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I° Parte.
LE RIFORME NELLA SCUOLA ITALIANA DAL 1861 AD OGGI
1. dall‟Unità d‟Italia fino alla prima guerra mondiale
2. la riforma Gentile
3. la scuola nella Costituzione democratica
4. l‟ordinamento dopo il 1962 e la scuola media unica
5. le continue riforme dopo la contestazione del „68
Appendice:
Riflessioni di alcuni personaggi sulla scuola
L‟educazione stradale
II° Parte.
I PROBLEMI NELLA SCUOLA DI OGGI,
LE SPERANZE PER QUELLA DI DOMANI
Premessa
Fino alla Rivoluzione francese la scuola era affidata esclusivamente agli ordini religiosi. Nella Repubblica Cisalpina, F. Melzi d’Eril nel 1798 varò il piano generale della P.I. affidando ai comuni (parrocchie) le scuole elementari di 2 anni obbligatoria e gratuita. - Dopo il Congresso di Vienna:
• nel Lombardo-Veneto (Regolamento scolastico del 1818): scuola elementare pubblica da 6 a 12 anni gratuita e multe per i genitori che non mandavano i figli a scuola + scuola maggiore ed scuola tecnica.
• Nel Granducato di Toscana le scuole erano affidate agli Scolopi e tentativi di affidamento ai laici
• nello Stato Pontificio (Regolamento del 1825): scuole gestite esclusivamente dagli ordini religiosi (gli alunni poveri non pagavano e tassa scolastica per gli altri)
• nel Regno delle due Sicilie (Editto del 1816): gestione dell’istruzione agli ordini religiosi
• nel Regno di Sardegna (Regie Patenti 1822): scuola elementare di 2 anni gratuita in ogni comune
Frequenza scolastica nel 1851 inferiore all‟40% (50% al nord, 15% al centro e 3% al sud)
1. dall‟Unità d‟Italia fino alla prima guerra mondiale
• La legge Casati (RD 3725/1859): obbligo scolastico per i primi due anni delle elementari. La legge
comprendeva 379 articoli e fu anche molto criticata (C.Cattaneo e F.De Sanctis) ma rimase in vigore
62 anni con alcune modifiche. Tra queste: la legge Coppino (n. 3961/1877) che portava l’obbligo ai
primi tre anni delle elementari e la legge Orlando (n.407/1904) che prevedeva l’obbligo scolastico di
4 anni + V e VI di scuola popolare. La 1° legge Credaro (n.487/1911) istituì gli asili, biblioteche,
scuole per handicappati ed tirocini per i docenti. Con la 2° legge Credaro (n. 27/1914) furono emanati
nuovi programmi ed i maestri divennero dipendenti dello Stato (con piccolo aumento di stipendio)
• Tre particolari esperienze: Don Bosco, Maria Montessori, un maestro in un piccolo paese del Sud.
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2. La riforma GENTILE
La fonte giuridica della riforma di Gentile è la legge del 3 dicembre 1922 che conferisce
la “Delega di pieni poteri al Governo del Re per il riordinamento del sistema tributario e
della pubblica amministrazione”. In forza di questa delega - che consente di evitare la
discussione parlamentare - Giovanni Gentile (ministro dal 31 ottobre 1922 al 1° luglio
1924) predispone nel 1923 i R.D. che rivedono l’intero ordinamento dell’istruzione:
•R.D. 1054 del 6 maggio 1923 la scuola media di 1° e 2° grado,
•R.D.2012 del 30 settembre 1923 l’università,
•R.D. 2185 del 1° ottobre 1923 la scuola elementare.
Altri due R.D. riformano l’amministrazione centrale e periferica della P.I.
La riforma Gentile: estende l‟obbligo scolastico a 5 anni di scuola elementare + 3 di
avviamento professionale e limita l‟accesso all‟Università.
Nel 1939 il Ministro Bottai ha emanato la “Carta della scuola” che apportava alcune
modifiche ai RD di Gentile ma, per lo scoppio della 2° guerra mondiale, è rimasta
inapplicata.
3. La Scuola nella Costituzione democratica
Art. 33
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole
statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione,
senza oneri per lo Stato.
….
Art. 34
La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e
gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i
gradi più alti degli studi.
…..
Il maestro Manzi
Cari ragazzi di quinta,
Abbiamo camminato insieme per cinque anni.
Per cinque anni abbiamo cercato, insieme, di godere la
vita; e per goderla abbiamo cercato di conoscerla, di
scoprirne alcuni segreti. Abbiamo cercato di capire
questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo
vedendone i lati
migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe,
infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era
possibile fare qualcosa, insieme, per rendere il mondo
migliore.
Abbiamo vissuto insieme cinque anni sereni (anche quando
borbottavamo). Ora dobbiamo salutarci.
Io devo salutarvi, spero che abbiate capito quel che ho
cercato sempre di farvi comprendere:
NON RINUNCIATE MAI, per nessun motivo, AD ESSERE VOI
STESSI.
Ora le nostre strade si dividono. Io riprendo il mio consueto
viottolo pieno di gioie e di tante mortificazioni,
un viottolo che sembra identico e non lo è mai. Voi proseguite
e la vostra strada è ampia, immensa, luminosa. Mi dispiace non
essere con voi, però siete capaci di camminare da soli a testa
alta, PERCHE’ NESSUNO DI VOI E’ INCAPACE DI FARLO.
Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del
vostro cervello SEMPRE in funzione; con l’affetto verso tutte
le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve
sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, e ancora onestà,
perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo e voi dovete
ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza, il che
significa prepararsi, il che significa riuscire ad
amare, e… ancora amare. E ricordatevi: io rimango qui, al
solito posto. Ma se qualcuno, qualcosa vorrà distruggere la
vostra libertà, la vostra generosità, la vostra intelligenza,
io sono qui, pronto a lottare con voi. Ciao.
5. Le continue riforme dopo la contestazione del ‟68.
•D Lgs. n.9/1969 modifica in via sperimentale gli esami di stato
•DPR 910/1969 liberalizza gli accessi alle università ed i piani di studio accademici
•Legge delega n. 307/1973 “Nuovo stato giuridico del personale della scuola” emanato con DPR n.
477/1973
•I decreti delegati del 1974:
oDPR 416 (organi collegiali)
oDPR 417 (stato giuridico del personale)
oDPR 418 (sul lavoro straordinario)
oDPR 419 (sperimentazione, aggiornamento culturale e professionale)
oDPR 420 (stato giuridico del personale non insegnante)
•D. Lgs 297/1994 Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (Riprende con le
modifiche successive i Decreti Delegati del 1974)
•Il Regolamento 275/1999 abroga alcune norme e le amplia
•Legge n. 9/2000 (obbligo scolastico da 8 a 9 anni in prima applicazione, poi a 10 anni
•Legge 30/2000 Riordino dei cicli di istruzione, poi abrogata dalla Legge delega n. 53/2003 che
prevede: scuola dell’infanzia; scuola di base di sette anni; scuola secondaria di 5 anni (in 4 aree:
classico-umanistica, scientifica, tecnica e tecnologica, artistica e musicale)
«… Poi comincia il tormento
de la scola, l’abbiccì, le
frustate, li geloni…»
Gioacchino Belli Dal sonetto La vita dell’omo
“La scuola è organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, che siede in
Parlamento, ma anche nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo di officine e aziende, che insegnano, che scrivono, artisti,
professionisti, poeti… La classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie.
Pietro Calamandrei
Ho sentito dire che la scuola deve
formare l‟Uomo moderno; io non so che
cosa sia quest‟uomo moderno.
La scuola deve formare l‟uomo capace
di guardare dentro di sé e attorno a sé;
a formare l‟uomo moderno
provvederanno i tempi in cui egli è
nato: ogni uomo è moderno nell‟epoca
in cui vive.
Concetto Marchesi
Interpretazione della celebre frase di Seneca:
“NON SCOLAE SED VITAE DISCIMUS” Di questa sentenza dobbiamo intendere bene il
significato. La fraintende chi (con grave errore) pensa
di togliere valore alle nozioni che si apprendono nelle
scuole contrapponendovi l’esperienza della vita. La
fraintende anche chi pensa di contrapporre la pratica
utilitaria alla cultura scolastica accusata di
astrattezza ed anche chi crede che nella scuola si
debbano impartire solo quelle cognizioni che sono
indispensabili a promuovere nella vita adulta mezzi
agiati di sussistenza. Imparare per la vita può e deve
avere ben altro significato ed esige che l’educatore
abbia e trasmetta all’educando un alto e degno
concetto della vita, del valore che essa ha di per se
stessa e di quello che noi dobbiamo assegnarle.
Maestro Isoldi
L‟educazione stradale
È stato usato correttamente il termine di “educazione” stradale e non quello di “istruzione”. Proviamo a “tirar fuori” (ex ducere) gli argomenti più importanti:
Dal 1992, con l’art. 230 del Nuovo Codice della Strada l’Educazione stradale è divenuta per legge materia
obbligatoria nelle scuole: “Allo scopo di promuovere la formazione dei giovani in materia di comportamento
stradale, i Ministeri dei Lavori Pubblici e della Pubblica Istruzione … predispongono appositi programmi … da
svolgersi come attività obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli istituti di istruzione
artistica e le scuole materne che concernano la conoscenza dei principi della sicurezza stradale, della
segnaletica e della regole di comportamento. Il Ministro della pubblica Istruzione con propria ordinanza
disciplina le modalità di svolgimento di detti programmi nelle scuole … L’ordinanza può anche prevedere
l’istituzione di appositi corsi per i docenti”.
Rispettare la
vita propria e
altrui (educazione
alla vita,
principio cardine
non solo sulla
strada)
Non siamo soli,
dobbiamo convivere
con altre persone ed
altri veicoli,
nell’usufruire della
propria libertà non si
deve limitare quella
degli altri (educazione
alla convivenza)
Solidarietà verso chi si
trova in difficoltà,
prestando soccorso non
solo quando siamo stati
causa o concausa del
loro ferimento
(educazione alla
solidarietà)
Le regole sono
state scritte “per
noi” , “per la
nostra e altrui
sicurezza” e non
“contro di noi”
Prudenza e condotta di
guida che tenga conto dei
nostri limiti, di quelli del
nostro veicolo e che
“preveda” anche la
possibilità dell’errore
dell’altro o della non
efficienza degli altri
veicoli.
Non c’è nulla di nuovo nell’educazione stradale i 5 principi sono o dovrebbero essere contenuti nei “valori” che già la famiglia ci deve aver trasmesso. Purtroppo noi genitori spesso ci affanniamo a trasmettere ai figli i “beni terreni” e non ci preoccupiamo o non troviamo il tempo di trasmettere i veri “valori”. Anzi nel settore stradale, spesso invece che trasmettere i valori, abbiamo loro fornito i nostri cattivi esempi di guida, venendo meno al nostro compito di buoni educatori che “anche con sacrificio devono essere di esempio nella intemerata condotta”.