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L'editoriale di Claudio Fantoni sul quinto numero di Firenze Dispari, "Che sinistra?"
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Editoriale
La situazione politica italiana è
a dir poco anomala. Così è certamente da
“mani pulite” in poi. Una lunga stagione
caratterizzata da interessi sociali contrapposti
ma scarsamente chiari nella rappresentanza,
se non si guarda a quelli personali invece
chiarissimi. Una costante domanda di
credibilità e un rinnovarsi continuo di offerte
che alla fine hanno e potrebbero continuare
a tradire le aspettative. Comunque ricerca e
investimenti su leader, pochi reali progetti,
quantomeno non facilmente descrivibili per,
in diversi casi, incapacità di comunicazione,
assenza di trasparenza o banalmente per
carenza di sostanza.
Se c’è qualcosa che non ci siamo fatti
mancare invece sono stati gli scontri, feroci
e virulenti. Talmente distanti dell’interesse
comune da mettere ripetutamente in
discussione la tenuta costituzionale, quasi
risiedesse in questa il problema e non nel
carrierismo dilagante e la corruzione diffusa.
Il tutto contornato da una serie ininterrotta di
rinnovati fenomeni di suggestione collettiva
utili a distrarre l’attenzione dal merito delle
questioni, dall’approfondimento necessario
e dal dovere di spiegazione. Tanto che oggi
basta dire che per fare buona politica, per
fare ripartire il Paese occorre fare le riforme.
Poco importa spiegare esaustivamente quali,
con quali scopi, quali conseguenze e per la
realizzazione di quale modello di società. La
politica italiana sembra, sorprendentemente,
avere fatto proprio uno dei motti fondanti del
protestantesimo: “Ecclesia semper riformanda
est”. Nel nostro caso: la politica non può essere
che riformista. Tutti paiono essere d’accordo
ma è proprio questa la ragione, nella misura in
cui non si chiarisce quali siano gli obiettivi, per
cui i conti non tornano.
Se Mario Monti sostiene, come ha
fatto, di condividere totalmente le riforme
proposte dal PD di Renzi, significa che Monti
non ha capito cosa dice Renzi o che Monti è,
a sua insaputa, un uomo di sinistra oppure
che le riforme che propone questo PD vanno
bene a tutti. E allora la domanda diventa:
di che sinistra stiamo parlando? Perché il
riformismo ecumenico universale forse si
può raggiungere sulle riforme istituzionali
e di legge elettorale (nel nostro caso sarebbe
da aprire un capitolo a parte sulla questione)
ma certamente non sulle politiche sul lavoro,
l’economia, in generale un’idea di società. E se
a Monti, emblematicamente, va tutto bene e
il suo elettorato ha votato in massa questo PD,
non siamo solo alla realizzazione del sogno a
vocazione maggioritaria predicato da Veltroni,
stiamo scivolando “lievemente” verso l’idea
di partito unico. Un Partito capace di attrarre
voti e questo è bene “ma anche” (sempre
veltronianamente) di assorbile interi blocchi
sociali che in natura hanno interessi legittimi
ma contrapposti.
Ecco perché, a costo di sembrare
ossessivi, occorre domandarsi: che sinistra?
Claudio Fantoni