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Dossier Campania 09 2012

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Dossier campagnia 09 2012

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10 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

L’INTERVENTO.........................................13Domenico AchilleMauro MaccauroSergio Travaglia

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................18Corrado Passera

LIBERALISMO.......................................24Gaetano QuagliarielloGiovanni OrsinaVincenzo Olita

ECONOMIA E FINANZA

IL FUTURO DELL’EUROPA ..............32Alberto Quadrio Curzio

GLI ITALIANI E LA CRISI ...................36Giuseppe Roma

POLITICA ECONOMICA .....................38Alessandro LaterzaDomenico ArcuriAdriano GiannolaGiorgio FioreTommaso De SimoneStefano CaldoroLuigi CesaroEdmondo Cirielli Biagio Mataluni

INNOVAZIONE.......................................64Guido Trombetti Giuseppe Zollo

TECNOLOGIE.........................................68Maurizio Iannone

MODELLI D’IMPRESA ........................70Carmine CardinaleCatello CandelaStefano Cimmino

BENI CULTURALI .................................78Giuseppe De Mita Teresa Elena Cinquantaquattro

CREDITO & IMPRESA ........................83Giuseppe CastagnaLuigi Gorga

BROKERAGGIO ....................................92Consiglia Tessitore

CONSULENZA.......................................94Carmine Cafasso

SICUREZZA............................................96Erasmo Caccavale

AGROALIMENTARE ..........................100Antonio PettiGiovanni e Natale RispoliFabrizio Marotta

OSSIERCAMPANIA

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 11

TERRITORIO

TURISMO ..............................................106Renzo IorioFortunato GiovannoniBernabò BoccaMassimo Deandreis

MOBILITÀ...............................................114Sergio Vetrella

TRASPORTI ...........................................116Mario LafragolaGennaro Marigliano

INFRASTRUTTURE............................122Armando ChianeseMarco ScaranoAnna La RanaFrancesco SpizzuocoLuigi Russo e Umberto Ciccarelli

NAUTICA................................................132Antonio Guida

MERCATO IMMOBILIARE ...............136Giovanni AdelfiMario Condò de Satriano

EDILIZIA ................................................140Biagio VallefuocoDomenico Aprovitola

MATERIALI ...........................................144Antonio Vallefuoco

AMBIENTE

GESTIONE RIFIUTI.............................148Giuseppe Di GennaroMichele Furino

GIUSTIZIA

CRIMINALITÀ.......................................154Giuseppe CarusoAntonello MontanteFranco Roberti

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA .........166Maurizio De TillaAntonio Areniello

SANITÀ

POLITICHE ANTIDROGA..................175Giovanni Serpelloni

STRUTTURE SANITARIE.................180Alfredo SianiVincenzo Landi

OSPEDALITÀ PUBBLICAE PRIVATA ............................................184Sergio Savarese Gala

RUBRICHE

GENIUS LOCI .......................................188Maurizio Marinella

Sommario

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L’INTERVENTO

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 13

Nelle regioni di competenza del Comandointerregionale dell’Italia meridionale sonoriscontrabili ampie zone in cui l’illegalitàdiffusa si sviluppa con modalità partico-

larmente aggressive. La Guardia di Finanza, qualenaturale depositaria delle esclusive funzioni di poliziaeconomico-finanziaria, ingaggia una diuturna e inces-sante lotta all’evasione fiscale, al malaffare e allacorruzione privilegiando un approccio operativo, tra-sversale e globale, diretto a prevenire l’accumulo dellericchezze frutto di attività illecite ovvero per sottrarrequelle già prodotte per evitarne il reimpiego in altri traf-fici criminali. Nella prima metà del 2012 sono stati conclusi circa10.000 interventi, tra verifiche fiscali e controlli, iquali hanno consentito l’individuazione di quasi 2miliardi di euro di basi imponibili sottratte a tassa-zione nonché di oltre 250 milioni di euro di Ivaevasa, la scoperta di 650 evasori totali, l’identifica-zione di 1.800 lavoratori in nero, la chiusura di 282esercizi commerciali per la mancata emissione discontrino fiscale a fronte di 726 proposte inoltrate aicompetenti uffici dell’Agenzia delle Entrate. Nellostesso periodo sono stati effettuati sequestri di beni edisponibilità finanziarie per un valore di oltre 90milioni di euro, ai danni degli autori di reati fiscali.L’attività di servizio a tutela delle entrate viene affian-cata da una contestuale e incisiva azione di controllodella spesa pubblica che ha consentito di accertare inde-bita percezione di finanziamenti per 254 milioni dieuro, di denunciare frodi a danno del Servizio sanitarionazionale per un ammontare di 20 milioni di euro escoprire danni erariali valutabili in 490 milioni di euro.Il contrasto alla criminalità organizzata si fonda invecesu tre direttrici di azione: assicurazione alla giustizia deiresponsabili dei delitti più efferati, attacco al potere eco-nomico dei sodalizi criminali, individuazione e

Di Domenico Achille, comandante interregionale per l’Italia meridionale della Guardia di Finanza

Un impegno quotidianoal servizio della collettività

ablazione dei patrimoni illecitamente accumulati.Nel periodo da gennaio a giugno 2012, l’impegno pro-fuso nel settore del contrasto alla criminalità organizzatae della tutela dei mercati si è tradotto nell’esecuzione diinvestigazioni patrimoniali nei confronti di 1.601 sog-getti che hanno consentito il sequestro di circa 350milioni di euro la confisca di 9 milioni di euro di beni edisponibilità finanziarie, nella denuncia di 519 personealla Autorità giudiziaria per reati bancari, societari e fal-limentari, nell’effettuazione di 182 inchieste penali inmateria di riciclaggio e nell’approfondimento di 1.200segnalazioni per operazioni sospette che hanno portatoal sequestro di 750 milioni di euro di beni e disponibi-lità finanziarie, nella denuncia di 112 soggetti, di cui 40in stato di arresto, perché indagati per il reato di usurae nel sequestro di beni e disponibilità finanziarie per unvalore complessivo pari a 97 milioni di euro, nel seque-stro di oltre 5 milioni di prodotti recanti il marchiocontraffatto.I risultati sin qui raggiunti confermano l’esigenza diproseguire con la stessa fermezza e determinazione lamissione della lotta all’evasione fiscale e alla crimina-lità organizzata anche in ragione della attualecongiuntura economica che interessa il nostro Paese el’Europa.

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Negli ultimi mesi le previsioni congiuntu-rali - provenienti da numerosi eautorevoli organismi nazionali e interna-zionali - hanno confermato che il trend

recessivo accompagnerà l’Italia e il Mezzogiorno inparticolare ancora per diverso tempo. I numeri e lestatistiche configurano, purtroppo, uno scenario nega-tivo, aggravato, peraltro, da una sempre più chiaravisione da parte del governo centrale di incanalarenelle prerogative ministeriali le politiche di investi-mento dei fondi strutturali.In questo difficile contesto le rappresentanze impren-ditoriali hanno una sola strada da imboccare, quelladella responsabilità sociale che scaturisce dalla capa-cità di elaborare una visione delle problematiche incampo inclusiva dell’interesse collettivo. È adesso ilmomento di farsi carico dell’effettiva valenza di essereclasse dirigente. È in questo senso che si inserisconole iniziative che Confindustria Salerno ha intrapreso,fin dal mio insediamento, tutte finalizzate alla condi-visione di percorsi e obiettivi con gli attori categorialie con le organizzazioni sindacali. Abbiamo inteso,cioè, declinare in maniera operativa, senza enfasimediatiche, il paradigma del “fare squadra” e del“fare rete” partendo, con umiltà e consapevolezza deiproblemi, dal basso, sentendosi parte attiva del ter-ritorio. Il territorio esprime, in questa prospettiva, ilvalore effettivo di una comunità che si proponecome agente di sviluppo di se stesso, senza ricorreread aspettative endogene che, purtroppo, rientrano inun’atavica concezione dell’attesa salvifica. Abbiamovoluto - alla nostra maniera, semplice, ma produt-tiva - lanciare il segnale di un’iniziativa attenta,costante, rispettosa dei ruoli e delle competenze, ma,se necessario, critica e pungolante: ognuno deveassumersi fino in fondo le proprie responsabilità ed

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Xxxxx cxpknefv

Di Mauro Maccauro,presidente di Confindustria Salerno

Ripartiamo dal valoredella coesione sociale

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

essere coerente con la propria missione sociale. Le imprese, da questo punto di vista, sono senza dub-bio un attore primario nel percorso di costruzione diun modello di sviluppo sostenibile, capace di produrrericchezza e occupazione. E non abbiamo mancato diessere autocritici, avviando un ampio e articolato per-corso formativo di rilettura dei processi di gestioneaziendale. Il metodo del “miglioramento continuo” - alcentro di una quattro giorni che ha avuto luogo aSalerno nella nostra sede associativa - assume anche ilsignificato metaforico della volontà di guardare al quo-tidiano con lo sguardo lungo verso il futuro: a piccolipassi si possono vincere le vere e grandi sfide della com-petitività tra i territori. Ma occorre prima concentrarsisul recupero della centralità del valore della coesionesociale attraverso la ricerca di una piena e attenta con-divisione con le organizzazioni sindacali dell’obiettivoprimario: il rilancio dell’occupazione in tutte le formepreviste dagli strumenti legislativi vigenti. Coniugarelavoro, giustizia sociale e visione etica del fare impresaè la proposta che da Salerno possiamo e vogliamo confierezza mettere in campo.

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IN COPERTINA

18 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

l dottor Corrado Passera,con le sue deleghe ministe-riali allo sviluppo dell’Indu-stria e delle attivitàproduttive, nonché dei Tra-

sporti e delle Infrastrutture, senzadimenticare la Marina mercantile,che ci fa al governo, a sviluppareche? Trattasi di una domandaamara. Passano i mesi e l’unica cosache si sviluppa è, infatti, il tasso dicrescita all’incontrario. Tanto che ilPil è previsto sottosvilupparsi inquesto 2012 per un meno 1,9. Nonè che invece di Passera bisogne-rebbe chiamarlo come un parentealato della Pernacchia reale e cioèCippirimerlo? Perché in un governoche taglia e tassa, essere ministroallo sviluppo economico senza unquattrino da investire, e senza la di-sponibilità del ministro dell’Econo-mia e delle Finanze Grilli (eredeperfetto di Tremonti) a limare letasse, è una missione impossibile.Dopo di che via con i giochi di pa-role: a parte quelli piuttosto salaci,c’è quello dell’accento: Passera pas-

serà. Una profezia? Il sottoscritto,pur con i giudizi piuttosto incle-menti che seguiranno, è convintoche tra i ministri sarà quello chepasserà più tardi degli altri, più chepasserà, resterà. Per le relazioni cheha nel mondo dell’alta finanza edella Chiesa cattolica contempora-neamente? Anche. Soprattutto peròa causa della sua tempra, del suospirito insieme molto cattolico,molto italiano, molto da dopo-guerra della ricostruzione. Insiemeapostolico romano e nordico.Molta magrezza alta ed elegante,stile principe rinascimentale, ep-pure una pelata assai borghese por-tata con decoro a 58 anni. Vendefumo? Boh. Citeremo qui alcunipassi significativi in cui descrive lesue opere. Non c’è la retorica daMagna Grecia dei Forlani e dei DeMita, ma una specie di oppio tec-nolinguistico, un incenso bip-tech,da cui proveremo a spremere unsucco potabile por el pueblo. Rievochiamo questi mesi. Si comin-cia subito con lacrime e sangue. Poi

si continua con lacrime e sangue.L’agenda è stata devastante. I com-piti a casa imposti dall’Europahanno significato una riforma dellepensioni con spostamenti improvvisie devastanti per le aspettative dellagente comune. Tagli e arcitagli. Nelfrattempo Passera diceva: adesso svi-luppiamo. Tra un attimo facciamo.Finché è arrivato il decreto sviluppo.E ha proclamato: abbiamo fatto. IlCorriere della Sera in prima paginaha parlato di 100 miliardi per lo svi-luppo. È bastato poco per capire cheerano cento miliardi virtuali, moltovirtuali. Denaro fresco, solo un ri-volo. Forse un miliardo, ha calcolatoAngelino Alfano.Dopo di che l’elenco di quantofatto è sterminato, saranno mille etre cose come le gonnelle di DonGiovanni in Ispagna. Ma almenoun amore vero, una roba vera c’è?Ci siamo procurati i tabulati. Ab-biamo cominciato a trascriverlo conpazienza. Prima di sfinirci ho messoin fila coteste cose. Il titolo è: “Interventi normativi

I

Passano i mesi dall’insediamento del Governo Monti ma di sviluppo non si vede traccia.

Nel 2012 il Pil arrivare ad -1,9 per cento. Nel decreto sviluppo si parlava di 100 miliardi,

ma si è capito che erano solo virtuali. Da parte sua «Corrado Passera ha fatto troppo...

se non si abbassano le tasse e non si tagliano le spese è come aver fatto nulla».

di Renato Farina, deputato della Repubblica

PASSERÀ O NON PASSERÀ?

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Corrado Passera

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 19

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IN COPERTINA

20 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

adottati a favore delle Piccole medieimprese (Pmi)”. Segue: Punto 1.Competitività delle imprese. 1.1Innovazione (seguono 9 provvedi-menti tra cui l’Agenzia per l’Italiadigitale, la cabina di regia perl’Agenda digitale, credito di impo-sta per le nuove assunzioni, ecc).1.2 Internazionalizzazione (Ice,Enit, ecc). 1.3 Crescita dimensio-nale (credito di imposta per assun-zione di giovani e donne). Punto 2.Riduzione di costi per le imprese.2.1 Energia... Alt.Abbiamo letto bene? Energia?! Ri-duzione del costo dell’energia? Ap-pena uno legge che il governo haridotto il prezzo dell’energia per de-creto, girano le scatole. L’energia èla benzina, il gasolio, il gas, l’elet-tricità. Chi si è accorto siano calatedi prezzo per le famiglie o per le im-prese? Eppure il ministro annotacon ostinazione le cose realizzateanche in questo campo. Poi centi-naia di altre misure, alcune altrepresentate in modo promettente: lesemplificazioni nella pubblica am-ministrazione, la riduzione degliadempimenti amministrativi per leimprese. Speriamo... Mi fermo. Lascio parlare il mini-stro, in una poderosa intervista al

Sole 24 Ore intitolata “Sulla cre-scita non finisce qui”. Passera lì sintetizza la campagnaper lo sviluppo del governo. Mi-riade di termini anglo tecnocratici.Io capisco che finalmente ci sonodue provvedimenti importanti giàattivi. 1) Le imprese che hanno ungiro d’affari compreso entro i duemilioni di euro (prima la soglia eradi 200mila) potranno pagare l’Ivauna volta incassata la fattura. Sitratta di una misura che riguarda il96,9% delle imprese e che garan-tirà loro più liquidità. Rappre-senta, inoltre, il ripristino di unprincipio di sana normalità fiscale.È ragionevole, cioè, che un’im-presa paghi l’Iva solo quando in-cassa l’importo relativo. 2) C’è unmodulo compilando il quale allafine i creditori di denari delloStato possono incassarli... C’è altro. Lo spiega l’onorevole Raf-faello Vignali, vero autore dell’ideasull’Iva: «È stato istituito lo sportellounico obbligatorio per l’edilizia, ilcomparto più in difficoltà e che rap-presenta la filiera industriale piùlunga. Se, infatti, non si costruisconocase ne risente anche chi produce, adesempio, profilati un alluminio, com-plementi d’arredamento o cucine».

Altre cose promette per il futuroPassera. Ci credo e non ci credo. Ame piace però questo di lui. Il le-gare l’idea di sviluppo dell’econo-mia alla coesione sociale, a uncammino dell’intera società verso ilbene comune. Vale a dire, non vedel’industria staccata dal complessodella vita dell’uomo. In questosenso è un riformista liberale e cat-tolico. Ma il guaio è che crede di es-sere lui a essere l’interpreteprincipale del bene comune. L’ideacioè che siano i grandi tecnici, tracui lui è davvero bravo, a capirequale sia il bene della società. E cosìaddio sussidiarietà pur da lui since-ramente creduta e affermata a pa-role...E qui passo all’analisi più serrata. Leiniziative di Corrado Passera al mi-nistero sono state coerenti con unavisione del mondo fortemente diri-gista. Passera è un banchiere moltoabile e un attento conoscitore delmondo produttivo italiano. È natu-rale perciò che egli abbia idee moltodefinite e chiare su che cosa necessi-terebbe l’industria italiana per ri-guadagnare competitività. Perquesto, ha delineato una serie di im-pegni precisi da attuare presto: lanuova imprenditorialità (start up),

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100 miliardi per lo sviluppo.È bastato poco per capireche erano cento miliardivirtuali, molto virtuali

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gli investitori esteri, l’agenda digi-tale e le nuove tecnologie. Il pro-blema della visione di Passera è chesi focalizza, nella tradizione dellapolitica industriale italiana, su in-terventi settoriali, specifici, anzichéricercare soluzioni di più ampio rag-gio, che beneficino il complesso del-l’industria italiana. Passera non haproposto un generalizzato abbassa-mento della pressione fiscale, che li-bererebbe risorse per tutti i settori eper tutti gli operatori economici:ma agevolazioni ad hoc, che con-sentano di riorientare risorse versodeterminati impieghi. Il ministro siprende così una forte responsabilità,immaginandosi come perno dellastrategia industriale futura di tutto

il Paese. Nell’immediato, questorende Passera un interlocutore ap-prezzato delle categorie e delle asso-ciazioni: che hanno trovato chipresta attenzione alle loro esigenze,e cerca di riorientare l’offerta pub-blica di incentivi e agevolazioni diconseguenza. Ma non può essereamato dall’imprenditoria italiana“di base”, diffidente verso un ban-chiere, insensibile al genere di pianiad ampio raggio disegnati dallo staffdi tecnocrati che Passera ha portatocon sé al ministero (a cominciare daStefano Firpo, nipote del grandestorico e già testa pensante a Intesa-SanPaolo), e soprattutto bisognosadi interventi di tipo diverso. Unageneralizzata riduzione del cuneo fi-

scale, una netta sem-plificazione degliadempimenti ammi-nistrativi. Mi spiegocon un esempio. Seabbasso generalmentele tasse, l’imprendi-tore deciderà lui se as-sumere un operaio di45 anni in Valtrom-pia o un giovane alSud. Ma se Passerapropone un premiose si assumono donne

e giovani nel Mezzogiorno, addio li-bertà dell’imprenditore, e tanti sa-luti alle speranze dell’operaio dellaValtrompia...È dura insomma di questi tempi es-sere Passera. Ma soffrono assai dipiù i piccoli e medi imprenditoribastonati di giorno e di notte. In-somma non è bello oggi essere Pas-sera, esposto al pubblico invece checontare in segreto le stock option,ma in Italia è molto peggio essereun semplice cittadino con la partitaIva, le ditte che non pagano, edEquitalia sulla porta della bottega.Detto questo il compito che mi as-sumo è a rischio di lapidazione ditu che mi leggi e sei furioso comeuna biscia per le tasse e il governoche non le abbassa, anzi vorrebbelucrare persino sulla gazzosa: èesprimere una valutazione di stimaal superministro dello Sviluppoeconomico eccetera. Non è veroche ha fatto poco per lo sviluppo.Ha fatto molto. Anzi, troppo. Pas-sera ha fatto troppo. Se non si ab-bassano le tasse, se non si taglianofortemente le spese, è come averfatto niente. Se riuscirà a ottenerequesto da Monti e Grilli, sia pureun pochino, Passera per conto mionon passerà.

Corrado Passera

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 21

A sinistra, conferenza

stampa sul decreto sviluppo

del Governo Monti; a destra,

Passera al convegno

nazionale Ance di luglio;

sotto, con Giorgio Squinzi

a Finale Emilia

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LIBERALISMO

24 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

La grave fase di incertezzache il mondo occidentale,Europa in primis, sta attra-versando non rappresenta

una fase transitoria o temporanea,ma identifica piuttosto una crisistrutturale che sta contribuendo aformare nuovi e diversi paradigmieconomici, sociali ma inevitabil-mente anche politici e di gover-nance. In questo scenario, si tornaad alimentare in Italia il dibattito sulliberalismo, che parte dalla disaminadelle cause della crisi finanziaria e deidebiti sovrani, responsabili della crisidell’euro stesso. Guardando anche alprossimo appuntamento elettorale,si cerca un nuovo modello di svi-luppo che possa rilanciare in Italia -e non solo - una crescita costruitasulle solida fondamenta della sussi-diarietà e della solidarietà. Comeevidenzia Gaetano Quagliariello, vi-cepresidente vicario del gruppo Pdlal Senato ma anche storico e autoredi numerose pubblicazioni, “c’è unproblema di sovranità da affrontaretutti insieme senza pregiudizi ideo-logici”. Non sono più rimandabilimisure forti, sia sul piano econo-mico che istituzionale.

L’attuale scenario economico,politico e sociale può rilanciare ilfermento liberale o al contrario af-fossarlo ulteriormente?

«Il vero liberalismo non è un’ideolo-gia. È una prassi di governo nellaquale alcuni principi si coniuganocon una forte esigenza di empiria. Inquesti anni l’alchimia si è squilibrataa favore dell’empiria. Ma mi sembrache l’esigenza di tornare a insisteresui principi si stia facendo nuova-mente sentire. Di fronte alla crisi ealla necessità di rientrare dal debitosi pone una scelta: tagliare lo Stato otassare la ricchezza proveniente dallalibera iniziativa? Solo se si hannopresenti i principi liberali, di frontea questa alternativa si sa da qualeparte stare».

Se e quale declinazione può

assumere il liberalismo oggi inItalia? «L’Italia paga una situazione nellaquale il debito pubblico si è am-pliato generazione dopo genera-zione, anche a causa di speseimproduttive e di spinte corporative.Da questa crisi non si esce se non di-minuendo il debito, abbattendo laspesa e razionalizzando il sistema fi-scale. Nessuno può promettere laluna. In altre fasi storiche questa po-litica si sarebbe potuta fare anche indeficit e con buoni risultati, come ciinsegna il periodo reaganiano, oggiciò non è possibile. Ma è sotto gliocchi di tutti che questa è la dire-

«Il vero liberalismo non è un’ideologia ma una prassi di governo» afferma il senatore

Gaetano Quagliariello. Dall’Italia all’Europa, il tunnel che porta fuori dalla crisi passa

dalla riduzione di spesa e debito e dalla razionalizzazione fiscale

Francesca Druidi

Ricostruire la sovranità

Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario del gruppo Pdl al Senato

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Gaetano Quagliariello

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 25

zione. Il governo tecnico insegna: sesi pensa solo a tassare e a colpire laricchezza, il debito aumenta anzichédiminuire».

Su quali temi si gioca il destinodel liberalismo nel nostro Paesema anche in Europa?«La ricostruzione della sovranità,l’attacco ai debiti sovrani, la razio-nalizzazione dei sistemi fiscali chedevono diventare sostenibili e, dalpunto di vista etico, l’incontro tra iprincipi del cristianesimo e quelli delliberalismo, in nome della libera de-

terminazione e del futuro apertocontro chi vorrebbe trasferire il co-struttivismo sociale del secolo scorsoa livello delle scelte personali».

Lei ha contribuito alla creazionedella Fondazione Magna Carta. Inquanto pensatoio culturale che sipone l’obiettivo di generare pro-poste concrete da inserire nel-l’agenda politica, quali istanzestanno in particolare emergendo?«Ultimamene ci siamo concentratisu quattro temi: la riforma delle isti-tuzioni europee, prendendo atto che

Maastricht è da rivedere profonda-mente; il sistema presidenziale inItalia, perché se la politica vuole re-cuperare uno spazio deve diventarepiù semplice e dare ai cittadini lapossibilità di scegliere innanzituttoil capo dello Stato; la riforma costi-tuzionale della giustizia, perché senon si risolve il nodo del rapportotra giustizia e politica nessun go-verno in Italia sarà veramente so-vrano; la semplificazione del sistemafiscale, con la creazione di due solealiquote a parità di gettito».

Se la politica vuole recuperarespazio deve diventare più semplicee dare ai cittadini la possibilitàdi scegliere innanzituttoil capo dello Stato

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LIBERALISMO

26 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Oggetto di numerose di-samine ma disattesofino a oggi nei fatti, illiberalismo resta una

proposta tutta da decifrare perquanto riguarda il nostro Paese. «Il li-beralismo ha una grandissima fiducianella capacità della società civile difunzionare bene in maniera sponta-nea – evidenzia Giovanni Orsina,docente di storia presso la Liberauniversità internazionale degli studisociali Guido Carli e autore di diversisaggi – ma in Italia fiducia nella so-cietà non c’è mai stata. È semprestata diffusa la convinzione che lasocietà civile è immatura, arretrata, eche, quindi, vi sia bisogno di un

grande sforzo per farla crescere». Cosa ha frenato l’applicazione

dei principi liberali fino a questomomento in Italia?«Il nostro è un paese più a tradi-zione giacobina, con l’idea di unaclasse dirigente e di uno Stato cheimpongono alla società di funzio-nare in una determinata maniera.Anche il liberalismo che si è svilup-pato, quello del periodo pre-fascista,è di carattere interventista e statalista,dove la libertà non sorge dal bassoma si costruisce dall’alto. Poi nelcorso del Novecento si sono susse-guiti il fascismo e il comunismo, chedi liberale hanno naturalmente benpoco, e il cattolicesimo politico, che

di liberale avrebbe avuto molto, mache dagli anni Cinquanta in poi havisto prevalere una corrente non li-berale. De Gasperi era un cattolicopolitico fortemente liberale, Sturzoera un liberale con alcune caratteri-stiche ben precise; Fanfani e Moronon erano liberali, non saprei direquale dei due lo fosse di meno».

Nel contesto attuale di crisi, esi-stono i margini per una svoltamaggiormente liberale?«È molto difficile. L’Italia è un paeseche perde i treni della storia e il trenodella storia del liberalismo è transi-tato negli anni Ottanta. È statoquello il momento di grande for-tuna, almeno del liberalismo econo-mico: molti, infatti, all’idea di con-siderare Reagan e Thatcher deiliberali storcerebbero il naso. L’Italiaha perso quell’ondata, anzi in queglianni ha accumulato il proprio debitopubblico. Poi, in qualche modo, ha

Lo stallo dei partiti italiani in deficit di leadership può

rappresentare l’occasione per una rinnovata spinta liberale.

Ma a pesare, secondo il professor Giovanni Orsina, sono crisi

e globalizzazione: «La paura non aiuta il liberalismo»

Francesca Druidi

Un’amara liberalizzazione

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Giovanni Orsina

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 27

acchiappato la coda di quel trenocon il 1994, ma quell’operazionenon è stata portata a compimento,non ha funzionato. Oggi, da un lato,l’unica strada che possiamo seguireper cercare di adattarci alla situa-zione a livello mondiale è quella di li-beralizzare, affrontando la competi-zione internazionale in una formapiù dinamica di quanto non sia statofatto fino ad ora, dall’altro lato lagente è atterrita».

Da cosa in particolare?«La parola globalizzazione, cheaveva un sapore buono a metàdegli anni Novanta, ha progressi-vamente perso il suo gusto piace-vole. Se, inizialmente, l’idea chel’Italia fosse coinvolta nei processidi globalizzazione suscitava spe-ranze, oggi genera più che altro ti-mori. Dopo quindici anni, ci sonostati prima l’11 settembre e poi lacrisi economica. Per l’opinione

pubblica il mondo è unposto pericoloso dalquale difendersi, noncerto un luogo di oppor-tunità. E la paura nonaiuta il liberalismo».

Non è ottimista sulfatto che possa esserciun cambio di rotta?

«Saremo costretti a compiere deipassi in termini di liberalizzazioneeconomica, ma non vedo nessunoche possa “vendere” agli italiani que-ste misure come azioni da adottarecon entusiasmo. Sono “pietanze” dafar ingoiare all’opinione pubblicacome una medicina amara piutto-sto che come un buon pasto».

Lei è direttore scientifico dellaFondazione Luigi Einaudi diRoma, che in un recente convegnoha lanciato una proposta alterna-tiva di riforma del finanziamentodei partiti. Di che cosa si tratta?«è una proposta che parte comunquedal presupposto che la politica è ne-cessaria. Nessun liberale afferme-rebbe il contrario, a meno che non sitrattasse di un esponente di estremadestra liberale (libertaria). La politicacosta ed è giusto che venga finan-ziata. Per un liberale il meccanismoprevalente di finanziamento deve es-

sere volontaristico, proveniente cioèdai cittadini e non dallo Stato. Laproposta è quella di un modello mi-sto con un piccolo rimborso-speseelettorale, mirato in maniera esclu-siva all’appuntamento con le urne,in ragione di un euro per voto e conforme di sgravio fiscale per chi, in-vece, intende finanziare liberamentei partiti. In quanto strumento delloStato, le elezioni resterebbero cosìsostenute da quest’ultimo, mentre ilfunzionamento della politica e deipartiti sarebbe ad appannaggio dellasocietà civile, aiutata in questo casodelle agevolazioni fiscali».

Quali sono le possibilità chequesta proposta venga recepita eaccettata dalla classe politica?«A parole possono essere tutti d’ac-cordo, nei fatti assolutamente no.Un modello di questo tipo costrin-gerebbe i partiti italiani a mettersi a“ribussare” alle porte e a cercare di re-cuperare il contatto e il dialogo coni cittadini per chiedere e ottenere fi-nanziamenti. Alcuni politici sonoesplicitamente contrari, come adesempio Violante, denunciando il ri-schio di consegnare la politica al con-trollo dei poteri forti. Chi si dice fa-vorevole a parole, poi nei fatti non loè davvero».

Nella pagina precedente, Giovanni Orsina,

docente e direttore scientifico della Fondazione

Luigi Einaudi di Roma

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Saremo costretti a compiere dei passiin termini di liberalizzazione economica,ma non vedo nessuno che possa“vendere” agli italiani queste misure

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LIBERALISMO

28 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

“Società Libera” èun’associazione cul-turale tesa allo stu-dio e alla promo-

zione del liberalismo. L’annualerapporto sul processo di liberaliz-zazione della società italiana e lamarcia internazionale per la pacecostituiscono due delle sue princi-pali iniziative. Il direttore VincenzoOlita fa il punto sullo stato di sa-lute del liberalismo in Italia.

Qual è l’attuale situazione delnostro Paese?«Pessimo, perché se nel recentepassato c’è stata un’ubriacatura,quasi un abuso del termine libera-lismo, oggi invece si addossa a que-sta parte culturale responsabilitàche, in realtà, non ha. Negli anniscorsi, tutti si sono dichiarati libe-rali: D’Alema si è dichiarato un li-berale di sinistra; si è, inoltre, par-lato a lungo della rivoluzioneliberale che doveva avvenire a de-stra. Liberalismo è una paroladolce e suadente che significa tuttoe nulla, perciò tutti si sono riversatia capofitto su questo termine che èdiventato, di fatto, un’etichetta.Con la crisi internazionale, questatendenza si è attenuata. Al mer-cato, ai liberali, alla libera concor-renza, sono state attribuite colpeche non avevano. Non si tratta di

difendere a spada tratta il liberali-smo o il mercato, ma ci sono colpeevidenti della politica, non soloitaliana, che non ha saputo dareregole e certezze, e il mercato si ètrasformato in un non-mercato. Ilproblema, quindi, non è il libera-lismo, è che la politica si occupa ditutto in maniera spropositata,mentre dovrebbe concentrarsi supochi aspetti, stabilendo poche re-gole condivise».

Su quali temi si giocherà il futurodel liberalismo in Italia e non solo?«Il liberalismo andrebbe innanzi-tutto ridefinito. Società Libera ri-tiene che il liberalismo si basi es-senzialmente sul concetto dellacentralità della persona e della suaresponsabilità individuale. A ciò siricollega anche il tema dell’etica in-dividuale. Di fronte all’abusoodierno di questi termini, occorreriscoprire concetti quali responsa-bilità individuale, partecipazione atutti i livelli e cittadinanza. Viviamoin una società massificata, che soffrela mancanza di un’informazione se-ria e consapevole da parte dei mezzidi comunicazione, presupposto fon-damentale per una piena partecipa-zione. Oggi non è più sufficientelegare il concetto di cittadinanzaalla sola possibilità di voto alle urne;bisogna allargare la sfera della par-

tecipazione, anche, per esempio, at-traverso lo strumento referendario.Serve, inoltre, riportare la politicanel suo ambito. È preoccupante ilproblema della classe dirigente inItalia, di governance in generale: iltasso di credibilità si è molto ab-bassato. Del resto, io che ero in di-saccordo con la Prima Repubblicanon posso comunque fare a menodi riconoscere che, sotto il profilodella formazione politica, c’è un gapsostanziale rispetto alla Seconda Re-pubblica. Il fulcro resta comunquequello della libertà. Si pensi alla si-tuazione della libertà individuale inalcune aree del Mezzogiorno».

Contesti in cui la libertà dell’in-dividuo viene messa a dura provadalla criminalità organizzata.«Lo Stato ha perso in alcuni casi ilcontrollo del territorio, ad esempioin alcune aree della Campania e

Responsabilità, etica, cittadinanza. Temi centrali attorno ai quali andrebbe

ridefinito il liberalismo secondo Vincenzo Olita. Il direttore di Società Libera

annuncia la presentazione di un manifesto contro la criminalità

Francesca Druidi

Meno Stato, più partecipazione

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Vincenzo Olita

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 29

Nella pagina precedente,

Vincenzo Olita, direttore

dell’associazione

Società Libera

Come in ambito economico,anche nel contrasto al crimineorganizzato la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia

della Calabria. Diventa difficile in-vocare crescita e sviluppo quandomancano i presupposti di base. Daqui poi inevitabilmente ci si ricol-lega anche al discorso economico,ai motivi per cui le imprese stra-niere non vengono a investire e alledifficoltà degli imprenditori nelMeridione».

Come si potrebbero applicare iprincipi liberali per inseguire cre-scita e benessere?«Ritengo che occorra andare con-trocorrente rispetto a quanto si stafacendo. La ricetta è sempre lastessa: meno Stato, in particolareuno Stato che eserciti poche diret-trici di governance e non entri nelmerito della quotidianità dei citta-

dini. Se non immettiamo impor-tanti flussi di libertà individuale,non arriveremo alla crescita eco-nomica. Purtroppo, più il tempopassa e più si diffonde l’idea che c’èbisogno comunque e dovunquedell’intervento dello Stato. La si-tuazione in alcune zone del Paese è,invece, proprio da addebitare allasua onnipresenza. È in pro-gramma, a ottobre, a Salerno ilconvegno “Stato e criminalità”dove presenteremo un manifestoliberale sulla criminalità».

Quali i punti salienti?«La responsabilità dello Stato sulversante del crimine organizzato èpesante. Non è un problema di or-ganico: considerando il rapporto

numerico tra cittadini e presenzadelle forze di polizia, l’Italia è infattial primo posto nel mondo occi-dentale. Il nodo critico è che non sipuò contrastare in maniera radicaleil crimine organizzato solo con l’at-tività repressiva. Come in ambitoeconomico, la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia; nel contrasto alcrimine organizzato auspichiamoun diverso ruolo dello Stato, ca-pace di affiancare alla necessaria re-pressione quotidiana un impegnoserrato sul fronte dello sviluppoeconomico e una vera e propria ri-voluzione culturale. Senza questainterconnessione, in Italia la lotta alcrimine è persa».

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POLITICA ECONOMICA

38 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Il centro studi di Confindustria ha re-centemente rivisto al ribasso le stimedi crescita per il 2012 e previsto che glieffetti recessivi si trascineranno anche

nei primi mesi del 2013. Tutte le rilevazioniconcordano nell’indicare che il clima di fi-ducia nel Paese è ai minimi e nel fatto che ilMezzogiorno presenta, se possibile, indica-tori ancor più negativi. Dunque non c’è dafarsi particolari illusioni. E, soprattutto,non c’è la formula magica per tornare a cre-scere. «È finito il tempo della pubblica am-ministrazione che funge da ammortizzatoresociale, oggi più che mai – dichiara Ales-sandro Laterza, vicepresidente di Confin-dustria per il Mezzogiorno – credo sianecessaria una risposta di sistema: da unlato, dovremo mantenere la capacità pro-duttiva esistente, investire sulle competenzeinterne alle aziende, innovare, cercare nuovimercati. Dall’altro, sarà necessario aprire almercato e a nuove imprese settori che sonoancora protetti e che potrebbero, grazie auna maggiore concorrenza, costituire occa-sione di investimenti e di nuove opportu-nità di lavoro».

Secondo Unioncamere nel 2011 il 40per cento delle nuove imprese giovanilisono nate al Sud. E le prime sedici pro-vince per incidenza della nuova impren-

ditoria giovanile sono meridionali. Comesi possono leggere questi dati? «Si possono leggere in due modi. Da unlato, in un momento di crisi del mercato dellavoro come quello attuale, il lavoro auto-nomo e imprenditoriale può essere una va-lida alternativa al lavoro dipendente,soprattutto nelle regioni meridionali, doveil fenomeno è già molto diffuso. Non è uncaso se 26 delle prime 30 province per inci-denza di imprese giovanili sul totale delleimprese sono localizzate a Sud. Ed è signifi-cativo che Napoli, con quasi 40.000 impresecondotte da giovani, sia la seconda provin-cia d’Italia per numero di imprese giovaniliesistenti, poco dopo Roma. In secondoluogo, ciò significa che anche durante lacrisi la voglia di fare impresa rimane alta eche una lungimirante politica industrialedovrebbe essere in grado di sfruttare questaenergia, convogliandola verso settori a piùalto valore aggiunto. Senza aver timore deifallimenti. Paradossalmente, questa “via ob-bligata” al lavoro può essere un volano per lacrescita dell’intero sistema produttivo ita-liano».

È entrato nella squadra del presidenteSquinzi come vicepresidente con la delegaper il Mezzogiorno. Quale sarà il suo con-tributo?

«Bisogna farsi trovare pronti quando la crisi passerà» ricorda Alessandro Laterza,

vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno, secondo cui è necessario «usare

meglio le risorse pubbliche a disposizione, a cominciare da quelle europee, per migliorare

la competitività dei nostri territori» e dotare il Sud di una vera politica industriale

Renata Gualtieri

Investire nel Mezzogiornoper il futuro del Paese

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Alessandro Laterza

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 39

«È necessario un cambiamento culturale nelmodo di approcciare la questione meridio-nale, il Sud deve essere considerato nontanto un problema geograficamente circo-scritto, con le sue regole, le sue risorse e ilsuo mondo chiuso in se stesso, ma comeparte di un più generale problema di coe-sione economica e sociale del Paese. Cometale, non può essere affrontato con una lo-gica da “riserva indiana”, con risorse straor-dinarie che sostituiscono quelle ordinariedando una sensazione di grande abbon-danza di risorse pubbliche che in realtà nonc’è. Credo, invece, che si debba lavorare per

migliorare stabilmente laqualità dei servizi pubblicierogati nelle regioni meri-dionali in favore di cittadinie imprese. Una delle primeazioni da intraprendere ri-guarda i ritardi nei paga-menti della pubblicaamministrazione. Secondoalcune stime, le sole impresemeridionali vantano creditiverso la Pa per oltre 17 mi-liardi. I decreti per la certifi-cazione di tali crediti sonosicuramente positivi perchéconsentono di immettere li-

quidità nel sistema e possono dare ossigenoimmediato alle imprese. La via maestra peròresta quella del pagamento, in tempi degnidi un Paese civile».

Quanto è importante il Sud per il fu-turo dell’Italia? «La crescita economica del Mezzogiorno èfondamentale per tutto il Paese. Come ha di-mostrato anche la Banca d’Italia, quest’areaè un importatore netto nei confronti di tuttoil centro-nord: 100 euro spesi per prodottinel Mezzogiorno determinano una domandaaggiuntiva per le imprese del centro-nordpari a 40 euro. Basta solo questo dato a spie-

A sinistra,

Alessandro Laterza,

vicepresidente

di Confindustria

per il Mezzogiorno

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La prima cosa da fareè dotare il Suddi una vera politicaindustriale che non abbiapaura di fare scelte

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gare che se si ferma la crescita del Mezzo-giorno si ferma, inevitabilmente, anchequella del resto del Paese. Il Sud è, inoltre,l’area che più di tutte possiede la maggiorequantità di risorse inutilizzate, umane, eco-nomiche, imprenditoriali, naturali e cultu-rali. Ed è fondamentale anche per il successodelle strategie europee per la crescita. Le re-gioni meridionali sono tra quelle maggior-mente lontane dei target di Europa 2020 intermini di occupazione, lotta alla povertà,spesa in ricerca e innovazione, per cui se l’Eu-ropa vuole avere qualche possibilità di cen-trare gli ambiziosi target di questa strategia èsulle regioni meridionali che deve investire».

Da dove può scaturire lo sviluppo delMeridione?«La bacchetta magica non esiste e non c’èuna ricetta valida per tutte le realtà meri-dionali. Non condivido l’idea di chi pensache il futuro del Sud debba essere caratte-rizzato da un’economia basata solo su turi-smo e agricoltura, senza l’industria nonesiste una reale prospettiva di sviluppo. Laprima cosa da fare è dunque dotare il Mez-zogiorno di una vera politica industriale,che promuova l’innovazione, la crescita di-mensionale, l’internazionalizzazione, la col-laborazione di rete tra le imprese. E che nonabbia paura di fare scelte. Data l’esiguità

delle risorse pubbliche a di-sposizione, è necessario evi-tare interventi a pioggia e daquesto punto di vista il De-creto Sviluppo è un primopasso, avendo fatto puliziadi un gran numero di incen-tivi e reso di nuovo disponi-bili fondi da tempoinutilizzati. Questo abbozzodi politica va al più presto

Gli arrivi di turististranieri, nelloscorso anno, hannofatto registrareun aumento

40 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 41

riempito di contenuti. Confindustria non fapiù, ormai da tempo, la sentinella delle ri-sorse per le imprese del Mezzogiorno. Il no-stro invito è di indirizzare queste risorseverso comportamenti che premino un modomoderno di fare impresa».

Di recente ha ricordato che così comedal Sud è partita la lotta contro la crimi-nalità organizzata, è dal Sud che deve par-tire la grande battaglia contro lacorruzione. Perché?«Quella della corruzione è una delle mag-giori emergenze del nostro Paese, sotto di-versi profili. Secondo la classifica diTransparency international, l’Italia è al69esimo posto nell’indice della corruzionepercepita, in compagnia di Ghana e Repub-blica di Montenegro, in calo di 6 posizioninel giro di due anni. La stessa Transparencyinternational stima che a ogni peggiora-mento in classifica gli investimenti direttiesteri scendono del 16 per cento. Ed è unadelle principali cause di danno all’Erario: se-condo la Corte dei Conti, a causa della cor-ruzione mancano ogni anno 60 miliardi dieuro: come dire che la corruzione ogni anno

ci costa 1.000 euro a testa».Come occorre procedere? È necessario

un cambio di mentalità?«Nel Mezzogiorno la corruzione ha un mo-tivo in più per essere contrastata con forza:in un contesto economicamente più debole,il danno che può arrecare un ulteriore ele-mento di limitazione alla concorrenza è, in-fatti, sensibilmente maggiore. Nella lottacontro la criminalità organizzata condottada Confindustria tramite le associazioni re-gionali del Sud le motivazioni economichehanno affiancato quelle etiche: per questocredo che, in analogia con questo impegno,la completa rimozione dell’opacità nei rap-porti tra politica, pubblica amministrazionee impresa ne dovrà costituire la naturaleevoluzione. Il messaggio che dovremo farpassare è che combattere la corruzione nonsolo è moralmente giusto ma è anche eco-nomicamente conveniente. Il lavoro a cuisaremo chiamati sarà di lungo periodo:dovrà riguardare la trasparenza della pub-blica amministrazione, la reputazione del-l’imprenditore, la cultura d’impresa, i nostristessi comportamenti».

Alessandro Laterza

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POLITICA ECONOMICA

42 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

In tempi di crisi econo-mica occorrono mag-giori sforzi per sostenerel’innovazione e la cre-

scita del sistema produttivo.Il pacchetto di misure predisposto dal mini-stro dello Sviluppo economico, Corrado Pas-sera, va in questa direzione. È stato abrogatoun primo gruppo di incentivi vecchi e spessoincomprensibili. Inoltre, è stata riorganizzatala gestione delle crisi industriali attraversol’estensione della legge 181 sul rilancio dellearee industriali colpite da crisi di settore, pur-troppo sempre più frequenti. A questi inter-venti ne seguiranno altri, in particolare, sulfronte della semplificazione burocratica e am-ministrativa. In questo frangente, è utile an-che un lavoro mirato all’attrazione degli in-vestimenti esteri e alla valorizzazione dellepotenzialità dei territori. Uno degli ostacolipiù importanti è rappresentato da normepoco chiare che frenano lo sviluppo delle no-stre aziende e non invogliano quelle straniere

a investire in Italia. «Nel nostro Paese – spiegaDomenico Arcuri, amministratore delegato diInvitalia – c’è ancora un magma e una massa,spesso informe e sempre incomprensibile, chesi frappone ai rapporti normali tra le aziende,lo Stato e il mercato. E che certo non aiuta ariprendere la traiettoria della crescita. Adesempio, ma non solo, in materia di incentivi,anche all’innovazione. Devono essere sem-pre più trasparenti, semplici e molto limitatinel numero, con regole certe e tempi di ero-gazione ben definiti».

Quali sono gli strumenti da mettere in attoper accrescere la competitività delle impreseitaliane e in particolare per il Sud?«Occorre impostare una strategia per la cre-scita del Mezzogiorno davvero nuova. Biso-gna puntare su un nuovo percorso di svi-

«Occorre impostare una strategia

per la crescita del Mezzogiorno

davvero nuova. Bisogna puntare

su un nuovo percorso di sviluppo

operando finalmente per sottrazione

e non per addizione». A sostenerlo

è Domenico Arcuri, che spiega

le potenzialità del Sud

Nicolò Mulas Marcello

Incentivi e innovazioneper lo sviluppo del Sud

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Domenico Arcuri

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 43

luppo operando finalmente per sottrazione enon per addizione. Bisogna guardare alla do-manda e non più all’offerta, non calando dal-l’alto nuove batterie di strumenti e sovra-strutture senza sentire prima dai cittadini delSud di cosa davvero hanno bisogno per cre-scere e intraprendere. Bisogna inoltre ridurrela moltitudine di soggetti che intervengononelle traiettorie di sviluppo. Fino a quandoesisterà questa moltitudine di soggetti istitu-

zionali e para-istituzionali, sempre concor-renti e mai uniti tra loro per lo sviluppo,non ci sarà una crescita duratura».

Per favorire l’attrazione di investimentiesteri, valorizzare le potenzialità dei territoriquali sono le priorità di intervento? «È al lavoro una task-force tra Ministero eConfindustria per rendere il più possibile at-trattivi gli investimenti in Italia, che coin-volge anche Invitalia. L’obiettivo è garantireiter veloci anche per gli insediamenti di im-prese straniere, con un interlocutore unicoche accompagni gli investitori dall’inizio allafine del percorso».

Quali sono le prospettive per il Sud in ter-mini di attrazione di investimenti?«Il Mezzogiorno ha enormi potenzialità di svi-luppo, anche perché si trova al centro diun’area, quella del Mediterraneo, in forte cre-scita. Ma per coglierle occorre cambiare marciae mettere in campo interventi davvero in gradodi rendere competitivo il Sud rispetto alle areeanaloghe degli altri Paesi europei».

A destra,

Domenico Arcuri,

amministratore

delegato di Invitalia

Il Sud ha enormipotenzialità di sviluppo,anche perché si trovaal centro di un’area,quella del Mediterraneo,in forte crescita

Page 34: Dossier Campania 09 2012

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L’effetto aggregato dei provvedi-menti di finanza pubblica peserànel 2013 per circa 7,6 punti di Pilnelle regioni meridionali e per il

5,3 per cento nel resto del Paese. È uno dei datipiù significativi su cui fa leva l’ultimo rapportoSvimez, redatto a inizio anno in collaborazionecon Irpet, per dimostrare che gli interventi cor-rettivi per il consolidamento dei conti pubblicimessi in atto nei mesi scorsi dall’esecutivo nondipingono scenari incoraggianti per l’area me-ridionale del Paese. «Bisogna capire – affermaAdriano Giannola, presidente di Svimez – cheil rilancio del Mezzogiorno è un’occasione na-zionale che non si potrà cogliere se si pretende

di stendere una sorta di cintura sanitaria perisolare la parte “malata’’ dalla parte sana».

Neppure le risorse del Fondo unico di age-volazioni alle imprese, istituito di recente dalgoverno, possono mitigare questo gap?«Le risorse di quel fondo un tempo erano inlarga parte destinate al Mezzogiorno. Pertanto,mi sembra un po’ ironico affermare che questapotrà essere la risposta di sostegno all’econo-mia del Sud, perché quel fondo ora sarà spal-mato su tutte le regioni italiane. Il problemavero, tuttavia, è che anche questa manovra nonè calibrata sulle varie realtà territoriali e graveràdi più su aree in cui la struttura sociale è moltopiù sotto pressione. Il 40 per cento delle fami-

glie meridionali, ricordo, èsotto il livello di povertà».

Quali elementi del sistemafinanziario meridionale con-tinuano ancor oggi a rappre-sentare una zavorra per losviluppo dell’economiadell’area?«Più che di zavorre, parlerei difattori di assenza o di carenzariguardo la capacità di eroga-zione e di analisi del credito. IlMezzogiorno, dopo il cosid-detto consolidamento, è rima-sto privo di grandi banche conuna base territorialmente radi-cata. Penso a istituti come il

Con il taglio agli investimenti pubblici e la perdita di autonomia gestionale delle banche meridionali,

il sistema finanziario del Mezzogiorno ricalca la debolezza di un’area che reclama il centro

della scena nazionale in materia di sviluppo. L’analisi di Adriano Giannola

Giacomo Govoni

Adriano Giannola,

presidente di Svimez

«La politica nazionalescommetta sul Sud»

POLITICA ECONOMICA

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Banco di Napoli, che oggi non hanno piùun’autonomia gestionale e strategica sul terri-torio».

Un handicap che lei ha denunciato anchealla presentazione del nuovo governatoredella Banca d’Italia a maggio scorso. Quantopesa nel ritardo competitivo delle regioni delSud?«Quando la centrale operativa di una bancaviene trasferita lontano da quella d’origine, permotivi tecnici la vecchia clientela ne esce pena-lizzata. Tanto più in un’area debole, che in talmodo diventa ancor meno appetibile. In questonuovo scenario, il sistema finanziario del Sud

pone pertanto dei vincoli molto forti all’in-gresso alla maggior parte della clientela meri-dionale. Senza contare gli aspetti operativi, cheessendo legati ad autorizzazioni da Milano in-vece che da Napoli, pongono un problema diminore percezione dell’ambiente. Ci sonoanche lati positivi, come l’affidabilità dei servizibancari o i costi minori, ma il saldo per il Sudè complessivamente deficitario».

Di recente ha indicato l’Abruzzo tra le re-gioni che meglio hanno retto agli assalti dellacrisi. «Osservando il trend dal 2000 a oggi, l’Abruzzoè la regione italiana che dalla crisi in avanti ha

Adriano Giannola

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 45

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Dei circa 500mila posti di lavoro perdutiper via della crisi, il 60 per cento è al Sud.Di questi, il 60% si concentra in Campania, che vedesvanire occupazione industriale in modo massiccio

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reagito meglio. Dopo una brusca flessione dal2000 al 2007, nel biennio 2010-2011 ha avutotassi di crescita dell’1,7-1,8 per cento. Chiaroche l’impatto del processo di ricostruzione postsisma ha influito, ma è anche il segno chequando si interviene con iniezioni d’investi-menti, le cose ripartono. Invece in questi ul-timi tempi li stiamo tagliando, con effettimicidiali per il Sud».

Quali invece le regioni più in sofferenza?«Chi sta peggio è la regione più complessa epotenzialmente più dinamica del Mezzo-giorno, ovvero la Campania, oggi ultima re-gione italiana in termine di prodotto pro-capitee di quote di disoccupazione. Dei circa500mila posti di lavoro perduti per via dellacrisi, il 60 per cento è al Sud. Di questi, il 60per cento si concentra in Campania, che vedesvanire occupazione industriale in modo mas-siccio. Le costruzioni, in particolare, sono sul-l’orlo del collasso. Se non si inietta una terapiadi emergenza, ma con prospettiva di lungo pe-riodo, qui si rischia un default economico e so-

ciale di proporzioni drammatiche, contandoche stiamo parlando della seconda regione ita-liana per popolazione».

Tornando al vostro report, quali ulterioriesiti consegna?«Dalla nostra simulazione di manovra, svoltacon lo stesso saldo, emerge come il famoso au-mento dell’Iva che tanto spaventa a Sudavrebbe effetti molto meno dirompenti del ta-glio degli investimenti pubblici. Nel 2012 pre-vediamo che le manovre reali porteranno a unacaduta del 2,9 per cento del Pil al Sud, dell’1,4per cento al Nord e dell’1,8 per cento al livellonazionale. Se invece si procedesse alla ristrut-turazione del mix fra maggiori entrate e minorispese, senza tagliare gli investimenti e com-pensando con una spending review incisiva,avremo un alleviamento del peso di un puntodi Pil nel Mezzogiorno».

Attira il dato sulle tasse secondo cui, intermini di peso sul Pil, i cittadini meridio-nali ne pagano più di quelli del centro-nord.Quali misure perequative potrebbero com-

INTERESSI IL TASSO MEDIO PRATICATO DAGLIISTITUTI DI CREDITO AL SUD PER PRESTITI A BREVETERMINE. AL NORD LA MEDIA È DI CIRCA IL 5%.FONTE: UNIONCAMERE

9%

XXXXXXXXXXXPOLITICA ECONOMICA

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pensare questo trend?«Nei comuni del Sud le aliquote tributariesono ai livelli massimi consentiti perché l’eco-nomia è ai livelli minimi di capacità di dare ri-sorse sotto forma di imposte. Le regioni piùricche, di contro, possono contare su una baseimponibile più ampia che rende sufficiente unritocco minimo di pressione fiscale. Nel Mez-zogiorno questa compensazione è ormai im-possibile e quindi, di fatto, si compiono taglilineari. Il principio del “siccome siete meno ef-ficienti, pagate anche più tasse”, è una conse-guenza dei divari di sviluppo che la finanzadecentrata non contribuisce certo a colmare.Quindi, d’accordo il federalismo, ma occorrequantomeno compensare con adeguate politi-che di sviluppo».

In più occasioni ha posto l’accento sul-l’inefficienza diffusa delle amministrazionilocali del Sud. In questo senso, il federali-smo rappresenta più un’opportunità o un ri-schio?«Il federalismo deve essere un’occasione di ra-

zionalizzazione e responsabilizzazione, comun-que la si pensi. Però non possiamo nemmenonasconderci dietro un dito. In aree difficili, cre-sce la probabilità di imbattersi in amministra-zioni inefficienti o corrotte che gestiscono quelpoco di spesa pubblica, che rimane l’unica ri-sorsa quando s’impoverisce il tessuto produt-tivo. Il federalismo deve essere accompagnatoda politiche nazionali che responsabilizzino,ma in un quadro di prospettive di sviluppo,che impongano ai livelli locali strategie certe sutemi importanti come energia, logistica e poli-tiche mediterranee».

Adriano Giannola

L’edilizia è sull’orlo del collasso.Se non si inietta una terapiadi emergenza, con prospettivadi lungo periodo, si rischia undefault economico e sociale

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48 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

POLITICA ECONOMICA

La pesante crisi che attanaglia il paeseacuisce la fase critica in cui versa,ormai da diversi anni, l’economiacampana, come attesta anche il

recente rapporto di Banca d’Italia. Scorag-giano il quadro occupazionale e le difficoltàoggettive del fare impresa sul territorio, mavanno segnalati anche una ripresa delleesportazioni e un’inversione di tendenza nelgoverno regionale improntato al controllodei conti e alla riduzione della spesa. GiorgioFiore, alla guida di Confindustria Campania,

si concentra sui principali snodi da dipanarema anche sulle possibili via di uscita dall’at-tuale congiuntura negativa.

Burocrazia, accesso al credito, tassazione.Quali le priorità sulle quali intervenire?«Non vi è dubbio sul fatto che questi aspettirappresentino le tre vere priorità. Dal puntodi vista di Confindustria, una tassazioneequa costituisce ora più che mai una pre-condizione per lo svolgimento dell’attivitàd’impresa sul nostro territorio. Va, infatti,evidenziata la gravità che sta assumendo ilcrescente peso dell’imposizione fiscale nelMezzogiorno. Il rapporto Svimez 2011 sullafinanza dei Comuni evidenzia che negliultimi 20 anni, al Sud, le entrate tributariein termini pro-capite sono triplicate. Daquest’anno si è aggiunta poi una nuovatassa, l’Imu, che comporterà per le impresedegli aumenti medi annui anche dell’82 percento (è il caso per esempio di Caserta). Afronte di un incremento della tassazione nonsi è però avuto un miglioramento dei servizipubblici al cittadino, servizi che, al contra-rio, hanno visto un peggioramento nellarelativa qualità».

Cosa fare allora?«Siamo convinti che il rilancio del nostrosistema produttivo non può che passare perl’alleggerimento del peso fiscale a carico delleimprese che, al Sud, è addirittura più elevatoche al Nord, acuendo il gap di competitivitàtra queste due aree del Paese. E non sarà ilcredito d’imposta una tantum ad alleggerirel’insostenibile carico fiscale delle aziende. È

Alleggerimento del carico fiscale che grava sulle imprese e lotta all’eccessiva burocratizzazione.

Da questi imperativi occorre far partire l’azione di rilancio dell’economia regionale

secondo il presidente degli industriali campani Giorgio Fiore

Francesca Druidi

Una tassazione più sostenibile

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necessario un cambio di strategia da partedel governo rispetto alle politiche di soste-gno al sistema imprenditoriale, che prevedafinanche l’ipotesi di sostituire le risorse desti-nate alle agevolazioni con i minori incassiderivanti da una minore tassazione sulleimprese. Basti pensare, al riguardo, che dal2000 al 2008, il Ministero allo Sviluppo eco-nomico ha erogato solo in Campania 7182milioni di euro di agevolazioni alle aziende».

In Campania il problema occupazionale èparticolarmente grave tra i giovani. Quantoinciderà la nuova riforma del lavoro?«Nessuna politica per l’occupazione puòrisultare efficace se prima non si assicuranoalle imprese le condizioni essenziali allosvolgimento della propria attività. In altreparole, non serve continuare a iniettare nelterritorio risorse aggiuntive destinate allosviluppo, se tra poco sul territorio non visaranno più realtà produttive in grado direcepire tali risorse e trasformarle in svi-luppo e occupazione. Detto questo,naturalmente la disoccupazione giovanilerappresenta “il grande tema” del governo peruna strategia del Paese che guardi a uno svi-

luppo a lungo termine. Si deve garantire ildiritto al lavoro, incentivando l’occupazionegiovanile attraverso strumenti inizialmenteflessibili ma che poi portino a una stabileoccupazione. Al riguardo, si dovrebbe defi-nire un nuovo strumento d’ingresso nelmondo del lavoro che consenta la totaleesenzione fiscale sulla retribuzione del gio-vane per la durata del contratto».

Dal rapporto congiunturale di Banca d’Ita-lia relativo a giugno 2012, emerge che i set-tori agroalimentare, farmaceutico eaerospaziale registrano, in particolare, buoneperformance. Come la Campania può guar-dare alla ripresa, anche in un’ottica di possi-bile rilancio dell’intero Meridione?«La Campania può contare su due settori chehanno mostrato buone performance anchedurante l’apice della crisi economica-finan-ziaria: l’agroalimentare e il cosiddetto“sistema moda”, ovvero tessile, abbiglia-

Giorgio Fiore

A sinistra,

Giorgio Fiore,

presidente di

Confindustria

Campania

2.077 mlnIL VALORE DELLE ESPORTAZIONIDEL SETTORE AGROALIMENTARECAMPANO NEL 2011 (FONTE: SRM)

AGROALIMENTARE

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mento e calzaturiero. Due comparticaratterizzati da una presenza storica-mente consolidata sul territorioregionale, ma associata all’alta capacitàdi esportazione di prodotti made inCampania. Si tratta di realtà connotateda una produzione organizzata in pre-valenza in imprese di dimensione piccola emedia, altamente specializzate e operanti inspecifiche nicchie di mercato. Del resto,esportare per un’azienda è diventata unastrada obbligata per riuscire a compensare lacaduta del mercato nazionale».

I numeri registrano una buona crescitadelle esportazioni sia del Mezzogiorno chedella Campania. «Sì, secondo l’Istat, nel 2011 le esportazionisi attestano nella nostra regione sui 9,4miliardi di euro, in aumento del 5,4 percento rispetto ai dati del 2010; anche il Mez-zogiorno mostra un rialzo del 10,3 per cento.In particolare, come emerge dai dati dellaSrm, l’industria alimentare campana racco-glie 2077 milioni di euro in export nel 2011(pari al 9 per cento delle esportazioni di pro-dotti agricoli nazionali), e se si considera il 1°trimestre 2012 si rileva una crescita dell’1 percento. L’industria alimentare, inoltre, si posi-ziona al secondo posto nella classifica italianaper incidenza dell’export sul fatturato con il32,3 per cento (dopo il Trentino con il 36).Sul fronte del comparto tessile, le esporta-zioni registrano un +6,3 per cento per la

Campania rispetto al 2010».Le imprese della regione che puntano su

internazionalizzazione e innovazione sonoquelle che godono delle prospettive più inco-raggianti. Come sostenere queste notepositive?«L’innovazione e l’internazionalizzazione sonofattori abilitanti per lo sviluppo e la competi-tività delle imprese. Occorre, quindi, metterein campo ogni azione utile a supporto di talileve competitive puntando, innanzitutto, suincentivi volti a ridurre il carico fiscale delleimprese. Il secondo strumento a supporto dellapromozione di tali leve competitive presso leimprese, è da ricondursi alla necessità di aggre-gare le pmi su progetti da realizzare in taliambiti. Grazie a strumenti già esistenti, come icontratti di rete, le Pmi possono oggi superarein modo efficace i propri limiti dimensionali eporre l’innovazione e l’internazionalizzazionetra gli asset strategici delle proprie imprese, percontribuire a un nuovo modello di politicaindustriale per il Mezzogiorno che non siabasato su aiuti pubblici. Gli imprenditorivogliono innanzitutto un carico fiscale equorispetto al resto del Paese».

POLITICA ECONOMICA

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Il rilancio del nostro sistemaproduttivo non può che passareper l’alleggerimento del pesofiscale a carico delle imprese

151%PERCENTUALE DI INCREMENTO DELLE ENTRATETRIBUTARIE AL SUD NEGLI ULTIMI VENT’ANNI (FONTE:RAPPORTO SVIMEZ 2011 SULLA FINANZA DEI COMUNI)

PRESSIONE FISCALE

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 51

Tommaso De Simone

Il 2011 ha segnato una generale crescitadegli scambi internazionali dell’Italia.Anche la Campania segue il trend na-zionale: in base all’Osservatorio econo-

mico redatto da Unioncamere regionale, levendite all’estero delle aziende campanehanno rappresentato, in media, oltre unquarto del fatturato aziendale complessivo(27 per cento), con un’incidenza maggiore diimprese esportatrici tra le realtà manifattu-riere. Tommaso De Simone spiega come il si-stema camerale regionale punta a sostenerequesta leva fondamentale per il rilancio, com-mentando le principali tendenze in atto nel-l’economia campana.

Qual è la fotografia che si può scattare allostato attuale del sistema economico campanonel suo complesso? «L’indagine consegnataci dall’Istituto Taglia-carne non invita certo all’allegria. Le perfor-mance economiche del 2011 e le attese per il2012 evidenziano un’oggettiva condizione didifficoltà per il sistema produttivo regionale.Allo stato degli atti, l’economia campana hamostrato, rispetto al contesto nazionale, di en-trare più rapidamente in recessione e uscirne inmodo piuttosto lento. I problemi congiunturalipiù marcati si segnalano, tra l’altro, in alcuni trai comparti maggiormente significativi della re-gione: agricoltura, commercio, servizi alle per-sone, costruzioni. Si tratta, in sostanza, di at-tività tradizionali, con limitate capacità disviluppo, che avvertono in maniera robusta lacontrazione dei consumi causata dalla crisi,ma anche caratterizzate da un modesto livellodi efficienza e redditività».

E quali previsioni si possono fare per il re-sto dell’anno e per il 2013?«Il quadro economico, così come si profila, nonconsente ancora alle imprese campane di pre-vedere, per la fine dell’anno in corso, conclu-sioni improntate all’ottimismo e alla fiducia, an-che se si intravede qualche piccolo segnalepositivo. In linea con i risultati dello scorsoanno, anche per il 2012 le difficoltà maggioridovrebbero manifestarsi tra le micro e le piccoleimprese. La variazione di fatturato, ad esempio,per le aziende con meno di cinque addetti è fis-sata intorno al -9,6 (-9,5 nel 2011) per cento.Perché? Per una domanda interna ancora moltodebole e per la difficoltà a intercettare i segnalipositivi provenienti dai mercati internazionali.Se si aggiunge che queste realtà produttive tro-vano, più delle altre, problemi di reperimento difinanziamenti, il quadro diventa sufficiente-mente completo per capire lo stato dell’arte. Va

Favorire l’apertura del sistema produttivo regionale ai mercati internazionali è una delle priorità

per le imprese. Unioncamere Campania contribuisce a questo scopo con una nuova iniziativa.

Ne parla il presidente Tommaso De Simone

Francesca Druidi

La ripresa passa dall’export

Tommaso De Simone, presidente di Unioncamere Campania

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52 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

ricordato, tuttavia, che le aziende con oltre 10addetti sembrano prossime a imboccare la stradadella ripresa soprattutto grazie alla ragionevoleaspettativa di conservare sostanzialmente in-tatto il volume di affari (+0,1 per cento)».

Unioncamere Campania, in collaborazionecon le Camere di Commercio di Avellino, Ca-serta e Salerno, organizza un corso di forma-zione all’export per le pmi campane: il Forex-camp. In che modo il percorso di formazionesi prefigge di intervenire concretamente?«Quello dell’export è un valore fondamentaleper la nostra economia e la sua ripresa, su cui oc-corre insistere. È per questo motivo che, tantoUnioncamere quanto le singole realtà cameralidella regione, si prodigano nell’individuazione enell’attuazione di ogni iniziativa utile a favorirel’interscambio con i mercati esteri. L’ultimo, inordine di tempo, è, appunto, il Forexcamp. Ab-biamo iniziato a Caserta con un corso che ha vi-sto la partecipazione di oltre trenta aziende. Moltiimprenditori, consci delle criticità che contrad-distinguono l’attuale fase economica, hanno mo-strato di credere alle opportunità offerte dall’in-

ternazionalizzazione e si stanno rimettendo ingioco. Il sostegno che intendiamo offrire è distampo pratico e concreto. A un primo modulo,tenutosi a giugno, destinato a chiarire gli aspettiessenziali relativi ai trasporti internazionali e alleproblematiche doganali, seguirà un corso dedi-cato al marketing internazionale e alla gestioneoperativa dei crediti documentari. Sono previstianche incontri con consulenza personalizzata».

Si sta tentando di sviluppare i distretti tec-nologici e i poli di innovazione della regione.Come valuta questa strategia?«Come sistema camerale, siamo profonda-

mente consapevoli della necessità di creare talistrutture. Nei limiti delle nostre competenzeistituzionali ci stiamo adoperando perché di-vengano una realtà diffusa su tutto il territo-rio. Sono in grado di offrire gli strumentigiusti affinché si ottimizzino le risorse, met-tendo a frutto tutte le potenzialità di cui di-spone la regione e rendendo sempre più effi-ciente la produzione. È un percorso direiquasi obbligato se si vuole vincere la sfidadel mercato, non solo internazionale».

POLITICA ECONOMICA

+5,4%PERCENTUALE DI AUMENTO DELLE ESPORTAZIONIDELLA CAMPANIA NEL 2011 RISPETTO AL 2010 (FONTE:OSSERVATORIO ECONOMICO DELLA CAMPANIA - UNIONCAMERE)

EXPORT

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54 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

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Le prospettive di rilancio dell’Italia di-pendono in larga misura dalla ripresadel Meridione. Il governatore dellaCampania Stefano Caldoro è ottimi-

sta sulle possibilità del Sud di risollevarsi e sulruolo che può giocare la regione in questo per-corso: «Il Sud ha subìto e subisce troppi pre-giudizi. Bisogna, invece, confrontarsi con larealtà dei fatti, di un Mezzogiorno che hagrandi potenzialità, di una Campania che è laregione “più giovane d’Italia”, con uno straor-dinario capitale umano, e che per posizionegeografica è la naturale porta del Mediterra-neo». Caldoro non nasconde le criticità ancorada affontare, ma invita a superare «la logicadel vecchio Sud rassegnato e sprecone». Il pre-

sidente della Regione evidenzia il lavoro svoltosui “Grandi Progetti”, nel riequilibrare i contidi sanità e trasporti e sul fronte della legalità. Iprossimi mesi, con l’applicazione della spen-ding review, saranno decisivi. «Esiste un Sud di-verso che vuole affrontare la crisi e guardare alfuturo con orgoglio, sapendo di poter essereun’eccellenza, un punto di riferimento e unesempio per il futuro».

Sono previsti ulteriori provvedimenti perquanto riguarda la riduzione della spesa pubblica?«La Regione da due anni ragiona nell’otticadella spending review. Fin dai primi giorni dilavoro, abbiamo promosso una politica dicontenimento dei costi e di razionalizzazionedella spesa, riducendo le consulenze esternedell’80 per cento, le indennità per consiglierie assessori, i componenti dei Cda delle societàpartecipate della Regione, iniziando ad ab-bassare la spesa per le auto blu del 30 percento. Il tutto per un risparmio complessivodi circa 21 milioni. Con questa prima azioneavevamo già dimostrato che si può rispar-miare grazie a un lavoro attento. Poche setti-mane fa il consiglio regionale, primo in Ita-lia, ha dato un ulteriore segnale dimoralizzazione della politica, approvando lalegge “Campania zero”. Abolite del tutto leauto blu e i rimborsi per le spese di telefonia,

Il risanamento dei conti e la riduzione degli sprechi

sono mattoni indispensabili per costruire le

fondamenta della ripresa in Campania. Il

presidente della Regione Stefano Caldoro guarda

al futuro, nonostante la fase critica dei tagli

Francesca Druidi

Conti in ordine e buona sanità

POLITICA ECONOMICA

Stefano Caldoro,

presidente Regione

Campania

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 55

Stefano Caldoro

per citare alcuni provvedimenti. Si proseguecon la linea del rigore, facendo capire al-l’opinione pubblica che sono stati eliminati inmaniera equilibrata e senza demagogia i pri-vilegi della cosiddetta casta. Se in un mo-mento difficile si sacrificano i cittadini, ilprimo segnale deve darlo la politica».

Come potranno essere affrontati i tagli pre-visti per gli enti locali dalla spending reviewche incideranno su sanità, welfare e trasporti?«Così come sono immaginati questi tagli nonpossono essere affrontati dalle Regioni. Giu-stissimo ridurre i costi della politica, come delresto stiamo facendo in Campania, ma que-sti sono tagli lineari che ricadono diretta-mente sui cittadini. Il commissario Bondi hafatto un ottimo lavoro con la spending re-view, ma è solo una piccola parte di quella cheè diventata una vera e propria manovra: sitratta per il 90 per cento di tagli a sanità, tra-sporto pubblico locale e assistenza sociale.Tutto concentrato su Regioni, Province, Co-muni. Questa manovra fa più danni di uneventuale aumento dell’Iva, che comunque sideve cercare di evitare. Nel settore dei tra-sporti, le Regioni hanno predisposto i propripiani per l’efficientamento del servizio e pro-ducono i loro effetti su costi standard. Dob-biamo garantire la qualità nel servizio, manon sono passi che si riescono a compieredalla sera alla mattina. È un processo lungo,assolutamente incompatibile con i tagli pre-visti. Così è una corsa contro il tempo».

Oltre alla spending review c’è il nodo della

sanità privata accreditata da sciogliere. Qualela linea programmatica da seguire?«Nel settore sanitario in Campania, dopo unlungo lavoro di razionalizzazione delle risorse,stiamo andando verso l’azzeramento del deficit.Anche per quanto riguarda i posti letto, la Cam-pania è virtuosa, visto che la misura contenutanella spending review prevede 3,7 posti lettoogni mille abitanti e la Campania ne ha al mo-mento 3,6. Anche sul fronte dei pagamenti allefarmacie convenzionate, abbiamo invertito larotta rispetto ai forti ritardi del passato. Restanoi problemi; con la riduzione dei trasferimenti,tutto il settore sanitario vive in sofferenza».

Cosa fare?«Per dare risposte, anche alla sanità privata ac-creditata, occorre lavorare non solo per il 2012,perché i tagli sono dolorosissimi e arrivano men-tre l’anno è in corso, ma attuare un Patto per lasalute per il 2013-14, come era previsto negli ac-cordi includendo tutti i parametri di virtuosità.I tagli previsti, circa 8 miliardi nei prossimi treanni, al fondo sanitario nazionale, sono più cheuna sforbiciata. Significa una cifra più vicina al10 per cento, ben oltre il taglio del 5 per centosul fondo sanitario. Oggi, in termini di trasferi-menti statali per la sanità, ogni cittadino cam-pano percepisce 60 euro in meno rispetto aquelli di altre regioni. Il problema vero è offrireuna buona sanità, non è una questione solo eco-nomica. Ci sono regioni che offrono una mi-gliore sanità, per quanto riguarda la qualità delservizio ai cittadini. Sono queste le differenze chevanno recuperate».

3,7OGNI MILLE ABITANTI. È IL NUOVO STANDARD RELATIVO AI POSTI NEGLI OSPEDALISTABILITO DALLA SPENDING REVIEW

POSTI LETTO

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POLITICA ECONOMICA

56 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Dal 1° gennaio 2014, la provincia diNapoli sparirà. O meglio, cambieràd’abito e si trasformerà in città me-tropolitana. È quanto prescrive in

materia di razionalizzazione degli enti territorialiil decreto sulla spending review, convertito inlegge il 7 agosto scorso. Ritoccato in extremisnella forma, con le parole soppressione e accor-pamento sostituite nell’ultimo maxiemenda-mento del governo dall’espressione “riordino”,non cambia la sostanza: decine di Province neiprossimi mesi verranno “sacrificate”, in nomedel riassetto della finanza pubblica. «Il rischioconcreto – osserva Luigi Cesaro, presidente dellaProvincia di Napoli – è che si utilizzi una riformaper lo sviluppo solo come strumento per tagliarele spese. È una rivoluzione che però può trasfor-marsi in un’involuzione».

Non più provincia, dunque, ma città me-tropolitana. Un passo avanti nella futura am-ministrazione del capoluogo campano?«Allo stato è solo un’operazione di maquillage. Lacittà metropolitana non può ridursi a un ente disecondo livello. Ritengo fondamentale che il suopresidente o sindaco venga eletto direttamentedai cittadini e non sia nominato dai primi citta-dini che la costituiscono. Sicuramente non dovràessere il sindaco del comune capoluogo perché,nel nostro caso, si rischierebbe una gestione na-

policentrica che è l’esatto opposto dello sviluppoomogeneo e coordinato del territorio, a cui lo spi-rito di una riforma deve ambire».

A proposito di sviluppo, Svimez prevedeche nel 2013 la Campania sarà la regione cheaccuserà la perdita di Pil e d’occupazione piùalta d’Italia. In ambito partenopeo, come im-pedire che tali previsioni si avverino?«La situazione finanziaria delle Province, dopo itagli della spending review, è vicina al collasso.Abbiamo approvato un bilancio con riserva, ipo-tizzando tagli di cui ancora non siamo certi. Inquesto quadro è impossibile per il nostro ente in-tervenire positivamente con strumenti che con-sentano la crescita del Pil e dell’occupazione.Piuttosto stiamo lottando per evitare che scivo-

Napoli è una delle dieci province italiane che si appresta

a diventare Città metropolitana. Per un futuro nel segno

di una crescita omogenea di tutte le realtà territoriali

“bisogna scongiurare il rischio di una gestione

napolicentrica” avverte Luigi Cesaro

Giacomo Govoni

Ambire allo sviluppo coordinatodel territorio

Sopra,

Luigi Cesaro, presidente

della Provincia di Napoli

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Luigi Cesaro

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 57

lino ulteriormente verso il bassoi livelli occupazionali di oggi eper mantenere i servizi fonda-mentali affidati alla Provinciacome le scuole, le strade, i tra-sporti».

Sul fronte infrastrutturale, suquali opere vi state concen-trando per restringere il divariocompetitivo col resto del Paese?«I trasporti assumono per lo sviluppo dell’areametropolitana un ruolo prioritario. Dobbiamocompletare i lavori dell’attuale metropolitana eprogettare nuove linee che servano, collegandoliin rete, i principali centri della provincia. Dob-biamo portare a compimento il progetto delnuovo aeroporto di Grazzanise, non più rinvia-bile perché Capodichino non ha più possibilitàdi sviluppo. E dobbiamo insistere nel rafforzarele nostre potenzialità portuali, su cui abbiamopuntato forte utilizzando diverse risorse messe adisposizione dalla Comunità europea. Risultaconsequenziale continuare a lavorare per armo-nizzare ulteriormente le infrastrutture viarie eferroviarie con l’entroterra. In particolare l’inter-porto di Nola».

Sul piano dell’innovazione tecnologica, laCampania non ha nulla da invidiare ad altreregioni. Come accelerarne il trasferimento inambito produttivo e rafforzarne il ruolo di at-trattore di investimenti?«Le istituzioni territoriali, in primis Regione e Ca-mere di Commercio, sono fortemente impe-gnate nel favorire l’osmosi tra il mondo della ri-cerca e quello dell’impresa. È in corso lamappatura delle esigenze di ricerca e innova-zione per il tessuto imprenditoriale campano,costituito in prevalenza di piccole e medie im-prese. Tutti i grandi periodi di crisi sono anchequelli in cui è possibile sfruttare occasioni per il

rilancio e lo sviluppo. Molto dipende dalla dut-tilità del sistema, e per diventare una regione at-trattrice di investimenti, rimane sempre indi-spensabile puntare a innalzare il livello disicurezza sul territorio».

Quali iniziative strategiche si stanno svi-luppando attorno alla risorsa mare?«La recente approvazione del nuovo piano rego-latore del porto di Napoli, frutto di un grande la-voro di sinergia tra le istituzioni, il mondo im-prenditoriale e quello sindacale, ha rappresentatoun passo importantissimo per il futuro sviluppodell’area metropolitana partenopea. Il porto diNapoli è una delle risorse strategiche per i nostriterritori. Dobbiamo saper sostenere la sfida chegiunge fortissima da realtà emergenti del nordAfrica. La posta in gioco è il traffico provenientedall’Oriente attraverso Suez e indirizzato agliscali del nord Europa».

Quali progetti vi vedono in prima fila?«Grazie anche all’impegno della Provincia di Na-poli sono stati stanziati, attraverso la RegioneCampania, fondi europei e regionali per il po-tenziamento delle sistema portuale, che com-prende anche altri scali del golfo. Puntiamo poi,a intervenire sulla profondità dei fondali per con-sentire a navi di grosso tonnellaggio di far scalonella nostra area portuale. Gli investimenti messiin campo, tra interventi pubblici e privati, si ag-girano sul miliardo e 300 milioni di euro. Èun’occasione da non perdere».

ESTENSIONE LA SUPERFICIE DELLAPROVINCIA DI NAPOLI, BEN AL DI SOTTO DELPARAMETRO DI 2.500 KM2 STABILITO DALLASPENDING REVIEW, A CUI DOVRANNO ADEGUARSILE FUTURE PROVINCE/CITTÀ METROPOLITANE

1.171 km2

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Separate e in due regioni diverse. In que-sta fase di razionalizzazione istituzionaleil presidente della Provincia di Salernonon si tira indietro e rilancia la sua pro-

posta di “divorzio” amministrativo da Napoli. «Inbase ai nostri studi – spiega Cirielli – si creereb-bero due nuove aree regionali, totalmente a co-sto zero». Una battaglia di secessione innescata daCirielli fin dalla prima ora del suo mandato e chenella versione riveduta e aggiornata allo scorso lu-glio vedrebbe l’accorpamento tra le province diAvellino, Benevento, Caserta e appunto Salerno».

In sostanza, lei propone la costituzione diuna nuova regione, senza Napoli. Da cosa na-sce questa idea e che futuro vede per l’enteProvincia?«Nasce da due osservazioni. La prima è di carat-tere storico: la provincia di Salerno è esistita au-tonomamente da Napoli per 1500 anni e solol’avvento della Repubblica le ha messe insieme.La seconda è di ordine sociale: Napoli coprel’8% del territorio, con il 60% della popola-zione regionale, mentre Salerno, distribuita sul40% del territorio, dispone di meno del 10%delle risorse per gestirlo. Si aggiunga che Napoliha problemi sociali gravissimi, in cui assistenzia-lismo e indebitamento finiscono per drenare le ri-sorse di tutta la Campania. Noi come provinciariceviamo 500 milioni di euro in meno l’anno ri-spetto a quanto versiamo. Devo dire che il pre-sidente Caldoro sta invertendo le proporzioni difinanziamento, ma il deficit è purtroppo strut-turale. Ecco perché il 70% dei comuni della no-stra provincia ha chiesto di applicare l’articolo132 della Costituzione che prevede la possibilitàdi costituire una nuova regione».

Come è stata accolta?

«La Cassazione ha avviato una procedura refe-rendaria, ma incredibilmente la Corte Costitu-zionale ha imposto che il referendum sia pro-mosso da tutta la regione compatta, uncontrosenso. Ora c’è un ricorso in atto e ve-dremo. Resta il fatto che abrogando provincia,comune e regione di Napoli e creando un unicoorgano burocratico, una sorta di governatore del-l’area napoletana, si potrebbe racchiudere il restodella Campania in una nuova regione, magari an-che solo con 2 province, rendendo le due zoneautonome, con la loro Irap e Irpef regionale, ecolmando l’attuale disomogeneità».

E rimediando, chissà, ad alcune inefficienzedei servizi pubblici. Come quelle dell’azienda

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58 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

In uno scenario di riordino degli enti pubblici imposto dalla spending review,

Edmondo Cirielli torna ad accarezzare il sogno di una nuova regione.

Staccata dal capoluogo campano e autonoma come un tempo

Giacomo Govoni

Una nuova Campania, senza Napoli

A destra,

Edmondo Cirielli,

presidente della

Provincia di Salerno.

POLITICA ECONOMICA

Page 49: Dossier Campania 09 2012

di mobilità locale Cstp, per la quale a luglioavete chiesto l’apertura di un tavolo anche alMinistro dello sviluppo economico. «I trasporti pubblici risentono della complessivariduzione della spesa pubblica che il GovernoMonti ha messo in campo. Passare dall’abuso al-l’improvviso taglio significa mettere i servizi lo-cali nelle condizioni di fallire. È quanto rischia diaccadere al Cstp, consegnataci con 800 dipen-denti dalla precedente amministrazione quandone basterebbero 550. In questi due anni sono an-date in pensione 100 persone non sostituite, maquesto ha fatto accumulare debiti».

Come vi siete mossi per cercare di restituiresolidità a questo servizio? «Abbiamo chiesto di risanare questa azienda uti-lizzando contratti di solidarietà o cassa integra-zione in deroga e il ministro Fornero non ce l’haconcessa. Se non ci sarà una società privata di-sposta a farsi carico del passaggio di cantiere e di-pendenti il servizio rischia di sparire. Io sono ot-timista, ma le ricadute occupazionali nonmancheranno, nei termini di 150 persone circa».

Sempre in tema di trasporti, alcune setti-mane fa ha raccolto l’interessamento di Rya-nair per lo scalo Salerno-Costa d’Amalfi. Inchiave di sviluppo, quanto è strategica questainfrastruttura? «Tre anni fa, quando sono arrivato in Provincia,lo scalo era chiuso, con persone però già assuntee al lavoro. Noi ci abbiamo portato l’Alitalia,collegato Salerno con Roma e Milano. Il pro-

blema a monte è che questo aeroporto è statoaperto senza collegamenti adeguati alla tangen-ziale e all’autostrada e senza una pista idonea asopportare l’atterraggio di aerei di grosse di-mensioni, che consentono alle compagnie diviaggiare con economie vantaggiose. Alitalia haabbandonato lo scalo l’anno scorso e noi adessoabbiamo un accordo con Air Dolomiti e SkyBridge, per volare su Monaco, Verona, Olbia,Catania e Milano».

Quali prospettive di crescita l’attendono?«Grazie al presidente Caldoro che ha puntatosu questo scalo, abbiamo recuperato 50 milionidi euro per potenziare i collegamenti con larete stradale e altri 50 che a breve sarannosbloccati per migliorare l’aerostazione e la pi-sta. La recente visita del ministro Passera, cheha sottolineato l’importanza dello scalo, ciconforta. L’incontro con Ryanair è importantein prospettiva, cioè quando lo sviluppo di que-sto aeroporto richiederà senz’altro la presenzadi più linee e compagnie. Secondo gli analistidel settore, questo hub con le opportune do-tazioni infrastrutturali potrà avere 1 milione dipasseggeri nel giro di 18 mesi e 2,5 milioni fra4 anni. È la scommessa che assieme a StefanoCaldoro porteremo avanti nei prossimi mesi eci ripagherà di tre anni di lotta che ne hannoimpedito la chiusura».

Edmondo Cirielli

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 59

2,5 milioniI POTENZIALI PASSEGGERI DELLO SCALO SALERNITANOFRA 4 ANNI A FRONTE DI UN ADEGUAMENTOINFRASTRUTTURALE ATTESO NEI PROSSIMI MESI

AEROPORTO

Page 50: Dossier Campania 09 2012

POLITICA ECONOMICA

60 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Biagio Mataluni,

presidente di

Confindustria

Benevento

Una riconversione “meritocentrica” Il nuovo corso dell’associazione degli industriali sanniti

targato Biagio Mataluni sarà improntato alla promozione

dell’imprenditorialità giovanile e all’attivazione di

«strumenti di innovazione e di sviluppo che rispondano

a concrete esigenze di mercato»

Giacomo Govoni

Estendere a tutto il circuito produt-tivo sannita lo stesso spirito che, ne-gli anni, ha trasformato i suoi olei-fici da frantoi artigianali, attivi a

livello provinciale, a com-plesso agroindustriale olea-rio di caratura internazio-nale. È la sfida che BiagioMataluni, presidente diConfindustria Benevento,lancia al suo tessuto im-prenditoriale, con l’intentodi gettare le basi di un«nuovo modello di svi-luppo economico, attraverso la valorizzazionedell’etica e del merito». In sella da metà luglioscorso, il numero uno degli industriali localiha avuto modo di mettersi all’opera ancorprima della pausa estiva. Primo banco diprova, la delicata vicenda della riconversionedel polo tessile di Airola che «già in questimesi potrebbe trovare una svolta che garanti-rebbe importanti opportunità all’intero si-stema economico provinciale».

Quali saranno i temi cardine attorno a cuisvilupperà il suo mandato?«Dopo aver raccolto le richieste provenientidalla base associativa, ho presentato il mioprogramma improntato su tre punti: etica,giovani e lavoro. Sono fermamente convintoche solo partendo dall’entusiasmo dei gio-vani e favorendo il loro inserimento nel

mondo del lavoro sarà possibile guardare allacrescita. Intorno a questi tre punti cardine,ruotano una serie di iniziative indirizzate a ri-vitalizzare il tessuto economico, potenziandoalcune sfere di competenza ancora pocoespresse, come la ricerca e l’innovazione, ilcredito alle imprese e i rapporti con la pub-blica amministrazione».

Su sei vicepresidenti, tre vantano un back-ground professionale di estrazione edile. Chesignificato ha una così ampia rappresentanzadel mondo dei costruttori?«Tutti i vicepresidenti sono imprenditorieletti dalla base associativa, che hanno de-ciso di mettere la loro esperienza professionale

Page 51: Dossier Campania 09 2012

Biagio Mataluni

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 61

a servizio del progetto Confindustria Bene-vento. In particolare, il mondo edile ha sem-pre avuto un ruolo decisivo nel nostro terri-torio come volano per l’intero tessutoeconomico, a partire proprio dalle infra-strutture e dalle grandi opere, indispensabiliper il futuro delle imprese. Tengo a sottoli-neare, però, che gli organi direttivi sonoespressione di tutte le categorie imprendito-riali attraverso i presidenti di sezione, rap-presentando gli iscritti al sistema e le proble-matiche che esprimono. Insieme alla squadra,stiamo lavorando alacremente per rivitaliz-zare il sistema confindustriale e consolidare lanostra identità come punto di riferimentoper le imprese e per il territorio».

Tra le sue principali intenzioni, c’è quelladi rianimare e qualificare l’imprenditorialitàgiovanile, anche come medicina contro la di-soccupazione. Quali strumenti attiverete perperseguire questo obiettivo?«L’imprenditorialità giovanile va sostenuta ealimentata attraverso una serie di iniziativeche possano permettere a tanti giovani, pro-

venienti dal sistema universitario, didiventare imprenditori capaci di tra-sformare un’idea in impresa. Per que-sto motivo Confindustria Beneventometterà in campo progetti mirati allaformazione e alla comunicazione,

sfruttando le potenzialità offerte dal web e so-prattutto dai social network, fondamentaliper creare opportunità di confronto e per av-vicinare i giovani al territorio. Da questopunto di vista, sono particolarmente lieto dipoter essere affiancato dal gruppo dei giovaniimprenditori che, per tutto il mio mandato,sarà sempre al centro delle iniziative di Con-findustria».

Quali attività cureranno?«Il gruppo dei giovani ha già avviato con suc-cesso molteplici iniziative: da “Orientasan-nio” a “Io merito un’opportunità”, in colla-borazione con l’Università del Sannio. Permettere in moto il circuito economico e fa-vorire l’occupazione bisogna innanzitutto at-tivare nuovi strumenti di innovazione e di svi-luppo che rispondono a concrete esigenze dimercato. In questo delicato processo, risultadecisivo il ruolo svolto dall’università. Il no-stro compito è quello di stare al fianco deigiovani, coadiuvando il loro percorso di pro-fessionalizzazione nelle imprese e creandouna forte sinergia con il mondo accademico».

La recente emissione di un bando sui clu-ster tecnologici individua nella logica del di-stretto una delle strategie per tendere allosviluppo. A quali settori affiderete le redinidel rilancio?«In un’ottica di convergenza con gli obiettividel programma comunitario Horizon 2020,il Ministero dell’università e della ricercascientifica ha inteso dare spazio ai clusterquale propulsore della crescita economica

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Per tutto il mio mandato, igiovani imprenditori sarannosempre al centro delleiniziative di Confindustria

OCCUPAZIONE IL CALO DI POSTI DI LAVORO REGISTRATOIN PROVINCIA NEL 2011, CHE HA COLPITO IN PARTICOLARE ISETTORI DELL’AGRICOLTURA E DELL’EDILIZIA

-2,6%

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sostenibile dei territori e del-l’intero sistema economiconazionale. Le nostre impresehanno aderito prontamenteall’invito attraverso la parte-cipazione attiva in quasi tuttii settori strategici individuatidal bando: chimica verde,agrifood, tecnologie per gliambienti di vita, scienzedella vita, tecnologie per lesmart communities, mezzi esistemi per la mobilità di su-perficie terrestre marina, ae-rospazio, energia e fabbricaintelligente. Tuttavia, nelcluster giocheranno un ruolostrategico le Regioni, attra-verso le agenzie operative e gli istituti di ri-cerca che potranno intervenire con le lorocompetenze a supporto dell’intero apparato.Siamo certi che sia la regione Campaniache gli istituti di ricerca risponderanno al-l’appello garantendo ritorni positivi per l’in-tero territorio».

All’orizzonte incombe la probabile scom-parsa o rimodulazione della Provincia di Be-nevento: che ricadute avrebbe tale provvedi-mento sulle prospettive di sviluppo delsistema economico provinciale?«La paventata scomparsa degli uffici pro-vinciali e di quelli periferici dello Stato,sebbene preoccupante, arriva in un territo-rio già abbondantemente provato da altreimportanti perdite, sia in termini di uffici,come nel caso della Banca d’Italia, che dicollegamenti, penso alla soppressione di nu-merosi treni e, in particolare, quelli dome-nicali diretti nel capoluogo regionale. Mal’elenco potrebbe essere molto più lungo.

XXXXXXXXXXX

62 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Tutti gli enti sono sottoposti in questo pe-riodo a una spending review ma, nella no-stra migliore tradizione e nel dna proprio diogni imprenditore, non siamo abituati apiangerci addosso e guardiamo al futurocon ottimismo».

Dal canto vostro, come gestirete questafase di riordino istituzionale?«È fondamentale governare l’eventuale pro-cesso di accorpamento per trovare nell’unioneconfindustriale l’opportunità di ottenere mag-giori risposte e far valere le ragioni delle areeinterne della Campania. Le istituzioni stannovagliando tutte le possibili risoluzioni alla que-stione e noi saremo sempre al loro fianco inquesto percorso, mantenendo salda la nostraidentità e il nostro patrimonio. Di certo, dob-biamo prendere atto di questa tendenza inar-restabile che potrebbe trovare il giusto equili-brio sui tavoli regionali. Noi siamo pronti afare la nostra parte per tutelare le dignità e leautonomie provinciali».

CASO AIROLA I LAVORATORI A RISCHIO NELLA VERTENZASULLA REINDUSTRIALIZZAZIONE DEL POLO DI AIROLA, SULLA QUALEMATALUNI SI È ATTIVATO FIN DAI PRIMI GIORNI DI PRESIDENZA

400POLITICA ECONOMICA

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INNOVAZIONE

64 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Provengono da risorse comunitarie enazionali, dal Fesr e dal Fondo di ro-tazione i 915 milioni di euro che agiugno il Ministero dell’istruzione e

della ricerca scientifica ha sbloccato a favoredelle quattro regioni (Calabria, Campania, Pu-glia e Sicilia) inserite nell’Obiettivo conver-genza. In particolare, in Campania sono arri-vati 290 milioni, «di cui 70 – spiega l’assessoreregionale all’università e ricerca scientificaGuido Trombetti – serviranno per il potenzia-mento delle strutture già esistenti». Con i re-stanti 220, invece, si darà corso a 19 progettitesi alla creazione di nuove realtà produttive,scommettendo in particolare su distretti adalta tecnologia, aggregazioni su base territorialedi imprese, università e istituzioni di ricercaguidate da uno specifico organo di governo eraccordate con insediamenti d’eccellenza esi-stenti in altre aree del Paese.

Come verranno impiegati questi fondi e afavore di quali distretti in particolare?«La Campania è prima tra le regioni della con-vergenza per le risorse finanziare destinate dalMiur e per i progetti approvati. Alle cifre già ci-tate, va aggiunta la quota di finanziamento re-gionale, che dovrebbe oscillare tra i 60 e i 140milioni di euro. In Campania i distretti tec-nologici ammessi a finanziamento sono sei:aerospazio, beni culturali, edilizia ecososteni-bile, biotecnologie, energia, trasporti e logi-

stica, a cui va aggiunto Imast, il distretto suimateriali già esistente».

A corollario dei distretti, quali altri cir-cuiti aggregativi prenderanno forma inun’ottica di sviluppo del sistema economicocampano?«Al finanziamento sono stati ammessi anche 13laboratori pubblico-privati: Ritam, nel settoredei materiali per l’aerospazio, Ehealthnet, nelcampo dell’Ict per la salute, Top-in, attiva nei set-tori telecomunicazioni e sensoristica, Temotec,nel settore Ict per i beni culturali, Sorriso e Bio-champ, che si occupano di materiali per la salute,Full cell lab, nel settore dell’energia, Most eMarte, per trasporti e logistica, M2Q e Marea,nel campo dell’agroalimentare, Bio.cam, nellebiotecnologie, e Idrica, nel settore ambiente. Aquesti vanno aggiunti gli 8 laboratori pubblico-privati già esistenti».

Fornire un adeguato sistema di gover-nance ai distretti è uno dei passaggi chiavesu cui state ragionando per implementarneil valore. Quali azioni state stimolando inquesta direzione?«L’obiettivo è realizzare in Campania veri e pro-pri centri tecnologici di caratura nazionale. I di-stretti sono chiamati a costruire sistemi integratie coerenti di ricerca, innovazione e formazione efungere da propulsori della crescita economica so-stenibile. Realtà stabili per il territorio, non legatealla sola progettazione, ma capaci di spinta au-

In virtù dello stanziamento accordato di recente dal Miur in Campania

nasceranno sei nuovi distretti tecnologici, che si aggiungeranno a quello

sui materiali polimerici già attivo. Guido Trombetti illustra le strategie

regionali sulla rotta dello sviluppo

Giacomo Govoni

Un balzo tecnologicoverso la crescita

Sopra,

Guido Trombetti,

assessore regionale

all’Università, ricerca

scientifica, statistica,

sistemi informativi

e informatica

Page 55: Dossier Campania 09 2012

tonoma. Quanto invece alla governance dei na-scenti distretti, la Regione nella fase di negozia-zione con il Miur chiederà che siano gestiti conuna regia forte e con esperienza di gestione azien-dale e di marketing territoriale. Pensiamo a ma-nager con capacità di interfaccia tra il mondo ac-cademico e quello produttivo, con chiarecompetenze nell’interpretazione del sistema di ri-cerca e sviluppo che abbiamo disegnato».

Qualcuno paventa il rischio di un abusodel modello di distretto, anche in aree privedelle carte in regola per sopportarlo. Comesi colloca l’esperienza campana in questoscenario?«La Campania finora ha risposto egregiamente atutti i processi d’inseminazione nel settore del-l’innovazione. L’unica esperienza di distretto fattafin qui è quella del distretto sui materiali poli-merici, Imast, ed è un’esperienza di successo. Lapresenza sul territorio regionale di importantistrutture per il trasferimento tecnologico dimo-stra che abbiamo risposto a una forte domandadi innovazione da parte del sistema economico.La nascita dei distretti è la parte finale di un pro-cesso d’innovazione passato attraverso la nascitadei centri di competenza e che ha visto la regioneCampania fortemente impegnata a strutturare ilsistema di ricerca, innovazione e sviluppo av-vantaggiandosi della concertazione con gli attoridel mondo produttivo e della ricerca».

Cosa s’intende quando si dice che l’inno-

vazione e la ricerca non vanno solo finan-ziate, ma anche valutate? «La valutazione è fondamentale per monitorarele performance e, all’occorrenza, correggere even-tuali mancanze. La complessità delle politiche diricerca e innovazione richiede un approccionuovo nelle strategie, e poi nella gestione e valu-tazione degli interventi. Finora abbiamo valutatola ricerca e i progetti ex ante. Oggi è indispensa-bile implementarli con la valutazione ex post e initinere, anche avvalendosi delle nuove tecnologie.Proprio in tale direzione la Regione si sta dotandodi un sistema di business intelligence in grado dimonitorare i processi e i progetti di ricerca sul ter-ritorio regionale e capace di dare risposte sul-l’efficacia e l’impatto degli stessi».

Cosa farà nei prossimi la Regione per af-fiancare i distretti campani nella partitadello sviluppo e dell’innovazione?«Cofinanzieremo sia i progetti di ricerca che iservizi e le infrastrutture. L’obiettivo è creareun’unica rete tra i distretti e per i servizi aglistessi, coordinata dall’agenzia regionale Cam-pania Innovazione, vero hub delle politichedi innovazione sul territorio regionale».

Guido Trombetti

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 65

25 mlnIL TETTO DI COSTO MASSIMO FISSATOPER CIASCUNO DEI 19 PROGETTI CAMPANIAMMESSI A FINANZIAMENTO

CONTRIBUTI

Page 56: Dossier Campania 09 2012

Creare le condizioni logistiche e fi-nanziarie per ospitare cluster tecno-logici non basta ad affermare che lastrada dell’innovazione è imboccata.

In parallelo occorre che una regione come laCampania, ancor oggi al penultimo posto delranking nazionale in fatto di propensione dellepmi a stringere accordi di cooperazione orientatiall’innovazione, definisca alcuni fabbisogni diservizi da parte delle imprese, magari compa-

randoli con le regioni italianepiù all’avanguardia sotto il pro-filo delle innovazioni di pro-dotto e di processo. Una primamisurazione in questo senso,porta la firma di Campania In-novazione, agenzia della Re-gione che nelle scorse settimane,attraverso la redazione e la pub-blicazione di un “Innovationscoreboard”, ha di fatto fornito

all’intero sistema regionale uno strumento di ap-profondimento per la costruzione di politiche asostegno della capacità innovativa campana. «Ora– spiega Giuseppe Zollo, presidente di Campa-nia Innovazione – siamo nella fase di elaborazionedi sistemi più analitici che colgano in modo di-retto l’effetto delle politiche di innovazione sullecapacità competitive degli attori regionali».

Quali azioni metterete in campo nei pros-simi mesi per misurare al meglio l’impattodelle politiche d’innovazione?«L’agenzia già da un anno ha varato un progettodi misura delle capacità di innovazione dellaCampania, assumendo come riferimento le me-triche già usate in campo europeo. Su questopunto c’è ben poco da inventare. È sufficienteadattare al contesto locale metriche e sistemi giàampiamente collaudati in altre parti del mondo.I primi risultati di un sistema di valutazione ag-gregato sono consultabili sul sito web di Cam-pania Innovazione».

La diffusione del modello distrettuale puòrivelarsi determinante per attirare nuovi inve-stimenti sul territorio?«I nuovi investimenti si attirano solo se si è cre-dibili sul lungo periodo. E la credibilità si acqui-sisce solo se si è capaci di mostrare risultati tan-gibili e se si dimostra che tali traguardi sono ilrisultato di competenze vere, e non una fiammata

INNOVAZIONE

66 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

I fondi concessi alla Campania per la realizzazione

di nuovi poli tecnologici, secondo Giuseppe Zollo,

consentiranno di «aggregare le competenze esistenti

intorno a filiere scientifiche e tecnologiche di indubbio

valore strategico»

Giacomo Govoni

Tradurre la ricercain risultati tangibili

Giuseppe Zollo,

presidente

di Campania

Innovazione

Page 57: Dossier Campania 09 2012

Giuseppe Zollo

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 67

destinata a diventare cenere quando i fondi pub-blici si esauriranno».

Oltre al contenimento dei costi, quali op-portunità il modello dei distretti tecnologiciapre per le pmi campane?«Il problema della ricerca è come sempre quellodi competere a livello internazionale. Per far ciòè necessario raggiungere rilevanti economie discala. Per riuscirci è necessario aggregare le com-petenze esistenti intorno a filiere scientifiche e tec-nologiche di indubbio valore strategico. Questaè la vera opportunità che si apre con la creazionedei distretti tecnologici. Poi c’è il secondo annosoproblema: dialogare con le pmi. Cosa che nonsempre i tecnici e i ricercatori sanno o voglionofare. Per cui è essenziale il raccordo dei distretti

tecnologici con le strutture che hanno le com-petenze per fare ciò. I distretti tecnologici devonoperciò diventare l’elemento qualificante della rete“Campania In.Hub”, costituita dalla Regionecirca un anno fa».

Su quali realtà scientifiche di punta del ter-ritorio si potranno incardinare i futuri di-stretti tecnologici di matrice campana?«Non c’è dubbio che debbano incardinarsi sullerealtà di ricerca esistenti. Per fortuna la capacitàdi ricerca in Campania non manca. Vi sono ec-

cellenze sia nelle università che nelCnr, oltre a coraggiosi imprendi-tori che non hanno smesso di cre-dere nell’innovazione come volanoessenziale per la competitività delterritorio. L’elenco è lungo».

Come inciderà l’aggrega-zione in distretti sul concetto diterritorialità delle imprese che licompongono? È ragionevole im-maginare un allargamento degliorizzonti commerciali, favorito

dallo sviluppo filiere interregionali?«Se i distretti riescono a rompere le barrieredi credibilità e di comunicazione che spessoi ricercatori soffrono nei confronti del si-stema delle imprese locali, non c’è dubbioche l’aggregazione delle capacità scientifichee tecniche consentirà la realizzazione di unaserie di servizi alle imprese a sostegno delleloro capacità di innovazione. Quali sarannole tipologie di servizi più gettonate si vedrànel tempo. Sicuramente il sistema campanoper favorire l’innovazione avrà bisogno disviluppare collaborazioni in ambito regio-nale ed extraregionale. Filiere corte e filierelunghe non sono alternative. Anzi, si sosten-gono a vicenda».

Non sempre tecnici e ricercatorisanno o vogliono dialogare con le pmi.Per questo è essenziale il raccordodei distretti tecnologici con lestrutture competenti per farlo

41%LA PERCENTUALE DI NUOVE AZIENDE APPARTENENTIAL SETTORE INSEDIATE IN REGIONE E REGISTRATE DACAMPANIA INNOVAZIONE NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2012

ICT

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TECNOLOGIE

68 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Competenza e attenzione verso lenuove tecnologie: il know how ca-pace di passare attraverso il claimdi un aggiornamento in evolu-

zione è ciò che funge da costante ispirazioneper Tecnogroup, un’azienda che oggi cerca diimmaginare il futuro oltre la crisi puntandosu design eco friendly e soluzioni inedite, gio-cate su una fruibilità immediata. MaurizioIannone, che gestisce i sistemi amministrativiaziendali, ci ha spiegato che proprio durantei momenti storicamente avversi come quelliche ci troviamo a vivere è necessario osare.Come? L’azienda ha deciso di andare contro-corrente, puntando sul capitale umano. Per-

ché dietro un’idea vincente c’è sempre unuomo con la voglia di sperimentare.

Quale bilancio può trarre a seguito del-l’attività e degli obiettivi raggiunti nell’ul-timo biennio dalla vostra impresa?«Il bilancio che possiamo trarre è positivo, siain termini di competitività, sia di fatturato,considerando che per quest’ultimo abbiamoavuto un aumento pari al 20 per cento annuosulla nostra clientela storica e un ulterioreincremento del 15 per cento dovuto all’inse-rimento di nuovi clienti».

Quali sono le esperienze più significa-tive che hanno permesso a Tecnogroup dicrescere?«L’esperienza più significativa per la nostraevoluzione ha riguardato i numerosi corsi diformazione a cui abbiamo partecipato coninteresse ed entusiasmo, anche all’estero. Cre-sciamo insieme ai nostri clienti, seguendo lalogica di un aggiornamento costante, cer-cando di migliorare la qualità ma lavorare suun utilizzo sempre più facilitato dei prodotti,che punti a una fruibilità di immediata com-prensione».

Quali sono i vostri settori con il trend disviluppo più alto?«I settori trainanti riguardano i servizi tipo-grafici e le arti grafiche, che con l’avvento deisistemi digitali hanno raggiunto quote di

Tecnologie innovative e capacità di servire il mercato con soluzioni personalizzate.

Il settore della stampa digitale si evolve. A illustrarne le prospettive

è Maurizio Iannone, della società Tecnogroup

Caterina Marchetti

Il capitale umano,il vero volto della tecnologia

Da sinistra, Ciro Sapienza Salerno, responsabile assistenza tecnica,

Maurizio Iannone, amministratore, e Angelo Imperatore,

responsabile commerciale della Tecnogroup Srl di Napoli

www.tecno-group.it

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Maurizio Iannone

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 69

mercato che con l’offset non avremmo po-tuto ottenere. Questo anche perché siamoriusciti a soddisfare le richieste provenientidall'ambito professionale tecnico, ingegneri-stico e architettonico».

Quali le prossime novità che proporreteal mercato? «Le novità riguardano i prodotti dei due no-stri brand Konica Minolta e Kip, dueaziende leader nei settori del piccolo e grandeformato».

Quali sono le esigenze di un'azienda chesi rivolge a Tecnogroup?«Tra le necessità delle imprese possiamo ascri-vere costi contenuti, assistenza e offerta diservizi performanti. In questo senso la per-sonalizzazione delle soluzioni appare unostrumento strategico essenziale per rimanerevicini ai bisogni delle aziende che si rivolgonoa noi».

Quanto investite in formazione e svi-luppo?«Seguiamo in maniera dinamica le attivitàproduttive ponendo l’aggiornamento delpersonale e l’attenzione per il cliente al cen-tro delle nostre scelte. La nostra azienda èformata da personale giovane e dinamico,anche per questo seguiamouna costante evoluzione, checi permette di far fronte tem-pestivamente alle esigenze delmercato grazie all’inseri-mento di nuove figure e at-traverso avanzati software digestione remota, con i qualirisolvere rapidamente le varieproblematiche della nostraclientela».

Come immagina il fu-turo?«Come tutti i settori, anchenoi abbiamo subito gli effettidella crisi mondiale, ma ab-biamo deciso di contenerne

le conseguenze investendo nei servizi e nellaprofessionalità del personale. Le parole chiaveper il nostro futuro vanno nel segno della ri-cerca di tecnologie innovative, oltre che nellacapacità di servire il mercato con soluzioni

personalizzate, mantenendoalti gli standard di eccellenzae orientando l’impegno versoquelle che sono le nuove con-cezioni dell’eco-design. Tuttoquesto senza dimenticare cheuna forte coesione tra soci ecollaboratori ha contribuitoalla creazione di un gruppounito: il nostro spirito disquadra per il cliente oggi ègaranzia di un prodotto alta-mente selezionato. Perché lepersone sono la forza trai-nante del progresso. Sonoloro a cambiare il volto dellatecnologia».

I servizi tipografici e le arti grafiche,con l’avvento dei sistemi digitali,hanno raggiunto quote di mercatoche con l’offset non avremmo potuto ottenere

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BENI CULTURALI

Un recente studio dell’UniversitàCattolica indica che in Italia, no-nostante il primato di 44 sitiUnesco, il Pil legato all’industria

culturale resta fermo a 35 miliardi di eurocontro i 78 della Gran Breta-gna e gli 82 della Francia. Inun periodo di forte crisi eco-nomica la cultura può diven-tare però una vera strategia dimarketing territoriale cioèun’attività produttiva, anchenella vita economica cam-pana. «È questa un’indica-zione strategica che come As-sessorato al turismo e ai beniculturali – sottolinea il vice-presidente della Regione Giu-seppe De Mita – stiamo por-tando avanti ormai datempo».

Come si sta cercando di dare concretezzaalla vostra azione?«È in via di pubblicazione un bando per lavalorizzazione dei beni culturali della Cam-pania, relativo all’Obiettivo operativo 1.9,che prevede la necessità per l’ammissione a fi-nanziamento di un piano di gestione checontenga anche i livelli occupazionali che at-traverso l’azione di valorizzazione si inten-dono impiegare, pena la revoca del finanzia-mento stesso. È una idea che va a correggerequanto accaduto nel passato rispetto all’uti-

lizzo delle risorse pubbliche, soprattuttoquelle comunitarie. Nel passato, infatti, il re-cupero e la valorizzazione di beni culturalihanno prodotto nuovi costi piuttosto chenuova ricchezza».

La Convenzione Unesco per la protezionee la promozione delle diversità di espressioneculturali, in vigore dal marzo 2007, rileva lacomplementarietà degli aspetti economici eculturali dello sviluppo, confermando chenon ci può essere sviluppo economico senza

Giuseppe De Mita,

vicepresidente della

giunta regionale della

Campania con delega a

beni culturali e turismo

78 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Guardare alla culturacon logica produttiva«Il patrimonio culturale, fuori da logiche assistenziali e dentro un processo di revisione dei fattori

produttivi, può essere il motore per il Paese, per il Sud e per la Campania». Il punto del

vicepresidente della giunta campana Giuseppe De Mita

Renata Gualtieri

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Giuseppe De Mita

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 79

sviluppo culturale. Cosa ne pensa?«Sono dell’idea che non ci possa essere svi-luppo culturale senza sviluppo economico.E sono fermamente convinto della necessitàche lo sviluppo culturale proceda di pari passicon quello economico. L’Italia, il Mezzo-giorno e la Campania hanno grosse poten-zialità da questo punto di vista. Non mi paredi dire nulla di eversivo nel ribadire la neces-sità di mettere a sistema il grande patrimonioartistico e culturale in una logica produttiva,cioè secondo le regole e le dinamiche del ci-clo produttivo. È l’unica via d’uscita possibilese si vuol agganciare la produttività alle ne-cessarie esigenze di tutela e salvaguardia chequesto enorme patrimonio legittimamentepresenta».

Nei processi di sviluppo economico localequale contributo dà attualmente la cultura intermini occupazionali e quali sono invece lesue potenzialità?«Il contributo in termini di occupazione nonè ancora in linea con le potenzialità che il pa-trimonio culturale presenta. Non è un limitesolo campano, ma direi si tratti di una que-stione nazionale. Il limite finora è stato pro-

prio quello di noninserire queste at-tività all’interno diun contesto pro-duttivo. Si tratta diun fatto di menta-lità che va modifi-cata. Solo cam-biando i nostricomportamenti sipuò uscire dallastagnazione dioggi. Solo cam-biando passo sipossono gettare lebasi per uno svi-luppo e una cre-scita futura. Il pa-trimonio culturale,fuori da logiche as-sistenziali e dentroun processo di re-

visione dei fattori produttivi,oggi sempre più legati ai sin-goli territori, può essere ilmotore per il Paese, per il Sude per la Campania».

Una terra come quella cam-pana riesce a trovare gli in-terpreti giusti perché il suopatrimonio sia un volano disviluppo?«Gli interpreti più giusti sonodi sicuro gli interlocutori ter-ritoriali, coloro che cono-scono in maniera diffusa la realtà di riferi-mento. A questo profilo rispondono di sicuroi giovani, coloro ai quali chi ha ruoli nelle isti-tuzioni e nelle amministrazioni deve essere ingrado di fornire una possibilità di realizza-zione di sé dal punto di vista personale equindi professionale ed economico. Oggi lavera discriminante, anche sotto il profilo dellosviluppo turistico, è data dalle motivazioniche inducono le persone a spostarsi. Il turi-smo è un fatto motivazionale, esperienziale.Proprio per questo vanno valorizzate tuttequelle caratteristiche territoriali che si carat-terizzano per la propria irripetibilità e quindiper la non delocalizzabilità. Tutto questo vatenuto in forte considerazione nel processo dicostruzione di politiche pubbliche per la va-lorizzazione dei beni culturali e la promo-zione turistica».

Considerando che in Campania ci sonoben 5 siti Unesco, in che termini la Regioneinterviene nella formazione professionale enella promozione della attività culturali?«La formazione rappresenta senza dubbio unapriorità. È per questo che, in collaborazionecon l’Assessorato al lavoro, abbiamo intesopromuovere un programma di formazionesulle risorse del Fondo sociale europeo chemetta al centro la professionalità all’interno diprocessi di valorizzazione e promozione turi-stica e per l’innalzamento della qualità dei ser-vizi dell’accoglienza. Si tratta di un programmamolto innovativo e che fa il paio con gli in-terventi di sostegno all’auto-impresa che in-tendiamo promuovere a breve».

A sinistra,

la Certosa di Padula.

Sopra, il tempio di Era

a Paestum

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BENI CULTURALI

80 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Negli ultimi decenni c’è stato un pro-gressivo calo degli investimentipubblici sui beni culturali, non sol-tanto come portato generale della

crisi economica che si sta attraversando, ma pereffetto della poca efficacia, nel tempo, di politi-che di ampio respiro. Su un altro piano c’è, però,da registrare, partendo da un osservatorio parti-colare quale quello della Soprintendenza specialeper i beni archeologici di Napoli e Pompei, unasostanziale tenuta del turismo culturale: negli ul-timi due anni, ad esempio, il numero dei visita-tori di Pompei (nel 2011 sono stati oltre2.300.000) riporta un trend di graduale crescita.«Un risultato importante – commenta la soprin-tendente Teresa Elena Cinquantaquattro – che dàconto del grande impegno profuso, quotidiana-mente, nella cura del sito archeologico.

Il sindaco di Summonte ha dichiarato che«la cultura va considerata come attività pro-duttiva». Cosa ne pensa?«La cultura è un’attività produttiva, innanzi-tutto di conoscenza e di storia; ma è anche unpossibile, straordinario strumento di crescitaeconomica per i nostri territori. A patto però,come per qualunque altra attività, che si inve-sta seriamente nel settore. E il primo a farlo do-vrebbe essere lo Stato, con una netta inver-sione di tendenza: occorrono le risorse e ilpotenziamento degli uffici preposti alla tuteladel patrimonio culturale».

Quali interventi ritiene più necessari per lavalorizzazione dei beni culturali in Campania?«Il vero tallone di Achille dei beni culturali in Ita-lia è quello della gestione: le soprintendenzehanno sempre più difficoltà a garantire, con il

Cultura, motore di sviluppoLe potenzialità del territorio campano sono tante, ma per svilupparle al meglio, sottolinea Teresa

Elena Cinquantaquattro, soprintendente speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei,

occorre costruire percorsi condivisi con amministrazioni locali e operatori del settore turistico

Renata Gualtieri

Teresa Elena

Cinquantaquattro,

soprintendente

speciale per i beni

archeologici di Napoli

e Pompei

Page 65: Dossier Campania 09 2012

Teresa Elena Cinquantaquattro

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 81

personale interno depauperato dal mancato turn-over e con le poche risorse economiche, nonsolo la manutenzione ordinaria e straordinaria deisiti, ma anche la loro fruizione. Nelle contingenzeattuali è dunque opportuno che, accanto al mi-nistero, siano le amministrazioni locali - Regionie Comuni - ad attivarsi, visto peraltro il ruolo cheil Codice dei beni culturali assegna loro nelcampo della valorizzazione».

Come valuta lo stato di avanzamento delGrande Progetto Pompei? Qual è stata la ri-sposta delle imprese del territorio e quali itempi prestabiliti per la fine dei lavori?«Questa iniziativa è un’importante occasioneper il Ministero dei beni culturali di dimo-strare, in sintonia con i ministeri per la Coe-sione territoriale e dell’Interno, che l’Italia è pie-namente in grado di salvaguardare e valorizzareuno dei siti archeologici più importanti almondo, garantendo al contempo il rispettodella sicurezza e della legalità. Sono già statebandite le prime cinque gare per il restauro dialtrettante domus e a breve saranno avviate legare per la messa in sicurezza del sito, sia dalpunto di vista strutturale sia dal punto di vistadella mitigazione del rischio idrogeologico. IlGrande Progetto Pompei, che metterà a puntoun sistema di monitoraggio dinamico del sitoche sarà utilizzato come sistema di program-mazione delle attività di salvaguardia e tutela,dovrà concludersi entro il 2015, termine discadenza per l’utilizzo delle risorse europee. Larisposta delle imprese alle gare, indette conprocedure aperte, è stata senz’altro positiva, vi-sto l’alto numero dei partecipanti».

Il ministro Ornaghi ha assicurato che i

beni culturali compaiono nelle priorità stra-tegiche del Governo Monti. Cosa manca al-l’Italia, nonostante detenga il primato di 44siti Unesco, per diventare una potenza mon-diale nel settore?«Le parole del ministro Ornaghi sono di grandeconforto. Non mi stancherò mai di dire che ser-vono investimenti e non solo economici. E, al ri-guardo, segnalo come elemento positivo il fattoche nel gennaio 2012 sono stati assunti a Pom-pei ventitre funzionari, archeologi, architetti eamministrativi. E le risorse umane e professionalirappresentano il vero investimento, se si vuole af-frontare seriamente, in una prospettiva di crescitae non di regressione, il problema dei beni cultu-rali in Italia».

Qual è il valore storico e scientifico delloscavo terminato recentemente da una equipedi studiosi della facoltà di Lettere e filosofiadella Seconda Università degli Studi di Na-poli. Quali le eccezionali scoperte fatte equali altri segreti potrebbero essere nascosti,sulla scorta degli ultimi ritrovamenti, sullependici dell’acropoli di Cuma?«Le indagini che attualmente si stanno svolgendonul tempio di Giove sull’acropoli di Cuma rive-stono un enorme interesse dal punto di vistadella ricostruzione archeologica nonché dalpunto di vista della storia dei culti di quella chele fonti antiche definiscono la più antica coloniagreca d’Occidente. Sicuramente molto resta dascoprire ancora, come del resto in tutti gli altri sitidei Campi flegrei, ma credo che in questa fase siadoveroso concentrarsi sui problemi della con-servazione di quello che in questi anni è stato giàriportato alla luce».

VISITATORI L’AFFLUENZA DI TURISTIREGISTRATA NEL CORSO DEL 2011NEL SITO ARCHEOLOGICO DI POMPEI

2,3 mln

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 83

CREDITO & IMPRESE

MOLTE INSOLVENZE,POCHI INVESTIMENTI

Suona particolarmente forte, in Campa-nia, l’allarme sul deterioramento dellaqualità del credito in Italia lanciato a ini-zio agosto dalla Bce. Stando al bollettinosull’economia regionale diramato daBanca d’Italia nel giugno scorso, infatti,la Campania è la maglia nera nazionalein termini di insolvenze bancarie, conun livello di sofferenze cresciuto del5,8% nel primo trimestre 2012. Il fab-bisogno finanziario a breve termine, da

imputare soprattutto al mancato incassodei crediti vantati nei confronti dellapubblica amministrazione, ha accorciatole prospettive d’investimento delle im-prese, indebolendone la domanda di fi-nanziamento. Nessun ulteriore irrigidi-mento, tuttavia, sul versante bancario,che s’impegna invece a rinnovare l’ap-poggio al tessuto produttivo, miglio-rando per esempio il raccordo con il si-stema campano dei confidi.

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84 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Affonda le radici nei cosiddettibanchi pubblici napoletani di ma-trice cinquecentesca la nascita delBanco di Napoli, il più antico isti-

tuto di credito italiano che a cavallo tra ilsecondo e il terzo millennio ha conosciutouno dei passaggi più travagliati della sua sto-ria. Una stagione contrassegnata da perditepatrimoniali, ricapitalizzazioni e gestioniinefficienti, chiusa con la fusione con IntesaSanpaolo nel 2006. A detta di molti, un fi-nale amaro e penalizzante per la società ci-vile meridionale, ma non per il direttoregenerale Giuseppe Castagna, secondo cui «ilrapporto di fiducia che in questi anni si èconsolidato con le imprese trova pochiuguali anche nel passato».

Da tempo, autorevoli istituti come Svi-mez, richiamano il caso Banco di Napoli

per sottolineare come la perdita dellacifra territoriale delle banche che operanoin Campania potrebbe ripercuotersi sullosviluppo della regione. Qual è la sua po-sizione in merito?«Premetto che a mio parere i problemi dellaCampania e delle altre regioni meridionalisiano più la causa che la conseguenza del-l’alienazione dei grandi istituti di credito delMezzogiorno. Credo poi che il Banco di Na-poli, dopo la nota fase di travaglio, negli ul-timi anni è divenuto un punto diriferimento per il sistema produttivo dellaCampania e del Sud grazie anche alla grandeattenzione del gruppo Intesa Sanpaolo alleeconomie e alle esigenze dei diversi territoriitaliani, senza distinzione di latitudine. I26,7 miliardi di impieghi nelle quattro re-gioni dove l’istituto è presente dimostrano

SUPPORTO A TUTTO TONDOAL TERRITORIOI quasi due milioni di clienti che il Banco di Napoli serve a tutt’oggi

in quattro regioni del Sud testimoniano, osserva Giuseppe Castagna,

che l’acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo non ha scalfito il ruolo

di «riferimento per la Campania e il Mezzogiorno»

Giacomo Govoni

CREDITO & IMPRESE

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ancora una volta quanto il Banco di Napoli,la più grande banca del Sud, sia vicina a fa-miglie, imprese e al tessuto economico ditutto il territorio meridionale, anche in unmomento di particolare difficoltà e raccontaquanta attenzione dedichiamo all’economiadelle nostre regioni e allo sviluppo delle im-prese che vi operano».

Che evoluzione hanno avuto i vostri im-pieghi bancari al territorio campano negliultimi mesi?«Certamente la crisi ha provocato una dimi-nuzione del trend di crescita dei nuovi im-pieghi tanto a livello nazionale quanto nelleregioni dove opera il Banco di Napoli, Cam-pania compresa. Ciononostante il livellocomplessivo degli impieghi è in linea con il2011 anzi registra una lievissima crescita. Ilproblema è che il nuovo credito è soprattuttorivolto alla ristrutturazione del debito delleaziende. Analogo discorso vale per i privatidove registriamo un calo di nuovi mutui allafamiglie. L’impegno verso la nostra clientelac’è ed è ancora più forte adesso che la situa-zione è obiettivamente più difficile. Sbagliachi pensa che la stretta del credito derivi dauna scarsa propensione delle banche ad assu-mersi il rischio, certo è necessaria maggioreattenzione, ma è soprattutto la mancanza di

nuovi progetti e di investimenti a determi-nare minori finanziamenti».

Nel sostegno economico al tessuto pro-duttivo della Campania, verso quali set-tori state orientando i vostri prodotti eservizi più interessanti? «Credo che uno dei nostri punti di forza siaquello di stare accanto alle imprese e agliimprenditori del territorio. Abbiamo fir-mato accordi con Confindustria per aiutarelo sviluppo delle pmi, favorendone l’inter-nazionalizzazione, la crescita del capitaleumano, la patrimonializzazione, la sosteni-bilità ambientale e l’innovazione. A livellonazionale Intesa Sanpaolo ha firmato ac-cordi con i commercialisti, con Rete Im-prese Italia e con l’Ance per sostenere i piùdiversi settori produttivi, declinati sul terri-torio a favore delle imprese. Abbiamo, inol-tre, accordi con il mondo dei Confidi,anche in Campania, che possono e devonoessere di grande aiuto nel mediare il rap-porto tra imprese e settore del credito».

Di recente, avete ospitato un convegnodedicato ai settori automotive e aeronau-tico, da cui è emerso il ruolo chiave del-l’innovazione e della ricerca per il rilanciodell’economia territoriale. In questosenso, quali sinergie state rafforzando?

Giuseppe Castagna,

direttore generale

del Banco di Napoli

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Si sbaglia a pensare che la stretta del creditoderivi da una scarsa propensione delle banche al rischio.

È soprattutto la mancanza di nuovi progetti e di investimentia determinare minori finanziamenti

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86 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

CREDITO & IMPRESE

«Il convegno promosso dall’associazioneSocietà e ricerche per il Mezzogiorno hamesso in evidenza quanto il Sud sia unaparte del Paese che ha una rilevante pre-senza manifatturiera in alcuni settorichiave per l’economia nazionale. Tra que-sti, appunto, ci sono l’aeronautico e l’au-tomotive che, pur con caratteristichediverse, sono caratterizzati da alta intensitàdi ricerca e innovazione, alta propensioneall’internazionalizzazione e uno stretto rap-porto tra grande impresa e filiera della sub-fornitura. La ricerca di Srm evidenzia comeil fatturato, riclassificato per unità produt-tive regionali, mostri chiaramente che inItalia la Campania è la seconda nell’aero-spazio e la terza nell’automotive con nu-meri molto importanti. Questo è motivodi orgoglio ma anche un segnale chiaro dicome il futuro delle imprese anche nel me-ridione passi necessariamente dalla conti-nua ricerca di eccellenza e quindi diinnovazione e non può più prescindere dalconfronto continuo con la competizioneinternazionale».

Attraverso quali strumenti riuscite aestendere il vostro supporto anche allepmi campane, spesso “emarginate” daldialogo col credito? «Insieme agli accordi di cui ho parlatoprima mettiamo a disposizione delle im-prese la nostra voglia di sostenerle, non so-lamente attraverso gli strumenti del credito,ma soprattutto attraverso la nostra capacitàdi essere consulenti a 360° rispetto le diverse

esigenze che oggi le aziende manifestano so-prattutto quando avvertono la necessità diaprirsi sui nuovi mercati. Qui possiamo farerealmente la differenza mettendo loro a di-sposizione tutta la nostra esperienza dibanca legata a un gruppo con una forte pro-iezione e presenza internazionale. Adessoabbiamo iniziato a fare anche di più. ConIntesa Sanpaolo Start-Up Initiative sco-priamo e selezioniamo nuove realtà impren-ditoriali fortemente innovative, le formiamoaiutandole a predisporre un business plan ele prepariamo al confronto con il mercato,presentandole infine a potenziali investitorie partner industriali».

Quali frutti ha dato questo progetto?«In due anni e mezzo, abbiamo formato 330start up presentandone 240 a 3.300 poten-ziali investitori. Purtroppo, il Sud è semprestato un po’ in affanno ed è anche per que-sto che abbiamo voluto portare a Napoliquesta iniziativa per presentare a università,imprenditori, ricercatori e giovani campanile opportunità offerte da questo strumento.Vogliamo aiutare i giovani del meridioneche hanno un’idea a guardare all’autoim-prenditorialità che oggi forse offre più pos-sibilità del posto fisso. Lo dico anche perquelli che non hanno progetti innovativi mavogliono avviare un’attività più tradizionalecome, ad esempio, quelle artigianali e com-merciali: per loro abbiamo strumenti qualiOfficine formative e Neoimpresa con i qualisiamo in grado di fornire informazioni esupportarli nel progetto d’impresa».

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L’innalzamento dell’indice dicopertura delle sofferenze al43%, rispetto al 39,5% su cui siattesta mediamente il sistema

delle banche popolari italiane, esprime lavicinanza che la Banca popolare di Sviluppoha saputo garantire al suo territorio anchein piena crisi. Lo conferma il documento dibilancio 2011 dell’istituto campano, da cuiemerge un rafforzamento della soliditàpatrimoniale e una «capacità di Bps dirispondere alle difficoltà della congiuntura– osserva il presidente Luigi Gorga – conti-nuando a erogare credito senza mai ridurrel’assistenza alle imprese».

Che riflessi avranno i buoni risultati del-l’ultimo esercizio sulla vostra capacità difare credito al territorio?«Oltre a innalzare l’indice di copertura dellesofferenze, abbiamo portato l’indice core

Tier al 14%, rispetto all’8% stabilito dagliaccordi di Basilea II e al 10% dei recentiaccordi di Basilea III. Nel corso dell’ultimoanno si sono aggiunti 300 nuovi soci e oltre1.000 clienti. Puntiamo a raddoppiare neiprossimi tre anni gli attuali 2.600 soci. Conquesti numeri oggi la Bps è una bancaancora più solida, capitalizzata, in crescita ein grado di svolgere al meglio il suo ruolo dibanca del territorio».

Quali settori possono guidare il rilanciodel tessuto produttivo campano e che stru-menti metterete in campo per sostenerli?«Stiamo vivendo un’epoca di grandi cam-biamenti, bisogna saper cogliere leopportunità e valorizzare le potenzialità delmercato. Per ricostruire la fiducia generaleserve ancor di più lavoro di squadra. I set-tori strategici che possono trainare la ripresain Campania sono agroalimentare, aerospa-

UNA CULTURA FONDATASUL LAVORO DI SQUADRAUn legame più solido fra gli istituti di credito popolari e il patrimonio umano

ed economico del territorio, secondo Luigi Gorga, può maturare solamente

a patto che in Campania si affermi presto una «nuova cultura della mutualità»

Giacomo Govoni

Luigi Gorga, presidente

della Banca popolare

di Sviluppo

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I settori strategici che possono trainare laripresa in Campania sono agroalimentare,

aerospazio, moda, trasporti, logistica e turismo

CREDITO & IMPRESE

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 89

zio, moda, trasporti, logistica e turismo. LaBps intende sostenere le attività economi-che attraverso un approccio nuovo,ragionando in ottica di filiera, supportandocioè il socio, e anche i suoi fornitori eclienti, assistendoli direttamente con offertedi prodotti, servizi e consulenza specifica».

A giugno, in occasione della sua ricon-ferma alla guida di Bps, ha dichiarato chea livello creditizio la Campania scontauna scarsa cultura della mutualità. Qualii soggetti da “erudire” di più in questosenso? «In Campania è quasi assente lo spirito coo-perativistico che invece contraddistinguealtre aree del Paese e che ha permesso lo svi-luppo di solide e radicate banche popolaricon centinaia di migliaia di soci. Le cifre par-lano chiaro. In Italia le banche popolarirappresentano circa il 25% degli sportelli,della raccolta e degli impieghi. In Campania,pur rappresentando il 25% degli sportelli,raccolgono e impiegano meno del 10%. Enon è una questione di differenza tra nord esud: la vicina Puglia esprime banche popolaricon oltre 30.000 soci. Nel nord Italia ci sonorealtà popolari che addirittura hanno163.000 soci. In Campania non arrivano inmedia a 3.000. È una questione di cultura.Bisogna comprendere che senza banchepopolari locali forti e ramificate nei territori,il tessuto produttivo non si sviluppa».

Rimarcate con orgoglio l’orientamentolocalistico della vostra attività bancaria.In che ambiti questo aspetto viene mag-giormente espresso?«Siamo consapevoli che imprese e famiglierichiedono maggiore flessibilità organizza-tiva. Tra le varie iniziative, abbiamo varatoil “Progetto Vomero”, con cui stiamo speri-mentando l’offerta di servizi innovativi emaggiore flessibilità da estendere successi-

vamente a tutte le altre filiali. Tutto questo,però, lo ripeto, ha alla base la cultura dellamutualità, cioè il solido legame tra banca esocio/cliente. Nei mesi scorsi, poi, abbiamovarato il Patto per la crescita: imprese, fami-glie e giovani, sono i cardini sui qualirealizzare un grande progetto comune dirafforzamento patrimoniale del tessutosocio-economico del territorio campano.

Dal vostro punto di vista, quindi, doveè più giusto indirizzare gli sforzi futuri?«Verso la crescita del sistema imprendito-riale nel suo complesso con lo sguardorivolto ad accompagnare i giovani nello svi-luppo di idee imprenditoriali, soprattuttonei settori maggiormente innovativi, ine-splorati e con una vocazione all’export. LaCampania dispone di un immenso capitaleumano qualificato che può, anzi deve,diventare una grande opportunità di svi-luppo. Bps sta portando avanti, incollaborazione con alcuni fra i principaliatenei campani, un progetto per sostenere ineolaureati».

A livello regionale, la vostra bancaemetterà la fetta più ampia dei cosiddetti“Sud bond”. In che misura questa inizia-tiva contribuirà al riequilibrio del flussocreditizio nei confronti delle pmi?«Le risorse raccolte serviranno per finanziarenuovi progetti d’investimento e non persostituire prestiti già esistenti nei confrontidelle aziende meridionali. Per favorire la rac-colta il Tesoro ha previsto una tassazione difavore del 5% contro il 20% della nuova ali-quota sui capital gain e addirittura più bassadi quella sui titoli di Stato, rimasta al 12,5%.In base alle stime, gli impieghi delle banchenel Sud dovrebbero aumentare del 6-7%.Credo che il nostro impegno sia evidenziatodalla scelta di emettere “Sud bond” per 15,6milioni».

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BROKERAGGIO

92 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

«Le compagnie italiane hanno ot-timi fondamentali e hanno rettobenissimo la crisi, ma sono ec-cessivamente ingessate». Consi-

glia Tessitore, responsabile commerciale BrokerCesaro che ha sede a Gricignano di Aversa (Ce),ha un’idea ben precisa dello scenario in cui sitrova ora il brokeraggio in Italia. Le enormidifferenze tra quanto accade a livello normativoin Italia e all’estero sono tra i principali elementidi un’analisi che affronti il tema in questo mo-mento, ma siamo a un punto di svolta grazie allenovità che arrivano dall’Ue. «Rimane il fatto –spiega la Tessitore – che c’è più produttività sulmercato estero, perché è più pronto del nostroa recepire determinati rischi».

Broker in Italia, tra discriminazione e nepotismo Spesso fare impresa è una sfida continua al pantano burocratico. Ma non è l’unico problema

ad assillare il brokeraggio nazionale. Facciamo il punto con Consiglia Tessitore,

che non dimentica quanto di buono offrono le prospettive

Renato Ferretti

La dottoressa e Cavalier

Consiglia Tessitore,

Responsabile

Commerciale Broker

Cesaro con sede

a Gricignano

di Aversa (Ce)

www.brokercesaro.it

In che modo differisce il mercato al-l’estero?«Siamo un Broker wholesale esperto nei ramiCauzioni & Fidejussioni oltre ai Rischi pro-fessionali e in questo momento stiamo chiu-dendo accordi commerciali per lo più con com-pagnie estere perché offrono prodotti moltopiù snelli, con condizioni contrattuali più tra-sparenti e garanzie sempre più complete ri-spetto a compagnie assicurative italiane chesembrano essere poco ricettive».

Eppure qualcosa si sta muovendo anche inItalia.«Le evoluzioni normative degli ultimi cinqueanni hanno generato per il brokeraggio assicu-rativo nuove attività legate soprattutto all’in-formazione, alla garanzia e alla trasparenza deiservizi erogati. Con l’apertura dei mercati fi-nanziari, questi cambiamenti hanno contri-buito a modificare le caratteristiche operative ele logiche gestionali dei Broker Assicurativi Ita-liani. A ciò si aggiunge l’obbligo di nuove co-perture assicurative, l’aggressivo ingresso dinuove compagnie assicurative estere che pos-sono operare sul mercato italiano in Lps strin-gendo accordi commerciali con broker whole-sale e usando tassi molto competitivi».

Quali saranno le dirette conseguenze?«Ci attende un periodo che vedrà la completadefinizione dell’attività dell’intermediario inItalia e in Europa, attraverso il completamento

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Consiglia Tessitore

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 93

delle normative europee e italiane. Sarà un la-voro complesso dal mio punto di vista, poichéi broker rappresentano la più qualificata, indi-pendente e professionale “associazione di con-sumatori” nel comparto assicurativo. Ciò che miauguro, rispetto alle nuove e imminenti nor-mative europee, è che le stesse possano essere ca-late nelle realtà nazionali in modo automatico,senza cioè consentire che normative di secondolivello gravino la loro realizzazione di pesanti im-pedimenti burocratici».

E il vostro piano per affrontare questo cam-biamento?«La professione di broker richiede una compe-tenza tecnica e un bagaglio culturale che nonpuò prescindere da una continua e qualificata at-tività formativa. In questi ultimi due anni noi diBroker Cesaro Assicurativo e Riassicurativo cisiamo impegnati nell’ottimizzazione dei pro-cessi su modelli già sperimentati all’estero. Conil nostro modello organizzativo riusciamo a ser-vire con beneficio reciproco, anche le imprese aldi sopra di un fatturato di venti milioni di euro,che fino a poco tempo fa veniva gestito solo daiGrandi Broker Assicurativi. Noi offriamo pre-valentemente prodotti di compagnie assicura-tive estere che vogliono operare in Italia in Lps,offrendo supporto nel marketing, consulenza le-gale, fiscale e li aiutiamo a servire la Pmi».

Non si smentisce la preferenza per le com-pagnie estere.«Il motivo per cui Broker Cesaro ha deciso dioperare con compagnie prevalentemente esteree non quelle italiane è soprattutto perché quelleitaliane più grandi, per la loro diversa organiz-zazione e per gli obbiettivi che le muovono,sono meno portate a innovare, senza parlare del

monopolio politico e dello scetticismo a noninvestire su broker che hanno sede a sud, di-menticando che vi sono veri professionisti.Molto spesso colleghi sono costretti a modifi-care la sede legale spostandola al nord per averemandato, noi abbiamo deciso di rimanere alsud e dimostrare che qui vi sono professionistialtamente qualificati: viviamo in un paese im-pregnato di forte discriminazione. All’esteronon servono raccomandazioni o conoscenzema professionalità e preparazione nel ramo».

Quali sono le prospettive nel medio elungo periodo per la vostra azienda?«Broker Cesaro svolge un’attività volta ad ana-lizzare le garanzie che il mercato è disposto adoffrire e a capire se queste siano sufficienti asoddisfare le necessità dei clienti. Oltre allaCampania, negli anni abbiamo esteso il nostroambito di operatività a tutta l’Italia grazie alsupporto di colleghi broker reatail. Inoltre, no-nostante sia un’azienda di piccole dimensioni,nel 2011 abbiamo ricevuto il premio comeBest Quality Broker su 150 Broker Italiani dauna compagnia assicurativa che opera preva-lentemente qui in Italia nel ramo cauzioni.Tutto questo non può che farci guardare al fu-turo con ottimismo».

��Molto spesso i colleghi sono costretti

a modificare la sede legale, spostandolaal Nord, per avere il mandato

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CONSULENZA

94 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

«Da una riforma del lavoro chesi preannunciava epocale cisaremmo aspettati una di-versa direzione, che tenesse

conto delle concrete e attuali condizioni delmercato in cui quotidianamente ci si trova aoperare». Ed è proprio la dimensione operativache il dottor Carmine Cafasso, consulente del la-voro e amministratore della Cafasso & Figli Srldi Napoli, rileva essere del tutto assente nellaLegge di riforma entrata in vigore il 18 luglio diquest’anno. Come spiega ancora Cafasso, «sipuò anche ritenere che la riforma sia stata pen-

sata in una prospettiva di sviluppo del Paese, eper molti aspetti in una prospettiva tendente astabilizzare i rapporti di lavoro per ridurre laprecarietà, tuttavia non si è resa fattiva tale con-dizione consentendo alle aziende di poter rece-pire tali innovazioni senza aggravio di oneri. Ri-leva come l’introduzione di una eccessivaprocedimentalizzazione delle attività rischia dirallentare oltremodo una gestione aziendale che,nella realtà dei fatti, vive di immediatezza. Bastipensare alla convalida delle dimissioni o al nuovoprocedimento del licenziamento per giustificatomotivo oggettivo. Peraltro, il contratto a tempodeterminato costituirà la fase di accesso privile-giata al mondo del lavoro per i giovani, conbuona pace dell’apprendistato e del contratto atempo indeterminato».

Proprio a fronte della nuova riforma e deldelicato periodo economico che la società stavivendo i consulenti del lavoro sono chiamatia svolgere un ruolo sempre più determinanteper imprese e lavoratori. Sotto quali aspetti,oggi, il suo operato si rivela più strategico?«Il ruolo del consulente del lavoro è semprestato un punto di mediazione necessario traimpresa, lavoratori e istituzioni pubbliche;ruolo per cui oggi occorre ponderare, per unavalida pianificazione aziendale, una serie di va-riabili gestionali prima non presenti e caratte-rizzanti l’attuale realtà socio-economica. Nellasempre maggiore e crescente specializzazione

Norme, problematichee innovazioni nel mercato del lavoroLa nuova riforma del lavoro e la crisi economica che incombe sul mercato hanno cambiato il ruolo

del consulente del lavoro, oggi in grado di offrire alle imprese innovative soluzioni di sviluppo.

Ne parla Carmine Cafasso

Emanuela Caruso

Carmine Cafasso,

della Cafasso & Figli Srl di Napoli

[email protected]

Page 79: Dossier Campania 09 2012

Carmine Cafasso

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 95

del ruolo di consulente, è diventato quantomai fondamentale fornire soluzioni gestionalial passo con le esigenze talvolta assimilabili averi e propri “casi di scuola”. Tali da richiedereinnovative soluzioni di immediato e prontorisvolto pratico e in linea con le evoluzioninormative, soluzioni costituenti quel “quidpluris” che oggi le aziende ricercano per svi-luppare un’attività di impresa sempre più mo-derna, attiva e rispondente ai continui mutevoliassetti del mercato del lavoro».

Per quale approccio deve optare, oggi, unbravo consulente nel confrontarsi con leaziende locali?«La programmazione della attività rappre-senta il momento determinante nella impo-stazione di una corretta gestione e assistenzaalle imprese e ai lavoratori. Pertanto è im-portante porre la massima attenzione sullosviluppo delle tecnologie informatiche checonsentono di superare problematiche di va-rio genere, indirizzando l’attività su obiettivisensibili, di particolare rilevanza e frutto dianalitiche azioni di “intelligence” legate allosviluppo di oggettivi indicatori di crescita,fornendo adeguata assistenza e ottimizza-zione delle risorse disponibili».

Quali sono i maggiori gap della culturad’impresa locale con cui si confronta la suacategoria?«Lo scoglio più difficile da superare nell’at-tuale cultura d’impresa è quello del timore delcambiamento, che spesso non consente unconfronto corretto, flessibile e dinamico con ilmercato del lavoro».

Su quali problematiche specifiche credesi dovrà concentrare in futuro la sua realtàconsulenziale?«Ponendo attenzione al mercato attuale e allagrande difficoltà in cui la maggior parte delleaziende versa, sarà necessario concentrare leattività sul disbrigo delle pratiche finalizzate alsostegno al reddito, attuando i percorsi degli

ammortizzatori sociali. Queste operazioni, in-fatti, consentiranno alle aziende in difficoltà disuperare il momento di crisi, sostenendo alcontempo anche i lavoratori».

Chi si rivolge alla vostra azienda di con-sulenza?«Da noi si rivolgono realtà della piccola im-presa e altre aziendali più complesse e artico-late, estese sul territorio nazionale, apparte-nenti a diversi settori. Realtà alle quali,proprio nella evidente differenziazione ge-stionale, forniamo un’assistenza consulenzialemirata, riuscendo a identificare e “sentire” lespecialistiche aspettative e preferenze predili-gendo comunicazioni dirette, nell’obiettivo diindividuare le specifiche prospettive di svi-luppo di ogni realtà aziendale».

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Il timore del cambiamento, spessonon consente un confronto corretto,flessibile e dinamico con il mercatodel lavoro

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SICUREZZA

96 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Èuno dei temi da sempre al centrodell’attenzione. Una buona agendapolitica non può che affrontarlo,riempie le pagine dei giornali e ri-

sponde a uno dei problemi più sentiti daicittadini. Parliamo di sicurezza, ma stavoltadecliniamo l’argomento secondo una pro-spettiva più imprenditoriale, un aspetto forsenon del tutto nuovo ma poco approfondito.A parlarci della sua esperienza diretta è il ti-tolare di un Istituto di vigilanza della pro-vincia di Napoli (con sede a Saviano), Era-smo Caccavale, che della sicurezza ha fatto lasua professione. «Il nostro istituto – dice Caccavale – è ope-rativo da ben 20 anni, durante i quali ha ma-turato una grande esperienza grazie alla ca-

“Fare sicurezza” a NapoliErasmo Caccavale, titolare dell’Istituto di vigilanza San Paolino, racconta la sua professione

nella zona “calda” tra Napoli, Caserta e Avellino. Dall’alto tasso di criminalità alla crisi economica

e il rinnovamento tecnologico. «Cose che non ci spaventano»

Renato Ferretti

L’Istituto di vigilanza San Paolino ha sede a Saviano (Na)

www.vigilanzasanpaolino.it

pacità di conformarsi di volta in volta alleesigenze della clientela. Avendo sviluppatosempre nuovi servizi, e grazie anche agli in-vestimenti nelle più avanzate tecnologie,siamo ora considerati all’avanguardia e affi-dabili su tutto il mercato da noi investito».Un mercato che comunque non è stato ri-sparmiato dalla recessione. «La crisi ha inve-stito anche il nostro campo – spiega – e inquesto senso i paletti economici dei clientisono cambiati. Ma la delicatezza della nostraattività ci costringe a garantire comunque lamassima sicurezza».La San Paolino opera nel campano e haesteso il proprio ambito oltre alla provinciadi Napoli, a quelle di Avellino e Caserta.Una zona che a torto o a ragione viene spessoconsiderata “calda” dal punto di vista del-l’ordine pubblico. «Non credo che Napoli siamolto differente da altre città – rispondeCaccavale – , seppur è vero che il tasso di cri-minalità a cui diamo filo da torcere è moltoelevato. In realtà non esistono delle vere eproprie criticità, ma non nascondo che forseun maggior riconoscimento agli istituti di vi-gilanza privata come corpo istitutuzionalemigliorerebbe le cose, visto che anche grazieal nostro operato, i cittadini sono e si sen-tono maggiormente protetti». Tra i diversi servizi forniti dall’istituto (trapiantonamento, servizio ispettivo, scorta va-lori, videosorveglianza) ai circa 2500 utentitrattati, quello più richiesto dai clienti sem-bra essere quello ispettivo «con il quale –

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Erasmo Caccavale

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 97

spiega Caccavale – riusciamo a tenere sottocontrollo un po’ tutto il territorio di com-petenza». Ma Caccavale mette l’accento sul rinnova-mento tecnologico dei mezzi a disposizione.«Ho sempre creduto e investito nell’utilizzodi nuove tecnologie che potessero garantireuna maggior sicurezza ai nostri clienti e ai di-pendenti stessi. Sono sempre in aggiorna-mento ad esempio i mezzi di comunicazioneutilizzati dal personale, la centrale operativa,che rappresenta il cuore e il fiore all’occhiellodell’istituto, che è stato uno dei primissimi inCampania ad investire nell’attuale sistematecnologico di ultima generazione. Comeper esempio i fari brandeggianti di profon-dità a lungo raggio, il collegamento radio trapattuglie e centrale, giubbotti anti-proiettilicostantemente controllati e riassortiti allascadenza, e vari altri dispositivi di sicurezza.Questo ci ha permesso, oltre che a un’ope-ratività ottimale, anche di essere molto con-correnziale nel settore».Un altro aspetto sottolineato è quello dellaformazione del personale. «Essendo la vigi-lanza privata una società di servizi a terzi laforza lavoro rappresenta un elemento fon-damentale e pertanto è indispensabile che ilpersonale sia sempre altamente formato equalificato. Il personale è infatti sottopostoad una formazione continua così come atte-

stano i numerosi corsi di formazione attual-mente svolti. L’assunzione avviene solo dopouna serie di processi di selezione circa i datipersonali, formazione culturale e lavorativa,colloquio informativo con il Capitano, corsodi formazione secondo le prescrizioni dilegge, e successivamente affiancato a perso-nale con almeno 10 anni di operato presso ilnostro istituto con le medesime mansioni».Quando poi si ritorna in argomento piùsquisitamente economico, il titolare dellaSan Paolino ci tiene a precisare: «Grazie allagestione ottimale la società non ha mai regi-strato perdite durante tutti i suoi 20 anni diattività e anche gli ultimi anni hanno cen-sito, nonostante la crisi, dei buoni risultati.L’ultimo anno ha registrato un aumento difatturato pari a un 20 per cento circa ri-spetto all’anno precedente. Al pari di qual-siasi altra azienda credo sia normale speraresempre in meglio, sia in termini di fatturatoche per il futuro dei dipendenti. Ritengoche un’azienda sana rappresenti una garanziaper tutti».

��Napoli non è diversa da altre città,

anche se il tasso di criminalità a cuidiamo filo da torcere è molto elevato

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AGROALIMENTARE

100 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Un intero comparto sotto attacco.L’industria delle conserve in Italiada qualche anno è costretta a in-dietreggiare sotto i colpi di un av-

versario molto più forte di lei. Per comodità cisi riferisce spesso impropriamente a questo mo-stro dell’economia con il nome del Paese intero:dunque si parla in generale di Cina. Ma forsenon è poi così scorretta come generalizzazione,perché il vero problema, come è noto, sono leregole e le condizioni con cui Pechino gioca lasua partita nel capitalismo mondiale. Anchenel business del pomodoro le aziende cinesiinfatti godono di vantaggi che permettono disbaragliare qualsiasi concorrenza, come ci spiegaAntonio Petti, titolare del Gruppo Petti, unodei protagonisti di questo scontro sproporzio-nato. «Stando così le cose – afferma Petti –tutti i nostri sforzi e sacrifici vengono fatti pertenere in vita l’azienda, non per una possibilitàdi guadagno. Cioè da questa attività non si riu-scirà ad accantonare un utile da reinvestire neiprossimi dieci anni».Eppure in cifre il gruppo Petti non sembrerebbesoffrire, secondo i dati degli ultimi due anni. «Ilconsolidato – Petti passa ai numeri – per il2011 è di 200 milioni. Per quanto riguarda lostabilimento solo di Nocerca Superiore, invece,siamo passati dai 154 milioni di euro del 2010a 167 milioni del 2011. Ma non bisogna farsiingannare da questo dato, perché una diffe-

renza positiva di fatturato non corrisponde ne-cessariamente a un guadagno». Per farsi un’idea più precisa dell’azienda, che co-stituisce un buon esempio di impresa nel set-tore: sono circa 600 i dipendenti durante il pe-riodo estivo, di massima produzione cioè, cheva dal 1° luglio al 30 settembre. Gli effettivi du-rante l’anno sono invece 350. L’attività princi-pale, come capita a molte aziende impegnate inquesta attività al Sud, consiste nella trasforma-zione del pomodoro. Il mercato è soprattuttoestero e in particolare Petti esporta in Africa(orientale e occidentale) per il 60 per cento delsuo prodotto. Il rimanente è diviso tra Germa-nia, Francia, Inghilterra e Benelux. «Negli ul-timi mesi – spiega l’imprenditore – abbiamo as-sistito ad una flessione del 3 per cento in Italia.Noi però non l’abbiamo sentita come gli altri

Il Gruppo Petti ha sede

a Nocera Superiore (Sa)

www.petticonserve.com

Conserve, l’impari sfida di PechinoUna volta, erano le aziende del Sud a competere tra loro nel business del pomodoro.

Ora la concorrenza è cinese e si è fatta “sleale”. Antonio Petti, dell’omonimo gruppo

con sede a Salerno, si confessa: «Così possiamo solo sperare di sopravvivere»

Renato Ferretti

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Antonio Petti

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 101

proprio perché non abbiamo mercato in patria.Le zone in cui noi esportiamo non hanno su-bito contrazioni di rilievo perché il nostro è unarticolo relativamente povero, per la spesa dellafamiglia». Fino a qualche anno fa, i cinesi erano fornitoridi semi-lavorato per le industrie come la Petti.«Poi hanno cominciato a esportare il prodottofinito. Quindi da fornitori sono passati a con-correnti. Ma la loro è una concorrenza slealeperché non obbediscono alle stesse regole cuisiamo soggetti noi. Prima di tutto i costi di tra-sformazione sono estremamente più bassi, e poici sono i trasporti. Se, ad esempio, facciamo ar-rivare dal nostro stabilimento in Toscana un ca-mion qui a Nocera spendiamo circa 1000 dol-lari (800 euro), tra costo del trasportatore,carburante, autostrada ecc. La nave che da Pe-

chino arriva a Napoli in 30giorni di navigazione al-l’azienda cinese costa circa lastessa cifra. È evidente la spro-porzione. Per fortuna, al mo-mento, il mercato che hannoconquistato in Europa è quellodel catering e non della grandedistribuzione. Per il secondoinfatti sono richieste spedi-zioni su piattaforme frazio-nate, cosa che la distanza an-cora non permette».

Un margine di azione è ancora possibile, per ri-sparmiare, diversificare e far pesare la qualitàmaggiore del prodotto italiano. «Sempre inEuropa, molti notano la differenza tra il nostroconcentrato e quello cinese. Quest’ultimo ha lacaratteristica di essere standard, “piatto”: cioè,pur avendo le caratteristiche organolettiche ri-chieste, ha un sapore che non ha niente a chefare con il nostro. Ma in altri Paesi, come quelliafricani, si è più attenti al prezzo e in questo Pe-chino è imbattibile. Nei nostri tentativi di di-versificazione infatti abbiamo inserito uno sta-bilimento in Nigeria, grande consumatrice diconcentrato. Ma così facendo penalizzi gli sta-bilimenti italiani. Per questo stiamo pensandodi lottare e di riorganizzare la struttura pro-duttiva per vedere se è possibile continuare areggere la sfida, con il vantaggio del nostroknow how, che deriva dall’esperienza di tre oquattro generazioni e che magari i cinesi nonhanno ancora raggiunto».Un altro aspetto su cui Petti si sente di puntareè un miglioramento delle politiche economichee sociali della superpotenza orientale. «Nel me-dio-lungo periodo dobbiamo augurarci che cisia una rivalutazione della divisa cinese, primao poi questo deve accadere. E prima o poi au-menterà il costo del lavoro anche per loro, ci sa-ranno lotte sindacali che porteranno finalmentea una competizione più giusta. Allora, forse,smetteremo di soffrire».

��

La qualità del nostro prodotto, rispettoa quello cinese, è decisamentesuperiore. Ma in certi Paesisi è più che altro attenti al prezzo

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108 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

TURISMO

A nche il turismo,come tutti i set-tori economici,nel 2012 mostra

il fianco. Uno degli asset delnostro Paese che dovrebbe es-sere una delle risorse princi-pali, paga la contrazione deiconsumi e delle disponibilitàeconomiche delle famiglie. Lespese dei viaggiatori italianiall’estero sono diminuite dello0,7 per cento. Gli italiani chepossono viaggiano in Europa,mentre la spesa di quelli chevanno nelle destinazioni ex-tra europee si è ridotta del 5,1per cento. È evidente, dun-que, il rallentamento del turi-smo nostrano, ma anche diquello estero, Europa in testa.L’indagine sul turismo inter-nazionale in Italia, condottadalla Banca d’Italia, ha infattirilevato per i primi 5 mesi del2012 un calo della spesa deglistranieri provenienti dal-l’Unione europea (-1,8 percento rispetto al 2011). Pergli stranieri provenienti daipaesi extra Ue, invece, la spesa

è cresciuta del 6,5 per cento,dove spiccano gli svizzeri(+16,3 per cento). Comples-sivamente le spese dei viag-giatori stranieri in Italia sonoaumentate dell’1,5 per cento(10.594 milioni di euro. Le difficoltà economiche eun clima non proprio favo-revole hanno penalizzato leimprese ricettive italiane nelcorso del primo trimestre2012, come sottolinea For-tunato Giovannoni, presi-dente di Fiavet. Le potenzia-lità del nostro patrimonioturistico sono enormi, ma ri-sentono delle scarse capacitàdi pianificazione a livello or-ganico e della situazione la-cunosa delle infrastrutture,soprattutto nel sud Italia,che rende complesso rag-giungere alcune destinazionituristiche.

Qual è la situazione delturismo in Italia?«Il settore sta attraversandoun momento di difficoltà.Registriamo infatti diminu-zioni significative degli arrivi,

con picchi in alcune destina-zioni dove, a causa di altrifattori contingenti, il caloraggiunge numeri a doppiacifra. Altre località, invece,soffrono meno soprattuttograzie ai flussi turistici pro-venienti dall’estero. Infatti, èil turismo interno che, inquesta fase, registra la mag-giore contrazione».

L’Italia è riconosciuta datutto il mondo come unodei paesi con il patrimonioculturale, storico e artisticopiù importante. Nono-stante ciò, risulta al quartoposto dei paesi più visitatidel 2011, preceduta daFrancia, Usa e Spagna.Come mai?«Oggi il turismo è cambiato eil turista è un viaggiatoreconsapevole, che sceglie unadestinazione in base non soloalle sue bellezze storiche, ar-tistiche o naturalistiche maanche in base ad altri ele-menti importanti, come l’ac-

L’Osservatorio della Banca d’Italia evidenzia che i turisti europei

in vacanza in Italia nei primi 5 mesi dell’anno hanno speso meno.

Meglio i turisti extra-Ue che nel Bel paese hanno spesso

più dello scorso anno

Teresa Bellemo

In alto,

Fortunato Giovannoni,

presidente di Fiavet,

la federazione che unisce

le associazioni delle

imprese viaggi e turismo

Stranieri, gli europeispendono meno in Italia

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 109

cessibilità, la qualità dei ser-vizi, un giusto rapporto qua-lità-prezzo. Purtroppo l’Ita-lia paga il dazio di alcunecarenze, come la difficile ac-cessibilità di alcune destina-zioni, soprattutto del Meri-dione d’Italia e nelle isole, lamancanza di politiche di in-centivazione del turismo,come quelle per favorire ladestagionalizzazione o iBuoni vacanza, infine unapolitica di promozione delterritorio frammentata».

Quali sono le iniziativedi Fiavet per rendere l’Ita-lia più competitiva nelmercato turistico interna-zionale?«Fiavet sta lavorando attiva-mente insieme alle altre asso-ciazioni di categoria di agenziedi viaggio e tour operator eu-ropei ed internazionali perstringere accordi di collabora-zione, al fine di promuovere ledestinazioni italiane presso gli

operatori esteri. Inoltre, sta svi-luppando i rapporti anche congli enti del turismo esteri:l’ente del turismo croato equello tunisino hanno già con-fermato la loro adesione inqualità di membri aggregatialla nostra Federazione e anchel’ente del turismo messicanofarà richiesta a breve di am-missione».

Quali sono i principalipunti di sofferenza per ilcomparto turistico italiano?«I trasporti rappresentanouno degli elementi di mag-giore criticità. Ma a ciò si ag-giunge anche, soprattutto inalcune destinazioni turisti-che, un rapporto qualità-prezzo meno vantaggioso di

quello di altre destinazionidel Mediterraneo, anche acausa di una politica fiscaleche non agevola il conteni-mento dei costi da parte de-gli operatori».

Come è cambiato l’iden-tikit del turista italiano edestero a causa della crisieconomica?«I viaggiatori sono oggi alla ri-cerca di un migliore rapportoqualità-prezzo. Inoltre, emergela diminuzione dei giorni dipermanenza: prima, oltre alperiodo di vacanza principale,venivano fatte più vacanze, an-che brevi, nel corso dell’anno;oggi, a causa della minore di-sponibilità economica, ci sisposta molto meno».

Fortunato Giovanoni

Oggi i viaggiatori sono alla ricercadi un migliore rapporto qualità-prezzoed emerge la diminuzione dei giorni dipermanenza e la concentrazione delle vacanzein un unico viaggio

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MOBILITÀ

114 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

I l sistema dei trasporti suferro in Campania hainiziato un processo dirinnovamento che com-

porta l’impiego di vari milionidi euro di investimento: «Lascelta della giunta regionale –spiega Sergio Vetrella, assessoreregionale ai trasporti – è stataquella di concentrare gli inve-stimenti su pochi e grandi pro-getti veramente strategici per losviluppo economico e occupa-zionale, evitando le risorse apioggia del passato e quindi glisprechi e il rischio di perdere ifondi. Naturalmente anche sulfronte degli investimenti ab-biamo dovuto fare i conti con iproblemi di liquidità di bilancioereditati dalle vecchie giunte -compreso lo sforamento delpatto di stabilità e l’obbligo diseguire i rigidi dettami delpiano di rientro - che hannoavuto alcune ricadute sui can-tieri in corso e che stiamo pro-gressivamente risolvendo».

Il presidente Caldoro haparlato di un piano di ri-lancio per il Tpl della Cam-pania con l’utilizzo esclu-sivo di fondi regionali.Quali sono le priorità diintervento?«Sui servizi di trasporto pub-blico locale abbiamo ereditatodalla giunta precedente una si-tuazione disastrosa, con unbuco di oltre 500 milioni dieuro nei bilanci delle treaziende regionali del gruppoEav, e cioè Circumvesuviana,Metrocampania Nord Est eSepsa. Per cancellare i danniprovocati nel passato e rilan-ciare finalmente i trasporti ab-biamo dunque avviato unacomplessa azione di risana-mento delle aziende, con unaserie di importanti iniziativeche vanno dallo stanziamentodi una prima tranche di 37milioni di euro nel 2011 permigliorare la liquidità delgruppo a un’anticipazione dialtri 25,5 milioni di risorse ag-giuntive dovute dallo Stato allaRegione per il periodo 2003-2007 (ma non ancora mate-rialmente trasferite), fino ai 20milioni destinati al recuperoprogressivo dei treni fermi permancanza di manutenzioneche sta già dando i primi

frutti. Abbiamo poi negoziatocon le banche creditrici delleaziende e con gli altri forni-tori, istituito una commissioneinterna che ha stabilito final-mente con certezza la situa-zione dei bilanci del gruppo einfine fatto approvare dal go-verno il piano di risanamentodel gruppo, che porterà a duesole società di trasporto suferro, una per le infrastrutture(binari e stazioni), e un'altraper i servizi di trasporto (corsedi bus e treni)».

Per quanto riguarda il tra-sporto su ferro qual è la si-tuazione attualmente?«Il piano di manutenzionestraordinaria dei treni dellaCircumvesuviana avviato loscorso aprile continua a regi-strare miglioramenti signifi-cativi. Basti pensare che in ap-pena tre mesi abbiamo giàreso efficienti ben dieci treniper un totale di cinquantamezzi disponibili ogni giorno.Ciò ci consente ora di effet-tuare sessanta corse con trecarrozze invece di due, inmodo da ridurre sempre più idisagi agli utenti nelle ore dipunta e di far partire diversecorse eccezionali non pro-grammate in caso di neces-sità. Assicuro tutti i cittadini

Il piano di risanamento dei servizi di trasporto pubblico campano è entrato in vigore da qualche

mese. Gli interventi previsti puntano a rilanciare le aziende con una serie di importanti iniziative.

Sergio Vetrella spiega quali sono le tappe previste

Nicolò Mulas Marcello

Nuovi investimenti per i trasporti

Sergio Vetrella,

assessore ai trasporti

della Regione

Campania

Page 89: Dossier Campania 09 2012

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 115

Sergio Vetrella

che stiamo seguendo da vi-cino anche la situazione dellaSepsa, dove invece il piano staandando più a rilento nono-stante l’impegno dei vertici edei lavoratori dell’azienda,che qui ringrazio, a causadella maggiore complessitàdelle condizioni finanziariedovute a pignoramenti gra-vanti sulla società».

Sul fronte degli investi-menti qual è la situazionegenerale per il settore tra-sporti in Campania? «Pochi giorni fa abbiamo fir-mato con il governo centraleil contratto di sviluppo perla realizzazione della nuovalinea ferroviaria Napoli-Bari,che rappresenta una delleopere pubbliche prioritarienon solo del Sud ma dell’in-tero Paese. Dopo anni distallo, il documento defini-sce nel dettaglio gli impegnidelle parti, le risorse necessa-

rie e disponibili e i tempi de-gli interventi. Abbiamo otte-nuto in più dal governo diconcentrare le risorse, già di-sponibili e spalmate su tuttele tratte dell’opera, sulleprime due, in modo che que-ste fossero interamente fi-nanziate e quindi acceleran-done e garantendone larealizzazione. Compatibil-mente poi con la difficile si-tuazione finanziaria generale,siamo in costante contattocon il governo anche per altreimportanti opere strategicheche vanno dal completa-mento della metropolitanaregionale alla Telesina, dal-l’aeroporto di Grazzanise allaLioni-Grottaminarda. Infine,stiamo procedendo spedita-mente sui grandi progetti chel’Unione europea ci ha ap-provato, molti dei quali ri-guardano proprio le infra-strutture di trasporto, come il

sistema logistico con il po-tenziamento dei porti di Na-poli e Salerno, il raddoppiodella statale del Vesuvio, latangenziale delle aree interne,solo per citarne alcuni».

Parliamo di mobilità so-stenibile. Cosa sta facendola Regione sotto questoaspetto?«La priorità per la mobilità so-stenibile di una regione cosìdensamente popolata come laCampania è quella di puntaresempre più sul trasporto pub-blico su ferro, ed è quello chestiamo facendo con il comple-tamento della metropolitanaregionale. Abbiamo poi previ-sto anche importanti inter-venti sul fronte energetico-ambientale, come ad esempio,la riduzione del consumoenergetico e quindi dell’inqui-namento mediante lo sviluppodi una rete di punti di bike-sharing e car-sharing».

500 mlnIL BUCO DI BILANCIO RELATIVO ALLE TRE AZIENDEREGIONALI DEL GRUPPO EAV: CIRCUMVESUVIANA,

METROCAMPANIA NORD EST E SEPSA

EURO

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TRASPORTI

116 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Shipping, il potenziale italiano

Data la nostra posi-zione geograficadovremmo farlada padroni. E in-

vece nel settore marittimo lanostra penisola paga un prezzoaltissimo per la carenza di strut-ture, farraginosità burocratichee peso fiscale, tanto da esserescalzati, per assurdo, dai portinord-europei. Un problema an-noso, e ben noto a chi è delmestiere, che di questi tempiprende dimensioni allarmanti.Nonostante le flotte italiane intotale raggiungano una stazzaragguardevole di 18 miliomi di

tonnellate e che per il 64 percento siano formate da navi conmeno di 10 anni, il quadro ge-nerale non è roseo. Basti pen-sare agli annullamenti degli or-dini dovuti al crollo degliscambi commerciali, la repen-tina diminuzione dei traffici dilinea e gli attacchi dei pirati: gliarmatori in crisi abbandonanole navi nei porti. A Civitavec-chia, Livorno, Genova e Barisono presenti ben 11 navi, traabbandonate e sequestrate.Come afferma anche Mario La-fragola, titolare della Co.M.Ag.che è agente per la francese

Cma Cgm – Delmas, uno deifattori determinanti di debo-lezza competitiva è certamentela burocrazia, dato che il tra-sporto via mare affronta unmercato che va al di là delle lo-giche nazionali.Ma se si tiene in considerazioneche anche la Cina paga dazio,allora rimane poco di cui stu-pirsi. Cosco infatti, il piùgrande operatore nel campo edi proprietà del governo cinese,ha registrato perdite nette per10.45 miliardi di yuan facendosegnare la peggiore performancefra le società di rating A quo-tate. Ma tornando al Bel paese,Lafragola tira le fila sull’ultimoperiodo nel suo settore par-tendo proprio dalla posizionedella penisola. «Il vantaggiogeografico strategico dell’Italiacome “porta del Mediterraneo”– spiega Lafragola – per le merciprovenienti dall’EstremoOriente, dall’India e dal Paki-stan e dagli Emirati Arabi vienefrenato dalle carenze delle no-stre strutture. È questo che av-vantaggia il Nord-Europa dovemolte volte vengono sbarcati

Dal calo delle importazioni al vantaggio geografico della penisola sprecato a causa delle carenze

strutturali. Il punto della situazione con Mario Lafragola, titolare della Co.M.Ag., uno degli attori

principali dei porti del centro-sud

Renato Ferretti

Page 91: Dossier Campania 09 2012

Mario Lafragola

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 117

razioni di carico/scarico dellemerci)». Insomma spiragli che fannoben sperare ci sono e alcune ini-ziative vengono premiate.«Malgrado la crisi che si è ab-battuta sul campo marittimo –interviene, ottimista, MariaLaura Lafragola manager diCo.M.Ag. – e in special modosui servizi armatoriali di linea, ilnostro fatturato si è mantenutosoddisfacente. Abbiamo otte-nuto buoni risultati con lanuova linea settimanale da Tra-pani verso tutte le destinazionicon trasbordo a Malta, offrendonuovi servizi ai caricatori locali.Quindi, nonostante le tante nu-vole in agguato, siamo fiduciosidi poter aumentare il nostrogiro di affari e il nostro traspor-tato, dedicando agli spedizio-nieri importatori ed esportatoriil particolare customer care cheè stato fino ad oggi il nostropunto di forza».

contenitori che – via feeder,treno block – vengono conse-gnati al destinatario finale ta-gliando fuori i nostri porti».Noi forse abbiamo meno pro-blemi con i pirati che in altrezone del mondo, ma perquanto riguarda le possibilitàofferte dalle infrastrutture,quindi, c’è quasi da alzare ban-diera bianca. «In linea generale,– continua Lafragola – i nostriporti di Taranto, Gioia Tauro,Napoli e Salerno avrebbero bi-sogno come nel Nord Europadi una rete ferroviaria, con par-tenze quotidiane a giorni fissiper la consegna rapida dellemerci nel nostro hinterland. Aduna maggiore velocità del tra-sporto si aggiungerebbe una ri-duzione del prezzo dello stesso(il costo del carburante per lospostamento via terra è di granlunga più caro) con grande van-taggio per l’ambiente. Quindi ildiscorso va oltre gli interessi dicategoria: una politica in questosenso, che valorizzi la nostra po-sizione gioverebbe a tutti. Cosìcome il ritorno ad una leader-ship italiana nel Mediterraneo». Anche se la maggior criticità èrappresentata dal calo delle im-portazioni soprattutto dal-l’Estremo Oriente, la strategiadi espansione si orienta sempredi più verso mercati in via disviluppo. Un aspetto che va dipari passo con l’aggiornamento

dei servizi, che, come riferiscedirettamente dalla sua espe-rienza professionale Lafragola,non può essere eluso. «L’offertamaggiore di “stiva” in corri-spondenza alla diminuzionedella domanda ha portato adun pesante deterioramento deinoli, rispetto al quale gli arma-tori hanno cercato di rispon-dere con le soluzioni tecnichepiù sofisticate (riduzione delpersonale di bordo, riduzionedei consumi, taglio dei costi re-lativi ad attracco nei porti, ope-

��

Il vantaggio geografico dell’Italia come“porta del Mediterraneo” viene frenatodalle carenze delle nostre strutture.A vantaggio del Nord-Europa

Mario Lafragola,

titolare della

Containers

Management Agency

Srl di Napoli

www.cma-cgm.com

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TRASPORTI

u a n d of a n n osciopero itrasporta-tori fran-

cesi mettono in ginocchio ilpaese. Invece noi…». Non èfacile per gli addetti ai lavoririassumere la situazione delmercato dei trasporti senzaprovare un senso di rammarico

Crisi dei trasporti. «Solo uniti si resiste»Gennaro Marigliano fa il punto della situazione nel settore trasporti.

Dalla concorrenza non regolare alle leggi controproducenti, il quadro non è roseo.

«I trasportatori devono far fronte comune»

Renato Ferretti

La Star T

ha sede a Napoli

[email protected]

o addirittura un moto di rab-bia. Gennaro Marigliano, dellaStar T di Napoli, spiega come leimprese del settore annaspinonel pantano delle tasse e delleleggi, mentre i “conigli” dei tra-sportatori irregolari corrono ve-loci battendo senza sforzo laconcorrenza. E a niente sembravalere l’esperienza decennalenella professione, né gli investi-menti fatti in passato. «Siamoriusciti a mantenere le posizioni– dice Marigliano – ma non èstato un bel biennio. Anzi, il2012 si può definire un flopcompleto, almeno dal punto divista dell’importazione. Si èfatto qualcosa solo per l’espor-tazione». Molti clienti “fanno fatica” e ladescrizione riportataci dal tito-lare della Star T non è certopositiva. I segnali su cui basareuna qualche previsione sonofluttuanti, inaffidabili. «Non c’èstrategia che tenga, bisognastingere al massimo i costi easpettare l’evolvere della situa-zione, sempre meno chiara. Avolte sembrano comparire se-

gnali di ripresa che poi ven-gono smentiti. Per esempio ne-gli ultimi 15 giorni qualcosa ècambiato, c’è un po’ di merceche si muove. Ma non ci si puòcontare: può cambiare tutto daun giorno all’altro».Marigliano poi passa ai numeridella sua azienda. «Noi oggisiamo 40 dipendenti con 4 mi-lioni di fatturato. Il problemaperò non è il fatturato: l’inci-denza dei costi ormai supera iricavi. Le prospettive del-l’azienda per il lungo periodonon sono belle, bisognerebbeci fosse un alleggerimento fi-scale. Poi ci sono delle contrad-dizioni: le istituzioni dicono divoler dare una mano alleaziende e invece le tassano, pro-vocando un aggravio di costi.Ci sono tasse come l’Irap chenon hanno senso. L’Irap ha unavoce che grava sugli stipendi,mi pare un non senso dal mo-mento in cui vogliamo dareuna mano alle aziende». Le colpe dello Stato per Mari-gliano non si fermano all’Irap.Tra i problemi che cita c’è an-

«Q

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Gennaro Marigliano

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 119

che la soluzione prospettatadell’aumento Iva che diminui-rebbe ancora i consumi. «E al-lora sarebbe auspicabile dimez-zare l’iva, far uscire i prodottiad un prezzo inferiore e incre-mentare così i consumi. Que-sto non è un governo politico,è un governo di tecnici e do-vrebbero fare i ragionieri. Manon si rendono conto che seaumentano l’iva diventa sem-pre più difficile vendere, e diconseguenza pagare le tasse.Dovrebbero abbattere i costi alconsumo, non aumentarli».La profonda crisi economicanon è il solo aspetto che mi-naccia seriamente i trasporta-tori italiani che vogliono fare lecose come impone la Legge.Uno dei guai secondo il presi-dente di Star T viene dall’Esteuropeo. «La concorrenza deipaesi dell’Est fa paura: non socome facciano, se rubino il ga-solio o non paghino i mezzi,ma offrono prezzi per noi inar-rivabili. Certamente, però, nondanno il servizio che diamonoi. Ad esempio, un miocliente aveva trovato un autistabulgaro che gli faceva unprezzo dimezzato rispetto ainostri. Sono partiti, ma nonhanno usato il traghetto e sisono persi. Le merci sono ri-comparse dopo 4 giorni, fermein dogana. Insomma oggi c’èquesto grosso pericolo per lacommittenza, di imbattersi intrasporti non affidabili. Sullestrade ci sono solo rumeni, slo-veni, bulgari e non si vedononeanche più francesi, o tede-schi, che prima spadroneggia-

vano in Italia».Un margine d’azione forse c’è,almeno per resistere aspettandotempi migliori. Ma secondoMarigliano solo a certe condi-zioni. «Non possiamo demor-dere, dobbiamo combattere eandare avanti. Non so ancora seho fatto bene o male a rimaneresul mercato, ma rimango otti-mista, anche se i problemi sonotanti. Se riuscissimo ad unirele forze potremmo ottenerequalcosa come hanno fatto inFrancia. Fino ad allora conti-nueremo a subire». Un esempio di quello che de-vono subire i trasportatori? Ba-sta far riemergere il problemadello smaltimento dei pneu-matici. «Io avevo il mio canaleautorizzato e smaltire unagomma mi costava 9 euro. Èstato inserito il consorzio perlo smaltimento dei pneumatici

usurati e ora quando devo com-prare pago 500 euro dellagomma e 23 euro per lo smal-timento. Hanno creato un con-sorzio, una struttura e, i 9 euro,sono diventati 23. Noi ab-biamo anche mille gomme aterra! Non è difficile immagi-nare la spesa che questa opera-zione comporta».Nonostante tutto al trasporta-tore di lunga esperienza di Na-poli non manca la determina-zione a tirare avanti. «Si puòsolo puntare sulla qualità delservizio. Non bisogna esseresolo dei trasportatori, ma anchedei consulenti. Se il cliente stasbagliando bisogna indirizzarlo.Dobbiamo fare il nostro lavoroconvinti della nostra morale,perché quello che non convieneal cliente va detto e lui se lo ri-corderà. A quel punto non seisolo un trasportatore».

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La concorrenza dei paesi dell’Est fa paura:non so come facciano, ma offrono prezzidimezzati rispetto ai nostri

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INFRASTRUTTURE

122 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Verso il cantierea basso impatto

Il primo semestre 2012 siconferma come un pe-riodo di sofferenza per leimprese, in particolare

sotto il profilo dei tempi e,spesso, certezza dei pagamenti,soprattutto per quanto riguardale realtà legate al mondo dei la-vori sulle grandi infrastrutture.A tal proposito, come confermaArmando Chianese, titolaredella La.Spe Srl, azienda al-l’avanguardia nel settore delletecnologie no-dig, nonostanteun 2011 caratterizzato da un

incremento di fatturato di circail 30 per cento, i primi sei mesidel 2012 hanno mostrato unaperformance a segno meno.Come spiega Armando Chia-nese, titolare della società: «Ilproblema maggiore è certa-mente quello degli incassi. Itempi di attesa raggiungono or-mai anche i 12-18 mesi, alquale si somma il rischio di nonriscuotere i crediti, dato che nu-merose aziende si trovano instato di concordato preventivoo hanno avviato procedure fal-limentari». L’esperienza della La.Spe, attivasia nel pubblico che nel privato– entrambi gravati da scarsa li-quidità –, diventa quindi signi-ficativa, dimostrando le diffi-coltà che stanno colpendoanche le realtà più avanzate dalpunto di vista tecnologico. «Lanostra azienda è nata e si è spe-cializzata nelle lavorazioni no-dig (ovvero “senza scavo”) otrenchless. Queste permettonola posa in opera di tubazioni e

cavi interrati o il recupero fun-zionale, parziale o totale, o lasostituzione di condotte inter-rate esistenti, senza ricorrere agliscavi a cielo aperto. Si evitano,così, le manomissioni di super-fici che possono interessare siale infrastrutture – strade, ferro-vie, aeroporti – che bellezze na-turali o artistiche – boschi,fiumi o canali, aree ad alto va-lore ambientale, piazze storiche– e si eliminano pesanti e ne-gativi impatti sull’ambiente,sulle strutture superficiali e sulleinfrastrutture di trasporto». Fra i lavori più recenti realizzatidalla La.Spe, che opera su tuttoil territorio nazionale e a breveavvierà anche lavori all’estero, viè quello realizzato in Emilia Ro-magna e, precisamente, nelquartiere Navile di Bologna.«Nel capoluogo emiliano – pro-segue Chianese – abbiamo rea-lizzato due attraversamenti dilunghezza analoga, pari 122 m,il primo con un diametro di2.200 mm e il secondo di 800

Un’eccellenza campana nella posa di tubazioni in modalità no-dig.

Una tecnologia che permette di intervenire sottoterra senza scavi

a cielo aperto. Armando Chianese fa il punto su un settore

all’avanguardia, pesantemente penalizzato dai ritardi nei pagamenti.

Mauro Terenziano

In queste pagine,

interventi no-dig

realizzati da La.Spe

Srl, azienda che ha

sede a Napoli

www.laspe.it

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Armando Chianese

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 123

tipologia di terreno o roccia.«Siamo presenti a tutte le fieredi settore -precisa Chianese -e manteniamo contatti con leprincipali aziende europeeche producono attrezzature,in maniera tale da essere ag-giornati sulle nuove tecnolo-gie e i materiali. Ovviamentepuntiamo anche alla forma-zione del nostro personale, alfine di diffondere la cultura inun settore, come quello delno-dig, che è ancora in evo-luzione e in crescita. A tal fineci siamo resi promotori di se-minari e convegni sul tema.Gli appuntamenti più recentisi sono svolti presso l’univer-sità di Fisciano e presso la fa-coltà di ingegneria dell’uni-versità di Napoli».

mm, costituiti da tubazioni incemento armato centrifugato eposati con l’impiego di due tec-nologie diverse. La tubazionemaggiore, infatti, è stata posatacon sistema a scudo aperto, gra-zie al quale il terreno è statoasportato a mezzo di bracciomeccanico, coadiuvato da na-stri trasportatori per espellere ilterreno fino alla buca di spinta.Per il diametro da 800 mm, in-vece, lo scavo è stato eseguito dauna testa fresante robotizzata asmarino idraulico (microtun-nelling). In questo caso la tu-bazione adoperata è stata dotatainternamente di un rivesti-mento speciale, posato in fab-brica, allo scopo di garantireuna maggiore durabilità dellatubazione stessa e preservarladall’azione corrosiva delle ac-que nere». Un lavoro dalle caratteristichediverse è stato quello eseguito aTorre del Greco, dove sonostate posate delle tubazioni inacciaio sfruttando il sistema

Symmetrix, particolarmenteadatto alla natura dei luoghi,dovendo attraversare binaridella Rfi poggianti su roccia ba-saltica, tipica dei luoghi postialle falde del Vesuvio. «Graziealla tecnologia Symmetrix, èstato possibile posare 26 m ditubazione in roccia dura in ap-pena quattro giorni, senzacreare disagi al traffico ferrovia-rio della tratta interessata dailavori». Data la complessità de-gli interventi in cui la La.Spepresta il proprio know how eper incrementare la propriaspecializzazione, la società ne-gli anni ha investito costante-mente nell’acquisto di attrez-zature, fino a costituire unparco macchine che le per-mette di affrontare qualsiasi

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La nostra tecnologia elimina l’impattonegativo dei lavori di scavo sull’ambiente,sulle strutture superficiali e sulleinfrastrutture di trasporto

Page 98: Dossier Campania 09 2012

INFRASTRUTTURE

Un’infrastrutturache ha superato ilsecolo di vita eche ancora sa rin-

novarsi ed essere all’avanguar-dia. È grazie alle innovazioniintrodotte dalla società Sip-pic Funicolare di Capri, che ilrelativo trasporto riesce amantenersi al passo con lenuove esigenze di mobilitàdell’isola, conciliandole con ilrispetto dell’ambiente. La po-litica aziendale della società,

Migliora la mobilità a CapriLe ultime novità della funicolare che porta alla Piazzetta. Presentate da Anna La Rana,

amministratrice della società che gestisce l’infrastruttura fondamentale dell’isola azzurra.

Un servizio migliore e in linea con lo sviluppo ecosostenibile

Tommaso Niccoloe

L’amministratore

della Sippic

Funicolare di Capri,

l’avvocato

Anna La Rana

amministrata dall’avvocatoAnna La Rana, infatti, è orien-tata al progressivo migliora-mento del servizio, attraversola messa in campo di iniziativee progetti all’avanguardia. «Lenostre – afferma La Rana –sono risposte che vanno nelladirezione di incontrare leaspettative sia della cittadi-nanza sia dei numerosi turistiche ogni anno visitano l’isolaazzurra». Già dal 2002 la fu-nicolare era all’avanguardia,

grazie all’introduzione del si-stema di bigliettazione elet-tronica. «Il suo processo innovativo,contact less, è risultato tra iprimi, se non il primo in Ita-

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Anna La Rana

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 127

lia. Il biglietto di ingressonella stazione della funicolareè costituito da una card cheall’interno contiene un mi-crochip e un’antenna elettro-nica. L’avvicinamento del bi-glietto elettronico allavalidatrice consente l’aperturadei varchi, costituiti da duevetri infrangibili che, a chiscende a Marina Grande, la-sciano già intravedere ilmare». Permettendo il carica-mento di più corse – elimi-nando così le lunghe code perl’acquisto di ogni singolo tic-ket – e grazie all’integrabilitàcon gli altri trasporti pubblicilocali, la card consente al visi-tatore di percorrere tuttal’isola, usufruendo di un tra-sporto integrato completobattezzato Unico Capri. «La scelta di una card è statavincente anche dal punto divista ambientale, limitando ilconsumo e il successivo smal-timento di milioni di bigliettidi carta, certamente dannosiper l’attuale sistema ecologi-camente da proteggere. Pro-prio sulla base di questa valu-tazione, da quest’anno,abbiamo scelto di abolire deltutto il biglietto cartaceo “re-sidente”, sostituendolo conuna card dedicata agli abi-tanti dell’isola. Inoltre, a par-tire dal 2011, dall’accesso diMarina Grande abbiamo isti-tuito un varco riservato ai re-sidenti, ai lavoratori e agliutenti muniti di card elettro-nica e ciò proprio per snellire

il grande flusso turistico, gra-zie alla velocità di accesso tra-mite la card». L’iniziativa av-viata dalla Sippic sta creandoun circolo virtuoso e si sperache le compagnie di naviga-zione che collegano l’isolaalla terra ferma si adeguinoall’esempio della funicolare,

creando un percorso privile-giato, dedicato a residenti ca-presi e lavoratori dell’isola,con un’apposita biglietta-zione che evita le lunghe fileturistiche. «La nostra prossima mossa –dice in conclusione La Rana –sarà il lancio di vari gadgetcon il marchio della funico-lare, che saranno curati nellascelta e nelle rifiniture. È an-che previsto, per il futuro, unambizioso progetto basatosulle più moderne tecnologie.Il target di questo progettoavvantaggerà il turista di Ca-pri con positive ricadute eco-nomiche sugli abitanti dellabella isola azzurra».

DA OLTRE 100 ANNI

La nascita della funicolare risale al 1907. Fu realizzata per collegare il porto di Marina Grandecon il centro di Capri, la famosa Piazzetta, e si impose da subito come un’infrastruttura

fondamentale per l’economia di Capri, smaltendo in breve tempo gli enormi flussi di turisti in arrivoe in partenza dall’isola. E divenendo presto insostituibile in occasione delle grandi manifestazionireligiose, sociali, politiche e culturali che annualmente riempiono il calendario degli eventi capresi.Arrampicandosi attraverso uno scenario di case, vigneti e agrumeti, la funicolare compie untragitto che dura tre minuti e mezzo. Il panorama che si gode dai vagoni è mozzafiato: si ammiratutta l’isola e all’orizzonte si scorge il golfo di Napoli. Il tragitto è lungo 660 metri e supera, con unapendenza massima del 38 per cento, un dislivello di 138 metri.

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INFRASTRUTTURE

128 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Francesco Spizzuoco,

titolare della Euro

Agencies di Napoli

www.euroagencies.net

cesco Spizzuoco, titolare del-l’agenzia Euro Agencies, ultimanata da due storiche famiglieoperanti nel settore dello ship-ping da oltre 50 anni. «Prose-guendo una tradizione fami-liare e tuttora con i miei trefigli sono impegnato nelloshipping partenopeo e nonsolo. Ho vissuto buona partedella mia vita lavorativa sullebanchine assistendo le navirappresentate che sbarcavano eimbarcavano merci di ognispecie e su ogni mezzo di tra-sporto. Per questo posso testi-moniare la grande importanzadel porto per la nostra città».

Una ricchezza quindi im-portantissima.«Il porto è sicuramente unagrandissima risorsa per la città.Possiamo affermare che, dopoil Comune, rappresenta la se-conda industria della città.Malgrado questo, la suaenorme potenzialità non è maistata presa in seria e fattiva con-siderazione. Quando si parladel Porto infatti avviene una

continua strumentalizzazioneai fini elettorali o a favore di di-chiarazioni giornalistiche diimmagine, con periodiche edentusiastiche illustrazioni diprogetti fantasiosi senza peròconsiderare l’apatia che moltospesso sta dietro questi pro-getti. Progetti che nella mag-gior parte dei casi non vedonomai la luce».

Potrebbe riportarci qual-che esempio?«Potremmo raccogliere inun’antologia le decine di pro-gettazioni e i tanti proclami deinostri governanti ma moltospesso tutto rimane allo statusquo e nel frattempo gli ultimi“bastimenti” rimasti annun-ciano l’abbandono del nostro“arcaico” scalo e ancora unavolta ecco che i “Ponzio Pi-lato” di turno se ne lavano lemani. Speriamo che questavolta sia diverso».

Bisognerebbe invece farfruttare l’economia del porto.Cosa si potrebbe fare?«La nostra bellissima e storica

Il Consiglio comunale diNapoli ha approvato du-rante l’estate il Piano re-golatore del Porto di Na-

poli. Si tratta di un passodecisivo per l’avvio del GrandeProgetto Porto Napoli, cheverrà finanziato con 240 mi-lioni di fondi europei. «L’ap-provazione anche da parte delConsiglio comunale di Napolidel Piano regolatore del porto,è un atto che assume grande ri-levanza per portare avanti ilGrande progetto Porto di Na-poli che la Regione ha già fi-nanziato con 240 milioni dieuro di Fondi Europei», hasottolineato l’assessore regio-nale Edoardo Cosenza, re-sponsabile del coordinamentoGrandi Progetti. Di grandiprogetti e dell’importanza delporto di Napoli sa bene Fran-

Quali progetti per il porto di Napoli?Con l’approvazione del Piano regolatore

del Porto di Napoli si compie un passo decisivo

per l’avvio del grande Progetto del Porto partenopeo,

finanziato con 240 milioni di fondi europei.

«È necessario dare però concretezza ai progetti

validi». La parola a Francesco Spizzuoco

Marco Tedeschi

Page 101: Dossier Campania 09 2012

care stretto” le istituzioni affin-ché finalmente si faccia qual-cosa di positivo per il porto e diconseguenza per la città di Na-poli. Tralasciamo progetti stel-lari e concentriamoci in questomomento molto particolareper il nostro Paese a far cre-scere la nostra economiaagendo con umiltà, senza egoi-smi personalistici».

Qual è stata invece l’evolu-zione del porto di Napoli ne-gli ultimi cinquant’anni?«Mi piace ricordare che agliinizi degli anni sessanta la

merce, come ad esempio il le-gname, veniva in parte ancoracaricata sui carretti trainati dacavalli. Ho assistito al grandeflusso migratorio della nostragente che partiva con tantasperanza per un ritorno mi-gliore. Oggi invece i “basti-menti” (containers) partonomeno e senza la speranza delritorno; le istituzioni nonhanno mai compreso real-mente la grande potenzialità eimportanza del nostro portoche è il secondo porto storicoitaliano».

Francesco Spizzuoco

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 129

città viene continuamente of-fesa e degradata, in parte ancheda noi cittadini, dalle incapa-cità manageriali delle istitu-zioni che non hanno e non sisforzano nel trovare managerconcretamente fattivi e trai-nanti, capaci non solo di pro-mettere ma di intervenire,creare, organizzare e trasfor-mare il nostro porto cercandodi risolvere e superare quei ca-villi burocratici e politici. È in-vece indispensabile combatterel’arroganza e l’ignoranza dandofinalmente concretezza e spe-ranza alle migliaia di lavora-tori già operanti nel settore ealle generazioni future. Biso-gnerebbe dare finalmente con-cretezza ai progetti validi e ne-cessari come il TerminalContainer di Levante, per ilfuturo rilancio del nostroscalo».

Quali sono le altre aree sucui intervenire?«Innanzitutto è necessario ac-cantonare i progetti non ur-genti e faraonici e focalizzare lenostre risorse e capacità sullegrandi potenzialità turistiche ecrocieristiche dello storicoMolo San Vincenzo e attuarefinalmente e concretamente ilterminal containers di Levante,queste opere oltre a offrirenuovi posti di lavoro dareb-bero anche “ossigeno” all’in-dotto cittadino. Faccio quindiappello agli operatori capaci,all’Unione Industriale, alla Ca-mera di Commercio di “mar-

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Bisognerebbe dare finalmente concretezzaai progetti validi e necessari come il TerminalContainer di Levante, per il futuro rilanciodel nostro scalo

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NAUTICA

132 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Secondo il rapporto2011 “La nautica in ci-fre”, elaborato dal-l’Ucina (Unione nazio-

nale Cantieri IndustrieNautiche e Affini), il fatturatocomplessivo del settore nauticoitaliano, nel 2010, è stato equi-valente a 3,35 miliardi di euro.Messo a confronto con il risul-tato dell’anno 2009 il calo si at-testa a quasi il 21 per cento.Analizzando i dati per com-

parto, la causa principale dellaflessione è intuitivamente indi-viduabile nel crollo della do-manda interna (meno 32,9 percento), mentre è stata assai piùcontenuta la perdita derivantedalla minore richiesta estera(meno 11,3 per cento). Se sianalizzano i dati prendendo atermine di paragone il 2008, ilquadro si mostra ancora più cri-tico, con una flessione del 45,7per cento del valore in terminidi fatturato. E sempre guar-dando al triennio 2008-2010,emerge chiaramente come l’ex-port abbia assunto un ruolo diprimo piano, superando nel2009 la quota di produzione de-stinata al mercato nazionale.Come si stanno muovendo lesocietà operanti nel settore deiservizi collegati a Salerno, cittàin cui il mare rappresenta unadelle principali risorse dell’eco-nomica locale? Ne parliamo conAntonio Guida, amministratoreunico dell’ente di certificazioneQuality & Security. «A causa della situazione di diffi-coltà che sta attraversando il set-

tore nautico, la nostra societàha avviato un processo di diver-sificazione, con l’obiettivo di de-finire modalità e risultati con-creti per realizzare attività legatealla portualità e al settore del di-porto». Q&S è un ente di certi-ficazione, autorizzato dal mini-stero per le Attività produttive edal ministero dei Trasporti e no-tificato Ce, che ha lo scopo dicontribuire alla salvaguardiadella vita umana, dei beni e del-l’ambiente attraverso il rilasciodi certificazioni e attestazioni diconformità sulla base dellenorme di sicurezza che regolanol’uso delle imbarcazioni da di-porto. Come spiega Guida:«Siamo autorizzati ad agire siasul nostro territorio nazionaleche nei paesi membri del-l’Unione Europea per l’esecu-zione delle procedure di certifi-cazione in base alla direttiva94/25/Ce, di certificazione ditipi approvati per prodotti per lanautica, per il rinnovo di anno-tazioni e certificazioni di sicu-rezza per le imbarcazioni da di-porto, per certificazioni di usati

Antonio Guida,

amministratore unico

della

Quality & Security Srl

di Salerno

www.qualitysecurity.it

Progetti per il settorenautico salernitanoIn un mercato nazionale in forte flessione sul fronte della nautica da diporto, gli addetti ai lavori

si orientano alla diversificazione. Puntando su ricerca, formazione e servizi portuali.

La parola ad Antonio Guida, dell’ente di certificazione Q&S

Mauro Terenziano

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Antonio Guida

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 133

di qualità e per attività di for-mazione». Gli obiettivi di diversificazioneavviati da Q&S sono riassumi-bili in tre progetti di investi-mento: la ricerca per lo sviluppodi soluzioni che rendano la na-vigazione più sicura ed ecoso-stenibile, l’avvio di corsi di for-mazione professionale a bordodi una nave scuola di proprietàdella società e, inoltre, l’utilizzodi un sottomarino Rov – re-centemente acquistato – per at-tività di recupero, ricerca e mo-nitoraggio. «Un aspettofondamentale del nostro lavoro– prosegue Guida –, al di làdelle ordinarie procedure di cer-tificazione, è la ricerca mirata asviluppare e fornire soluzionitecnologiche capaci di aumen-tare il livello di sicurezza, di ri-durre sprechi di energia e di ri-sorse e di limitare le emissioni

di CO2. In questo senso, cre-diamo che le maggiori rispostepossano venire dall’utilizzo dellefonti di energia alternative. Ab-biamo già lavorato perl’impiego, sulle imbarcazioni dimotori Gpl. Contemporanea-mente abbiamo studiato la pos-sibilità di modificare le com-plesse procedure di rilevamentodei gas di scarico. Queste pro-cedure oggi prevedono un’ope-razione molto dispendiosa intermini economici e di tempo.In collaborazione con l’univer-sità Federico II di Napoli ab-biamo messo a punto delle pro-cedure alternative chesemplificano il meccanismo».La scelta di puntare anche sullaformazione è stata dettata dauna crescente richiesta da partedi varie società armatrici di per-sonale altamente qualificato.«Per questo abbiamo investito

nell’acquisto di un’unità navalecorredata di simulatori di navi-gazione e attrezzature tali darendere l’unità a tutti gli effettiuna nave scuola, da impiegareesclusivamente per i corsi pro-fessionali Stcw 78/95, usu-fruendo di docenti altamentespecializzati, ingegneri navali,comandanti di lungo corso edirettori di macchina. Altro in-vestimento importante, realiz-zato nel 2012, è stato l’acquistodi un sottomarino Rov. Questomezzo tecnologicamente avan-zato sarà impiegato in attività direcupero di relitti e materiali,ricerca scientifica, verifica dicondutture sottomarine e mo-nitoraggio dei fondali, monito-raggi di zone di interesse ar-cheologico. In questi progettiriteniamo di aver individuatotre assi vincenti per la crescitadella nostra società».

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Stiamo puntando sull’impiegodelle energie alternative anchenei motori nautici

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Forte contrazione deivolumi delle transa-zioni immobiliarinei primi tre mesi

del 2012. L’Agenzia del terri-torio ha segnalato, infatti, uncalo di circa il 20 per centoper le compravendite nelleprincipali città italiane ri-spetto ai primi mesi del2011. Giovanni Adelfi, am-ministratore delegato dellaBorsa immobiliare di Napoli,delinea lo scenario del capo-luogo partenopeo, mettendoa fuoco alcune soluzioni perrisollevare il mercato.

Qual è la situazione perquanto riguarda Napoli eprovincia? «Complessivamente Napoli haregistrato una contrazionedelle compravendite residen-ziali inferiore al 10 per cento,rispetto alla contrazione a li-vello nazionale di circa il 20per cento verificatasi in tutti igrandi centri urbani. La do-manda a Napoli e provincia èancora alta, la propensione al-l’acquisto persiste; nonostantela crisi, il non facile contesto,il clima negativo che si è dif-fuso attorno all’Imu, moltipensano che sia un buon mo-mento per comprare casa».

Ha evidenziato come inquesta fase sia necessario

valutare percorsi alternatividi incontro tra domanda eofferta immobiliare. Qualipotrebbero essere questipercorsi?«La permuta, trend genera-tosi grazie alla crisi e allastretta sui mutui, può diven-tare una valida alternativa pervendere e acquistare immo-bili. Quando i contraentisono entrambi privati, equindi non sottoposti a re-gime Iva, la permuta direttapresenta notevoli vantaggi, inquanto le imposte vengonopagate solo sull’immobile dimaggior valore e poi divise ametà, mentre le spese notarilisi riducono alla stipula di ununico atto, con notevole ri-sparmio sulla parcella. Op-pure si può utilizzare la for-mula del “rent to buy” cheprevede un affitto che pre-lude al materiale e definitivoacquisto di un immobile».

Come funziona nellospecifico?«Secondo questo istitutocontrattuale, l’acquirente al-l’atto della firma del con-tratto versa un acconto - a ti-tolo di caparra confirmatoria- pari a un importo compresotra il 5 e il 10 per cento delvalore complessivo dell’im-mobile. Poi per i successivi

Giovanni Adelfi, amministratore delegato della Borsa immobiliare di Napoli

Napoli resiste di fronte alla crisi

del mercato residenziale italiano.

Servono però nuove modalità

di incontro tra domanda e offerta

e politiche di riqualificazione, come

evidenzia Giovanni Adelfi

della Borsa immobiliare di Napoli

Francesca Druidi

Degrado urbano,ostacolo al mercato

136 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

MERCATO IMMOBILIARE

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 137

anni, il promittente acqui-rente s’impegna a versare uncanone mensile leggermentesuperiore a quello ipotizza-bile per una rata di mutuonecessario a coprire il restodell’intero valore del cespitee, infine, alla scadenza con-cordata, può perfezionarel’acquisto dell’immobile. Ivantaggi sono numerosissimi:l’acquirente non solo si tro-verà nella condizione di avergià pagato circa un 20-25 percento dell’intero prezzo, percui potrà chiedere un finan-ziamento meno impegnativo

Giovanni Adelfi

-9,8%IL CALO DELLE COMPRAVENDITE IMMOBILIARIA NAPOLI NEI PRIMI TRE MESI DEL 2012 RISPETTOALLO STESSO PERIODO DEL 2011

MERCATO IMMOBILIARE

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MERCATO IMMOBILIARE

per le banche, ma sarà anchein grado di dimostrare la ca-pacità di assolvere, con pun-tualità, le ipotesi di rateizzoper le quali ci si impegna».

La Borsa immobiliare diNapoli ha più volte richia-mato l’attenzione sul temadel degrado urbano del ca-poluogo quale ostacolo im-portante per il mercato im-mobiliare. In che modo sipuò intervenire? «La gestione delle aree del ter-

ritorio partenopeo ha biso-gno di nuove politiche e diben definite priorità d’inter-vento: recupero del territorio,creazione di qualità ambien-tale e urbana sia per i tessutiedilizi che per gli spazi aperti,ripristino della legalità. Il de-grado edilizio, ambientale esociale richiede un forte im-pegno che necessita della con-certazione pubblico-privatodal progetto alla realizza-zione. Alla riqualificazione è

affidato il compito di pro-durre valore aggiunto sia intermini di reale incrementodella qualità urbana in sensolato, sia in termini stretta-mente economici in quantol’economia dei quartieri cit-tadini si fonda anche sul di-namismo nella creazione dioccasioni per nuovi investi-menti. Qualunque iniziativaimprenditoriale di tipo im-mobiliare non può prescin-dere dalla contestualizzazione

138 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Alla riqualificazione è affidatoil compito di produrre valore aggiuntosia in termini di reale incrementodella qualità urbana in senso lato,sia in termini strettamente economici

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 139

Giovanni Adelfi

nelle dinamiche locali. Biso-gna convincersi che non èsufficiente progettare il sin-golo bene urbano, occorrepiuttosto progettare il conte-sto. Intensificare, quindi, letrasformazioni, andando al dilà delle operazioni di puracosmesi, trovando soluzionidi assetto urbano in grado diesaltare gli spazi pubblici edi relazione sociale, l’effi-cienza delle attività e la qua-lità dell’abitare».

Quali misure ritiene deb-bano essere adottate dal go-verno per risollevare il mer-cato?«La cronica carenza di risorserende indispensabile preve-dere procedure attuative si-nergiche pubblico-private perassumere iniziative di rile-vante interesse pubblico, me-diante modalità pianificatoriein grado di coniugare l’azionedi governo pubblico delle tra-sformazioni urbane, con un

ruolo attivo dei soggetti pri-vati in esse coinvolti, in unquadro di equilibrio condi-viso. Il Piano nazionale città eil contratto di valorizzazioneurbana, previsti dal governonel “decreto sviluppo”, sono ilprimo passo concreto versol’attuazione di tali sinergie; staalle istituzioni locali approfit-tare di tali opportunità perdare un indirizzo decisivo nelsenso della definitiva rigene-razione della città».

L a forte riduzione del numero delle transazioni immobiliariche ha caratterizzato la prima parte dell’anno deriva

da un insieme di aspetti concatenati. Mario Condò de Satriano,presidente provinciale della Federazione italiana agentiimmobiliari professionali, prova a stilare una previsionesull’andamento del mercato immobiliare del capoluogopartenopeo nei prossimi mesi: «Non essendo intervenuto,a tutt’oggi, alcun segnale positivo né dalla politica né dallafinanza, il secondo semestre 2012 probabilmente si chiuderàcon la medesima situazione di stagnazione già registratanel primo, nonostante la notevole domanda che sinora hasostenuto il mercato, rappresentata dal fatto che soltanto il 50per cento dei napoletani dispone di un immobile di proprietàcontro l’82 per cento circa della media nazionale».

Come intervenire sulla forbice di prezzi che continuaa tenere lontane domanda e offerta?«La forbice del 20-25 per cento tra domanda e offerta èsoltanto l’effetto di una causa rappresentata dalle falseaspettative di prezzo dei “proprietari-venditori” rimastituttora ancorati ai valori del 2006/07, oggi non piùrealizzabili. Se soltanto adeguassero le loro richieste agliattuali valori, il mercato riprenderebbe a funzionarenonostante la stretta creditizia, l’elevata tassazione e il climadi sfiducia generalizzato».

Con quali misure si può innescare la ripresa?«Gli elementi che potrebbero sbloccare il mercato sono da

ricercare in un diverso atteggiamento degli istituti di creditoin merito alle concessioni dei mutui, in una politicanuovamente incentrata a favore del settore immobiliare consgravi e benefici fiscali, per esempio a chi acquista la primacasa, e in una normativa che preveda tempi certi per ilrilascio dell’immobile in caso di finita locazione o di morositàdell’inquilino. Sarebbe, inoltre, auspicabile una forte“sburocratizzazione” a favore delle imprese edili, sia pergrandi che per piccoli interventi anche di ristrutturazione.Ma l’elemento determinante, in questo momento storico,è costituito dallo spropositato clima di sfiducia che regnain tutti i settori, in particolar modo in quello immobiliare,che invece per definizione ha necessità di fiducia e serenitàsia per l’acquisto della prima casa che per l’investimentodi liquidità nel mattone».

Quale ritiene sarà l’impatto dell’Imu sul mercatoimmobiliare?«L’impatto dell’Imu è già stato devastante per il mercatoimmobiliare, non tanto per la maggiore tassazione inrapporto alla vecchia Ici quanto per l’effetto mediaticonegativo che per lunghi mesi ha terrorizzato sia acquirentiche proprietari, dipingendo la nuova tassa come una sorta di“atto espropriativo” e contribuendo in maniera decisivaall’attuale fase di stagnazione del mercato. Fortunatamente il18 giugno gli italiani hanno conosciuto l’ammontare dellatassa e si sono resi conto del terrorismo gratuito generato».

Servono nuovi sgravi e incentiviMenu paura, più fiducia e agevolazioni per chi decide di acquistare casa.La ricetta per far ripartire il settore immobiliare secondo Mario Condò deSatriano, presidente provinciale di Fiaip Napoli

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EDILIZIA

140 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Dall’inizio dellacrisi nell'ediliziasono stati persi500mila posti di

lavoro. A denunciarlo è WalterSchiavella, segretario generaledella Fillea-Cgil. «Per settem-bre – dice – tutte le previsioniparlano di un andamento del-l'edilizia e delle costruzioni inlinea con quello di luglio e deimesi scorsi. Per l’autunno nonvediamo all’orizzonte segnalidi ripresa. E ormai dall'iniziodella crisi si sono persi 400milaposti di lavoro, 500mila consi-derando anche l'indotto. Masenza investimenti non ripar-tirà nulla». In netta controten-denza rispetto a questo quadrofotografato da Schiavella tro-viamo invece una realtà napo-letana, il Gruppo Principe, daoltre trentacinque anni nel set-tore delle grandi opere pubbli-che e private, nella gestione enella manutenzione di entipubblici, nel project financinge nell’immobiliare. «Rispetto al trend del Paese –spiega Biagio Vallefuoco che

con i fratelli Angela, Antonio eDomenico gestisce l’attività –negli ultimi due anni il fattu-rato è in crescita, come già con-fermato in anni precedenti aquesti». E la crescita riguarda anche lasfera occupazionale. «Con or-goglio possiamo vantare un in-cremento delle assunzioni parial 50 per cento nell’ultimotriennio, un dato sicuramentein controtendenza nel nostroambito operativo che ci con-sente di garantire lavoro a 150dipendenti. Nonostante la crisidi settore, i progetti che hannofatto da traino, veri e proprifiori all’occhiello per il nostrogruppo, afferiscono soprattuttoall’edilizia alberghiera di lusso,alla grande distribuzione, alleopere tecnologicamente avan-zate e alla gestione di edificipubblici». L’ambito degli appalti pubbliciè sicuramente uno di quelli chestanno risentendo maggior-mente della crisi economica esu cui è necessario intervenireper tornare a risollevare il mer-

cato. «Auspichiamo soprattuttouna trasformazione radicaleche, attraverso il più recentequadro normativo, consentaalle imprese di operare con igiusti presupposti: project fi-nancing, leasing in costruendosono alcuni degli strumenti fi-nanziari chiave per una svoltapositiva. La soluzione è incen-tivare maggiormente l’ingressodi capitali privati su opere pub-bliche e accertarsi che venganogarantiti i dispositivi per assi-curare procedure snelle, miratee celeri. Si pensi alla possibilitàdi curare gestioni e manuten-zioni di enti pubblici attraversoConsip: la razionalizzazionedelle risorse è ormai necessaria.Nel caso delle partnership pub-

Dall’inizio della crisi è stato perso il 25 per cento del valore della produzione dell’intera

filiera delle costruzioni. Ma c’è chi è cresciuto, grazie a progetti legati all’edilizia

alberghiera di lusso e alla grande distribuzione. La parola a Biagio Vallefuoco

Marco Tedeschi

Project financing e leasing per ossigenare il settore

Il Gruppo Principe

ha la sede a Napoli

[email protected]

Page 111: Dossier Campania 09 2012

si fanno convergere quando ènecessario. L’ottimizzazione deiprocessi economici, logistici eorganizzativi è un fattore fon-damentale per le sfide future, inlinea con le esigenze di un mer-cato difficile come quello at-tuale. Solo grazie al raggiungi-mento di un elevato know-howè infatti possibile eseguiregrandi opere pubbliche e pri-vate e curarne i diversi aspetti,dalla progettazione alla conse-gna chiavi in mano». Per il futuro il Gruppo puntasoprattutto all’acquisizione ditecnologie sempre più evolute.«Guardiamo molto all’innova-zione oltre che alla valorizza-zione delle risorse umane comefattori indispensabili. L’obiet-tivo è lo stesso, ovvero la co-stante ricerca della perfor-mance. La performanced’impresa non è infatti più solo

economica, ma tiene conto an-che del contributo dato allaqualità dell’ambiente e al si-stema sociale. In una prospet-tiva di sviluppo duraturo perl’impresa, questa mission con-tribuisce alla creazione di va-lore in grado di generare a suavolta un vantaggio competitivoper l’azienda. Inoltre la costantecrescita dimensionale delGruppo Principe cambia auto-maticamente gli asset aziendaliper rispondere con flessibilità etempestività alle richieste delmercato, garantendo presta-zioni sempre di alto profilo, at-traverso il controllo di ogni fasee di tutte le attività del gruppo.Confermeremo, quindi, la no-stra politica aziendale, conti-nuando a concentrarci su obiet-tivi e progetti a noi familiarisenza escludere l’interessanteipotesi di operare all’estero».

Biagio Vallefuoco

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 141

blico-privato, tali operazionipermettono di agire laddovenon sarebbe altrimenti possi-bile, dati gli stretti vincoli di bi-lancio derivanti dalla spendingreview e l’esigua disponibilitàdi fondi. Significa cambiare lepolitiche di intervento in fa-vore di nuove soluzioni per so-stenere lo sviluppo anche so-ciale, oltre che puramenteeconomico».Uno sviluppo che per ilGruppo Principe significa ra-zionalizzazione delle risorseeconomiche. «In questo modo– prosegue Vallefuoco – mi-riamo alla diversificazione e allasinergia allo stesso tempo. Siimplementano le competenzenelle varie aree di intervento e

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È necessario cambiare le politiche di interventoin favore di nuove soluzioni per sostenerelo sviluppo anche sociale,oltre che puramente economico

Page 112: Dossier Campania 09 2012

MATERIALI

144 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Allarmismi a parte,sembrano essercisolo buone notizie.L’ultimo biennio

per il mercato del legno èstato positivo: il 2011 hachiuso con un aumentodell’1,1 per cento rispetto al-l’anno precedente che pureaveva segnato la fine dellacontrazione subita nel 2008 e2009. Il trend si può dire in-variato anche nel primo se-

mestre del 2012, ma nonmancano elementi di preoc-cupazione tra gli addetti ai la-vori che cercano nuove solu-zioni per scongiurare ilritorno del biennio “male-detto”. Antonio Vallefuoco, titolaredella Blu di Villaricca (Na),conferma l’ottimismo per ilprossimo periodo. «Lo scena-rio del mercato del legno delprossimo futuro – dice Valle-fuoco – prevede una sempreminore disponibilità di ri-sorse, ma un'accelerazione deiprocessi di innovazione del le-gno. Preoccupa la situazioneitaliana dove negli ultimi 50anni si è assistito a un rad-doppio della superficie fore-stale e dei consumi del legnoper abitante, ma nello stessotempo si è dimezzato il valoredella produzione di legnameitaliano. Unico settore in cre-scita è il mercato delle bio-masse dove si prevede che al2020 saranno il 44 per centodel totale delle rinnovabili». Ilruolo delle biomasse legnose

si prevede infatti decisivo neiprossimi anni, arrivando a ri-sultare più conveniente delfotovoltaico con un costodieci volte inferiore.Ma non è l’unico aspetto po-sitivo per le aziende del com-parto. «La nostra azienda –continua Vallefuoco – negliultimi anni ha registrato uncontinuo incremento del fat-turato. Il nostro mercato diriferimento è il settore dellalogistica e quello delle cartiere,tuttavia anche gli altri settorisono in crescita. Prevediamo,pertanto, un raddoppio delfatturato nei prossimi anniagevolato da una tecnologiasettoriale in continua evolu-zione». La Blu ha già in mente qualisono i fattori di rischio e la re-lativa strategia da mettere inpratica. «Il pallet – spiega Val-lefuoco – rappresenta l’unitàdi carico terziaria maggior-mente utilizzata per la movi-mentazione, lo stoccaggio e iltrasporto dei beni di largoconsumo, la conseguenza di

La Blu Srl ha sede

a Villaricca (Na)

[email protected]

Il mercato del legnoè in espansioneLuci e ombre sullo scenario attuale di settore. Ne parliamo con Antonio Vallefuoco,

che traccia un quadro tutto sommato positivo e si dimostra ottimista.

«Non possiamo che crescere, così come il resto del Paese»

Renato Ferretti

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Antonio Vallefuoco

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questo meccanismo sfocia inuna richiesta sempre mag-giore di merce, e in un pe-riodo difficile come quelloche si sta affrontando bisognaminimizzare al massimo i co-sti mantenendo un’altissimaefficienza nei sistemi di con-trollo evitando cosi perditeeconomiche sia del produt-tore che del consumatore».Le previsioni ottimistiche nonriguardano solo il campo dellegno. Per Vallefuoco infatti leprevisioni di crescita del Pilitaliano sono attendibili equesto può solo che far bensperare. «Nel 2013 preve-diamo che il tasso del Pil, nelnostro paese, torni ad essereleggermente positivo appor-tando così un’accelerazionenella richiesta di materiale,per questo ci aspettiamo unconsistente incremento delnostro fatturato. Per raggiun-gere quest’obiettivo si cer-cherà di rafforzare e renderepiù limpidi i rapporti con leaziende riducendo così quelledistanze che a volte si tramu-

tano in costi».Ma le possibilità di reazione almomento economico, daparte degli operatori nelcampo è nella capacità di ade-guarsi alle richieste che mu-tano sempre più velocemente.«Se vogliamo prendere in con-siderazione la nostra aziendapossiamo dire che il dato piùimportante sta nella capacitàdi costruzione e confeziona-mento di imballaggio in le-gno per ogni settore indu-striale. Questo ovviamente èpossibile solo se si posseggonomacchinari all’avanguardia, seil personale è preparato e se sipuò contare su un’esperienzadi lungo periodo. La nostraproduzione spazia da casse,gabbie, cavalletti, selle, sup-porti, pianali, bancali e pallet

standard o su misura, in le-gno di varie tipologie, dimen-sioni e strutture, destinate aspedizioni per via terra, viamare e per via aerea. Relativa-mente ai pallet, con la BLUsrl, nata nel 2007 ci occu-piamo di produzione e com-mercializzazione di bancali“Epal”. Possiamo produrrepallet su specifica del cliente oprogettare ex novo pallet ditutte le dimensioni, fornendole schede tecniche compren-sive delle normative vigenti diriferimento. Questo si traducenel costante impegno per laricerca di ogni possibile mi-glioramento a livello qualita-tivo dei servizi, garantendoconsegne celeri ed efficienzamantenendo un prezzo con-correnziale».

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Il pallet rappresenta l’unità di carico terziariamaggiormente utilizzata per la movimentazione,lo stoccaggio e il trasporto dei benidi largo consumo

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Per superare le criticitàche gravitano intornoalla tutela ambientaleoccorre interpretare i

concetti fondamentali dellosviluppo sostenibile e l’inter-dipendenza tra ambiente, eco-nomia e società. L’atteggiamento ecologista si

Educare alla cultura del ricicloSensibilizzare le nuove generazioni al tema della tutela ambientale è fondamentale

per favorire la creazione di un ciclo virtuoso nel recupero e riciclaggio dei rifiuti.

È da questi presupposti che parte l’attività del Gruppo Di Gennaro, come racconta

il suo amministratore Giuseppe Di Gennaro

Matteo Rossi

fonda per questo su uno speci-fico presupposto: «La realizza-zione di opere concrete di tu-tela dell’ambiente passaimprescindibilmente dal recu-pero di materiale riciclabile».La prerogativa del Gruppo DiGennaro Spa Servizi EcologiciIntegrati, espressa nelle paroledel suo amministratore dele-gato Giuseppe Di Gennaro,funge da caposaldo all’espe-rienza e alla dedizione di benquattro generazioni che hannocondotto la società da una pio-nieristica attività di recuperodella carta, all’attuale posizionedi leadership nel settore del re-cupero di materiale riciclabile:carta, cartone, plastica, metalli,legno e vetro, diventando prin-cipale piattaforma campana diriferimento per i consorzi di fi-

liera facenti capo al Conai (Co-repla, Comieco, Cial, Cna, Co-reve, Rilegno), per il consorzioPolieco e per il Conapi.

Quali strategie occorremettere in atto per una mag-giore sensibilizzazione dellacoscienza ecologica e la rea-lizzazione di un progetto ca-pillare fondato sulla ricicla-bilità dei materiali?«L’utilizzo di canali mediatici eimprenditoriali attenti al ma-crotema “ambiente”, ha dimo-strato che un’attenta strategiadi comunicazione può diffon-dere l’esigenza della tutela am-bientale. È quindi cresciuta neltempo la consapevolezza col-lettiva secondo la quale il recu-pero di materiale riciclabile èimprescindibile. A testimo-nianza di ciò una grande atten-

Giuseppe Di Gennaro,

amministratore delegato

del Gruppo Di Gennaro

Spa Servizi Ecologici

Integrati di Caivano (NA)

www.digennarospa.it

148 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

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Giuseppe Di Gennaro

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 149

zione viene rivolta alle campa-gne di sensibilizzazione del-l’opinione pubblica, e in parti-colar modo dei bambini, alloscopo di educarne la coscienzaecologista».

Attraverso quali “partner-ship” culturali, istituzionalie operative il Gruppo DiGennaro porta avanti le cam-pagne di sensibilizzazione?«Affinché anche le giovani egiovanissime generazioni pren-dano coscienza della responsa-bilità che le lega alle attività disalvaguardia dell’ambiente, ilGruppo utilizza sinergie conimportanti realtà operanti nelpanorama della tutela ambien-tale come Legambiente, orga-nizzando anche visite guidateper le scolaresche affinché, vi-sitando i nostri impianti, pos-sano verificare tangibilmente lelavorazioni del riciclo».

Quali attività concorronoal recupero dei materiali dariciclo?«Dovendo sintetizzare i princi-pali campi di attività possiamosenza dubbio scorrere unelenco sufficientemente esau-stivo che ha inizio con il recu-pero e la preparazione per il ri-ciclo di rifiuti solidi provenientida lavorazioni industriali, in

particolare plastica e carta. Av-viene inoltre la gestione di ri-fiuti provenienti da raccolta dif-ferenziata quali carta, plastica,multimateriale, rifiuti ingom-branti, metalli e vetro. Il ciclooperativo può concludersi o de-viare verso ulteriori attività conil trasporto da e verso terzi dimateriale in attesa di lavora-zione. Nello specifico, poi, per ilrecupero della carta, si può pro-cedere con la triturazione e ladistruzione di documenti riser-vati ad esempio, per banche eassicurazioni, o con un dina-mico processo di smistamentodel materiale destinato al tra-ding nazionale e/o internazio-nale della carta».

Quali sono le attività inte-grate del settore servizi eco-logici?«Partendo dalla selezione delmateriale raccolto che avvieneattraverso l’utilizzo di una tec-nologia avanzata nel nostro sta-bilimento produttivo sito a Cai-vano, è stata realizzatal’integrazione totale del circuito

di riutilizzo. In questo modo,con la raccolta, il trasporto e laselezione dei rifiuti recuperabiliattraverso un unico operatore,come ciò che rappresenta e or-ganizza il nostro Gruppo socie-tario, si evitano sprechi e si ot-timizzano i processi dilavorazione, raggiungendo an-che un contenimento dei costicomplessivi del servizio».

Come si relaziona il gruppocon i soggetti che commissio-nano un servizio? «L’azienda è in grado di offriresoluzioni specifiche e persona-lizzate per ogni tipo di esigenzaprogettando, laddove è necessa-rio, interventi ad hoc. Il gruppoè dotato, infatti, di un consi-stente parco di automezzi, au-tocompattarori, compattatori econtainer, che possono essereinstallati direttamente presso leunità locali in cui viene pro-dotto il materiale riciclabile. Inogni caso, l’obiettivo finale èsempre l’ottenimento di un“must” ambientale sintetizzatonella cultura del recupero».

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Presso i nostri impianti organizziamo anche visiteguidate per le scolaresche, affinché possanoverificare le lavorazioni del riciclo

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GESTIONE RIFIUTI

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La Furino Ecologia Srl

ha sede a Napoli

www.furinoecologia.com

ziate nella mancanza di liqui-dità dei clienti e quindi nelledifficoltà ad incassare intempi biblici le fattureemesse, nell’insolvenza di al-cuni committenti e nella dif-ficoltà del sistema bancario afornire supporto finanziarioall’azienda».Una crisi globale che interessaanche il settore ecologico:«Con particolare riferimento– spiega sempre Furino - allacommittenza privata che ri-sente del rallentamento del-l’economia e quindi di una

minore produzione di rifiuti.Infatti la presenza di minoririsorse a disposizione spingele aziende a cercare di pro-crastinare la risoluzione delproblema dello smaltimentodei rifiuti oppure la pulizia ebonifica degli stabilimenti.Questo rallentamento è piùcontenuto presso la commit-tenza pubblica, atteso che laproduzione di rifiuti e i pro-grammi di bonifica di areenon risentono di andamenticiclici negativi».Furino Ecologia, lavora in-fatti sia con la committenzapubblica che con quella pri-vata e offre diversi servizi, inparticolare: «Quelli relativi altrasporto e smaltimento inimpianti autorizzati dei rifiutipericolosi. Quando il rap-porto si sviluppa con entipubblici, si tratta prevalente-mente di servizi resi a valledi un’attività di raccolta dif-ferenziata dei rifiuti solidi ur-bani operata direttamentedalle amministrazioni comu-nali e attraverso loro munici-palizzate. Nel settore privato,invece, i rifiuti derivano dalla

Momento diffi-cile anche peril settore incui opera, ma

Furino Ecologia, ha chiuso il2011 con fatturato in crescitadel 40 per cento rispetto al2010. L’azienda, pur eviden-ziando la performance posi-tiva, non distoglie l’atten-zione dai problemi legatiall’economia in affanno. «L’ultimo anno di attività –spiega Michele Furino, am-ministratore della società –può senza ombra di dubbioessere considerato positivo.Tale risultato, storico per lasocietà, è stato determinatoda alcune commesse privatedi notevoli dimensioni. Mal-grado ciò, però, siamo staticostretti a fronteggiare alcunecriticità, che si sono sostan-

Cresce la gestione dei rifiutiBilancio positivo per Furino Ecologia, con un 2011

che si è chiuso con un +40 per cento rispetto

al 2010. Questo nonostante la crisi abbia comportato

una diminuzione dei consumi, e quindi dei rifiuti

Roberta De Tomi

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Michele Furino

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 151

del personale tecnico, l’assun-zione di personale qualificatoproveniente da altre realtà delsettore, il rinnovamento delparco mezzi e la ricerca di nic-chie di mercato. Inoltre lanostra realtà ha come obiet-tivo ineludibile quello di cre-scere e consolidare il rapportocommerciale instaurato con iclienti nell’ottica di una mag-giore fidelizzazione. Accanto aquesto, che potrebbe sem-brare tanto banale quanto ov-vio, vi è la consapevolezza che

non appena ricorreranno lecondizioni, bisognerà inve-stire nella realizzazione e ge-stione di impianti di tratta-mento rifiuti, gli unici ingrado di incrementare espo-nenzialmente le potenzialitàdi crescita dell’azienda attra-verso la creazione di sinergie,che permettono un abbatti-mento dei costi di produ-zione, un miglioramentodella capacità di fare sistemae una maggiore competitivitàsul mercato».

bonifica di aree dismesse,dalle demolizioni industrialidi stabilimenti, dai residuidella produzione di beni eservizi, dall’attività sanitariain strutture sia private chepubbliche».Due sono le tipologie di ri-fiuti ricorrenti «I residui del-l’attività di bonifica di serba-toi contenenti prodottipetroliferi, effettuata all’in-terno di stabilimenti petrol-chimici presenti sia in Cam-pania che fuori regione, eterreni, sia contaminati chenon, provenienti da opera-zioni di sbancamento o bo-nifica di aree industriali di-smesse. Accanto a taleattività, abbiamo allestito lamicro-raccolta, un’organizza-zione logistica mirata a risol-vere le problematiche dellapiccola produzione, rivolta siapersone fisiche che a labora-tori di analisi, piccole strut-ture sanitarie». In primo piano nel lavorodell’azienda, che dalla Cam-pania ha esteso il proprio rag-gio di attività a tutto il terri-torio nazionale, la strutturalogistica per far fronte alle in-combenze lavorative. E naturalmente, non man-cano iniziative per fronteg-giare la crisi per cui «sonostate messe in atto una seriedi misure che le hanno con-sentito di contrastare effica-cemente la contrazione natu-rale del mercato, medianteuna campagna di formazione

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Nel settore privato, i rifiuti derivano dallabonifica di aree dismesse, dalle demolizioniindustriali di stabilimenti e dall’attività sanitariain strutture sia private che pubbliche

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CRIMINALITÀ

L egalità e sicurezza rappresentano con-dizioni imprescindibili per qualsiasipiano di rilancio e di crescita econo-mica, sociale e occupazionale del Me-

ridione. Antonello Montante, già nel board del-l’ex presidente di Confindustria EmmaMarcegaglia con delega ai rapporti con le istitu-zioni preposte al controllo del territorio, è oggimembro della squadra di Giorgio Squinzi condelega per la legalità. L’imprenditore non di-mentica che allo sforzo teso alla legalità va ne-cessariamente accompagnato anche un progettoteso a favorire lo sviluppo. Sarà fondamentale al-lora agire sul piano dell’attrazione degli investi-menti, improntando un piano industriale chesappia sfruttare le eccellenze e le potenzialitàancora inespresse del Mezzogiorno.

È stato rinnovato e ampliato il protocollodi legalità tra Ministero dell’Interno e Con-findustria. Quali sono gli strumenti che per-metteranno di intensificare la lotta al rackete alla connivenza-collaborazione tra tessutocivile e imprenditoriale e criminalità orga-nizzata?«Dopo quello siglato il 10 maggio 2010, lafirma del nuovo protocollo conferma che ilpercorso intrapreso è quello giusto. Lo testi-moniano le tante adesioni da parte delle singoleimprese, i 20 accordi locali già sottoscritti equelli che stanno per essere firmati. Ma per ri-spondere alle sfide che si pongono e si por-ranno, è necessario un impegno costantementerinnovato, che accomuni tutte le parti in gioco.Due sono attualmente i fronti che ci vedonocoinvolti: l’istituzione delle “white list” nelleprefetture per le imprese che si occupano di ap-palti pubblici e l’applicazione, da realizzarsiquanto prima, del rating di legalità, che con-sentirà di valorizzare, anche dal punto di vistadel credito, le aziende che hanno comporta-menti virtuosi».

In generale, come valuta lo stato attuale delcontrasto alla criminalità organizzata nel Me-ridione, anche sul fronte del riutilizzo deibeni confiscati?«Ritengo che, in questi ultimi anni, magi-stratura e forze dell’ordine abbiano dato uncontributo determinante nel contrasto allacriminalità organizzata. Non va sottaciutoperò il nuovo corso che ha caratterizzato partedella società civile, scesa in campo al fiancodello Stato. Molto resta ancora da fare, masono convinto che sarà un processo inarresta-

Anteporre l’interesse generale agli interessi particolari. Solo così il Mezzogiorno potrà ridurre

il gap con il resto del Paese. Ne è convinto Antonello Montante, delegato di Confindustria per

la legalità, secondo cui è arrivato il momento di rompere con le cattive pratiche del passato

Francesca Druidi

Legalità e sviluppo, futuro del Sud

158 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Antonello Montante, delegato di Confindustria per la legalità

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 159

Antonello Montante

bile e, da questo punto di vista, nutro moltafiducia nelle nuove generazioni, nei giovani.La loro partecipazione attiva in occasione delventennale della strage di Capaci deve farciben sperare per il futuro».

Il peggioramento della congiuntura eco-nomica si è riflesso nella debolezza della do-manda, dell’accesso e della qualità del cre-dito. Come si può intervenire?«Dopo le politiche restrittive tese a riportaresotto controllo il debito pubblico, che hannoavuto un forte effetto recessivo, occorre inter-venire per far ripartire gli investimenti, sia pub-blici che privati, e apportare dei correttivi alpatto di stabilità, perché altrimenti il sistema ri-schia di avvitarsi su se stesso. Il credit crunch èancora molto forte, sta penalizzando oltremi-sura le imprese che hanno programmi di inve-stimenti per innovare i loro prodotti o i pro-cessi produttivi. Senza innovazione è difficilecompetere sui mercati internazionali. Bisognaassolutamente interrompere questo circolo vi-zioso: le banche giocano un ruolo decisivo esono certo che sapranno accompagnare i buoniprogetti di investimento delle imprese».

Il divario tra Nord e Sud resta ancora moltoampio sul versante infrastrutturale, dei ri-

tardi dei pagamenti della Pa, dell’export, deltasso di occupazione. Secondo il ministroper la Coesione territoriale, Fabrizio Barca,serve uno scatto collettivo tra classe dirigentee cittadini. Da quali fattori deve partire il re-cupero del Meridione?«La classe dirigente del Mezzogiorno ha unagrande responsabilità nel prossimo futuro.Troppi sono i nodi da affrontare, con l’han-dicap che rispetto al passato non ci sarannotrasferimenti della spesa pubblica a piè di li-sta. Le risorse pubbliche sono scarse e quelleche ci saranno dovranno essere utilizzate congrande parsimonia e finalizzate a priorità ac-compagnate da vera progettualità. Ciò pre-suppone una forte coesione e condivisionedelle scelte, il che significa anteporre l’inte-resse generale agli interessi particolari, chenel passato hanno caratterizzato la gestionedella cosa pubblica nel Mezzogiorno».

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Due sono i fronti che ci vedonocoinvolti: l’istituzione delle “white list”nelle prefetture e l’applicazionedel rating di legalità

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160 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

I l valore del riciclaggio, che è l’essenzadella criminalità organizzata, a livellomondiale è stimato dalla Banca d’Ita-lia pari a circa il 5 per cento del Pil,

mentre per il nostro Paese le stime indicanodimensioni mediamente superiori al 10 percento, crescenti in funzione dell’apertura in-ternazionale dei mercati e della crisi econo-mica. «L’obiettivo primario dell’azione dicontrasto giudiziario deve consistere – com-menta Franco Roberti, procuratore della Re-pubblica presso il Tribunale di Salerno – nel-l’individuare e colpire patrimoni, ricchezze,forme e percorsi di accumulazione dei profittie dei capitali perché le mafie incidono pe-santemente sull’economia legale sotto formadi estorsione, usura, riciclaggio e controllodelle imprese apparentemente legali, ma in re-altà a capitale mafioso». L’economia criminaleha effetti devastanti e irreversibili sul sistemaproduttivo. «Quel che è peggio – sottolineaancora il procuratore – è che crea, specie intempi di crisi economica e di crescente di-soccupazione, aree di consenso sociale e unasorta di condivisione di interessi che sembra,in certi casi, rendere evanescente il confine tramondo del crimine e società civile, stabiliz-zando una rete collusiva di rapporti ben di-versi da quelli tradizionali, tra delinquenti evittime del reato».

In molti casi, i mafiosi finanziano le im-prese legali e le gestiscono dietro prestanome. «Le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose

nelle attività imprenditoriali lecite sono faci-litate dall’intrinseca debolezza e permeabilitàdelle istituzioni locali rappresentative dellacollettività. Secondo la Commissione parla-mentare antimafia, il giro d’affari delle mafieè stimabile in 150 miliardi di euro l’anno. LaCorte dei Conti ha stimato che il costo dellacorruzione in Italia si aggira intorno ai 60 mi-liardi di euro, vale a dire circa 1.000 euro acittadino. Circa 180mila posti di lavoro, se-condo il Censis, sono persi ogni anno nelMezzogiorno a causa delle presenze delle co-sche. Mentre il valore dell’economia som-mersa oscilla tra un minimo di 255 miliardidi euro che sfuggono alla tassazione e unmassimo di 275 miliardi, con un incidenzasul Pil compresa tra il 16 e il 17,5 per cento».

La criminalità organizzata come si infil-tra nell’economia legale?«Le infiltrazioni riguardano essenzialmente gliappalti di opere e i settori commerciali. Il reti-colo clientelare tra imprese, esponenti politici eamministratori pubblici, studi professionali eorganizzazione criminale, fondato su scambi efavori reciproci - si è parlato, anche in sentenzeormai definitive, di rapporto di reciprocità fun-zionale - fu collaudato in Campania negli ap-palti della ricostruzione post terremoto. Oggi siinvestono i profitti ricavati nell’impresa madrein altre attività lecite, con l’espediente di unaschermatura tra l’impresa e l’origine criminaledei capitali e tra essa e l’agente di questa accu-mulazione, cioè il proprietario effettivo».

Sopra,

Franco Roberti,

procuratore della

Repubblica presso il

Tribunale di Salerno

L’economia criminale è antitetica a qualsiasi ipotesi di sviluppo.

Il contrasto alla criminalità passa, per il procuratore della

Repubblica Franco Roberti, attraverso regole e comportamenti

che promuovono la trasparenza, l’efficienza, l’integrità

e il regolare sviluppo della società di mercato

Renata Gualtieri

Il peso e i costi dell’illegalità

CRIMINALITÀ

Page 125: Dossier Campania 09 2012

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 161

Franco Roberti

La difficoltà nell’accesso al creditoquanto condiziona il ricorso delle impresea forme di finanziamento illegale e qualisono le conseguenze sullo sviluppo?«La contrazione degli impieghi bancari favorisceil ricorso degli imprenditori in difficoltà a formedi finanziamento anomale o illegali. Tradizio-nalmente gli interlocutori privilegiati della ca-morra sono gli imprenditori, meno propensi adenunziare le pressioni estorsive e i prestiti usu-rai, spesso, più che per reale paura di ritorsioni,per calcolo utilitaristico legato alla esigenza di

non attirare l’attenzione delloStato sui profili illegali delle pro-prie attività. Ma non sempre i

finanziamenti illegali sono a tassi usurai. Una fre-quente modalità di riciclaggio, che sfugge spessoagli accertamenti, è costituita dal delitto di abu-siva attività finanziaria nei confronti di impren-ditori, che costituisce il reato “presupposto” perun successivo riciclaggio, attuato per il tramitedegli imprenditori in tal modo finanziati, ai qualiviene praticato un tasso addirittura concorren-ziale rispetto al credito legale».

Ma la crisi economica favorisce ancheper un altro verso le attività di riciclaggio. «In un momento in cui le banche hanno biso-

A sinistra, l’arresto

di Francesco Matrone

avvenuto il 17 Agosto

scorso in provincia

di Salerno

� �

Le infiltrazioni delle organizzazionimafiose nelle attivitàimprenditoriali lecite sonofacilitate dalla debolezzadelle istituzioni locali

Page 126: Dossier Campania 09 2012

162 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

gno di liquidità c’è il rischio che saltino o si at-tenuino i controlli antiriciclaggio fondati sullesegnalazioni di operazioni sospette affidate dallalegge alle stesse banche e agli intermediari fi-nanziari. La legge antiriciclaggio dovrebbe as-sicurare la tracciabilità dei flussi finanziari dal-l’origine alla destinazione finale. Occorrerebbeattribuire tanto all’operatore finanziario quantoall’imprenditore l’onere di dimostrare la pro-venienza lecita del denaro che manovra: in casonon sia in grado di farlo, dovrebbero scattare lapresunzione di illiceità, il congelamento del-l’operazione e il sequestro. Purtroppo in moltiPaesi le leggi sulla privacy e il segreto bancariopermettono la costituzione di depositi bancaricon fondi di cui non si è tenuti a dimostrarel’origine lecita».

Come giudica il quadro normativo per ilcontrasto della criminalità organizzata eco-nomica nel nostro Paese?«Abbiamo un quadro normativo antimafia cheè tra i più avanzati del mondo, benché non an-cora soddisfacente proprio con riguardo allanormativa antiriciclaggio. Ma la partita si gioca

sul piano della armonizzazione degli ordina-menti a livello europeo per favorire la coope-razione giudiziaria, dato che, nel mondo glo-balizzato, i capitali mafiosi vanno a collocarsinei Paesi dove le regole mancano o sono di-sapplicate e dove c’è minore pressione investi-gativa. La parte più significativa della normativapenale italiana di contrasto alla criminalitàtransnazionale deriva dalle direttive europee eproprio il Parlamento europeo, nel dicembredello scorso anno, ha adottato una risoluzionesul contrasto alla criminalità organizzata concui impone ai Paesi dell’Ue l’adozione di stru-menti normativi comuni e il rafforzamentodella cooperazione. Ma questi strumenti nonsono da soli sufficienti, il contrasto alla crimi-nalità organizzata deve diventare una prioritàdell’azione politica».

Occorrono delle riforme e degli inter-venti sul piano organizzativo per control-lare queste infiltrazioni?«Serve un piano per la giustizia, come invoca datempo il presidente della Cassazione ErnestoLupo, osservando che i tempi irragionevolmente

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CRIMINALITÀ

Sopra,

Franco Roberti illustra

i risultati dell’operazione

Due Torri portata

a termine

nell’estate scorsa

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 163

Franco Roberti

lunghi del processo civile e penale, oltre a con-trastare con l’articolo 111 della Costituzione,sono un freno allo sviluppo e contribuisconopesantemente all’aggravarsi della crisi econo-mica anche a causa del peso dell’arretrato giu-diziario. L’irragionevole durata dei processi oggicosta all’Italia 200 milioni di euro l’anno; abreve, secondo il Ministero dell’economia, necosterà 500. Occorre avvicinare il sistema giu-diziario italiano agli standard dell’Unione. Larevisione della geografia giudiziaria è un prov-vedimento essenziale, perché consente di con-centrare e razionalizzare le risorse, ma sono al-trettanto urgenti altri interventi normativi comela legge sulla corruzione, una drastica depena-lizzazione, una profonda revisione della strut-tura del processo civile e penale».

È necessaria una presa di coscienza perarginare le infiltrazioni e come è possibilefavorire la cultura della legalità?«Il recupero di efficienza del contrasto poli-ziesco e giudiziario, pur indispensabile e ur-gente, non è sufficiente. Servono le politichedirette a occupare gli spazi in cui il “vuoto” di

Stato e di legalità ha finora favorito il “go-verno” della camorra, a promuovere nuovi in-vestimenti e a creare nuove opportunità di la-voro, a superare il degrado urbanistico eambientale, che sono, di per sé, condizionipotentemente criminogene, come dimostra larealtà di Scampia. Ha poco senso parlare dicontrasto efficiente alla camorra quando la di-soccupazione ha raggiunto il 10 per cento eaddirittura il 30 per cento quella giovanile: unserbatoio di disperazione nel quale, se non siinterviene, la camorra continuerà a pescaretranquillamente. Sono scelte che presuppon-gono la volontà di una risposta corale delle isti-tuzioni centrali e locali all’anelito di riscattomorale e sociale che, nonostante tutto, conti-nua a salire dai tanti cittadini onesti».

150 mld STIMA IN EURO DEL GIRO D’AFFARI ANNUODELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SECONDOLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA

MAFIE

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RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

S ono previste per il 20 e il 21 set-tembre due giornate di sciopero pro-clamate dall’Oua (Organismo uni-tario dell’avvocatura italiana) contro

la revisione della geografia giudiziaria varatadal governo e i provvedimenti sul processo ci-vile, la riforma forense e la media-concilia-zione obbligatoria. Come rimarca il presi-dente dell’Oua Maurizio De Tilla, allachiusura di 31 tribunali e 220 sezioni distac-cate si oppongono non solo amministratori ecittadini, ma anche i pareri delle Commis-sioni Giustizia di Camera e Senato.

Cosa affermano, nello specifico, le com-missioni del Parlamento in merito alla revi-sione della geografia giudiziaria?

«Nel parere del Senato siscrive chiaramente chequanto fatto non va bene, so-prattutto in considerazionedella chiusura contestuale diuffici di giudici di pace, sedidistaccate e tribunali. Nonsolo, si critica “la scelta go-vernativa di non procederecontestualmente, da un lato,alla modifica dell’assetto ter-ritoriale degli uffici del giu-dice di pace e, dall’altro, allarevisione della distribuzionesul territorio degli altri ufficigiudiziari di primo grado”.

Nella procedura seguita per l’individuazionedegli uffici da mantenere si devono rivederei criteri applicati per la determinazione delladomanda di giustizia».

In che modo?«In particolare, risulta eccessivamente elevatala quantificazione del bacino territoriale diutenza in 100.000 abitanti, che non sembraassicurare il mantenimento di un presidiogiudiziario adeguato in rapporto al territorioe all’effettiva domanda di giustizia del-l’utenza. Proprio tenendo conto di questaesigenza, non si ritiene appropriato il solo cri-terio della capacità di smaltimento dei giu-dici, senza prendere in considerazione altriparametri, fra cui la valutazione ponderatadel numero complessivo delle iscrizioni edelle sopravvenienze. E sempre in relazione aicriteri da seguire ai fini della decisione sullasoppressione o il mantenimento degli ufficigiudiziari, è necessario che si tenga contodelle specificità territoriali del bacino diutenza anche riguardo alla situazione infra-strutturale e del tasso di impatto della crimi-nalità organizzata».

Per quanto riguarda la Camera dei deputati?«Nell’istruttoria realizzata dalla commis-sione della Camera, sono stati, invece, indi-viduati tutti i tribunali che per diverse efondate ragioni non possono essere chiusi:perché di recente costruzione con notevoliinvestimenti di risorse pubbliche; perché si-

Fortemente critica la posizione dell’Organismo unitario dell’avvocatura sulla nuova mappa

delle circoscrizioni giudiziarie che rischia di compromettere la giustizia di prossimità.

Le ragioni del dissenso nelle parole di Maurizio De Tilla

Francesca Druidi

No degli avvocatiai tagli dei tribunali

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L’avvocato Maurizio De Tilla, presidente dell’Oua

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 167

Maurizio De Tilla

tuati in aree caratterizzate da fenomeni dicriminalità organizzata, oppure in ragionedella grande estensione territoriale del cir-condario, o ancora perché necessari per de-congestionare grandi aree metropolitane op-pure perché sono state rilevate incongruitàdi alcuni accorpamenti che possono avereincidenza negativa, comportando forti di-sagi organizzativi e funzionali sia per gliutenti che per il servizio giustizia».

Come dovrebbe delinearsi un riordino ter-ritoriale delle circoscrizioni giudiziarie mag-giormente equilibrato?«L’Oua ha da tempo sostenuto che la via mi-gliore è limitarsi in questa prima fase alla ra-gionata e contenuta soppressione degli uffici

di giudici di pace, non più di 500, e delle se-zioni distaccate, non più di 110. Il discorsosui tribunali minori va affrontato dopo laverifica dell’impatto delle predette soppres-sioni e uno studio più approfondito sul ter-ritorio. L’Oua rimane, comunque, sempreconvinta che tutto l’iter legislativo che haapprovato la legge sulla revisione sia viziato diincostituzionalità. Abbiamo acquisito pareridi giuristi, quali Giuseppe Verde e FabrizioPoliti. L’avvocatura promuoverà un giudizioper sollevare le questioni di incostituzionalitàinsieme ai cittadini e ai sindaci».

Riforma degli ordinamenti professionali. Ache punto è la situazione?«L’avvocato svolge una funzione costituzio- � �

TRIBUNALI NUMERO DELLE SEDIDISTACCATE DEI TRIBUNALI SOPPRESSEDAL DECRETO LEGISLATIVO DI REVISIONEDELLE CIRCOSCRIZIONI GIUDIZIARIE

220

Page 132: Dossier Campania 09 2012

nale sancita espressamente dagli articoli 24 e111 della Costituzione. L’identità dell’avvo-cato non può, quindi, essere snaturata conun regolamento governativo che sostanzial-mente ne delegifica la disciplina e la fun-zione. È questo il più forte attacco rivolto al-l’avvocatura, dall’inizio della Repubblica, unattacco che non può essere accettato. Logicavorrebbe che si eliminasse l’avvocatura dal te-sto regolamentare, com’è stato fatto per imedici e i notai. E si procedesse con spedi-tezza all’approvazione nel Parlamento dellariforma della professione forense che si at-tende da 80 anni».

L’Oua ha presentato un decalogo di pro-poste dell’avvocatura per modernizzare lamacchina giudiziaria. Quali sono le misuresalienti che l’Organismo pone sul tavolo?«La razionalizzazione delle risorse è un obiet-tivo primario indicato dall’avvocatura, attra-verso la destinazione di maggiori risorse eco-nomiche e materiali da gestire senza sprechinegli apparati amministrativi delle sedi giu-diziarie. Proponiamo, inoltre, l’assunzione diuno o più manager in ciascuno dei medi egrandi uffici giudiziari per gestire con effi-cienza “l’azienda giustizia”. Altri punti cen-

trali includono l’applicazione di prassi vir-tuose che già hanno offerto risultati positivi,l’incremento della produttività del lavoro deigiudici, accompagnato da un numero mag-giore di magistrati togati e dall’istituzionedella figura dell’assistente del giudice, oltreche dell’ufficio del processo».

Altre linee guida?«Sollecitiamo il recupero dei magistrati sot-tratti al proprio ruolo, eliminando così i di-staccamenti presso ministeri o enti. Si va poidalla diffusione su tutto il territorio nazio-nale dell’informatizzazione degli uffici giu-diziari e del processo telematico alla drasticariduzione dei riti (unificati in un solo mo-dello procedurale) fino all’abrogazione dellamedia-conciliazione obbligatoria. Su questipunti l’avvocatura sta insistendo da anni,senza alcuna seria risposta concreta da partedel ministero, se non il varo di proposte enorme illegittime e inefficaci: appello cassa-torio, sanzioni agli avvocati ed ai cittadini, li-miti al giudizio di cassazione, sezioni stralcioaffidate a soggetti non selezionati, costi in-crementati e obbligatorietà della mediacon-ciliazione per quasi tutte le materie signifi-cative del settore civile».

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168 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

La razionalizzazioneè un obiettivo primarioindicato dall’avvocaturaattraverso la destinazionedi maggiori risorseeconomiche e materiali

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Page 133: Dossier Campania 09 2012

Antonio Areniello

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 169

Sopra,

Antonio Areniello,

presidente

del Consiglio notarile

di Napoli

“L’ impegno del notariato perla ripresa del Paese”. Questoil titolo del congresso na-zionale del notariato che si

terrà, dopo vent’anni, a Napoli dal 15 al 17novembre. Un titolo che vuole essere soprat-tutto una dichiarazione di intenti da partedella categoria di fronte al momento di gravecrisi per il Paese ma anche al bivio della ri-forma degli ordini professionali. «Il notariato– afferma Antonio Areniello, presidente delConsiglio notarile di Napoli e anche alla guidadel comitato esecutivo del congresso – com’ènella tradizione della sua professione, met-terà a disposizione il suo patrimonio di cul-tura e di conoscenze, interrogandosi con ilmondo politico, accademico e culturale». Ilcongresso per Areniello sarà, dunque, un’oc-casione importante per delineare i contenutidell’impegno che il notariato si può assumerenei confronti del Paese ma anche per «sentiredalle componenti della società civile che cosasi attendono da noi in questo contesto, abreve e a lungo termine. La nostra è una pro-fessione dalla tradizione secolare, a volte di-pinta in maniera oleografica ma che, in realtà,è anche una professione molto moderna».

Tirocinio e formazione, assicurazione, di-sciplina, costituiscono paletti essenziali dellariforma delle professioni. Cosa cambierà peril notariato?«Cambierà paradossalmente poco perché il no-tariato, già dal 2006, aveva anticipato in ma-niera lungimirante i punti fondanti della ri-forma, una riforma complessa che deveadattarsi a molteplici professioni. Per quanto ciriguarda, era già stato avviato un percorso vir-tuoso sul versante della formazione: l’obbligoalla formazione continua è, infatti, valutatodal punto di vista deontologico da moltotempo. È la Fondazione italiana del notariatoa seguire gli accrediti formativi. La durata mas-sima del tirocinio è stata fissata in 18 mesi edè contemplata anche la possibilità di effettuarei primi sei mesi di praticantato nel corso del-l’ultimo anno di università. Queste misure ilnotariato le aveva già previste dal 2006».

Una delle novità più rilevanti della riformadelle professioni riguarda l’assicurazione ob-bligatoria: i professionisti dovranno, infatti,stipulare polizze di responsabilità civile peril proprio operato.«Da tempo il Consiglio nazionale del nota-riato stipula un’assicurazione unica e valida per

Un notariato modernovicino a imprese e cittadini

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Ognuno, che sia un’istituzione, un professionista

o membro della società civile, è chiamato a fare

la propria parte per invertire le tendenze negative

in atto. Antonio Areniello, presidente del Consiglio

notarile di Napoli, illustra le prospettive presenti

e future del notariato

Francesca Druidi

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tutti i notai d’Italia, con vari segmenti aggiun-tivi e autonomi in piena linea con la riformadelle professioni. Sotto il profilo deontologico-disciplinare, in base al nuovo regolamento ilcollegio giudicante sarà formato da professio-nisti che non potranno più sedere anche nelconsiglio dell’ordine, includendo membriesterni. Per quanto concerne il notariato, il si-stema disciplinare è stato riformato nel 2006.Sono state introdotte le Commissioni regionalidi disciplina (Co.Re.Di.), non più legate al di-stretto dove opera il notaio e presiedute da unmagistrato. È, inoltre, previsto un fondo digaranzia per le “vittime” di eventuali errori chepossono capitare, nonostante la massima scru-polosità e vigilanza. In definitiva, il notariato siera già pressoché adeguato alle linee guida dellariforma, una riforma di grande rilevanza alla

quale la nostra categoria è arrivata preparata.Certo, c’è sempre da migliorare e continueremoa procedere in questa direzione».

“L’impegno del notariato per la ripresadel Paese” è il tema del congresso nazionaledi novembre. Ma come si può declinareconcretamente questo impegno, in qualiiniziative?«Il notaio, da sempre, partecipa agli eventi fon-damentali della vita delle persone. Partendo daquesto presupposto, è già in fase di sviluppo uncontributo serio e fattivo per l’inizio delle attivitàd’impresa. È operativa, dalla fine di agosto, la so-cietà a responsabilità limitata semplificata chepuò essere costituita dal notaio con modellostandard ministeriale dell’atto costitutivo com-prensivo dello statuto. Con le Srl semplificate sicerca di andare incontro alle esigenze dei giovaninella costituzione di nuove società. Il notariato èpoi impegnato nella ricerca di ulteriori forme perla circolazione immobiliare volte a garantire icittadini che acquistano un immobile».

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170 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

Per quanto ci riguarda,era già stato avviatoun percorso virtuososul versantedella formazione

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 171

Su quali altri fronti avete avanzatoproposte?«L’impegno della categoria si articola ulte-riormente nell’ambito della riforma dellesemplificazioni della macchina fiscale, conun contributo alla fiscalità e alla tassazionedegli atti importante sia per la macchinaamministrativa statale che per l’utente fi-nale. Si sta poi lavorando a proposte relativea istituti che riguardano un altro ambitoimportante, quello successorio. Il testa-mento continua ad assumere una certa rile-vanza, ma si punta comunque a snellire e ri-formare un sistema successorio che, puressendo collaudato, presenta inevitabili freniderivanti dall’età del codice».

Si è parlato molto di spending review,sono sorte diverse polemiche attorno allarevisione della geografia giudiziaria. Comevaluta la situazione?«Il profilo giustizia è un argomento delicatis-simo e rilevante alle quali le professioni guar-

dano in maniera unitaria, anche se natural-mente coinvolge soprattutto gli avvocati. Èperò importante segnalare il contributo che lanostra categoria fornisce al capitolo della spesapubblica da un altro punto di vista. Pur con-tinuando a far valere la personalità della pre-stazione - ossia seguire direttamente la clien-tela - il notariato ha compiuto passi da gigantiin termini di informatizzazione. Il risparmiocontabile e di spesa, l’aiuto alla pubblica am-ministrazione, viene proprio da questo fronte,dall’atto informatico, dalla possibilità sem-pre più estesa di redigere determinati atti invia digitale. Se per l’adempimento unicoprima ci si doveva recare in 4 uffici diversi,oggi tutto viene risolto dallo studio attraversol’invio telematico. Aver creato un sistema diriscossione dei tributi, di registrazione e tra-scrizione degli atti che dà certezze e, allo stessotempo, permette un risparmio di spesa note-vole, costituisce un passaggio decisivo nonsolo per la nostra professione».

Antonio Areniello

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LIBERIDI ESSERELIBERI

RUBRICA SULLA PREVENZIONE DELL’USO DI DROGHE

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180 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

STRUTTURE SANITARIE

Mai come in questo periodo sto-rico la sanità è capace di infiam-mare gli animi. In questo sensoi provvedimenti previsti dall’ar-

rivo della spending review appaiono stretta-mente interconnessi al futuro del servizio sani-tario nazionale. Ne abbiamo parlato con ildirettore generale della Clinica Sanatrix ope-rante a Napoli.«Il Ssn non può prescindere dalla Sanità privatache ha avuto il merito di progredire sempre piùgrazie ad investimenti mirati. Diamole fiducia econtribuiamo con suggerimenti e critiche alla

sua crescita essendo ormai diventata comple-mentare e non contrapposta alla sanità pub-blica» spiega il dottor Alfredo Siani. Diventa necessaria una riflessione sui possibili ri-schi che oggi corrono strutture che rappresen-tano un punto di riferimento nell’ambito del-l’ospedalità privata: «Il rischio è che venganotagliate le prestazioni essenziali per cui parados-salmente potrebbe esserci un aumento della mi-grazione fuori regione. La vera sfida da parte ditutti è migliorare l’appropriatezza delle presta-zioni unico vero modo per ridurre gli sprechi».Possiamo analizzare la genesi di strutture sani-tarie locali soffermandoci su un’azienda comeSanatrix, nata nel 1960 grazie a un gruppo di cli-nici napoletani che negli anni sostanziano ilprogetto iniziale incrementando una tecnologiache si aggiorna costantemente. Un progressoche ha permesso alla struttura di assumere unpreminente ruolo nell’ambito dell’OspedalitàPrivata della Regione Campania: oggi la Clinicapossiede servizi come quello di Terapia IntensivaNeonatale di 1° livello, oltre a un complessooperatorio all’avanguardia con quattro sale ope-ratorie. A proposito di ciò Alfredo Siani spiega:«L’evoluzione tecnologica è tumultuosa e ag-giornare le attrezzature è un obbligo per esserecompetitivi. Bisogna ipotizzare il 20-30 percento del fatturato da destinare ad aggiornare leattrezzature». Per esempio in Sanatrix uno degli

Lo spettro della crisi evocato dalle riforme previste dalla spending review e il difficile ruolo

a cui sono chiamate le strutture sanitarie private. Il punto di Alfredo Siani, direttore generale

della Clinica Sanatrix di Napoli

Caterina Marchetti

Spending review,criticità e prospettive

In queste pagine, alcuni

ambienti della Clinica

Sanatrix di Napoli

www.sanatrix.it

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CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 181

Alfredo Siani

investimenti effettuati per il potenziamento deimacchinari ha riguardato l’acquisizione di «at-trezzature all’avanguardia per le operazioni di la-poroscopia, necessarie per il lavoro dei nostrichirurghi».Sempre più spesso le organizzazioni sindacali dimedici e dirigenti sono chiamate a confrontarsicon la necessità di tutela del diritto alla salute deicittadini, che non può e non deve intercorrelarsiunicamente a motivazioni di ambito econo-mico, essendo necessariamente vincolato a unordine di ragioni legato all’etica e a quanto dipiù profondo insito nelle radici stesse dellascienza medica. Le aziende sanitarie locali mo-strano la necessità di un confronto diretto conquesta sorta di crisi, di livello economico oltreche ideologico, e la conseguente elaborazione diuna risposta in termini di soluzioni innovativeche preannuncino lo svolgersi dei tempi futuri.Un’azienda come Sanatrix «cerca di essere at-tenta alle direttive regionali in temi di tetti dispesa cercando di ridurre al massimo i tagli perin appropriatezza. Ciò non toglie che dal puntodi vista etico non si possa negare al cittadino l’as-sistenza, per cui, qualche volta si è costretti a su-perare i tetti di spesa» chiarisce il dottor Al-fredo Siani, che in merito ai dibattiti sullapossibile costruzione di una rete di assicura-zioni private aggiunge: «Io non sono certo chele assicurazioni riescano a sostituire il Ssn; il co-sto in aumento costante, la sempre più fre-quente disdetta della copertura assicurativa dopoil risarcimento di un evento frenano la cosid-detta americanizzazione». Facendo riferimento ai bacini d’utenza specificidi cui accogliere le richieste di ospedalizzazione

il direttore spiega che «Sanatrix ha da sempreuna vocazione per l’ostetricia, ma settori comela chirurgia generale, la chirurgia vascolare, l’on-cologia, la cardiologia, l’ortopedia hanno rag-giunto un’interessante quota di fatturato. Lachirurgia laporoscopica è ormai utilizzata routi-nariamente a livello addominale superiore e in-feriore. Altro settore importante è la chirurgiaendovascolare, che permette di ridurre al mas-simo la chirurgia open». D’eccellenza è, inoltre, il centro per lo studio eil trattamento dell’obesità, che integra profes-sionisti differenti per un aiuto multi-rappor-tato verso il paziente: «Il paziente obeso ha unapersonalità complessa, per questo motivo è in-dispensabile l’interazione delle diverse figureprofessionali che debbono prendere in carico ilpaziente prima e dopo l’intervento chirurgico»conclude Siani, ribadendo come mai quantonel presente si vada riformulando il profilo delmalato, che chiede una strategia di aiuto com-plessa e polivalente.

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Il rischio è che vengano tagliate leprestazioni. La vera sfida è migliorarel’appropriatezza delle prestazioni,unico modo per ridurre gli sprechi

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184 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

OSPEDALITÀ PUBBLICA E PRIVATA

Che in Campania la carenza di po-sti letto ospedalieri sia così ele-vata da dover ricorrere alle strut-ture assistenziali per sistemare i

vari degenti non è di certo un mistero.Quello, invece, che in pochi ancora sanno èche la Regione si sta concretamente impe-gnando nello sviluppo di norme, leggi, fi-nanziamenti e sussidi per migliorare questasituazione, ostacolata anche dai tagli alla sa-nità a livello nazionale, e per agevolare l’ope-rato di tutte le strutture sanitarie. Come cispiega Sergio Savarese Gala, direttore am-ministrativo della Residenza Sanitaria Assi-stenziale Padre Annibale di Francia, un passoimportante da compiere per dare davverorespiro al settore sarebbe quello di far colla-

La Campania interviene sulle strutture sanitarieCollaborazione tra ospedalità pubblica e ospedalità privata. È questo l’obiettivo verso cui sta

puntando la Campania per migliorare la difficile situazione in cui versa la sanità della regione.

La parola a Sergio Savarese Gala

Emanuela Caruso

Sergio Savarese Gala,

direttore amministrativo

della Residenza Sanitaria

Assistenziale

Padre Annibale di Francia

che ha sede a Napoli

www.rsapadreannibale.it

borare in maniera attiva ospedalità privata eospedalità pubblica, che per caratteristiche evantaggi si completerebbero a vicenda. «Ilconnubio tra le due ospedalità – spiega ildottor Savarese Gala – consentirebbe allaRegione di disimpegnarsi un po’ dai costidella sanità privata e ai cittadini che neces-sitano di assistenza di non risentire dellegrandi differenze di prezzo tra le due. LeRsa nascono proprio per dare supporto allestrutture ospedaliere, al fine di far diminuiresensibilmente i costi a carico del servizio sa-nitario».

La Rsa Padre Annibale di Francia è si-tuata nell’area ospedaliera di Napoli.Quali vantaggi comporta la vicinanza coni più importanti policlinici della zona?«La vicinanza con i più importanti ospedalidi Napoli favorisce, in caso di necessità, in-terventi ospedalieri rapidi e tempestivi. Sem-pre per velocizzare gli eventuali interventi efacilitare il lavoro degli infermieri, ognipiano della nostra struttura è munito di me-dicherie e apparecchiature per il primo soc-corso, ad esempio defibrillatori e sterilizza-tori. In ogni stanza, poi, utilizziamo unsistema a tre luci per la chiamata degli in-fermieri, a seconda della luce che si accende,l’operatore sa immediatamente cosa fare edove si trova il paziente che necessita diaiuto, se nel letto o in bagno».

Page 143: Dossier Campania 09 2012

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 185

Sergio Savarese Gala

A chi si rivolge l’attività della Rsa PadreAnnibale di Francia?«La nostra attività assistenziale è volta prin-cipalmente a favore delle persone non auto-sufficienti, anziani o giovani, che possonotrovare posto nella struttura per periodi chevanno da una settimana a mesi e anni. Loscopo è quello di ottimizzare la qualità dellavita di ogni degente, puntando a ottenere ilmantenimento o il potenziamento delle ca-pacità funzionali residue. A tal fine, ero-ghiamo tre tipi di prestazioni: assistenza sa-nitaria, terapia sociale e riabilitazione».

Come si evolve l’assistenza fisica, psico-logica e riabilitativa in una residenza comela vostra?«Il tipo di assistenza portato avanti nella no-stra Rsa vuole stimolare i degenti sotto tuttii punti di vista, ragion per cui disponiamo dioperatori qualificati, tra i quali infermieri, fi-sioterapisti, animatori, educatori, terapistioccupazionali e operatori di comunità. Inol-tre, per ridurre al minimo il trauma del di-stacco e aumentare la serenità dei pazienti,spingiamo i familiari a partecipare attiva-mente all’assistenza, prendendo parte apranzi e cene o eventi particolari come anni-versari e compleanni. Così facendo, l’anzianosi sentirà sempre a casa».

Nello specifico, com’è strutturata la RsaPadre Annibale di Francia?«L’edificio, situato nel parco dei Padri Roga-zionisti, si sviluppa su cinque piani. Al pianoterra è collocata la Cappella, dove ogni do-menica e in occasione delle più importanti fe-stività viene celebrata la messa, funzione chegrazie a un sistema televisivo a circuito chiusopuò essere seguita anche dalle persone allet-tate o impossibilitate a muoversi; al primopiano, invece, si trovano un’accogliente hall,un’area bar, la biblioteca, la cineteca e la salapolivalente dove gli ospiti possono riunirsi epartecipare a svariate attività. Sullo stesso li-

vello, inoltre, sono presenti la palestra at-trezzata per la fisioterapia, l’ambulatorio me-dico, la sala di terapia occupazionale e un’areadedicata a uffici amministrativi e direzione.Al secondo, terzo e quarto piano, infine,sono collocate le stanze di degenza, 12 ca-mere doppie o triple per piano, per un totaledi 102 posti letto. Inoltre, in ogni piano ab-biamo 2 sale mensa, 1 medicheria e una salacontrollo persone».

Il connubio tra le due ospedalitàconsentirebbe alla Regionedi disimpegnarsi un po’ dai costidella sanità privata e ai cittadini di nonrisentire delle grandi differenze di prezzo

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GENIUS LOCI

Page 147: Dossier Campania 09 2012

Napoli,Piazza Vittoria e Positano

L uchino Visconti amava quelle confondo blue o rosso, sfoderate comefoulard, che coordinava a fazzo-letti da taschino coloratissimi di

seta indiana, mentre Aristotele Onassis necomprava dodici alla volta, rigorosamentenere per scoraggiare gli interlocutori e nonfar mai trapelare il suo umore. La storiadelle cravatte Marinella comincia nel 1914,in una bottega di soli 20 metri quadrati inPiazza Vittoria, sull’elegante riviera diChiaia. Maurizio Marinella, che porta avantila terza generazione, rivela le tradizioni dellasua terra che hanno ispirato e continuano ascandire le giornate della storica bottega par-tenopea. «È motivo di grande orgoglio esserepartiti da Napoli e aver scelto di restarci».

Che cosa simboleggia una delle vie più no-bili di Napoli per la famiglia Marinella?«Quando aprimmo nel 1914 non c’era nulla,eravamo isolati da tutto e da tutti ma questa

condizione fu molto importante per noi per-chè nella villa comunale, di fronte al nostronegozio, si trovava il famoso trottoir, dove lepersone andavano con i cavalli. In partico-lare, gli uomini amavano intrattenersi nelnegozio di Piazza Vittoria così, con un giocodi sguardi o un incontro fortuito, potevanoguardare le signore a cavallo o quelle chepasseggiavano. Diventò quindi in brevetempo un punto di riferimento della no-biltà napoletana».

Come è iniziata la sua esperienza nel ne-gozio di famiglia?«Si può dire che sono stato messo al mondoper continuare quest’attività, non mi è statadata la possibilità di fare qualcosa di di-verso. Ricordo come un momento dram-matico quello in cui, durante un pranzo do-menicale in famiglia, mio nonno assieme amio padre mi condussero in una stanza dovemi dissero che ero ormai grande e che dal

Le cravatte Marinella festeggeranno i cento anni nel 2014.

«Non sono nato a Napoli, dico sempre che sono nato a Piazza

Vittoria» racconta Maurizio, nipote del fondatore, che dall’età di otto

anni respira l’atmosfera di una delle piazze più eleganti della città

Elisa Fiocchi

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Maurizio Marinella,

titolare del negozio

E. Marinella

Maurizio Marinella

CAMPANIA 2012 • DOSSIER • 189

Page 148: Dossier Campania 09 2012

GENIUS LOCI

giorno seguente avrei iniziato a lavorare alnegozio. Avevo solo otto anni, da lì segui-rono i pianti, la disperazione e il dolore, lamia vita cambiò e con le buone o con le cat-tive dovevo obbedire al nonno e al papà. Innegozio mi muovevo come un piccolo ro-bot, stavo nell’angolo del negozio, come di-ceva mio nonno, solo per respirare l’atmo-sfera e davo una mano o parlavo solo se miera richiesto».

Dal suo negozio sono passati tanti perso-naggi. Ricorda aneddoti curiosi a riguardo?«Sono tante le personalità che negli anni cihanno fatto visita, da Bill Clinton a moltipresidenti della nostra Repubblica. FrancescoCossiga, ad esempio, amava trascorrere iltempo in negozio bevendo un caffé mentreconsultava un nostro libro dove custodiamole firme di teste coronate, presidenti di Stato,alti esponenti della politica e dell’imprendi-toria, della cultura e dello spettacolo. Siamoanche una famiglia scaramantica e ognigiorno apriamo il negozio alle sei e mezzo delmattino per intrattenere i clienti fino alleotto con caffé e sfogliatelle. È un commerciopiù intimo e familiare rispetto a ciò che av-viene dopo, quando inizia il caos cittadino,con le macchine per la strada e i bambini daportare a scuola».

Durante la pausa pranzo dove va a gustarela vera cucina napoletana?«Amo la pizza naturalmente, ma non solo.

Mi piacciono gli spaghetti conditi con ilpomodoro fresco, il basilico e abbondanteparmigiano. Li gusto alla Terrazza Calabrittodi Piazza Vittoria, mentre per la vera pizzanapoletana scelgo la pizzeria da Michele, invia Martucci, la storica da Umberto o ancorada Regina Margherita, che si trova propriovicino al mio negozio».

C’è una poesia o una canzone della tradi-zione napoletana che a suo parere esprime almeglio i valori e le caratteristiche della suaterra?«La canzone che più amo è ‘O surdato ‘nnam-murato che, in occasione della qualificazionedel Napoli per gli ottavi di Champions League,è stata cantata da tutto lo stadio. Ogni volta chel’ascolto mi regala emozioni fortissime».

E l’isola o la spiaggia del golfo napole-tano a lei particolarmente cara?«Senz’altro Positano, perchè mi ricorda iprimi amori, le prime “acchiappate” come sidice da queste parti».

In quali strade lei respira la tradizione diNapoli?«Sono molto legato a Via Costantinopoli,una strada che ha conservato intatta la tradi-zione artigiana della vecchia Napoli e dove sipuò ancora trovare quella sartorialità auten-tica di una volta. C’è addirittura un ombrel-laio, Talarico, in via Roma. Vorrei che si fa-cesse di più per custodire l’arte di questimestieri antichi e cari alla nostra terra».

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190 • DOSSIER • CAMPANIA 2012

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