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editoriale - emimedia.it - a breve online Salute 3.pdfOperativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale “San Giuseppe Moscati” di Avellino. Professore presso la Scuola di Specializzazione

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Tante le domande per la rubrica

“L’Esperto Risponde” e in molte di esse

chiedete una risposta ai problemi del

vivere quotidiano che generano un

naturale malessere interiore, un vero e

proprio mal di vivere.

Era già nei miei progetti, ma alla luce

di ciò, con molta celerità avvierò una

rubrica da affidare ad un esperto

psicologo affinché possa essere vicino,

con un suggerimento o un consiglio

competente, a chi ne ha bisogno.

Una giovane lettrice mi ha scritto:

“Sto soffrendo così tanto per amore che

sento molto male al cuore”.

Cosa rispondere?

Che in questo numero ci occupiamo si

di cuore, ma di quando questo organo

vitale così importante può dare seri

problemi come lo SCOMPENSO

CARDIACO.

Rilevanti i progressi compiuti nel settore

del trattamento non farmacologico dello

scompenso cardiaco, una condizione

in cui il cuore non è in grado di

pompare la quantità di sangue

adeguata alle necessità metaboliche

dell’organismo.

Molti dei più importanti aspetti di

prevenzione, di diagnosi e di terapia

in tema di elettrofisiologia ed

elettrostimolazione cardiaca hanno

compiuto un notevole balzo in avanti

negli ultimi anni ed in particolare

nell’ultimo decennio.

Presso l’Unità di Cardiologia

dell’Ospedale Fatebenefratelli di

Benevento, una validissima equipe

medica diretta dal prof. Bruno Villari

tratta con successo pazienti affetti da

scompenso cardiaco e laddove la

terapia farmacologia non è sufficiente

è possibile intervenire con adeguati

interventi chirurgici.

[email protected]

editoriale Nicoletta CoccoDirettore responsabile

Un autenticoproblema di cuore

Prof. Bruno VillariMedico Chirurgo Direttore delDipartimento di Medicina edi Struttura Complessa, UnitàOperativa diCardiologia/UTIC/Emodinamica dell’Ospedale “SacroCuore di Gesù”Fatebenefratelli di Benevento.Professore in “Terapia in UnitàCoronarica e nelle EmergenzeCardiologiche” presso laScuola di Specializzazione inCardiologia dell’Universitàdegli Studi Magna Graecia,Germaneto (CZ).Dottore di Ricerca inFisiopatologiaCardiovascolare.Fellow della Società Italianadi Cardiologia Interventistica.

il comitatotecnico scientifico

Prof. Giuseppe CatapanoMedico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia.Dal 1991 al 2002 ha lavorato presso l’Ospedale“Casa Sollievo della Sofferenza” di San GiovanniRotondo come assistente di neurochirurgia fino al1995 e come aiuto fino al 2002.Dal settembre 2002 ricopre la carica di Direttoredell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgiapresso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento.Ha effettuato vari stages formativi in Italia edall’estero. È particolarmente specializzato sullepatologie neoplastiche e vascolari del sistemanervoso centrale.

Prof. Italo ArdovinoMedico Chirurgo, Specialistain Ostetricia e Ginecologia.Dal 1976 al 2004 primario

ginecologo dell’Ospedale“Sacro Cuore di Gesù”

Fatebenefratelli di Benevento.Dal 2005 Direttore dell’Unità

Operativa di Ostetricia eGinecologia dell’Ospedale“San Giuseppe Moscati” di

Avellino.Professore presso la Scuola

di Specializzazione inOstetricia e Ginecologia

della II Università di Napoli.Consigliere Nazionale della

Società di EndoscopiaGinecologica Italiana (SEGI).

Prof. Franco RengoOrdinario di Geriatria all'Università Federico II diNapoli. Direttore della Scuola di Specializzazione

in Geriatria.Responsabile dell'Unità Operativa Geriatrica del

Policlinico di Napoli.Clinica universitaria: dipartimento di medicina

interna, geriatria, patologiacardiovascolare e immunitaria.

Specialità di eminenza: medicina riabilitativa,cardio e neurogeriatria.

3PAGINA

in salutebimestrale di informazionee approfondimento medico

anno I - n. 3aut. Tribunale di Beneventon. 1 del 6 febbraio 2009iscr. R.O.C. 12294

direttore responsabileNicoletta [email protected]

direttore editorialeMassimo De Cristofaro

coordinamento editorialeDalila Beatrice

edito daEmimedia Beneventowww.emimedia.it

redazioneVia Castellano 21, Benevento+ 39 0824 [email protected]

pubblicità[email protected]

progetto graficoe videoimpaginazioneEmimedia Benevento

stampa e allestimentoIndustria Grafica Sannita

distribuzioneFLY Comunication

Vincenzo PalmieriTerapia del dolorecronico

Bruno VillariMichele Della PortaTerapianon farmacologicadello scompensocardiaco

Alfredo NazzaroAnnalisa SalernoIl ciclo riproduttivoe lo screeningdiagnosticodel partnerfemminile

Gerardo CasucciEtà che hai...emicrania che trovil’adulto

Pasquale ZagareseUnità di senologiamultidisciplinare“Breast Unit”Una realtà nel Sannio

Antonietta MenechellaI bambinie l’Autogrill

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sommario09luglio-agosto

5PAGINA

14

17

23

28I collaboratori, tutti, svolgono la loro mansionein modo autonomo e completamente gratuito.La direzione non assume alcuna responsabilitàper eventuali variazioni, omissioni e/oinesattezze delle informazioni riportate, e perle opinioni espresse dagli autori dei testiredazionali. Tutte le foto con bollino rosso sonoda intendersi fornite dagli autori dei testi cheesonerano la Emimedia da ogni responsabilità.Le proposte pubblicitarie implicano la solaresponsabilità degli inserzionisti. Il materialepervenuto per la realizzazione degli articoliredazionali e pubblicitari resta di proprietà dellaredazione, salvo diverso accordo scritto. Ladirezione si riserva la facoltà di revisione degliarticoli pervenuti al fine del loro adeguamentoper la pubblicazione. Tutti i diritti sono riservati:nessuna parte, anche parziale, può essereriprodotta, memorizzata o trasmessa in nessunmodo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica,fotocopie, ciclostile, senza il permesso scrittodell’editore.

Carlo RinaldiI noduli tiroidei

Dalila BeatriceAttenzione:passa il pedone!

Giovanni Di CaprioLa chirurgia plasticanella ricostruzionedelle piaghe da decubitoe nel “ripristinodelle forme”

Giovanna ViglioneI peelingsin medicina esteticaPer migliorare e levigarel’aspetto della cute

Danila CarlucciPremiato dal Formezun progettodell’Asl BN1

Antonia GalluccioLa forfora:un problema medico

Nicoletta CoccoIl punto di vista

L’esperto risponde

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Dott. Ing. Dalila BeatriceIngegnere Civile.Consulente Tecnico delComune di Benevento perl’Aggiornamento del PianoUrbano del Traffico.Coordinatore editorialedi In Salute.

Dott.ssa Danila CarlucciDirigente ResponsabileServizio VeterinarioIgiene degli alimentipresso l’ASL BN1.

Dott. Gerardo CasucciMedico ChirurgoSpecializzato inNeurologia.Responsabile dell’UnitàOperativa di MedicinaGenerale presso la Casadi Cura San Francescodi Telese Terme (BN).

Dott. Michele Della PortaCardiologo.Membro dello staff diElettrofisiologia edElettrostimolazione pressol’UOC diCardiologia/Emodinamica/UTIC dell’ Ospedale“Sacro Cuore di Gesù”Fatebenefratellidi Benevento.

Dr. Giovanni Di CaprioMedico ChirurgoSpecializzato in ChirurgiaPlastica Ricostruttiva edEstetica. Primario dell’UnitàOperativa di RiabilitazioneMorfo-Funzionale diChirurgia Plastica,Fondazione SalvatoreMaugeri – I.R.C.C.S. Istitutodi Telese Terme (BN).

Psicologa e Psicoterapeuta.Responsabile dell'Educazione alla Salutepresso l’ASL BN1di Benevento.

Dott. Alfredo NazzaroMedico ChirurgoSpecializzato in Ostetriciae Ginecologia.Direttore della SSD diFisiopatologia dellaRiproduzione Umana eDiagnosi Prenatale IntegrataA.O.R.N., “G. Rummo”di Benevento.

Dott. Vincenzo PalmieriMedico Chirurgo Specialistain Anestesiologia eRianimazione, inTossicologia Medicain Fisiopatologia e Terapiadel Dolore.Responsabile del Centro diTerapia del Dolore e CurePalliative dell’A.O. “G.Rummo” di Benevento.

Dott.ssa Antonietta Menechella

Dr.ssa Antonia G. GalluccioSpecialistain Dermatologia eVenereologia.Responsabile U.O.Dermatologia eFototerapia Ospedale“Sacro Cuore di Gesù”Fatebenefratellidi Benevento

ph A

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Dott. Carlo RinaldiMedico ChirurgoSpecializzato inEndocrinologia e Malattiedel Ricambio. ResponsabileU.O.S. di Medicinad’Urgenza e O.B.e dell’Ambulatoriodi Endocrinologia eDiabetologia dell’Ospedale“Sacro Cuore di Gesù”Fatebenefratelli di Benevento.

Dott.ssa Annalisa SalernoDirigente Biologo di I livellopresso la SSDdi Fisiopatologiadella Riproduzione Umanae Diagnosi PrenataleIntegrata A.O.R.N., “G.Rummo” di Benevento.

Dott.ssa Giovanna ViglioneMedico Chirurgo.Medico Estetico, collaboracol Servizio Ambulatorialedi Medicina EsteticaOspedale “Sacro Cuoredi Gesù” Fatebenefratellidi Benevento.

Prof. Bruno VillariMedico Chirurgo Direttoredel Dipartimento diMedicina e di StrutturaComplessa, UnitàOperativa diCardiologia/UTIC/Emodinamica dell’Ospedale“Sacro Cuore di Gesù”Fatebenefratellidi Benevento.

Dott. Pasquale ZagareseMedico ChirurgoResponsabile della BreastUnit – Unità di SenologiaMultidisciplinarepresso l’AziendaOspedaliera“G. Rummo”di Benevento.

Come possiamo definire il dolore?Tante sono state, nei secoli, le definizioniattribuite al dolore. Aristotele lo indicava,semplicemente, come “passionedell’anima”. In tempi più moderni, la IASP(Associazione Internazionale per lo Studiosul Dolore) lo considera “esperienzasensoriale ed emozionale spiacevoleassociata ad un danno tissutale attuale opotenziale”. In ogni caso, esso esprimeun disagio dell’organismo e costituisce unsegnale importante, specialmente incondizioni di emergenza, tanto che ildolore, nella forma acuta, può essereconsiderato “utile” in quanto esprime, pertempo, uno stato di sofferenza tissutale.Per tutte queste ragioni, potremmodefinirlo, a ragione, un campanellod’allarme per tutto l’organismo umano.

Quanti tipi di dolore vi sono?Il più noto è il dolore acuto, ossiaconseguente ad un trauma oppure ad unintervento chirurgico, che costituiscel’espressione di un danno a livello tissutale.La sua caratteristica peculiare è che risultadirettamente collegato, per valorequantitativo, all’entità del danno subito. Vi

è poi il dolorecronico che,già nel1953,Bonica, unodei padridella terapiadel dolore,definiva“sensazione chepermane dopo ilnormale tempo diguarigionecomunementeconsiderato comevariabile da tre asei mesi”. In ognicaso sarebbesbagliatoconsiderare,semplicisticamentecronico, un doloreacuto che si protraenel tempo. Infatti dal dolore cronicopossono scaturire conseguenze negativeper la persona, tali da influenzarne lapersonalità, la relazione con gli altri e laqualità di vita.

Il dolore si differenzia notevolmente dagli altri sintomi dell’uomo,essendo, per propria natura, squisitamente soggettivo. Pertanto,ogni successiva valutazione non può prescindere dal modo incui il paziente percepisce ed affronta tale specifico problema.Di questo, ed altro, parliamo con il dott. Vincenzo Palmieri.

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Terapiadel dolorecronico

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Quindi possiamo considerare il dolorecronico una vera e propria malattia?Certamente esso costituisce una vera epropria malattia, e forse anche di più! Ildolore cronico rappresenta uno dei piùdiffusi e complessi problemi dellapopolazione mondiale in termini dibenessere fisico, psicologico edeconomico. Di sicuro rappresenta, di granlunga, la più frequente causa di ricorsoalle cure del medico di medicina generale.Sono stati condotti numerosi studi innumerosi stati d’Europa e negli Stati Uniti.Ebbene, in quasi tutti i lavori, la prevalenzadel dolore cronico nella popolazionesuperava il valore del 20%. Ciò equivalea dire che almeno una persona su cinquesoffre di dolore cronico, in ogni parte delmondo. Non mi pare un datoassolutamente da sottovalutare.

Qual è la differenza tra dolore cronicobenigno e dolore cronico maligno?Definiamo dolore cronico benigno quellocollegato, fondamentalmente, a patologieosteoarticolari. Con il graduale incrementodell’età media tale problema si rende

sempre più evidente ed importante. Inquesto capitolo siamo soliti comprendereanche la lombalgia e la lombosciatalgia.Entrambe queste patologie riducononotevolmente le capacità di lavoro neipaesi industrializzati. Inoltre, nel dolorebenigno includiamo anche la cefalea etutte le forme di nevralgia, a cominciareda quella più nota, ossia la trigeminale.Definiamo, invece, maligno, il dolore dacancro. L’incidenza del sintomo, nei varistadi della malattia, si aggira intorno al50%, ed arriva al 75% quando la patologiaraggiunge stadi avanzati o terminali.

Concentrandoci sul dolore cronicobenigno, che cosa si può fare perridurre tale sintomatologia a caratterecronico?Sicuramente, in questi ultimi anni, moltoè stato fatto per prevenire e trattare ildolore cronico benigno. Basti pensare allaprevenzione per l’osteoporosi o per lanevralgia del trigemino. Sono stati introdottisul mercato una serie di farmaci efficacie con effetti sia preventivi che curativi dalpunto di vista sintomatico. Basta utilizzare

Da Elliott (1999) Rapporti percentuali tra mal di schiena e artrosi nelle varie età della popolazione

bene i farmaci in nostro possesso perridurre del 97% il dolore cronico. Tutto ciòè confermato da studi su larghi strati dipopolazione.

Allora cosa consiglierebbe ad unpaziente affetto da dolore cronicobenigno, il quale non riesce a teneresotto controllo la sua sintomatologiadolorosa?Innanzitutto di rivolgersi al proprio medicodi medicina generale per averedelucidazioni sulla specifica sintomatologiapresentata. Sarà poi il medico stesso astabilire se trattare con farmaci oppureavviare il paziente ad esami strumentali,o ancora, indicare uno specialista diriferimento. A tal proposito, i centri diterapia del dolore, per specifica vocazione,trattano da circa 30 anni il dolore cronicobenigno dal punto di vista diagnostico eterapeutico. Nella gran parte dei casi sono

utilizzati, con successo, i farmaci. In talunicasi si ricorre ad associazione di farmaciper determinare un cosiddetto “sinergismodi potenziamento” cioè due o più farmacisi aiutano tra loro per sedare un doloreparticolarmente resistente. Ma in questicentri è possibile anche passare aspecifiche tecniche di trattamentoantalgico. Sono esempio di ciò le tecnicheinfiltrative nella nevralgia trigeminale onelle forme di ernia del disco. Pertanto,in queste strutture si può trovare unarisposta completa a quanto può essereattuato per sedare un dolore cronico emigliorare la qualità di vita di un paziente.

Ogni centro di terapia del dolore risultaattrezzato per trattare tutte le patologie?Sarebbe l’ottimale, ma non è proprio così!Molti centri si specializzano su particolaripatologie e su specifici trattamenti. Pertali motivo è nata feder-Dolore, ossia il

coordinamento dei centri di terapiadel dolore di tutta l’Italia. A taleassociazione hanno aderito la maggiorparte del centri diffusi sulla penisola.Pertanto, per specifiche patologie,anche se un centro non risultaattrezzato, saprà indirizzare il paziente,con un rapido percorso, verso il centropiù attrezzato allo scopo. Si crea, percosì dire, una solidarietà nazionalesulla terapia del dolore. Anche il nostrocentro ha aderito all’iniziativa, ed ilsottoscritto risulta essere coordinatoredei centri delle Campania. Inoltre, suquesta scia, si stanno sicuramentesviluppando altre interessantiiniziative. Tra queste, dal nostro canto,abbiamo aderito ad altri progetti suscala nazionale, come “cento cittàcontro il dolore!” in cui Benevento,attraverso il nostro centro, si ècollegata con tante altre città per lacomune lotta al dolore, di qualsiasiorigine esso sia.

Si parla quindi di una grande reteper il trattamento del dolore?Esattamente! Per sconfiggere il dolorevi è necessità di molte componenti.Certamente un collegamento di talgenere non può far altro che aiutaretutti coloro che si dedicano a questalotta. Inoltre, il continuo scambio diinformazioni e di esperienze ci aiutaancor di più. Ogni anno vi sono variincontri, su specifici temi, in cui siapprofondiscono le più recenti ricerchesul dolore a livello italiano che estero.Ciò è garanzia di professionalità pertutti coloro che si rivolgono con fiduciaai nostri centri, in tutto il territorionazionale.

Nel prossimo numero parleremo dellaTERAPIA DEL DOLOREONCOLOGICO.

Esempio radiograficodi artrosi lombare

Esempio radiograficodi artrosi ed osteoporosidi spalla

Terapianon farmacologicadello scompensocardiaco

di Bruno Villari e Michele Della Porta

Il sistema cardiocircolatorio ha il compitofondamentale di garantire la quantità disangue sufficiente a soddisfare le esigenzemetaboliche dell’organismo in qualsiasicondizione. Se il cuore, suo organocentrale, subisce per qualunque motivouna riduzione della sua capacitàfunzionale, il sistema cardiocircolatoriodeve attivare dei meccanismi di compensoche sono finalizzati a mantenere adeguatala gittata cardiaca, cioè la quantità disangue pompata dal cuore ogni minuto,in questo caso compromessa. Questimeccanismi coinvolgono complessi sistemineuro-ormonali provocandosostanzialmente una ritenzione di acquae sali, vasocostrizione periferica edaccelerazione della frequenza cardiaca.

Cosi, in prima battuta, l’organismo riescea sopperire alle conseguenze scaturitedalla ridotta capacità funzionale del cuore.Paradossalmente però questi meccanismi,che nelle fasi iniziali sono riparatori, conil perdurare della loro azione diventanoesuberanti e sono responsabili dei sintomitipici dello scompenso nelle fasi piùavanzate. I farmaci utilizzati nella terapiadello scompenso, che tratteremo in unprossimo articolo, tendono a riportare inequilibrio il sistema cardiocircolatorio.Tuttavia se la terapia farmacologica nonviene istaurata tempestivamente e nellamaniera più completa possibile, ilperdurare degli effetti emodinamici deimeccanismi di compenso può diventarepatologico, portando a quelle

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trasformazionimorfologiche efunzionali del cuore(ipertrofia parietale,fibrosi e successivadilatazione) checaratterizzano ilrimodellamentocardiaco, e chealimentano il circolovizioso dell’insufficienzacardiaca. Estremaconseguenza delrimodellamento èl’asincroniacontrattile,identificabile a diversilivelli conl’elettrocardiogramma:una contrazione disomogenea escoordinata all’interno dei ventricoli(asincronia intraventricolare) ed unosfasamento deleterio nella contrazione tracuore destro e sinistro (asincroniainterventricolare) che provoca un ritardodi conduzione intraventricolare o bloccodi branca, ed un ritardo di conduzione traatri e ventricoli (asincronia atrio-ventricolare) che provoca il blocco atrio-ventricolare. Tutto ciò porta inevitabilmentealla riduzione della capacità contrattile delcuore, che può raggiungere gradi elevatinei cuori più severamente rimodellati. Aquesto punto la terapia farmacologica dasola può risultare inefficace, rendendo loscompenso refrattario, e deve essereaffiancata da altri presidi che mirano adinterrompere ed invertire questo circolovizioso. La terapia resincronizzanteutilizza la stimolazione cardiacamulticamera per correggere i diversi gradidi asincronia presenti in questa fase delloscompenso. Si posizionano dueelettrocateteri nelle posizioni standard inatrio e ventricolo destro, e si raggiunge il

versante ventricolaresinistro attraverso ilsistema venoso delcuore, posizionando unterzo catetere in unavena tributaria del senocoronarico. L’effettodella stimolazione bi-ventricolare cosìottenuta è sorprendentefino ad ottenere, neipazienti correttamenteselezionati, unrimodellamentoinverso cioè unariduzione delledimensioni dellecamere cardiache conmiglioramento della

frazione d’eiezione ventricolare e dei segnie sintomi dello scompenso. Anche inquesto caso importanti lavori scientificihanno confermato l’efficacia della terapiare-sincronizzante in aggiunta alla terapiamedica ottimizzata nella cura delloscompenso cardiaco in fase avanzata eormai refrattaria ad altre misureterapeutiche. Non solo, ma la terapia re-

Importanti lavoriscientifici hanno

confermato l’efficaciadella terapia

re-sincronizzante inaggiunta alla terapia

medica ottimizzata nellacura dello scompenso

cardiaco in faseavanzata e ormai

refrattaria ad altremisure terapeutiche

sincronizzante può essere affiancata ad un altro presidio molto importante per questipazienti: la possibilità di identificare e trattare aritmie potenzialmente letali attraverso undefibrillatore impiantabile. Abbiamo visto come l’elevata mortalità legata allo scompensocardiaco sia dovuto soprattutto ad aritmie pericolose, specialmente in pazienti chepresentano gradi estremi di rimodellamento con frazione d’eiezione ventricolare moltobassa. Ebbene, anche in questi casi la terapia medica risulta insufficiente a prevenirela mortalità, se non addirittura controproducente. Per questi pazienti è preferibile l’impiantodi questo speciale pace-maker, da solo o in combinazione con la capacità re-sincronizzantequando richiesta, capace di riconoscere ed interrompere aritmie pericolose o addiritturaerogare uno shock elettrico dall’interno del cuore per terminare la più pericolosa dellearitmie cardiache: la fibrillazione ventricolare.L’evidenza scientifica dei benefici di queste nuove terapie elettrostimolatorie è talmente

Riquadro A: angiografia selettiva delsistema venoso cardiaco per laindividuazione della vena in cui posizionarel’elettrodo ventricolare sinistro

Riquadro B: immagine fluroscopica deicateteri correttamente impiantati

Riquadro C: immagine completa delsistema di resincronizzazione

convincente che ormai esse fannoparte stabile dei protocolliterapeutici delle linee guidemondiali più attuali. Ricorrendoad esse nei casi selezionati in cuitrovano indicazione saràcertamente possibile ridurre ilricorso alla forma più estrema diterapia dello scompenso cardiacorefrattario: il trapianto di cuore.

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A B

C

di Alfredo Nazzaroe Annalisa Salerno

Un ciclo riproduttivo di unadonna prevede, di norma, il rilasciodi una singola cellula uovo verso letube di falloppio. Se tale cellula vienefecondata dallo spermatozoo giungenell’utero e si impianta nella pareteinterna dello stesso (endometrio)Fig. 1. Riuscire ad ottenere le giustecondizioni per un concepimento efficacerichiede numerosi passaggi altamentespecializzati ed un singolo problema inognuno di questi può influenzare negativamentel’efficacia del ciclo riproduttivo compromettendol’ovulazione, il concepimento o l’evoluzione dellastessa gravidanza.Considerata la complessità dei fenomeni coinvolti, l’iterdiagnostico del partner femminile di una coppia sterileè necessariamente articolato, ai limiti dell’esserestressante, a volte invasivo, ma indispensabile pertracciare un percorso corretto e razionale verso iltrattamento di una coppia sterile.

Il cicloriproduttivoe lo screeningdiagnosticodel partnerfemminile

phm

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anov

olp

e

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Nella grande maggioranza dei casi il primo contattocon la coppia è mediato dal medico di medicinagenerale o dal proprio ginecologo e, solosuccessivamente, la necessità di effettuare indaginie trattamenti specifici indirizzerà la coppia verso unCentro di procreazione medicalmente assistita dotatodi competenze specialistiche adatte ad affrontare erisolvere le diverse problematiche connesse con lasterilità. L’iter diagnostico e terapeutico alla sterilitàpuò incidere profondamente su molti aspetti della vitadi relazione di entrambi i partner ed anche sull’equilibrioall’interno della coppia, ecco perchè è necessario cheil Centro a cui ci si rivolge possieda i migliori mezzi disupporto in grado di fornire un adeguato counsellingmedico, embriologico e psicologico, oltre a fornire allacoppia tutto il materiale informativo di cui necessitaper affrontare con serenità i vari esami.

Come avviene la selezione ed il management deipazienti?Nel momento in cui una coppia si rivolge al nostroCentro viene inquadrata nell’ambito delle suepossibilità complessive di concepimento spontaneo.Attraverso un primo colloquio tracciamo la storiapersonale e familiare (anamnesi) della coppia perdefinire il potenziale riproduttivo complessivo dientrambi i partner, separatamente e nella lororeciproca interazione. Questa fase è propedeuticaper tracciare un iter diagnostico e terapeutico quantopiù individualizzato possibile.

Quali sono le prime indagini che voi prescrivetead una donna che si rivolge al vostro Centro?L’approccio ad una coppia sterile, per la complessità

Fig. 1 - embrione umano di sei giorni all’interno della cavità uterina

dei fenomeni cui abbiamoaccennato prima, non prevedestereotipi ma deve esserepersonalizzato, tuttavia unaecografia transvaginaleassociata ad una approfonditavisita ginecologica rimane lostrumento principalenell’inquadramento diagnosticoe terapeutico del partnerfemminile. Attraversol’ecografia noi studiamo l’utero,le ovaie e la pelvi nel suoinsieme, meglio se conricostruzione volumetricautilizzando ecografitridimensionali. In questo modopossiamo escludere, oconfermare, la presenza dipatologie organiche come imiomi, i polipi endometriali, lecisti ovariche semplici oendometriosiche, le raccoltelibere o saccate come lesactosalpingi, ecc.. Il passosuccessivo è l’esecuzione diun pannello ormonalecompleto che valuti non solola funzionalità dell’asseipotalamo-ipofisi-ovaio maanche i livelli degli ormoniandrogeni, la funzionalitàtiroidea e l’eventuale resistenzaperiferica all’insulina. Tutti

Numero Verde

800.250 981Reperibilità

348. 6016151dopo le 18,00 e nei giorni festivi, sabato compreso

GESTIONE SERVIZI SANNIO

Zona Industriale Pezzapiana - Benevento

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BENEVENTO Ufficio ClientiTel. 0824.320350/320351 - Fax 0824.320359

ARPAIA & FORCHIA Ufficio ClientiTel. 0823.959040 - Fax 0823.959040

COLLE SANNITA Ufficio ClientiTel. 0824.934187 - Fax 0824.805828

S. BARTOLOMEO IN G. Ufficio ClientiTel. 0824.963892 - Fax 0824.963836

TELESE TERME Ufficio ClientiTel. 0824.903131 - Fax 0824.901605

questi ormoni possono interferiresingolarmente od in associazione con ilciclo riproduttivo in ogni sua fase. Analogaimportanza riveste lo studio degli auto-anticorpi che possono essere coinvoltinelle varie fasi: dalla fecondazione allagravidanza evolutiva, passando attraversol’impianto embrionario. Particolareattenzione deve essere rivolta agli statiinfiammatori della tiroide attraverso lostudio degli anticorpi anti-tiroide edeventualmente una ecografia, consideratoche siamo zona di endemia, tra l’altro, perla tiroidite di Hashimoto.

Come si valuta la pervietà tubarica?La valutazione della pervietà tubarica, nelnostro Centro, viene posposta allo studiodel partner maschile, nel senso che leindagini specifiche vengono effettuatedopo aver escluso un fattore maschilegrave. In quest’ultimo caso, non essendopossibile avere una gravidanza néspontaneamente né utilizzando tecnichedi I livello come l’inseminazioneintrauterina, la valutazione della pervietàtubarica è ininfluente. Le indaginispecifiche sono l’isterosalpingografia e lasonoisterosalpingografia. Entrambepermettono la valutazione della morfologiae del volume della cavità uterina,l’esclusione di patologie espansive dellastessa (come i polipi endometriali o i miomiintracavitari), e la valutazione dellamorfologia e della pervietà tubarica. Taliindagini non hanno perÚ caratterefunzionale, cioè non consentono divalutare la funzionalità effettiva delle tubeche potrebbero apparire regolari pur nonfunzionando correttamente.

In cosa si differenziano?L’isterosalpingografia (Fig. 2) è un’indagineradiologica e si effettua iniettando mezzodi contrasto radioopaco all’interno dellacavità uterina, attraverso ripetuti

radiogrammi si valuta il passaggio delmezzo attraverso le tube.La sonisterosalpingografia, (Fig. 3) che èl’indagine che noi preferiamo eseguire, èun’indagine ecografica che prevede lainoculazione di soluzione fisiologica sterilee di aria, sequenzialmente, in cavità uterinae la succesiva valutazione del passaggioattraverso le tube (scintillazione). Inentrambi i casi, la eventuale raccolta delliquido in cavità saccate in peritoneo puòorientare verso la presenza di aderenzeperitoneali e quindi richiedere unsupplemento diagnostico laparoscopico.

Fig. 2 - Radiogramma di una isterosalpingografianormale. L’immagine chiara al centro rappresenta“lo stampo” della cavità uterina mentre ai lativediamo due immagini bianche filiformi checorrispondono alle tube uterine. Regolare lospandimento di mezzo di contrasto in peritoneo.

Fig. 3Visualizzazione sonoisterosalpingograficadi un polipo endometriale

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Cos’è l’isteroscopia?È una tecnica che permette di “vedere” all'internodella cavità uterina, attraverso uno strumentochiamato isteroscopio. Questo è un tubo rigidoe sottile (diametro = 4-5 mm) dotato di fibreottiche, attraverso le quali viaggia la luce, cheviene introdotto all’interno dell’utero, attraversola vagina. È possibile l’esecuzione di interventichirurgici, utilizzando strumenti miniaturizzati,connessi all’isteroscopio. Nel nostro Centro nonviene eseguita di routine ma trova indicazionenella ricerca di aderenze intrauterine omalformazioni uterine. È indicata soprattutto incaso di patologie endometriali come l’iperplasiaendometriale, il polipo endometriale (Fig. 4) onioma sottomucoso. Tutte patologieche possono essere rimosse attraversol’isteroscopia operativa. L’isteroscopia èun’indagine relativamente semplice,ambulatoriale che non richiede, generalmente,sedazione.

La funzionalità ovarica è legata all’età dellapaziente?È noto che la donna, da un punto di vistariproduttivo, tende a subire un invecchiamentorelativamente precoce e che già dopo itrenta/trentacinque anni la riserva ovarica declina.Tuttavia, l’età anagrafica non sempre coincidecon l’età biologica. Per questo motivo, nel nostroCentro, rivolgiamo un grande interesse aldosaggio di due ormoni: l’inibina B e l’ormoneanti-mulleriano. I valori di questi due ormoniassociati a quelli dell’ormone follicolo-stimolante(FSH) forniscono un’indicazione precisa dellacosiddetta riserva ovarica di una donna, che siriferisce non solo al numero residuo dei follicoliovarici ma anche alla qualità degli ovociti presentiin un ovaio in quel momento della vita riproduttivadella paziente. Bassi livelli di inibina B ma,soprattutto, di ormone antimulleriano, sonoindicativi di una riserva ovarica compromessaed hanno un impatto negativo sull’esito deiprocessi riproduttivi, sia spontanei che assistiti,indipendentemente dall’età di una donna. Inoltre,una corretta valutazione della riserva ovarica di

Fig. 4Visualizzazione isteroscopiadi un polipo endometriale

una donna ci consente diindividualizzare i protocolli diinduzione dell’ovulazione multipla,riducendo drasticamente il numerodi cicli di fecondazione assistitainterrotti per mancata risposta allastimolazione ormonale.

Cosa incide maggiormente in unciclo di procreazionemedicalmente assistita: la quantitào la qualità ovocitaria?Indubbiamente la qualità ovocitariaspecie in Italia dove, a seguito dellalegislazione particolarmente restrittivaimposta con la Legge n.40/2004, nonessendo possibile produrre embrionisoprannumerari la scelta devericadere necessariamente sulla

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Fig. 5 - Inclusioni citoplasmaticheovocitarie in corso di varianti allelichedi lipoproteine a bassa densità

selezione degli ovociti più competenti, cioè in gradodi dare origine ad embrioni vitali. Per questo motivo,è anche necessario poter disporre di un poolnumericamente adeguato di ovociti tra i qualiselezionare i tre migliori da inseminare.

Ci sono delle patologie in grado di alterare laqualità ovocitaria?Gli ovociti sono cellule molto particolari, che colonizzanol’ovaio di una donna a partire dalla sesta settimana divita intrauterina, con un picco alla ventesima settimana.Durante questa fase gli ovociti iniziano il processomaturativo che li porterà a perdere metà del patrimoniogenetico ma non lo completano, bloccandosi in unafase intermedia in cui resteranno fino a quando nonverranno selezionati per l’ovulazione. Inoltre, gli ovocitisono cellule che non si riproducono, come inveceavviene per le altre cellule del nostro corpo, e quindisono esposti per tutto il loro ciclo biologico a numerosiinsulti sia endogeni che esogeni (Fig. 5). Tra lepatologie non sempre studiate nel partner femminiledi una coppia sterile vi è la trombofilia ereditaria edacquisita che È uno stato, che dura tutta la vita, dipredisposizione allo sviluppo di una patologiatromboembolica. Noi abbiamo, recentemente,dimostrato che la condizione trombofilica è associataad un’alta incidenza di sterilità, spesso insiegata, eche lo studio dei geni coinvolti e dei fattori dellacoagulazione ad essi collegati deve entrare nelloscreening routinario della coppia infertile. Analogamentedeve essere sempre dosata l’omocisteina sierica, cheè una proteina che rende maggiormente viscosi i fluidi

biologici, e che è collegata adalcune mutazioni dei geni dellatrombofilia. Livelli elevati diomocisteina sono legati ad unaqualità ovocitaria particolarmentescadente. Fortunatamentel’omocisteina è fortementeinfluenzata dai livelli ematici deifolati per cui è possibile correggernei valori attraverso una adeguatadieta ricca di verdura e frutta frescae povera di grassi, soprattuttoformaggi, e l’assunzione di acidofolico. Le neoplasie, invece,agiscono attraverso un meccanismoiatrogeno dato che i danni, spessoirreversibili, alla funzione riproduttivasono legati ai cicli di chemioterapiae di radioterapia.

Come si può conservare lafunzionalità riproduttiva di unadonna affetta da neoplasia?Attraverso il ricorso alcongelamento degli ovociti prodottimediante stimolazione dellaovulazione multipla prima diintraprendere un ciclo dichemio/radioterapia. Ilcongelamento di frammenti ditessuto ovarico è ancora pocodiffuso e la metodica noncompletamente a punto, anche sesi stanno facendo rapidi passi inavanti in questa direzione. Anchein quest’ottica noi abbiamointrapreso una collaborazioneprofessionale e scientifica con ilProf. Platteau dell’Università diBruxelles, per poter dare unachance in più alle coppie cheseguiamo.

Età che hai...emicrania che trovi:l’adulto / PARTE 1

di Gerardo Casucci

In un giorno imprecisato del mese di settembre 2007,Valeria, impiegata bolognese di 36 anni, si sveglia almattino con la solita sensazione di “vago dolore alletempie e alla fronte”, che nelle ore successivepeggiora di intensità con irradiazione posteriorein sede occipitale, tanto da avvertire lasensazione “del collo come in una morsa”. Pertale disturbo, la paziente assume, in sequenza,4 compresse di un antidolorifico ma senzavantaggio. Quando comincia a vomitaredecide di andare nel più vicino ProntoSoccorso, dove è visitata, pratica una TACcerebrale e le viene prescritta una terapiaendovenosa grazie alla quale il sintomodoloroso scompare. La diagnosi alladimissione è di cefalea muscolo-tensiva.Nei giorni successivi Valeria consulta unneurologo che riascolta la sua storia,ricavandone quanto segue: cefaleaepisodica già in età scolare la cuifrequenza sarebbe peggioratanell’ultimo anno, tanto da passareda 7-8 attacchi all’anno a 4-5attacchi al mese; ad ogniattacco la paziente inizia asbadigliare, poi compare unastrana sensazione alletempie e alla fronte di testanon “a posto”; nellesuccessive 6-8 ore si sviluppauna cefalea pulsante inregione occipito-nucale con“una sensazione di avere ilcollo stretto in una morsa,

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associata a un forte senso di stanchezza”;la sintomatologia esordisce solitamenteal mattino, al risveglio e dura fino a chela paziente non va a letto, tanto da faredire alla stessa “riesco a lavorare masoltanto perché mi piace il mio lavoro, manon riesco a svolgere lavori pesanti”; ogniattacco è solitamente associato allasensazione “di undisturbo allo stomacotanto da non potermangiare”; èpresente vomito nonpiù di 1-2 volteall’anno; durantel’attacco “la luce e irumori mi dannofastidio ma nonpenso che sianolegati al mio mal ditesta, perché spessoho lo stesso fastidioanche al di fuoridell’attacco”;saltuariamente (1-2volte all’anno) l’attacco doloroso èpreceduto da un disturbo visivocaratterizzato da luccichii, annebbiamentodella vista o macchie colorate, che dura30-40 minuti; episodicamente gli attacchidurano fino a 3-4 giorni. Per questacomplessa sintomatologia il medicocurante prescrive alla paziente vari tipi diantidolorifici e invia la stessa ai seguentispecialisti: gastroenterologo, oculista,otorino-laringoiatra, ortopedico, fisiatra epsichiatra, mai dal neurologo, cui lapaziente si reca di sua iniziativa, è di“emicrania senz’aura ad elevata ricorrenzacritica con saltuari attacchi di emicraniacon aura”.Il percorso diagnostico-terapeutico diValeria non è un’eccezione ma la regolanella pratica clinica di ciascun neurologoche si occupi di cefalee e comporta tantoinascoltate inabilità e sofferenze per il

paziente quanto incalcolabili costi per ilSistema Sanitario Nazionale.L’emicrania è una patologia dell’età adulta,con le percentuali più alte di prevalenzecomprese nella fascia di età che va da 20a 50 anni. L’età d’insorgenza è soprattuttoquella giovanile e giovane-adulta: in circail 50% dei casi il primo attacco si manifesta

tra i 10 e i 19 anni dietà, e un altro terzodei casi esordiscenella decadeseguente. Solo moltoraramente il primoattacco di emicraniasi verifica dopo i 50anni di età e allorchéaccade è, comevedremo nei prossiminumeri, spessosospetto di altremalattie talora anchemolto serie. E’ tantopiù vero ciò in quantoil quadro

dell’emicrania nei pazienti che ne soffronodall’età giovanile subisce una drasticaattenuazione dopo i 50 anni, in particolarmodo nelle donne a seguito delsopraggiungere del periodo menopausale.Secondo l’ultima classificazioneinternazionale delle cefalee del 2004, perdire che un attacco di mal di testa è unaemicrania senz’aura occorre che: ilpaziente abbia avuto già almeno 5 attacchiin tutta la sua vita; gli attacchi di cefaleadurino da 4-72 ore, non trattati o trattatisenza beneficio; la cefalea possiedaalmeno 2 delle seguenti caratteristiche,localizzazione unilaterale, dolore pulsante,intensità di dolore da moderata a grave(il dolore deve ostacolare o impedire lenormali attività della vita quotidiana),aggravamento con l’attività fisica di routine(es., camminare, salire le scale, etc.);durante la cefalea siano presenti almeno

L’emicrania è una patologiadell’età adulta, con lepercentuali più alte di

prevalenze comprese nellafascia di età che va da 20 a 50

anni. L’età d’insorgenza èsoprattutto quella giovanile egiovane-adulta: in circa il 50%

dei casi il primo attacco simanifesta tra i 10 e i 19 annidi età, e un altro terzo dei casiesordisce nella decade seguente

1 dei seguenti disturbi, nausea e/o vomito,foto e fonofobia; la cefalea non siaattribuibile ad altra condizione o patologia.In circa il 1/3 dei casi gli attacchi diemicrania senz’aura sono preceduti dasintomi premonitori (o prodromici) che simanifestano da poche ore fino a 4 giorniprima dell’attacco. Essi sono costituitiprincipalmente da cambiamenti dell’umore(irritabilità, euforia, depressione),alterazione del comportamento (iperattività,apatia, ossessività), sintomi neurologici(difficoltà di concentrazione, stanchezza,sbadigli, difficoltà ad articolare il linguaggio,ipersensibilità agli odori, sonnolenza,intolleranza a luci e rumori) e sistemici(aumento della diuresi, ritenzione di liquidi,sete, ricerca di cibi particolari, anoressia,dissenteria o costipazione, dolorimuscolari).L’esordio dell’attacco può avvenire in modorepentino oppure, più spesso,gradualmente. In questo caso l’acme dellacrisi viene raggiunto solitamente dopocirca 2-3 ore dall’inizio dell’attacco. Lafrequenza degli attacchi è variabile e ingenere oscilla tra 1-2 al mese e 2-3 allasettimana. Nel 75% dei pazienti lafrequenza di crisi è compresa fra 1 attaccoal mese e 1 attacco alla settimana. Unafrequenza superiore a 3 attacchi al mesesi osserva nel 40% degli uomini e in quasiil 90% delle donne.La localizzazione del dolore è unilateralenel 40% dei casi, bilaterale nei 28% deicasi, e variabile nel restante 32%. Nellamaggioranza dei pazienti in cui lalocalizzazione è costantemente unilaterale,il lato varia da una crisi all’altra e solo inuna piccola percentuale dei casi il doloreè costantemente dallo stesso lato. In alcuniattacchi della durata di almeno due giorni,la localizzazione del dolore può variareanche nel corso dello stesso attacco.L’intensità del dolore è in genere medio-forte, tanto che il paziente non può

attendere alle proprienormali attività o ècomunque limitatonello svolgimentodelle stesse.Il comportamento delpaziente durantel’attacco è tipico.Tende a restareimmobile,preferibilmente aletto, al buio elontano da rumori,cercando di evitarequalunque stimolo possa peggiorare ilsuo stato. Il sonno è spesso un fattorealleviante. A volte alcuni pazienti nonriescono a stare coricati in quanto questaposizione aumenta la pulsatilità del dolore,per cui cercano riposo in posizionesemiseduta. I sintomi associati all’attaccodi emicrania sono di tipo neurovegetativoe correlati ad intolleranza agli stimoli: piùfrequentemente consistono in fotofobia(80%). nausea(74%), e vomito(52%). Altri sintomiche possonoaccompagnarel’attacco emicranicosono: lacrimazione,fonofobia, osmofobia,pallore, palpitazioni,senso dimancamento, brividio alternanza di sensodi caldo e di freddo,anoressia o senso di fame, diarrea,contrazione della diuresi seguita dapoliuria. Spesso il vomito provocaun’attenuazione dei sintomi, del dolore inparticolare. La comparsa dei sintomiassociati si osserva più frequentementenei pazienti di sesso femminile. Nella fasedi risoluzione dell’attacco i 2/3 dei pazientipresentano sequele diverse (i cosiddetti

sintomi postdromici),variamentecombinate,rappresentate dairritabilità, pallore,spossatezza,riduzione dellaconcentrazione,variazioni dell’umore,sensazione dirinvigorimento,euforia, malesseregeneralizzato,poliuria, alterazione

dell’appetito.Di particolare rilievo è il fatto che l’attaccodi emicrania presenti frequentemente deifattori scatenanti. Questi possono esserepsicologici (emozioni, stress, rilassamentoconseguente a stress, depressione),endogeni (ormoni, sonno prolungato,insonnia, digiuno, ipoglicemia,affaticamento fisico, febbre, ipertensionearteriosa), alimentari (cibi e bevande

contenenti nitriti,glutammato, tiraminae aspartame, qualicioccolato, formaggi,vino e superalcolici,agrumi, cibi grassifritti, carne di maiale,insaccati, dolcificanti,gomme masticanti),farmacologici(trinitrina, reserpina,fenfluramina,estrogeni, calcio-

antagonisti, alcuni antibiotici), ambientali(variazioni meteorologiche, altitudine,esposizione al sole, luce abbagliante,rumori, odori pungenti, monossido dicarbonio), altri (fumo, viaggi lunghi, traumi,attività fisica sostenuta).Vi domando: “visti i criteri diagnostici suesposti, era così difficile porre la diagnosidi emicrania alla signora Valeria?”.

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Il comportamento del pazientedurante l’attacco è tipico.Tende a restare immobile,

preferibilmente a letto, al buioe lontano da rumori, cercandodi evitare qualunque stimolopossa peggiorare il suo stato.Il sonno è spesso un fattore

alleviante

La localizzazione del dolore èunilaterale nel 40% dei casi,bilaterale nei 28% dei casi, evariabile nel restante 32%.

Nella maggioranza dei pazientiin cui la localizzazione è

costantemente unilaterale, illato varia da una crisi all’altra

e solo in una piccolapercentuale dei casi il dolore ècostantemente dallo stesso lato

Unità di senologiamultidisciplinare

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Il cancro della mammella colpisce ognianno, in Italia, 33 mila donne e si confermala seconda causa di morte femminile. InCampania, su un totale di 52887 decessiper cancro 859 sono da attribuire al tumoredella mammella. Le donne colpite vaganoda un medico all’altro, vengono sottopostea esami inutili, si verificano ritardidiagnostici, si crea ansia aggiuntiva e sisopportano costi superflui ed eccessivi.Le neoplasie della mammella, rientranotra le patologie maggiormente soggette afenomeni di migrazione sanitaria, sia perla forte attrazione che esercitano le strutturedi consolidata tradizione oncologica, siaper la carenza, in Campania, di centri diriferimento specializzati in grado di

rispondere alle esigenze di pazienti semprepiù informate ed esigenti.Il Consiglio dell’Unione Europea, laCommissione Oncologica Nazionale e lostesso Senato della Repubblica hannoraccomandato di intensificare gli sforzi perla diagnosi precoce del tumore dellamammella. Si punta su screeningmammografico e reti territoriali di senologia,ma a tutt’oggi, solo pochi programmi disreening sono in atto e poche migliaia didonne possono avvalersi di strutturearticolate e mirate. Eppure l’obiettivo èridurre del 25% la mortalità entro il 2010.Resta alta la disparità in questo campo trale regioni italiane.In Campania la legge n. 20 del 2005 ha

Unità di senologiamultidisciplinare“Breast Unit”Una realtà nel SannioL’Unità di Senologia Multidisciplinare dell’Ospedale Rummo di Benevento basa i propriservizi sulla collaborazione e il confronto continuo fra gli operatori durante tutto il percorsodiagnostico-medico-chirurgico, cercando così di fornire un miglior contributo specialistico edi lenire il vissuto di disagio fisico, psicologico e sociale della donna.

di Pasquale Zagarese

dato la possibilità alle aziende ospedalieredi istituire le Unità di Senologiamultispecialistiche (Breast Unit), al fine dioffrire alle donne una struttura sanitariad’alta qualità, che soddisfi i bisogni clinici,assistenziali erelazionali, legati allapatologia mammaria.Presso l’AziendaOspedaliera“G.Rummo” diBenevento, è stataistituita la Breast Unit,una Unitàmultidisciplinare diSenologia. Possiedeun centro dove ladonna vienesottoposta a visita eaccertamentidiagnostici(mammografia ed ecografia) e, grazie allaco-presenza di chirurgo senologo, radiologoe tecnico radiologo dedicato, in tempo realericeve la refertazione. Sempre nel suoambito ha posti letto dedicati. A tal propositola donna che deve sottoporsi ad interventochiurgico viene totalmente preparata in unpercorso di pre-ospedalizzazione, direi oggipercorso “virtuoso” che in poche settimanevede la paziente pronta all’intervento. Il98% dei ricoveri sono in Day Hospital oOne day Hospital e cioè: interventochirurgico nel giorno del ricovero edimissione il giorno dopo. Credo che siauna buona risposta di qualità che offriamoalla donna-paziente. Nell’anno 2007-2008abbiamo effettuato oltre 1200 prestazionidi approfondimenti diagnostici in DayHospital e oltre 500 interventi chirurgici.

Nel 2007-2008 sono state effettuate oltre6000 visite senologiche.La Breast Unit è costituita da tre chirurghisenologi dedicati che effettuano ancheinterventi di chirurgia plastica ricostruttiva,

ora in collaborazionedi due chirurghiplastici: la donna inun sol tempo subisceun interventodemolitivo ericostruttivo del seno.Inoltre abbiamo lapresenza di unpatologo dedicato,due radiologi e tretecniche radiologhe,un oncologo medicoed un radioterapista.Infine nel gruppoBreast Unit la

presenza di un fisiatra e di una psicologache cura sin dal primo momento larelazione con la donna che dovrà iniziarequesto cammino.Obiettivo è “prendere in cura” la donna-

Presso l’Azienda Ospedaliera“G.Rummo” di Benevento, è

stata istituita la Breast Unit, unaUnità multidisciplinare di

Senologia. Possiede un centrodove la donna viene sottoposta avisita e accertamenti diagnostici(mammografia ed ecografia) e,

grazie alla co-presenza dichirurgo senologo, radiologo etecnico radiologo dedicato, in

tempo reale riceve la refertazione

L’ambulatorio di senologia,è aperto tutti i giorni:lunedi mattina e pomeriggiomercoledi mattinagiovedi pomeriggiovenerdi mattinasabato mattina

paziente in modo multidisciplinare, conprotocolli unici per una terapia integrata epercorsi diagnostici condivisi.Da pochi mesi la Unità di Senologia disponedi un tavolo stereotassico strumentazionesofisticata per effettuare prelievi micro biopticidi lesioni evidenziabili solo alla mammografiae con orgoglio devo dire che siamo tra ipochi Centri Ospedalieri in Regione a poterrispondere in modo completo ed integratoalle cure del tumore al seno. Siamo in attesaanche per poter istituire la RadioterapiaIntraoperatoria e cioè la donna che subisceun intervento conservativo alla mammellain tempo reale le viene effettuata anche laradioterapia in una sola dose ed in una solaseduta e tutto ciò per facilitare il percorsoterapeutico post-operatorio evitando alladonna di sottoporsi ogni giorno per un mesea radioterapia e questo favorirà la lista diattesa, risparmi economici con riedizionedei giorni di assenza dal lavoro, conconseguenze anche sull’impatto sociale epsicologico migliorando sicuramente laqualità della vita.Sono orgoglioso di lavorare con questiprofessionisti, in questo modo e spero dicreare presso il nostro Centro di Senologiaun clima sempre più favorevole edumanizzante, per poter accogliere in unpercorso sereno e competente le donne chescelgono di essere curate da noi.

Da pochi mesi la Unità diSenologia dispone di un tavolostereotassico strumentazione

sofisticata per effettuareprelievi micro bioptici di

lesioni evidenziabili solo allamammografia

I bambinie l’AutogrillVi ricordate il film “Mamma ho perso l’aereo”?Kevin, il bambino protagonista del film, viene“dimenticato” a casa mentre tutta la famigliavola in aereo per godersi una vacanza.Il film è divertente e Kevin è un bambinomolto attrezzato tanto da saper difendere lacasa dai ladri. Come dire “E’ un bambino chesa stare benissimo da solo!”.Questo è il film, ma la realtà non è cosìcomica e divertente, bensì molte volte assumeaspetti drammatici. Con la stagione calda,con queste temperature bollenti comincianoa diffondersi notizie di bambini “dimenticati”alla sosta dell’autogrill e poi per fortunaritrovati, ma anche di bambini “dimenticati”in auto per poi ritrovarli morti, asfissiati.Tutti seguiamo il meteo, tutti ci informiamosugli stati di allerta per le temperature elevatedella stagione, insomma ci preoccupiamomolto per quello che accade fuori di noi esiamo poco attenti a ciò che accade dentrodi noi. E così perdiamo i nostri pezzi e cosìperdiamo un figlio, dimenticandolo.I bambini non sono dimenticati solo all’autogrill, o chiusi in auto in un parcheggio,

sono “dimenticati” ogni giorno, sono soli. Inparticolar modo ora che le scuole sono chiuse,se un bambino non viene affidato ad uncontenitore sociale come campi solari, centriestivi, ludoteche, ecc…, rischia di esseresolo a casa.Gli adulti si giustificano affermando che quelbambino in fondo può stare solo perché comeKevin, il protagonista del film, sa difendersi.In verità sono bambini adultizzati eprofondamente soli.A tutto ciò aggiungiamo la nostra realtàquotidiana fatta di tante cose da fare, siamosempre molto impegnati, occupati, stressatie non abbiamo tempo né per noi né per ifigli.I bambini dobbiamo portarli nella nostra testa,per questo dobbiamo avere una mentesgombra di pensieri inutili per poter apriredentro di noi spazi mentali ricchi di speranza.Invece, come pacchi postali da consegnare,i bambini sono vissuti come un ingombro ocome elementi che aumentanosemplicemente l’elenco della lista delle coseda fare.

di Antonietta Menechella

I bambini non sono dimenticatisolo all’ autogrill, o chiusi inauto in un parcheggio, sono“dimenticati” ogni giorno, sonosoli. In particolar modo orache le scuole sono chiuse, seun bambino non viene affidatoad un contenitore sociale comecampi solari, centri estivi,ludoteche, ecc…, rischia diessere solo a casa.

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I noduli tiroidei

di Carlo Rinaldi

L’introduzione di tecniche diagnostiche sensibili ha permesso una migliore diagnosidei noduli tiroidei. Una volta definita la natura benigna della lesione, sarà possibilegestirla con assoluta tranquillità. Tuttavia, è importante selezionare i casi che sonocostituiti da tumori maligni, ai fini di porre in atto un trattamento precoce che è spessocompletamente risolutivo della malattia.

Nel precedente articolo abbiamo dettoche, nei paesi dove è riscontrata lacarenza di iodio, i noduli sono presentinel 4-7% della popolazione generale eche in determinate aree geografiche, chepresentano carenza di iodio nelle acquee negli alimenti, tale percentuale si innalzafortemente (gozzo endemico).Abbiamo anche detto che la maggior partedei noduli, in genere, sono benigni e chenelle casistiche internazionali il 5-10 %risultano però essere dei cancri.Ogni aumento di volumedella ghiandola tiroideasi definisce gozzo.Può essere costituito dauna singola area dellatiroide (nodulo o gozzouninodulare), da più areeghiandolari (gozzomultinodulare) o da unaumento diffuso di tuttala ghiandola. (Fig. 1)In presenza di gozzo, lafunzione della ghiandola può esserenormale (gozzo eutiroideo) o alterata(gozzo iperfunzionante o ipofunzionante).Le tumefazioni che simulano un nodulosono pure frequenti e si parla di iperplasiatiroidea con pseudo-noduli, cosa possibilenella tiroidite di Hashimoto.Come si procede quando ci troviamo difronte ad un paziente con una patologia

nodulare tiroidea?Già la storia del paziente può fornireinformazioni preziose:a) il nodulo è a forte rischio di malignitàse:• in passato sono state eseguite numeroseindagini RX;• insorge nei bambini sotto i 14 anni;• in famiglia c’è un precedente di tumoremaligno tiroideo;• il nodulo insorge improvvisamente in

una persona anziana;• i linfonodi vicini sonoaumentati di volume.b) il rischio di malignità èmedio se:• il paziente è di sessomaschile;• il paziente è in giovaneetà (adulto giovane).c) il rischio èragionevolmente basso:• se c'è una storiafamiliare di gozzomultinodulare;

• in caso di paziente donna;in età intermedia;• se ci sono più noduli.L'applicazione di un correttoinquadramento diagnostico (storia delpaziente, visita, ecografia con colordoppler, scintigrafia, in alcuni casi, agoaspirato, dosaggio ormonale comprensivodella valutazione della calcitonina e di

Fig. 1 Gioppino

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eventuali anticorpi) consente di individuarei tumori maligni e di distinguerli danodularità benigne.

La scintigrafiatiroidea è la tecnicache permette didistinguere i nodulifunzionanti detti“caldi”, da quelli“freddi” che non siaccendono, per cosìdire, dopo iniezionedi mezzo di contrasto(di solito cometracciante vieneusato il tecnezio),poiché non captanoil colorante; questinoduli sono freddiperché appunto noncaptano e, dunque, non funzionano, cioènon hanno la capacità di concentrare iltracciante o lo hanno solo in misura ridotta.

Peculiarità dei noduli• I noduli caldi rappresentano fino al 20%di tutti i noduli tiroidei e la loro frequenzaè maggiore dove è presente una carenzadi iodio; si riscontrano in genere oltre i 30anni, 3-4 volte di più nelle femmine, conrarissime eccezioni sono sempre benigni.• I noduli freddi sono i più frequenti erappresentano l’80% di tutti i noduli tiroidei.L’ecografia tiroidea consente di distinguere3 tipi di noduli:a) puramente liquidi, cistici;b) noduli solidi;c) noduli misti.I noduli solidi e quelli misti sono, in unaproporzione di circa il 10%, maligni.Non si riscontrano, come dicevamo, quasimai noduli maligni tra i noduli caldi e trai noduli freddi cistici. Più di 3/4 dei nodulimaligni sono cancri differenziati dellatiroide, a partenza dalle cellule follicolari

proprie della tiroide (carcinoma papilliferoo follicolare), nei quali la prognosi ègeneralmente favorevole.Gli altri tipi di cancro sono rappresentati da:

• Carcinomianaplastici, 5-15% ditutti i cancri dellatiroide ed hannoprognosirapidamenteinfausta.• Carcinomi midollaridella tiroide (CMT),derivanti dalle celluleparafollicolari ocellule C, deputatealla produzionedell’ormonecalcitonina.• Linfomi primitividella tiroide.

L’ecografia tiroidea è un esamediagnostico basato sull’uso degliultrasuoni, emessi da un cristallo pereffetto piezoelettrico, contenuto in unasonda. Permette una precisa definizionedelle dimensioni edel volumedella

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L’ecografia tiroidea permette unaprecisa definizione delle

dimensioni e del volume dellaghiandola, ma soprattutto di quelle

piccole lesioni che non hannoun’evidenza clinica, grazie ad unarisoluzione dell’ordine di qualchemillimetro. Viene considerato un

mezzo diagnostico innocuo,assolutamente ripetibile. I risultati

raggiunti sono operatore-dipendente, dipendono cioè dalla

bravura di chi esegue l’esame

ghiandola, ma soprattutto di quelle piccolelesioni che non hanno un’evidenza clinica,grazie ad una risoluzione dell’ordine diqualche millimetro. Viene considerato unmezzo diagnostico innocuo,assolutamente ripetibile. I risultati raggiuntisono operatore-dipendente, dipendonocioè dalla bravura di che esegue l’esame.

Attualmente stanno acquisendoun’importanza sempre maggiore le tecnichepower-doppler, che permettono di valutarela vascolarizzazione delle lesioni studiatee che riescono spesso ad evitare il ricorsoalla scintigrafia. Si può dire che un nodulocon vascolarizzazione perinodulare è, ingenere un nodulo benigno, mentre lapresenza di una vascolarizzazione peri edintranodulare deve sempre far pensare oa un nodulo iperfunzionante o a unamalignità dello stesso.

Ecografia tradizionale della tiroide

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Attualmente stanno acquisendoun’importanza sempre maggiore le

tecniche power-doppler, chepermettono di valutare la

vascolarizzazione delle lesioni studiatee che riescono spesso ad evitare il

ricorso alla scintigrafia

Il dosaggio del TSH e degliormoni tiroidei non consentedi differenziare noduli benignie maligni ma riflette lo stato

funzionale della tiroide

Ecocolordoppler tiroideo: valutazione dellavascolarizzazione di un nodulo tiroideo.L’ecografia è inoltre un ausilio di fondamentaleimportanza nell’esecuzione dell’ago aspirato tiroideo,cioè il tentativo di caratterizzazione citologica di unnodulo mediante il prelievo di alcune cellule.

Diagnosi.Si avvale dell’anamnesi personale e familiare (se infamiglia ci sono stati casi di carcinoma midollare dellatiroide deve sorgere il sospetto che il soggetto chestiamo esaminando ne sia anch’egli affetto ). All’esameclinico la palpazione può già fornire elementi, circala consistenza dei noduli e le caratteristiche dellaghiandola tiroidea e da informazioni circa la presenzao meno di linfonodi palpabili, duri, irregolari, fissi versoi tessuti limitrofi.Il dosaggio del TSH e degli ormoni tiroidei nonconsente di differenziare noduli benigni e maligni mariflette lo stato funzionale della tiroide.Un dosaggio del TSH basso suggerisce che il noduloè autonomo, cioè produce ormone e “blocca” il TSH.Il dosaggio della calcitonina (CT) circolante èespressione del carcinoma della midollare della tiroide.E’ solo l’esame citologico del nodulo, cioè l’esamecitologico del materiale ago aspirato che dà

informazioni utili nel senso delladiagnosi di carcinoma.La scelta della terapia medica,radiante o chirurgica è ovviadipendenza della diagnosi.La terapia medica con ormonetiroideo (Levo Tiroxina) è riservata ainoduli benigni, ed ha lo scopo diimpedire, in alcuni casi, un ulterioreaccrescimento del nodulo e di ridurneil volume; deve essere condotta condosi appropriate e per periodi bendefiniti ed in linea di massima durantequesto tipo di trattamentofarmacologico si consiglia sempre disottoporsi a controllo specialisticoalmeno due volte l'anno. La terapiacon iodio-radioattivo, che distruggele cellule della tiroide, è indicata neigozzi recidivanti, se ci sono rischigenerali per un intervento chirurgico, o in caso di noduli iperfunzionantimolto "avidi" di iodio; nella gran partedei casi, dopo il trattamento, esitauna quadro di ridotta funzionalità chedeve essere trattato con ormonetiroideo per il resto della vita. In casodi malignità accertata o sospettaoppure in caso di voluminosi gozzidi natura benigna che comportanoperò evidente compressione dellestrutture vicine del collo (esofago,trachea, nervi laringei) o grossolanodanno estetico, si dovrà comunquericorrere alla asportazione chirurgica.Nel prossimo numero ci occuperemodell’ipotiroidismo e dell’ipertiroidismo edella patologia infiammatoria (tiroiditi).

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Attenzione:passa il pedone!

Il Codice della Strada parla chiaro: “Lasicurezza delle persone, nella circolazionestradale, rientra tra le finalità primarie diordine sociale ed economico perseguite dalloStato.” (Art.1 comma 1).L’articolo 191 dello stesso codice regola inmaniera specifica il “Comportamento deiconducenti nei confronti dei pedoni”,obbligando i conducenti a dare la precedenzaai pedoni in qualsiasi circostanza e, ovepossibile, a prevenire situazioni di pericoloper la loro incolumità.Eppure, parafrasando il famoso detto, tra ildire e il fare c’è di mezzo… un mare diignoranza!Fra tutti gli utenti della strada il pedonerappresenta il più debole perché sprovvistodi alcuna forma di difesa nell’eventualità cheentri in conflitto con un qualsiasi veicolo inmovimento: nonostante ciò, le stragi pedonaliin Italia sono in continuo aumento.Ogni anno in Italia si registrano più di 1.000vittime tra pedoni e ciclisti e oltre 30.000

rimangono feriti.Nel 2007 sono

morti più di600 pedoni,

di cui il29%

mentre

di Dalila Beatrice

attraversava sulle strisce e il 50% aveva piùdi 65 anni, mentre oltre 20.500 sono rimastiferiti.Nel bilancio del 2005, tracciato dal progettoEuro-Test (un programma europeo di tuteladei consumatori sviluppato ed attuato da 16club automobilistici di 15 paesi europei)diffuso dall’ACI, risulta che nel nostro Paeseil 12,4% delle vittime da incidente stradalesono pedoni, dei quali quasi tre su diecisono travolti sulle strisce pedonali.E’ emerso altresì che l’Italia è l’unico paesein cui la percentuale di pedoni morti sullestrisce rispetto ai morti totali da incidentistradali è risultata crescente, un dato, questo,che ha fatto presumere una tendenza alrialzo nel futuro, cosa che, purtroppo è statapoi confermata dai fatti.Secondo i dati diffusi dall’ASAPS(Associazione Sostenitori Amici PoliziaStradale), infatti, nel 2006 si è avuto unincremento del 7,8% dei morti e del 12% deiferiti rispetto all’anno precedente.Sono numeri, questi, che non possonolasciare indifferenti e che comportanoaltissimi costi umani, sociali, sanitari edeconomici; purtroppo però l’opinione pubblicanon sempre è del tutto cosciente di ciò.Si può fare molto per contrastare questotriste fenomeno, a cominciare da adeguatecampagne d’informazione e di educazionestradale non solo per i conducenti, ma ancheper gli stessi pedoni (spesso vittime dellastrada perché imprudenti), una maggioreseverità nelle sanzioni per chi non rispettale precedenze dei pedoni, una miglioremanutenzione ed una adeguata illuminazionedegli attraversamenti pedonali; inoltre,laddove possibile, nelle zone dove si

phmassimilianovolpe

concentrano i maggiori flussi pedonali (centristorici, aree commerciali, ecc.) sarebbe moltoutile l’istituzione delle cosiddette Zone 30:si tratta di aree stradali progettate in mododa “costringere” i veicolia non superare mai i 30km/h, con attraversamentipedonali sopraelevati alivello del marciapiede,percorsi tortuosi,pavimentazioni ruvide,ecc.; in queste aree iltraffico veicolare èconsentito ma sono leautovetture ad essereconsiderate degli “intrusi”nel traffico pedonale e nonviceversa.Anche le industrie automobilistiche si stannoimpegnando per fronteggiare questaemergenza, attraverso l’analisi e lo studiodi nuove tecnologie costruttive dei veicoliche possano in qualche modo attutire i danniai pedoni investiti.Sono davvero tante le cose che si potrebberofare per fermare questa assurda strage dipedoni, ma nessuna soluzione avrebbesenso se prima non si abbatte l’ostacolo piùalto: la mancanza di senso civico!E’ proprio l’inciviltà di molti automobilisti checonduce ad episodi di pirateria stradale, acasi di guida in stato di ebbrezza e/o sottol’effetto di sostanze stupefacenti, a situazioni

di guida distratta (parlare al cellulare, nonfare attenzione ai segnali stradali, ecc.) e ditutto ciò che provoca questi disastrosiincidenti, con tutto quello che ne consegue.

E’ fondamentale, dunque,operare innanzitutto sullafrontiera culturale, affinchéi conducenti acquisiscanouna giustaconsapevolezza allaguida, a cominciare dalsemplice rispetto dei limitidi velocità: un pedoneinvestito a 30 km/h, infatti,ha il 50% di possibilità disopravvivenza, il 10% seinvestito a 50 km/h,mentre oltre i 60 km/h le

possibilità sono quasi nulle. Considerato chela quasi totalità degli incidenti di questatipologia avviene su strade urbane, il solorispetto dei limiti di velocità consentirebbedi ridurre drasticamente il numero dellevittime.D’altra parte, è bene che anche i pedonifacciano la loro parte, imparando adattraversare sempre e solo in condizioni diassoluta sicurezza, considerato che i datiISTAT mostrano come negli incidenti chehanno coinvolto pedoni su strade urbanenel 2007 nel 35% dei casi la colpa siaattribuibile al pedone investito.

Fra tutti gli utenti dellastrada il pedone rappresenta

il più debole perchésprovvisto di alcuna formadi difesa nell’eventualità che

entri in conflitto con unqualsiasi veicolo in

movimento: nonostante ciò,le stragi pedonali in Italiasono in continuo aumento

Nel 2007 sono morti più di 600 pedoni, di cui il 29%mentre attraversava sulle strisce e il 50% aveva piùdi 65 anni, mentre oltre 20.500 sono rimasti feriti

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Nel marzo 1986 venne eseguito il primointervento di Chirurgia Plastica ricostruttivasu un paziente mieloleso e affetto da ulcereda decubito, ricoverato presso il CentroMedico di Campoli del Monte Taburno,della Fondazione Salvatore Maugeri.Fu allora che la “nostra scommessa”mosse i primi passi.L’aver inserito, fin dal 1985 una Unità diChirurgia Plastica in un Istituto diRiabilitazione e di Ricerca, rappresentò la

prima esperienza in Italia e perciò unicanel suo genere. Tale Unità, infatti, fudenominata di “Riabilitazione Morfo-Funzionale”, a significare, appunto, che ilnostro compito, fin dall’inizio, era quellodi restituire ai pazienti affetti da gravi difetticutanei, con ulcere da decubito o conpostumi di traumi, una forma corporea piùfunzionale e compatibile con una qualitàdi vita migliore, attraverso uno o piùinterventi ricostruttivi.

La chirurgia plasticanella ricostruzionedelle piaghe da decubitoe nel “ripristino delle forme”Nella nostra provincia è presente la Fondazione Salvatore Maugeri che nel 1985 istituì unaUnità di Chirurgia Plastica in un Istituto di Riabilitazione e di Ricerca, rappresentando laprima esperienza in Italia e quindi unica nel suo genere.Furono effettuati i primi interventi di chirurgia plastica ricostruttiva su pazienti con piaghe dadecubito. Questi tipi di intervento hanno rappresentato una svolta epocale nella soluzionedi una problematica tanto dolorosa.

di Giovanni Di Caprio

Perché fu una scommessa?Fu una scommessa perché la ChirurgiaPlastica veniva considerata, e purtroppotalvolta ancora oggi, una branca chirurgicalontana dalla riabilitazione e fuoridall’aspetto della lungo-degenza della medicina,fino a sconfinare, spesso,negli aspetti più “frivoli oestetici” dei trattamentistessi. Il tutto complicatopoi dalla inizialedelocalizzazionedell’Istituto di Campoli, incui una Unità di ChirurgiaPlastica poteva sembraredistante da altrecollaborazioni di tipochirurgico. Ripeto, in Italiaallora (ma ancora oggi sono rare) non vierano altre realtà, paragonabili, dicosiddetta “Riabilitazione Chirurgica” equesta unione fu, invece, proprio la nostraforza.La possibilità di ricoverare pazienti spessoparaplegici o addirittura tetraplegici, conpiaghe da decubito, in un Istituto diRiabilitazione multidisciplinare, con altriReparti specialistici, quale la Neurologia,Cardiologia e Pneumologia e con unPersonale paramedico dedicato, ciconsentì di trattare chirurgicamente iPazienti, con interventi che erano parteintegrante di un progetto assistenziale ditipo globale.Superate le naturali difficoltà organizzativeiniziali, i primi risultati non tardarono adarrivare. Inoltre, così come l’intero Istituto,anche l’Unità di Riabilitazione morfo-funzionale di Chirurgia Plastica si inserìin collaborazioni professionali e diricerca con Università, Enti eAziende Sanitarie anche adistanza. Abbiamo infattitrattato pazientiprovenienti da tutto il

territorio nazionale e, attraverso i Consolatie la Farnesina, anche pazienti stranieri,della Comunità Europea edextracomunitari, quali ad esempio: Albania,Croazia, Angola, Sri Lanka, Kenya, India,

Siria, Marocco, Tunisia.Dall’ottobre 1997, con iltrasferimento dell’Istitutoa Telese Terme, anchel’Unità di ChirurgiaPlastica si è trasferita,mantenendo un’area didegenza ordinaria di 15posti letto sino al 2003,quando due di tali postisono stati riconvertiti peri trattamenti in regime diday-hospital.Oltre ai normali presidi

per la movimentazione e l’igiene deipazienti, i letti di degenza sono dotati dimaterassi antidecubito. Presso l’Istitutodi Telese della Fondazione Maugeri, findall’apertura, così come in precedenza aCampoli, è stata edificata ed allestita unaapposita Area Chirurgica ed una Centraledi Sterilizzazione dello strumentario e delmateriale da medicazione, che vienedistribuito a tutti i Reparti dell’Istitutostesso. Al personale medico specializzatoe infermieristico dell’Unità si affianca un

personale tecnico, checollabora, sia alla

diagnosticavalutativastrumentale che

all’attività diricerca

Negli anni abbiamosviluppato anche altri settori

della disciplina, quali iltrattamento delle ulcerevascolari degli arti e del

“piede diabetico”, la graveobesità di interesse

chirurgico, le patologiedella mano, le ustioni e i

postumi di trauma

scientifica, ed un personaleaddetto alla riabilitazionein senso stretto,fisiochinesiterapia, per larealizzazione di precisiprogetti riabilitativi,confezionati sul singolocaso clinico.Negli anni abbiamosviluppato anche altrisettori della disciplina, qualiil trattamento delle ulcere vascolari degliarti e del “piede diabetico”, la grave obesitàdi interesse chirurgico, le patologie dellamano, le ustioni e i postumi di trauma.Restando nel tema esposto, dal marzo1986 al marzo 2009, cioè in circa 23 anni,sono stati trattati, solo per piaghe dadecubito, 351 pazienti. Molti di essi hannoavuto bisogno di più interventi chirurgici,sia perché portatori di lesioni multiple, siaperché sviluppavano recidive, pertantoabbiamo eseguito 581 ricostruzioni

chirurgiche. Sono stateutilizzate tutte le tecnichericostruttive proprie dellaChirurgia Plastica, abbiamoriparato da piccole a grandiperdite di pelle, muscoli,tendini e talvolta osso,utilizzando innesti di cute,lembi semplici di cute egrasso e “composti” contessuto muscolare e

tendineo. Abbiamo, altresì, utilizzato lembiper la riparazione in un solo tempooperatorio e lembi in tempi operatorimultipli, fino ai “lembi liberi” con anastomosi(in parole povere, con ri-suture) arteriosee venose mediante l’ausilio delmicroscopio.L’età dei pazienti nella nostra casistica haun range molto ampio, essa vadall’adolescenza a ben oltre gli 80 anni,con una prevalenza di età compresa dai30 ai 55 anni. Considerando questo dato

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L’età dei pazienti nellanostra casistica ha unrange molto ampio, essava dall’adolescenza aben oltre gli 80 anni,con una prevalenza di

età compresadai 30 ai 55 anni

si intuisce che ci troviamo di fronte apazienti, anzi, persone, che hanno unalunga aspettativa di vita e che, comeabbiamo constatato in oltre un ventenniodi controlli a breve, medio e lungo periodo,sono esposti ai rischi di recidive, cioè diri-formare ulcere da decubito. Partendodalla osservazione, scaturitadall’esperienza, che andare a riparare lerecidive è un compito sempre più arduo,per la progressiva scarsità di tessutocutaneo utilizzabile per la ricostruzione,abbiamo messo a punto una nostrapersonale metodica, pubblicata su rivisteinternazionali dal 1991, che prevedel’impiego di particolari protesi di silicone,impiantate, temporaneamente, in pazientiselezionati. Tale metodica che prende ilnome di “Espansione cutanea”, consente,mediante dei palloncini di siliconeposizionati sotto la pelle, di espandere,con progressive iniezioni di soluzionefisiologica, la pelle fino ad ottenere deilembi di “misura” adeguata e sufficientealla riparazione dei difetti e/o delle recidivedi essi. Ciò ci ha consentito di ripararealcuni tipi di piaghe con una notevolequantità di pelle e in moltissimi casiabbiamo ripetuto tale metodica anche trevolte nello stesso paziente, spesso digiovane età, che sviluppava, nel tempo,nuove piaghe da decubito sempre nellastessa area corporea.Mi sento di affermare che la nostra Unitàdi Riabilitazione Morfo-funzionale diChirurgia Plastica, ha, con risultati piùche soddisfacenti, consolidato la propriaattività in questo settore, occupandosianche dei pazienti ricoverati nelle altreUnità operative dell’Istituto e, soprattutto,proprio per la peculiarità di operare in uncontesto riabilitativo multidisciplinare, cheessa è diventata un Reparto di riferimentoanche per molte altre realtà sanitarie, delterritorio limitrofo e/o campano, così comedi altre Regioni.

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Che cos’è il peeling in medicinaestetica?La tecnica peeling ha origini molto antiche,si hanno notizie di essa già nel papiro diEbners, ma nel corso degli anni è statasempre più rivalutata e rivisitata, finoall’utilizzo nei giorni nostri dellenanotecnologie che con l’uso dinano-particelle sono capaci dipenetrare meglio negli spaziintercorneocitari.La tecnica peeling è senzadubbio un valido eimportante ausilio che ilmedico estetico ha a suadisposizione soprattuttoper contrastarel’invecchiamentocutaneo e conferiremaggiore plasticitàalla pelle.Possiamodistinguere, inaccordo con laletteratura scientificainternazionale, unprocesso di

invecchiamento cronoindotto ed unprocesso di invecchiamento fotoindotto.Il primo, invecchiamento intrinseco, èlegato al passare del tempo conmanifestazioni che insorgono intornoall’età di 30-35 anni, rimangono lievi fino

ad una età più avanzata (60-65 anni)e sono più evidenti nelle aree nonesposte al sole.

Dal punto di vista estetico comesi presenta una cute di questotipo?

pallore cutaneo, anelasticità,comparsa di rughe

sottili, cedimenti elassità cutanea.L’ invecchiamentofotoindotto oestrinseco, invece,è provocato daglieffetti tipicidell’irraggiamentosolare UV.L’effetto che nerisulta è quello diuna cute con

I peelingsin medicina esteticaPer migliorare e levigare l’aspetto della cuteIl passare dell’età e la continua esposizione alla luce del sole comportano un invecchiamentogenerale della pelle, in particolare quella del volto, che appare più opaca, meno elastica esolcata da rughe sottili. Un’alimentazione non bilanciata, lo stress e il fumo tendono adaccelerare questo processo di invecchiamento.L’obiettivo di un peeling in medicina estetica è quello di levigare e migliorare l’aspetto dellacute, rimuovendone gli strati esterni più danneggiati.Ne parliamo, in questa intervista, con la dott.ssa Giovanna Viglione.

queste caratteristiche: pelle ruvida,ispessita, fino al raggiungimento nei casipiù gravi dell’atrofia cutanea, lassitàevidente,iperpigmentazioni,desquamazione,secchezza cutanea ecomparsa diteleangectasie perfragilità della parete deipiccoli vasi.

In questi casi qualitrattamenti adottate?Diversi sono itrattamenti che ilmedico estetico puòpraticare qualora si trovi di fronte aproblematiche cliniche difotoinvecchiamento. Si può cominciaredalle terapie topiche che comprendono iretinoidi, (questi ultimi stimolando laproliferazione dei fibroblasti produconoconseguente aumento di fibre elastiche,procollagene I edacido ialuronico) gliAHA(alfaidrossiacidi) ingrado di aumentarei glucosaminoglicanidermici e quindi lospessore cutaneo einfine, gliantiossidanti. Il piùimportanteantiossidante è lavitamina E cheagisce comeinibitore deidanneggiamenti alivello dellamembrana lipidica.Altre tecniche a disposizione del medicoestetico sono la tossina botulinica (azionea livello della placca neuromuscolare conrisultato finale di blocco del rilascio del

neurotrasmettitore con conseguenteparalisi muscolare) e i trattamenti chirurgiciablativi (dermoabrasione), e non ablativi

con l’utilizzo di laser oluce pulsata ad altaintensità.Ma senza dubbio unatecnica fondamentalenel trattamento del fotoinvecchiamentocutaneo è la tecnica“peeling”, cioè unapratica diringiovanimentocutaneo, specialmentedel volto, che si realizzaattraverso il

rinnovamento cellulare. Peeling,dall’inglese “to peel”, vuol dire pelare ,cioè a dire con l’ausilio di vari acidi applicatisulla cute viene realizzato quello che sichiama “peeling chimico”che è una formaaccelerata e controllata di esfoliazionecutanea.

L’esfoliazione che ilmedico intendeottenere, inrelazione al casoclinico esaminato,può interessare tuttolo strato corneo dellapelle che è insuperficie, oppureriguardare anchel’epidermide che èsottostante, infinel’esfoliazione puòraggiungere il dermasuperficiale e ilderma profondo edè conseguenza delprocesso di

mortificazione cellulare o necrosi che siè indotta applicando il peeling.Pertanto si distinguono in base allaprofondità del peeling: un peeling molto

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Senza dubbio una tecnicafondamentale nel

trattamento del fotoinvecchiamento cutaneo èla tecnica “peeling”, cioè

una pratica diringiovanimento cutaneo,

specialmente del volto, chesi realizza attraverso ilrinnovamento cellulare

superficiale, un peelingsuperficiale, un peeling dimedia profondità ed unpeeling profondo.

Adottate la stessa tecnicadi peeling per ogni tipo dipelle?Prima di intraprendere untrattamento peeling èimportante una valutazionedel paziente dal punto divista clinico con esameobiettivo ed anamnesiaccurata e strumentale conla luce naturale, la lucefredda e la luce di Wood.Prima di fare diagnosi delproblema con la scelta delpeeling più idoneo, èimportante selezionare ilpaziente in base ad alcuniparametri: il biotipo, il fototipoed il grado diinvecchiamento cutaneo.Conosciamo 5 biotipi,secondo la classificazionedi Bartoletti e Ramette: pellenormale, pelle secca per carenza di acqua,pelle secca per carenza di lipidi disuperficie, pelle seborroica (con eccessodi sebo), pelle sensibile.

Come agisce un peeling?Il meccanismo di azione del peeling èfondamentalmente triplice.Il peeling determina:1. una stimolazione dell’epidermideattraverso la rimozione dello strato corneo;2. una distruzione di strati cutaneidanneggiati con sostituzione di tessutoneoformato;3. una induzione a livello del derma dellasintesi di fibre elastiche (collagene,elastina e glucosaminoglicani) da partedi cellule preposte dette fibroblasti.

Quando è indicato unpeeling?In tutte le condizioni diinvecchiamento e fotoinvecchiamento eprecisamente:in tutte le situazionicaratterizzate da rughe emacchie;in condizioni diiperpigmentazioni della cute,diffuse e puntiformi, come ilmelasma, il cloasma elentigo solare;nell’acne;nelle cicatrici in generale (daacne – varicella – esiticicatriziali superficiali);nella seborrea e pori dilatatiper migliorare la texturecutanea.Vediamo quali sono iprincipali acidi piùcomunemente usati nelnostro Ambulatorio diMedicina Estetica:• Ac. Mandelico: alfa-idrossi-acido presente in

natura nelle mandorle. Agisce favorendoil turn-over cellulare. Ha proprietàdepigmentanti e si adatta anche alla cutesensibile e di colore. In caso di intolleranzaalle mandorle, non va applicato.• Ac. Piruvico: alfa-cheto-acido, lipofilo,buona penetrazione nel follicolo pilo-sebaceo per cui adatto anche nei casi diacne.• Ac. Glicolico: alfa-idrossi-acido,presente in natura nella canna dazucchero. A basse concentrazioni (4-10%)l’acido glicolico trattiene acqua a livelloepidermico ed è quindi un potenteidratante,molto usato nei prodotti skin-care. A concentrazioni del 15% è inveceun esfoliante dello strato corneo. Utilizzatocome “soft-peeling” la concentrazione è

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PRIMA

DOPO

più alta e va dal 25 al 75%.• Ac. Salicilico: analogo dell’acidoacetilsalicilico (aspirina) è un beta-idrossi-acido. In caso diintolleranza all’acidosalicilico non èconsigliata la suaapplicazione. Si usa inconcentrazione del25%. Viene utilizzatonell’acne.• TCA: detto “acidotricloroacetico” è unacido forte con bassacostante didissociazione (capacità di un acido acedere ioni idrogeno). In base allaconcentrazione (10%-25%-35%) ed alnumero di strati applicati sulla cute sipossono realizzare peeling moltosuperficiali, superficiali e medi. Il peelingmedio non è socializzante perchédetermina nel giro di 5-8 gg unadesquamazione della cute a falde di colore“buccia di patata”. Queste non vanno

rimosse bensì medicate con creme grasse.Va associata una terapia antibiotica peros.

Esistono dellecontroindicazioni aipeeling?I peeling vanno evitatiin tutti i tipi di infezioni,soprattutto le infezionierpetiche, nelle malattiedel collagene (lupus,sclerodermia), nelledermopatie in genere,in gravidanza e

allattamento e nei fototipi scuri (cioè inpersone con pelle scura) per il rischio diiperpigmentazioni.

Nel prossimo numero il dott. Vincenzo DiBlasio tratterà: “I FILLERS NELLACORREZIONE DEI DIFETTIVOLUMETRICI”.

Prima di fare diagnosi delproblema con la scelta del

peeling più idoneo, èimportante selezionare ilpaziente in base ad alcuniparametri: il biotipo, ilfototipo ed il grado di

invecchiamento cutaneo

Il Team di Medici Estetici dell’Ambulatorio di MedicinaEstetica dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù “-

Fatebenefratelli di Benevento. Da sinistra: Dario Dorato,Giovanna Viglione, Romualdo Crescenzo, Annalisa

Panico, Giovanni Messina, Elisabetta Fulgione.

Il 12 maggio scorso, nell’ambito del Forum della PubblicaAmministrazione presso la Nuova Fiera di Roma, il FORMEZ –Centro Studi e di Ricerca governativo - ha premiato il progettodi educazione alla salute della ASL BN 1 “Alimenti alla lucedel sole”. Il premio ha riguardato le esperienze intersettorialiper guadagnare salute delle comunità locali ed è stato assegnatoai migliori 38 progetti d’Italia sui 330 complessivamente

presentati. “Alimenti alla luce del sole” è risultato, inoltre,il migliore dei 32 progetti presentati dalla RegioneCampania.Il progetto riguarda la sicurezza alimentare e nasce conl’intento di rappresentare in modo semplice e direttoai giovani consumatori le principali informazioni per unacorretta lettura delle etichette alimentari, rappresentandoun valido aiuto per orientarsi tra gli scaffali delsupermercato.E’ stato articolato sostanzialmente in 2 fasi: lezione

frontale e uscita didattica guidata. Dopo la lezione,l’apprendimento è stato verificato attraverso gruppi di

lavoro.La sporta rossa, (vedi foto), è uno strumento di lavoroimprescindibile dal progetto ed un invito ad non utilizzarele buste di plastica per trasportare gli alimenti in vista dellanuova norma sulle stesse, contiene le confezioni di alimentida analizzare e i test da compilare. I ragazzi, divisi in gruppi,in una sorta di gara, si sono impegnati a compilare leschede con le informazioni rilevate sulle confezioni, semprecon risultati eccellenti. Tornati a casa hanno riferito aigenitori ciò che hanno appreso e sperimentato in classe,stimolando un incontro dedicato agli adulti che abbiamoscelto di chiamare “Incontriamoci in cucina”, riconoscendo

la cucina come luogo di aggregazione e cultura della famiglia.In questo caso l’approccio è stato diverso. Per un ragazzo,attraverso una modalità quasi ludica, è più semplice apprendere

di Danila Carlucci

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Premiatodal Formezun progetto dell’Asl BN1

ed accettare ad esempio, che gli alimentifreschi o deperibili hanno una data discadenza che deve essere tassativamenterispettata, anche se l’aspetto esterno delprodotto è buono. Per un adulto invece, lastessa è più difficile da far accettare equindi, grazie all’intervento della drMenechella, psicologa, si è proceduto,attraverso letture e citazioni, a guidarel’adulto all’accettazione di informazioni chepotrebbero rivelarsi in contrasto con quantoprima fatto.Un esempio portante è rappresentato dalmetodo di conservazione delle uova. Questenon devono essere lavate e vannoconservate in frigo dal momentodell’acquisto fino al momento del consumo.La conservazione deve avvenire nel vanodel frigo, in uno scomparto centrale, in mododa assicurare al prodotto una temperaturadi 4 / 6°C anziché, come molti fanno, nelporta-uovo posizionato nello sportello dovela temperatura è di circa 10°C, quindi, nonidonea alla conservazione delle uova.In qualche incontro è stato possibile anchecucinare quella, da noi battezzata, “cotolettascientifica”.Anche in questo caso, c’è stato un ampiodibattito, tra l’altro, sulla scelta dell’olio dautilizzare per la frittura della cotoletta. Inproposito abbiamo suggerito di usare olioextra-vergine di oliva oppure, in alternativa,olio di arachide. Entrambi gli oli hanno un“punto di fumo” a 180°C e quindiconsentono una frittura in sicurezza senzaformazione di sostanze tossiche e dannose.Il progetto è stato proposto anche in altriambiti, come associazioni di categoria e divolontariato quali la Croce Rossa e pressocomunità quali il Carcere Minorile di Airola,in modo da raggiungere tutti i cittadini.Il premio è stato assegnato per rafforzarele attività del progetto e pertanto abbiamogià predisposto nuovi eventi sia nelle scuoleche presso le associazioni culturali e divolontariato del territorio.

La forfora si deposita sui vestiti rendendopalese un problema del cuoio capelluto.Piccola leggera ed asciutta o talora grandee untuosa.Ma che cos'è la forfora e comecombatterla?Le cellule superficiali della nostraepidermide, quelle cioè dello strato corneo,seguendo il loro naturale processo diricambio, si desquamano quotidianamenteinvisibili ad occhio nudo. Questa è laforfora "normale".La "forfora" insorge normalmentefra i 10 ed i 25 anni e miglioraspontaneamente verso i 45-55; può tuttavia persisterefino alla vecchiaia.E' causata da unaccelerato ricambio dellecellule epidermiche che,a causa dell'aumento divelocità di migrazione,non riescono araggiungere lacompletamaturazione primadi distaccarsi. Siformano pertantodelle squamebianche ogrigiastre. Ilprurito è scarsoo assente.Tuttavia, questa

desquamazione fisiologica si modificaspesso e, a quei piccoli raggruppamentidi cheratina, di sostituiscono squametteche raggiungono anche dimensionenotevoli. Da questo processoparafisiologico si giunge, in alcuni casi, amanifestazioni desquamative furfuraceeche sono però conseguenza di processipatologici veri e propri, come nel casodella Psoriasi o della Dermatite seborroica.Numerose cause esterne, come puremolte influenze organiche, possonodeterminare consistenti variazioni nello

stato di desquamazione del cuoiocapelluto. In questo articolo

parleremo soltanto della forforacomune, tralasciando quelladesquamazione furfuraceache è espressione di bendefinite patologiedermatologiche, chetratteremo in un prossimo

articolo.Le cause sono

ancora discusse e,in particolare,oscura rimaneun'ipoteticainfluenza"androgena"suggerita daalcuni Autori.Neppure hannoalcun

La forfora:un problemamedico

di Antonia Galluccio

51PAGINAfoto A. Citrigno

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fondamento le tanto spesso citateresponsabilità dell'apparato digerente ein particolar modo del fegato. Piùinteressante appare ildato, scientificamenteaccertato, che, nellesquame e fra i capellidei soggetti conforfora è spessopresente in grandequantità un micete(fungo), ilPityrosporum ovalis,il cui ruolopatogenetico non ètuttaviadefinitivamentechiarito. IlPityrosporum (ovaleed orbicolare), che giàMalassez avevascoperto piu' di centoanni fa, costituiscecirca la metà (45%)della nutrita flora dimicroorganismiresidente sul cuoiocapelluto dei soggettinormali. In caso diforfora la suapresenza sale fino al75%. La forfora puòcomunque ancheessere presenteanche in assenza dielevati quantitativi diPityrosporum per cuinon è certo se sia ilmicete siaresponsabile dellaforfora o, al contrario,un cuoio capelluto conforfora costituisca unterreno favorevole al suo sviluppo.Clinicamente si distinguono una pitiriasisecca o semplice, nella quale il cuoio

capelluto è coperto da piccole squamemolto fini, di facile distacco, che ricopronogli abiti, con cute normale e modesto

prurito, da unapitiriasi grassa, nellaquale squame piùgrosse, untuose egiallastre, aderisconoad un cuoio capellutotalvolta leggermenteeritematoso etrasudante; in questocaso il paziente puòriferire leggero prurito.La forfora secca o"pitiriasi sicca" è piùfrequente nei mesiinvernali, nel sessomaschile e, tranneche per la presenzadi un po’ di prurito,non si accompagnaad altrasintomatologia se nonin casi rari. Neisoggetti affetti daquesto problema, lacaduta dei capelli nonassume una maggioreincidenza rispetto aigruppi di controllo esolo raramente laforfora secca siaccompagna ad un pòdi rossore.La forfora grassa ècaratterizzata dasquamette furfuraceeche non cadonofacilmente sulle spalledei soggetti che nesono affetti, marimangono attaccate

al cuoio capelluto o si rinvengono spessotra i capelli, trattenute da una eccessivauntuosità. Nei casi di forfora grassa spesso

La forfora è causata da unaccelerato ricambio dellecellule epidermiche che, a

causa dell'aumento divelocità di migrazione, nonriescono a raggiungere la

completa maturazione primadi distaccarsi. Si formano

pertanto delle squamebianche o grigiastre

il prurito è notevole e più facilmente esisteuna tendenza alla caduta dei capelli(alopecia androgenetica). Il rossore al cuoiocapelluto è più frequente qui che nel casodella forfora secca e la condizione esteticache ne risulta è mal tollerata dai pazienti.

Come e perché si manifesta la forfora?Ha il suo punto d’origine in entrambi i casiin un processo infiammatorio "focale". Nelcuoio capelluto dei soggetti affetti da forforaesistono numerosi piccoli focolai oraggruppamenti di cellule infiammatorieattorno ai piccoli vasi sanguigni sottol’epidermide. La sua causa è un acceleratoricambio delle cellule epidermiche che, perun aumento di velocità di migrazione, nonriescono a raggiungere la completamaturazione prima di distaccarsi. Si formanopertanto delle squame bianche o grigiastre(ammassi di cellule cornee), localizzate inchiazze o, più spesso, diffusamentedistribuite su tutto il cuoio capelluto. Lecause sono ancora discusse e, inparticolare, oscura rimane un'ipoteticainfluenza androgena suggerita da alcuniAutori.

RimediE’ difficile proporre un unico approccioterapeutico e/o cosmetico al problemadella forfora. Ancora più difficile è stabilirese la forfora, almeno quella comune, siao meno di esclusiva pertinenza medica.Infatti, se molte volte è sufficiente un buonoshampoo cosmetico per il suo trattamento,in altre è necessario ricorrere, soprattuttoin quei casi che sfumano verso ladermatite seborroica o la psoriasi, a veree proprie terapie mediche dermatologiche.Trattamenti locali formulati correttamentedovranno svolgere le seguenti funzioni:• rendere solubile e distaccare la partesquamosa dello stato corneo della cute;• distruggere i microrganismi con un’adeguataazione antimicotica e disinfettante;• avere un’azione antipruriginosa;• favorire l’assorbimento delle sostanzeattive ed antimicrobiche;• stimolare gli elementi di autodifesadell’organismo;• attuare un’azione balsamica sulle celluledell’epidermide;• ricreare l’equilibrio del mantello acido-idro-lipidico della cute.

La forfora semplice (secca e grassa).Sono questi i casi più frequenti (2% circadella popolazione) e, spesso, possonoessere trattati con un buono shampoo,contenente almeno due costituentiprincipali: sostanze funzionali e tensioattivi.Le sostanze funzionali sono spessocomposti ad attività germicida. Dai vecchicomposti a base di tensioattivi quaternaricontenenti ammonio, si è passati oggiall’utilizzazione del ketoconazolo e suoiderivati o di composti piridinici come lozinco piritione ed il piroctone olamina.Tutte queste sostanze, accanto al ruologermicida o inibente la crescita delpitysosporum, possegono altre attivita'. Ilketoconazolo è dotato di una spiccata

Nei casi di forfora grassaspesso il prurito è notevolee più facilmente esiste unatendenza alla caduta deicapelli (alopeciaandrogenetica)

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A volte è sufficienteun buono shampoocosmetico per il suotrattamento, in altreè necessario ricorrere,soprattutto in queicasi che sfumanoverso la dermatiteseborroica o lapsoriasi, a vere eproprie terapiemedichedermatologiche

azione antiinfiammatoria, perché è ingrado di inibire la cascata dell’acidoarachidonico. Lo zinco piritione e gli altriderivati piridinici sono invece dotati di uneffetto citostatico e quindi antiproliferativo.Analoga attività hanno anche i distillati dicatrame ed il disolfuro di selenio.attualmente si preferisce ricorrere semprepiù sostanze dotate anche di potereantinfiammatorio.Esse si rivelano estremamente efficacinel trattamento della forfora, anche seagiscono attraverso prodotti a risciacquo,caratterizzati quindi da un tempo dipermanenza sulla cute molto breve.In caso di forfora grassa, più da trattare,sembra utile alternare l’uso di prodotti abase di sostanze antinfiammatorie conquello di sostanze citostatiche, come iderivati piridinici ed i distillati di catrame,che sembrano possedere anche un effettosebostatico. Attenzione però agli effettifotosensibilizzanti dei catrami.I tensioattivi hanno il compito di detergerefacilitando la rimozione dello sporco adesosul film lipidico di superficie. In realtà, ilcosiddetto sporco è costituito sia dai detrititissutali (sporco endogeno) che dalleparticelle ambientali (sporco esogeno).Oggi si pone particolare cura nella sceltadei tensioattivi impiegati e si preferisce

ricorrere ad una miscela di tensioattivi ingrado di produrre gli effetti cosmeticidesiderati e allo stesso tempo di nonirritare il cuoio capelluto. Ecco perchénelle moderne formulazioni si cerca diassociare i più tollerati tensioattivi anfoteria quei blandi tensioattivi anionici in gradodi produrre la schiuma desiderata.

ShampooUn nuovo tipo di prodotto, che semprepiù si è andato affermando negli ultimianni è l’olioshampoo. Questo tipo diprodotto basa il suo meccanismo d’azionesu un concetto di detersione diversa: lacosiddetta detersione per affinità. Al filmidrolipidico di superficie che "accoglie" ecostituisce lo sporco, si viene a sostituireun film lipidico, contenuto nel prodotto,che rimuove quello proprio dell’individuo.Da un punto di vista dermatologico taliprodotti sembrano essere meglio tollerati,ma sono talora poco graditi per il loroscarso potere schiumogeno. Altri rimedisono possibili contro la forfora e soprattuttol’eccessiva desquamazione può essererimossa attraverso l’impiego di lozionicontenenti sostanze cheratolitiche.

Nel prossimo numeroparleremo di NEI.

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CHI SEI

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Il punt di vistaLe piaghe da decubito sono spesso laconseguenza di serie malattie checostringono il paziente a letto ed è proprioil caso di dire: piove sul bagnato.Una piaga mal curata può assumeredimensioni e gravità notevoli e richiederemolto tempo e cure costose per guarirecompletamente.Quante famiglie quotidianamenteconvivono con persone care affette dapatologie gravi, malattie di cui sanno poco

o niente,famiglie

coinvolte nella sofferenza e nell’amaracondivisione di sentimenti contrastanti cheoscillano dal dolore alla rabbia, dall’amoreal senso di frustrazione, famiglie sottopostealle difficoltà dell’assistenza continua,schiacciate dal peso dei problemi sanitari,sociali ed economici che ne derivano.Se ciò non bastasse ecco che dietrol’angolo si nasconde il dramma neldramma: la piaga da decubito. E’ proprioin questa fase che lo sconforto e la pauraprendono il sopravvento, quella maledettapiaga sembra voler rivelare un clamorosofallimento della famiglia verso il malato.Non resta dunque che aggrapparsi allacompetenza medica che purtroppo moltevolte in questo settore manca totalmente.Ci si affida al “genio” di turno che piuttostoche riconoscere il problema e suggerireun opportuno ricovero in strutturespecializzate o indicare una competentee qualificata assistenza domiciliare daparte dell’ASL, ha la presunzione disponsorizzare inutili e costosissimi prodottidi scarsa efficacia.E’ bene dunque diffidare di chi propone“miracolosi” rimedi a base di creme,garze speciali ed unguenti. La cura delle

piaghe da decubito deve essereeffettuata da personale medico

infermieristico. E’ fondamentaleche la famiglia sia accompagnata

ed aiutata da chi, con presenzae sapienza, condivide con lei

un pezzo del duro camminodi questa dolorosaesperienza, cercando dioffrire il più ampiosostegno possibile.

di Nicoletta Cocco

Una tiroidite autoimmuneGentile dott. Rinaldi, faccio a lei e aisuoi colleghi i miei più vivi complimentiper l'esposizione chiara e puntuale degliargomenti che trattate. Vorrei sottoporleun quesito che mi sta a cuore: 2 mesifa a mia madre (che ha 55 anni) è statadiagnosticata una infiammazione dellatiroide, ora è in cura. Le chiedo sequesta è una malattia ereditaria e qualè l'elemento scatenante che nuoce allatiroide. Sono certa di avere una rispostae la saluto con stima.Maria Grazia, Cusano Mutri (BN)

Gentile Signora Maria Grazia, in riferimentoal suo quesito posso dirle quanto segue:Sotto il nome di “infiammazione” possiamoincludere varie forme di tiroidite: quellaacuta (di solito batterica ed a volte anchevirale), quella subacuta e quella cronica(virale linfocitaria o autoimmune). Le forme

ereditarie possiamo dire che sono quelleautoimmuni croniche (tipo la tiroidite diHashimoto). La causa scatenante? Latiroide è una ghiandola molto irrorata epertanto facilmente soggetta ad andareincontro ad infezioni virali e/o batteriche.Per ciò che riguarda la forma autoimmunela causa scatenante a volte può essererappresentata anche da uno stress cheinnesca la cascata immunitaria che portaalla formazione di autoanticorpi cioèanticorpi diretti verso il proprio organismo(tiroide).Dott. Carlo Rinaldi - endocrinologo

Un fastidioso mal di testaGentile dott. Casucci, mi chiamo Rosae ho 57 anni. Convivo da più di 30 annicon veri e propri attacchi di emicraniapreceduti da disturbi visivi (vedo leimmagini ricoperte da puntini luminosi).Durante questa fase non ho dolore allatesta, ma quando i puntini luminosiscompaiono esplode l'emicrania. Lechiedo: c'è qualche farmaco efficaceche io possa assumere appena inizianoi problemi visivi, per evitare checompaia quel fastidioso e doloroso maldi testa? La ringrazio e spero in unasua risposta.

Cara signora Rosa, non esiste un farmacoefficace nel trattamento del doloresuccedaneo all’aura emicranica. Anzi,alcuni triptani (tra tutti il sumatriptanassunto per via sottocutanea) sembranoridurre la loro efficacia sul dolore allorchésomministrati durante l’aura. L’efficaciadei comuni antidolorifici non sembra,invece, modificarsi in qualunque fasedell’aura vengano somministrati. Pertanto,assumere un FANS durante l’aura puòessere un buon metodo per combatterela fase dolorosa. Un’ulteriore notazionemi sembra utile fare: il fatto che la suaemicrania con aura persista in un’età nonpropriamente giovanile dovrebbe indurre

?

!

L’espertorisponde

Questa rubrica è destinata ai lettoriche desiderano rivolgersi ai nostri

Specialisti per esporre le lorodomande, i propri dubbi su

determinate patologie e sulleproblematiche ad esse correlate.

Per ogni quesito scrivere aIn Salute - Edizioni Emimedia

Via G. Castellano, 21 - Beneventooppure inviare una e-mail a

[email protected]

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il suo medico ad approfondire eventualicomorbilità extra neurologiche(rivalutazione del rischio cardio-vascolaree metabolico, in particolare).Dott. Gerardo Casucci - neurologo

Crioconservazionedegli spermatozoiCari dottor Nazzaro e dottoressaSalerno, mi chiamo Gemma e sonosposata da circa un anno. A mio marito(32 anni) è stato diagnosticato untumore, dovrà essere operato e dovràaffrontare tutte le conseguenze delcaso. Lo specialista che lo ha in curaci ha consigliato, per avere più o menoa breve tempo un bambino, di congelareil liquido seminale di mio marito,affinchè questo non subisca dannidovuti alle terapie che lui dovràaffrontare. Mi domando: questaprocedura, se adottata, potrebbe avereeffetti negativi sul feto? Vi ringrazio espero in una vostra risposta.

Gent.ma Sig.ra Gemma, le tecniche dicriopreservazione della fertilità in caso dineoplasie maschili sono assolutamentesicure in termini di possibili esiti teratogenisulla progenie.Ovviamente il "banking" del liquidoseminale deve avvenire prima diintraprendere un ciclo di chemio e/o diradioterapia che, viceversa, possono avereeffetti deleteri sull'integrità genetica deglispermatozoi.Se c'è sufficiente tempo prima del ciclo diterapia, si può ricorrere ad un secondodeposito. Prima di effettuare il deposito elo stoccaggio di liquido seminale ènecessario effettuare un esame del liquidoseminale per verificarne le caratteristicheunitamente ad uno screening infettivologicocompleto sia sierologico che su liquidoseminale.Se la Sua preoccupazione era rivolta

unicamente ai possibili danni iatrogeni sulgenoma degli spermatozoi si puòaccostare con tranquillità a tale tecnica,in quanto non esiste un aumento del dannoteratogeno secondario ai processi dicrioconservazione degli spermatozoi.Auguri per Suo marito.

Dott.ssa Annalisa Salerno - biologaDott. Alfredo Nazzaro - ginecologo

Quegli antiesteticicapillariEgregio dottore, sono Anna daBenevento, ho 27 anni e vorrei chiederlese nell'ambito della medicina esteticaesistono delle tecniche poco invasiveper eliminare i capillari visibili sullegambe (situazione nella quale mi trovoe che mi crea non poco imbarazzo). Lasaluto cordialmente e spero in unarisposta.

Gent.ma Sig.ra Anna,in medicina estetica vi sono moltemetodiche poco invasive utili allarisoluzione del Suo problema: laser Nd-yag, luce pulsata, terapia intradermicadistrettuale (la cosiddetta mesoterapia)flebotonica, terapia sclerosante, terapiacosmetica e farmaceutica, topica esistemica; ma la bontà del risultato dipendedal preventivo inquadramento anamnesticoe diagnostico, con successivo progettoterapeutico, anche tenendo conto delmomento climatico in cui si espletano leterapie, che il più delle volte si dimostranopiù efficaci se attuate in sinergia in tempidiversi, permettendo così di ottimizzare irisultati e di ridurre i possibili effetticollaterali.

Dott. Dario Dorato - responsabiledell'ambulatorio di Medicina Esteticadell'Ospedale Sacro Cuore di GesùFatebenfratelli di Benevento

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AZIENDA OSPEDALIERA G. RUMMO

Via dell’Angelo, 1 - Benevento

Ufficio Relazioni col Pubblico 0824 57500Segreteria Direzione Generale 0824 57529Direzione Sanitaria di Presidio 0824 57753Radiologia (prenotazione esami) 0824 57247Laboratorio Analisi 0824 57250Accoglienza 0824 57319Fax Direzione Generale 0824 312439Ufficio Ricoveri - Accettazione 0824 57622Radioterapia 0824 57700Farmacia 0824 57224Centro Trasfusionale (24/24) 0824 57255Centro Trasfusionale (Segr. Don.) 0824 57328

Prenotazioni visite ambulatorialilun./ven. 8/18 - sab. 8/13 0824 334026

OSPEDALE FATEBENEFRATELLI

Viale Principe di Napoli, 14/A - Benevento

Centralino 0824 771111Pronto soccorso 0824 771459Portineria 0824 771473

0824 771474Radiologia 0824 771461Direzione Sanitaria 0824 771441Laboratorio Analisi 0824 771369Segreteria Direzione Sanitaria 0824 771299Ufficio Ricoveri e CUP 0824 771457

Prenotazioni telefonicheper Prestazioni Ambulatoriali(ore 9/14) 0824 771456

ASL BN1 Via Oderisio, 1

Direzione Generale 0824 308462fax 0824 51107

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DIPARTIMENTO DI PREVENZIONEVia Patrizia Mascellaro, 1 0824 308300

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0824 308 111CENTRALINO

800 800 213434NUMERO VERDE

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Cerreto Sannita - Maria delle GrazieDirezione Amministrativa 0824 812226

fax 0824 812285

Sant’Agata dei GotiCentralino 0823 710111

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DISTRETTI SANITARI ASL BN1Distretto Benevento 1Via Perasso 0824 355301

Distretto Benevento 2Via Patrizia Mascellaro 0824 308375

Distretto MontesarchioVia Napoli 0824 849138

Distretto MorconeVia Roma 0824 955500

Distretto Telese TermeVia A. Moro 0824 943237

Distretto San Bartolomeo in GaldoVia Torre 0824 823220N

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AFFINITO P.zza Colonna 0824 47122CONTE Via Croce Rossa 0824 351287DEL GROSSO Via Perasso 0824 315880FATEBENEFRATELLI V.le Principe di Napoli 0824 771453ITALIANO Via Napoli 0824 362002

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CUP 0823 954111Direzione sanitaria 0823 954153Direzione amministrativa 0823 954155Presidio di Riabilitaz. Intens. 0823 954419Presidio di Riabilitaz. Estens. 0823 954319Unità Operat. Semiconvitto 0823 954226Serv. Emodialisi - Erredial srl 0823 954130

FONDAZIONE SALVATORE MAUGIERIClinica del Lavoro e della RiabilitazioneContrada Bagni Vecchi - Telese Terme (BN)

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