola tutte le risorse e gli strumenti
per realizzare l’obiettivo. Non è così il contesto della scuola italiana: non c’è quella sponda
istituzionale, inoltre la legge 107 realizza una operazione di centralismo spinto.
La dichiarazione “più poteri ai Presidi” è invece una operazione che prevede più poteri per il
MIUR, per l’amministrazione centrale e periferica. Il potere è spostato verso l’Amministrazione
mentre il DS viene sottoposto di nuovo a un forte potere centrale e gerarchico.
È scomparso lo scenario dell’autonomia del “97 che stava dentro lo scenario di cambiamento
dello Stato, e che prevedeva una scuola capace di rispondere ai bisogni del territorio. La crisi dei
modelli decentrati, della democrazia partecipativa e rappresentativa, non è solo italiana, riguarda
tutta l’Europa. Senza rappresentanza crescono le tensioni e le differenze sociali; sono sempre
più le condizioni familiari a determinare il successo formativo dei ragazzi. Non serve moltiplicare
le riforme nella scuola (c’è una inflazione normativa), bisogna lavorare concretamente dentro la
scuola: la democrazia partecipativa si fonda sulla collaborazione, valore fondamentale che non
è la collegialità (forma giuridica), che consiste nello scambio in cui i partecipanti traggono
vantaggi dallo stare insieme; la collaborazione nasce dalla capacità di ascolto.
La crescita delle diseguaglianze fa saltare le aspettative comuni e ciascuno pensa a se stesso.
Nella scuola purtroppo la collegialità non è riuscita a salvare questi valori (collaborazione, stare
insieme, ascoltare); non ha senso la sacralità del collegio, dove spesso si realizza l’anonimato
del si e del no perché nulla cambi, bisogna trasformarlo, andare oltre il collegio, lavorare per
gruppi, per commissioni che non possono essere emanazioni del dirigente illuminato. La
contrarietà ai poteri del DS nasce dall’esigenza che al centro nelle scuole ci devono stare le
relazioni, la collaborazione. Il tema della leadership va distinta da quello del potere: ci può essere
un leader senza poteri e poteri senza leader. Il potere del DS è una attribuzione derivante
dall’aver vinto un concorso; la leadership viene riconosciuta dalla comunità di cui si fa parte. E
quando non c’è leadership, si vede; se c’è solo potere, si segue per convenienza e quieto vivere,
manca la relazione sociale.
La legge 107 sembra privilegiare la strada del dirigente amministrativo, ma poi paradossalmente
gli dà, in contrasto con la libertà d’insegnamento, poteri nella didattica! Servirebbero scuole di
dimensioni più piccole e DS con leadership. Le scorciatoie alla democrazia portano al populismo
e al presidenzialismo. In Italia queste scorciatoie sono alimentate dalla domanda di efficienza
della pubblica amministrazione, dalla velocità, dal fare subito e presto. La burocrazia è una
minaccia per la pratica democratica, esemplare la vicenda dei DS nella legge 107: si cerca il
consenso, si afferma che ci sono nuovi poteri per i DS, con operazioni di marketing, ma il vero
potere che avanza è quello amministrativo, sbagliato, controproducente, contradditorio. Viene
previsto che i docenti, già assunti nel ruolo, vengano scelti dal DS; una delle cose che funzionava
era la pulizia della nomina degli insegnati; il problema era se mai come mandare via gli incapaci.
La premialità individuale rischia di essere l’ostacolo maggiore alla collaborazione interna come
leva di crescita interna alla scuola e va combattuta. Oltre al rifiuto di fare i Contratti Collettivi
Nazionali, il Governo porta avanti una crescente centralizzazione, la tendenza a rilegificare il
rapporto di lavoro e a mettere ai margini il Sindacato. Bisogna ridare voce alla rappresentanza
dei docenti nella scuola, riprendere una forte battaglia culturale e professionale, contro il sistema
individualistico che si vuole imporre nelle scuole.
Vai al report di Dario Missaglia
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10. la relazione di Anna Armone - esperta di diritto amministrativo della
Scuola Nazionale dell’Amministrazione
“I poteri dirigenziali: coerenza o incoerenza con il sistema di
regolazione dei pubblici poteri”
Inizia con una domanda-provocazione: che c’entra la scuola col D.Lgs. 165/01, con la
pubblica amministrazione?
L’organizzazione della scuola non c’entra nulla con l’organizzazione della pubblica
amministrazione; la stessa dirigenza scolastica, se regolata dal testo unico del pubblico impiego,
subisce una “diminutio”. Esce rinvigorito il sistema statalistico: con la riforma del titolo V
dovevano scomparire anche gli Uffici Scolastici Regionali che invece hanno ripreso sempre
maggiore forza. Invece di realizzare l’equilibrio tra potrei statali centrale e poteri statali
territoriali, con la riforma costituzionale sparisce addirittura la legislazione concorrente. Ora la
legge 107 introduce ulteriori sentieri prefissati per la programmazione e la definizione dell’offerta
formativa.
Assurda la valutazione dei DS: l’articolo 21 del D.Lgs. 165/01 ha un sistema coerente per la
dirigenza pubblica, ma come fa il nucleo a valutare anche la reputazione di cui gode il DS?
La legge 107 incide sul sistema delle decisioni, ha cambiato l’equilibrio dei poteri previsti nel T.U.
D.Lgs. 297/94, che prevedeva pariteticità generale tra tutti i soggetti e garantiva la libertà
d’insegnamento.
L’ultimo comma dell’articolo 4 del D.Lgs. 165/01 tratta la distinzione dei poteri: indirizzo,
controllo, gestione; e nella scuola? Sono cambiati gli equilibri decisionali esistenti fino a ieri e i
rapporti tra DS, organi collegiali, docenti, ata.
È assurdo affermare, come fa qualcuno, “ la legge è scritta male, ma ci affidiamo al buon senso
dei dirigenti”. Nel circuito delle decisioni qual è lo spazio di valorizzazione del personale docente?
Il rapporto DS/docenti dovrebbe essere costituito da una relazione interorganica. Nel rapporto
DS/Collegio resta l’equiordinazione, ma, mancando la possibilità di potere gerarchico, che
indirizzi può dare il DS al collegio?
Cambia poi completamente l’equilibrio DS/Collegio col Pino Triennale dell’Offerta Formativa:
come fa il collegio a deliberare quando contiene indirizzi di gestione e amministrazione del DS?
Le competenze del collegio rimangono quelle del testo unico, legate alla didattica. Invece il DS
diventa organo di indirizzo per le attività della scuola! Indirizzi vincolanti? Questo senza aver
modificato né il Testo Unico né il profilo dirigenziale. Un processo decisionale inclusivo deve
coinvolgere tutti i soggetti che hanno competenze: l’atto di indirizzo dirigenziale, non autoritario,
dovrebbe essere il risultato finale di un processo di negoziazione col collegio.
Come fa poi un Consiglio d’Istituto ad approvare un documento (il POF) senza averlo mai visto?
Il DS dovrebbe coinvolgere fin dall’inizio il CdI (con le norme vigenti, il DS è tenuto a rendicontare
periodicamente al CdI).
La legge 107 prevede che il DS si possa formare lo staff per supporto organizzativo e “didattico”:
come fa un DS a trasferire ad un docente un potere didattico che non ha?
E che dire poi del potere valutativo del DS sui docenti? Innanzitutto la valutazione di una
competenza tecnica va fatta da chi ha quella competenza: questa competenza non ce l’ha il DS,
né i componenti del Comitato di valutazione. L’articolo 17 del D.Lgs. 165/01 declina i poteri
dirigenziali della P.A.; nella scuola però ci sono gli organi collegiali e la libertà di insegnamento:
interverranno su questo con il futuro testo unico previsto da una delle deleghe?
È opportuno che il DS chieda al Collegio di individuare le figure di sostegno alla didattica: il DS
può fare una determina per i docenti dello staff (entrare nello staff è una questione fiduciaria,
non c’entra la premialità) e attribuire un incarico per funzioni didattiche sulla base delle scelte
del Collegio.
Il bonus premiale infine è una retribuzione accessoria: come tale, va contrattato!
Dov’è scritto che la premialità deve essere individuale?
Un procedimento potrebbe essere: il Collegio si dà criteri di trasparenza, indicatori di valutazione
e li passa al Comitato di valutazione che fa il notaio e passa quei criteri al DS.
Vai alle slide di Anna Armone
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11. L’ultima relazione del Convegno è affidata a Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali dell’Università di Bologna
“La legge di riforma e il ruolo del
Dirigente scolastico”
L’ultima relazione del Convegno è affidata a Mario Ricciardi, professore di relazioni industriali
dell’Università di Bologna che tratta il tema “La legge di riforma e il ruolo del Dirigente
scolastico”.
Il DS delineato dalla legge 107 è una parodia del manager alla Marchionne; il vero
spostamento dei poteri non è sul DS ma sul MIUR.
È bene richiamare che, in contemporanea all’approvazione della legge 107 è stata approvata la
legge delega di riforma della pubblica amministrazione. Nel comma 78, il primo che la legge 107
dedica alle competenze del DS, è sparito qualsiasi riferimento alla Costituzione. Ci sono almeno
8 nuove competenze previste dalla legge per i DS che si aggiungono a quelle preesistenti: nessun
altro Dirigente della P.A. assomma tante prerogative! Non è stata rispettata la distinzione tra
potere di indirizzo e potere di gestione: gli indirizzi spettano al Consiglio d’Istituto.
Nella valutazione dei docenti, il DS svolge due ruoli: valuta ed attribuisce premi, diventando così
autorità salariale; la somma del bonus premiale è retribuzione accessoria e come tale va
contrattata. Fra le altre nuove prerogative, il DS individua fino al 10% di docenti cui attribuire
funzioni di sostegno organizzativo e “didattico” (ma non ha poteri didattici), riduce il numero
di alunni per classe (e i poteri del Consiglio d’Istituto nell’esprimere criteri per la formazione
delle classi?), provvede alla sostituzione di docenti assenti con docenti dell’organico anche di
ordine di scuola diverso. Sono prerogative che hanno ricadute nel lavoro delle persone. La scelta
dei docenti non esiste in nessun altro Settore: nell’Università c’è un apposito organo collegiale.
La valutazione dei docenti è un terreno scivoloso: richiede personale esperto, criteri
precisi e condivisi.
La valutazione dei DS dovrebbe essere fatta sugli obiettivi contenuti nell’atto di incarico
dirigenziale, come previsto dal primo comma dell’articolo 25 del D.Lgs. 165/01; le norme
introdotte dal D.Lgs. 150/09 non hanno stravolto quanto contenuto nell’articolo 20 del CCNL
dell’Area della dirigenza scolastica. Dei criteri di valutazione contenuti nel comma 93 della legge
si può tener presente solo la lettera a); le lettere b c d fanno riferimento all’apprezzamento
dell’operato del DS.
Rispetto ad una vasta serie di prerogative dirigenziali abbiamo invece una valutazione
improvvisata ed affidata a “dirigenti tecnici” scelti discrezionalmente.
Si è riformata la piramide che vede al vertice il MIUR e sotto i Presidi e in basso il personale.
Vai alla relazione di Mario Ricciardi
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12. Domenico Pantaleo per le conclusioni del convegno
La legge privilegia solo l’aspetto
organizzativo, prevede poteri per pochi
e mette in discussione la libertà
d’insegnamento.
Le conclusioni del Convegno sono affidate a Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC
CGIL. Dopo aver ringraziato gli ospiti relatori per l’apporto dato al dibattito sul tema del
Convegno, si è chiesto quale idea di scuola viene fuori dalla legge 107: una scuola inclusiva?
Che valorizza lavoro e professionalità? Che privilegia la scuola come comunità? Mette in relazione
le persone?.
La legge privilegia solo l’aspetto organizzativo, prevede poteri per pochi e mette in discussione
la libertà d’insegnamento. Si muove su un terreno alternativo alla Costituzione rispetto alle
finalità della scuola e propone un’operazione fondata sull’individualismo.
Nella legge di stabilità 2016 non sono previste le ulteriori risorse per la scuola. Sulla scuola
gravano invece sempre più carichi di lavoro: per ultimo vedi la rendicontazione dei 500 euro per
la formazione. La legge 107 non risponde ai bisogni del Paese; c’è bisogno di cambiare, di
lanciare la nostra idea di scuola.
Il lavoro, fondamentale per il cambiamento, viene ritenuto puro fattore di costo: la legge di
stabilità 2016 stanzia solo 300mln di euro per i rinnovi dei CCNL! E introduce ulteriori tagli al
turn over di Università e Ricerca e il blocco della contrattazione accessoria. In compenso sono
previsti tanti soldi alle imprese. Una vera possibilità di cambiamento della scuola si può realizzare
con risorse.
L’alternanza Scuola/Lavoro punta sul lavoro e quasi niente sulla formazione; bisogna tornare ad
investire sulla didattica, sulla valorizzazione del lavoro di tutte le professioni che ci sono a scuola.
Di fatto viene instaurata la gerarchia, il controllo politico sulla scuola pubblica. Non può più
essere rimandato il rinnovo dei CCNL: in essi bisogna esplicitare il miglioramento delle condizioni
di lavoro e la qualità del servizio, definire regole, valorizzare le professioni, organizzare e dare
senso alla pubblica amministrazione e alla scuola. Nei CCNL bisogna attuare il cambiamento della
scuola e definire la funzione dirigenziale. E per rinnovare i Contratti ci vogliono risorse.
La FLC CGIL ha presentato la piattaforma per il rinnovo dei CCNL ed ha puntato sulla
valorizzazione del personale e sulla rendicontazione. C’è l’idea che tutto sia regolato all’interno
della legge e che non servano i Contratti. Adesso assistiamo alla contrapposizione di interessi:
dei DS nei confronti dei docenti, dei; se si accentuano le frantumazioni, non si migliora la qualità.
La nostra idea di dirigenza scolastica è radicalmente alternativa a quella dell’ANP, che ha
accettato lo scambio più poteri al DS in cambio di una dirigenza del tipo amministrativo, che ha
accettato la valutazione dei DS prevista dalla legge 107.
Noi vogliamo che la valutazione sia dentro al Contratto, riteniamo che il dirigente svolga un ruolo
fondamentale, che sia un leader educativo, non uno che vuole comandare, capace di valorizzare
le competenze, non appendice dell’Amministrazione. Il ruolo va esercitato nel territorio, nelle
interlocuzioni, nelle relazioni; non condividiamo il DS che diventa autorità salariale, il DS che
sceglie i docenti dagli albi territoriali.
La nostra idea di dirigenza è basata sull’idea di collegialità, sulla contrattazione, sul
miglioramento qualitativo. Va mantenuta intatta l’idea di funzionamento degli organi collegiali,
la distinzione delle funzioni, la distinzione dei ruoli: in caso contrario si crea un conflitto
permanente.
Il primo docente che sarà escluso dal bonus premiale farà giustamente ricorso! Le norme della
pubblica amministrazione prevedono che se si fa un comitato di valutazione, fra i componenti ci
siano le competenze per farne parte; nelle condizioni previste dalla legge 107 è giustificato
sollevare dubbi sulla legittimità del Comitato di valutazione. Il Collegio deve dare indicazioni al
riguardo, definire criteri qualitativi.
Per la valutazione dei DS, che senso ha valutare la reputazione di cui gode il DS? Come verranno
scelti i valutatori? Per questo la valutazione va trattata all’interno del sistema contrattuale. È
necessario poi bandire subito il concorso per il reclutamento dei DS ed eliminare l’altissimo
numero di reggenze oggi in vigore. Oggi vale la pena di portare avanti la battaglia per la scuola
pubblica, democratica, partecipativa, e difendere i caratteri costituzionali della scuola pubblica
attraverso il miglioramento delle condizioni di lavoro e il miglioramento delle retribuzioni,
garantendo dignità e libertà alle persone.
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