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ANNO 99 N° 2 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE ZOGNO ZOGNO notizie notizie FEBBRAIO 2009 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, Comma 2, DCB (Bergamo) PARROCCHIA LA VITA È ... La vita è un’opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, vivila. La vita è una gioia, gustala. La vita è una croce, abbracciala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è pace, costruiscila. La vita è felicità, meritala. La vita è vita, difendila. (questa è la scritta che Madre Teresa di Calcutta [1911-1997], la suora dei poveri, ha voluto far mettere all’entrata del suo primo centro per malati di AIDS New York) Domenica 1 Febbraio - XXXI giornata per la vita

Domenica 1 Febbraio - XXXI giornata per la vita primo ... · Domenica 1 4ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Ascoltate oggi la voce del Signore 31ª Giornata nazionale per la vita Lunedì

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Page 1: Domenica 1 Febbraio - XXXI giornata per la vita primo ... · Domenica 1 4ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Ascoltate oggi la voce del Signore 31ª Giornata nazionale per la vita Lunedì

ANNO 99 N° 2 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE

ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

FEBBRAIO 2009Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, Comma 2, DCB (Bergamo)

PARR

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LLAA VVIITTAA ÈÈ ......

La vita è un’opportunità, coglila.La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.La vita è una sfida, affrontala.La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è una ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.La vita è un mistero, scoprilo.La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.La vita è un inno, cantalo.La vita è una lotta, vivila.

La vita è una gioia, gustala.La vita è una croce, abbracciala.La vita è un’avventura, rischiala.

La vita è pace, costruiscila.La vita è felicità, meritala.La vita è vita, difendila.

(questa è la scritta che Madre Teresa diCalcutta [1911-1997], la suora dei poveri,ha voluto far mettere all’entrata del suoprimo centro per malati di AIDS New York)D

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2 ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

NUMERI UTILI

Don Angelo Vigani (Prevosto) 0345-91083

Don Samuele Novali (Direttore Oratorio) 0345-91138

Mons. Giulio Gabanelli 0345-91972

Mons. Gianfranco Gherardi 0345-91029

Don Umberto Tombini 0345-91141

Suore Scuola M. Cavagnis 0345-91246

Monache di Clausura 0345-91130

Giorgio Avogadro (sacrista) 3388644024

G. Mario Pesenti (sacrista) 0345-92647

Casa Mons. Giuseppe Speranza 0345-91029

Calendario Parrocchiale

Redazione, amministrazioneI-24019 Zogno (Bergamo)Via XI Febbraio, 4Tel: 0345/91083http://web.tiscalinet.it/parrocchiadizognoe-mail: [email protected]@tin.it

Direttore responsabile: Don Lino LazzariEditore: Don Angelo Vigani

Registrato al Tribunale di Bergamoil 26-6-1975 al n. 9REALIZZATO DA CORPONOVE BERGAMOe-mail: [email protected]

NOTA BENE:✓ Tutti i giovedì dalle ore 14.00 alle ore 18.00 in Clausura adorazione Eucaristica,

tranne il primo giovedì del mese dalle ore 15.00 alle ore 18.00 per le vocazioni

✓ Tutti i venerdì alle ore 20.30 in Parrocchia adorazione e benedizione Eucaristica

PER GLI ALTRI AVVISI GUARDA IL CALENDARIO PARROCCHIALE CHE HAI A CASA

Domenica 1 4ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOAscoltate oggi la voce del Signore31ª Giornata nazionale per la vita

Lunedì 2 PRESENTAZIONE DEL SIGNORE13ª Giornata mondiale della vita consacrataIn Chiesa benedizione delle candele alle ore 8.55

Martedì 3 SAN BIAGIO,VESCOVO E MARTIREIn Chiesa benedizione della gola alla S. Messa delle ore 8.55 e 20.30

Venerdì 6 Ore 20.30 In Chiesa preghiera per la vita

Domenica 8 5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIORisanaci, Signore, Dio della vitaGiornata diocesana del malato

Mercoledì 11 BEATA VERGINE MARIA DI LOURDES17ª Giornata mondiale del malato

Domenica 15 6ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOTu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angosciaGiornata vicariale del Seminario

Mercoledì 18 BEATA GELTRUDE COMENSOLI,VERGINEOre 20.30 A Brembilla scuola di preghiera vicariale

Domenica 22 7ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIORinnovaci, Signore, con il tuo perdonoOre 14.00 Sfilata di Carnevale

Martedì 24 Ore 23.00 Suono della campana per l’inizio della Quaresima

INIZIO QUARESIMA

Mercoledì 25 LE CENERIDigiuno Imposizione delle Sacre Ceneri in Parrocchia alle S. Messee astinenza delle ore 8.55 - 16.30 (ragazzi) - 20.30 e al Carmine alle ore 17.00

Venerdì 27 TRIDUO DEI MORTIAstinenza S. Messe in Parrocchia alle ore 8.55 e ore 16.30 (ragazzi)

Ore 15.00 in Chiesa Via Crucis

Sabato 28 TRIDUO DEI MORTIS. Messe in Parrocchia alle ore 8.55 e 18.00

M A R ZODomenica 1 1ª DOMENICA DI QUARESIMA

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltàTRIDUO DEI MORTIore 15.00 in Chiesa vespri e processione al Cimitero

Mercoledì 4 Ore 20.30 In Oratorio Consiglio Pastorale Vicariale

Giovedì 5 Ore 20.30 In Oratorio CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALEaperto a tutta la comunità

Venerdì 6 Ore 15.00 in Chiesa Via CrucisAstinenza

Sabato 7 Ore 15.30 In Chiesa Corso di preparazione al Battesimo

Domenica 8 2ª DOMENICA DI QUARESIMACamminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi

F E B B R A I O 2 0 0 9

IN COPERTINAArcabas: Le soleil dans le ventre.

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3ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

Dove stiamo andando sempre di corsa?

iamo già a febbraio il mese del tempo ordinario, del carnevale, del passaggio

alla quaresima, dell’impegno verso la pasqua e i sacramenti che formano la

Chiesa: il tempo stringe. Gli impegni aumentano e ci si ritrova a chiederci

dove stiamo andando sempre di corsa.

Addirittura corriamo il rischio di convincerci che quello che conta è “fare” senza

chiederci dove siamo arrivati, quali risultati abbiamo ottenuto, cosa abbiamo im-

parato e insegnato, cosa è rimasto nella vita.

Noi sacerdoti siamo obbligati a domandarci se le nostre catechesi, i raduni, le vite

comuni, i viaggi, l’andare sempre, le messe, le preghiere, i dialoghi e i silenzi, le

arrabbiature e i perdoni conducono al Signore o allontanano da Lui.

È questo il punto nodale, il centro, il motivo per cui ci dobbiamo sempre confron-

tare, è per questo che si raduna il consiglio pastorale parrocchiale, vicariale, il con-

siglio presbiterale vicariale, diocesano, per questo ci sta il vescovo, il parroco e il

curato e il credente. È perfettamente inutile continuare a mettere in cantiere cose

da fare senza poi dirci se ci hanno condotto a vivere una vita più decente, più in co-

munione con Lui e tra di noi. Per questo costruiamo gli oratori, le chiese e li tenia-

mo bene, li ristrutturiamo… per questo fatichiamo a trovarci sempre...

Impariamo a mettere al centro sempre Lui, allora riconosceremo che le osserva-

zioni, i richiami servono, ci vogliono, sono obbligati per il bene, per la ripresa, per

ritrovare l’incontro con Lui e tra di noi.

Facciamo tesoro sempre delle occasioni propizie per approfondire: vorrei invitare

i genitori, gli educatori, i catechisti a fare sempre esame approfondito del bene rea-

lizzato e ricevuto dai nostri ragazzi, adolescenti e giovani.

Alla fine di questo mese inizierà la quaresima, arriverà in ogni casa il libretto del-

la preghiera: facciamo tesoro dei doni e delle occasioni: tutto concorra al bene.

Auguri a tutti

Angelo prete

S

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4 ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

Don Carlo Manenti, Direttore dell’Oratorio MaschileZogno, dal 1938 al 1956, prima che venisse assegnato

Parroco di Casnigo, dove morì il 12 febbraio 1985

Mons. Clemente Gaddi, Arcivescovo di Bergamo, ne lasciala memoria in una sua cartelletta rinvenuta nel 1986.

Don Carlo Manenti, afferma il Vescovo, era di Seriate. Nato il 7agosto 1914 e ordinato sacerdote il 24 giugno 1938, passò a Zo-gno i primi venticinque anni di sacerdozio (1938-1963), e dal1963 al 1985, quindi ancora per quasi ven-ticinque anni, fu Arciprete di Casnigo, dovesi spense il 12 febbraio 1985 in seguito a di-sturbi di cuore, ai quali era molto soggetto. Don Manenti ricordava con nostalgia gli an-ni passati all’oratorio di Zogno dal qualeerano via via usciti molti giovani, i quali,nelle difficoltà che la vita presenta, ricorre-vano ancora a lui, certi di essere capiti e sem-pre amati dal loro assistente di un tempo.Arciprete a Casnigo, si trova nella necessi-tà di attuare le prime riforme dettate dalConcilio Vaticano II.Moderno, ma senza stravaganze, studiosodei nuovi problemi pastorali e assai riflessi-vo, amante della liturgia, si adoperò per fa-re della parrocchia una comunità unita eorante. Per poterla condurre con maggiorconoscenza dei problemi e delle necessitàistituì il Consiglio Parrocchiale, mentreegli era membro attivo di quello presbitera-le diocesano. Devotissimo della Madonna,curò con amore il santuario di Erbia, doveessa è particolarmente venerata dai fedelidi Casnigo, e pensò pure al riordino delsantuario della SS. Trinità.Amante dell’arte di fine buon gusto volle laripulitura della bella chiesa parrocchiale ela ristrutturazione della casa canonica e deilocali adiacenti per adattarli all’uso delleopere parrocchiali.Nell’arcipretale volle poi l’ampio e moder-no presbiterio, adattato allo svolgimentodelle funzioni liturgiche: le voleva eseguitecon decoro e solennità e ad esse preparava ifedeli con una predicazione attuale e im-peccabile nella forma e ricca di contenuto.Attento a tutto ciò che riguardava la vitaspirituale e l’educazione sociale dei fedeli;fedele alla presenza dei diversi corsi di ag-giornamento, circondato dalla stima e dall’apprezzamento ge-nerale per il suo ministero.Fu anche profondamente amato, sebbene parecchi gli volesserobene un po’ da lontano. Sembrava loro piuttosto sostenuto neltratto, schivo di elogi e parco di parole; ma intuivano tutti l’amo-re sincero che nutriva par i parrocchiani, a favore dei quali profu-se le sue energie e lasciò in morte quanto era di sua proprietà.

ORA SEGUE LA TESTIMONIANZADI UN SUO GIOVANE EMIGRATO IN BRASILESi tratta di Romano Ghisalberti che nella lettera del febbraio1990, indirizzata a don Carlo da S. Paolo del Brasile, ricordacon grande affetto e ammirazione il Curato don Carlo Manenti,

il prete della sua giovinezza. Eccone il testocon qualche abbreviazione.

“Il Curato don Carlo”C’era la guerra. Tempi duri. Era arrivatoda noi molto giovane, ancora odorante diSeminario: poteva avere l’età dei miei fra-telli maggiori, portava il nome Carlo, dimio padre, aveva il sorriso aperto di miamadre, simpatizzai subito con lui. Di statu-ra media, magrissimo, scattante, lo sguardopenetrante come due punte di trapano, ave-va capelli nerissimi nei quali spiccava, sul-la nuca, il dischetto bianco della tonsura.Responsabile, tra l’altro dell’Oratorio, donCarlo aveva iniziato la sua missione for-mando le file dei piccoli ed io, che ero statomodellato dalle mani delicate ma sicuredelle mie suorine dell’Asilo, ero pronto apassare a quelle più rudi e maschili di donCarlo. Per ingaggiarci aveva adottato il ri-chiamo dello sport, insegnandoci alcunegare a noi sconosciute, ne ricordo una chesi chiamava “Bandiera”, una prova di velo-cità che lui stesso, agile com’era, con la ve-ste rimboccata e fissata alla vita con unacintura, quasi sempre vinceva. “Scherzo daprete” avrebbe detto più tardi il mio profes-sore di religione, don Antonio Seghezzi, al-trettanto simpatico e moderno... (Forse Ro-mano non ha saputo che don Seghezzi èmorto a Dachau il 21 maggio 1945). I can-celli dell’Oratorio stavano aperti per chivoleva giocare sul campo ben quadrato,completo di porte e di fontanella con acquacorrente. Tre lati erano cintati da murettocon rete metallica, il quarto era chiuso datripla fila di gradinata - tre gradoni con sel-ciato - per i tifosi - ci sembravano tribunevere come quelle del Brumana... Don Carlo

aveva la casa ai bordi del campo, col corner proprio vicino allacasa, ci seguiva con attenzione dalla finestra del suo studio, op-pure, col fischietto ci disciplinava, in campo come arbitro. Allevolte, dai bordi del campo, come allenatore ci gridava le suestrategie, altre volte ancora entrava in campo come giocatore e,pieno di impeto, portava alla vittoria i suoi prodi pulcini cam-biando squadra ogni dieci minuti, per una questione d’impar-

Settembre 1949:Salita al Pizzo Bernina,S. Messa al rifugio “Marinelli”(foto Barcella Ottorino)

Settembre 1949:Salita al Pizzo Bernina,foto al rifugio “Carate”

(foto Barcella Ottorino)

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zialità. Finalmente, cometutto a questo mondo, la bu-fera della guerra era termi-nata ed erano tornati a casa(non tutti purtroppo) i“grandi”, i reduci che ave-vano combattuto sul campodi battaglia, altri che ave-vano combattuto la guerranei campi di concentramen-to e altri ancora che aveva-no lottato sulla montagna(partigiani). C’era un grup-po che era stato fortementeosteggiato solo perché alcollo portava, invece diquello rosso, improvvisa-mente diventato di moda, ilfazzoletto nero. Che era lostesso, che mia madre miaveva dato, qualche annoprima, il primo giorno della scuola, dicendomi “Da oggi tu seifiglio della lupa”, in realtà, volevo essere soltanto figlio suo e dimio padre e basta con la signora lupa, che non conoscevo... DonCarlo, previdente, aveva preparato il “Benvenuto” ai reduci or-ganizzando la squadra dell’Oratorio: maglie azzurre di pura la-netta, calzoncini blu-mare di buon tessuto, pallone n° 5 regola-mentare... Come e dove don Carlo fosse riuscito a scovare tuttoquel ben di Dio, rimase fitto mistero... Don Carlo distribuiva ilgiornaletto “Il Vittorioso” il cui sottotitolo, in quattro parole,definiva bene il suo profilo “forte - lieto - leale - generoso”. Nelsuo intimo; ne sono convinto, desiderava intensamente che tuttii suoi ragazzi fossero così. Don Carlo aveva organizzato per fe-steggiare la fine della guerra e il ritorno all’ovile di tutti i suoieroi, incurante del risultato del conflitto (cioè della sconfitta) eincurante del colore della divisa che il destino “bizzarro e atro-ce” aveva loro assegnato. Il colore doveva essere uno e uno so-lo: l’azzurro della Vampa. La vera personalità di don Carlo sirivelava, ovviamente, nelle sue funzioni di sacerdote che svolge-va con grande rigore. In chiesa durante le funzioni, al dottrininoper le lezioni di catechismo o quando si preparava per un even-to, don Carlo cambiava profondamente. Ricordo quando al sa-bato pomeriggio ci parlava o ci intratteneva per la confessione

e per la comunione delgiorno dopo, domenica. Lacerimonia si svolgeva nellachiesetta attigua alla sagre-stia della chiesa-madre edon Carlo assumeva unaspetto nuovo diverso daquello di cui eravamo abi-tuati: il suo sorriso sparivadal volto, gli occhi diventa-vano più pungenti del solitoe la sua voce era metalli-ca... poi, preparati per be-ne, si passava alla sagrestiavicina, e lì si formavano, anostro criterio, le file india-ne davanti ai vari confes-sionali: quello del parroco,quello di don Paolo e quellodi don Pì, sacerdote moltoanziano, simpatico e bo-

naccione, quest’ultimo era il nostro preferito perché ascoltava inostri innocenti peccatuzzi... e poi stringato e sintetico nell’as-soluzione e nella penitenza. Con don Carlo la situazione era di-versa, avevamo vergogna a confessarci... “ed ora vuota il sacco,diceva” con lui che ci conosceva tutti e così bene. Passati gli an-ni, ormai cresciuto, trovavo piacere e interesse ad ascoltare lesue prediche dal pulpito nelle quali effondeva tutto il suo vigoree passione...e aggiungeva a volte un accorato sconforto e unaprofonda sofferenza... Ed io soffrivo per lui. Però fuori, nel suoOratorio, forse rinveniva il suo vero pulpito in cui si trovava asuo perfetto agio, in contatto coi ragazzi tornava allegro e sorri-dente e guida dei suoi ragazzi e giovani.

Romano Ghisalberti

In aggiunta alle parole di Romano, che sarebbero andate moltopiù per le lunghe dobbiamo ricordare la passione per la monta-gna di don Carlo. Dobbiamo infatti a lui l’erezione della crocedell’Alben, ad esempio. Nel settembre del 1949 è avvenuta lasalita al Pizzo Bernina con alcuni dei suoi giovani, con la cele-brazione della S. Messa sia al Rifugio Marinelli e sia al RifugioCarate, così come dimostrano le foto qui riprodotte.

Mons. Giulio Gabanelli

La Croce dell’Albeneretta il 22 luglio 1956

dall’allora curatoDon Carlo Manenti

A l’se lamènta ol nonode ì perdìt la nònaper v’ìga öna badanteche ghe fa ègn la mòna!

Perché l’à mai finìtde giöstal sö per bée po’ la öl che’l nonol’ghe öbedése a lé!

Sèra chela butìga,la dìs, perché te mòsete’n fila so ’l gichéperché se no te tòset!

Te cìcet ol toscano,ma cìca mia per tèracompagn che te fé semperde la matina a séra!

Po’móchela öna öltade fa balà la stòriad’ì fàcc a’te la guèraperché t’ö mör in glòria!

Va mia a sbaösà’n giro,ma stà’n po’butunàt,che i vègne mia a dimche t’ó a’martirisàt!

Se no me te la pondea’ndàmen fò dei péperchè i’ò mia spusàt,po’rànget de per tè!

Ol nono, a messa basa,al dìs: ghe n’è de dòneperò con chesta bèsbasó burlat dét de Tóne!

Ol nono a l’se lamènta Mons. Giulio Gabanelli

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Insieme con la lettera ai Filippesi e agli Efesini, la letteraai Colossesi fa parte del gruppo degli scritti denominato

“lettere dalla prigionia” perché l’Apostolo Paolo, affermadi trovarsi in prigione a motivo della sua fede, venne scrittaprobabilmente negli anni 54/56 dal carcere di Efeso.La città di Colossi, situata nell’altra Valle del Lico, un af-fluente del Meandro, distava da Efeso 200 chilometri, men-tre si trovava a poca distanza da Gerapoli o Ierapoli famosocentro di cure termali e patria del filosofo Epitteto e da Lao-dicea grosso centro commerciale e tessile. Queste tre cittàappartenevano alla Frigia sud-orientale, la regione era entrataa far parte della provincia ro-mana dell’Asia proconsolarequando Attalo III aveva cedutoa Roma i propri territori.L’importanza di Colossi eradovuta al fatto di trovarsi sullagrande strada che congiungevaad Efeso (sulla carta occidenta-le dell’Asia Minore) ad Antio-chia di Siria, mettendo in co-municazione l’Anatolia con legrandi rotte che collegavano laMesopotamia all’Egitto, ed eraaltresì nota per la lavorazionedella porpora.Nel I secolo d. C., Colossi andòin lento declino a causa dell’a-scesa di Gerapoli o di Laodiceae venne distrutta da un violentoterremoto che sconvolse l’inte-ra regione nel 60/61 d.C.In queste tre città che geografi-camente si trovavano ai verticidi un triangolo, al tempo diPaolo, risiedevano numerosiGiudei completamente elleniz-zati, accanto a Frigi e Greci.Evidentemente, le chiese delle tue città avevano stretti rap-porti reciproci.Paolo fa il nome di Epafra che aveva lavorato molto in tuttee tre le Chiese (Col. 4,12-13); chiede che la lettera ai Co-lossi sia letta nella Chiesa di Laodicea e viceversa. L’Asiaproconsolare fu evangelizzata da Paolo durante il suo terzoviaggio missionario, si fermò ad Efeso per circa tre anni (At20,31), e vi svolse un’attività molto intensa con notevoli ri-sultati. Da Efeso il cristianesimo si diffuse nella Valle delLico per opera dei discepoli di Paolo (At 19,10.26).Il Vangelo fu annunziato a Colossi non da Paolo, ma da unsuo collaboratore Epafra (Col 4,12-13), che insieme ad Ari-starco, Marco, Dema, Luca, Gesù chiamato Giusto eranocon lui quando scriveva la lettera ai Colossi. Inoltre Onesi-

mo, lo schiavo per cui l’Apostolo aveva scritto il biglietto aFilemone, viene presentato come un cristiano di Colossi,incaricato con Tichico di portare a destinazione la missiva.Da questa lettera risulta che la comunità era piccola e com-patta in prevalenza di origine gentile (convertiti al pagane-simo) e nonostante non fosse stata fondata dall’ApostoloPaolo questi si sente libero di istruire i Colossesi e si rivol-ge a loro e ai Laodicesi con senso di responsabilità pastora-le ed essi si interessano di ciò che accade a lui (Col 4,7.9).La lettera ai Colossesi non è uno scritto occasionale, ma

un’opera ben studiata e curatadal punto di vista dottrinale, ilcui scopo è quello di corregge-re una serie di errori riguardan-ti sia il campo dottrinale siaquello pratico.

Analisi generaledel messaggioFormula introduttiva (1,1.2),come mittenti vengono citatiPaolo e Timoteo come nelle let-tere ai Filippesi e a Filemone.Ringraziamento (1,3-8) Paolomostra di conoscere la situazio-ne della Chiesa di Colossi, gra-zie alle notizie ricevute da Epa-fra, ed esprime la propria sod-disfazione, aggiungendo ancheparole di incoraggiamento. Siha l’impressione che i destinatidella lettera abbiano accoltobene il Vangelo e che ora dianogià buoni frutti. Capo della let-tera (1,9 - 2,23) Istruzioni. Nel-la comunità di Colossi si stavaaffermando una nuova dottrinache aveva riflessi negativi incampo pratico, più che un siste-

ma definito, rispecchiava quel miscuglio di idee e di prati-che ellenistico-giudaicje che si sviluppò in Asia minoreverso la fine del I secolo e che in seguito confluirà nellognosticismo vero e proprio. Opponendosi a coloro che da-vano un’eccessiva importanza al culto delle potenze angeli-che, Paolo mette in luce il ruolo unico e determinante cheDio ha assegnato a Cristo nel suo piano salvifico. Nell’innocristologico (1,15-20) Egli è presentato come il mediatoredella creazione e al tempo stesso come colui che, medianteil suo sangue, ha riconciliato tutta l’umanità con Dio. Egliperciò è il “capo del corpo della Chiesa” e in modo diversoè anche il capo delle potenze che da Lui sono state vinte sul-la croce. Il suo ruolo nella creazione e nella riconciliazionedipende dal fatto che il Lui “piacque a Dio di far abitare

SAN PAOLO - Lettera ai Colossesi

Andrej Rublev (XV sec.)San Paolo apostolo

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ogni pienezza”: per questo può comunicare ai credenti “lapienezza della divinità” che abita in Lui “corporalmente”(2,9-10), garantendo così la piena dignità di tutti i battezza-ti. La persona e l’opera di Cristo vengono presentate comeun mistero (1,26), nel quale sono contenuti tutti i tesori del-la sapienza e della scienza (2,2-3).Il riferimento più appropriato per questi concetti è la de-scrizione che l’A. T. fa della Sapienza personificata, imma-gine della bontà di Dio (Sap. 7,26) che collabora con luinell’ordinare ogni cosa (Pr 3,19): quella sapienza che fucreata da Dio all’inizio della sua attività (Pr 8,22; Sir 24,9).Il mistero non è altro che il progetto salvifico di Dio, che hain Cristo la sua piena realizzazione. Esso è stato rivelatonon solo ai giudei, ma anche ai gentili, i quali sono ugual-mente chiamati a riporre in Cristo la loro speranza (1,27).Per opera di Cristo i credenti sono stati liberati dal poteredelle tenebre e sono stati trasferiti nel regno del Figlio di-letto, ricevendo così la redenzione e il perdono dei peccati;in tal modo sono stati riconciliati non solo con Dio, ma an-che con l’universo (1,13-20). Tutto ciò ha avuto mediante ilBattesimo, per mezzo del quale sono risuscitati con Cristo,si sono spogliati dell’uomo vecchio con tutte le sue azioni esi sono rivestiti dell’uomo nuovo, vera immagine del Crea-tore (3,9-10). Aderendo a Cristo, i battezzati entrano a farparte della Chiesa, “corpo di Cristo”, nella quale “non c’ègreco o giudeo, circoncisione o in circoncisione, barbaro oscita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti (3,11). LaChiesa quindi si definisce a partire dall’umiltà di tutti i suoimembri, nella quale è prefigurata la riconciliazione finale ditutte le cose. Pur continuando ad essere una realtà di carat-

tere locale (4,15), essa assume una dimensione universale,poiché in essa e per mezzo di essa Cristo realizza fin d’orala sua signoria cosmica.

Ammonizioni ed esortazioniCodice di morale domestica (3,18 - 4,1). L’adesione a Cri-sto e alla Chiesa dà origine ad una conoscenza piena dellavolontà di Dio, di qui scaturisce una vita santa, che si di-stingue per la pratica dell’amore e di tutte le virtù ad essacollegate (3,12-15). L’amore ispira il compimento dei pro-pri doveri, primi fra tutti quelli di carattere familiare: allemogli viene suggerita la sottomissione nei confronti deipropri mariti, a questi l’amore verso le proprie mogli, ai fi-gli l’obbedienza verso i genitori, ai padri la bontà verso i fi-gli, agli schiavi la docilità nei confronti dei loro padroni e aquesti ultimi la giustizia verso i loro schiavi (3,18 - 4,1). In-fine è degno di nota l’invito a pregare costantemente, so-prattutto per il successo della predicazione apostolica (4,2-4), e l’esortazione a mantenere verso i non cristiani un com-portamento improntato a saggezza e a spirito apostolico.Saluti e formula conclusiva (4,7-18), saluto autografo diPaolo e benedizione.

BibliografiaA. SACCHI, LA SCUOLA PAOLINA in Lettere Paoline ealtre lettereCorso di studi biblici LOGOS vol. VI ed. LDCR. BROWN, Introduzione al N. T. ed. Queriniana

Anna Santini

ESERCIZI SPIRITUALI per i catechisti

13-15 febbraio 2009Botta di Sedrina-Casa S. GiuseppeIL GENIO PAOLINO:

un innamorato che fa innamorareMeditazioni: Mons. Mauro Orsetti

Venerdì 13: “Le vette della mistica e le pianure dell’umanità: in comunione con Dio e attento ai fratelli”.2 Cor 11, Rm 16, 1Tm 5, Fil 2

Adorazione notturna

Sabato 14: “Le virtù umane, lasciapassare universale”. Fil 4,4-8

“Paolo, cantore della bontà divina e della dignità dell’uomo”.Gli Inni: Fil, Col, Ef

Liturgia penitenziale

Domenica 15: “L’uomo nuovo, premessa e condizione di una società nuova. Le relazioni con gli altri”. Col 3

Consigliamo di iscriversi prima possibiletelefonando direttamente all’Ufficio Catechistico Diocesano al numero 035.278.111

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GGeessuuaalllleennoozzzzeeddiiCCaannaa Vangelo di Giovanni 2,1-11

T re giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galileae c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche

Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a manca-re il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vi-no”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Nonè ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fatequello che vi dirà”.Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giu-dei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro:“Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo.Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestrodi tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assag-giato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che nonsapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che aveva-no attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti ser-vono da principio il vino buono e, quando sono un po’bril-li, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad orail vino buono”. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli inCana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepolicredettero in lui.

Carissimi lettori,

la mostra dell’“Effetto Bibbia”, tenutasi in novembre nella Chiesa

della Confraternita, oltre a comunicarci la passione per la meditazio-

ne del Libro Sacro, ci ha fatto scoprire la lettura di questo libro anche

attraverso linguaggi non verbali.

La Bibbia può essere letta e raccontata anche con l’arte, con la musi-

ca, con la letteratura, la pittura... e, soprattutto, può essere letta anche

dai più piccoli perché è un libro che parla a tutti e sa adeguarsi a tut-

ti. Pertanto, dopo la lettura biblica-pastorale del Vangelo delle nozze

di Cana, presentiamo il racconto illustrato pensando ai piccoli della

nostra comunità: un modo nuovo per apprendere la Parola di Dio.

Buona lettura!!

La redazione

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Passano alcuni anni.In Galilea, nella città

di Cana, si celebraun matrimonio.

C’è anche Maria,la madre di Gesù.Pure Gesùe i suoi discepolisono invitatialla festa di nozze.

Il banchetto prosegue festoso,ma, a un certo momento,

finisce il vino.Gli organizzatori della festa

non sanno che fare.

Maria dice a Gesù:“È finito il vino”.

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Gesù le risponde: “Donna, che cosa vuoi da me?Non è ancora per me il momento di agire”.

Gesù dice ai servi: “Riempite d’acqua questi vasi”. Essi li riempirono.

La madre di Gesù dice ai servi:“Fate tutto quel che vi dirà”.

C’erano là vicino sei grandi vasi di pietra, ognuno poteva contenere quasi 100 litri.Gli Ebrei li usavano per lavarsi secondo le loro regole religiose.

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Questo è il primo Miracolo di Gesù, a Cana, in Galilea. Gesù ha manifestato così la sua grandez-za, i suoi discepoli credono in lui.

Il maestro della festa chiama lo sposo, gli dice: “Di solito si serve prima il vino migliore. Dopo,quando gli invitati hanno già bevuto molto, si serve il vino meno buono. Ma tu hai conservato il vi-no migliore fino a questo momento.”

Allora Gesù dice loro: “Adesso prendeteun po’di quest’acqua e portatelaal maestro della festa”. I servi ubbidirono

Il maestro della festa assaggia l’acqua.Ma non è più acqua. È diventata vino.

Egli non sa da dove viene quel vino.Ma i servi che hanno portato l’acqua lo sanno.

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“Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per renderetestimonianza alla luce perché tutti credessero per mezzo di lui”. Gv 1,6-7

C’è un uomo strano che si aggira per il mondo. Nessuno sa da dove viene. Frequenta il deserto. Amacontemplare le dune di sabbia che si perdono in lontananza e vengono continuamente modellate dal ven-to. Ama il silenzio e il sibilo della brezza che gli sfioragli orecchi. Alcuni si sono rivolti a lui per chiedergli co-sa deve nascere dal seme. Lui ha detto semplicementedi attendere...Attendiamo... Attendiamo... I nostri cuori sono in an-sia, perché sentono che prima o poi dovrà nascerequalcosa dentro di loro. Ma cosa? Siamo tutti curiosied emozionati... Aspettiamo solo che dal seme spuntiqualcosa... Non stiamo più nella pelle... Dopo tanto at-tendere sentiamo che sta per succedere qualcosa... Lanostra attesa volge ormai al termine...

“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illuminaogni uomo”. Gv 1,9

Si dice che per le strade dei mondo si aggiri un conta-dino. Un contadino un po’ strano, a dir la verità. Quan-do infatti esce nel suo campo per seminare è un grandesprecone, ma soprattutto un grande sbadato: getta se-me in gran quantità da tutte le parti, senza guardare do-ve va a finire. Così gran parte del suo seme cade sullastrada, dove viene mangiato dagli uccelli, un’altra par-te finisce sui sassi, dove non c’è né terra, né umiditàsufficiente per farlo germogliare, un’altra parte ancorafinisce fra le spine, che subito soffocano i germogli an-cora teneri. Per fortuna però c’è anche una parte dei se-mi che finisce sul terreno buono e fruttifica.In realtà questo contadino non è sbadato e volontaria-mente getta il suo seme anche sui sassi e fra le spine.Ma perché? il suo seme è qualcosa di speciale ed ancheil terreno su cui semina è dei tutto particolare. Questoterreno è il mondo intero, un mondo fatto di miliardi dicuori. Il seme che il contadino vuole gettare è così spe-ciale che tutti i cuori devono riceverlo, compresi quel-li duri come la pietra e spinosi come le ortiche. Perché questo seme ha la capacità di trasformare i cuo-ri in cui entra e così, da duri e spinosi, li può far diventare teneri come la terra fertile.

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frut-to”. Gv 12,24

Si dice che questo seme sta germogliando, lentamente, silenziosamente... Molte persone, un po’ distrat-te, non ci hanno fatto caso. Altre invece se ne sono accorte e continuano a porsi delle domande: “Cheseme è mai questo che viene piantato nei nostri cuori?”, “E chi è mai questo contadino silenzioso e sco-nosciuto?”, “Cosa spunterà dal seme?”. Da un po’ di tempo queste domande risuonano nelle nostre ca-se, per le nostre strade, nel mondo intero.

“E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria comeunigenito dal Padre pieno di grazia e di verità”. Gv 1,14

Noi... cercatori del tuo volto...VVeegglliiaa

ddiiNNaattaallee

VVeegglliiaa

ddiiNNaattaallee

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Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essen-do promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insiemesi trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, cheera giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Men-tre però stava pensando a queste cose...

Pensieri di Giuseppe«Perché non prende anche me?Soffio anche sull’ultima lampada accesa e il buio si piglia finalmente tutto,la vita si ritira nel nulla denso e definitivo della notte. Tutto si prende, il buio... tranne i pensieri. Quelli no, quelli di notte vivono meglio, nel silenzio sialzano, nell’oscurità camminano, sotto palpebre chiuse si infilano per nonlasciarti solo neanche nel sonno.“Aspetto un bambino” è il nodo che mi chiude la gola.

Perché non prendi anche me, buio?PerchéPrendimi, oppure cancella dai miei ricordi l’istante esatto in cui vidi Mariaper la prima volta;prendi me, oppure sfila dalla mia vita la sua voce e i suoi capelli e quella se-ra di primavera in cui mi confidò il suo amore,prendi me, è più facile che soffocare nella mia mente i suoi occhi e le sue ca-rezze;prenditi il suo viso dolce, il suo sguardo, la sua bocca.Strappala dalla mia vita, io non ci riesco.Prendi me o i miei desideri o i miei ricordi... ma se non riesci, prenditi al-meno quell’istante gelido, “aspetto un bambino”... dove un annuncio cheparlava di vita fermò il sangue nelle mie vene.Non capisco, vorrei odiare Maria e non riesco... non ne posso più, mi capi-sci buio? Non ne posso più...»

Mentre però stava pensando a queste cose ecco gli apparve in sogno unangelo del Signore e gli disse:“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria tua spo-sa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa parto-rirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo daisuoi peccati”.

Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Si-gnore per mezzo del profeta:“Ecco la vergine partorirà un figlioche sarà chiamato Emmanueleche significa Dio con noi”.Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo delSignore e prese con se la sua sposa, la quale, senza che egli la conosces-se, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

Aprii definitivamentegli occhi sul mondo

PREGHIERA PER LA NOTTE

Nell’oscurità della notte,di questa notte

e di tutte le notti,così cariche di fatica,di scoraggiamento,

di delusione e di tristezza,risuona lo stesso annuncio

di duemila anni fa:oggi vi é nato un Salvatore!

Sono queste parolead averci condotto qui,

piccoli e grandi,giovani ed anziani,

per accoglierequesta buona novella,

questo grido di speranza,capace di ridestare la gioia,

l’entusiasmo, l’audacia,da tempo sopiti:

oggi vi é nato un Salvatore!

Viene dal cielo il messaggioe raggiunge questa terra

immersa nell’oscurità,irrigidita dall’inverno,

paralizzata da tante paure,abbruttita

da tanta cattiveria,e fa intendereuna possibilità

troppo a lungo sognata,invocata, desiderata,

cercata:«pace in terra agli uomini,

perché dio li ama».

Sì, il bambino checontempliamonel presepio,

deposto sulla paglia,è venuto a portarela pace in questonostro mondo:le sue braccia

sono spalancateper accogliere tutti,

proprio tutti,perché tutti avvertanola forza e la dolcezza

del suo amore.

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Pensieri di Giuseppe«Mi sciacquai la faccia e il profumo del mattino si fece intenso. Fuori il Mondo sgranchiva i suoi rituali di vita. Presi unpezzo di pane non per fame, ma per scioglierne il sapore in bocca. Salutai l’amico Isacco dalla porta spalancata sul mon-do, forse solo per stupirmi del suono della mia voce. Era come se fossi tornato da un lungo viaggio. Ritrovavo tutto per laprima volta e in quel mondo rinato ritrovavo me stesso, come se fossi scampato alla morte, o al buio.Poi camminai, un passo dopo l’altro, come un bimbo, e ridevo, pensavo al bimbo e ridevo, e ridevo. Maria mi vide da lon-tano. Si mise a piangere, lei, e mi corse incontro, mi abbracciò. E quell’abbraccio divenne culla, tra me e lei, lo sentivo, ilbimbo: rideva. E ci custodiva, come nocciolo d’oliva tra il frutto maturo delle nostre braccia intrecciate.Non ci dicemmo nulla. Cosa dovevamo dire?Io so solo che quel giorno aprii definitivamente gli occhi sul mondo: imparai a sognare».

In questo bambino, in questo segno, si dimostra a tutti il modo di agire di Dio. Questo segno non convince chi nonintende lasciarsi convincere: convince i pastori perché hanno prima ascoltato la Parola dell’Annuncio, la Paro-la del Vangelo, convince, in altre parole, solo coloro che si sono messi in cammino e si sono aperti alla conversione.

Don Samu, i giovani e i ragazzi dell’oratorio

PREGHIERAPoiché le Tue Parole, mio Dio,

non son fatte per rimanere inerti nei nostri libri ,ma per possederci e per correre il mondo in noi ,

permetti che, da quel fuoco di gioiada Te acceso, un tempo, su una montagna,

e da quella lezione di felicità,qualche scintilla ci raggiunga e ci possegga,

ci investa e ci pervada.Fa’ che, come “ fiammelle nelle stoppie”,

corriamo per le vie della città, e fiancheggiamole onde della folla, contagiosi di beatitudine,

contagiosi della gioia... (Madeleine Delbrel)

“... le stelle, chiamate da Dio,rispondono: Eccoci!Ma come rispondono?Rispondono brillando di gioia...”.Bar 3,35

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LA CRONACADa un po’ di tempo si sente parlare di modifiche che lascuola ha in parte subito dal 1° di settembre scorso e dialtre che saranno operative dal prossimo anno scolastico.I guai erano iniziati con il decreto legge n.112 del 25 giu-gno scorso, poi divenuto legge dello Stato n. 133 il 6 ago-sto. All’articolo 64 sono indicate le “disposizioni in ma-teria di organizzazione scolastica”e all’articolo 71 si parla della “re-golamentazione delle assenza permalattia e per permessi dei dipen-denti pubblici”.Prima di questo provvedimento erastata lanciata una campagna controi dipendenti pubblici per far cono-scere alla gente l’assenteismo e iltenore da fannulloni della catego-ria. Ma la scuola era ormai finita esolo a settembre, alla riapertura, sisarebbero potuti confrontare i datidell’assenteismo tra i docenti del-l’anno precedente con i risultatiprodotti dal “giro di vite” del mini-stro Brunetta.Ed ecco che il 1 settembre, alla ri-apertura dell’anno scolastico, arri-va il decreto legge n.137 ossia le“disposizioni urgenti in materia diIstruzione e Università”.L’applicazione completa di entram-be le disposizioni si vedrà nell’arcodel prossimo triennio, ma il mal-contento è stato evidentemente im-mediato.Tutti hanno compreso che i due de-creti definiti “urgenti” avevano come obiettivo un rispar-mio economico per lo Stato e l’analisi di quanto vienedefinito dalla legge dà ragione a questo pensiero.II piano degli interventi indicati dal decreto legge n. 137,ora convertito in legge dello Stato, ma per la quale nonsono ancora noti i Regolamenti attuativi, prevede:- tagli al personale docente e non docente (amministrati-

vo e ausiliario) per un totale di circa 87.000 docenti e44.000 non docenti;

- maestro unico (dal prossimo anno scolastico per le pri-me classi della Primaria);

- aumento medio degli alunni per classe e creazione del-le classi ponte per gli alunni con cittadinanza non italia-na, appena giunti in Italia;

- revisione dei curricoli e delle discipline con riduzionedelle ore di lezione;

- accorpamento di classi di concorso;- ridimensionamento della rete scolastica con chiusura e

successivo accorpamento delle sedi con - meno di 700alunni/studenti (calcolati sulla base di una statistica re-lativa all’ultimo quinquennio).

Insomma, da chi si occupa da oltre trent’anni di scuola edi riforme ne ha viste: per vedere i risultati di una riformabisogna attendere almeno un ventennio.Come possiamo vedere risultati se negli ultimi 10 anni sisono susseguite ben 3 riforme? Il 29 ottobre ecco l’ap-provazione definiva in Senato del D.L. 137, divenuto intal modo Legge. I docenti ed il personale della Scuolanon hanno però rinunciato alla mobilitazione generale: siè così svolto nella giornata del 30 ottobre lo sciopero cheha coinvolto un numero elevato di docenti che hanno vo-luto far conoscere la propria opinione in merito alle scel-te del Governo, scelte che spesso giungono dall’alto sen-za alcun tipo di consultazione o coinvolgimento del Per-sonale della Scuola.

Come cambia la scuola

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LA LEGGEII decreto legge n. 137 aveva posto come urgente il rior-dino di alcuni aspetti:- La Costituzione (art. 1)- La condotta (art. 2)- Il voto (art. 3)- Un maestro (art. 4)- Il libro (art. 5)- II tempo e la classe- Lo stranieroAnalizziamo ciascuno di essi.Dal 2008/2009 riguardo alla COSTITUZIONE si prevede:- una sperimentazione nazionale;- alcune azioni di sensibilizzazione e di formazione del

personale finalizzate all’acquisizione nel primo e nel se-condo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle com-petenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”, nel-l’ambito delle aree storico - geografica e storico - socia-le e del monte ore complessivo previsto per le stesse;

- iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell’infan-zia;

- l’attivazione di iniziative per lo studio degli Statuti Re-gionali al fine di promuovere la conoscenza del plurali-smo istituzionale.

Riguardo al “VOTO DI CONDOTTA” vengono indicatele seguenti procedure:- in sede di scrutinio intermedio e finale viene valutato il

comportamento di ogni studente durante tutto il perio-do di permanenza nella sede scolastica, anche in rela-zione alla partecipazione alle attività ed agli interventieducativi realizzati dalle istituzioni scolastiche anchefuori della propria sede;

- a decorrere dall’anno scolastico 2008/2009, la valuta-zione del comportamento è effettuata tramite l’attribu-zione di un voto numerico espresso in decimi;

- la votazione sul comportamento degli studenti, attribui-ta collegialmente dal consiglio di classe, concorre allavalutazione complessiva dello studente e determina, seinferiore a sei decimi, la non ammissione al successivoanno di corso o all’esame conclusivo del ciclo.

L’utilizzo dei VOTI reintrodotti nella scuola del primo ci-clo di istruzione è così disciplinato- dal 2008/2009, nella scuola primaria la valutazione pe-

riodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e lacertificazione delle competenze da essi acquisite sonoeffettuate mediante l’attribuzione di voti numericiespressi in decimi ed illustrate con giudizio analitico sullivello globale di maturazione raggiunto dall’alunno;

PICCOLO GLOSSARIODecreto - legge (D. L.): provvedimento delGoverno varato per motivi di “necessità e ur-genza” che deve essere tradotto in legge entro60 giorni dalla pubblicazione sulla GazzettaUfficiale.

Regolamenti attuativi: si tratta delle disposi-zioni effettive che accompagnano una legge eche danno indicazioni in merito alla sua appli-cazione.

Curricoli: si tratta dei “programmi” per ciascu-na disciplina che ogni istituzione scolastica hadefinito in autonomia seguendo le IndicazioniNazionali per la stesura dei curricoli (2006).

Classi di concorso: per la Scuola Secondariadi I e II grado corrispondono alle materie di in-segnamento indicate con un codice (es. A043corrisponde alla classe di concorso di Lettereper la Scuola Media, A059 corrisponde allaclasse di concorso di Scienze Matematiche perla Scuola Media, ecc...).

Negli ultimi 10 anni

si sono susseguite

ben tre riforme...

I libri di testo,le classi,l’orario scolasticogli alunni stranieri...

Voto in condotta,voti numerici

e maestro unico:alcuni “nodi”

della riforma...

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- dal 2008/2009, nella scuola secondaria di primo gradola valutazione periodica ed annuale degli apprendimen-ti degli alunni e la certificazione delle competenze daessi acquisite, nonché la valutazione dell’esame finaledel ciclo, sono effettuate mediante l’attribuzione di vo-ti numerici espressi in decimi;

- nella scuola secondaria di primo grado sono ammessialla classe successiva, ovvero all’esame di Stato a con-clusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto, condecisione assunta a maggioranza dal consiglio di clas-se, un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disci-plina o gruppo di discipline.

Ed ecco che cosa si dice a proposito del MAESTROUNICO:Le istituzioni scolastiche della scuola primaria costitui-scono classi affidate ad un unico insegnante e funzionan-ti con orario di ventiquattro ore settimanali “...dall’annoscolastico 2009/2010,relativamente alle pri-me classi del ciclo sco-lastico”.Dal 2008/09, i LIBRIDI TESTO sono pro-dotti nelle versioni astampa, on line scari-cabile da internet, emista.Dal 2011/12, il colle-gio dei Docenti adottaesclusivamente libriutilizzabili nelle ver-sioni on line scaricabi-li da internet o mista.“...l’adozione dei libridi testo avviene nellascuola primaria con cadenza quinquennale, a valere per ilsuccessivo quinquennio e nella scuola secondaria di pri-mo e secondo grado ogni sei anni, a valere per i successi-vi sei anniLe CLASSI e IL TEMPO SCUOLA subiranno modifi-che sostanziali:- le classi che accolgono alunni con disabili non potran-

no superare il numero di 22 alunni;- la scuola dell’infanzia avrà due tipologie organizzative

40 e 25 ore (antimeridiano). Le sezioni sono costituitecon un numero di bambini, max 26 e min 18 che posso-no arrivare, in caso di ridistribuire i bambini “ecceden-ti”, tra 1e 28/29 unità.

- la scuola primaria avrà un orario di 24 ore. Vi sarà lapossibilità di 27, 30 e 40 ore a domanda e tenuto contodella dotazione organica. Il numero di alunni per classiandrà da un minimo di 15 ad un massimo di 27;

- l’insegnamento della lingua inglese è affidato ad un in-

segnante della classe (coloro che non sono specializza-ti, sono obbligati alla frequenza di apposito corso inten-sivo di 150/200 ore).

Per la Scuola secondaria di primo grado l’orario ordina-rio sarà di 29 ore, il tempo prolungato di 36 ore.- le prime classi sono costituite da non più di 27 e non

meno di 18 alunni, con la possibilità di ridistribuire le“eccedenze” in non più di uno o due alunni e fino ad unmassimo di 30 alunni (comunque una prima classe de-ve essere formata da meno di 29 alunni);

- le seconde e terze sono determinate con i rispettivialunni delle prime classi, sempre che rispettino la me-dia di 20 alunni (14 alunni è il minimo consentito);

- le classi con tempo prolungato sono autorizzate nel li-mite della dotazione organica-provinciale, purché ci siaalmeno la formazione di una classe a tempo prolungato;a condizione che ci siano servizi e strutture che consen-

tano almeno tre gior-nate nella fascia po-meridiana;- le cattedre di linguastraniera: l’insegna-mento dell’inglese de-ve essere effettuato pertre ore settimanali, laseconda lingua comu-nitaria (D.L.vo 226/05), deve tenere contodei docenti presentinella scuola.Ed ecco come si orga-nizzerà l’arrivo degliALUNNI STRANIE-RI: il governo si impe-gnerà:

- a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranierialla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro in-gresso previo superamento di test e specifiche prove divalutazione;

- ad istituire classi di inserimento che consentano aglistudenti stranieri che non superano le prove e i test so-pra menzionati di frequentare corsi di apprendimentodella lingua italiana, propedeutiche all’ingresso deglistudenti stranieri nelle classi permanenti;

- a non consentire ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevo-le inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole;

- a prevedere una distribuzione degli stessi proporzionataal numero complessivo degli alunni per classe, per favo-rirne la piena integrazione e scongiurare il rischio dellaformazione di classi di soli alunni stranieri (rischio ine-sistente, dato che la legge attualmente non lo consente).

Teresa Paris

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M i sono iscritta aquesto corso sen-

za, in realtà, troppeaspettative. Pensavo so-lo al mio “scopo finale”:sposare Andrea in Chie-sa e, per poterlo fare eranecessario partecipareal “Corso in preparazio-ne al matrimonio”.Sicuramente avevo sot-tovalutato gli incontriche mi aspettavano,pensando di entrare, ascoltare e uscire senza che niente di nuo-vo sarebbe stato detto. Ma invece... mai avrei immaginato uncoinvolgimento emotivo così forte. Non avevo preso in consi-derazione quanto mi sarei dovuta mettere in discussione e chequando si parla di amore totale, di dono, di progetto e di Dio,gli animi si scuotono per forza!Ogni incontro ha lasciato spazio a interrogativi e ha fatto inmodo che ognuno di noi si guardasse dentro e riflettesse sulsuo “vissuto”, sul suo fidanzamento, sul suo progetto d’amoree su Dio che vive nel nostro tempo con noi e tramite noi.Alcuni momenti del “Corso” mi sono anche sembrati troppo

drastici, hanno creatoansie e paure ma, in par-te, l’obiettivo era pro-prio “scombussolarti”,metterti a nudo. Sicura-mente è stata un’espe-rienza che ci ha arric-chiti e ci ha obbligati ascavare dentro proble-matiche che avevamomesso in disparte, ancheperché tendiamo acrearci alibi per non af-

frontare i problemi che ci potrebbero scuotere e che mettono anudo l’anima.Come si è potuto capire, non si è parlato solo d’amore, ma an-cor prima di come e quanto siamo Cristiani e di come esserloin coppia; quindi Andrea e io ci sposeremo davanti a Dio, per-ché ci amiamo e vogliamo continuare a essere cristiani insie-me, sia nella famiglia che nella comunità.Che il Signore ci sostenga in questo grande progetto!Un caloroso grazie alle persone che hanno messo a disposizio-ne il loro tempo per noi.

Giovanna

Lo scorso 18 dicembre, in occasionedella tradizionale Santa Messa di

Natale, è stata fatta festa grande a DonLino Martinelli (ex parroco di San Pelle-grino Terme), che nel mese di novembreè stato nominato Monsignore.Don Lino è stato colto di sorpresa, poi-ché non si aspettava di essere festeggia-to. Ha capito lo “scherzo da prete”, co-me lui stesso l’ha definito, quandogli è stato chiesto di presiedere lacelebrazione, cosa che lo ha com-mosso ed emozionato moltissimo.Alla messa erano presenti don Ange-lo Vigani, don Angelo Domenghini,don Comi, don Nunzio Testa e donFranco Vitali, gli ospiti di Casa S.Maria, il personale, i volontari e an-che diverse persone di San PellegrinoTerme. Durante l’offertorio, un’ospitedella struttura, accompagnata da unavolontaria ha fatto dono a don Lino della“Fascia Paonazza” (segno distintivo deiMonsignori) ed è stato inevitabile unlungo e caloroso applauso.

La Messa è stata accompagnata dalMaestro Luca Giupponi, ex parrocchia-no di don Lino, che ha voluto essere pre-sente per fargli festa con la sua musica.

Alla fine della celebrazione don Lino hapreso la parola e ha fatto un breve dis-corso, molto commovente, dicendo cheavrebbe lasciato cinque minuti a tutti perchiamarlo Monsignore, ma che poi pre-feriva essere semplicemente don Lino,un prete di paese come è sempre stato!La festa si è conclusa con un rinfresco insala animazione a cui hanno preso partetutti i presenti.

Le animatrici Milena e Cinzia

Dal corso fidanzati

Festa grande per Don Lino a Casa S. Maria

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Come si è giunti alla sentenza della Cassazione del 13 novembre scorso?

N el 1999 il tribunale di Lecco respinse la richiesta delpadre di Eluana di rimuovere il sondino nasogastrico

con la quale la figlia veniva alimentata e idratata. Il suc-cessivo ricorso alla Corte di Appello di Milano subì lastessa sorte nel 2003.Due anni dopo, la Corte di Cassazione, investita dalla que-stione dichiarò inammissibile il ricorso del padre di Eluana.Il punto di svolta avvenne il 17 ottobre 2007, quando laCassazione dichiarò che il sondino si poteva rimuovere adue condizioni: che la scienzadefinisse irreversibile lo statoin cui Eluana si trova, e che sipotesse ricostruire la sua vo-lontà presunta in base “allaprecedenti dichiarazioni”, dalsuo stile di vita e dai suoi con-vincimenti”.Questo pronunciamento ha co-stituito il presupposto che haspinto la prima sezione dellaCorte di Appello di Milano adautorizzare l’interruzione del-l’alimentazione artificiale, in-caricando di questo compito ilpadre della ragazza e il curato-re speciale, l’avv. Franca Ales-si.L’esecuzione non doveva av-venire prima della scadenza disessanta giorni, termine previsto per concedere l’impu-gnazione in Cassazione.È necessario ribadire alcuni punti di ordine antropologicoed etico per quanto riguarda l’aspetto terminale della vita,restano taluni dubbi che per ora non sono dissipati.In primo luogo è necessario affermare che chi si trova inuno stato vegetativo è un essere umano vivente, che se haperduto l’uso delle facoltà superiori, non ha perduto la suadignità di persona e il suo diritto al nutrimento. La dignitàdella persona umana non è soltanto di ordine biologico,ma è anzitutto di ordine ontologico, cioè legata alla suanatura che non è soltanto materiale ma anche spirituale eche permane anche quando il cervello non può esercitaretutte le sue funzioni.Per chi è poi cristiano, una persona anche se ha perdutol’uso delle funzioni cerebrali è un’immagine di Gesù vi-vente sulla croce ed è perciò degna di essere curata e aiu-tata con un particolare amore.In secondo luogo, nutrire una persona in stato vegetativopermanente e prestarle l’assistenza sanitaria di base “igie-ne, riscaldamento, prevenzione delle complicanze legate

al fatto di stare a letto” non sono un atto terapeutico, maun mezzo naturale, ordinario e proporzionato, di conser-vazione della vita. Per tale motivo, è un grave dovere mo-rale non farle mancare cibo ed acqua, anche se sommini-strati tramite sondino.In terzo luogo, la somministrazione di cibo e di acqua allepersone in stato vegetativo permanente, non è una formadi “accanimento terapeutico”. Questo si ha quando le cu-re sono sproporzionate e particolarmente gravose, non

hanno altro effetto se non quel-lo di prolungare la sofferenza el’agonia delle persone malate:in pratica quando sono inutili edannose; perché rischiano diprocurare soltanto un prolun-gamento precario e penosodella vita (Giovanni Paolo II“Evangelium vitae” 65) e nonservono né alla guarigione, néal miglioramento delle condi-zioni di vita.Invece, non è accanimento te-rapeutico fornire cure ordina-rie, quali alimentazione e idra-tazione. Se l’alimentazione el’idratazione attraverso il son-dino dovessero essere, per mo-tivi particolari impossibili oassai dolorosi per il paziente,

oppure inefficaci tanto da configurare un accanimento te-rapeutico, si potrebbero sospendere.La situazione di Eluana Englaro pone interrogativi di na-tura medica: non sappiamo se lo stato di vegetativo pro-fondo sia irreversibile; se la morte per fame e per sete neisoggetti in stato vegetativo comporti grave conseguenze.Sappiamo che Eluana non è una malata in stato terminale,non è legata a nessuna macchina che la faccia respirare,per vivere ha solo bisogno di essere alimentata, non es-sendo in grado di farlo da sola.La vita in stato vegetativo permanente ha una dignità e unvalore, oppure è un peso per la persona che si trova in talestato? La dignità della vita umana non può essere misuratadalla sua efficienza fisica ed intellettuale e dal suo stato disalute più o meno buono, ma dal fatto che è la vita di un es-sere umano, cioè di un essere di valore assoluto che è il piùalto fra gli esseri esistenti. Quindi, la vita umana è “indi-sponibile”e nessuno può “disporre” della vita, né propria,né di quella degli altri.

(tratto da Civiltà Cattolicarivisto da Antonio Ghisalberti)

Quando una vita non è più degna di essere vissuta?

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A i bambini britannici, come a quelli italiani, o francesi,o altri ancora piace il cioccolato: per comprarlo, nella

sola Inghilterra, spendono ogni anno circa 3.800 miliardi dilire, circa un terzo del totale che si spende in tutto il paeseper questo prodotto.Ma Drissa, un ragazzo come tutti gli altri, il cioccolato noninteressa molto: porta ancora i segni di quando “lavorava”in una piantagione di cacao in Costa d’Avorio. La sua schie-na è coperta di cicatrici do-vute alle percosse; alcunesono così profonde che ar-rivano fino alle ossa. Dris-sa è stato uno “schiavo delcioccolato”, uno dei tantibambini - non se ne cono-sce il numero esatto - ven-duti come servi dalle lorofamiglie in Costa d’Avorio,il maggiore produttoremondiale di cacao. Drissalavorava diciotto ore algiorno, sotto la stretta sor-veglianza del figlio del pa-drone. La sera si riunivacon gli altri bambini attor-no ad un piatto di mais,unico pasto della giornata.La notte dormiva con 40-50 compagni su dellestuoie stese al suolo in unastanza in cui un buco largoappena 10 centimetri serviva da latrina. Per evitare qualsia-si tentativo di fuga il padrone della piantagione inchiodavaalla porta della loro stanza delle assi, che poi rompeva a col-pi di ascia la mattina dopo.Ora siamo invece in un quartiere di Istanbul, alle otto delmattino. Dalle corriere scendono gli operai delle fabbrichedella Sanayi Mahallesi, una zona industriale semiabusivache pullula di stabilimenti tessili e officine meccaniche.Mehmet Kocak ha 11 anni e lavora alla Bermuda, una azien-da che fino a poco tempo fa apparteneva al 50% alla Benet-ton italiana. Dal 1995 le quote sociali sono passate tutte allafamiglia Boyer che ne era già azionista. Ora è un’azienda in-dipendente, legata da contratti di appalto e licenza Benetton:la casa italiana invia i modelli da riprodurre e a volte anche itessuti dai quali ricavarli. Mehmet lavora alla Bermuda daun anno. “Io tengo i pantaloni tesi - dice - mentre un operaioadulto fa andare la macchina cucitrice sui fianchi e sulla cin-

tola”. Per 70 € al mese Mehmet è una rotella di una lungacatena che di subfornitore in subfornitore sforna vestiti ca-sual ciascuno venduto a cifre superiori al suo stipendio: nelnegozio 012 Benetton (specializzato in abbigliamento perbambini), nel centro della stessa Istanbul, un giubbotto in-vernale costa circa 110 €, ossia 40 milioni di lire turche. Perpoterlo comprare Mehmet e gli altri bambini sotto i 14 anniche lavorano a Bermuda dovrebbero lavorare per circa un

mese e mezzo.Drissa, Mehmet; due nomie due storie per parlare diuna realtà che all’inizio diquesto terzo millennio co-stituisce una brutta ruga chedeturpa il volto dell’umani-tà intera: lo sfruttamento nellavoro dei minori, che sem-bra essere una costante cheaccompagna il progressodella civiltà umana, quan-d’anche si possa parlare diciviltà.

Una rivoluzionea caro prezzoLa rivoluzione industriale,tra la fine del 1700 e la me-tà del 1800, portò ad un lar-go uso di manodopera dibambini. Il terreno per la ri-voluzione industriale fu

preparato da enormi cambiamenti partiti dalla Gran Breta-gna: l’ascesa della borghesia, la liberazione dell’agricolturadai rapporti feudali, la nascita del capitalismo mercantile, ilrapidissimo sviluppo tecnologico, della comunicazione edei trasporti. L’aumento dei beni di consumo e dei prodottialimentari legati all’avvento del capitalismo nell’agricolturae nell’industria, portarono ad un rapido incremento demo-grafico e ad una concentrazione di masse di lavoratori neicentri urbani così da creare nuove possibilità di sopravvi-venza soprattutto nelle città, intorno ai grossi complessi in-dustriali, con condizioni di lavoro spesso drammatiche.Un’inchiesta del 1842 sul lavoro minorile nelle miniere dicarbone in Inghilterra, mette in luce quali sono le condizio-ni di lavoro che deve sopportare anche il mondo dell’infan-zia di quel periodo. Nelle miniere di carbone si presentanocasi di bambini sin dai quattro anni di età. Le giornate di la-voro per i giovani sono di rado inferiori alle 11 ore, senza

I piccoli schiaviNel mondo i bambini che lavorano sono duecentocinquanta milioni: un esercitodi piccoli schiavi al servizio dei signori della globalizzazione e del libero mercato.

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contare che nella maggior parte di queste miniere il lavoronotturno rientra nel normale sistema di lavoro. Nel 1853nell’industria cotoniera inglese lavoravano 65.486 giovanitra i 13 e i 18 anni e 28.771 bambini. L’orario di lavoro alquale venivano sottoposti era dalle 12 alle 16 ore giornalie-re con un salario appena sufficiente alla sopravvivenza.I primi tentativi di regolamentare il lavoro minorile inizia-rono già nel 1831 in Inghilterra, dove fu emanata una leggeche vietava il lavoro notturno ai bambini al di sotto dei no-ve anni. La Francia fece le sue prime mosse nel 1841 quan-do per legge si proibisce l’impiego di bambini al di sotto di8 anni e si fissa un orario massimo di otto ore per i ragazzidagli 8 ai 12 anni. L’Italia è sempre stata un caso un po’“pa-tologico”, tanto che anche fino ai nostri giorni ha ricevutocondanne da parte della Comunità Europea.Per quanto riguarda l’Europa dell’Est, il degrado economi-co ha costretto molti ragazzi a lavorare per strada lavandovetri, nella migliore delle ipotesi.Arrivando ai giorni nostri, negli anno ’80-90 la situazionedella maggior parte dei paesi poveri si è deteriorata ulte-riormente e l’aumento della disoccupazione e sottoccupa-zione adulta hanno contribuito a far crescere il numero deibambini lavoratori.La stima più recente, la più attendibile, fatta dall’Organiz-zazione Internazionale del Lavoro (OIL) e poi ripresa anchedall’Unicef, parla di 250 milioni di minori, cioè di bambinitra i 5 e i 14 anni, che svolgono un’attività lavorativa, cosìdistribuiti: il 61%, circa 153 milioni, si trovano in Asia, il32%, 80 milioni, in Africa, e il 7%, ossia circa 17 milioni inAmerica Latina. Ma l’Organizzazione Internazionale delLavoro fa notare che il lavoro minorile non è del tutto scom-parso nei cosiddetti paesi industrializzati, dagli Stati Uniti

ai paesi europei. Non dimentichiamo che a questi milioni dibambini vanno aggiunti tutti quelli che sono oggetto disfruttamento sessuale.Ma cosa s’intende esattamente per lavoro minorile? A livel-lo internazionale si è raggiunta un’intesa per definire tre li-velli di lavoro. In primo luogo si parla di “children’s work”,ossia di lavoro dei bambini che aiutano all’interno della fa-miglia contadina o artigiana che lavora in proprio. Si trattadi un lavoro che dura poche ore, fatto di attività lievi e nonpericolose per la crescita, e, soprattutto, permette di andarea scuola. Questo livello è generalmente accettato sia dal-l’Unicef che dalle strutture del commercio equo e solidale.un secondo livello è definito come “child labour”, ossiasfruttamento minorile ed è quel lavoro che implica occupa-zione a tempo pieno in età precoce, elevato numero di atti-vità lavorative, indebita pressione fiscale, sociale o psicolo-gica, vita per le strade in cattive condizioni, paga inadegua-ta, eccessive responsabilità; il tutto condito dall’impossibi-lità di ricevere adeguata istruzione pregiudicando anche losviluppo fisico, sociale e psicologico.Il terzo livello definisce invece le “worst forms of child la-bour”, le forme peggiori di sfruttamento minorile. Secondola convenzione n. 182 dell’OIL adottata a Ginevra nel 1999,si tratta di tutte le forme di schiavitù e pratiche analoghequali la servitù per debiti, il lavoro forzato, il reclutamentoforzato o obbligatorio di minori nelle forze armate per il lo-ro impiego nei conflitti, l’impiego e l’ingaggio dei minori afini di prostituzione e di produzione di materiale pornogra-fico, l’impiego o l’ingaggio dei minori in attività illecite;qualsiasi lavoro che per sua natura o per le circostanze incui viene svolto rischi di compromettere la salute, la sicu-rezza o la moralità del bambino. ➝

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Abbiamo voluto definire esattamente i termini del pro-blema perché questa non è solo una differenza di forma, masoprattutto di sostanza, la cui conoscenza è indispensabileper mettere a fuoco il problema in modo corretto e cercarele possibili soluzioni. Occorre anche tenere presente il fun-zionamento del mercato internazionale e di quella che vie-ne chiamata globalizzazione dell’economia per capire an-cor più in profondità la gravità di tale realtà.

New economy e lavoro minorileÈ abbastanza evidente che il mondo è entrato ad alta veloci-tà in una nuova fase di rivoluzione: le nuove tecnologie han-no “creato” nuovi mercati e nuovi standard di benessere so-ciale, almeno per chi fa parte del Nord del mondo. La glo-balizzazione dell’economia ha creato cambiamenti notevo-li anche nelle nostre vecchie società industrializzate. In pri-mo luogo assistiamo ad una progressiva internazionalizza-zione della produzione, spesso della produzione industria, ecioè la costituzione di nuove catene produttive anche all’in-terno di una grossa macro impresa. Nei paesi industrializ-zati, Stati Uniti e paesi occidentali, rimangono soprattuttouna serie di sedi di tipo commerciale, finanziario e di ge-stione del marchio. Il grosso, per così dire, di queste impre-se, non è più la base operaia che produce i beni in questio-ne, ma è una rete relativamente vasta di commessi, tecnici,impiegati occupata a commercializzare, distribuire, gestiregli introiti del marchio, la pubblicità, e soprattutto gestire ilcontrollo finanziario dell’impresa stessa.I vari stadi della produzione vera e propria sono dissemina-ti lontano dai paesi industrializzati. In prima approssima-zione nei paesi asiatici cosiddetti di nuova industrializza-zione. Molte grandi multinazionali si stanno liberando delfardello di gestire direttamente all’interno dell’organizza-zione gli impianti di produzione; questi vengono appaltati osubappaltati, con un meccanismo a catena, nei paesi in viadi industrializzazione. Coloro che ricevono l’appalto spes-so sono imprenditori o operatori di paesi come la Corea delsud, per esempio, o Hong Kong, o Singapore, paesi che giàhanno sviluppato una certa base industriale. A loro voltaquesti subappaltano ad altri paesi come la Cina, l’Indonesiao la Tailandia, dove invece vi è una maggior debolezza dalpunto di vista industriale e, cosa importante, dal punto di vi-sta contrattuale di coloro che lavorano. Ciò che importadunque a colui che sta al vertice della catena è proprio ladifferenza di forza contrattuale esistente tra il proprio paeseindustrializzato e il paese che ha ricevuto l’appalto: laddo-ve la forza contrattuale del lavoratore è più debole, maggio-re sarà il profitto che ritornerà a chi ha fornito il capitale ini-ziale.Questo discorso ci fa capire che quando noi incontriamouna piccola impresa industriale di tipo artigianale, un labo-ratorio, un lavoro a domicilio in India, Tailandia o Indone-sia, non siamo autorizzati a pensare automaticamente cheperché piccolo, perché produce un oggetto di scarsissimovalore aggiunto, cioè di scarso valore industriale, almeno a

prima vista, questo non faccia parte di un circuito che va aparare invece direttamente sul mercato internazionale.Ma esistono anche altre realtà importanti che non possiamotacere. Anche se abbiamo finora parlato di catene produtti-ve che riguardano l’industria, non possiamo dimenticare ilprofondo intreccio esistente anche tra lavoro minorile eagricoltura. Non possiamo sottovalutare il fatto che le ma-terie prime agricole in molti paesi del sud del mondo sonola principale posta del commercio con l’estero. Anzi, anchea seguito delle pressioni e delle imposizioni delle istituzio-ni internazionali e dei paesi industrializzati (leggi: multina-zionali) in quanto paesi creditori di un debito molto elevatonei confronti dei paesi poveri, questi vengono spinti ad ac-crescere l’impegno nell’esportare un determinato prodottoagricolo, la cui coltivazione viene sfruttata allo spasmo purdi ottenere valuta estera pregiata, necessaria per acquisirealtri beni, e non di rado armi.Quando parliamo di lavoro minorile in agricoltura e magariimmaginiamo il ragazzo che lavora in famiglia come picco-lo coltivatore, non siamo autorizzati a pensare automatica-mente che questo sia un fenomeno che riguarda il solo mer-cato interno del paese in questione. Anzi è molto frequente,nei paesi africani, e Drissa ne è una vittima, anche nelle si-tuazioni che ci paiono più arretrate, che vi sia una connes-sione tra il piccolo coltivatore, la gestione da parte di un’a-zienda direttamente controllata dallo stato che gestisce l’e-sportazione, per esempio di cacao o caffè, e le varie aziendeche commercializzano questi prodotti, che di nuovo sonograndi aziende multinazionali con sede nell’occidente.In tutta questa vicenda vi è alla fine un paradosso: le impre-se, i soggetti del grande mercato internazionale si presenta-no dicendo che bisogna lasciare loro mano libera, che biso-gna consentire questa internazionalizzazione della produ-zione in tutti i modi possibili e immaginabili. Occorre, a lordire, che un mercato libero da ogni vincolo si sviluppi su tut-to il pianeta, liberalizzando tutti i commerci e i mercati. Ilparadosso sta proprio nella parola usata per definire il mer-cato: libero. Chi reclama tale libertà ottiene con le pressioniche è capace di mettere in atto la cosiddetta liberalizzazione.In realtà in questo mercato “libero” la fortuna gli arride per-ché utilizza in molti casi attività che libere non sono, chehanno ancora caratteristiche di servitù e di schiavitù.La vera libertà del mercato globale risiede al contrario nel-la produzione fatta in condizioni eque, o con la possibilitàdi elargire piccoli crediti alle fasce povere della popolazio-ne per permettere loro di avviare una piccola produzione inproprio, un’attività che eviti la schiavitù per debiti e il lavo-ro dei bambini. Un’educazione attenta e critica, che ci por-ti a fare delle scelte consapevoli nei confronti dei prodottiche abitualmente utilizziamo, ci aiuterebbe forse a cambia-re direzione, e evitare di produrre e commerciare attraversocatene in cui la condizione normale più usuale e più fre-quente è quella della mancanza di dignità, del supersfrutta-mento e della schiavitù.

Don Luciano Locatelli

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Uno dei personaggi più malfama-ti del medioevo italiano è certa-

mente Ezzelino da Romano, tirannodi Padova.La storiografia e la letteratura ro-mantica hanno dipinto con foschissi-me tinte quest’uomo dalpugno di ferro e d’inau-dita crudeltà, privo discrupoli, nel quale lacupidigia di potere siesprimeva come una ve-ra e propria sete di san-gue.La storia di Ezzelino daRomano, delle sue am-bizioni politiche e so-prattutto dei suoi terri-bili mezzi per assicurar-si e conservarsi il pote-re, si incontra strana-mente con quella dellasantità.O meglio dovremmo di-re si scontra, perché evi-dentemente non potevaesserci nessun puntod’incontro tra un Santoe il feroce tiranno di Pa-dova.Lo scontro più clamoro-so avvenne con il fran-cescano Sant’Antonio,predicatore a Padovaproprio ai tempi di Ez-zelino, e coraggioso accusatore dellesue malefatte.La popolarità del frate, il suo immen-so seguito tra il popolo, salvarono ilgrande taumaturgo dalla certa ven-detta del tiranno.Più tragico fu invece lo scontro traEzzelino e il personaggio oggi fe-steggiato, il Beato Arnaldo.Questo discendente della potente fa-

miglia padovana dei Catani fu unavera e propria vittima del tiranno,tanto che alcuni calendari gli attri-buiscono, e con ragione, il titolo dimartire.Entrato giovanissimo nell’Ordine

benedettino, Arnaldo fu monaco nel-la celebre abbazia di Santa Giustina,a Padova.Presto venne eletto Abate, e nono-stante la giovane età si dimostrò sa-piente e solerte nel dar vita a operemateriali e spirituali.Ma non poteva correre buon sanguetra i bianchi monaci di Santa Giusti-na e il fosco Ezzelino, la cui condot-

ta era costantemente messa sotto ac-cusa dall’esempio, se non dalle paro-le, dei seguaci di San Benedetto.L’Abate Arnaldo fu il capro espiato-rio di quella irriducibile contesa, edovette scappare dall’abbazia e rifu-

giarsi in una grotta persfuggire ai sicari di Ez-zelino che avevano avu-to l’ordine di ucciderlo.Potè riprendere la guidadel monastero soltantoquando l’ImperatoreFederico II marciò con-tro l’inquisitore vassal-lo, liberando Padovadalla sua signoria.Ma fu un successo dibreve durata. Poco dopoEzzelino rientrò trionfa-tore in Padova, e strinsedi nuovo la città nel suopugno di ferro.Questa volta l’AbateArnaldo non potè sfug-girgli. Catturato e im-prigionato, venne rin-chiuso in un’orribile se-greta, dove restò a lan-guire per otto anni. Neuscì soltanto nel 1255,ma con i piedi avanti,steso sulla bara, per es-sere sepolto nella chiesadei Francescani.

Si disse, a Padova, che al momentodella morte dell’Abate Arnaldo sierano viste due colonne luminosescendere dal cielo e brillare sopra iltetro carcere; erano la doppia aureoladel discendente dei Catani: quelladel martirio e quella della castità.

Piero Bargellini

da Mille Santi del giorno

10 febbraio: Beato ArnaldoAbate del XIII secolo

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Per tutti (e sono 4.000) c’è unabrochure pieghevole. La prima

immagine è quella di una figura cheprocede a fatica, controvento, reg-gendosi con la mano il capello in te-sta lungo il litorale di un mare infu-riato. E al posto delle nuvole c’è untitolo che sembra in contraddizionecon lo sforzo dell’uomo a reggersi inpiedi. «Corro verso la meta» dice lascritta. Una sorta di biglietto da visi-ta per quanti, tra laici, sacerdoti esuore, hanno partecipato ieri pome-riggio al Palasettembre di Chiudunoall’incontro del vescovo RobertoAmadei con i catechisti. Le brochu-re si aprono e quel che compare euna cartina, quasi una mappa del te-soro: quattro isole, tre piccine e unadecisamente più grande.Ci sono i nomi dei grandi centri del-l’antichità: Roma, Atene, Siracusa,Damasco, Filippi, Efeso, Corinto,Sion, Laodicea. E poi Babel e Malta.Ma prima che i 4.000 catechisti s’av-

venturino nei nove punti di biblicamemoria disseminati nel polo fieristi-co, c’è l’ascolto della lettera di SanPaolo ai Filippesi dove l’Apostolo in-dicala vera via del cristiano, quasi im-ponendo di essere «lieti nel Signore».«La stupenda figura di San Paolo -interviene il vescovo durante l’acco-glienza - contagiato dall’entusiasmodi Cristo, atteggiamento indispensa-bile per comunicarlo agli altri. Conlui vi assista la Madonna artefice diquel “si” totale e gioioso al Signoresenza remore e resistenze». Cita ilSinodo, invita a rileggere il punto327 dove si parla di catechesi e ag-giunge: «Se funziona la catechesi,funziona tutto il resto».Alle parole di monsignor Amadei siaggancia il canto del coro «Emma-nuel» di Pedrengo diretto da ElenaCarlesi.«Testimonianza vera per il mondo incui viviamo» sentono cantare dalcampo sportivo gli ultimi arrivati. C’è

un clima di condivisione, di festa, diamicizia. Don Pietro Biaggi, respon-sabile dell’Ufficio catechistico dioce-sano, guarda dal palco, che poi diven-terà l’altare delle Messa, le sedie tutteoccupate e la gente in piedi.«Siete una ricchezza che si riversasui giovani, sulle famiglie. È vera-mente un dono dello Spirito Santo». L’accoglienza è finita. Adesso arrivail tempo di entrare nel Grande Portodel Palasettembre accolti dai rappre-sentanti dell’Istituto superiore di.Scienze Religiose di Bergamo chespiegano corsi, calendari e lezioni.Nello stand Atene, Oscar Mondinispiega come la musica, per esempioil Paulus di Mendelson, possa predi-sporre a quell’attitudine all’ascoltoimportante in una realtà di catechesi.Dai pentagrammi classici a quellidel rock, nello stand Corinto, dove ilcurato di Bolgare, don Francesco Bi-gatti, intreccia i successi dei cantau-tori di oggi (Vasco, Battiato, Cam-

In quattromilasulle orme di Paolo

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mariere) con la lettura di alcuni bra-ni del Vangelo cercando punti diconvergenza.I catechisti del vicariato di San Gio-vanni Bianco - Sottochiesa illustra-no il loro percorso vicariale per i ra-gazzi della Cresima.«Un’equipe - spiega Vera Canova -prepara le schede sulle quali lavora-no i ragazzi che si avvicinano al sa-cramento della Confermazione».Il più gettonato degli stand è Babel

che spiega, con Eleonora Delzano di

Grassobbio, come le immagini pos-sono promuovere il coinvolgimentonella catechesi.Il vescovo li visita tutti. «Difficile fa-re una classifica - sottolinea - perchéognuno è interessante e ben organiz-zato».Alle 17,30 la Messa. Il Vangelo èquello dei talenti da restituire.I rappresentanti dei 28 vicariati dellaDiocesi sono pronti a raccogliere ilmandato del vescovo simboleggiatoda un libro intitolato «Conquistato

da Cristo». «Avete ricevuto un donoche diventa un compito: quello dinarrare la Verità di Dio nell’uomo.Coltivate la Sua amicizia con la pre-ghiera, l’ascolto della Parola, la ri-conciliazione, l’Eucarestia (verticedella catechesi) e scelte fedeli alVangelo».Emmanuel, il canto finale, chiude ilpomeriggio dei 4.000 catechisti pre-senti. Comincia per loro il lavoronelle parrocchie.

I catechisti

«Avete ricevuto un dono che diventa un com-pito: quello di narrare la Verità di Dio nell’uo-mo. Coltivate la sua amicizia con la preghiera,l’ascolto della Parola, la riconciliazione, l’Eu-carestia (vertice della catechesi) e scelte fe-deli al Vangelo» «Catechisti, siete una ricchez-za che si riversa sui giovani, sulle famiglie.È veramente un dono dello Spirito Santo».

Si ripropone anche quest’anno la possibilità di noleggiare presso l’Oratorio i costu-mi di carnevale già confezionati. Si possono trovare caricature e fogge diverse, ov-viamente di taglie diverse, per soddisfare necessità e desideri diversi. Si raccoman-da solo di riportare gli abiti puliti e stirati,pronti da riporre per l’anno successivo.Or-nella, la nostra “guardarobiera”, è disponibile dal 3 febbraio ogni mercoledì e sabatodalle 14.30 alle 16.30 per visionare e scegliere con voi il costume che più vi piace!

S.O.S. CARNEVALE!!Possibilità di noleggiare i vestiti

presso la Sala costumi dell’oratorio

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L’immagine del vino (tra i segni sacramentali uno deimeno considerati in quanto tale, specialmente

rispetto al pane) evoca la festa, il banchetto,l’eccezionalità, l’ebbrezza. Nella tradizione cristiana ilvino è il segno del sangue offerto da Gesù in croce,sangue che compie la prima alleanza tra Dio e Israele,sangue che è simbolo della vita e della sua sacralità (cfrLevitico). Il tempo di Quaresima che esordisce con lasete di Gesù nel deserto (sete che presagisce quella incroce alla quale verrà corrisposto l’aceto, il vino andatoa male, non più buono, il compiersi del “i suoi nonl’hanno accolto”),dichiara lamancanza d’acqua,ma il vangelo diCana (e l’interocammino diQuaresima) cisvela che c’èun’abbondanza neldisegno divino:non solo ilnecessario e ilcontingente, mal’abbondante e ilsuperfluo, ilgratuitoeccezionale. Il dipiù che offre ilSignore ai suoi figli si svela nella Pentecoste, festa nellaquale la paura è tramutata in coraggio, il cenacolochiuso in piazza per l’annuncio, un di più che chi vede idiscepoli colmi di Spirito li classifica come “ubriachi”.“Il vino dell’ultima ora, meglio di quello degli inizi,molto assomiglia a quello che Gesù stesso benedisse eoffrì ai discepoli al tramonto della sua vita, dando loroappuntamento per la vita eterna” (G. Angelini, Il figlio).FamigliaL’itinerario di Quaresima consiste in una riscoperta delsegno sacramentale del vino, segno che interpreta,insieme al pane, il dono di Gesù, la sua offerta per noi.La proposta, rispetto alla lettura dei vangeli delladomenica, consiste nel rileggere la storia di Gesù e lesue parole affinché si comprenda maggiormente chel’eucarestia, il dono-memoriale, se accolto, impegnapersonalmente in un’alleanza eterna. Si troverà in questarilettura un parallelo con il vangelo di Cana che, senzaforzature, descrive l’esperienza di fede dei discepoli.

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Quaresima-Pasqua“Tu hai conservato fino ad ora il vino buono”

Scansione delle settimane1ª settimana di Quaresima (Mc 1,12-15): Il deser-to. L’assenza-mancanza come vuoto necessario al-l’ammissione di povertà. Il vino terminato chiede aGesù di rivelarsi.

2ª settimana di Quaresima (Mc 9,2-10): La trasfi-gurazione: l’abbondanza-potenza di Dio è anticipatasul monte, ma non è ancora tempo per la festa, nientetende. Gesù afferma che non è ancora giunta la suaora.

3ª settimana di Quaresima (Gv 2,13-25): Il segnodel tempo distrutto e ricostruito in tre giorni. Le paro-le e i gesti di Gesù vanno ascoltati e interpretati, masoprattutto, devono provocarci. Il maestro di tavola sichiede da dove viene questo vino.

4ª settimana di Quaresima (Gv 3,14-21): Il discor-so con Nicodemo nella notte. Il Figlio è dato al mondoper svelare e compiere l’amore del Padre: Gesù è of-ferta per la festa-vita eterna. Si riceve il dono solo nel-la fede (la domanda originaria è la stessa degli ebrei difronte alla manna: “Cos’è?”) che così si professa. Ilmaestro di tavola deve assaggiare il vino per ricono-scerne la bontà.

5ª settimana di Quaresima (Gv 12,20-33): Come ilchicco che muore, l’offerta del Figlio è la vita, il pro-prio sangue. Il vino di Cana è profezia del sangue ver-sato, sangue fecondo perché accetta la morte per unbene più grande, il bene del Padre.

Palme (Mc 14-15): Nel racconto della Passione ilsimbolo del vino ritorna più volte: il vino dell’ultimacena, l’aceto dell’umiliazione e della morte comemassimo segno di rifiuto, il sangue versato dal costatoche apre alla nuova alleanza, alla nuova creazione.L’ora di Gesù è finalmente giunta, sta con lui nuova-mente sua Madre che accetta la volontà del Padre:“fate quello che vi dirà”.

Pasqua (Mc 16,1-7): La novità della resurrezione èl’inaugurazione del nuovo banchetto: il vino buono èper sempre, il sangue segna gli stipiti dei nostri cuori:l’angelo della morte passerà oltre. Il vino buono è deidiscepoli: lo porteranno al mondo da “ubriachi” diSpirito (Pentecoste).

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Cervelli in fuga

VITE A CONFRONTO...

Chiara Bigatti o Bighy, 27 anni

Animatore in oratorio da... un sacco! Forse Troppo??!!!Del gruppo ado da due anni.Quest’anno seguo i ragazzi di seconda superiore.

Mi piace la gioia e il desiderio di essere luogo aperto a tutti;mi piace la voglia di “esserci” per gli altri che si esprimenella bellezza dei luoghi e nell’accoglienza delle personeche lo vivono quotidianamente. Apprezzo e credo nel profondo,e a volte complesso, lavoro educativo con gli adolescenti,vero cuore pulsante dell’oratorio e nostro futuro.

La voglia di stare bene insieme. La possibilità di faredelle scelte nella propria vita in maniera consapevolee non “perché così fan tutti”... Ed infine la passione per ciòche fanno quotidianamente

Sicuramente tutti coloro che ho incontrato nella mia stradami hanno insegnato molto. Vorrei solo citare con un affettuosoricordo i miei genitori, mio fratello, la mia cara maestradelle elementari e i preti conosciuti in questi anni (Luigi,Andrea, Paolo, Samuele).

La poca capacità di scegliere e, a volte, di pensare con lapropria testa e di confrontarsi con gli altri, seriamente.Ma penso anche che oggi non è facile per un adolescenteo giovane sviluppare queste capacità; poche agenzie educativeinsegnano questo. Ecco perché l’oratorio divieneelemento insostituibile nel suo agire in questa prospettiva.

La capacità di coinvolgere i ragazzi e sicuramente lapreparazione e la ricerca, anche scolastica, del vero volto di Diosenza cui non potremmo essere e fare nulla.

Auguro di sapersi ancora una volta mettere in gioco,anche se non è facile, anche se accettare ciò che come oratorioproporremo non sarà la via più breve e in discesa.

Ad una pulce... lui sa perché!!!

Auguri per la tua vita e perchétutto ciò in cui credi sia rocciasu cui costruire la tua casa con Dio.

Claudio Donadoni, 26 anni

Da 8 anni. Da 2 anni con ilgruppo di 2ª superiore

Il fatto che sta vicinoai giovani ed è attento

ai bisogni concretidella comunità

Che l’oratorio è apertoe vi possono trovare

qualcuno disponibilea camminare con loro

Alcuni sacerdoti(del seminario o chesono stati a Zogno)

A volte la mancanzadi una guida (o il rifiuto

di una guida) nei momentidi crisi e di difficoltà

La voglia di faree di fare bene...

Di non perdere nessunaoccasione e di vivere

al meglio questo periodo

Camaleonte

Di raccogliere tutto quelloche in questi anni

ha seminato... perché è tanto...

Nome, cognome, età

Da quanti annisei animatore?

E di quale gruppo?

Quale aspetto apprezzidi più del tuo oratorio?

Cosa cerchidi comunicare ai ragazzi

del tuo gruppo?

Nel tuo cammino di fedequali personeo esperienze

ti hanno aiutato?

Secondo te qual èil disagio più grande

dei giovani?

Del tuo collegacosa apprezzi di più

Si avvicina la quaresima,tempo forte per i ragazzi,

cosa gli auguri?

Se dovessi paragonareil tuo compagno

a un animale a qualelo paragoneresti?

Fai un augurio al tuocompagno d’intervista...

Cervelli in fuga 27

VITA COMUNE IN TOSCANA!! Prendi nota!VITA COMUNE IN TOSCANA!! Prendi nota!Da lunedì 13 a domenica 19 luglio

dalla 3ª media compresa in su...Non perdere l’occasione!

Ti aspettiamo!!!don Samu e animatori

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Cervelli in fuga28

Parola d’ordine: celeri!!Sulle orme dell’Infinitamente Piccolo d’Assisi

“O alto e glorioso Dio,illumina el core mio.Dame fede diricta,speranza certa,carità perfecta,umiltà profonda,senno e cognoscementoche io servili toi comandamenti.Amen”

(San Francesco)

Inizia così, con una preghiera, un piccolo libret-to con l’immagine di un ramoscello d’edera su

di un muro grigio e aspro e con tanta gioia di par-tire, il nostro viaggio sulle orme di San Francesco.Siamo noi i ragazzi di terza media, quelli che ilprossimo 7 giugno si alzeranno di fronte all’interacomunità e diranno il loro piccolo Sì con la Pro-fessione di Fede.Sono le ore 6 di questo terzo giorno del nuovo an-no. Lasciamo i nostri genitori per metterci in viag-gio; ci accompagnano le nostre super catechiste, ildon Samu ovviamente e alcuni animatori... c’è

qualche faccia nuova: le cugine di Chiuduno e ungran bel compagno di viaggio inviatoci addiritturadal Seminario. Ma allora siamo in tanti: strabello!La meta, Assisi, non è poi così vicina, ma noi sia-mo agili e scattanti, abbiamo desiderio di giocaree di farci sentire; dormire??!! E chi ne ha voglia!Si gioca a carte, si canta e si ascolta musica!Il tempo vola (o quasi) e puntuali come orologisvizzeri giungiamo all’Hotel che ci ospiterà per tregiorni a Rivotorto, nei pressi di Assisi! Un lautopasto, con sapori un po’ strani per i nostri palati fi-ni, e poi tutti a sistemarci nelle camere! Ci hannoriservato un posticino tutto per noi!! Che gentili (oforse ci hanno isolato per non disturbare la quietepubblica di tutto l’albergo!!!!). Ma la scoperta piùbella è il meraviglioso campo di calcio propriofuori dalle camere! Ci divertiremo!! Unico puntodolente...in ogni stanza un animatore! Siamo sor-vegliati a vista!!! Ma la comunicazione non saràcerto difficile: muri praticamente sottili come car-ta velina!! (W il cartongesso!).È ora di tornare seri e di cominciare questo “ritiroitinerante”: siamo qui per scoprire, osservare coni nostri occhi e percorrere con le nostre gambe, iposti della vita santa di Francesco, il poverellod’Assisi.

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Pensate, un ragazzo giovane e scapestrato propriocome noi! Una persona benestante con un padrecommerciante e un futuro bello e agiato; un ragaz-zo però con occhi grandi elimpidi, che sanno osserva-re! Ed è proprio con questiocchi che Francesco pianopiano si accorge degli altri edi Dio. Lo riconosce in ciòche più gli faceva paura eforse anche schifo: un leb-broso. E lo bacia incurantedella malattia e della po-vertà, dell’isolamento e diciò che avrebbero detto dilui. Un pazzo! E da quelgiorno cambiò vita. Sispogliò di tutto in piazzae tutti lo prendevano permatto! Niente e nessunoperò, né la fatica, né il dolore, né la fame, néil disprezzo di tanti lo porteranno a cambiare idea,a voltarsi indietro, neppure per un attimo.Assisi ci parla di quest’uomo incredibile! Co-me?!!? Ma con le sue chiese (innumerevoli e tuttevisitate!! siamo troppo bravi!), le strade strette eintricate, le discese e le salite con pendenze inim-maginabili! A guidarci il nostro fantastico don Sa-mu che con passo da bersagliere, incurante delfreddo e del vento gelido, e soprattutto al grido di«CELERI!!!!!!!» (ci abbiamo messo un po’a capi-re cosa significava!) ci ha portatoovunque!E così abbiamo scoper-to e ammirato la casa diFrancesco, la chiesettadi San Damiano (non po-tevano costruirla un po-chino più in centro??), laPorziuncola (strana ’stachiesa enorme che ne con-tiene una piccola piccola!!Una matrioska!) e la chiesadi Santa Chiara in cui è cu-stodito il Crocefisso cheparlò a Francesco.Momenti sicuramente parti-colari e indimenticabili sonostati la salita all’Eremo (misa don che non erano solo 4 km, vero!???), la mes-sa e la testimonianza di frate Mauro, ma anche lacelebrazione di fronte alla tomba di San Francescoe, soprattutto, la lettura della nostra regola di vita.Non è stato semplice scrivere ciò che promettiamodi fare, come intendiamo vivere, non in maniera

astratta, ma concretamente con gli altri, con noistessi, con Dio. Soprattutto non sarà facile viverequotidianamente secondo questa regola, ma pos-siamo impegnarci per farlo.

Come non ricordare inoltre il fantastico film, vi-sto sul pullman in tre parti, il musical (siamo sta-ti troppo bravi e attenti), il grande gioco notturnofra stradine intricate, una cartina che abbiamocompreso di non saper utilizzare (meno male chec’era il nostro autista che ci dava preziose indica-zioni!!), rotoli di carta igienica e bevande insalu-bri!!!

E ora siamo tornati a casa, e a scuola nel ridentepaesello di Zogno, sommerso dalla neve!! Ricor-diamo Assisi e questa fantastica esperienza ringra-ziando chi ci ha accompagnato e chi ci guida ognigiorno col suo esempio!GRAZIE DON SAMU!|!

I tuoi scialli e manzilli ragazzi di terza media

Cervelli in fuga 29

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P er iniziare una nuova impresa, la nostra vitacomune invernale con il gruppo ado, bisogna

aver voglia di rispondere ad un invito: ci stai?!Non è semplice; molto più facile sarebbe godersiqueste vacanze di Natale facendo ciò che si vuolea casa o in giro, senza momenti laboriosi o di grup-po che presuppongono impegno, rispetto degli al-tri, puntualità.Siamo ancora in tanti ad accettare con entusiasmoquesta proposta fatta dal don Samu e dagli anima-tori!! E così sabato 27 alle 11:00 inizia la nostraavventura.Ci ritroviamo in oratorio portando tutto il necessa-rio per sopravvivere in questi fantastici quattrogiorni. Valige colme di tutto ciò che ci serve, sac-chi a pelo, cuscini morbidosi per coccolarci duran-te la notte, giochi per non dormire e soprattuttotanta voglia di divertirsi.La prima cosa da fare è preparare e dotare di tutti iconfort quella che sarà la nostra casa per i prossi-mi giorni. Il salone dell’oratorio diventa in brevela più bella abitazione in open space che avremmopotuto immaginare: riscaldamento autonomo (nelsenso che si accende e spegne da solo e quandomeno te lo aspetti, mantenendo comunque sempreun dolce tepore alternato a momenti di Sahara!),letti comodi e ben posizionati su soffici materassi,tavolini e sedie per il gioco, rispolverando il vec-chio Monopoli, le carte e Risiko (noto per le lun-ghe ore di battaglia senza fine alla conquista delmondo!).Ovviamente non può mancare la mitica play, o

meglio la Wii, di cui in breve siamo divenuti tutticampioni.È ora di pranzo, ma gli animatori ci informano chec’è qualche piccolo problemino di accensione for-no: si mangerà con mooolta calma e facendo eva-porare in breve tutti i programmi fatti e i tempiprevisti; ma non ci facciamo prendere dal panico esubito dopo la pappa ci dividiamo in gruppi e dia-mo il via ai tornei: calcio, pallavolo, carte!! Si co-mincia proprio alla grande!Dato sfogo a tutte le nostre energie, dopo una sa-lutare e necessaria doccia, iniziamo i lavori digruppo; guidati dai nostri animatori ci confrontia-mo sul tema “Affettività-Amicizia-Carità”.Al temine ci attende la messa delle 18:00 in Par-rocchia animata da noi! Ormai dopo anni di inse-gnamento siamo bravissimi! Ovviamente è unsuccessone!Dopo cena ci attende un sabato sera da sballo: cit-tà alta è nostra! Passeggiata salutare (con salitasfiancante!) e cioccolata ristoratrice alla Marian-na!!Al rientro è l’ora della preghiera nella mitica salet-ta blu (ora un po’ arancione) che per l’occasione siè trasformata in luogo di preghiera: un grande tap-peto posto al centro dove sedersi e condividere in-sieme momenti di silenzio e riflessione, ma anchedi canto e gioia. E finalmente ...la nanna (ovvia-mente non per tutti!! Qualche eroe vuole tentare dibattere il record di ore insonni e “condivide questagioia con gli amici!!”).Domenica mattina la sveglia suona presto. Alle

C I S TA I ?Vita Comune ADO - Natale 2mila8

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6:10 tutti in piedi, vispi e allegri come cerbiatti,guidati da un don in forma smagliante e super to-nico! Partenza per Venezia. Ci attendono vicoli ecalli da percorrere velocemente perché i nostrisimpatici animatori hanno inventato una fantasticacaccia al tesoro; punti in palio per il gruppo che,senza perdersi, raggiunge per primo Piazza SanMarco. Nel breve ci si rende conto che i venezianihanno un grande senso dell’umorismo e sicura-

mente si prendono gioco dei turi-sti mettendo cartelli con indica-zioni contrastanti per il raggiun-gimento dei luoghi: ogni vicolosembra uguale, stretto e ricco dinegozi; è il caos! C’è chi si perde earriva dopo innumerevoli minuti,chi se la prende comoda e rinunciain partenza all’obiettivo! Ma final-mente ci siamo. In piazza ha il via lacaccia al tesoro alla scoperta dellacittà! Domande e simpatici giochiper gustare i monumenti, capire lastoria e conoscere i luoghi. C’è chialla ricerca disperata di risposte cer-ca l’aiuto da casa, o chiede indicazio-ni a turisti in inglese, chi pur di fare la foto miglio-re sfodera telefonini di ultima generazione, chipunta tutto (pizza a volontà!) in una fantastica sfi-da con il don, chi pur di acquistare punti regala ro-se a tutte le animatrici (grazie ... erano bellissi-me!!). E per finire grande girotondo in piazzacoinvolgendo turisti di tutto il mondo! Un succes-so! Venezia è conquistata.Questa vita comune è fantastica, ma non finiscequi: lunedì mattina ci attende di nuovo una leva-taccia: si parte per Bormio! Quest’anno l’oratorio

ha voluto proprio esagerare; molto meglio di un’a-genzia di viaggi ha organizzato bellissimi giorni didivertimento e di riposo. Ecco quindi una gita sul-la neve in una città fantastica ricca di attrazioni,negozi e soprattutto un sole caldo che ci fa scorda-re il vento di Venezia. Qui ci attendono meravi-gliose piste da discesa e di fondo, pattinaggio sulghiaccio e fantastiche terme. Ebbene sì, acqua a 38

gradi all’interno di una cornice strabi-liante: montagne e neve gustate in unfantastico tepore! Il don sembra tor-nare bambino in questo luogo; fragiochi, spruzzi, “pesci strani” e relaxpassa il pomeriggio; convincere donSamu che è ora di tornare e toglierlodalla vasca dopo 3 ore, è un impre-sa. Nel rientro ci fermiamo a cenarein un localino tipico della zona e al-le 23:00 siamo a Zogno. Ci attendeil fulcro di questa vita comune: l’a-dorazione notturna!È difficile dopo tanto divertimen-to fermarsi a pregare, non crollaredal sonno di fronte ad un impegnocosì grande, ma sentiamo

che è importante fermarsi a riflettere, cercare unpo’ di silenzio, scrivere di noi.La mattina dopo il don ci concede un po’ più di ri-poso! Ci alziamo e dopo colazione si dà il via allegrandi pulizie!! Al temine del pranzo ci si saluta eci si augura buon anno!! Ci si rivede al gruppoado!Ricordiamo gli animatori che ci hanno accompa-gnato e hanno organizzato questa esperienza e ildon che non si stanca mai di credere in noi. GRA-ZIE

NOI, gruppo Ado

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Cosa succede in Medioriente?Ehi... assidui lettori... non disperate se le va-

canze sono ormai passate, ma state concen-trati per riflettere e dire la vostra in questo im-perdibile appuntamento con la rubrica d’attuali-tà di febbraio.In questa edizione ci sembra opportuno analiz-zare gli scenari del conflitto israelo-palestinese,alla luce degli sconvolgenti sviluppi delle ultimesettimane. Purtroppo l’area mediorientale, culladella civiltà e di molte religioni, è martoriata, dapiù di mezzo secolo, da una guerra estenuante icui effetti stanno sotto gli occhi del mondo inte-ro: scontri, guerriglie e attentati sono ormai al-l’ordine del giorno mentre le morti si susseguo-no incessantemente. Tuttavia è necessario ag-giungere che, tramite l’intervento di enti inter-nazionali, i combattimenti vengono da sempresmorzati attraverso temporanei e fallimentariaccordi di pace. Cosa impedisce, dunque, di sti-pulare una tregua definitiva tra i due Stati? In ef-fetti, la nazione israeliana, negli ultimi decenni,ha esponenzialmente aumentato la sua influen-za militare e politica nell’area mediorientalecon l’appoggio decisivo degli Stati Uniti. Quin-di, questa supremazia così ostentata ha causatotensioni diplomatiche con gli Stati limitrofi, inparticolare con il popolo palestinese, andando a

destabilizzare la precarietà dei rapporti e crean-do un forte sentimento di rivalsa negli oppressi.Possiamo dire che dalla parte palestinese si evi-denzia un acceso nazionalismo arabo sostenutodagli estremisti islamici, i quali, non volendoscendere a patti, organizzano attentati terroristi-ci contro Israele provocando, però, una reazionetempestiva e durissime rappresaglie con bom-bardamenti a tappeto sulla striscia di Gaza. In-somma, siamo di fronte ad una situazione dav-vero insostenibile che rende certamente irrealiz-zabile una risoluzione definitiva e immediatanel rispetto di entrambe le parti.Nonostante ciò è possibile raggiungere un com-promesso attuando un ridimensionamento delpotere economico, politico e soprattutto milita-re del colosso israeliano, impedendo la sua pre-varicazione bellica a scapito di civili palestinesiinnocenti. Allo stesso tempo è necessario bandi-re le frange terroristiche palestinesi fermando,senza altre esitazioni, i prossimi massacri, purriconoscendo l’esigenza della nascita di una ve-ra nazione palestinese, libera dalle oppressionistraniere e dai fanatismi interni. Ecco, in con-clusione, i possibili requisiti minimi per una sta-bilizzazione del conflitto e per il raggiungimen-to di una tregua permanente. Richy

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PARABOLA DI VITA...

L’alberogeneroso

C’ era una volta un albero che amava un bambi-no. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.

Raccoglieva la sue foglie con le quali intrecciavadelle corone per giocare al re della foresta. Si arram-picava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoirami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocava-no a nascondino. Quando era stanco, il bambino siaddormentava all’ombra dell’albero, mentre lefronde gli cantavano la ninna-nanna.Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolocuore. E l’albero era felice. Ma il tempo passò e ilbambino crebbe.Ora che il bambino era grande, l’albero rimanevaspesso solo.Un giorno il bambino venne a vedere l’albero e l’al-bero gli disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicatisul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami, mangiai miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”.“Sono troppo grande ormai per arrampicarmi suglialberi e per giocare”, disse il bambino. Voglio deisoldi. Puoi darmi dei soldi?”.“Mi dispiace”, rispose l’albero “ma io non ho deisoldi. Ho solo foglie e frutti, prendi i miei frutti,bambino mio, e va’ a venderli in città. Così avrai deisoldi e sarai felice”.Allora il bambino si arrampicò sull’albero, raccolsetutti i frutti e li portò via. E l’albero fu felice.Ma il bambino rimase molto tempo senza ritorna-re... E l’albero divenne triste.Poi un giorno il bambino tornò: l’albero tremò digioia e disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampica-ti sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e siifelice”. “Ho troppo da fare e non ho tempo di arram-picarmi sugli alberi”, rispose il bambino. “Vogliouna casa che mi ripari”, continuò. “Voglio una mo-glie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di unacasa. Puoi darmi una casa?”.“Io non ho una casa”, disse l’albero. “La mia casa èil bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirtiuna casa. Allora sarai felice”.Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per co-struirsi una casa. E l’albero fu felice.Per molto tempo il bambino non venne. Quando tor-no, l’albero era così felice che riusciva a malapena aparlare.“Avvicinati, bambino mio”, mormorò vieni a giocare.“Sono troppo vecchio e triste per giocare” disse ilbambino. “Voglio una barca per fuggire lontano da

qui. Tu puoi darmi una barca?”. “Taglia il mio tron-co e fatti una barca”, disse l’albero. “Così potrai an-dartene ed essere felice”.Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barcaper fuggire. E l’albero fu felice... ma non del tutto.Molto tempo dopo, il bambino tornò ancora. “Midispiace, bambino mio” disse l’albero “ma non restapiù niente dadonarti... Non ho più frutti”.“I miei denti sono troppo deboli per dei frutti”, disseil bambino.“Non ho più rami”, continuò l’albero “non puoi piùdondolarti”.“Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami”, dis-se il bambino.“Non ho più il tronco”, disse l’albero. “Non puoi piùarrampicarti”.“Sono troppo stanco per arrampicarmi”, disse ilbambino. “Sono desolato”, sospirò l’albero. “Vorreitanto donarti qualcosa... ma non ho più niente. Sonosolo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...”. “Nonho più bisogno di molto, ormai”, disse il bambino.“Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposar-mi. Mi sento molto stanco”. “Ebbene”, disse l’albe-ro, raddrizzandosi quanto poteva “ebbene, un vec-chio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi.Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati”.Così fece il bambino. E l’albero fu felice.

Shel Silverstein

Questa sera siediti in un angolo tran-quillo e aiuta il tuo cuore a ringra-ziare tutti gli “alberi” della tua vita.

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Cervelli in fuga34

ORIENTUNIVERSITÁFarmacia

LE SOLUZIONI SUL PROSSIMO NUMERO

GIOCHI

Michele

Le soluzioni di gennaio

Quale università frequenti?Frequento il primo anno del corso di laurea inFarmacia presso l’Università degli studi di Mi-lano.Hai fatto una scelta particolare! Quale?Ho scelto questo corso per-ché sono sempre stata attrat-ta dai meccanismi del corpoumano e dalle sue possibilitrasformazioni.Che preparazione avevinel campo?Venendo da un liceo scienti-fico, ho una buona base perquanto riguarda la matema-tica, la fisica e le scienze; ol-tre ad aver acquisito un miometodo di studio.Sei soddisfatta della tuascelta?Moltissimo! Nonostante sia ancora agli inizi,questo corso mi appassiona sempre più.Studi molto?Lo studio si concentra nei periodi prima degliesami; occorre però organizzarsi e sfruttare an-che i periodi liberi da scadenze.

Devi rinunciare a qualcosa di importante?Rinuncio a molto tempo utile: facendo la pendo-lare i momenti per studiare si riducono notevol-mente.Qualcuno ti ha condotto nella scelta?

Ho scelto da sola, influenzata forsedalle attività di tre generazioni diinfermiere in famiglia!La cosa più bella della tua univer-sità?L’avere incontrato bellissime perso-ne che condividono le mie passioni.Come fai a mantenerti?Allevio l’onere della spesa ai mieigenitori grazie a qualche lavorettoestivo.Cosa vorresti fare dopo i tuoi stu-di?Magari lavorare in un laboratorio diqualche azienda e studiare le appli-

cazioni di nuovi farmaci.Che consiglio daresti a chi volesse fare la tuastrada?Anche se sono agli inizi, posso dire che per que-sto corso occorre passione ed impegno, ma nondelude le aspettative. Provare per credere!

Lara Mazzoleni, 19 anni

Francesco Rinaldi mascotte dell’oratorio

Grande cantante anni 90

Uno dei colori dell’arcobaleno

Fantastica bistecca

Grande camion con rimorchio

Cambiasso, centrocampista dell’Inter

Fiore all’occhiello dell’automobilismo italiano

Tipico strumento musicale della Grecia antica

Profeta dell’antico testamento

B R E A K F A S T

U L I S S E

O R O N Z O

N O R M A N D I A

2 M I L A 8

M E L A

I E R V O L I N O

L E V I T I C O

A R L E C C H I N O

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35ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

Invito alla letturaa cura di Fulvia, Grazia e Gaia

“La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non sivanta, non si gonfia. Queste, dunque le tre cose che rimangono: la fede,la speranza e la carità, ma di tutte più grande è la carità” (1Cor 13,4.13)

Benedetto XVI ha indetto l’Anno Paolino (28 giugno 2008 - 29 giugno 2009) per ri-cordare il bimillenario della nascita di San Paolo. I libri proposti attraverso questa pa-gina aiutano ad approfondire e assimilare l’insegnamento dell’Apostolo delle genti.

Giuseppe Pulcinelli, dottore in teologia ed insegnante di materie bibliche, ha preparato unopuscolo che fornisce le informazioni essenziali per conoscere l’Apostolo Paolo. Il testo haun’esauriente introduzione generale ed è, poi, diviso in quattro parti, ciascuna contrasse-gnata da un colore: giallo, rosso, verde, blu e che riguardano rispettivamente la vita, le let-tere, il pensiero, i luoghi. Gli argomenti sono trattati in modo semplice ma non superficiale;il linguaggio è chiaro e scorrevole.

GIUSEPPE PULCINELLI - ABC PER CONOSCERE L’APOSTOLO PAOLOEd. San Paolo, pagg. 63, € 2,50

«Scelgo la lettera ai Filippesi perché è un testo mirabile per impostare in modo nuovo le “re-lazioni” tra di noi... Nella voce di Paolo sentirete di certo la mia voce di Vescovo». Per con-gedarsi dai suoi fedeli, amatissimi, della Diocesi di Locri-Gerace, il Vescovo Bregantinicommenta, appunto, la lettera ai Filippesi. Nasce il libro Per una gioia piena; quindici ca-pitoli così strutturati: contesto, testo, commento, attualizzazione, impegni, preghiera (spes-so in forma poetica), testimonianza e racconto. Bellissima e toccante l’introduzione, maogni pagina rivela il grande amore pastorale del Vescovo per la sua Chiesa dalla quale si con-geda «con affetto e infinita gratitudine, con vera e profonda serenità di cuore».GIANCARLO MARIA BREGANTINI - PER UNA GIOIA PIENA. LETTERA AI FI-LIPPESIisg edizioni - Elledici, pagg. 190, € 10,00

Da Paolo con affetto è un libro che presenta e fa conoscere la figura di San Paolo, at-traverso i suoi viaggi, ai bambini e ai ragazzi. Con linguaggio adeguato, semplice manon banale, ogni pagina racconta un episodio; le illustrazioni sono simpatiche e fanta-siose; chiare le indicazioni che rimandano alla lettura del testo biblico e le tappe diviaggio ricordate accanto ad ogni capitolo e che si possono, man mano, colorare nellacartina geografica dell’ultima pagina. Ma, soprattutto, risulteranno gradite le vere let-tere in busta, su ogni pagina, indirizzate proprio da San Paolo ai ragazzi lettori!PETER ROGERS - DA PAOLO CON AFFETTOEd. Elledici, pagg. 24, € 7,20

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36 ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

Con questo numero si ricomincia con una pagina dedica-ta alla Montagna, sarà questa una occasione per aggior-

nare i molti Soci iscritti e tutti quelli che in qualche modo se-guono con passione questo argomento con le nostre iniziati-ve svolte e quelle in progetto. Ringraziamo perciò ZOGNONOTIZIE per questo prezioso spazio offerto e per essere vi-cini a noi.A conclusione del secondo semestre 2008, due gli avveni-menti importanti: il sedici novembre il tradizionale “Girodelle campane”, un lungo percorso attorno ai nostri montiintrapreso sempre con spirito allegro, e l’otto dicembre la S.Messa dedicata al ricordo i caduti della montagna.La Santa Messa è stata celebrata da Don Samuele, hanno ono-rato questa giornata molti Soci e simpatizzanti zognesi, maanche genti dei paesi vicini. Circa 80 persone hanno percorsoi vari sentieri che conducono alla cima del Canto Alto per ri-trovarsi tutti insieme edessere presentialla commemo-razione. L’ideadi questo eventoche si rinnovaogni anno, di-ventato un ap-puntamento a cuinon si può man-care, nasce dallavolontà di non di-menticare gli ami-ci alpinisti e tutticoloro che hannoamato la montagnae che oggi non sonopiù tra noi. La ceri-monia si ripete a turno sullevarie vette dei monti circo-stanti la conca di Zogno.Tante le iniziative per l’an-no nuovo, tra cui due corsigià regolarmente avviati, ilcorso di sci alpino, organiz-zato insieme a TiraboschiSport e in collaborazione conl’Assessorato allo Sport delComune di Zogno, e il corsodi sci di fondo sulla spettaco-lare pista di Zambla con imaestri Fisi di Oltre il Colle.In programma inoltre nei mesi

invernali le seguenti gite e manifesta-zioni:- domenica 15 febbraio itinerario sci-escursionismo al monte Guglielmo,montagna delle Prealpi bresciane egardesane (quota Mt.1957 s.l.m.);- domenica 1 marzo itinerario sci-fondo, raduno di raspa, antica tecni-ca che permette di scendere ripidivalloni con l’utilizzo degli sci difondo, sfruttando le racchette comefreno di sicurezza;- domenica 15 marzo itinerario sci-alpinismo al Pizzo Tre Confini, po-

sto in alta valle Seriana, co-stituisce una tra le classichesci-alpinistiche delle Oro-bie, è situato lungo il crina-le che collega il MonteGleno al Pizzo Recastello(quota Mt. 2842 s.l.m.).Nel corso della stagioneverranno decise e orga-nizzate altre uscite do-menicali, sia sci-alpini-stiche che di fondo o supista, per essere infor-mati gli orari di ritrovonella sede sono dalleore 21,00 alle ore 22,30nei giorni di martedì e

venerdì.- per info: tel. 333-5965538 e-mail: [email protected]

Sottosezione di Zognodel Club Alpino Italiano di Bergamo

Giro delle campane - alba dal Monte Zucco (foto Ettore Ruggeri)

S.Messaal Canto Alto

(foto Clemente Marchesi)

(foto Clemente Marchesi)

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Preghiamo con la Chiesa (L’Apostolato della preghiera)Le intenzioni devono essere precedute dalla recitadella preghiera riportata qui sotto:

Cuore divino di GesùIo ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Ma-ria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eu-caristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le soffe-renze di questo giorno, in riparazione dei peccati eper la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia del-lo Spirito Santo, a gloria del Divin Padre.

INTENZIONI FEBBRAIO:Generale - Perché i Pastori della Chiesa siano sempre docili all’azione del-lo Spirito Santo nel loro insegnamento e nel loro servizio al popolo di Dio.Missionaria - Perché la Chiesa in Africa trovi vie e mezzi adeguati perpromuovere in modo efficace la riconciliazione, la giustizia e la pace, se-condo le indicazioni della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinododei Vescovi.Dei Vescovi - Perché tutti gli uomini possano sentirsi figli di un unico Pa-dre, affinché sia rimosso ogni ostacolo sulla via che porta alla fraternità ealla pace tra i popoli.Mariana - Perché la Vergine sia contemplata quale aurora del tempo sal-vifico e colei che prepara il cuore dei figli alla pienezza della Cena pas-quale del Figlio.

L a Caritas Interparrocchiale di Zo-gno nel presente anno pastorale av-

vierà a Stabello il servizio gestione ali-menti per famiglie bisognose, mentre aZogno-S.Lorenzo intende avviare ilCentro di Primo Ascolto (CPA).Queste iniziative si accompagnano aquelle già operative da qualche mese:la Casa della Carità in Ambria, la rac-colta di indumenti e passeggini perbambini a Endenna (in legame con ilCentro Aiuto alla Vita di Bergamo), ilservizio adozioni a distanza a Somen-denna, insomma in modo gradualeogni parrocchia sta proponendosi in unambito specifico.Ma più che “fare”, decisivo è che laCaritas sia strumento di riflessione e distimolo alle parrocchie e ai singoli bat-tezzati, per ribadire che la carità cri-stiana non è elemento opzionale, macertificativo della fede: non è solo unlodevole “darsi da fare” per gli altri,ma è dire che Cristo ha toccato la mia/nostra vita, perché Lui è samaritano,Lui è pane, Lui è accoglienza, Lui èmisericordia, Lui salva.La carità cristiana nasce da qui, dallascoperta del dono di Dio, scoperta chesi ravviva quanto più ci si espone allarelazione solidale coi fratelli.Se manca questo atteggiamento di “gra-zia ricevuta”, si fallisce il bersaglio...proprio quel Signore che ci soccorre,lo reincontriamo nel volto dei fratelli(e saremo proprio giudicati sulla cari-

tà, che è cifra della fede): partendo daquesti presupposti sì innestano quellecompetenze che occorrono per viverela carità con quella intelligenza ap-passionata e con maturo discernimen-to.Il gruppo Caritas nei suoi ultimi incon-tri si è lasciato provocare fortementedalle parole di Benedetto XVI nell’en-ciclica Deus caritas est, che viene rac-comandata a tutti nella sua lettura (sipuò scaricare anche da internet), so-prattutto nella seconda parte del testo:il Papa illustra in modo decisamenteinteressante e accessibile l’origine e ilsenso della carità cristiana.Per quanto riguarda il CPA, la Parroc-chia di Zogno- S. Lorenzo ha indivi-duato un locale idoneo presso la Casadi Riposo (ringraziamo don Angelo Vi-gani e la sig. Luisa Zambelli).Ma in cosa consiste precisamente unCPA?Il n. 419 delle Costituzioni Sinodalidel 2007 dice testualmente:In ogni parrocchia, più parrocchie in-sieme o in vicariato, venga costituito ilCentro di Primo Ascolto e di coinvolgi-mento, per accogliere e ascoltare lepersone in difficoltà e orientarle versostrutture ecclesiali o civili competentia dare il servizio richiesto. È strumen-to prezioso per rendere visibile l’atten-zione e la sollecitudine verso i poveri,ma è anche “luogo” che aiuta ad os-servare, a conoscere e a farsi prossimo

dei poveri e che stimola i gruppi, le isti-tuzioni e anche l’ente pubblico, ad atti-varsi sempre più con servizi in rispostaalle povertà.Il CPA è realtà pastorale assai comunenella nostra Diocesi ma assente nellanostra valle, dove per altro non mancachi si dà da fare per le diversificate si-tuazioni di bisogno.È importante in questa nostra fase ini-ziale lasciarci istruire da altri collauda-ti CPA (quello a noi più vicino è a Vil-la d’Almé), in stretto contatto con laCaritas di Bergamo.Scopo di questo articolo è quello di co-stituire un gruppo di volontari disponi-bili ad offrire un paio di ore settimana-li o quindicinali per questa “avventu-ra”! Referente per il CPA di Zogno è ilprof. Bonaventura Foppolo, già pre-side a Camanghé per diversi anni.Il CPA di Zogno sarà in stretto contattocon la Caritas Interparrocchiale, il cuireferente è don Claudio, parroco diAmbria e con la parrocchia di s. Loren-zo referente delle strutture.Speriamo che queste poche righe aiuti-no a trovare quella disponibilità di al-cuni adulti, disponibilità magari cosìpiccola ma al tempo stesso evangelica-mente così capace di spostare le mon-tagne... Quanti volessero rendersi dis-ponibili per questa iniziativa possonorivolgersi direttamente al proprio par-roco.

Caritas Interparrocchiale Zogno

Caritas interparrocchiale

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Domenica 11 gennaio 2009 è termi-nata la Mostra dei Presepi nei

“Sòch” (ceppi) la quale ha superato ogniaspettativa sia di visitatori che di presepiacquistati: centotrenta (130) i presepivenduti a persone non solo di Zogno maanche di Bergamo, Brescia, Milano euno persino in Svizzera.I presepi sono stati realizzati con l’aiutodi Lorenzo (Carbùner), le cui mani fa-rebbero invidia pure a Don Camillo, ealla gentile consorte Lucia che, oltre asostenerci con le tradizionali merendinemattutine e pomeridiane, con aggiuntadi “spirito” di vino ha avuto la pazienzaper tanti mesi di sopportare i rumori(non certo musicali) che provenivanodal laboratorio-officina. È doveroso rin-graziare nuovamente i fornitori dei“sòch” (gratuiti) Sergio e Tullio Carmi-nati; Mauro e Sandro Mazzoleni per ildeposito e trasporto in loco e Sergio ePrimo che con le loro vetture danno unaiuto nel trasporto del materiale per l’al-lestimento della mostra. Ringrazio inol-tre Ezio Rigamonti, amico di Don Giu-lio, che pure lui ogni tanto porta qualcheceppo di ulivo; Franco Zanchi; e DonAngelo per l’utilizzo della Chiesina del-la Confraternita.Al Centro lavorano trentasei dipendenti

e con il ricavato dei Presepi e della ven-dita dell’artigianato si potrà potenziarele attrezzature della sala operatoria e da-re assistenza e cure ai bambini e ai ra-gazzi che sono ospiti al Centro SantaMaria.La cifra realizzata è di € 19.500,00.L’Associazione AUGERE - onlus porgeun grazie di cuore e un cordialissimo sa-luto a tutte le persone che hanno colla-borato e donato.

Rino

Mostra presepi: superata ogni aspettativa

Gruppo Missionario: bilancio dell’anno 2008Entrate anno 2008 € Uscite anno 2008 €

Resto bancario 2007 385,90 Padre Clovis (Brasile) 1000Vendita stracci 1795 Suor Lucia Bonzi (Brasile) 500Offerte anonime 500 Suor Giovanna Colombo (Bolivia) 1000Offerte per spedizione pacchi 1250 Suor Vincenziana Propersi (per Eritrea) 1000Vendita oggetti riciclati 950 Don Luciano Tengattini (Bolivia) 1000Banco vendita 10.550 Don Maurizio Cremaschi (Brasile) 1000

Don Pedro Balzi (Brasile) 1000Silvia Fazzari (per Brasile) 1000Suor Lucia Rubis (per Brasile) 1000Suore del Divino Amore ( per missione più povera) 1000Adozione del seminarista Henrico Mtafya 500Missione di Rilima (Ruanda) 1000Spedizione Notiziari parrocchiale ai missionari 275Abbonamento riviste missionarie 175Spedizione pacchi:Padre Luis Carascal (Colombia) 11 pacchi 1.027,95Suor Mercedes Penà (Colombia) 7 pacchi 654,15Padre Carmine Carrato (Nicaragua) 6 pacchi 797,80Suor Dina Repetti (Colombia) 3 pacchi 280,35Suor Celestina Pompeo (Colombia) 3 pacchi 280,35Suor Lucia Bonzi (Brasile) 7 pacchi 565,67

totale 15.430 totale 15.056,27

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“Mi fa sempre molto piacere ricevere vostre notizie e sape-re che siamo uniti nella stessa fede e nello stesso Amore.Qui alla Domus tutto procede abbastanza bene, nonostantele sofferenze e le difficoltà delle nostre inferme. È il Signo-re che ci dà coraggio e serenità. Dobbiamo ringraziarLosempre per la Sua presenza silenziosa ma molto viva franoi. Vi ricordo sempre nella preghiera e vi sono vicina; cheil Signore vi faccia sentire la forza della sua presenza. Contanto affetto vi abbraccio.A voi del Gruppo Missionario, ai Sacerdoti della Parrocchiai miei più cari auguri di Buon Anno”.

Silvia Fazzari

“Ancora una volta sento ildovere di ringraziare voi delGruppo Missionario e convoi le vostre amiche e i vostriamici che si prodigano peraiutare i più bisognosi! Assi-curo che generosa offerta sa-rà per il bene dei piccoli e si-curamente il Signore vi ri-compenserà come solo Lui safare. Ave Maria e uniti sem-pre nella preghiera”.

Suor Lucia Bonzi

“Vorrei mandare un salutinoal Gruppo Missionario, aGiusy e a tutti gli altri, che so-no stati molto gentili con me econ la Missione. Io sono statoun po’ingrato con loro, un po’per la malattia, un po’ per pi-grizia, in ogni modo ricevo ipacchi puntualmente e anchela rivista con gli articoli sull’asilo e sui bambini, che leggocon piacere. Mi auguro nel prossimo viaggio in Italia di poterfare una scappata a Zogno e salutarvi personalmente.Saluti a tutti con affetto”.

Don Carmine Carrato

“Grazie degli auguri e del giornalino, che ricevo regolar-mente. Zogno è sempre una parrocchia viva, sono contentache Dio vi sia di guida e voi fedeli siate sempre attenti allesua ispirazioni. Vi auguro un felice anno nuovo, penso a Zo-gno e mi sento giovane. Un abbraccio forte a tutti”.

Suor Carmina De Muru

“Siamo ormai immersi nella gioia di Cristo, venuto fra noi,e nel dimostrare la gratitudine per il Suo grande amore sor-

ge spontanea la riconoscenza verso tutti coloro che ci han-no sostenuto nel nostro essere qui. Vogliamo fare nostro ilpensiero del Papa “Oggi sono innumerevoli coloro che so-no assetati di speranza e di amore... c’è una richiesta di aiu-to che si eleva dall’umanità.” E’ il Signore Gesù la prima eoriginaria sorgente da cui si possono attingere l’attenzione,la tenerezza, la compassione, la disponibilità, l’interessa-mento ai problemi della gente. Auguriamo che le parole delPapa divengano vita in noi e che la nostra fede nel Signorediventi carità e servizio verso tutti”.

Suor Giovanna Colombo

“Carissimi tutti che siete coinvolti nel Gruppo Missionario,sono suor Meheret Menghesteab e vi scrivo per ringraziar-vi per quello che fare e per come continuate ad aiutarci. So-no la responsabile delle Suore in Eritrea e voglio ringraziar-vi per l’offerta che ci avete mandato; per il bene che fate ilSignore vi benedica e vi ricompensi con le sue grazie pro-prio da riempire i vostri cuori. Per tutti il 2009 sia un annoricco di grazia, benedizione, pace e serenità per tutte le vo-stre famiglie.Con riconoscenza grande”.

Suor Meheret Menghesteab

“Grati per la vostra collaborazione, suor Teresa e i volonta-ri del Centro Servizi Vincenziani per i Senza Fissa Dimoraaugurano un buon 2009”.

Gli auguri dei nostri Missionari per il 2009

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La gelosia, i bambinie la psicanalisi

SCUOLADELL’INFANZIA

PARITARIACAVAGNIS

Èosservazione comuneche in ogni famiglia

esiste un preponderanteaffetto del figlio maschioper la mamma e dellabambina per il papà. Que-sto affetto si manifestanon solo con un particola-re attaccamento, ma an-che con fenomeni di au-tentica gelosia.Dice Freud che il bambi-no subisce una profondadelusione quando scopreche egli non è il monopo-lizzatore assoluto dell’af-fetto della madre la quale, anzi, nutreper il papà un sentimento assai forte edi natura molto chiaro per il bambino.Questa situazione affettiva che la psi-coanalisi ha chiamato “complesso diEdipo” conduce il bambino a nutrirenei riguardi del papà un atteggiamentoambivalente, che presenta gelosia, in-vidia e ammirazione.Questo insieme di sentimenti contrad-dittori costituisce l’affettività della se-conda infanzia: il bambino vede nelpapà una figura dominante a cui vor-rebbe somigliare, di cui invidia la for-za, la sapienza, a cui vuole bene, ma dicui è terribilmente geloso,perché sentein lui un ostacolo alla conquista di tut-to l’amore della madre.

È NATO UN FRATELLINOLa gelosia è, del resto, una componen-te stabile dell’affettività infantile e nonsi rivolge solo alla figura del padre odella madre, ma anche a quella dei fra-tellini o degli altri bambini.Basti pensare a quale è il comporta-mento frequente dei bambini primoge-niti per la nascita del fratellino o dellasorellina: è ben noto l’atteggiamentodi gelosia, probabilmente irrazionaleche qualche volta assume anche un

aspetto nettamente aggressivoverso il fratellino appena nato.In effetti il bambino si rendeconto che il nuovo venuto as-sorbirà d’ora in avanti le curedella mamma e parte del suo af-fetto.Tutte queste esperienze sono unatappa molto importante dello svi-luppo infantile perché generanouna prima forma di coscienza mo-

rale, una prima organizza-zione di autocontrollo,che consente al bambinodi differenziare da séquello che bisogna e nonbisogna fare regolando,così, il suo comportamen-to, se pure ancora in modoautomatico e primitivo.

Suor Nives

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Leonardo Rubis, il 24 febbraioLuca Rubis, il 9 marzoGabriele Pellegrini, il 9 marzoAlice e Sofia Sonzogni, il 27 aprilePaolo Gherardi, il 27 aprileAndrea Pesenti, il 27 aprileLucia Ferrari, il 4 maggioIris Pizzini, il 22 giugnoNicola Avogadro, il 22 giugnoGloria Imberti, il 27 luglioSara Sonzogni, il 14 settembreMichele Mazzoleni, il 28 settembreRiccardo Rinaldi, il 28 settembreCarlotta Baschenis, il 12 ottobreStefano Midali, il 23 novembreAngelo Mazzoleni, il 23 novembreLucrezia Carsana, il 14 dicembreLara Maria Carminati, il 14 dicembreLorenzo Gervasoni, il 14 dicembreRiccardo Carminati, il 14 dicembreGiulia Rubis, il 14 dicembre

Ivan Zanchi con Elisabetta Mazzoleni, il 9 maggioRoberto Curnis con Francesca Capelli, il 28 giugnoRoberto Mosca con Carmen Tassis, il 25 luglioManuel Rubis con Elena Mazzoleni, il 30 agostoMatteo Genuessi con Serena Zanchi, il 6 settembreAlessandro Rota con Eleonora Pacchiana, il 20 settembrePierluigi D’Ambra con Ivana Pesenti, il 20 settembre

Maria Carrara ved. Azzaloni, di anni 87 il 3 gennaioGianluigi Chiesa, di anni 71 il 13 gennaioEmilia Lucca ved. Castiglioni, di anni 84 il 23 gennaioMatteo Giovanni Pesenti, di anni 81 il 2 febbraioErnesto Bonaldi, di anni 78 il 5 febbraioGiacomo Rinaldi, di anni 73 il 24 febbraioLodovico Santino Gritti, di anni 84 il 25 febbraioMaria Scandella ved. Lanzeni, di anni 87 il 9 marzoMario Angelo Fedi, di anni 66 il 27 marzoVittorio Osio, di anni 65 il 1° aprileAngelo Capelli, di anni 67 il 2 aprileLorenzo Sonzogni, di anni 94 il 5 aprileVittorio Orlandini, di anni 72 il 6 aprileMaria Sonzogni ved. Rubis, di anni 74 l’8 aprileLibera Vitali ved. Ruggeri, di anni 82 il 22 aprileStella Barzaghi, di anni 90 il 23 aprileFrancesco Gotti, di anni 65 il 27 aprileLucia Vitale, di anni 74 il 28 aprileMaria Sonzogni ved. Pesenti, di anni 76 il 2 maggioFrancesco Colombo Donadoni, di anni 83 l’11 maggioSr. Candida Camozzi, di anni 92 il 27 maggioPierina Cortinovis ved. Rous, di anni 94 il 3 giugnoFerruccio Gustinetti, di anni 80 il 3 giugnoIvana Baldoni ved. Genuessi, di anni 58 il 6 giugnoSilvio Rinaldi, di anni 75 il 22 giugnoAngelo Mazzoleni, di anni 79 il 30 giugnoOrsola Maria Ferrari ved. Carminati, di anni 98 il 14 luglioAngela Carminati ved. Carminati, di anni 101 il 16 luglioOrsola Pesenti ved. Ceroni, di anni 86 il 27 luglioVincenzo Pacchiana, di anni 79 il 28 luglioOrnella Pesenti in Ruggeri, di anni 44 il 31 luglioSevero Carrara, di anni 86 l’8 agostoGiovanni Carminati, di anni 76 il 10 agostoGiacomo Pesenti, di anni 70 il 14 agostoGiulio Gervasoni, di anni 69 il 27 agostoCaterina Salvi ved. Ginami, di anni 96 il 2 settembreMariella Pirola, di anni 79 il 10 settembreBiancamaria Belotti ved. La Villa, di anni 86 il 7 ottobreMons. Gaspare Cortinovis, di anni 92 il 12 ottobreGiuseppe Bianzina, di anni 67 il 22 ottobreCesare Adobati, di anni 86 il 27 ottobreCarmelo Colucci, di anni 64 il 30 ottobreSemplice Pesenti ved. Pesenti, di anni 72 il 14 novembreElisa Pesenti, di anni 68 il 15 novembreM.Pia Sonzogni in Cerutti, di anni 67 il 26 novembreAlessandro Milesi, di anni 70 il 26 novembreAntonia Mazzoleni ved. Rinaldi, di anni 89 il 27 novembreLorenzo Ghisalberti, di anni 67 il 2 dicembreLucia Orlandini, di anni 83 il 22 dicembre

PRIME CONFESSIONI: 44

PRIME COMUNIONI: 37

CRESIME: 52

Anagrafe della Parrocchiadi San Lorenzo Martire in Zogno

dell’anno 2008DEFUNTI: 49BATTESIMI: 22

MATRIMONI: 7

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Per la Chiesa € 200,00Per la Chiesa € 200,00Per la Chiesa N. N. € 500,00Funerale Lucia Orlandini € 250,00Battesimo € 100,00Battesimo € 100,00Battesimo € 50,00Battesimo € 50,00Dagli ammalati € 260,00N. N. € 150,00Affitto € 516,46Vendita radio parrocchiale (3) € 180,00Rinnovo Zogno Notizie € 9.296,00

Elemosine 1/12 - 7/12 € 875,00Elemosine 8/12 - 14/12 € 1.280,00Elemosine 15/12 - 21/12 € 790,83Elemosine 22/12 - 28/12 € 2.070,00Foppa (ott. - nov.- dic.) € 174,17San Bernardino (ottobre - novembre - dicembre) € 185,00Carmine Nuovo (novembre - dicembre) € 1.300,00

ENTRATE: € 18.527,46

PER LA CASA DI RIPOSO - dicembre - M.V.B. € 172,64M.I.T.I. € 32,24

R E S O CO N TO D I C E M B R E 2 0 0 8

GIUSEPPEFUSTINONI† 2-6-1992

LUCIA CHIESAved. Fustinoni

† 27-1-1999

LORENZORINALDI

† 25-1-1996

GIACOMORINALDI

† 24-2-2008

BATTISTACORTINOVIS† 17-1-2003

CATERINA ZANCHIin Ruggeri

† 20-2-2005

EMILIA BRUNA PESENTIin Gotti

† 23-2-2005

MARIA CARRARAved. Azzaloni

† 3-1-2008

MARIOMERELLI

† 15-12-2008

LUCIAORLANDINI† 22-12-2008

MATTEO GIOVANNIPESENTI

† 2-2-2008

ERNESTOBONALDI† 5-2-2008

GUSTAVOLOCATI

† 14-1-2009

Hanno raggiunto la casa del PadreGustavo Locati, di anni 74 il 14 gennaioPaola Rubis ved. Lazzaroni, di anni 87 il 14 gennaioPietro Ghilardi, di anni 87, il 19 gennaio

Ricordiamoli “Chi vive e crede in me, anche se muore vivrà”

GIACOMOZAMBELLI† 1-8-2001

MARIA SONZOGNIved. Zambelli† 21-2-2007

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Nati in Cristo

DAGLYS GHISALBERTI di Luigi e Ramona Fustinoninato il 4 ottobre 2008, battezzato l’11 gennaio 2009

MATTEO GHISALBERTI di Giuliano e Valentina Medicinato il 3 ottobre 2008, battezzato l’11 gennaio 2009

FILIPPO PIAZZALUNGA di Massimo e Anchelita Genuessinato il 23 maggio 2008, battezzato l’11 gennaio 2009

50° di nozzeDomenica18 gennaio 2009,alla Santa Messadelle ore 11.00Primo Sonzognie Lucia Arizzihanno celebratoil bel traguardodei 50 anni dimatrimonio.Ci uniamo all’affettoe all’auguriodei familiari,ricordandovinella preghiera.Auguri!

Abitantidella Parrocchia di Zogno

al 31 dicembre 20084.673

Abitantidel Comune di Zognoal 31 dicembre 2008

9.133

LORENZO GHISALBERTI di Carmelo e Giuliana Vitalinato il 25 settembre 2008, battezzato l’11 gennaio 2009

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DDOOMMEENNIICCAA 2222 FFEBEBBBRRAAIIOORitrovo al piazzale del mercatoper la sfilata delle mascherine

OOrree 1144..0000

Ciao Bambini!!!!

Anche quest�anno per festeggiareil vostro carnevale ci saranno i gonfiabilimusica e... un sacco di divertimento!!