DIVULGATIVI dal 1996 l’esperto europeo del TecnoStress … · 2020. 7. 11. · ed energetico. Dal 1993 pratico Pranic Healing, ideato dal maestro filippino Choa Kok Sui, e nel 2004

TecnoStressLAVORO CORRELATO

Enzo Di Frenna

I RISCHI PER CHI LAVORA CON IL DIGITALE

LIBRIDIVULGATIVI

dal 1996 l’esperto europeo del TecnoStress

I risultati di 7 RICERCHE su 5.000 lavoratori in Italia

© 2015-2020 Enzo Di Frenna TecnoStress lavoro correlato, 7 ricerche su 5.000 lavoratori in Italia 2

TecnoStress lavoro correlato, 7 ricerche su 5.000 lavoratori in Italia © Copyright 2015 - 2020 - Enzo Di Frenna Tutti i diritti sono riservati in Italia e all’estero. Il manoscritto è tutelato dalla normativa sul Diritto di Autore e ogni violazione sarà perseguita per via legale. Nessuna parte può essere citata senza l’autorizzazione dell’Autore che deve essere inoltrata per iscritto attraverso il sito enzodifrenna.info oppure [email protected]

direttore: Enzo Di Frenna

coordinatore della Sede Territoriale e Centro di Formazione A.i.F.E.S “Netdipendenza”

(Associazione italiana Formatori ed Esperti di Sicurezza sul lavoro)

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- ATTENZIONE - USO di questo Libro

Questo libro digitale è di proprietà di Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus, giornalista e scrit-tore. I suoi testi sono dunque tutelati ai sensi di legge e i diritti sono riservati. Puoi condividere questo Libro con i tuoi colleghi di la-voro e amici, a patto che non venga modificato in nes-suna sua parte e che venga espressamente citato l’Autore. Le violazioni di questa regola sarà punita ai sensi di legge.

NORMATIVA ITALIANA DI RIFERIMENTO • Legge sul Diritto di Autore n° 633 del 23 aprile 1941

ordinamento della professione di Giornalista

• Legge n° 63 del 1969

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L’UNICA METODOLOGIA PREMIATA DA INAIL

contiene il Manuale e la Check list completa aggiornata al 2020

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Enzo Di Frenna

Mi chiamo Enzo Di Frenna, sono un formatore qualificato nel campo della tutela della salute e sicurezza sul lavoro, presi-dente di Netdipendenza Onlus dal 2007, direttore di Scuola PND “Netdipendenza” (Prevenzione Net Dipendenza) e curo la collana “LIBRI DIVULGATIVI” sui nuovi rischi nel la-voro digitale. Sono inoltre un giornalista professionista (atti-vità che svolgo dal 1986) e scrivo libri su vari argomenti. Dal 1996 mi ooccupo di TecnoStress, Sovraccarico Informa-

L’Esperto europeo di TecnoStress, Sovraccarico Informativo e Videodipendenze.

PRESIDENTE DI NETDIPENDENZA ONLUS

L’Autore



LIBRI DIVULGATIVI

tivo e Videodipendenze, con partecipazione a convegni, mee-ting di ICT, seminari di formazione. Sono autore del primo libro sul “TecnoStress in Azienda e nei Luoghi di Lavoro” (323 pagine, edizioni Lulu) e ho progettato i primi corsi in Ita-lia sul Rischio TecnoStress e Internet Dipendenza, approvati dalle principali associazioni di categoria ai sensi del Decreto Legislativo 81-2008. Dal 1985 pratico la meditazione e diverse tecniche olistiche per il benessere, che insegno nei corsi per la prevenzione sul rischio TecnoStress. In 30 anni ho conosciuto e sperimentato numerose metodologie olistiche, con approccio psicologico ed energetico. Dal 1993 pratico Pranic Healing, ideato dal maestro filippino Choa Kok Sui, e nel 2004 ho partecipato alla fondazione dell’Accademia Italiana Pranic Healing: grazie a questa tecnica ho imparato a “vedere” l’energia eterica, in-visibile alla maggior parte delle persone, e le congestioni praniche che si formano intorno ai dispositivi digitali e nell’aura vitale dei lavoratori digitali che ne fanno largo uso. Sono inoltre autore, insieme al formatore Luciano Conti del libro “Il Massaggio per prevenire Stress e TecnoStress”, pub-blicato nel 2015 (Lulu). Dal 2011 scrivo sul Fatto Quotidiano e mi occupo di Infolavoro e rischio TecnoStress. Autorevolezza e mass media Il mio libro sul TecnoStress in azienda e le numerose inizia-tive che ho promosso per la prevenzione di questo nuovo ri-schio professionale, hanno avuto visibilità sui principali mass media nazionali. Tra cui...


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Il Corriere della Sera

TG 1 - (RAI)

Le iniziative e le ricerche sul TecnoStress curate da Enzo Di Frenna sono state se-gnalate dai principali mass media:


LIBRI DIVULGATIVI

LIBRI DIVULGATIVI è una collana curata da Enzo Di Frenna,

presidente di Scuola PND Netdipendenza, la prima organizzazione europea

specializzata nelle prevenzione dei rischi nel lavoro digitale.

Tra i principali rischi vi sono: il TecnoStress, il Sovraccarico Informativo, la Internet Dipendenza, l’Email Addiction,

la Social Network Dipendenza.


LIBRI DIVULGATIVI

Questo libro è nato principalmente per mettere a disposizione informazioni utili per i datori di lavoro e formatori della sicurezza sul ri-schio TecnoStress lavoro correlato, in relazione all’applicazione del Decreto Legislativo 81-2008 (chiamato anche Testo Unico 81) per dis-sipare dubbi o perplessità sulla necessità valutare il rischio TecnoStress, che rappre-senta un obbligo di legge secondo la norma-tiva italiana. Il TecnoStress è un rischio a cui sono esposti i lavoratori digitali che usano computer, telefoni cellulari, tablet, pc portatili, reti wi-fi, worksta-tion informatiche, ed altri device digitali, cioè in pratica apparecchi che quasi tutti usano oggi nel lavoro. Il rischio TecnoStress è una malattia

A chi è rivolto questo libro


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professionale non tabellata (fonte INAIL) e ri-conosciuta da una sentenza della Procura di To-rino del 2007. Tra l’altro, i lavoratori digitali sono esposti anche al rischio Campi Elettromagnetici (i cui sintomi spesso sono uguali a quelli del Tecno-Stress), che causano rischi gravi alla salute (tra cui il cancro al cervello, secondo diverse sentenze di tribunali in Italia e all’estero). Scuola PND Netdipendenza ha condotto la più grande ricerca in Europa sui rischi nel lavoro digitale, in collaborazione con l’Asso-ciazione Italiana Formatori e Operatori della Si-curezza sul Lavoro (Aifos), a cui hanno aderito oltre 1200 lavoratori nel periodo 2015-2020. La maggior parte dei lavoratori segnala due problemi principali: il sovraccarico informa-tivo correlato all’uso dei device digitali (che causa parecchi sintomi e problemi di salute) e l’esposizione alle onde elettromagnetiche gene-rate da smartphone e tablet, che in molti casi supera le 30 ore mensili. Quindi parliamo di ri-


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schi alla salute concreti. Problemi reali, poichè reale e concreta è la tecnologia che usiamo tutti i giorni per lavorare. Questo libro è dunque rivolto ai datori di lavoro e a quelle figure professionali che si occupano della tutela della salute e sicurezza sul lavoro, ai sensi del Decreto legislativo 81-2008, e cioè:

DATORE DI LAVORO (Imprenditore) RSPP (Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione)

ASPP (Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione)

RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) MEDICO COMPETENTE PSICOLOGO DEL LAVORO PROFESSIONISTI del lavoro digitale INFOMARKETER

Il libro è anche rivolto a tutti i lavoratori digi-tali, professionisti, infomarketer, imprenditori e manager che utilizzano in modo intenso e con-tinuativo le nuove tecnologie.


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Le 9 ricerche italiane sul TECNOSTRESS

di PND Netdipendenza

Enzo Di Frenna, direttore di Scuola PND (Prevenzione NetDipendenza) e dal 1996

formatore qualificato sul rischio TecnoStress (*)

La mia prima ricerca sul TecnoStress risale al 2007, anno in cui uscì anche la prima sentenza della Procura di Torino che dichiarò il TecnoStress una nuova malattia professionale. In America i primi studi risalgono al 1984, ma in Europa nessuno aveva mai condotto studi appro-finditi sul TecnoStress associando il nuovo rischio

alla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di la-voro. Sono stato il primo a farlo nel 2007 e da al-lora ho curato molti altri studi che hanno analizzato le varie conseguenze sulla salute che il TecnoStress provoca alla salute. Bisognerà attendere il 2015 affinchè un’altra or-ganizzazione pubblichi in Italia uno studio sul Tec-noStress (ne parlerò più avanti), ma fino ad allora il “record” di ricerche sul nuovo rischio nel lavoro digitale spetta da Netdipendenza Onlus (e alla se-zione Scuola PND). Nel complesso la mia organizzazione no profit ha intervistato oltre 5 mila lavoratori in merito al ri-schio TecnoStress. Personalmente ho raccolto anche il parere di autorevoli esperti, medici, psi-cologi, psicoterapeuti, cardiologi, sessuologi, che ho pubblicato nel mio libro “TecnoStress in azienda” (prima edizione nel 2007) citato dai prin-cipali organi di informazione italiana. In generale ci sono ormai oltre 35 anni di studi e ricerche sugli effetti nocivi del TecnoStress sul-l’uomo. Nel 1984 lo psicologo americano Graig Broad fu il primo a delineare i principali sintomi provocati dall’uso erratto delle tecnologie informa-


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tiche, all’interno del libro “Technostress, the uman cost of computer revolu-tion”, una pietra miliare della ricerca in questo settore. Se-condo Broad lo stress da tec-nologia provocava ansia, ipertensione, mal di testa, at-tacchi di panico, stati com-portamentali alterati. Da allora si sono susseguite centinaia di studi che hanno confermato l’intuizione dello psicologo americano che per primi formulò il concetto di “Technostress”, ed in particolare hanno avuto un forte impatto le ricerche dello psicologo americano Larry Rosen che ancora oggi si occupa di rischi nel lavoro e nella vita digitale. Il TecnoStess è un concetto che cambia continua-mente, perchè la tecnologia stessa muta a grade velocità anno dopo anno. Hardware e software sono sempre in aggiornamento. All’inizio, 35 anni fa, i principali sintomi erano legati all’aumento degli stati di ansia e rabbia (i computer erano an-


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cora primitivi e spesso si bloccavano, incluso le stampanti ad aghi), ma oggi la tecnologia digitale e molto avanzata, i microchip sono minuscoli, le memorie sono potentissime, l’hardware raramente si inceppa, i software sono molto evoluti e l’intel-ligenza artificiale penetra ovunque. Quindi il TecnoStress, nell’era dei social media, è correlato principalmente all’emorme quantità di informazioni che il cervello è costretto a proces-sare velocemente. È strettamente connesso al sovraccarico infor-mativo, cioè “l’information overload” formulato dallo studioso americano Saul Worman nel 1985. Inoltre bsiogna considerare che oggi il 95% della tecnologia digitale è connessa a Internet e dunque utilizza le onde elettromegnetiche per trasmettere e ricevere informazioni. Ovunque ci sono antenne molto potenti che emettono radiazioni. Il 5G e il 6G permetteranno di ricetrasmettere informazioni a una capacità cento volte maggiore rispetto al 4G e dunque il livello di radiazioni sarà ancora più alto. Cosa c’entra con il TecnoStress? Semplice: molti sintomi provocati dal TecnoStress derivante dal sovraccarico informativo cerebrale - come ad

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esempio l’insonnia, il mal di testa, il calo della con-centrazione, i disturbi della memoria - sono gli stessi sintomi che può provocare l’inquinamento elettromagnetico. Tutto cambia a grande velocità. Quando ho iniziato i miei studi sul TecnoStress nel 1996 venivo con-siderato un marziano quando nei convegni e nei meeting di Information and Communication Te-chnology (ICT) dicevo che il TecnoStress sarebbe aumentato considerevolmente in futuro. Durante i miei corsi per la tutela della salute e sicurezza nel lavoro molti formatori ed Rspp (responsabili servizio prevenzione e protezione, figura prevista dalla normativa italiana all’interno delle aziende) mi ascoltavano meravigliati e spesso erano incre-duli sul fatto che il TecnoStress rappresentasse un vero pericolo per la salute e il business. Ma poi, a fine corso e dopo aver mostrato i risultati delle principali ricerche eseguite su questo nuovo rischio, convenivano che il TecnoStress è un pro-blema serio per la salute dei lavoratori e dirigenti. È un problema insidioso anche per gli imprenditori, che utilizzano le nuove tecnologie di connessione dati per molte ore al giorno e per in modo prolun-

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gato per molti periodi. E sopratutto, bisogna valu-tare anche l’impatto sulla salute delle onde elet-tromegnetiche emesse dai principali dispositivi digitali connessi a internet (telefono cellulare, ta-blet, modem tascabili, wi-fi, ecc). Posso dire, dunque, che il TecnoStress è un rischio in continua evoluzione. Ciò che era valido 35 anni oggi non è più valido. La tecnolgia cambia. Il la-voro moderno è principalmente un flusso costante di informazioni digitali, a cui abbiamo accesso at-traverso videoschermi presenti in moltissimi am-bienti, non solo all’interno degli uffici, ma durante i nostri spostamenti (mobile work), nei luoghi di ritrovo sociale (bar, ristoranti) e nei terminal per il trasporto (stazioni ferroviarie, metropolitane, ae-roporti, porti). Le informazioni ci raggiungono ovunque e dunque il Tecnostress è un rischio molto serio, che può colpire non soltanto i lavora-tori, ma anche le famiglie e i ragazzi (cioè i futuri lavoratori e/o imprenditori). Nelle pagine seguenti illustrerò le principali ricer-che sul TecnoStress che ho curato dal 2007 al 2020 attraverso la mia organizzazione no profit Netdipendenza, che hanno coinvolto ad oggi oltre 5 mila lavoratori digitali.

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RICERCA anno 20071TecnoStress & Mobil Life Management I risultati del 1° studio condotto da Netdipendenza Onlus in collaborazione con Wireless e Asseprim La prima ricerca è stata effettuata alla fiera “Roma Caput Medi”, che si è tenuta nella capitale il 26 e 27 settembre 2007. Abbiamo distribuito un questionario agli operatori Ict e di co-municazione mobile. e in tanti sono stati intervistati di persona. Il tema era “Il Tecnostress nella Mobil Work Life Management”. Devo dire che ho riscontrato un certo interesse verso l’argo-mento. Nonostante gli intervistati fossero per la maggior parte “distratti” dagli impegni, dalle telefonate, dai computer porta-tili, si soffermavano volentieri a rispondere alle domande, e in generale ho riscontrato una reazione divertita, a volte quasi un sorriso che sembrava sottolineare il fatto che lo stress in ambito manageriale è un problema piuttosto scontato. Dai dati elaborati è emerso un quadro interessante e credo rap-presenti la prima ricerca sul TecnoStress in Italia vista con gli occhi degli operatori Ict e di comunicazione mobile, ossia i “mobile worker” che sono in continuo aumento.

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I risultati della prima ricerca sul Tecnostress

condotta in Italia su 224 mobile worker (2007) Il totale degli intervistati è di 224 operatori. Così suddivisi: 233 uomini e 21 donne. L’età media è compresa tra i 30 e i 45 anni. Il primo dato rilevante che salta fuori è che la maggior parte degli operatori intervistati trascorre con lo schermo, ogni giorno, fino a 9-12 ore. C’è anche chi arriva a punte di 16-18 ore, come il caso di due operatori (età 22 e 25 anni) che svol-gono, tra le altre cose, un lavoro di programmazione e dunque vivono con il computer e il telefono cellulare sempre a portata di mano (soprattutto per la gestione dei messaggi).

Tutti i numeri di Roma Caput Media edizione 26-27 settembre 2007

• 142 aziende partecipanti (espositori, sponsor, partner)

• 650 operatori Ict e Comunicazione Mobile

• 3980 visitatori

• 217 relatori (Conference & Forum)

• 16 Paesi coinvolti

FONTE: Wireless srl

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Alcuni momenti della ricerca Tecnostress e Mobil Work Life Management all’event Ict “Roma Caput Media” nel 2007

Enzo Di Frenna (pres. Netdipendenza Onlus) e Gianluigi Ferri (ceo di Wireless)

Di Frenna con un operatore Ict Il tavolo dei questionari

intervistatrici a colloquio con gli operatori di comunicazione mobile

In assoluto il computer e il cellulare multifunzione sono gli og-getti più utilizzati, ultimo la tv (in media vista 1-2 ore al giorno). Molto usata anche la posta elettronica: da postazione fissa e mobile. La maggior parte usa l’email da 1 a 5 ore ore

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(142 risposte), ma una buona percentuale dichiara di usarla anche oltre le 6 ore (79 risposte). Spesso l’uso del computer e della posta elettronica è percepito come due mezzi diversi, men-tre in realtà si usa un unico apparecchio, il personal computer. Per cui c’è chi ha risposto che usa 9 ore il computer e 3 ore la posta elettronica. Per molti operatori intervistati l’email è fonte di tecnostress: spesso sono troppe, bisogna leggerne la maggior parte, e bisogna rispondere. Ciò può portare via tempo e si in-genera la sensazione di “perdere tempo” o di “deviare” dagli impegni principali stabiliti in precedenza. Molti operatori della comunicazione mobile rivelano di prefe-rire la web-tv on demand, cioè piccoli programmi su temi spe-cifici, oppure brevi format aziendali che descrivono prodotti, ricerche, trend. Il loro modello di riferimento è You Tube, il sito americano su cui utenti privati, aziende, enti pubblici sca-ricano i loro video e progetti multimediali. Sono convinti che la nuova frontiera televisiva sia su internet, per cui guardano poco la tv tradizionale. Molti intervistati, alla domanda quanto tempo dedica ad altra tecnologia (ad esempio la tv) risponde-vano: «E chi ha il tempo per guardare la televisone!». Oppure: «A volte la sera, se non sono stremato dalla giornata di lavoro, la guardo per un’oretta..». In generale, gli operatori di comunicazione mobile sembrano pre-ferire l’informazione via web, per cui il trend sembra far pensare

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ad un tempo maggiore che verrà dedicato alla web-tv nei pros-simi anni. Una televisione che passa sempre di più dal computer e percepita “più democratica e veritiera”. Ma che farà lievitare il numero delle ore trascorse con lo schermo digitale.

Il fattore “tempo” e l’uso multiplo di tecnologia Da questi primi dati emerge che il fattore “tempo” è dunque determinante nell’insorgere del tecnostress. È evidente che chi lavora con le tecnologie dell’informazione mobile trascorre, in media, più tempo con tali apparecchi rispetto ad altre profes-sioni. Ma chi, oggi, non è coinvolto in larga misura nel sistema della rete informativa? Una così prolungata esposizione alle tecnologie digitali (e stiamo parlando di un calcolo medio, cioè senza considerare i casi di manager e dirigenti che trascorrono oltre le 9 ore al giorno) può favorire l’insorgere del tecnostress nella vita degli imprenditori e nei loro quadri. L’uomo infatti, fino a pochi anni fa, non era invaso in modo così massiccio dalla tecnologia e dunque lo stress in ambito lavorativo era correlato agli impe-gni e alle preoccupazioni per i risultati. Oggi, accanto a tutto ciò, si aggiunge il tecnostress dovuto all’uso massiccio, mul-tiplo, ripetuto di tecnologie digitali. E “l’organo” più esposto è la psiche (come vedremo dalle altre risposte fornite nella no-

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stra ricerca) e a seguire, il corpo fisico. Abbiamo chiesto se capita spesso di utilizzare tecnologia vi-deomobile contemporaneamente e la maggior parte ha risposto di sì (132 lo fa abitualmente, 62 a volte). Poi abbiamo chiesto: questa tendenza può ridurre il livello di concentrazione? e anche in questo la maggior parte ha risposto di sì. Ma non è tutto: un numero consistente di operatori ritiene di “provare la sensazione di essere sopraffatti dalle informazioni che pro-vengono dai vari apparecchi di tecnologia videomobile” e la reazione che provano in assoluto è “stress” e “stanchezza men-tale e fisica”. Inoltre una buona parte ritiene che l’uso mas-siccio di tecnologia mobile possa anche ridurre il livello di efficacia in ambito decisionale, mentre la maggior parte degli intervistati non ritiene che possa influire negativamente sul li-vello di redditività dell’azienda.

Il TecnoStress è percepito come un problema in crescita Abbiamo chiesto infine: “Ritiene che il Tecnostress sia un pro-blema diffuso oggi in azienda?” e la maggior parte ha risposto di sì (122 risposte). Ma il dato più interessante è la percezione del problema rispetto al futuro”. Alla domanda “Le tecnologie video e mobili sono in notevole aumento in ambiente di lavoro.

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Ritiene che il Tecnostress sarà un problema sempre più dif-fuso?”, 183 operatori hanno risposto di sì. Cioè la maggior parte degli intervistati. Gli imprenditori e i manager devono dunque includere nel ri-schio d’impresa l’impatto che il tecnostress ha sull’equilibrio mentale e la salute fisica. E devono poter “spalmare” questo ri-schio sui prossimi venti o trenta anni di attività d’impresa, con-siderando cioè il logoramento del proprio corpo in una prospettiva più ampia. Sentiamo cosa dice l’amministratore di una importante società pubblicitaria, operativa a livello internazionale, a proposito di tendenze del mercato: Il fatto determinante, che emerge dalla nostra ricerca, è che il tecnostress colpisce soprattutto i quadri aziendali, i top mana-ger, gli imprenditori della new e old economy. Il sistema eco-nomico moderno prevede l’utilizzo scontato della tecnologia digitale e mobile. Comunicare significa usare il computer e il videotelefono. Vendere e comprare include l’utilizzo di questi mezzi. E tutto il processo produttivo - fornitori, dipendenti, clienti, prevede l’uso quotidiano di tali tecnologie, e spesso in modo massiccio. Abbiamo chiesto agli operatori di Ict: “Ritiene che l’uso mas-siccio di tecnologia videomobile alteri la qualità della sua

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vita?” e anche in questo caso la maggior parte ha risposto di sì (141 risposte), mentre una percentuale minore (73) ha risposto “a volte”. Ma sommando le due risposte ci rendiamo conto che la quasi totalità degli intervistati percepisce il tecnostress come un problema serio rispetto alla qualità della propria vita. E per un manager, un dirigente, vivere male significa rendere di meno sul lavoro. Con tutte le conseguenze che comporta. Tecnostress, ritmi accelerati della Mobil Life

e overdose di informazioni Un altro elemento importante emerso dalla nostra ricerca è il problema dell’accelerazione dei ritmi di lavoro e il rischio di overdose di informazioni. Sono entrambi collegati al fattore tecnostress. Infatti, abbiamo chiesto agli intervistati di dare una loro definizione della tecnopatologia e la maggior parte la as-socia ad una nuova forma di stress collegato all’uso eccessivo e ripetuto delle nuove tecnologie digitali, che producono, so-stanzialmente, un affollamento informazioni nella mente. Ecco alcune delle risposte fornite: • «Stress causato dall’uso massiccio di tecnologie» (questionario 19)

• «Stress prodotto dall’uso di apparecchiature elettroniche» (quest. 22)

• «Stress dovuto all’uso attivo o passivo di tecnologie informatiche


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e di telecomunicazione» (questionario 23)

• «Stress legato all’uso di strumenti tecno» (questionario 30)

• «Chi, a causa di difficoltà di utilizzo, si sente stressato» (quest. 42)

• «Stress da utilizzo di tecnologia informatica» (questionario 43)

• «Stress psico-fisico causato dall’uso costante e continuo

di mezzi tecnologici» (questionario 101)

• «Stress dovuto all’esigenza d’informazioni sempre aggiornate»

(questionario 113)

• «Stress da tecnicismo» (questionario 117)

• «Stress da cattivo utilizzo delle tecnologie» (questionario 119)

• «Stress da eccessivo uso di mezzi tecnologici» (questionario 154 )

• «Stress che si aggiunge a stress!» (questionario 172)

• «È l’evoluzione moderna dello stress...» (questionario 185)

• «Stress che colpisce chi usa troppa tecnologia per lavoro» (quest. 207)

• «Beh, siamo un pò tutti tecnostressati oggi. C’è troppa tecnolo-

gia!» (questionario 223) Come potete notare la maggior parte degli intervistati percepi-sce il tecnostress come l’evoluzione dello stress tradizionale, grazie all’introduzione nelle nostre vite della tecnologia digi-tale-mobile. Un operatore l’ha addirittuta definita senza dubbio come “l’evoluzione moderna dello stress”. Poi c’è il problema dell’information overload (sovraccarico di informazioni) già studiato dal ricercatore americano Saul Wur-

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man, insegnante presso il prestigioso Mit (Massachusetts In-stitute of Technology). Anche questo elemento è associato al tecnostress. Vediamo alcune risposte date dagli operatori inter-vistati al Roma Caput Media. Il TecnoStress è...

• «L’obbligo di essere attenti a più informazioni nello stesso istante»

(questionario 18)

• «Troppe informazioni che generano stress» (questionario 46)

• «Desiderio di fare sempre più attività contemporaneamente» (quest. 45)

• «Ansia da uso eccessivo di tecnologia dell’informazione» (quest. 81)

• «Quando hai la mente piena di input provenienti dalla tecnologia»

(questionario 92)

• «Bombardamento quotidiano da mass media e tecnologie varie mal-

gestite» (questionario 120)

• «Un malesse diffuso nell’era dell’informazione» (questionario 181)

• «Quando rispondo a telefono, mi chiama il capo, scrivo e mail...»

(questionario 183)

• «Trascorrere troppe ore con internet e il telefono» (questionario 198)

L’informazione, dunque, è il vero “colpevole”. E siccome l’in-formazione è in continuo e costante aumento, se ne deduce che anche il TecnoStress sarà un problema sempre più diffuso. Forse fino al punto da “ammalare” il mondo delle imprese e dei consumi? Questa ricerca non è esaustiva, ma rappresenta

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solo un primo contributo per far luce su una problematica che investe in primo luogo gli imprenditori e i lavoratori. Mi ripro-metto di approfondire ulteriormente l’argomento, con altri studi e ricerche aggiornate e corrette. NOTA del curatore - Enzo Di Frenna, febbraio 2020 Ciò che scrivevo nel 2007, cioè ben 13 anni fa rispetto al mo-mento i cui scrivo questa nota aggiuntiva, si è rivelata una pro-fezia che si è avverata. Infatti la quantità di informazione veicolata da Internet e dai dispositivi digitali è aumentata a di-smisura, ben oltre quello che io stesso potevo immaginare. Il nimero dei canali informativi è letteralmente esploso grazie alla nascita e diffusione dei social network. Nel 2007 Facebook era ancora un progetto nella mente del giovane Mark Zucken-berg, allora studente universitario. You Tube non era ancora nato (arriverà nel 2005) e neppure Twitter esisteva. Oggi abbiamo decine di social network (l’ultimo arrivato è il cinese Tik Tok che si sta rapidamente espandendo a livello mondiale) e ognuno rappresenta un veicolo di informazioni, che rimbalzano di profilo in profilo, da pagina a pagina, in di-ramazioni senza fine. Ogni persona attraverso il cellulare può ricevere informazioni in tempo reale e condividerle immedia-tamente. E il rischio TecnoStress aumenta...

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DOMANDE effettuate all’event Ict “Roma Caput Media” su “Tecnostress e Mobil Work Life Management” Il questionario è stato distribuito al Roma Caput Media, l’annuale fiera-evento internazionale di operatori dell’Ict e comunicazione mobile, svoltosi per la prima volta a Roma il 26 e 27 settembre 2007. Sono stati intervistati 224 operatori e i risultati sono stati presentati per la prima volta a Milano durante i lavori del Mobile Work Life Forum (29 novembre 2007) organizzato dalla società Wireless e promosso da Asseprim (As-sociazione Servizi Professionali per le Imprese).

DOMANDE - (barrare una casella)

età o meno di 25 o tra 25 e 30 o tra 30 e 35

o tra 35 e 40 o tra 40 e 45 o oltre 45

sesso o maschio o femmina

Per quante ore ritiene in media di utilizzare...

o smartphone .(ore al giorno .............)

o computer (ore al giorno .............)

o blackbarry (ore al giorno .............)

o e mail (ore al giorno .............)

o altra tecnologia (ore al giorno .............)

Le capita di usare tecnologia videomobile contemporaneamente?

o si .o a volte o quasi mai

Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia videomobile riduca il suo livello di CONCENTRAzIONE?

o si o a volte o quasi mai

Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia video e mobile riduca il suo li-vello di EFFICACIA in ambito decisionale?

LIBRI DIVULGATIVI


o si o a volte o quasi mai Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia videomobile possa in-fluire negativemente sul livello di REDDITIVITà dell’azienda in cui la-vora? o si o a volte o quasi mai

Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia videomobile possa alte-rare la qualità della sua vita??

o si o a volte o quasi mai Ha la sensazione di essere a volte sopraffatto dalle informazioni che provengono dai vari apparecchi di tecnologia video? o si o a volte o quasi mai

*Qual è la sua reazione in caso di sopraffazione?

SE LA REAzIONE È MULTIPLA, BARRI PIù CASELLE

o stress o rabbia o ansia o senso di confusione

o stanchezza mentale e fisica o amnesie momentanee

o altra reazione .....................................................................

Ha mai sentito parlare di Tecnostress?

o si .o a volte o no Provi a darne una sua definizione .........................................

Ritiene che il Tecnostress sia un problema diffuso in azienda?

o abbastanza o poco o per niente

Le tecnologie videomobili sono in notevole aumento in ambiente di lavoro. Ritiene che il Tecnostress sarà un problema sempre più diffuso?

o si o poco o per niente

Ha mai sentito di colleghi che si lamentano di Tecnostress deri-vante da uso massivo di tecnologie videomobili?

o si o a volte o per niente

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RISULTATI - QUADRO 01 età media degli intervistati o meno di 25 c 6

o tra 25 e 30 c 33

o tra 30 e 35 c 45

o tra 35 e 40 c 71

o tra 40 e 45 c 54

o oltre 45 c 15

TOTALE 224

9

sesso

o maschio c 203 o femmina c 21

RISULTATI - QUADRO 02 per quante ore ritiene in media di utilizzare...

o smartphone - DA 0 A 5 ORE c 186 risposte

DA 5 A 10 ORE c 36 risposte



o computer - DA 0 A 5 ORE c 29 risposte





LIBRI DIVULGATIVI

8o blackberry - DA 0 A 5 ORE c 26 risposte




o e mail - DA 0 A 5 ORE c 142 risposte




o altra tecnologia TV DA 0 A 1 ORE c 184* risposte



o TOTALE TEMPO TRASCORSO OGNI GIORNO CON UNO SCHERMO

smartphone computer

9 ORE 12 ORE 18 ORE

MINIMO MEDIO MASSIMO

e mail altra tecnologiablackbarry

*12 persone hanno di-chiarato di non guardare la tv

RISULTATI - QUADRO 03 Le capita di usare tecnologia videomobile contemporaneamente? o si c 133 risposte

o a volte c 62 risposte

o quasi mai c 29 risposte

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RISULTATI - QUADRO 04 Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia videomobile riduca il suo li-vello di CONCENTRAzIONE?

o si c 64 risposte



RISULTATI - QUADRO 05 Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia video e mobile riduca il suo livello di EFFICACIA in ambito decisionale?

o si c 22 risposte



RISULTATI - QUADRO 06 Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia videomobile possa influire nega-tivemente sul livello di REDDITIVITà dell’azienda in cui lavora?

o si c 27 risposte



LIBRI DIVULGATIVI


RISULTATI - QUADRO 07

Ritiene che l’uso eccessivo di tecnologia videomobile possa alterare la qualità della sua vita??

o si c 141 risposte




Ha la sensazione di essere a volte sopraffatto dalle informazioni che provengono dai vari apparecchi di tecnologia videomobile?

o si c 48 risposte



9


*Qual è la sua reazione in caso di sopraffazione dalle informazioni?

*GLI InTervISTATI, In ALcunI cASI, hAnno bArrATo pIù cASeLLe.

o stress c 172 risposte

o rabbia c 18 risposte

LIBRI DIVULGATIVI


8o ansia c 9 risposte

o senso di confusione c 43 risposte

o stanchezza mentale e fisica c 167 risposte

o amnesie momentanee c 2 risposte

o altra reazione • senso di impotenza (3) • frustrazione (5) • senso di dispersione (12)


Ha mai sentito parlare di Tecnostress?

o si c 61 risposte



*Provi a darne una sua definizione ........................................................

* ecco ALcune rISpoSTe fornITe dAGLI InTervISTATI. • «Stress causato dall’uso eccessivo di tecnologia» (questionario 01) • «L’obbligo di essere attenti a più informazioni nello stesso istante» (questionario 18) • «Stanchezza da utilizzo di nuove tecnologie» (questionario 20) • «Affaticamento da uso eccessivo di apparati tecnologici» (questionario 21) • «Stress prodotto dall’uso di apparecchiature elettroniche» (questionario 22)

• «Stress dovuto all’uso attivo o passivo di tecnologie informatiche e di telecomunicazione» (questionario 23) • «Stress causato dall’uso massiccio di tecnologie» (questionario 27) • «Stress legato all’uso di strumenti tecno» (questionario 30) • «Stress legato all’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione » (questionario 38) • «L’affollamento di sempre nuove tecnologie che causa stress» (questionario 39)

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8• «Chi, a causa di difficoltà di utilizzo, si sente stressato» (questionario 42) • «Stress da utilizzo di tecnologia informatica» (questionario 43)

• «Desiderio di fare sempre più attività contemporaneamente» (questionario 45)

• «Troppe informazioni che generano stress» (questionario 46)

• «Troppe ore in ufficio usando la tecnologia» (questionario 47)

• «Nuova patologia dell’era digitale» (questionario 48)

• «Non so... ne ho sentito parlare dai giornali» (questionario 49)

• «Usare troppa tecnologia durante la giornata» (questionario 51)

• «Una giornata trascorsa usando troppa tecnologia!» (questionario 64)

• «Un utilizzo non razionale delle tecnologie che causa la non efficienza psicofisica» (questionario 79) • «Uso poco attento delle tecnologie moderne» (questionario 80)

• «Ansia da uso eccessivo di tecnologia dell’informazione» (questionario 81)

• «Nuova malattia professionale» (questionario 90)

• «Quando hai la mente piena di input provenienti dalla tecnologia» (questionario 92)

• «Un problema attuale, ma non saprei dire di più...» (questionario 97)

• «Stress psico-fisico causato dall’uso costante e continuo di mezzi tecnologici» (questionario 101)

• «Stress dovuto all’esigenza d’informazioni sempre aggiornate» (questionario 113)

• «Stress da tecnicismo» (questionario 117)

• «Stress da un cattivo utilizzo delle tecnologie» (questionario 119)

• «Bombardamento quotidiano da mass media e tecnologie varie malgestite» (questionario 120)

• «Abuso dell’uso di sistemi tecnologici con mancata motivazione» (questionario 126)

• «Una nuova forma di stress nel lavoro» (questionario 144)

• «Un problema molto attuale in azienda» (questionario 146)

• «Stress da eccessivo uso di mezzi tecnologici» (questionario 154 )

• «Un problema che credo sarà sempre più diffuso nelle imprese» (questionario 156 )

• «Stress che si aggiunge a stress!» (questionario 172)

• «Ne so ancora poco, ma credo che riguardi l’uso di tecnologia» (questionario 177)

• «Un malesse diffuso nell’era dell’informazione» (questionario 181)

• «È quando rispondo a telefono, mi chiama il capo, scrivo e mail...» (questionario 183)

• «È l’evoluzione moderna dello stress...» (questionario 185)

• «Trascorrere troppe ore con internet e il telefono» (questionario 198)

• «Uso sconsiderato delle tecnologie moderne» (questionario 202)

• «Stress che colpisce chi usa troppa tecnologia per lavoro» (questionario 207)

• «Quando mi accorgo che esagero, spengo tutto...» (questionario 216)

• «Beh, siamo un pò tutti tecnostressati oggi. C’è troppa tecnologia!» (questionario 223)

LIBRI DIVULGATIVI



Ritiene che il Tecnostress sia un problema diffuso in azienda?

o abbastanza c 122 risposte

o poco c 53 risposte

o per niente c 12 risposte

RISULTATI - QUADRO 12 Le tecnologie videomobili sono in notevole aumento in ambiente di la-voro. Ritiene che il Tecnostress sarà un problema sempre più diffuso?

o si c 183 risposte

o poco c 22 risposte


RISULTATI - QUADRO 13 Ha mai sentito di colleghi che si lamentano di Tecnostress derivante da uso massivo di tecnologie videomobili?

o si c 85 risposte



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RICERCA anno 20082Le professioni più tecnostressanti I risultati del 2° studio condotto da Netdipendenza Onlus in collaborazione con Assoexpò, Wireless e Pierre. Dopo lo studio pubblicato a novembre 2007 in cui avevamo evi-denziato il diffuso livello di tecnostress tra gli operatori Ict (in-formation and communication technology), abbiamo esteso la ricerca ad altre professioni ad alto impatto hi-tech. Siamo partiti dal fatto che molti operatori intervistati dichiaravano di soffrire di ipertensione, uno dei principali fattori a rischio per il cuore. Abbiamo dunque individuato le attività in cui l’informazione e l’uso delle nuove tecnologie è parte integrante del ciclo lavora-tivo. Stavolta, però, chiedendo quale fosse l’attività più “rige-nerante”, cioè in grado di scaricare le tensioni accumulate a causa del tecnostress. Abbiamo indicato due opzioni: 1) attività fisica 2) attività olistica. La nuova ricerca è stata condotta su un campione di 200 ope-ratori impiegati nelle 10 professioni ad alto tasso tecnostress (20 interviste per 10 categorie). Infine, abbiamo chiesto ai mi-gliori cardiologi italiani se il tecnostress fa male al cuore. Ne è emerso un quadro allarmante. Molti tra gli intervistati hanno

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manifestato la preoccupazione di poter subire un esaurimento nervoso o problemi cardiocircolatori (a causa dell’eccessivo stress collegato ai ritmi di lavoro da “cardiopalmo”). In effetti, il rischio è reale come vedremo più avanti. Ma andiamo per ordine. Le professioni prese in considerazione sono le seguenti: ope-ratori Ict, giornalisti, analisti finanziari, informatici, top mana-ger, ip manager, sviluppatori web, pubblicitari, analisti contabili, operatori call center. Abbiamo dunque chiesto in media quante ore trascorrono con il pc e il telefonino di nuova generazione (che consente di effettuare un numero considere-vole di operazioni). Poi abbiamo chiesto di dare un punteggio in merito a tre fattori che causano il tecnostress: 1) gestione

troppe informazioni 2) uso eccessivo degli apparecchi 3) fretta di esecuzione operazioni

Il fattore principale che abbiamo preso in considerazione è co-munque il tempo trascorso con computer e smartphone. Questo perchè il punteggio fornito è un parametro di opinione, non tanto un elemento a rischio. In altre parole, se ritengo ad esem-pio che la “fretta di esecuzione delle operazioni” sia un note-vole fattore di rischio, ma poi in realtà trascorro un numero di ore accettabile con i videoschermi, non sono necessariamente esposto al rischio tecnostress.

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La seconda precisazione da fare è la seguente: la ricerca da per scontato che gli operatori intervistati non siano necessaria-mente tecnostressati, ma indica un potenziale rischio. Ossia, trascorre 13 ore con i videoschermi e gestire tante informazioni per un lungo periodo è certamente un elemento che può favorire l’insorgere del tecnostress. La ricerca sulle professioni tecnostressanti ha messo in risalto un principale dato: la maggior parte degli intervistati (soprat-tutto le prime 6 professioni) trascorre con i videoterminali dalle 9 alle 12,5 ore al giorno. Al primo posto troviamo la categoria degli operatori Ict (in-formation and communication technology), tra le categorie più esposte al tecnostress. La maggior di loro “vive” con la tecno-logia digitale. La utilizza tantissimo, gestisce un gran numero di informazioni e spesso lo fa a ritmo veloce. «L’essere sempre connessi in realtà sta diventando un problema diffuso e lo stress provocato dal dover rispondere in tempo reale sta aumentando, insieme all’ansia di controllare se è arrivata una nuova mail o rispondere al telefono. Nel nostro settore, l’Ict, in effetti i ritmi sono incalzanti ed anche il numero delle ore che trascorriamo con la tecnologia dell’informazione è elevato», spiega Gian-luigi Ferri di Wireless. Al secondo posto i giornalisti. Abbiamo preso in considera-zione soprattutto i giornalisti web e quelli che lavorano in agen-

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zie d’informazione (scrivere per un settimanale, infatti, signi-fica trascorrere parecchie ore con pc e smarthpone, ma il ritmo in molti casi è più accettabile). Anche in questo caso è emerso un grande fattore di rischio: sono tante le ore trascorse alla ri-cerca di notizie e informazioni su Internet, telefonate di lavoro, elaborazione di articoli e visione di documenti. In media i gior-nalisti possono trascorrere tra 10 e 12 ore al giorno con i vi-deoterminali. Tra i fattori di rischio tecnostress segnalano principalmente la “gestione delle troppe informazioni” (pun-teggio massimo). Che fare? Quali soluzioni adottare? «In effetti noi giornalisti siamo molto esposti al rischio tecno-stress - spiega Margherita Lopes dell’Adn Kronos - soprattutto per il numero elevato di ore dedicate alla gestione e ricerca di notizie attraverso l’uso di videoterminali, a cui va aggiunto spesso l’ansia del chiudere un “pezzo” in tempi rapidi. A mio avviso nelle redazioni andrebbero allestite aree “coffee” per staccare e scambiare una chiacchera tra colleghi in un clima più rilassante. E poi credo che l’attività sportiva sia un ottimo rimedio preventivo». «Nei settimanali il ritmo è meno incalzante, ma certamente l’informazione oggi è un flusso continuo, grazie anche all’uso di Internet e della posta elettronica: il tecnostress è dunque in agguato anche per noi giornalisti. Credo che nelle redazioni bisognerebbe prevedere delle pause, oppure seguire l’esempio

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di aziende come Google, che mettono a disposizione una pa-lestra per i propri dipendenti» sostiene Antonella Piperno di Panorama. Paolo De Andreis è direttore del quotidiano web Punto Infor-matico. Il suo lavoro si svolge quasi esclusivamente a contatto con pc, Internet, telefono, e mail. «In effetti sono tante le ore che trascorro ogni giorno con gli apparecchi digitali, ma non mi sento tecnostressato. Credo che la consapevolezza sia un elemento importante per evitare un rischio che, comunque, bi-sogna riconoscere che è reale nella società moderna. Mi auguro che lo sviluppo della tecnologia senza fili possa aiutarci a co-niugare lavoro e spazi aperti, magari scrivendo un articolo se-duto su un prato». Al terzo posto gli analisti finanziari. «Nel nostro lavoro ci sono operatori che alle sette del mattino sono già connessi a in-ternet per controllare i l’andamento dei titoli azionari o cercare notizie all’interno dei bilanci aziendali - spiega Franco Bisca-retti, segretario dell’Aiaf (Associazione italiana degli analisti finanziari) - e sono in tanti a trascorre fino a 10/11 ore al giorno, compreso l’uso del Blackberry che ormai è diventato uno stru-mento indispensabile in questo lavoro». Le altre professioni: informatici, top manager, ip manager (vedi lista completa nelle tabelle nella pagina seguente) hanno in co-

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mune un utilizzo giornaliero elevato dei videoterminali, e dun-que un potenziale rischio tecnostress. Infine gli operatori di call center, pur essendo negli anni passati considerati ad alto “tasso tecnostress”, dopo numerose inchieste giudiziare la loro con-dizione lavorativa è notevolmente migliorata. Un’altra ricerca europea sulle professioni “a rischio tecno-stress” ha definito i profili principali di chi lavora nell’am-bito dell’Information and Communication Technology, presenti sul documento “European ICT Professional Profiles e sugli “E-Competence Framework 2.0”, estesi a livello in-ternazionale grazie alla rete di IWA/HWG. Ecco i 21 profili analizzati:

• Community Manager • Web Project Manager • Web Account Manager • User Experience Designer • Business Analyst • DB Administrator • Search Engine Expert • Advertising Manager • Frontend Web Developer

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• Server Side Web Developer • Web Content Specialis • Web Server Administrator • Information Architect • Digital Strategic Planner • Web Accessibility Expert • Web Security Expert • Mobile Application Developer • E-commerce Specialist • Online Store Manager • Reputation Manager • Knowledge Manager Dunque sono molto numerose le professioni esposte in modo consistente al rischio tecnostress. L’attività portata avanti dalla sezione italiana della IWA/HWG è stata riconosciuta come innovativa e di rilievo anche dal progetto “Italia degli innovatori”, gestito dall’Agenzia per Italia Digitale. NOTA del curatore - Enzo Di Frenna, febbraio 2020 Anche le professioni a rischio TecnoStress sono aumentate. basti pensare all’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e delle aziende


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1. operatori Ict

LE PROFESSIONI PIU’ TECNOSTRESSANTI... *

tempo trascorso al computer *

LA NUOVA RICERCA DI NETDIPENDENZA ONLUS E’ stata condotta su un campione di 20 operatori per 10 professioni ad alto im-patto info-tech, per un totale di 200 interviste - (periodo dicembre 2007 / aprile 2008).

uso cellulare/smartphone

8,4 ore

TOTALE. 12,5 ore

TOTALE. 12,1 ore

3,6 ore

8,7 p.

10 p.

10 p.

8 p.

6,2 p.

6,5 p.

6,5 p.

8,2 p.

8,6 p.

FATTORE DI MAGGIOR TECNOSTRESS?

gestione troppe informazioni

uso eccessivo degli apparecchi

fretta di esecuzione operazioni

tempo trascorso al computer



gestione troppe informazioni






gestione di troppe informazioni



0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

8,9 ore

3,2 ore

8,5 ore

3,4 ore

CATEGORIE

3. analisti finanziari 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

2. giornalisti * 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

TOTALE. 11,9 ore


LIBRI DIVULGATIVI

9 p.

6,9 p.

5 p.

4. informatici *



9 ore

2,4





0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

TOTALE. 11,4 ore

8,7 p.

7,2 p.

7,6 p.

5. top manager



6,4 ore

4,3





0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

TOTALE. 10,7 ore

7 p.8 p.

6,4 p.







7,8 ore

2,2 ore

7. sviluppatori web * 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

6. IP manager 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

TOTALE. 10,1 ore

6 p.

8 p.

6,4 p.







8,2 ore

1,8TOTALE. 10 ore

LIBRI DIVULGATIVI

8. pubblicitari



7,5 ore

2,3





0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

9. analisti contabili 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

TOTALE. 9,8 ore

6,5 p.

6,5 p.

10 p.













7,2 ore

1,6

4,7 ore

1,9 ore

10. operatori call center 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

TOTALE. 8,8 ore

TOTALE. 6,6 ore

8,4 p.

7,2 p.

5,5 p.

9 p.

10 p.

9,3 p.

* NOTE A MARGINE SULLA RICERCA CONDOTTA Le interviste sono state effettuate prevelentemente sul territorio di Roma e Mi-lano: 20 operatoti per 10 categorie professionali ad alto impatto tecnologico, che fanno inoltre largo uso dei mezzi d’informazione. Per la categoria dei giornalisti s’intende: giornali telematici, agenzie d’informazione, web-magazine, televisione. Per “informatici” s’intende: programmatori, responsabili gestione reti aziendali. Per “sviluppatori web”: web designer, content manager. Le interviste non rappresentano un campione di tecnostressati, ma unicamente una scala indicativa delle PROFESSIONI ad alto rishio tecnostress, sulla base delle ore trascorse con il computer e con gli altri device digitali (inclusi i fattori di mag-gior rischio).


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72%

28%

running, nuoto, arti marziali, tennis, danza, altro...

meditazione, training autogeno, massaggi, yoga, altro...

LA SOLUzIONE

... E LE ATTIVITA’ PIU’ RIGENERANTI

LA NUOVA RICERCA DI NETDIPEDNENZA ONLUS E’ stata condotta su un campione di 28 operatori per ogni professione, per un to-tale di 280 interviste - (periodo settembre 2007 marzo 2008).

1. attività fisica 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 oltre

2. attività olistica 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 oltre

RICERCA anno 20083Il TecnoStress fa male al cuore I risultati del 3° studio condotto da Netdipendenza Onlus su un campione di 850 lavoratori digitali. Lo stress provoca rischi alla salute. Il problema è ampiamente riconosciuto dalla classe medica, che ha condotto sull’argo-

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mento numerosi studi, mettendo in risalto che tra i principali pericoli c’è il rischio di disturbi cardiocircolatori. Un continuo stato di tensione, un carico di impegni eccesivo e - nel caso del tecnostress - il “sovraccarico informativo” possono mettere sotto sforzo il corpo fisico, con serie conseguenze sullo stato di salute delle arterie e dell’intero sistema cardiocircolatorio. Netdipendenza Onlus ha intervistato i migliori esperti del cuore italiani: il luminare Maurizio Cotrufo, colui che ha effettuato il primo trapianto di cuore in Italia 17 anni fa; Carlo Marcel-

letti, il cardiochirurgo che nel 2000 ha eseguito il primo tenta-tivo di separazione di sorelle siamesi; Ottavio Alfieri cardiochirurgo del prestigioso San Raffaele di Milano, Luigi

Chiariello direttore della cattedra di cardiochirurgia dell’uni-versità Tor Vergata; Marco Diena fondatore del centro Car-dioteam per la prevenzione dei disturbi al cuore. Siamo partiti dai risultati di una recente ricerca sul rapporto tra stress e logorio delle arterie, condotta su 10 mila funzionari bri-tannici e pubblicato su European Heart Journal. La ricerca ha dimostrato che un lavoro tecno-stressante aumenta i rischi car-diovascolari: gli under 50 sono risultati i più vulnerabili. I ricercatori, diretti da Tarani Chandola dell’University Col-lege di Londra, hanno documentato numerosi parametri cardio-vascolari ed endocrini, oltre che abitudini alimentari e

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dipendenza dal fumo. «Chi è sottoposto sul lavoro ad una ten-sione costante manifesta alterazioni dell’attività del sistema nervoso e delle regolazioni che questo opera sul funzionamento del cuore, delle arterie coronarie comprese», rivela lo studio inglese. Netdipendenza Onlus ha chiesto conferma ai principai specialisti italiani.

• Maurizio Cotrufo direttore dipartimento scienze cardiotoraciche e respiratorie Azienda ospedaliera Monaldi di napoli. «Dal punto di vista scientifico lo stress di qualunque ge-nere può generare disturbi cardiocircolatori, dunque anche il TecnoStress è certamente un fattore da non sot-

tovalutare. Spesso i miei pazienti dopo aver subito un intervento mi chiedono: “Professore, ma adesso posso lavorare come prima?”. Io ri-spondo che possono lavorare tranquillamente, facendo però attenzione a non strafare. Le professioni ad alto impatto tecnologico sono comun-que da considerare più a rischio di altre, perché l’uso eccessivo di nuove tecnologie informatiche può generare un alto livello di stress.»

• Marco Diena direttore del gruppo per la prevenzione e cura della malattie cardiovascolari cardiotem, che riu-nisce cardiologi, cardiochirurghi, anestesisti per-fusionisti ed infermieri.

«Il TecnoStress in linea teorica è un moderno fattore di rischio per il cuore, anche se non risultano sul piano scientifico studi approfonditi sul tema. E’ accertato invece che forme prolungate di stress possono alte-rare la pressione arteriosa e favorire l’insorgere delll’ipertensione. Il

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vero problema del tecnostress è l’alterazione della vita naturale, il con-tinuo flusso di informazioni che genera tensione psichica, con conse-guenze dirette sul corpo. E’ purtroppo un meccanismo ormai radicato in molti ambienti di lavoro: bisogna studiare il modo per recuperare un stile di vita più sano e naturale, se vogliamo prevenire un problema che nei prossimi anni potrebbe registrare uno sviluppo maggiore.»

• Luigi Chiariello direttore della cattedra di cardiochirurgia dell’univer-sità Tor vergata di roma. «L’evoluzione moderna dello stress, cioè il tecnostress, può determinare problemi cardiaci a medio o lungo ter-mine. Uno dei fattori a rischio è infatti l’ipertensione che scaturisce attraverso l’uso prolungato di nuove tecnolo-

gie, fattore che è scientificamente riconosciuto come un rischio per il cuore. E’ stato anche riscontrato che le personalità arriviste, con una forte carica aggressiva, sono quelle più esposte a rischio d’infarto. E’ inoltre importante lavorare sulla prevenzione, oppure ricorrere ai far-maci per ridurre l’ipertensione. In generale è consigliabile moderare l’esposizione alle nuove tecnologie, che troppo spesso sono ormai inva-sive. La salute del cuore, ma più in generale del nostro organismo, è strettamente collegata a un sano equilibrio tra riposo e attività. Essere sempre operativi, connessi, disponibili a dare risposte attraverso le nuove tecnologie, induce uno stato di iperattività mentale, che neces-sariamente si traduce poi in ipertensione e dunque nel rischio di scari-care sul funzionamento del cuore gli effetti del TecnoStress.»

• Ottavio Alfieri direttore del dipartimento cardiotoraco-vasco-lare dell’ospedale universitario San raffaele di Milano.

«Il TecnoStress è un problema serio. La vita moderna è caratterizzata da una forte esposizione verso le informazioni digitali, che ormai ci se-

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guono ovunque: sul lavoro, a casa, in vacanza, durante gli spostamenti. L’uso delle nuove tecnologie della comunicazione comporta indubbia-mente un aumento del rischio ipertensione. Il problema sta nel flusso enorme delle informazioni, che professionisti e manager sono sempre più spesso chiamati a gestire a ritmi incalzanti e per molte ore al giorno. Io stesso, ad esempio, ricevo circa cento messaggi al giorno e in certi momenti non è semplice dare risposta a tutti. Inoltre la vita moderna comporta anche cattive abitudini alimentari, altro fattore a rischio per il cuore. Credo comunque che l’uomo abbia una grande capacità di adat-tamento, e in una certa misura il tecnostress sarà più “sopportabile” per le nuove generazioni.»

Aggiornare i blog è tecnostressante? In America c’è chi è morto d’infarto...

Questa notizia è apparsa sui principali gionali italiani il 6 aprile 2008 e riprendeva una inchiesta del New York Times.

NEW YORK - La morte arriva col blog: lo stress di tener aggiornato 24 ore su 24 un 'diario on line' combinato con l'assenza di esercizio fisico e di sonno e con una dieta irregolare e malsana, sono un cocktail potenzial-mente letale che ha cominciato a mietere vittime nel mondo del web. Due settimane fa a Fort Lauderdale in Florida è stato celebrato il funerale di Russell Shaw, un prolifico blogger di temi tecnologici morto improvvisa-mente di infarto a 60 anni. In dicembre un altro blogger suo amico, Marc Orhant, era finito sottoterra per un esteso blocco alle coronarie. Un terzo, Om Malik, ha avuto un in-farto negli stessi giorni ma ce l'ha fatta: ha appena 41 anni. Sono casi iso-lati o la punta di un iceberg? Se lo è chiesto oggi il New York Times raccogliendo le lamentele di altri 'diaristi' della rete che hanno perso peso o sono diventati obesi, che non riescono più a dormire regolarmente o crol-lano esausti sulla tastiera: tutti disturbi, se non proprio malattie, attribuite allo stress di dover produrre notizie in un ciclo di informazione non stop in cui la concorrenza è spesso feroce.


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RICERCA anno 20094Il TecnoStress fa male al cuore I risultati del 4° studio condotto da Netdipendenza Onlus Il TecnoStress favorisce il caldo del desiderio sessuale e altera gli equilibri affettivi? È il tema di un sondaggio on line pro-mosso da Netdipendenza Onlus attraverso il social network “Runfortecnostress”, orientato principalmente agli operatori di Information and Communication Technology (Ict) e infolavo-ratori. Il gruppo di studio ha intervistato anche i manager e i professionisti Ict presentoi al Broadband business forum, che si è tenuto dal 2 al 4 dicembre 2008 presso la fiera di Roma. Abbiamo verificato con autorevoli psicologi che il TecnoStress può favorire il calo del desiderio sessuale e squilibri nel rap-porto di coppia. La conferma è arrivata anche dal parere di chi ogni giorno trascorre tante ore con le nuove tecnologie digitali. Una vita sentimentale insoddisfacente può avere inevitabil-mente ripercussioni anche sulla motivazione professionale e sulle performance lavorative. Ecco perché è importante la ri-sposta emersa dal sondaggio effettuato tra gli operatori dell’in-


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formation and communication technology. Lo studio di Netdipendenza Onlus è stato coordinato dalle psi-cologhe Giorgia Notari e Chiara Baietto e ha analizzato gli elementi in comune tra stress e TecnoStress, individuando nu-merosi collegamenti: multitasking, sovraccarico informativo, tempi veloci, impegni eccessivi e “connessione digitale conti-nua” possono indurre ansia, stanchezza, irritabilità, disturbi del sonno e, in definitiva, favoriscono il calo del desiderio e i pro-blemi relazionali nella coppia. Lo studio ha messo anche in risalto gli effetti del TecnoStress sulla qualità della vita relazione e di coppia, incrinando sensi-bilmente anche la comunicazione tra i partner. E se il Tecno-Stress altera la vita sentimentale significa che siamo più vulnerabili, più fragili, e ciò si ripercuote inevitabilmente nelle anche nelle performance aziendali. Le coordinatrici dello studio

• Giorgia Notari Psicologa e psicoterapeuta. Svolge attività clinica; si oc-cupa di psicologia delle dipendenze, psicoterapia rivolta ad adulti e adolescenti, psicoterapia di coppia e di gruppo. Svolge, inoltre, attività di formazione in ambito socio-sanitario e scolastico rivolta a docenti, alunni e fa-miglie. organizza percorsi di gruppo per la gestione

dello stress attraverso tecniche di rilassamento e percorsi per la disassuefa-zione da fumo. da diversi anni realizza interventi di psicologia Scolastica rivolti a insegnanti, alunni e genitori in un’ottica di promozione alla salute e preven-zione alla dispersione scolastica. È stata consulente presso l'uoc di psicologia dell'ospedale San carlo borromeo di Milano per valutazioni psicodiagnostiche del danno psicologico da mobbing e da infortuni sul lavoro. ha collaborato con il nucleo di Trattamento per i di-sturbi d’Ansia della stessa unità operativa. ha approfondito e applicato in differenti ambiti le conoscenze cliniche e teoriche del protocollo Mindfulness e di tecniche rilassamento psico-corporeo. e’ socia corrispondente AIM (Associazione Italiana Mindfulness).

• Chiara Baietto psicologa e psicoterapeuta ad orientamento cognitivi-sta. nel periodo successivo alla laurea, conseguita con il massimo dei voti presso l’università vita-Salute S. raffaele, ha svolto, oltre all’attività clinica, attività di ri-cerca in ambito prevalentemente neuropsicologico. At-tualmente svolge, in qualità di libero professionista, attività di counseling, psicodiagnosi e terapia per di-sturbi d'ansia, disturbi dell’umore, disturbi alimentari,

insonnia, disfunzioni sessuali. È inoltre consulente presso l’ u.o.c. di psicologia dell’ ospedale San carlo bor-romeo, dove si occupa di valutazioni psicodiagnostiche in casi di mobbing; col-labora con il nucleo di Trattamento per i disturbi d’Ansia della stessa unità operativa, svolgendo attività clinica e occupandosi dello sviluppo di progetti relativi al trattamento del dolore, dell’insonnia e del disturbo post traumatico da stress. ha svolto inoltre un corso di specializzazione in Sessuologia clinica. il sondaggio effettuato on line neltipendenza onlus ha formulato un sondaggio on line rivolto ai lavoratori digitali e ai diri-genti del settore Information and communication Technology, rivolgendo domande alle quali era possibile rispondere tutelando la privacy dei soggetti che hanno scelto di fornire il loro dati. La piattaforma utilizzata è il social network runfortecnostress. complessivamente sono giunte 602 risposte.

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ALTRI ESPERTI CONFERMANO IL RISCHIO

netdipendenza onlus ha intervistato altri esperti della psicoterapia sessuale e della terapia della coppia, che hanno confermato il rischio di “calo del desiderio” se nella nostra vita entra il TecnoStress.

• Alessandra Graziottin Sessuologa e direttore del centro di Ginecologia e Ses-suologia Medica San raffaele di Milano. «La vita tecnologica spesso significa accelerazione e multitasking. Dunque chi sta molto ore al computer e su internet fa spesso una professione tecnostres-sante, togliendo ore al sonno e riducendo la vitalità

• nervosismo • tensione psicofisica • stanchezza

a) Ritieni che il tecnostress ha un impatto negativo sulla tua vita di coppia?

b) Ritieni che il tecnostress ha un impatto negativo sul tuo desiderio sessuale?

si - 87%

no - 23%

Domande effettuate

CAUSE principali?

• stanchezza • tensione psicofisica

si - 74%

no - 26%

CAUSE principali?

1000


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I media parlano dello studio condotto da Netdipendenza Onlus

“A volte diventa pura e semplice quotidianità rispondere in tempo reale alle e-mail con la mano sinistra e agli sms con la destra, mentre squillano contemporaneamente il se-condo cellulare e il telefono fisso del-l’ufficio. nel frattempo può succedere che il capo ti chiama in vi-deoconferenza, mentre la segretaria cerca di attirare la tua attenzione per fissare gli appuntamenti più ur-genti. e se tutto ciò non bastasse, ci si mettono anche gli amici che vorreb-bero chattare con te su messanger. Insomma, una “vita d’inferno”. Ma non bisogna tirare troppo la corda, anzi in questo caso è meglio dire il mouse, perché dopo giornate simili è facile perdere la concentrazione al lavoro, soffrire di ansia, sentirsi affa-ticati mentalmente e vittime di at-tacchi di panico, depressione, incubi e improvvise esplosioni di rabbia, calo del desiderio sessuale. Sono tutti sintomi di un male in con-tinua crescita nella società odierna: il tecnostress, la forma più recente dello stress “moderno”, una patolo-gia molto diffusa, ma poco cono-sciuta e riconosciuta sopratutto da chi ne soffre. NANNI MAGAzINE http://www.nannimagazine.it/articolo/1157/Tec-nostress-il-nuovo-malessere-della-societa

Lo studio sui principali mass media. nelle foto gli articoli pubblicati dal quotidiano La Stampa e da pMI I-dome, il principale quotidiano telema-tico delle piccole e medie imprese dell’information technology.


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personale. In queste condizioni si possono verificare disturbi dell’erezione, riduzione dell’eccitazione vaginale, vulnerabilità all’ansia, irritabilità. E ciò può favorire i conflitti di coppia.»

• Willy Pasini Sessuologo e psichiatra. È docente di psichiatria e di psi-cologia medica alla facoltà di Medicina dell'università di Ginevra e di Milano. e’ fondatore della federazione eu-ropea di Sessuologia e autore di libri editi da Mondadori. «Il tecnostress è un rischio per l’amore e il desiderio. La vita moderna ci sottopone spesso ad una accele-

razione dei nostri tempi e l’urgenza può prendere il sopravvento. Quando non c’è abbastanza tempo per nulla, l’innamoramento viene soffocato e anche il rapporto di coppia ne risente, anche sotto il profilo del desiderio sessuale. Un recente studio ha rivelato che in Giappone gli uomini non hanno tempo per fare l’amore a causa dei troppi impegni finalizzati al guadagno. Ecco, vivere così, alla velocità delle macchine, può spegnere il desiderio e in casi gravi può addirittura favorire disfunzioni erettili e impotenza di natura psicologica».

• Renata Taddei psicologa e psicoterapeuta. Specializzazione in Sessuo-logia ed esperte di dipendenze. Ideatrice del metodo Sincroterapia (psicoterapia in acqua). «E’ necessario ritagliarsi spazi in cui nutrire tutti i sensi, soprattutto l’olfatto e il tatto, che hanno un ruolo imprtante nell’attivazione del desiderio. Chi

vive sempre connesso alla Rete e alle tecnologie mobili subisce una iper-stimolazione della vista e dell’udito, ma nell’amore bisogna essere multi-sensoriali», spiega la psicologa e psicoterapeuta Renata Taddei, esperta di dipendenze digitali.

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RICERCA anno 20105

Il TecnoStress e la sicurezza sul lavoro I risultati del 5° studio condotto da Netdipendenza Onlus Il convegno sullo “stress lavoro correlato e tecnostress: i nuovi rischi del lavoratore moderno” ha registrato una pre-senza di oltre 100 operatori della sicurezza, tra cui molti di-rigenti e imprenditori, e una platea di relatori autorevoli che hanno fornito importanti risposte alle numerose domande emerse durante il dibattito. Il convegno, organizzato da Net-dipendenza Onlus in collaborazione con Anfos (Associa-zione Nazionale Formatori Sicurezza) si è tenuto giovedì 13 maggio 2010 presso la sala convegni del Palazzo dell'Infor-mazione, a Roma. All’inizio dei lavori Enzo Di Frenna, presidente di Netdi-pendenza Onlus, ha sottolineato che il tecnostress in azienda e nelle pubbliche amministrazioni è un problema sempre più diffuso, ed è importante creare un processo di formazione per le aziende per conoscere la patologia e prevenirne gli effetti. Il legislatore con l’approvazione del Testo Unico 81 del 2008 e il D.lgs 106 del 2009, ha voluto inserire lo stress

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tra i rischi da valutare e prevenire in azienda. Le aziende sono dunque tenute ad effettuare una valutazione dello 'stress lavoro correlato', attraverso questionari e la redazione di un Dvr (Documento valutazione rischi). Il datore di la-voro deve inoltre analizzare la propria organizzazione del lavoro, coinvolgendo i propri dipendenti se necessario, al fine di rimuovere le possibili cause che determinano l’in-sorgere di situazioni stressanti. «La formazione per i formatori - ha chiarito Lucia Mac-

ciocu, psicologa ricercatrice del dipartimento Medicina del lavoro ex Ispesl - legata all'attività dei lavoratori è fonda-mentale. Lo stress è una risposta specifica dell'organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso dall'ambiente esterno e/o interno». La dottoressa Macciocu ha poi evidenziato che «i costi dello stress per l'azienda moderna sono altissimini, in termini di assenza, infortuni, malattie ed errori del lavo-ratore», ricordando infine che «la trasformazione dell'orga-nizzazione e l'introduzione di nuove metodologie di lavoro e l'uso sempre più assiduo delle tecnologie informative fanno emergere nuovi rischi. Come Ispesl abbiamo proposto un modello globale partecipato, per valutare i rischi». L’intervento della Macciocu ha introdotto il tema del “Tec-nostress in azienda”, illustrando l’origine della patologia psicosomatica, le ricerche che si sono susseguite negli ultimi


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25 anni e l’avoluzione moderna. «Il problema dello stress - ha sottolineato Angela Gog-

giamani, dirigente medico dell'Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro - vede l'Inail particolarmente impegnato, in quanto l'Istituto ha esperienza sia relativamente all'inquadramento dello stress acuto, sia dello stress da lavoro. L'Istituto opera con i da-tori di lavoro e i lavoratori per costruire una cultura della sicurezza e una tutela delle condizioni di salute». «E' assolutamente importante - ha dichiarato Gianni For-

tunato, ex segretario Ugl Roma e Lazio - individuare e cir-coscrivere le conseguenze dello stress da lavoro e del tecnostress. Molti infortuni derivano da una cattiva valuta-zione di questa patologia. Prendiamo il caso, ad esempio, di una catena di montaggio gestita dai complessi apparecchia-ture e videoterminali: un breve calo della concentrazione, causata dallo stress, può innescare un possibile incidente o infortunio sul lavoro». A chiusura l’intervento di Lorenzo Fantini, dirigente del Ministero del Lavoro, che ha fornito molte risposte riguardo alla scadenza ai cui sono chiamati le aziende e i datori di la-voro: «Il Testo Unico 81 è una legge realizzata in sei mesi di lavoro: c’è ancora molto lavoro da fare, poichè la sicu-rezza non si fa solo con le normative, ma con un impegno


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I lavori introduttivi

del convegno

su Stress

e Tecnostress

(maggio 2010)

Angela Goggiamani,

nel 2010 dirigente II livello della Sovrintendenza medica INAIL

all’epoca del suo intervento sul rischio TecnoStress

(poi diventata Sovrintendente Generale INAIL

formativo e informativo. Una speciale Commissione del ministero del Lavoro ha elaborato le linee guida per la va-lutazione dello stress lavoro correlato. Ora bisogna creare un tavolo di confronto sul tecnostress: è sicuramente un tema di grande attualità e sarà oggetto di approfondimento nei possimi anni.».


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Enzo Di Frenna,

presidente di Netdipendenza Onlus, illustra il rischio TecnoStress nelle aziende moderne durante il convegno sui rischi nel lavoro digitale (2010)

Lucia Macciocu,

Psicologa Ricercatrice ex ISPESL

Lorenzo Fantini, ex Direttore Divisione III e VI (salute e sicurezza) del Ministero del Lavoro


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RICERCA anno 20106Formatori allarmati: il TecnoStress è un serio rischio per la salute I risultati del 6° studio condotto da Netdipendenza Onlus Quanti sono i lavoratori digitali in Italia? Quanti useranno nei prossimi anni le nuove tecnologie mobili? Come sta cambiando l’organizzazione del lavoro? Quanto aumenterà il rischio tec-nostress in azienda? A queste domande abbiamo cercato di ri-spondere con la nuova ricerca “Tecnostress e lavoro digitale

in Italia”. Nel periodo 2014 ogni lavoratore italiano IT utiliz-zerà tre dispositivi mobili, secondo una ricerca di Cisco System. Ma nel periodo 2014-2018 l’uso delle reti e sistemi informatici di connessione e trasmissione dati registrerà un aumento stra-ordinario. Nel 2017, secondo le stime dell'Onu, gli abitanti della Terra saranno 7,6 miliardi e, in quell'anno vi saranno più con-nessioni a internet che individui. Nella nuova ricerca ci siamo rivolti ai formatori per la sicu-rezza sul lavoro. Sono gli operatori che ogni giorno sono a contatto con i lavoratori e quindi, meglio di chiunque altro, hanno consapevolezza del nuovo rischio tecnostress lavoro


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correlato. Allo sttesso tempo, abbiamo cercato di quantificare il numero dei lavoratori digitali in Italia: sono individui che usano moltissimo le nuove tecnologie e quindi sono i più espo-sti al rischio tecnostress. Netdipendenza Onlus ha quindi condotto una sondaggio in col-laborazione con l’Associazione Nazionale Formatori Sicurezza sul Lavoro (AiFOS). Si tratta della più importante associazione di categoria, che opera sul territorio nazionale con riconosciuta professionalità. Sono stati interpellati 2 mila formatori. Hanno risposto al sondaggio sul TecnoStress 520 formatori, un cam-pione dunque rappresentativo. Le risposte fanno emergere un allarme importante: il tecnostress è un rischio urgente nelle aziende moderne. La ricerca conferma la necessità di inserire il TecnoStress tra

QUESTIONARIO NETDIPENDENZA ONLUS

AIFOS

A sinistra il Questionario realizzato nel 2013 da Netdipendenza Onlus, diffuso tra 2 mila formatori di AiFOS (Associazione Nazionale Formatori Sicurezza sul Lavoro).


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le nuove malattie professionali e integrare la sua valutazione all’interno del Documento Valutazione Rischio Stress lavoro correlato (DVR Stress), previsto dal Testo Unico 81 del 2008. La Commissione permanente sullo Stress del Ministero del La-voro - ci auguriamo - dovrebbe raccogliere l’allarme lanciato dai formatori per la sicurezza sul lavoro, elaborando un docu-mento che individua nel tecnostress un elemento nuovo da va-lutare all’interno delle aziende, soprattutto quelle che operano nel settore delll’information and communication technology e delle telecomunicazioni.

Analisi dei dati: “TecnoStress e sicurezza sul lavoro”

Il sondaggio “Tecnostress e sicurezza sul lavoro” è stato in-viato a 2 mila formatori dell’Associazione Nazionale Forma-tori Sicurezza sul lavoro (AiFOS). Sono giunte 503 risposte. La prima domanda aveva l’obiettivo di valutare il grado di conoscenza del tecnostress, ma come nuova malattia profes-sionale stabilta dalla sentenza del giudice Raffaele Guariniello, della Procura di Torino, nel 2007. La maggioranza delle rispo-ste indica che i formatori della sicurezza sul lavoro conosce il problema del TecnoStress ed è al corrente della sentenza Gua-riniello (302 SI - 201 NO). Ciò significa che molti la conside-


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rano già una malattia professionale, che comporta seri rischi alla salute dei lavoratori. Abbiamo poi chiesto ai formatori: “Il lavoro moderno ri-chiede l’uso costante delle nuove tecnologie (computer, smartphone, tablet, ecc) usate per molte ore al giorno e spesso in modo simultaneo. Ritiene che il tecnostress sia oggi un rischio per la salute dei lavoratori?”. Il secondo quesito aveva l’obiettivo di verificare se i formatori consi-derano il TecnoStress un rischio concreto per i lavoratori. Ecco il risultato: 282 hanno risposto “parecchio” e 108 “molto”. Quindi 390 formatori lo considera un rischio con-creto. Solo 113 hanno invece risposto “poco”. Siamo poi passati alla conoscenza dei sintomi e abbiamo chiesto: “Il tecnostress può causare mal di testa, insonnia, ansia, ipertensione, calo della concentrazione, disturbi ga-strointestinali, disturbi cardiocircolatori, calo del desiderio, alterazioni comportamentali. Ritiene che i lavoratori con cui si confronta lamentino almeno uno di questi disturbi nel la-voro moderno?” In questo caso è emerso il primo dato allar-mante: i formatori segnalano che i lavoratori soffrono di almeno uno dei classici sintomi del tecnostress. Le risposte: 354 SI - 149 NO. Questo dato indica l’esigenza di procedere a una corretta valutazione del TecnoStress lavoro correlato,


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poiché la diffusione massiccia delle nuove tecnologie implica un più elevato rischio di contrarre sintomi dannosi alla salute. E i lavoratori? Sono al corrente del rischio che corrono? Ab-biamo quindi chiesto ai formatori: “Considera informati i lavoratori che incontra sul rischio moderno del tecno-stress?”. Le risposte: 186 “per nulla”, 285 “poco”, 30 “ab-bastanza” e 2 “molto”. Anche in questo caso emerge un dato allarmante: sommando le prima due risposte emerge che 471 formatori ritiene che i lavoratori non conoscono i rischi per la salute causati dal tecnostress. Anche questa risposta indica la necessità di introdurre la valutazione del TecnoStress la-voro correlato all’interno delle aziende, rendendolo un ob-bligo per il datore di lavoro. Abbiamo poi chiesto ai formatori AIFOS: “Ritiene neces-saria un’adeguata formazione per la prevenzione del tec-nostress nei moderni luoghi di lavoro?” In questo caso la risposta è stata quasi plebiscitaria: 460 SI - 43 NO. Ecco quindi un altro allarme lanciato dai formatori per la sicu-rezza: l’urgenza di effettuare una formazione per prevenire i rischi alla salute della nuova malattia professionale. Ma chi sono i soggetti preposti a colmare questo vuoto? Sicu-ramente gli enti e le associazioni che erogano formazione ai sensi del testo Unico 81 del 2008, ma principalmente il

Ministero del Lavoro. In che modo? Le formule vanno stu-diate: si potrebbe pensare a una circolare ministeriale che specifica l’obbligo di valutare anche il tecnostress all’in-terno della valutazione dello Stress lavoro correlato. Op-pure proporre una modifica normativa del Testo Unico 81 del 2008, integrando l’articolo 28 con un comma specifico. Infine, il ministero in accordo con INAIL potrebbe mettere a punto nuove linee guida in relazione alla valutazione dello Stress lavoro correlato e indicare anche forme e modalità per valutare il rischio tecnostress lavoro correlato. L’ultima domanda del sondaggio ha voluto constatare se i formatori hanno sufficienti informazioni per mettere in atto un’adeguata formazione di prevenzione del tecnostress. Abbiamo infatti chiesto: “Ritiene di conoscere adeguata-mente gli strumenti per una formazione efficace finalizzata alla prevenzione del tecnostress?”. Le risposte: 255 “poco”, 82 “per nulla”, 148 “abbastanza”, 18 “molto”. Quindi, anche in questo caso, la maggioranza dei formatori che ha partecipato al sondaggio ritiene sia necessario un approfondimento del rischio tecnostress e individuare nuovi strumenti per divulgare le informazioni ai lavoratori attraverso corsi di formazione. Anche il presidente e il segretario generale di AIFOS, Rocco Vitale e Francesco Naviglio, considerano necessario


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aggiornare la valutazione del rischio stress lavoro correlato, includendo anche il tecnostress: “Il mercato del lavoro - spiegano - è col tempo cambiato notevolmente. Oggi si fa sempre più uso di Internet, di smartphone, tablet, ecc. La tec-nologia è diventata pervasiva nei luoghi di lavoro, al punto che il tecnostress è stato riconosciuto quale “nuova malattia professionale” (Sentenza Guariniello 2007, relativa ai lavo-ratori dei call center). Oggi, dunque, l'esigenza di valutare il nuovo rischio del tecnostress in azienda è quanto mai reale. La formazione - dei formatori e degli operatori della sicurezza da un lato e dei lavoratori dall’altro - permetterà di approfondire la tematica e di saper riconoscere il tecno-stress quale principale fattore potenziale di stress lavoro-correlato. Solo puntando sulla formazione e sull’organizzazione aziendale, la valutazione dei rischi stress e tecnostress si trasformerà da “obbligo” in “oppor-tunità” per le aziende”. Allo stesso tempo, grazie all’impegno di Netdipendenza Onlus, anche le istituzioni (ministero, regioni, comuni) ini-ziano ad approfondire il nuovo rischio TecnoStress e in al-cuni casi assumono impegni precisi al riguardo. Come nel caso del Ministero del Lavoro. “Il TecnoStress è un nuovo rischio per la salute dei lavora-tori moderni e il Ministero del Lavoro si impegnerà per in-


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serire tale problematica nelle linee guida dello” Stress la-voro correlato, di cui all’articolo 28 del Testo Unico 81 del 2008. La Commissione che sta seguendo i lavori, di cui sono presidente, valuterà con l’aiuto di esperti e tecnici in che modo il TecnoStress incide sulla salute del lavoratore e pre-disporrà eventuali indicazioni per ridurre e prevenire tale rischio nelle aziende moderne, che certamente fanno un uso prolungato di nuove tecnologie.”, diceva l’ex direttore della Divisione salute e sicurezza, avvocato Lorenzo Fantini.”. NOTA del curatore - Enzo Di Frenna, febbraio 2020 La ricerca sul TecnoStress nel lavoro mobile avviata nel 2015 è proseguita ed è attualmente in corso. Il questionario è stato compilato ad oggi da 1200 lavoratori digitali e i risultati sono stati segnalati anche in due tesi universitarie. Dal 2015 ad oggi l’informazione on line è cambiata ulterior-mente e il rischio TecnoStress è aumentato. Se nel periodo 2007-2014 c’è stato l’avvento dei social network e del telefono cellulare (l’iPhone è stato presentato da Steve Jobs proprio in nel 2007), dal 2015 al 2020 si è diffuso l’info-marketing, le campagne di social advertising (al primo posto c’è Facebook, seguito da Instagram), lo sviluppo dell’intelli-genza artificiale che è stata introdotta nei social media, nelle


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Il tecnostress è considerata una malattia professionale (sentenza Guariniello, 2007). Lo sapeva?

Il lavoro moderno richiede l’uso costante delle nuove tecnologie (com-puter, smartphone, tablet, ecc) usate per molte ore al giorno e spesso in modo simultaneo. Ritiene che il tecnostress sia oggi un rischio per la salute dei lavoratori?

SI [302]

NO [201]

molto [108]

parecchio [282]

poco [113]

SONDAGGIO Netdipendenza Onlus - AiFOS SOGGETTI COINVOLTI: 2 MILA FORMATORI - VOTANTI 503

sondaggio svolto dal 28 aprile al 10 maggio 2013

2

1


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Il tecnostress può causare mal di testa, insonnia, ansia, ipertenzione, calo della concentrazione, disturbi gastrointestinali, disturbi cardiocirco-latori, calo del desiderio, alterazioni comportamentali. Ritiene che i lavoratori con cui si confronta lamentino almeno uno di questi disturbi nel lavoro moderno?

Considera informati i lavoratori che incontra sul rischio moderno del tecnostress?

SI [354]

NO [149]

abbastanza [30]

molto [2]poco [285]

per nulla [186]



4

3


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Ritiene necessaria un’adeguata formazione per la prevenzione del tecnostress nei moderni luoghi di lavoro?

Ritiene di conoscere adeguatamente gli strumenti per una formazione efficace finalizzata alla prevenzione del tecnostress?

SI [460]

NO [43]

abbastanza [148]

poco [255]

per nulla [82]

molto [18]



6

5


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aziende, nella sanità e in generale nei nuovi dispositivi digitali. L’informazione è dunque “intelligente”, ossia capisce cosa piace a ogni utente e gli sottopone le notizia che stuzzicano in-teressi particolari. Inoltre c’è stato l’avvento della rete 5G (e presto arriverà il 6G) che aumenta notevolmente la velocità di trasmissione delle informazioni (dunque aumenta anche la quantità) e ciò rappresenta un serio rischio per la salute, per-chè il sovraccarico informativo cerebrale registra un ulteriore livello di intensità (quindi rischio TecnoStress) ed anche perchè aumenta l’emissione di onde elettromagnetiche nella trasmis-sioen 5G e quindi il rischio cancro al cervello o sintomi impor-tanti come l’insonnia, il mal di testa crinico, ansia e ipertensione (che sono anche sintomi del TecnoStress da so-vraccarico informativo). La domanda ora da porsi è questa: quanto ancora cambierà la tecnologia digitale nel periodo 2020-2030? Fino a che punto si intensificheròà ancora il flusso di informazioni digitali e l’esposizione continua ai videoschermi (non solo per motivi di lavoro)? Basti pensare che nel 2020 è nata ufficialmente la streming television e sono arrivate numerose piattaforme che offrono film, serie tv e documentari (Netflix, NowTv, Amazon Prime, Disney+, Tim Vision, Infinity Tv) e dunque aumenta il-tempo trascorso con gli schermi e il rischio di videodipeen-dneza (strettamente connessa al rischio TecnoStress).


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TecnoStress DIGITALE RICERCA su 1.197 lavoratori in Italiarealizzata da Scuola PND Netdipendenza in collaborazione con Ass. Ital. Formatori Operatori Sicurezza sul Lavoro

RICERCA anno 20157

Questa ricerca sul TecnoStress nel lavoro DIGITALE in Italia rappresenta l’ennesimo impegno di Scuola PND Netdipendenza (scuola di formazione) per sensi-bilizzare i formatori della sicurezza sul lavoro sulla gravità e attualità di questo rischio alla salute nel la-voro moderno. E inoltre, grazie a una forte campagna sui mass media, è stato possibile sensibilizzare anche i lavoratori stessi, che nella maggior parte dei casi ignorano i rischi alla salute correlati all’uso eccessivo di informazioni digitali. I risultati della Ricerca sono stati presentati nel con-


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I risultati della Ricerca sono stati discussi dai relatori al convegno, in prevalenza formatori della sicurezza sul lavoro, che hanno riconosciuto l’attualità del pro-blema e la necessità di dare risposte formative ade-

guate per sostenere i lavoratori digitali (ormai quasi tutti, si faceva notare) nel processo di prevenzione e difessa della propria salute. «Il problema del TecnoStress è reale e molto attuale. Per questo motivo tutti i formatori della sicurezza de-vono impegnarsi in prima linea per sensibilizzare i for-matori della sicurezza e i lavoratori. Ci sono effetti seri sulla salute ed è indiscutibile. Allo stesso tempo, non

vegno nazionale “TecnoStress lavoro correlato nel la-voro Digitale Mobile”, tenutosi ad Anagni (Frosinone) il 14 e 15 maggio 2015, presso la sala meeting del-l’INPS. Si tratta della più grande ricerca europea finora mai realizzata sul rischio TecnoStress, che nel periodo 2015-2020 ha coinvolto oltre 1.197 lavoratori digi-

tali. I principali organi di informazione nazionale hanno dato ampio risalto all’iniziativa, indicando che il TecnoStress causa problemi alla salute al 45%

degli intervistati.


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Foto sopra: L’Agenzia di stampa nazionale ADN Kronos segnala la Ricerca promossa da PND Netdipendenza e AiFOS. La notizia sintetizza che il 45% dei lavoratori intervi-stati lamenta disturbi alla salute a causa del TecnoStress.

bisogna essere contro la tecnologia, ma per un uso più adeguato e corretto - come per ogni strumento di la-voro - all’interno di un processo di didattica e forma-zione avanzata, che illustri le tecniche di prevenzione e i rischi», ha spiegato Francesco Naviglio, segretario generale dell’AiFOS intervenuto al convegno.


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Per la prima volta un campione considerevoledi lavo-ratori digitali ha confermato che il TecnoStress crea seri problemi alla salute. Tra i sintomi che hanno se-gnalato gli stessi lavoratori ci sono: mal di testa, inson-nia, ipertensione, attacchi di panico, perdita di memoria, disturbi gastroiuntestinali (sopratutto gastrite da stress), tensioni muscolari, e perfino depressione (il 2%). Gli intervistati hanno inoltre segnalato che la quantità di informazioni nel lavoro digitale mobile è notevolemente aumentata negli ultimi anni e diventa sempre più difficile stare dietro ai continui input pro-dotti dalla tecnolgia dei videoschermi. Infine, i lavoratori intervistati confermano anche che il lavoro moderno è sempre più “mobile”.


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Foto sopra: Enzo Di Frenna illustra i risultati della Ricerca al convegno sul TecnoStress di Anagni (Frosinone). A destra: il pubblico dei formatori iscritti al convegno.

- IN SINTESI -

Il 45% dei lavoratori digitali intervistati lamenta

problemi di salute a causa del TecnoStress.

La maggioranza dei lavoratori digitali ha trasferito il suo lavoro sui dispotivi mobili

La maggioranza dei lavoratori digitali trascorre oltre 30 ore al mese conversando

con il proprio cellulare (il limite per il rischio cancro al cervello è 15 ore al mese)

La maggioranza dei lavoratori digitali ritiene che il numero delle informazioni

che raggiunge il proprio cervello sia aumentato


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Sono in aumento i lavoratori digitali che usano il tablet per lavoro

(rischio campi elettromagnetici)

I lavoratori digitali usano pc e cellulare la sera a letto prima di dormire

per motivi di lavoro

I lavoratori digitali usano pc e cellulare anche sabato e domenca

per motivi di lavoro

I lavoratori digitali sono consapevoli dei rischi alla salute e chiedono più formazione

e rispetto delle pause di lavoro previste dalla normativa nelle aziende

Ritieni che la quantità di informazioni che gestisci per lavoro sia aumentata con l'avvento dei dispositivi mobili connessi a Internet?


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Computer connesso a Internet: quante ore al giorno usi complessivamente que-sto strumento per il tuo lavoro?

Ritieni di usare abitualmente il tuo cellulare (smartphone) almeno 1 ora al giorno per TELEFONATE che fai o ricevi per motivi di LAVORO?

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Ritieni di usare abitualmente il tuo tablet almeno 1 ora al giorno per MOTIVI DI LAVORO?

Ti capita di usare lo smartphone o il tablet per motivi di lavoro anche poco prima di addormentarti?

Ti capita di usare il computer e/o il tablet per motivi di lavoro anche il sabato e la domenica?


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Conosci i rischi alla salute correlati ai campi elettromagnetici emessi da smarphone e tablet?

Ritieni che il tuo lavoro digitale si stia spostando sui dispositivi mobili?

La mole di informazioni digitali che devi gestire per lavoro ogni giorno ti causano affaticamento mentale?

Cellulari e rischio cancro al cervello (sentenza Cassazione 2012)

Innocenzo Marcolini, manager di Brescia, si è ammalato di cancro al cervello dopo aver usato il cellulare il icordless per molte ore al giorno per motivi di lavoro. La Cassazione ha costretto INAIL a pagargli una pensione di invalidità. Nel mondo ci sono stati molti altri casi del genere e relative sentenze di tribunale.

I Campi Elettromagnetici emessi da cellulari, tablet, wi-fi, e altri device digitali connessi possono causare insonnia, mal di testa, disturbi alla memoria, calo della concetrazione, e nei casi gravi il cancro al cervello, aborti e infertilità.


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L'uso costante di informazioni digitali e dispositivi tecnologici connessi a Internet per motivi di lavoro, ti ha mai causato disturbi alla salute?

Indica quali sintomi momentanei o disturbi più frequenti ti ha generato l'uso pro-lungato e massiccio di informazioni digitali attraverso dispositivi mobili connessi a Internet.

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Ritieni che il TecnoStress sia un rischio nel lavoro digitale?

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Ritieni che sia necessario informare i lavoratori sui rischi alla salute che può cau-sare il TecnoStress?

I lavoratori digitali chiedono più formazione

e informazione per prevenire il TecnoStress

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Nel 2014 il settimanale americano Newsweek ha segnalato casi di “follia” che hanno colpito

alcuni lavoratori digitali dopo molte ore trascorse al computer e in Internet.


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TecnoStress, 36 anni di studi e RICERCHE

ALTRE RICERCHE anno 1984/2020

Il numero delle ricerche condotte finora sul Tecno-Stress è davvero molto ampio. Nel 1984 lo psicologo americano Graig Broad pubblicò i primi studi nel libro “Technostress, the human cost of computer revolu-tion” e da allora sono trascorsi 36 anni fino ad oggi (anno 2020). Non è possibile elencare tutte le ricerche condotte in questo lungo periodo, ma farò un breve riassunto per coloro che voglio avere una base di let-teratura scientifica più consistente. Dopo lo studio di Broad bisogna aspettare dodici anni per una nuova pubblicazione di particolare interesse sul TecnoStress. Nel 1996 il professor Richard A. Hudiburg del Dipartimento di Psicologia dell’Università del Nord Alabama (Usa) presenta a New York la ricerca “Assessing and Managing Technostress” (Valutazione e gestione del Tecnostress), incentrata sul rap-


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porto tra stress, nuove tecnologie e l’attività del bibliotecario. Negli Stati Uniti, infatti, sono spesso le grandi bi-blioteche ad avvicinare un gran nu-mero di utenti e studenti alle tecnologie digitali più avanzate e per questo sono state tra le prime strutture a studiare le metodologie per ridurre al minimo lo stress “informatico”, ad esempio introducendo gradualmente i nuovi programmi desti-nati all’utente e offrendo un servizio di assistenza. Questa nuova ricerca fu infatti sponsorizzata dalla Association of Col-lege & Research Libraries. Dunque Hudiburg, dopo aver preso in considerazione il concetto di tecnostress di Craig Broad, ana-lizza l’evoluzione dello stress nella società moderna (dobbiamo pensare che in America le tecnologie informatiche erano al-l’epoca molto utilizzate in ambito accademico e universitario), infine illustra i risultati della sua ricerca e spiega gli effetti sulla salute dell’uomo. Ecco cosa scrive: ««Le persone che hanno accusato forti o leg-gere forme di tecnostress, e anche quelli colpiti da forme più estreme, di solito parlano di effetti gravi e negativi. Lo stress eccessivo viene collegato a problemi di salute, come problemi

Il professor Richard A. Hudiburg autore della ricerca “Valutazione e gestione del Tecnostress” (1996)


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cardiaci, ipertensione, emicrania, ecc. Un altro possibile ri-sultato negativo è la sindrome di “burn out” (sovraffatica-mento da lavoro, ndr) che è stata definita come “la sindrome da esaurimento emozionale e spersonalizzazione dell’individuo” (Maslach 1982)». Hudiburg è stato anche il primo a formulare un “tecnostresso-metro”, ossia una scala di valori per misurare il proprio livello di stress rispetto all’utilizzo degli apparecchi digitali. Solo che l’elenco di tali apparecchi risulta ormai obsoleto, perchè molti non sono più utilizzati con frequenza (come il fax o il masteriz-zatore cd). Rispetto al futuro, il ricercatore americano sostiene che il tecnostress sarà un problema sempre più diffuso, una sorta di “ubriacatura di bit”, un alcolismo delle informazioni. A febbraio del 1998 esce invece la prima ricerca sul rapporto tra tecnostress e organizzazione del lavoro. L’autrice inglese Nina Davis Millis, direttore del Dipartimento Mit Libraries of Systems and Technology Services, organo del prestigioso Mit (Massachussets Institute of Technology), si concentra sul rap-porto tra tecnologie, stress e organizzazioni del lavoro (par-tendo dalla sua esperienza professionale). Il titolo della nuova ricerca: “Technostress and the Organiza-tion: a Manager’s guide to survival in the Information Age” (Tecnostress e Organizzazioni: una guida per la sopravvivenza


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nell’Era dell’Informazione). Lo studio affronta il rapporto tra l’individuo e le nuove tecno-logie dell’informazione che si diffondono negli ambiente di la-voro. Soprattutto fa riferimento ai lavoratori che in genere archiviano dati. Dunque già all’epoca il sovraccarico informa-tivo (information overload) era già avvertito negli ambienti ac-cademici americani come una delle cause del tecnostress. Riferendosi al proprio ambiente di lavoro (ma in fondo sembra parlare a tutte le professioni) Nina D. Millis scrive: Il TecnoStress è un problema. Il problema è reale. E non riguarda esclusiva-mente le persone che ne sono afflitte. Dal mio punto di vista, riguarda l’intera-zione tra noi e l’uso che facciamo della tecnologia, il legame tra la tecnologia e noi stessi. Considerate per un momento alcune dinamiche, cause, ed espressioni del tecnostress. Quante di queste vi suonano familiari?» • cambiamento del modello di interazione con i colleghi e dirigenti. • aumento delle aspettative da parte degli utenti. • scarso o inesistente documentazione o formazione. • rapido cambiamento della tariffe: come faccio? • paura di non farcela nel gestire i procedimenti scaduti. • cambiamento di ruolo del vostro direttore/supervisore. • cambiamento delle relazioni con la vostra amministrazione. • tensione perchè il vostro lavoro è monitorato? • state facendo nuove cose mentre fate le cose tradizionali. • cambiamento del modo in cui il vostro lavoro e la vostra organizzazione sono strutturati.

Sempre nel 1998 gli psicologi americani Larry Rosen e Mi-

chelle M. Weil pubblicano il libro “TechnoStress: Coping With


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Technology @Work @Home @Play ” e il tema irrompe nel mondo del lavoro e delle aziende. Il settimanale Newsweek scrive: «In definitiva, affrontare il tecnostress è un imperativo commerciale. Il settore ha esaurito il numero di acquirenti dispo-sti a tollerare prodotti complessi e alienanti...». Altri autorevoli media si interessano all’argomento: Fox News Channel definisce Rosen e Weil come “i maggiori esperti internazionali riconosciuti sul tema dell’impatto psicologico delle moderne tecnologie”. E ancora NBC News: «I due consulenti della California del sud, conferenzieri, ricercatori, esperti del volto umano della tecnolo-gia, hanno creato il settore del Tecnostress...»

Rosen e Weil, con il loro libro, portano il TecnoStress all’at-tenzione del grande pubblico. E siamo nell’America del 1998! Al momento in cui scrivo sono trascorsi dieci anni e solo oggi in Europa - e in Italia - il tecnostress sta diventando un tema di discussione, un rischio a cui è chiamata a far fronte l’im-presa moderna. I due psicologi americani, di fatto, sono diventati i più autore-voli esperti di patologie tecnologiche e hanno pubblicato nu-merose ricerche negli anni a seguire, osservando da varie angolazioni l’impatto dell’information technology nella società odierna. Di recente, Larry Rosen ha pubblicato “Me, My Space e I: parents e Net Generation” (genitori e generazione della


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Rete), dove tratta l’influenza delle tecnologie e di internet sui giovani. Più di recente, nel 2012 ha pubblicato il libro “iDo-sorder” (Interne Disorder) e The Distracted Mind nel 2016. Possiamo dire che l’unico ricercatore che è attivo sui rischio digitali e Larry Rosen: dal 1998 al 2020 ha sempre continuato ad occuparsi di TecnoStress e Internet dipendenza, offrendo sempre nuovi spunti dai suoi studi e ricerche. Ma gli studiosi di TecnoStress sono tanti. Un citazione la merita la ricercatric americanae Lisa Ennis, autrice del libro “Evolu-zione del TecnoStress” (2005), opputre Stephen Harper che nel 2007 ha pubblicato uno studio sul TecnoStress, in cui per la prima volta elenca le conseguenze sul piano fisico, psicologico ed emozionale. Ancora una volta il punto di partenza è il lavoro dei bibliotecari, ma l’analisi tocca anche le altre professioni. Nel 2012 una ricerca della Fiaso (Federazione di Asl e Ospe-dali) ha rivelato che un lavoratore su quattro soffre della sin-drome da “stress lavoro correlato”, spesso associato all’uso di videoterminali. Lo studio è stato realizzato partendo da un cam-pione di quindici Aziende sanitarie e si è riscontrato che l’ec-cesso di stress aumenta le assenze per malattia e riduce la produttività nei luoghi di lavoro. «In sanità, poi, è comprovato che chi è maggiormente sottoposto a stress lavorativo commette anche più errori in corsia», ha rivelato il coordinatore della ri-


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cerca, Giancarlo Sassoli, che dirige la Asl 12 della Versilia. Nel 2013 un sindacato olandese, FVN,ha commissionato al-l’Università di Amsterdam una ricerca sui rischi del Tecno-Stress per i lavoratori di smartphones e tablets. Jan Popma, autore dello studio, lancia un allarme importante. «Più di 800.000 smartphone e tablet sono stati venduti nel 2012 – non tutti per uso privato. Un numero crescente di datori di lavoro hanno fornito al loro personale queste tecnologie, specialmente nel “knowledge business. Il Techno-Stress è un rischio emer-gente correlato a un uso eccessivo di smartphone e tablet. Passando in rassegna la letteratura scientifica sulle minacce per la salute – principalmente rischi psicosociali e disturbi muscoloscheletrici, abbiamo avuto conferme dai dati raccolti su un campione di 250 membri di FNV.» Nel 2015 Assosalute, aderente a Federchimica, ha condotto in Italia uno studio da cui è emerso che il TecnoStress è un pro-blema reale per moltissimi lavoratori. Tra i sintomi segnalati ci sono mal di testa (44%), insonnia (37%), mal di stomaco (35%), dolori muscolari (20%). Ma ripeto: esistono molte altri studi sugli effetti del TecnoStress sul cervello e l’organismo. Ad esempio, nel 2019 i ricercatori René Riedl, Harald Kindermann, Andreas Auinger e Andrija Javor hanno condotto in Austrai uno studio sugli effetti del Tec-


noStress nel lavoro digitale e hanno scoperto che può causare alterazioni nella produzione di cortisolo e dell’attività cere-brale. Gli effetti negattivi del TecnoStress, dunque, sono molto concreti: coinvolgono il metabolismo corporeo, l’attività neu-rocorticale, e molte altre funzioni basilari (ad esempio un im-patto negativo sull’attività del nervo vago che influenza a sua volta l’attività gastrointestinale e altre aree del corpo). In conclusione, le ricerche con-dotte da PND Netdipendenza Onlus e quelle realizzate negli ul-timi 36 anni nel mondo confer-mano che il TecnoStress è un rischio serio nel lavoro moderno e bisogna intervenire per valutarlo, come obbliga la normativa ita-liana sulla tutela della salute e si-curezza nei luoghi di lavoro (Decreto Legislativo 81-2008 e Decreto legislativo 106 del 2009). Ad oggi l’unico Metodo di Valutazione del TecnoStress pre-miato da INAIL è quello ideato da Scuola PND Netdipendenza, sede territoriale e centro di formazione AiFEs (associazione ita-liana formatori ed esperti di sicurezza sul lavoro), diretto da Enzo DI Frenna, dal 1996 il principale esperto di TecnoStress.

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L’UNICA METODOLOGIA PREMIATA DA INAIL

contiene il Manuale e la Check list completa aggiornata al 2020

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direttore: Enzo Di Frenna

coordinatore della Sede Territoriale e Centro di Formazione A.i.F.E.S “Netdipendenza”

(Associazione italiana Formatori ed Esperti di Sicurezza sul lavoro)

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DIVULGATIVI dal 1996 l’esperto europeo del TecnoStress … · 2020. 7. 11. · ed energetico. Dal 1993 pratico Pranic Healing, ideato dal maestro filippino Choa Kok Sui, e nel 2004