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Per una buona risposta:
1.) Definizione
2.) Fattori scatenanti
3.) Caratteristiche del processo
Ischemia.
E una riduzione dell'apporto di sangue, generalmente dovuto a fattori dei vasi sanguigni,
con un risultante danno o disfunzione del tessuto. L'ischemia pu colpire varie parti del
corpo, ma quelle i cui danni sono maggiormente rilevanti sono il cuore ed il cervello.
Poich l'ossigeno principalmente legato allemoglobina nei globuli rossi, l'insufficiente
afflusso di sangue rende i tessuti ipossici (scarsi in ossigeno). Questo pu causare la
necrosi e la morte della cellula. Logicamente il danno da ischemia reversibile se si attua
velocemente unadeguata terapia, altrimenti diventa permanente. Le cause di ischemia
sono varie e vengono distinte in:
(1.) Intrinseche al vaso (spasmo della muscolatura liscia dellarteria; diminuzione del
lume in seguito ad endocardite o aterosclerosi; coagulazione del sangue
allinterno del vaso; occlusione da corpo estraneo (embolia); ecc).
(2.) Estrinseche al vaso (taglio del vaso; compressione esercitata sul vaso da corpi
estranei, ossa fratturate, cicatrici, briglie cicatriziali, malformazioni congenite,
processi infiammatori, tumori).
Dal punto di vista cellulare le conseguenze dellischemia sono le seguenti:
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1.) Effetti dellanossia a breve e lungo termine: si ha la brusca caduta nei livelli di ATP e
la perdita dellomeostasi ionica, soprattutto del Calcio citosolico. Laumento di Calcio
produce la liberazione di specie tossiche dellossigeno che danneggiano lipidi e proteine
cellulari.
2.) Effetti della mancanza di substrati metabolici: perdita di glucosio, acido lattico, ecc
3.) Necrosi e reazione del tessuto circostante la necrosi.
Le conseguenze dellischemia dipendono da: (a.) entita: sono fondamentali le condizioni
del circolo nella zona colpita. Se le arterie interessate sono di tipo terminale, le
conseguenze sono piu gravi poiche il tessuto non puo essere nutrito attraverso una via
alternativa. Se invece il circolo e provvisto di circoli collaterali le conseguenze sono
emeno gravi; (b.) esigenze del tessuto ischemico: il sistema nervoso centrale ed il
miocardio sopportano lischemia per pochi minuti; (c.) stato precedente del tessuto
ischemizzato: il tessuto precedentemente colpito da processi ischemici e regressivi va
incontro ad un danno piu elevato rispetto ad un tessuto intatto.
Lischemia puo essere temporanea in caso di posizioni coatte (formicolii),
vasocostrizione cutanea da freddo, oppure si manifesta soltanto in seguito a sforzo,
mentre lapporto di sangue e sufficiente a riposo (ischemia relativa). Un esempio di
questultima e rappresentato dalla claudicatio intermittens: il soggetto presenta
unostruzione parziale dei vasi arteriosi degli arti inferiori, che si manifesta con
sintomatologia dolorosa in seguito a sforzi di vario tipo (lunghe camminate, salire le
scale, ecc), ossia in seguito ad attivita che richiedono una maggiore quantita di
ossigeno. Il soggetto, quindi, avverte forte dolore muscolare, inizia a zoppicare, e cade.
La sintomatologia cessa con linterruzione dello sforzo.
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Infarto.
E la necrosi di un tessuto per ischemia improvvisa e protratta nel tempo. Linterruzione
del flusso sanguigno deve essere brusca per indurre infarto, dal momento che se questa si
instaurasse lentamente permetterebbe al tessuto interessato di formare dei circoli
vascolari collaterali. La causa dellinfarto quasi sempre laterosclerosi. Quando vanno
incontro ad ulcerazione, le placche aterosclerotiche possono provocare occlusione
arteriosa acuta (e quindi infarto), sia attraverso la formazione di emboli che attraverso la
trombosi sovrapposta all'ulcerazione. Linfarto miocardico, dove l'organo interessato il
cuore e linfarto cerebrale sono le pi frequenti cause di morte nei paesi occidentali; pi
raramente, si possono avere casi di infarto intestinale, infarto epatico, ecc... Il sintomo
principale rappresentato da dolore acuto (ad insorgenza improvvisa), di varia intensit;
per possibile che l'infarto sia clinicamente asintomatico, soprattutto qualora sia di
dimensioni molto piccole. La regione colpita da infarto, ossia larea a valle
dellostruzione, diviene necrotica ( la necrosi che scatena i sintomi acuti): se il malato
sopravvive alla fase acuta dell'infarto, l'organismo riassorbe i tessuti necrotici senza
rigenerare la parte persa (cosa impossibile senza afflusso di sangue), ma forma in quella
zona una cicatrice di tessuto connettivo fibroso, e l'organo interessato perde
definitivamente una parte della sua funzionalit. La zona necrotica tanto pi grande
tanto maggiore il numero di diramazioni situate a valle del punto occluso.
Gli infarti vengono distinti in infarti bianchi (anemici) e rossi (emorragici). Linfarto
bianco si verifica nei tessuti in cui le arterie hanno carattere terminale (cuore, rene e
milza) e non vi e la possibilita della generazione di circoli collaterali. La zona necrotica
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ha colore pallido ed e demarcata da un alone di iperemia. Dal punto di vista
microscopico, il quadro e quello della necrosi coagulativa. Nella zona intorno allarea
necrotica si sviluppa un processo infiammmatorio demarcante, con una risposta
infiammatoria tipo corpo estraneo. I macrofagi ed i PMN vengono richiamati nella sede
della lesione infartuale e fagocitano le cellule morte. I fibroblasti riempiono i vuoti con
sostituzione del parenchima con tessuto cicatriziale e, se le lesioni sono estese, si ha
deposizione di sali di calcio (calcificazione della lesione). Un esempio classico ed
epidemiologicamente frequente rappresentato dallinfarto del miocardio. L'infarto del
miocardio si verifica quando l'irrorazione del muscolo cardiaco diminuisce o viene meno
in seguito all'occlusione di una o pi arterie coronariche. Linfarto rosso , invece, un
infarto di tipo emorragico, nel quale allocclusione ed allischemia si accompagna
laumento di contenuto di sangue proveniente da rami collaterali del vaso occluso o dalle
vene (nelle quali vi e generalmente ipertensione). Locclusione puo essere arteriosa o
venosa. Tale tipo di infarto e caratteristico di polmone ed intestino. Tale infarto e rosso
perche le arterie non sono terminali e continua a giungere il sangue dai vasi collaterali,
che tuttavia e insufficiente alla richieste dellorgano.
Meccanismi alla base della genesi e del danno nelle malattie autoimmuni.
Con il termine autoimmunita si intende una risposta immunitaria generata contro
antigeni propri (self) o autoantigeni. Centrale nel concetto di autoimmunit
linterruzione della capacit del sistema immunitario di differenziare tra antigeni self e
non-self. Le malattie autoimmuni sono cioe il risultato di alterazioni a carico dei
principali meccanismi di tolleranza immunologica. Sono principalmente due i fattori
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responsabili dellinstaurarsi dellautoimmunit: (1) predisposizione genetica e (2) fattori
ambientali. La maggior parte delle malattie autoimmuni mostra una forte predisposizione
genetica. I geni associati con linsorgenza delle patologie autoimmuni sono i geni del
maggiore sistema di istocompatibilita, detto anche HLA. Alcune varianti alleliche del
sistema HLA sono state associate allinsorgenza di malattie autoimmuni. Malgrado
questa associazione sia stata dimostrata da molti anni, i meccanismi alla base rimangono
oscuri. Si tratta probabilmente di una predisposizione poligenica, ossia piu geni sono
coinvolti insieme nella suscettibilita di un soggetto alla malattia autoimmune. Alla
predisposizione genetica, nellinsorgenza delle malattie autoimmuni, si sommano i fattori
ambientali. Tra questi ultimi, occupano un ruolo fondamentale le infezioni. Numerose
patologie autoimmuni sono infatti associate ad infezioni, e le manifestazioni cliniche
sono spesso precedute da sintomi infettivi. Due principali meccanismi sono stati
ipotizzati essere alla base del ruolo delle infezioni nella generazione di autoimmunit:
(1.) induzione di costimolatori sulle cellule che presentano lantigene e (2.) mimetismo
molecolare. Le infezioni possono indurre lespressione di costimolatori sulle cellule che presentano lantigene. Se le cellule presentanti lantigene presentano autoantigeni, il
risultato potrebbe essere lattivazione di linfociti T specifici per autoantigeni. Inoltre,
alcuni microrganismi possono esprimere antigeni che hanno sequenze di amminoacidi in
comune con autoantigeni. Pertanto, risposte immunitarie contro antigeni di questi
microrganismi possono causare lattivazione di linfociti auto-reattivi. Questo fenomeno
viene chiamato mimetismo molecolare. Anche gli ormoni giocherebbero un ruolo
nellinsorgenza delle malattie autoimmuni: e stato infatti dimostrato che le malattie
autoimmuni sono molto piu frequenti nel sesso femminile che in quello maschile.
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Le malattie autoimmunitarie sono determinate principalmente da tue tipi di danno, a
seconda del meccanismo patogenetico scatenante: (1) danno da anticorpi rivolti contro il
self (tali anticorpi sono denominati autoanticorpi) e (2) danno da linfociti T.
Malattie autoimmuni.
Numerose patologie sono caratterizzate da unimpropria risposta immunitaria
dellorganismo contro componenti propri (self), a causa della perdita dei meccanismi di
tolleranza. Tali patologie vengono pertanto definite autoimmuni. Tutti gli organi ed
apparati possono essere interessati da malattie autoimmuni. Tra le malattie autoimmuni,
occupano un posto di rilievo il lupus eritematoso sistemico (LES), la sclerosi sistemica e
lartrite reumatoide.
Il lupus eritematoso sistemico e una malattia cronica a insorgenza acuta o insidiosa, con
remissioni e recidive continue, spesso febbrile, e caratterizzata principalmente da lesioni
localizzate nella cute, articolazioni, rene e membrane sierose. In questa patologia giocano
un ruolo fondamentale fattori genetici (predisposizione poligenica allo sviluppo di questa
malattia) e fattori immunologici. Lelevato numero di alterazioni immunologiche nei pazienti con LES indica che nella patogenesi della malattia ci sia una alterazione dei
meccanismi di regolazione di base del sistema immunitario. Tali alterazioni interessano i
linfociti B e T, in particolare i linfociti T helper. Gli autoanticorpi che vengono prodotti
sono i mediatori della lesione tissutale. Nel LES sono stati identificati anticorpi contro
una serie di componenti nucleari e citoplasmatici della cellula che non sono organo-
specifici. Inoltre un terzo gruppo di anticorpi diretto contro antigeni di superficie delle
cellule ematiche. Gli anticorpi anti-nucleo (ANA) sono diretti contro numerosi antigeni
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nucleari. La maggior parte delle lesioni viscerali sono dovute alla formazione di
immunocomplessi (reazione di ipersensibilit di tipo III). Il legame del DNA cellulare
agli anticorpi pu verificarsi nei vari organi (glomeruli renali, vasi sanguigni, cute,
articolazioni, ecc) e risultare nel danno ai medesimi organi o in altre sedi, dove gli
immunocomplessi giungono attraverso il circolo sanguigno.
La sclerosi sistemica e una patologia rara che interessa il tessuto connettivo. In questa
malattia si verifica inizialmente uninfiammmazione, che viene seguita da cambiamenti
degenerativi ed estesa fibrosi a carico di cute, vasi sanguigni, membrane sinoviali,
muscoli scheletrici ed organi interni (esofago, tratto intestinale, tiroide, cuore, polmoni e
reni). In sintesi, la sclerosi sistemica viene intesa come una patologia causata da un
abnorme accumulo di tessuto fibroso nella cute ed in molti organi. La deposizione di
tessuto collagene (fibroso) fa seguito allattivazione, da parte di una causa ignota, dei
linfociti T e B e dei macrofagi, che secernono citochine e fattori di crescita in grado di
stimolare la proliferazione ed il richiamo (chemiotassi) di fibroblasti. Questi ultimi
sintetizzano il tessuto collagene che determina la fibrosi con conseguente perdita
funzionale nella sede di fibrosi.
Lartrite reumatoide e una malattia cronica, infiammatoria che interessa principalmente
le articolazioni, ma che colpisce spesso anche cuore, rene, cute, vasi e polmone.
Leziologia e sconosciuta; probabilmente si verifica unattivazione impropria del sistema
immunitario, in persone geneticamente suscettibili, che porta ad infiammazione,
attivazione del complemento e proliferazione cellulare a livello di tendini ed
articolazioni. Levento patogenetico principale sarebbe rappresentato dallattivazione dei
linfociti T helper con liberazione di mediatori dellinfiammazione e citochine, che
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distruggono larticolazione. Al danno partecipano anche i linfociti B: si verifica infatti
unelevata produzione di anticorpi IgM contro IgG proprie dellorganismo (tali IgM
venivano dette in passato fattore reumatoide). Gli immunocomplessi si depositano nei
tendini ed articolazioni determinando ulteriore infiammazione e danno della cartilagine.
Reazioni di ipersensibilita di tipo I.
Sono reazioni immunitarie che provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa
di manifestazioni patologiche sia localizzate che sistemiche.
Le reazioni di ipersensibilita di tipo I sono caratterizzate dalla rapida comparsa delle
manifestazioni patologiche allorquando un individuo precedentemente sensibilizzato da
un contatto con un particolare antigene, detto allergene, viene una seconda volta in
contatto con lo stesso antigene. Esempi classici di ipersensibilita di tipo I sono
rappresentati da: (A.) Anafilassi; (B.) Atopia.
Lanafilassi e la risposta immunitaria mediata da IgE specifiche verso lantigene
piuttosto che da IgG. La reazione di ipersensibilita di tipo I e indotta da 2 successive
inoculazioni dellantigene, la prima con effetto sensibilizzante, la seconda con effetto
scatenante. La sintomatologia che il soggetto manifesta e da ricondursi ai seguenti
fenomeni: vasodilatazione ed aumento della permeabilita capillare e contrazione della
muscolatura liscia. La reazione anafilattica puo essere scatenata attraverso le seguenti
vie: inalatoria (polline, polvere, forfora animale, ecc), alimentare (pesce, crostacei,
frutta, latte, ecc) e transcutanea (punture di insetti, somministrazione di farmaci,
ecc). Nella reazione di ipersensibilita di tipo I alla penetrazione dellantigene segue la
sensibilizzazione dellorganismo. Ad una successiva esposizione allantigene il soggetto
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va incontro a produzione di IgE attraverso attivazione mediata da linfociti T helper 2
(Th2). Le IgE prodotte inducono lattivazione ed il reclutamento di basofili ematici e
mastociti, che liberano una serie di mediatori, contenuti nel loro citoplasma sotto forma
di granuli, in particolare istamina e prodotti del metabolismo dei fosfolipidi di membrana
da parte della fosfolipasi A2 (prostaglandine, leucotrieni, PAF). Tali mediatori innducono
aumento della permeabilita vascolare, vasodilatazione, ipotensione, broncocostrizione.
Lo shock anafilattico costituisce la pi grave espressione clinica di una reazione
anafilattica ed caratterizzato da grave ipotensione e difficolt respiratoria. Una rapida
liberazione di notevoli quantit di mediatori provoca nel soggetto affetto da shock
anafilattico vasodilatazione, aumento della permeabilit capillare, edema delle mucose e
broncospasmo che possono portare a shock ed asfissia.
Reazioni di ipersensibilita di tipo II.
Le reazioni di ipersensibilita sono reazioni immunitarie che provocano nellorganismo in
cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche sia localizzate che sistemiche.
Le reazioni di ipersensibilita di tipo II sono reazioni che si verificano in seguito
allinterazione tra anticorpi circolanti ed antigeni della superficie cellulare o presenti su di
essa. A tale reazione fa seguito la distruzione delle cellule bersaglio che e mediata da
complemento o da cellule killer. Le cellule affette da reazioni immunopatogene di tipo II
sono abitualmente cellule del sangue o endoteliali; le cellule piu coinvolte sono i globuli
rossi. Questi ultimi presentano sulla loro superficie i sistemi ABO e RH. Per quanto
riguarda il sistema RH, questo costituito da un mosaico di antigeni. Tra questi antigeni,
lantigene D e il piu immunogeno; se e presente sulla superficie dei globuli rossi,
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questi ultimi sono detti RH positivi (RH+). Gli anticorpi anti-RH non si trovano come
anticorpi naturali, ma la loro produzione puo essere stimolata in un organismo RH
negativo (RH-) dal contatto con eritrociti RH positivi (trasfusioni, incompatibilita
materno-fetale). Nel caso dellincompatibilita materno fetale, si ha la produzione di
anticorpi anti-RH da parte della madre RH negativa verso gli eritrociti del feto RH
positivo. Tale immunizzazione avviene in seguito al parto (contatto tra sangue della
madre e del feto) e porta alla produzione di anticorpi. Alla seconda gravidanza RH
incompatibile (feto RH+ e madre RH-) si ha elevata produzione di IgG anti-RH che
attraversano la barriera placentare, raggiungono la circolazione fetale e causano danni
gravissimi nel neonato con massiva emolisi e, spesso, morte del neonato stesso. Questa
condizione e detta malattia emolitica del neonato. Il neonoato pu andare incontro a
morte come conseguenza della forte anemia oppure perch la bilirubina che si produce in
seguito alla liberazione dellemoglobina da parte degli eritrociti emolizzati va a
localizzarsi nei nuclei della base encefalica sui quali determina un danno diretto.
3.) Reazioni di ipersensibilita di tipo III.
Le reazioni di ipersensibilita o reazioni immunopatogene sono reazioni immunitarie che
provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche
sia localizzate che sistemiche. Le reazioni da ipersensibilita sono classificate in cinque
tipi differenti: (1) ipersensibilit immediata o anafilassi o di tipo I; (2) ipersensibilit
mediata da anticorpi citotossici o di tipo II; (3) ipersensibilit mediata da
immunocomplessi o di tipo III; ipersensibilit di tipo ritardato o cellulo-mediata o di tipo
IV; ipersensibilita stimolatoria o di tipo V.
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La reazione di ipersensibilita di tipo III e caratterizzata dalla formazione di complessi
immuni che, attivando il complemento e provocando il richiamo e lattivazione dei
polimorfonucleati, determinano danno nel tessuto in cui si depositano. Linduzione della
malattia da immunocomplessi dipende da: (1.) caratteristiche dellantigene: deve essere
sufficientemente immunogeno, presente in quantita elevata e per un lungo periodo di
tempo; (2.) dimensione degli immunocomplessi: gli immunocomplessi molto voluminosi
vengono rapidamente fagocitati, quelli piu piccoli tendono a depositarsi; (3.)
eliminazione degli immunocomplessi: dipende da una fagocitosi efficiente e dai livelli
del complemento. Le malattie da immunocomplessi si manifestano a carico di alcuni
organi (rene, articolazioni) che favoriscono la deposizione di immunocomplessi per
particolarita anatomiche (lento flusso sanguigno, scarso numero di fagociti, presenza di
endotelio fenestrato che intrappola gli immunocomplessi). Esempi di malattie da
immunocomplessi sono: (1.) malattia da siero: e caratterizzata da lesioni vascolari,
cardiache, renali, cutanee ed articolari che compaiono in seguito alliniezione di un siero
eterologo (sieri immuni, fenomeno di Arthus, ecc). Il fenomeno di Arthus e una
vasculite acuta, caratterizzata da danno a livello delle pareti vasali, indotta dalla
somministrazione di una certa quantita di antigene nella cute di un animale iper-
immunizzato. La lesione si sviluppa rapidamente e consiste in edema, emorragia e,
talvolta, necrosi.
Nella malattia da siero, il paziente riceve una elevata dose antigenica di immunoglobuline
(Ig) di cavallo (siero immune), producendo anticorpi contro di essi. I sieri immuni sono
ricavati dal sangue di un animale o di un uomo immunizzato contro un certo tipo di
antigene (batteri o loro componenti, virus, ecc.) e vengono utilizzati per la presenza in
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essi di anticorpi specifici contro la malattia determinata da quellantigene. Esempi sono i
sieri contro il botulismo, il tetano, la difterite, la gangrena gassosa, il veleno di serpenti.
Se le immunoglobuline di cavallo o di altro organismo presenti nel siero immune iniettato
non vengono eliminate tempestivamente, si legheranno alle IgG ed IgM circolanti
formando immunocomplessi. Se tali immunocomplessi non vengono eliminati in tempo,
si depositano a livello dei vasi dei glomeruli renali e membrane sinoviali delle
articolazioni determinando danno infiammatorio. (2.) Artrite reumatoide: e una malattia
sistemica di tipo infiammatorio, ad andamento cronico ed ingravescente, che colpisce le
articolazioni distali, in genere bilateralmente, con periodi di acuzie e di remissione. (3.)
Glomerulonefrite: comprende un grande numero di lesioni infiammatorie a carico
dellapparato filtrante del rene, caratterizzata clinicamente dai segni del danno renale
(ematuria, proteinuria, ipertensione, edema, insufficienza renale).
4.) Reazioni di ipersensibilita di tipo IV.
Le reazioni di ipersensibilita o reazioni immunopatogene sono reazioni immunitarie che
provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche
sia localizzate che sistemiche. Le reazioni da ipersensibilita sono classificate in cinque
tipi differenti: (1) ipersensibilit immediata o anafilassi o di tipo I; (2) ipersensibilit
mediata da anticorpi citotossici o di tipo II; (3) ipersensibilit mediata da
immunocomplessi o di tipo III; ipersensibilit di tipo ritardato o cellulo-mediata o di tipo
IV; ipersensibilita stimolatoria o di tipo V.
La reazione immunopatogena di tipo IV e una reazione eritemato-indurativa evocata
dalla infiltrazione intradermica di antigeni batterici in soggetti precedentemente
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sensibilizzati allantigene in causa. E alla base di meccanismi difensivi contro batteri
(soprattutto intracellulari, come il micobatterio responsabile della tubercolosi), virus,
miceti, protozoi, reazioni di istocompatibilita, rigetto di trapianti, reazioni di trapianto
contro lospite, malattie autoimmuni. E anche detta ipersensibilita ritardata ed e dovuta
allazione di linfociti T helper (CD4+) e le cui cellule effettrici finali sono i macrofagi. I
macrofagi stimolati dai linfociti T helper scatenano la risposta infiammatoria. Anche i
linfociti T citotossici (CD8+) possono indurre il danno in questo tipo di reazione
immunopatogena. Esempi di questo tipo di reazione immunopatogena sono: (1) reazione
alla tubercolina: linoculo intradermico o sottocute di derivati antigenici proteici del
bacillo tubercolare da luogo ad un infiltrato infiammatorio costituito da linfociti e,
soprattutto, macrofagi. La lesione e visibile ad occhio nudo e rilevabile alla palpazione
come un indurimento nodulare nella sede dellinoculo. (2) Dermatite allergica da
contatto: lantigene viene a contatto con la cute, legandosi covalentemente ad alcune
proteine e formando con esse un neo-antigene. (3) Reazioni di tipo granulomatoso: la
risposta contro alcuni batteri (micobatterio tubercolare, micobatterio della lebbra,
treponema pallido responsabile della sifilide, ecc...) conduce alla formazione di
granulomi, costituiti da linfociti e monociti. I monociti possono dare origine ad altri tipi
di cellule, quali le cellule epitelioidi e le cellule giganti polinucleate.
5.) Reazioni di ipersensibilita di tipo V.
Le reazioni di ipersensibilita o reazioni immunopatogene sono reazioni immunitarie che
provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche
sia localizzate che sistemiche. Le reazioni da ipersensibilita sono classificate in cinque
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tipi differenti: (1) ipersensibilit immediata o anafilassi o di tipo I; (2) ipersensibilit
mediata da anticorpi citotossici o di tipo II; (3) ipersensibilit mediata da
immunocomplessi o di tipo III; ipersensibilit di tipo ritardato o cellulo-mediata o di tipo
IV; ipersensibilita stimolatoria o di tipo V.
La reazione di ipersensibilita di tipoV e una particolare reazione di ipersensibilit che si
verifica quando gli autoanticorpi si legano a recettori sulla superficie cellulare. Il legame
degli anticorpi a tali recettori cellulari tuttavia non determina la distruzione delle cellule,
ma porta alla stimolazione o al blocco dei recettori.
Rientrano in questa categoria di autoanticorpi gli anticorpi stimolanti (LATS, anticorpi
stimolanti la tiroide a lungo effetto), gli anticorpi anti-recettori dellacetilcolina (ACR),
gli anticorpi anti-recettori dellinsulina. Si tratta di anticorpi che interferiscono con le
normali funzioni cellulari, quale la trasduzione di segnali da parte dei recettori ormonali.
Nella malattia di Graves/Basedow si ha la produzione di autoanticorpi rivolti contro il
recettore per lormone tireotropo o tireostimolante (TSH) sulle cellule tiroidee. Questi
autoanticorpi si legano ai recettori per il TSH posti sulle cellule tiroidee e svolgono
unazione del tutto sovrapponibile a quella del TSH prodotto dallipofisi anteriore:
stimolano infatti la produzione in eccesso di ormoni tiroidei (T3 e T4). Nel caso della
miastenia gravis invece, gli autoanticorpi prodotti sono rivolti contro il recettore per
lacetilcolina posto nelle giunzioni neuromuscolari. Il legame di questi autoanticorpi con
il recettore dellacetilcolina determina il blocco della trasmissione neuromuscolare.
Febbre ed ipertermia.
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La febbre o ipertermia febbrile un aumento della temperatura corporea al di sopra dei
limiti fisiologici conseguente allalterazione funzionale dei neuroni dei centri regolatori
ipotalamici dovuta al rilascio di citochine pirogeniche. E cio un aumento della
temperatura corporea che non dipende da modificazioni della temperatura ambientale, ma
dipende invece da una riprogrammazione del centro regolatore ipotalamico. Nella febbre
l'ipotalamo viene programmato su una temperatura pi alta dei 36,5-37 C e metter in
atto, perci, quei provvedimenti che normalmente avvia quando l'organismo si trova a
combattere contro il freddo: aumento di produzione del calore e riduzione delle perdite.
La febbre pu essere indotta da varie cause: virus, batteri e loro tossine (endotossine,
lipopolisaccaride), parassiti, reazioni immunitarie, tumori, ormoni, farmaci e sostanze
sintetiche. Queste agenti in grado di indurre la febbre vengono denominati pirogeni
esogeni. Sono tutti agenti in grado di determinare una risposta immunitaria e, soprattutto,
di attivare la risposta macrofagica. Molte cellule dell'organismo, in particolare quelle
preposte alle difese immunitarie, quando vengono a contatto con tali pirogeni esogeni,
liberano delle sostanze chiamate citochine (interleuchine 1 alfa, 1 beta, 2, 6, 8, fattore di
necrosi tumorale alfa o TNF-alfa, interferone) che rappresentano i pirogeni endogeni. I
pirogeni endogeni (in particolare interleuchina 1 e fattore di necrosi tumorale alfa)
agiscono sulle cellule endoteliali dellipotalamo anteriore, che vengono indotta a produrre
prostaglandina E2 (PGE2). Questo determina la riprogrammazione dei neuroni del centro
termoregolatore ipotalamico per valori di temperatura pi elevati. Una volta stimolato, il
centro termoregolatore ipotalamico determina: diminuzione della termodispersione ed
aumento della termogenesi. La febbre ha un fine, quello di creare condizioni sfavorevoli
alla vita dei virus e batteri che, infatti, ad alte temperature non hanno vita facile. Per
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questo non ha senso contrastare la febbre nel corso di malattie infettive poich la febbre
non la malattia, ma un mezzo che la natura ci ha dato per combatterla. La febbre ha
pertanto un ruolo cardine nella difesa dellorganismo. Le fasi principali della febbre sono
tre: (1) periodo iniziale o stadio piretogeno o fase di ascesa; (2) fase di stato o di acuzie;
(3) fase di defervescenza o di discesa I tipi di febbre sono numerosi: febbricola (febbre di
poco superiore ai 37 C), continua (temperatura elevata con oscillazioni < 1 C),
remittente (variazioni di 1-3 C senza raggiungere i valori normali), intermittente (ampie
oscillazioni con sfebbramento: si possono avere febbri biquotidiane, quotidiane, terzana,
[1 giorno di febbre, 1 di apiressia] quartana [1 giorno di febbre, 2 di apiressia], quintana),
erratiche (singolo picco febbrile nel corso della giornata che scompare senza tracce e si
ripresenta), ondulante (periodi di febbre a curva crescente e calante), ricorrente (periodi
di febbre continua di alcuni giorni e intervalli di apiressia).
Lipertermia vera o ipertermia non febbrile e quella condizione caratterizzata da un
aumento della temperatura corporea non associata ad una riprogrammazione del centro
termoregolatore ipotalamico. Generalmente dovuta a eccessiva termogenesi o a ridotta
termodispersione. Le cause di ipertermia vera possono essere varie, tra queste ricordiamo
quattro condizioni: (1) da ipertiroidismo: il T3 stimola nelle cellule la biosintesi di
ATPasi con conseguente idrolisi di ATP e produzione di calore; (2) ipertermia maligna:
viene determinata da un gene autosomico dominante e viene scatenata da anestetici
volatili come lalotano o dal miorilassante succinilcolina. Questi farmaci causano nei
soggetti afffetti una prolungata ipercontrazione della muscolatura striata scheletrica, la
quale risulta la causa dellipertermia. La contrazione pu produrre rabdomiolisi
(distruzione delle cellule muscolari). Il difetto genetico consiste in unalterazione del
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flusso di calcio attraverso la membrana sarcoplasmatica delle fibrocellule muscolari. (3)
Colpo di calore: dovuto ad inefficacia dei meccanismi termodispersivi in conseguenza
allelevata temperatura ambientale. (4) Colpo di sole: dovuto a prolungata esposizione
della testa ai raggi solari.
Aterosclerosi.
E una patologia che colpisce prevalentemente la tonaca intima delle grandi arterie di tipo
elastico e muscolo-elastico (aorta, carotidi, coronarie, iliache comuni ed esterne,
femorali) caratterizzata da peculiari alterazioni degenerative e produttive.
Anatomicamente, la lesione caratteristica dell'aterosclerosi lateroma o placca
aterosclerotica, ossia un ispessimento dellintima (lo strato pi interno delle arterie, che
rivestito dall'endotelio ed in diretto contatto con il sangue) delle arterie dovuto
principalmente allaccumulo di materiale lipidico e a proliferazione del tessuto
connettivo. Le lesioni, che hanno come caratteristica specifica la componente lipidica pi
o meno abbondante, si evolvono con il tempo: iniziano nellinfanzia come strie lipidiche
(a carattere reversibile) e tendono a divenire vere e proprie placche aterosclerotiche, che
nelle fasi avanzate possono restringere (stenosi) il lume arterioso oppure ulcerarsi e
complicarsi con una trombosi sovrapposta, che pu portare ad una occlusione dell'arteria.
Lorigine dellaterosclerosi rimane tuttora molto dibattuta. Esistono varie teorie al
riguardo, ma quella maggiormente seguita rappresentata da quella della risposta al
danno. Gli eventi iniziali nella formazione dell'ateroma vanno identificati nel danno
dellendotelio (danno funzionale e/o anatomico) e nellaccumulo e successiva
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modificazione (aggregazione, ossidazione e/o glicosilazione) delle lipoproteine a bassa
densit LDL nellintima delle arterie. La disfunzione/attivazione endoteliale, ad opera dei
fattori di rischio cardiovascolare, seguita dalladesione e migrazione di monociti e
linfociti T nellintima richiamati dall'endotelio danneggiato. I macrofagi fagocitano le
lipoproteine infiltrate ed ossidate nellintima e si trasformano nelle cellule schiumose, che
caratterizzano le strie lipidiche. La secrezione di citochine e di fattori di crescita induce la
migrazione delle cellule muscolari lisce dalla media nellintima, dove proliferano e
sintetizzano matrice extracellulare, determinando la trasformazione delle strie lipidiche
nelle lesioni avanzate, in cui il deposito di lipidi, tessuto infiammatorio e tessuto
necrotico circondato da una palizzata di tessuto fibroso e di cellule muscolari lisce.
Le principali complicanze dellaterosclerosi sono rappresentate da:
1.) Ostruzione del vaso: lispessimento della placca ateromatosa conduce alla riduzione
del lume del vaso, fino alla sua completa ostruzione.
2.) Embolizzazione: talvolta una parte della placca ateromatosa si frantuma e viene
immessa in circolo. Tale frammneto (detto embolo) si localizzer in vasi di piccolo
calibro nei quali il suo passaggio viene impedito dalle dimensioni dellembolo stesso.
Lostruzione del vaso determiner dei fenomeni di ischemia a valle dellostruzione stessa.
3.) Formazione dellaneurisma: lalterazione della parete arteriosa determina
indebolimento della parete stessa, con fenomeni di sfiancamento. La pressione arteriosa
determina unulteriore dilatazione di una porzione della parete, generando un aneurisma.
Trombosi.
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E la formazione di masse solide derivate dal sangue (trombi) sulla parete del vaso (cui
aderiscono) e nel lume vasale, durante la vita. Il trombo va distinto dal coagulo, dal
momento che il trombo resta aderente alla parete del vaso, risulta friabile e presenta
superficie irregolare e struttura non omogenea, mentre il coagulo non aderisce mai alla
parete del vaso, dalla quale si stacca facilmente. I trombi sono di tre tipi: bianchi, rossi e
vairegati. Il trombo bianco e formato da piastrine, che aderiscono ad una zona lesa della
parete del vaso. Il trombo bianco contiene fibrina, globuli rossi e globuli bianchi. Il
trombo rosso contiene un numero di piastrine limitato, un numero elevato di elementi
corpuscolati del sangue ed abbondante fibrina. Il trombo variegato consiste in una massa
solida intravasale costituita da zone in cui prevale la componente del trombo bianco ed
altre in cui prevale la componente del trombo rosso. I trombi possono essere inoltre:
Completemente ostruttivi (Trombo ostruente).
Parietali.
A cavaliere (si formano a livello della biforcazione di due vasi)
Arteriosi (rari; gravi nelle coronarie e nelle arteriti obliteranti. Sono causati da
aterosclerosi ed arteriti).
Venosi (in seguito a processi settici, con moltiplicazione batterica. Inducono
tromboflebite).
Intracardiaci: frequenti negli atri in rapporto con disturbi che portino ad un rallentamento
del circolo, o sulle valvole, per unalterazione della superficie endoteliale.
Le cause della trombosi non sono note, ma dal punto di vista patogenetico la trombosi
viene considerata come il risultato della presenza contemporanea di tre alterazioni del
circolo, che vanno sotto il nome di triade di Virchow. La triade di Virchow comprende:
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(1) alterazione della parete vasale (endotelio), (2) rallentamento locale del circolo (nelle
vene la velocita del flusso ematico e prossimo alla stasi) e (3) alterazione primitiva di
qualche componente ematica del processo coagulativo.
Queste alterazioni (si parla di condizioni favorenti la trombosi o trombofiliche) facilitano
il danno endoteliale e favoriscono laggregazione piastrinica. I trombi si trovano piu
frequentemente nelle vene che nelle arterie per il flusso piu rapido presente in queste
ultime, che ostacola la deposizione piastrinica.
Macroscopicamente il trombo presenta una testa, un corpo ed una coda. La trombosi pu
andare incontro a cinque differenti destini: (1) organizzazione: il trombo si trasforma in
tessuto connettivo. Cellule endoteliali, macrofagi e fibroblasti della parete vasale
invadono il trombo e favoriscono la sintesi di collagene attraverso la produzione del
fattore di crescita dei fibroblasti (FGF); (2) ricanalizzazione: si ha neoformazione di vasi
allinterno del trombo che non sono tuttavia in grado di indurre recupero funzionale dal
momento che il nuovo lume non ha dimensioni adeguate (3) rammollimento: si ha
lattivazione di meccanismi proteolitici da parte di proteasi di origine batterica,
granulocitaria o plasmatica con conseguente degradazione della fibrina ma non degli
ammassi piastrinici; (4) riparazione del vaso e risoluzione del trombo: il trombo viene
eliminato da un efficiente sistema fibrinolitico e sostituito da un ispessimento della
tonaca intima con deposizione di collagene ed elastina; (5) embolizzazione: il trombo
puo andare incontro a frammentazione, causando unembolia. Questultima e
l'ostruzione di un'arteria o di una vena da parte di un corpo estraneo al normale flusso
sanguigno (embolo). Puo anche essere definito come la presenza in circolo di sostanze
estranee alla normale composizione del sangue e non miscibili con esso. Lembolo puo
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essere di natura solida, liquida o gassosa. Lembolo puo circolare liberamente finche il
suo diametro non arriva ad essere superiore a quello del vaso che lo contiene, e finche lo
consentano la distensibilita della parete, la plasticita e compressibilita del trombo.
Raggiunto il punto oltre il quale il trombo non puo procedere, questo genera ostruzione
nel distretto a valle determinando ischemia.
Se la trombosi interessa le arterie si ha morte rapida o conseguenze varie (infarto,
gangrena, embolia, ecc.), se invece la trombosi interessa le vene si ha spesso embolia
polmonare. Locclusione di un vaso porta alarresto totale o parziale dellafflusso del
sangue e, quindi, dellossigeno, ai tessuti irrorati dal vaso. Se tale vaso e funzionalmente
terminale e non vi e possibilita di attivare circoli collaterali, il tessuto va incontro ad
anossia e necrosi (infarto). Se invece locclusione e parziale o vi sono circoli collaterali
che parzialmente compensano locclusione, il tessuto subisce danni meno gravi (ipossia e
mancanza di substrati). Le cellule del distretto a valle in questo caso presentano
rigonfiamento torbido ed eventualmente ipotrofia o atrofia.