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DON P ASQUALE Musica di GAETANO DONIZETTI CORO DI TESPI - Circuito 2009 Si ringrazia per la gentile collaborazione il tenore Beniamino Prior CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA ORCHESTRA DELLA SOCIETÀ FILARMONIA FVG BALLET COMPANY DRAMMA LIRICO IN TRE ATTI LIBRETTO DI GIOVANNI RUFFINI

don Pasquale interno libretto - Filarmonia · 2010. 10. 29. · DON PASQUALE Musica di GAETANO DONIZETTI CORO DI TESPI - Circuito 2009 Si ringrazia per la gentile collaborazione il

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  • DON PASQUALE

    Musica diGAETANO DONIZETTI

    CORO DI TESPI - Circuito 2009

    Si ringrazia per la gentile collaborazione il tenore Beniamino Prior

    CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIAORCHESTRA DELLA SOCIETÀ FILARMONIA

    FVG BALLET COMPANY

    DRAMMA LIRICO IN TRE ATTILIBRETTO DI GIOVANNI RUFFINI

  • Non ci sono fate né incantesimi in questa Cenerentola, niente topi,

    zucche o fughe di mezzanotte. Nella scombinata famiglia della

    protagonista troviamo un patrigno al posto della matrigna e due

    pessime sorelle che nonostante le loro malefatte vengono perdo-

    nate nel finale. Molto meglio di altre cruente versioni in cui le

    due bisbetiche vengono accecate da colombe sadiche, costrette

    tra dolori infernali a smozzicarsi i piedi per farli entrare in una

    scarpetta, purgate o bollite e offerte in pasto alla matrigna. C’è

    un gioco serrato di apparenze e metamorfosi, se il principe si tra-

    veste da cameriere, il cameriere da principe e il filosofo tutore

    del re ha le sembianze di un mendicante, secondo uno scambio

    di abiti e ruoli che porta, nello svelamento finale, al colpo di

    scena; la sorpresa, lo stupore, la meraviglia, sono tutti elementi

    forti del linguaggio rossiniano. Uno «smaniglio», cioè un brac-

    ciale, prende il posto della famosa scarpetta di cristallo che la

    protagonista affida al principe per essere ritrovata dopo il ballo.

    E pare che la variante del braccialetto sia poi stata dettata anche

    da ragioni di censura, dal momento che nei teatri romani era

    proibito alle donne mostrare piedi e polpacci in scena.

    Cenerentola, secondo l’estetica larmoyante di fine diciottesimo

    secolo, trionfa per la sua virtù: non si lascia abbagliare dallo sfar-

    zo e segue il cuore nelle sue scelte. La sua trasformazione da sot-

    tomessa fanciulla coperta di cenci a donna trionfante e regale - il

    mutamento è sottolineato dalla musica che va dalla malinconica

    canzone iniziale «Una volta c’era un re» alla superba e brillante

    aria finale «Non più mesta» - è merito non di un qualsivoglia for-

    tunato intervento della fatina, ma della sincera bontà della pro-

    tagonista e della sua dolce timidezza che incantano il cuore del

    principe. Rossini, contrariamente alla totalità giocosa dei perso-

    naggi del Barbiere di Siviglia, rimane qui legato al nucleo senti-

    mentale delle prime farse. Seri sono Cenerentola e Don Ramiro;

    Don Magnifico, Clorinda, Tisbe e Dandini sono prelevati diret-

    tamente dal mondo dell’opera buffa, mentre la figura di

    Alidoro è quella del basso saggio, un deus ex machina che

    muove gli eventi.

    Il soggetto fu tratto non solo dalla celebre fiaba di Charles

    Perrault Cendrillon ou La petite pantoufle de verre poi ripresa dai

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  • fratelli Grimm, ma anche da due libretti d’opera: Cendrillon di

    Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e Agatina,

    o la virtù premiata di Francesco Fiorini per Stefano Pavesi (1814).

    L’archetipo delle tre sorelle di cui una è perseguitata poiché

    diversa, rimanda anche al King Lear di Shakespeare (Cordelia

    incarna il tipo di fanciulla virtuosa perseguitata) ma la storia è in

    realtà dominio di molte antiche narrazioni e in Italia ne fu pre-

    cursore il racconto di Basile La gatta cenerentola.

    È lo stesso librettista Jacopo Ferretti nelle sue Memorie a descri-

    vere le circostanze in cui nacque l’idea di musicare l’opera: nella

    difficile notte del 23 dicembre 1816, Rossini si trovò in tutta fret-

    ta a scegliere insieme al librettista e all’impresario Cartoni, un

    nuovo argomento da rappresentare al Teatro Valle di Roma,

    dopo che la censura pontificia aveva bocciato la prevista Ninetta

    alla corte. Un’infinità di titoli venne vagliata in questa lunga ed

    estenuante veglia, fino a che la scelta non cadde su Cendrillon.

    L’opera avrebbe dovuto chiamarsi poi Angiolina, ossia la bontà in

    trionfo, ma anche qui la censura la fece da padrona: il nome

    Angiolina coincideva con quello di una popolana romana che si

    era all’epoca resa nota per i suoi comportamenti licenziosi. E così

    si optò per La Cenerentola, o sia La bontà in trionfo.

    «Miei fratelli!» scriveva Ferretti nell’avvertenza in prefazione al

    libretto «Conosco la mediocrità de’miei versi non ritornati sul-

    l’incude: ma ho la fortuna di consegnarli al moderno Prometeo

    dell’armonia, che saprà scaldarli con la favilla del sole». Il

    «novello Prometeo», dotato di grande facilità di scrittura, ci mise

    solo ventiquattro giorni a preparare la musica - terminando a

    due giorni dalla prima rappresentazione - mentre il testo fu

    pronto in ventidue giorni. Le arie meno importanti e i recitativi

    secchi furono composti da Luca Agolini, assistente del maestro.

    A Roma le opere erano spesso scritte in tempi record ma Rossini

    era spinto anche da una forte ansia di affermazione. Gli impre-

    sari esigevano da lui un titolo dopo l’altro: la sua prodigiosa

    capacità di lavoro lo porterà a produrre venti opere solo tra la

    fine del 1815 e l’inizio del 1823. Con La Cenerentola il pesarese

    chiude la grande stagione dell’opera buffa, nella piena consape-

    volezza che quello del dramma giocoso era un settore in via di

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  • esaurimento. All’epoca Rossini aveva solo venticinque anni e un

    temperamento vulcanico ereditato forse dal padre (il cui sopran-

    nome, “Vivazza”, è sufficientemente esplicativo). Si narra che la

    sua scatenata verve lo portasse anche a comporre seduto ai tavo-

    li delle taverne, circondato da amici che festeggiavano e beveva-

    no, come accadde per esempio quando scrisse l’aria «Nacqui

    all’affanno e al pianto». Gli anni della depressione vissuta in tra-

    gica solitudine, nonostante fosse acclamato come il più grande

    operista vivente, erano fortunatamente ancora di là da venire. I

    successi veneziani del 1813 - Tancredi e L’Italiana in Algeri - e quel-

    li napoletani inaugurati nel 1815 da Elisabetta, regina d’Inghilterra

    con protagonista Isabella Colbran, sua futura moglie, lo avevano

    già reso un compositore conosciuto e stimato. Barbaja aveva lan-

    ciato nel mondo la sua fama e Rossini era già monumento di se

    stesso.

    La prima de La Cenerentola ebbe dunque luogo il 25 gennaio 1817

    al Teatro Valle di Roma, dove il Nostro già aveva rappresentato

    la sua prima opera Demetrio e Polibio, e Torvaldo e Dorliska nel

    1815. Il ruolo della protagonista fu affidato al contralto Geltrude

    Righetti Giorgi, già prima interprete di Rosina nel Barbiere di

    Siviglia (in seguito, la parte fu affrontata da altre straordinarie

    prime donne come Adelaide Borghi Mamo e Barbara Marchisio.

    Il ruolo fu anche della stimatissima Marietta Alboni, definita

    scherzosamente da Rossini «l’ultimo dei castrati», donna dalla

    voce corposa e robusta quanto la sua taglia - «un elefante che ha

    ingoiato un usignolo» la si definì impietosamente). Primo Don

    Ramiro fu il tenore Giacomo Guglielmi, niente meno che il figlio

    del compositore Pietro Alessandro Guglielmi. Per il debutto

    Jacopo Ferretti nelle sue memorie parla di «fiasco», soprattutto

    perché non ci furono applausi durante la rappresentazione. A

    parte il largo del sestetto, il rondò finale e poco altro, il resto

    passò inosservato. Forse per l’allestimento frettoloso o per il con-

    seguente nervosismo degli interpreti, l’accoglienza dei cantanti

    da parte del pubblico fu tiepida. La fretta, del resto, era stata tale

    da costringere Rossini a usare l’autoimprestito, riciclando la

    sinfonia composta l’anno prima per La Gazzetta e, come finale, il

    rondò del conte d’Almaviva nel Barbiere di Siviglia «Cessa, di più

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  • resistere», diventato ne La Cenerentola il celeberrimo ed efferve-

    scente «Non più mesta» della protagonista.

    Ma Rossini, memore della temporanea caduta del Barbiere di

    Siviglia e conscio del valore de La Cenerentola, così si rivolgeva a

    Ferretti, ancora stordito per il fiasco: «Sciocco! Non si termina il

    carnevale senza che tutti se ne innamorino: non passerà un anno

    che sarà cantata dal Lilibeo alla Dora e tra due anni piacerà in

    Francia e farà meravigliare l’Inghilterra. Se la disputeranno gli

    impresari e più ancora le prime donne». E così fu. La capitale che

    l’aveva disapprovata, dopo poche recite l’applaudì fino a consa-

    crarla come uno dei maggiori successi del maestro mentre era

    ancora in vita. L’opera infatti divenne popolarissima, anche in

    virtù del suo avvincente soggetto, e fu ripresa in Italia e all’este-

    ro; il suo trionfo eclissò addirittura quello del Barbiere. Fu solo a

    Stendhal che l’opera non piacque: «Malgrado la bravura degli

    interpreti e l’entusiasmo del pubblico, condizioni essenziali al

    piacere musicale, la Cenerentola non mi ha dato alcun piacere»

    scriveva nella sua celebre biografia di Rossini. «Il primo giorno

    credetti di essere malato, ma fui costretto a riconoscere, nel corso

    delle successive rappresentazioni che mi lasciavano sempre fred-

    do e indifferente in mezzo ad un pubblico in delirio, che il mio

    malessere era un fatto del tutto personale. La musica della

    Cenerentola mi sembra mancare del bello ideale». Questo perché,

    secondo Stendhal, l’opera sarebbe stata pervasa dalla vanità: tale

    era la gioia di recarsi al ballo in abito elegante oppure l’essere

    nominato maggiordomo da un principe. Stendhal era semplice-

    mente stanco di vedere rappresentata sulle scene una passione

    che lui riteneva estremamente volgare. Questa nota contraria fu

    comunque mitigata dai giudizi positivi che lo stesso dette ad

    alcune singole arie e duetti, e dall’elogio che fece all’interpreta-

    zione triestina di Giuditta Pasta. Il pubblico di Trieste, entusiasta

    dell’opera, richiese addirittura cento repliche (ne erano previste

    originariamente «solo» trenta).

    Dopo un periodo di declino coincidente con il verismo, durante

    il quale l’opera rischiò persino di uscire di repertorio, La

    Cenerentola è tornata trionfalmente sulle scene, anche grazie al

    lavoro di Alberto Zedda che verso la fine degli anni Sessanta ne

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    Eha curato l’edizione critica. È con questa edizione che, ad esem-

    pio, è stata recuperata l’aria virtuosistica di Alidoro «Là del ciel

    nell’arcano profondo», a lungo rimasta sconosciuta e al tempo

    scritta da Rossini per l’ottimo basso Gioacchino Moncada.

    Quanto alla scrittura rossiniana, proprio il virtuosismo si mani-

    festa qui come frequente chiave d’espressione dei personaggi:

    basti pensare agli interventi della protagonista nel finale primo

    «Parlare pensar vorrei», oppure all’aria di Dandini «Come un’a-

    pe ne’ giorni d’aprile». Cenerentola/Angelina canta su un’esten-

    sione di più di due ottave ed è scrigno inesauribile di figure acro-

    batiche, arpeggiati, volate che obbligano l’interprete ad avere

    ottima tecnica per eseguire in maniera nitida e sgranata tutte le

    agilità. Ritroviamo questo tipo di scrittura anche nel personag-

    gio di Alidoro al momento di mostrarsi in tutta l’autorevolezza

    del suo ruolo. L’ornamentazione vocale, estremamente fitta, non

    è più un complesso di elementi che si aggiungono ad una strut-

    tura preesistente ed autonoma, ma piuttosto una componenente

    costitutiva della struttura stessa; le fioriture sono parte integran-

    te del tessuto melodico. Rossini scrive per esteso tutte le colora-

    ture, che sono in fondo un po’ specchio e biografia dei cantanti

    per cui sono state scritte. La sua musica travolge la parola che è

    ora ritmata e scandita, ripetuta e comprensibile, ora suono ono-

    matopeico, privo di senso e completamente sfigurato. Celebre il

    sestetto dell’atto secondo, «Questo è un nodo avviluppato», in

    cui le erre vengono digrignate, pressate, fatte rimbalzare in una

    danza surreale. I vorticosi scioglilingua applicati al canto creano

    velocità e oltrepassano il ritmo della parola; il vocabolo viene

    reso incomprensibile dalle sovrapposizioni dei concertati in cui

    ciascuno parla per sé e nessuno capisce nulla: è il caos dei rap-

    porti umani.

    Con questo linguaggio Rossini si ferma alle soglie del

    Romanticismo: all’ombra della sua produzione cresceranno poi

    tutti i più grandi operisti, Pacini, Donizetti, Mercadante, Bellini

    e lo stesso Verdi. Che proprio da lui mossero i primi passi.

    CRISTINA SCUDERI

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    ELA TRAMA

    Atto primoIn un salone del decadente castello di don Magnifico. Clorinda e Tisbe, figlie di don Magnificoe sorelle, si pavoneggiano davanti allo specchio vantandosi e glorificandosi. Angelina,figliastra di don Magnifico, canta una malinconica canzone (Una volta c’era un re), quasipresaga dello strano futuro destino che sta per vivere. Le due sorelle la rimbrottano, masubito entra Alidoro, precettore del principe don Ramiro, mascherato da mendicante, perspiare le tre sorelle. Chiede un po’ d’elemosina, ma viene insultato dalle due sorellastre:Angelina di nascosto gli dà del caffè, ed Alidoro la ringrazia. Egli tiene d’occhio le tre persegnalare al principe i comportamenti delle tre: infatti il principe cerca moglie. Dopo esse-re stato curato da Angelina, e maltrattato da Clorinda e Tisbe, Alidoro se ne va, mentrealcuni cavalieri segnalano l’arrivo imminente del principe. Don Magnifico entra in scena,svegliato dalle figlie (Miei rampolli femminini), che lo avvertono dell’arrivo del principe:il padre raccomanda alle due figliole di comportarsi e vestirsi bene. Subito dopo entra donRamiro, in vesti di paggio. Egli infatti ha scambiato le sue vesti con quelle del servoDandini per spiare il comportamento delle sorelle. Cenerentola lo nota, e tra i due giova-ni scoppia l’amore (Un soave non so che). Subito dopo entra Dandini (Come un’ape neigiorni d’aprile), seguito dalla famiglia. Né don Magnifico, né le tre sorelle si sono accortedello scambio di persona. Il cameriere vezzeggia le sorellastre, che elogiano il mascheratoDandini. Angelina chiede al patrigno se può venire alla festa, dato che tutti vi stannoandando. Ma don Magnifico la caccia sdegnatamente. Alidoro, vedendola, decide di aiu-tarla (Là del ciel nell’Arcano profondo). Intanto, nel palazzo, Ramiro e Dandini discutonosulle figlie del barone, e decidono di metterle alla prova: Dandini afferma che la ragazzascelta sarà sua sposa, mentre l’altra andrà a Ramiro. Le ragazze, sdegnate, rifiutano i vez-zeggiamenti del principe mascherato: improvvisamente giunge una strana ragazza vesti-ta splendidamente. Ella è Angelina, velata, venuta lì per partecipare al ballo. Tisbe eClorinda notano una certa somiglianza con la sorella. Anche il padre se ne accorge, ma leloro idee vengono smentite. Dandini invita tutti a tavola, ma l’atmosfera è strana: tuttihanno paura che il proprio sogno svanisca (...ho paura che il mio sogno vada in fumo adileguar!).

    Atto secondoDon Magnifico riconosce nella misteriosa dama velata Cenerentola, tuttavia è sicuro cheil principe sceglierà o Clorinda o Tisbe, e svela alle figlie che, appropriandosi del patri-monio di Angelina, l’ha sperperato per permettere alle due di vivere nel lusso. IntantoCenerentola, infastidita da Dandini che cerca di sedurla, rivela di essere innamorata delpaggio. Ramiro è fuori di sé dalla gioia, ma Angelina gli dà un braccialetto, e gli dice che,se vuole amarla, dovrà cercarla e ridarglielo; Ramiro, dopo la fuga di Cenerentola, annun-cia che la ritroverà (Si, ritrovarla io giuro). Intanto, Dandini rivela a don Magnifico di esse-re in realtà il cameriere del re (Un segreto d’importanza), scatenando l’ira e l’indignazio-ne del barone. Il barone si adira e torna a casa. Intanto Cenerentola, a casa, ricorda il magi-co momento vissuto alla festa, e ammira il braccialetto. Arrivano don Magnifico e le sorel-lastre, irate per la rivelazione di Dandini. Subito dopo si scatena un temporale, e la car-rozza del principe (merito del maltempo, e di Alidoro) si rompe davanti alla casa. Ramiroe Dandini entrano, e chiedono ospitalità. Don Magnifico, che pensa ancora di far sposareuna delle figlie al principe, ordina a Cenerentola di avvicinarli la sedia regale, e Angelinala dà a Dandini, non sapendo che non è lui il principe. Il barone le indica Ramiro, e i duegiovani si riconoscono (Siete voi...questo è un nodo avviluppato). I parenti, irati, minac-ciano Cenerentola (Donna sciocca! Alma di fango!). Ramiro e Dandini la difendono,annunciando vendetta e terribili punizioni sulla famiglia. Cenerentola allora invoca lapietà del principe, ormai suo sposo, e dice che la sua vendetta sarà il loro perdono. ArrivaAlidoro, contento della sorte di Angelina. Clorinda s’indispettisce alle parole del vecchio,ma Tisbe preferisce accettare la sorella come principessa. Alla fine dell’opera, Cenerentola,salita al trono, concede il perdono alle due sorellastre e al patrigno (Nacqui all’affanno),che, commossi, la abbracciano.

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    ETHE PLOT

    Act oneLate eighteenth or early nineteenth century. In the run-down mansion of Don Magnifico, Baron ofMontefiascone, his two daughters, Clorinda and Tisbe, try on finery while Cenerentola (Cinderella), hisstepdaughter, whose given name is Angelina and who serves as the family maid, sings a forlorn dittyabout a king who found a wife among the common folk. When a beggar appears, the stepsisters wantto send him away, but Cenerentola offers him bread and coffee. While he stands by the door, severalcourtiers arrive to announce that Prince Ramiro will soon pay a visit: he is looking for the most beauti-ful girl in the land to be his bride. The sisters order Cenerentola to fetch them more jewels. Magnifico,awakened by the commotion, comes to investigate, scolding the girls for interrupting his dream of adonkey that sprouted wings. When he learns of the prince's visit, he exhorts the girls to save the familyfortunes by capturing the young man's fancy. All retire to their rooms, and Prince Ramiro - disguised ashis own valet - arrives alone, so as to see the women of the household without their knowing who heis. Cenerentola is startled by the handsome stranger, and each admires the other. Asked who she is,Cenerentola gives a flustered explanation about her mother's death and her own servile position, thenexcuses herself to respond to her stepsisters' call. When Magnifico enters, Ramiro says the prince willbe along shortly. Magnifico fetches Clorinda and Tisbe, and they greet Dandini - the prince's valet,disguised as the prince himself - playing his role to the hilt as he searches for the fairest in the realm.The sisters fawn over Dandini, who invites them to a ball. Don Magnifico also prepares to leave, arguingwith Cenerentola, who does not want to be left behind. Ramiro notes how badly Cenerentola is treated.His tutor, Alidoro, still dressed as the beggar who came earlier, reads from a census list and asks for thethird daughter of the household. Magnifico denies she is still alive. Once Dandini has left withMagnifico, Alidoro tells Cenerentola she is to accompany him to the ball. Casting off his rags, he iden-tifies himself as a member of the court and assures the girl that heaven will reward her purity of heart.Dandini, still posing as the prince, escorts the two sisters into the royal country house and offersMagnifico a tour of the wine cellar, hoping to get him drunk. Dandini disentangles himself from thesisters and says he will see them later. In a drawing room of the palace, Magnifico is hailed as the prin-ce's new wine counselor. No one, he decrees, shall mix a drop of water with any wine for the next fif-teen years. Looking forward to the feast, he and his attendants leave. Dandini reports to the prince withhis negative opinion of the two sisters. This confuses Ramiro, who has heard Alidoro speak well of oneof Magnifico's daughters. Clorinda and Tisbe rejoin Dandini; when he offers Ramiro as an escort for oneof them, they turn their noses up at a mere groom. Alidoro announces the arrival of an unknown, vei-led lady. Ramiro recognizes something in her voice. When she lifts her veil, he and Dandini, as well asthe sisters, sense something familiar about her appearance. Their confusion is shared by Magnifico, whocomes to announce supper and notices the newcomer's resemblance to Cenerentola. All feel they are ina dream but on the verge of being awakened by some rude shock.

    Act twoIn a room of the palace, Magnifico stews over this new threat to his daughters' eligibility, telling themnot to forget his importance when either of them ascends the throne. He leaves with the girls, whereu-pon Ramiro wanders in, smitten with the newly arrived guest because of her resemblance to the girl hemet that morning. He conceals himself as Dandini arrives with the magnificently attired Cenerentola,courting her. She politely declines, saying she is in love with someone else - his groom. At this the deli-ghted Ramiro steps forth. To test his sincerity, she gives him one of a pair of matching bracelets, sayingthat if he really cares for her, he will find her. After she leaves, Ramiro, with Alidoro's encouragement,calls his men together, so that the search can begin. Once again the prince's valet, Dandini, facesMagnifico, who still believes he is the prince and insists he decide which daughter to marry. Dandiniconfesses he is a valet. When Magnifico turns indignant, Dandini orders him out of the palace. AtMagnifico's house, Cenerentola once more in rags, tends the fire and sings her ballad. Magnifico and thesisters return, all in a vile mood, and order Cenerentola to prepare supper. She obeys, as a thunderstormrages. Dandini appears at the door, saying the prince's carriage has overturned outside. Cenerentola,bringing a chair for the prince, realizes he is Ramiro; he in turn recognizes her bracelet. Confusion rei-gns as Magnifico and his daughters smart from their defeat; angered by such meanness, Ramiro threa-tens them, but Cenerentola asks him to show mercy. Her family still against her, Cenerentola leaves withthe prince, while Alidoro gives thanks to heaven for this happy outcome. In the throne room of Ramiro'spalace, Magnifico curries favor with the newly created princess, but she asks only to be acknowledgedat last as his daughter. Secure in her happiness, she asks the prince to forgive Magnifico and the two ste-psisters; born to misfortune, she has seen her fortunes change. Chastened, her father and stepsistersembrace her as she declares that her days of sitting by the fire are over.

  • LA SCENOGRAFIA PER “LA CENERENTOLA” DI ROSSINI

    Le scene dipinte per “La Cenerentola” di Rossini attingono ad un’epoca in particolare - quellabarocca - ricca di spunti architettonici ed iconografici che sottolineano il “meraviglioso”, la fugaprospettica, la sorpresa improvvisa e che riprendono il gusto tardo-rinascimentale del gioco illu-sionistico. La dimora dei Montefiascone conserva i segni di un importante passato medievaleche non c’è più, sul quale si sovrappongono elementi cinquecenteschi e seicenteschi: un grandecaminetto, corredato dallo stemma del casato, appare al centro della scena, per nulla concepitoa dimensione umana, addirittura monumentale nei confronti di Cenerentola.Il caminetto è ornato ai lati - simmetricamente - da due grandi ante che costituiscono la qua-

    dreria di famiglia, rappresentando quasi una sorta di laico “Fluegelaltar”. Il messaggio offertodalle iconografie dei grandi “teleri” è significativo, in quanto le arti della dissimulazione e delmascheramento d’epoca barocca - che nella vicenda si risolvono verso il “basso” a livello di ceto,nel “gioco scambievole delle parti” tra nobile e cameriere, vengono ribadite dai temi delle pittu-re. Spesso, al di là dell’apparenza si cela la verità autentica: Cenerentola ha quotidianamentedavanti a sé uno spunto per una riflessione volta alla “soluzione” del caso, circa la vera identitàdell’amato. I motivi pittorici sono ricavati dalla tradizione epica e dalle “Metamorfosi” diOvidio. Ad una “Nuda Veritas” allo specchio, quest’ultimo sorretto da un ammiccante amorinosilvestre, si contrappongono le rappresentazioni pittoriche del “Cavallo di Troia”, scambiato peromaggio degli dei, a dispetto dell’interpretazione del sacerdote Laocoonte, di “Atteone” trasfor-mato in cervo da Diana, divorato dai propri cani - in quanto non riconosciuto affatto quale loropadrone - ed un “Giano bifronte” che apre e chiude il giorno e la notte attraverso un’eterna, rei-terata alternanza degli accadimenti umani.La struttura centrale sopra descritta è pronta per una veloce mutazione camaleontica in padi-glione, giocando con l’ambigua identità esterna-interna delle strutture architettoniche che com-pletano la scena.In fondo, è come sfogliare un libro di fiabe a lieto fine...

    Michele Ugo Galliussi

  • ATTO PRIMO

    SCENA PRIMAClorinda provando uno sciassé; Tisbe acconciando unfiore ora alla fronte ora al petto; Cenerentola soffiandocon un manticetto al camino per far bollire un cuccumodi caffè; indi Alidoro da povero; poi seguaci di Ramiro.

    CLORINDANo no no: non v’è, non v’èChi trinciar sappia così Leggerissimo sciassé.

    TISBESì sì sì: va bene lì.Meglio lì; no, meglio qui.Risaltar di più mi fa.

    CLORINDA E TISBEA quest’arte, a tal beltàSdrucciolare ognun dovrà.

    CENERENTOLA(con tuono flemmatico)Una volta c’era un Re, Che a star solo s’annoiò:Cerca, cerca, ritrovò;Ma il volean sposare in tre.

    Cosa fa?Sprezza il fasto e la beltà.E alla fin sceglie per séL’innocenza e la bontà.

    La la làLi li lìLa la là.

    CLORINDA E TISBECenerentola, finiscilaCon la solita canzone.

    CENERENTOLAPresso al fuoco in un cantoneVia lasciatemi cantar.

    Una volta c’era un ReUna volta...

    CLORINDAE due, e tre.

    CLORINDA E TISBELa finisci sì o no?Se non taci ti darò.

    CENERENTOLAUna volta...

    S’ode picchiare. Cenerentola apre, ed entra Alidoro dapovero.

    CLORINDA, TISBE E CENERENTOLAChi sarà?

    ALIDOROUn tantin di carità.

    CLORINDA E TISBEAccattoni! Via di qua.

    CENERENTOLAZitto, zitto: su prendeteQuesto po’ di colazione.Versa una tazza di caffè, e la dà con un pane ad Alidorocoprendolo dalle sorelle.Ah non reggo alla passione,Che crudel fatalità!

    ALIDOROForse il Cielo il guiderdonePria di notte vi darà.

    CLORINDA E TISBE(pavoneggiandosi)Risvegliar dolce passionePiù di me nessuna sa.(volgendosi ad osservare Alidoro)Ma che vedo! Ancora lì!Anche un pane? anche il caffè?(scagliandosi contro Cenerentola)Prendi, prendi, questo a te.

    CENERENTOLAAh! soccorso chi mi dà!

    ALIDORO(frapponendosi inutilmente)Vi fermate, per pietà.

    Si picchia fortemente; Cenerentola corre ad aprire, edentrano i cavalieri.

    COROO figlie amabili - Di Don MagnificoRamiro il Principe - Or or verrà,Al suo palagio - Vi condurrà.Si canterà - Si danzerà:Poi la bellissima - Fra l’altre femmineSposa carissima - Per lui sarà.

    CLORINDA E TISBEMa dunque il Principe?

    COROOr or verrà.

    CLORINDA E TISBEE la bellissima?

    COROSi sceglierà.

    CLORINDA E TISBECenerentola vien qua.Le mie scarpe, il mio bonné.Cenerentola vien qua.Le mie penne, il mio collié.

  • Nel cervello ho una fucina;Son più bella e vo’ trionfar.A un sorriso, a un’occhiatinaDon Ramiro ha da cascar.

    CENERENTOLACenerentola vien qua.Cenerentola va’ là.Cenerentola va’ su.Cenerentola va’ giù.

    Questo è proprio uno strapazzo!Mi volete far crepar?Chi alla festa, chi al solazzoEd io resto qui a soffiar.

    ALIDORONel cervello una fucinaSta le pazze a martellar.Ma già pronta è la ruina.Voglio ridere a schiattar.

    COROGià nel capo una fucinaSta le donne a martellar;Il cimento si avvicina,Il gran punto di trionfar.

    CLORINDA(dando una moneta a Cenerentola, onde la dia ai segua-ci del Principe)Date lor mezzo scudo. Grazie. Ai cenniDel Principe noi siamo.(osservando il povero e raggricciando il naso)Ancor qui siete?Qual tanfo! Andate, o ve ne pentirete.

    CENERENTOLA(accompagnando Alidoro)(Io poi quel mezzo scudoA voi l’avrei donato;Ma non ho mezzo soldo. Il core in mezzo Mi spaccherei per darlo a un infelice.)(marcato assai, e Alidoro parte)

    ALIDORO(Forse al novello dì sarai felice.)

    TISBECenerentola, prestoPrepara i nastri, i manti.

    CLORINDAGli unguenti, le pomate.

    TISBEI miei diamanti.

    CENERENTOLAUditemi, sorelle...

    CLORINDA(altera)Che sorelle!

    Non profanarci con sì fatto nome.

    TISBE(minacciandola)E guai per te se t’uscirà di bocca.

    CENERENTOLA(Sempre nuove pazzie soffrir mi tocca.)(entra a sinistra)

    TISBENon v’è da perder tempo.

    CLORINDANostro padreAvvisarne convien.

    Questionando fra loro, ed opponendosl a vicenda d’en-trare a destra.

    TISBEEsser la primaVoglio a darne la nuova.

    CLORINDAOh! mi perdoni.Io sono la maggiore.

    TISBENo no, gliel vo’ dir io.

    Crescendo nella rabbia fra loro.

    CLORINDAÈ questo il dover mio.Io svegliare lo vuo’. Venite appresso.

    TISBEOh! non la vincerai.

    CLORINDA(osservando fra le scene)Ecco egli stesso.

    SCENA SECONDADon Magnifico, bieco in volto, esce in berretta da nottee veste da camera, e detti; indi Cenerentola.

    DON MAGNIFICOMiei rampolli femminini,Vi ripudio; mi vergogno!Un magnifico mio sognoMi veniste a sconcertar.(ricusando di dar loro a baciar la mano)

    Clorinda e Tisbe ridono quando non le guarda.

    (da sé, osservandole)Come son mortificate!Degne figlie d’un Barone!Via: silenzio ed attenzione.State il sogno a meditar.

    Mi sognai fra il fosco e il chiaro

  • Un bellissimo somaro.Un somaro, ma solenne.Quando a un tratto, oh che portento!Su le spalle a cento a centoGli spuntavano le penneEd in alto, fsct, volò!Ed in cima a un campanileCome in trono si fermò.

    Si sentiano per di sottoLe campane sdindonar.Col cì cì, ciù ciù di bottoMi faceste risvegliar.

    Ma d’un sogno sì intralciatoEcco il simbolo spiegato.La campana suona a festa?Allegrezza in casa è questa.Quelle penne? Siete voi.Quel gran volo? Plebe addio.Resta l’asino di poi?Ma quell’asino son io.Chi vi guarda vede chiaroChe il somaro è il genitor.Fertilissima ReginaL’una e l’altra diverrà;Ed il nonno una dozzinaDi nepoti abbraccierà.Un Re piccolo di qua.Un Re bambolo di là.E la gloria mia sarà.Interrompendosi e strappandosi Don Magnifico.

    CLORINDASappiate che fra poco...

    TISBEIl Principe Ramiro...

    CLORINDAChe son tre dì che nella deliziosa...

    TISBEVicina mezzo miglioVenuto è ad abitar...

    CLORINDASceglie una sposa...

    TISBECi mandò ad invitar...

    CLORINDAE fra momenti...

    TISBEArriverà per prenderci...

    CLORINDAE la sceltaLa più bella sarà...

    DON MAGNIFICO(in aria di stupore ed importanza)

    Figlie, che dite!Quel principon! Quantunque io nol conosco...Sceglierà!.. v’invitò... Sposa... più bella!Io cado in svenimento. Alla favella È venuto il sequestro. Il principatoPer la spinal midollaGià mi serpeggia, ed in una parolaIl sogno è storia, ed il somaro vola.

    Cenerentola entra, vota il caffè e lo reca nella camera diDon Magnifico.

    Cenerentola, presto.Portami il mio caffè. Viscere mie.Metà del mio palazzo è già crollata,E l’altra è in agonia. Fatevi onore.Mettiamoci un puntello. (andando e tornando, e riprendendo le figlie, che stannoper entrare) Figlie state in cervello.Parlate in punto e virgola.Per carità: pensate ad abbigliarvi;Si tratta niente men che imprinciparvi.

    Entra nelle sue stanze, Clorinda e Tisbe nella loro.

    SCENA TERZADon Ramiro e Cenerentola.

    Don Ramiro vestito da scudiero; guarda intorno e siavanza a poco a poco.

    RAMIROTutto è deserto. Amici?Nessun risponde. In questaSimulata sembianzaLe belle osserverò. Né viene alcuno?Eppur mi diè speranzaIl sapiente Alidoro,Che qui, saggia e vezzosa,Degna di me trovar saprò la sposa.Sposarsi... e non amar! Legge tiranna,Che nel fior de’ miei giorni Alla difficil scelta mi condanna.Cerchiam, vediamo.

    SCENA QUARTACenerentola cantando fra’ denti con sottocoppa e tazzada caffe, entra spensierata nella stanza, e si trova a fac-cia a faccia con Ramiro; le cade tutto di mano, e si riti-ra in un angolo.

    CENERENTOLAUna volta c’era...Ah! è fatta

    RAMIROCos’è?

    CENERENTOLAChe batticuore!

    RAMIROForse un mostro son io!

  • CENERENTOLA(prima astratta poi correggendosi con naturalezza) Sì... no, signore.

    RAMIROUn soave non so cheIn quegl’occhi scintillò!

    CENERENTOLAIo vorrei saper perchéIl mio cor mi palpitò?

    RAMIROLe direi... ma non ardisco.

    CENERENTOLAParlar voglio, e taccio intanto.

    CENERENTOLA E RAMIROUna grazia, un certo incantoPar che brilli su quel viso!Quanto caro è quel sorriso.Scende all’alma e fa sperar.

    RAMIRODel Baron le figlie io chiedoDove son? qui non le vedo.

    CENERENTOLAStan di là nell’altre stanze.Or verranno. (Addio speranze.)

    RAMIRO(con interesse)Ma di grazia, voi chi siete?

    CENERENTOLAIo chi sono? Eh! non lo so.

    RAMIRONol sapete?

    CENERENTOLAQuasi no.

    (accostandosi a lui sottovoce e rapidissima, correggendo-si ed imbrogliandosi)Quel ch’è padre, non è padre... Onde poi le due sorelle...Era vedova mia madre...Ma fu madre ancor di quelle...Questo padre pien d’orgoglio...Sta’ a vedere che m’imbroglio?Deh! scusate, perdonateAlla mia semplicità.

    RAMIROMi seduce, m’innamoraQuella sua semplicità.

    CLORINDA, TISBE E DON MAGNIFICO(dalle loro stanze, a vicenda ed insieme)Cenerentola... da me.

    RAMIROQuante voci! che cos’è?

    CENERENTOLAA ponente ed a levante,A scirocco e a tramontana,Non ho calma un solo istante,Tutto tutto tocca a me.

    (ora verso una, ora verso l’altra delle porte)Vengo, vengo. Addio, signore.(con passione)(Ah ci lascio proprio il coreQuesto cor più mio non è.)

    RAMIRO(da sé, astratto, osservandola sempre)(Quell’accento, quel sembianteÈ una cosa sovrumana.Io mi perdo in quest’istanteGià più me non trovo in me.

    Che innocenza! che candore!Ah! m’invola proprio il core!Questo cor più mio non è.)

    SCENA QUINTARamiro solo; indi Don Magnifico in abito di gala senzacappello.

    RAMIRONon so che dir. Come in sì rozze spoglieSì bel volto e gentil! Ma Don MagnificoNon apparisce ancor? Nunziar vorreiFortunato consiglio!Da semplice scudieroIl core delle femmineMeglio svelar saprò. Dandini intantoRecitando da Principe...

    DON MAGNIFICODomandoUn milion di perdoni.Dica: e Sua Altezza il Principe?

    RAMIROOr ora arriva.

    DON MAGNIFICOE quando?

    RAMIROTra tre minuti.

    DON MAGNIFICO(in agitazione)Tre minuti! ah figlie!Sbrigatevi: che serve?Le vado ad affrettar. Scusi; per questeRagazze benedette,Un secolo è un momento alla toelette.(entra dalle figlie)

  • RAMIROChe buffone! E Alidoro mio maestroSostien che in queste muraSta la bontà più pura!Basta basta, vedrem. Alle sue figlieConvien che m’avvicini.Qual fragor!.. non m’inganno. Ecco Dandini.Scena sesta

    Cavailieri, Dandini e detti; indi Clorinda e Tisbe.

    COROScegli la sposa, affrettati:S’invola via l’età.La principesca linea.Se no s’estinguerà.

    DANDINICome un’ape ne’ giorni d’aprileVa volando leggiera e scherzosa;Corre al giglio, poi salta alla rosa,Dolce un fiore a cercare per sé;Fra le belle m’aggiro e rimiro;Ne ho vedute già tante e poi tanteMa non trovo un giudizio, un sembiante,Un boccone squisito per me.

    Clorinda e Tisbe escono, e sono presentate a Dandini daDon Magnifico in gala.

    CLORINDAPrence!

    TISBESire...

    CLORINDA E TISBEMa quanti favori!

    DON MAGNIFICOChe diluvio! che abisso di onori!

    DANDININulla, nulla;(con espressione or all’una ora all’altra)Vezzosa; graziosa!(accostandosi a Ramiro)(Dico bene?) Son tutte papà.

    RAMIRO(Bestia! attento! ti scosta; va’ là.)

    DANDINI(alle due sorelle che lo guardano con passione)Per pietà, quelle ciglia abbassate.Galoppando sen va la ragione,E fra i colpi d’un doppio cannoneSpalancato è il mio core di già.(da sé)(Ma al finir della nostra commediaChe tragedia qui nascer dovrà.)

    CLORINDA E TISBE(ognuna da sé)

    (Ei mi guarda. Sospira, deliraNon v’è dubbio: è mio schiavo di già.)

    RAMIRO(sempre osservando con interesse se torna Cenerentola)(Ah! perché qui non viene colei,Con quell’aria di grazia e bontà?)

    DON MAGNIFICO(da sé osservando con compiacenza Dandini, che sembrainnamorato)(E già cotto, stracotto, spolpatoL’Eccellenza si cangia in Maestà.)

    DANDINI(osservando Clorinda, Tisbe e Don Magnifico)Allegrissimamente! che bei quadri!Che bocchino! che ciglia!Siete l’ottava e nona meraviglia.Già tales patris talem filias.

    CLORINDA(con inchino)Grazie!

    DON MAGNIFICO(curvandosi)Altezza delle Altezze!Che dice? mi confonde. Debolezze.

    DANDINIVere figure etrusche!(piano a Ramiro)(Dico bene?)

    RAMIRO(piano a Dandini)(Cominci a dirle grosse.)

    DANDINI(piano a Ramiro)(Io recito da grande, e grande essendo,Grandi le ho da sparar.)

    DON MAGNIFICO(piano alle figlie con compiacenza)(Bel principotto!Che non vi fugga: attente.)

    DANDINIOr dunque seguitando quel discorsoChe non ho cominciato;Dai miei lunghi viaggi ritornatoE il mio papà trovato,Che fra i quondam è capitombolato, E spirando ha ordinatoChe a vista qual cambiale io sia sposato, O son diseredato,Fatto ho un invito a tutto il vicinato.E trovando un boccone delicato,Per me l’ho destinato.Ho detto, ho detto, e adesso prendo fiato.

  • DON MAGNIFICO(sorpreso)(Che eloquenza norcina!)

    CENERENTOLA(entrando osserva l’abito del Principe, e Ramiro che laguarda)(Ih, che bell’abito!E quell’altro mi guarda.)

    RAMIRO(Ecco colei! Mi ripalpita il cor.)DANDINIBelle ragazze,Se vi degnate inciambellare il braccioAi nostri cavalieri, il legno è pronto.

    CLORINDA(servite dai cavalieri)Andiam.

    TISBEPapà Eccellenza,Non tardate a venir.

    Escono.

    DON MAGNIFICO(a Cenerentola voltandosi)Che fai tu qui?Il cappello e il bastone.

    CENERENTOLAEh... Signor sì.(scuotendosi dal guardar Ramiro, e parte)

    DANDINIPerseguitate prestoCon i piè baronaliI magnifici miei quarti reali. (parte)

    DON MAGNIFICOMonti in carrozza, e vengo.(andando nella camera dove è entrata Cenerentola)

    RAMIRO(E pur coleiVo’ riveder.)

    DON MAGNIFICO(di dentro in collera)Ma lasciami.

    RAMIRO(La sgrida?)

    CENERENTOLASentite.

    DON MAGNIFICO(esce con cappello e bastone trattenuto con ingenuità daCenerentola)Il tempo vola.

    RAMIRO(Che vorrà?)

    DON MAGNIFICOVuoi lasciarmi?

    CENERENTOLAUna parola.

    Signore, una parola:In casa di quel PrincipeUn’ora, un’ora solaPortatemi a ballar.

    DON MAGNIFICOIh! Ih! La bella Venere!Vezzosa! Pomposetta!Sguaiata! Cova-cenere! Lasciami, deggio andar.

    DANDINI(tornando indietro, ed osservando Ramiro immobile)Cos’è? qui fa la statua?

    Sottovoce fra loro in tempo del solo di Don Magnifico.

    RAMIROSilenzio, ed osserviamo.

    DANDINIMa andiamo o non andiamo!

    RAMIROMi sento lacerar.

    CENERENTOLAMa una mezz’ora... un quarto.

    DON MAGNIFICO(alzando minaccioso il bastone)Ma lasciami o ti stritolo.

    RAMIRO E DANDINI(accorrendo a trattenerlo)Fermate.

    DON MAGNIFICO(sorpreso, curvandosi rispettoso a Dandini)Serenissima!(ora a Dandini ora a Cenerentola)Ma vattene. - Altezzissima!Servaccia ignorantissima!

    RAMIRO E DANDINIServa?

    CENERENTOLACioè...

    DON MAGNIFICO(mettendole una mano sulla bocca e interrompendola)VilissimaD’un’estrazion bassissima,Vuol far la sufficiente,

  • La cara, l’avvenente,E non è buona a niente.(minacciando e trascinando)Va’ in camera, va’ in cameraLa polvere a spazzar.

    DANDINI(opponendosi con autorità)Ma caro Don MagnificoVia, non la strapazzar.

    RAMIRO(fra sé, con sdegno represso)Or ora la mia colleraNon posso più frenar.

    CENERENTOLA(con tuono d’ingenuità)Signori, persuadetelo;Portatemi a ballar.Ah! sempre fra la cenereSempre dovrò restar?

    Nel momento che Don Magnifico staccasi da Cenerentolaed è tratto via da Dandini, entra Alidoro con taccuinoaperto.

    ALIDOROQui nel mio codiceDelle zitelleCon Don MagnificoStan tre sorelle.(a Don Magnifico con autorità)Or che va il PrincipeLa sposa a scegliere,La terza figliaIo vi domando.

    DON MAGNIFICO(confuso ed alterato) Che terza figliaMi va figliando?

    ALIDOROTerza sorella...

    DON MAGNIFICO(atterrito)Ella... morì...

    ALIDOROEppur nel codiceNon v’è così.

    CENERENTOLA(Ah! di me parlano.)(ponendosi in mezzo con ingenuità)No, non morì.

    DON MAGNIFICOSta’ zitta lì.

    ALIDOROGuardate qui!

    DON MAGNIFICO(balzando Cenerentola in un cantone)Se tu respiri,Ti scanno qui.

    RAMIRO, DANDINI E ALIDORODunque morì?

    DON MAGNIFICO(sempre tremante)Altezza sì.

    Momento di silenzio.

    TUTTI(guardandosi scambievolmente)Nel volto estaticoDi questo e quelloSi legge il vorticeDel lor cervello,Che ondeggia e dubitaE incerto sta.

    DON MAGNIFICO(fra’ denti, trascinando Cenerentola)Se tu più mormoriSolo una sillabaUn cimiterioQui si farà.

    CENERENTOLA(con passione)Deh soccorretemi,Deh non lasciatemi,Ah! di me, miseraChe mai sarà?

    RAMIROVia consolatevi.Signor lasciatela.(strappandola da Don Magnifico)(Già la mia furiaCrescendo va.)

    ALIDORO(frapponendosi)Via meno strepito:Fate silenzio.O qualche scandalo Qui nascerà.

    DANDINIIo sono un Principe,O sono un cavolo?Vi mando al diavolo:Venite qua.

    La strappa da Don Magnifico, e lo conduce via.

    Tutti seguono Dandini. Cenerentola corre in camera. Sichiude la porta di mezzo; un momento dopo rientraAlidoro con mantello da povero.

  • SCENA SETTIMA(cfr. pagina 23 - Versione scritta da Ferretti e musicatada Rossini)Dopo qualche momento di silenzio entra Alidoro in abitodi pellegrino con gli abiti da filosofo sotto, indiCenerentola.

    ALIDOROGrazie, vezzi, beltà scontrar potraiAd ogni passo; ma bontà, innocenza,Se non si cerca, non si trova mai.Gran ruota è il mondo...(chiama verso la camera di Cenerentola)Figlia!

    CENERENTOLA(esce e rimane sorpresa)Figlia voi mi chiamate? O questa è bella!Il padrigno BaroneNon vuole essermi padre, e voi...

    ALIDOROTacete.Venite meco.

    CENERENTOLAE dove?

    ALIDOROOr ora un cocchioS’appresserà. Del PrincipeAnderemo al festin.

    CENERENTOLA(guardando lui, e le accenna gli abiti)Con questi stracci?Come Paris e Vienna? oh che bell’ambo.

    Nel momento che si volge, Alidoro gitta il manto.

    ALIDOROOsservate. Silenzio. Abiti, gioie,Tutto avrete da me. Fasto, ricchezzaNon v’abbaglino il cor. Dama sarete;Scoprirvi non dovrete. Amor soltantoTutto v’insegnerà.

    CENERENTOLAMa questa è storiaOppure una commedia?

    ALIDOROFiglia mia,L’allegrezza e la penaSon commedia e tragedia, e il mondo è scena.

    Il mondo è un gran teatro. Siam tutti commedianti.Si può fra brevi istantiCarattere cangiar.

    Quel ch’oggi è un ArlecchinoBattuto dal padrone,Domani è un signorone,

    Un uomo d’alto affar.

    Tra misteriose nuvoleChe l’occhio uman non penetraSta scritto quel carattereChe devi recitar.

    S’ode avvicinare una carrozza.

    Odo del cocchio crescereIl prossimo fragore...Figlia, t’insegni il core,Colui che devi amar.

    Aprono la porta; vedesi una carrozza. Cenerentola vimonta. Alidoro chiude la porta e sentesi la partenza dellacarrozza.

    Gabinetto nel casino di Don Ramiro.

    SCENA OTTAVADandini entrando con Clorinda e Tisbe sotto il braccio;Don Magnifico e Don Ramiro.

    DANDINIMa bravo, bravo, bravo!Caro il mio Don Magnifico! Di vigne,Di vendemmie e di vinoM’avete fatto una disertazione,Lodo il vostro talentoSi vede che ha studiato.(a Don Ramiro)Si porti sul momentoDove sta il nostro vino conservatoE se sta saldo e intrepidoAl trigesimo assaggioLo promovo all’onor di cantinieroIo distinguo i talenti e premio il saggio.

    DON MAGNIFICOPrence! L’Altezza VostraE un pozzo di bontà. Più se ne cava,Più ne resta a cavar.(piano alle figlie)(Figlie! Vedete?Non regge al vostro merto;N’è la mia promozion indizio certo.)(forte)Clorinduccia, Tisbina,Tenete allegro il Re. Vado in cantina.(parte)

    RAMIRO(piano a Dandini)(Esamina, disvela, e fedelmenteTutto mi narrerai. Anch’io fra pocoIl cor ne tenterò. Del volto i vezziSvaniscon con l’età. Ma il core...)

    DANDINI(Il coreCredo che sia un melon tagliato a fette,Un timballo l’ingegno, E il cervello una casa spigionata.)

  • (forte, come seguendo il discorso fatto sottovoce)Il mio voler ha forza d’un editto.Eseguite trottando il cenno mio.Udiste?

    RAMIROUdii.

    DANDINIFido vassallo, addio.Parte Don Ramiro.

    SCENA NONADandini, Clorinda e Tisbe.

    DANDINI(alle donne)Ora sono da voi. ScommettereiChe siete fatte al tornoE che il guercetto amore È stato il tornitore.

    CLORINDA(tirando a sé Dandini)Con permesso.(La maggiore son io, onde la pregoDarmi la preferenza.)

    TISBE(come sopra)Con sua buona licenza(La minore son io.M’invecchierò più tardi.)

    CLORINDAScusi. (Quella è fanciulla.Proprio non sa di nulla.)

    TISBEPermetta. (Quella è un’acqua senza sale,Non fa né ben né male.)

    CLORINDADi grazia. (I dritti mieiLa prego bilanciar.)

    TISBEPerdoni. (Veda,Io non tengo rossetto.)

    CLORINDAAscolti. (Quel suo bianco è di bianchetto.)

    TISBESenta...

    CLORINDAMi favorisca...

    DANDINI(sbarazzandosi con un poco di collera)Anime belle!Mi volete spaccar? Non dubitate.Ho due occhi reali

    E non adopro occhiali(a Tisbe)Fidati pur di me, Mio caro oggetto.(a Clorinda)Per te sola mi batte il core in petto.(parte)

    TISBEM’inchino a Vostr’Altezza.

    CLORINDAAnzi all’Altezza Vostra.

    Ironicamente fra loro.

    TISBEVerrò a portarle qualche memoriale.

    CLORINDALectum.

    TISBECe la vedremo.

    CLORINDAForse sì, forse no.

    TISBEPoter del mondo!

    CLORINDALe faccio riverenza!

    TISBEOh! mi sprofondo!

    Partono da parti opposte.

    Deliziosa nel Casino del Principe Don Ramiro.

    SCENA DECIMADon Magnifico a cui i cavalieri pongono un mantellocolor ponsò con ricami in argento di grappoli d’uva, e glisaltano intorno battendo i piedi in tempo di musica.Tavolini con recapito da scrivere.

    COROConciosiacosachéTrenta botti già gustò!E bevuto ha già per treE finor non barcollò!

    E piaciuto a Sua MaestàNominarlo cantinier.Intendente dei bicchierCon estesa autorità.

    Presidente al vendemmiar.Direttor dell’evoè; Onde tutti intorno a teS’affolliamo qui a saltar.

    Don Magnifico

  • Intendente! Direttor!Presidente! Cantinier!Grazie, grazie; che piacer!Che girandola ho nel cor.

    Si venga a scrivereQuel che dettiamo.

    Pongonsi intorno ai tavolini, e scrivono.

    Sei mila copiePoi ne vogliamo.

    COROGià pronti a scrivereTutti siam qui.

    DON MAGNIFICONoi Don Magnifico...(osservando come scrivono)Questo in maiuscole.Bestie! maiuscole.Bravi! così.

    Noi Don MagnificoDuca e BaroneDell ‘antichissimoMontefiascone; Grand’intendente;Gran presidente,Con gli altri titoliCon venti etcetera,Di nostra propriaAutorità,Riceva l’ordineChi leggerà,

    Di più non mescerePer anni quindiciNel vino amabileD’acqua una gocciola.Alias capieturEt stranguletur Perché ita etcetera Laonde etceteraBarone etcetera.(sottoscrivendosi)

    COROBarone etcetera;È fatto già.

    DON MAGNIFICOOra affiggeteloPer la città.

    COROIl pranzo in ordineAndiamo a mettere.Vino a diluvioSi beverà.

    DON MAGNIFICOPremio bellissimo

    Di piastre sediciA chi più MalagaSi succhierà.

    Partono saltando attorno a Don Magnifico.

    SCENA UNDICESIMADandini e Don Ramiro correndo sul davanti del palco,osservando per ogni parte.

    RAMIRO(sotto voce)Zitto zitto, piano piano;Senza strepito e rumore:Delle due qual è l’umore?Esattezza e verità.

    DANDINISotto voce a mezzo tuono; In estrema confidenza:Sono un misto d’insolenza,Di capriccio e vanità.

    RAMIROE Alidoro mi diceaChe una figlia del Barone...

    DANDINIEh! il maestro ha un gran testone.Oca eguale non si dà.(Son due vere banderuole...Mi convien dissimular.)

    RAMIRO(Se le sposi pur chi vuole...Seguitiamo a recitar.)

    SCENA DODICESIMAClorinda, accorrendo da una parte, e Tisbe dall’altra.

    CLORINDA(di dentro)Principino dove state?

    TISBEPrincipino dove state?

    CLORINDA E TISBEAh! perché mi abbandonate?Mi farete disperar.

    CLORINDAIo vi voglio...

    TISBEVi vogl’io...

    DANDINIMa non diamo in bagattelle. Maritarsi a due sorelleTutte insieme non si può!Una sposo.

  • CLORINDA E TISBE(con interesse di smania)E l’altra?..DANDINIE l’altra...(accennando Ramiro)All’amico la darò.

    CLORINDA E TISBENo no no no no,Un scudiero! oibò oibò!

    RAMIRO(ponendosi loro in mezzo con dolcezza)Sarò docile, amoroso,Tenerissimo di cuore.

    CLORINDA E TISBE(guardandolo con disprezzo)Un scudiero! No signore.Un scudiero! questo no.

    CLORINDACon un’anima plebèa!

    TISBECon un’aria dozzinale!

    CLORINDA E TISBE(con affettazione)Mi fa male, mi fa maleSolamente a immaginar.

    RAMIRO E DANDINI(fra loro ridono)La scenetta è originaleVeramente da contar.

    SCENA TREDICESIMACoro di cavalieri dentro le scene, indi Alidoro.

    COROVenga, inoltri, avanzi il piè.Anticamera non v’è.

    RAMIRO E DANDINISapientissimo Alidoro,Questo strepito cos’è?

    ALIDORODama incognita qua vien.Sopra il volto un velo tien.

    CLORINDA E TISBEUna dama!

    ALIDOROSignor sì.

    CLORINDA, TISBE, RAMIRO E DANDINIMa chi è?

    ALIDORONol palesò.

    CLORINDA E TISBESarà bella?ALIDOROSì e no.

    RAMIRO E DANDINIChi sarà?

    ALIDOROMa non si sa.

    CLORINDANon parlò?

    ALIDOROSignora no.

    TISBEE qui vien?

    ALIDOROChi sa perché?

    TUTTIChi sarà? chi è? perché?Non si sa. Si vedrà.

    Momento di silenzio.

    CLORINDA E TISBE(Gelosia già già mi lacera,Già il cervel più in me non è.)

    ALIDORO(Gelosia già già le rosica,Più il cervello in lor non è.)

    RAMIRO(Un ignoto arcano palpitoOra m’agita, perché?)

    DANDINI(Diventato son di zucchero:Quante mosche intorno a me.)

    Dandini fa cenno ad Alidoro d’introdurre la dama.Scena quattordicesima

    Cavalieri che precedono e schieransi in doppia fila perricevere Cenerentola, che, in abito ricco ed elegante,avanzasi velata.

    COROAh! se velata ancorDal seno il cor ci ha tolto,Se svelerai quel voltoChe sarà?

    CENERENTOLASprezzo quei don che versaFortuna capricciosa.M’offra chi mi vuol sposa,Rispetto, amor, bontà.

  • RAMIRO(Di quella voce il suonoIgnoto al cor non scende;Perché la speme accende?Di me maggior mi fa.)

    DANDINIBegli occhi che dal veloVibrate un raggio acuto,Svelatevi un minutoAlmen per civiltà.

    CLORINDA E TISBE(Vedremo il gran miracoloDi questa rarità.)

    Cenerentola svelasi. Momento di sorpresa, di riconosci-mento, d’incertezza.

    TUTTI(eccetto Cenerentola)Ah!

    Ciascuno da sé guardando Cenerentola, e Cenerentolasogguardando Ramiro.

    TUTTI(tranne Alidoro)(Parlar - pensar - vorrei.Parlar - pensar - non so.Questo è un inganno/è un incanto, o dei!Quel volto mi atterrò.)

    ALIDORO(Parlar - pensar - vorrebbeParlar - pensar - non può.Amar già la dovrebbe,Il colpo non sbagliò.)

    SCENA ULTIMADon Magnifico accorrendo, e detti.

    DON MAGNIFICOSignora Altezza, in tavolaChe... co... chi... sì... che bestia!Quando si dice i simili!Non sembra Cenerentola?

    CLORINDA E TISBEPareva ancora a noi,Ma a riguardarla poi...La nostra è goffa e attratta, Questa è un po’ più ben fatta;Ma poi non è una VenereDa farci spaventar.

    DON MAGNIFICOQuella sta nella cenere;Ha stracci sol per abiti.

    CENERENTOLA E ALIDORO(Il vecchio guarda e dubita.)

    RAMIRO(Mi guarda, e par che palpiti.)

    DANDINIMa non facciam le statue.Patisce l’individuo:Andiamo presto in tavola.Poi balleremo il Taice, E quindi la bellissima...Con me s’ha da sposar.

    TUTTI(meno Dandini)Andiamo, andiamo a tavola.Si voli a giubilar.

    DANDINIOggi che fo da PrincipePer quattro io vuo’ mangiar.

    TUTTIMi par d’essere sognandoFra giardini e fra boschetti;I ruscelli sussurrando,Gorgheggiando gli augelletti,In un mare di delizieFanno l’anima nuotar.

    Ma ho timor che sotto terraPiano piano a poco a pocoSi sviluppi un certo foco.E improvviso a tutti ignotoBalzi fuori un terremoto,Che crollando, strepitandoFracassando, sconquassandoPoi mi venga a risvegliar.

    E ho paura che il mio sognoVada in fumo a dileguar.

    APPENDICE

    Scena scritta da Ferretti e musicata da Rossini per ilbasso Gioacchino Moncada nel 1821 (TeatroArgentina, Roma).Rimpiazza la scena 7 originale, musicata da LucaAgolini.

    SCENA SETTIMADopo qualche momento di silenzio entra Alidoro, inabito da pellegrino, con gli abiti da filosofo sotto; indiCenerentola.

    ALIDOROSì, tutto cangerà. Quel folle orgoglioPoca polve sarà, gioco del vento;E al tenero lamentoSuccederà il sorriso.(chiama verso la camera di Cenerentola)Figlia... Figlia...

    CENERENTOLA(esce e rimane sorpresa)Figlia voi mi chiamate? Oh questa è bella!

  • Il padrigno BaroneNon vuole essermi padre; e voi... PeraltroGuardando i stracci vostri e i stracci miei,Degna d’un padre tal figlia sarei.

    ALIDOROTaci, figlia, e vien meco.

    CENERENTOLATeco, e dove?

    ALIDORODel Principe al festino.

    CENERENTOLAMa dimmi, pellegrino:Perché t’ho data poca colazione,Tu mi vieni a burlar? Va’ via... va’ via!Voglio serrar la porta...Possono entrar de’ ladri, e allora... e allora...Starei fresca davvero.

    ALIDORONo! Sublima il pensiero! Tutto cangiò per te!Calpesterai men che fango i tesori,Rapirai tutti i cuori.Vien meco e non temer: per te dall’AltoM’ispira un Nume a cui non crolla il trono.E se dubiti ancor, mira chi sono!

    Nel momento che si volge, Alidoro getta il manto.

    Là del ciel nell’arcano profondo, Del poter sull’altissimo TronoVeglia un Nume, signore del mondo,Al cui piè basso mormora il tuono.Tutto sa, tutto vede, e non lasciaNell’ambascia perir la bontà.

    Fra la cenere, il pianto, l’affanno,Ei ti vede, o fanciulla innocente,E cangiando il tuo stato tiranno,Fra l’orror vibra un lampo innocente. Non temer, si è cambiata la scena:La tua pena cangiando già va.

    S’ode avvicinarsi una carrozza.

    Un crescente mormorioNon ti sembra d’ascoltar?..Ah sta’ lieta: è il cocchio mioSu cui voli a trionfar.

    Tu mi guardi, ti confondi...Ehi ragazza, non rispondi?!Sconcertata è la tua testaE rimbalza qua e là,Come nave in gran tempestaChe di sotto in su sen va.

    Ma già il nembo è terminato,Scintillò serenità.Il destino s’è cangiato,

    L’innocenza brillerà.

    Aprono la porta; vedesi una carrozza. Cenerentolavi monta, Alidoro chiude la porta e sentesi la par-tenza della carrozza.

    ATTO SECONDO

    SCENA PRIMACavalieri, Don Magnifico, entrando con Clorinda eTisbe sotto il braccio, ed osservando i cavalieri che par-tono.

    COROAh! Della bella incognita L’arrivo inaspettatoPeggior assai del fulminePer certe ninfe è stato.

    La guardano e tarroccano; Sorridono, ma fremono;Hanno una lima in core Che a consumar le va.Guardate ! Già regnavano.Ci ho gusto. Ah ah ah ah.(partono deridendole)

    DON MAGNIFICO(in collera caricata)Mi par che quei birbantiRidessero di noi sotto-cappotto.Corpo del mosto cotto, Fo un cavaliericidio.

    TISBEPapà, non v’inquietate.

    DON MAGNIFICO(passeggiando)Ho nella testaQuattro mila pensieri. Ci mancavaQuella madama anonima.

    CLORINDAE credeteChe del Principe il core ci contrasti?Somiglia Cenerentola e vi basti.

    DON MAGNIFICOSomiglia tanto e tantoChe son due goccie d’acqua, e quando a pranzoFaceva un certo verso con la bocca,Brontolavo fra me: per bacco, è lei.Ma come dagli EbreiPrender l’abito a nolo! aver coraggioDi venire fra noi?E poi parlar coi linci e squinci? e poi Starsene con sì gran disinvoltura,E non temere una schiaffeggiatura?

    TISBEGià già questa figliastraFino in chi la somiglia è a noi funesta.

  • DON MAGNIFICOMa tu sai che tempesta Mi piomberebbe addosso,Se scuopre alcun come ho dilapidatoIl patrimonio suo! Per abbigliarvi,Al verde l’ho ridotto. È diventatoUn vero sacco d’ossa. Ah se si scopre,Avrei trovato il resto del carlino.

    CLORINDA(con aria di mistero)E paventar potete a noi vicino?

    DON MAGNIFICOVi son buone speranze?

    CLORINDAEh! niente niente.

    TISBEPosso dir ch’è certezza.

    CLORINDAIo quasi quasiPotrei dar delle cariche.

    TISBEIn segretoMi ha detto: anima mia,Ha fatto un gran sospiro, è andato via.

    CLORINDAUn sospiro cos’è? quando mi vedeSubito ride.

    DON MAGNIFICO(riflettendo e guardando ora l’una ora l’altra)Ah! dunqueQui sospira, e qui ride.

    CLORINDADite, papà BaroneVoi che avete un testone:Qual è il vostro pensier? ditelo schietto.

    DON MAGNIFICOGiocato ho un ambo e vincerò l’eletto. Da voi due non si scappa; oh come, oh come,Figlie mie benedette,Si parlerà di me nelle gazzette!Questo è il tempo opportunoPer rimettermi in piedi. Lo sapete,Io sono indebitato.Fino i stivali a tromba ho ipotecato.Ma che flusso e riflussoAvrò di memoriali! ah questo soloÈ il paterno desìo.Che facciate il rescritto a modo mio. C’intenderem fra noi;Viscere mie, mi raccomando a voi.Sia qualunque delle figlieChe fra poco andrà sul tronoAh! non lasci in abbandonoUn magnifico papà.

    Già mi par che questo e quello,Conficcandomi a un cantoneE cavandosi il cappello,Incominci: sor Barone;Alla figlia sua realePorterebbe un memoriale?Prende poi la cioccolata, E una doppia ben coniataFaccia intanto scivolar.

    Io rispondo: eh sì, vedremo.Già è di peso? Parleremo. Da palazzo può passar.

    Mi rivolto: e vezzosetta,Tutta odori e tutta unguenti,Mi s’inchina una scuffiettaFra sospiri e complimenti:Baroncino! Si ricordiQuell’affare, e già m’intende;Senza argento parla ai sordi.La manina alquanto stende,Fa una piastra sdrucciolar.

    Io galante: occhietti bei!Ah! per voi che non farei!Io vi voglio contentar!

    Mi risveglio a mezzo giorno:Suono appena il campanello,Che mi vedo al letto intornoSupplichevole drappello:Questo cerca protezione;Quello ha torto e vuol ragione;Chi vorrebbe un impieguccio;Chi una cattedra ed è un ciuccio;Chi l’appalto delle spille,Chi la pesca dell’anguille;

    Ed intanto in ogni latoSarà zeppo e contornatoDi memorie e petizioni,Di galline, di sturioni,Di bottiglie, di broccati,Di candele e marinati,Di ciambelle e pasticcetti,Di canditi e di confetti,Di piastroni, di dobloni,Di vaniglia e di caffè.

    Basta basta, non portate!Terminate, ve n’andate?Serro l’uscio a catenaccio.Importuni, seccatori,Fuori fuori, via da me.(parte)

    TISBE(accostandosi in confidenza)Di’: sogni ancor che il PrincipeVada pensando a te?

    CLORINDAMe lo domandi?

  • TISBEServa di Vostr’Altezza.

    CLORINDAA’ suoi comandi.

    Partono, scostandosi e complimentandosi ironicamente.

    SCENA SECONDARamiro, indi Cenerentola fuggendo da Dandini; poiAlidoro in disparte.

    RAMIROAh! Questa bella incognitaCon quella somiglianza all’infelice,Che mi colpì stamaneMi va destando in pettoCerta ignota premura... Anche DandiniMi sembra innamorato.Eccoli: udirli or qui potrò celato.(si nasconde)

    DANDINIMa non fuggir, per bacco! quattro volteMi hai fatto misurar la galleria.

    CENERENTOLAO mutate linguaggio, o vado via.

    DANDINIMa che? Il parlar d’amoreÈ forse una stoccata!

    CENERENTOLAMa io d’un altro sono innamorata!

    DANDINIE me lo dici in faccia?

    CENERENTOLAAh! mio signore,Deh! non andate in colleraCol mio labbro sincero.

    DANDINIEd ami?

    CENERENTOLAScusi...

    DANDINIEd ami?

    CENERENTOLAIl suo scudiero.

    RAMIRO(palesandosi)Oh gioia! anima mia!

    ALIDORO(mostrando il suo contento)(Va a meraviglia!)

    RAMIROMa il grado e la ricchezzaNon seduce il tuo core?

    CENERENTOLAMio fasto è la virtù, ricchezza è amore.

    RAMIRODunque saresti mia?

    CENERENTOLAPiano, tu devi priaRicercarmi, conoscermi, vedermi,Esaminar la mia fortuna.

    RAMIROIo teco,Cara, verrò volando.

    CENERENTOLAFermati: non seguirmi. Io tel comando.

    RAMIROE come dunque?

    CENERENTOLA(gli dà un smaniglio) Tieni.Cercami; e alla mia destraIl compagno vedrai.E allor... Se non ti spiaccio... allor m’avrai.(parte)

    Momento di silenzio.

    RAMIRODandini, che ne dici?

    DANDINIEh! dico che da PrincipeSono passato a far da testimonio.

    RAMIROE allor... se non ti spiaccio... allor m’avrai.Quali enigmi son questi?

    (scopre Alidoro)Ah ! mio sapienteVenerato Maestro. Il cor m’ingombraMisterioso amore.Che far degg’io?

    ALIDOROQuel che consiglia il core

    RAMIRO(a Dandini)Principe non sei più: di tante scioccheSi vuoti il mio palazzo.(chiamando i seguaci che entrano)Olà miei fidiSia pronto il nostro cocchio, e fra momenti...Così potessi aver l’ali dei venti.

  • Sì, ritrovarla io giuro.Amore, amor mi muove:Se fosse in grembo a Giove,Io la ritroverò.

    (contempla lo smaniglio)Pegno adorato e caroChe mi lusinghi almeno.Ah come al labbro e al seno,Come ti stringerò!

    COROOh! qual tumulto ha in senoComprenderlo non so.

    RAMIRO E CORONoi voleremo, - Domanderemo,Ricercheremo, - Ritroveremo.Dolce speranza, - Freddo timoreDentro al mio/suo cuore - Stanno a pugnar.Amore, amore - M’hai/L’hai da guidar.(parte con i seguaci)

    SCENA TERZADandini, Alidoro; indi Don Magnifico.

    ALIDORO(La notte è omai vicina.Col favor delle tenebre,Rovesciandosi ad arte la carrozzaPresso la casa del Baron, potrei...Son vicini alla meta i desir miei.)(parte frettoloso)

    DANDINI(passeggiando)Ma dunque io sono un ex? dal tutto al nientePrecipito in un tratto?Veramente ci ho fattoUna bella figura!

    DON MAGNIFICO(entra premuroso)Scusi la mia premura...Ma quelle due ragazzeStan con la febbre a freddo. Si potrebbe Sollecitar la scelta.

    DANDINIÈ fatta, amico.

    DON MAGNIFICO(con sorpresa, in ginocchio)È fatta! ah! per pietà! dite, parlate:È fatta! e i miei germogli...In queste stanze a vegetar verranno?

    DANDINI(alzandolo)Tutti poi lo sapranno.Per ora è un gran segreto.

    DON MAGNIFICOE quale, e quale?

    Clorindina o Tisbetta?

    DANDININon giudicate in fretta.

    DON MAGNIFICOLo dica ad un papà.

    DANDINIMa silenzio.

    DON MAGNIFICOSi sa; via, dica presto.

    DANDINI(andando ad osservare)Non ci ode alcuno?

    DON MAGNIFICOIn ariaNon si vede una mosca.

    DANDINIÈ un certo arcanoChe farà sbalordir.

    DON MAGNIFICO(smaniando)Sto sulle spine.

    DANDINI(annoiato, portando una sedia)Poniamoci a sedere.

    DON MAGNIFICOPresto, per carità.

    DANDINIVoi sentireteUn caso assai bizzarro.

    DON MAGNIFICO(Che volesseMaritarsi con me!)

    DANDINIMi raccomando.

    DON MAGNIFICO(con smania che cresce)Ma si lasci servir.

    DANDINISia sigillatoQuanto ora udrete dalla bocca mia.

    DON MAGNIFICOIo tengo in corpo una segreteria.

    DANDINIUn segreto d’importanza,Un arcano interessanteIo vi devo palesar.È una cosa stravagante,

  • Vi farà strasecolar.

    DON MAGNIFICOSenza battere le ciglia,Senza manco trarre il fiatoIo mi pongo ad ascoltar.Starò qui petrificatoOgni sillaba a contar.

    DANDINI(Oh! che imbroglio! che disdetta!Non so come cominciar.)

    DON MAGNIFICO(Veh che flemma maledetta!Si sbrigasse a incominciar.)

    DANDINIUomo saggio e stagionatoSempre meglio ci consiglia.Se sposassi una sua figlia,Come mai l’ho da trattar?

    DON MAGNIFICO(Consiglier son già stampato.)Ma che eccesso di clemenza!Mi stia dunque Sua Eccellenza...Bestia!.. Altezza, ad ascoltar.

    Abbia sempre pronti in salaTrenta servi in piena gala,Due staffieri, sei cocchieri,Tre portieri, due braccieri,

    Cento sedici cavalli,Duchi, conti e marescialliA dozzine convitati,Pranzi sempre coi gelati

    Poi carrozze, poi bombè, Ed innanzi colle fiaccolePer lo meno sei lacché.

    DANDINIVi rispondo senza arcaniChe noi siamo assai lontani.Ho un lettino, uno stanzino;Ma piccino, ma meschino.

    Io non uso far de’ pranzi;Mangio sempre degli avanzi.Non m’accosto a’ gran signori,Tratto sempre servitori.

    Me ne vado sempre a piè,O di dietro una scappavia, Se qualcun mi vuol con sé.

    DON MAGNIFICONon corbella?

    DANDINIGliel prometto.

    DON MAGNIFICOQuesto dunque?

    DANDINIÈ un romanzetto.

    È una burla il principato,Sono un uomo mascherato.Ma venuto è il vero PrincipeM’ha strappata alfin la maschera.

    Io ritorno al mio mestiere:Son Dandini il cameriere.Rifar letti, spazzar abitiFar la barba e pettinar.

    DON MAGNIFICO E DANDINIAh che questa è una sassataChe fischiando inaspettataMi/Gli dà in fronte e all’improvvisoMi/Lo fa in terra stramazzar.

    DON MAGNIFICODi quest’ingiuria,Di quest’affrontoIl vero PrincipeMi renda conto.

    DANDINIOh non s’incomodiNon farà niente.Ma parta subitoImmantinente.

    DON MAGNIFICONon partirò.

    DANDINILei partirà.

    DON MAGNIFICOSono un Barone.

    DANDINIPronto è il bastone.

    DON MAGNIFICOCi rivedremoCi parleremo.

    DANDINICi rivedremoCi parleremo.

    DON MAGNIFICONon partirò.

    DANDINILei partirà.

    DON MAGNIFICOTengo nel cerebroUn contrabbassoChe basso basso

  • Frullando va.

    Da cima a fondo,Poter del mondo!Che scivolata,Che gran cascata!

    Eccolo eccoloTutti dirannoMi burlerannoPer la città.

    DANDINIPovero diavolo!È un gran sconquasso!Che d’alto in bassoPiombar lo fa.

    Vostr’EccellenzaAbbia prudenza.Se vuol rasoio,Sapone e pettine

    Saprò arricciarla,Sbarbificarla.Ah ah! guardatelo,L’allocco è là.

    Partono.

    SCENA QUARTAAlidoro solo.

    ALIDOROMi seconda il destino. Amor pietosoFavorisce il disegno. Anche la notteProcellosa ed oscuraRende più natural quest’avventura.La carrozza già è in pronto; ov’è Dandini? Seco lo vuol nel suo viaggio. Oh comeIndocile s’è fatto ed impaziente!Che lo pizzica amor segno evidente.(entra)

    Sala terrena con camino in casa di Don Magnifico.

    SCENA QUINTACenerentola nel solito abito accanto al fuoco.

    CENERENTOLAUna volta c’era un Re,Che a star solo s’annoiò:Cerca, cerca, ritrovò;Ma il volean sposare in tre.

    Cosa fa?Sprezza il fasto e la beltà.E alla fin sceglie per séL’innocenza e la bontà.

    La la làLi li lìLa la là.

    (guarda lo smaniglio)Quanto sei caro! E quelloCui dato ho il tuo compagno,È più caro di te. Quel signor PrincipeChe pretendea con quelle smorfie? Oh bella!Io non bado a’ ricami, ed amo soloBel volto e cor sincero,E do la preferenza al suo scudiero.Le mie sorelle intanto... ma che occhiate!Parean stralunate!(s’ode bussare fortemente, ed apre)Qual rumore!(Uh? chi vedo! che ceffi!) Di ritorno!Non credea che tornasse avanti giorno.

    SCENA SESTADon Magnifico, Clorinda, Tisbe e detta.

    CLORINDA(entrando, accennando Cenerentola)(Ma! ve l’avevo detto...)

    DON MAGNIFICO(Ma cospetto! cospetto!Similissime sono affatto affatto.Quella è l’original, questa è il ritratto.)Hai fatto tutto?

    CENERENTOLATutto.Perché quel ceffo bruttoVoi mi fate così?

    DON MAGNIFICOPerché, perché...Per una certa stregaChe rassomiglia a te...

    CLORINDASu le tue spalleQuasi mi sfogherei.

    CENERENTOLAPovere spalle,Cosa c’hanno che far?

    TISBEOh fa mal tempo!Minaccia un temporale.

    Cominciano lampi e tuoni, indi si sente il rovesciarsi diuna carrozza.

    DON MAGNIFICOAltro che temporale!Un fulmine vorreiChe incenerisse il camerier...

    CENERENTOLAMa dite,Cosa è accaduto? aveteQualche segreta pena?

  • DON MAGNIFICO(con impeto)Sciocca! va’ là, va’ a preparar la cena.

    CENERENTOLAVado sì, vado. (Ah che cattivo umore.Ah! lo scudiere mio mi sta nel core.)(parte)

    SCENA SETTIMADon Magnifico, Tisbe, Clorinda, indi Ramiro daPrincipe e Dandini.

    DON MAGNIFICOSvergognata mia prole! (Ma che tempo!Piove a diluvio!)

    CLORINDAZitto... non sentite?

    DON MAGNIFICOUna carrozza.

    Si sente cadere una carrozza.

    CLORINDAChe gran botto!

    DON MAGNIFICOÈ fatta.Non si rialza più.

    TISBEForse qualcunoRovesciato sarà.

    DANDINI(di dentro)Soccorso... aita...

    TISBECorriamo a sollevarli.

    CLORINDAScioccarella!Che importa a te di chi si rompe il collo?

    Si sente bussare.

    DON MAGNIFICODiavolo! chi sarà!(apre)

    Entra Dandini, indi Don Ramiro.

    DANDINIScusate, amico.La carrozza del PrincipeRibaltò... ma chi vedo?(riconoscendo Don Magnifico)

    DON MAGNIFICOUh! Siete voi!Ma il Principe dov’è?

    DANDINI(accennando Ramiro)Lo conoscete!

    DON MAGNIFICO(rimanendo sorpreso)Lo scudiero? Oh! guardate.

    RAMIROSignore perdonateSe una combinazione...

    DON MAGNIFICOChe dice! Si figuri! mio padrone.(alle figlie)(Eh non senza perché venuto è qua.La sposa, figlie mie, fra voi sarà.)Ehi, presto, Cenerentola,Porta la sedia nobile.

    RAMIRONo, no: pochi minuti. Altra carrozzaPronta ritornerà.

    DON MAGNIFICOMa che! gli pare!

    CLORINDA(con premura verso le quinte)Ti sbriga, Cenerentola.

    SCENA OTTAVACenerentola recando una sedia nobile a Dandini, checrede il Principe.

    CENERENTOLASon qui.

    DON MAGNIFICODalla al Principe, bestia, eccolo lì.

    CENERENTOLAQuesto! Ah che vedo! Principe!(sorpresa riconoscendo per Principe Don Ramiro; sipone le mani sul volto e vuol fuggire)

    RAMIROT’arresta.Che! Lo smaniglio! ... è lei! che gioia è questa!

    Siete voi?

    CENERENTOLA(osservando il vestito del Prence)Voi Prence siete?

    CLORINDA E TISBE(fra loro, attonite)Qual sorpresa!

    DANDINIIl caso è bello!

  • DON MAGNIFICO(volendo interompere Ramiro)Ma...

    RAMIROTacete.

    DON MAGNIFICOAddio cervello.(prende a sé Ramiro e Dandini)Se...

    RAMIRO E DANDINISilenzio.

    CLORINDA, TISBE, CENERENTOLA, RAMIRO, DANDINI EDON MAGNIFICOChe sarà!

    Questo è un nodo avviluppato,Questo è un gruppo rintrecciato.Chi sviluppa più inviluppa,Chi più sgruppa, più raggruppa;

    Ed intanto la mia testaVola, vola e poi s’arresta;Vo tenton per l’aria oscura,E comincio a delirar.

    CLORINDA(strappando Cenerentola con violenza dal suo sbalordi-mento)Donna sciocca! Alma di fango!Cosa cerchi? che pretendi?Fra noi gente d’alto rangoL’arrestarsi è inciviltà.

    DON MAGNIFICO(come sopra, da un’altra parte)Serva audace! E chi t’insegnaDi star qui fra tanti eroi?Va’ in cucina, serva indegna,Non tornar mai più di qua.

    RAMIRO(frapponendosi con impeto)Alme vili! invan tentateInsultar colei che adoro;Alme vili! paventate:Il mio fulmine cadrà.

    DANDINIGià sapea che la commediaSi cangiava al second’atto;Ecco aperta la tragedia,Me la godo in verità.

    CLORINDA E TISBESon di gelo.

    DON MAGNIFICOSon di stucco.

    RAMIRO(Diventato è un mamalucco.)

    CLORINDA, TISBE E DON MAGNIFICOMa una serva...

    RAMIRO(facendo una mossa terribile)Olà tacete.L’ira mia più fren non ha!

    CENERENTOLA(in ginocchio a Don Ramiro, che la rialza)Ah! signor, s’è ver che in pettoQualche amor per me serbate,Compatite, perdonate,E trionfi la bontà.

    CLORINDA, TISBE E DON MAGNIFICO(con disprezzo)Ah! l’ipocrita guardate!Oh che bile che mi fa.

    RAMIRO E DANDINI(a Don Magnifico e le figlie)Quelle lagrime mirate:Qual candore, qual bontà!

    DON MAGNIFICOMa in somma delle somme,Altezza, cosa vuole?

    RAMIROPiano: non più parole.(prende per mano Cenerentola)Questa sarà mia sposa.

    CLORINDA, TISBE E DON MAGNIFICOAh! ah! dirà per ridere.(a Cenerentola)Non vedi che ti burlano?

    RAMIROLo giuro: mia sarà.

    DON MAGNIFICOMa fra i rampolli miei,Mi par che a creder mio...

    RAMIRO(con aria di disprezzo, contraffacendolo)Per loro non son io.Ho l’anima plebea,Ho l’aria dozzinale.

    DANDINIAlfine sul braccialeEcco il pallon tornò E il giocator maestroIn aria il ribalzò.

    RAMIRO(tenendo con dolce violenza Cenerentola)Vieni a regnar: lo impongo.

  • CENERENTOLA(volendo baciar la mano a Don Magnifico ed abbraccia-re le sorelle, è rigettata con impeto)Su questa mano almeno,E prima a questo seno...

    DON MAGNIFICOTi scosta.

    CLORINDA E TISBETi allontana.

    RAMIROPerfida gente insana!Io vi farò tremar.

    CENERENTOLA(passeggiando incerta, e riflettendo ed abbandonandosi avari sentimenti)Dove son? che incanto è questo?Io felice! oh quale evento!È un inganno! ah! se mi desto!Che improvviso cangiamento!Sta in tempesta il mio cervello,Posso appena respirar.

    ALTRIQuello brontola e borbotta,Questo strepita e s’adira,Quello freme, questo fiotta,Chi minaccia, chi sospira;Va a finir che a’ Pazzarelli Ci dovranno trascinar.

    RAMIRO E DANDINIVieni, vieni. Amor ti guidaA regnar e a trionfar.

    Ramiro trae seco Cenerentola, ed è seguito da Dandini eda Don Magnifico.

    SCENA NONATisbe, Clorinda, indi Alidoro.

    TISBEDunque noi siam burlate?

    CLORINDADalla rabbiaIo non vedo più lume.

    TISBEMi pare di sognar; la Cenerentola...

    ALIDORO(entrando)Principessa sarà.

    CLORINDAChi siete?

    ALIDORO(con alterigia)Io vi cercai la carità.

    Voi mi scacciaste. E l’Angiolina, quellaChe non fu sorda ai miseri,Che voi teneste come vile ancella,Fra la cenere e i cenci,Or salirà sul trono. Il padre vostroGli è debitor d’immense somme. Tutta Si mangiò la sua dote. E forse forseQuesta reliquia di palazzo, questiNon troppo ricchi mobili, sarannoPosti al pubblico incanto.

    TISBEChe fia di noi, frattanto?

    ALIDOROIl bivio è questo.O terminar fra la miseria i giorni,O curve a piè del tronoImplorar grazia ed impetrar perdono.Nel vicin atrio io stesso, Presago dell’evento,La festa nuziale ho preparata:Questo, questo è il momento.

    CLORINDAAbbassarmi con lei! Son disperata!

    Sventurata! mi credea Comandar seduta in trono.Son lasciata in abbandonoSenza un’ombra di pietà.

    Ma che serve! tanto fa:Sono alfine giovinetta,Capitar potrà il merlotto.Vo’ pelarlo in fretta in fretta,E scappar non mi potrà.

    Un marito, crederei,Alla fin non mancherà.(parte)

    ALIDOROLa pillola è un po’ dura:Ma inghiottirla dovrà; non v’è rimedio.E voi, cosa pensate?

    TISBECosa penso?Mi accomodo alla sorte:Se mi umilio, alla fin non vado a morte.(parte)

    ALIDOROGiusto ciel! ti ringrazio! I voti mieiNon han più che sperar. L’orgoglio è oppresso.Sarà felice il caro alunno. In tronoTrionfa la bontà. Contento io sono.(esce)

    SCENA ULTIMAAll’alzarsi della tenda scorgesi un atrio con festoni difiori illuminato, e nel cui fondo su piccola base siedonoin due ricche sedie Ramiro e Cenerentola in abito ricco;

  • a destra in piedi Dandini, dame e cavalieri intorno. Inun angolo Don Magnifico, confuso, con gli occhi fitti interra. Indi Alidoro, Clorinda e Tisbe, mortificate,coprendosi il volto.

    CORODella fortuna istabileLa revolubil ruotaMentre ne giunge al verticePer te s’arresta immota.Cadde l’orgoglio in polvere,Trionfa la bontà.

    RAMIRO(scuotendo Cenerentola)Sposa...

    CENERENTOLA(stupida per la gioia) Signor, perdonaLa tenera incertezzaChe mi confonde ancor. Poc’anzi, il sai,Fra la cenera immonda...Ed or sul trono... e un serto mi circonda.

    DON MAGNIFICO(corre in ginocchio)Altezza... a voi si prostra.

    CENERENTOLANé mai m’udrò chiamar la figlia vostra?

    RAMIRO(accennando le sorelle)Quelle orgogliose...

    CENERENTOLAAh Prence,Io cado ai vostri piè. Le antiche ingiurieMi svanir dalla mente.Sul trono io salgo, e voglioStarvi maggior del trono.E sarà mia vendetta il lor perdono.

    Nacqui all’affanno, al pianto.Soffrì tacendo il core;Ma per soave incanto,Dell’età mia nel fiore,Come un baleno rapidoLa sorte mia cangiò.

    (a Don Magnifico e sorelle)No no; - tergete il ciglio;Perché tremar, perché?A questo sen volate;Figlia, sorella, amicaTutto trovate in me.(abbracciandole)

    TUTTI MENO CENERENTOLAM’intenerisce e m’agita,È un Nume agli occhi miei.Degna del tron tu seiMa è poco un trono a te.

    CENERENTOLAPadre... sposo... amico... oh istante!

    Non più mesta accanto al fuocoStarò sola a gorgheggiar.Ah fu un lampo, un sogno, un giocoIl mio lungo palpitar.

    COROTutto cangia a poco a pocoCessa alfin di sospirar.Di fortuna fosti il gioco:Incomincia a giubilar.

  • SABINA WILLEIT mezzosopranoNata a Bolzano, ha studiato canto al Conservatorio “Claudio Monteverdi” della suacittà diplomandosi con il massimo dei voti. Attualmente studia con il M° BeniaminoPrior. Nel 2001 ha vinto il Concorso As.Li.Co di Milano.Ha interpretato le seguenti opere: L’Incoronazione di Poppea, Il Giocatore, Il FlautoMagico, Così fan Tutte, Idomeneo, La Clemenza di Tito, L’Italiana in Algeri, Il Barbiere diSiviglia, L’Aio nell’imbarazzo, I Capuleti e i Montecchi, Falstaff, Don Carlo, Contesd’Hoffmann, Faust, Il Crepuscolo degli Dei, Arlecchino, Pulcinella, Ariadne auf Naxos.È stata diretta da Maestri quali Metha, Armin, Rudner, Fagen, Neuhold, Zedda,Rovaris, Frizza, Santi, Weikert, Kuhn, Manacorda, Fasciolo, Barchi, De Nadai, esiben-

    dosi nei seguenti Teatri: Maggio Musicale Fiorentino, Comunale di Bologna, Badkissingen, Ludwigsburg,Cremona, Brescia, Pavia, Como, Pisa, Ravenna, Cagliari, Bolzano, Lucca, Lecce, Opera di Roma, Liège,Pordenone al fianco del M° Beniamino Prior, Lussemburgo, festival di Wexford, La Coruna e Aix-en-Provence. Prossimamente interpreterà L’oro del Reno, Le Valchirie, Don Carlo, Ariadne auf Naxos e AndreaChenier in Germania.

    ALEJANDRO ESCOBAR tenoreNato in Colombia. Ha studiato con il soprano Cecilia Nunez Albanese ed ha fre-quentato corsi d’interpretazione rossiniana con Robert Ketellson e Rockwell Blake.Risulta vincitore d’importanti competizioni quali Concorso Teatro Nazionale di Tokio(2000), A. Bonci di Cesena per L’Opera Don Pasquale (2001), XXXIV Concorso inter-nazionale per cantanti Lirici Toti dal Monte di Treviso per L’Opera Il Barbiere di Siviglia(2004). Risulta finalista al Giacomo Lauri Volpi (1997) e Marie Kraja in Albania (2004).Nel 1993 debutta ufficialmente come “Orfeo” nell’ Orfeo ed Euridice di Monteverdi.È stato co-protagonista nella Zarzuela Luisa Fernanda, Lucia di Lammermoor, Tosca,

    Trovatore (Teatro Colon-Bogota). Partecipa al Musical Maria Callas Master Class con circa 200 recite inColombia. Dal 1997 intraprende un’intensa attività sia in Italia che all’estero con importanti performancesnel repertorio belcantista, in Turandot, Fanciulla del West, Fedora, Carmen, Adriana Lecouvreur e Aida (Teatro ilRosetum-Milano), protagonista nella Sonnambula, Elvino (Alfa Teatro-Torino), La Vedova Allegra, Camille. L’elisird’amore, Nemorino (Teatro Comunale-Ovada; Teatro delle Colonne di San Lorenzo-Milano; Teatro Comunale-Lerici),Don Pasquale, Ernesto (Teatro Comunale-Alessandria; Nizza M; Empoli; Teatro Alfieri-Asti; Teatro Colon-Bogota),La Bohème, Rodolfo (Empoli), I Puritani, Arturo (Bergamo), Rigoletto, Il Duca (Teatro Toselli-Cuneo; Sociale Alba;La crocetta-Torino; Sociale-Magenta), Romeo e Giulietta, Teobaldo (Teatro Colon-Bogota), Turandot, Pong (TeatroJorge E. Gaitan-Bogota) Il Piccolo Spazzacamino di Britten (Teatro Regio-Torino), Sly (Teatro Politeama-Nizza),Forza del Destino, Carmen 2 Le Retour, Johannes Passion, Semiramide, La Fanciulla del West (Teatro Regio-Torino),Turandot, Pang (Anfiteatro Romano-Fiesole; Teatro Antico-Taormina), La Traviata, Alfredo (Teatro Antico-Taormina;Teatro Colon-Bogota; Teatro di Micheli-Copparo; Teatro Politeama-Venezia; Anfiteatro Isola d’Elba; TeatroArlecchino-Voghera), Nabucco (Teatro Sociale-Rovigo; Comunale-Bolzano; Sociale-Trento; Verdi-Pisa), Barbiere diSiviglia, Conte d’Almaviva (Teatro Comunale-Treviso; Comunale-Gorizia; Teatro Sucre-Quito; Zvolen Festiva-Slovacchia; Teatro Colon-Bogota; Teatro Coliseu-Porto; Teatro Comunale-Latina; Anfiteatro Minturno), Otello,Cassio (Teatro Colon-Bogota), La Cenerentola, Don Ramiro (Teatro San Filippo-Boario; Teatro Manoel-Malta; TeatroPalazzo dei congressi-Lugano). Don Giovanni, Don Ottavio (Salon de Provence; Fontanellato-Parma), DieZauberflute, Tamino (Teatro Coccia-Novara). Parallelamente la sua attività concertistica lo ha visto esibirsi conimportanti complessi ed include l’Oratorio drammatico Giovanna d’Arco di A. Honnegger e l’esecuzionedella Misa Criolla di Ariel Ramirez con L’Orchestra Sinfonica di Colombia, Liebes Lieder ed I Neue Liebes LiederWaltzer, Musica da Camera di Rossini, Homage to Leonard Bernstein per il programma il Regio Itinerante delTeatro Regio di Torino. Partecipa al Festival “Pergine Spettacolo Aperto” con l’Oratorio in forma scenicaCatulli Carmina di Orff quale Catullo. Ad aprile 1999 canta nella Stagione di concerti del Teatro alla Scala diMilano A Wedding Anthem di Britten. Numerose rappresentazioni di: Requiem di Mozart, Stabat Mater diHaydn, Petit Messe di Rossini, Stabat Mater di Rossini, 9 Sinfonia di Beethoven, Messa di Gloria di Puccini,Messa Brevis di Mozart, Carmina Burana di Orff. Partecipa ad un importante programma in collaborazionecon il servizio diplomatico Colombiano eseguendo Recital di grandissimo successo in diverse capitali euro-pee quali Roma, Lisbona, Madrid, Parigi per diffondere la musica Latinoamericana. Invitato speciale nel2006 per la commemorazione del 30° anniversario dell’Orchestra Filarmonica di Bogota ha partecipatoall’esecuzione della Creazione di J. Haydn.

  • WALTER FRANCESCHINI baritonoNato a Trento, compie gli studi di canto a Bolzano, con il M° Vito Maria Brunetti.Vincitore dei concorsi lirico internazionali: “Val di Sole” (TN) 2004, presieduto dalM°Bruno Dal Monte, ”Città di Merano” (BZ) 2007 presieduto da Katia Ricciarelli, edel “G. B. Velluti” (VE) 2007, presieduto da Magda Olivero.Incide per la “Live Recording” la prima esecuzione assoluta del”Requiem for thePresident” scritto da Antonio Busellato, in memoriam di John Fitzgerald Kennedy,eseguito nel duomo di Bolzano.Incide arie di Bellini e Tosti a Radio Vaticana, accompagnato al pianoforte dal M°

    Giovanni Velluti. Ha interpretato: Traviata, Bohème, Elisir d’amore, Ariadne auf Naxsos, CavalleriaRusticana, Carmina Burana, Te Deum, e Requiem di Dvoràk, Stabat Mater di F. J. Haydn, Te Deum diCarpentier.È stato diretto da Maestri quali: Barchi, Fasciolo, Fagen, Bisanti, Montiglio, Salvalaio, De Nadai, Stefanescu.Si è esibito nei teatri: Comunale di Vicenza, Bolzano, Giglio di Lucca, Bergamo, Udine, al Verdi di Pordenonea fianco del tenore Beniamino Prior, Bologna, Praga, Râmnicu Vâlcea (Romania), Hull (UK).

    EUGENIO LEGGIADRI-GALLANI bassoNato a Gorizia, ha studiato canto con il soprano Cecilia Fusco, perfezionandosi poicon Elena Baggiore, Katia Ricciarelli, Raina Kabainvanska, Luciana Serra. Dopo avercantato alla Televisione di Stato di Hulanbator (Mongolia), per la Settimana diMusica Italiana, ha debuttato nel 1995 a Tarragona (Spagna), come Colline nellaBoheme, iniziando così una brillante carriera, ospite di importanti Enti e Teatri: IIIFestival d’Art Lirique di Never (Francia), Nozze di Figaro (Teatro di Tirana -Albania), Madame Butterfly (Teatro di Valencia - Spagna), Cenerentola (Teatro diSan Gallo - Svizzera; Tolone - Francia; Teatro di Istanbul - Turchia), La Scala di Seta

    (Teatro di Manchester - Gran Bretagna; Hannover - Germania), Una Partita di Zandonai (Teatro Politeamadi Lecce), Carmen (Teatri di Piacenza e Como), Barbiere di Siviglia (Teatro di Salerno e Vittoriale diGardone), Il Campanello dello Speziale (Teatri di Novara, Lucca e Bergamo) sotto la direzione del M°Carminati, Al Cavallino Bianco (Teatri di Adria, Rovigo e Bassano del Grappa), Festival dell’Operetta(Teatro G. Verdi di Trieste).Nel giugno 2004 ha cantato presso il Teatro Odeon Erode Attico di Atene (Grecia), nell’Opera “LeAvventure di Pinocchio” (direttore M° Donato Renzetti), opera commissionata per rappresentare l’Italianell’anno olimpico. Si è inoltre esibito a Trieste, su invito del M° Daniel Oren, nella Cenerentola di Rossini,nel Trovatore per l’inaugurazione del Teatro di San Severo (Foggia), dove ha anche sostenuto il ruolo diDon Bartolo (Barbiere di Siviglia) con la regia del M° Michele Mirabella. Invitato a Spoleto nella produzio-ne del Barbiere di Siviglia per i festeggiamenti del 60° Anniversario del Teatro Lirico ed ospite dell’Aslicodi Milano (Don Pasquale), è stato al Teatro Regio di Torino nella passata stagione lirica. Intensa anche l’at-tività concertistica, che lo vede interprete nel Requiem di Mozart (Napoli, Taranto, Roma, Foggia) e in reci-tals a Madrid, Malaga, Barcellona, Bilbao, Roma (Sagrestia del Borromini) Napoli (Teatro Diana), Bari(Fondazione Piccinni), Firenze, Milano (Sala Barozzi), Torino, Pisa (Accademia Filarmonica), Lecce ( TeatroPoliteama), Messina (Auditorium dell’Università) ecc. Ha inciso il Te Deum di Charpentier per la RAI -Radio Televisione Italiana e La Figlia del Reggimento di Donizetti per la Naxos.

    LUCA TITTOTO bassoIl basso Luca Tittoto nato ad Asolo (Treviso) ha vinto nell’anno 2006 il XIII°Concorso Lirico Internazionale Giuseppe Di Stefano città di Trapani per il ruolodi Don Alfonso nel Così fan tutte di Mozart, dopo essere stato finalista al XXXV°Concorso per giovani cantanti Toti Dal Monte di Treviso. Debutta nell’opera nel2005 come Basilio nel Barbiere di Siviglia di G. Rossini con l’Orchestra dellaSocietà Filarmonia di Udine, successivamente al Teatro Ponchielli di Cremona hainterpretato Mercurio e Littore ne L’Incoronazione di Poppea di Monteverdidiretto da Ottavio Dantone, spettacolo ripreso a Como, Brescia, Pavia, Ravenna eFerrara; il Lakkè in Ariadne auf Naxos di Strauss al Teatro G.Verdi di Trieste dire-

    zione Stefan Anton Reck, Uberto ne La Serva Padrona di G. B. Pergolesi, Don Annibale ne Il Campanellodello Speziale di G. Donizetti, Filiberto ne Il Signor Bruschino di G. Rossini, Bacocco ne Il Giocatore di

  • L. Cherubini. In aprile 2006 ha partecipato alla produzione di Madama Butterfly al Teatro Carlo Felicedi Genova, regia di Renata Scotto. Nel giugno 2006 ha cantato al Teatro degli Arcimboldi di Milano nellaparte di Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia di Paisiello direzione di Antonello Manacorda, GraßmusikKV 42 di Mozart con l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone al Festival Spontini di Jesi, aGenova nel Flauto Magico direzione R. Frizza e Requiem fur Mignon di Robert Schumann, a Veneziaper il Teatro La Fenice ha cantato nella prima moderna dei Vespri di Natale di Galuppi nella Basilica diSan Marco inoltre Manfred di Robert Schumann nei Teatri di Udine e Trieste. Il 2007 lo ha visto impe-gnato alla Fenice di Venezia nella produzione di Vedova scaltra di Wolf Ferrari, successivamente alFestival Monteverdi di Cremona come Plutone nell’Orfeo di C.Monteverdi diretto da Andrea Marcon enella stessa parte ha debuttato al Festival di Aix en Provence con Renè Jacobs sul podio. Nell’autunnoal Teatro Sociale di Rovigo ha interpretato Roucher nell’Andrea Chenier e al Teatro Lirico di Cagliari laparte di Giove nell’ Orfeo all’Inferno di Offenbach. Il 2008 inizia con il dedutto all’ ABAO Opera diBilbao nel ruolo di Don Alfonso nel Così fan tutte di Mozart, debutta c