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Risvegli DOSSIER
37numero 40 . febbraio 2012
Mentre nelle piazze siriane prosegue la protesta,
spesso soffocata nel sangue della repressione,
molti giovani creativi mettono alla berlina il pote-
re con video e messaggi dissacranti, efficace forma
di resistenza non violenta.
Piccioni che si azzuffano per il controllo dei cieli bludi Damasco mentre una canzone dai toni rock e iro-
nici intona “se solo mi facessero diventare presidente del-la repubblica!”: dura meno di due minuti un piccolo vi-deo (http://vimeo.com/33769894) del collettivo AbouNaddara (www.abounaddara.com), eppure la dice lunga.A partire già dal titolo, Ana w bess (‘Io e basta’), le imma-gini della battaglia nei cieli della capitale siriana sugge-riscono subito il contesto della rivolta iniziata lo scorso15 marzo. La rivolta ha generato numerose speculazionidi natura geopolitica: una guerra civile interna fra la mag-gioranza sunnita e le minoranze guidate dagli alawiti diAssad, un possibile quanto improbabile intervento Nato,la permanenza al potere del presidente nonostante la san-guinosa repressione.
Ma ciò che appare evidente è che dal 15 marzo scorsole piazze della Siria si popolano di manifestanti inneg-gianti a “libertà e basta!”, le piazze virtuali di internet siaffollano giorno dopo giorno di creatività user generated(‘generata dal basso’) che sfida quel “Bashar e basta!” in-tonato nelle manifestazioni a favore del presidente As-sad. Il pluralismo invocato dalla rivolta siriana non si tra-
Una risatavi seppelliràdi Donatella Della Ratta
AREA 185.180 km2
POPOLAZIONE 22.517.750
ETÀ MEDIA 21,9 anni
RELIGIONE Musulmani sunniti 74%
musulmani altri (alawiti, etc) 16%, cristiani 10%
FORMA DI GOVERNO Repubblica con regime autoritario
SUFFRAGIO Universale (18 anni)
CAPO DI STATO Bashar Al Assad (luglio 2000)
CAPO DI GOVERNO Adil Safr (aprile 2011)
PIL (nominale) $ 56,5 mld (stima 2011)
INFLAZIONE 3,9% (stima 2011)
SIRIA
Indipendenzadella giustizia
Corruzione
50
100massimo
rischio
Valori di riferimento:primo Paese Norvegiaultimo Paese Somalia
Stabilità politicaEfficacia governativaSicurezza
Qualitàdella burocrazia
minimorischio
massimorischio
minimorischio
0
Eiu, Onu, Wb, Wef, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
Political Risk & Country Analysis - UniCreditIndicatori politici
3
82
57
109su 142 paesi
129su 183 paesi
90
0
50
100 km
DAMASCO
Aleppo
Latakia
Ar Raqqah
Al-Hasakah
Tadmur
Al Qunaytirah
As Suwayda
Hilms
Hamah Dayr az ZawrMar
Mediterraneo
LagoAssad
Eufrate
IRAQ
ISRAELE
GIORDANIA
LIBANO
TURCHIA
S I R I A
minimorischio
massimorischio
Indipendenzadella giustizia
Corruzione
50
100massimo
rischio
Valori di riferimento:primo Paese Norvegiaultimo Paese Somalia
Stabilità politicaEfficacia governativaSicurezza
Qualitàdella burocrazia
minimorischio
massimorischio
minimorischio
0
Eiu, Onu, Wb, Wef, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
Political Risk & Country Analysis - UniCreditIndicatori politici
3
82
57
109su 142 paesi
129su 183 paesi
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187° Congo
Sviluppo umano
Libertà di stampa
Disparità di genere
% di seggioccupati da donnenei Parlamenti nazionaliFuga di cervelli
Tasso dialfabetizzazione
Facilità nelconcludere affari
Disordini sociali
Competitivitàglobale
35,81° Seyshelles (19)
Ultimo Comore (64,3)
Distribuzionedella ricchezza
(indice Gini)
Utenti di internet
Libertà economica
Business EnvironmentIndicatori sociali
178° Eritrea 135° Yemen 187° Qatar 142° Haiti
(ogni 100.000 abitanti)
moltobasso
moltoalto
Popolazione in carcere
Saldo migratorio (netto)
1° Norvegia1° Finlandia
1° Islanda
1° Rwanda
1° Svizzera
90%
4,2 milioni-55.877
4
1
134su 183 paesi
(1° Singapore, 183° Chad)
98su 142 paesi
(1° Svizzera, 142° Chad)
139su 179 paesi
(1° Hong Kong, 179° Corea del Nord)
173124
91
110
119
Risvegli
38 east . europe and asia strategies
pando il titolo a Ben Ali e Mubarak. È precisamente que-sta capacità di mescolare personaggi ed eventi reali concontenuti di altri formati televisivi, condendo il tutto conuno sferzante umorismo dark, a ‘garantire il successo diTop goon, già notato da media internazionali come la Cbse l’L.A. Times. In un altro dissacrante episodio, Bishu ri-ceve la visita di suo padre Hafez dall’inferno, e i compli-menti per essere riuscito a tenersi al passo con la sua re-putazione sanguinaria (nel 1982 Assad padre sradicò unarivolta dei Fratelli musulmani in Siria, uccidendo un nu-mero inverificabile di siriani).
Lo sterminio dell’82 è un tabù nei media siriani (e ara-bi), e mai si era visto qualcuno affrontarlo in toni co-
sì dissacranti.«L’ironia abbatterà la dittatura», dice Jamil, sopranno-
me del regista della serie. «È l’unica cosa che ci resta. Lasola cosa inaspettata rispetto alla violenza che il regimeusa contro i manifestanti. Noi artisti rispondiamo conl’ironia, così come i manifestanti per strada stanno ri-spondendo con canti e balli, nonostante le pallottole e ilsangue».
Le campagne di disobbedienza civile stanno riscuoten-do un certo successo in Siria, in un buio mediatico com-pleto. Mentre la stampa internazionale si concentra sulnumero dei morti, sui video di violenze e abusi, sulla re-
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duce soltanto nella richiesta di rompere il monopolio delpartito Baath nella vita politica del Paese o in quella ditenere libere elezioni, ma già si dispiega nella moltipli-cazione creativa dei punti di vista, ampiamente in attosulla Rete.
L’incredibile esplosione di creativita dal basso è il mar-chio distintivo della rivolta siriana rispetto agli altri mo-ti della Primavere arabe, forse perché più sorprendente.In quest’ultimo decennio, mentre Paesi come l’Egittoesplodevano nella creazione di blog, video, animazioni,cinema indipendente, la Siria sembrava addormentatanel sonno pesante del monopolio sull’espressione crea-tiva. Uno scenario fatto di media governativi, stampa diregime, cinema di qualità, ma praticamente sottoprodot-to e soffocato dal successo commerciale e di pubblicodelle musalsalat, le serie televisive, unica vera novitàdella produzione audiovisiva siriana, eppure mai com-pletamente libere fino al punto di poter mettere in di-scussione l’ideologia del potere sulla narrazione delleproblematiche sociali del Paese.
Oggi la narrazione unica è messa in discussione da pic-coli film come Ana w bess e da tutta la produzione delcollettivo dei cineasti di Abou Naddara, attivo a Dama-sco dal novembre 2010. Uno stile che prende spunto daslogan usati dal regime per screditare la rivolta: è così cheparole d’ordine ripetute quotidanamente dai media go-
vernativi, come “infiltrati” o “cospirazione”, vengonodecontestualizzate con l’utilizzo di immagini e musicache ne contraddicono i significati e ne svelano la vuotaripetitività. L`effetto finale è spiazzante, come nel videoin cui un tassista parte alla ricerca della “strada siriana”– quella maggioranza che secondo il regime avrebbe scel-to di non unirsi ai manifestanti – per poi trovarla, impol-verata, in una strada qualsiasi di Damasco e realizzareche è ogni singolo siriano a formare l’opinione pubblicae a essere chiamato a muoversi, invece di aspettare chealtri si muovano.
Ogni venerdì – in omaggio ai manifestanti che all’ini-zio della rivolta scendevano in piazza nel giorno dellapreghiera islamica, unica occasione di ritrovo pubblicoconsentito dal potere – i giovani di Abou Naddara distri-buiscono un nuovo video sul loro canale Vimeo. Comeloro, anche un altro gruppo di artisti siriani, Masasit Ma-ti (http://www.youtube.com/MasasitMati), carica ognisettimana sul suo canale internet una nuova puntata diTop goon: Diaries of a little dictator, una serie di colora-te marionette il cui protagonista è Bishu, dittatore anno-iato e sanguinario dai tratti somatici molto simili a quel-li del presidente Assad.
Lo vediamo in azione in un quiz televisivo, parodia delfamoso format Chi vuole vincere un milione?, dove con-corre per “uccidere un milione” di manifestanti, strap-
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sistenza siriana che si sarebbe armata o sugli ultimi at-tentati che hanno ferito Damasco, i siriani stanno raffi-nando le tecniche di resistenza creativa. Un video delcollettivo Freedomdays spiega che la disobbedienza ci-vile è una battaglia paziente, quotidiana, che porta a ri-sultati di lungo periodo e mira al cambiamento della so-cietà, non soltanto del regime.
Mentre i media internazionali si aspettano colpi di Sta-to, lotte armate, o un miracolo che faccia scendere inpiazza moltitudini di cittadini a Damasco e Aleppo, i si-riani pazientemente lavorano ad azioni lente e pacifichedi rivolta, come lo sciopero generale karama (‘dignità’)indetto nel dicembre scorso, la pubblicazione di giorna-li clandestini come Souriatna (‘La nostra Siria’), distri-buiti di nascosto sotto le porte delle abitazioni, gli sloganinneggianti alla lotta e alla pazienza scritti sui muri, suimarciapiedi, i sit-in nelle case filmati e distribuiti su You-Tube, la pioggia di palline con la scritta hurrya (‘libertà’)giù dal monte Qassion verso le case della capitale, o ilflash mob di gente tutta vestita di bianco che marcia si-lenziosa nel quartiere centrali di Arnous. Ci sono veri epropri collettivi di giovani che organizzano la resisten-za civile e creativa: come NoPhotoZone, che si occupa dimedia e diritti umani, e produce un kit video di emer-genza, diffuso via cellulare, per spiegare a chi non ha in-ternet come comportarsi in caso di pericolo durante unamanifestazione.
«La disobbedienza civile è una forma di creatività eserve a destabilizzare i regimi autoritari in modo pacifi-co», dice un membro di NoPhotoZone. La costruzionedella “verità” ufficiale viene smontata dagli attivisti crea-tivi e rovesciata, mentre il popolo si riappropria della co-municazione unidirezionale del regime e la rispedisceindietro al mittente. I cartelloni pubblicitari “Io sto dal-la parte della legge”, che hanno popolato le strade di Da-masco in tutta la prima fase della rivolta, sono un ottimoesempio di questa tendenza. Il cittadino siriano in giroper le strade della capitale si vedeva sovrastato da cartel-li colorati, con una mano alzata e lo slogan “Io sto dallaparte della legge”.
Fino a che su internet non sono apparse le risposte al-la comunicazione di regime: “Io sto con la Siria”, perché“le mie richieste sono le tue richieste” o perché “il miofuturo è il tuo futuro”. Una delle più spiritose diceva, ri-
producendo la stessa mano alzata usata dalla comunica-zione di regime: “Io non sono indiano!”. Come per dire:siamo tutti siriani e sappiamo bene cosa vuol dire “leg-ge”. Chi definisce cos’è la libertà? Nella comunicazionedi regime è evidente che una parte sola è autorizzata atracciare i limiti dei significati delle cose.
Persino nelle apparizioni televisive del presidente As-sad, dall’inizio della rivolta in poi, non vi è traccia alcu-na delle altre parti, cioè di quella pluralità di cittadini dicui si compone il mosaico sociale e religioso siriano. Ildiscorso è sempre diretto dal potere ad altri poteri (il par-lamento, il governo, i religiosi, i media), mai alla cittadi-nanza. La rivolta siriana ha rotto questa catena di unidi-rezionalità comunicativa e fatto esplodere universi nar-rativi alternativi. .