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Dott.ssa Federica Zurlo,
Psicologa e psicoterapeuta,
Ser.D. Ausl di Ferrara,
Bologna, 14 giugno 2019
Quando abbiamo cominciato a
Ferrara?
▪ 1998: il Ser.D. comincia ad accogliere i primi giocatori patologici;
▪ 2005: comincia il primo gruppo terapeutico per ludopatici;
▪ 2007: inizia il primo gruppo di sostegno per familiari di pazienti con GAP.
Cambiamenti nella classificazione
diagnostica
All’interno del DSM V (2013), il gioco d’azzardo viene inserito nella classe dei
Disturbi correlati a sostanze e Disturbi da addiction, non più nella classe dei
Disturbi del controllo degli impulsi non classificati altrove.
Il gioco patologico nei LEA
A seguito della Legge di stabilità del 2016, la dipendenza da gioco d’azzardo viene inclusa nei LEA
tra le dipendenze patologiche a cui deve essere garantita assistenza socio-sanitaria territoriale,
semiresidenziale o residenziale
Ecco perché i Ser.D.
sono diventati i luoghi deputati alla cura
del Disturbo da gioco d’azzardo
Tutti questi servizi sul territorio italiano hanno
dovuto creare o potenziare i percorsi di accoglienza e di cura per questi pazienti
e i loro familiari
… e a Ferrara?
1. Per accrescere le capacità di accoglienza del Ser.D., pur già presenti, verso le persone con gioco d’azzardo patologico e le loro famiglie , è stata istituita una prima borsa di studio indirizzata ad uno psicologo, nel 2016, rinnovata fino al 2017, grazie a contributi regionali e comunali;
2. Nel 2018, nuovamente grazie a fondi principalmente regionali, sono state attivate sei borse di studio per un progetto intitolato «Gioco d’azzardo – Prevenzione/Cura», rivolte a psicologi, e tutt’ora in corso.
Obiettivi del progetto relativamente
alla prevenzione/informazione
❖ Favorire la conoscenza del fenomeno e dei rischi correlati alle pratiche di gioco d’azzardo:
- Promuovere una rete competente nei Distretti della Provincia che veda la collaborazione delle Associazioni e del Terzo Settore per la prevenzione del rischio di dipendenza da gioco;
- Interventi di informazione e sensibilizzazione rivolti a cittadini ed esercenti: un esempio tra tutti è stata l’organizzazione dello spettacolo teatrale «All’alba vincerò»
Obiettivi del progetto relativamente
alla prevenzione/informazione
❖ Promuovere nel contesto scolastico la conoscenza del fenomeno e dei rischi correlati alle pratiche del gioco d’azzardo.
Obiettivi del progetto relativamente
alla cura❖ Potenziamento del sistema integrato di trattamento:
- Rafforzamento dei percorsi di cura che hanno valenza provinciale con sede a Ferrara per quanto riguarda le terapie specifiche, come i gruppi terapeutici, e punti di accoglienza e lettura dei bisogni nei Ser.D. periferici;
- Formazione ai volontari dell’Associaz. Fuori dal Gioco per migliorare le loro capacità di accoglienza verso i giocatori e i loro familiari;
- Utilizzo di strutture come le Comunità terapeutiche.
Ad oggi sulla prevenzione
▪ Inserimento di uno psicologo addetto alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico in tutte le sedi provinciali dei Ser.D ferraresi: Copparo, Codigoro e Portomaggiore, Cento, oltre che nella sede centrale di Ferrara;
▪ Distribuzione del materiale informativo della Regione Emilia-Romagna «Il banco vince sempre» su tutto il territorio provinciale (farmacie, medici di base, farmacie, Case della Salute, patronati, AVIS, ASP, Ospedale, BPER, CSV, ASCOM, ARCI, ANCeSCAO, ecc. …);
▪ Produzione e distribuzione di locandine e cartoline sui servizi e contatti utili per la prevenzione e cura della patologia;
▪ Collaborazione con un’Istituto Superiore per la produzione di un video di sensibilizzazione sul gioco d’azzardo;
▪ Organizzazione di percorsi formativi per studenti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado;
▪ Organizzazione di percorsi rivolti ai docenti e ai genitori perché imparino a valutare «campanelli d’allarme» nella popolazione scolastica;
▪ Supporto all’Associazione Fuori dal gioco.
Ad oggi sulla cura
Attività della psicologa e psicoterapeuta presso il Ser.D. di Ferrara:
▪ Accoglienza e analisi dei bisogni;
▪ Diagnosi;
▪ Progettazione e attuazione percorso terapeutico integrato tra vari professionisti (ass. sociale, psichiatra, psicoterapeuta)
▪ Psicoeducazione;
▪ Conduzione gruppi terapeutici per pazienti;
▪ Conduzione gruppi di sostegno per familiari;
▪ Sostegno all’associazione che gestisce gruppi di auto mutuo aiuto.
Accoglienza e analisi del bisogno
❑ Primo contatto con il Servizio, telefonico o di persona, per prendere un primo appuntamento;
❑ Al primo appuntamento possono accedere o la persona che presenta problematiche o il familiare da solo, per chiedere info →Noi convochiamo sia il possibile paziente che un familiare «stretto», per una presa in carico sistemica;
❑ Il primo incontro viene effettuato con la compresenza di Psicologa e Assistente sociale.
Diagnosi
❑ DSM V;
❑ Strumenti utilizzati:
- Ciclo di 3-4 colloqui volti all’indagine diagnostica;
- Utilizzo di testistica specifica per questo disturbo: SOGS;
- Testistica di personalità, per avere un quadro di risorse e punti deboli della persona: MMPI-II e Test dei colori di Lűscher.
Psicoeducazione, Psicoterapia e
integrazione con altri professionisti
❖ Interventi di psicoeducazione rivolti sia ai pazienti che ai loro familiari, che mirano a renderli consapevoli circa la natura della psicopatologia (e non del vizio) legata al gioco, le sue caratteristiche (distorsioni cognitive, rapporto con il denaro, ecc. ) e circa i mezzi per poterla fronteggiare;
❖ Psicoterapia → nelle prime fasi orientata più da un punto di vista cognitivo comportamentale, per affrontare l’astinenza, il craving e poter modificare le distorsioni cognitive, con una presa in carico familiare per evitare soprattutto il ripresentarsi delle bugie; in una fase successiva la terapia diventa sempre più espressiva, per poter comprendere le ragioni a cui il gioco ha sopperito. Questa seconda fase si affronta principalmente in gruppo.
❖ Lavoro d’equipe con altri professionisti: in particolare con l’assistente sociale (ad es. per problematiche legate a debito, difficoltà sul lavoro, ecc. …); il medico psichiatra laddove ci siano comorbilità che disturbino la normale terapia del disturbo da gioco d’azzardo; con le psicoterapeute che conducono i gruppi terapeutici.
Gruppi terapeutici per giocatori
patologiciI gruppi sono attivi dal 2005, sono aperti, i nuovi partecipanti possonounirsi in diverse fasi del percorso del gruppo e in esso ci sono giocatori alivelli diversi del loro percorso.
All'interno dei nostri gruppi infatti si affrontano diverse fasi:
1. Una prima fase in cui il terapeuta assume un ruolo direttivo, che sappiaindirizzare e stimolare i partecipanti. Tale fase prosegue fino almomento in cui il paziente, dopo aver individuato la reale natura deisuoi problemi, inizia a lavorare intorno ad essi. La terapeuta, nelcontempo, facilita le interazioni tra i membri, lasciando unaresponsabilità ed un'iniziativa sempre maggiore ai membri del gruppo.
2. Vi è poi una seconda fase più propriamente terapeutica. Ora i membri delgruppo interagiscono tra di loro, si confrontano, commentano le proprieesperienze e quelle degli altri, rivolgendosi direttamente ad essi edistogliendo l'attenzione dal terapeuta;
3. La terza ed ultima fase, che interviene a questo punto del trattamento,prevede di responsabilizzare il paziente anche nei confronti degli altri.Le responsabilità attribuite al paziente dovranno essere via via maggiori,passando dalle semplici testimonianze fino alla collaborazione attivaall'interno della terapia di gruppo. Si formerà così una sequenza, per cuichi è più avanti nel corso della terapia sarà in condizioni di aiutarecoloro che si trovano in una fase meno avanzata, ottenendo in tal modostimoli e gratificazioni per qualcosa che viene vissuto comeestremamente positivo. Inoltre, se condotta in maniera corretta, taleoccupazione impedirà a chi è più avanti nella terapia di ricadere nellanevrosi che ha dato luogo allo svilupparsi del gioco patologico.
Gruppi di sostegno per familiari
Siamo partiti con i gruppi di sostegno per i familiari di pazienti con disturbo da gioco d'azzardo patologico nel 2007. Tale lavoro è stato ritenuto essenziale innanzitutto per poter offrire uno spazio a queste persone, poiché tale patologia ha grandi ricadute sul sistema familiare di chi ne soffre.
I conduttori sono una psicologa-psicoterapeuta e un'assistente sociale; è un gruppo aperto a cui possono partecipare sia i familiari di persone già in carico (anche a livelli diversi nel percorso di cura) al Servizio che i familiari di giocatori patologici non ancora in trattamento, e ha una cadenza quindicinale.
Il gruppo ha gli obiettivi di:
❑ Aiutare il familiare a realizzare che non è da solo;
❑ Aumentare le conoscenze e le informazioni che i familiari hanno della patologia del proprio congiunto;
❑ Aiutare il familiare ad analizzare le proprie reazioni, sia emotive che comportamentali, al riguardo del proprio familiare;
❑ Aiutare a mantenere il nucleo parentale attivo all’interno della terapia del disturbo;
❑ Aiutare il familiare ad attivare una rete di aiuti sia a livello dello stesso nucleo che a livello territoriale.
…. Ecco dunque l’importanza del ruolo dello psicologo in un servizio come il Ser.D. per un progetto sul gioco d’azzardo patologico, ruolo che si inserisce in un’equipe multidisciplinare e la può arricchire, offrendo percorsi sempre più efficaci ai pazienti con questo disturbo e ai loro famigliari.
Grazie per l’ascolto!
Insieme contro l’azzardo. L’esperienza di accoglienza e cura dei
giocatori d’azzardo patologici e dei loro familiari all’Ausl di Ferrara
Dott.ssa Federica Zurlo
Sono Federica Zurlo, una psicologa e psicoterapeuta che lavora all’interno del progetto “Gioco
d’azzardo – Prevenzione/Cura” del Ser.D. di Ferrara, che vi presento ora.
Il Servizio appena citato ha cominciato ad accogliere i primi pazienti ludopatici già nel 1998. Negli
anni successivi sono sempre più aumentati, arrivando a numeri che consentissero di aprire il primo
gruppo terapeutico nel 2005 (sono poi diventati due). Nel 2007 è nato il gruppo di supporto per
familiari. Dunque la nostra esperienza in questo settore è ormai decennale.
Ma facciamo ora una piccola introduzione sul recente fermento legato al gioco d’azzardo
patologico, sia da parte del mondo della ricerca medica e psicologica che da parte del mondo della
clinica, per comprendere il lavoro che facciamo. Innanzitutto, ricordiamo il cambio della
classificazione diagnostica di questa entità nosografica nel DSM V, pubblicato nel 2013. In esso, il
gioco d’azzardo patologico viene classificato innanzitutto con una nuova dicitura (“Disturbo da
gioco d’azzardo” anziché “Gioco d’azzardo Patologico”) e viene inserito nella classe dei Disturbi
correlati a sostanze e Disturbi da Addiction anziché nella classe dei Disturbi del controllo degli
impulsi non classificati altrove, dove era stato collocato a partire dalla terza edizione del DSM, del
1980. Ricordiamo inoltre che, a seguito della Legge di stabilità del 2016, vi è stato un
aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, in cui il Disturbo da gioco d’azzardo è stato
inserito tra le dipendenze a cui deve essere garantita assistenza socio-sanitaria a livello territoriale,
semiresidenziale e7o residenziale.
Questi cambiamenti hanno fatto sì che i Ser.D. siano stati sanciti definitivamente come i luoghi atti
alla cura di questo disturbo, a tutti gli effetti considerato come una dipendenza patologica. Questi
Servizi dunque, su tutto il territorio italiano, hanno dovuto creare o potenziare (come nel caso di
Ferrara) i percorsi di cura e accoglienza per questi pazienti e i loro familiari.
Nello specifico, al Ser.D. di Ferrara, per accrescere le capacità di accoglienza, già presenti, verso le
persone con questa patologia e le loro famiglie, è stata istituita una prima borsa di studio indirizzata
ad uno psicologo, iniziata nel 2016 e rinnovata fino al 2017, mantenuta grazie a fondi comunali e
regionali. Nel 2018, grazie soprattutto grazie a fondi regionali, sono state attivate sei borse di studio
dedicate ad un progetto intitolato “Gioco d’azzardo – Prevenzione/Cura”, rivolte a psicologi e
tutt’ora in corso.
Il progetto citato si orienta su due fronti: la prevenzione e la cura del gioco patologico. Per quanto
riguarda il primo ambito, quello della prevenzione, esso presume alcuni obiettivi. Innanzitutto
promuovere la conoscenza del fenomeno in oggetto e dei rischi correlati alle pratiche di gioco
d’azzardo, promuovendo una rete competente nei territori della Provincia, rete costituita da Servizi
e Associazioni del terzo settore, e grazie a interventi di informazione e sensibilizzazione rivolti a
cittadini ed esercenti. Un ulteriore obiettivo è promuovere nel contesto scolastico una conoscenza di
queste tematiche.
Per quanto riguarda invece la cura, l’obiettivo principale è quello di potenziare un sistema integrato
di trattamento. Questo ha significato rafforzare i percorsi di cura nella sede di Ferrara, che ha
valenza provinciale per quanto riguarda soprattutto alcune terapie specifiche (come i gruppi
terapeutici per pazienti e di sostegno per familiari), e contemporaneamente l’implementazione dei
punti di accoglienza e di lettura dei bisogni nei Ser.D. periferici. Sono stati poi formati i volontari
dell’Associazione Fuori dal gioco per migliorare le loro capacità di accoglienza verso i giocatori e i
loro famigliari. Inoltre sono stati creati contatti e sono state “utilizzate” comunità terapeutiche
specifiche per questo disturbo, in particolare Pluto di Reggio nell’Emilia.
Di tutti questi obiettivi, che cosa è stato realizzato? Per quanto riguarda la prevenzione, abbiamo
inserito uno psicologo addetto alla prevenzione del gioco patologico in tutte le sedi provinciali del
Ser.D. di Ferrara: Copparo, Codigoro e Portomaggiore, Cento e la stessa sede centrale di Ferrara. È
stato distribuito il materiale informativo fornitoci dalla Regione, “Il banco vince sempre”, su tutto il
territorio. Sono anche state prodotte e distribuite locandine e cartoline utili per la prevenzione e cura
del disturbo. È nata inoltre una collaborazione con una Scuola Superiore della città per produrre un
video di sensibilizzazione sulle tematiche del gioco d’azzardo patologico. Sono stati poi organizzati
percorsi formativi per studenti nelle scuole secondarie di I e II grado per docenti e genitori perché
imparino a valutare “campanelli d’allarme” nei ragazzi di questa fascia d’età. Infine è stata
supportata nelle sue attività l’Associazione Fuoridalgioco.
Per quanto riguarda l’ambito della cura, essa è stata implementata sostanzialmente nella sede
centrale del Servizio di Ferrara. Le attività su cui ci si è focalizzati sono state l’accoglienza e
l’analisi dei bisogni dei giocatori patologici o familiari che si presentino al Servizio (accogliamo
infatti anche i familiari di giocatori che ancora non sono ancora in carico al Servizio). Quando
riusciamo ad agganciare il giocatore patologico, compiamo un ciclo di colloqui diagnostici volti ad
un inquadramento del sintomo gioco-correlato, ma anche all’inquadramento di personalità e ad una
ricerca di eventuali sintomi. Si procede quindi alla progettazione di un percorso terapeutico,
laddove vi sia l’indicazione per eseguirlo e il paziente sia sufficientemente motivato. Si lavora
perché tale progetto sia integrato tra vari professionisti. Abbiamo infatti una micro equipe che si
occupa di gioco: una psicoterapeuta strutturata, una psicoterapeuta borsista, un’assistente sociale e
una psichiatra. Laddove ve ne sia bisogno, inoltre possiamo utilizzare anche il lavoro di un
educatore. Gli interventi che poi mettiamo in atto possono essere di psicoeducazione, di terapia sia
individuale che di gruppo (sono attivi in questo momento due gruppi terapeutici), ed è presente
inoltre un gruppo di supporto per familiari.
Il primo contatto con il Servizio prevede di prendere un appuntamento di accoglienza con un
operatore dedicato al gioco patologico. Possono accedere come precedentemente detto sia giocatori
che familiari, singolarmente, ma solitamente noi preferiamo convocarli insieme, per poter avere una
visione particolareggiata della situazione. Il primo incontro viene solitamente condotto da psicologo
e Assistente Sociale insieme.
La diagnosi viene effettuata tramite il DSM V e con l’utilizzo di test come la SOGS (specifica per il
gioco d’azzardo patologico), l’MMPI II e il test dei Colori di Lűscher, che aiuta ad avere un quadro
sia delle risorse che dei punti deboli della persona.
Per quanto riguarda gli interventi che mettiamo in atto, quelli di psicoeducazione, rivolti sia ai
pazienti che ai loro familiari mirano a rendere le persone più consapevoli circa la natura della
psicopatologia da cui sono colpiti, le sue caratteristiche e i metodi per fronteggiarla. Sicuramente
questi interventi aiutano i pazienti ad avere una buona compliance e una buona motivazione al
trattamento. La psicoterapia è orientata in un primo momento in senso cognitivo-comportamentale
(per affrontare soprattutto astinenza, craving e ricadute), con una presa in carico familiare per le
conseguenze che la patologia ha sulle persone vicine a chi ne soffre e per avere una visione
d’insieme sulla situazione. La fase successiva è orientata in senso più espressivo e che si affronta
soprattutto in gruppo.
Abbiamo bisogno di un lavoro di equipe: l’assistente sociale infatti ci aiuta in caso di problematiche
sul lavoro o di tipo economico/debitorio, o legate all’amministrazione di sostegno. Sempre più
spesso inoltre ricorriamo allo psichiatra, a causa delle comorbilità sempre più frequentemente
riscontrate tra i giocatori patologici.
I gruppi terapeuti sono attivi dal 2005: hanno una cadenza settimanale da settembre a giugno. Sono
aperti, quindi vi si può entrare in vari momenti, e vi partecipano giocatori a differenti livelli del loro
percorso. I gruppi hanno diverse fasi: inizialmente il terapeuta ha un ruolo più direttivo, per
indirizzare e stimolare i partecipanti. Si facilita poi un’iniziativa sempre maggiore da parte dei
membri del gruppo, che interagiscono sempre di più e distolgono la propria attenzione dal terapeuta.
Il paziente arriva quindi alla collaborazione attiva all’interno del gruppo. Si formerà così una
sequenza per cui chi è più avanti nel corso della terapia aiuterà chi è più indietro. Chi è più avanti
avrà il vantaggio di mantenere “i piedi per terra” e impegnarsi contro le ricadute.
I gruppi di sostegno per familiari sono partiti nel 2007 per offrire uno spazio a queste persone,
spesso gravemente danneggiate dalla patologia. Anche questo è un gruppo aperto, possono
parteciparvi familiari di giocatori già in carico al Servizio, sia familiari di pazienti non ancora in
trattamento. Il gruppo ha gli obiettivi di aiutare il parente a realizzare che non è da solo, ad
aumentare le sue conoscenze e informazioni al riguardo della patologia. È importante per il
familiare analizzare le proprie reazioni emotive e comportamentali, e saper attivare una rete di aiuti
sia a livello familiare che territoriale. È fondamentale inoltre mantenere il nucleo familiare attivo
all’interno della terapia di questo disturbo.
Ecco dunque qual è l’importante ruolo dello psicologo in un progetto legato al gioco d’azzardo
patologico in un contesto come quello del Ser.D.: ruolo importante sia nella sua singolarità sia nella
sua utilità all’interno dell’equipe multidisciplinare.