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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II OVVERO
PARLANDO E RIPARLANDO DI SCIENZA
NEURONI SPECCHIO. DALL’AZIONE AL LINGUAGGIO 9 di Luciano Fadiga NEURONI SPECCHIO. VOLONTÀ DI AGIRE ED INTENZIONE 11 di Dario Grossi I “NEURONI SPECCHIO”: UNA SFIDA PER LA FILOSOFIA 13 di Rocco Pititto SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE BRAME, CHI È IL NEURONE PIÙ SPECCHIO DEL REAME? 15 di Umberto di Porzio e Carla Perrone Capano NEURONI SPECCHIO 17 di Alessandro Filla IL RUOLO DEI NEURONI SPECCHIO NELLE INTERAZIONI TRA PERCEZIONE E AZIONE 19 di Roberto Prevete
Luciano Fadiga
Luciano Fadiga è nato a Bologna nel 1961 dove si è
laureato con lode in Medicina e Chirurgia.
Successivamente ha conseguito a Parma il titolo di
Dottore di Ricerca in Neuroscienze. Presso
quell’Università, con il gruppo di Giacomo Rizzolatti,
inizia a studiare la neurofisiologia della corteccia
premotoria, contribuendo in prima persona alla
scoperta dei neuroni specchio nella scimmia ed
estendendo poi successivamente la scoperta
nell’uomo. All’inizio degli anni 2000 si è trasferito a
Ferrara dove ha ottenuto la Cattedra di Fisiologia umana e dove continua le sue ricerche,
dedicandosi più in particolare allo studio delle relazioni tra azione e linguaggio. Luciano Fadiga
riveste anche un ruolo di rilievo presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, dove
coordina un progetto sulle interfacce cervello-macchina.
Ha coordinato e coordina numerosi progetti finanziati da vari Enti, tra cui la Commissione
Europea, ha ricevuto il Premio della Società Italiana di Fisiologia, è membro dell’Advisory
Council di “Attention and Performance”, è socio onorario della Società Italiana di Biologia
Sperimentale nonché della New York Academy of Sciences. È revisore delle principali riviste
internazionali di Neuroscienze, con cui in alcuni casi collabora come membro dell’Editorial
Board. La produzione scientifica di Luciano Fadiga è attestata da numerose pubblicazioni su
riviste internazionali, alcune delle quali ad altissimo impatto. L’interesse delle sue ricerche è
attestato dalle migliaia di citazioni ottenute dai suoi lavori.
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
NEURONI SPECCHIO. DALL’AZIONE AL LINGUAGGIO Luciano Fadiga Professore di Fisiologia umana Università degli Studi di Ferrara
Tutti siamo abituati a pensare al cervello
come formato da compartimenti distinti, ognuno
specializzato per un determinato compito:
visione, udito, tatto, movimenti, emozioni,
linguaggio. Se da un lato è sicuramente vero che
la corteccia cerebrale è suddivisa in aree
diverse, è però altrettanto vero che a questa
suddivisione anatomica non corrisponde
un’altrettanto rigida suddivisione funzionale.
Infatti, moltissimi neuroni del cervello si attivano
per più di una modalità. Esistono così neuroni
sensoriali che sono modulati anche dall’attività
motoria e viceversa neuroni motori attivati da
stimoli sensoriali. Questa è, a mio avviso, la
grande novità delle neuroscienze contemporanee
perché ci costringe a considerare il cervello in
modo nuovo. Una possibile ragione di
quest’apparente confusione è che, in realtà, quel
processo che noi chiamiamo percezione - la
sensazione consapevole della presenza di uno
stimolo - non avviene passivamente, ma è il
risultato di un processo attivo in cui il cervello
‘intenzionale’ è in grado di modulare la rilevanza
degli stimoli sensoriali. Questo si traduce,
ovviamente, in attivazioni ‘sensorimotorie’
complesse, in cui lo stesso neurone (ad esempio
un neurone che controlla i movimenti oculari,
coinvolto anche nell’orientamento dell’attenzione
visiva) si attiva sia durante il movimento, sia
all’arrivo di uno stimolo visivo in una
determinata regione del campo visivo.
Anche i cosiddetti ‘neuroni specchio’
sono neuroni multimodali. Li abbiamo scoperti
nel macaco, un po’ per caso, in una regione di
corteccia motoria che comanda le azioni della
mano. Si tratta quindi di neuroni motori che
hanno però una particolarità: si attivano anche
quando l’animale osserva un altro individuo fare
la stessa cosa. Per dirla con un termine tecnico,
sono neuroni ‘visuomotori’ che rispondono sia
durante l’esecuzione di un’azione (ad esempio
afferrare una nocciolina), che durante
l’osservazione di un’azione molto simile, ma
eseguita da altri. Da subito abbiamo proposto
che questi neuroni specchio potessero spiegare il
meccanismo alla base della ‘comprensione’ delle
azioni: capisco quello che fanno gli altri perché
so fare la stessa cosa.
Successivamente a questa scoperta,
abbiamo visto che i neuroni specchio esistono
anche nell’uomo. Siamo riusciti a far questo
grazie alla stimolazione magnetica transcranica,
una tecnica nuova che permette di ‘fotografare’
l’eccitabilità del sistema motorio stimolando
elettricamente in modo non pericoloso la
corteccia cerebrale e registrando dai muscoli i
potenziali elettrici prodotti dallo stimolo. In
questo modo, abbiamo potuto dimostrare che
tutte le volte in cui osserviamo un’altra persona
eseguire un’azione, l’eccitabilità del nostro
sistema motorio aumenta e riproduce
fedelmente, istante per istante, ciò che succede
nell’altro. Ciò è vero sia per le azioni eseguite
con la mano, che per il linguaggio. In
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
quest’ultimo caso, tutte le volte in cui ascoltiamo
un nostro simile parlare, la nostra corteccia
motoria che controlla l’apparato fonoarticolatorio
viene facilitata in modo congruente.
Molto più di recente, abbiamo dimostrato empi-
ricamente che queste attività ‘specchio’ sono
davvero necessarie a capire. Ciò è vero in
particolare per il linguaggio dove gli aspetti
‘motori’ che concorrono alla comprensione
forniscono contri-buti importanti non solo nel
dominio della fonologia, ma anche in quelli
lessicale e sintattico.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
NEURONI SPECCHIO. VOLONTÀ DI AGIRE ED INTENZIONE Dario Grossi Professore di Neuropsicologia Seconda Università degli Studi di Napoli
La nostra vita sociale si fonda per larga
parte sulla capacità di comprendere le intenzioni
degli altri. Quale è la base di questa abilità? Un
plausibile punto di vista è che comprendiamo le
intenzioni degli altri perché siamo in grado di
rappresentarcele mentalmente. Ad esempio vedo
una persona che saluta, me lo rappresento nella
mente e ne riconosco il gesto. Il comportamento
degli altri potrebbe apparirci senza senso in
assenza di questa capacità mentale. Negli ultimi
anni questo punto di vista è stato contraddetto
da alcune rilevanti ricerche neurofisiologiche e in
particolare dalla scoperta dei neuroni specchio
da parte di Giacomo Rizzolatti e il suo gruppo.
Le proprietà funzionali di questi neuroni indicano
che la comprensione delle intenzioni altrui è
basata primariamente su un meccanismo che
confronta direttamente le rappresentazioni
derivate dalle informazioni che provengono dai
sensi - vedo una persona che saluta e me lo
rappresento nella mente - con la
rappresentazione di quando il soggetto, che
osserva l’azione, compie egli stesso proprio
quell’azione - cioè di me stesso che sto
salutando, anche se in quel momento sono
assolutamente fermo. Queste ricerche svelano
come gli aspetti intenzionali di un’azione siano
intrecciati profondamente con gli aspetti
specificamente motori e che l’uno aspetto serve
a comprendere l’altro. I neuroni specchio,
dunque, si attivano quando un soggetto osserva
l’azione di un altro per consentire la
comprensione di questa attraverso la
“riproduzione virtuale” dell’azione che si sta
vedendo eseguire nel cervello dell’osservatore
stesso; questi neuroni si attivano anche
specificamente quando l’osservatore vede solo
l’atto iniziale di un’azione complessa come
afferrare del cibo. L’osservatore è così in grado
di cogliere l’intenzione di un altro in quanto si
attiva nel suo cervello la copia interna dell’intera
azione prima della sua esecuzione, si consente
così ad un osservatore di comprendere
l’intenzione di un altro. È inutile sottolineare
l’importanza in termini evolutivi e sociali di
questo processo, e quanto rilevante sia stata
questa scoperta per le neuroscienze e per le
comuni conoscenze. Il gruppo di Rizzolatti, ha
potuto dimostrare che nei bambini normali
questo sistema di neuroni mirror è ben
funzionante, mentre nei bambini artistici questo
processo di riconoscimento è alterato. Gli autori
propongono che come conseguenza del disturbo
funzionale i bambini autistici ad alto
funzionamento possono comprendere le
intenzioni degli altri in termini cognitivi
(razionali), ma non comprenderli in termini
esperienziali, in altre parole capiscono le altrui
azioni, ma non le possono riferire alla propria
esperienza. La scoperta dei neuroni specchio ha
aperto molte nuove strade alla ricerca ed ha
consentito avanzate applicazioni; ha permesso di
comprendere anche il processo di
riconoscimento delle emozioni altrui attraverso
una simulazione che riproduce virtualmente i
processi neurofunzionali attivi quando il soggetto
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
osservante prova un’emozione. Le possibilità
applicative in campo clinico sono ancora da
esplorare, ma la teoria dei neuroni mirror rap-
presenta la più grande prospettiva di conoscenza
degli ultimi venti anni.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
I “NEURONI SPECCHIO”: UNA SFIDA PER LA FILOSOFIA Rocco Pititto
Professore di Filosofia della mente Università degli Studi di Napoli Federico II
La scoperta dei “neuroni specchio”
(mirror neurons) ha comportato dei cambiamenti
sul piano della comprensione dei processi
mentali. Da una parte si dà allo studio della
mente e del linguaggio un fondamento di tipo
neurobiologico, dall’altra si evidenzia un
approccio diverso per la comprensione dei
meccanismi che presiedono all’origine e al
funzionamento della mente e del linguaggio, al
manifestarsi di patologie di ordine linguistico e di
ordine mentale, tra cui l’autismo, e allo
strutturarsi del comportamento sociale degli
individui e del riconoscimento dell’altro.
La presenza dei “neuroni specchio”
consentirebbe al cervello dell’essere di correlare
i movimenti osservati in altri esseri a quelli
propri e di riconoscerne così il significato e,
ancora, di mostrare come il riconoscimento degli
altri, delle loro azioni e perfino delle loro
intenzioni, dipenda in gran parte dal patrimonio
motorio dell’uomo. La stessa costruzione
dell’identità dell’individuo come essere umano
potrebbe essere legata all’attività di questi
neuroni, che metterebbero in relazione tra loro
schemi motori, schemi cognitivi e schemi
linguistici in una sorta di riconoscimento, che
avviene all’interno della mente. La capacità di
pensare e di parlare dell’essere dell’uomo
troverebbe la sua origine da uno schema di tipo
motorio, comune a molti primati.
Una delle proprietà principali di questo
tipo di neuroni è di rispondere, attivandosi, sia
quando è l’agente stesso a eseguire delle azioni,
sia quando è il soggetto osservato a “vedere” le
stesse azioni compiute da altri. Secondo
quest’ipotesi, sul piano dell’attività della mente,
il fare un’azione o il vederla fare comporterebbe
per il soggetto osservante e per quello osservato
lo stesso risultato. Il fenomeno, riscontrato nelle
scimmie e nell’uomo, è in se stesso
straordinario, perché eseguire personalmente
un’azione è altra cosa rispetto al vederla fare da
un altro: una cosa è, infatti, l’immagine che uno
si fa dell’azione che compie di persona, un’altra
cosa è l’immagine ottica che uno si fa dell’azione
compiuta da un altro. Poiché si tratta di cose
diverse, il cervello deve compiere nel secondo
caso una trasformazione mentale interna, quasi
fosse una risimbolizzazione della rappresenta-
zione visiva. Solo a questa condizione i neuroni
possono attivarsi come risposta al medesimo
movimento compiuto da qualcun altro.
Senza caricare questa scoperta di attese
miracolistiche, quasi che i mirror neurons
possano rappresentare di per sé la soluzione a
problemi sull’origine dell’uomo e delle sue
facoltà, si può legittimamente presumere che
essa possa rappresentare una prospettiva
interessante, dalla quale poter esaminare il
“fenomeno” uomo, anche nelle sue implicazioni
etiche, oltre che antropologiche e filosofiche.
Rispetto a certi esiti del dibattito sulle neuro-
scienze, le scienze umane, però, non possono
non interrogarsi sulla valenza etica, che la
scoperta dei “neuroni specchio” comporta. Che
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
cosa rimane dell’idea di uomo, propria
dell’eredità occidentale, dopo questa scoperta?
L’uomo è ancora un essere libero, responsabile
delle sue azioni, soggetto di giudizio, di castigo o
di premio? Fin dove è possibile spingersi nello
spazio di discorso, aperto dai neuroni specchio,
senza dover rinunciare a ciò che costituisce la
“specialità” dell’essere dell’uomo? La “nicchia
cognitiva”, cui l’essere dell’uomo è giunto nel
corso dell’evoluzione, rimane ancora la dimora
dell’uomo, o bisogna cercarne un’altra, ancora
più piccola, da poter condividere con altri esseri
animali? Se le azioni dell’uomo, - le sue scelte,
le sue volizioni, le sue passioni, i suoi desideri -,
sono determinate in assoluto dai suoi neuroni,
l’uomo è ancora un essere libero e “speciale”? O,
forse, è un essere meno libero e ancor meno
“speciale”?
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE BRAME, CHI È IL NEURONE PIÙ SPECCHIO DEL REAME? Umberto di Porzio Direttore di Ricerca in Neuroscienze IGB ‘Adriano Buzzati Traverso’ - CNR Napoli Carla Perrone Capano Professore di Fisiologia Università degli Studi di Napoli Federico II
Quando osserviamo l’azione compiuta da
un altro individuo, cerchiamo di capire cosa
l’altro stia facendo ed il perché. Quest’attività
cerebrale è processata da una categoria di
neuroni, detti “neuroni specchio” individuati nella
metà degli anni ‘90 dal gruppo di G. Rizzolatti
dell’Università di Parma attraverso una serie di
esperimenti eseguiti sul cervello della scimmia. I
risultati di questi lavori hanno rivoluzionato le
teorie della mente e gettato nuova luce sulla
comprensione delle azioni compiute da altri,
sull’apprendimento per imitazione, sull’evoluzio-
ne del comportamento sociale e del linguaggio.
Questi scienziati avevano individuato una
classe funzionale di neuroni della corteccia
cerebrale che non solo si attivano quando
l’animale compie un’azione, ma anche quando
vedono un altro soggetto compierla, cioè
“rispecchiano” l’azione motoria. Inizialmente
identificati mediante registrazioni elettrofisiolo-
giche nelle aree motorie e premotorie dei
primati, i neuroni specchio sono stati poi
localizzati nell’uomo con metodi non invasivi ed
anche in uccelli canterini, dove sono coinvolti
nell’apprendimento del canto.
I neuroni specchio si attivano anche
quando l’animale può prevedere la finalità delle
azioni svolte da un altro pur senza vederle
come, ad esempio, quando ascolta il suono
evocativo dell’azione (il rumore del guscio di
un’arachide, della carta strappata). In effetti,
l’azione compiuta da un altro provoca
nell’osservatore l’attivazione dello stesso circuito
nervoso deputato ad eseguirla, cioè induce la
“simulazione mentale” di quell’azione. Questo
meccanismo non solo consente di comprendere
le azioni altrui, ma anche di riconoscere le
intenzioni dell’individuo che le compie.
Inoltre esistono neuroni specchio
“comunicativi” che si attivano quando la scimmia
osserva gesti eseguiti con le labbra, la lingua o
entrambi, che esprimono un invito ad entrare in
relazione e non sono finalizzati all’esecuzione di
un’azione motoria (mangiare). Da queste
osservazioni e dall’esistenza di omologia tra le
aree “comunicative” della scimmia e quella del
linguaggio nell’uomo, nasce l’ipotesi che i
neuroni specchio possano essere alla base
dell’insorgere della parola.
Nell’uomo sono stati localizzati anche
neuroni specchio in aree corticali implicate nelle
emozioni, che sono attivati quando un individuo
sperimenta, o osserva in altri, reazioni causate
da stimoli che provocano disgusto o dolore. Cioè
la possibilità di cogliere reazioni emotive negli
altri, e di condividerle, è correlata ad aree con
proprietà specchio.
Infine recenti studi suggeriscono che
alterazioni nello sviluppo dei neuroni specchio
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
potrebbero essere associate all’autismo. Questa
malattia si accompagna a varie disfunzioni
comportamentali che alterano le interazioni
sociali e la comunicazione linguistica e gestuale,
sintomi riconducibili a disfunzioni del sistema dei
neuroni specchio. Ma, a tutt’oggi, questa ipotesi
non è stata ancora definitivamente confermata.
In conclusione, il sistema dei neuroni
specchio fornisce un'esperienza diretta, quindi
una diretta comprensione, di azioni, intenzioni
ed emozioni altrui, distinguendo tra atti simili
ma con finalità differenti. Possiamo quindi dire
con Rizzolatti che “…il sistema dei neuroni
specchio appare decisivo per l'insorgere di quel
terreno d'esperienza comune che è all'origine
della nostra capacità di agire come soggetti non
soltanto individuali ma anche e soprattutto
sociali”.
L’incomprensione si potrà dunque
risolvere con una semplice lucidata dei nostri
neuroni specchio?
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
NEURONI SPECCHIO Alessandro Filla Professore di Neurologia Università degli Studi di Napoli Federico II
Quando osserviamo un’azione compiuta
da altri, questa è da noi riconosciuta perché
l’informazione visiva viene percepita e poi
inviata ad aree associative corticali dove è
elaborata da complessi meccanismi cognitivi e
paragonata con dati precedenti. Sono stati
recentemente identificati altri inattesi
meccanismi di comprensione delle azioni
compiute da altri. Verso la metà degli anni '90 il
gruppo di ricercatori dell'Università di Parma
coordinato da Giacomo Rizzolatti e composto da
Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Vittorio
Gallese e Giuseppe di Pellegrino, utilizzando
come soggetti sperimentali dei macachi, ha
osservato che alcuni gruppi di neuroni dell’area
motoria si attivavano non solo quando gli
animali eseguivano determinate azioni, ma a
anche quando osservavano un altro individuo
compiere le stesse azioni: di qui il nome di
“neuroni specchio”, per rendere conto di questa
reazione speculare del sistema nervoso.
I “neuroni specchio” sono stati localizzati
nella corteccia premotoria del lobo frontale e nel
lobulo parietale inferiore delle scimmie con
tecniche invasive di registrazione del singolo
neurone. La prima caratteristica di questi
neuroni è che si attivano non per la semplice
percezione di oggetti, bensì di altri esseri viventi
che compiono atti motori. La seconda
caratteristica è il fatto che si attivano in
relazione non a semplici movimenti bensì a atti
motori finalizzati (ad esempio afferrare un
oggetto).
Le funzioni dei “neuroni specchio” non
sarebbero però limitate solo ad una simulazione
silenziosa del movimento ma anche ad una
capacità di capire le intenzioni al di là delle
azioni osservate e finanche nel riconoscimento
delle emozioni (empatia). È stato possibile
studiare sperimentalmente il ruolo dei “neuroni
specchio” in alcune emozioni primarie. I risultati
mostrano che quando osserviamo negli altri una
manifestazione di disgusto, si attiva il medesimo
substrato neuronale collegato al manifestarsi in
noi stessi dello stesso tipo di emozione.
Grazie all’impiego di tecniche non
invasive di neuroimaging come la tomografia a
emissione di positroni o la risonanza magnetica
funzionale, si è descritto un sistema analogo
anche nell’uomo, in cui oltre alle funzioni
osservate nell’animale avrebbe anche un ruolo
nell’apprendimento imitativo e nella
comunicazione verbale.
La scoperta dei “neuroni specchio”
potrebbe offrire una spiegazione biologica per
l’autismo, un disturbo infantile caratterizzato da
una marcata compromissione dell’interazione
sociale e della comunicazione. I bambini con tale
sindrome sembrano tra l’altro mancare della
capacità di leggere le intenzioni e le emozioni
degli altri sulla base del comportamento. Le
persone autistiche non partecipano alla vita degli
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
altri, non riescono ad entrare in sintonia con il
mondo che li circonda, non capiscono il
significato dei gesti e delle azioni altrui.
L’identificazione dei “neuroni specchio” ha avuto
un profondo impatto in una varietà di discipline
che vanno dalle neuroscienze cognitive alla
sociologia e filosofia, tanto da essere paragonata
a quella del DNA per la biologia.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
IL RUOLO DEI NEURONI SPECCHIO NELLE INTERAZIONI TRA PERCEZIONE E AZIONE Roberto Prevete Ricercatore di Informatica Università degli Studi di Napoli Federico II
Nella vita di tutti i giorni abbiamo la
naturale capacità di interagire con gli altri e di
riconoscere spesso le azioni che osserviamo,
intuendone anche le intenzioni e le motivazioni
soggiacenti. Da dove nasce questa capacità? La
scoperta di un particolare gruppo di neuroni del
cervello dei primati, detti neuroni specchio,
sembra fornire un tassello fondamentale per
dare una risposta a tale domanda. I neuroni
specchio sono stati identificati per la prima volta
da Giacomo Rizzolatti e collaboratori presso
l’Università di Parma, attraverso una serie di
studi neurofisiologici che coinvolgono un’area
pre-motoria della corteccia cerebrale della
scimmia macaco, denominata area F5. L’area F5,
in quanto area “motoria” del cervello, si attiva
fortemente durante l'esecuzione di azioni dirette
ad un oggetto, cioè di movimenti del tipo
“prendere un pezzo di cibo”, “mantenere una
tazza” e così via.
La grande novità è stata, allora, la
scoperta che una parte dei neuroni di F5 non si
attiva solo quando la scimmia compie delle
azioni dirette a un oggetto, ma anche quando la
scimmia osserva simili azioni compiute da altre
scimmie o da esseri umani. Proprietà simili sono
state scoperte anche nel cervello dell'uomo
tramite tecniche non invasive come la Risonanza
Magnetica Funzionale.
Il comportamento dei neuroni specchio
suggerisce l’idea che la comprensione di
un’azione osservata richiede da parte
dell’osservatore la capacità di “immedesimarsi”,
e cioè di collegare le informazioni percettive
sull’azione osservata alla propria capacità di
compiere la stessa azione. Per articolare questa
idea generale in un preciso processo di
elaborazione dell’informazione sono stati
proposti vari modelli computazionali. Nella
maggioranza dei modelli proposti, però, l'attività
dei neuroni specchio è vista solo come il risultato
finale di una catena di processi di percezione
visiva. Attribuendo al sistema visivo tutto il peso
dell’elaborazione dell’informazione, questi
modelli relegano i neuroni specchio e il sistema
motorio a un ruolo del tutto secondario nel
processo di riconoscimento delle azioni.
Questa considerazione, insieme
all’accumularsi di sempre nuovi dati sperimentali
sul coinvolgimento del sistema motorio nel
riconoscimento delle azioni osservate, apre la
porta a nuove ipotesi interpretative, volte a
comprendere meglio sia le relazioni funzionali
dei neuroni specchio con altre aree del cervello
sia i processi computazionali che si trovano alla
base dei collegamenti tra percezione e azione. In
una tale prospettiva si sta orientando anche il
lavoro modellistico di un gruppo di ricerca
dell’Ateneo federiciano (ViNe Lab, Laboratorio di
visione e reti neurali del Dipartimento di Scienze
Fisiche): l'attività dei neuroni specchio viene,
infatti, vista come “sintomo” di un più profondo
coinvolgimento delle abilità motorie nei processi
di elaborazione sensoriale e di riconoscimento
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Neuroni specchio. dall’azione al linguaggio
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
delle azioni eseguite da un altro. In altre parole,
quando osserviamo un'azione riusciamo a
comprenderla tanto meglio quanto più siamo
abili nel compiere la stessa azione.
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