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Teatro Argentina di Paolo Cervone Un maestro dell’illusione accende la lampada della memoria lontana Robert Lepage apre Romaeuropa Festival con «887» L a virtù della memoria, contro l’amnesia che cancella le radici lonta- ne. Robert Lepage, a 57 anni, torna tutto solo su un palcoscenico per riper- correre la storia del suo Québec, ma anche per parlare di tutti noi alle prese con il nuovo ordine mondiale. Lo spettacolo «887», che ha debuttato a Nantes, sarà in scena dal 23 al 26 settembre al teatro Argentina in apertura del Romaeuropa Festival, in col- laborazione con il Teatro di Ro- ma. Una riflessione personale che diventa collettiva. Mentre chie- de agli spettatori di spegnere i cellulari, già disserta sui mecca- nismi del cervello e i misteri della memoria: lo spettacolo è iniziato, fra conferenza e teatro. Perché ricordiamo il numero di telefono della nostra giovinez- za, e non quello del presente? Un ritornello dell’infanzia rima- ne nella nostra mente, mentre ci sfugge il nome di una perso- na cara. Perché banali informa- zioni persistono, mentre altre, più utili, si perdono? Si affolla- no frammenti inutili, mentre si dimentica l’essenziale. La nostra memoria svanisce con il tempo mentre montagne di dati affollano la memoria vir- tuale, senza scampo. Lepage s’interroga anche sul suo me- stiere, effimero, di teatrante. Il destino di un attore è fare ap- pello alla memoria per recitare un testo, per sopravvivere. In questo mondo, allora, il teatro è ancora attuale? Per due ore, «maître de l’illu- sion», Lepage accende la lam- pada della memoria (per dirla con Ruskin): racconta la sua in- fanzia, la sua famiglia, il suo pa- ese davanti a un cubo delle me- raviglie ad altezza d’uomo che rievoca il palazzo dell’avenue Murray 887, nella capitale Qué- bec, dove ha vissuto dai due ai dodici anni, fianco a fianco con una comunità riflesso della so- cietà del tempo – 80 per cento di francofoni, una manciata di anglofoni e rari immigrati. Gra- zie a questo «bricoleur de gé- nie», il palazzo si trasforma, di volta in volta, in cucina, camera da letto, libreria, bar notturno. Come un burattinaio che cono- sce la tecnologia più sofisticata, anima un mondo in miniatura, figurine in movimento nei vari appartamenti, porte e finestre che si aprono, primi piani ruba- ti dal suo «téléphone intelli- gent», il nuovo totem che si è appropriato della nostra me- moria. Arriva il taxi-giocattolo che guidava il padre: «Parlava poco, non era presente perché lavorava per tutto il tempo. Il suo ricordo si è invece imposto fino a diventare una figura mo- numentale dello spettacolo». Per evocare il tempestoso viag- gio del presidente De Gaulle nel gno dell’indipendenza, la presa di coscienza fra il 1960 e il ’70 della propria identità culturale e politica, il periodo buio del terrorismo superato con la Révolution tranquille. Il motto del Québec, che si legge sulle targhe delle auto, è «Je me souviens», ma i Québé- cois – si chiede Lepage - davve- ro ricordano la loro storia? Al- l’inizio, spiega che «887» è nato dalla sua difficoltà a memoriz- zare una poesia che doveva reci- tare in una serata commemora- tiva: «Speak White», scritta nel ’68 da Michèle Lalonde e che te- stimonia l’anima lacerata del Québec, bandiera del Mouve- ment souverainiste. «Parla bianco» dicevano i canadesi an- glofoni ai francofoni; gli scon- fitti devono parlare la lingua dei vincitori. La richiesta di un «Québec libero» — ricorda Le- page — nasceva proprio da un rapporto di dominazione e da una lotta di classe, da un’ingiu- stizia enorme e dalla speranza per un domani migliore. Dopo l’anteprima in Francia, «887» debutterà a Toronto il 14 luglio, in occasione di Panama- nia, festival associato ai Giochi Panamericani e dedicato al te- ma dell’identità delle Americhe e dei Caraibi. Nel cuore del Ca- nada angolofono, Lepage reci- terà, alla fine dello spettacolo, i versi incandescenti di «Speak White»: magnifico artista o ostinato patriota? «Siamo un popolo balbuziente», Michèle Lalonde insulta i Québécois per la loro sottomissione. Non sia- mo sordi al genio di una lingua parlata con l’accento di Milton e Shakespeare, ma perdonateci, siamo un popolo ignorante, possiamo rispondere solo con il dolore e le canzoni rauche dei nostri antenati. Tornerà a reci- tarli a Roma - in un’Italia domi- nata dal nuovismo a qualsiasi prezzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domande Robert Lepage, a 57 anni, torna da solo sul palcoscenico nel suo nuovo spettacolo «887» ~ Amnesia Nella mente si affollano frammenti inutili, mentre dimentichiamo le nostre radici 1967, culminato nel roboante «Vive le Québec libre», dal ta- schino spunta un pupazzo, in testa il mitico képi del generale, ancora una volta le riprese con il telefonino trasformano l’ironi- co gioco in documento storico. È il Québec diviso tra «fédérali- sme» e «souverainisme», il so- Il debutto Sarà in scena dal 23 al 26 settembre in collaborazione con lo Stabile Riflessione Sulla storia personale del suo Québec che diventa esperienza collettiva Corriere della Sera Domenica 14 Giugno 2015 Cultura & Tempo libero

Domenica 14 Giugno 2015 RM - romaeuropa.net · accende la lampada della memoria lontana ... pada della memoria (per dirla con Ruskin): racconta la sua in-fanzia, la sua famiglia,

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Corriere della Sera Domenica 14 Giugno 2015 RM

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Teatro Argentina

di Paolo Cervone

Un maestro dell’illusione accende la lampada della memoria lontanaRobert Lepage apre Romaeuropa Festival con «887»

L a virtù della memoria,contro l’amnesia checancella le radici lonta-ne. Robert Lepage, a 57anni, torna tutto solo

su un palcoscenico per riper-correre la storia del suo Québec,ma anche per parlare di tutti noialle prese con il nuovo ordinemondiale. Lo spettacolo «887»,che ha debuttato a Nantes, saràin scena dal 23 al 26 settembreal teatro Argentina in aperturadel Romaeuropa Festival, in col-laborazione con il Teatro di Ro-ma.

Una riflessione personale chediventa collettiva. Mentre chie-de agli spettatori di spegnere i cellulari, già disserta sui mecca-nismi del cervello e i misteridella memoria: lo spettacolo èiniziato, fra conferenza e teatro.Perché ricordiamo il numero ditelefono della nostra giovinez-za, e non quello del presente?Un ritornello dell’infanzia rima-ne nella nostra mente, mentreci sfugge il nome di una perso-na cara. Perché banali informa-zioni persistono, mentre altre,più utili, si perdono? Si affolla-no frammenti inutili, mentre sidimentica l’essenziale.

La nostra memoria svaniscecon il tempo mentre montagnedi dati affollano la memoria vir-tuale, senza scampo. Lepages’interroga anche sul suo me-stiere, effimero, di teatrante. Ildestino di un attore è fare ap-pello alla memoria per recitareun testo, per sopravvivere. Inquesto mondo, allora, il teatro èancora attuale?

Per due ore, «maître de l’illu-sion», Lepage accende la lam-pada della memoria (per dirlacon Ruskin): racconta la sua in-fanzia, la sua famiglia, il suo pa-ese davanti a un cubo delle me-raviglie ad altezza d’uomo cherievoca il palazzo dell’avenueMurray 887, nella capitale Qué-bec, dove ha vissuto dai due ai

dodici anni, fianco a fianco conuna comunità riflesso della so-cietà del tempo – 80 per cento di francofoni, una manciata dianglofoni e rari immigrati. Gra-zie a questo «bricoleur de gé-nie», il palazzo si trasforma, di volta in volta, in cucina, camerada letto, libreria, bar notturno.

Come un burattinaio che cono-sce la tecnologia più sofisticata,anima un mondo in miniatura,figurine in movimento nei variappartamenti, porte e finestreche si aprono, primi piani ruba-ti dal suo «téléphone intelli-gent», il nuovo totem che si èappropriato della nostra me-moria. Arriva il taxi-giocattoloche guidava il padre: «Parlavapoco, non era presente perchélavorava per tutto il tempo. Ilsuo ricordo si è invece impostofino a diventare una figura mo-numentale dello spettacolo».Per evocare il tempestoso viag-gio del presidente De Gaulle nel

gno dell’indipendenza, la presadi coscienza fra il 1960 e il ’70della propria identità culturalee politica, il periodo buio delterrorismo superato con laRévolution tranquille.

Il motto del Québec, che silegge sulle targhe delle auto, è«Je me souviens», ma i Québé-cois – si chiede Lepage - davve-ro ricordano la loro storia? Al-l’inizio, spiega che «887» è natodalla sua difficoltà a memoriz-zare una poesia che doveva reci-tare in una serata commemora-tiva: «Speak White», scritta nel’68 da Michèle Lalonde e che te-stimonia l’anima lacerata delQuébec, bandiera del Mouve-ment souverainiste. «Parlabianco» dicevano i canadesi an-glofoni ai francofoni; gli scon-fitti devono parlare la lingua deivincitori. La richiesta di un«Québec libero» — ricorda Le-page — nasceva proprio da unrapporto di dominazione e dauna lotta di classe, da un’ingiu-stizia enorme e dalla speranza

per un domani migliore.Dopo l’anteprima in Francia,

«887» debutterà a Toronto il 14luglio, in occasione di Panama-nia, festival associato ai GiochiPanamericani e dedicato al te-ma dell’identità delle Americhee dei Caraibi. Nel cuore del Ca-nada angolofono, Lepage reci-terà, alla fine dello spettacolo, iversi incandescenti di «SpeakWhite»: magnifico artista oostinato patriota? «Siamo unpopolo balbuziente», MichèleLalonde insulta i Québécois perla loro sottomissione. Non sia-mo sordi al genio di una linguaparlata con l’accento di Milton eShakespeare, ma perdonateci,siamo un popolo ignorante,possiamo rispondere solo con ildolore e le canzoni rauche deinostri antenati. Tornerà a reci-tarli a Roma - in un’Italia domi-nata dal nuovismo a qualsiasiprezzo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La conferenza

Souto de Mourae la città di mattoniche paiono marmo

Dice Eduardo Souto de Moura che «Roma realizza la magia di essere fatta di mattoni ma di mostrarsi come se fosse tutta di marmo». L’architetto portoghese, 63 anni, ha tenuto una lezione (in italiano) nell’aula magna della facoltà di Valle Giulia finalmente strapiena, segno che nonostante l’accidia culturale di studenti e ambiente architettonico romano almeno la presenza di una personalità internazionale riesce a richiamare l’attenzione. Il Premio Pritzker 2011 (Nobel dell’Architettura) viene presentato da Nicola Di Battista, direttore di Domus, come «uno dei pochi veri Maestri». Il convegno che contiene la conferenza ha un titolo roboante (La Tettonica tra Estetica ed Etica) che contrasta con l’assoluta semplicità con cui si propone Souto De Moura. Il Maestro presenta i suoi lavori in cui si intravedono Mies van Der Rohe, Joseph Beuys e Aldo Rossi, indicati quali suoi ispiratori. Tra una citazione di Borges e di S. Agostino, Eduardorivela il proprio «triangolo di riferimento»: materiali, sistema costruttivo, linguaggio. L’architetto — per la stazza ricorda l’Enrico VIII di Holbein, anche se il fare è tutt’altro — allerta gli studenti sul «pericolo del vernacolare quando la naturalezza è eccessiva». Il progetto dello stadio di Braga suscita nell’uditorio stupore ed emozione, due fattori che secondo Oscar Niemeyer indicano un’opera d’arte. «Io non mi preparo mai una conferenza – confessa ESM, che a Roma sta facendo un lavoro con Jannis Kounellis - parlare di architettura mi è naturale quanto lavarmi i denti».

Giuseppe Pullara© RIPRODUZIONE RISERVATA

Domande Robert Lepage, a 57 anni, torna da solo sul palcoscenico nel suo nuovo spettacolo «887»

~AmnesiaNella mente si affollano frammenti inutili, mentre dimentichiamo le nostre radici

Cultura&Tempo libero

TestaccioStasera Patti Smith, sacerdotessa rock

Sacerdotessa del rock, passionaria di Chicago, poetessa, sciamana selvaggia... Tante le definizioni per Patti

Smith, cantautrice americana protagonista stasera di un concerto nell’ambito di Eutropia Festival, a Testaccio (appuntamento al Campo Boario, Largo Dino Frisullo-Lungotevere Testaccio, alle 22. Infoline: tel. 391.4373768e www.eutropiafestival.it). Sul palco, insieme a lei, Lenny Kaye

alla chitarra e Jay Dee Daugherty alla batteria, storici compagni dal 1975, anno in cui, agli albori del punk, usciva «Horses», primo album di Patti Smith per l’etichetta Arista Records. prodotto da John Cale. Nel 2015 la rockstar e la sua band celebrano il quarantennale di questo disco con un tour.

1967, culminato nel roboante«Vive le Québec libre», dal ta-schino spunta un pupazzo, intesta il mitico képi del generale,ancora una volta le riprese con iltelefonino trasformano l’ironi-co gioco in documento storico.È il Québec diviso tra «fédérali-sme» e «souverainisme», il so-

Il debuttoSarà in scena dal 23 al 26 settembre in collaborazione con lo Stabile

Riflessione Sulla storia personale del suo Québec che diventa esperienza collettiva

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Corriere della Sera Domenica 14 Giugno 2015 RM17

Teatro Argentina

di Paolo Cervone

Un maestro dell’illusione accende la lampada della memoria lontanaRobert Lepage apre Romaeuropa Festival con «887»

L a virtù della memoria,contro l’amnesia checancella le radici lonta-ne. Robert Lepage, a 57anni, torna tutto solo

su un palcoscenico per riper-correre la storia del suo Québec,ma anche per parlare di tutti noialle prese con il nuovo ordinemondiale. Lo spettacolo «887»,che ha debuttato a Nantes, saràin scena dal 23 al 26 settembreal teatro Argentina in aperturadel Romaeuropa Festival, in col-laborazione con il Teatro di Ro-ma.

Una riflessione personale chediventa collettiva. Mentre chie-de agli spettatori di spegnere i cellulari, già disserta sui mecca-nismi del cervello e i misteridella memoria: lo spettacolo èiniziato, fra conferenza e teatro.Perché ricordiamo il numero ditelefono della nostra giovinez-za, e non quello del presente?Un ritornello dell’infanzia rima-ne nella nostra mente, mentreci sfugge il nome di una perso-na cara. Perché banali informa-zioni persistono, mentre altre,più utili, si perdono? Si affolla-no frammenti inutili, mentre sidimentica l’essenziale.

La nostra memoria svaniscecon il tempo mentre montagnedi dati affollano la memoria vir-tuale, senza scampo. Lepages’interroga anche sul suo me-stiere, effimero, di teatrante. Ildestino di un attore è fare ap-pello alla memoria per recitareun testo, per sopravvivere. Inquesto mondo, allora, il teatro èancora attuale?

Per due ore, «maître de l’illu-sion», Lepage accende la lam-pada della memoria (per dirlacon Ruskin): racconta la sua in-fanzia, la sua famiglia, il suo pa-ese davanti a un cubo delle me-raviglie ad altezza d’uomo cherievoca il palazzo dell’avenueMurray 887, nella capitale Qué-bec, dove ha vissuto dai due ai

dodici anni, fianco a fianco conuna comunità riflesso della so-cietà del tempo – 80 per cento di francofoni, una manciata dianglofoni e rari immigrati. Gra-zie a questo «bricoleur de gé-nie», il palazzo si trasforma, di volta in volta, in cucina, camerada letto, libreria, bar notturno.

Come un burattinaio che cono-sce la tecnologia più sofisticata,anima un mondo in miniatura,figurine in movimento nei variappartamenti, porte e finestreche si aprono, primi piani ruba-ti dal suo «téléphone intelli-gent», il nuovo totem che si èappropriato della nostra me-moria. Arriva il taxi-giocattoloche guidava il padre: «Parlavapoco, non era presente perchélavorava per tutto il tempo. Ilsuo ricordo si è invece impostofino a diventare una figura mo-numentale dello spettacolo».Per evocare il tempestoso viag-gio del presidente De Gaulle nel

gno dell’indipendenza, la presadi coscienza fra il 1960 e il ’70della propria identità culturalee politica, il periodo buio delterrorismo superato con laRévolution tranquille.

Il motto del Québec, che silegge sulle targhe delle auto, è«Je me souviens», ma i Québé-cois – si chiede Lepage - davve-ro ricordano la loro storia? Al-l’inizio, spiega che «887» è natodalla sua difficoltà a memoriz-zare una poesia che doveva reci-tare in una serata commemora-tiva: «Speak White», scritta nel’68 da Michèle Lalonde e che te-stimonia l’anima lacerata delQuébec, bandiera del Mouve-ment souverainiste. «Parlabianco» dicevano i canadesi an-glofoni ai francofoni; gli scon-fitti devono parlare la lingua deivincitori. La richiesta di un«Québec libero» — ricorda Le-page — nasceva proprio da unrapporto di dominazione e dauna lotta di classe, da un’ingiu-stizia enorme e dalla speranza

per un domani migliore.Dopo l’anteprima in Francia,

«887» debutterà a Toronto il 14luglio, in occasione di Panama-nia, festival associato ai GiochiPanamericani e dedicato al te-ma dell’identità delle Americhee dei Caraibi. Nel cuore del Ca-nada angolofono, Lepage reci-terà, alla fine dello spettacolo, iversi incandescenti di «SpeakWhite»: magnifico artista oostinato patriota? «Siamo unpopolo balbuziente», MichèleLalonde insulta i Québécois perla loro sottomissione. Non sia-mo sordi al genio di una linguaparlata con l’accento di Milton eShakespeare, ma perdonateci,siamo un popolo ignorante,possiamo rispondere solo con ildolore e le canzoni rauche deinostri antenati. Tornerà a reci-tarli a Roma - in un’Italia domi-nata dal nuovismo a qualsiasiprezzo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La conferenza

Souto de Mourae la città di mattoniche paiono marmo

Dice Eduardo Souto de Moura che «Roma realizza la magia di essere fatta di mattoni ma di mostrarsi come se fosse tutta di marmo». L’architetto portoghese, 63 anni, ha tenuto una lezione (in italiano) nell’aula magna della facoltà di Valle Giulia finalmente strapiena, segno che nonostante l’accidia culturale di studenti e ambiente architettonico romano almeno la presenza di una personalità internazionale riesce a richiamare l’attenzione. Il Premio Pritzker 2011 (Nobel dell’Architettura) viene presentato da Nicola Di Battista, direttore di Domus, come «uno dei pochi veri Maestri». Il convegno che contiene la conferenza ha un titolo roboante (La Tettonica tra Estetica ed Etica) che contrasta con l’assoluta semplicità con cui si propone Souto De Moura. Il Maestro presenta i suoi lavori in cui si intravedono Mies van Der Rohe, Joseph Beuys e Aldo Rossi, indicati quali suoi ispiratori. Tra una citazione di Borges e di S. Agostino, Eduardorivela il proprio «triangolo di riferimento»: materiali, sistema costruttivo, linguaggio. L’architetto — per la stazza ricorda l’Enrico VIII di Holbein, anche se il fare è tutt’altro — allerta gli studenti sul «pericolo del vernacolare quando la naturalezza è eccessiva». Il progetto dello stadio di Braga suscita nell’uditorio stupore ed emozione, due fattori che secondo Oscar Niemeyer indicano un’opera d’arte. «Io non mi preparo mai una conferenza – confessa ESM, che a Roma sta facendo un lavoro con Jannis Kounellis - parlare di architettura mi è naturale quanto lavarmi i denti».

Giuseppe Pullara© RIPRODUZIONE RISERVATA

Domande Robert Lepage, a 57 anni, torna da solo sul palcoscenico nel suo nuovo spettacolo «887»

~AmnesiaNella mente si affollano frammenti inutili, mentre dimentichiamo le nostre radici

Cultura&Tempo libero

TestaccioStasera Patti Smith, sacerdotessa rock

Sacerdotessa del rock, passionaria di Chicago, poetessa, sciamana selvaggia... Tante le definizioni per Patti

Smith, cantautrice americana protagonista stasera di un concerto nell’ambito di Eutropia Festival, a Testaccio (appuntamento al Campo Boario, Largo Dino Frisullo-Lungotevere Testaccio, alle 22. Infoline: tel. 391.4373768e www.eutropiafestival.it). Sul palco, insieme a lei, Lenny Kaye

alla chitarra e Jay Dee Daugherty alla batteria, storici compagni dal 1975, anno in cui, agli albori del punk, usciva «Horses», primo album di Patti Smith per l’etichetta Arista Records. prodotto da John Cale. Nel 2015 la rockstar e la sua band celebrano il quarantennale di questo disco con un tour.

1967, culminato nel roboante«Vive le Québec libre», dal ta-schino spunta un pupazzo, intesta il mitico képi del generale,ancora una volta le riprese con iltelefonino trasformano l’ironi-co gioco in documento storico.È il Québec diviso tra «fédérali-sme» e «souverainisme», il so-

Il debuttoSarà in scena dal 23 al 26 settembre in collaborazione con lo Stabile

Riflessione Sulla storia personale del suo Québec che diventa esperienza collettiva

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