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Ergonomia Il lavoro al servizio dell’uomo C3 ing. Domenico Mannelli

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COSA È L’ERGONOMIA?COSA È L’ERGONOMIA?

Il termine “Ergonomia” deriva dalle parole greche “ergon” (lavoro) e “nomos” (legge);

“L’ergonomia è lo studio del comportamento dell’uomo in relazione alla sua attività e agli spazi in cui essa si applica per adattare l’attività all’uomo”(Grandjean, 1986).

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OBIETTIVI OBIETTIVI ERGONOMIAERGONOMIA

Riduzione professionale delle ferite e delle malattie. Diminuzione dei costi per le incapacità degli operai. Aumento della produzione. Miglioramento della qualità del lavoro. Diminuzione dell'assenteismo. Applicazione delle norme esistenti. Diminuzione di perdita di materia prima.

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FATTORI DI RISCHIO DEL FATTORI DI RISCHIO DEL LAVOROLAVORO..

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• Posizioni. • Forza. • Ripetizioni.• Velocità ed accelerazione. • Durata. • Periodo di recupero.• Vibrazione mano braccia• Caratteristiche ambientali (interazione fra

l'operaio e l'atmosfera di lavoro).• Sforzo da calore. • Sforzo da freddo. • Vibrazione corpo intero.• Illuminazione. • Rumore. • Colore

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FATTORI DI ERROREFATTORI DI ERRORE

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“ Distanza“ Identificazione“ Layout displays“ Aspettativa delle operazioni“ Relazione display /controllo

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COSTI DIRETTI PER CARENZA COSTI DIRETTI PER CARENZA DI ERGONOMIADI ERGONOMIA

Maggior frequenza di errori

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AMBITI DI SPECIALIZZAZIONE

Ergonomia fisica: si occupa di come caratteristiche anatomiche, antropometriche e biomeccaniche si correlano con l’attività fisica. Punti di particolare interesse riguardano le posture di lavoro, i movimenti ripetitivi, la maneggevolezza degli strumenti, disturbi muscolo scheletrici lavoro correlati, salute e sicurezza sul lavoro.

Ergonomia cognitivaErgonomia cognitiva: si occupa dei processi mentali, quali la percezione, la memoria, il ragionamento e la risposta motoria, e il ruolo che tali processi svolgono nell’interazione tra l’uomo e gli altri elementi di un sistema (usabilità).

Ergonomia organizzativaErgonomia organizzativa: si occupa della ottimizzazione dei sistemi sociotecnici, della loro struttura, delle loro dinamiche e processi.

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I TRE SOTTO-SISTEMI DI INTERAZIONE

uomo

macchina

ambiente

uomo

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Cos’è un artefatto?Cos’è un artefatto?

Fatto ad arte, ovvero costruito per Fatto ad arte, ovvero costruito per soddisfare gli obiettivi dell’uomosoddisfare gli obiettivi dell’uomo. .

Include le modalità privilegiate di interazione con esso

L’oggetto in sè

L’ARTEFATTO

uomomacchinaambiente

uomo

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(Norman, 1988)

I principi di design di Norman

1) Fornire visibilità(rendere visibili le funzioni)

2) Fornire un buon mapping(creare relazioni logico-spaziali evidenti fra i comandi e gli effetti

del loro uso)

3) Fornire inviti e vincoli all’uso (usare affordances e constrains per guidare l’interazione)

4) Fornire feedback(dare informazioni di ritorno a seguito di ogni azione)

5) Fornire un buon modello concettuale(fare in modo che l’immagine del sistema fornisca le informazioni essenziali per capire la struttura ed il funzionamento).

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Tutte le parti funzionali devono essere visibili e devono fornire il messaggio corretto su quello che si può fare

Le relazioni tra ciò che vogliamo fare e le parti dell’oggetto su cui agire devono essere evidenti.

Il numero delle funzioni disponibili non deve superare eccessivamente il numero dei comandi utilizzabili

1) VISIBILITÀ

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Le relazioni logico-spaziali fra i comandi, il loro azionamento e i risultato che ne deriva devono essere il più possibile chiare

2) Mapping

I fornelliPerché il volume

si alza “abbassando”?

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Affordance:Rendere evidente che la porta

va spinta, soprattutto in condizioni di panico

Constrain:Impedire che le persone finiscanoinavvertitamente incantina durante l’evacuazione di un edificio

3) Inviti e vincoli

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Lo sbrinatore è acceso o spento?

Feedback debole: output non contestuale al luogo di immissione

dell’input

4) Feedback

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Il funzionamento di qualsiasi dispositivo si impara prima e con meno problemi se l’utente dispone di un buon modello concettuale.

5) Modello concettuale

L’immagine del sistema deve fornire le informazioni essenziali per capire la struttura ed il funzionamento

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Lo User Centered Design

Che significa?“Un prodotto è usabile quando è facile da apprendere, consente un'efficienza di utilizzo, è facile da ricordare, permette pochi errori di interazione e di bassa gravità, è piacevole da usare”.

Jakob Nielsen Il cosiddetto “guru” dell’usabilità del web

iso 9241 (ergonomia postazioni di lavoro)usabilita’- grado in cui un prodotto può essere usato da specifici utenti per raggiungere specifici obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in uno specifico contesto d’uso

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IL SOTTO-SISTEMA UOMO/AMBIENTE

Insieme di variabili in senso allargato che possono incidere sulla prestazione lavorativa e sul benessere delle persone:

Variabili proprie dell’ambienteVariabili proprie dell’ambiente (micro-clima, illuminazione, rumore, vibrazioni, ecc.)Fattori di rischio tipici dell’attività svoltaFattori di rischio tipici dell’attività svolta (gas, fumi, polveri, radiazioni, ecc.)Condizioni derivanti dall’organizzazione del lavoroCondizioni derivanti dall’organizzazione del lavoro (fatica fisica e mentale, monotonia, noia, ripetitività, postura scorretta, sovraccarico, ecc.)

uomomacchinaambiente

uomo

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IL SOTTO-SISTEMA UOMO/UOMOIL SOTTO-SISTEMA UOMO/UOMO??

ERGONOMIA COGNITIVAERGONOMIA DEI SISTEMI

uomomacchinaambiente

uomo

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LA TEORIA DEGLI ERRORI LA TEORIA DEGLI ERRORI LATENTILATENTIIl presupposto di base in questo approccio, che si è sviluppato dopo i primi anni '70, risiede nella convinzione che gli incidenti siano solo la punta dell'iceberg, che per un incidente che ha avuto luogo ce ne siano stati molti altri che non sono avvenuti solo perché l'operatore, un controllo, hanno impedito che accadesse, i cosiddetti near miss events (Nashef, 2003).

VISIBILITA’ DEGLI ERRORI

Incidenti gravi

Incidenti

Quasi

Linea di visibilità

Anomalieincidenti

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TIPOLOGIA DEGLI ERRORITIPOLOGIA DEGLI ERRORI

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Errori attiviSono associati alle prestazioni degli operatori di prima linea, i loro effetti sono immediatamente percepiti e, dunque, facilmente individuabili (slips, mistakes e violations).

Errori latentiSono associati ad attività distanti (sia in termini di spazio che di tempo) dal luogo dell'incidente, come le attività manageriali, normative e organizzative. Le conseguenze degli errori latenti possono restare silenti nel sistema anche per lungo tempo e diventare evidenti solo quando si combinano con altri fattori in grado di rompere le difese del sistema stesso.

(Reason, 1991)

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IL COMPORTAMENTO DEL IL COMPORTAMENTO DEL LAVORATORELAVORATORE

La teoria dell’errore umano propone una classificazione del comportamento dell’uomo in tre diverse tipologie (Rasmussen, 1987):

Skill-based behaviour : sono comportamenti automatici ad una data situazione.

Ruled-based behaviour: si mettono in atto dei comportamenti, prescritti da regole, che sono state definite in quanto ritenute più idonee da applicare in una particolare circostanza.

Knowledge-based behaviour : si tratta di comportamenti messi in atto quando ci si trova davanti ad una situazione sconosciuta e si deve attuare un piano per superarla.

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(All’individuo si propone uno stimolo cui reagisce meccanicamente senza porsi problemi d’interpretazione della situazione stessa. Tale abilità si sviluppa dopo che lo stimolo si è ripetuto per più volte, sempre allo stesso modo. È un tipo di comportamento riscontrabile in situazioni di routine.)
Domenico Mannelli
Il problema che si pone all’individuo è di identificare la giusta norma per ogni specifica situazione attenendosi ad un modello mentale di tipo causale.
Domenico Mannelli
È la situazione che richiede il maggior impiego di conoscenza e l’attivazione di una serie di processi mentali che dai simboli porteranno all’elaborazione di un piano per raggiungere gli obiettivi.
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TRE TIPI DI ERRORETRE TIPI DI ERRORE (Reason, 1990).

1. Errori d'esecuzione che si verificano a livello d'abilità (slips).

2. Errori d'esecuzione provocati da un fallimento della memoria (lapses).

3. Errori non commessi durante l'esecuzione pratica dell'azione (mistakes).

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In questa categoria vengono classificate tutte quelle azioni che vengono eseguite in modo diverso da come pianificato, cioè il soggetto sa come dovrebbe eseguire un compito, ma non lo fa, oppure inavvertitamente lo esegue in maniera non corretta (ad esempio, il paziente riferisce di un'allergia all'infermiere che si dimentica di riferirlo al medico).
Domenico Mannelli
In questo caso l'azione ha un risultato diverso da quello atteso a causa di un fallimento della memoria. A differenza degli slips, i lapses non sono direttamente osservabili.
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si è scelto di applicare una regola o una procedura, che non permette il conseguimento di quel determinato obiettivo.
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LE VIOLAZIONI LE VIOLAZIONI Un caso a parte, ma che merita di

essere citato vista la sua importanza anche numerica, è quello delle violazioni (Reason, 1997).

Per violazioni intendiamo tutte quelle azioni che vengono eseguite, anche se formalmente ciò è impedito da un regolamento, una direttiva, ecc..

Molto spesso la direzione di un'azienda impone delle norme di sicurezza che possono entrare in conflitto ed impedire il corretto svolgimento del proprio lavoro.

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Reason’s ‘swiss cheese’ modelReason’s ‘swiss cheese’ modelIL MODELLO DEL FORMAGGIOIL MODELLO DEL FORMAGGIO

Some holes dueto active failures…

…other holes due to

latent conditions

hazards

losses

Defences, barriers and safeguards

James Reason 1997

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IL MODELLO DI RIFERIMENTOIL MODELLO DI RIFERIMENTODIFESE

INADEGUATE

errori attivied errori latenti

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AZIONI CHE VIOLANO LA SICUREZZA

errori attivi

4

CONTESTO LOCALE

errori latenti

3

DECISIONI MANAGERIALI

errori latenti

2

CULTURA DELLA

SICUREZZA

errori latenti

1

INTEGRAZIONI CON GLI ELEMENTI LOCALI

INCIDENTE

FINESTRA DEGLI

INCIDENTI

(Reason, 1990)

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UN NUOVO CONCETTO DIUN NUOVO CONCETTO DISICUREZZASICUREZZA

La sicurezza non può più essere considerata unicamente come una proprietà dei sistemi tecnici, una proprietà quindi oggettivabile in artefatti e tecnologie. La sicurezza, è anche sapere-in-azione, conoscenza oggettivata e codificata in saperi disciplinari e pratiche professionali, di cui sono primi depositari gli operatori stessi.

Una diversa formula del rischioK = coefficiente formazione

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L’ERGONOMIA COGNITIVAL’ERGONOMIA COGNITIVA

L’EC considera la mente umana come una black box

Studia le reazioni mentali in determinati contesti,

indipendentemente da fattori meccanici, biochimici, psicologici

Per fare questo si serve di un MODELLO

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MODELLOMODELLO

Processo mentaleStimoloInconscio cognitivoCoscienza cognitivaLocus dell’attenzioneMemoria a breve termineMemoria a lungo termine

Inconscio cognitivo = Insieme dei processi mentali di cui non si è coscienti nel momento in cui sono attivi

Stimolo -> causa del passaggio da inconscio cognitivo a coscienza cognitiva

Locus dell’attenzioneE’ ciò a cui in un determinato momento stiamo pensando attivamente

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COSCIENZA-INCONSCIOCOSCIENZA-INCONSCIO

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IL LOCUS IL LOCUS DELL’ATTENZIONEDELL’ATTENZIONE

E’ unico (esiste un solo locus dell’attenzione)

Può risiedere nell’inconscio cognitivo o nella coscienza cognitiva

Non è sotto il totale controllo della volontàPuò essere volontariamente portato dallo

stato inconscio allo stato conscio, ma non viceversa.

Torna allo stato inconscio involontariamente.

E’ molto meno ampio della nostra attuale percezione (“ce l’avevo sotto gli occhi ma non l’ho visto…”

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MEMORIA A BREVE MEMORIA A BREVE TERMINETERMINE

Una volta che un’informazione raggiunge la nostra percezione passa nella memoria a breve termine (STM) dopodiché – se non diviene locus dell’attenzione - decade, senza necessariamente passare nella memoria a lungo termine. Se al contenuto della STM non si sovrappone quello della memoria a lungo termine, o se l’oggetto della percezione non diviene il locus dell’attenzione,

La STM scompare in un intervallo compreso fra i 10 e i 20 secondi (che possono diventare meno in presenza di nuovi eventi).

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LOCUS NELLA COSCIENZA LOCUS NELLA COSCIENZA COGNITIVACOGNITIVA

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LOCUS NELL’INCONSCIO LOCUS NELL’INCONSCIO COGNITIVOCOGNITIVO

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LA LEGGE DI MURPHYLA LEGGE DI MURPHYLe persone sono diverse, ma

esistono delle caratteristiche percettive comuni di cui è necessario tenere conto

Occorre non dare niente per scontato, e tenere conto del fatto che “se è possibile commettere un errore, qualcuno lo commetterà” (legge di Murphy)

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INVITO ALL’ERROREINVITO ALL’ERRORE

Che differenza c’è tra questi tasti?Che tipo di conoscenze presuppongono?

Che tipo di informazione danno?

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ERGONOMIA DEI SISTEMIERGONOMIA DEI SISTEMI

L’interazione umana può essere considerata come un sistema e la teoria generale dei sistemi ci permette di comprendere la natura e le proprietà dei sistemi interattivi umani.

La Teoria Generale dei Sistemi, elaborata dal biologo L. Von Bertalanffy intorno agli anni ’30, ma che si impose all’attenzione degli studiosi delle scienze umane solo negli anni ’50, nacque dalla crisi del modello meccanicistico delle scienze classiche come la fisica e la chimica. 36

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CAUSALITÀ LINEARE- CAUSALITÀ LINEARE- CAUSALITÀ CIRCOLARECAUSALITÀ CIRCOLARE La causalità lineare (ovvero causa-effetto),

che procede attraverso l’analisi delle componenti costitutive degli oggetti singolarmente osservate , si mostrava inadeguato ad interpretare la complessità delle interrelazioni del mondo vitale.

La causalità circolare è in grado di chiarire e di giustificare le connessioni reciproche tra le parti e si occupa non più di fenomeni isolati, ma di “totalità”, di “organizzazione”, di “ordine”, di “finalismo”, ovvero di concetti che erano stati banditi dalla scienza classica come “metafisici” e che , invece , secondo L.Von Bertalanffy (1950) devono essere “seriamente considerati come problemi legittimamente scientifici”.

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UN ESEMPIO: DIFFERENZE TRA INSIEMI E SISTEMIUN ESEMPIO: DIFFERENZE TRA INSIEMI E SISTEMI

Insieme:

Calciatori

Musicisti

Animali

Sistema:SquadraOrchestraMandrie, sciami, branchi

Cio’ che differenzia un sistema da un semplice insieme e’ il fatto che in un sistema il tutto e’ diverso dalla somma delle parti; il comportamento di un elemento influenza il comportamento dell’altro. Sono quindi le interazioni tra elementi a determinare il comportamento collettivo del sistema

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TEORIA DEI SISTEMITEORIA DEI SISTEMI

A.D. Hall & R.F. Fagen (1956) definiscono il sistema come “un insieme di oggetti e di relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi”,in cui gli oggetti sono le componenti o parti del sistema, gli attributi sono le proprietà degli oggetti, e le relazioni <tengono insieme il sistema>.

Il processo di interazione tra le parti è definito come “organizzazione” (Von Bertalanffy)

“Sistemi” sono le particelle nucleari, il cosmo, gli atomi, gli organismi vegetali ed animali, i gruppi, le organizzazioni, gli stati (Bertalanffy, 1956)

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TEORIA GENERALE DEI TEORIA GENERALE DEI SISTEMISISTEMII sistemi sono classificati in chiusi e

aperti. I sistemi chiusi sono quelli che non consentono alcun tipo di scambio di energia con l’ambiente, in nessuna delle sue forme, quali informazione, calore, sostanze fisiche, ecc., e quindi nessun cambiamento dei suoi componenti. I sistemi aperti sono, invece, quelli che permettono una continua immissione ed emissione di materiali, energie ed informazioni con l’ambiente circostante. Il sistema aperto, se considerato nelle sue relazioni con l’ambiente esterno, viene detto “allargato”. L’azienda è un sistema allargato.

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Le proprietà dei sistemi aperti sono :

1) totalità ; 2) equifinalità ; 3) retroazione .

TEORIA GENERALE DEI TEORIA GENERALE DEI SISTEMISISTEMI

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TOTALITA’TOTALITA’

Un sistema interattivo si comporta coerentemente come un tutto inscindibile, e non come un semplice”agglomerato” di elementi indipendenti.

Il comportamento di ogni individuo all’interno di un sistema interattivo ( classicamente la famiglia ) è in rapporto con il comportamento di tutti gli altri membri (o in dipendenza da esso). In base a questa proprietà dei sistemi interattivi umani, ogni comportamento è comunicazione e quindi influenza gli altri e ne è influenzato.

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EQUIFINALITA’EQUIFINALITA’

A differenza dei sistemi chiusi, in cui lo stato finale è totalmente condizionato dalle condizioni di partenza , i sistemi aperti , possono raggiungere lo stesso stato finale partendo da condizioni diverse, con risorse diverse e percorrendo sentieri diversi che sono influenzati dai parametri del sistema, cioè dalla natura della sua organizzazione. (Non esiste One Best Way!)

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RETROAZIONERETROAZIONEUna catena in cui l’evento a produce

l’evento b , e poi b produce c , e c a sua volta determina d , ecc., può sembrare che abbia le caratteristiche di un sistema causale “lineare”. Ciò non spiegherebbe però la crescita e il cambiamento Ma se d riconduce ad a , il sistema è circolare e funziona in un modo totalmente diverso e si possono giustificare la crescita o il cambiamento o l’involuzione.

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LA RETROAZIONELA RETROAZIONE

Retroazione positiva . L’effetto B retroagisce sulla “causa” A sostenendone e amplificandone l’intensità

Esempio: l’aumento della CO2 causa un aumento della temperatura terrestre che modifica il clima e che fa aumentare il numero dei condizionatori che aumentano la CO2. Si ha una escalation

+A B

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LA RETROAZIONELA RETROAZIONERetroazione negativa . L’effetto B retroagisce sulla

“causa” A diminuendone l’intensitàEsempio: se troppe volpi mangiano molte lepri

queste diminuiranno fino a far morire di fame molte volpi consentendo a molte lepri di riprodursi che consentiranno alle volpi di riprendersi e di mangiare molte lepri. Per successive approssimazioni si ha una stabilizzazione intorno ad un certo valore.

-A B

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+

B

A

C

+

+

Il numero di relazioni con segno negativo è pari a zero. Il sistema rappresentato da questo anello nel suo insieme ha una tendenza all’escalation

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+

B

A

C

-

-

Il numero di relazioni con segno negativo è pari . Il sistema rappresentato da questo anello nel suo insieme ha una tendenza all’escalation

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+

B

A

C

+

-

Il numero di relazioni con segno negativo è dispari. Il sistema rappresentato da questo anello nel suo insieme ha una tendenza alla stabilità

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ESEMPIO DI WEICKESEMPIO DI WEICKNumero di persone

in una città

modernizzazione

Migrazionein una città

Attrezzatureigienico-sanitaria

Numero di malattie

Batteri per area

Quantità di immondizia per area

+

+

+

+

+

+

+-

-

-

Solo un anello ha un numero dispari di relazioni negative. Il sistema tenderà a posizionarsi in uno stato di equilibrio dinamico

Non è stata presa in considerazione il grado di cultura dei residenti rispetto al trattamento dei rifiuti

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RELAZIONE TRA COMUNICAZIONE, RELAZIONE TRA COMUNICAZIONE, CONSAPEVOLEZZA E COMPORTAMENTICONSAPEVOLEZZA E COMPORTAMENTI

Consapevolezzasu sicurezza

Comportamentipositivi

Comunicazioneefficace su sicurezza

+

La comunicazione dovrebbe sostenere lo sviluppo di una consapevolezza dei rischi, che a sua volta dovrebbe comportare l’adozione di comportamenti positivi tra cui una comunicazione efficace. In realtà non sempre è caso perché:

1) La comunicazione non è efficace;

2) La strategia di comunicazione adottata non è coerente con il grado di autorevolezza tecnica e/o organizzativa riconosciuta dagli interlocutori

3) Non vi è un equilibrio nell’enfasi sui rischi e sulle misure di prevenzione

4) Vi è un altro aspetto sistemico da controllare

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EFFETTO STABILIZZANTE DELLA EFFETTO STABILIZZANTE DELLA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVACOMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA

Consapevolezzasu sicurezza

ComportamentipositiviComunicazione

efficace su sicurezza

Comunicazioneaziendale

+ -rita

rdo

La comunicazione su salute e sicurezza produce degli effetti sulla più generale comunicazione aziendale con un certo ritardo, la quale, non adeguandosi tempestivamente, produce degli effetti di retroazione negativa

Inoltre la comunicazione aziendale potrebbe avere un diverso obiettivo implicito.

Insistere senza tenere conto di queste cause non farà crescere il sistema

ObiettivoImplicito diverso

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