359

Donatella Di Cesare - Heidegger e gli ebrei

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Come promesso (a grattacielo).

Citation preview

Temi245Donatella Di CesareHeidegger e gli ebreiI Quaderni neriBollati Boringhieri 2014 Bollati Boringhieri editoreTorino, corso Vittorio Emanuele II, 86Gruppo editoriale Mauri Spagnolisbn 978-88-339-8301-1Schema grafico della copertina di Pierluigi CerriPrima edizione digitale: novembre 2014Questopera protetta dalla Legge sul diritto dautore. vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzatawww.bollatiboringhieri.itwww.facebook.com/bollatiboringhierieditorewww.illibraio.itIndicevii PremessaHeidegger e gli ebrei3 1. Tra politica e filosofia 1. Un affare mediatico, 3 2. Nazista per caso, 53. Dettaglio biografico o nodo filosofico, 6 4. Heideggerantisemita?, 8 5. Il non-detto della questione ebraica, 116. I Quaderni neri, 13 7. Reductio ad Hitlerum. Sulprocesso postumo, 15 8. Una resa dei conti?, 18 9. TraDerrida e Schrmann. Verso una lettura anarchica, 1910. Chi addomestica Heidegger, 23 11. La rimozione delnazismo nella filosofia, 25 12. Impegno filosofico edecisione politica, 2729 2. La filosofia e lodio per gli ebrei 1. Lutero, Agostino e le menzogne degli ebrei, 292. La questione ebraica nella filosofia, 34 3. Kant eleutanasia dellebraismo, 42 4. Hegel e lEbreo senzapropriet, 48 5. Anti-antisemita? Nietzsche, lAnticristoe la falsificazione dei valori, 60 6. Menzogna e finzione.Il non-essere dellEbreo in Mein Kampf, 7683 3. La questione dellEssere e la questione ebraica 1. La notte dellEssere, 83 2. Di un tono esoterico, 863. Antisemitismo e i dubbi mai fugati, 88 4. Metafore divi indiceunassenza, 96 5. LEbreo e loblio dellEssere, 98 6. Igreci, i tedeschi e gli ebrei, 101 7. Gli sradicati agentidella modernit, 106 8. Contro gli intellettuali ebrei, 1119. Geist e ruach. Il fuoco originario e lalito spettrale, 11810. La macchinazione e il potere, 121 11. Ladesertificazione della terra, 126 12. Lapocalittica e ilprincipe di questo mondo, 129 13. La derazzificazionedei popoli, 131 14. Razza o rango?, 135 15. Metafisica delsangue, 140 16. Il mio attacco a Husserl, 14617. Heidegger, Jnger e la topologia dellEbreo, 15518. Il nemico. Heidegger versus Schmitt, 162 19. Plemose guerra totale, 179 20. Weltjudentum. Il complottomondiale ebraico, 186 21. Il giudeobolscevismo, 19422. Weltlos senza mondo. LEbreo e la pietra, 20323. Antisemitismo metafisico, 207 24. LEbreo e lapurificazione dellEssere, 213 25. Che ne del nulla?,217221 4. Dopo Auschwitz 1. Bellum judaicum, 221 2. Abdicare al silenzio, 2243. La fabbricazione di cadaveri e lindifferenza ontica, 2334. Il massacro ontologico. Parmenide e Auschwitz, 2385. Muoiono? Non muoiono, vengono liquidati , 2426. Il dispositivo, la tecnica, il crimine. Sulla responsabilit,244 7. Se possibile perdonare un Rav, 248 8. Ilcugino Gross e il cugino Klein. Ebrei e somiglianze difamiglia, 251 9. Loblio dellebraico.Il debito occultato,257 10. Dove si nasconde Paolo, 261 11. Il futurodellEssere e il Nome ebraico, 267 12. Un paesaggiopagano, 270 13. Laltro inizio, linizio dellaltro.Lanarchia, la nascita, 272 14. Un angelo nella ForestaNera. Apocalittica e rivoluzione, 275280 Note 325 Bibliografia 347 Indice dei nomiPremessaNei Quaderni neri Heidegger parla degli ebrei e delle-braismo.Achiareletterescrivechelaquestioneebraica una questione metafisica. Contro ogni possi-bile fraintendimento avverte che il tema va affrontatoentro la storia dellEssere. Qual allora il rapporto tralEssere e lEbreo? In che modo lEbreo minerebbe lEs-sere? LEbreo insediato per cos dire nel cuore del pensierodi Heidegger, nel centro della questione per eccellenzadella filosofia. Ma daltra parte proprio allEbreo vieneascritto loblio dellEssere, la colpa pi grave.Molti sono i temi implicati nellantisemitismo metafi-sico che, se per un verso coinvolge buona parte della tra-dizionefilosofica,perlaltrorinviaallaresponsabilitdella filosofia nello sterminio. I Quaderni neri, pubblicati nella primavera del 2014,sonounoperafilosoficadallostilepersonale;assomi-gliano al diario di bordo di un naufrago che attraversa lanotte del mondo, rischiarata da profondi sguardi filoso-fici e potenti visioni escatologiche. Oltre ad aprire unaineditaprospettivasulpensierodiHeidegger,stannosuscitando un nuovo intenso dibattito filosofico, dallaGermania, alla Francia, agli Stati Uniti. Se qualcuno, nelcontesto italiano, si affrettato a tacciare di tenebre Hei-degger, chiudendo cos il tema del totalitarismo con ungesto altrettanto totalitario, non mancato chi, dal ver-sante opposto, lo ha subito assolto liquidando immediata-mente la questione. Entrambi i gesti, del tutto inade-guati, anche rispetto alla gravit dei temi che vorrebberorimuovere, sono profondamente antifilosofici. Questo libro, che ha evitato di essere una ennesimastoria criminale della filosofia, non intende servire nes-suna causa. Si muove perci su un crinale molto strettoche, non di rado, si spalanca sugli abissi della storia pirecente. Lintento quello di sollevare gli interrogativifilosofi, politici, teologici, in tutta la loro gravit. Desidero ringraziare leditore Vittorio Klostermannche mi ha permesso di leggere i tre volumi prima che fos-sero pubblicati. Con Giacomo Marramao ho avuto mododi discutere sin dallinizio le pagine di Heidegger. Un rin-graziamento particolare va a Michele Luzzatto che hasostenuto questo progetto e ne ha seguito tutte le fasi coni suoi preziosi suggerimenti.viii premessaHeidegger e gli ebrei1.Tra politica e filosofiaIl pentimento non una virt.1Non aspettatevi n rinnegamento n pentimento. [] ora di ammettermi quale fui, filosofo, e nazista finch viaggrada, ma filosofo.21. Un affare mediaticoNon mai avvenuto che un filosofo suscitasse tantoscalpore post mortem. Da quando, gi nel 1945, laffareHeidegger laffaire, come dicono i francesi statosollevato, si imposto allopinione pubblica attraversofasi alterne, ma con una risonanza che non mai venutameno e che, anzi, si estesa e intensificata negli ultimitempi.3La notizia delle recenti rivelazioni rimbalzatasui giornali e i media di tutto il mondo. E ha trovato spa-zio perfino nel New York Times.4Il pensiero pi elevato si prestato allorrore pi abis-sale. Non difficile comprendere lo scandalo. La gran-dezza del filosofo e la meschinit del nazista costituisconounantinomiastravagante,unparadossoinaccettabile.Heidegger come un Giano bifronte che esibisce inquie-tantemente i due volti, quello encomiabile e quello igno-bile.Persottrarsiaquestavisionedissocianteeango-sciosa,lalternativa,suggeritaanchedallurgenzadellapressione mediatica, sembra chiara e netta: se stato ungrande filosofo, allora non stato nazista; se stato nazi-sta, allora non stato un grande filosofo.Mentre richiedono una risposta sommaria e definitiva,una chiusura del caso, sono, per, proprio i media a ria-prirlo ogni volta, rendendolo sensazionale attraverso ilpotere di pubblicare quel che era nascosto e ignorato. Nelcorso degli anni il caso filosofico divenuto cos un affaremediatico. Attento al tema complesso del giornalismo,Heidegger ha riflettuto sulla risonanza. Quanto pilinformazione si cela dietro lapparente obiettivit, sem-plifica eliminando difficolt e problemi, rende superfluae innocua la domanda, tanto pi aumenta il bisogno del-lesperienza vissuta, il desiderio spasmodico di accedere aquel che, rimasto misterioso sullo sfondo, eccita, emo-ziona,inebria,fasensazione.5Comequestodesiderionon conosce imbarazzo o pudore, cos non conosce limiteil dispositivo che rende pubblico laccesso, in una verti-gine senza fine. Heidegger avvertiva che il suo pensieroeraminacciatodaquellaincapacitdipreservareladomanda. In una lettera indirizzata a Hannah Arendt il12 aprile 1950 scriveva:Forse il giornalismo planetario il primo spasimo di questa desertifi-cazione incipiente di tutti gli inizi e della loro trasmissione. Allorapessimismo? Allora disperazione? No! Piuttosto dobbiamo meditarein che senso la storia, rappresentata solo in forma storiografica, nondetermini necessariamente lessenza dellessere umano, dobbiamopensare che durata e lunghezza non sono misure essenziali, che unmezzo istante pu essere pi essente della repentinit, che luomodeve prepararsi a questo Essere e apprendere unaltra memoria,che con tutto ci ha davanti a s qualcosa di supremo, che il destinodegli ebrei e dei tedeschi ha la sua verit a cui il nostro calcolo storio-grafico non giunge.6Non era certo il giornalismo a essere per Heideggeruna minaccia. Pi volte ha lodato la stampa che sa porsiin ascolto di quel che va oltre la mera attualit.7Non haforseaffidatoalloSpiegellasuaultimaintervista,quasi un testamento filosofico? Piuttosto intuiva che ilsuo caso sarebbe divenuto un affare del giornalismo pla-netario e temeva che lurgenza mediatica ne avrebbeprecipitato la chiusura, rimuovendo lurgenza del pen-siero, cancellando ogni domanda ulteriore.4 capitolo primo2. Nazista per casoMalgradoilsusseguirsidinuoverivelazioni,lasco-pertadilettereedocumenti,illentoriemergere,dallascito di Heidegger, di testi inediti e corsi universitari,malgrado il lavoro pionieristico di Hugo Ott e i libri pro-vocatori di Victor Faras, nel 1987, e di Emmanuel Faye,nel 2005, si mantenuta negli anni una versione ufficialeche, solo di tanto in tanto, ha subito qualche ritocco.8Vale la pena riassumerla brevemente.Inunavitasenzabiografia,comedovrebbeesserequella di ogni filosofo, secondo la formula ideale nac-que, lavor e mor, con cui Heidegger, nel 1924, avevasuggellato lesemplare vita di Aristotele, la sua innegabileadesione al nazismo non fu altro che un intermezzo poli-tico.9Spinto dalle circostanze, pi che da una convin-zione profonda, Heidegger assunse la carica di rettore il21 aprile del 1933, e il primo maggio si iscrisse allnsdap,il partito nazista, con lintento preciso di salvaguardare lalibert accademica dalle intrusioni politiche. Il suo impe-gno non sort alcun effetto, sia per le divergenze, semprepi stridenti, con i vertici del partito, sia per quella inge-nuit con cui il filosofo aveva preteso di divenire la guidaspirituale del movimento, di guidare lo stesso Fhrer.10Lasconfitta fu clamorosa e il fallimento come Heideg-gerricordainunaletteraaKarlJaspersdel1935dovette pesare a lungo sul suo stato danimo.11Di quel-lerrore politico non gli rest che prendere atto; le suedimissionifuronoaccolteil27aprile1934.Nelcom-plesso si tratt solo di un anno un periodo circoscritto,una parentesi scabrosa della sua vita, un incidente di per-corso, un nazismo accidentale.Edopo?LimmaginediHeidegger,chelaversioneufficiale ha diffuso, quella del filosofo in esilio, isolatoa Todtnauberg, nel suo rifugio della Foresta Nera, chinotra politica e filosofia 5sui manoscritti delle sue lezioni, immerso nel silenzio sug-gestivo del bosco, lontano dai clamori della scena poli-tica, alla ricerca, lungo i fiumi di Hlderlin, di un altrodestinoperlaGermania.IltempodellaKehre,dellasvolta, avrebbe coinciso con una distanza sempre pimarcatadalnazismoedallesuetragichevicende.Alpunto da far parlare di opposizione intellettuale o di resi-stenza interna.Sospetto ai nazisti prima, inviso alle forze di occupa-zione poi, Heidegger dovette subire ostilit e umiliazionipagando cos a caro prezzo quel suo errore fatale. Sotto-posto, nel 1945, al giudizio della Commissione di epura-zione, fu interdetto dallinsegnamento nel 1946. Decisivofu il parere di Jaspers.12Nellinverno del 1945-1946 Hei-degger precipit in una profonda crisi e venne ricoveratoin una clinica a Badenweiler; si riprese grazie al lavoro e ainuovi progetti. Qualche anno dopo, il 26 settembre 1951,fu reintegrato nelluniversit, senza che gli venisse, per,restituitalacattedra.Contaleattodiriabilitazionesichiuse formalmente il capitolo Heidegger e il nazismo.Questa versione lascia aperti molti interrogativi. Per-chHeideggerrestiscrittoalpartitonazistafinoal1945?Perchnoncondannmaiquellerrore,seunerrore era stato? Perch non prese mai distanza dal pas-sato? E che dire poi del suo ostentato silenzio, un silenziomutoeimpenetrabile,controcuisisonoinfrantedomande e congetture di poeti e filosofi, da Paul Celan aJacques Derrida?3. Dettaglio biografico o nodo filosoficoSe il nazismo di Heidegger stato un errore, limitatoalla politica, contenuto entro un periodo molto breve,allora pu essere facilmente derubricato a vicenda sto-rica di poco rilievo. Non sarebbe, anzi, che un dettaglio6 capitolo primobiografico.Eccoperchdisolito,senonpassasottosilenzio, viene trattato in modo sbrigativo nelle paginededicate alla vita. Il dettaglio non riguarda la filosofia.Che cosa centra il rettorato con il superamento dellametafisica? Di qui il fastidio dei filosofi, non tanto per il clamoreche il caso ha suscitato nei media, quanto per lenormequantit di pamphlet e scritti polemici che, accanendosi suquel particolare, hanno dato luogo a un dibattito acceso,talvolta virulento, eppure quasi sempre piatto e superfi-ciale.Laffastellamentodidatiedocumenti,fattiemisfatti, piuttosto che chiarire il caso, lo ha semmai resoancorpioscuro.Ladiscussione,nellasuaevidentemediocrit, si prolungata, tra fasi alterne, restando quasiimmutata.Perchanchegliespertiaccusatori,spessoinconsapevolmente, riducono il nazismo di Heidegger aun vissuto storico. Cos finiscono per avvalorare la ver-sione ufficiale. Non un caso che i loro contributi siano ingenere privi di spessore filosofico. Ma chi concentratosulla storia dellessere, sul linguaggio poetico, sul nuovoinizio, non interessato perch dovrebbe? a difetti,bassezze, contraddizioni, meschinit del personaggio. Lamiseria del filosofo non la miseria della filosofia.Verrebbedadirechehannoragioneglianaliticiquando, non senza sforzo, tengono separate vita e filoso-fia. Il problema si posto di recente con la pubblicazionedi lettere, diari e testi inediti di Ludwig Wittgenstein.Che uso lecito farne? In che modo la biografia di un filo-sofo pu essere importante per il suo pensiero? In nessunmodorispondonoglianalitici.13EppurelostessoWittgenstein a scrivere: Il lavoro filosofico [] unlavoro su se stessi. Sul proprio modo di vedere le cose.14Questa domanda, per i continentali gi molto antica, emersa nel delicato caso di Gottlob Frege, il fondatoredella filosofia analitica. Simpatizzante dellestrema destra,Frege auspicava un Terzo Regno della logica.15Il 30tra politica e filosofia 7aprile 1924 annotava nel suo diario: si potr riconoscereche ci sono ebrei rispettabili e nondimeno si dovr consi-derare una sciagura che ci siano cos tanti ebrei in Germa-nia e che abbiano gli stessi diritti dei cittadini di origineariana.16Qualche giorno prima, il 22 aprile, confessava:solo negli ultimi tempi ho compreso limportanza dellan-tisemitismo;apprezzandoleventualitditempestiveleggi contro gli ebrei, ammoniva a non dimenticare lim-posizione di un segno grazie a cui poter riconoscere unebreo. Vedeva, anzi, qui una difficolt effettiva.17Icuratori delle sue opere hanno provveduto a escludere ildiario con lintento, se non di occultarlo, almeno di ridi-mensionarne la portata. Certo, per leggere un trattato dilogica non necessario occuparsi dellantisemitismo del-lautore, sebbene in Frege sussista pi di un nesso tra ilReich logico, quello teologico e quello politico.Ma la filosofia non si riduce alla logica n si identificacon la scienza; una separazione tra vita e pensiero per-ci astratta e artificiale. Questo vale tanto pi per Hei-degger, vicino al modello di Friedrich Nietzsche, il quale,comnoto,rivendicavalafilosofiacomeespressionedella propria individualit. Nel sottolineare la differenzatra filosofia e scienza, Heidegger osserva: il punto dipartenza della via che porta alla filosofia lesperienzaeffettiva della vita; ma la filosofia conduce a sua voltaoltre ripercuotendosi sulla vita.18Se cos, se una scelta compiuta nella vita al con-tempo anche un atto filosofico, limpegno politico non un incidente riducibile al vissuto storico e, dietro al det-taglio apparente, si cela forse un nodo filosofico.4. Heidegger antisemita?Qualsiasi cosa si pretenda di dire sul nazismo di Hei-degger cos si legge in una pubblicazione recente non8 capitolo primosi trover in tutta la sua opera una sola frase antise-mita.19Lassenza di prove al riguardo ha contribuito arafforzare la versione ufficiale. Se non stato antisemita,difficilmente Heidegger sar stato nazista. Lerrore poli-tico appare ridotto, ladesione scivola in secondo piano.Heidegger antisemita? No, non lo era. Questa stata alungolarispostaprevalente.verochelodiopergliebrei, che i nazionalsocialisti non tardarono a manifestare,non lo indusse a prendere le distanze da quel movimento;tuttavialasuaposizionenonpuessereparagonataaquella degli ideologi della razza. Ne sono stati convintistudiosi autorevoli come Bernd Martin e Rdiger Safran-ski.20Malaconvinzioneeradiffusapersinofraisuoiallievi ebrei, i figli di Heidegger, come li ha chiamatiRichardWolinconuncertosarcasmo.21KarlLwith,Hans Jonas, Hannah Arendt, Herbert Marcuse: nessunainsinuazionecontroilmaestrodaparteloro,chealtri-menti non gli hanno lesinato critiche e rimproveri. Eppurela loro testimonianza avrebbe potuto essere determinante.Rispetto allaccusa pi grave, quella di antisemitismo,cherenderebbebenpimotivatolentusiasmoperilmovimento nazionalsocialista, rischiando per di metterea repentaglio la sua opera, vengono fatti valere due argo-menti.Il primo di ordine biografico, e fa leva sui rapportipersonali, le amicizie, le relazioni damore. Come spie-gare lattrazione magnetica che Heidegger esercitava aMarburgo prima, e a Friburgo poi, su tanti giovani ebrei?E laiuto prestato ai colleghi? Viene di solito ricordato ilnome di Werner Brock che, grazie al suo intervento, riu-sc a ottenere una borsa di studio per Cambridge. Per nonparlare delle relazioni damore: con Hannah Arendt, Eli-sabeth Blochmann, Mascha Lalko. Come andrebberoinsieme odio e amore? E Jonas conferma: No sul pianopersonale Heidegger non era un antisemita, Nein Hei-degger war kein persnlicher Antisemit.22tra politica e filosofia 9Il secondo argomento sottolinea la lontananza di Hei-degger dal folle sistema ideologico dei razzisti. Il suonazionalsocialismo era decisionista scrive Safranski.Per Heidegger non era determinante la provenienza,quanto la decisione. Nella sua terminologia questo vuoldire che luomo non deve essere giudicato sulla base dellagettatezza,madelsuoprogetto.23Nellacostru-zionediunnuovomondospiritualenonintendevaescludere gli altri. Nessuna contiguit, dunque, conlantisemitismo rozzo e grossolano. E tanto meno conlantisemitismo spirituale, che credeva di scorgere unospirito ebraico da cui occorreva difendersi.24Tuttalpi una certa propensione, solo accademica, a condivi-dere lantisemitismo concorrenziale di coloro che guar-davanoconpreoccupazionealpesoschiacciantedegliebreinelleuniversiteparlavanodelpericolodiunaVerjdung, di una giudaizzazione.25Questeduestrategiedifensivevengonoperseguiteanche da Holger Zaborowski in un saggio che, se per unverso ricostruisce lintero dibattito, per laltro prende inconsiderazione i nuovi materiali venuti alla luce. Attra-verso unindagine storica, incentrata su documenti, lettere,testimonianze, Zaborowski mira sia a riabilitare il compor-tamento di Heidegger verso gli ebrei sia, soprattutto, atutelarne il pensiero da ogni imputazione. Ammette unacerta ambivalenza. Ma precisa che nelle sue opere filosofi-che non vi traccia di un antisemitismo sistematico.26N si pu parlare di momenti o fasi. Non senza forzaturee ardui equilibrismi, vengono smantellate le poche prove acarico, tacitate le dicerie, dissipati i sospetti e i dubbi. Nes-sun antisemitismo, dunque, n aperto n latente, n perso-nale n filosofico. Solo un paio di osservazioni, contenutenella corrispondenza con la moglie Elfride, riconducibili aquellantiebraismo universitario che faceva parte dellospirito del tempo.27In mancanza di altri testi, la tesi con-clusiva che lantisemitismo resti lontano dal suo pensiero.10 capitolo primoSe questa tesi ha prevalso finora per la difficolt ditenere insieme limmagine del filosofo, che guarda allaquestione dellessere aspirando allautenticit, e limma-gine del comune antisemita che con il suo gesto politicorientra nellanonimo man, nella mediet del si, tantodeprecato in Essere e tempo, quel man nazista a cui inmilioni andavano conformandosi.28TralevocidissonantisidistinguequelladiJeanneHersch che, in un saggio del 1988, ricordando fra laltroil periodo di studio trascorso a Friburgo negli anni trenta,scrive: Heidegger non stato antisemita, come non losono di solito molti non-ebrei che, tuttavia, non sononeppure anti-antisemiti. E, a proposito della impossibi-lit di ridurre il filosofo al man nazista, si chiede se nonesistano nella filosofia di Heidegger o, se si preferisce,nello Heidegger filosofo, dei punti a cui ancorare la suaadesionealnazionalsocialismo,talidacompensare,aisuoi occhi, certi disaccordi, certe ripugnanze e, soprat-tutto,dainfonderglilasperanzainunavvenireprofe-tico.295. Il non-detto della questione ebraicaUn nuovo capitolo si aperto di recente nel caso Hei-degger. Difficilmente si potr dire nulla di nuovo. Sitratta infatti del capitolo decisivo, sia perch dovrebbedecidere una controversia aperta da tempo, sia perchriguarda il carattere della decisione assunta da Heideggernegliannitrenta.GliSchwarzeHefte,iQuaderninericurati da Peter Trawny e pubblicati dalleditore Kloster-mannnel2014,contengonoquelnon-dettochemoltisupponevano, o speravano, fosse anche un non-pensato.Nellultima pagina del quaderno intitolato RiflessioniXIV, allindomani delloffensiva tedesca a est, annun-ciata da Hitler il 22 giugno 1941, Heidegger annota:tra politica e filosofia 11La questione riguardante il ruolo dellebraismo mondiale [Weltjuden-tum]nonunaquestionerazziale[rassisch],benslaquestionemetafisica [metaphysisch] su quella specie di umanit che, essendo pereccellenza svincolata, potr fare dello sradicamento di ogni ente dal-lessere il proprio compito nella storia del mondo.30Pi volte, e in diversi contesti, Heidegger parla neiQuadernineri degliebrei,dellebraismoedellaque-stione ebraica. A chiare lettere scrive che una que-stione non razziale, bens metafisica. Contro ognipossibile fraintendimento avverte che il tema dellebrai-smo va affrontato entro la storia dellEssere. Qual ilrapporto tra lEssere e gli ebrei? In che modo gli ebreiminano lEssere e la sua storia? Che nesso sussiste tra laSeinsfrage, la questione per eccellenza della filosofia, eJudenfrage, la questione ebraica?Ecco dunque la novit dei Quaderni neri. Lantisemiti-smo ha un rilievo filosofico e si inscrive nella storia del-lEssere. Non un dettaglio biografico, che possa esseremesso da parte, accantonato, dimenticato; perch ne vadelloblio dellEssere. Il lavoro darchivio lascia il postoalla testimonianza, la ricerca meticolosa delle prove, pic-cole o grandi, del coinvolgimento, la ricostruzione delle-poca,lindaginesulluniversittedesca,passanoinsecondo piano, perdendo gran parte del loro significato,di fronte alle riflessioni del filosofo che parla in primapersona. Il caso Heidegger non pu pi essere conside-ratounavecchiadiatribastorica.Siimpone,invece,comequestionefilosoficachechiamadirettamenteincausa i filosofi e la filosofia.Ladesione di Heidegger al nazionalsocialismo assumecontorni ben pi netti, perch si fonda su un antisemiti-smometafisico.Laradicalitdiquestoantisemitismogetta nuova luce sullimpegno del 1933 che non stato nun incidente n un errore. Piuttosto stato lesito di unascelta politica coerente con il suo pensiero. E di una coe-renza esemplare appare anche il suo silenzio successivo.12 capitolo primoLantisemitismo non infatti un di pi ideologico, ma ilcardine del nazionalsocialismo. Cade cos anche quelladifferenza che segnava ancora per molti la distanza diHeidegger ad esempio da Carl Schmitt o da Ernst Jnger.Sivoltapaginaesiapreunnuovocapitoloincuidevono essere sollevate domande che fin qui sono state ingranparteaggirate.Laprima,lapiurgente,ladomanda sulla Shoah nella storia della metafisica occi-dentale.6.I Quaderni neriA met degli anni settanta sono stati depositati nelDeutsches Literaturarchiv di Marbach am Neckar 34 qua-derni, rilegati con una tela cerata nera. In quelloccasioneHeidegger ha espresso il desiderio che i quaderni fosseropubblicati al termine delle sue opere complete. Fino aquel momento come riferisce il figlio Hermann avreb-bero dovuto restare segreti, chiusi a doppia mandata.Nessunoavrebbedovutonleggerlin,anzi,avernecognizione. La volont di Heidegger stata solo in partedisattesa. Il prolungarsi delledizione delle altre opere haspinto lamministratore del suo lascito ad anticipare lu-scita degli Schwarze Hefte.Iquadernicomprendonounperiododiquasiqua-rantanni che va, allincirca, dal 1930 al 1970. Sono divisicos:quattordiciquadernisiintitolanoberlegungen(Riflessioni), nove Anmerkungen (Note), due Vier Hefte(Quattroquaderni),dueVigiliae,unoNotturno,dueWinke (Cenni), quattro Vorlufiges (Provvisorio). Sonostatiinoltretrovatialtriduequaderni,Megiston eGrundworte (Parole fondamentali) dei quali non certalappartenenzaalloperacomplessiva.Tuttiiquadernisono classificati con numeri romani. Manca a tuttoggi ilprimo quaderno berlegungen I, che risale al 1930. Non tra politica e filosofia 13detto, per, che non siano andate perdute anche altreparti. Le berlegungen XV, scritte nel 1941, si interrom-pono bruscamente e non sono corredate di un indice ana-litico, che Heidegger ha invece inserito alla fine di ogniquaderno.Nei prossimi anni prevista, dunque, luscita di tuttigli Schwarze Hefte che, allinterno delle opere complete,comprenderanno i volumi dal 94 al 102. Nella primaveradel 2014 gi stata portata a termine la pubblicazionedelleberlegungen (II-XV),itrevolumi94-96,acuidovr seguire il volume 97 per concludere la parte chegiunge fino al 1945. Sulla prima pagina delle berlegungen II compare ladata ottobre 1931. Nel Vorlufiges III Heidegger haannotato Le Thor 1969. Questo vuol dire osservaTrawny che il Vorlufiges IV deve essere stato scrittoalliniziodegliannisettanta.31Tuttavialascansionenumerica non indica necessariamente una linearit. Sideve presumere che, in alcuni periodi, Heidegger abbialavorato contemporaneamente a pi quaderni. Dato chele correzioni sono poche, e che talvolta le note sono moltolunghe, probabile che esistessero dei lavori preliminaridi cui, per, non resta traccia. Gli Schwarze Hefte nonsono n annotazioni private n, tanto meno, diari; sia perlo stile, sia per i contenuti, sia, infine, nellintenzione del-lautore, sono scritti filosofici.Ma perch Heidegger ha voluto pubblicarli al terminedelledizione delle opere? I Quaderni neri sono il suo testa-mento filosofico? Che ruolo rivestono nella sua produ-zione? Perch ne aveva previsto luscita dopo quei trattatiinediti sulla storia dellEssere, testi gi cos esoterici?Un alone di mistero avvolge i Quaderni neri. Avrebberodovutoesserelaparoladellschaton,nonlultima,maquella estrema, pronunciata al bordo finale, sullabisso delsilenzio. Di qui la posizione singolare di questo mano-scritto a cui i trattati inediti rinviano ma che, per il suo14 capitolo primocarattere, non pu n deve essere centrale. La peculiareeccentricit si manifesta nello stile personale, che portalimpronta dellautore. Heidegger parla in prima persona,senza troppe reticenze, con una cruda libert, locchioteso al futuro. Come se si rivolgesse a nuovi interlocutoriche,graziealladistanzadellastoria,potrebberoforseintendere in modo differente quellepoca buia dellEu-ropa. Quanto a lui, non si limita a testimoniare, ma scrutae decifra dal suo avamposto che insieme anche unposto di retroguardia.32Come non pensare a Nietzsche?Ma lo stesso Heidegger ad avvertire che le sue riflessioninon sono aforismi o massime di saggezza. Piuttosto sonoVersuche la parola che compare in una nota degli annisettanta, scelta dal curatore come esergo tentativi dinominare, n enunciati n appunti per un sistema.33Seguono il filo della domanda, si dispiegano assecondandoquellinterrogare che insieme contenuto e forma, tema estile dei quaderni. Sotto questo aspetto non trovano untermine di paragone nellopera di Heidegger e rappresen-tano un unicumnella letteratura filosofica del Novecento.I Quaderni neri assomigliano al diario di bordo di unnaufrago che attraversa la notte del mondo. A guidarlo la luce lontana di un nuovo inizio. Il paesaggio, oscuro etragico,rischiaratodaprofondisguardifilosoficiepotenti visioni escatologiche.7. Reductio ad Hitlerum. Sul processo postumoBen poche domande, ma molti giudizi sommari, ver-dettiapodittici,asserzionilapidariefomentanoilpro-cesso postumo a Heidegger che, tra sentenze di primogrado, appelli e revisioni, entrato prepotentemente nelventunesimo secolo.La pubblicazione dei Quaderni neri ha riaperto, soprat-tutto in Francia, unaccesa controversia che, a ben guar-tra politica e filosofia 15dare, non era mai stata chiusa. Lo scenario ha tratti imba-razzanti e caricaturali. Da un canto si ergono i difensori aoltranza che, installati nel culto della personalit, respin-gono, come Franois Fdier, ogni accusa e negano ogniprova; dallaltro si accaniscono gli strenui e implacabiliprocuratori, primo in assoluto Emmanuel Faye, che diquesta accusa sembra aver fatto la sua missione di vita.Allievo di Jean Beaufret che dal 1946 era stato lin-terlocutore privilegiato di Heidegger e ne aveva promossoil pensiero nel contesto francese Fdier aveva gi repli-cato al libro di Faras con un pamphlet, uscito nel 1987,che originariamente avrebbe voluto intitolare Apologia diHeidegger.34Qualche tempo dopo, per respingere la vio-lenta requisitoria di Faye, che nel 2005 ha accusato Hei-degger di aver introdotto il nazismo nella filosofia, Fdierha riunito intorno a s un gruppo di studiosi pubblicando,nel 2007, la miscellanea Heidegger, plus forte raison.35Non presso i filosofi, ma nella stampa, nei media e nelgrande pubblico, la voluminosa opera di Faye ha avuto unsuccesso strepitoso ed stata salutata come la nuova edefinitiva vittoria dei lumi sulle tenebre. Il refrain Hei-deggernazistavieneripetutoconsolertecostanzaquasiaognipagina.Prove,testimonianze,documentivengono presentati, in un intreccio pi asfissiante chestringente, per supportare laccusa e chiedere lincrimina-zione; il dossier appare completo e il filosofo, contami-nato dal nazismo, non sembra sfuggire pi alla meritatacondanna. Quale? La proscrizione perpetua: la sua operanon pu continuare a figurare nelle biblioteche di filo-sofia.36Daltronde, Heidegger non neppure un filo-sofo, e lautore confessa di essere stato guidato dallanecessit vitale di veder la filosofia liberarsi della suaopera.37Limprovvisato inquisitore propone, dunque,che la filosofia proceda al contempo a una scomunica esiste una scomunica filosofica? e ammetta la sua defi-nitiva dbacle.16 capitolo primoLe semplificazioni di Faye, che talvolta sfiorano las-surdo ad esempio quando crede di scorgere una svasticanella figura heideggeriana del Geviert, il quadruplice possono apparire a un primo sguardo convincenti. Maproblematica proprio largomentazione semplificativache,conunanotaformula,introdottadaLeoStraussallinizio degli anni cinquanta, si pu chiamare una reduc-tio ad Hitlerum. Si tratta di un procedimento erroneo,una fallacy, e cio una variante della reductio ad absur-dum: si riconduce e si riduce la tesi dellavversario allaposizione di Hitler, metonimia del male.38 in relazionea Heidegger, e al suo pensiero, che Strauss ammoniscecontro luso di una tattica, eticamente riprovevole, chedistogliendodallargomento,ilcuicontenutoperderilievo,puntaimmediatamenteallacondanna.Eineffettilimpressione,anchesullabasedeirecentisvi-luppi, che Faye, preso dalla pulsione giustizialista, nonprenda molto in considerazione i temi filosofici.39Impor-tante sembra piuttosto rilanciare la sua accusa che, questavolta, potrebbe essere ancora pi grave: lintroduzionedellantisemitismo nella filosofia.40La questione ermeneutica: Faye prende i grandi testifilosoficicomeildocumentocriptatodelladesionealnazismo e, con il suo zelo esegetico, ne d una lettura disecondo grado, tanto astuta quanto inconsistente, perve-nendo al presunto senso nascosto che, una volta messoallo scoperto, deve essere quello unico, vero, oggettivo.Nonsonoovviamenteammessealtreinterpretazioni.Ecco perch il suo libro assomiglia al fascicolo di un pro-curatore. Cartesiano convinto, adepto del soggetto edelloggettivit, Faye lancia i suoi strali contro JacquesDerrida che si sarebbe fatto ingannare da Heideggercontribuendo, anzi, con la decostruzione, a diffonderne ilveleno.41Le due posizione estreme, quella di Fdier e quella diFaye, hanno molto in comune e pretendono entrambe ditra politica e filosofia 17imporre lalternativa del pro o contro in una questionecos complessa. Per un verso il filosofo idolatrato, lidolo-filosofo, sembra aver attraversato indenne i pochi mesidel rettorato, uscendo incolume dallaccidente della sto-ria; per altro verso, non solo la sua immagine, ma anche lasua filosofia, tacciata di nazismo, viene criminalizzataante litteram.Grossolano e inaccettabile lo schema del processoche sembra tuttavia delinearsi anche fuori dal contestofrancese. A che cosa servirebbe processare Heidegger? Ea chi? Oppure questa messa in scena non che un esca-motage della filosofia per sottrarsi alla responsabilit dipensare la questione che viene posta?8.Una resa dei conti?Datochelantisemitismotoccaalcuorelimpegnonazista, e rappresenta perci un punto di non ritorno, iQuaderni neri potrebbero fornire il pretesto per chiudereuna volta per tutte con Heidegger. la speranza, nep-pure troppo segreta, di vecchi e nuovi procuratori, maanche di critici liberali, analitici inveterati e benpensantidi ogni sorta. Il successo del libro di Faye ha gi decretatola loro rivalsa. Daltronde: non lo avevano forse sempredetto?Nonavevanoforsedenunciatoquellafilosofia?Ecco dunque arrivato il momento di congedarsi con ungoodbye Heidegger. Un mediocre revanscismo e unafortepulsionereazionariaalimentanoildesideriospa-smodicodiscreditareilfilosofoperbandirlodaognipaese democratico.chiarochelattaccofinaleaHeideggersarebbeanche la resa dei conti con quella filosofia continentaleche, sebbene venga delimitata attraverso un discutibileaggettivo geopolitico, gi da tempo ha trovato asilo, enuovi esiti, nelle universit americane, del nord e del sud,18 capitolo primoe in quelle di altri continenti. Non una coincidenza cheil libro di Faye sia stato pubblicato un anno dopo la scom-parsa di Derrida, nel 2004, in un periodo nel quale usci-vano di scena molti protagonisti di quel pensiero che si ispirato direttamente a Heidegger. Nel mirino sono gliindirizzi politicamente pi esposti e i filosofi pi impe-gnati.Perricordarnesoloalcuni:Foucault,Lacoue-Labarthe, Derrida, Agamben. Chi attacca con violenzaHeidegger punta non da ultimo a screditare e minare quelcapitolo recente della filosofia, tuttaltro che chiuso, chesi dispiegato a partire dal legame intenso tra lavoro con-cettuale e politica rivoluzionaria.Ma liberarsi di Heidegger significherebbe anche sba-razzarsi dei difficili interrogativi che ha sollevato, tor-nare al paesaggio della modernit, rischiarato dai lumi,rasserenato dalla fede nel progresso, dalla fiducia illimi-tata nella scienza. Come se nulla fosse successo. E comese fosse possibile armonizzare quella tarda modernit conlattuale mondo globalizzato.9.Tra Derrida e Schrmann. Verso una lettura anarchicaSebbene siano state le posizioni estreme a fare rumore,il dibattito su Heidegger e il nazismo si sviluppato anchetra i filosofi, spesso tuttavia in forma frammentaria, disor-ganica, e quindi meno nota. A ben guardare, per, non cquasi esponente della filosofia continentale, a partire gidagli allievi diretti di Heidegger, che non si sia pronun-ciato sul caso. Per avere un quadro dinsieme opportunoraccogliere sette diverse posizioni, e delinearle a larghitratti, scegliendo non il criterio della cronologia, bensquello del contenuto.42Com ovvio, i limiti non sononetti e una posizione pu talvolta sconfinare in unaltra.AinaugurarelaprimaposizionestataHannahArendt che, nel celebre saggio del 1969 Martin Heideggertra politica e filosofia 19compie ottantanni, suggerisce un confronto con Platone econ i suoi viaggi a Siracusa. Anche Heidegger ha cedutoalla tentazione di intervenire nel mondo delle faccendeumane.43In tal senso lultimo di una grande succes-sionePlatonecomeHeidegger.Daltrondeunacerta inclinazione al tirannico riscontrabile in teoria inquasi tutti i pensatori.44Non senza indulgenza, Arendtparla di passo falso e propone una separazione tra lin-dividuo e lopera.Di ritorno da Siracusa? il titolo di un articolo pubbli-cato nel 1988 da Hans-Georg Gadamer che, a sua volta,ha difeso il maestro, soffermandosi anche in seguito sul-lincompetenzadeifilosofiallepreseconlapolitica.45Figura esemplare, ciclopica, indimenticabile, Heideg-ger fa parte, per Richard Rorty, di quei filosofi insulsi,o peggio, sadici quando pretendono di dire la loro sullapolitica.46Rispetto a chi, per motivi diversi, sostiene una separa-zione tra politica e filosofia, pi complessa, per le impli-cazioni che ne derivano, appare la posizione di quantiinvece negano ogni nesso tra la filosofia di Heidegger e ilnazionalsocialismo. Il suo impegno, circoscritto al retto-rato, sarebbe nato da un fraintendimento, presto venutomeno. In fondo la tesi dello stesso Heidegger che, pocodopo la sconfitta tedesca del 1945, nella sua autodifesa,pubblicata solo di recente, rinvia a una sua visione pri-vatadelnazionalsocialismo.47Questatesiannoveramolti pi adepti di quanti non si immagini e, con sfuma-turediverse,trovaecoancheinaltreposizioni.48NelsensoindicatodaHeidegger,dunque,sipuperfinoacuire il contrasto e vedere nella sua filosofia una opposi-zione, una resistenza interna, alla ideologia dei nazisti. la linea interpretativa seguita da Otto Pggeler in nume-rosi saggi.49Al polo opposto si situa Theodor W. Adorno, per ilquale la filosofia di Heidegger fascista fin nelle sue cel-20 capitolo primolule pi interne.50Vano sarebbe ogni tentativo di libe-rare il filosofo da quel fatale coinvolgimento. Piuttostooccorrerebbe riconoscere che, quando parla il filosofo,parla sempre anche il nazista. alla fin fine quel chehannocercatodimostrare,Farasprima,eFayepoi.Paradossalmente, per motivi opposti, questa equipara-zione stata rivendicata anche da Ernst Nolte, per ilquale Heidegger avrebbe ritenuto inevitabile una lottadi difesa dellEuropa, unita attorno alla Germania, con-tro la squallida follia delle due gigantesche potenze conti-nentali, il bolscevismo e lamericanismo.51Perchinondispostoadammetterenunapienacoincidenza n una completa estraneit tra la filosofia diHeidegger e il nazismo, si moltiplicano i problemi inter-pretativi che riguardano non solo ladesione del 1933, maanche i riflessi sulla sua opera. Proprio in tale contesto siprofila nitidamente il posto dei singoli filosofi fra le cor-renti del pensiero contemporaneo.Ha prevalso a lungo in Germania la posizione di colorochehannoscortonelcoinvolgimentodiHeidegger,enelle vicende degli anni trenta, il risultato esiziale delcongedo dal soggetto. Se in Essere e tempo il s respon-sabile conserva ancora tracce di soggettivit, in seguitoscriveErnstTugendhatlasvoltaintesacomeallontanamento radicale dalla filosofia della soggetti-vit, avviene a spese del riferimento alla verit e dellaresponsabilit.52Una critica analoga quella sviluppatada Jrgen Habermas che, gi in un articolo del 1953, MitHeidegger gegen Heidegger denken, punta lindice contro ilgeniale, ma ambiguo rovesciamento della modernit checaratterizza la svolta.53I primi scritti vengono distinti daquelli del periodo nazista, collocati invece accanto allo-pera tarda. Se in Sein und Zeit Heidegger costituisce lasoggettivit non diversamente da Husserl, il suo erroreemerge pi tardi nel processo alla ragione incentrata sulsoggetto.54Si fa largo cos la preoccupazione di salvaretra politica e filosofia 21almeno Essere e tempo, il capolavoro del Novecento, dalleaccuse che investono Heidegger e che, soprattutto a par-tire dagli anni ottanta, minacciano di gettare unombra sututta la filosofia tedesca.In tal modo andata affermandosi, anche oltreoceano,la legittimit di una lettura selettiva, che consenta, senzatroppe cautele, di scegliere alcuni testi piuttosto che altri.Il che avrebbe per di pi il pregio di poter aggirare facil-mente lerrore del coinvolgimento politico. Se questaposizionerestaspessoimplicita,talvoltavieneinveceesplicitata. Cos George Steiner, sottolineando la indo-mita contraddittoriet alla base dellopera di Heidegger,auspica un libero percorso di lettura.55Contraria invece lesigenza fatta valere da quanti,pur con motivazioni diverse, ritengono imprescindibile laconnessione interna. Essere e tempo fa tuttuno con gliscritti successivi e non pu essere considerato prescin-dendo dallimpegno politico. Non stato per caso haosservato Tom Rockmore che Heidegger, il filosofo del-lessere, sia diventato Heidegger, il nazista.56Questoapproccio pi integrale (o integralista?) si scontra, per,in molte difficolt, non da ultimo nella scelta del criteriochepermettaunaletturaunitaria.LucFerryeAlainRenaut lo individuano ad esempio nella critica radicalealla modernit.57Una settima posizione quella intorno a cui si racco-glie gran parte della filosofia continentale nelle sue diffe-renti correnti. Senza appianare i tornanti e le vie traversedi Heidegger, si cerca di mantenere il filo di una conti-nuit tra Essere e tempo, gli scritti degli anni trenta e lafase ultima. Limpegno politico non pu essere messo traparentesi perch strettamente collegato con la sua filo-sofia. Di pi: solo con Heidegger si pu comprendere ilnazionalsocialismo.latesiavanzatadaLacoue-Labarthe nel 1987.58Questi filosofi rileggono la Letterasullumanismo e guardano con crescente interesse al22 capitolo primosaggio La questione della tecnica.59 tempo di riflettere suquel che accaduto e Lyotard scrive nel 1988 il saggiolungimirante Heidegger e gli ebrei.60Derrida apre unanuovaviainterpretativae,nelsuolibroDellospirito,uscito nel 1987, decostruisce la filosofia di Heideggermostrandone i residui metafisici.61Al contrario di Haber-mas, e di quanti nel superamento del soggetto vedono lacausa della deriva nazista, Derrida individua nei resti diquel soggetto metafisico un limite, una distruzione nonportata fino in fondo.PergliultimiesponentidellafilosofiacontinentaleHeideggernonstatoabbastanzaradicale.Econunrovesciamentosiprospettalapossibilitdileggerloaritroso: cominciare per cos dire dalla fine, dallultimoHeidegger, per distruggere larch, il principio o il mirag-gio del principio. la lettura anarchica seguita da ReinerSchrmann. Se si parte da Essere e tempo, si fa dei primiscritti di Heidegger la cornice in attesa di essere riem-pita dai suoi discorsi politici con le loro invocazioni ad uncapocapacedimarciaresoloediricorrereallavio-lenza.62Letto al contrario, Heidegger appare in una lucediversa. Il dilemma ermeneutico osserva Schrmann qui rilevante. Chi procede dal principio impone uni-dealizzata unit. A chi percorre a ritroso la via, la topolo-gia di Heidegger si presenta come ambito del plurale.In luogo di un concetto unitario di fondamento noi abbiamo allora ilquadruplice; in luogo dellelogio della volont dura, il distacco;in luogo dellintegrazione delluniversit nel servizio civile, la prote-sta contro la tecnologia e la cibernetica; in luogo di una identifica-zione pura e semplice tra il Fhrer e il diritto, lanarchia.6310.Chi addomestica HeideggerLapubblicazionedeiQuaderni neriripropone,informa pi acuta, i problemi interpretativi gi emersi neltra politica e filosofia 23passato. I tre volumi risalgono agli anni trenta e alliniziodegli anni quaranta, dunque proprio a quel periodo che sivorrebbe mettere fra parentesi e che invece si espande esi infittisce con luscita di nuovi scritti. Certo sarebbe pisemplice e rassicurante passare direttamente da Essere etempo alla Gelassenheit. Il che permetterebbe, fra laltro,di far ritorno, senza troppi traumi, allo Heidegger dellafenomenologia e degli studi sui presocratici e su Aristo-tele. Mentre si moltiplicano le diverse fasi del suo pen-siero non pi solo tre, con la svolta a far da cesura, maforsequattrositentadispezzareilfilodellaconti-nuit.64Il tentativo di frantumare lopera e di legittimarne unuso parziale il modo oggi pi in voga per addomesticareHeidegger e renderlo un innocuo fenomenologo. La postain gioco non pi solo Essere e tempo. Dato che lerrorepolitico, filosoficamente irrilevante, non circoscritto aun breve testo estemporaneo sullautonomia delluniver-sit, ma rivendicato dallautore in oltre mille pagine,non resta che salvare Heidegger contro lo stesso Heideg-ger,sminuendoeoffuscandononsoltantoiQuadernineri, bens tutta la produzione di quel periodo. A inquie-tare proprio lo Heidegger degli anni trenta.Laddomesticamento non che unalternativa, forsepi sofisticata, alla scomunica che gi da tempo pende sulfilosofo. Basta infatti replicare il gesto, gi sperimentato,della censura, che a questo punto deve assumere toni ecla-tanti e definitivi. Se non si pu scomunicare Heidegger,proscriverlo dalla filosofia, si pu tentare almeno di met-tere allindice i Quaderni neri, bollandoli come opera mar-ginale, al margine della filosofia, stigmatizzandoli, anzi,come anti-filosofia. Ben poco filosofico per proprioquesto gesto censorio. Anzitutto perch non spiega sullabase di quale criterio le pagine dei Quaderni neri e nonad esempio quelle coeve dellIntroduzione alla metafisica dovrebbero venire escluse. Non stato forse Heidegger a24 capitolo primomostrare che la verit della filosofia si cerca percorrendovie traverse, finendo anche su sentieri interrotti? Ma quelche pi irritante, nelladdomesticamento, laccentomoralistico che affiora in giudizi come rivoltante, ridi-colo, patologico. Al di l del moralismo, emerge conchiarezza che addomesticare vuol dire qui, alla fin fine,evitare il confronto. Per citare un adagio di Paul Valryche Heidegger tornava spesso a invocare: chi non puattaccare il pensiero, attacca il pensatore.6511.La rimozione del nazismo nella filosofia facile e sbrigativo definire patologiche le rifles-sioni di Heidegger sulle patologie politiche della suaepoca. In tal modo si insinua lidea che il lavoro ermeneu-tico si limiterebbe a una diagnosi da affidare a psicoanali-sti o, magari, a storici e sociologi. Tanto pi che i Qua-derni neri sembrano lontani dal territorio della Ragione.Non sono stati scritti durante la grande follia del nazi-smo?La psicoanalisi dovrebbe, per, essere evocata per farluce piuttosto su una autodifesa messa in atto da nonpochi filosofi, se non fosse che il tema ha una rilevanzaeminentemente filosofica. Parlare di follia del nazismo un modo per respingere quel che accaduto fuori dallaragione e fuori dalla storia; ma al contempo anche unmodo per escluderlo dalla filosofia. Da quale posizioneextrastorica si potrebbe pronunciare una tale diagnosi?Il nazismo stato un progetto politico. Di pi: statonon tanto una Weltanschauung ideologica, quanto, a tuttiglieffetti,unafilosofia.EmmanuelLvinasloavevacompreso con chiarezza quando, nel 1935, aveva scrittoil suo saggio Filosofia dellhitlerismo che resta ancora uncontributo imprescindibile.66A parte rare eccezioni, nonmolti ne hanno seguito le orme.tra politica e filosofia 25Soprattutto in Germania la rimozione, nel contestodella filosofia, eclatante. Certo non si possono dimenti-care la critica di Adorno, che a partire da presuppostimarxisti o paramarxisti, ha ridotto il nazismo a fascismo,o lanalisi di Habermas, a sua volta, pi impegnato nelladenuncia che nel confronto con la dimensione onto-sto-rica del nazionalsocialismo. Chi dunque oggi a pensarefilosoficamente quel che accaduto, e cio non solo ilTerzoReich,nsoloAuschwitz,malaquestioneebraica nella filosofia occidentale?La rimozione di questi temi, espunti perch ritenuti,seppurtacitamente,nonfilosofici,appareunfeno-meno soprattutto tedesco.67Anni fa pi giustificata, orameno comprensibile, in ambito accademico questa rimo-zione trova conferma e supporto da un canto nella fortepresenza delle correnti di filosofia analitica e teoria dellascienza, notoriamente poco interessate alla storia e a quelche vi accade, dallaltro in una filosofia preoccupata dipresentarsi spurgata dalle proprie colpe passate e diessere accettata o come solida indagine filologico-filoso-fica oppure come fenomenologia.Tutto ci non pu non avere riflessi sul confronto cri-tico con Heidegger che si trova perci da tempo in unaempasse. Non forse lui il maestro della Germania, ilpastore dellEssere? Non incarna lo spirito maligno delnazismo? Perch i filosofi del ventunesimo secolo dovreb-bero aver ancora a che fare con quel fantasma?La domanda, per, potrebbe anche essere unaltra, erovesciare lottica abituale. Non si tenta di eludere il con-fronto, giudicando farneticanti le riflessioni di Heideggerdegli anni trenta e quaranta, per non guardare in faccia laGorgone? Il tentativo di definire filosoficamente irrile-vanti i Quaderni neri tradisce un tale rifiuto.Questapubblicazione,cheHeideggeravevaproget-tato e voluto, dovrebbe essere presa nella dovuta serietegravit.Rappresenterebbeforseunaoccasioneper26 capitolo primoosare finalmente quella mossa teorica che sinora non stata compiuta, per confrontarsi con il nazionalsocialismoe con la versione che Heidegger ne ha dato allinternodella storia dellEssere.12.Impegno filosofico e decisione politicaNon allora forse venuto il momento di seguire finnellasuapiradicaleprofonditunpensierochesidispiega, sul filo della storia, fedele a un progetto ontolo-gico-destinale che lo spinge a ricercare un nuovo inizio?Il rifiuto connesso con il tratto tendenzialmente apo-litico sia delle correnti analitiche, sia anche della fenome-nologia. Ma deriva anche da una strategia interpretativache, proprio nel caso di Heidegger, si andata consoli-dando fino a raggiungere una certa ovviet. Limmaginedel filosofo di ritorno da Siracusa, delineata da Arendt, eripresa da molti dopo di lei, oltre a suggerire un paragonemolto discutibile con Platone (per non parlare dellacco-stamento tra Hitler e Dionigi di Siracusa), e a far passareladesione al nazismo per un errore politico, ripropone lostereotipo del filosofo politicamente incompetente.68Ifilosofi, insomma, quando si sono messi in testa di realiz-zare le loro idee, non hanno provocato altro che danni.Questo stereotipo liberal-popolare, che invita a unosguardo indulgente e bonario, porta con s un concettopoco edificante sia della filosofia sia della politica, lunatendenzialmenteastrattaerigida,laltraspicciolaepronta al compromesso. Sotto questo aspetto il sintagmafilosofia politica appare un ossimoro esplosivo.69Nel caso di Heidegger ci ha avuto ripercussioni parti-colarmentedeleterie,perchhastrettoladiscussioneentro i binari del rapporto tra filosofia e politica finendoper depistarla. Lerrore, limitato alla prassi politica, stato avvicinato a quello di tanti altri filosofi. Gli esempitra politica e filosofia 27non mancano. Che dire infatti di Aristotele, per il qualegli schiavi non erano esseri umani? E di Rousseau chesped allorfanotrofio i figli? I loro errori non ne inficianolopera e non impediscono di leggere oggi il Politico o lE-milio.Ifilosofipossonosbagliare,cometuttiglialtriesseri umani.La difficolt a varcare la soglia, a seguire il pensieropolitico di Heidegger nel suo sviluppo, e nel suo errare,non sta, per, nelle sue pagine, bens in quella certezzadiffusa, e condivisa anche nella filosofia, che il liberali-smo sia anche lorizzonte ultimo.70Se si assume questopunto di vista, allora le riflessioni di Heidegger non pos-sonononapparirecheirritantifarneticazioni.Intalmodo si depotenzia la sua filosofia nella sua carica rivolu-zionaria. IQuadernineri apronounnuovocapitoloperchmostrano anzitutto che lerrore stato piuttosto unimpegno che, come tale, ha avuto una dimensione poli-tica e filosofica. Se la politica attiva va distinta dalla filo-sofia concettuale, e se il filosofo pu sbagliarsi, l dovecerca di cogliere il reale del suo tempo in concetto, tutta-via il caso Heidegger non pu essere chiarito, come si preteso a lungo, entro lo scarto tra politica e filosofia. Ilsuo impegno filosofico precede ogni decisione politica. dunque in ambito filosofico che il caso va discusso. Lafilosofia chiamata direttamente in causa. 28 capitolo primo2.La filosofia e lodio per gli ebrei perch lebreo, tu lo sai, che cosha che gli appartengaveramente, che non sia preso a prestito, preso a prestito enon pi restituito.11.Lutero, Agostino e le menzogne degli ebreiIl 29 aprile 1946, davanti al tribunale internazionalediNorimberga,aleggitragliimputatilospettrodiLutero. A chiamarlo in causa fu Julius Streicher, ledi-tore del foglio nazista Der Strmer. Quando il suoavvocato gli chiese se in Germania ci fossero stati altriattacchi della stampa contro gli ebrei, Streicher rispose:Il dottor Martin Lutero dovrebbe essere oggi al mioposto.2Lantisemitismo aveva attraversato per secoli la tradi-zione tedesca e sembrava legittimo risalire a Lutero. Eralui, la voce della protesta contro Roma, il moderno fau-tore della libert interiore, il genio plasmatore della lin-gua, il simbolo stesso dellidentit tedesca, ad aver perprimo invocato la distruzione degli ebrei. Dopo linte-resse esploso negli anni venti intorno ai suoi Judenschrift -en, i suoi scritti contro gli ebrei, il regime nazista nonesit a farne un uso propagandistico. Da Lutero a Hitlerla nazione germanica si presentava compatta e unanimenel compimento del proprio destino che, mirando allacostituzionedellostatototale,prevedevalasoluzionedrastica e definitiva della questione ebraica.Ma in che modo Lutero rilancia gli antichi verdetti cri-stiani contro gli ebrei? E quale svolta annuncia la sua teo-logia?Luterononavevaavutorapportidiretticongliebrei. Ai suoi tempi erano gi stati espulsi da tutta laTuringia dopo la peste nera, rei di aver avvelenato i pozzidei cristiani. Di loro restava solo la traccia di qualchenome e un ricordo alterato. Escluso dal consesso umano,lebreo era condannato allicona animalesca della Juden-sau, della scrofa, limmagine scolpita nella chiesa di Wit-tenberg.Luteroladescrissetraendoneperfinoispira-zione in uno dei suoi scritti pi violenti contro gli ebreiVom Schem Hamphoras del 1543.3Eppure lesegesi biblica lo avevo portato a un rapportointenso con lebraismo e, non da ultimo, con la linguaebraica. Netto e potente risuonava il suo richiamo alleScritture che avrebbe contribuito alla rottura dramma-tica con la Chiesa romana. Ma per Lutero, come per altririformatori, linterpretazione non poteva essere limitataalla grammatica ebraica; la lettera doveva essere spiritua-lizzata alla ricerca dellannuncio profetico. Dai Salmi ailibri dellAntico Testamento era quella la via per deci-frare il messaggio cristiano nelle lettere ebraiche. Rie-mergevacoslantitesitracarneespiritocheavevaimprontato la polarizzazione tra ebrei e cristiani. NellaRiforma lantitesi si acuiva per il primato conferito allainteriorit e per il disprezzo verso tutto quel che era este-riore, per i riti, le cerimonie, il legalismo. Se il bersaglioimmediatodellospiritoriformatoreeranoicattolici,quello ultimo erano gli ebrei, respinti al limite rovinoso diuna mera esteriorit carnale. questo lo sfondo in cui si compie la svolta teologicadi Lutero. A mutare il modo di guardare agli ebrei nel-lescatologia. Pur avendo dato adito a numerosi stereotipiantiebraici, Agostino aveva offerto una possibilit di sal-vezza a Israele trovando al contempo una risposta al suomistero, alla persistenza della sinagoga dopo la chiesa.30 capitolo secondoMacchiatisideldelittopeggiore,ildeicidio,gliebreieranostatipreservati,secondoAgostino,pertestimo-niare a eretici e pagani la verit storica del cristianesimo.Ciechidinanziallaverit,sisarebberoconvertitineigiorni ultimi. Perci avrebbero dovuto essere protetti inquellattesaapocalitticadellaconversioneinfinemundi.4Per Lutero la colpa degli ebrei non circoscritta allacrocifissione,bensperenneeindelebile.Testimo-nianze viventi del Ges storico, in cui nondimeno rifiu-tano di riconoscere il Cristo dei cristiani, gli ebrei ripe-tonoostinatamenteilloroerroreparadossale.Laloroempietnonlasciasperanzaallaconversionefinale.Lutero ne cancella la presenza al termine dei giorni.Popolo di Dio secondo la carne, gli ebrei devono esseresostituiti dal popolo di Dio secondo lo spirito. N puesserciclemenza.PerchsonoiverinemicidiquellaChiesa spirituale che Lutero intende edificare. Su diloro si esercita la vendetta di Dio.Lansia millenaristica che scuoteva lEuropa cristianain quegli anni, immediatamente successivi alla scopertadel nuovo continente, aveva diffuso la convinzione che sistesserogivivendoitempidellafine.Lunificazionereligiosa del mondo sembrava imminente. I popoli dellelontane terre dOccidente accoglievano luno dopo laltroil Vangelo.5Unimpazienza nuova investiva gli ebrei, lacui ostinatezza appariva uno scandalo, ma la cui conver-sione sarebbe stata il segno indubitabile della fine deitempi. Occorreva distruggerne i libri? Bruciarne il Tal-mud? Seguire il modello spagnolo dellalternativa impla-cabile tra battesimo forzato o esilio?Latteggiamento di Lutero era stato ambivalente. Noncondivideva i metodi violenti di conversione. Nel 1523avevadatoallestampeloscrittoGesCristoeranatoebreo, pervaso dallanelito del ritorno al Vangelo. Spe-rava che gli ebrei a loro volta seguissero quel camminola filosofia e lodio per gli ebrei 31unendosi ai cristiani che avevano scelto di recuperare ladottrina autentica della Scrittura. Tanto pi amara fu ladelusione. E lamarezza impront negli ultimi anni la suateologia della croce.La Riforma aveva avuto effetti sorprendenti. Non sologliebreinonsieranoconvertiti,malincrinaturanelmondo cristiano e la riscoperta delle radici ebraiche delcristianesimoattestavanopiuttostounsuccessodelle-braismo. Al punto che lattesa ebraica del Messia sembrscardinare lapocalisse cristiana e dar vita a progetti ter-reni di emancipazione politica. In Moravia la setta deisabbatari decise di togliere la domenica ripristinando ilsabato ebraico.LiradiLuterotrovaallorasfogosoprattuttonelpamphlet Degli ebrei e delle loro menzogne del 1543. Unaviolenza estrema ispira accuse e invettive, instilla odio esospetti,dettaingiurieeinsulti,suggeriscepersinomisure concrete per liberarsi una volta per tutte di quelpopolo dannato. Gli ebrei sono i nemici interni, ani-mati da un odio inestinguibile, pieni di arroganza, invi-dia, usura, avarizia e ogni malvagit, ciechi e conse-gnatialliradivina,canisanguinarieassassinidellinteracristianit,caparbi,ostinati,falsi,bastardiestranieri,mendaci,blasfemi.DalloroMessiasiaspettanocheassassinieuccidatuttoilmondo con la sua spada. Sebbene siano stati scacciati,distrutti, reietti fino alla rovina, sperano ancora di tor-nare alla loro terra; eppure vivono presso di noi, sottola nostra difesa e protezione, usano terra e vie, mercati estrade. Ma come esuli non dovrebbero avere proprionulla,edunquecichehannodevedicertoesserenostro.6Lebreo non un Deutscher ma un Teutscher,non un tedesco, ma un impostore, non un Welscher,ma un Felscher, non uno straniero ma un falsario,non un Brger, ma un Wrger, non un cittadino mauno strozzino.732 capitolo secondoLaccusa della menzogna, che avrebbe avuto molteplicisviluppi, non tuttavia immediatamente chiara. In chesenso gli ebrei mentirebbero? E perch? La risposta vacercata nellermeneutica e nel principio luterano del solaScriptura. Nullaltro richiesto, nella lettura della Bibbia,chelaBibbiastessa.GliebreiinvecefalsificanolaScrittura con le loro glosse inventate; il loro interpre-tare un distorcere. Dinanzi a ogni passo non fannoche violentarlo, lacerarlo, crocifiggerlo. La loro esegesisarebbe dunque una crocifissione che si rinnova, dandoluogo a sensi differenti, in modo da non arrivare mai auna interpretazione definita.8La menzogna ebraica per Lutero, dunque, la lettura della Tor, tenuta infinita-mente aperta dalla domanda talmudica. A questa erme-neutica, che si sottrae alla chiusura, oppone la sua veritfondata su un senso unico e inappellabile ricavato da uncorpo a corpo con la lettera.Cos ritiene di smascherare le imposture degli ebrei, leloro bugie tanto pi empie e vergognose, perchsmentite dalla Scrittura stessa. La pi grave lele-zione, cio il vanto di essere nati dalla stirpe [Stamm]pi elevata della terra.9Dallesegesi, dal modo di inter-pretare i testi, laccusa della menzogna si estende e inve-ste anche i contenuti. Il vanto degli ebrei va respinto,perch in Genesi detto tu sei fango e terra, il chesignificachetuttisonougualienoncdifferenzaalcuna di nascita, o di carne e di sangue.10In questofraintendimentodellelezionediIsraele,deliberatooinvolontario, contenuta in nuce la colpa che al popoloebraico sar imputata qualche secolo pi tardi: quella diaver introdotto il principio della razza. nella critica allaparticolarit ebraica che si compie, quasi inosservato,il passaggio dallantigiudaismo, di ordine pi prettamenteteologico, allantisemitismo.Lutero apre un baratro tra jehudim e gojim, tra ebrei egentili, che non sar pi colmato nella tradizione tedesca.la filosofia e lodio per gli ebrei 33Limpossibilit di convertire il popolo ebraico si coniugacon un pessimismo radicale che nel governo del mondolasciaspazioallaviolenzadelpotere.Eccoalloralemisure concrete: in primo luogo bisogna dare fuoco alleloro sinagoghe o scuole; e ci che non vuole bruciare deveessere ricoperto di terra e sepolto.11E occorre: distrug-gere e smantellare anche le loro case; [] portar via lorotutti i libri di preghiere e i testi talmudici; [] abolire pergli ebrei il salvacondotto per le strade.12Non stupisceche questi consigli siano stati presi alla lettera duranteil nazismo e che proprio richiamandosi a Lutero sia statoimposto agli ebrei lo Judenstern, la stella del riconosci-mento.132.La questione ebraica nella filosofia passata per lo pi sotto silenzio lostilit di moltifilosofi verso gli ebrei. Si tratta di un capitolo oscuro einquietante che solo negli ultimi anni ha cominciato a tro-vare la dovuta attenzione. Ci stato anche lesito dellepi recenti riflessioni sulla Shoah. Sebbene resti ancorasalda la convinzione che pensare non sia agire, stata sol-levata la domanda sulla legittimit che i filosofi, talvoltaloro malgrado, hanno offerto alla soluzione finale dellaquestione ebraica. La domanda mira a superare il tabche la ragione filosofica non possa aver concepito la bar-barie e, facendo emergere la continuit tra le pagine dialcunefamoseoperedifilosofiaequelledichinehatratto le conseguenze per la soluzione finale, tenta di leg-gere il nazismo entro le vicende del pensiero umano, loreinserisce nella storia.14Quali sono le idee filosofiche, teologiche, politiche,che nel corso di decenni hanno portato a concepire losterminio? Perch la filosofia ha abdicato non di rado alsenso comune, rendendosi spesso complice, legittimando34 capitolo secondolodio? Non pu non sorprendere, ad esempio, che lac-cusadellamenzogna,attraversoformeemodalitdiverse, dopo Lutero, venga ripresa da Kant, che chiamagli ebrei una nazione di ingannatori, da Schopenhauer,che in una celebre sentenza contenuta nei Parerga e Parali-pomena scrive che gli ebrei sono i grandi maestri nelmentire,evengainfinerilanciatadaNietzsche,cheimputa al popolo ebraico la colpa di aver introdotto lamenzogna dellordinamento etico del mondo.15A suavolta Hitler, riferendosi esplicitamente a questa tradi-zione, usa la menzogna come chiave per decifrare larcanodellebraismo. Proprio questa accusa rivolta allebreo, divoler essere quel che non , di coprire e mimetizzare il suonon-essere, il nulla su cui si fonda, proprio questa imputa-zione metafisica ha avuto esiti devastanti.Giudeofobia e odio per gli ebrei non sono caratteristi-cheesclusivedelpensierotedesco;senerinvengonotracce in tutta la tradizione occidentale, compresa quellafrancese e italiana. Rarissime sono, anzi, le eccezioni, etraquesteoccorrericordareilnomediGiambattistaVico.Tuttavia in Germania convergono motivi molteplici perdar luogo a una costellazione che non si delinea altrove: ilforte influsso di Lutero, che lascia la sua impronta fin nellalingua, e il peculiare spirito del luteranesimo, con il pri-mato dellinteriorit, limperativo dellobbedienza incon-dizionata, nonch il sorgere di una morale eroica che trovacompimento nel dovere assoluto e giustifica anche la sot-tomissioneallatirannia.Geograficamentecentrale,eppure priva di un ruolo guida nel contesto europeo, fra-zionata e divisa, retriva e antiquata, quasi atonica, la Ger-mania alla disperata ricerca di unidentit che non ha nelpresente e che non trova nel passato, se non nelloscuromitodelsanguegermanicochesindamedioevoerastato la fonte inesauribile di fantasie apocalittiche, eresiemanichee, aspirazioni al dominio del mondo, selvaggi inci-la filosofia e lodio per gli ebrei 35tamenti alla violenza.16Questo mito, che resta sotterra-neamente ad agitare le profondit pi recondite della-nimo germanico, si stempera e sembra quasi dissolversinellaAufklrung,lilluminismotedesco,moderatoecosmopolita. il tempo di Lessing che, con il suo celebredramma Nathan il saggio, innalza lEbreo a simbolo dellalotta contro i pregiudizi; molti credono di riconoscere nelprotagonista il ritratto del suo amico, il filosofo MosesMendelssohn.LafortepresenzaebraicainGermania,dove nelle grandi citt, e soprattutto a Berlino, gli ebreiraggiungono le vette della vita intellettuale offrendo uncontributo decisivo alla cultura illuministica, rende possi-bile la feconda e tormentata simbiosi ebraico-tedesca.Ma la situazione precipita ben presto. Gi nella Fran-cia dei lumi non erano mancati segnali inequivocabili. Latolleranza aveva mostrato tutti i suoi tratti intolleranticon Voltaire che, nel suo pamphlet Juifs, aveva manife-stato una irritazione ostile.17Per la Ragione, che si pre-tendeuniversale,gliebrei,tacciatidiparticolarismo,sono un affronto; per la morale laica, che esalta lautono-mia del soggetto, lebraismo lo scandalo della schiavitalla legge. Per tutte le forme di religiosit interiore, daldeismo al pietismo, gli ebrei sono il popolo del legalismoe dellesteriorit. Antichi stereotipi antigiudaici si com-binano con nuove forme di antisemitismo.Che cos allora la questione ebraica, questa formulache viene troppo spesso assunta in modo acritico? Comeha osservato giustamente Hannah Arendt la modernaquestione ebraica nasce nellilluminismo; lilluminismo,cio il mondo non ebraico che lha posta.18La Judenfrageviene sollevata quando gli ebrei sono considerati al con-temposiauninterrogativo,perchlebraismosembrasfuggire a un definizione, sia un problema da risolvere.Se i primi illuministi, come Lessing o Dohm, sembranofavorire lemancipazione, solo perch nellebreo vedonolessereumanoche,dismettendolebraismo,potrebbe36 capitolo secondoottenere uguali diritti, divenire concittadino.19Di solito,dunque, quando si parla di questione ebraica si intendequel processo attraverso cui viene concessa luguaglianzaagli ebrei europei; paradossalmente, per, dietro questaformula si nasconde il problema della irriducibile estra-neit degli ebrei che le nazioni europee avrebbero affron-tato con modi e esiti diversi e che, in Germania, avrebbeportato alla Endlsung, alla soluzione finale.20La questione ebraica assurge, in ambito tedesco, adignit filosofica. Per la prima volta, in forma sistema-tica, e con una approfondita elaborazione concettuale, ifilosofi si interrogano sugli ebrei e sullebraismo. Comespiegare allora questo fenomeno? Perch, proprio a par-tire da Kant, e dallidealismo tedesco, si inaugura unariflessione che, con continuit, proseguir nel novecento?Nei secoli lebraismo aveva richiamato lattenzione deiteologi cristiani. Non erano mancate celebri dispute, nelcorso delle quali rabbini, filosofi e dotti ebrei si eranoaffacciatisullascenadellavitaintellettualeeuropea.Nella prospettiva teologica lebraismo appariva una reli-gione pericolosamente affine e opposta al cristianesimo.Nel rigido schema illuministico era, al pari delle altre reli-gioni, una inutile superstizione da cui la ragione avrebbedovuto emanciparsi.Lo scenario muta quando nasce la filosofia della storia.Mentre si allontanano sia da una visione teologica, chenella storia legge un dispiegamento di eventi provviden-ziali, sia da quellinarrestabile corsa verso il progresso, acui let dei Lumi aveva creduto cecamente, i filosofi siinterrogano sulle epoche del mondo, sui loro significati,scrutano nel passato remoto per alzare lo sguardo verso ilfuturo, tentano di tracciare una linea interpretativa fra leingarbugliate vicende umane. Sostengono la possibilitermeneutica di comprendere anche le epoche pi lontanegrazie allaffinit che lega la ragione del presente a quelladel passato. Di pi: la ragione scopre di avere una storia.la filosofia e lodio per gli ebrei 37Si riconosce nelle forme storiche in cui si realizzata,attraversando le quali pu pervenire a una sempre mag-giore chiarezza, anzi alla coscienza di s.Nel considerare le diverse et della storia umana, ilruolo delle religioni, le peculiarit dei popoli, il contri-buto offerto da ciascuno allo spirito del mondo, i filosofisi spingono a scrutare perfino nel passato degli altri con-tinenti, dallIndia alla Persia, per trovare poi la strada delritorno attraverso Atene e Roma. Ma si imbattono in unpopolo che, comunque lo si riguardi, sembra creare scom-piglio nella salda sistematicit filosofica: gli ebrei. Anzi-tuttosonolunicopopolo,fraquellidellantichit,adessere sopravvissuto. Dei greci antichi non restano che levestigia della loro civilt; lo stesso vale per i romani. Per-ch,dunque,propriogliebrei,dispersinelmondo,sisonoconservati?Comespiegarelapersistenzadiquelresto dellantichit, Israele? E che popolo sarebbero gliebrei, che non hanno una nazione, n una terra, se nonquella da cui sono stati esiliati, che non hanno uno stato,ntantomenounacostituzione?Sipuparlaredipopolo per individui sparsi qui e l, non solo tra lenazioni europee, ma anche oltreoceano? Lebraismo nonsarebbe poi, a ben guardare, una religione? E per di piuna religione che, superata dal cristianesimo, non ha piragion dessere? Gli ebrei sono infatti coloro che avreb-berocommessoilcriminepigravenellastoriadelmondo,ildeicidio,nonavendosaputoriconoscereinGes di Nazareth il Messia che pure attendevano. Osti-nati, attendono ancora il loro Messia. Gli ebrei sembrano dunque rappresentare una sfidaper i filosofi che non riescono a inserirli nei loro schemiconcettuali.Laicaperaspirazione,lafilosofiatedescamantiene tuttavia uno stretto legame con la teologia lute-rana da cui eredita la tenace giudeofobia.Proprioinqueglianni,ilritornoallaScrittura,pursuscitando un profondo interesse per la lingua degli ebrei38 capitolo secondoe per il loro mondo, provoca paradossalmente un nuovoodio antigiudaico. Il cristianesimo dei riformatori, reli-gionemodernadellinteriorit,vedenellebraismolamera esteriorit della legge. Non stupisce che i pi fierinemici degli ebrei provengano dalle fila degli ebraisti,come ad esempio Johann David Michaelis.21Nasce in talecontesto lidea che gli ebrei mentono, perch lebraismonon una vera e propria fede.22Gli ebrei vengono accu-sati di fingere.I filosofi vorrebbero svelare larcano dellebraismo.LaJudenfrage,intesacomeinterrogativofilosofico,dovrebbe essere decisa stabilendo se gli ebrei possanoessere considerati come membri di una confessione reli-giosa, una sorta di chiesa, e allora si tratterebbe di con-vertirli o tollerarli come cittadini di altra fede; oppure seappartengano a un popolo. In questultimo caso la que-stionesicomplica,perchvorrebbedireospitareunpopoloestraneoenondesideratoallinternodellanazione tedesca. I filosofi si pongono questo interroga-tivo guardando al futuro dellEuropa, alcuni pensandogi a un possibile dominio tedesco. Se gli ebrei fingonoche lebraismo non sia che una religione, ma in realt sisentono membri della nazione ebraica in esilio, allorasi deve forse immaginare che stiano tramando un com-plotto e che mirino a prendere il sopravvento in Europaanticipando i tedeschi.Perunamaraironia,noninconsuetanellastoriaebraica, le opere di Spinoza e di Mendelssohn rendonoancora pi intricata la questione. Entrambi avrebberovoluto favorire lemancipazione. A questo scopo Men-delssohn si era spinto a richiedere uno stato laico, dovegli ebrei avrebbero potuto essere accolti come cittadini,pur mantenendo il rispetto per la legge ebraica e per ilcerimoniale. In tal modo, per, dava adito al sospetto chequella religione, che lui stesso chiamava legge rivelata,fosse un pericoloso connubio teologico-politico.23la filosofia e lodio per gli ebrei 39Ancor pi ambigua era la lettura che Spinoza dava del-lebraismoincuivedevalacostituzionepoliticadegliantichi ebrei che avevano stipulato un patto con Dio rico-noscendolo come proprio sovrano. Ma questa teocra-zia, che non aveva avuto eguali, non era pi in vigore daquando, dopo lesilio, gli ebrei vivevano dispersi sotto ildominio delle nazioni straniere. Non era dunque necessa-rio osservare riti e cerimonie, dal momento che per gliebrei la religione aveva valore politico e che la loro costi-tuzione non era pi in vigore. Ma nella sua visione lalegge restava una presenza spettrale. Spinoza interpre-tava la elezione come un compito politico; era con-vinto che Dio avrebbe scelto ancora una volta gli ebreiper ristabilire la loro costituzione politica.24Lidea di una nazione ebraica viene presa come unaminaccia dai filosofi tedeschi, condizionati sia dalla loroimpostazione teologica, che influisce anche su quelli pilaici, sia dallimmagine che hanno dellebraismo, mediatadaSpinozaedaMendelssohn.Coslemancipazionecomincia a essere messa in dubbio. Da Herder a Fichte,pur se con accenti differenti, lebraismo, religione stranae estranea, diviene la religione di una nazione straniera.Allo stigma teologico fa immediatamente seguito quellopolitico. Gli ebrei vengono visti come un popolo venutoda altrove, da un altro continente.Nella sua riflessione sulla storia dellumanit Herderosserva che linfluenza ebraica sugli altri popoli stata digran lunga pi grande di quella di qualsiasi altra nazioneasiatica.25Interpreta la diaspora ebraica come quelle-vento che ha consentito a un popolo nomade, incapacedi manifestare un vero amor di patria, di esercitare unpotere, anche attraverso il cristianesimo, che port a unaenorme diffusione delle credenze e dei testi ebraici.26La potente affermazione del nazionalismo tedesco, chetrova espressione soprattutto nellopera di Fichte, ha dueeffetti decisivi: da un canto la nazione ebraica viene40 capitolo secondoconsiderata politicamente come uno stato nello stato,con tutte le conseguenze che ne derivano; dallaltro lacondanna dellebraismo investe anche il cristianesimo.27Nel suo scritto del 1873 sulla rivoluzione francese vieneventilataperlaprimavoltalideadiuncomplottoebraico:In quasi tutti i paesi dEuropa si estende uno stato potente e animatoda sentimenti ostili, uno stato che si trova in guerra continua contutti gli altri e che in taluni opprime terribilmente i cittadini: le-braismo. Non credo e spero di poterlo spiegare in seguito che siacos terribile, perch forma uno stato separato e tenuto insieme davincoli cos saldi, ma perch fondato sullodio per tutto il genereumano.28Mentre si proclama campione della tolleranza, Fichtesi dichiara contrario a concedere i diritti civili agli ebrei,e per farlo introduce la metafora di una decapitazione col-lettiva.Ma quanto a dar loro i diritti civili, io per lo meno non ci vedo altromezzo che quello di tagliar la testa a tutti loro in una notte e sosti-tuirvene unaltra in cui non ci sia pi neanche una sola idea ebraica.E per proteggerci da loro, non trovo altro mezzo che conquistare perloro la terra promessa e spedirli tutti laggi.29Metaforica anche la terra promessa, con cui Fichteintendeunluogoaleatorio,fuoridalconsessodellenazioni europee, fuori soprattutto dal territorio tedesco;da questultimo gli ebrei dovrebbero alla fin fine essereespulsi. La violenza, con cui parla esplicitamente di espul-sione, ha riflessi anche sul pensiero teologico: identifi-cando la religione naturale con il cristianesimo, Fichtemette in dubbio che Ges fosse ebreo, condanna Paoloper aver inoculato elementi di corruzione.30Nei Discorsialla nazione tedesca accusa il cristianesimo, gi prove-niente dallAsia, di essere divenuto pi che mai asia-tico.31Affiora per la prima volta un inquietante Cristoariano; emerge un cristianesimo originario, autentico,puro. Ai tedeschi Fichte rivendica il diritto di raccoglierela filosofia e lodio per gli ebrei 41leredit di questo cristianesimo originario e il compito diarianizzarlo traducendolo in una missione politica.3.Kant e leutanasia dellebraismoNel terso paesaggio descritto da Kant, quello illumi-nato dal cielo stellato sopra di me e retto dalla leggemorale in me, non c posto per lebraismo.32La ragione, nella sua universalit e nella sua purezza,non pu ammettere pregiudizi primitivi, superstizioni inu-tili, particolarismi obsoleti. Soprattutto la ragione non pupiegarsi a dettami esteriori e a leggi imposte da altri. Il sog-getto che Kant introduce nella modernit un soggettosovrano, libero, autonomo. Si richiama solo alla ragione.Questo vale anche nellambito della morale e della reli-gione. Ha un titolo eloquente il suo saggio pubblicato perla prima volta nel 1793: La religione nei limiti della sempliceragione. Mentre gli illuministi francesi criticano la reli-gioneinnomedellaragione,quellitedeschitentanolariconciliazione.33 questo anche lintento di Kant: nonlobbedienza a un Dio trascendente, ma la ragione auto-noma la fonte della moralit. In tal senso la legge moraledecretata dalla ragione umana acquista uno statuto divino.Dallalto della religione razionale pura, Kant passain rassegna le fedi storiche disegnandone una gerarchia alcui grado pi basso confinato lebraismo.34A quello pielevato si trova la fede protestante. Nel mezzo appaionotutte le altre, da quella islamica a quella cattolica. Sullosfondo storico-empirico delle fedi ecclesiastiche si staglia,infine,lamoralepuraispiratadallareligionedellaragione. Nonostante lascesa gerarchica, quasi un saltoa separare la religione razionale dalle altre.Ma quali sono i criteri per questo giudizio? E non sitratta piuttosto di un pre-giudizio che fa capolino allespalle di una ragione orgogliosa di esserne priva?42 capitolo secondoA un concetto secolarizzato di cristianesimo impron-tata la ragione di Kant che, in tal senso, non n auto-noma n pura. Mentre Kant sembra compiere il salto chesegna la distanza della religione razionale dalle religionistoriche, non fa tuttavia che secolarizzare consapevoleo no la teologia luterana, proponendo un discorso pseu-doteologico sulla religione, la morale, la politica, perfinola metafisica. Assume cos legittimit filosofica un para-digma destinato a ripetersi: quello di un presunto laici-smo(talvoltaperfinounateismoconclamato)chefavalere in modo occulto e dissimulato argomenti teologici.Sono stati sferrati da qui, nel corso della modernit, gliattacchi pi violenti allebraismo.Lo spirito di Kant si ammanta di dicotomie metafi-sichechehannorisonanzeteologiche:puro/impuro,interno/esterno, universale/particolare, razionale/empi-rico, morale/legale, autonomo/eteronomo. Di ogni dico-tomia lebraismo incarna il polo negativo, lestremo dascartare.35Le mosse che Kant compie sono due: anzitutto escludelebraismo dallambito teologico; quindi espelle gli ebreidalcorpopoliticodellostato.Questadoppiaelimina-zione teologico-politica, aprioristica e pregiudiziale, avrripercussioninefastesegnandoilpassaggio,tantopiautorevole, perch filosofico, dallodio religioso verso gliebrei al moderno antisemitismo.36In una importante sezione del saggio La religione neilimiti della semplice ragione si precisa il posto assegnatoallebraismochenonsitrovaalgradopibassodellagerarchia, ma addirittura fuori. Lebraismo non unareligione;semmairientraneldominiopolitico.Cosscrive Kant:La fede ebraica [der jdische Glaube], nella sua istituzione originaria,non altro che un complesso di leggi statutarie sul quale si fondava lacostituzionestatale;giacchicomplementimoralichelefuronoaggiunti o gi sin dallinizio, o in seguito, non hanno parte, indubi-la filosofia e lodio per gli ebrei 43tabile, dellebraismo in quanto tale. Lebraismo infatti non unareligione, ma la riunione di una moltitudine di uomini che, apparte-nendoaunceppo[Stamm]particolare,avevaformatononunachiesa, ma uno stato, retto da semplici leggi politiche; anzi, tale statodoveva essere puramente temporale, di modo che se, a causa di cir-costanze avverse, fosse stato fatto in pezzi, rimanesse sempre alle-braismo la fede politica [der politiche Glaube] (che gli appartieneessenzialmente) di ristabilirlo un giorno (alla venuta del Messia).37Questo passo non va in nessun modo sottovalutato,non solo per il suo rilievo, ma anche per la storia dei suoieffetti.38Hitler potr guardare a Kant e alla tradizionetedesca, fino a Lutero, per avere la conferma dellambi-guit insita nellebraismo che si spaccia per religione, mauncredopolitico.Noninoltreuncredoqualsiasi,bens un messianismo, lattesa di ristabilire un giorno lacostituzione ebraica nel mondo.39Tale forma politica prosegue Kant sulla scia di Spinoza la teocrazia, laTheokratie, cio il Regno di Dio. Sebbene il nome di Diovenga onorato, la costituzione spiega Kant resta uni-camente politica, dato che Dio, non avendo la pretesa digovernare sopra e dentro le coscienze, solo un reg-gente temporale, ein weltlicher Regent.40Pur riprendendo Spinoza, tuttavia Kant lo fraintende,non solo perch vede nella teocrazia ebraica una aristo-crazia di sacerdoti, ma soprattutto perch rompe lequi-librio teologico-politico che, sia per Spinoza, sia per Men-delssohn,distingueilpopoloebraico.Kantinveceproietta sullebraismo una scissione peculiare al cristiane-simo, quella appunto tra lambito teologico e quello poli-tico un gesto destinato ad essere reiterato. In tal modofinisce per negare allebraismo ogni contenuto non soloreligioso, ma anche morale. Di pi: lo espelle dal dominiodello spirito.Lebraismo fatto solo di leggi statutarie, imposizioni,comandamenti che, non sorretti da intenzione morale,hanno di mira la sola osservanza esterna.41Lantica44 capitolo secondoaccusa di esteriorit si sostanzia di ulteriori temi: la amo-ralit, e quel legalismo che spinge gli ebrei ad agire, nonper rispetto della legge, ma semplicemente in conformit.Un atto morale solo se compiuto nellintenzione puradel dovere, mentre immorale, se dettato da motiviesterni, da egoismo, prudenza, convenienza, utilit. Nonc laderenza del cuore, perch non c cuore, n auten-tica interiorit.Come si concilia questa condanna con il nesso storicoche lega lebraismo al cristianesimo? Seguendo la teologiadella sostituzione Kant fa risalire la chiesa universaleal cristianesimo. Questultimo, pur scaturito dallebrai-smo, ne sancirebbe il completo abbandono. Al falsocultosubentralapurareligionemorale.42Laboli-zione del contrassegno corporeo, cio della circonci-sione, rappresenta il passaggio dal particolarismo ebraicoalla universalit della nuova fede.43Si dovrebbe conside-rare ogni cristiano come un ebreo il cui messia arri-vato; sulla continuit hanno fatto leva coloro che ini-zialmente volevano aprire la strada alla nuova dottrina.44A segnare la discontinuit per Ges, in cui Kant vedeil maestro del Vangelo che si annuncia come inviatodalCielo,ealCielofaritorno,conquellamorteimmeritatae,alcontempo,meritoria,conlaqualetestimonia loltremondo a cui gli ebrei, negando lim-mortalitdellanima,siostinanoanoncredere.45Larivoluzione della croce si compendia nel rifiuto delle-sistenza mondana. Al concetto secolarizzato di questaimmaginediCristoimprontatalautonomiadellaragione.46Cospilontanodacidellebreocheincarna leteronomia?LaconfermavienedallasuccessivamossadiKant,compiutaquattroannidopo,nellAntropologia,conlaquale gli ebrei vengono espulsi dal corpo politico dellostato.la filosofia e lodio per gli ebrei 45I palestinesi [Palstiner], che vivono in mezzo a noi, hanno acqui-stato, a causa dello spirito di usura [Wuchergeist] dopo il loro esilio,una reputazione non infondata di frode [des Betruges], almeno pressola stragrande maggioranza. In verit ben strano dover pensare unanazione di ingannatori [eine Nation von Betrgern], ma altrettantostrano pensare una nazione di commercianti la maggior parte deiquali, legati da unantica superstizione accettata dallo stato in cuivivono, non cerca alcuna dignit civile, ma vuol compensare questosvantaggiocongliutiliderivantidallingannodelpopoloincuivivono e anche dei propri correligionari.47Questo passo tratto da una delle note a cui Kantrelega i suoi commenti su quel fenomeno marginale chesarebbe per lui lebraismo. Malgrado ci, si tratta di unpasso che, senza occultare la giudeofobia, attesta gi unapertoantisemitismo.48Gliebreisonopalestinesi,sono cio stranieri e, per di pi, sono orientali, asiatici.Non appartengono allEuropa, n tanto meno alla Ger-mania, dove vivono in esilio, per nulla grati dellospita-lit, ma anzi dediti a ingannare con frodi e raggiri i loroospiti. La menzogna, denunciata da Lutero, diventaquiinganno,perchlaccusasiestendedallambitoteologico a quello politico-economico. Privi di religione,di morale, perfino della dignit di essere cittadini, non sifanno scrupolo, nella loro improduttivit, di mantenersialle spalle altrui. Lo spirito dellebraismo il Wuchergeist,lo spirito di usura. Il mestiere, a cui per secoli gli ebreieranostaticostretti,diventametaforadellaloroesi-stenza.49Vivono esercitando usura consumando, cor-rompendo il corpo politico in cui si sono insediati. Lac-cusa non potrebbe essere pi grave: sono una nazione diingannatori.La nazione ebraica nella sua interezza una minac-cia per quello stato capitalista, fondato sulla razionaledistribuzione dei beni e della propriet. A ciascuno il suo:la ragione autonoma sostiene e celebra il capitalismo.50Ma la legge che, scaturendo da una originaria volontunificata, ha dato luogo al mio e tuo, viene messa in46 capitolo secondopericolo dagli ebrei il cui diritto rinvia a una naturale con-divisione della terra e il cui agire consuma e usura i benidel capitalismo.51Nonrestanoalloramoltealternative.NelConflittodelle facolt, scritto nel 1798, alla fine ormai della suavita,Kantproponelaeutanasiadellebraismo,unasoluzione che ha oggi una risonanza macabra.52Insinua,peraltro, che lidea potrebbe essere attribuita a uno deisuoi numerosi allievi ebrei, Lazarus Bendavid, una testasopraffina di questa nazione. La morte buona per le-braismo,quellaindolore,sarebbelabbandonodelleantiche dottrine statutarie, seguendo la religione diGes, non per passare tuttavia al cristianesimo allafine anche questa divisione di stte deve sparire maper giungere, nellunione con la fede cristiana, alla purareligione morale con cui si conclude il dramma dellereligioni sulla terra, e si perviene alla redenzione di tuttele cose. Evocando il Vangelo di Giovanni (10, 16), Kantriprende la visione escatologica di Paolo e di Agostino:soltantoalloravisarunsolopastoreeunsologregge.53Nonsidevesottovalutareilruolochelebraismosvolge nella filosofia kantiana. Attraverso una sistematiz-zazione della ragione, purificata e condotta al suo apice,Kant mira ambiziosamente a rifondare la metafisica nelsegno della libert e dellautonomia umana. Questa meta-fisica della ragione pura non priva di ripercussioni sullasua fantasia intorno agli ebrei. Kant non si accontenta direndere in metafora lesistenza ebraica; fa un passo oltretentando di concettualizzare lessenza, eterna e immuta-bile, dellebraismo. In tale impresa impossibile, dove quelche deve essere definito si sottrae alla definizione, in unosconfinamento continuo di teologia e politica, lebraismoviene inchiodato alleteronomia, cio a tutto ci che laragione non pu e non deve essere. Lebreo, che segueuna legge esterna e estranea, il nmos dellaltro, conse-la filosofia e lodio per gli ebrei 47gnato allAlterit. Si colloca cos fuori dalla metafisicache, per trionfare, ne progetta leutanasia.4.Hegel e lEbreo senza proprietQual il posto riservato allebraismo nel sistema diHegel? Che ne degli ebrei in quellimpresa senza prece-denti, nella storia dellOccidente, in cui la Ragione, attra-verso stadi successivi della storia, penetra nel reale e sirivela?Ilpensierouniversale,chespeculativamentesidispiega raccogliendosi su di s, impara a non separarsidallindividuale,adattraversare,anzi,laseparazionesuperandola. La parola che imprime il ritmo a questa mar-cia dialettica Aufhebung, che ha almeno tre significati:negazione, conservazione, elevazione.Quando scrive a Jena la Fenomenologia dello spirito,portata a termine nel 1807, Hegel preso dallentusia-smo non solo per il suo sistema, ma anche per lepoca dirinnovamento in cui vive. Immagina di poter guardare lastoria da una soglia, insieme finale e iniziale, quasi ultra-storica.DaltrondelaFenomenologia ilmanifestarsidella storia umana, ma anche quel divenire dello Spiritoin cui si realizza il concetto cristiano di incarnazione.Nonostante lo sfondo teologico, entro cui viene discussalintera processione delle religioni e delle civilt, Hegeldimentica lebraismo, o meglio, lo passa sotto silenzio.Solo a proposito della ragione osservativa, una formadiconoscenzache,comecicheintimamentecat-tivo, ha la necessit immediata di invertirsi, intro-duce unanalogia con il popolo ebraico. Del popolo ebraico si pu dire in modo analogo che, proprio perchsi trova immediatamente davanti alla porta della salvezza [vor derPforte des Heils], stato ed il pi abietto [das verworfenste]: esso non ci che dovrebbe essere in s e per s, non a s questa autoes-senza, che anzi trasferisce al di l di s; mediante questa alienazione48 capitolo secondo[Entuerung]sirenderebbepossibile,riprendendoinsilsuooggetto, unesistenza superiore a quella che avrebbe, se non fosserimastoimmobileentrolimmediatezzadellessere[innerhalbderUnmittelbarkeit des Seins].54Questa scena agghiacciante non pu non ricordare unracconto di Franz Kafka. Alluomo, in attesa di entrare,il guardiano assicura: possibile, ma non adesso.55La