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l’editoriale 01 Firenze città del mondo a cura di Claudio Fantoni il ruolo internazionale della nostra città non è acquisito per sempre: dobbiamo metterci in gioco e sapere rispondere alle sfide globali La competizione globale oggi vede in prima linea le città. Il contesto gene- rale, la fiscalità, gli assetti e le scelte di carattere legislativo, le cosiddette riforme che competono al Governo centrale, incidono molto ma resta il fatto che i sistemi locali giocano direttamente la loro partita e da loro dipende gran parte dello sviluppo economico del territorio. Le città toscane, Firenze compresa, hanno dimensioni e limiti infrastrut- turali che riducono la loro capacità competitiva nello scenario urbano europeo. Un handicap che però è possibile colmare pensando ad una integrazione policentrica. Detto in parole povere, se i comuni dell’area fiorentina e dell’area vasta fanno sistema e se Firenze persegue la strada dell’innovazione. Si tratta di questioni fondamentali e per questa ragione ha poco senso parlare di “Firenze città del mondo”, senza agire coerentemente. La situazione attuale ci mostra luci ed ombre ma, proprio perché siamo in un contesto di competitività globale, se non si mettono in fila le azioni necessarie in futuro vedremo più ombre, mentre noi vogliamo che au- menti la luce. La luce per nostra fortuna c’è. La nostra provincia mostra un saldo posi- tivo di bilancia commerciale grazie a turismo, meccanica, moda, alimen- tare... Da noi arrivano più risorse di quelle che spendiamo e non è poca cosa. Paghiamo però la crisi. Molti imprenditori, commercianti, lavoratori autonomi e dipendenti sono in grave sofferenza. Solo nel biennio 2008- 2009 la provincia ha registrato un calo del PIL del 7%, particolarmente concentrato nel manifatturiero, ed è difficile immaginare che l’economia del territorio posso godere di un significativo rilancio puntando su una ripresa ed un incremento considerevole dei consumi interni. Resta quindi davanti a noi la necessità che il sistema di imprese fiorentine guadagni ulteriori quote di mercato mondiale e che se ne insedino di nuove ad alto contenuto tecnologico perché aumenti l’offerta di lavoro qualificato. E per- ché ciò avvenga occorre ovviamente investire in ricerca ed innovazione ma non solo. Le attuali posizioni di rendita hanno storicamente portato alcu- ni benefici particolari ma in generale costituiscono un freno allo sviluppo e causa di fragilità di sistema. Il nostro terziario, ad esempio, in ragione di una serie di carenze d’efficienza, pur garantendo alti livelli di occupazione ma non di remunerazione per i lavoratori, costituisce un freno attrattivo verso chi è alla ricerca di siti dove allocare nuove attività. Il turismo, che

editoriale n.2

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l’editoriale

01

Firenze città del

mondoa cura di

Claudio Fantoni

il ruolo internazionale della nostra città

non è acquisito per sempre: dobbiamo metterci in gioco e sapere rispondere

alle sfide globali

La competizione globale oggi vede in prima linea le città. Il contesto gene-rale, la fiscalità, gli assetti e le scelte di carattere legislativo, le cosiddette riforme che competono al Governo centrale, incidono molto ma resta il fatto che i sistemi locali giocano direttamente la loro partita e da loro dipende gran parte dello sviluppo economico del territorio.Le città toscane, Firenze compresa, hanno dimensioni e limiti infrastrut-turali che riducono la loro capacità competitiva nello scenario urbano europeo. Un handicap che però è possibile colmare pensando ad una integrazione policentrica. Detto in parole povere, se i comuni dell’area fiorentina e dell’area vasta fanno sistema e se Firenze persegue la strada dell’innovazione.Si tratta di questioni fondamentali e per questa ragione ha poco senso parlare di “Firenze città del mondo”, senza agire coerentemente.La situazione attuale ci mostra luci ed ombre ma, proprio perché siamo in un contesto di competitività globale, se non si mettono in fila le azioni necessarie in futuro vedremo più ombre, mentre noi vogliamo che au-menti la luce.La luce per nostra fortuna c’è. La nostra provincia mostra un saldo posi-tivo di bilancia commerciale grazie a turismo, meccanica, moda, alimen-tare... Da noi arrivano più risorse di quelle che spendiamo e non è poca cosa. Paghiamo però la crisi. Molti imprenditori, commercianti, lavoratori autonomi e dipendenti sono in grave sofferenza. Solo nel biennio 2008-2009 la provincia ha registrato un calo del PIL del 7%, particolarmente concentrato nel manifatturiero, ed è difficile immaginare che l’economia del territorio posso godere di un significativo rilancio puntando su una ripresa ed un incremento considerevole dei consumi interni. Resta quindi davanti a noi la necessità che il sistema di imprese fiorentine guadagni ulteriori quote di mercato mondiale e che se ne insedino di nuove ad alto contenuto tecnologico perché aumenti l’offerta di lavoro qualificato. E per-ché ciò avvenga occorre ovviamente investire in ricerca ed innovazione ma non solo. Le attuali posizioni di rendita hanno storicamente portato alcu-ni benefici particolari ma in generale costituiscono un freno allo sviluppo e causa di fragilità di sistema. Il nostro terziario, ad esempio, in ragione di una serie di carenze d’efficienza, pur garantendo alti livelli di occupazione ma non di remunerazione per i lavoratori, costituisce un freno attrattivo verso chi è alla ricerca di siti dove allocare nuove attività. Il turismo, che

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firenze*d1spar1 #02

sicuramente è un motore fondamentale per l’economia locale, nella misura in cui si risolve nella visita alla “città museo” e favorisce il cosiddetto “mordi e fuggi”, grande affluenza ma bassi livelli di spesa da parte di chi la città la fruisce e la “consuma”, presenta criticità sotto il profilo dei costi-benefici e della compatibilità con le esigenze dei residenti. La stessa idea di economia della cultura, se non accompagnata da azioni che favoriscano realmente creatività, produzione, contemporaneità e diffusione territoriale, finisce per essere un richiamo retorico capace di produrre solo conservazione o, peggio, arretramento.Le imprese possono fare molto, non solo perseguendo i loro legittimi interessi ma anche per le ricadute positive della loro azione sulla collettività, e possono fare conto su un contesto che offre comunque dei punti di forza e esprime delle potenzialità da cogliere, soprattutto se si ha la capacità di investire nell’in-novazione. Ciò detto ogni sforzo del singolo sarà vano se gli Enti Pubblici si arroccano nella difesa del proprio ‘status quo’ e non avranno il coraggio di dialogare tra loro per favorire sistemi di rete e politiche di governo dell’area metropolitana, procedere nelle realizzazione delle opere di carattere infrastrutturale, con particolare riferimento alla mobilità, e semplificare e riordinare la Pubblica Amministrazione. Nelle loro mani ci sono buona parte delle chiavi dello sviluppo, quindi la possibilità di proiettare Firenze nel futuro in modo positivo. Certo, si deve pianificare e lavorare intensamente sulla città reale e tutta per realizzare la città che fun-ziona, quella che tiene insieme equità sociale, compatibilità ambientale e sviluppo sostenibile. Ciò che sicuramente non si deve fare è abbandonarci a forme di autocompiacimento “provinciale”. Dobbiamo essere bravi. Non dire di esserlo.